Comune di Majolati Spontini Opere Pie

Marco Palmolella

Majolati Spontini 28 Novembre 2009

CC Anniversario prima rappresentazione del ou la Conquête du Méxique Comune di Majolati Spontini Opere Pie Gaspare Spontini

Marco Palmolella

PARIS XXVIII – XI – MDCCCIX MAJOLATI SPONTINI XXVIII – XI – MMIX

CC Anniversario prima rappresentazione del

Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique Tragédie Lyrique en 3 Actes

Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini. Fernand Cortez ou la Conquète du Méxique. Nel CC Anniversario del Fernando Cortez un ricordo di Massimo e Roberto

28 novembre 1809. Parigi. Teatro dell’. Debutta un’altra grande opera di Gaspare Spontini: Fernando Cortez. L’Amministrazione Comunale di Majolati Spontini, dando continuità al proget- to di recupero e valorizzazione della musica dell’illustre cittadino, celebra il 200’ anniversario di quella prima rappresentazione. 28 novembre 2009. Majolati Spontini. Teatro Gaspare Spontini. La “Spontini Wind ”, complesso costituito dalle due bande del nostro Comune, la Filarmonica Gaspare Spontini di Majolati Spontini, la Banda L’Esina di Moie, il Coro Polifonico David Brunori di Moie, integrata con musi- cisti esterni, in occasione del 200’ Anniversario de , su brillante intui- zione dell’amico Massimo Branchesi, che ricordiamo con immutato affetto a quasi un anno dalla sua improvvisa scomparsa, apre i festeggiamenti con un con- certo sulle arie spontiniane tratte dal Fernando Cortez, opera che fu commissio- nata a Spontini per esaltare la campagna militare francese in Spagna. Non ci sarà a dirigerla, con il suo entusiasmo, il Maestro Roberto Landi, anche lui tragicamente scomparso da pochi mesi lasciando un grande vuoto fra tutti gli amici musicisti. A Massimo e Roberto dedichiamo questa nuova interessante pubblicazione che arricchisce la storiografia spontiniana che riporta alla luce pagine inedite su una delle più grandi opere di Gaspare Spontini. Una pubblicazione che si unisce all’artistica medaglia commemorativa coniata per l’occasione e con cui consolideremo la tradizione di omaggiare quanti si sono distinti e hanno portato lustro alla nostra Comunità e in particolar modo al genio e alla musica del nostro grande compositore. Gaspare Spontini ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica e nella nostra Comunità che, oltre a fregiarsi del suo nome, vive ancora, nel capo- luogo, immersa nello spirito di questo grande mecenate, in mezzo alle grandi realizzazioni da lui volute, a cominciare dallo splendido Parco Colle Celeste. Ricordare e valorizzare le sue opere non vuole essere solo un doveroso ringra- ziamento, ma serve a mantenere viva l’attenzione su di un grande protagonista della musica meno noto e apprezzato di quanto non meriti perché, come ha sot- tolineato più volte il nostro cittadino onorario, il Maestro , Gaspare Spontini nella sua genialità e grandezza, componeva per la musica e non per i musicisti o per il pubblico. Componeva per la grande arte e non per accattivarsi un facile successo. Ringraziamo infine sentitamente quanti hanno collaborato e collaboreranno ai festeggiamenti in onore di Gaspare Spontini, con entusiasmo, vera passione e dedizione per la musica e la storia del nostro paese. Dott. Ing. Giancarlo Carbini Sindaco di Majolati Spontini L’Amministrazione comunale e il Fernand Cortez

Con lo stesso incalzare degli accadimenti spontiniani ci ritroviamo, dopo due anni da La Vestale, a ricordare il secondo straordinario successo di Gaspare Spontini in Francia: il Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique, presentato per la prima volta il 28 novembre 1809 al teatro dell’Accademia Imperiale della Musica di Parigi. Il Fernand Cortez, opera importante, considerata da alcuni studiosi anche supe- riore a La Vestale, contribuì a consolidare l’affermazione artistica del nostro illu- stre concittadino in Europa. Per celebrare degnamente CC Anniversario della prima esecuzione dell’opera e per rendere omaggio a Gaspare Spontini, l’Assessorato alla Cultura e l’Amministrazione Comunale di Majolati Spontini hanno realizzato una meda- glia commemorativa e un testo storiografico, così come è stato fatto per l’opera più nota, La Vestale, creando in qualche modo un percorso che si potrà ripetere in futuro, magari per le altre opere, in particolare per l’Olympie e per l’. Spontini, nonostante in quel periodo accumulasse una ricchezza smisurata, spe- cialmente se trasferita nel povero Stato Pontificio della prima metà del XIX secolo, aveva un solo desiderio, il riconoscimento, un po’ vanaglorioso della sua arte, che poteva essere appagato con onorificenze, medaglie e diplomi. Ricordiamo solo un passo di una lettera ai Reggenti mentre era in corso la nomi- na ad Ufficiale della Legione d’Onore: “Finalmente sul mio petto e al collo non ce ne entrano più assolutamente per mancanza di spazio”. Oppure quando dirigeva al Teatro Reale di Berlino: “Alla testa della sua orche- stra dava l’impressione di un generale conducente le sue truppe alla vittoria. A parte le qualità al di sopra dei suoi simili, lo Spontini aveva di questi capricci che gli faceva trovare tutte naturali quelle cose che lo potevano far ricoprire di ridi- colo. Così non ebbe timore di dirigere l’orchestra mostrando al pubblico il petto fregiato di decorazioni”. Oggi anche noi, idealmente, appuntiamo al petto del nostro illustre concittadino un’altra onorificenza: un’artistica medaglia, una piccola opera d’arte, per la cui realizzazione ci siamo affidati, come per la medaglia de La Vestale, ad un’arti- sta di primissimo piano: il prof. Luigi Teruggi, medaglista e scultore di valore internazionale, già docente presso l’Accademia di Brera a Milano. Tra i tanti progetti ipotizzati, Marco Palmolella, Conservatore dell’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati ha suggerito di porre al recto, in continuità con la medaglia de La Vestale e con le fonti documentarie disponibi- li a Majolati, la nota scena del terzo atto del Fernand Cortez, posta in un prezio- so quadro custodito nel Museo Spontini di Majolati, che ritrae Amazily mentre si getta ai piedi del Sommo Sacerdote, sotto il terribile idolo del Dio del Male, Talepulchra, offrendo se stessa come vittima per il sacrificio umano. Al verso della medaglia abbiamo ricordato sia l’autore della Musica del Fernand Cortez, sia il committente dell’opera, che non era un Carneade, ma , l’Imperatore di Francia. Il prof. Luigi Teruggi, con queste idee, ha esaminato una consistente iconografia proveniente dal Museo Spontini e dalla Raccolta storico spontiniana Domenico Palmolella Majolati Spontini ed ha realizzato, di suo ingegno, due bellissimi profili: Gaspare Spontini e Napoleon, uno accanto all’altro. La volontà di riconfermare il prof. Luigi Teruggi, artista figurativo, capace di modellare il soggetto nel rispetto delle immagini originarie, senza rinunciare all’interpretazione artistica, ha ottenuto la nostra soddisfazione: le nostre aspet- tative sono state appagate. Ringraziamo, per la realizzazione materiale dell’opera, la storica ed esperta azienda Johnson 1836 Srl, la dott.ssa Maria Teresa Concia dello stabilimento Stefano Johnson Spa di Milano, la Reggenza delle Opere Pie Gaspare Spontini e per la parte amministrativa, il dott. Enzo Contadini del Comune di Majolati Spontini. Della medaglia sono state realizzate 200 copie in bronzo e 36 in argento. Si trat- ta di una graziosa opera d’arte che sarà messa a disposizione della cittadinanza e degli amanti della cultura spontiniana.

Sandro Grizi Assessore alla Cultura Comune di Majolati Spontini Da La Vestale al Fernand Cortez

Subito dopo la fatica de La Vestale, Gaspare Spontini presentò sei arie per canto, pianoforte o arpa, raccolte nel titolo: Sensations, douces, mélancoli- ques et douloureuses, sei brani divisi in tre gruppi di due melodie, con i seguenti titoli: Sentimens d’amour, Regrèts d’absence e Plaintes sur la tombe. Queste delicate note non potevano certo far dimenticare a Napoleone il suc- cesso de La Vestale; l’Imperatore era stato conquistato e Spontini appariva come il musicista più adatto per illustrare l’Impero. Come segno tangibile, Napoleone offrì al Majolatese diecimila franchi prelevati dalla Cassa partico- lare dell’Imperatore, concordando con la Commissione, composta da Méhul, Gossec e Grétry, il giudizio su La Vestale, valutata come opera più notevole del decennale trascorso. A Parigi erano attivi molti teatri, ma solo quattro potevano fregiarsi del tito- lo Grands Théâtres. Il Sovrintendente era un caro amico di Gaspare Spontini: “Surintendant des quatre Grands Théâtres M. le Comte de Rémusat, premier chambellan de l’Empereur, place de la Concorde”. Il primo teatro controllato da Rémusat era l’Académie Imperiale de Musique, diretto dal Signor Picard, con ufficio in Rue de Lully, 2. Questo teatro dava spettacoli, ogni settimana, nei seguenti giorni: Martedì, Venerdì e Domenica; il suo organico era il più importante di tutti i teatri, non solo francesi, ma europei. Tra i Maestri e responsabili della Scena c’erano dei grandi artisti: Berton, Adrien, Lebrun e Plantade. Le prime parti erano affidate ai cantanti: Lays, Dérivis, Nourrit e alle cantanti: Maillard, Armand, Branchu. I sostituti, anche questi ottimi professionisti, erano i Signori: Laforêt, Albert, Bonet, Lavigne e le Signore: Albert - Himm, Granier. I doppi, non meno straordinari, capaci cantanti dell’Académie Imperiale de Musique, erano i Signori: Bertin, Eloi, Duparc, Alèxandre, Bonel, Henrard e le Signore: Jannard, Armand Joséphine, Emilie e Paulin. Il Coro dell’Académie Imperiale de Musique era composto da un elenco di cantanti prestigiosi, alcuni, qualche anno dopo la recita del Cortez, si ritrove- ranno nei ruoli solisti e capaci di svolgere una brillante carriera. Per quanto riguardava la danza i Maestri furono: Gardel, anche Direttore della Scuola, e Milon. I Primi ballerini erano i Signori: Vestris, Beaupré, Albert, Clotilde, lo stesso Gardel, Chevigny, Bigottini; le Signore: Saulnier e Delille. Anche i doppi del Corpo di Ballo di questo prestigioso teatro erano importanti, ricordiamo i Signori: Branchu, Goyon, Mérante, Renaud, Anatole, Montjoie, Elie; le Signore: Félicité, Victoire Saulnier, Maillet, Rivière, Fanny Bias, Mareslié cadette, Athalie, Gosselin l’aînée, Elie, Marinette. L’orchestra era diretta dal Maestro Persuis e si avvaleva anche del Maestro Rochefort, musicisti prestigiosi, ma anche scorrendo i nomi degli orchestrali si rimane stupiti del valore dei componenti, basti citare il primo violino Kreutzer, il primo dei secondi violini Habenek e tanti altri noti musicisti. In questo corposo elenco di lavoratori dell’Accademia c’era anche l’atelier de peinture diretto da Isabey jeune dove erano regolarmente impiegati stra- ordinari pittori come Ciceri, peinture des paysages e molti altri grandi artisti. Il secondo dei Grands Théâtres di Parigi era il Teatro francese dedicato alla prosa diretto dal Commissario imperiale Signor Mahéraul, sostenuto dal grande attore Talma, anche questo teatro disponeva di un’orchestra stabile. Il terzo grande Teatro parigino era il Théâtre de l’Opéra Comique Imperial. Scorrendo l’elenco degli artisti de l’Opéra Comique Imperial troviamo diver- si cantanti spontiniani, tra questi Chenard, Martin, Elleviou, ma anche gli altri erano noti e di grande valore. Il Théâtre de l’Opéra Comique dal 1800 al 1812 registrava nel proprio reper- torio tre opere di Spontini antecedenti a La Vestale, anche se non più rappre- sentate: la Petite Maison, testo di Dieulafoi, Gersaint, musica di Spontini; la Julie di Fay e Spontini; di Dieulafoi e De Jouy, musica di Spontini, questa opera riporta l’anno 1805, come anno del debutto. Il quarto grande Teatro parigino era l’Odéon, Théâtre de l’Impératrice. Questo Teatro, a sua volta si divideva in altri due Teatri: La Comédie che pre- sentava i propri spettacoli il Martedì, il Giovedì, il Venerdì e la Domenica; L’Opéra Buffa et Séria, presentava spettacoli nei giorni: il Lunedì, il Mercoledì e il Sabato. Dal 1810 Gaspare Spontini, sostituendo Berton, diven- ne Direttore dell’Opéra Italien, inserita in questo teatro, dove, sorretto da un ottimo gruppo di cantanti, tra questi la senigalliese Rosa Morandi, presenta- va, oltre alle sue opere, un repertorio dei migliori musicisti. Anche in questo teatro operavano attori e cantanti legati ad interpretazioni spontiniane. Il Teatro dell’Imperatrice, dopo la sua apertura avvenuta il 5 Maggio 1801, ospitò lavori spontiniani specialmente sul Théâtre L’Opéra Buffa. Con l’apertura della sala di rue de Louvois, avvenuta il 9 Luglio 1804, appar- vero le opere: l’Eccelsa Gara e le Grand Débat, opera presentata da Spontini nel 1806. Senza indicare gli altri numerosi teatri secondari parigini, già questa premes- sa sui quattro principali teatri ci fa comprendere il clima in cui operò Gaspare Spontini, alle prese con una straordinaria vivacità culturale, le infinite mani- festazioni e la concorrenza di altri artisti. Una così ricca attività teatrale, non solo lirica, ma anche di prosa, basti pen- sare a Talma, serviva ad intrattenere i vivaci residenti di una così importante capitale, ma anche a tenere alto l’interesse verso nuove imprese, a convogliare il consenso verso il potere e questo era necessario perché i Francesi cominciavano ad essere stanchi di queste continue vicende belliche, non a caso un’aria collocata nel secondo atto, scena ottava, cantata da Cortez insieme al Coro inizia con: “Voliam di gloria in gloria a rinnovar le imprese! Registrerà l’istoria, la pagina immortal. …”. E continuava con Napoleone – Cortez: “Questa terra è la mia e qui rimango”, ma la stessa frase era stata pronuncia- ta da Gaspare Spontini dopo il primo successo del Fernand Cortez e sembrava una dichiarazione del Musicista majolatese sulla sua volontà di rimanere in Francia dove avrebbe consolidato la sua carriera. Anche uno storico majolatese riportava questa dichiarazione espressa all’indomani della prima esecuzione del Cortez: “Il successo di quest’opera fu veramente trionfale, e fin d’allora lo Spontini potè dire, parlando alla Francia: Cette terre est à moi et je ne la quitte plus”.

L’Accademia Imperiale di Musica, luogo di propaganda ed arte

Napoleone cercava d’impiegare tutti i mezzi per assecondare i propri progetti; l’uso del teatro e della sua simbologia era un mezzo efficace di consenso, l’Imperatore apprezzava le opere marziali, eroiche e quelle che esaltavano la nazione francese. L’Imperatore, nonostante i molti impegni di governo e militari, di tanto in tanto si recava all’Accademia Imperiale, nella Salle de L’Opéra, in Rue de Richelieu, dove, insieme all’Imperatrice, prendeva posto nelle prime logge, a ridosso della scena, per ascoltare, oltre alle musiche di Spontini, quelle di Paisiello con la Proserpina; Cherubini con Demofoonte e l’Anacreonte presso Policrate; Le Sueur con i Bardi e la Morte di Adamo; Méhul con l’Anfione; Gossec con Teseo; Grétry con la Carovana del Cairo; Panurge con l’Anacreonte presso Policrate; D’Alayrac col Padiglione del Califfo; Catel con Semiramide e con le Baiadere; Persuis con Traiano e con la Gerusalemme liberata; Vogel con Demofoonte; Kreutzer con l’Astianatte e con Morte di Abele; Lemoine con Elettra e con Nephtis e i Fidanzati; Winter con Tamerlano e Castore e Polluce; Porta col Connestabile Clisson e di molti altri. Tutte queste opere erano interpretate dai grandi cantanti dell’Accademia Imperiale, dei monumenti della storia della Musica: Carolina Branchu; Hymm; Marie Thérèse Davout, più nota con il nome M.lle Maillard; Henri Louis Nourrit; Étienne Dérivis; Lays, Lainez, Martin Joseph Adrien, Émile Lavigne e molti altri. L’accoglienza riservata all’Imperatore era sempre festosa, non era

8 immaginabile che un qualche dissenso fosse tollerato, il pubblico che presenziava a questi straordinari spettacoli era un po’ addomesticato. Infatti, quando si aveva notizia che l’Imperatore sarebbe intervenuto ad una recita, l’Amministrazione del Teatro distribuiva gratuitamente molti biglietti agli amici e spettatori fidati, i quali ricambiavano accogliendo l’Imperatore con rispetto, con applausi ed acclamazioni. Il pubblico non doveva essere incompetente, anzi, questi spettatori erano molto esperti e già conoscevano l’opera proposta; a questo scopo erano “invitati” dagli Amministratori a sottolineare con applausi ed altri segni di consenso le arie o le parti della vicenda messa in scena che avessero richiamato o alluso alle gesta di Napoleone. Una di queste opere era il Fernand Cortez di Spontini, ed ancora di più Le triomphe de Trajan di Persuis e Lesueur, entrambe scritte anche da Joseph Alphonse Esménard. La favorevole allusione all’Imperatore doveva essere particolarmente qualificata. Agiva una vera e propria claque imperiale dove il successo dell’opera era sempre differito, prima si omaggiava l’Imperatore, l’Imperatrice e gli altri personaggi imperiali, successivamente si poteva esprimere un consenso alla musica, al canto e ai protagonisti. Al Théâtre de l’Opéra, nel periodo a ridosso della presentazione del Cortez, debuttarono le seguenti opere che si alternarono con le riprese di altre già presentate: 1807. Le retour d’Ulisse di Persuis; Le triomphe de Trajan di Persuis e Lesueur; La Vestale di Spontini. 1808. Les amours d’Antoine et de Cléopatre di Kreutzer; Aristippe di Kreutzer; Vénus et Adonis di Lefebre; Alexandre chez Apelles di Catel. 1809. La mort d’Adam et son Apothéose di Lesueur; il Fernand Cortez diSpontini; La Fête de Mars di Kreutzer. 1810. Hippomène et Atalante di Piccinni; Vertumne et Pomone di Lefebvre; Abel ou la mort d’Abel di Kreutzer; Persée et Andromède di Mehul; Les Bayadères di Catel. Napoleone, che conosceva bene il ruolo dell’Opèra, pensò di utilizzarlo per creare un clima favorevole alle proprie imprese, a questo proposito chiese al Musicista più in vista in quel momento, reduce dal successo de La Vestale, di musicare un che ricordasse le vicende militari di Fernand Cortez alle prese con la conquista del Messico.

L’ideazione del Fernand Cortez

L’opera Fernand Cortez fu composta su richiesta specifica di Napoleone in quanto voleva condizionare favorevolmente l’opinione pubblica parigina e francese sulla campagna militare di liberazione della Spagna che aveva già

9 progettato. Come è noto, nel 1808, Napoleone aveva avviato l’impresa di Spagna, con una violenta campagna armata voleva diffondere i grandi valori rivoluziona- ri: liberté, égalité, fraternité. Napoleone aveva occupato la Spagna e per sostenere l’impresa militare pensò, tra l’altro, alle arti; era necessaria un’azione che, nonostante le vicen- de che stavano accadendo, mostrasse sia la nazione spagnola, sia la necessi- tà d’intervenire con le armi, in questo Stato, a vantaggio della libertà che solo la Francia era in grado di esportare e divulgare, magari con una nuova con- quista, come quella in corso nel Regno d’Italia. Secondo una facile allegoria, bisognava presentare un conquistatore preoccu- pato di portare il cristianesimo e il bene agli indigeni. L’allegoria presupponeva che gli spettatori parigini comprendessero che gli Spagnoli del Fernand Cortez di Gaspare Spontini raffiguravano i Francesi, i soldati napoleonici. Invece, gli Spagnoli del 1808, quelli che stavano per subire l’invasione dell’Iberia da parte delle armate napoleoniche francesi, che erano ormai prossimi alla “liberazione”, erano, nell’opera di Spontini, rap- presentati dai Messicani di Montezuma e Telasco. Per dare un’immagine rispettosa della popolazione spagnola, Napoleone cercò un argomento che esaltasse uno degli eroi della Nazione: Fernand Cortez alle prese con la conquista del Messico. Il progetto napoleonico prevedeva che si mettesse in evidenza sia l’eroe castigliano Fernando Cortez, colui che aveva conquistato il Messico distruggendo il potere dei sacerdoti fanatici sanguinari della religione azteca, sia la nazione spagnola. Napoleone era più abile con le armi che con la diploma- zia, ma per contenere il malumore iberico aveva bisogno di creare un clima favorevole, specialmente dopo la nota ed irrisoria battuta rivolta a Carlo IV: “Appoggiatevi a me, io ho la forza per entrambi”. L’opera Fernand Cortez, il cui testo sarà scritto da Etienne De Jouy e Joseph Alphonse Esménard, prendeva spunto da una nota commedia di Alexis Piron (1689 - 1773), intitolata appunto Fernand Cortes, del 1744, e dal racconto Les Incas, del 1778, di Jean François Marmontel (1723 - 1799). La partitura edita da Imbault indicava nel frontespizio gli autori del libretto: Etienne De Jouy e Jososeph Alphonse Esménard, ma a questo proposito i racconti sulla paternità del libretto, che ci sono arrivati, non sono del tutto concordi. L’autore de La Vestale dichiarò che fu lui a scrivere il libretto, ma fu sollecitato, per ragioni di censura, a collaborare con il Poeta ufficiale di Stato, portando, congiuntamente, al testo alcune modifiche. Infatti, il Ministro degli Interni Fouché, allo scopo di esaltare la figura dell’Imperatore, chiedeva a De Jouy di portare alcuni cambiamenti, magari

10 chiedendo l’aiuto ad un funzionario dello stesso Ministero. Etienne De Jouy temette che la sua opera poetica fosse trasformata in un’opera di circostanza, senza personalità drammatica e sicuramente questo, almeno in parte, accad- de. Questo racconto di Etienne De Jouy è credibile perché precedentemente Esménard aveva ricoperto l’incarico di “Chef du bureau des Théâtres au Ministère de l’Intérieur” grazie alla protezione di Savary. Ripartito per servire l’ammiraglio Villaret de Joyeuse, nella Martinique, al suo rientro in Francia ricevette importanti incarichi imperiali, tra questi fu nominato: “Censeur des théâtres et de la librairie”, “Censeur du Journal de l’Empire” e “Chef de division au Ministère de la Police”. È anche vero che Esmenard il 25 Giugno 1811 morì a Fondi, in Italia, per un incidente di carrozza e quindi non ebbe modo di partecipare alla storiografia sull’opera e controbattere alla narrazione successiva curata da De Jouy. Pertanto, possiamo immaginare che l’estro di Etienne De Jouy dovette con- frontarsi con il rigore contenutistico politico dettato dal ruolo e impersonato da Joseph Alphonse Esménard. Il desiderio di Napoleone era quello di identificarsi con Fernand Cortez, colui che sconfisse il fanatismo religioso dei sacerdoti aztechi, il portatore di civiltà e di valori. Napoleone intendeva rappresentare una vicenda, attraverso il piacevole mezzo del Grand Opéra, che valorizzasse la Spagna, ma anche le imprese militari francesi. Probabilmente impedì che fosse scritta una vera tragedia e al suo posto prese corpo una narrazione pseudo storica con qualche scena o sviluppo drammatico ricomposto in un finale da progetto kantiano “Per la pace perpetua”. Napoleone, scegliendo Spontini, Esménard e De Jouy, aveva commissionato un’opera politica dove il condottiero Fernand Cortez dimostrava le sue doti liberali, umanitarie; la sua azione militare era positiva perché aveva sconfitto il fanatismo religioso distruggendo gli idoli e le tremende superstizioni dei sacerdoti messicani. Inoltre, presentando questi valori all’interno di un dramma lirico, c’era spazio anche per l’amore, eroico, tra due personaggi, i migliori rappresentanti dei due popoli, che avrebbero suggellato l’amicizia tra Messicani e Spagnoli. Tutto questo si sarebbe dovuto leggere in un parallelismo con l’occupazione napoleonica della Spagna.

Etienne de Jouy (Versaille, 19.10.1769[1764 ?] - Saint-Germain en Laye, 4.9.1846). Come Esménard, anche Etienne de Jouy, ebbe una vita avventurosa, già a sedici anni, dopo essersi arruolato nell’ esercito francese, si imbarcò per l’America del Sud. Rientrato in Francia per completare gli studi, nel 1787 fu inviato, come mili- tare nelle Indie orientali.

11 Prestò servizio in America, India, ritornando a Parigi nel 1790. Comandò la piazza di Lille, ma durante la Rivoluzione fu arrestato e condannato a morte per un futile motivo, sembra che non abbia portato una merenda a Marat; grazie ad un’evasione rocambolesca riuscì a rifugiarsi in Svizzera. Dopo altre vicende che lo portarono di nuovo in carcere con l’accusa di spionaggio in favore degli Inglesi, finalmente ebbe la possibilità di esercitare il suo talento di poeta e scrittore. Ritornato a Parigi, durante la pace napoleonica si dedicò all’attività intellettuale di scrittore e giornalista. L’autore del libretto de La Vestale non fu solo giornalista, ma anche critico letterario, paroliere ed autore drammatico. Per Spontini, oltre a La Vestale e al Fernando Cortez, scrisse il libretto del Milton, del Pélage ou Le Roi et la Paix, Le Ateniesi. De Jouy, come Esménard, fu nominato membro dell’Académie française l’11 Gennaio 1815. Tra le attività meno note di Etienne de Jouy c’è la pubblicazione di un testo di letteratura erotica in due volu- mi: “La galerie des femmes; collections incomplete de huit tableaux recueillis par un amateur. Hamburg 1799”. Dal 1830, de Jouy fu bibliotecario del Louvre e scom- parve nel castello di Saint-Germain en Laye nel 1846.

Artisti del Circo Franconi e disegnatori all’orto botanico

Il Cortez ebbe tempi di realizzazione molto brevi e serrati, ma sicuri, specialmente se confrontati con le difficoltà registrate con la messa in scena de La Vestale. L’opéra ebbe costi altissimi, circa centottantamila franchi, una cifra che i critici del tempo definirono come “elevatissima”; quasi undicimila franchi furono impiegati per le bardature dei cavalli e i costumi dei cavallerizzi. Il libretto del Cortez ebbe uno stretto riferimento alla vicenda storica del 1519, i personaggi furono ricavati dalla storiografia esistente. Come indicato dalla letteratura, il 25 Marzo 1519 ci fu la grande battaglia tra i Messicani e gli Spagnoli. I Messicani erano in numero soverchiante, oltre sedicimila, mentre i soldati di Fernand Cortez erano alcune centinaia, ma erano armati di cannoni ed archibugi, disponevano di cavalli, di cani da combattimento e questo determinò la sconfitta degli Aztechi. Il racconto storico afferma che dopo la battaglia, gli Aztechi offrirono dei doni, tra questi alcune ragazze. Una delle fanciulle si chiamava Melitzin, chiamata poi col nome spagnolo di Marina. Questa ragazza, molto avvenente, era stata destinata a Fernand Cortez. Particolarmente dotata, intelligente, ricevette il battesimo e svolse il ruolo di interprete. Marina divenne l’amante di Fernand Cortez, ma fu anche la consigliera e la stratega. Questo personaggio, Amazily, ebbe un ruolo importantissimo nell’opera spontiniana; su di lei fu costruita la vicenda sentimentale, del resto come accadde nella realtà storica. Spontini curò ogni dettaglio, oltre alla Musica, il Majolatese si interessò della

12 regia chiedendo ai coreografi di ricreare sul palcoscenico l’audacia dimostrata da Fernand Cortez, il pubblico avrebbe dovuto sperimentare lo stesso sgomento provato dai Messicani alla vista della cavalleria, dei cani, delle armi da fuoco e lo stupore per la bellezza delle ambientazioni naturali. Per questo il Musicista, in pieno accordo con De Jouy ed Esmenard, inviò all’orto botanico dei disegnatori per riprodurre la stessa vegetazione presente nel Messico, si interessò dei costumi dei soldati, della bardatura dei caval- li, immaginò l’incendio voluto dal condottiero delle navi spagnole e, spetta- colo nello spettacolo, volle la carica dei cavallerizzi del famosissimo Circo Franconi. La carica di cavalleria, anche se limitata ad un numero ridotto di recite, sembra alle prime dieci, non fu un “vano lusso” ma intendeva suscitare nello spettatore “la sorpresa e il terrore che il loro primo apparire fece provare ai Messicani” che non avevano mai visto cavalli nel loro territorio. Il “Journal des Débats” propose un altro punto di vista in merito alla carica dei cavalli, che non dovevano servire solo per esaltare il vincitore Fernand Cortez, ma i cavalli dovevano portarlo alla vittoria, dividendone l’onore con Gaspare Spontini. L’allestimento, non solo della parte musicale, ma anche di quella scenica, fu accurato e preciso. Tutto doveva raffigurare il Messico come lo vide Fernand Cortez, il realismo ebbe anche spettacolari risvolti. Per molti giorni a Parigi si parlò della famosissima carica della cavalleria, affidata ai domatori del circo Franconi che intervennero sul palco, nel primo atto, con diciassette cavalli lanciati alla carica, i presenti ammutolirono per lo stupore provocato, al pari dei Messicani assaliti da Cortez qualche secolo prima. Oggi, in un qualsiasi teatro, per ragioni di sicurezza, non sarebbe possibile far attraversa- re il tavolato da un numero così rilevante di animali, per giunta eccitati dalla carica; per questo dobbiamo solo immaginarci l’incredibile effetto. Gli autori De Jouy ed Esmenard a questo proposito precisarono più volte: “I cavalli che abbiamo introdotti sulla scena non sono un lusso vano destinato a colpire gli occhi; essi devono, al contrario, richiamare la sorpresa e il terrore che la loro prima comparsa e il loro aspetto fece provare ai Messicani e la parte che ebbero nel successo di questa memorabile impresa”. Non meno interessanti sono altri elementi spettacolari, come le offerte dei Messicani: prodotti esotici, frutti, fiori, uccelli, tutte copie in oro della realtà, cui seguirono le danze messicane di bellissime indigene che cercavano di corrompere i soldati spagnoli. L’esercito spagnolo, a dimostrazione della sua virilità, rispose con danze marziali e guerresche, con simulazioni di combattimenti, seguirono le marce, la carica a cavallo, le manovre delle navi e l’incendio della flotta per impedi- re la partenza dei soldati spagnoli appagati dall’oro ricevuto dai Messicani. Dopo soli due mesi di lavoro la bozza dell’opera era pronta, ma non era

13 definitiva: Spontini aveva, come sempre, mille incertezze e non aveva concluso la stesura delle musiche. L’autore de La Vestale, sempre insicuro e alla ricerca di una forma perfetta, quasi matematica, portava continue modifiche sia al testo, sia alle parti musi- cali per l’orchestra che, fino a qualche giorno prima, sembravano già solida- mente acquisite. La perfezione e la potenza dell’orchestrazione ricercata da Gaspare Spontini era un aspetto della sua arte, ma fu anche una delle cause di un elenco abbastanza ridotto dei titoli di opere in catalogo. Il Majolatese, nella frettolosa fase preparatoria, non era pienamente soddi- sfatto del lavoro svolto, probabilmente l’incarico e le stringenti indicazioni date dallo stesso Napoleone impedivano uno sviluppo sereno ed armonico della composizione che non poteva seguire liberamente l’ispirazione artistica. Questa insoddisfazione, ricorrente per ogni lavoro spontiniano in fase di esecuzione, si palesò nella seconda edizione del Cortez, quella del 1817, che fu completamente rivista, con spostamenti, anche significativi, tra un atto e l’altro, ma non sappiamo se con risultati artistici migliori. Nonostante le incertezze su tutti i fronti, il 26 Marzo 1809 ci fu una riunione collegiale dove Spontini, De Jouy, Esmenard, gli artisti e i capi servizio Martin Joseph Adrién, con cui Spontini ebbe il notissimo scontro, Lasuze, Persuis, Gardel cercarono di definire nel dettaglio la messa in scena dell’ope- ra, ma si lasciarono con le idee più confuse di prima. Il 17 Giugno 1809, Spontini consegnò ai copisti i primi due atti dell’opera, possiamo immaginare, stando alle polemiche sui ritardi esternate dai diversi protagonisti il 5 Luglio, in particolare Lefévre, che solo dopo l’anniversario della presa della Bastiglia fu consegnato dal Musicista anche il terzo atto. Non mancarono le polemiche, i responsabili del canto Adrien, Lasuze e Persuis richiamarono Spontini a definire le parti per i cantanti, accantonando ripensamenti e nuove soluzioni, in parte era interessato anche Pierre Gabriel Gardel per le sue numerose ed importanti coreografie del ballo. Il ritardo dei copisti metteva anche in imbarazzo Degotti e i suoi collaboratori, chiamati a preparare le straordinarie scene che avrebbero dovuto ricreare in forma realistica, per quanto possibile, l’ambiente messicano visto dai conquistatori. Come era avvenuto per La Vestale, tutti i protagonisti avanzarono delle lamentele che furono ufficializzate dal Direttore Picard al Conte Auguste Laurent de Rémusat, Soprintendente dei Teatri di Parigi. Incredibile a dirsi, in Ottobre, ad un mese dal debutto, ci fu una presa di posizione dei Maestri di canto dell’Opéra. Adrien, Lasuze, Persuis dichiararono che le parti per i protagonisti del canto non erano ancora definitive, Spontini continuava a modificare sia il testo, sia la musica, con tagli, aggiunte e correzioni durante le prove.

14 Lo stesso Gardel non aveva definito tutte le importanti coreografie e i passi di danza perché mancavano pagine e pagine di musica, ma Spontini riteneva indispensabili le danze, quindi anche il ballerino-coreografo dovette attendere. Sia pure non indicato in partitura, visto il suntuoso e costoso allestimento da grand opéra, con una poderosa orchestra, spettacolari decori, effetti stupefacenti, basati sullo sviluppo di una vicenda storica, l’opera di Spontini doveva esaltare la gloria di Napoleone e per ottenere ciò era necessario affidarsi ai più importanti pittori e decoratori di teatro. Leggendo una relazione del 15 Maggio 1809, del Signor Mitoire, responsabile dei magazzini des Menus – Plasirs, gli stessi che avevano ospitato le scene de La Vestale, rivolgendosi al Direttore de l’Opéra, riferiva che un pit- tore era stato inviato alla Biblioteca imperiale per effettuare delle ricerche “filologiche” per riprodurre i monumenti esistenti nel Messico nel 1519. Inoltre era stato avviato uno studio particolare finalizzato a rappresentare la forma dei costumi, delle divise, delle navi e delle armi in uso agli Spagnoli, in quell’occasione fu rintracciato anche un inedito ritratto di Carlo V, poi inserito nella scenografia. Il grande Pierre Luc Charles Ciceri, di origine italiana, dopo aver dovuto rinunciare alla carriera di tenore a seguito di un incidente, divenne uno dei più importanti pittori e decoratori di teatro francese. Partecipò anche lui all’allestimento del Cortez, in particolare fu incaricato di recarsi tutti i giorni all’orto botanico di Parigi per disegnare gli alberi e le piante che si trovavano in . L’allestimento delle scene fu realizzato dall’italiano Ignazio Degotti, dal Mathis e dal Desroches. Se i Messicani erano credibilmente portati in scena, ancora di più lo sarebbero stati gli Spagnoli che rappresentavano i Francesi delle armate napoleoniche. Sostanzialmente le grandi scene per l’ambientazione dell’opera furono quattro; infatti il terzo atto fu diviso in due parti, ottenendo due diverse ricostruzioni sceniche. La prima scena del primo atto, presentava il paesaggio del nuovo continente in riva al mare. La tenda di Fernand Cortez e la vista della flotta spagnola alla rada. La seconda scena, destinata al secondo atto, raffigurava le colline del Mexico e l’accampamento dei soldati spagnoli. La prima delle due scene riservate al terzo atto, raffigurava il tempio consacrato a Talepulchra, dio del Male. Infine, l’ultima scena dell’opera, la seconda del terzo atto, raffigurava Città del Messico con tutti i suoi templi, i palazzi e i giardini. In questa prima edizione l’opera si concludeva con un omaggio a Napoleone: Cortez appariva a cavallo, trionfante, e la rappresentazione dell’opera termi- nava con una festa generale delle due Nazioni. I costumi, veramente molto belli, furono disegnati da François Guillaume Ménageot (1774 - 1816), Direttore dell’Accademia di Francia a Roma, tra i

15 più importanti pittori francesi, con la passione di raffigurare prevalentemente le scene storiche e religiose. Sono stati conservati presso la Biblioteca Nazionale Francese otto fogli con venticinque bozzetti dei personaggi principali e secondari, di grande bellezza; accanto al personaggio è indicato il cantante cui il costume era riservato. Uno di questi fogli suscita una piccola curiosità, il primo bozzetto del primo foglio è di Montesuma (sic) ed è per il signor Duparc; ma il ruolo di Montezuma, re del Messico, fu introdotto, come ruolo e personaggio, sola- mente nella versione postnapoleonica del 1817, è probabile che il signor Duparc fosse, in questo caso, solo una comparsa e fosse stato collocato sulla scena senza partecipare all’azione, come la statua di Talepulchra. Gli abiti dei soldati spagnoli erano molto vicini alle immagini tradizionali conosciute, mentre gli abiti degli indigeni messicani erano guarniti da piume e da pendagli.

