Mensile d’informazione per operare nelle Repubbliche dell'EAEC

A cura di Intesa Sanpaolo con la collaborazione de Il Sole 24 ORE 16 luglio 2019 - N. 31

Unione Eurasiatica: vola l’export del Made in Italy – Trasporto aereo: Pashinyan punta su nel primo trimestre 2019. Martin Eurnekian per lanciare una compagnia di bandiera

Bielorussia - Trattori: 500 HP e standard Euro5, la Uzbekistan siderurgia: impianti Danieli per nuova scommessa di MTW laminatoi a caldo e a freddo

Libri: Il Secolo Asiatico Uzbekistan - Industria alimentare: lo Stato punta su tre filiere chiave

Italia-Uzbekistan: dopo 8 anni riprende gruppo Kirghizistan – UE: Bikshek sigla con Bruxelles lavoro intergovernativo accordo di partnership economica allargata

Kazakhstan – Fiere: appuntamenti per la seconda metà del 2019 Eurasiia 24 16 luglio 2019 - N. 31

EDITORIALE N.31

Unione Eurasiatica: vola l’export del Made in Italy nel primo trimestre 2019.

Le esportazioni, pari a oltre 2,2 milioni di euro sono cresciute con tassi a due cifre (+10,6%). “Segno che EAEU è una realtà ormai consolidata con cui le nostre imprese hanno interesse a confrontarsi”, ha sottolineato Antonio Fallico nel corso di un incontro dedicato a questo tema organizzato a Roma in giugno.

Qual’è lo stato dell’arte dell’interscambio commerciale tra l’Italia e i Paesi aderenti all’Unione Economica Eurasiatica? Un quadro aggiornato è emerso in occasione di un seminario organizzato a Roma da Associazione Conoscere Eurasia, Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, Roscongress in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Banca Intesa Russia e lo studio legale Gianni-Origoni-Grippo-Cappelli & Partners. Un’iniziativa che è giunta ormai alla sua settima edizione annuale. Nel primo trimestre di quest’anno si è registrato un aumento significativo dei valori, pari a un +7,6% sull’insieme dei 5 Paesi aderenti all’alleanza eurasiatica di libero scambio che sono Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan e che pesano per il 3,2% sul Pil mondiale. Il dato aggregato - secondo fonti Istat ulteriormente elaborate da Conoscere Eurasia - ammonta a 6,2 miliardi di euro. La performance è positiva su entrambi i versanti della bilancia. Ma indubbiamente è sul fronte delle esportazioni italiane verso questi Paesi che si registra la performance più significativa con un aumento a doppia cifra pari al 10,6%, per un valore aggregato pari a 2,2 milioni di euro. Le importazioni italiane invece hanno totalizzato 3,9 miliardi di euro con un aumento del 6%. La bilancia si chiude quindi in deficit ma va rilevato che l’Italia importa da quest’area soprattutto materie prime (petrolio, gas naturale, cereali). Non solo Russia In questo contesto il presidente di Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico, in apertura dei lavori ha sottolineato come l’Unione Economica Eurasiatica sia ormai una grande opportunità di business che va ben oltre la sola Russia, che pure resta come motore principale di riferimento. Lo dimostrano ad esempio i dati del nostro export verso il Kazakhstan che, nel primo trimestre, ha raggiunto 384 milioni di euro registrando un aumento del 140% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Bene anche le vendite in Bielorussia e in Armenia che aumentano rispettivamente del 12,6% e del 24,6%. Segnali, questi, che indicano come le imprese italiane stiano diversificando il proprio posizionamento sui mercati dell’intera Regione. Tra i prodotti italiani, i macchinari guidano la classifica merceologica dell’export con quasi 590 milioni di euro raggiunti nel primo trimestre (+11,3%). Seguono il sistema moda italiano – tessile, abbigliamento e accessori – che, seppure in contrazione del 10%, supera i 400 milioni di euro, e gli apparecchi elettrici (310 milioni di euro, +71,2%). In ripresa i prodotti alimentari e le bevande a 125 milioni, +2,1%. Sul fronte dell’analisi dei dati riferiti ai diversi Paesi, la Russia si conferma l’economia di riferimento per le aziende italiane in Eurasia: 1,7 miliardi di euro di vendite realizzate tra gennaio e marzo (-1,6%), e una quota che assorbe il 76% del nostro export in quest’area (era quasi l’86% nello stesso periodo del 2018). La forte crescita economica

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kazaka spinge il Made in Italy a 384 milioni di euro (+140,3%) per una quota di mercato del 17% (era del 7,9%). Costantemente in aumento le performance in Bielorussia (105 milioni di euro; +12,6%), mentre i due Paesi emergenti dell’Unione Economica Eurasiatica, Armenia e Kirghizistan, si fermano rispettivamente a 37 milioni di euro circa e a 5,5 milioni di euro.

INTERSCAMBIO COMMERCIALE ITALIA - UEE

Periodo: gennaio-marzo 2019. Valori in euro, dati cumulati

IMPORT 1 TRIM 2018 1 TRIM 2019 VARIAZIONE QUOTA QUOTA 2018 2019

Bielorussia 19.973.062 21.879.799 9,5% 0,5% 0,6%

Russia 3.413.068.223 3.611.564.314 5,8% 91,9% 91,7%

Armenia 7.011.060 8.953.951 27,7% 0,2% 0,2%

Kazakhstan 275.628.615 294.385.555 6,8% 7,4% 7,5%

Kirghizistan 119.749 767.799 541,2% 0,0% 0,0%

UEEA 3.715.800.709 3.937.551.418 6,0% 100,0% 100,0%

EXPORT 1 TRIM 2018 1 TRIM 2019 VARIAZIONE QUOTA QUOTA 2018 2019

Bielorussia 93.394.578 105.195.359 12,6% 4,6% 4,7%

Russia 1.735.951.637 1.708.254.526 -1,6% 85,7% 76,3%

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Armenia 29.497.138 36.760.126 24,6% 1,5% 1,6%

