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Book Chapter Spopolamento e desertificazione nell'Appennino meridionale: il caso dell'Alta Irpinia RICCIARDI, Toni Abstract L'Irpinia è un territorio baricentrico, che inizia alla periferia di Napoli per arrivare sino alla Basilicata e alla Puglia, caratterizzato da differenze linguistiche e usanze comunitarie totalmente differenti. Il contributo si concentra su una parte importante di questo territorio, l'Alta Irpinia, che nell'ultimo secolo si è contraddistinta per l'alto tasso di sismicità – il sisma del 1980 è la tragedia più imponente della storia repubblicana – e la prolungata incidenza delle migrazioni, che la colloca ai primissimi posti in Italia. L'analisi è stata condotta facendo ricorso a cronologie non univoche, integrate e sovrapposte a quelle generali. Per tracciare un quadro di lunga durata, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, si è fatto ricorso a cesure narrative, che consentono di focalizzare l'attenzione anche sull'individuazione dell'Alta Irpinia come «progetto pilota» nell'ambito della strategia nazionale per le aree interne e sulle nuove mobilità. Reference RICCIARDI, Toni. Spopolamento e desertificazione nell'Appennino meridionale: il caso dell'Alta Irpinia. In: Macchi Jánica G. & Palumbo A. Territori spezzati. Spopolamento e abbandono nelle aree interne dell'Italia contemporanea. Roma : CISGE – Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici, 2019. p. 215-220 Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:126656 Disclaimer: layout of this document may differ from the published version. 1 / 1 Toni Ricciardi SPOPOLAMENTO E DESERTIFICAZIONE NELL’APPENNINO MERIDIONALE: IL CASO DELL’ALTA IRPINIA RIASSUNTO L’Irpinia è un territorio baricentrico, che ini- sino alla Basilicata e alla Puglia e nel quale persistono zia alla periferia di Napoli per arrivare sino alla Basilicata e differenze linguistiche e usanze comunitarie totalmen- alla Puglia, caratterizzato da differenze linguistiche e usanze te differenti, necessita di una delimitazione territoriale comunitarie totalmente differenti. Il contributo si concentra ulteriore. Infatti, il focus centrale di queste pagine sarà su una parte importante di questo territorio, l’Alta Irpinia, che quello della sua parte interna, territorio che nell’ultimo nell’ultimo secolo si è contraddistinta per l’alto tasso di sismi- cità – il sisma del 1980 è la tragedia più imponente della storia secolo ha assunto caratteristiche distintive ben precise: repubblicana – e la prolungata incidenza delle migrazioni, che l’alto tasso di sismicità – il sisma del 1980, ancora oggi, la colloca ai primissimi posti in Italia. L’analisi è stata condotta è la tragedia più imponente della storia repubblicana – e facendo ricorso a cronologie non univoche, integrate e sovrap- la prolungata incidenza delle migrazioni, che la colloca poste a quelle generali. Per tracciare un quadro di lunga du- ai primissimi posti in Italia. Per ripercorrerne i trascorsi, rata, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, si è fatto ricorso fino ad arrivare alla sua individuazione come «progetto a cesure narrative, che consentono di focalizzare l’attenzione pilota» nell’ambito della strategia nazionale per le aree anche sull’individuazione dell’Alta Irpinia come «progetto pi- interne, occorre tener ben presente le sue caratteristiche lota» nell’ambito della strategia nazionale per le aree interne e che ci consegnano, nei fatti, cronologie non univoche, sulle nuove mobilità. che vanno integrate e sovrapposte a quelle generali. Le catastrofi – i terremoti sono una delle manifesta- PAROLE CHIAVE emigrazione, terremoto, nuove mobi- zioni più spaventose in tal senso –, hanno subito un lità, popolamento, desertificazione, Alta Irpinia lento e progressivo cambio di codificazione. Il concet- to di catastrofe per come lo intendiamo oggi, e quindi Inquadramento di un territorio: baricentrico o periferico? quale sinonimo di calamità naturale, di sciagura, tra- gedia, fine deplorevole, ha subito un «rinnovamento In teoria, quando si programmano interventi a favore semantico corrispondente perfettamente al paradigma di un dato territorio o si analizza la sua condizione, il di una radicale separazione tra l’uomo e la natura pre- primo passo da seguire, o che andrebbe fatto, è la defi- dominante nel XIX secolo. La natura appare come un nizione della sua natura, prendendo in considerazione, insieme di forze e fenomeni di cui la scienza si sforza di tra l’altro, collocazione territoriale, estensione, tipologia comprendere i meccanismi e la tecnica di proporre il morfologica, numero di abitanti, indici di produttività, dominio. In un certo qual modo si potrebbe dire che la natalità, occupazione/disoccupazione. Un’altra distin- nascita di un pensiero della catastrofe deriva