Il debutto del Fernand Cortez: 28 Novembre 1809

Dopo alcune preoccupate verifiche dell’amico Conte Auguste Laurent de Rémusat (28.04.1762 - 15.05.1823), ciambellano di Napoleone, segretario dei comandi dell’Imperatrice e Soprintendente dei quattro teatri di Parigi, Spontini fu informato sulla data della prima rappresentazione del Fernand Cortez. Al Musicista majolatese, durante l’incerta preparazione dell’opera, non mancò l’appoggio della Contessa de Rémusat, Elisabetta Gravier de Vergennes, dama d’onore dell’Imperatrice, nota scrittrice ed anche cantante per diletto delle musiche da camera di Spontini; inoltre non influì negativamente il divorzio di Stato tra Napoleone e Giuseppina che si sarebbe ufficializzato qualche giorno dopo la prima recita del Cortez, il 14 Dicembre 1809. Il 27 Novembre 1809, Gaspare Spontini, consapevole del disagio provocato nell’allestimento del Fernand Cortez, con una semplice cerimonia nel Théâtre de l’Opéra, volle ringraziare tutti i collaboratori e gli artisti con gratitudine per la pazienza e la volontà dimostrata nell’allestire, in pochi mesi, uno spettacolo così complesso e maestoso. Spontini credeva fermamente che il Fernando Cortez sarebbe divenuta l’opera simbolo dell’impero napoleonico e così fu. Si arrivò alla sera del debutto con la stessa trepida attesa che aveva caratterizzato la prima de La Vestale; infatti, era annunciata la presenza dell’Imperatore francese Napoleone, dei Re di Sassonia e di Vestfalia. Federico Augusto I di Wettin (1750 - 1827), fu il primo Re di Sassonia dal

16 1805 al 1827, alleato dello stesso Napoleone, anche se questa amicizia provocò, nel 1813, l’occupazione del Regno di Sassonia da parte dell’Impero russo. L’altro ospite illustre fu Girolamo Bonaparte (1784 - 1860), il più gio- vane fratello di Napoleone, che, certamente non per suo merito, fu Re di Vestfalia tra il 1807 e il 1813; infatti, l’8 Luglio 1807, in base al trattato di Talsit, la Prussia aveva perso la Vestfalia. Martedì 28 Novembre 1809, nel Teatro dell’Accademia Impériale della Musica, nella Sala Montansier, splendidamente addobbata, Spontini dirigeva la prima rappresentazione del Fernand Cortez alla presenza di Napoleone, di tutto l’entourage imperiale, dei Re di Sassonia, di Westfalia e della Parigi che contava. Nella successiva edizione a stampa, probabilmente dei primi mesi dell’anno 1810, l’opera apparve con il seguente annuncio: “Fernand Cortez ou la Conquète du Méxique Tragédie Lyrique en 3 Actes de MM. De Jouy et Esmenard. Mise en Musique et Dédiée à Sa Majesté La Reine Des Deux Siciles par Gaspard Spontini Maître de Chapelle du Conservatoire de , Directeur Général et Compositeur de la Musique du Théâtre de S. M. Impératrice et Reine, pour l’Opéra Italien (Seria - Buffa). Représentée pour la première fois sur le Théâtre de l’Acadèmie Impériale de Musique le 28 Novembre 1809”. Il colpo d’occhio fu straordinario, gli scenari, i costumi, le ambientazioni, la carica dei diciassette cavalli del Cirque Franconi e la buona musica, fecero passare in secondo piano la fretta di un allestimento dettato da esigenze politiche contingenti. Nel primo atto Antonio Franconi, con i figli Laurent ed Henri, con un’altra dozzina di cavallerizzi del Circo Franconi, vestiti da soldati spagnoli, fecero un vero e proprio numero da circo attraversando il palcoscenico al galoppo e manovrando il reparto a cavallo sulla scena. Il corpo di canto era costituito dai componenti, oramai in gran parte artisti spontiniani, dell’Academie Imperiale de Musique: “Fernand Cortez, général des Espagnols, Monsieur Etienne Lainez (Lainé); Telasco, Cacique des Ottomis, frére d’Amazily, neveu de Montézuma, roi du Maexique, Monsieur François Laïs (Lays); Alvar, frére de Fernand Cortez, Monsieur Laforêt. Le Grand Prêtre des Mexicains, Monsieur Henri Étienne Dérivis; Moralez(s), ami et confident de Fernand Cortez, Monsieur Jean Honoré Bertin; Deux Officiers espagnols, Monsieurs Louis Nourrit et Albert (prigionieri dei Messicani); Un officier mexicain, Monsieur Martin. Soldats et Marins espagnols. Prêtres, Devins, Magiciens, Jongleurs, Peuple et Soldats mexicains. Suite de Telasco et des Caciques envoyés à Cortez par Montézuma. Amazily, princesse Mexicaine, Madame Caroline Alexandrine Branchu. Suivantes principales d’Amazily, Madames Lacombe et Reine.

17 Coryphées, Monsieurs Martin, Picard”. Il ballo, il divertissements, fondamentale per questo genere che considerava indispensabile ed elemento insostituibile dell’opera le specifiche musiche coreografiche appositamente inserite da Spontini, furono realizzate da Pierre Gabriel Gardel per i Signori: Milon, Goyon, Branchu, Mézard, Elie Anatole, Vestris e Beauprés; le ballerine furono: Clotilde, Gardel, Saulnier, Amalie, Fannie, Masrelié giovane, Rivière, Chevigny e la bellissima e magica Bigottini. Con il termine oramai desueto di cacico, accostato a Telasco, si intendeva indicare il titolo di capo degli indigeni dell’America centrale. Lo stesso Telasco è indicato come nipote di Montezuma, re del Messico, ma il ruolo di Montezuma non appare nella prima edizione, mentre tra le indicazioni dei bozzetti appare un costume di Montezuma e l’indicazione dell’attore cui era destinato. Fin dal primo Fernand Cortez i cori, le masse, sia messicani, sia spagnoli, ebbero un grandissimo rilievo musicale e scenografico. Come era già stato apprezzato per La Vestale, e lo sarà poi anche per l’Agnes von Hohenstaufen, Spontini aveva ripetuto nel Cortez l’uso di una banda in scena, musicisti rivestiti con i costumi dei personaggi, ottenendo un grande effetto: “Egli senza che ci fosse stato altro esempio condusse sulla scena la banda militare”. Come fu scritto nella seconda metà dell’Ottocento da uno storico majolatese: “Gaspare Spontini che di tanto allargò i confini del dramma musicale, che oltre la danza condusse sul palco scenico la banda, fu egli il vero fondatore della nuova scuola da cui sorsero i più chiari luminari dell’età moderna”. Il successo fu grandioso, la musica fu apprezzata insieme all’allestimento che dovette risultare veramente stupefacente se molti giornali, come il “Giornale di Parigi”, riportarono diverse osservazioni favorevoli sulle scene: “Ma quello che assicura al lavoro un successo brillante, è una carica di cavalleria che i signori Franconi eseguono con una abilità meravigliosa”. Ad Amazily fu riconosciuta la stessa passionalità di Giulia, indipendente mente dalla comune interprete: Carolina Branchu. L’esecuzione del Fernand Cortez fu un magnifico gioco di timbri e di effetti fonici, i balli offrivano un respiro tra gli accadimenti drammatici, l’orchestra assumeva un ruolo da protagonista, così come le masse corali: era il grand opéra, la forma più alta dello stile dell’Académie Imperiale de Musique. Gaspare Spontini, con il Fernand Cortez, aveva dato alla Francia e al mondo un modello insuperato e grandioso di grand opéra. La musica di Spontini era solenne, non era diretta, ma comandata dal Maestro Gaspare Spontini. Molti estimatori di Spontini paragonarono questa composizione lirica alle sculture di Canova, creando poi quel luogo comune che spesso dobbiamo

18 registrare a proposito della paternità del medaglione posto sulla tomba di Spontini in San Giovanni di Majolati. Un discorso a parte, strettamente musicale, meriterebbe la nuova capacità di comporre dimostrata da Gaspare Spontini; la successiva analisi di Riccardo Wagner diede il giusto significato alle parole di Spontini: “Dopo La Vestale non è stata scritta una nota che non sia rubata dalle mie partiture”. Wagner, a proposito della Musica di Spontini, parlò del “prolungamento della sesta”, delle appoggiature, delle dissonananze, di brani d’assieme ed interi episodi costruiti sopra un inciso o una breve frase. (1803 – 1869), sincero amico ed estimatore di Gaspare Spontini a proposito del Cortez scrisse: “Confesso che non avrei mai potuto udire quella progressione palpitante d’armonie sinistre, troncate da sorde e violente battute senza essere commosso fino al dolore, sino allo sbalordimen- to. Il finale del primo atto del Cortez è di questa tempra. Il successo dell’ope- ra fu veramente trionfale e fin d’allora potè dir lo Spontini parlando della Francia: - Cette terre est a moi, je ne la quitte plus – usando le parole del Cortez. Spontini è un genio, non solo per la creazione dell’opera, ma per i nuovi mezzi che introdusse nel teatro. Egli prima di ogni altro usò moderna- mente e con ingegno tromboni, trombe, cornette uniti ai bassi a corda; unì tal- volta anche la grancassa e, forse senza avere esempi dinanzi, condusse sulla scena la banda: cose di cui in seguito tanto abuso si è fatto e si fa”.

La dedica del Cortez alla Regina delle Due Sicilie

“Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique. Tragédie Lyrique en 3 Actes de MM. De Jouy et Esmenard. Mise en Musique et Dédiée à Sa Majesté La Reine Des Deux Siciles par Gaspard Spontini Maître de Chapelle du Conservatoire de Naples”. Ora questa dedica deve essere meglio precisata anche per chiarire alcuni refusi sulla Regina delle Due Sicilie beneficiata dalla dedica che, di volta in volta, appaiono in qualche commento. Spontini non ebbe nostalgia per i suoi anni giovanili trascorsi a Napoli e Palermo, in realtà questa dedica era ancora una volta un omaggio, anche se indiretto, ma più raffinato, a Napoleon Bonaparte. L’opera era dedicata a Sua Maestà la Regina delle Due Sicilie, in realtà era un omaggio al committente, all’Imperatore, una forma, neanche tanto velata, di captatio benevolentiae, che avrebbe assicurato a Gaspare Spontini il man- tenimento della posizione di prestigio e di primato appena raggiunta attraver- so: l’amicizia dimostrata dall’Imperatrice Giuseppina, anche se poco dopo sarebbe stato annunciato il divorzio; i favori ottenuti dall’entourage; l’affer- mazione artistica sancita con lo straordinario successo de La Vestale.

19 L’appoggio dei potenti era indispensabile, Spontini capì presto che la bene- volenza dell’Imperatore poteva assicurare il favorevole destino di ogni sud- dito, per questo rispettò sempre la gerarchia per ottenere quella posizione che forse la sola musica non permetteva di raggiungere. A questo scopo Spontini dedicò l’opera Fernand Cortez alla Regina delle Due Sicilie, però questa dedica necessita di una qualche precisazione. Per chiarire alcune incertezze biografiche, c’è da dire che la dedica del Fernand Cortez fu per Carolina, ma non per Maria Carolina, Arciduchessa d’Austria e Regina delle Due Sicilie, ma per Caroline Bonaparte, sorella minore dell’Imperatore Napoleone e consorte del generale francese , amico e aiutante di campo di Napoleone, anche Lei però Regina delle Due Sicilie. In realtà anche la bella e capace regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone (1751 – 1816), avrebbe meritato una dedica da parte di Gaspare Spontini, molto più di Caroline Bonaparte, ma i Borboni di Napoli e i Napoleonidi erano acerrimi nemici. Infatti, la regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena, viennese, aveva sposato, nel 1768, Ferdinando I di Borbone (Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia), futuro re delle Due Sicilie. Maria Carolina fu definita: massonica, capace, progressista ed illuminata, ma dopo la decapitazione della regina francese Maria Antonietta, sua sorella, cambiò atteggiamento e scoraggiò con durezza ogni idea rivoluzionaria. La regina Maria Carolina d’Asburgo fu una raffinata appassionata di musica, a Napoli curava una magnifica e ricca collezione di partiture, con molti auto- grafi, che, in seguito, nel 1795, fu collocata nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro alla Majella. Dal 1793 Spontini era residente a Napoli, prima allievo del Conservatorio della Pietà dei Turchini, poi, tra il 1796 e il 1802, il Majolatese ebbe modo di rappresentare nel Regno delle Due Sicilie, in particolare a Napoli e a Palermo, gran parte della sua ricca produzione giovanile ed italiana. Pertanto conobbe ed apprezzò la regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena e a lei, più che all’altra Carolina, avrebbe dovuto dedicare un’opera della maturità. Spontini visse in pieno queste vicende così drammatiche del Regno delle Due Sicilie. I Napoletani, con Napoleone in Egitto, sostenuti anche dalla flotta di Horatio Nelson, avevano avviato un’azione contro la Repubblica Romana, ma questo provocò la reazione francese che il 14 Dicembre 1798 mise in gravissima difficoltà l’esercito napoletano. Ferdinando di Borbone, spaventato dalla sommossa del 21 Dicembre 1798, cercò di scappare da Napoli per Palermo con la nave the Vanguard di Nelson. Su quella nave c’erano i tesori della Corona, la cassa del Regno, le reliquie di San Gennaro ed anche Gaspare

20 Spontini. Ferdinando IV, la Regina Maria Carolina, la famiglia reale, con il tesoro della corona, i personaggi più in vista, lo stesso Gaspare Spontini condivisero sul vascello the Vanguard dell’ammiraglio Horatio Nelson la paura per una grande tempesta mentre cercavano di rifugiarsi nel porto di Palermo. Nel Giugno 1799, il Cardinale Fabrizio Dionigi Ruffo concluse l’esistenza della Repubblica Partenopea e la Regina Maria Carolina, con l’appoggio degli Inglesi, poté riprendere, per poco più di un lustro, l’esercizio del potere. Nel 1806, la capace regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena subì un secondo allontanamento; infatti, a Napoli, si insediò Giuseppe Bonaparte. La Regina Maria Carolina tornò a Palermo prima di intraprendere l’ultimo viaggio per Vienna. Nel 1808, Napoli vide un altro avvicendamento, questa volta tutto francese e napoleonico. Giacchino Murat, personaggio e grande combattente napoleonico, era stato nominato generale di divisione dallo stesso Napoleon per la fedeltà e per i successi militari ottenuti. Nel 1800 per suggellare questa amicizia lo stesso Napoleone volle che sua sorella Carolina sposasse Joachim. Dopo questo matrimonio il generale ottenne altri riconoscimenti fu, infatti, nominato governatore di Parigi, poi Maresciallo di Francia e principe dell’Impero. Partecipò alla campagna di Spagna e nel 1808, a Baiona, sconfisse Carlo IV di Borbone. A Napoli, da due anni, regnava Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, che in seguito alla resa di Carlo IV di Borbone, fu nominato, nel 1808, Re di Spagna. Essendo vacante il Regno di Napoli, Napoleone nominò Re delle Due Sicilie proprio Joachim Murat, suo cognato, marito di Carolina. Quindi Maria Annunziata Carolina Bonaparte, moglie di Joachim Murat e sorella di Napoleone, divenne la Reine des Deux Siciles e, giocando sugli studi condotti da Spontini nel Conservatorio di Napoli, fu la destinataria della dedica che lo stesso Spontini offrì a Lei, anche se in realtà era offerta allo stesso Napoleone. Carolina Bonaparte regnò a Napoli dal 1808 al 1814, favorendo le arti e gli scavi a Pompei. Tra i vari titoli onorifici ebbe anche quello di contessa di Lipona, che in realtà è l’anagramma di Napoli. Chiarita la confusione che spesso ha suscitato la dedica, anche per l’omoni- mia delle regine e per il serrato avvicendarsi di personaggi diversi, possiamo tornare alle vicende musicali dell’opera.

Maria Carolina d’Asburgo Lorena, Arciduchessa d’Austria, Regina delle due Sicilie (Vienna 13.08.1752 – Vienna 08.09.1814). Maria Carolina conobbe Gaspare Spontini per i suoi numerosi lavori teatrali. Nel 1799, insieme, raggiunsero Palermo, in seguito

21 all’occupazione francese di Napoli e alla Repubblica parteno- pea. La fuga di Ferdinando IV in Sicilia consolidò ulteriormente il rapido successo spontiniano. Spontini approfittò della rinuncia di Domenico Cimarosa e seguì il Re di Napoli che scappava impressionato dalla rivolta popolare del 31 Dicembre 1798. Durante questo viaggio “all’ingresso del faro una tempesta furiosissima levatasi di repente fu ad un punto di sommergere la nave che il portava o romperla contro le opposte rupi”. Infatti, sulla nave di Nelson, il figlio più piccolo dei reali morì per lo spavento e questo fatto sembra concordare con il racconto di Spontini sulla terribi- le traversata, quando concepì molte musiche de La Vestale e in particolare la mar- cia funebre.

Caroline Bonaparte, Regina delle Due Sicilie (Ajaccio 25.03.1782 - Firenze 18.05.1839) fu Grand Duchessa di Berg e di Clèves e successivamente, tra il 1808 e il 1814, fu regina di Napoli; aveva assunto anche il titolo di Comtesse de Lipona, anagramma di Napoli. La Regina Caroline Bonaparte era la sorella più giovane di Napoléon e fu la sposa di Joachim Murat.

Fernand Cortez ritirato in Francia, ma diffuso in Europa

Il Fernand Cortez piacque e sembrava che si dovesse ripetere il miracolo de La Vestale, invece Napoleone, o la sua propaganda, non fu del tutto soddisfatto del messaggio politico che aveva suscitato e quindi lo stesso Imperatore ne decise la sospensione. Infatti, Napoleone ebbe la sensazione che il risultato dell’opera fosse stato opposto ai suoi desideri, ad ogni recita si registrava una grande partecipazione di pubblico che ammirava la fierezza e il coraggio degli Spagnoli e questo sosteneva la guerriglia in corso contro i Francesi nella penisola iberica. L’opera, seppur bella e ricca di pagine musicali di grandissimo rilievo, non si allineava alla cronaca militare del tempo, gli Spagnoli resistevano alle armate napoleoniche e lo spettacolo non raggiungeva lo scopo politico prefissato. Nel 1812, Napoleone fu costretto a ritirare dalla Spagna le truppe migliori per inviarle in Russia, questa situazione, insieme alla guerriglia e al sostegno inglese dato agli Spagnoli provocarono il tracollo francese nella penisola iberica. Pertanto anche il Fernand Cortez seguì la sorte dell’esercito francese in Spagna e della prima edizione dell’opera furono date solamente ventitré recite. Raoul Rochette a questo proposito scrisse: “l’ouvrage, qui avait été com- mandé par l’empereur, fut donc suspendu par lui: et ce fut une chose bien digne de remarque, qu’un ouvrage de génie qui ne peut accomplir tout son succès, précisément parce qu’il en avait toutes les conditions”. Probabilmente lo scambio dei ruoli, tra Francesi, Spagnoli e Messicani, non fu compreso da tutti, o almeno Napoleone immaginò.

22 Effettivamente l’opera, su un piano psicologico e politico, non raggiunse gli scopi prefissati; i Francesi che parteciparono alle varie recite del Cortez simpatizzarono con i soldati di Cortez, li ammiravano, ma nei primi anni del XIX secolo i discendenti degli spagnoli conquistatori del Messico erano in guerra contro l’occupante Napoleone. Politicamente bisognava reagire e così l’incresciosa situazione fu risolta di netto: il Fernand Cortez fu eliminato dal repertorio dell’Accademia Imperiale di Musica. Eppure il Fernand Cortez aveva raggiunto l’obiettivo che Napoleone aveva commissionato a Spontini, cioè l’esaltazione della patria, insieme alla celebrazione dell’Impero, alle scene marziali e militaresche, quasi un monumento tutto condito da una messa in scena spettacolare. Non sempre i documenti sono univoci nel trasmetterci le informazioni, però possiamo dire con sicurezza che: Lainez, si era ritirato il primo Gennaio 1812 dall’Accademia Imperiale di Musica; nel 1813, La Vestale non era eseguita, mentre il Fernand Cortez era ancora nel repertorio. Nella tarda primavera del 1814 La Vestale fu più volte rappresentata a vantaggio dei sovrani, russo e prussiano, occupanti Parigi.

Giuseppe Siboni è Ferdinand Cortez a Vienna

L’opera, nonostante il divieto napoleonico, si diffuse rapidamente nei teatri europei. Nel 1812 era annunciata la prima rappresentazione del Ferdinand Cortez a Vienna. Il Giornale del Dipartimento del Reno pubblicava che a Vienna si era in attesa della messa in scena del Ferdinand Cortez di Gaspare Spontini tradotto dal Sig. Castelli. Un altro giornale viennese così annotava: “Il Ferdinand Cortez di Spontini è, si dica quel che si vuole, un lavoro grande, magnifico, che io devo preferire persino a La Vestale, per quanto il pubblico di Parigi e i suoi cronisti siano di tutt’altro parere. Vogliamo attendere quello che lo giudicheranno i Tedeschi intenditori”. Al Teatro dell’Opera di Vienna dove il grande aveva interpretato con straordinario successo il ruolo di Licinio, il 26 Maggio 1812, giunse il Ferdinand Cortez, nella traduzione in tedesco di I. F. Castelli. Immaginiamo che l’arrivo a Vienna del Cortez sia avvenuto anche per meri- to di Giuseppe Siboni; infatti, il tenore legò gran parte della sua carriera al favorevole esito de La Vestale e del Ferdinand Cortez. Giuseppe Vincenzo Antonio Siboni, tenore, era nato a Forlì il 27 Gennaio 1780, debuttò nel 1797 a Rimini e subito dopo iniziò una fortunata carriera che lo portò nei maggiori teatri italiani e stranieri, tra questi: Bologna, Genova, Milano (Teatro alla Scala), Praga, Vienna, Londra, Parigi, Pietroburgo, Copenhagen. Il più gran- de successo in carriera Giuseppe Vincenzo Antonio Siboni lo ottenne con La

23 Vestale di Gaspare Spontini, in cui interpretò il ruolo di Licinio. Pochi anni dopo replicava lo stesso successo anche con il Ferdinand Cortez e probabil- mente con altre pagine spontiniane. Siboni fu nominato virtuoso di camera alla corte di Roma nel 1816 e primo cantante dei teatri di Vienna e Londra. Nel 1819 fu ascoltato a Napoli dal futuro re Cristiano VIII che lo invitò in Danimarca. A Copenhagen rimase attivo come insegnante di canto all’Opera e direttore della Scuola di Canto. Giuseppe Siboni fondò l’Accademia Reale di musica a Copenaghen. Siboni fu molto generoso, aiutò molti giovani in difficoltà economica, tra questi lo scrittore danese che studiò danza, canto e riuscì a frequentare l’università grazie alla genero sa protezione del musicista e cantante italiano. Siboni ebbe grandissima influenza sulla successiva vita musicale danese, tanto che nel 1827 fondò il Conservatorio di Copenhagen, città dove scomparve il 28 Marzo 1839. Gli interpreti del Ferdinand Cortez presentato a Vienna il 26 Maggio 1812 furono: Ferdinand Cortez, Siboni; Alvaro, Mohrhardt; Morales, Zeltner; Telasco, Vogl; il Gran Sacerdote dei Messicani, Weinmüller; Amazilly, signo- rina A. M. Sessi; due ufficiali spagnoli prigionieri dei messicani, Saal e Frühwald. Le scene, particolarmente apprezzate dal pubblico, molto raffinato, furono dipinte da Melchior, Arrigoni e Scharhan; i costumi originali furono disegnati da Stubenrauch. Le recite furono numerose e registrarono sempre una grande affluenza dal Maggio 1812 al Marzo 1814, periodo in cui questa prima edizione fu proposta al pubblico viennese. Disponendo del calendario riportiamo le date delle recite del Ferdinand Cortez: Maggio 1812, giorni: 26, 27, 30. Giugno 1812, giorni: 1, 6, 11, 13, 18, 24, 26. Luglio 1812, gior- ni: 1, 6, 10. Ferie. Ottobre 1812, giorni: 17, 20, 24. Novembre 1812, giorni: 9 e 21. Febbraio 1813, giorni: 11, 13, 18. Marzo 1813, giorni: 24. Aprile 1813, giorni: 3 e 30. Maggio 1813, giorni: 10. Luglio 1813, giorni: 8, 13, 24. Ferie. Settembre 1813, giorni: 25. Ottobre 1813, giorni: 2 e 21. Dicembre 1813, giorni: 14 e 19. Gennaio 1814, giorni: 1 e 16. Febbraio 1814, giorni: 5 e 27. Marzo 1814, giorni: 7, (annullato il 12 Marzo), 31. Anche nell’edizio- ne viennese del Maggio 1812 l’inno dei prigionieri spagnoli fu accompagna- to da una banda in scena ottenendo un consenso fragoroso ed entusiastico. A Berlino l’opera fu presentata, limitatamente ad alcune arie, il 22 Aprile 1812, mentre nella versione integrale, anche per ragioni di opportunità politica, fu rappresentata solo nel 1814 sia a Dresda, sia a Berlino, al Teatro Reale, il 15 Ottobre 1814.

Lo Zar e il Re di Prussia incontrano Gaspare Spontini

Il 26 Ottobre 1814, sia il Barone prussiano Federico Giovanni di Drieberg, anche lui musicista, sia l’amico Guillot, annunciarono a Gaspare Spontini il

24 grandissimo successo ottenuto dal Ferdinand Cortez a Berlino qualche giorno prima, il 15 Ottobre 1814, condiviso anche in una serie di articoli apparsi sulla stampa tedesca. La caduta di Napoleone aveva permesso di superare la censura e di ripropor re due capolavori spontiniani. Gli accadimenti che favorirono questa ripresa furono determinati dalla con tingenza bellica. Nel Febbraio 1814 ci fu un accordo segreto tra Federico Guglielmo III di Prussia ed Alessandro I zar di Russia, se Napoleone fosse stato sconfitto anche con l’aiuto dell’esercito prussiano composto da ottantamila elementi, Alessandro I zar di Russia avrebbe assicurato l’integrità territoriale della Prussia, riportando i confini al 1806. Il 9 Marzo 1814 Napoleone fu sconfitto a Laon dall’esercito prussiano, dopo una successiva vittoria austriaca sui Francesi, alla fine di Marzo, Parigi era stata conquistata ed occupata dalla coalizione antinapoleonica. Lo stesso Telleyrand, veramente sorprendenti i suoi continui cambi di casac- ca, aveva abbandonato l’Imperatore e scoraggiò una trattativa di pace della Coalizione direttamente con Napoleone. L’Imperatore avrebbe abdicato in favore del figlio e dell’Imperatrice, ma Telleyrand suggerì invece allo zar Alessandro I di Russia il richiamo dei Borboni alla guida della Francia. Il 6 Aprile, il Senato proclamò il ritorno di Luigi di Borbone, Conte di Provenza, fratello del defunto Luigi XVI e futuro Luigi XVIII Re di Francia. Il 5 Maggio 1814, Luigi XVIII fece il suo ingresso a Parigi e l’Opéra riprese l’antica denominazione di Académie Royale de Musique e il Conte de Pradel fu nominato Soprintendente e Louis François Picard Direttore. L’8 Novembre 1814, Luigi XVIII e l’intera corte, ebbero modo di apprezzare La Vestale di Gaspare Spontini partecipando ad una serata speciale organizzata per i reali all’Accademia Reale di Musica. A testimonianza dei grandi mutamenti in corso, è da ricordare che il 29 Maggio 1814 veniva meno un altro elemento influente della grandezza napoleonica e sincera amica di Gaspare Spontini; infatti, nel castello di Malmaison scomparve Giuseppina Beauharnais, anche se poi la sua discendenza ritornerà con Napoleone III e nella maggior parte delle case regnanti europee. In questo momento così drammatico per Napoleone, con il tradimento di Telleyrand, di Fouché e di molti generali, il 31 Marzo 1814 le truppe del Re di Prussia e dello Zar di Russia entravano a Parigi e l’occupavano. Per i vincitori fu allestito anche un programma d’intrattenimento all’Opéra, già per il 1 Aprile 1814 era stata programmata l’opera Il Trionfo di Traiano de Le Sueur e Persuis, ma lo Zar e il Re di Prussia chiesero che fosse rappresentata La Vestale, del resto la compagnia di canto dell’Opéra era stabile e l’opera era in repertorio.

25 Questa richiesta diede nuova gioia e vigore al Musicista majolatese che omaggiò con una rispettosa visita i due sovrani presenti a Parigi per il trattato di pace. Pertanto si comprende quanto abbia influito la permanenza di Federico Guglielmo III di Prussia a Parigi nei futuri rapporti di stima ed amicizia con Gaspare Spontini. Il soggiorno si prolungò dal 31 Marzo al mese di Giugno 1814. In questo periodo il Re di Prussia chiese di partecipare a diverse recite de La Vestale e del Fernand Cortez di Gaspare Spontini. Federico Guglielmo III già conosceva La Vestale; infatti, era stata rappresentata più volte a Berlino, ma non conosceva ancora il Fernand Cortez. Fu felicemente impressionato da questa nuova opera e non appena rientrato a Berlino diede disposizioni affinché fosse subito rappresentata al Teatro di Stato di Berlino e così il Re prussiano, il 15 Ottobre 1814, partecipò ad una nuova ripresa del Ferdinand Cortez, opera che fu data per parecchie sere. Quindi se vogliamo non si riesce ad individuare una vera e propria cesura tra il primo e il secondo Cortez, visto che nel 1814, sia a Parigi, sia a Berlino, l’opera fu data con una certa regolarità e a beneficio della classe dominante. A Federico Guglielmo III piaceva l’arte di Spontini, lo riteneva il Maestro Direttore adatto a migliorare la Musica a Berlino e in Prussia, sia organizzan- do un Conservatorio musicale, sia rilanciando il Teatro d’Opera Reale. Federico Guglielmo III ritornò a Parigi, per la seconda volta, nel Luglio 1815 e qui si incontrò più volte con Gaspare Spontini. Il Musicista non si fece trovare impreparato ed offrì al Re prussiano una mar- cia militare e lo stesso Re lo sollecitò a scrivere brani marziali per la Guardia prussiana. Così il 22 Dicembre 1815, Gaspare Spontini spediva, attraverso il Conte Karl von Brühl, Intendente reale agli spettacoli, altri brani per banda militare al Re di Prussia. La Restaurazione aveva ridotto di molto l’appannaggio e in questo momento l’incarico di Compositore Drammatico del Re affidato a Spontini produceva un reddito modesto se paragonato ai guadagni successivi a La Vestale e al Cortez, solamente duemila Franchi all’anno. Ancora non sicuro del trasferimento a Berlino, cercando, come un qualsiasi libero professionista, altre opportunità, nel 1817 Spontini rispolverò il titolo di Maestro di Cappella del Re delle Due Sicilie riallacciando un rapporto con Ferdinando I. La scomparsa di Napoleone portò Spontini a cercare nuovi incarichi, certamente non poteva illudersi di ritrovare a Napoli i benefici goduti nella Parigi napoleonica, ma se fossero fallite le trattative con Federico Guglielmo III sarebbe stato necessario riconsiderare la sua carriera in Italia. Per la fortuna di Spontini, nel 1817, Federico Guglielmo III ritornò per la terza volta a Parigi.

26 Tra le curiosità, a dimostrazione della gestione quasi militare dell’allestimento del Fernand Cortez, Alexandre Etienne Choron (1772 – 1834), Direttore de l’Opéra, aveva creato una specie di guardia militare del teatro per gestire le comparse, utilizzando ex soldati napoleonici; a capo di questo piccolo gruppo fu posto Jean Baptiste Petot che aveva il compito di organizzare i movimenti delle comparse, questo servizio fu utile specialmente nelle recite del Fernand Cortez che impiegava grandi masse.

La ripresa del Fernand Cortez: 26 Maggio 1817

Alcuni sostennero che il successo de La Vestale e del Fernand Cortez furono trionfi temporanei, dovuti all’esaltazione dell’Impero napoleonico, imitato anche nella strumentazione spontiniana, quindi il minore interesse, registrato successivamente, lo si doveva alla caduta dell’Impero e all’azione della Restaurazione. In realtà Spontini era pronto ad una nuova edizione del Fernand Cortez. A ben vedere non c’era stata una vera interruzione tra il primo e secondo Cortez, le recite, sia in Francia, sia nel resto d’Europa, si erano susseguite con una certa regolarità. Con la caduta di Napoleone già si tentò una qualche modifica del Fernand Cortez, con una semplificazione delle scene che non dovevano più obbedire all’esaltazione della figura dell’Imperatore. Al pensionamento di Alexandre Etienne Choron dall’incarico di Direttore de l’Opéra, subentrò Luis Luc Loiseau de Pérsuis che intendeva rilanciare il più importante teatro lirico con grandi spettacoli. Per questo motivo Pérsuis offrì a Spontini l’opportunità di riproporre, con una grande messa in scena, il Fernand Cortez. Succedendo a Choron, Pérsuis intendeva rilanciare l’attività dell’Opéra con opere che, anche negli allestimenti, ricordassero i fasti delle opere ballo che avevano caratterizzato il primo Impero. L’opera Fernand Cortez, concepita in forma grandiosa, da questo punto di vista era perfetta e così sarebbe dovuta essere riproposta. Pertanto la volontà di questa ripresa fu del nuovo Direttore dell’Opéra Pérsuis che si rivolse a Spontini suggerendo anche qualche modifica per sfumare sull’allusione dell’immagine di Napoleone. Oltre a questa offerta, ci fu l’attenzione riservata a quest’opera dai governanti europei vincitori di Napoleone, non mancò il ricordo della fretta con cui fu allestita la prima edizione, si avvertiva la mancanza di nuovi libretti e di importanti committenze, tutte queste circostanze portarono Gaspare Spontini a rivedere il Fernand Cortez.

27 Con la Restaurazione il Fernand Cortez tornò alla Accademia Reale di Musica, però con delle novità. Come abbiamo visto, nel 1809, durante i nove mesi di prove, Gaspare Spontini si era inimicato un po’ tutti, i copisti si lamentavano e i cantanti, ad ogni prova, ricevevano delle parti diverse. In questa prima revisione, i cambiamenti dell’opera furono radicali, ma gestiti con più ponderazione. Scomparso Joseph Alphonse Esmenard, Spontini si rivolse all’altro autore, Étienne De Jouy per rivedere il testo del Fernand Cortez, anche perché non esistevano più vincoli politici e quindi l’ispirazione era maggiormente libera. Pur mantenendo l’opera all’interno dell’impianto su tre atti, in questo secon- do allestimento ci furono dei sostanziali cambiamenti. Furono soppressi una decina di pezzi, altri ne furono aggiunti, ma anche l’ordine delle parti mantenute fu modificato. Gran parte del terzo atto diventò il primo insieme a due brani prima presenti nel secondo atto; il primo atto diventò il secondo e parte del secondo atto divenne il terzo; oltre a questo ci furono degli aggiustamenti sia nel testo, sia nella parte musicale, con aggiunte e tagli. Insieme alla musica ci furono cambiamenti anche nel libretto. Altra novità importante fu l’introduzione, nel testo poetico, di Montezuma, re del Messico, anche se nella prima edizione, in qualche modo, era presente sulla scena. Montezuma non fu disegnato come un barbaro, ma apparve come un re umano e conciliante; a lui furono assegnate alcune frasi precedentemente indicate per Telasco. Talepulchra, Dio del Male, ebbe, in entrambe le edizioni, un posto di primissimo piano sulle scene. Il personaggio di Amazily fu meglio disegnato. La principessa messicana conservava la passione per Fernand Cortez, ma contemporaneamente dimostrava amore per la sua terra, per il suo popolo, manifestava, insomma, i sentimenti di leale fedeltà per la sua patria. Nel libretto del 1817 dell’opera Fernand Cortez, Gaspare Spontini fece inserire un “Avvertimento: Il successo che questo lavoro ha ottenuto nella sua novità e lo spazio di tempo che è passato fino a questa ripresa, hanno deter- minato gli Autori a farvi notevoli cambiamenti che sono stati loro suggeriti nel corso delle rappresentazioni da una critica illuminata e benevola. Forse troppo legati alla verità storica, avevamo mostrato in Amazily solamente l’innamorata del conquistatore del Messico; una giovinetta a cui l’amore aveva spento il sentimento della patria; diviso ora tra queste due passioni che si combattono senza sopraffarsi; questo nuovo personaggio meno storico è diventato più conforme ai costumi del teatro. Riportando al primo atto i preparativi per i sacrifici dei prigionieri spagnoli, ripristinando il personaggio del re Montezuma, che si era rimasti sorpresi di non trovare in un dramma

28 lirico, il cui soggetto è la conquista del Messico, gli Autori si sono concordemente adeguati all’opinione più generale che aveva suggerito questi cambiamenti”. Il libretto del nuovo Cortez si apre con il tempio del Dio del Male dove nei sotterranei sono rinchiusi i prigionieri spagnoli. Il Gran Sacerdote ordina il trasferimento dei prigionieri nel tempio per il sacrificio, ma Telasco e Montezuma avendo come ostaggio Alvaro, fratello di Cortez, sospendono l’esecuzione. Amazily chiede che sia risparmiato Alvaro, altrimenti la vendetta di Cortez sarebbe stata terribile. Tra Telasco e la sorella Amazily c’è un aspro dialogo, nel quale Telasco rimprovera la sorella, ma Amazily difende Cortez. Un ufficiale messicano annuncia a Montezuma, ai sacerdoti, ai soldati indigeni e al popolo messicano l’avanzata di Cortez, oramai prossimo al lago che circonda la città. Amazily convince Montezuma a sospendere il sacrificio e di tentare una mediazione che la ragazza stessa avrebbe condotto, ma i soldati messicani giurano di vincere o di sacrificarsi fino alla morte per la propria nazione. Il secondo atto si apre con la scena dell’accampamento spagnolo. L’esercito spagnolo è stanco e vuole abbandonare l’impresa per ritornare in Spagna anche perché ha ricevuto molto oro dai Messicani da spendere in patria. Cortez si confida con Moralez, mentre tra i soldati ci sono scene di ammutinamento. Giunge Amazily che informa Cortez che il fratello Alvaro è ancora vivo, ma i sacerdoti per cambiare il corso degli eventi militari ritengono necessario il sacrificio degli Spagnoli. Intanto il popolo messicano, guidato da Telasco, avanza verso l’accampa- mento spagnolo. Telasco assicura la salvezza di Alvaro e una ricompensa in oro, a patto che gli Spagnoli si ritirino. Le donne messicane iniziano delle danze seducenti per irretire i soldati spagnoli. Cortez è irremovibile, ordina ai soldati di arrestare Telasco, inoltre tra fiamme, scoppi e strepiti fa affondare la flotta spagnola, in questo modo i sol- dati non hanno più scelta: o la vittoria o la morte. I Messicani impauriti si allontanano, mentre Cortez ordina la carica e l’avanzata. Il terzo atto si apre con la marcia e un coro di guerra dei soldati spagnoli cui segue un canto melanconico di Telasco. Amazily annuncia che Montezuma ha liberato Alvaro e così Cortez concede la libertà a Telasco. Cortez e Amazily pensano al loro matrimonio, ma giunge Moralez che informa del comportamento del popolo messicano che chiede un’altra vittima per il sacrificio. Amazily è disposta a prendere il posto di Alvaro e ad offrirsi per il sacrificio umano. Cambiamento di scena. Nel palazzo reale Montezuma decide di bruciare la

29 città che non è più difendibile e libera i prigionieri. Alvaro dichiara che avrebbe protetto Montezuma, mentre Telasco entra nella sala afflitto e senza speranza. Fernando Cortez entra in città a cavallo circondato dai suoi soldati vincitori, porta la pace e l’amicizia tra i due popoli. Insieme all’organizzazione dell’opera cambiò anche il gruppo dei cantanti; ci fu un rinnovamento, in parte fisiologico, cantanti come Lainez erano giunti alla fine della carriera, della vecchia guardia rimasero solo Lays e Dérivis. Lunedì 26 Maggio 1817, nella magnifica Sala dell’Académie Royale de Musique, interpretarono il secondo rifacimento del Fernand Cortez, edito da Richault, i seguenti cantanti: Jacques Émile Lavigne, Fernand Cortez; François Lays, Telasco; Henri Étienne Dérivis, Montezuma; Bonel, Sommo sacerdote; Casimir Eloy, Alvaro; Nicolas Levasseur, Morales (z); Louise Marie Augustine Albert, Amazily. Fin dalle prime serate si alternarono i doppi: Louis Nourrit fu Fernand Cortez; Saintville Dabadie Leroux fu Amazily. La nuova organizzazione dei principali brani fu la seguente. Nel primo atto, dopo la marziale sinfonia, nel tempio, i prigionieri spagnoli ed Alvaro invocano la patria “Oh Iberia mia”. Il Sommo Sacerdote e i Sacerdoti aztechi preparano il sacrificio degli Spagnoli prigionieri al Dio del Male Talepulchra “Quel dio delle tempeste”. Montezuma, re del Messico, e Telasco, fratello di Amazily, sanno che Alvaro, fratello di Fernando Cortez, è tra i prigionieri e quindi sperano in una trattativa. Montezuma attacca “Del fatal sacrificio”. Segue Amazily con: “Oh mio prence, o mio Re”. Amazily dichiara che se Alvaro sarà ucciso Fernando Cortez distruggerà la città. Amazily, forte dell’amore per Cortez, pensa di riappacificare i due popoli, ma il Gran Sacerdote si oppone: “Empio Ministro d’implacabil dio”. Telasco cerca di riportare la sorella al rispetto delle tradizioni e di abbandonare Cortez, mentre Montezuma e i Sacerdoti sono terrorizzati perché un fulmine premonitore ha devastato la statua del dio Talepulchra: “Perduti siam”. Nel secondo atto, presso l’accampamento spagnolo posto vicino alle navi, gli Spagnoli hanno ricevuto molto oro dai Messicani per abbandonare l’impresa e ritornare in Spagna. Cortez invece li richiama a sostenere l’onore naziona- le: “Oh miei fidi seguaci”. Amazily informa Cortez che il fratello del conquistatore è ancora vivo: “Alvaro è in vita ancor”, seguito dalla bellissima aria di Amazily “Ahimè, ella morì”. Giunge Telasco seguito dal popolo messicano per offrire doni di pace agli Spagnoli, il coro intona: “Della gloria il riposo”. Qui seguono delle arie bellissime per il coro: “Oh figli al dio per cui scintilla” e musiche per i balli: “Ballo Nazionale messicano”.