Kazakhstan 159.879.146 384.126.064 140,3% 7,9% 17,1%

Kirghizistan 5.975.569 5.540.784 -7,3% 0,3% 0,2%

UEEA 2.024.698.068 2.239.876.859 10,6% 100,0% 100,0%

INTERSCAMBIO 1 TRIM 2018 1 TRIM 2019 VARIAZIONE QUOTA QUOTA 2018 2019

Bielorussia 113.367.640 127.075.158 12,1% 2,0% 2,1%

Russia 5.149.019.860 5.319.818.840 3,3% 89,7% 86,1%

Armenia 36.508.198 45.714.077 25,2% 0,6% 0,7%

Kazakhstan 435.507.761 678.511.619 55,8% 7,6% 11,0%

Kirghizistan 6.095.318 6.308.583 3,5% 0,1% 0,1%

UEEA 5.740.498.777 6.177.428.277 7,6% 100,0% 100,0%

Dati Istat, elaborazione Conoscere Eurasia

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SETTORI DELL'ECONOMIA N.31

Kazakhstan - Trasporti: per metro leggero della Capitale, sei consorzi in gara

Tre sono ancora cinesi, ma si aggiungono altri nomi come Alstom, Itochu, la russa Renaissance e PK Transport. Il progetto si era arenato per una serie di irregolarità nell’utilizzo dei fondi e contestazioni dei partner cinesi

Riparte il progetto di costruzione di un metro leggero a Nur Sultan (ex Astana), capitale del Kazkakhstan, di cui si discute da anni e che dovrebbe collegare l’aeroporto internazionale, l’ex area Expo 2017, l’Università Nazarbayev, Plaza Abu Dhabi, i Ministeri, la stazione centrale ferroviaria con una ventina di fermate e una portata giornaliera di 83mila passeggeri. Lungo un percorso di 22,5 chilometri interamente sopraelevati. Il segnale proviene da Astana LRT, la società controllata dalla Municipalità a cui il progetto fa formalmente capo e che ha annunciato un’emissione di 1,5 miliardi di dollari per finanziare l’opera. In realtà il costo previsto è leggermente superiore (1,8 miliardi) ma la novità è che non saranno più i partner cinesi di China Railway International, inizialmente coinvolti nella sua realizzazione, a fornire un pacchetto “chiavi in mano”: linea, materiale rotabile e finanziamento (ad opera di China Development Bank). Ad oggi il progetto non è stato ancora assegnato anche se l’Amministrazione della Capitale ha ricevuto diverse proposte tecniche, di altrettanti consorzi. Tre di questi tre sono sempre Made in China capeggiati rispettivamente da: - China National Machinery e China Railway - China Railway Beijing Engineering e China Railway Liuyuan - Temirzhol Zhondeu e Citic A cui si aggiungono: - Alstom Kazakhstan e Marubeni Corporation - Itochu Corporation e Makyol - Renaissance Construction (Russia) e PK Тransport La vicenda si è andata complicando nel tempo perché una piccola parte dei lavori (pilastri di sostegno e fondazioni) era già stata avviata e poi sospesa e anche perché i fondi forniti da China Development Bank sono stati in parte dirottati dall’Amministrazione locale su altri impieghi (e dovranno comunque essere restituiti).

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SETTORI DELL'ECONOMIA N.31

Armenia – Trasporto aereo: Pashinyan punta su Martin Eurnekian per lanciare una compagnia di bandiera

Nel corso di quest’anno si è incontrato a più riprese con il chief executive di Corporation American International Airports che in Armenia gestisce lo scalo di e di Gyumry. L’obiettivo è coinvolgere il gruppo, in eventuale partnership con altri, in un rapido e consistente sviluppo dell’attività di trasporto aereo. La famiglia Eurnekian, argentina di origini armene, ha interessi in Armenia anche nel settore vitivinicolo.

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan sta cercando di appoggiarsi su Armenia International Airports CJSC, per realizzare un salto di dimensioni e di qualità nell’attività di trasporto aereo. La società gestisce, sulla base di una concessione trentennale, l’aeroporto principale di Yerevan (Zvartnots International Airport) in aggiunta allo scalo aereo di Shirak che serve la città di . La società è controllata da Corporation American International Airports, una multinazionale specializzata nella gestione dei servizi aeroportuali, che fa capo a Eduardo Eurnekian e a suo nipote Martin. Si tratta di imprenditori argentini di origine armena che in questo Paese operano anche nel settore vinicolo. Controllano infatti Karas Winery, uno dei principali produttori locali di vino e brandy, che sta acquisendo una crescente notorietà internazionale.

Anche l’attività aeroportuale in Armenia sta registrando un andamento positivo. Complessivamente il numero dei transiti nel mese di maggio su entrambi gli scali è stato di 243.000 passeggeri con una crescita su base annua del 12%. Nei primi 5 mesi del 2019 è stato di 1.039.000 passeggeri con un aumento dell’8,7%, sempre su base annua. Da rilevare che la crescita è avvenuta nonostante i lavori di adeguamento e modernizzazione della pista di Zvarnots in cui Armenia International Airports ha investito all’inizio di quest’anno 12 milioni di dollari. Si tratta di una cifra già rilevante per un Paese come l’Armenia, ma di peso molto limitato per un gruppo delle dimensioni di Corporation American International Airports, presente in quasi tutti i maggiori Paesi del Sudamerica (Argentina, Brasile, Perù, Ecuador, Uruguay) e anche in Italia dove controlla Toscana Aeroporti. Nel 2018 ha movimentato oltre 81 milioni di passeggeri e 410 mila tonnellate di cargo con 880.000 atterraggi e decolli. L’immagine, quindi, è quella di un partner serio e solido. Pashinyan aveva avuto un primo colloquio con Martin Eurnekian a Davos, in gennaio, in occasione del Forum economico internazionale che si tiene ogni anno nella località svizzera. Il premier ha poi ricevuto l'imprenditore in aprile per un confronto a largo spettro sullo scenario dei servizi aerei in Armenia. Successivamente, in giugno, ha presenziato a un summit di manager di Corporation American International Airports. “Siamo soddisfatti del coinvolgimento di questa società nel settore aeroportuale”, ha dichiarato, “ma ora c’è un altro passaggio da affrontare: l’attività di trasporto nel nostro Paese è tuttora su livelli insoddisfacenti rispetto al potenziale. Io credo che avremmo bisogna di creare una compagnia di bandiera unendo gli sforzi del settore privato e di quello pubblico e ritengo che in questo progetto Corporation American International Airports possa rivestire un ruolo importante con l’eventuale coinvolgimento di altri partner. Si tratta di un passaggio fondamentale per due ragioni: una seria e consistente compagnia di bandiera può rivestire un ruolo