dal divor- zione, forse la più importante, è quella di inquadrare un zio tra l’uomo e la natura caratteristico della moderni- territorio, o almeno un pezzo di esso, all’interno della tà» (Walter, 2008, pp. 18-19). D’altronde, un terremoto definizione di centro e/o periferia e comprendere se il è uno degli eventi meno prevedibili, più devastanti e territorio considerato sia periferico rispetto al centro o che, soprattutto, segna indelebilmente un momento di baricentrico rispetto a più centri. cesura nell’ambito cronologico. Esiste un prima e un D’altronde, non esistono indicazioni per la periferia, dopo, che nel nostro caso ha segnato irreparabilmente esistono solo quelle per il centro. Infatti, per definire e anche le caratteristiche del territorio oggetto di questa trovare la periferia è necessario operare attraverso un analisi. Tutto in Irpinia è stato scalfito dal 23 novembre percorso di negazioni (Bellicini et al., 1989). Di conver- 1980: il paesaggio, le comunità e il senso che esse con- so, invece, mentre la definizione di periferia assume una servavano e, quindi, i rapporti sociali e lo spazio vitale connotazione negativa, figlia del suo percorso di nega- di ogni minuscolo borgo (Ventura, 2010). zione, quella di baricentro ha connotati tendenzialmente Parimenti, a distanza di decenni, si è avuta l’impres- positivi o, quanto meno, più positivi rispetto alla perife- sione che quel Cristo che si era fermato ad Eboli fosse ria. Un territorio baricentrico è per sua definizione un finalmente giunto anche a queste latitudini, risollevan- luogo di cerniera, un luogo che avvicina, che tiene unito. do le sorti di un territorio che conservava immutata la Il caso dell’Irpinia, oggetto di questo contributo, non sua essenza: l’emigrazione. Improvvisamente, si ebbe è di semplice definizione. Probabilmente, attraverso una quasi l’impressione di assistere al progressivo passaggio sua collocazione geografica, l’inquadramento risulta più da attori paradigmatici a attori sintagmatici. Detto di- agevole. L’Irpinia, come tutti i raggruppamenti territo- versamente: le popolazioni ebbero l’impressione di non riali, non può essere descritta e analizzata uniformemen- essere più mero oggetto di interventi calati dall’alto, ma te. D’altronde, un territorio baricentrico che inizia alla di esser divenuti soggetto consapevole dei propri diritti periferia di Napoli e che arriva con i suoi lembi estremi e delle proprie scelte (Faggi & Turco, 1999). A distan- 216 TERRITORI SPEZZATI Figura 1. Ritorno dal lavoro a Volturara Irpinia. Foto: Angelo Cristofano, anni ’70. Si ringrazia Giovanni Marino per averla condivisa. za di quasi 40 anni, possiamo affermare che si trattò di modo Brasile e poi Argentina. A partire dal nuovo seco- una mera illusione. Tuttavia, un indicatore, per la prima lo, e nell’arco di un quindicennio (1900-1914) si ebbe volta dall’Unità d’Italia, segnò una chiara inversione di una netta prevalenza degli espatri verso gli Stati Uniti, tendenza. Per poco più di un decennio, uno dei territori con una media annua tra le 12.000 e le 18.000 partenze, maggiormente interessato dal fenomeno migratorio, re- toccando il picco di oltre 20.000 partenze nel 1902. In gistrò una controtendenza (Ricciardi, 2010, 2016). L’illu- definitiva, nel periodo tra il 1880 e il 1915, la provincia sione durò poco. Già a partire dalla seconda metà degli di Avellino ha subito oltre 280.000 partenze, equamente anni Novanta, mentre ancora si celebravano i fasti di una suddivise tra i tre circondari di Ariano Irpino, Sant’An- ricostruzione in chiaro scuro, quasi ad anticipare il trend gelo dei Lombardi e Avellino, con rispettivamente un nazionale, una nuova mobilità riprese, assestando, con tasso di espatrio del 22%, del 30% e del 40% (Scartez- ogni probabilità, il colpo finale al flebile equilibrio de- zini, Guidi, & Zaccaria, 1994). La fase tra le due guerre mografico di questo territorio. Quindi, se i terremoti e, mondiali, oltre ad essere caratterizzata dal blocco e dalla più in generale, le catastrofi rappresentano momenti di legislazione fascista in materia di emigrazione, non ci of- cesura, la migrazione è stata ed è una costante, eccezion fre dati in merito, solo stime. Stando a queste ultime, non fatta per il periodo succitato. più di 25.000 irpini modificarono la propria residenza (Savino, 2002). Dal secondo dopoguerra, i flussi riprese- Un continuum migratorio ro con vigore, con la provincia di Avellino quale prima provincia campana in termini d’incidenza sulle partenze A partire dal 1880 – solo quattro anni dopo la prima (Ricciardi, 2010). rilevazione ufficiale del fenomeno migratorio italiano Per quanto riguarda l’Alta Irpinia, a partire dagli anni (Marucco, 2001) –, si registrano i primi dati significativi Cinquanta, la sua struttura demografica fu «pesantemen- delle partenze verso