30 Moralez, l’amico di Cortez, spiega che quest’azione messicana è un tranello. Il secondo atto si conclude con Telasco fatto prigioniero dagli Spagnoli, Cortez ordina d’incendiare la flotta spagnola per impedire il ritorno in patria, Cortez afferma che la terra del Messico è sua: “Qual dissennato terror”. Infine, graziosa e popolare, è l’aria cantata da Cortez e dagli Spagnoli: “Voliam di gloria a rinnovar le imprese” ribadendo che rimarranno in Messico. Il terzo atto si apre con una bellissima marcia, musica per il ballo, glispagnoli giungono alla capitale messicana. Telasco intona l’aria solenne e struggente: “Oh patria mia”. Telasco è liberato, così come i prigionieri spa- gnoli, ma Telasco, fa cambiare idea a Montezuma, quindi Alvaro e gli altri prigionieri spagnoli saranno immolati. Amazily si offre a Cortez come ostaggio. Cortez incita i soldati alla lotta. La scena cambia, si arriva al palazzo diMontezuma, inizia il combattimento. Montezuma libera Alvaro e dà ordine di incendiare la città. Amazily promette ai Messicani che Cortez vincitore non farà rappresaglie, allora Telasco e i Messicani smettono di combattere e si uniscono ai canti di vittoria e di gioia degli Spagnoli: “Trionfo! Vittoria!”. Anche questa volta la bella musica di Spontini, sia pure rimaneggiata e spostata con una diversa organizzazione dei tre atti, ottenne un grandissimo successo, ma non superiore al precedente del 1809, anzi più spettatori attestaro no la loro preferenza per la prima rappresentazione. Questa nuova edizione, sia pure successivamente inserita stabilmente nel repertorio dell’Opéra, fu riproposta per ventitré serate consecutive. Il nuovo Fernand Cortez non stravolse la trama originaria che rimase ben ancorata alla vicenda storica; in entrambe le edizioni i prigionieri saranno liberati; Montezuma, Re del Messico è rappresentato come buono e conci- liante; le due Nazioni raggiunsero la pace ed un accordo. Anche per il finale, nel recitativo tra Cortez e Montezuma, sono ripresi toni quasi ingenui; infatti, Cortez conclude con: “Perdona la mia gloria è solo la tua amicizia che voglio conquistare …”; Montezuma replica: “Cortez, io credo alla tua potenza. Tanta virtù ha soggiogato il mio cuore …”. Il Courrier des spectacles nel Gennaio 1820 occupandosi dei cambiamenti portati all’Olimpia, presentava un parallelo con il rifacimento del Fernand Cortez: “Già in una circostanza, presso a poco simile ed ancora del tutto recente, il Signor Spontini s’era mostrato così premuroso come sollecito a sottoporsi all’avviso dei suoi giudici. Al triste e lugubre terzo atto del Fernando Cortez, che al tempo della novità di quest’opera divenne l’oggetto della critica meglio fondata e delle più vive contestazioni, il Signor Spontini ha sostituito un nuovo terzo atto pieno di animazione e d’interesse. Questo felice cambiamento ha dato all’opera una nuova vita, l’ha fatta uscire dal

31 nulla, ove pareva condannata e l’ha posta, in Francia, sulla medesima linea de La Vestale e in Alemagna molto al di sopra di questa stessa La Vestale che a Napoli ha onorato di un così bel trionfo”.

Fernand Cortez: la ripresa del 12 Novembre 1821

Illustrato da un nuovo libretto della libreria Roullet, particolarmente curato, sormontato dallo stemma del Re Luigi XVIII, Lunedì 12 Novembre 1821, a Parigi, presso “le Théâtre de l’Académie Royale de Musique, avec des chan- gements” andava in scena una nuova edizione del Fernand Cortez ou la con- quête du Mexique. L’onore per la presentazione dell’opera era condivisa solo tra quattro artisti: il testo poetico di M. De Jouy, era scomparso Esménard; la Musica di Spontini, Compositore Drammatico ordinario del Re; i Balletti di Gardel e le scene di Degotti. Al testo poetico fu posta, anche in questa edizione, una premessa dal titolo “Avant – propos Historique” nella quale l’impresa di Fernando Cortez era indicata come la più coraggiosa tra tutti gli eventi della storia del mondo e “La conquista del Messico è stato il più bel soggetto, il miglior argomento che la storia dei secoli moderni offra al racconto degno di un’epopea”. Si sosteneva che lo studio della storia dell’America non era rispettoso, si guardava solo l’aspetto poetico degli Incas e si confondevano le figure di Cortez con quella di Pizarre, le cui due missioni non potevano essere messe in parallelo. Secondo il libretto voluto da Spontini e da De Jouy, Cortez era un gentiluo- mo spagnolo, dotato di tutte le qualità che formavano gli eroi. Con un’arma- ta di soli settecento uomini, con otto pezzi di cannone e diciassette cavalli, Fernando Cortez giunse a soggiogare un impero immenso, difeso da un popolo guerriero e superstizioso, abituato a riti feroci e crudeli. Per questa impresa Cortez avrebbe dovuto ricevere molti onori, invece morì in povertà. Al contrario Pizarre, avventuriero della più bassa estrazione, con un’armata tre volte superiore a quella di Cortez, dovette superare, nella conquista del Perù, solo gli ostacoli incontrati dalla natura dei luoghi e l’influenza del clima, “le sue vittorie su un popolo gentile, timido e indifeso, sono come quelle di una tigre in un ovile; Pizarre non ha combattuto i Peruviani, li ha sterminati”. Scrivevano ancora Spontini e de Jouy, senza entrare nei dettagli storici generalmente conosciuti, come quest’opera drammatica avesse seguito fedelmente la vicenda storica: “La rivolta dei soldati spagnoli nel primo atto; il ricevimento degli ambasciatori messicani; l’incendio della flotta di Cortez ordinata da lui stesso; il sacrificio delle vittime umane che sta per essere

32 compiuto. Tranne il personaggio Alvaro, gli altri fatti sono tratti dai racconti storici. Con il nome di Amazily noi abbiamo voluto indicare una donna celebre negli annali messicani”. Gli autori Spontini e de Jouy, argomentavano ancora che Amazily corrispondeva al noto personaggio di nome Marina, realmente esistito; il racconto continuava con la descrizione della personalità di Marina – Amazily, del rapporto con Cortez e si ricordava che per due volte la donna salvò la vita al condottiero. Marina e Fernando Cortez ebbero anche un figlio chiamato Martin Cortez che Filippo II elevò alla carica di Cavaliere di Saint Jacques. Spontini e De Jouy dichiararono che: “questa miscela di amore e di gloria, fruttuosa in questo spettacolo singolare, dai caratteri brillanti e passionali, sembravano particolarmente adatti al nostro grande teatro lirico”. In questo rifacimento Amazily ha ceduto alcune caratteristiche storiche, accostando all’amore per Fernand Cortez un sano e doveroso amor di patria. Anche in questo rifacimento si ritornava alla storia dei cavalli che per De Jouy e Spontini erano considerati indispensabili: “Les chevaux que nous avons introduits sur la scène n’y sont point un vain luxe destiné à frapper les yeux: ils dojvent, au contraire, rappeler la surprise et la terreur que leur pre- mier aspect fit éprouver aux Mexicains, et la part qu’ils eurent au succès de cette mémorable entreprise”. Infine si spiegava ancora che era stato intro- dotto, rispetto alla prima edizione, il personaggio del re Montézuma. Il libretto presentava poi il lunghissimo e corposo elenco degli interpreti, partendo dal coro dove era possibile notare cantanti illustri che in seguito sostennero le prime parti, per arrivare ai “personnages dansants”, distinti sia per ruolo, Spagnoli o Messicani, sia per i passi presentati. Per ultimi, nel libretto, sono indicati i personaggi e i cantanti, un elenco che inizia con Derivis, Montézuma; Nourrit, Fernand Cortez; Laÿs, Télasco; Eloy, Alvar; Bonel, Le Grand Prêtre; Prévost, Morales; Lafeuillade e Dabadie, i prigionieri; Martin, un ufficiale messicano; Picard, un ufficiale spagnolo; la signora Saintville Dabadie - Leroux interpretò Amazily; le signore Lebrun, Reine, Maze e Falcos(z) furono le compagne di Amazily. Questa nuova proposta del Cortez fu apprezzata tanto che fu nuovamente inserita nel repertorio dell’Accademia. Nel Dicembre 1821 il Fernand Cortez registrava ancora il tutto esaurito all’Accademia Reale di Musica, Le Miroir des Spectacles raccontando lo svolgimento della serata sintetizzava: “La bella opera del Fernand Cortez è stata eseguita con un insieme ammirabile; i cori, l’orchestra, la danza hanno gareggiato di superiorità; la Signora Dabadie, nella parte di Amazily, ha avuto unanimi approvazioni; Lays, Nourrit e Derivis si son fatti notare”. Però sarebbe stato meglio che Spontini si fosse dedicato ad un nuovo soggetto, il rifacimento, anche se eseguito sotto il controllo di Étienne de

33 Jouy, in qualche modo dimostrò che la musica era prevalente al dramma e il susseguirsi, controllato, delle emozioni dei personaggi era meno importante rispetto al grande spettacolo che si voleva ottenere. Molti spettatori giudicarono il Fernand Cortez superiore a La Vestale.Il Fernand Cortez del 1817 fu un’opera di successo durevole tanto è vero che rimase nel repertorio dell’Accademia Reale di Musica fino al 15 Settembre 1839. Per alcuni studiosi, le continue revisioni del Fernando Cortez attesterebbero il percorso storico del Majolatese transitato dall’era napoleonica al primo romanticismo, ma la questione è da approfondire. Per noi che siamo stati educati all’ascolto del Fernand Cortez attraverso le direzioni di , Lovro Von Matacic, Carlo Franci e Penin rimane la curiosità di conoscere il primo e vero Fernand Cortez che molti musicologi del tempo avevano definito migliore di ogni successivo rifacimento.

Federico Guglielmo III e il Ferdinand Cortez

Federico Guglielmo III, ancora interessato a portarsi a Berlino il Musicista majolatese, fu per la terza volta a Parigi e qui partecipò a quattro recite del nuovo Fernand Cortez. L’opera, completamente modificata, sia nel libretto con Jouy, sia nella musica con Spontini, registrò, complessivamente, una opposta critica: il pubblico e gli specialisti dimostrarono prevalentemente un’affezione per la prima edizione, mentre gli ospiti stranieri e lo stesso Federico Guglielmo III furono entusiasti dell’edizione del 1817. Questo favorevole giudizio valse allo Spontini la conferma di Primo Maestro di Cappella onorario del Re di Prussia. Spontini visse anni di soddisfazioni. Sicuri successi si ebbero con la ripresa del Cortez e con la messa in scena delle Danaidi di Salieri, al cui autore, già provato dalla vita per la scomparsa del figlio e della moglie, Spontini scrisse toccanti parole, insieme alla comu- nicazione della riuscita esecuzione, non tralasciando d’informarlo su alcune piccole modifiche richieste dai cantanti. Inoltre, sempre a Federico Gugliemo III, fu dedicata la ripresa de Les Danaïdes di , che Spontini, su incarico di Persuis, riadattò, inserendovi qualche nuova aria e un nuovo Baccanale dedicato appunto al Re di Prussia e presentato il 22 Ottobre 1817 con i soliti cantanti – amici: Branchu, Nourrit e Dérivis. Dopo aver partecipato a quattro repliche, Federico Guglielmo III accettò la dedica del Baccanale inserito ne “Le Danaidi” e trasformato in musica militare. Qualche settimana dopo lo stesso Re Federico Guglielmo III scrisse a Gaspare Spontini: “Vi è nota, Signore, la stima che faccio dei vostri sublimi

34 talenti e delle vostre opere insigni, di cui fu da voi arricchita la scena dram- matica. Bramoso sempre di darvene un attestato, vi conferisco con piacere il Titolo di Maestro di Cappella onorario. Vi mando un anello con la mia cifra, che vi prego di portare come segno della mia particolare stima per voi. Accetto ben volentieri la dedica del grande Baccanale, che, come Voi mi scri- vete, avete testé composto, ed accetto altresì l’offerta che mi fate di adattare questo pezzo di musica per la mia banda militare”. Poco dopo, a Berlino, Spontini ricevette un altro prezioso anello, donato da Costanza Von Nissen, vedova di che lo aveva ricevuto come segno di stima dall’Imperatrice Maria Teresa. Wiktor Kazynski, compositore e Direttore d’orchestra polacco (Vilna 1812 - Pietroburgo 1870), nel 1844 ebbe modo di trascorrere diverso tempo con Spontini, specialmente durante i viaggi di trasferimento tra la Francia e la Germania. In uno di questi viaggi, Gaspare Spontini ritornò a parlare del- l’anello di Mozart e di molte altre cose. In particolare dichiarò la propria ammirazione artistica, prevalente su tutti gli altri, per Gluck, considerandolo il suo musicista preferito, ma ammirava anche Cimarosa, Salieri e Cherubini. Wiktor Kazynski, vide l’anello di Mozart: “Mi ha fatto vedere l’anello di Mozart che porta sulla mano sinistra; è il celebre anello, regalato al piccolo Wolfango da Maria Teresa. È un piccolo anello, ornato di brillantini. Gli fu regalato non molto tempo fa dalla vedova di Mozart in segno di riconoscenza per le sue cure a proposito del monumento di Mozart a Salisburgo. Ora Spontini intende (come mi ha detto) deporre questo anello in una cassetta dentro il piedistallo del monumento”. Wiktor Kazynski e Gaspare Spontini sostarono a Dresda, dove, nell’Agosto 1844, assistettero alla recita del . Ancora, Wiktor Kazynski ricordava: “Oggi 27 Novembre 1844, a Parigi, Spontini ha invitato tutti noi al Regio Istituto Musicale dove una numerosa orchestra ha eseguito con fuoco ed energia le sue due ouvertures: Cortez ed Agnese. È stata una vera festa per il mio cuore. Che arditezza, che forza e fuoco nelle sue composizioni! Un vero leone!”. Pur avendo qualche dubbio per ragioni cronologiche sulla collocazione temporale di alcuni racconti, crediamo che Wiktor Kazynski abbia scritto nel 1844 fatti antecedenti a questo incontro con Spontini; immaginiamo che l’anello di Mozart sia giunto in Italia. In un’azione consapevole nel collocare beni mobili in tre Stati europei, questi anelli furono depositati nella “cassaforte”, nello Stato pontificio, precisamente presso Don Anselmo Spontini, Priore nel convento dei Silvestrini in Osimo. In realtà i monaci, alla morte del priore, vendettero gran parte di questo fondo suscitando il dispiacere dello stesso Gaspare che a fatica recuperò, attraverso il fidato Pietro Paolo Amatori, i ritratti dei fratelli e poco altro. I Reggenti comunicarono a Gaspare Spontini che: “Hanno poi mandato il

35 Signor Paolo Amatori ad Osimo a ritirare dai Padri Silvestrini tutto ciò che era di proprietà di Don Anselmo, tra cui i ritratti della famiglia Spontini, eccetto quello del P. Abate, che il P. Rettore Bravi crede che il Monastero debba conservarlo; anche l’anello è stato venduto dai detti Padri ad un israelita di Ancona di nome Giuseppe Perugia di Pisa al quale gli è rimasta però la sola pietra”. Ritornando al secondo decennio del 1800, Spontini oramai stava per definire il suo trasferimento a Berlino e così su consiglio del Generale prussiano Job Von Witzleben, musicò l’Inno popolare Prussiano di J F. L. Dunker. Nel 1818 Spontini compose il Canto Popolare Prussiano su parole del Conte Dunker (o J. F. L. Duncker) e suonato per la prima volta al Teatro Reale di Berlino il 18 Ottobre 1818. Questo brano tra il 1818 e il 1840 fu eseguito in ogni 3 Agosto in occasione del compleanno di Federico Guglielmo III di Prussia (Potsdam 3 Agosto 1770 - Berlino 7 Giugno 1840). La ripresa del Cortez del 1817 fu dedicata “a Son Excellence M.r le Comte de Pradel, Directeur Général du Ministère de la Maison du Roi”, non solo perché questi era il nuovo Soprintendente dell’Accademia reale di Musica, ma Spontini, con questa dedica, aveva ricambiato una cortesia al Conte de Pradel che in qualche modo lo aveva aiutato anche per ottenere, il 29 Novembre 1817, la naturalizzazione francese, condizione fondamentale per entrare nell’Accademia di Francia, e l’inserimento nell’Ordre Royal de La Legion d’Honneur, con un riconoscimento economico come vitalizio, che avvenne il 29 Maggio 1818. Proprio il 29 Maggio 1818 con la nomina a Cavaliere della Legione d’Onore, con il documento, firmato dal Re Luigi XVIII, si ribadiva la nota questione anagrafica; infatti accanto al nome di Spontini era scritto: “nè le quinze octobre mil sept cent soixante dix neuf a Majolati Ètats Romains notre compositeur Dramatique ordinaire …”. Egli nominato Cavaliere dell’Ordine reale della Legione d’Onore, prese rango nella Legione dal 29 Maggio 1818. Considerando anche la breve apparizione di , era cessata, in Francia, l’unanime ovazione di ammirazione verso la musica di Spontini. La stampa lo rimproverava per aver composto un numero ridottissimo di opere: “tre opere in diciotto anni”. Ancora: “Il Fernand Cortez si reggeva unicamente per la collaborazione di tutti gli effet- ti scenici e macchinistici”. Qualche tempo dopo il musicologo e critico musicale François Henri Joseph Blaze, chiamato Castil – Blaze (1784 - 1857), sulle Cronache musicali del Journal des Débats scriveva che “Nel periodo di dodici anni Spontini aveva presentato solo il Fernand Cortez”.

Il Fernando Cortez nel Real Teatro S. Carlo di Napoli

36 Nella Stagione lirica 1819 - 20 del di Napoli fu presentata per la prima volta in Italia il Fernand Cortez. Il 4 Febbraio 1820, il Fernando Cortez, come si usava a quel tempo, fu ripor- tato in lingua italiana dal poeta Giovanni Schmidt, che già aveva tradotto, con più successo, La Vestale. Il Fernando Cortez, italianizzato, fu presentato al San Carlo di Napoli, sotto la direzione di Gioacchino Rossini, il Direttore musicale del teatro. L’opera fu preceduta da una buona azione pubblicitaria, a Napoli molti ricordavano Spontini e le altre opere, buffe, dirette dallo stesso autore non molti anni prima. Fu stampato anche un bel libretto, particolarmente curato e ricco d’informazioni: “Fernando Cortez, o sia la Conquista del Messico. Dramma per musi- ca in tre atti, tradotto dal francese, rappresentato la prima volta in Napoli nel Real Teatro San Carlo nell’inverno del 1820. Napoli, dalla tipografia Flautina, 1820”. Il libretto si apriva con un’avvertenza chiamata “Protesta”. Il testo ci ha trasmesso alcune notizie sull’allestimento e i protagonisti: “Tutti que’ versi e specialmente il metro di quelli usati in alcuni de’ così detti pezzi cantabili, che poco o nulla soddisfacessero, troveranno qualche suffragio presso il discreto lettore, in considerazione delle molte difficoltà che incontransi ad ogni tratto nelle non libere traduzioni di drammi francesi scritti per la musica. L’originale è del Sig. Jouy. La presente traduzione, del Sig. Schmidt, poeta drammatico de’ reali teatri di Napoli. La musica, del Sig. Cav. Spontini. I balli analoghi sono del Sig. Hus, maestro della regia scuola generale di ballo in Napoli. Architetto de’ reali teatri e direttore delle decorazioni, Sig. Cav. Niccolini. Le scene sono state inventate e dipinte dal Sig. Tortoli, allievo del suddetto. Macchinista, Sig. Corazza. Direttori del vestiario, Sig. Novi per gli abiti da uomo; Sig. Giovinetti per quelli da donna”. Pur non avendo notizie di cariche di cavalli, in scena passarono cavalieri e cavalli, l’allestimento fu ben curato e degno di una delle più importanti capitali d’Europa. Ben due pagine del libretto furono dedicate all’elenco dei ballerini; a questo proposito è necessario ricordare che a Napoli, con Gioacchino Murat, era nata la Scuola di Ballo Napoletana, la prima in Italia, che, oltre a formare gli artisti per il teatro, serviva anche per educare e dare una futura professione a molti orfanelli dell’Albergo dei Poveri. La scuola di ballo aveva due corsi, il primo di base, l’altro, destinato alle prime parti, fu indicato come la Scuola di ballo di Perfezione. Anche se indicati minuziosamente per nome, in base alle interpretazioni nei balli per ognuno dei tre atti, ci limiteremo a ricordare l’impiego di quindici piccoli ballerini, dei bambini, nelle vesti di Messicani, provenienti dalla

37 Scuola napoletana; citiamo anche la Signora Marietta Ronzi Vestris, Carlo Vestris e i coniugi Taglioni, guidati dal Maestro Pietro Hus. Gli interpreti, tutti di prestigio, nel libretto erano divisi su due colonne, da una parte gli Spagnoli, dall’altra gli Americani, quasi due eserciti contrapposti. La colonna degli Spagnoli comprendeva il Sig. , al servizio della real cappella palatina che fu l’interprete di Fernand Cortez; il Signor Gaetano Chizzola impersonava Alvaro, fratello di Fernando; il Signor Lombardi era Morales confidente di Fernando; i compagni d’Alvaro erano i Signori Orlandini, Trono e N.N.; infine Ufficiali di fanteria e di cavalleria, Soldati di fanteria, Marinari. I così detti Americani erano guidati dalla diva Isabella Colbran dell’Accademia Filarmonica di Bologna, nel ruolo di Amazilia, nipote di Montezuma, re del Messico. Telasco, cacico degli Ottomiti, fratello d’Amazilia, fu il Signor Giuseppe Ciccimarra. Montezuma, re del Messico, fu impersonato dal Signor Antonio Ambrosi; il Sommo Sacerdote di Telepulca fu il Signor al servizio della real cappella palatina. Le Donne del seguito di Amazilia furono impersnate dalle Signore Manzi e De Bernardis maggiore; un Ufficiale di Montezuma fu il Signor Antonio David, a questi si aggiunsero due Cacichi, Sacerdoti di Telepulca, Magi, Donne, Guerrieri, Popolo. Il primo Cortez napoletano fu presentato per sette serate con l’impiego di notevoli mezzi, lo spettacolo fu apprezzato dal popolo napoletano, anche se la storiografia ci riporta solo i giudizi negativi espressi da una élite cui la traduzione italiana del libretto non piacque affatto. Lo spettacolo allestito dignitosamente ottenne un consenso simile a quello registrato a Vienna. Appropriato fu il commento di Gioacchino Rossini, che notando un certo decadimento tra gli spettatori di spettacoli musicali, dichiarava che scrivere o presentare musica di buon livello in Italia era fatica sprecata. Però Rossini, dopo l’esecuzione del Fernand Cortez, comprese meglio il valore della musica di Spontini e poi se ne ricordò in diverse composizioni. Il Direttore e Maestro concertatore non fu solo Gioacchino Rossini, come scritto in molte storiografie, ma, dopo la prima recita condotta dal Pesarese, il direttore prevalente fu G. Festa; le Coreografie di Pietro Hus, le scene di F. Tortoli, i costumi di T. Novi e F. Giovinetti. Del primo Fernando Cortez napoletano, in tutto, furono date sette rappresentazioni. La direzione di G. Festa fu storica, infatti il Maestro, oltre al Cortez, aveva diretto molte volte La Vestale e precisamente nel 1811, ventiquattro rappresentazioni con la Colbran; nel 1813, otto rappresentazioni con la Colbran; nel 1814, quattordici rappresentazioni con la Colbran; nel 1818, dodici rappresentazioni; nel 1823, tredici rappresentazioni; nel 1824, tre rappresentazioni nel 1829, sette rappresentazioni. La Vestale tornerà a Napoli, con sei recite, quasi dopo un secolo, con un

38 altro Direttore autenticamente spontiniano, il Maestro Edoardo Vitale. Dopo quasi cento anni dall’ultima rappresentazio- ne, anche il Teatro di San Carlo di Napoli avrebbe riproposto La Vestale. Infatti, dopo pochi mesi dal successo dell’opera lirica a Verona, il grande Direttore Edoardo Vitale, continuava la propria convinta diffusione della musica spontiniana. Il 26 Dicembre 1927, al Teatro di San Carlo di Napoli, il Maestro Vitale otteneva un nuovo grande successo con La Vestale, proponendola per ben sei rappresentazioni.

Il Ferdinand Cortez a Berlino

Il nuovo Ferdinand Cortez fu presentato a Berlino, in lingua tedesca, il 20Aprile 1818 e più volte replicato, sempre a cura del conte de Brühl e diretto da Friedrich Ludwig Seidel. Dopo l’Estate, il Cortez, rivisitato, fu presentato a Vienna il 3 Ottobre 1818, ma la critica e il pubblico, che ben ricordavano la magnifica prima edizione, rimasero distaccati, argomentando con competenza i motivi per cui era da preferirsi la prima edizione alla seconda. La trattativa per il trasferimento di Gaspare Spontini a Berlino si era conclusa positivamente. Spontini era stato nominato Direttore Generale della Musica Reale, Compositore del Re, responsabile dell’Opera, sul Ballo, sulla Musica da Camera, Religiosa e Militare e sui Concerti. Entusiasta per lo straordinario incarico che lo rilanciava nel pantheon delle divinità musicali del tempo e che era accompagnato anche da un ottimo ingaggio economico, il 28 Maggio 1820 Gaspare Spontini fece il suo ingresso a Berlino. Spontini aveva ritrovato un clima congeniale, almeno rispetto all’autorità superiore da cui dipendeva, subito decise di omaggiare il Re Federico Guglielmo III riprendendo il Fernand Cortez. Il 28 Giugno 1820, ad appena un mese dal suo insediamento, come se fosse una prolusione al momento di prendere possesso di una cattedra universitaria, Spontini mise in scena al Teatro Reale di Berlino uno straordinario Fernand Cortez che ottenne solenni manifestazioni di apprezzamento sia dal pubblico, sia dalla stampa. Gli interpreti dimostrarono che anche in Germania, se gli artisti erano ben guidati, si potevano raggiungere alti sucessi con grandi opere; insieme a Spontini condivisero gli onori la signorina Josephine Killitschgy Schulz interprete di Amazily; Karl Adam Bader nel ruolo di Ferdinand Cortez; Wauer nel ruolo di Moralez; Heinrich Blume nel ruolo di Telasco; Eduard Dévrient Junior interprete del personaggio Sommo Sacerdote; Heinrich Stümer fu il Re del Messico Montezuma. Tra le prime cantanti della musica spontiniana a Berlino ci fu Giuseppina

39 Schulz che interpretò le tre opere francesi: Olimpia, La Vestale e Fernand Cortez. Nel Febbraio 1822, la stampa tedesca, oltre a ricordare che Gaspare Spontini era stato insignito dell’Ordine dell’Aquila Rossa di terza classe, trattava ancora del Cortez: “Le ultime segnalate, perfette rappresentazioni del magnifico capolavoro del nostro geniale Cav. Spontini, Fernand Cortez, la quale opera in Parigi con sì straordinario plauso viene data di continuo, che in cinque successive rappresentazioni in nuovi e grandi teatri fruttò circa trentamila Franchi”. In Berlino il Ferdinand Cortez era in repertorio ed era eseguito con una certa regolarità con il Giuseppina Schulz e il tenore Carlo Adamo Bader. Fino al 1823 il Ferdinand Cortez a Berlino e in tutta Europa fu presentato secondo l’edizione del 1817 con una regolarità sorprendente. Gaspare Spontini, non si occupò solo della sua musica, ma mantenne viva e costante l’azione caritatevole che caratterizzò tutta la sua vita terrena. Sempre nel 1823, Spontini soccorse il cantante Antonio Benelli proponendolo come Maestro di Canto, sia per i cori, sia per i solisti al Teatro Reale di Berlino. Gaspare Spontini aiutò concretamente con donazioni e prestiti il cantante Antonio Benelli che era nato a Forlì nel 1771. Nonostante una bella carriera condotta nei teatri di Napoli, Londra e Dresda era sempre a corto di soldi e con mille problemi familiari. Grazie a Spontini, potè concludere la sua carriera, dignitosamente, presso il Teatro Reale di Berlino. Appena un accenno per parlare ancora del buon cuore di Spontini, oltre alle grandi beneficenze condotte in Italia e in Francia, a Berlino il Majolatese aveva istituito il Fondo Spontini che era una cassa di soccorso per i membri poveri del coro teatrale e dell’orchestra. Questo fondo era alimentato da donazioni dirette di Gaspare Spontini, dalla “rinuncia generosa e disinteressata al provento del concerto annuale dovuto a Spontini nel giorno di penitenza”. Anche altri autori, nella speranza che Spontini assumesse la direzione, offrivano nuove opere, oratori ed altre composizioni da destinare al Fondo Spontini. I proventi per questo Fondo giungevano da grandi concerti dove Spontini partecipava con almeno trecento orchestrali. Una di queste proposte giunse da Gustav Nicolai e da Johann Carl Gottfried Loewe con l’opera “La distruzione di Gerusalemme”, se Spontini l’avesse diretta gli incassi sarebbero stati destinati alla beneficenza del Maestro. Il Fondo Spontini era una magnifica manifestazione della religiosa filantropia spontiniana che era legata essenzialmente a diversi aspetti: il carattere generoso, la fede cristiana, la retta vita condotta sempre in ogni occasione e le buone opere che avrebbero costruito un credito per l’anima di Gaspare Spontini. A questo proposito spesso sosteneva che: “ … nell’occasione di fare

40 una buona azione, poiché ogni giorno bisogna che ne facciamo una o più perché Iddio consenta a lasciarci, a questo effetto, qualche tempo ancora su questa terra di desolazione”. In una riflessione senile Spontini scriveva: “In tutta la mia vita ho bramato fare del bene al prossimo mio, per quanto mi sia stato possibile, e per quanto questo ne sia stato degno e meritato, poiché reciproco deve essere il merito del Donante e del Donato, o beneficato!”. Oltre a questo sarebbe interessante ricordare la volontà di Spontini di prendere alloggio sempre in faccia ad una chiesa e la richiesta corale di pregare per lui, perché, più sarebbe stata lunga la sua vita e più sarebbe stato munifico verso il prossimo. A Berlino lo Spontini direttore teatrale si mise al lavoro di gran lena, le prove si svolgevano tutti i giorni per almeno otto ore continue di lavoro, tanto che una cantante svenne per la fatica, ma Spontini non mutò i propri ritmi di lavoro. Spontini introdusse una propria liturgia nel dirigere; a Berlino tutti poterono ammirare il nuovo leggio che permetteva a Spontini di tenere un occhio sul teatro e l’orecchio sull’orchestra, poi tutti conosciamo la descrizione che Riccardo Wagner ci ha trasmesso: una bacchetta di ebano guarnita, alle estremità, da due palle d’avorio. Inoltre non possiamo che rammaricarci per la dispersione di queste palline d’avorio inconsapevolmente provocata dagli alunni della scuola elementare di Majolati, mentre erano ospitati, nel periodo bellico, nella casa Spontini. La stampa tedesca, riportando un commento sull’esecuzione del Freischütz, promossa da Spontini a vantaggio della famiglia del defunto Weber, ci ha tramandato questa bella descrizione: “Spontini stesso s’era messo alla testa dell’impresa e della Direzione dell’opera, l’orchestra era aumentata sino al numero voluto dalle grandi opere. Già l’ouverture iniziò magnificamente, confermando ciò che un acuto critico ha detto sull’orchestra diretta da Spontini: vi domina la perfezione! Non è una cappella composta d’un personale numeroso: è un suono, un colpo d’archetto, una mente”. Charles Bouvet ci ha trasmesso una bella descrizione di Spontini a quarantasei anni: “Alla testa della sua orchestra dava l’impressione di un generale conducente le sue truppe alla vittoria. A parte le qualità al di sopra dei suoi simili, lo Spontini aveva di questi capricci che gli faceva trovare tutte naturali quelle cose che lo potevano far coprire di ridicolo. Così non ebbe timore di dirigere l’orchestra mostrando al pubblico il petto fregiato di decorazioni. D’altronde, quand’egli venne a Berlino, si presentò sotto apparenze gradevoli: elegante cavaliere, di statura abbastanza alta, dall’aspetto dignitoso, aveva l’aria d’un aristocratico e anche d’un autocrate. Una fronte magnifica sor- montata da neri capelli ricciuti, dei bellissimi occhi, un naso ed una bocca molto ben delineati, un mento tenace: tale era in quel periodo il suo viso. Egli parlava poco; quando, dopo aver

41 ascoltato gli altri, prendeva la parola, la pronunciava su d’un tono dottorale e solenne come se avesse emesso degli oracoli: era un uomo burbero, che non scherzava; ma d’un cuore oltremodo caritatevole. […] Riguardo alla morale, se della sua vita sociale si vuole bene escludere la cortigianeria, il desiderio sfrenato di pubblicità e di onori, Gaspare Spontini fu un uomo leale, d’una probità e d’una onestà assoluta”.