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strategico nella crescita del turismo nel nostro Paese. E poi abbiamo anche bisogno di ridurre i costi dei trasporti aerei e questo lo può fare soltanto un operatore di dimensioni adeguate”.

In effetti lo scenario locale del trasporto aereo è attualmente abbastanza povero anche perché gli operatori coinvolti non hanno grande consistenza.

Aircompany Armenia gestisce due Boeing 707 con 120 e 107 posti rispettivamente in aggiunti ad altri velivoli (1 Boeing 737, 1 Embraer 190 e 1 CRJ 200) messi a disposizione da Georgian con cui ha un rapporto di partnership. E’ controllata al 51% da Ashot Torosyan in partnership con Amaz Gaishvili (25%) e Robert Hovhannisyan (24%). Vola su Lione, Tel Aviv, , , Erbil, , Mosca, Voronezh, Stavropol. gestisce una flotta di due velivoli. Un Airbus A 310 con 209 posti e un BAE 146-300 con 112 posti, quest’ultimo in leasing dalla rumena Aviro Air. Opera su Yerevan e Teheran. Atlantis intende focalizzare l’attività su velivoli di aviazione generale. Ad oggi si limita a gestire un Let L-410 Turbolet a doppio impiego (passeggeri e cargo leggero). Vola su Kaplan e su Tbilisi e Kutaisi in Goergia. Ha ripetutamente dichiarato di voler acquisire un velivolo Airbus per operare su Vienna, Kiev, Mosca, Praga, Atene

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AZIENDE IN PRIMO PIANO N.31

Bielorussia - Trattori: 500 HP e standard Euro5, la nuova scommessa di MTW

Minsk Traktor Works, che tuttora è il principale produttore di macchine agricole nei Paesi CSI, ha deciso di raccogliere la sfida imposta dalle “major” mondiali del settore (Agco, Cnh, John Deere ecc) con macchine di grande potenza e abbattimento drastico delle emissioni, presentandosi all’edizione 2019 del principale appuntamento fieristico agricolo del Paese (Belagro) con il modello Belarus 5022 supportato da un motore da 500 HP.

E’ il primo esemplare della nuova “yellow line” di trattori sviluppati in collaborazione con il gruppo tedesco Zeppelin, pienamente rispondenti alla specifiche delle normative Euro 5. Lungo 7 metri e largo 3 ha equipaggiamenti, trasmissioni, e performance inferiori ai modelli “top” di pari potenza disponibili sui mercati più esigenti. Ma in cambio dovrebbe essere molto competitivo in termini di prezzo. Dotato di una trasmissione a 16 velocità con rapporto costante (8 in retromarcia) ha una velocità massima di avanzamento pari a 38 chilometri ora. Il modello presentato a Belagro montava un motore Caterpillar. A oggi, il trattore più potente dell’azienda era il Belarus 4522 da 450 cavalli. Una gamma completa Seguiranno ulteriori modelli anche di potenza inferiore fino a 65 HP. La nuova famiglia di macchine corrisponde, per MTW, all’obiettivo di non perdere il capitale rappresentato dal posizionamento raggiunto nel tempo sui mercati che erano parte dell’ex Comecon (Polonia, Romania ecc.) e ora confluiti nella UE alle cui normative sono sottoposti. Tenuto conto che MTW opera su questi e altri mercati da oltre 70 anni nel corso dei quali ha venduto quasi 4 milioni di macchine. Stando alle dichiarazioni del Gruppo ogni 10 trattori nel mondo, uno è Belarus. Dato incontestabile ma acquisito nell’epoca in cui l’azienda era in assoluto il primo produttore di macchine agricole del mondo sovietico. Mercato russo in rilancio Oggi, per la verità, i numeri di MTW sono piuttosto modesti anche se restano significativi: 30 mila macchine all’anno peraltro distribuite su un numero molto vasto di modelli. Aspetto che non è necessariamente garanzia di margini e competitività elevati. Il momento è comunque favorevole. Secondo il Business Barometer di Agrievolution, oggi la Russia - dove nel 2017 sono stati venduti 22.500 trattori e 7mila mietitrebbia semoventi e dove MTW appare tuttora in posizione di leadership - è il mercato con le prospettive migliori in termini di crescita attesa nel settore delle macchine agricole a livello mondiale (ma Agrievolution non copre Cina e India). Del resto, solo 5 anni fa, il mercato russo era attestato su valori pari a 37 mila trattori anno.

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Principali mercati per i trattori Belarus nel 2017 (numero di trattori venduti) Russia: 11.135 Pakistan: 4.845 Ucraina: 4.028 Kazakistan: 2.106 Azerbaijan: 1.637 Ungheria: 871 Romania: 812 Lituania: 736.

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AZIENDE IN PRIMO PIANO N.31

Uzbekistan siderurgia: impianti Danieli per laminatoi a caldo e a freddo

Consentiranno al nuovo Tashkent Metallurgical Plant di produrre lamiere galvanizzate e polimerizzate. Mentre Uzmmetkombinat potrà portare la produzione a 2 milioni di tonnellate anno.

