21 mercoledì 12 ottobre 2005

IN SCENA

«DIGLIELO A QUELLI DELL’UNITÀ Scarchilli, cioè tutte le persone che secondo lui possedevano una CHE M’HANNO ALLUNGATO LA VITA» sensibilità per la sua poetica. Mi diceva dove mettere la macchina, come usare le luci, cosa dire agli attori. Lo faceva tra un dolore e «A' Davide, quanno moro diglielo a quelli dell'Unità che m'hanno l'altro, un'iniezione e l'altra, una sigaretta e l'altra. Ogni tanto si allungato la vita. Hai capito? Nun te ne dimentica’, me fermava e diceva tra sé, senza alcuna indulgenza: «Ma perché nun raccomanno…». Sergio Citti me l'ha ripetuta tante volte questa se po' fa' l'eutanasia? Ho capito che devo mori’, nun è mica 'na frase negli ultimi mesi. Un anno fa, la sottoscrizione del giornale novità, tutti dovemo morì, ma nun capisco perché bisogna soffri' aveva alleviato l'intollerabile miseria della sua situazione e gli così. Me pare proprio 'na stronzata». Nella vita, nella malattia e aveva effettivamente allungato la vita. Perché Sergio ha vissuto nella morte, Sergio è stato un uomo veramente esemplare. Sono fino alla fine una vita piena, intelligente, creativa. fiero di essergli stato accanto come amico e collaboratore per più Non aveva più gambe né udito, eppure di 30 anni. Mi piace ricordarlo con le parole che usava quando gli continuava a scrivere, a inventare storie, a chiedevano di Pasolini: «Mi sento in colpa per tutti coloro che non immaginare film. Voleva che li girassi io, o hanno potuto conoscerlo. Non sanno che cosa si sono persi». Mario Martone, o Ferzan Ozpetek, o Giancarlo David Grieco

LUTTI Stanco di aspettare la MISTERI Archiviata ieri l’inchiesta legge Bacchelli, Sergio se n’è «So chi uccise Pasolini» andato. Borgataro intruso nel Ma nessuno l’ascoltò salotto del nostro cinema, auto- ■ «So chi uccise Pasolini, il 2 novembre del ‘75. re di capolavori come «Casot- Nessuno ha detto la verità». Sergio Citti tornò a par- lare dell’omicidio nel maggio scorso: «Pino Pelosi to», collaboratore e ispiratore di ha detto tante bugie - disse Citti a proposito dell'uo- mo condannato a nove anni per l’assassinio - biso- Pasolini, vi aspetta stamattina gna riaprire l'inchiesta. Per fargli dire la verità. Vor- rei un confronto con Pelosi: io so, con esattezza, co- in Campidoglio. Vi vuole allegri me sono andati i fatti». Pochi giorni prima lo stesso Pelosi aveva dichiarato, in un’intervista tv, che fu- ■ di Alberto Crespi / Segue dalla prima rono tre uomini a lui sconosciuti, con accento meri- dionale, ad aggredire lo scrittore, di non averne ac- cennato per paura e di non essere lui l’omicida. Era stata aperta un’inchiesta, la terza sul caso, che è sta- ta archiviata proprio ieri. Il gip ha accolto la richie- sta del procuratore della Repubblica Giovanni Fer- rara ritenendo che non ci siano riscontri alle affer- mazioni di Pelosi. Invece per Citti la verità era, è, un’altra: «L’ultima sera Pier Paolo mi disse che aveva appuntamento con un gruppo di ragazzi alla stazione Termini, non con tre com'è stato detto, ma i un artista, che ha imparatoD da Pasolini (ma sa- con cinque come ho appurato. Non mi nominò mai rebbe più giusto dire «insieme» a Pasolini) un Pelosi. E io non sono mai stato chiamato a testimo- mestiere, quello di regista, ma gli ha fatto da niare». Per Citti, che citava una sua «gola profon- Virgilio nel mondo delle borgate romane, delle da», «Pelosi fece solo da esca, si è accollato il delit- quali i fratelli Citti erano purissima espressione. to ed è dovuto stare al gioco di gente “rispettabile”. Leggenda vuole che Sergio Citti e Pier Paolo Pier Paolo fu ucciso sulla Tiburtina e poi portato a Pasolini si siano conosciuti per strada: il poeta Ostia». Citti legava il delitto a un tentato ricatto do- aveva forato una gomma della sua 600 e il Bor- Sergio Citti; nella foto in basso, a sinistra il regista con Ninetto Davoli, al centro, e il fratello sul set di «Minestrone» po il furto della pellicola di Salò di Pasolini. Addio Citti, genio abbandonato gataro si fermò per aiutarlo a cambiarla. Non si I FILM DI SERGIO Da «Ostia» il cibo per una scalcinata compagnia. Cast ricco LUI E LA CITTÀ L’inquietudine separarono più, coinvolgendo nell’avventura all’ultimo «Fratella e sorello» e vario, da a Gaber. che gli faceva dribblare la realtà anche Franco, il