A Berlino, la terza revisione del Ferdinand Cortez

A Berlino, Gaspare Spontini mise mano, per altre due volte, al Fernand Cortez, non tanto perché insoddisfatto, ma crediamo per una difficoltà a musicare altri libretti di cui non comprendeva il testo. La corrispondenza tra metrica tedesca e musica fu per lui impossibile, senza la conoscenza di questa lingua, per questo cercò tra i suoi collaboratori di Berlino anche poeti francesi come Marie Emmanuel Guillaume Théaulon de Lambert. Berlino già conosceva sia La Vestale, sia la prima edizione del Fernando Cortez; Gaspare Spontini, durante il soggiorno prussiano, mutò per due volte la parte finale del Cortez, sia nel testo, sia nella musica, per questo motivo la critica e i commenti si concentrarono sul terzo atto dell’opera. Il 15 Marzo 1824 ci furono importanti prove per il nuovo Ferdinand Cortez che sarebbe stato presentato a breve al Teatro Reale di Berlino per la nota regia del signor Karl Friedrich Schinkel e, per il ruolo di Amazily, la signora Giuseppina Schulz. La collaborazione a Berlino con l’architetto, pittore e regista Karl Friedrich Schinkel (Neuruppin 13.03.1781 - Berlino 09.10.1841) fu estremamente apprezzata da Gaspare Spontini specialmente per l’allestimento del Ferdinand Cortez, oltre alle note scene lo Schinkel era eccellente anche con le luci, ottenendo degli effetti straordinari per i mezzi disponibili a quel tempo. Gaspare Spontini, il 6 Aprile 1824, presentò all’Opera di Stato di Berlino una nuova edizione del Ferdinand Cortez, la terza, cui aveva lavorato il poeta francese Marie Emmanuel Guillaume Théaulon de Lambert (14 Agosto 1787 - 16 Novembre 1841). Il Morgenblatt trattò con grande enfasi il nuovo Fernando Cortez di Berlino, con citazioni di generale elogio ed altre iperboli, ne riportiamo alcuni passi: “Lo spettacolo maggiore era nel terzo atto del Cortez di Spontini, riaggiustato ed annunziato dal suono del trombone, nel quale Messico è preso d’assalto e bruciato. In questo atto si è visto il più forte e il più brillante di tutto ciò che l’opera potrebbe offrire. In questo atto Spontini non solo è il più grande dei compositori viventi, ma altresì dei morti. Qual fantasia inarrivabile di tempesta e di fuoco non è questo terzo atto! Qui l’arte sonora s’inserisce nell’arte militare; qui non v’è più composizione, ma

42 imponenza, non musica, ma scaramucce, cannonate, mine. […] Si dice anche che un musico straniero, qui presente, il suonatore di piatti del Pascià d’Egitto, abbia osato sostenere che l’effetto di quest’opera sarebbe stato più spettacoloso se i fucilieri fossero stati messi in orchestra e gli strumenti dietro le quinte”. Tra i tanti cantanti che si alternarono nell’interpretazione del Cortez, Spontini espresse apprezzabili giudizi per il tenore Heinrich Stümer che rappresentò sia Licinio, sia Fernando Cortez e più tardi Filippo d’Hohenstaufen. Questa edizione del Cortez, nonostante presentasse sugli autografi, nuove pagine di musica e variazioni, non modificò la favorevole idea che il primo Cortez aveva ottenuto tra il pubblico. Anche per il Fernando Cortez, come era accaduto per La Vestale, fu messo in dubbio che l’autore fosse stato Spontini, in particolare la diffusione di queste malignità la si deve ad Heinrich Friedrich , compositore e critico musicale, che alimentò la calunnia, una tra le diverse, che il Majolatese avesse trovato nella biblioteca reale di Palermo delle arie impiegate per La Vestale e per il Fernando Cortez. La maggior parte dei collaboratori manifestarono gratitudine a Spontini per la sua bontà e generosità, ma quando divergevano dal pensiero del Musicista, spesso nascevano incomprensioni. Georg Abrahm Schneider in una lettera scritta a nome di tutti gli orchestrali, lo salutava calorosamente, come scrisse il regista e musicista Karl Blume: “Quando arrivava la prima rappresentazione ogni componente dell’orchestra sapeva a memoria la propria parte e Spontini poteva battere come gli piaceva, perché tutto marciava come un orologio”. Il periodo tedesco non fu per Spontini totalmente sereno, anzi si crearono due partiti, uno a favore del Majolatese guidato da Federico Guglielmo III, uno decisamente contro, nazionalista, guidato dal Conte Carlo di Brühl nell’am- biente teatrale e da Ludwig Rellstab sulle colonne del Vossische Zeitung. Spontini non riuscì o non volle imparare la lingua tedesca, nonostante il messaggio del barone Federico Giovanni Drieberg, che gli scriveva da Vienna: “Non fate come il Metastasio a Vienna che stimò trent’anni troppo pochi per impararla”. Per questo era costretto ad affidarsi al mestiere, a monconi di frasi, ai traduttori e questo rendeva difficile la comunicazione con tutti, non solo con orchestrali e cantanti. I rapporti con il Conte Carlo di Brühl, “Intendente Generale dei regi spettacoli” furono, fin dal 1819, pessimi, l’Intendente e Spontini si scontrarono per almeno tredici anni. Altro personaggio al servizio del Brühl, e quindi contro Spontini, fu la cantante Carolina Wranitzky in Seidler, soprano. Nell’ultimo periodo del suo soggiorno berlinese Spontini ebbe un grave scontro con il Conte von Redern, nuovo Intendente teatrale, che aveva sostituito il Conte von Brühl, a proposito di un nuovo allestimento del Ferdinand Cortez. Il Conte von Redern pretendeva di sopprimere la scena che

43 vedeva l’incendio della flotta spagnola su ordine di Fernando Cortez; non riuscendo a far cambiare idea a Spontini scrisse al Re protestando contro gli eccessi di spesa che le opere del Majolatese comportavano. Spontini protestò con Federico Guglielmo III, Re di Prussia, contro il progetto di privare lo spettacolo dell’incendio delle navi spagnole e spiegò: “Presentare il Fernando Cortez senza la visione di quella grande azione eroica sarebbe come voler far camminare un corpo umano dopo avergli fatto tagliare la testa”. Nel Settembre 1829, Spontini, su invito di Johann Friedrich Naue (Halle 1787 - Halle 1858), capace organista, musicologo, compositore e Direttore della sezione musica dell’Università di Halle, partecipò al Festival Musicale di Halle, presentando molti brani musicali, sia tratti dalle proprie opere, sia da quelle dei maggiori autori come Händel, Mozart e Beethoven. Come è noto, Spontini ricevette grandi onori ed accoglienze plebiscitarie, questi gesti a lui graditi furono sempre ricordati con affetto e simpatia; a ricordo della partecipazione di Spontini al Festival di Halle fu coniata una splendida medaglia e l’Università della stessa città lo nominava, honoris causa, Dottore in Musica e Filosofia e questo onore lo rese particolarmente felice. Una lettera di Spontini ci ricorda ancora l’evento: “Medaglia fatta coniare in mio onore da una Commissione di numerose Città della Germania, dopo il primo Decennio, in cui avea io riempito la mia carica nella Capitale della Prussia, di Soprintendente, e Direttore Generale della Musica, e di primo Maestro di Cappella di quel Re! e presentatami in tre esemplari, d’oro, d’argento e di bronzo, nella Città di Halle dalle Autorità di quella celeberrima antichissima Università, ove faceva io eseguire nel 7mbre 1829 una grandissima Musica festiva, per lo spazio di cinque giorni consecutivi, all’occasione dell’anniversario del Monarca Prussiano; Musica che diressi con un numero di Cantanti e Suonatori, di mille e quattro cento circa; ed in tal epoca fui nominato inoltre Dottore di Musica e di Filosofia, con onorevolissimo Diploma della stessa Università in nome di S.M. il Re di Prussia”. Johann Friedrich Naue, grande amico di Spontini, eseguì una importante tra- scrizione per canto e pianoforte del Ferdinand Cortez, edita a Lipsia dall’Editore Hofmeister, che utilizzò all’Università di Halle e la diffuse pres- so i rivenditori di Musica. L’edizione per orchestra fu stampata a Parigi dall’Editore Richault. A Parigi, anche se con qualche difficoltà nel reperire tenori adatti, Domenica 27 Settembre 1829, si rappresentava ancora Fernand Cortez.

44 12 Febbraio 1823: a l’Opéra la centesima rappresentazione del Fernand Cortez

In questo periodo una favorevole rappresentanza di cantanti qualificatissimi sul Teatro dell’Accademia Reale di Musica di Parigi permise di rappresentare in forma veramente eccellente il Fernando Cortez. Una serie di prime donne, belle ed estremamente dotate, si alternarono nel ruolo di Amazily attirando un grandissimo numero di spettatori. Per diverso tempo il ruolo di Amazily fu rappresentato dalla bellissima M.lle Marie Caroline Joséphine Gérard detta e conosciuta con il nome d’arte M.lle Grassari. Il soprano Marie Caroline Joséphine Gérard, la Grassari, era nata a Tongres, in Belgio, nel 1793. Figlia del pittore e litografo François Pascal Simon Gérard e di Anne Christine Tournaye, debuttò all’Accademia Reale di Musica nel 1816 con il nome d’arte Grassari. Era molto bella e per questo fu scelta per il ruolo de La belle au bois dormant, opera di Michele Carafa che porta lo stesso nome della protagonista. La Grassari, ebbe l’onore di essere raffigurata in una bella litografia nel costume di Amazily e fino al suo ritiro, avvenuto nel 1828, interpretò questo ruolo. Sia pure considerata oramai una vecchia opera, anche perché le scene erano già state viste in molte occasioni, il Fernand Cortez però suscitava sempre molta attrazione a Parigi. Nuovi motivi d’interesse giungevano dagli artisti, anche perché il corpo di ballo e i cantanti erano stati sostituiti da nuovi attori. Il 12 Febbraio 1823 il Fernand Cortez festeggiò, all’Opéra, il raggiungimento della sua centesima rappresentazione. Molti andavano ad ascoltare il Fernand Cortez per sentire le voci e vedere la bellissime cantanti. Come accadde per la Grassari, anche la bravisssima Constance Jawureck, nel ruolo di Amazily, suscitò un notevole interesse. La Jawureck, mezzosoprano tedesco, era nata a Parigi nel 1803. Fu allieva di Pierre Jean Garat e di Charles Henri Plantare. Debuttò all’Opéra, all’Accademia Reale di Musica, nel 1822, con l’opera La Lampe merveilleu- se, ma il successo arrivò l’anno seguente, nel 1823, con il ruolo di Amazily nel Fernand Cortez di Gaspare Spontini. La partenza della Grassari, la magnifica interpretazione, la bellezza della voce, insieme ad una affascinan- te e raffinata presenza fisica esaltata sulla scena, consacrarono Constance Jawureck tra le cantanti più importanti dell’Accademia. Intorno al 1835, la carriera della bellissima Constance Jawureck si intersecò con l’arrivo della straordinaria Laure Cinthie Montalant e questo la costrinse a cedere dei ruoli da protagonista. Non fu certamente la minore qualità della voce, ma forse il carattere dolce e gentile, la correttezza professionale ed umana che le fecero perdere dei ruoli da prima donna, tanto che, nel 1837, concluse la collaborazione con l’Accademia Reale di Musica.

45 Lasciata Parigi, Constance Jawureck si trasferì al Théâtre de La Monnaie di Bruxelles, dove portò il suo repertorio, compreso il ruolo di Amazily del Fernand Cortez; cantò fino al 1840 e morì a Bruxelles nel 1858.

Il debutto di Laure Cinthie Montalant Damoreau

Un’altra bella, affascinante e convincente Amazily fu Laure Cinthie Montalant Damoreau. La Cinthie fu un importante soprano, ma anche compositrice ed insegnante francese. Era nata a Parigi il 6 Novembre 1801, dopo aver studiato al Conservatorio di Parigi, fu scoperta da Paul Valabrègue, marito di Angelica Catalani, diventandone sua allieva. Nel 1814 Spontini ritornò alla Direzione del Teatro Italiano, ma cedette l’in- carico alla corregionale Angelica Catalani che lo diresse, con alterne fortune, dal 1814 al 1817. La Catalani inserì la promettente Laura nel Théâtre des Italiens facendole studiare una quindicina di ruoli del repertorio in modo che fosse pronta a sostituire una cantante della troupe in caso di impedimento; inoltre la studentessa partecipò con assiduità a tutte le prove e agli spettacoli dei teatri parigini assi- milando le tecniche e le astuzie delle grandi cantanti. La presenza di una cantante francese in un teatro di Italiani rappresentava un problema. Angelica Catalani, in vista del debutto di Laure Cinthie Montalant, nel 1816, pensò di modificarne il cognome in quello, italianizzato, di M.lle Cinti. Così Laure Cinthie (Cinti) Montalant, si presentò al pubblico a Parigi nel 1816 al Théâtre des Italiens in “Una cosa rara” di V. Martin y Soler, ma non fu ancora un debutto vero e proprio. Successivamente ottenne un buon successo in una serata all’Opéra sostituen- do la cantante titolare indisposta, poi fu Cherubino ne Le Nozze di Figaro ed interpretò altre parti secondarie. La Cinti eseguì anche il noto duetto: Parlami, Eurilla mia, scritto da Spontini per l’opera La Pastorella nobile del Guglielmi. Il fallimento della direzione di Angelica Catalani al Théâtre des Italiens, con la chiusura del Teatro Favart, interruppe, per il momento, l’apprendistato e l’inserimento nella troupe della Laure Cinthie Montalant. Nel frattempo Laura conobbe la straordinaria Giuditta Pasta e il soprano Giuseppina Ronzi De Begnis che nel 1817 interpretò La Vestale di Spontini. Collaborò ancora con cantanti italiani, dopo il 1821 ottenne parti sempre più importanti anche grazie all’ottima tecnica e alla capacità di presentarsi bene sulla scena. A Londra, nel 1822, fu ammirata con Rosina, ritornò a Parigi ed interpretò altri ruoli rossiniani. In questo periodo Laure Cinthie Montalant lasciava il Teatro Italiano per

46 lavorare all’Académie Royale de Musique dove incontrò . Finalmente arrivò il debutto vero e proprio, sottolineato dal ruolo impegnati- vo e dal successo vero e indiscusso. Il Fernand Cortez era in repertorio all’Académie Royale de Musique e il ruolo di Amazily era restato libero per la partenza della M.lle Grassari. Aiutata anche da una bellezza notevole, da una voce oramai matura e consa- pevole, il 24 Febbraio 1826, Laure Cinthie Montalant debuttò nel Fernand Cortez, nel ruolo di Amazily, ottenendo un successo strepitoso che rappresen- tò una cesura positiva nella sua carriera di cantante. Le lodi si sprecarono: “La Signorina Cinti è ormai la favorita degli amatori e dei frequentatori dell’Opéra; per essa sono gli applausi, le commozioni, le esclamazioni; ella ha un organo pieno d’incanti, un canto di una purezza deliziosa, un metodo perfetto; ma noi la consigliamo a non lasciarsi vincere dall’ambizione, a non arrischiare la sua voce in parti che richiedono troppo sforzo. Essa ha perfettamente cantato la parte di Amazily”. Laure Cinthie replicò diverse recite del Fernand Cortez, sempre all’Opéra, fino al Novembre 1826, ottenendo un enorme successo. Nel 1827, lasciò improvvisamente l’Opéra e si trasferì a Bruxelles per il Teatro Reale de La Monnaie. Qui incontrò e sposò il compagno di studi, il tenore Vincent Charles Damoreau, dal quale visse quasi subito separata, provocando turbolenze, duelli, la nascita di una figlia ed, infine, si divise nel 1834. Laure Cinthie lasciò il teatro nel 1842, terminando la sua carriera artistica, nel 1843, con una tournée concertistica in America ed in Europa con il violinista Alexandre Joseph Artot. Laura Cinti, dal 1834 al 1856, tenne la cattedra di canto al Conservatorio di Parigi, dimettendosi nel 1856 per ritirarsi a Chantilly. Nella sua attività di insegnante di canto, Laura Cinti spesso riprendeva il Fernand Cortez e invitava le future Amazily ad usare âme et simplicité. Immaginiamo che Laure Cinthie Damoreau abbia esercitato un forte ascendente anche sui musicisti, specialmente dopo il suo debutto all’Opéra con il Fernand Cortez, quando ebbe modo di confrontarsi con la precedente generazione di cantanti. In una lettera scritta da Gaspare Spontini a Madame Branchu, si legge: “Signora, per il vostro bene rimandate di qualche giorno la vostra recita. Non posso dirvi di più. Andate a far visita alla signorina Cinti che è a letto. Ella asseconderà lealmente questa proposta che io approvo. Non parlate di me. Restituitemi, tramite il latore, questo biglietto. Scriveteci una parola in fondo. La signorina Cinti se ne adonterebbe. Ella non sta bene ed ha bisogno di voi”. La parola posta in calce fu: “Le celebre Spontini” ed era sicuramente la grafia della nota cantante spontiniana: Carolina Branchu. Questa, come d’accordo, scrisse una parola per far capire a Spontini che aveva letto il messaggio e si sarebbe attenuta alle sue volontà. Laure Cinthie Damoreau morì a sessan- tadue anni a Chantilly, il 25 Febbraio 1863.

47 Marie Cornélie Falcon, sulla tomba una statua per ricordare il ruolo di Julia

In questo periodo collaborò alle scene del Fernand Cortez, per l’Opéra di Parigi, anche l’Architetto Henri Duponchel che seppe presentare delle scene bellissime del Messico inserendo lo spettacolo visivo all’interno di un programma musicale eccellente. Tra le grandi interpreti del ruolo di Amazily ci fu anche Marie Cornélie Falcon, nata a Parigi il 28 Gennaio 1814, debuttò anche lei con il Fernand Cortez. Marie Cornélie Falcon studiò musica in un collegio di suore e, dal 1827, al Conservatorio parigino, dove fu allieva di François Louis Henry, di Giulio , di Felice Pellegrini e del grande cantante Adolphe Nourrit. Interpretò all’Opéra di Parigi, nel 1832, il ruolo di Alice, nel Roberto il Diavolo, ma il suo vero debutto arrivò quando impersonò il ruolo di Amazily nel Fernand Cortez all’Opéra. Il 3 Maggio, il 13 Agosto e il 19 Settembre 1834 interpretò il ruolo di Giulia ne La Vestale, che era stata straordinariamente ripresa a Parigi con grande soddisfazione del pubblico. Dopo essersi sposata con François Malençon, proseguì la carriera con successo fino al 1837. Mentre interpretava l’opera Stradella di perse improvvisamente la voce. Tentò varie cure, venne anche in Italia, nel 1840 si ripresentò all’Opéra in una serata di beneficenza. Ebbe, successivamente, ancora problemi di voce e per questo dovette ritirarsi definitivamente dalle scene. Fu una cantante dalla voce potente, originale e le cantanti che avevano un timbro simile furono indicate con: “voix de Falcon” o con il termine: “Soprano Falcon”. Nel suo repertorio ricordiamo: l’Ebrea, Gli Ugonotti, Don Giovanni, Ali Babà, Esmeralda, Gustavo III, Mosè, Conte Ory, Guglielmo Tell, ma su tutte La Vestale e il Fernand Cortez che apprezzò come opere principali di Gaspare Spontini. Scomparve a Parigi il 25 Febbraio 1897 e, come per la maggior parte dei grandi cantanti e musicisti, la sua tomba si trova al Cimetière du Père Lachaise, cinquantacinquesima divisione, all’interno della cappella funeraria del marito. Nella morte fu ricordata, all’interno della cappella, con una statua in marmo: Marie Cornélie Falcon è in piedi nel suo costume di Giulia, ricordando il successo ottenuto ne La Vestale di Gaspare Spontini, purtroppo qualcuno, non rendendo merito alla cantante e a Gaspare Spontini, ha scambiato la Vestale Julia per una Vergine Maria. Il grande storiografo spontiniano Charles Bouvet, che pubblicò una preziosa biografia su Spontini nel 1930, fondamentale per tutti gli studi successivi sul Majolatese, attratto dalla figura artistica della cantante Marie Cornélie

48 Falcon, nel 1934, pose nella sua tomba una targa ricordo.

Il ritratto del Signor Direttore generale di Musica Cav. Spontini

Pur presentando il percorso del Fernando Cortez dal debutto ai giorni nostri, non è stato possibile effettuare una ricognizione in tutti i teatri europei per vedere dove l’opera fu rappresentata. Il giornale Bremisches Unterhaltungsblatt di Brema, il 15 Settembre 1826, iniziò, con tre distinti lunghi articoli del critico musicale W. Claepius, ad occuparsi in modo approfondito del Fernando Cortez. Il testo, in premessa, sosteneva che sebbene la musica del Cortez fosse stata presentata in più teatri non aveva raggiunto ancora il successo universale che La Vestale e l’Olimpia registravano in Germania: “Il Cortez, sino ad oggi rappresentato da non molti grandi teatri di Germania, da alcuni per la prima volta, da altri tardi, da parecchi ancora mai, in paragone a La Vestale e all’Olimpia, non ha che scarsa fama.

Senza ricercare più innanzi le ragioni di questo fatto, del quale la difficoltà della rappresentazione sarebbe forse la principale, basta accennare che quest’opera non merita affatto quella sorte, ma è degna dell’approvazione pubblica e di una considerazione speciale e minuta”. Il testo è un importantissimo documento destinato ai musicologi e che non può essere disconosciuto da chi intende approfondire l’argomento; infatti presentava uno studio dettagliato di ogni brano e di ogni scena, seguendo non la traduzione tedesca, che, per ovvie ragioni, era definita imperfetta, ma lo studio procedeva sull’originale in lingua francese. Il saggio di Claepius concludeva con: “È dunque da desiderare che que- st’opera sia generalmente conosciuta e acquisti la fama che per le sue bellez- ze merita; l’autore di queste note sarebbe assai lieto di avervi in parte con esse contribuito”. In realtà il Fernando Cortez era eseguito in tutti i teatri d’Europa, anche in un sonetto del Berliner Schnellpost, a proposito di Spontini, si citavano solo le opere Ferdinand Cortez e La Vestale. Questo sonetto, prendeva spunto dall’esecuzione del celebre quadro di Louis Hersent (Parigi 10.03.1777 – Parigi 02.10.1860), importantissimo pittore francese, già allievo di Jacques-Louis David, che dipinse “Il ritratto del Signor Direttore generale di Musica Cav. Spontini. Grandezza naturale. Figura intera di Hersent” e giocava un po’ sul timore manifestato da Spontini verso la morte, un argomento ricco d’aneddoti.

49 “Ritratto di Spontini. Silenzio! Egli ora sta per muovere le labbra! Già parla il genio che te, Cortez, e te, Vestale, creava! Dai meditanti lineamenti, soffia- ti sulla tela, lo spirito guarda nella vita! La morte, un giorno, non saprà sce- gliere fra i due; da ultimo sceglierà il dipinto, ché l’originale immune è da morte”. Ora brevemente c’è da dire che anche in questo caso Gaspare Spontini, per tramandarci la sua immagine, si era affidato ad uno dei più importanti artisti del tempo. La stampa in vari articoli si occupò dell’opera: “Il ritratto del Signor Direttore generale di Musica Cav. Spontini, figura intera, di Hersent di Parigi, è un capolavoro nel genere della pittura di ritratto e ci ricorda la scuola energica di Parigi, di cui il David è il capo”. Spontini donò il suo magnifico ritratto, il 1 Dicembre 1826, al Comune di Jesi ed anche oggi è ben visibile nella pinacoteca cittadina, ma non volendo- si privare del tutto del quadro, ordinò allo stesso Louis Hersent una seconda copia dell’opera che poi rimase a Berlino. Anche l’amico Musicista Francesco Giuseppe Baldassarre Morlacchi (Perugia 14.06.1784 – Innsbruck 28.10.1841), Maestro di Cappella dell’Opera italiana a Dresda, spiegava a Spontini che a Dresda avevano solo la prima edizione del Fernando Cortez e “per conseguenza il Signor Direttore domanderà a S.M. il permesso di essere autorizzato a domandare a Lei (Spontini) una copia come ora si dà a Berlino”.

Il Cortez per festeggiare la salute riconquistata dell’erede al Trono di Svezia

Rappresentare il Fernand Cortez era un evento speciale, pertanto poter assi- stere ad una di queste recite era un avvenimento straordinario. Il 13 Giugno 1826, il Re di Svezia e Norvegia Jean-Baptiste Jules Bernadotte fece rappresentare il Fernand Cortez per la prima volta a Stoccolma, al Regio Teatro di Svezia, durante le festività organizzate in occasione della salute riconquistata da Sua Altezza Reale. Il frontespizio riportava le seguenti indicazioni: “Ferdinand Cortez ossia La conquista del Messico. Tragedia lirica in tre atti del Signor De Jouy. Musica del signor Spontini. Traduzione, a mano di P.A. Granberg. Rappresentata per la prima volta al Regio Teatro di Svezia durante le festività organizzate in occasione della salute riconquistata da Sua Altezza Reale la Principessa ereditaria, il 13 Giugno 1826. Stoccolma. Tipografia Elméns e Granberg, 1826”. È vero che il sovrano svedese era un francese, ma evidentemente si considerava il Fernand Cortez come opera solenne, festiva, adatta ad un grande evento, ben augurale.

50 Nel Febbraio 1827, il Berliner Schnellpost presentò un nuovo ed impegnativo articolo per analizzare il Ferdinand Cortez dopo il cambiamento del 1824. Oltre all’esame della prestazione dei cantanti, il redattore Maurizio Saphir sosteneva che: “Fra tutte le opere del geniale Spontini nessuna offre un più certo ed esatto chiarimento sul suo ingegno e sulle sue mire, sulla vera tendenza delle sue drammatiche creazioni, quanto quest’opera”. Il testo continuava con un lungo elogio del Ferdinand Cortez, soffermandosi poi sui cori e su altri elementi dell’opera: “Come sia vantaggiosa in particolare una tale veduta per la composizione delle grandi opere, risulta specialmente dall’im- piego dei cori; i quali acquistano un più profondo sentimento e un più alto valore e più che in passato possono apparire incorporati all’azione e con la medesima integrati e intrecciati. Così nasceva il primo rimaneggiamento del Cortez, in cui l’antica relazione amorosa fra Cortez e Amazily, benché in parte posata su storico fondamento, diveniva un episodio ed era spinta nello sfondo, mentre l’elemento guerresco, l’eroico della poesia, il politico stesso, la lotta fra i soggiogatori e i liberi, la quale risolveva il destino di tutto un continente, di un nuovo mondo, riusciva la parte principale; onde l’opera si trasformava in dramma politico: ciò che dapprima solo in piccola parte era stato”. Dopo una breve interruzione nelle recite del Ferdinand Cortez a Berlino, causata dalla malattia di un cantante, per il Carnevale del 1827, precisamente 16 Febbraio, il Teatro reale di Berlino mise in scena nuovamente il Ferdinand Cortez: “Selvaggi tumulti di guerra, la sanguinaria furia del san- sacerdote fanatico, una cospirazione di rapaci soldati, una guerra all’ultimo sangue fra un popolo forte, già per sé stesso

felice e una straniera torma di venturieri venuta dal mare. […] Erano in alto grado eccellenti la Signora Schulz, Amazily; il Sig. Bader, Cortez; i quali nelle loro azioni parevano a vicenda volersi sorpassare. Degnamente stava al loro fianco il Sig. Heinrich Blume come Telasco. Interpretava la parte del primo Sacerdote Devrient junior con forza e fuoco e sostituiva degnamente il Signor Sieber, a cagione della malattia del quale l’opera s’era dovuta sospendere. La piccola parte di Alvaro guadagna molto per la morbida e flessibile voce da tenore del Sig. Stümer, il Signor Gern, nel bell’inno a tre voci senza orchestra, colla sua voce di basso forma un solido fondamento. Tuttavia oggi questo inno non andava così bene come solitamente, perché la seconda voce tenorile, che era del Signor Beer, non andava in tutto sicura e gravemente titubava. I cori erano fermi e pronti, l’orchestra suonò con precisione ed esattezza”. Il Re di Prussia Federico Guglielmo III era sempre aggiornato sui progetti e

51 su quanto accadeva nel Teatro di Berlino, partecipava regolarmente agli spet- tacoli ed era attento osservatore dei cambiamenti che, a volte per necessità, erano apportati. Il 16 Settembre 1828 andò in scena, al Teatro reale, una nuova recita del Ferdinand Cortez, per la regia di Esperstedt e l’allestimento del coreografo Tell, alla presenza del Re Federico Guglielmo III e dei suoi illustri ospiti. Il General Musik Direktor Gaspare Spontini il giorno dopo scrisse al Principe di Wittgenstein per chiedere se il Re avesse commentato in qualche modo la soppressione di due passi nei balli del Cortez causati dall’assenza, per ipotetica malattia, di alcune danzatrici. Nonostante le pressioni di Spontini presso il Maestro di ballo Titus, la danzatrice Saint Romain e il Signor Stullmüller si rifiutarono di supplire con altre danze probabilmente per dei contenziosi economici che al Teatro di Berlino erano molto frequenti tra i cantanti e i ballerini, ma probabilmente perché in quell’allestimento la coreografia non aveva previsto passi per ballerini solisti. Spontini, spesso esasperato dai comportamenti poco professionali degli artisti, dichiarò a questo proposito: “Mi ricuso del tutto fare uso della mia autorità di fronte a questa classe dei nostri soggetti che si credono ed agiscono come privilegiati e indipendenti dal Direttore generale di Musica; sopra di tutti il Signor Titus, il quale ha dichiarato più di una volta, anche in faccia a me, di non volermi riconoscere quale l’istruzione Reale mi ha costituito!”. Anche in un confronto con un musicista tedesco, la stampa ammetteva la supremazia della musica di Spontini su Carl Maria Friedrich Ernst von Weber (1786 - 1826), che tra l’altro era anche il cugino di Constanze, vedova di Wolfgang Amadeus Mozart e cara amica dei coniugi Spontini. Ecco quanto scriveva il Der Freimüthige: “Invero anch’io sono dell’opinione che fra Spontini e Weber, per rapporto alla misura creatrice e alla vera genialità, nessun parallelo sia possibile; il che anche la fortuna delle loro opere a sufficienza dimostra. Il Freischütz che per Weber vale la migliore opera drammatica, si sostenne sulle scene tedesche cinque o sei anni; poi il pubblico se ne allontanò come da un cibo che non gli andasse più; La Vestale e il Fernando Cortez, che compiono da venti a ventiquattro anni, per contro, sono uditi ancor sempre con eguale meraviglia ed eguale incanto”. Chi non poteva attaccare Spontini sulla qualità della musica, sosteneva che il Majolatese aveva comunque prodotto un numero ridotto di opere liriche, anche perché lo stesso Spontini aveva oscurato tutta la sua produzione giovanile in Italia che non era conosciuta in Europa. Il giornalista Saphir del Der Berliner Courier, al termine di una recensione su una recita di un’opera di Spontini così scriveva: “Il teatro era pieno da soffo- care. L’ouverture fu ripetuta a richiesta. Cosa dicono i critici del successo di tali opere, quali La Vestale, il Fernando Cortez, Olimpia, , Alcidor

52 e Agnese? Essi sostengono che esse dovrebbero essere scritte in quindici giorni. […] Le lepri e i conigli partoriscono ogni anno da sei a dieci piccoli, ma sono lepri e conigli. La leonessa partorisce ogni cinque o sei anni un piccolo, ma leone”. Il Fernando Cortez fu riproposto ancora per due volte al Teatro di Berlino, nel Febbraio 1830, in occasione della programmazione per il Carnevale, recite definite “splendide e riuscite” dove brillò il cantante Karl Adam Bader “rap- presentando, pieno di fuoco e di energia, l’ardito conquistatore. Il pubblico riconoscente lo onorò chiamandolo a gran voce dopo l’eccellente atto secondo. I balli e la disposizione della scena contribuirono al bell’effetto dell’insieme”. Da tempo Gaspare Spontini corteggiava il fascinoso soprano Wilhelmine Schröder Devrient, ma il rigore del Musicista majolatese e la fantasia eccentrica della cantante rendevano difficile la sottoscrizione congiunta di un contratto di lavoro. Alla fine del 1829 Gaspare Spontini incaricò l’amico Francesco Giuseppe Baldassarre Morlacchi di contattare a Dresda la cantante Wilhelmine Schröder Devrient per invitarla ad entrare nei ranghi del Teatro reale di Berlino. Spontini le aveva inviato il libretto del Fernando Cortez e la cantante aveva espresso il desiderio di possedere anche il testo in francese perché al momento “non poteva fare a meno di accettare il contratto per Parigi … Ella è stata sedotta dalla parola Parigi alla quale ella ha aggiunto Londra, dove conta di andare per divertirsi”. Se si confrontassero il rigore morale di Gaspare Spontini con il racconto attribuito alla Wilhelmine Schröder Devrient, “Memorie di una cantante tede- sca”, si crederebbe impossibile una qualche collaborazione tra i due, ma poi, anche per la difficoltà di cantare in altre lingue, diverse da quella nazionale, ed altri fattori permisero l’avvicinamento tra l’estrosa cantante e il Teatro reale di Berlino. Se il buon giorno si vede dal mattino già nei primi mesi del 1831 l’affascinante Wilhelmine Schröder Devrient scrisse a Spontini per giustificarsi: “Il mio timore non era senza motivo che voi sareste rimasto spiacente che io non sia venuta come avevo promesso; ma disgraziatamente le circostanze del nostro tempo mi hanno costretto a rompere la mia promessa”. Oltre all’informazione della spesa per le copie delle parti del Cortez, lo stesso Morlacchi, alle prese con l’allestimento del Fernando Cortez a Dresda, scriveva a Spontini a proposito della partitura dell’opera: “Lei s’è meravigliato di vedere a una partitura, nella quale sono scritti separatamente una parte degli istrumenti; ma questa sua meraviglia cesserà quando saprà che S.M. (Antonio di Wettin, fratello del precedente Re di Sassonia) possiede la partitura stampata a Parigi, magnificamente rilegata, regalo della fu Imperatrice, e che quella copia non fu fatta che per metterci il testo Italiano, non volendo guastare lo stampato, che per altro ci servirà alle prove”. In un saggio sulla storia del Teatro di Berlino, apparso sul Der Berliner

53 Courier, intitolato “I tre periodi dell’Opera drammatica” si erano individuati tre grandi periodi collegati a grandi autori: “Rameau e Lulli gettarono le fondamenta del primo periodo dell’opera drammatica. […] Il secondo periodo data da Piccinni, Gluck, Salieri e Cherubini […] Il terzo e più nuovo periodo comincia con Spontini. Le sue quattro grandi opere: La Vestale, il Fernando Cortez, Olimpia ed Agnese sono i pilastri della nuova opera drammatica. Ciascuna di queste opere fornisce un tesoro delle conoscenze più salde e solide”. Notizie di altre rappresentazioni del Cortez giungevano anche da teatri minori come quello di Carlsruhe dove, nel 1832, la Signora Fischer aveva interpretato il ruolo di Amazily. Vienna, al tempo di Giuseppe Siboni, aveva rappresentato più volte La Vestale e il Fernando Cortez, l’attenzione per le opere spontiniane continuò anche negli anni successivi. Nella seconda metà degli anni trenta, il Direttore Economo del Teatro reale di Vienna e primo Regista dell’Opera di Vienna Giorgio Federico Treitschke scriveva a Spontini informandolo che aveva messo in scena, con grande successo, La Vestale, il Fernando Cortez e il Milton con il Signor Vogl. Il Ferdinand Cortez fu dato con una certa regolarità anche a Weimar e in occasione di una ripresa intorno alla metà del secolo, cui partecipò anche , così fu notata dalla stampa locale: “L’opera di Spontini Fernando Cortez che non era stata data da gran tempo, poteva essere considerata oggi rimessa a nuovo. Se ci mancavano oggi i corifei Stromejer e Moltke che per il loro magnifico basso e tenore conferivano a quest’opera sul repertorio uno splendore tutto singolare, bisogna tuttavia convenire che la parte del canto è stata eseguita tanto bene quanto è possibile. Le rappresentazioni, messe in scene di grandi spese e splendore, trovarono un pubblico molto numeroso e molto plaudente”.

Parigi si ritornava a parlare del Maestro Spontini

Intorno al 1826, quando Spontini era già ben inserito nella Prussia di Federico Guglielmo III, a Parigi si credeva che si fosse concluso un ciclo e si ipotizzava un rilancio musicale dell’Accademia Reale di Musica. In modo particolare si cercavano nuove voci, diverse, moderne, ma certamente non più gradevoli di quelle ascoltate, perché l’Accademia Imperiale, e poi quella Reale, avevano avuto tanti cantanti straordinari e si era vissuto un periodo d’oro simile a quello registrato in Italia, nel XX secolo, nel dopoguerra. Se si stimava in due o tre lustri il tempo necessario per rivedere, migliorare e rimodernare le tecniche di canto, era tempo per l’Opéra di avviare una riforma, magari introducendo nuovi maestri. Rossini era di moda, con le sue nuove opere aveva introdotto vocalità e

54 tecniche sicuramente nuove e questo piaceva al pubblico, ma su tutto era gradito il metodo italiano, si ricordavano i grandi cantanti come Gerolamo Crescentini, Giovanni Battista Velluti, Gaetano Crivelli, Giuditta Pasta, Angelica Catalani, Giuseppina Ronzi De Begnis, straordinaria Giulia, e , applauditissimo Cinna ne La Vestale. La dimostrazione vivente dell’efficacia della scuola di canto italiana era rappresentata dalla carriera della Cinthie che aveva frequentato Théâtre des Italiens e seguito i consigli di Angelica Catalani. Anche grazie a questo metodo di studio fu una straordinaria interprete nel Fernand Cortez e nell’Olimpia. I Musicisti Gaspare Spontini e Gioacchino Rossini, entrambi italiani, sia pure appartenenti a due generazioni diverse, con caratteristiche artistiche completamente dissimili e personalità opposte, sembravano adatti a guidare la vita musicale dell’Accademia di Musica. Nonostante la lontananza fisica c’era un partito favorevole a Spontini che voleva il Majolatese come responsabile della guida musicale dell’Accademia Reale di Musica. Questa possibilità scatenò il partito contrario, più giovane e moderno, che preferiva sapere Spontini felice a Berlino e non occupato a Parigi. Le argomentazioni che circolarono avevano un qualche fondamento, non dobbiamo dimenticarci il grande cuore filantropico di Spontini, ma anche la sua severità durante le prove, nei rapporti professionali e anche nell’immagine che voleva dare di sé sul podio direttoriale. Quindi non ci si opponeva a questo incarico con argomentazioni banali, ma erano osservazioni ben studiate. Prima di tutto si sosteneva che l’autore de La Vestale non aveva avuto un’esperienza di canto, infatti, non era un cantante e nello stesso tempo, a parte delle lezioni private date negli anni giovanili, tralasciando qualche illustre o potente allieva napoleonide, non aveva formato, educato, studenti o classi di canto capaci e in carriera. Altra argomentazione che ascoltiamo ancora oggi e che impedisce, tra l’altro, l’inserimento in repertorio di opere spontiniane da parte di giovani cantanti, era la complessa tecnica compositiva spontiniana che costringeva gli interpreti a cantare, stando ad alcune battute, sempre “urlando”, con voce che i malevoli definivano “stridente”. A sostegno di questa tesi era portata La Vestale che, già nel suo primo allestimento aveva suscitato molti malumori tra i cantanti; poi secondo gli avversari, la musica di Spontini aveva cambiato, rovinato o, addirittura, aveva fatto perdere, la voce alla Carolina Branchu, alla Albert Hymm e ad altre cantanti. Se ricordiamo le prove e la preparazio- ne de La Vestale, con tutte le proteste dei cantanti represse con autorità da uno sconosciuto Spontini, si può dire che il carattere e la personalità del Majolatese erano forti, capaci di respingere ogni protesta e questa durezza lo aveva reso impopolare tra gli artisti, alcuni erano arrivati

55 perfino a sentimenti d’odio o di terrore. Le tecniche vocali e strumentali volute da Spontini erano considerate “impossibili”. Tanto per ricordare La Vestale, durante la preparazione cantanti e sonatori si ribellarono contro quella musica che troppo li affaticava, che necessitava attenzione continua, scrupolosa precisione, passione e sentimento. Spontini fu messo più volte alla prova durante l’allestimento, ricordiamo che la prima donna, la signora Carolina Branchu, l’artista eletta, che poi seppe creare in modo inarrivabile la parte di Giulia, dichiarò che non sarebbe mai riuscita ad imparare quei recitativi ineseguibili. Adrién, basso dell’Accademia Imperiale di Musica, cui era stata affidata la parte del Gran Sacerdote, borbottava continuamente, lamentandosi della difficoltà tecnica. Un giorno che Adrién manifestava con maggiore impertinenza del solito, Spontini, indignato, gli strappò la parte dalle mani e la gettò sul fuoco. Il basso Louis Dérivis, giovane allora e quasi ignoto, si slanciò verso il caminetto e, ritirandone la parte, esclamò: “Io l’ho salvata, ed io me la prendo”. “Prendila” - rispose il Maestro - “Son sicuro che ti mostrerai degno di lei”. Al di là di questo noto aneddoto, le difficoltà ed astruserie non mancavano nelle partiture spontiniane. Inoltre Spontini sembrava aver dimenticato la tradizione della scuola napoletana, aveva ad un tratto sostituito alla facile improvvisazione una concezione profonda ed elaborata, la musica era di nuova maniera, si presentava troppo complicata e difficile ad eseguirsi. Per conseguenza gli esecutori si stancavano, s’indispettivano, non risparmiavano a Gaspare Spontini i loro sarcasmi. Per contro, oggi, non ci ricordiamo più di Gaspare Spontini come didatta, in realtà fu anche un grande insegnante di canto; scrisse prima de La Vestale, in Italia o nei primi anni di soggiorno in Francia, un didattico metodo di canto per soprano, destinato agli insegnanti. Queste lezioni di canto erano state raccolte nel “Ristretto per bene apprendere la maniera di canto e lezioni di ornamento ed espressione”, un metodo legato alla tradizione napoletana ed italiana. Ora c’è da aggiungere che Spontini in quel periodo era impegnato a Berlino nella produzione dell’Agnes von Hohenstaufen e godeva di una grande stima da parte del re e del pubblico, ma se fosse tornato a Parigi si sarebbe sicuramente adeguato alla modernità, magari mantenendo un rigore spontiniano nel lavoro, forse avrebbe scovato libretti in una lingua comprensibile da musicare e probabilmente le grandi idee del Majolatese avrebbero trovato ambientazione nell’Accademia Reale di Musica.