L’intervento italiano più importante attualmente in corso in Uzbekistan è la fornitura, da parte del gruppo Danieli, di un impianto di laminazione a freddo da 500 mila tonnellate anno, scalabile, nel tempo, fino a 750 mila tonnellate per Tashkent Metallurgical Plant (TMZ). Produrrà lamiere verniciate e galvanizzate. L’avvio della produzione è previsto per la fine del 2019 con incrementi progressivi fino ad arrivare a regime nel 2021. Sono tempi stretti, tenuto conto che la definizione del progetto risale al giugno del 2017. Con un esigenza ben precisa: avviare rapidamente un politica di sostituzione delle importazioni di laminati per industria e costruzione che attualmente vengono importati prevalentemente dalla Russia e dalla Cina. Finanziamenti per 286 milioni di euro General Contractor è la MetProm di Mosca. L’operazione vale complessivamente 286 milioni di euro ed è finanziata dal Fondo di Ricostruzione e Sviluppo dell’Uzbekistan, dalla Banca di Stato Russa specializzata nel finanziamento nelle esportazioni (Roseximport Bank), e da Asaka Bank. Con copertura assicurativa della Exiar russa che svolge un ruolo analogo alla nostra Sace. L’impianto prevede una linea di decapaggio, un laminatoio a freddo a due stadi, una linea di zincatura, una linea di rivestimento polimerico e una di verniciatura. In aggiunta a diversi impianti ausiliari per azoto, idrogeno e altri che invece saranno forniti da diverse aziende russe (Uralkran, Energoavangard,Veza, Promtreydimpeks, South Ural Weight Plant, Permglavsnab) in modo da poter accedere al supporto Roseximport Bank. I laminati saranno destinati in prevalenza all’industria delle costruzioni e degli elettrodomestici. Ma non è escluso che l’impianto possa diventare anche fornitore di General Motors in Uzbekistan previa certificazione di qualità della produzione. E’ prevista anche un quota di esportazione pari al 20% sui mercati contigui. La fabbrica sarà fornita anche di un impianto avanzato, realizzato dalla Danieli, di trattamento e rimessa in ciclo delle acque reflue (ZLD: Zero Liquid Discharge), che utilizza diversi processi di ossidazione, ultrafiltrazione, evaporazione e cristallizzazione, con una capacità annua di 320 mila m3 anno. ….. e TMZ raddoppia Ma c’è di più: l’operazione TMZ, nel contesto della politica industriale uzbeka, è associata al rinnovo e alla modernizzazione a monte della filiera, del complesso siderurgico (Uzmetkombinat JSC) localizzato a Bekabad. Che si è lanciata in un massiccio piano triennale di investimenti per un ammontare di 474 milioni di dollari. E anche qui si è affermata Danieli, questa volta, direttamente, come General Contractor per la fornitura di una linea di laminazione a caldo (nastri da 1,6 e 12 millimetri) con una produzione prevista in oltre un milione di tonnellate anno. Che consentirà quindi di raddoppiare l’attuale capacità di Uzmetkombinat. In parallelo l’azienda provvederà

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anche a modernizzare una parte della fabbrica esistente. Il valore della commessa Danieli, secondo fonti uzbeke, sarebbe di 377 milioni di dollari. L’altra iniziativa già avviata da Uzmetcombinat è l’apertura di un impianto di ferroleghe (silicio e manganese). Mentre nel 2021 dovrebbe essere avviata una fabbrica di tubi da 15 milioni di dollari e infine, nel 2023, una grande officina per la costruzione di strutture in acciaio non standard. I capitali arriveranno in parte (91 milioni di dollari) da fondi propri dell’impresa, e in parte (361 milioni) da finanziamenti di Gazprombank e Credit Suisse.

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DA IL SOLE 24 ORE N.31

Libri: Il Secolo Asiatico

Parag Khanna, stratega politico nato in India e già consigliere di Barack Obama, ha appena pubblicato un libro (Il Secolo Asiatico) presso l’editore Fazi in cui definisce l’attuale fase geopolitica come un cantiere in cui sta prendendo forma un nuovo ordine mondiale a trazione asiatica. Ma quale il modello di riferimento? Khanna riprende la vecchia tesi del primo premier di Singapore, Lee Kuan Yew, che è meglio «privilegiare l’ordine rispetto alla legge». La tecnocrazia, per Khanna, rappresenta il futuro dell’Asia, «una forma di salvezza una volta che le società si rendono conto che la democrazia non garantisce il successo di una nazione».

E’ uscito presso l’editore Fazi un nuovo libro di Parag Khanna, stratega politico nato in India e già consigliere di Barack Obama, che sottolinea come l’ascesa economica e le ambizioni di superpotenza geopolitica della Cina stiano cambiando il mondo con effetti imprevedibili tanto sulle relazioni tra Occidente e Oriente quanto su quelle transatlantiche, che un tempo apparivano inossidabili. Molti commentatori occidentali prevedono una fase geopolitica di disordine globale. Ad esempio, secondo il politologo americano Robert Kagan, nel mondo orfano della leadership di Washington sta tornando la “jungla”. Khanna invece affronta la situazione con un occhio molto diverso partendo dal presupposto, che vista dall’Asia, l’attuale fase geopolitica appare come un immenso cantiere in cui «sta prendendo forma un nuovo ordine mondiale a trazione asiatica» che comprende la stragrande maggioranza della popolazione del pianeta. La decostruzione dell’Occidente così come lo abbiamo conosciuto finora preluderebbe, in pratica, all’asianizzazione del mondo. Ossia a un sostanziale spostamento del baricentro economico, politico e culturale verso l’Oriente con il ritorno della “grande Asia” dopo secoli di colonialismo e di divisioni create dalla Guerra Fredda. Fra i più importanti fenomeni geopolitici degli ultimi trent’anni, Khanna enumera il consolidamento dell’Unione europea e l’ascesa della Cina, i due pilastri della futura Eurasia che ha comunque nelle ambizioni di potenza della Russia la sua terza gamba. Se considerate insieme, l’Europa e l’Asia rappresentano la più vasta e importante regione del commercio globale. Con l’espandersi dei collegamenti infrastrutturali, progettati e finanziati innanzitutto da Pechino, e degli accordi commerciali, l’asse euroasiatico è destinato inevitabilmente a rafforzarsi. Ma ciò non può che realizzarsi a scapito di quello euroatlantico. D’altronde, lo stesso Khanna considera i legami transatlantici alla stregua di ricordi crepuscolari. «La relazione transatlantica, un tempo fondamento dell’ordine globale, è oggi una scomoda nostalgia, un po’ come guidare mentre si tiene d’occhio lo specchietto retrovisore», ha affermato.