fratello minore e bello di Ser- MORTACCI (1989): le anime dei morti aspetta- gio, che Pasolini scelse come attore/feticcio. Fin no di essere dimenticate: finché qualcuno li ri- da Sergio fu assistente e collaborato- corderà resteranno nel limbo del cimitero custo- re strettissimo di Pier Paolo, in tutte le fasi di la- «Mortacci», dito da un becchino (Gassman) che ruba e cam- Quella Roma vorazione dei film: era lui, ad esempio, che sta- pa. Ironia nera e fiabesca. va accanto a Paolo Ferrari durante il doppiaggio MAGI RANDAGI (1996): su soggetto di Pasoli- di Accattone (il grande attore di teatro doppiava ni, sceneggiatura di David Grieco e Michele Sa- Franco) e gli recitava le battute in romanesco che «Casotto» limbeni. Tre saltimbanchi si trovano Re Magi in vista dai poveri stretto finché Ferrari non le «acchiappava» e le una rappresentazione popolare. Film poetico e interpretava con il giusto tono. randagio con Silvio Orlando. Il passaggio di Sergio Citti alla regia, dopo un OSTIA (1970): forse il film più bello di Citti. ESERCIZI DI STILE (1996): film di 14 registi ■ di Renato Nicolini decennio di avventure accanto a Pasolini, fu una Scritto con Pasolini. Due fratelli ladri sconvolti sull’addio. Citti gira l'episodio Anche i cani ci cosa logica dal punto di vista artistico e scanda- da una donna che accenderà gelosia e scontri. guardano su due innamorati divisi dall'odio di rendere più amara la mancanza di Pierpaolo losa per il «generone» romano/cinematografa- Universo di borgata con Laurent Terzieff, Fran- clan opposti. Pasolini, nel trentennale della sua morte, ar- ro, che non apprezzò l’irruzione dei borgatari co Citti, Anita Sanders, Ninetto Davoli. VIPERA (2001): una protagonista femminile A riva quella di Citti. Sergio si è sempre difeso nel salotto buono di Cinecittà. Fu allora che Pa- STORIE SCELLERATE (1973): in una Roma (Elide Melli, anche produttrice) per una tematica con l'ironia dalle delusioni della vita - ad esempio solini scrisse della «maledizione dei Citti», e papalina due assassini (Ninetto Davoli e Franco to, Franco Citti… femminile (la maternità). Citti non vi riversa ap- con la celebre storiella dei tanti flash sparatigli dai pronosticò che la borghesia non avrebbe perdo- Citti) in attesa di morte si raccontano malefatte e DUE PEZZI DI PANE (1978): due suonatori am- pieno la sua sensibilità (un po' misogina). fotografi alla Biennale di Venezia, ma con i giornali nati quei proletari/artisti. È bensì vero che per aneddoti. Film cupo, sanguigno e gioioso. bulanti (Gassman e Noiret) allevano un figlio FRATELLA E SORELLO (2004): uno spoglia- che il giorno dopo, tutti, pubblicavano la foto di suo un po’ di anni le cose andarono bene. I primi CASOTTO (1977): film corale con un cast che partorito dalla donna che entrambi amavano. Il rellista () stringe amicizia fratello Franco. Il tempo gli darà ragione: attraverso film di Sergio, anche sull’onda della popolarità entra ed esce da un casotto nella libera spiaggia figlio cresce e li abbandonerà. Apologo triste su con un uomo mite e dolce (Rolando Ravello), re- i suoi film, così ricchi di realtà ed insieme d'immagi- di Pasolini (Ostia coincide più o meno con il De- di Ostia. Storie di una società marginale e di ciò che si perde (la convivialità e la solidarietà, cluso ingiustamente. Entrambi sono in carcere a nazione, sarà possibile leggere la storia della Roma cameron), furono dei successi. Storie scellerate istinti primordiali, con Gigi Proietti, Jodie Fo- sempre maschile) in cambio del cinismo. causa di una donna. Una volta liberi, vivranno del dopoguerra dal punto di vista dei poveri e degli e, soprattutto, Casotto fecero scalpore. Que- ster, , Mariangela e Anna Mela- IL MINESTRONE (1981): parabola sulla fame e nella stessa casa. Dario Zonta immigrati, delle borgate diventate città senza con- st’ultimo esibisce, ancora oggi, un cast da urlo: quistarne nessun vantaggio, ma pagando il prezzo , Paolo Stoppa, Gigi Proiet- della perdita dell'innocenza. Anche il pasoliniano ti, , Michele Placido, Mariangela me stai?» e lui rispose: «Insomma, l’altro gior- l’inizio, nel piccolo ruolo del fratello di Accatto- to, all’improvviso, proprio quando i due fratelli Tommaso Puzzilli, protagonista di Una vita violen- Melato, Ninetto Davoli, Carlo Croccolo e persi- no c’ho avuto ‘n infarto». Al che subito ribat- ne, c’è anche Silvio, il terzo Citti. È quello che i maggiori erano ammalati, in attesa di una legge ta, godrà il piacere - «la più bella notte della sua vi- no la giovanissima Jodie Foster, che ha sempre temmo: «Ma allora ti lascio, sarai in ospeda- papponi invitano al Tevere, dove Accattone sta Bacchelli che non è mai arrivata (vergogna!), e ta» - di dormire in una vera casa, entrando dopo il parlato di quell’esperienza con simpatia e sarà le…», e lui: «No, ho firmato e so’ uscito, sto al- per tuffarsi per scommessa: «Hai visto mai che avevano bisogno di lui. Ora Franco è rimasto so- carcere nella Gerusalemme del Tiburtino di Ridolfi sconvolta nel sapere che Sergio non c’è più. Il l’osteria a magna’ pasta e fagioli». tu’ fratello te fa erede universale». Lui risponde, lo e ripenserà a quell’altro dialogo di Accattone e Quaroni. Questa quiete, anche transitoria, non è minestrone, qualche anno dopo, fu uno dei pri- Questo era Sergio Citti e chi volesse ritrovarlo con quel bel faccione buono: «Ma io devo anna’ in cui gli chiedono come volesse il suo funerale: concessa a nessun personaggio del cinema di Sergio mi film importanti di Roberto Benigni, in stra- assieme a tutta la famiglia dovrebbe rivedersi, a lavora’», e uno dei papponi urla: «A lavora’!? «Co’ tutti gli amici che ridono, e chi piange pa- Citti. Il non luogo sembra essere la dimensione rea- vagante accoppiata con Giorgio Gaber; Mortac- in cassetta o dvd, Accattone. Lì Franco è il pro- Ha bestemmiato!!!». Ecco, Silvio era il fratello ga pegno». Sarebbe bello se il funerale di Sergio le della «sua» Roma. La sporca sabbia della spiag- ci fu un altro cast da sogno, con Vittorio Gas- tagonista, Sergio (oltre che sceneggiatore e assi- che aveva scelto una vita non «da artista» e che fosse così, anche se a piangere, e a pagar pegno, gia di Ostia, dove il mito si è trasformato in rifiuto. Il sman, Sergio Rubini e persino Malcolm stente alla regia) fa il cameriere nel barcone e al- ha sempre lavorato sodo, per poi morire d’infar- saranno in tanti. viaggio senza meta e senza scopo del Minestrone, McDowell, catapultato - grazie all’amicizia con trasfigurazione della miseria quotidiana in una sorta Grieco, che sarebbe poi proseguita fino a Evi- di contaminazione dei gironi danteschi e della Via lenko - dal Free Cinema a un aldilà romanesco Lattea di Buñuel. Lo stesso tema trasportato addirit- in cui i morti si aggirano fra noi finché qualcuno tura al tempo mitico della nascita di Cristo, nei Magi si ricorda di loro. Se il Paradiso è così, e non c’è Randagi. Gli argini ed i sottoponti del Tevere in ragione di non crederlo, Sergio resterà fra noi Due pezzi di pane. La cabina al mare, scena fissa do- per un bel po’, e d’altronde dove dovrebbe anda- ve può accadere di tutto come in teatro, e che del te- re? «A me nun me vole né er diavolo né er Pa- atro ha la stessa inconsistenza scenografica, di Ca- dreterno», era solito dire, perseguendo una sua sotto. Fino al simbolico cimitero di Mortacci! Ser- stravagante convinzione di immortalità che non gio Citti, lavorando nei tempi cupi del bozzettismo l’ha abbandonato nemmeno nei momenti più e delle macchiette, dell'irrimediabile declino televi- aspri. Ormai non infrangiamo più alcuna pri- sivo del cinema italiano, ha saputo tenersi fermo al- vacy, né umana né sanitaria, raccontando a mo’ la specificità del cinema, alla sua inimitabile capaci- di esempio una telefonata che gli facemmo po- Ninetto Davoli Walter Veltroni Fausto Bertinotti Massimo Ghini Pupi Avati tà di fare immaginare e sognare le platee, alzandosi chi anni fa per intervistarlo su un bel documen- «Sono arrabbiato «Era un artista proletario «Lascerà un segno «Ha interpretato gli umori «Aveva fatto riaprire «Scrivemmo insieme la con la leggerezza di San Giuseppe da Copertino al tario su Pasolini che lui e Grieco avevano realiz- le istituzioni dovevano e sensibile. Ed è stato indelebile nel cinema. E della gente semplice, il caso Pasolini, ma l’ho sceneggiatura delle 120 di sopra della realtà, proprio mentre finge di accet- zato in America. Esordimmo chiedendogli «co- aiutarlo di più» il Virgilio di Pasolini» Roma saprà ricordarlo» degli ultimi, dei disagiati» sentito scoraggiato» giornate di Sodoma» tarne la legge della ripetizione coatta.