56 La quarta revisione del Ferdinand Cortez

La quarta, ed inutile, revisione del Fernand Cortez, voluta da Gaspare Spontini e realizzata con l’aiuto del Regista del Teatro Reale Karl August von Lichtenstein, riprendendo il lavoro precedente, curato dal poeta Marie Emmanuel Guillaume Marguerite Théaulon de Lambert, fu presentata nel Teatro dell’Opera reale di Berlino Domenica 26 Febbraio 1832. Di questo quarto finale si è conservato solamente un abbozzo ed una locandina di uno spettacolo, in compenso abbiamo una ricchissima documentazione tratta dalla stampa e tutta, in vari modi, osannante a Gaspare Spontini e al nuovo Ferdinand Cortez. Lo stesso Karl August von Lichtenstein, amico e stretto collaboratore di Spontini, coadiuvò questo nuovo lavoro e si adoperò anche per la seconda edizione dell’Agnes von Hohenstaufen. Se oggi questa ulteriore modifica dell’opera può sembrare ininfluente, nel 1832, quando il Fernando Cortez riempiva ogni sera i teatri, fu accolta come un perfezionamento di un capolavoro: non erano estranei motivi religiosi. Il popolo gareggiò per avere i biglietti, erano disponibili circa duemila ingressi, anche nelle giornate successive, le repliche continuarono per diversi mesi e “nelle domeniche il teatro rigurgita di spettatori”. La quarta revisione segnava anche un primato, si erano superate le cento rappresentazioni del Fernando Cortez al Teatro Reale di Berlino. Insieme alla revisione dell’opera che prevedeva uno sviluppo diverso, nuovo, e comunque giudicato interessante, del terzo atto del Fernando Cortez, molti degli interpreti impiegati erano al loro debutto. L’orchestra e il gruppo degli artisti diretti dallo stesso Gaspare Spontini suscitarono una grande ammirazione così come le danze che erano state curate dal Signor Hoguet. Il tenore Karl Adam Bader, cantante spontiniano collaudato, anche se da almeno dieci anni interpretava questo ruolo, continuò ad impersonare Ferdinand Cortez, tanto che la sua prestazione fu definita “splendente”. La Signorina Pauline von Schätzel, soprano, interpretò il ruolo di Amazily; ma già aveva cantato in altre opere di Spontini, come l’Olimpia; il Nurmahal, nel ruolo di Namuma; l’Agnese di Hohenstaufen. Per lei si parlò di trionfo, specialmente dopo gli onori e le acclamazioni pre- sentate dal pubblico alla fine del primo atto. Il Signor Heinrich Blume fu un applaudito Montezuma; Telasco fu il Signor Eduard Devrient Junior; Alvaro fu impersonato dal Signor Hoffmann; il Riese di Lipsia, pur non inserito stabilmente nell’organico del Teatro, inter- pretò il ruolo del Gran Sacerdote; il Signor August Zschiesche fu Moralez ed il Signor Mantius uno degli Spagnoli prigionieri.

57 Il giorno dopo tutta la stampa prussiana si occupò del Fernando Cortez e i giudizi espressi furono unanimemente positivi: “tutto è stato incantevole ed incomparabile”; “I cori s’inserivano nell’insieme con nettezza ed energia, l’orchestra, sotto la direzione di Spontini, era ammirabile. Con piacere facciamo anche ricordo dei balli, pieni di carattere ed effetto, invenzione grandiosa del Signor Hoguet”.

Diciotto cavalli per il debutto del 26 Febbraio 1832

La presenza della carica della cavalleria spagnola fu un elemento fondamentale del Fernando Cortez, presente fin dalla prima edizione, ma non in tutte le recite gli equini bardati furono presenti; infatti, nelle repliche si ometteva questa onerosa e complicata presenza. Se stupì all’Opéra la compagnia a cavallo guidata dai Franconi, a Berlino il numero fu superato, anzi tutto filò liscio con prussiano ordine. Solamente un cavallo grigio, che non rispettava le regole del teatro, fu allontanato, come qualsiasi altro figurante che non avesse svolto con precisione il ruolo e il movimento assegnato. Il Der Freimüthige ci racconta questa curiosità: “Cortez rinnovato, l’ultima domenica è memorabile negli annali del Teatro. La sala piena da soffocare; grandi applausi. Alla prova generale un cavallo grigio degli Spagnoli uscì dalla fila e salutò, nitrente, il suo Grande Capitano, il Cav. Spontini, proba- bilmente per la gioia di rivederlo dopo una così lunga separazione. Il Cavaliere trovò la cosa un poco strana ed indietreggiò; quest’atto arbitrario del nobile animale non fu approvato. Disciplina e subordinazione furono le parole d’ordine di Cortez. Il cavallo grigio dovette lasciare la parte e non si vide riapparire davanti a Messico. I diciotto cavalli si condussero esemplar- mente ed anche contra naturam sui generis”. Ancora il Der Freimüthige elencò brevemente gli elementi di novità: “La sinfonia dovette essere ripetuta. Gli applausi mossero dal pubblico con entusiasmo e, alla fine dell’opera, Spontini fu acclamato. Varie circostanze si univano ad aumentare il godimento della serata. Spontini che cerca senza tregua di perfezionare il suo lavoro aveva cambiato diverse scene del terzo atto e specialmente la catastrofe; di maniera che la conclusione dell’opera segue ora di più la storia, mettendo da parte gli inutili colpi strepitosi […] Amazily, stori- camente Marina, si getta nel lago per salvare il fratello di Cortez, Alvaro; essa passa con la nave a Messico; gli Spagnoli, a cui Montezuma ha reso la libertà, divengono i protettori di lui e di Amazily contro il furore sanguinario dei sacerdoti fanatici. Cortez, vittorioso, pianta, sulla piazza del mercato della città conquistata, la croce guarnita di trofei. Col favore dell’artificio magico dei sacerdoti che si trovano fra i suoi soldati,

58 questa croce fa spiccare sul- l’istante la luce di un fuoco splendente, gli adoratori degli idoli cadono in ginocchio e riconoscono spontaneamente in questo segno esteriore la possanza suprema del Dio dei Cristiani. L’opera si conclude con la glorificazione dei Cristiani in un ordine opposto al culto del feticcio. L’erezione della croce richiama il ricordo della fondazione di Vera Cruz”. Il Berliner Figaro così scriveva: “La rappresentazione, magnifica ed ammirabile. Cantanti dell’uno e l’altro sesso, cori, orchestra, pubblico, tutto trascinato dal torrente dell’entusiasmo. Il pubblico chiama fuori il Compositore. La sinfonia, che onora l’opera, deve essere ripetuta. Gli applausi aumentano a ciascun numero e, notate bene, Cortez è stato composto ventitré anni fa. […] Non è onesto sottrarre ingiustamente al pubblico le opere di Spontini, perché esse riempiono la cassa e oppongono una diga di ferro alla valanga del gusto che degrada e perverte. Il Signor Bader e la Signorina Pauline von Schätzel, furono chiamati due volte”. Dopo aver riferito che le parti furono assegnate a nuovi artisti, eccetto il tenore Bader, La Gazzetta di Spener ci informa sul nuovo finale dell’opera: “… il collegamento e l’azione scenica sono molto meglio curati, la fine vale meglio che altra volta ed è ben più adeguata all’intendimento dell’opera, poiché dopo la distruzione del tempio degl’idoli, Cortez, innalzando la croce sulle rovine ha caratterizzato con verità storica il trionfo della religione cristiana sul paganesimo. […] Il merito di questo capolavoro, riconosciuto tale da molto tempo, riposa sulla sua grandezza intrinseca. Ci basti far menzione dei cori degli Spagnoli ribellati e degli abitanti selvaggi del Messico; l’anima ne è afferrata. Ci basti ancora richiamare le danze originali e il contegno delle parti principali: Amazily, Cortez, Telasco. La Signorina Schätzel ci ha dato per la prima volta Amazily con tutti gli incanti della giovinezza, con tutta la fermezza, tutta l’intimità di sentimento, tutta la sodezza ammirabile della sua voce bella e sonora, che anche nel terzo atto non ha lasciato scorgere il minimo segno di stanchezza”. Il testo continua con i giudizi, tutti positivi sui cantanti, sul coro e i ballerini: “Infine l’azione scenica e la cavalleria non lasciavano nulla a desiderare perché l’opera avesse la forma di un tutto grandioso ed imponente. A richiesta del pubblico, la sinfonia piena di fuoco fu ripetuta. Furiosi applausi accompagnavano quasi tutti i pezzi di musica e di ballo, specialmente le due arie di Amazily (Einzig dir zu gefallen - Ja dir, der du mein Schicksal leitest), ugualmente i duetti con Cortez e Telasco”. Tutti i giornali, veramente tanti, si occuparono del nuovo debutto del Ferdinand Cortez presentato la sera di Domenica 26 Febbraio 1832 sotto la direzione di Gaspare Spontini. I maggiori consensi li ottennero la Signorina Schätzel, sia alla fine del primo

59 e del terzo atto; il signor Bader alla fine del secondo atto e Gaspare Spontini alla fine dell’opera. “La sala, che rigurgitava di spettatori, risuonò degli applausi, dell’entusiasmo e delle voci che acclamavano con grandi grida l’Autore di questo capolavoro, per testimoniargli la riconoscenza più viva”. Molte pagine furono scritte sui giornali di Prussia, non solo di Berlino, per riflettere su questo nuovo finale, considerato necessario, anche per motivi religiosi. Si argomentava che “Il Cristianesimo è all’opposto dell’idolatria, ma l’uno e l’altro sono fanatici; al tempo di Cortez i preti cristiani converti- vano non con le parole dell’amore, ma con spade fiammeggianti: il segno importava ad essi più che il significato. A capo di una piccola armata Cortez penetra nel Messico; con lui c’è una moltitudine di preti che battezzavano con uno zelo fanatico i Messicani che si arrendevano tremando a una forza armata ad essi sconosciuta. […] Ora vi è uno scopo più elevato, è la distruzione del culto degli idoli, è l’erezione della croce santa che santifica il mezzo sanguinoso […] I soldati spagnoli presentano una superba croce circondata da trofei che erigono in mezzo alla piazza. […] E la croce comincia a risplendere in una maniera soprannaturale e divina e il cielo getta fiamme di uno splendore che l’occhio mai ha visto. Tutti si precipitano e cadono in ginocchio, Cristiani e pagani”. Il 5 Settembre 1832, il ruolo di Amazily passò ad una debuttante al Teatro reale, si trattava della Signorina Thérese Grünbaum, che bene si inserì con il gruppo più esperto. Nella locandina originale che abbiamo esposta al Museo Spontini di Majolati, il nome della cantante appare in fondo e non accanto al nome del personaggio Amazily, probabilmente si era sempre in attesa della diva Wilhelmine Schröder Devrient. Ecco il testo della locandina: “Konigliche Schauspiele (Spettacoli Teatrali Reali). Mercoledì, 5 Settembre 1832. Al Teatro dell’Opera Fernand Cortez o La conquista del Messico. Opera in tre atti di de Jouy. Musica di Spontini. Traduzione dal francese di Man. Balletti di Hoguet. Personaggi: Amazily, principessa messicana e sorel- la del cacico Telasco,***; Fernand Cortez, Bader; Montezuma, re del Messico, Blume; Télasco, cacico e parente di Montezuma, Devrient j.; Alvaro, fratello di Cortez, Hoffmann; Gran Sacerdote, Riese; Morales, amico e confidente di Cortez, Zschiesche; Prigioniero spagnolo, Hoppe; Ufficiale Spagnolo, Michaelis; Un messo messicano, Behrend. Altri cacichi e ancelle del seguito di Amazily. Soldati e marinai spagnoli. Sommo sacerdote messicano e soldati. Danzatrici soliste: Salfter, Guillermain, Lampern, Lauchern. Danzatori solisti: Rathgeber, Richter, Steullmueller e Roehnifch. La signori- na Grünbaum, cantante (assunta) dal Teatro reale dell’opera, al suo primo debutto. Il signor Steullmueller si esibirà in un Pas de Trois con le signorine Guillermain e Lauchern. I libretti delle arie sono disponibili a 5 groeschen cadauno presso la biglietteria. Prezzi dei posti. Un posto nei palchetti di prim’ordine: 1 tallero. Un posto nei palchetti di secondo ordine:

60 15 groeschen. Un posto nei palchi/parquet: 20 groeschen. Un posto nei palchetti di terz’ordine: 10 groeschen. Un posto chiuso/separato: 20 groeschen. Un posto nel parterre: 15 groeschen. Anfiteatro: 7,5 groeschen. I biglietti omaggio non sono validi, senza alcuna eccezione. Comunicazione: il sottoscritto informa che il prezzo per riservare il posto annuale è di 1,10 talleri e mensile di 10 groeschen. L.B. Kraufe, libraio e collezionista, Udlerstrasse n. 6. Notizia: Il signor Devrient è indisposto. Inizio: ore 6. Fine: ore 9. La biglietteria apre alle ore 5”.

Una diva per Amazily: Wilhelmine Schröder Devrient

I manifesti e le locandine per il Fernando Cortez del Settembre 1832 non riportavano il nome della cantante che avrebbe interpretato il ruolo di Amazily, la protagonista femminile era scritta in basso, come se fosse stata una scelta provvisoria. Infatti, Gaspare Spontini era alle prese con una vera prima donna, passata alla storia, sia per la sua carriera artistica, sia per aver partecipato all’incontro tra Wilhelm , Gaspare Spontini e Celeste Erard, sia per quel libro, sembra autobiografico, sulle proprie esperienze sessuali. Si trattava della straordinaria Wilhelmine Schröder Devrient. L’11 Dicembre 1832, da Berlino, Gaspare Spontini non poteva più accettare l’inaffidabilità della farfallona amorosa e scrisse alla cantante Wilhelmine Schröder Devrient al fine d’inserirla permanentemente nell’organico del Teatro reale: “Vi prego di perdonarmi, Signora, se io non oso contar più sulle vostre parole, tante e tante volte da voi datemi ed altrettante mancate. Non bisogna mai più pensare a recite straordinarie per voi in Berlino, Signora, ma solamente ad un contratto permanente. Accetto la vostra offerta di condurvi qui il primo di Marzo prossimo per esordire in Statira, e non per altre parti, poi in Cortez, ne La Vestale, nell’Alcidor, nell’Agnese di Hohenstaufen, nell’Alceste, nell’, nelle Ifigenie, in Donna Anna, nella Contessa del Figaro, nel vostro eterno Fidelio, ma a condizione che dal primo Marzo voi restiate qui sino alla fine di Giugno almeno […] ho bisogno, Signora, che voi mi rispondiate immediatamente e che mi inviate, da voi sottoscritto, il con- tratto qui allegato, in francese, senza cambiarvi una parola”. Finalmente, almeno nell’aspetto formale, la cantante Wilhelmine Schröder Devrient accettò ed inviò firmato il contratto, temporaneo, per alcuni mesi, a Gaspare Spontini: “Io sottoscritta Wilhelmine Schröder Devrient prometto, mi obbligo e mi impegno sull’onore e sotto pena della multa qui sotto indi cata e consentita, verso l’Amministrazione del Teatro reale di Berlino, di condurmi puntualmente ed irrevocabilmente in cotesta città il primo Marzo

61 pros- simo 1833 per esordirvi nella parte di: Statira, La Vestale, di Amazily nel Cortez, d’Oriana nell’Alcidor e di Irmengarda nell’Agnese d’Hohenstaufen, nell’Alceste, Armida nelle Ifigenie”. La rinuncia ad una carriera parigina o londinese le pesò molto, queste città erano più congeniali allo stile di vita dell’estrosa cantante, ma Wilhelmine Schröder Devrient (1804 - 1860) preferì rimanere in Germania perché trovava difficoltoso cantare in italiano, francese e in altre lingue europee. Quindi la diva Guglielmina cantò in La Vestale, nell’Olimpia e nel Fernando Cortez. In attesa di riproporre un contratto con la cantante Wilhelmine Schröder Devrient, il ruolo di Amazily fu interpretato dalla signorina Thérese Grünbaum, non meno capricciosa della precedente e spalleggiata dal padre Giovanni Cristoforo Grünbaum, che diede spettacoli nel 1833 e nel 1834. Il padre della giovane cantante parlava a ragion veduta perché “mia moglie, nel corso delle sue rappresentazioni artistiche, ha cantato tanto La Vestale, Giulia, quanto Amazily e Olimpia, afferma che quest’ultima è troppo più affaticante che quella di Amazily”. Proprio a proposito delle recite del Fernando Cortez programmate per il Gennaio 1834, il Signor Giovanni Cristoforo Grünbaum, padre dell’interprete di Amazily, davanti a tutto il personale del Teatro reale, minacciò Spontini per poi ritrattare, attraverso più educate lettere inviate al Direttore, nella quale informava che la figlia, interprete di Amazily, si sarebbe rimessa a studiare con lo stesso Spontini, in particolare le parti di Amazily e di Zelia nel Cortez e nel Nurmahal. Inoltre era disponibile per l’Agnese di Hohenstaufen, mentre non si sentiva pronta ad interpretare l’Olimpia. Dopo altre estenuanti trattative la Signora Devrient, di Dresda, presentò altre richieste, che riguardavano un contratto per la durata di dieci anni; uno sti- pendio di tremila scudi ed un onorario di duemila scudi; infine al termine del contratto una pensione adeguata al suo rango. Riccardo Wagner, in visita a Berlino nel 1836, ebbe occasione di assistere ad una magnifica esecuzione del Fernando Cortez, diretta da Gaspare Spontini, nel ruolo di Amazily si esibiva la straordinaria Wilhelmine Schröder Devrient suscitando l’ammirazione del Musicista e di tutti i presenti. In realtà Guglielmina, dopo essere giunta da Dresda nel Marzo 1834, chiese di derogare o modificare il suo impegno, rinunciando allo studio di alcune opere e pretendendo di sostituirsi al Direttore Spontini. Infatti, il suo debutto, per quell’anno, fu con La Vestale, dove, con Giulia, ottenne un facile e scontato successo insieme alla Signorina Lehmann, Gran Vestale; ai Signori Bader, Licinio; Hammermeister, Cinna; Zschiesche, Sommo Pontefice. Poi si passò con una certa regolarità a quanto indicato dal Teatro: Ifigenia in Tauride, Euriante, Roberto il diavolo, Olimpia, Oberon, La Vestale, Fernando Cortez ed Armida.

62 Questo era l’ambiente delle cantanti, sempre pronte a presentare richieste assurde, certificati medici e a mettere in difficoltà la programmazione stabi- lita. In questo ultimo periodo di permanenza di Spontini a Berlino, il partito nazionalista attaccava ancora Spontini, specialmente attraverso la penna di Ludovico Rellstab, tanto che il Direttore dell’Opera reale di Berlino fu costretto a replicare e questo ci aiuta a conoscere le opere che furono presen- tate con maggior successo: “Che il Real Teatro di Berlino, lungi dall’esser condotto alla sua rovina, è, nel suo stato attuale, per l’alto valore dei cantan ti, per la perfezione dei cori, che formano l’ammirazione di tutti i giudici competenti, per l’imponente assieme, la rara abilità e la meravigliosa precisione della sua eccellente orchestra, composta da artisti di merito distintissimo e disciplinata sotto la mia direzione, per la bellezza delle scenografie e la magnificenza dei costumi uno dei migliori teatri d’Europa. […] Lo stesso si dica dei pretesi sedili vuoti. Se il teatro fosse meno pieno, sarebbe una fortu- na per gli amatori, i quali spesso non riescono a trovare da sedere, quando il pubblico accorre numeroso alle brillanti rappresentazioni dei capolavori di Gluck, del Mozart, del Beethoven e del Weber, a quelle degli Abencerragi, de la Dama bianca, di , de La Vestale, del Cortez, dell’Olimpia, di Nurmahal, di Alcidor, de la Muta di Portici, di Roberto il Diavolo, di Jessonda ecc. ecc. […] Che i magnifici spettacoli allestiti durante l’intenden- za del Signor Conte Brühl furono allora, come lo sono oggi, eseguiti sotto la mia personale direzione o sotto l’influenza della mia direzione generale”. Queste polemiche si conclusero con il conferimento a Spontini del nastro onorifico di terza classe dell’ordine dell’Aquila Rossa di Prussia voluto dallo stesso Federico Guglielmo III e il 31 Marzo 1833 con la creazione di una sezione musicale dell’Accademia reale delle Belle Arti a Berlino, di cui Spontini divenne immediatamente membro. Nonostante questo clima in parte ostinatamente ostile che lo porterà da qui a poco a lasciare Berlino, il 6 Ottobre 1839 il Teatro Reale presentò la centesima rappresentazione de La Vestale; il Fernando Cortez era regolarmente rappresentato dal Maestro Spontini, insieme ad altre opere del Musicista e di altri autori, in particolare: Mozart, Weber, Gluck, Cherubini, Salieri e Spohr.

Telasco è una bestia feroce

Gaspare Spontini era molto attivo, oltre alla composizione, alla Direzione del Teatro, alla Direzione delle sue opere e a quelle di altri musicisti, dedicava, quotidianamente, molte ore alle prove e alle lezioni di canto. Spontini aveva

63 rivisto più volte il Fernando Cortez e in queste quattro revisioni aveva anche meglio caratterizzato i personaggi. In una corrispondenza con il baritono Hauser descriveva il personaggio di Telasco, ma forniva anche consigli per una corretta interpretazione: “Carissimo Signor Hauser, non scordate, come tante volte vi ho detto, che Telasco è una Bestia feroce, un crudele Guerriero, un Fanatico per la sua Religione e per la sua Patria! Un disperato, un furibondo nel vedere una sorella rinnegata e traditrice; il suo zio, l’Imperatore del Messico, detronato e quasi a rischio di essere assassinato; lui stesso vinto da Cortez, perduto, avvilito […]. Telasco, rappresentato altrimenti che così sopra descritto, diventerebbe un buon Prete o Canonico o Missionario di Praga o di Vienna lottando e combattendo pel Cristianesimo”. Per l’uso della voce Spontini precisava: “Se voi non la spingete fino al secondo, al terzo grado di forza, essa resta nella regione della gola e del naso, ma se poi la spingete con energia fino al quarto grado e se aprite molto di più la bocca e i denti, allora la voce sortirà sonora, limpida, metallica e caratteristica”. Nel Febbraio 1835 il tenore Karl Adam Bader, uno dei pilastri del Teatro reale di Berlino, accusando dei presunti malesseri fece annullare due recite del Fernando Cortez; Spontini propose la sua sostituzione con Ernest Hoffman. Anche se i rapporti con Spontini furono sempre difficili, fu assunta anche la cantante Clara Heinefetter che si impegnò a cantare nei teatri reali di Berlino, Potsdam, Carlotteburg e sui teatri dei castelli reali tutte le parti già interpretate dalle Signore Milder, Schulze e Stephan. A questo proposito ci piace ricordare che il 29 Maggio 1838, a Berlino, moriva la cantante Pauline Anna Milder Hauptmann, fu la prima Statira nella nuova Olimpia berlinese. Era nata a Costantinopoli il 13 Dicembre 1785 ed aveva avuto rapporti di stima con Gaspare Spontini. Il cantante F. Eicke, legato da un contratto con il teatro di Breslavia fino al 1835, chiese a Gaspare Spontini, in vista di un suo eventuale passaggio al Teatro reale di Berlino, di essere ascoltato dal Majolatese. La ripetuta dichia- rata conoscenza della parte di Cortez e di Telasco, lasciano presupporre che anche in questa cittadina tedesca, ora polacca, si rappresentasse, secondo il repertorio, il Fernando Cortez: “Per mezzo di questo congedo avevo preso la risoluzione di avere l’onore di rivolgermi a voi per iscritto, a cagione dei miei mezzi vocali e del mio gusto, per i quali io inclino principalmente verso le vostre liriche composizioni, come Fernando Cortez, Telasco e Licinio. Qui mi prendo la libertà di nominarvi alcune parti del mio repertorio: Licinio, Telasco o Cortez … Per ciò voi sarete anche in grado di giudicare l’estensio- ne della mia voce, che non consiste se non in toni di petto. Il carattere della mia voce è tenore – baritono”.

64 Il Cortez all’Opéra National di Bruxelles, La Monnaie

Il Fernand Cortez fu rappresentato con una certa regolarità anche a Bruxelles, Spontini aveva in questa città anche un editore di fiducia che diffondeva spe- cialmente riduzioni per canto e pianoforte e gli spartiti di arie melodiche. Una di queste parti era la seguente: Fernand Cortez. Duo avec récitatif chanté par mr. Laïs et mme. Branchu. Paroles de M.M. de Jouy Bruxelles: Messemaeckers. Di una recita del Fernand Cortez, opera data con una certa frequenza al teatro de La Monnaie di Bruxelles, abbiamo rintracciato la locandina del 27 Agosto 1822. La Signora Lemesle fu l’interprete di Amazily; il Signor Desfossés fu Fernand Cortez; il Signor Camoin rappresentò Montezuma; il Signor D’Arboville impersonò Telasco; il Signor Delos fu Alvaro; il Signor Eugène impersonò il Gran Sacerdote; il Signor Leroux fu Morales; i Signori Edouard e Alphonse furono gli Ufficiali spagnoli e il Signor Dupuis interpretò il ruolo di Ufficiale messicano. Adolphe Nourrit, oltre ad esibirsi regolarmente all’Académie Royale de Musique, aveva l’obbligo di cantare anche in altri teatri francesi e stranieri. Il suo repertorio comprendeva: La Vestale, il Fernand Cortez, Olimpye, oltre che , La Juive, , La Muette, Guillaume Tell, Don Juan, e molte altre opere. Probabilmente anche altri principali cantanti avevano questi obblighi e, pertanto, non è sempre facile conoscere se a Bruxelles, a Lille o in qualche altro teatro europeo si sia svolta una qualche recita di musica spontiniana. Dopo l’addio all’Opéra dato il 1 Aprile 1837, Adolphe Nourrit iniziò un tour dei teatri francesi di provincia dove presentò il suo repertorio. A Lione, nel Luglio ed Agosto 1837, ripropose i suoi ruoli più importanti, in particolare si esibì nelle seguenti opere: La Juive, Guglielmo Tell, Ugonotti, La Muta di Portici, Roberto il Diavolo, ma su tutto ottenne uno strepitoso successo con il Fernand Cortez. Considerando che Adolphe Nourrit morì suicida a Napoli l’8 Marzo 1839, dopo una recita al San Carlo, ci si rammarica che non abbia potuto organizzare una seconda ripresa del Fernand Cortez sulle tavole del San Carlo dopo l’incerta edizione del 1820. Ricordiamo che, il 3 Maggio 1834, l’Accademia reale di Musica mise in scena La Vestale a beneficio di Nourrit che interpretò Licinio, gli altri protagonisti furono: M.lle Falcon, Giulia; Levasseur, il Gran Pontefice; Dabadie, Cinna; M.me Dabadie, la Gran Vestale. Dabadie già dal 1820, in occasione nel suo secondo esordio ne La Vestale, aveva interpretato la parte di Cinna, diventando uno dei cantanti più importanti dell’Accademia reale di Musica. Sempre nel Settembre 1834, il giorno 10, fu presentata una selezione del Fernando Cortez, in particolare un balletto; il programma prevedeva che

65 fosse eseguito anche dalla sensuale ballerina Fanny Elssler e tra il pubblico era presente l’altra étoile, la rivale Maria Taglioni. Il 7 Aprile 1836, all’Opéra National di Bruxelles, La Monnaie, andò in scena il Fernand Cortez a beneficio del contralto Madame Louise Zulmé Leroux in Dabadie, moglie di Henri Bernard Dabadie, che impersonò il ruolo di Amazily. Insieme alla cantante parteciparono i signori: Louis Auguste Second, chiamato Féréol; Jean Baptiste Basile Canaple; il tenore Sirand; Renaud; il tenore Louis Ponchard; il corpo di ballo era composto dalle signo- re: Page; Ambroisine, prima ballerina a La Monnaie; dai signori: Eckner; Page e Guillemin, primo ballerino a La Monnaie di Bruxelles. L’Opéra National di Bruxelles, La Mannaie, continuò a presentare nel proprio repertorio il Cortez, l’anno successivo, dopo il successo della Signora Louise Dabadie, fu invitata la Signora Constance Jawureck che interpretò ancora il ruolo, per lei familiare, di Amazily. Il 14 Giugno 1837, Constance Jawureck, raffinata Amazily, ottenne un vibrante successo al Théâtre Royal de La Mannaie di Bruxelles dove fu allestita ancora una volta una recita del Fernand Cortez. Questa soddisfazione la ripagò anche per alcune scortesie subite a vantaggio della Laura Cinti all’Opéra.

Spontini cerca un nuovo incarico a Parigi

Nel 1838, Spontini svolse un grande viaggio che lo portò prima in Inghilterra, dove fu accolto con grandi onori e ammesso a corte, poi a Parigi ed infine in Italia. La stampa parigina, in Agosto, con rispetto diede la notizia dell’arrivo dei coniugi Spontini di cui era ancora vivo il ricordo nella società francese. Nel soggiorno parigino partecipò a dei concerti e cercò di riprendere i contatti con l’Opéra francese, ma trovò una realtà completamente cambiata, frivola e decadente. In realtà, i cantanti e i musicisti parigini dichiaravano che La Vestale e il Fernand Cortez erano opere immortali, che non sarebbero mai state dimenticate, ma ben diversa fu l’accoglienza riservata all’autore di queste opere. A sessantaquattro anni, dopo quasi vent’anni di impiego a Berlino, dove aveva praticato i rigidi protocolli prussiani, in qualche modo simili a quelli napoleonici, lontano dalle luci e dalle frivolezze dell’Académie Royale de Musique, Gaspare Spontini e Celeste Erard non erano riusciti ad adeguarsi ad una modernità, anche nei costumi, che stava investendo il mondo artistico parigino. Purtroppo, già nel suo aspetto esteriore, Spontini sembrava un uomo di altri tempi, fu descritto dai dipendenti dell’Académie Royale de Musique in modo ironico, quasi un ciarlatano, capelli ricci, lucidi e tinti, al petto pietre preziose e catene d’oro, un altro spillone d’oro fermava i nastri su cui erano attaccate un gran numero di decorazioni. Alcuni, più

66 sarcastici, parlarono di uno spiedino, che come un girarrosto, infilzava le quaglie, questo teneva salde ben sette decorazioni ed onori ficenze fermandole poi alla giacca del Musicista. Spontini, credendo ancora di godere di una qualche considerazione, immaginava delle riprese importanti per le sue opere e per questo intendeva incontrare i vertici dell’Opéra: M. Henri Duponchel, M. de Montguyon, M. Halévy o il precedente Direttore Louis Véron, ma fu impossibile incontrarli senza un preventivo appuntamen- to in quanto erano tutti impegnati in incontri galanti ed in attività più frivole. Enrico Heine, che ha scritto delle pagine terribili contro Spontini nel Giugno 1840, non riuscendo a capire l’età, i malanni e una certa vanagloria, così ricordò il fatto: “Già un anno fa se ne era venuto qui per una settimana e dall’alba a mezzanotte rincorreva tutti i personaggi influenti per provocare il suo richiamo a Parigi. Poiché la maggior parte delle persone qui lo ritenevano già defunto da molto tempo, si può immaginare che si siano spaurite alquanto della sua improvvisa, spettrale apparizione. La intrigante irrequietezza di questo scheletro aveva infatti qualche cosa di spaventevole. Il Signor Duponchel, Direttore della Grande Opéra, non lo volle ricevere ed esclamò con terrore – Questa mummia intrigante non voglio che mi si acco- sti! Mi basta già avere da sopportare gli assalti dei viventi!”. Lo screanzato Heine, qualche tempo dopo, continuò questa personale crociata contro Spontini con altri articoli: “Ogni volta che all’Académie de musique o alle Bouffes un’opera fa un fiasco colossale, si osserva nei paraggi una inquietante scarna figura con il viso pallido e capelli neri come il carbone, una specie di bisavola mascolinizzata la cui apparizione preannuncia sempre un sinistro musicale. Gli Italiani, appena l’apparizione si fa vedere, stendono rapidamente l’indice e il mignolo e gridano allo iettatore. Gli spensierati Francesi, che non vogliono saperne di superstizioni, si limitano a scuotere le spalle e nominano senza precauzioni ‘Monsieur Spontini’. Si tratta, infatti, dell’ex Direttore del Grand Opéra di Berlino, del compositore de La Vestale e del Ferdinand Cortez, due capolavori che ancora a lungo fioriranno nella memoria degli uomini e saranno ancora ammirati, mentre il loro creatore ha cessato già ormai di suscitare simile sentimento”. Con lo stesso rilievo dato per il suo arrivo, fu annunciata sulla stampa francese la partenza di Celeste Erard e Gaspare Spontini da Parigi che avvenne il 6 Settembre 1838. Il 30 Settembre 1838 arrivarono a Jesi dove furono, con tutti gli onori, festeggiati al Teatro Concordia di Jesi; qui Spontini trovò una società ben diversa da quella parigina, più simile a quella lasciata a Berlino o incontrata in Inghilterra qualche mese prima, rispettosa dei ruoli e grata della beneficenza ricevuta.

67 Disatteso il divieto di Spontini: l’Opéra di Parigi ripropone il Fernand Cortez

Hector Berlioz (Côte-Saint-André 11.12.1803 – Parigi 8.3.1869), vero esti- matore ed amico di Gaspare Spontini, scrisse una lettera al Majolatese in proposito del Cortez, dopo aver assistito ad una delle ultime recite del Fernand Cortez ancora in repertorio all’Opéra: “Caro Maestro, quanto finora operaste fu nobile e bello, ed è forse oggi da parte de’ cultori dell’arte, capaci di apprezzare gli splendori, un dovere il ripetervelo. Qualunque sia stata finora la somma dei vostri dolori, vi deve esser fatta dimenticare facilmente dalla coscienza del vostro genio e dall’incalcolabile valore delle sue creazioni. Voi avete suscitato odi violenti e per ciò stesso taluni de’ vostri ammiratori sembrano temere di confessare il loro entusiasmo. Costoro sono dei vili, cui preferisco i vostri nemici. Fu dato ieri sera il Cortez all’Opéra. Schiacciato ancora dal terribile effetto della scena della rivolta, vengo a inneggiarvi: Gloria! Gloria! Gloria! E rispetto all’uomo il cui poderoso pensiero riscaldato dal suo cuore, seppe creare scene immortali! L’ira poté mai in altra produzione dell’arte trovare simili accenti? Vi fu mai entusiasmo guerriero più cocente e più eroico? Si è mai altrove lumeggiato con pari colorito l’audacia e la volontà, queste gagliarde figlie del genio? […] Addio caro Maestro. V’è la religione del Bello ed io ne son seguace. E se è un dovere ammirare le grandi cose ed onorare i grandi uomini sento inoltre, stringendovi la mano che è pur anco una felicità. Berlioz”. Il 22 Marzo 1839 Spontini, di ritorno dall’Italia, giunse a Marsiglia, dopo una breve sosta passò a Parigi dove il 3 Maggio era defunto il parmense Ferdinando Paer. Resosi vacante il seggio, precedentemente occupato dallo scomparso all’Accademia di Belle Arti dell’Istituto di Francia, Spontini presentò la propria candidatura che fu accolta. Come gesto di rispetto verso Spontini, molti musicisti ritirarono la loro candidatura, tra questi Hector Berlioz. Hector Berlioz, in qualità di giornalista pubblicista, il 16 Febbraio 1840, sul Journal des Débats, presentava un’indiscrezione, cioè la ripresa all’Opéra, l’Accademia Reale di Musica, de La Vestale, notizia ripresa anche dalla Gazzetta di Stato di Berlino. Spontini seguiva giornalmente sia le vicende majolatesi, sia quelle parigine; scrivendo alla Società degli Autori a Parigi, fece conoscere, a strettissimo giro di posta, il suo punto di vista. Spontini fu veramente contrariato dalla notizia, non perché non fosse felice di vedere ancora sulle scene un suo capolavoro, ma perché erano lontani i tempi dei grandi allestimenti, sia nella cura delle voci, sia nelle scenografie. Lo stesso Spontini spiegò la questione in una lettera all’agente Michel della ocietà degli autori drammatici. “Mi sarebbe certo lusinghiero e onorifico

68 riapparire dinanzi codesto imponente pubblico di Parigi […] Ma la maniera indegna con cui si è fatto rappresentare in differenti epoche La Vestale, il Cortez e l’Olimpia dopo il mio trasloco da Parigi, l’esecuzione più che trascurata (benché i ruoli principali siano stati talvolta degnamente sostenuti) e la messa in scena indecente, ignobile e detestabile di quelle opere con costumi vecchi in stracci, con scenari stinti e cadenti a brandelli. I cori non essendo né studiati, né imparati, né cantati, e i coristi in minimo numero, di cui il Signor Halévy è il primo capo, che uscivano a stento e a caso dalle quinte! Aggiungete a ciò tagli, soppressioni, alterazioni disperanti per un compositore! La pompa delle marce, delle cerimonie e dei balli soppressa o resa ridicola. Figuratevi pure alcune vecchie comparse cenciose rappresentanti quelle formidabili legioni romane che soggiogarono il mondo. E l’indomani, vedetele, e abbiate pietà di quei fieri conquistatori del Messico! […] che mi fa un imperioso dovere d’oppormi, trovandomi assente, alla rimessa in scena delle mie opere sul teatro dell’Accademia reale di Musica a meno che io non sia ufficialmente impegnato in persona dall’Amministrazione a recarmi a Parigi per aiutare con i miei consigli creatori gli artisti (essendosi perduta la tradizione delle mie opere), per assistere alle prove e contribuire al successo de La Vestale, poiché di essa si tratta …”. Lo stralcio di questa lettera ci fa comprendere come Spontini avesse preferi- to essere dimenticato rispetto ad allestimenti improvvisati, rimediati. Il Majolatese non accettava compromessi, la rappresentazione delle sue opere doveva essere integrale, sia con tutte le scene e i sontuosi balli, così come gli artisti dovevano essere sempre ben preparati. In realtà, nella fretta di dare la notizia, Berlioz sapeva solo che si voleva dare un’opera di Spontini, aveva immaginato La Vestale, ma in realtà la scelta cadde sul Fernand Cortez. Il 16 Maggio 1840, il Corriere dei Teatri precisava la notizia, prendendo atto, dell’opposizione di Spontini: “All’Opéra ci si occupa sempre della ripresa del Fernando Cortez. Il veto del Signor Spontini non lo impedirà”. Smentendo quanto scriverà Enrico Heine, Spontini era deciso: non avrebbe consentito un allestimento rimediato del suo Fernand Cortez. Pierre Erard, cognato di Gaspare Spontini, dovette rappresentare il Majolatese presso il Tribunale commerciale di Parigi, chiedendo, su sua procura, la sospensione dell’allestimento dell’opera. Sempre attraverso i giornali sappiamo l’esatto punto di vista di Gaspare Spontini: “Il Signor Spontini, che in questo momento si trova a Berlino, farà notificare al Direttore dell’Opéra la richiesta di far cessare le prove del Fernando Cortez, la cui ripresa era annunciata dai giornali. Il Signor Spontini si duole delle mutilazioni che si son fatte subire alla sua opera, e non ne vuol permettere la rappresentazione che a condizione che sia

69 eseguita senza cambiamenti e intera”. Il Tribunale commerciale emise una sentenza provvisoria nel pomeriggio del 17 Giugno 1840 a poche ore dall’avvio dello spettacolo. In sintesi il Tribunale, nella sentenza emessa, ricordava che il 27 Maggio 1840, tra l’altro giorno della morte del grande violinista ed amico di Spontini, Niccolò Paganini, il Musicista majolatese aveva vietato la ripresa del Fernando Cortez, ne avrebbe concesso l’autorizzazione a patto che fosse stato lui a dirigere la macchina organizzativa o si fossero fatti propri i suoi consigli. Pertanto la sentenza continuava: “Fa divieto alla Direzione dell’Opéra di rappresentare l’opera Fernando Cortez senza che Spontini ne abbia diretto gli studi, sotto pena di seimila Franchi di danni a profitto di Spontini per ogni rappresentazione. Ordina l’esecuzione provvisoria all’istante. Condanna l’Amministrazione dell’Opéra alle spese”. Il povero Pierre Erard, dotato di un carattere molto più amichevole di quello del Maestro Spontini, alle prese con questioni di principio, notificò al Direttore dell’Opéra Léon Pillet, a trenta minuti dall’avvio della recita, la sentenza del Tribunale del Commercio, accompagnato da due impiegati del Tribunale. Il Direttore dell’Opéra Léon Pillet spiegò la situazione, la sala era già occupata dal pubblico, i biglietti erano già stati venduti, i cantanti erano pronti e si erano regolarmente preparati con diverse prove, quindi la sospen- sione avrebbe provocato un danno economico certo, mentre la sentenza era solo interlocutoria. Léon Pillet, per dar corso alla sospensiva indicata nella sentenza, chiese al procuratore di Spontini, Pierre Erard, un deposito cauzio- nale di diecimila Franchi, perché si sarebbero dovuti rimborsare i biglietti agli spettatori e pagare, comunque, le maestranze. Probabilmente, Pierre Erard agì con saggezza, adducendo che non disponeva al momento della cifra richiesta dal Direttore dell’Opéra Léon Pillet e non andò oltre. Anzi, i tre assistettero allo spettacolo in un palco messo, amichevolmente, a loro disposizione dalla Direzione. Nonostante le paure per un allestimento lontano dai fasti del grand opéra, la recita fu accettabile e fu riproposta per complessive cinque serate: 17 e 29 Giugno, 6, 15 e 24 Luglio 1840. I protagonisti furono: Fernand Cortez, général des Espagnols, Monsieur Jean Étienne Auguste Massol; Telasco, Cacique des Ottomis, frére d’Amazily, neveu de Montézuma, roi du Mexique, Monsieur Ferdinand Prévost; Alvar, frére de Fernand Cortez, Monsieur Pierre Auguste Alexis; Montézuma, Henri Étienne Dérivis; Le Grand Prêtre des Mexicains, Monsieur Adolphe Joseph Louis Alizard; Amazily, princesse Mexicaine, Mad.le Maria Dolores Nau. La questione ebbe una vasta eco anche nei giorni successivi e il Direttore Léon Pillet tornò sull’argomento con lettere ai vari giornali parigini.