In Medio Oriente come nell’Asia centrale, quanto più l’America si disimpegna, tanto più aumenteranno gli sforzi dell’Asia stessa, riportando alla luce gli antichi legami di un tempo. Così, il crocevia della Nuova via della Seta, la Belt and Road Initiative (Bri), è costituito dalle ex repubbliche sovietiche di Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kirghizistan che sono il fulcro di una modernizzazione basata su infrastrutture energetiche e dei trasporti realizzate con i capitali di Pechino. Il “mondo armonioso” prospettato dal leader cinese Xi Jinping è un mondo in cui la gerarchia occidentale è

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sostituita dalla parità tra civiltà. Tuttavia, non è chiaro se questa visione implichi anche il riconoscimento delle molteplici civiltà asiatiche, a suo tempo indicate dal Nobel Amartya Sen per confutare la tesi dello “scontro di civiltà” di Samuel Huntington. Perché se è vero, come afferma Khanna, che le numerose tensioni a livello regionale in Asia non sono finora deflagrate in estesi conflitti o che i nemici di un tempo come Giappone e Sud Corea si sono riavvicinati, intimoriti dall’ascesa di Pechino, nondimeno è perché in ultima istanza c’è ancora l’ombrello militare americano e la diplomazia asiatica statunitense è al lavoro. Secondo Khanna, le potenze dell’Asia, pur aspirando alla rinascita nazionale, non si inchineranno a Pechino né ad altri: «il futuro ordine geopolitico asiatico non sarà né americano né cinese» ma multipolare. Eppure rimangono irrisolte alcune questioni. La prima è se i vicini della Cina riusciranno ad arginarne potere e influenza prosperando in un sistema asiatico anziché cinese. La seconda è quale ruolo e quanta indipendenza potrà avere l’Ue nell’Eurasia, secondo una visione prima prospettata dalla Russia di Putin, poi dalla Turchia di Erdogan e la cui implementazione è iniziata da tempo sotto la leadership di Xi Jinping. La terza riguarda il modello di governance tecnocratica indicato da Khanna come superamento del disordine e del clientelismo delle democrazie asiatiche (anche europee). Il successo di Singapore e l’evoluzione tecnocratica della Cina, che Khanna giudica imperniata sulla meritocrazia, sembrano suffragare l’idea del premier fondatore di Singapore Lee Kuan Yew che è meglio «privilegiare l’ordine rispetto alla legge». La tecnocrazia, secondo Khanna, rappresenta il futuro dell’Asia, «una forma di salvezza una volta che le società si rendono conto che la democrazia non garantisce il successo di una nazione». È opportuno, tuttavia, ricordare - a mio avviso - e riflettere su ciò che lo stesso Lee Kuan Yew pensava della Cina: Pechino potrà anche eguagliare il Pil degli Usa, ma non ne raggiungerà mai la creatività perché la sua cultura non permette il libero scambio delle idee.

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OPPORTUNITA' N.31

Uzbekistan-Industria alimentare: lo Stato punta su tre filiere chiave

Sono il settore ortofrutta, la filiera cerealicola e quella lattiero casearia e delle carni. Il principale obiettivo è di aumentare la catena del valore. In crescita le importazioni di macchinari per la lavorazione dei prodotti, packaging e catene del freddo

Rotta puntata sull’agroindustria: il Governo di Tashkent ha deciso di puntare, nell’arco del prossimo triennio, su una forte accelerazione dell’attività di trasformazione alimentare che in Uzbekistan attualmente copre il 5,5% del Pil, il 30% dell’attività manifatturiera e il 10% dell’occupazione complessiva. Con particolare riguardo a tre filiere: ortofrutta, carni e lattiero casearia, cereali. La conferma del fatto che il processo è già avviato viene dai dati sull’importazione di macchinari per le lavorazioni alimentari che aveva subito una forte flessione nel 2015 e che invece è attestato in significativa ripresa. Anche sotto il profilo qualitativo. In questo caso il principale motivo risiede nel crescente numero di imprese che, con un’ottica indirizzata anche al mercato russo, iraniano e di altri Paesi dell’area, ha introdotto la certificazione ISO 9001. Il numero degli attestati rilasciati dall’Ente normativo locale dal 2011 è così cresciuto di 10 volte. Di seguito alcune indicazioni sulle principali filiere. Ortofrutta: l’obiettivo è di uscire innanzitutto dalla trappola della stagionalità puntando su un aumento della quota di prodotti trasformati. La situazione attuale infatti crea problemi. L’Uzbekistan è oggi il principale produttore di ortofrutta in Asia Centrale (pomodori, patate, cetrioli, pesche, mele, albicocche, fragole) per un totale valutato in 16 milioni di tonnellate. Ma manca, a valle, di adeguate strutture per la conservazione e valorizzazione dei prodotti. Le capacità di stoccaggio refrigerato infatti non superano le 800 mila tonnellate e soltanto il 15% della produzione è lavorato e trasformato in loco. Con la conseguenza, paradossale, che, mentre nei mesi estivi i prezzi raccolti sul mercato interno dagli agricoltori crollano, nei mesi invernali il Paese si trova anche a dover importare dai Paesi vicini (Iran, Turchia ecc). Per affrontare il problema il Governo di Tashkent ha varato un ambizioso piano che prevede di aumentare di 370 mila tonnellate annue la produzione di conserve e prodotti confezionati, con un volume di investimenti che, sommando i diversi programmi tracciati, sia a livello locale che centrale, ammonta a oltre 300 milioni di dollari. In parallelo è prevista anche una significativa estensione delle superfici attualmente coltivate: 173 mila ettari per le produzioni orticole, 86 mila ettari per la coltivazione di patate e 25 mila ettari per la coltivazione di meloni. Il programma prevede che una parte sia ricavata dalla sostituzione a produzioni meno redditizie e ad alto consumo idrico con particolare riguardo al cotone. Principale responsabile per il raggiungimento dell’obiettivo nella trasformazione agroalimentare è attualmente la holding statale O’Zvingsprom, sotto il cui “cappello” gravitano decine di aziende del settore. Il programma prevede l’acquisto di macchinari e attrezzature (packaging e lavorazione) da parte di un numero selezionato di queste aziende, tra cui la Asl Oyna localizzata a Tashkent che è considerata come una impresa leader a livello regionale. Si aggiunge anche la creazione ex novo sia di centri di stoccaggio sia di prima lavorazione nei diversi dipartimenti (Hokinmmiat) in cui è suddiviso il territorio su cui possano gravitare anche piccoli produttori. Sono decine di iniziative che fanno capo anche alle amministrazioni

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locali. Cereali: in questo caso la holding statale di riferimento è O’Zdonmahsulot i cui programmi spaziano dai prodotti di base (farine), all’avvio della produzione di paste alimentari, wafer, biscotti. Nella filiera dolciaria il progetto più impegnativo vede coinvolte tre aziende (Afka, Artel , Mediapark) che puntano a replicare in Uzbekistan il modello produttivo del marchio bielorusso Kommunarka.

Carni e filiera del latte: l’attività di allevamento e trasformazione è in grandissima prevalenza coperta da piccoli e medi produttori privati. Attualmente il Governo punta a modernizzare l’intera filiera del latte con investimenti programmati nel prossimo triennio che si avvicinano ai 200 milioni di dollari. In aggiunta, le principali aziende del settore puntano ad accrescere la produzione di conserve e insaccati. Di seguito è riportato un elenco selezionato di progetti di sviluppo dell’industria alimentare

Progetto Produzione prevista Investimento in milioni Azienda locale di dollari

Produzione di conserve e 500 tonnellate anno 12 Virtechagro (Tashkent) semipreparati a base di carne

Conserve e preparati 18 mila tonnellate 12 Rash-milk (Andishan) ortofrutticoli anno

Idrogeneazione di oli 140 tonnellate anno 11 Agrointerplast, Tashkent vegetali e esterificazione di grassi

Rinnovo di line per la 20 mila tonnellate 8 Agromir Juice (Samarcanda) produzione di conserve anno ortofrutticole

Upgradinge del birrificio 140 mila litri anno 6 UzCarlsberg UzCarlsberg

Produzioni dolciarie 1.000 tonnellate 5 Afrosiyob Shatq Shirinliklari anno (Samarcanda)

In realtà lo scenario è in continua evoluzione. Accanto ai progetti che fanno capo a strutture statali o di amministrazioni locali sta emergendo un significativo numero di iniziative private, inclusi i progetti di espansione sul mercato di gruppi multinazionali come Nestlé (filiera del latte e acque minerali), Coca Cola, Carlsberg. Associazione dell’industria alimentare: dispone di una lista aggiornata di progetti di circa 130 milioni di dollari per un terzo auto-finanziabili.

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Indirizzi e link utili: Ministero dell’agricoltura: www.agro.uz O’zbekoziqovqatxolding (holding statale dell’industria alimentare): www.oziq-ovqat.uz

Finanziamenti (molti) dalla Banca Mondiale Il rilancio e la trasformazione della produzione Agricola dell’Uzbekistan è rientra tra le priorità del programma strategico di supporto a questo Paese concordato con la Banca Mondiale, che a questo scopo ha deliberato nel 2018 la messa a disposizione di un cospicuo pacchetto di finanziamenti, pari a 500 milioni di dollari. La delibera fa seguito all’esperienza positiva maturata da un programma specifico, lanciato 4 anni prima (Horticulture Development Project) su cui sono stati messi 150 milioni di dollari. E’ da rilevare che la filiera ortofrutticola copre ormai il 50% dell’output agricolo e anche il 35% delle esportazioni. Gli interventi finanziati riguardano tutti gli stadi della filiera: dall’acquisizione di sementi, ai sistemi di irrigazione a risparmio idrico, alle strutture di stoccaggio refrigerato e macchinari di lavorazione del prodotto.

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OPPORTUNITA' N.31

Italia-Uzbekistan: dopo 8 anni riprende gruppo lavoro intergovernativo

La delegazione uzbeka era guidata dal viceministro Abidov. Da parte italiana il sottosegretario Geraci, che ha annunciato una missione in Uzbekistan e altri Paesi dell’Asia Centrale per questo autunno. Intanto sono raddoppiate le esportazioni italiane verso il Paese impegnato in un consistente programma di riforme.

Le opportunità di business che si aprono lungo la Nuova Via della Seta stanno suscitando un’attenzione crescente da parte della diplomazia economica italiana. Una testimonianza di questa svolta è la recente firma di un nuovo Protocollo di Cooperazione tra Italia e Uzbekistan al termine della sessione del Gruppo di lavoro intergovernativo (che non si teneva da 8 anni). Si tratta di un Paese verso cui l’anno scorso le esportazioni italiane sono pressoché raddoppiate, passando nei primi 10 mesi dell’anno da 134 a 266 milioni di euro. Più della metà sono macchinari in quanto il Paese si è lanciato in una decisa politica di investimenti nell’industria e nelle infrastrutture. La seconda voce, a distanza, è l’abbigliamento e a seguire prodotti chimici e in metallo.