70 Con in mano i Decreti, Regolamenti ed Ordinanze il Direttore Pillet illustrò i diritti e gli obblighi degli Autori che avevano rappresentato le loro opere all’Accademia Imperiale e Reale: “Il Signor Spontini che ha goduto trent’anni del loro beneficio, crede oggi di doverli attaccare alle loro basi. Respinto una prima volta il ricorso, era riuscito ad ottenere dal Tribunale del Commercio un giudicato che poggia interamente sopra un errore di data, ma che gli dava provvisoriamente la vittoria; era dovere per me difendere i Regolamenti e protestare con tutti i mezzi possibili contro le loro variazioni”. La vicenda si concluse rapidamente, con le udienze del 23 e del 26 Giugno, il Tribunale annullò la precedente pronunziazione e concesse all’Opéra la possibilità di rappresentare il Fernand Cortez. Spontini dovette sostenere le spese del giudizio, molto inferiori rispetto ai danni che l’annullamento dello spettacolo avrebbero comportato. Così il Cortez fu piacevolmente rappresentato e lo stesso Spontini non fu poi così dispiaciuto della positiva accoglienza registrata tra il pubblico. In questo nuovo allestimento parigino, del 17 Giugno 1840, il Fernand Cortez rimase in repertorio fino al 29 Giugno1844. Spontini sicuramente fu felice, anche per i favorevoli risvolti economici che le nuove rappresentazioni portavano con loro. Per il Fernand Cortez il numero delle rappresentazioni fu molto alto, al Giugno 1844 furono raggiunte le duecentoquarantotto recite all’Opéra. Incredibilmente il Cortez aveva superato le duecentotredici rappresentazioni de La Vestale, anche se poi la vicenda di Licinio e Giulia avrà una fama più duratura anche per il numero superiore di riprese. Spontini, dopo il viaggio in diversi Stati europei, rientrò a Berlino il 16 Agosto 1839 trovando i soliti problemi tedeschi. Il 7 Giugno 1840, Spontini piangeva la scomparsa del suo grande estimatore e protettore: Federico Guglielmo III. La situazione per Spontini precipitò, una relazione del Conte di Redern al nuovo Re, Federico Guglielmo IV, definiva l’attività del teatro reale negativamente. In seguito ad uno scambio d’accuse tra il Redern e lo stesso Spontini, il Tribunale ravvisò il reato di lesa maestà, pena sospesa per appello del Majolatese e in seguito graziato dallo stesso Sovrano. Anche parte del pubblico stava abbandonando Spontini, di questo il Musicista si rese conto il 2 Aprile 1841, quando tentò di dirigere il Don Giovanni. Il pubblico rumoreggiò così insistentemente tanto che Spontini dovette abbandonare la sala. Eravamo giunti alla fine del periodo tedesco: il 10 Luglio 1841 Federico Guglielmo IV concedeva a Spontini un congedo di sette mesi e il 25 Agosto 1842 accoglieva le dimissioni dello Spontini presentate da ogni incarico. A Spontini fu concessa una pensione a vita.

71 Spontini salutò la città con un commovente concerto d’addio tenuto il 13 Luglio 1842, tra i brani presentò l’elegia Addio ai miei amici di Berlino. Il Maestro, in pieno accordo con la consorte Celeste, volle donare alla città di Berlino e alla Corte di Prussia la sua grandiosa biblioteca che comprendeva un alto numero di autografi dei più importanti Musicisti.

Il ritiro di Maria Taglioni

Quasi consapevole della periodizzazione successiva effettuata dagli storio- grafi, Spontini in questo ultimo decennio si dedicò prevalentemente ad orga- nizzare la sua grande opera filantropica, anche se non mancarono viaggi in tutta Europa dove ricevette onori ed attestazioni di stima. Tra il Settembre 1842 e il Febbraio 1843 fu in Italia. A Majolati, con un gesto di grande gene- rosità, il 4 Febbraio 1843, con atto del Notaio Merli, diede corpo, anche da un punto di vista legale, alla donazione di tutti i suoi beni alla comunità majo- latese. Tra le tante manifestazioni entusiastiche di saluto e di accoglienza è interessante ricordare le cinque Filarmoniche di Roma che in occasione del- l’arrivo dei coniugi Spontini nell’Urbe eseguirono un “aggiornato” reperto- rio spontiniano, tra cui la sinfonia ed altri brani del Fernand Cortez. Si voleva rendere omaggio a Gaspare Spontini, già Accademico d’onore dell’Accademia Filarmonica Romana: “Il Programma si compone di diversi pezzi scelti nella produzione del Maestro e di parecchi frammenti di musica sacra di altri compositori italiani”. Attivissimo, appena rientrato dall’Italia, Spontini ritornò a Berlino. Il Re Federico Guglielmo IV, come gesto di benevolenza e di stima, gli offrì una medaglia d’oro con al recto il ritratto di Federico Guglielmo III ed al verso i dati anagrafici e la parola tedesca “erinnerung”, cioè memoria, ricordo. Spontini fu a Copenaghen nel 1844 per la prima rappresentazione de La Vestale, in quell’occasione ricevette dalle mani del Re di Danimarca la deco- razione dell’ordine dell’Elefante. Molte altre decorazioni e titoli vennero anche negli anni successivi, basti ricordare il titolo di Conte di Sant’Andrea e l’elevazione delle possessioni di Spontini nello Stato pontificio a Contea, evidentemente la musica di Spontini e la sua grande fama non erano ancora sopite. Nel 1844, a Dresda, era programmata La Vestale con l’eclettica Guglielmina Schröder Devrient, Spontini invitato da Riccardo W agner e dall’Intendente von Lüttichau si recò nella città tedesca e permise a Wagner di scrivere delle belle pagine biografiche. Spontini, rispondendo a Riccardo Wagner che gli chiedeva se fosse interes- sato a comporre una nuova opera con un libretto sconosciuto, tratto da una nuova tendenza poetica, magari inserendo nuove trovate musicali, disse: “In

72 cosa consisterebbe questa trovata? Ne La Vestale ho composto un argomen- to romano; nel Fernando Cortez un soggetto spagnolo – messicano, in Olimpia un lavoro di materia greco – macedone, infine, in Agnese un’opera d’argomento tedesco: tutto il resto non conta nulla”. Il grande pianista e compositore Robert Alexander Schumann (1810 - 1856), prima di manifestare segni di instabilità mentale, nel 1848, espresse giudizi estremamente tecnici e lusinghieri per la musica di Spontini ed in particolare per il Fernand Cortez che il Musicista tedesco aveva più volte ascoltato. Riconoscimenti per la musica del Fernand Cortez giunsero anche da molti altri musicisti, per esempio da Taylor, Presidente della Associazione degli Artisti; dal musicista ed amico François Antoine Habeneck che aveva inseri- to nel programma della Società dei Concerti del Conservatorio La Vestale con Massol, Alizard, Mad.lles Dobré e Bockholz e Spontini, grato, partecipò ad alcune recite dello spettacolo. La famiglia Taglioni per diverse generazioni rappresentò il meglio della danza in Europa, mettendo in scena coreografie proprie o dei grandi Gardel o Viganò, in un continuo peregrinare tra i teatri di Stoccolma, Parigi, Pisa, Napoli, Milano, Vienna e Copenaghen, solo per citare le principali città. Nel 1821, a Strasbourg, Sophie Edwige Taglioni, moglie di Filippo, e i figli Maria (Marianne Sophie) e Paul, ebbero modo di assistere ad una recita de La Vestale di Gaspare Spontini. Nel 1827, grazie anche alla stima del Direttore de l’Opéra Émile Lubbert, Maria Taglioni debuttò all’Opéra con il fratello Paul. Il terzo e quarto spetta- colo all’Opéra di Maria Taglioni furono riservati alle due principali opere di Gaspare Spontini: La Vestale e Fernand Cortez. Infatti, il debutto ne La Vestale di Gaspare Spontini avvenne il 3 Agosto 1827, dove la ballerina stupì per la bellezza delle danze condotte insieme al ballerino Pillain e al fratello Paul; lo spettacolo successivo fu il Fernand Cortez dove si esibì insieme al fratello Paul nei magnifici e pittoreschi balli messicani. Maria Taglioni, nelle sue permanenti trasferte tra l’Inghilterra, la Francia, la Germania e San Pietroburgo interpretò altre volte i balli di queste due opere, anche se poi non si rappresentava per intero l’opera. Anche con gli spettaco- li di fine carriera, Maria Taglioni utilizzò molte arie da ballo di opere sponti- niane. Probabilmente seguirono altre tournées d’addio alle scene in altri teatri, l’ultima rappresentazione data a Parigi, all’Académie Royale de Musique, della ballerina Maria (Marianne Sophie) Taglioni a Parigi, si tenne Sabato 29 Giugno 1844. Il programma stampato dall’Académie Royale de Musique, “pour la dernière représentation de Mlle Taglioni, à ”, prevedeva: “le 2e acte de Fernand-Cortez de Spontini, le 2e acte de La Sylphide ballet-panto- mime de M. Taglioni où Mlle Taglioni remplira le principal rôle et dansera un nouveau pas de deux avec M. Petipa, deux autres danses avec Petipa et le

73 2e acte de La Jolie Fille de Gand d’ dans lequel Mlle Taglioni dansera le pas de la chasse”. Tra il 1845 e il 1848, cioè fra la nomina di Gregorio XVI, del 21 Gennaio 1845 nella quale il Papa conferiva a Gaspare Spontini il titolo di Conte di Sant’Andrea e i moti parigini del 1848, fu pubblicata una nuova edizione per canto e piano forte del Fernand Cortez ou la Conquête du Mexique. Questa nuova edizione, pur mantenendo la dedica al Conte di Pradel, inseriva sotto il nome dell’autore musicale Gaspare Spontini i nuovi titoli onorifici ed una selezione dei precedenti: “Gaspare Spontini, Comte de S.t Andrè, Chevalier de La Légion d’Honneur et de l’Ordre de la Maison de S.A.R. G.d Duc de Hesse Darmstadt, Compositeur Dramatique ordinaire du Roi de , pensionné de Sa Majesté, Premier Maître de Chapelle honoraire de S.M. le Roi de Prusse, Membre de Institut de France, de l’Académie Royale de Suède, Ex. Ex”. Spontini, oramai anziano, lontano dai valori e dai ritmi della società moder- na ebbe cara l’amicizia con François Antoine Habeneck, un grandissimo vio- linista e direttore d’orchestra dell’Opéra, nato il 22 Gennaio 1781 a Mézières. Sposò Anne Charlotte Gardel, figlia del grande ballerino Pierre Gardel, l’au- tore delle coreografie de La Vestale e del Fernand Cortez. Habeneck fondò, insieme a Cherubini, la Società dei Concerti del Conservatorio. François Antoine Habeneck scomparve l’8 Febbraio 1849 e durante le ese- quie e il corteo funebre, Spontini ebbe l’onore, insieme a Meyerbeer, Auber, Zimmermann, Tulou, Taylor, di tenere i cordoni neri che si usava far discen- dere dal feretro. Inoltre François Antoine Habeneck è tumulato al Père Lachaise in prossimità della tomba Erard, già esistente, dove erano sepolti tutti i congiunti più prossimi di Celeste Erard. Tralasciamo di raccontare i continui spostamenti dei coniugi Spontini per tutta Europa, viaggi che si svolgevano oramai su moderni “bastimenti a vapo- re o sulli cammini di ferro”. Alle ore ventidue del 24 Gennaio 1851 si concludeva a Majolati l’intensa vita del nostro Gaspare Spontini. A Majolati giungeva il cordoglio espresso dalle più importanti personalità artistiche e politiche, il corpo del Maestro era rive- stito dalla divisa di Accademico di Francia, la corona di alloro sopra i capel- li brizzolati lo ricordava come sommo artista e la solenne cerimonia funebre lo elevava tra i Santi.

Il 7 Giugno 1840 Spontini doveva registrare la scomparsa del suo grande estimatore e protettore, Federico Guglielmo III. La situazione a Berlino, per Gaspare Spontini, precipitò di conseguenza; una relazione del Conte di Redern a Federico Guglielmo IV definiva l’attività del Teatro reale negativamente, ci fu uno scambio d’accuse tra il Redern e lo stesso Spontini che sfociarono, secondo il

74 Tribunale, nel reato di lesa mae- stà, pena sospesa per intervento dello stesso sovrano. Federico Guglielmo IV, il 25 Agosto 1842, accoglieva le dimissioni dello Spontini presentate da ogni incarico, al musicista era concessa una pensio- ne. Spontini salutò la città con un commovente concerto d’addio tenuto il 13 Luglio 1842, tra i brani l’elegia Addio ai miei amici di Berlino. Il Maestro Gaspare Spontini, in pieno accordo con la consorte Celeste, volle donare alla città di Berlino e alla Corte di Prussia la sua grandiosa biblio- teca, ricca di autografi musicali dei più grandi Musicisti. A Parigi, in seguito alla morte del parmense Ferdinando Paer, si era reso vacante un seggio all’Accademia di Belle Arti di Francia; Spontini presentò la propria candidatura che fu accolta, anche perché Hector Berlioz (1803 – 1869), sincero amico ed estimatore di Gaspare Spontini, ritirò, in segno di devozione e rispetto, la propria. Per accogliere con tutti gli onori Gaspare Spontini all’Accademia di Belle Arti di Francia, lo scultore Paul Joseph Gayrard (1807 - 1855) realizzò un magnifico medaglione con la seguente iscrizione circolare: “Gaspard Louis Pacifique Spontini Reconquis par l’Institut a la France 1842”. Paul Joseph Gayrard fu allievo di Francois Rude e presso questo Maestro conobbe David d'Angers, anche lui autore di un magnifico medaglione con il profilo di Gaspare Spontini. Questa immagine di Gaspare Spontini, di Paul Joseph Gayrard, fu poi repli- cata su marmo e collocata nel mausoleo Spontini, realizzato, nella sua inte- rezza, dal maceratese Fedele Bianchini, allievo di Antonio Canova. Lo scultore maceratese Fedele Bianchini aveva già elevato, nel 1835, un monumento funerario, simile, per Serafino Salvati, generoso mecenate ed ingegnere. L’illustre cittadino di Monte Roberto aveva avuto incarichi, dal Governo pontificio, per il pubblico catasto delle Delegazioni di Ancona, Macerata e Camerino. Altra copia del medaglione di Paul Joseph Gayrard raffigurante Gaspare Spontini fu collocata a Majolati sopra la porta della Casa natale di Spontini. Lo storico Alcibiade Moretti scriveva: “Il dott. Augusto Amatori, amico del Maestro e ora proprietario della casuccia dov'egli nacque, sulla quale fece porre l'iscrizione che è accennata nel testo, sormontata da un medaglione di bronzo”.

La commemorazione nella Chiesa della Maddalena

Oltre alle numerose espressioni di lutto di Governanti e Musicisti, tra cui quella di Giacchino Rossini, giunse a Majolati l’importante lettera di condo- glianze del Comitato dell’Associazione degli Artisti di Parigi, firmata dal Barone Taylor, da Hector Berlioz, Auber e da una trentina di altri personag- gi che esprimevano collegialmente le loro condoglianze. In questo documen- to si ricordava una cerimonia funebre che si era svolta in onore di Gaspare Spontini nella Chiesa della Maddalena a Parigi. Come sappiamo questa grande Chiesa parigina fu un luogo particolare per i coniugi Spontini, ma anche dopo la morte del Maestro, S. M. Magdalenae a Parigi e la Chiesa di San Giovanni a Majolati furono accomunate da cerimo-

75 nie che si svolgevano contemporaneamente. Celeste scriveva: “Già sanno, signori, che lo stesso giorno, ed all’ora mede- sima, una cerimonia simile celebratasi in questa Chiesa della Maddalena nostra Parrocchia in Parigi! Spero che quell’anima così dolce e così benefica riposi nel seno del Dio di Misericordia, e che dall’alto della sua celeste dimo- ra, possa leggere nei nostri cuori e che provi dolcissima gioia scoprendovi i vivissimi sentimenti di riconoscenza e d’amore che in un comune accordo esprimemmo prosternati al piede degli altari!”. Proprio in questo santo luogo gli amici di Spontini, i componenti l’Istituto di Francia, gli Accademici, l’Associazione degli Artisti, le persone beneficate e i conoscenti presentaro- no un concerto commemorativo diretto dal Maestro Lefébure Wely, con brani del Fernand Cortez, il coro dei prigionieri; La Vestale, Inno matutino, Inno alla sera. Nel 1854, dopo qualche contatto con la Contessa di Sant’Andrea,che scrisse delle lettere ricche di consigli, ci furono altre manifestazioni in ricordo di Gaspare Spontini. L’Opéra riprese La Vestale con le cantanti Sophie Crivelli, Poinsot e i signori Roger, Bonnehée e Obin. In questo stesso periodo anche Hector Berlioz favorì un’edizione del Fernand Cortez.

Il Centenario:riscoperta straordinaria della Musica di Spontini

Il Centenario della nascita di Gaspare Spontini, celebrato principalmente negli anni 1874 e 75, rappresentò un’occasione straordinaria per l’efficace diffusione della Musica del Majolatese nell’Italia risorgimentale e in tutta Europa. Le iniziative e le manifestazioni promosse a Majolati, in Italia e nel mondo sono state insuperate, straordinarie ed è quasi impossibile ricordarle tutte, se non con uno specifico studio, ma il compito assegnato, già arduo, è la storiografia del Fernand Cortez. Partiremo da Majolati, dove un Comitato appositamente costituito per il Centenario, anzi due, innescò l’interesse per la riscoperta e la nuova diffusione della musica di Spontini. Riporteremo dei frammenti di documentazione per entrambi i Comitati, ma certamente uno di questi fu molto influente, competente, attivo e apprezzato. Immaginiamo che il Comitato del Centenario più prestigioso sia stato il seguente: “Alcuni cittadini della provincia costituitisi in comitato promotore (auspice il Municipio di Majolati) con circolari 30 Aprile e 30 Giugno 1874 invitarono Municipi e Istituti musicali a contribuire per la rappresentazione de La Vestale. Questa Commissione era composta dai signori: Domenico Cav. Antognetti, Sindaco di Maiolati, Antonio Marchese Colocci, Luciano Marchese Honorati, Luigi Avv. Prof. Colini e Filippo Prof. Barattani”. Insieme a questo, operò un altro Comitato, sicuramente con minore autore- volezza, di cui abbiamo rintracciato prima un costoso frammento con alcuni

76 nomi, poi un’altra copia integra a firma del Segretario N. Stefanini: “Onoranze a Spontini. Majolati 30 Giugno 1874. La Commissione: Domenico Antognetti, Sindaco Presidente; Domenico Corradini, Assessore; Giuseppe Notaro Colini, Assessore; Ugo Avvocato Cori – Braga; Filippo Professor Barattani; Antonio Cav. Marchese Colocci; Luciano Marchese Honorati; Luigi Avvocato Prof. Colini”. Il primo documento rintracciato, sia pure in cattivo stato di conservazione, stampato su pessima carta, fu acquistato per portare luce su questi anni robo- anti, eppure fino a pochi anni fa sconosciuti, quando una serie di manifesta- zioni ad altissimo livello hanno rappresentato l’anello per la trasmissione della cultura spontiniana dal primo Ottocento ai giorni nostri. “Le feste centenarie in onore di Gaspare Spontini furono celebrate nei primi di Settembre 1875 in Majolati. […] A migliaia e migliaia si contavano le per- sone accorse dai vicini paesi e dai circostanti contadi; oltre a che rappresen- tanze di Comuni, Istituti ecc. e la presenza dello stesso senatore De Luca, Prefetto della Provincia di Ancona, contribuirono a rendere più solenne la festa. Fu dapprima inaugurata una lapide commemorativa dettata dall’illustre prof. Ferrucci, nella facciata dell’Ospizio pei cronici. La facciata dell’edificio era addobbata e foggiata a gradinate; e là in presenza del Prefetto, delle altre autorità e d’innumerevole folla di gente, fu intonato un Inno popolare, posto in musica dal Maestro Giulio Stacchini di Jesi che venne giudicato grandioso per la maestà della frase e per il bell’effetto dei due cori concerta ti”. La giornata ebbe uno svolgimento imponente con molte altre manifestazioni, discorsi, commemorazioni, visite delle autorità e “La festa si chiuse con luminarie e fuochi artificiali. Bello era il vedere la pubblica passeggiata di Majolati, denominata Colle Celeste, rischiarata fantasticamente da mille fuochi e rallegrata da musicali concerti che intuonavano la gran marcia de La Vestale”. Come per magia, dopo anni di silenzio, si riaccese la lampada del sacro fuoco spontiniano. Oltre a queste sentite iniziative locali, il merito del primato della riscoperta musicale spontiniana è da ascrivere al Musicista Amintore Galli e alla Casa Edoardo Sonzogno Editore, via Pasquirolo 14, Milano. Infatti, nel Giugno 1874, in occasione del Centenario della nascita di Spontini, la nota Casa Editrice Sonzogno pubblicò La Vestale, riduzione per pianoforte. Ispiratore dell’iniziativa e autore della premessa fu il noto musicista Amintore Galli (1845 - 1919), l’autore dell’Inno dei Lavoratori e direttore artistico dello Stabilimento Musicale Sonzogno. Il Prof. Galli, fu insegnante al Conservatorio di Milano, fu giornalista e cri- tico musicale del quotidiano Il Secolo e direttore di due pubblicazioni della

77 Casa Sonzogno: Il Teatro illustrato e La Musica popolare. Sempre per la Sonzogno, pubblicò numerose arie d’opera ridotte per canto e pianoforte e libretti d’opera francesi tradotti in lingua italiana. Nella trascrizione de La Vestale, il Galli aveva allegato un’interessante intro- duzione, con apprezzabili spunti critici ed informazioni sulla collocazione di alcune fonti. La notizia più importante, spiegata sempre in premessa: “In Italia nessuno aveva degnata La Vestale d’un edizione, cosicché noi siamo i primi a porgere ai musicisti questo lavoro accuratamente ridotto per solo pianoforte”. Su iniziativa del Prof. Galli, sempre di Gaspare Spontini, fu pubblicato lo spartito de La Vestale, Preghiera “Diva agli Afflitti”, edito sempre dalla Casa editrice Sonzogno, Milano, per la Collana La Musica Popolare. Anno II – N. il 12 Aprile 1883, presentò un’interessante biografia su Gaspare Spontini scritta dallo stesso musicista Amintore Galli. Sempre la Società Editrice Sonzogno presentò una serie di pubblicazioni a carattere musicale inserite nella collana Biblioteca del Popolo: “Ogni volumetto consta di 64 pagine di fitta composizione, edizione stereotipa e contiene un completo trattatello elementare di scienza pratica di cognizioni utili ed indispensabili, dettate in forma popolare, succinta, alla portata di ogni intelligenza”. Nel libretto Cori celebri per voci d’uomini erano presenti sedici brani di vari autori, tra questi, a pagina 42, di Gaspare Spontini il coro “Gli estremi nostri accenti” tratto dal Fernando Cortez. Ed anche questa edizione contribuì a far circolare la musica e le arie del Fernando Cortez. La Casa Ricordi non fu da meno e presentò, sia La Vestale, sia il Fernando Cortez, oltre a delle selezioni di arie d’opera e di inni come Saluto all’Imperatore di Germania tratto dall’inno Prussiano Borussia. La revisione della partitura del Fernando Cortez di Angelo Zanardini fu dif- fusa anche attraverso un’edizione popolare con una riduzione per canto e pia- noforte. L’opera completa del Fernando Cortez, grazie a questo lavoro, fu conosciuta, ma poco rappresentata. In una nota biografica che accompagnava l’edizione, inserita in premessa, a proposito del Fernando Cortez, era scritto: “La melodia, l’espressione, l’ef- fetto drammatico si sposano in questo lavoro con bella e nobile armonia. Per quante evoluzioni possa fare il gusto del pubblico, il Fernando Cortez contiene pagine stupende, di cui sarà impossibile disconoscere la potente invenzione e il fascino irresistibile di una dolcezza d’affetti, che non vien mai sopraffatta dall’altezza della frase drammatica. Il duetto tra Amazily e Telasco, l’inno a tre voci, la gran scena della rivolta e l’ammirabile duetto finale vanno annoverati tra i brani musicali più ispirati di tutti i tempi e di

78 tutte le scuole”. Ma la vera rivoluzione copernicana-spontiniana, stava per rivelarsi a Roma dove il decadimento della cultura musicale iniziò ad arrestarsi con la costitu zione delle prime Accademie, tra queste: l’Accademia Filarmonica Romana e la ripresa dell’attività dell’Accademia di Santa Cecilia. Riunioni musicali di buon livello si tennero, dopo il 1840, a Palazzo Caffarelli, sede dell’Ambasciata di Prussia e continuò a proporre musica anche quando fu sede dell’Ambasciatore Tedesco. Dopo il 1860 Roma ebbe altri luoghi destinati alla Musica: Sala Ducci – Galleria Pascucci in Via Nazionale; Sala Dante presso Fontana di Trevi; Sala Filarmonica in via delle Muratte; Sala Umberto in via della Mercede. Dopo la Breccia di Porta Pia furono saldamente attive due Istituzioni musicali che poi avranno un ruolo da protagoniste con l’esecuzione della musica di Gaspare Spontini: la Società Orchestrale Romana e la Società Musicale Romana. La Società Orchestrale Romana era una formazione molto raffinata e proponeva prevalentemente composizioni strumentali, ebbe un orientamento liberaleggiante ed era formata da aristocratici e da professionisti romani. La Società Musicale Romana era particolarmente legata all’ambiente clericale, suo Presidente fu il Principe Don Emilio Altieri e la sede fu la Sala Dante in Via della Stamperia; il primo concerto di un certo rilievo fu dato il 15 Maggio 1874 con una selezione del Mosé di Gioacchino Rossini. In una gara originale di manifestazioni celebrative per il Centenario della nascita di Gaspare Spontini, la Società Musicale Romana decise di eseguire La Vestale. L’opera era molto nota, si sapeva che era stata il capolavoro del Musicista marchigiano, ma a Roma non era mai stata eseguita. A Roma, nel 1840, era stata messa in scena una La Vestale, ma non quella di Spontini, ma quella di . Già nel Giugno 1874 iniziarono le prove de La Vestale di Gaspare Spontini sotto la Direzione di Domenico Mustafà. Uno storico majolatese, nel 1884, così ricordava l’avvio di questa riscoperta spontiniana: “Il nome di Gaspare Spontini per circa mezzo secolo ingiusta- mente al pari di tanti altri quasi obliato, accennò a ridividere fra noi, ed alla Società Musicale Romana è dovuto di aver richiamato l’attenzione del pub- blico sulle opere immortali di questo sommo maestro, quando ebbe la felice idea di risuscitare e far gustare ai Romani le note mirabili de La Vestale. Quella Società si procurò di tal guisa verso l’Arte un titolo di benemerenza. […] Le feste Centenarie di Gaspare Spontini ebbero luogo in Majolati nella seconda metà del mese di Agosto, l’anno 1875, riuscite non indegne di Lui, sebbene i Municipi delle Marche non avessero corrisposto come si aveva speranza. È doloroso il ricordarlo, ma quell’appello rimase pressoché ina- scoltato. La Società Musicale Romana volle dapprima rendere omaggio alla memoria di Spontini con richiamare in vita La Vestale e fece veramente opera meritoria e degna de’ maggiori encomi.

79 Rese poi anche un più segnalato servigio all’arte col riprodurre l’altro meraviglioso spartito: il Fernando Cortez. […] I giornali più autorevoli di Roma pubblicarono relazioni particolareggia- te assai pregevoli intorno a quest’opera eseguita nella Sala Dante”.

Domenico Mustafà, benemerito della cultura spontiniana

Prima di procedere con la storiografia del Fernand Cortez è necessario cono scere, anche se per sommi capi, la figura di Domenico Mustafà, nato a Sterpare di Sellano il 16 (14?) Aprile 1829. Già qualche curiosità sulla storia della famiglia paterna nasce da questo cognome così esotico, inadatto alla collocazione geografica, ma non se ne conosce l’origine. Probabilmente per migliorare la situazione economica, i genitori autorizzarono la menomazione, non sappiamo se dietro un compenso dato alla famiglia da qualche congregazione religiosa, oppure se colpito da una malattia, vera o presunta, ma il futuro cantore, da bambino, subì l’operazione che gli permise di sviluppare la voce acuta da soprano, maschile. Di questo Domenico fu sempre dispiaciuto e nutrì sempre dei sospetti verso la famiglia. Probabilmente dai consapevoli genitori, Domenico Mustafà fu portato a Roma, forse affidato ad un brefotrofio, per seguire la necessaria for- mazione musicale. A tredici anni era a Roma, ma il Capitolo della Cattedrale di Anagni lo richie- se come membro del Coro della Cattedrale. A diciotto anni prese gli Ordini minori, mantenne il posto nel Coro della Cattedrale e avviò l’attività di compositore. La sua voce squillante non passò inosservata e a diciannove anni, nel 1848, entrò come Cantore nella Cappella Sistina, primo soprano maschile, dove rimase fino al 1902, divenendone Direttore perpetuo, succedendo a Giuseppe Baini. Domenico Mustafà fu un cantore straordinario, quando lui cantava le chiese traboccavano di “fedeli-ammiratori” attratti sia dalla voce sublime, ma anche da una gestualità quasi teatrale. Nel 1850 firmò un’antifona e un responsorio con i seguenti titoli: l’Abbate Domenico Mustafà cappellano cantore pontificio. Fu Cantore, soprano maschile, della Cappella Sistina, ma ben presto fu apprezzato come compositore di musica sacra, lo stesso Pio IX ebbe parole di stima e meraviglia per il Miserere scritto per la Settimana Santa del 1855.

80 Alternando l’attività di compositore a quella di cantore, nel 1860, a soli tren- tuno anni era già un’autorità, pertanto gli erano concesse molte licenze; iniziò così a dare lezioni di canto ad una ragazza di Montefalco, Natalina Rossi, originaria di Fabriano. Nella bella cittadina, posta sulle alture intorno a Foligno, il possidente Domenico Mustafà aveva acquistato prima una casa nel centro storico, poi un grande fondo agricolo con una magnifica villa, in località Cavolata. Qui trascorreva le giornate di riposo, dando lezioni, rice- vendo cantanti e musicisti; era anche appassionato della caccia agli uccelli con la rete e curava dei frutteti in questa vasta e bella tenuta. Nel suo studio, oltre ad un pianoforte a coda, erano presenti, tra l’altro, i ritratti di Gaspare Spontini, , , , Saverio Mercadante, Amilcare Ponchielli, Pietro Platania, Filippo Marchetti e Giovanni Pierluigi da Palestrina. L’ultimo degli evirati della Cappella Sistina, in realtà questo primato doveva essere condiviso con Alessandro Moreschi, anche lui cantante evirato della Sistina, sembra che abbia esercitato un qualche fascino sulle donne. Non conosciamo in dettaglio il tipo di relazione avuto con Natalina, ma altre donne, tra queste una signora inglese, avevano manifestato interesse, non solo artistico, per quest’uomo, probabilmente la singolarità della sua condizione fisica, unita a quella del grande cantante musicista, lo rendevano inte- ressante. Mustafà piaceva, qualche anno prima lo stesso interesse amoroso da parte delle donne era stato manifestato verso Giovanni Battista Velluti, come Velluti anche Mustafà, nonostante la sua condizione di evirato, ebbe una sua vita erotica. Nel 1867, Mustafà presentò in San Pietro un’opera di grande rilievo, Tu es Petrus, che vedeva impiegati, contemporaneamente, tre cori dislocati in punti diversi della basilica. Nel 1874, nel Centenario della nascita di Gaspare Spontini, Domenico Mustafà assunse la direzione artistica della Società Musicale Romana, incarico che mantenne effettivamente per oltre una decina d’anni e successivamente gli fu attribuito il titolo di Presidente onorario della Musica. Mustafà, subito dopo la nomina a Direttore della Società, pensò ad allestire la prima recita romana de La Vestale di Gaspare Spontini che debuttò alla Sala Dante il 10 Maggio 1875 e due anni dopo presentò il Fernando Cortez, anche questa opera era al debutto a Roma, ottenendo un successo straordina- rio in entrambe le occasioni. Pio IX scomparve il 7 Febbraio 1878, un mese prima del suo decesso decise di nominare Domenico Mustafà come Direttore perpetuo della Cappella Sistina, anche se, dal 1870, di fatto, il cantore-musicista aveva già assunto, praticamente, il ruolo di Direttore della Cappella Sistina.

81 Domenico Mustafà, musicista di grandissimo spessore, godette dell’amicizia di Giuseppe Verdi e spesso i due Musicisti si incontrarono a Montecatini dove progettarono delle collaborazioni. Domenico Mustafà, come i più grandi Musicisti, ricevette, nel 1898, dal Collegio dei Cantori, una medaglia onorifica coniata, in oro, argento e bronzo, dallo stabilimento Johnson di Milano che riportava al recto il ritratto del Musicista e al verso un’iscrizione che ricordava la sua Direzione perpetua della Cappella Sistina. In questo stesso anno espresse il desiderio di essere nominato Direttore emerito della Cappella Sistina e chiese di essere affianca- to da Don Lorenzo Perosi. Dal 15 Dicembre 1898 al 1902, Don Lorenzo Perosi ebbe anche lui l’incarico di Direttore della Sistina, ma i rapporti con Domenico Mustafà furono sempre difficili e non collaborativi. Oltre ad una rivalità artistica, ci fu una visione diversa dell’organizzazione della Cappella Pontificia ed anche questioni legate alle voci bianche. Don Lorenzo Perosi pretese che nessun evirato fosse inserito nel Collegio dei Cantori della Cappella Pontificia; inoltre Mustafà non accettava nella Sistina dei cantori provenienti da altre Cappelle di Chiese romane; infatti, temeva di perdere le tradizioni ed una metodologia propria della Sistina. Con il 31 Dicembre 1902, Domenico Mustafà, dopo cinquantacinque anni di servizio, si ritirò dalla direzione della Cappella Sistina. Afflitto da alcuni anni d’infermità, nella bella Villa Mustafà in località Cavolata di Casale di Montefalco, Domenico Mustafà scomparve il 17 Marzo 1912 e fu sepolto nel cimitero di Montefalco in una bellissima tomba monu- mentale le cui forme lo stesso Musicista aveva prefigurate.