Esportazioni italiane in Uzbekistan in milioni di euro (genn-ott 2018 )

Macchinari e apparecchiature: 90,62 Articoli di abbigliamento: 18,31 Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili: 6,37 Prodotti chimici: 11,52 Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici: 1,97 Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature: 8,24 Mobili: 4,58 Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche: 7,36 Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi: 5,58 Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura: 3,23 Prodotti alimentari: 2,18

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Per il momento le esportazioni dell’Uzbekistan verso l’Italia sono molto ridotte (15 milioni di euro nei primi 10 mesi del 2018) e riguardano soprattutto prodotti chimici. Nel firmare il protocollo, il viceministro Badriddin Abidov ha sottolineato che l’Uzbekistan è impegnato in un radicale cambiamento di leggi e normative pre-esistenti con l’esplicito obiettivo di instaurare un nuovo contesto in grado di attirare investimenti dall’estero, Italia inclusa. Cambiamento che è stato oggetto di un esplicito riconoscimento anche da parte del presidente dell’Ice, Carlo Ferro: “E’ evidente che a Tashkent si è aperto un nuovo percorso di riforme economiche che punta anche a una certa apertura all’estero e anche a una maggiore integrazione regionale. Sono tutti fattori positivi, tenuto del fatto che parliamo di un’ economia che cresce a ritmi superiori al 4 per cento annuo. Quindi noi ci stiamo attrezzando per preparare le nostre imprese a essere partner di questo processo di crescita”. I dati sul contesto macroeconomico sono riassunti anche dall’aggiornamento appena pubblicato da InfoMercatiEsteri, piattaforma informatia MAE/ICE sui mercati internazionali

Aggiornamenti ICE/MAE sull’Uzbekistan (infoMercatiEsteri) Il Pil del 2018 è cresciuto del 5,2% rispetto all’anno precedente, ammontando a 37.117 milioni di dollari. Per i prossimi anni si prospetta una crescita del Pil (stime: 43,681 milioni di dollari per il 2019 e 53.160 milioni di dollari per il 2020. La crescita del Pil si stima essere stata originata da: produzione industriale (+9,5%), settore agricolo (+1,1%), servizi (+5,5%). Il 2018 ha chiuso con i conti pubblici in ordine (avanzo dello 0,4). Il debito pubblico rappresenta il 23,7% del Pil e quello estero ammonta a 17,8 miliardi di dollari. Le riserve di valuta forte per l’anno 2018 ammontano a 27.000 milioni di dollari.

Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha annunciato che intende recarsi entro l’anno in Uzbekistan e in altri Paesi dell’Asia Centrale: «Tutte Nazioni della Nuova Via della Seta con cui possiamo sviluppare progetti infrastrutturali, di investimento e commerciali». Secondo Geraci, gli uzbechi «ci hanno chiesto un concreto aiuto per la gestione delle loro “free trade zones” e lo sviluppo di smart cities e delle infrastrutture regionali, sfruttando la posizione di hub che il Paese può giocare nel cuore dell’Asia centrale». In sostanza l’obiettivo è di intercettare i flussi di crescita supportati anche dagli interessi geostrategici di grandi potenze come la Cina e la Russia. Geraci ha fatto espresso riferimento anche a un nuovo progetto di collegamento ferroviario tra la Cina e il Sud Europa, nel contesto della cosiddetta New Belt Road Initiative che partirebbe dalla Regione del Xinjiang, traversando poi Sud Kyrgyzistan, Uzbekistan, Turkmenistan da dove si allaccerebbe alla rete dell’Iran del Nord e poi a quella turca fino al traversamento del Bosforo. Con due vantaggi rispetto ai collegamenti attuali: utilizzerebbe lungo tutta la tratta lo scartamento a 1,520 millimetri delle reti cinesi ed europee, senza richiedere più operazioni di trasbordo come accade oggi con le direttrici che entrano in Russia e Kazakhstan. E l’eliminazione del trasbordo su traghetti ferroviari per l’attraversamento del Caspio, che in questo caso sarebbe evitato grazie al collegamento con la rete iraniana. Si tratta comunque, di un progetto, peraltro, tuttora piuttosto controverso prima di tutto sotto il profilo economico. L’investimento previsto e da ammortizzare nel tempo, infatti, è stimato attualmente in almeno 7 miliardi di dollari. Non sono pochi, tenuto conto del fatto che i flussi commerciali da Cina ed Asia Centrale verso Iran ed Europa del Sud sono attualmente molto inferiori per valore e consistenza rispetto a quelli già avviati in direzione dell’Europa del Nord. Il gruppo di lavoro si è concluso identificando le seguenti priorità da coltivare nel 2019: diversificazione e sviluppo dell’interscambio, identificazione delle opportunità che emergono nella graduale realizzazione del Piano Infrastrutture 2017 – 2021, dai progetti di privatizzazione e dalle riforme in corso. In parallelo con il gruppo di lavoro ministeriale si è tenuto anche, presso la sede Unioncamere, un seminario organizzato dalla Camera di Commercio Italo Uzbeka in cui sono interventui, oltra a Geraci e ad Abidov anche il viceministro dell’Agricoltura dell’Uzbekistan Siaidkamol Khojaev, nonché i rappresentanti di istituzioni, organizzazioni e associazioni di categoria di entrambi i Paesi. L’obiettivo è di mettere a fuoco le aree specifiche in

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cui le imprese italiane possono, già ora, sviluppare iniziative commerciali e industriali. I settori focus sono stati: agricoltura e industria alimentare, produzione tessile e sericoltura, materiali da costruzioni, produzione di pellame e industria automobilistica, oil&gas.