Il Fernando Cortez di Domenico Mustafà

A Roma, nel 1874, erano attive due importanti Istituzioni musicali: la Società Orchestrale Romana e la Società Musicale Romana, mentre l’Accademia Filarmonica Romana era notevolmente decaduta. La Società Musicale Romana, composta da circa centosettanta Soci, grazie alla competenza di Domenico Mustafà, ripropose con autorevolezza la musica di Gaspare Spontini. Dopo circa un anno di prove, la Società Musicale Romana era in grado di presentare La Vestale di Gaspare Spontini e di celebrare, così, il Centenario della nascita del Majolatese, un’idea suggerita dal Marchese Francesco d’Arcais e condivisa dallo stesso Domenico Mustafà. La Vestale di Spontini non era mai stata rappresentata a Roma, ma in poco tempo si rimediò a questa grave lacuna. Il 10 Maggio 1875 il Maestro Domenico Mustafà, Direttore e Presidente della Musica della Società

82 Musicale Romana, ottenne uno strabiliante successo presentando, nella versione italiana di Giovanni Schmidt, l’opera nella Sala Dante posta nei pressi della Fontana di Trevi, in forma oratoria. Oltre al Maestro Domenico Mustafà, i Maestri concertatori furono: Augusto Moriconi, Leopoldo Bellotti, Antonio Forani, Filippo Mattoni. Le prime parti, tutte rigorosamente Soci, furono: Emilia Faberi, Giulia; Cesira Cicognani, Gran Vestale; Giovanni Gattoni, Licinio; Ercole Capelloni, Cinna; Gioacchino Pediconi, Sommo Sacerdote; Pietro Paris, Console ed Aruspice. Abbiamo rintracciato tra i nostri documenti anche il lunghissimo elenco dei componenti del Coro, diviso in Soprani, Contralti, Tenori, Bassi e poi l’orchestra, limitata, come scritto, ai soli Soci. Oltre alla Roma dei nobili, assistettero allo spettacolo i principali Musicisti presenti nell’Urbe: Marchetti, Mancinelli, Sgambati, Libani, Lucidi, Terziani, De Sanctis, Tosti, Mililotti e molti altri. Il successo fu clamoroso, anche per la novità assoluta e per l’argomento trat- tato. La stampa riportava ampi commenti della brillante esecuzione: “Il Maestro Mustafà fu fatto segno a straordinarie ovazioni ed ottenne un vero trionfo: il suo merito artistico e l’impareggiabile impegno con cui ha concertato e diretto quest’opera, sono stati meritatamente coronati dal più splendido successo”. A Majolati giunse l’eco del successo de La Vestale di Domenico Mustafà, visto anche il forte legame con la città, dove tra l’altro viveva l’erede di una importante famiglia majolatese, il cantante lirico Giambattista Vaselli, morto a soli 36 anni, figlio di Giuseppe e coniugato con un’altra cantante lirica, l’austriaca Maria Von Ernest. Il Comitato delle onoranze spontiniane, non sappiamo quale dei due, ma entrambi guidati dal Sindaco di Majolati Cav. Domenico Antognetti, espres- se grandissima soddisfazione per la recita de La Vestale che fu la prima ese- cuzione di un’opera di Spontini per il Centenario; successivamente da ogni parte del mondo, quasi ad imitazione, giungevano notizie sulle celebrazioni, in varie forme, del Centenario spontiniano. Alcuni rappresentanti del Comitato majolatese si incontrarono a Roma con il Direttore Domenico Mustafà e con il Presidente della Società Musicale Romana Principe Don Emilio Altieri. I Majolatesi espressero gratitudine per la prima esecuzione de La Vestale a Roma e, in un consapevole percorso storiografico, proposero ai due autorevoli personaggi di mettere in scena il Fernando Cortez; inoltre chiesero di portare La Vestale al teatro di Jesi dove non era mai stata eseguita, tranne quella di Mercadante. La questione fu posta al Consiglio dei Soci della Società Musicale Romana, ma si dovettero frenare gli entusiasmi perché lo Statuto della Società

83 impediva di portare gli spettacoli fuori Roma. Effettivamente, nel Settembre del 1875, La Vestale di Spontini fu eseguita per la prima volta a Jesi dall’Impresa Costantino Boccacci, appaltatore tea- trale e la direzione fu affidata al Maestro Direttore generale dello spettacolo Luigi Mancinelli che aveva seguito con attenzione le prove e lo spettacolo de La Vestale del Maestro Mustafà. Luigi Mancinelli era nato ad Orvieto nel 1848, giovanissimo suonò come violoncellista nell’orchestra della Pergola a Firenze per poi passare all’Orchestra del Teatro Apollo di Roma dove dal 1875 fu Direttore d’orchestra. Scomparve a Roma il 2 Febbraio 1921. A Jesi fu accolto con tutti gli onori insieme agli interpreti: Licinio - Sig. De Cappellio Tasca; Giulia - Luisa Wanda Miller; Cinna - Sig. Senatore Sparapani; Il Sommo Sacerdote - Sig. Ladislao Miller; la Gran Vestale - Sig. Eufemia Barlani Dini; Un Console - Sig. Albino Verdini; Un Auruspice - Sig. Raffaele Tommasini. “Allorché si volle festeggiare ancora in Jesi il Centenario anniversario della nascita del grande maestro si pensò di mettere in scena La Vestale e dopo tante incertezze e trepidazioni ebbe luogo la prima rappresentazione la sera del 22 Settembre 1875. Il successo fu di gran lunga superiore ad ogni aspet- tativa; né mai fu più completo trionfo, perché se La Vestale aveva vinto la prova in concorrenza di celebri maestri del suo tempo […] Eran venuti da Roma e da lontane parti uomini intelligentissimi e dilettanti e maestri e gli applausi furono sì universali e spontanei che nulla meglio poteva rilevare il popolare entusiasmo. L’entusiasmo prodotto dal complesso dello spartito fu indescrivibile, straordinario. Il merito principale d’avere disseppellito questo tesoro dell’arte, miniera inesauribile d’infinite bellezze, ove tutti senza distinzione, di soppiatto o all’aperto hanno portato la mano rapace, appartiene al Maestro di Musica Mustafà, romano. Egli, con una operosità senza pari con seri studi condusse a termine la concertatura d’uno spartito destinato a rivendicare la memoria d’un grande autore e ad innalzare un monumento di gloria alla sua fama di grande artista. Questa città spese non poco di cure e di denaro perché lo spartito spontiniano fosse eseguito per intero […] L’esecuzione fu ottima a merito principalmente del chiarissimo Maestro Direttore Luigi Mancinelli, ingegno che allora sorgeva, interprete degno d’un genio che risorgeva. In questa bella occasione fu offerta al medesimo Maestro Mancinelli una bacchetta d’argento gemmata, quale attestato di stima e di affetto. Il corpo corale numerosissimo e ben fornito e l’orchestra composta com’era di distinti professori nulla lasciarono a desiderare. La signora Wanda Miller nella scena di Giulia nel secondo atto e così in tutto il resto superò ogni aspettativa: cantò con anima, con gusto ed affetto. Non mancarono lodi sincere alla Signora Barlani Dini, tanto per la maniera del canto, quanto per la bella azione drammatica […] Chiunque si trovò presente

84 a quella rappresentazione si farà ragione dell’entusiasmo suscitato nel’auditorio affascinato, e comprenderà com’anche nella Sala Dante in Roma, benché senza alcun apparato scenico gli applausi cominciarono alla sinfonia ed accompagnarono l’opera sino alla fine”. Come se non bastasse, a dimostrazione che se proposte le musiche di Spontini erano e sono apprezzate e richieste, subito dopo al Teatro Apollo di Roma fu messa in scena La Vestale che fu replicata fino alla quaresima del1876. Anche di questo terzo allestimento de La Vestale in un solo anno abbia- mo il nome degli artisti e collaboratori: Licinio, Gen. Romano: Sig. Gaetano Verati; Giulia, Giovane Vestale: Luisa Wanda Miller; Cinna, capo di Legione: Augusto Brogli; Il Sommo Sacerdote: Giovanni Mirabella; La Gran Vestale: Giuditta Celega; Un Console: Achille Cardos; Un aruspice: Nazzareno Camporesi; la scena prima è stata dipinta dal Sig. Prof. Becchetti; la seconda dal Sig. Bazzani Alessandro; la terza e quarta dal Sig. Ceccato. Maestro, direttore della Musica: Sig. Luigi Mancinelli. Direttore di Scena: Sig. Lodovico Muratori; Maestro Direttore dei cori: Sig. Vincenzo Molatoli; Vestiarista proprietario: Sig. David Ascoli; Macchinista: Sig. Francesco e Niccola Morelli; Attrezzista: Sig. Andrea Ungere; Buttafuori di scena: Sig. Fabio Arrighi. Dopo tre esecuzioni de La Vestale in un anno, il Comitato Majolatese delle onoranze spontiniane, sostenuto dal critico musicale Marchese Francesco d’Arcais, chiese ancora al Maestro Domenico Mustafà e alla Dirigenza della Società Musicale Romana di mettere in scena il Fernando Cortez. Grazie all’Edizione Ricordi, che con Angelo Zanardini aveva presentato una seconda versione ritmica dal francese, il Maestro Domenico Mustafà si rimise a lavorare per eseguire la seconda importante opera di Gaspare Spontini, l’opera commissionata da Napoleone, il Fernando Cortez. Il 4 Maggio 1877, il Maestro Domenico Mustafà dirigeva il Fernando Cortez al Palazzo Doria Pamphilj in Piazza Navona, la nuova sede della Società. Lo spettacolo fu dato in forma oratoria. Il successo fu straordinario e tutta la Roma che contava chiese di assistere alla recita tanto che il Maestro Domenico Mustafà, visto il brillante risultato, dovette replicare lo spettacolo altre tre volte, il 7, 11 e 14 Maggio 1877. Presero parte all’esecuzione dell’opera solo i Soci della Società Musicale Romana guidati dal Maestro Direttore Domenico Mustafà che si avvaleva dei Maestri Concertatori: Adele Cacchiatelli, Augusto Moriconi e il Marchese Don Filippo Theodoli. Don Filippo dei Marchesi Theodoli era anche un valente compositore e durante le prove de La Vestale aveva presentato un suo lavoro: Invocazione alla Vergine. Gli interpreti – soci furono: Carlo Viviani, Fernando Cortez; Irene Manari,

85 Amazily; Luigi Manari, Alvaro, fratello di Fernando Cortez; Enrico Tosti, Telasco, principe messicano; Carlo Tirelli, il Gran Sacerdote; Pio Maceroni, Montezuma, re del Messico; Pietro Paris, Moralez, amico e confidente di Fernando Cortez; Avv. Cav. Camillo Barluzzi, Avv. Cav. Vincenzo Salvati, Due prigionieri spagnoli. Il libretto ci consegna il lungo elenco di tutti i partecipanti rigorosamente diviso tra: Soprani, Contralti, Tenori, Bassi, Soci Istrumentisti. Il Marchese Francesco d’Arcais, dopo l’esecuzione del Fernando Cortez, scrisse: “Dopo aver udito La Vestale e più ancora il Fernando Cortez si è costretti a domandare quali siano stati i progressi dell’arte dal 1809 a questa parte. Chi più dello Spontini ha seguito fedelmente il dramma? Chi ha usato maggiore libertà nella condotta dei pezzi? Chi ha meglio scolpito i caratteri dei vari personaggi? Chi ha saputo adoperare l’orchestra con maggiore varie- tà e robustezza d’effetti? Le opere di Spontini sono un campo in cui tutti i più illustri compositori, incominciando da Rossini, hanno mietuto”. Il Fernando Cortez, dato per la prima volta a Roma, piacque, sia al pubblico, sia agli stessi Soci – Interpreti che regalarono a Domenico Mustafà un sou venir in argento e cristallo con la dedica a ricordo della magnifica esecuzione del Fernando Cortez. A Majolati si lessero molte pagine sull’evento: “I diari di Roma furono con- cordi nell’asserire che la scena della rivolta è una delle più mirabili pagine di questo capolavoro. Al coro ‘Miei prodi è innanzi a voi / l’alma città dei Re!’ il pubblico della Sala Doria Pamphyli non potè più frenarsi e interrompendo- lo proruppe in applausi fragorosi, domandandone la replica. Nel terzo atto i critici ammirarono le due marce, messicana e spagnola, e ad esse dedicano parole di grandissima lode. Chiamano assolutamente sublimi l’aria di Telasco, un terzetto, e soprattutto il duetto di Amazily con Cortez, non che l’impareggiabile canto della vittoria ed il finale dell’opera”. Nel 1882 il Presidente della Società Musicale Romana Domenico Mustafà, gravato dai molti impegni, si dimetteva, per ragioni di salute, dall’incarico, ritirandosi a Montefalco. La Società Musicale Romana il 12 Giugno 1883 nominò ancora, come Presidente della Musica, nuovamente Domenico Mustafà, ma questi ribadì ancora le dimissioni, pur rimanendo in qualche modo compartecipe dei pro- getti della Società tanto che nel 1885 accetterà il titolo onorifico di Presidente onorario della Musica della Società Musicale Romana. Però il progetto di Domenico Mustafà su Spontini non si era ancora concluso, il Cantore – Direttore aveva in mente di presentare adeguatamente la Musica di Spontini a Roma, mancavano ancora due opere significative, mai presentate in Italia: Olimpia ed l’Agnes von Hohenstaufen. La partitura dell’Agnese non fu trovata, anche per la mancanza attiva alla

86 Presidenza del Direttore Mustafà, l’idea di una sua rappresentazione fu abbandonata. I saggi e i concerti della Società Musicale Romana furono più numerosi degli anni passati a dimostrazione che l’assenza dalla Direzione di Domenico Mustafà aveva reso difficile l’esecuzione di opere impegnative. Per l’esecuzione della terza grande opera spontiniana non c’erano ostacoli e il nuovo Presidente della Musica della Società Musicale Romana, Maestro Edoardo Mascheroni, diede corso al progetto. “Olimpia. Melodramma lirico in tre atti posto in musica dal Maestro Gaspare Spontini eseguito dalla Società Musicale Romana pel saggio pubblico nel Decembre 1885”. Fu la prima esecuzione italiana dell’Olimpia. Il libretto, particolarmente curato, presentava anche un’essenziale biografia. Erano riportati anche i malanni che affliggevano Gaspare Spontini al suo rientro definitivo a Majolati: regressione della memoria, sordità e reumati- smo. Dopo il ricordo de La Vestale e del Fernando Cortez si parlava dell’Olimpia, prima nell’edizione francese e poi tedesca. Nel prezioso testo si ricordava anche, consapevolmente, che la presente recita romana era la prima esecuzione italiana, concetto già espresso chiaramente anche nel libretto del Fernando Cortez dato dalla stessa Società Musicale Romana in forma oratoria, dimenticando le recite napoletane del 1820. Gli studiosi spontiniani, gli appassionati e gli amministratori majolatesi dovrebbero serbare sentimenti perpetui di gratitudine per questo grandissimo personaggio: Domenico Mustafà. Questi, con la sua passione e con le - nate idee, era riuscito a riprendere per i capelli la musica spontiniana prima che scomparisse del tutto dalla memoria e dai palcoscenici, permettendo poi agli epigoni, come il Maestro Edoardo Vitale, di rilanciare in tutto il mondo la Musica del Majolatese. Grazie a Domenico Mustafà furono eseguite in pochi mesi tre diverse recite de La Vestale, poi il Fernando Cortez ed infine l’Olimpia, anche se diretta, e probabilmente anche voluta, dal Maestro Edoardo Mascheroni. Interessante fu anche la notizia secondo la quale nell’Olimpia apparve, nel- l’edizione dell’Opéra, per la prima volta l’Oficleide in orchestra, quale fon- damento degli strumenti di metallo. Spontini fu il primo ad usare questo stru- mento, l’oficleide che è uno strumento musicale in ottone, a fiato, dotato di undici chiavi; è uno strumento grande e molto sonoro. Il 12 Dicembre 1885, dopo alcune intense prove il nuovo Maestro Direttore Cav. Edoardo Mascheroni mise in scena, coraggiosamente, l’Olimpia. Il Maestro Edoardo Mascheroni (4 Settembre 1859 - 4 Marzo 1941) prima di arrivare a Roma aveva già avuto esperienze come Direttore e Maestro concertatore a Brescia, Livorno e Bologna. Dopo altre esperienze artistiche, dal 1884 diresse il Teatro di Roma; nel 1885 fu eletto Presidente della

87 Società Musicale Romana e si adoperò per la messa in scena dell’Olimpia. Fu anche compositore, ma principalmente è noto per essere stato scelto da Giuseppe Verdi per la rappresentazione del Falstaff che ebbe la prima esecuzione assoluta al Teatro alla Scala in Milano il 9 Febbraio 1893. Il Direttore Edoardo Mascheroni fu egli stesso compositore di due opere teatrali: Lorenza e La Perugina, ma fu apprezzato principalmente come direttore d’orchestra. Dopo la prima esecuzione italiana dell’Olimpia, presentò il Fidelio e la prima Loreley. Alla Scala diresse La Wally e il Falstaff. Per l’Olimpia, il Maestro Edoardo Mascheroni ebbe come Maestri Concertatori: Ernesto Boezi, Lorenzo Margottini, Virginia Cuggiani, Mario Cotogni, Adele Silvani Ponza, Pio Di Pietro, Attilio Ambrosini, Com. Augusto Moriconi. Le prime parti furono interpretate da: Cesira Cicognani, Statira; Virginia Mastrelli, Olimpia; Avv. Carlo Patriarca, Cassandro; Prof. Augusto Bedoni, Antigono; Prof. Giuseppe Giannoli, Gerofante. Anche di quest’opera abbiamo il lunghissimo elenco dei Soci componenti del Coro e dei Soci Istrumentisti. Oltre la recita del 12 Dicembre 1885, l’Olimpia, opera molto più complessa rispetto al precedente Fernando Cortez, ebbe tre successive repliche e si “rilevava nel pubblico la presenza delle più elette personalità dell’aristocrazia, della politica, dell’arte”. Il Fanfulla, giornale noto a Majolati perché spesso si era occupato delle vicende di Gaspare Spontini, riportava un articolo di Eugenio Checchi: “Nell’Olimpia dello Spontini, rappresentata la prima volta a Parigi nel 1819, vi è il germe di tutta la trasformazione musicale attribuita a Wagner. Ma c’è di più, quello che Wagner non sempre ha raggiunto: la trasparente lucentezza melodica, la regolare successione di frasi cantabili, non spezzate dalle epilettiche forbici dell’orchestra, la perspicuità, la chiarezza, diciamolo con la parola che esprime tutto, l’italianità della musica; ma una musica che racconta, segue, e commenta il dramma, che lo fa camminar di conserva sulla scena ed in orchestra: simile, non soltanto nella perfezione delle forme, alla greca tragedia, ma anche nella lirica direi quasi entusiastica che ha nella tragedia il coro: perché i cori dell’Olimpia io li definirei il sublime della lirica trasportato nella musica. In Italia l’Olimpia non è mai stata rappresentata in sessan- tasei anni di vita. Ed è appunto questo il mezzo secolo in cui più si è discorso di arte nazionale, di liberazione dal servaggio straniero, anche in teatro e di necessità ineluttabile di ritornare all’antico. Il che può servire ugualmente a far credere vere queste due cose: o che noi siamo i figliuoli prediletti della retorica, o che gli Italiani hanno il dono gioviale di sapersi canzonare a vicen- da. C’è voluta una privata Società di gente perbene, cultrice innamorata della Musica, per

88 avere il miracolo di una esecuzione dell’Olimpia; e c’è voluto tutto l’entusiasmo artistico di un giovane Maestro, il Mascheroni, per riuscire a mettere insieme uno spettacolo come quello di ieri sera”. A dieci anni dall’esecuzione del Fernando Cortez a Roma, la Società Musicale Romana cercava ancora partiture di Spontini, si pensava di allestire l’Agnese di Hohenstaufen, che nessuno in Italia conosceva. Nel 1881 il Palazzo Caffarelli, sempre sede dell’Ambasciata dell’Impero di Germania, ospitò concerti della Società Romana che proposero anche musiche di Spontini. La Società Musicale Romana, nel 1887, si rivolse al Maestro Pietro Platania, Direttore del Regio Collegio di Musica San Pietro a Maiella di Napoli e al Maestro Antonio Bazzini, Direttore del Conservatorio di Milano per ottenere nuove partiture di alcuni grandi Musicisti, tra questi Gaspare Spontini e Luigi Rossi; quest’ultimo fu Segretario dell’Accademia di Santa Cecilia e caro amico di Gaspare Spontini. Gli ultimi anni del secolo a Roma furono dati altri concerti che ripresero anche le sinfonie delle tre opere di Spontini, tra queste quella del Fernando Cortez alternate ad alcuni cori. Quasi a coronamento di questi straordinari anni romani per la musica di Gaspare Spontini, la Società Orchestrale Romana, anche se meno attiva rispetto alla Società Musicale, organizzò un pellegrinaggio a Majolati nell’Agosto 1895. I musicofili romani si presentarono con tanto di cartelli, corone di alloro e strumenti. Per Majolati fu un importante avvenimento musicale, una visita festosa e qualificata che omaggiò Spontini e le sue Istituzioni. “Il Municipio di Majolati patria dello Spontini offre”, agli ospiti un’artistica composizione su legno dove furono collocate una litografia di Spontini circondata da un disegno con foglie di alloro e una delle medaglie di Halle del 1829. Per quanto gradito alla Società Orchestrale Spontini di Roma, Majolati elargiva con troppa facilità cimeli di cui oggi non dispone più.

La donazione delle partiture spontiniane

Nel corso dei festeggiamenti per il Centenario della nascita di Gaspare Spontini, organizzati con grandissimo impegno dal Comitato majolatese, evento commemorativo insuperato, si cercò di invitare nuovamente a Majolati la Contessa di Sant’Andrea, Celeste Erard. La Contessa di Sant’Andrea, anche se vicina in spirito a Majolati, non era in grado, alla bella età di ottantacinque anni di affrontare un nuovo viaggio fino a Majolati. Il Conte Massinissa Grizi di Jesi, nel 1875, si recò a Parigi per acquistare una

89 lumiera per il Teatro Concordia. Nel suo soggiorno volle incontrare nuova- mente la Contessa di Sant’Andrea che aveva conosciuto in diversi incontri a Majolati e a Jesi: “La prima volta che fui a Parigi nel 1875 mi recai a fare una visita alla vedova Spontini, già ottuagenaria. Ella dimorava nell’antica Villa reale La Muette a Passy, sua proprietà, del valore, col circostante parco, di parecchi milioni; e si trattava da gran signora. La attesi in un salotto pieno di ricordi del marito, dove venne a ricevermi, dopo aver congedato in altro salotto, la prima donna dell’Opéra, Madame Craos. Mi accolse molto amabilmente e ricordò la nostra casa”. La Contessa di Sant’Andrea Celeste Erard partecipò comunque alle manife- stazioni del Centenario decidendo di consegnare ad una istituzione gli autografi di Gaspare Spontini. In questo modo avrebbe reso vano anche quel continuo pellegrinaggio di melomani, ammiratori e musicisti che si recavano a La Muette per ottenere un ricordo, un cimelio, alcune pagine autografe, souvenirs di Gaspare Spontini. A questo proposito fu avviata una trattativa con la Biblioteca dell’Opéra e con il Governo francese per la donazione delle tre grandi opere del periodo francese: La Vestale, Fernand Cortez ed Olimpia. Qualche giorno dopo la data anniversaria, la Contessa Celeste Erard decise di donare anche le tre più importanti opere del periodo successivo, quelle scritte nel soggiorno dorato offerto da Federico Guglielmo III: Agnese di Hohenstaufen, Alcidor e Nurmahal. Nelle ultime note di trasmissione, scritte con fatica, c’era la consapevolezza della fine e della necessità di salvaguardare questi documenti che le ricordavano le grandi opere spontiniane, il marito, la gioventù, le corti europee e la carità cristiana. Nessuna traccia delle belle opere italiane, delle arie da camera, di altri lavori dimenticati presso gli editori o in qualche scaffale domestico. Per fortuna della storiografia spontiniana, Celeste Erard comprese la necessità di fissare presso la prestigiosa Biblioteca musicale le più importanti opere del Maestro majolatese, sottraendole ad una successione indiretta che portò alla diaspora di quadri, partiture, lettere, archivi, mobili e strumenti, oltre al Castello de la Mouette. Appena completata questa complessa donazione, Marie Celeste Erard veuve Spontini, Cte de San Andrea, (10.07.1790 - 01.10.1878), all’età di 88 anni e tre mesi, il 1 Ottobre 1878, nel castello de la Muette moriva tra i ricordi più cari della sua intensa vita, una vita europea, condotta ad altissi mo livello, ma sempre finalizzata a realizzare nel migliore dei modi il desiderio di adoperarsi per il bene, per i poveri, a vantaggio della carità e per l’arte musicale. In questi ultimi anni la Contessa di Sant’Andrea fu aiutata, specialmente per la gestione dell’Amministrazione Spontini in Majolati, dal Cav. Natale Gramaccini medico di Jesi e arruolato nell’esercito francese di Napoleone III.

90 Di questo personaggio conosciamo molto poco, è citato in tre documenti dallo stesso Gaspare Spontini, appare più volte come uomo di fiducia della Contessa Celeste Erard; soggiornò anche a Majolati, inviato dalla Signora Erard per controllare l’Amministrazione dell’Ospizio di Carità. Non sappiamo quando sia stato arruolato nell’esercito francese, probabilmente durante il regno di Luigi Filippo, ma la sua carriera fu condotta fino ai massimi livelli diventando il comandante di un ospedale francese. Gaspare Spontini stimava molto il dott. Natale Gramaccini e nel 1849 lo aveva presentato “all’Appostolico Nunzio ed Arcivescovo di Parigi, al quale ho avuto l’alto onore di far presente lo jesino Dottore in capo dell’Ospedale militare di Santo Omero, sig. Gramaccini, da cui una opera degnissima mora- le sortirà …”. Il Cav. Natale Gramaccini, “lo jesino Dottore in capo dell’Ospedale militare di Santo Omero” ricevette incarichi fiduciari dallo stesso Spontini e anche l’affido di consistenti somme che poi il Dottore girava a Luigi Fioretti e quest’ultimo alla Reggenza. Alla morte di Gaspare Spontini, il Cav. Natale Gramaccini continuò a fre- quentare la Vedova Celeste Erard; infatti, la Contessa di Sant’Andrea non scriveva bene in Italiano, inoltre aveva una pessima calligrafia, così a volte si affidava all’amico fidato Dott. Natale Gramaccini. Solo Paolo Amatori era in grado di decifrare le lettere di Celeste Erard che a causa una personalissima grafia erano di difficile lettura; di questo la Contessa era consapevole e, molto spesso, utilizzava la cortesia del Cav. Natale Gramaccini, jesino, da lunghi anni stanziato a Parigi come medico principale dell’esercito francese, poi Dottore in capo dell’ospedale militare di Santo Omero (S.t Omer) di Parigi. Lo stesso Gramaccini fu più volte a Majolati e verificò, dietro mandato di Celeste, l’Amministrazione dell’Ospizio Spontini e i lavori condotti. Anche il Prof. Alessandro Belardinelli ricordava nei suoi testi il dott. Natale Gramaccini, quando nel Maggio 1871 scriveva delle vicende militari, ma in particolare de La Comune di Parigi nel Marzo 1871 e l’ultima resistenza dei rivoluzionari nei pressi del cimitero del Pére Lachaise. Si dà notizia anche di alcune opere in francese scritte dal Dott. Gramaccini e della sua visita a Majolati per conto di Celeste Erard che doveva redigere il suo ultimo testamento. Non conosco altre notizie biografiche sul Dott. Natale Gramaccini, ma in alcuni testi è indicato come medico al servizio degli eserciti napoleonici. Immagino che si tratti di Napoleone III, perché, se fosse stato Napoleone I, sarebbe stato già vecchio. Credo che fosse stato molto più giovane di Gaspare Spontini e di Celeste Erard, perché dei Conti di Sant’Andrea non si posseggono foto, anche se avrebbero potute averne, mentre di Natale Gramaccini ne esiste sicuramente una. Due anni dopo la morte della Contessa di Sant’Andrea, Riccardo Wagner

91 visitava il Conservatorio di Napoli, consigliando gli studenti e i professori scrisse: “Le cattive abitudini di cui rigurgitano i nostri teatri come la trascuratezza di ciò che avviene sulla scena per occuparsi del pubblico e attirare applausi con una cadenza finale più o meno urlata, tutte queste abitudini, io dico, non sarebbero prese da allievi ai quali si facessero conoscere opere dell’ordine di quello che io ho nominato. Riguardo alla tragedia, raccomanderei per cominciare le due Ifigenie di Gluck e per concludere il Fernand Cortez e La Vestale di Gaspare Spontini. Una volta studiate bene queste opere e apprezzato veramente il loro merito, l’allievo saggerà se stesso e sarete sicuri, allora, di non vederlo cadere nelle esagerazioni e nelle maniere che disonorano l’attuale nostra scena drammatica”. “Concernant la tragédie je récommanderais pour commencer les deux Iphigénies de Gluck et pour conclure le Fernand Cortez et La Vestale de Spontini”. Successivamente argomentava il valore di queste opere che rappresentavano dei modelli ideali da proporre ai futuri musicisti.

La prima volta in America: Ferdinand Cortez al Metropolitan Opera House di New York

Già dall’odierna lettura della locandina storica del Met si avverte il contrasto tra la società, il gusto nordamericano e l’allestimento del Ferdinand Cortez, in versione tedesca, opera di Gaspare Spontini, presentata al Metropolitan Opera House di New York nella seconda metà del XIX secolo. Infatti, sbirciando intorno alla seriosa locandina, si nota, tra le altre, una pub- blicità, destinata ad un gran numero di lettori, che invitava gli Americani ad andare in vacanza alle Bermuda dove ”è impossibile prendere la malaria”, mentre, per contro, lo spettacolo voleva riproporre un modello berlinese, marziale e rigoroso dell’opera rappresentata oltre una settantina di anni prima in gran parte dei teatri prussiani. Veramente due mondi diversi erano a con- fronto. La ventinovesima serata in abbonamento al Metropolitan Opera House di New York, Venerdì 6 Gennaio 1888, presentava “il di Gaspare Spontini: Ferdinand Cortez”. Probabilmente l’artefice, sicuramente uno dei promotori di questa prima esperienza spontiniana in America, fu il Maestro Anton Seidl che nel 1885 era stato nominato Direttore del German Opera Company in New York. Anton Seidl (Budapest 07.05.1850 - New York 28.03.1898) fu un importan- te musicista e Direttore d’orchestra d’origine ungherese. Intorno agli anni settanta collaborò con Richard Wagner a Bayreuth. Grazie a lui, successiva- mente, divenne Direttore del Teatro di Stato di Lipsia. In tutte queste frequen- tazioni wagneriane ebbe modo di conoscere la musica di Gaspare Spontini e

92 gli artisti che avevano già in repertorio le sue opere. Nel 1885 passò a dirige- re la Compagnia dell’Opera tedesca di New York e l’orchestra New York Philharmonic. Il debutto americano per il Ferdinand Cortez fu la sera del 6 Gennaio 1888, Venerdì, ecco gli interpreti: Herr Nieman, Ferdinand Cortez; Herr Alvary, Alvarez, fratello di Cortez; Herr Von Milde, Moralez, amico e confidente di Cortez; Herr Elmblad, Montezuma re del Messico; Herr Robinson, Telasko, cacico degli Ottomisi e nipote di Montezuma; Fräulein Meislinger, Amazily, sorella di Telasko; Herr Fischer, Gran Sacerdote dei Messicani; Herr Kemlitz e Herr Sanger, due prigionieri spagnoli; Ufficiali spagnoli, Soldati spagnoli; seguito di Amazily; Sacerdoti messicani; soldati e popolo. L’opera fu allestita nel rispetto delle originarie indicazioni spontinia- ne, come si presentava al Teatro reale di Berlino, tutto il corpo di ballo del Metropolitan fu impiegato. Le coreografie dei balletti del secondo atto, quelle più importanti, che preve- dono sia la danza messicana, sia quella guerresca spagnola, furono disegna- te del Maestro Herr G. Ambrogio. Le prime parti del ballo furono eseguite dalle Mlles: De Gillert, Louie e Ambrogio, insieme all’intero corpo di ballo maschile e femminile. In un documento era stato riportato che nella sera della prima si registrò il debutto della ballerina Josefine Ambrogio. La locandina dava indicazioni anche sui luoghi e il tempo degli avvenimen- ti; l’ambientazione era in Messico nel Novembre 1519. Oltre al Direttore del Coro, Maestro Frank H. Damrosch, impiegato in un’im- presa titanica; ricordiamo gli altri collaboratori: Theodore Harelmann, responsabile dell’allestimento dell’intera opera; Mr. Henry Dazian, per i nuovi ed originali costumi; Mr. Henry E. Hoyt, per le scene del nuovo alle- stimento; Mr. A. J. Bradwell, per l’oggettistica utilizzata, specialmente armi, armature e statue; Mr. Arthur D. Peck, introdusse molti effetti meccanici per meglio assecondare le scene; infine Mr. James Stewart Jr, si occupò delle luci che ebbero un notevole rilievo nell’intera opera. In questo allestimento così strettamente spontiniano non poteva mancare la carica dei cavalli, anzi fu uno degli aspetti maggiormente curati. I cavalli usati al Metropolitan Opera House erano stati forniti dalla celebre Accademia di equitazione del Central Park. Il New York Times seguì con molta attenzio- ne il debutto del Ferdinand Cortez di Gaspare Spontini e già il 7 Gennaio 1888 presentava un lungo e dettagliato articolo nel quale raccontava dell’esi- to della serata e presentava una sintetica storia dell’opera. “L’opera di Spontini Ferdinand Cortez è stata rappresentata per la prima volta in America ieri sera al Metropolitan. Il teatro era gremito di un pubblico numeroso e brillante che ha trovato molti motivi per applaudire il lavoro. […] La produzione di ieri sera è stata particolarmente bella per l’allestimento del palcoscenico e dell’opera e questo contribuirà al successo del Cortez.

93 Alcuni degli episodi più splendidi sono stati applauditi entusiasticamente e i principali cantanti sono stati chiamati più volte al palcoscenico”. L’articolo del New York Time riprendeva poi un saggio molto importante del Prof. Philip Spitta di Berlino pubblicato sul Grove’s Dictionary of Music in cui si raccontava la nascita dell’opera, l’aspettativa napoleonica, i rapporti tra De Jouy ed Esménard e i successivi rifacimenti. Il racconto giornalistico si soffermava per rilevare come l’opera lirica, con Wagner in Germania e Verdi in Italia, si fosse notevolmente evoluta rispetto i tempi di Spontini, di cui gli spettatori non gradirono gli incomprensibili recitativi strumentati, mentre “Le arie, i duetti ed altri brani dell’opera sono stati ascoltati con maggior favore ed alcuni di essi sono stati molto molto buoni. Per esempio il numero di apertura del primo atto con il coro virile e selvaggio dei Messicani; il trio dei prigionieri spagnoli che è pieno di digni- tà e in un certo senso religioso; il primo duetto tra Amazily e Telasko; l’asso- lo espressivo di Cortez nell’atto secondo; di Telascko nel terzo atto; il duetto tra Amazily e Cortez. […] È stato dichiarato in diverse occasioni che il Metropolitan avrebbe allestito il Cortez in modo stupefacente e le promesse sono state pienamente rispettate. Non sono stati superati gli splendori de La Regina di Sheba o forse non sono stati eguagliati, ma è stato fatto tutto il pos- sibile. Lo scenario è generalmente efficace ed è tutto nuovo e brillante. C’è una forte sensazione di solidità nel tempio barbarico del primo atto che è un pezzo di scena eccezionalmente buono. Il secondo atto è stupefacente con gli uomini ricoperti di armature e con le donne rivestite di ornamenti; c’è un bal- letto ricco e mirabilmente arrangiato, eseguito da un numero straordinario di ballerini guidati da M.lle De Gillert. C’è una fortissima esplosione che pre- annuncia la distruzione delle navi di Cortez che affondano con una notevole celerità dietro a onde di legno. L’atto si chiude con un vivacissimo arrivo di truppe spagnole guidate da Cortez ed una compagnia di cavalleria con una mezza dozzina di Ufficiali su cavalli vistosamente addobbati. I costumi sono tutti nuovi e brillanti, il contrasto di colore e di segno tra i vestiti semi india- ni dei Messicani e il garbo degli Spagnoli è ben costruito. Nell’insieme l’ope- ra è in quello stile ricco e brillante che fa credito allo spirito generoso della gestione del Teatro. L’organizzazione dell’esercito e raggruppamenti delle masse sul palcoscenico sono buoni e contribuiscono all’efficacia dello spet- tacolo da cui dipenderà il successo futuro del lavoro. La rappresentazione di ieri sera sarà sicuramente migliorata; il Signor Nieman era Ferdinand Cortez, ma aveva una voce in così cattivo stato che era talvolta doloroso sentirlo can- tare. Va detto però che non è una persona che si risparmia, ha lavorato come un eroe e nella scena drammatica dell’atto secondo si è congedato con onore, però forse erano un po’ esagerate le cinque volte che è stato richiamato, con

94 applausi, sul palcoscenico. Il Signor Robinson, rappresentava Telasko, con spirito, ma la sua esplosione vocale ha un po’ danneggiato il lavoro svolto. Il Signor Fischer come Gran Sacerdote dei Messicani ed il Signor Alvary nel ruolo di Alvarez sono stati eccellenti, così come il Signor Elmblad”. L’articolo si soffermava anche nelle citazioni, favorevoli a Spontini, indicato come successore di Gluck e a sua volta, si sosteneva, era diventato un fatto- re d’influenza nel progresso della storia musicale. Si ricordava anche Berlioz che aveva dichiarato che Spontini era meritorio anche per l’ampliamento dell’orchestra e per aver introdotto la grancassa e il cembalo all’Opéra di Parigi. Il cronista affermava che nella partitura del Cortez si avvertiva l’effetto dell’epoca militare in cui si trovava a vivere; la strumentazione è ricca, robusta e brillante. Si ricordava anche la cesura del Milton che “è un’operetta di un atto nella quale Spontini ha lasciato le qui- squilie, le banalità della sua giovinezza ed ha incominciato a cercare seria- mente la vera espressione drammatica come hanno fatto tutti i Musicisti di valore. Ci sono comunque meno difetti, dal punto di vista dell’armonia, nel Cortez, rispetto a La Vestale. Il Cortez è considerata in genere l’opera miglio- re tra le due. I Musicisti hanno sempre ammirato i lavori di Spontini; Schumann, uno dei critici più raffinati, ha ascoltato quest’opera per la prima volta con rapimento. Berlioz ha scritto una lettera adulando Spontini, lo ha lodato caldamente nei sui scritti e ha presentato agli studenti di strumentazio- ne alcuni degli effetti che colpiscono maggiormente nell’orchestrazione di Spontini. Il giudizio di entrambi è giustificato perché, in Cortez, Spontini mostra una grande abilità nell’uso delle masse e una mano ferma, uno stile molto degno nella costruzione delle grandi forme drammatiche. La sua indi- vidualità, la sua personalità, si avverte in tutto il lavoro e l’ascoltatore giudi- zioso sente di trovarsi sotto l’influenza di una mente ambiziosa”. Sulle prestazioni degli interpreti non tutte le fonti consultate sono state con- cordi, alcuni hanno riportato che il coro aveva manifestato alcune incertezze, ma le due masse corali, quella messicana e quella spagnola, formate da can- tanti probabilmente americani, dovettero sopportare un ruolo molto impor- tante. Per quanto riguarda l’esecuzione musicale, i giudizi in favore dell’or- chestra e per il Direttore Anton Seidl furono maggiormente positivi. Un successivo articolo del New York Times del 12 Gennaio 1888, tra l’altro riportava: “Metropolitan Opera House. La terza rappresentazione del Ferdinand Cortez ha attirato moltissimo pubblico, ieri sera al Metropolitan. Questa opera, come succede sempre in caso di opere che sono state in palco- scenico per molti anni, migliora di volta in volta, c’è molto in essa che è gra- devole all’occhio e all’orecchio. C’è abbondanza di vita e movimento in pal- coscenico; i finali sono brillanti e toccano il cuore. C’è una sensazione bel- lissima di splendore barbarico, nel primo atto, particolarmente buona la

95 musica di questa prima parte dell’opera. Nel secondo atto il balletto è uno dei più deliziosi mai visti al Metropolitan Opera House. Certamente questo spet- tacolare balletto del Cortez è di uno splendore inusuale, è una festa di colori e un torrente d’oro. Ci sono uomini in armatura, ballerine vestite di tulle e armi, lance puntate verso l’alto che si mischiano con ufficiali e soldati azte- chi coperti d’oro, guerrieri rivestiti di piume, donne selvagge, con i capelli lunghi, in una maniera che è veramente sorprendente. Il lavoro degli artisti che hanno partecipato alla rappresentazione dell’opera è andato migliorando a mano a mano che sono entrati in maggiore confiden- za con il ruolo. Herr Nieman, interprete di Ferdinand Cortez, naturalmente costituisce l’eccezione alla regola, i suoi giorni di miglioramento sono un ricordo del passato. Herr Robinson, ha migliorato, ha aumentato, la forza drammatica del suo Telasko e ieri sera, avendo una buona voce, ha cantato con grande efficacia. La Fräulein Meislinger, abbandonando per una volta la sua passione per il tremolo, l’abbellimento che consiste nel ripetere veloce- mente la stessa nota, è stata una Amazily accettabile. Il signor Fischer, ha cantato la parte del Gran Sacerdote dei Messicani con la sua usuale sonorità molto dignitosa. Il signor Elmblad ha interpretato Montezuma, re del Messico, ancora una volta con troppo impeto. Il signor Alvary, Alvarez, fratello di Cortez, ha preso una grande stecca durante il primo atto, ma poi si è migliorato, si è redento successivamente. Il Coro ha molto da fare nel Cortez e non lo fa male”. Il Ferdinand Cortez, in questo allestimento tedesco, ma con artisti anche di altre nazionalità, ebbe comunque un generale apprezzamento, furono date quattro recite e precisamente il 1 Gennaio, la prima, poi repliche il 9, l’11 e l’ultima recita fu data il 14 Gennaio 1888.