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OPPORTUNITA' N.31

Kirghizistan – UE: Bikshek sigla con Bruxelles accordo di partnership economica allargata

Il negoziato era iniziato nel 2017. Il Paese potrà avvalersi di una maggior supporto economico e finanziario della UE per una serie di investimenti e riforme economiche e sociali. La firma in concomitanza con il primo Forum ministeriale tra i 5 paesi dell’Asia Centrale e la UE

Dal luglio di quest’anno il Kirghizistan è il secondo Paese dell’Asia Centrale, dopo il Kazakistan, a siglare con l’Unione Europea un accordo di cooperazione economica allargata (Enhanced Partnership and Cooperation Agreement) che dovrebbe dare accesso a una serie di agevolazioni aggiuntive nei rapporti con la UE, sia sul piano commerciale che su quello economico, rispetto alla situazione attuale. Il negoziato tra Kirghizistan e UE era iniziato nel dicembre 2017. Si tratta per ora di un documento molto generico che ricalca quello di altri Paesi. Sul piano commerciale è prevista l’eliminazione o comunque la riduzione di numerose tariffe doganali, tenuto conto che comunque già il Paese godeva nei rapporti commerciali con i 28 paesi UE, del regime di Preferenze Generalizzate. La contropartita è la richiesta nei confronti del Governo di Bikshek di sottoscrivere una serie di Convenzioni internazionali nel campo dei diritti umani, della protezione del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente, dello Stato di Diritto. E di adottare una serie di regole nel campo della proprietà intellettuale, accesso ai mercati pubblici, eliminazione di barriere non tariffarie che rientrano, sostanzialmente nel quadro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Tutto questo dovrebbe servire anche a rendere il Paese più attraente per gli investitori esteri. Qual è la contropartita? In sostanza la promessa di un supporto tecnico e finanziario di Bruxelles in una serie di settori strategici dell’economia e della società kyrgyza. L’elenco è lungo: energia, ambiente, trasporti, economia digitale, agricoltura e sviluppo rurale, cultura, educazione e ricerca. Il tutto rientra in un Piano pluriennale periodicamente aggiornato, che resta ancora in buona parte da definire nel dettaglio. Finanziamenti per 56 milioni di euro

Nell’immediato sono stati annunciati comunque due “pacchetti” finanziari. Il primo, di 20 milioni di euro, servirà a finanziare uno dei numerosi progetti del Paese nel settore idroelettrico. Il secondo, nel settore dell’educazione raggruppa diversi obiettivi che riguardano sia i contenuti (corsi di formazione) e l’accesso allargato che aspetti organizzativi quali ad esempio il coordinamento tra formazione e mercato del lavoro. Il finanziamento previsto è di 36 milioni di euro.

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Strategia UE per l’Asia Centrale L’accordo con il Kirghizistan rientra nel quadro della nuova strategia UE nei confronti dei 5 Paesi dell’Asia centrale (Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tajikistan, Turkmenistan) le cui linee generali sono state definite dalla Commissione nel maggio di quest’anno e ratificate in giugno dal Consiglio dei Ministri. Esse aggiornano, con visibile ritardo, le precedenti, la cui ultima stesura risaliva al ….. 2007. E hanno dato luogo, in luglio, a un incontro ministeriale congiunto tra Unione Europea e Asia Centrale tenutosi appunto a Bikshek. Anche in questo caso il documento di riferimento è abbastanza generico. Prevede un impegno di Bruxelles a favorire diverse iniziative in grado di rafforzare la “connettività” tra i Paesi dell’area. E il supporto finanziario, organizzativo e di consulenza in due aree: - governance gestione pubblica, miglioramento del sistema giuridico, crescita della società civile, rafforzamento delle istituzioni democratiche (Partnering for resilience) - sviluppo economico sostenibile (Partnering for prosperity) con estensione a questi Paesi del programma Switch Asia, supporto al miglioramento del sistema sanitario. Si aggiunge il progetto (o la speranza) di poter aggregare a questo quadro, prima o poi, anche l’Afghanistan.

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FIERE ED EVENTI N.31

Kazakhstan – Fiere: appuntamenti per la seconda metà del 2019

Di seguito alcuni appuntamenti fieristici in Hazakhstan di interesse per le imprese italiane nei settori edilizia, logistico, agroindustriale, energetico e dei macchinari pesanti.

KazBuild 2019 4 - 6 Sett 2019 Almaty E’ dedicata soprattutto a materiali da costruzione, trattamento pareti, infissi, vernici, ceramica, pavimenti. Include una sezione sulle attrezzature leggere e ausiliarie per edilizia (compressori, impastatrici ecc). Occupa un’area di circa 8 mila m2 www.kazbuild.kz

Translogistica Kazakhstan 2019 18 - 20 Sett 2019 Almaty Copre l’argomento trasporti in modo completo con un approccio intermodale (terra, aria, mare, rotaia) in aggiunta a servizi di trasporto ed associati (spedizionieri ecc), servizi in dogana., stoccaggi e logistica, strutture di movimentazione, magazzini automatici, sistemi informatici. www.transitkazakhstan.kz

Mining & Metals Central Asia 2019 18 – 20 sett 2019 Almaty

Copre sia il settore Oil&Gas che altre attività minerarie. E’ dedicata a tecnologie, sistemi e macchinari per attività estrattive, sondaggi ed esplorazione, movimentazione dei materiali estratti, lavorazioni diverse (frammentazione ecc). L’area occupata è di 11mila m2 www.miningworld.kz

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PowerExpo Almaty 2019 23 - 25 Ott Almaty Copre sia il settore delle attrezzature elettriche in senso stretto (produzione, trasporto, distribuzione, trasformazione ecc) sia il settore macchine utensili. www.powerexpo.kz

KazAgro/KazFarm 2019 23 - 25 Ott 2019 Nur-Sultan E’ la principale Fiera agricola della Regione della capitale. E' divisa in una sezione dedicata alla coltivazione in campo e in una dedicata all’allevamento: www.korme-expo.kz

AgroWorld Kazakhstan 2019 6 – 8 Nov 2019

Almaty

E’ dedicata principalmente alla coltivazione ortofrutticolo e all’allevamento intensivo (pollicultura). E’ affiancata da diverse manifestazioni minori su stoccaggi e catene del freddo, packaging, attrezzature Horeca. www.agroworld.kz

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