Il Maestro Alessandro Vessella

Una grande azione per la diffusione della Musica di Spontini a Roma fu condotta anche da Alessandro Vessella (1860 - 1929) che a soli venticinque anni assunse la direzione della Banda Comunale di Roma, proponendo sia le musiche dei suoi contemporanei, come Puccini, Mascagni, Giordano, Cilea, sia quelle dei grandi musicisti del passato come Mozart, Beethoven e Spontini. La Banda romana non era una formazione al solo uso cittadino, ma sosteneva trasferte musicali tra le principali città italiane ed europee; il Maestro Vessella fu un grandissimo Direttore, amato dai musicanti e dal popolo, ma fu anche un teorico, un riformatore di bande militari ed un divulgatore. Vessella amava particolarmente Spontini e i suoi pezzi originali per banda, tra questi Sieges und Fest Marsch e le trascrizioni delle sue opere

96 per banda. La Banda Comunale di Roma eseguiva nei numerosi concerti le trascrizioni di musiche di Spontini per banda come l’Olimpia di Schneider, la Marcia Trionfale de La Vestale di Doerfeld, una marcia militare dell’Alcidor di Bocklet ed un’altra di Neithardt, ma spesso proponeva brani del Fernando Cortez che per definizione è un’opera militaresca e adatta per le bande musi- cali militari. Per tutti questi brani spontiniani, Vessella svolgeva una profon- da analisi degli strumenti impiegati che replicavano, nella maggior parte, le strumentazioni per banda delle opere di Spontini: clarinetti, piccoli e soprani; oboi; corni di bassetto; flauti, ottavini; corni; tromboni; fagotti; controfa- gotti e bashorni; tamburo militare; triangolo; tamburino; piatti e grancassa: “Questo complesso, unito alla musica turca che Spontini adoperava con simpatia, rappresenta già un insieme relativamente potente per le esecuzioni all’aria aperta”. Anche in sede accademica, in occasione del Congresso Internazionale di Scienze Storiche tenuto a Roma nell’Aprile del 1903, Vessella trattò con straordinario interesse il valore della musica di Spontini, considerata per vari motivi esempio e cesura con la cultura musicale precedente. Il Maestro Vessella citò La Vestale, il Fernando Cortez, ma, presentan un programma musicale ideale per banda, compreso tra Florenzo Maschera (1550 - 1600) e Charles Camille Saint-Saëns (1835 - 1921), indicò solo dodici brani di dodici musicisti e tra questi indicò Gaspare Spontini con Grosser Sieges und Festmarsch. Nell’intervento, Vessella spiegò ancora una volta l’argomento: “esiste una importante cesura tra le bande musicali comprese entro il XVIII secolo e quelle successive rappresentate idealmente da Spontini che si avvalse anche dell’introduzione del clarinetto a tredici chiavi che sostituiva il violino presente nell’orchestra. Le bande musicali prussiane organizzate da Spontini avevano introdotto clarinetti piccoli, clarinetti soprani, oboi, fagotti insieme a corni di bassetto, flauti, ottavini, corni con tonalità diverse e trombe”.

Il Fernando Cortez al Teatro alla Scala di Milano

Il 26 Dicembre 1916 il Teatro alla Scala di Milano presentò il Fernando Cortez di Gaspare Spontini. Nonostante la guerra, il Duca Uberto Visconti di Modrone volle far conoscere alla Reggenza delle Opere Pie Gaspare Spontini la notizia della messa in scena di un’opera lirica dell’Istitutore. I Reggenti furono orgogliosi dell’evento, ma nonostante l’ospitalità offerta dai Milanesi, nessun Amministratore espresse la volontà di sostenere il viaggio fino a Milano. La Reggenza delle Opere Pie incaricò un notabile locale di rappresentare, al Teatro alla Scala, le Opere Pie e l’Amministrazione comunale di Majolati, pertanto fu inviato Paolo Amatori, che, in quel periodo, abitava a Verucchio.

97 Del Fernando Cortez furono date ben cinque recite dirette dal Maestro Ettore (Héctor) Panizza. Fu utilizzata la nuova edizione ritmica, in lingua italiana, di Angelo Zanardini, pubblicata in un’edizione, anche per canto e pianoforte, da Giulio Ricordi. La precedente versione era quella già utilizzata da Rossini ed era di Giovanni Schmidt. Come indicato, consapevolmente, in locandina, fu eseguita la versione del 1817, quella che Spontini considerava migliore, si trattava del secondo e più importante rifacimento del Fernand Cortez; furono mantenute anche le danze e l’opera fu presentata nell’edizione integrale. Nonostante l’impegno bellico, lo spettacolo fu di rilievo e gli interpreti, tutti di primissimo piano, riuscirono a ripetere il successo di qualche anno prima avvenuto, sempre alla Scala, con La Vestale. Ricordiamo gli interpreti e i personaggi: Icilio Calleja fu Fernando Cortez; Ester Mazzoleni, Amazily, principessa messicana; Antonio Merli, Alvaro, fratello di Fernando Cortez; Giuseppe Danise, Telasco, principe Messicano; Gaudio Mansueto, Gran Sacerdote; Teofilo Dentale, Montezuma, Re del Messico; Attilio Muzio, Moralez, amico e confidente di Fernando Cortez; Antonio Pogorni e Jaroslavo Tarnava interpretarono i ruoli dei prigionieri spagnoli; Rodolfo Longone, un marinaio; Giuseppe Curti, un ufficiale messicano. A dimostrare la cura dell’allestimento del primo Fernando Cortez alla Scala, furono mantenute anche le danze, nel rispetto del grand opéra francese, queste furono molto curate e presentate in quattro momenti con i seguenti titoli: Presentazione dei doni; Passo di carattere; A solo della Signorina Ines Dalba; Danza gladiatoria. Il coreografo compositore delle Danze fu Romeo Francioli. Il Maestro Concertatore e Direttore fu Ettore Panizza (1875 - 1967) che conobbe la musica di Gaspare Spontini durante la sua formazione scolastica avvenuta nel Conservatorio di Milano, dove tra gli insegnanti ebbe il Maestro Amintore Galli. Panizza trascorse la vita artistica tra l’Argentina, il Nord America e l’Italia, ebbe come collega, consigliere ed amico, specialmente al Teatro alla Scala, Arturo Toscanini. Collaborò, ancora alla Scala, con il Maestro Gabriele Santini che qualche anno dopo presenterà un grande Fernando Cortez a Napoli. Il Coro guidato dai Maestri Giuseppe Papi e Silvio Piergili fu molto apprezzato e determinante per l’effetto complessivo; sia il gruppo degli indigeni, sia quello degli Spagnoli ottennero straordinari consensi. Le scene, ideate ed eseguite dai pittori del Teatro alla Scala, furono, per il primo e secondo atto, di Antonio Rovescalli, mentre per il terzo atto di Angelo Parravini. I figurini furono disegnati da A. Bermudez e i costumi furono confezionati dalla Sartoria Teatrale Chiappa.

98 Inaugurazione della Sala Spontini e del Municipio

Dopo il precedente e poderoso lavoro del Segretario Comunale Nazzareno Guerrieri che portò all’attenzione di tutto il mondo la figura di Gaspare Spontini, fino ad interessare il Metropolitan di New York, diretto da Giulio Gatti Casazza, e a vedere allestite decine e decine di recite de La Vestale, principalmente sotto la illustre direzione del Maestro Edoardo Vitale, il Podestà di Majolati, Nob. Avv. Arrigo Cinti, riprese le idee del Segretario Guerrieri e si adoperò per la costruzione del nuovo edificio comunale con annessa una sala dedicata all’arte di Gaspare Spontini. Il progetto fu degli ingegneri Giacomo e Corrado Beer e il 21 Aprile 1937 Majolati inaugurò la “Nuova sede comunale, Sala Spontini, ONB, OND, Fascio”. Ci fu una grande cerimonia con diversi eventi: “il 130° anniversario della rappresentazione de La Vestale, il primo annuale del nuovo Impero, il natale di Roma, l’inaugurazione del nuovo Palazzo Comunale e della Sala Spontini”. Tralasciando la mondanità e l’elenco degli illustri ospiti, è opportuno ricordare la grande manifestazione musicale spontiniana aperta dall’oratore ufficiale, l’On. Innocenzo Cappa, che tenne un’interessante relazione sull’opera spontiniana, pubblicata poi in ambito nazionale attraverso le pagine del Corriere della Sera. Dopo la commemorazione di Gaspare Spontini, l’Orchestra dell’Istituto Pergolesi di Ancona presentò un concerto musicale con un interessantissimo programma. Tra i brani eseguiti nella nuova Sala Spontini, magnificamente addobbata, ci furono le sinfonie de La Vestale e del Fernando Cortez, la piccola suite, elaborata dal maestro Marini di Ancona, ed ancora le Danze per orchestra selezionate dall’opera Fernando Cortez. Fu ripetuta la sinfonia del Fernand Cortez e furono ascoltati altri brani tutti “applauditissimi”, sia dai fortunati spettatori in Sala Spontini, sia dalla popolazione che sostava nel piazzale del Municipio dove la musica era diffusa con un megafono. La signora Alba Angelotti, soprano, cantò, con grande trasporto, prima l’aria de La Vestale, “Caro Oggetto”; “un’aria di Amazily”, del Fernando Cortez; poi la romanza “Le piccole cose d’amore” di Gaspare Spontini ed infine due ariette dal “Soires musicales” di Gioacchino Rossini.

Un film per conoscere Spontini e le sue opere

In occasione del I Centenario della morte di Gaspare Spontini, tra le straordinarie iniziative presentate, ci fu anche la proiezione, nelle sale

99 cinematografiche italiane, di un breve documentario sulla vita di Gaspare Spontini, per la regia di Gian Maria Cominetti. Questo documento, con un linguaggio così popolare, riportò l’attenzione su Gaspare Spontini e sul Fernando Cortez, qualche mese prima del recupero napoletano del San Carlo. Si trattava di una specie di cinegiornale che, al pari di altri filmati simili, informava il pubblico sui principali avvenimenti di costume, politica e di cultura in genere. Il titolo del cortometraggio era: Gaspare Spontini (1774-1851). Nel 1° Centenario della morte. Sursum Film Roma. Regia di Gian Maria Cominetti. Il regista Gian Maria Cominetti, con pochi mezzi e straordinaria professionalità, realizzò alcuni cortometraggi, tra questi quello dedicato a Gaspare Spontini, dove, in pochi minuti, illustrava sapientemente la vita, l’arte e l’azione benefica verso il prossimo condotta dal Majolatese. Gian Maria Cominetti era nato a Salasco (Vercelli) il 14 Dicembre 1884. Giornalista e Regista teatrale, diresse due film durante il muto: Naufragio e Zampa di Velluto. Documentarista, girò negli anni quaranta alcuni cortome- traggi: Claudio Monteverdi, Jacopo Sansovino, Terra di pittori, Gaspare Spontini, Il sacro monte, Giochi e feste. Alla regia di lungometraggi si avvi- cinò nel 1943 realizzando le versioni italiane per alcuni noti film. Lavorò anche alla sceneggiatura di: Sangue a Ca’ Foscari e il Moschiettere fantasma. Nel 1943 produsse: Buongiorno Madrid! e Dove andiamo Signora? Gian Maria Cominetti è noto principalmente per i seguenti film dove colla- borò a vari livelli: Il fabbro del convento,1947, sceneggiatura; Il moschettie- re fantasma, 1952, sceneggiatura, soggetto; La catena dell’odio, 1955, sce- neggiatura; Lohengrin, 1947, sceneggiatura; Mai ti scorderò, 1954; sceneg- giatura; Sangue a Ca’ Foscari, 1946, sceneggiatura; Scadenza trenta giorni, 1944, sceneggiatura. Suggeritore di questa straordinaria iniziativa fu il Duca Filippo Caffarelli (1891-1975) e la Signora Rosetta Petrassi, consorte del compositore Goffredo. Il duca Filippo Caffarelli, Cittadino onorario di Majolati, poi donò alle Opere Pie Gaspare Spontini le numerose pellicole, oggetto della lavorazione. Oltre a Gian Maria Cominetti, regista e a Roberto Lupi, responsabile dell’elaborazione e della Direzione musicale, ricordiamo gli interpreti: Eva Bagni, soprano; Grazia Calaresu, soprano; Tomaso Spataro, tenore; Walter Monachesi, baritono; Alberta Suriani, solista all’arpa; l’Orchestra della Rai; Teresa Battaggi, responsabile della coreografia; le Danzatrici del Teatro dell’Opera; gli attori: Graziella Graziotto, Carlo Mazzarella, Elio Pandolfi, Lionello Zanchi; la fotografia di Francesco Izzarelli e Giuseppe Berta; Organizzazione di Domenico Cominetti e la direzione generale di Antonio Monfisani. Se consideriamo che il progetto e le riprese furono condotte intorno al 1950, c’è da dire che l’uso dello strumen to cinematografico, specialmente se contestualizzato nel periodo storico ed economico del dopoguerra, appare mezzo estremamente moderno ed efficace,

100 almeno nelle intenzioni, ed aveva lo scopo di favorire la conoscenza del Majolatese anche in ambiti non strettamente musicali. Il Regista Cominetti utilizzò sia attori e sia cantanti, ma durante le riprese gli attori non ripeterocorrettamente il testo, che non conoscevano, ma si limitarono ad aprire la bocca e quindi il doppiaggio risultò approssimato, anche nella versione originale. In verità, grazie alla ricerca della studentessa Sara Palmolella, era stata documentata l’esistenza di un altro film di cultura spontiniana dal titolo: La Vestale “Riproduzione tutta a colori dell’opera immortale del nostro celebre maestro Spontini”, dato a Jesi nel Maggio 1909, ma di questo film sono stati recuperati solo due fotogrammi ed alcune locandine della “Sala Aesis, Cinematografo Ideal”.

Il Fernando Cortez del Centenario

L’anno del Centenario della morte di Gaspare Spontini, dopo le straordinarie manifestazioni majolatesi curate dal Duca Filippo Caffarelli, si concluse con un grande avvenimento musicale: il 15 Dicembre 1951 si inaugurava la Stagione Lirica al Teatro San Carlo di Napoli con il Fernando Cortez. Napoli aveva sentito il desiderio e il dovere di onorare lo studente Gaspare Spontini, che proprio nella città partenopea aveva frequentato uno dei conservatori musicali. In realtà la cultura musicale italiana era stata “distratta” dal cinquantenario della morte di Giuseppe Verdi, pertanto nei teatri ci fu una corsa a celebrare l’anno verdiano, una gara che aveva impegnato la maggior parte degli enti lirici e che, se non fosse stato per Napoli, avrebbe trascurato, solo musicalmente, il Centenario della morte di Gaspare Spontini. Il San Carlo di Napoli non aveva voluto lasciar trascorrere il Centenario della morte di Spontini senza mettere in scena una sua opera, anzi fu l’unico Ente lirico in Italia a celebrare, ad altissimi livelli, l’Anniversario. L’Ente San Carlo, uno dei più importanti teatri del mondo, consapevolmente, non volle passar sopra a questo straordinario evento, anzi l’obiettivo era quello di presentare, primo in Italia, l’Agnes von Hohenstaufen, la cui parti- tura era ancora inedita in Italia. Solo l’anno precedente, Firenze aveva messo in scena l’Olimpia, anche que- sta una rarità assoluta e Napoli voleva proseguire in questo cammino di risco- perta e rilancio spontiniano. Purtroppo in Italia la partitura dell’Agnes von Hohenstaufen non fu trovata, si dovrà attendere il lavoro del Duca Filippo Caffarelli per Firenze 1954, ma a Napoli si volle comunque intraprendere un percorso originale. Invece della solita La Vestale, rappresentata con una discreta frequenza e regolarità per tutta la prima metà del secolo, si decise di mettere in scena il Fernando

101 Cortez. Per questo motivo, Majolati e tutti gli estimatori di Gaspare Spontini dovranno riconoscere il grande merito dell’Ente Sancarliano per aver reso omaggio, proprio nell’anno anniversario, al Musicista, allievo del Conservatorio napo- letano Pietà dei Turchini che a Napoli, da tempo, non era più rappresentato. L’ultimo contatto tra la musica di Gaspare Spontini e la città di Napoli avven- ne grazie allo straordinario Direttore spontiniano Edoardo Vitale che, quasi dopo cento anni dalla precedente rappresentazione, mise in scena La Vestale. Majolati ancora disconosce il grande Direttore Edoardo Vitale, stesso atteggiamento è stato riservato a Domenico Mustafà, ma se non fossero stati questi grandi personaggi innamorati dalla Musica di Gaspare Spontini, di cui il Maestro Riccardo Muti è degno epigono, oggi probabilmente il lume della memoria delle gesta spontiniane sarebbe spento come il fuoco della Vestale nel secondo atto dell’omonima opera. Il Teatro di San Carlo di Napoli riesumò un’opera considerata a tutti gli effetti sepolta, per questo dobbiamo ringraziare l’Avv. Domenico Moscati, Presidente dell’Ente San Carlo e Sindaco di Napoli, insieme al Sovrintendente del Teatro Pasquale di Costanzo. Il Fernando Cortez fu presentato a Napoli il 15 Dicembre 1951, sottolineando come Gaspare Spontini fosse stato il drammaturgo ufficiale dell’Impero francese. I protagonisti della rappresentazione napoletana furono di primissimo piano ed anche il Teatro, nonostante la recente conclusione del secondo conflitto mondiale, impiegò moltissime risorse che si manifestarono anche nelle suntuose scene. Il Direttore fu Gabriele Santini (Perugia 20.01.1886 – Roma 13.11.1964), uno dei più importanti Maestri del tempo. Riguardando le fonti, questa esecuzione presenta ancora oggi un piccolo giallo musicale legato alla sinfonia. Fu eseguita la sinfonia originale del Fernando Cortez, del resto bellissima, o fu inserita quella dell’Olimpia? Infatti, ascoltando un disco che commercializza questa rappresentazione del San Carlo del Fernando Cortez si ricava che la sinfonia eseguita sia stata quella dell’Olimpia. Mio padre, Domenico Palmolella, particolarmente esperto di questione spon- tiniane, conosceva bene anche l’Olimpia, tra l’altro era stato presente sia a Firenze alla recita dell’Olimpia del Maggio 1950 con , sia a Napoli a quella del Cortez con la stessa protagonista, così come parteciperà all’Agnese con Lucille Udovick e a La Vestale con Corelli e Callas del 1954, ma né lui, né altri hanno rimarcato l’eventuale uso improprio della sinfonia dell’Olimpia. Le ipotesi sono varie, è possibile che in una prova o in una replica sia stata

102 utilizzata la sinfonia dell’Olimpia rispetto a quella propria del Fernando Cortez, ma sicuramente si trattava di una prova di lavoro e non, immagino, della soluzione ufficiale. È possibile che un Direttore e Musicista così rigoroso, assistente di Toscanini e Marinuzzi, capace di guidare, in epoche diverse cantanti impegnative come Rosina Storchio, Gilda dalla Rizza, Conchita Supervia, , Renata Tebaldi, Fedora Barbieri, Victoria de los Angeles e , tutte dive cui chiese rigore e disciplina musicale, abbia inserito, al posto di quella originale, la sinfonia dell’Olimpia? Per me no, questo alla prima serata non è accaduto! È possibile che la registrazione finale abbia unito dei concerti dati sempre a Napoli con musiche di Spontini? Quello che mi lascia perplesso è il fatto che nessuno abbia rilevato questa anomalia. Anche la stampa, almeno nei ritagli domestici che ho consultato, non ne aveva parlato, pertanto credo fermamente che il 15 Dicembre 1951 fu presentata l’opera con la sua sinfonia originale, anche se può essere stata tentata, provata, una versione “personalizzata” e di questa ne sia stata tramandata la registrazione. È vero che il Direttore Gabriele Santini rivide la partitura effettuando dei tagli che sono serviti a snellire l’opera e a renderla più compatta, ma tutto questo si è svolto all’interno della partitura del Fernand Cortez. La direzione del Maestro Santini è apparsa brillante, la conduzione fu piena di energia, un cronista riportò: “Se Cortez aveva bruciato le navi, egli in un certo senso bruciò i tempi e coprì in volata, il percorso dei tre lunghi atti, toccando il traguardo giusto due minuti prima della mezzanotte, anche in virtù dei poderosi tagli”. Il lavoro del Maestro Gabriele Santini piacque perché complessivamente aveva esaltato le migliori pagine dell’opera, assecondato da un’ottima orchestra, estremamente preparata. Il Teatro San Carlo di Napoli inaugurò la stagione lirica con grande sontuosità, il Fernando Cortez si prestava a ricordare Spontini come il creatore del grand opéra; per questo motivo si volle un allestimento scenico con uno sfarzo straordinario, quasi d’altri tempi, artistico e singolare. Il Regista fu Enrico Frigerio che aveva proposto uno spettacolo bello, equilibrato, intelligente dando ampio respiro all’azione di Spagnoli e Messicani, non mancò l’incendio della flotta che per Spontini era considerato un episodio così importante da giungere a reclamare fino al Re di Prussia per una regia che ne voleva fare a meno. L’allestimento di Cesare Mario Cristini fu veramente ambizioso, degno di uno spettacolo napoleonico, le scene furono pensate nel rispetto della tradizione dell’Ottocento. Con il suo allestimento Cesare Mario Cristini aveva attirato l’attenzione del mondo della lirica sul San Carlo per la scenografia straordinaria, per le scene bellissime, suscitando anche effetti grandiosi con le immagini, le prospettive

103 e i colori. Furono apprezzate dal pubblico le suntuose scene dei templi messicani, resi suggestivi dalle sculture, dalle luci e dalle ambientazioni; grande riguardo fu riservato ai costumi, alle luci di scena, alle coreografie, tutti curati con opportuna attenzione. Cesare Mario Cristini aveva presentato scene monumentali, grandiose, uno spettacolo nello spettacolo, anche grazie all’aiuto dello scenotecnico Di Scala e del Direttore delle luci Marino. I costumi sfarzosi furono realizzati su bozzetti di Adriana Muojo. La brillante coreografia di Bianca Gallizia che, nonostante alcuni tagli, introdusse, nel secondo atto, delle magnifiche danze, ottenendo uno spettacolo fresco, brillante e sempre fantasioso. Il corpo di ballo, presentando i vari movimenti suggeriti dal grand opéra, suscitò l’ammirazione del pubblico entusiasta, specialmente quando erano rappresentati i Messicani. La Scuola di Danza del San Carlo aveva impiegato, come nel 1820, anche gli allievi più piccoli, i bambini, che, simpaticissimi ed originali, suscitarono fragorosi applausi perché capaci di ben figurare specialmente nel Ballo nazionale messicano. Le deliziose e vivaci danze, ben organizzate da Bianca Gallizia, furono giu- dicate piacevoli; bravissimi i solisti Wanda Clerici e Walter Zappolini, entrambi capaci e sorprendenti per l’eleganza, l’accordo e l’armonia. Un particolare successo suscitarono le danze del secondo atto. Il gruppo dei cantanti era sostenuto da un’autentica diva, la voce d’angelo Renata Tebaldi, che, nella rivalità con Maria Callas, aveva eletto il San Carlo come palcoscenico preferito da cui riceveva sostegno e incitamento, mentre, il Teatro alla Scala sembrava apprezzare maggiormente Maria Callas. In realtà il problema era un altro, in quegli anni il teatro lirico italiano vantava la contemporanea attività di un gran numero d’interpreti straordinarie, per questo molte non ebbero quella visibilità che voci così preziose avrebbero meritato. L’unica interprete femminile dell’opera Amazily fu impersonata da Renata Tebaldi, bellissima, non ancora trentenne, dalla voce fresca, spiegata e vigorosa. Renata Tebaldi fu una passionale Amazily, credibile e drammatica. Già nel primo atto piacque con l’aria “O mio prence”, ma nel secondo atto Renata Tebaldi sbalordì i presenti suscitando un vero entusiasmo nel pubblico con la nota aria: “Ella morì. Sui giorni miei deserti / Tu brilli Sol, qual astro tutelar! Non ho più che un desio, quel di piacerti” che fu cantata con grande personalità tanto che ottenne acclamazioni ed applausi a scena aperta; per Renata Tebaldi si parlò di vero trionfo specialmente dopo l’indiscusso successo con questa grande aria. Il tenore Gino Penno, interpretò il ruolo di Fernando Cortez al meglio, ma la presenza di molti recitativi gli impedirono di mostrare pienamente le sue qua- lità, però manifestò le sue ottime doti che lo rendevano un tenore di primis-

104 simo piano, sostenuto anche dalla sua presenza scenica, come un vero attore. Antagonista di Gino Penno fu Aldo Protti, baritono, efficace Telasco; mentre Italo Tajo, basso, fu capace interprete di Montezuma, non solo come cantante, ma vero attore nelle vesti pittoresche del re del Messico. Riconoscimenti, in questa magnificata serata ebbero anche Piero De Palma che interpretò Alvaro, così come l’ottimo Afro Poli, nel ruolo di Moralez; Antonio Cassinelli, il Gran Sacerdote; i ruoli dei prigionieri furono interpre- tati da Augusto Romano e da Gerardo Gaudioso; il marinaio fu Gianni Avolanti e l’ufficiale messicano Luigi Paolillo. Lo spettacolo piacque veramente, ed ancora oggi, ascoltando la registrazio- ne, si apprezza la buona musica di Spontini e l’ottima esecuzione, anche se, nel 1951, fu spacciata come opera ponte tra la novità e potenza drammatica de La Vestale e l’impegnativa Olimpia, il realtà il Cortez dimostrò la sua sin- golarità, la sua unicità, sia pure all’interno del percorso artistico spontiniano. I cori preparati e diretti da Michele Lauro ebbero tantissimi elogi, ma non poteva essere diversamente, se avessero fallito tutta l’opera ne avrebbe rice- vuto un grave danno; infatti nel Cortez molte pagine importanti sono quelle corali; il dramma espresso attraverso il sentimento delle masse, i cori dei Messicani e degli Spagnoli hanno un impiego grandissimo. Del Fernando Cortez napoletano furono date tre rappresentazioni; in ogni serata, non solo in quella inaugurale, il teatro apparve accogliente, splendido, inondato di luci e di addobbi. Tra il pubblico c’erano personalità politiche, dell’arte e della cultura, i rap- presentanti delle più importanti famiglie napoletane e il pubblico abituale del San Carlo che riempì la sala e i palchi in ogni ordine di posti. In particolare si registrarono le presenze dei Ministri del Governo in carica: Mario Scelba, Leopoldo Rubinacci, Randolfo Pacciardi, Giuseppe Spataro e tutte le autorità cittadine. Il Teatro San Carlo era gremito in ogni ordine, ma anche per le recite succes- sive fu difficile reperire i biglietti. La partecipazione dei Majolatesi fu consistente; partecipò la Giunta comuna- le di Majolati con il gonfalone, la Reggenza delle Opere Pie ed alcuni immancabili appassionati. La presenza dei Majolatesi fu gradita e rilevata dalla stampa che la definì “commovente”, infatti, accanto ai nomi delle personalità e dell’aristocrazia fu evidenziato come i concittadini di Spontini sentissero forte l’affetto per il grande Musicista. Il pubblico dei melomani intervenuti a Napoli immaginava che si fosse trat- tato di una pietosa riesumazione a scopo celebrativo, ma già dopo il secondo atto, e ancor più dopo lo spettacolo, aveva mutato atteggiamento, tutti furo- no concordi nel sostenere che si trattava di un’opera importante che merita-

105 va di essere rappresentata, eseguita con una certa frequenza ed ascoltata con grande rispetto. Il pubblico seguì ogni spettacolo, anche nelle recite succes- sive alla prima, con attenzione, sottolineando con applausi interminabili la fine di ogni atto, al termine della prima recita ci fu un grande trionfo per il Maestro Santini, per i cantanti, i ballerini, il coro e tutti i partecipanti all’al- lestimento. Quasi tutti i giornali, quotidiani e periodici, avevano riportato articoli o immagini della serata di gala: evidentemente era uno dei primi avvenimenti artistici di interesse nazionale nell’Italia del dopoguerra. La Radio nazionale, sulla Rete Rossa, alle ore 21,00, in diretta, trasmise, dal Teatro San Carlo di Napoli, l’inaugurazione della Stagione lirica con il Fernando Cortez. Per la prima volta tutta l’Italia e molti melomani in ascolto dall’estero udiro- no quest’opera, così attesa, così poco conosciuta.

Il Duca Filippo Caffarelli Cittadino Onorario

Il 24 Gennaio 1952 si concludeva lo straordinario ciclo delle celebrazioni spontiniane organizzate in occasione del primo Centenario della morte del Musicista. La giornata commemorativa iniziò molto presto ad Albacina, paese d’origine della famiglia Spontini: presso l’originaria abitazione fu sco- perta una lapide ricordo. Poco dopo ci fu il trasferimento a Majolati dove alle ore 11,00, nella chiesa di San Giovanni, fu celebrata dal Vescovo di Jesi, Carlo Falcinelli e da numerosi rappresentanti del clero diocesano, una messa cantata in suffragio, con la partecipazione della corale “Schola Cantorum”. La Filarmonica, diretta dal Maestro Italo Piccioni, presentò nuovamente, al termine della messa, la collaudata Marcia Funebre, tratta da La Vestale, la stessa registrata dalla radio l’anno prima. La faticosa giornata celebrativa proseguì con maggior vigore nel pomeriggio. La banda schierata nella piaz- za del Comune diede il benvenuto alle autorità e ai rappresentanti politici, tra questi il Prefetto di Ancona, Angelo Donadu. Subito dopo, in corteo, la citta- dinanza e le autorità si portarono sulla tomba di Spontini dove deposero una corona di alloro. Al termine dell’omaggio a Spontini, la Filarmonica guidò il trasferimento al Teatro dove prima il Prof. Mattia Sassanelli, studioso roma- no, “presentò nella sua completezza il repertorio spontiniano alla luce di una lettura storica della vita del Maestro”, successivamente il Sindaco Alberico Vescovo lesse il documento con il quale la comunità majolatese conferiva la cittadinanza onoraria al Duca Filippo Caffarelli, vero artefice dei festeggia- menti del primo Centenario della morte di Spontini. Il Duca Caffarelli, meri- tevole dell’encomio per aver dedicato anni di lavoro in favore di Spontini, sinceramente commosso, rispose al grato gesto dei majolatesi con una rela-

106 zione sui fatti e sugli studi più significativi legati al Centenario. Il Prefetto Angelo Donadu e il giornalista Gustavo Traglia conclusero gli interventi con una sintesi degli avvenimenti spontiniani avvenuti lontano da Majolati duran- te il Centenario. Ci fu anche uno spettacolo musicale nel quale furono ripre- se alcune arie del Cortez e di altre opere spontiniane. Il soprano Orietta Moscucci presentò arie tratte da La Vestale; Lidia Nerozzi dal Nurmahal; il tenore Del Vento dal Fernand Cortez; il baritono Sergio Liviabella dal Milton; tutti accompagnati dalla pianista Luisa Girotti, che cantò arie tratte dall’Olimpia. La Società Filarmonica Gaspare Spontini di Majolati riprendeva quel repertorio spontiniano che per molti mesi aveva ripetuto all’infinito, ricavandone sincere attestazioni di stima. Nell’intervallo dello spettacolo musicale fu proiettato il film girato a Majolati in occasione dell’apertura del Centenario Spontiniano e distribuito dall’Istituto Luce. Il 31 Maggio 1959, il teatro comunale majolatese ospitò una solenne comme- morazione di Gaspare Spontini da parte dell’Associazione Artistica Musicale Marchigiana Gaspare Spontini di Macerata, presieduta dal tenore cav. uff. Giuseppe Micucci che conduceva una personale propaganda in favore della rappresentazione delle opere spontiniane. Il manifesto celebrativo così ripor- tava: “Città di Maiolati Spontini. Teatro Comunale Gaspare Spontini. L’Associazione Artistica Musicale Marchigiana Gaspare Spontini di Macerata ha l’onore di annunciare per domenica 31 Maggio alle ore 18,00 la Solenne Celebrazione di Gaspare Spontini. Con la partecipazione del Maestro Cesare Valabrega, dell’Orchestra Sinfonica Pergolesi di Ancona diretta dal Maestro Concertatore Elio Pochettini e del Soprano Milena D’Antonio (Marchigiana). Programma: 1 Spontini. La Vestale (andante, un poco lento, Allegro, spiritoso). 2 Spontini. Milton (Aria Scozzese). 3 Spontini. Fernando Cortez (Larghetto - Allegro). 4 Spontini. La Vestale (Allegro brillante - Andantino cantabile - Allegro con spirito). 5 Spontini. La Vestale (romanza - Caro oggetto il di cui nome. Soprano Milena D’Antonio). 6 Pergolesi (Sinfonia per violoncello e basso continuo. Realizzazione di Barbara Giuranna. Solista Prof. Vitaliano Moscardi). 7 Spontini. “La Vestale” (Inno al Mattino). 8 Spontini. Milton (Ouverture). Le musiche presentate dal- l’orchestra furono trascritte dal Maestro Elio Pochettini. Il Maestro Cesare Valabrega, già titolare della Cattedra di Storia della Musica nel Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli, tenne un discorso celebrativo, ritenuto inte- ressantissimo, in quanto sembra che avesse citato elementi inediti sull’attivi- tà napoletana di Spontini.

107 Il CC Anniversario della nascita di Spontini

Il 1974 fu un anno molto importante per Majolati; infatti, cadeva il CC Anniversario della nascita di Gaspare Spontini e sia nel paese, sia nel resto d’Italia si svolsero interessanti e numerose manifestazioni, organizzate dal locale Comitato, ma molte altre, le più importanti, presero corpo indipenden- temente dall’azione majolatese, come doveroso omaggio e tributo al Musicista. Il secondo Centenario della nascita di Gaspare Spontini fu celebrato da molti teatri italiani e da associazioni musicali; tra questi ricordiamo la Rai per le numerose iniziative, il Teatro La Fenice di Venezia proprio con il Fernando Cortez; il Maggio Musicale Fiorentino con l’Agnese von Hohenstaufen diret- ta da Riccardo Muti e il Teatro Pergolesi di Jesi che contribuiva alle celebra- zioni in onore del secondo centenario della nascita di Spontini inaugurando la propria stagione lirica con La Vestale. Con lo stesso allestimento del Pergolesi, giovedì 10 Ottobre 1974, alle ore 21, La Vestale fu eseguita per la prima volta nel paese natale di Gaspare Spontini. Il Direttore fu Gianfranco Rivoli; regia di Beppe De Tomasi; Maestro del Coro, Tullio Giacconi. Tra gli interpreti: Maria Luisa Cioni, Giulia; Angelo Mori, Licinio; Bruna Baglioni, Gran Vestale; Franco Franchi, Cinna; Giovanni Gusmeroli, il Gran Sacerdote; Giovanni Amodeo, Console e Elvio Marinangeli, Aruspice. Non meno interessante fu la presenza a Majolati di centoquattro militari che componevano la Banda Nazionale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal famoso Maestro Vincenzo Borgia che presentarono un programma musicale di grandissimo interesse. L’argomento trattato, la storiografia del Fernand Cortez, non ci permette di richiamare alla memoria tutto ciò che accadde nel nome di Spontini in que- sto magnifico bicentenario e negli anni limitrofi, straordinari; però meritano di essere ricordati alcuni eventi, di notevole spessore. Presso l’Auditorium della Rai Radiotelevisione Italiana di Roma, il 22 Gennaio 1974, fu eseguita e registrata La Vestale. Il Direttore fu Jesus Lopez Cobos; Julia: Gundula Janowitz; La Grande Vestale: Ruza Baldani; Licinius: Gilbert Py; Cinna: Giampaolo Corradi; Le Grand Pontife: Agostino Ferrin; Un consul: Giovanni Sciarpelletti; Le Chef des Aruspices: Alfredo Coltella; i complessi erano tutti della Rai: l’Orchestra Sinfonica di Roma della Radiotelevisione Italiana e il Coro di Roma della Radiotelevisione Italiana. Nel 1974 furono registrate anche le più modeste opere spontiniane: Milton e Julie. Il Milton fu registrato l’11 Novembre 1974 con la direzione di Alberto Paoletti e la troupe comprendeva: Giovanni Ciminelli, Mariella Devia, Antonio Savastano, Carlo Micalucci e Silvana Mazzieri.

108 Per il Milton l’Orchestra impiegata fu quella della Rai di Milano diretta da Alberto Paoletti. Gli interpreti della Julie furono: Valeria Mariconda, Ugo Trama, Giancarlo Montanaro e Amilcare Blaffard; Direttore: Bruno Rigacci. Pochi giorni prima della messa in scena del Fernando Cortez al Teatro la Fenice di Venezia, la Rai presentava, in forma oratoriale, il Fernando Cortez di Gaspare Spontini, nella versione italiana di Giovanni Schmidt, presso l’Auditorium della Rai di Torino. Il Fernando Cortez, presentato il 2 Gennaio 1974 all’Auditorium di Torino per la Stagione Lirica della Radiotelevisione Italiana, con successive repli- che, fu un evento storico più volte riproposto sul circuito radiofonico della Rai. Il Direttore fu Lovro Von Matacic che utilizzò la meno comune versio- ne italiana nella traduzione di Giovanni Schmidt, datata 1820, forse per una questione di diritti rispetto l’edizione Angelo Zanardini. Gli interpreti del canto furono: Fernando Cortez, Bruno Prevedi, tenore; Amazily, Angeles Gulin, soprano; Alvaro, Aldo Bottion, tenore; Telasco, Antonio Blancas Laplaza, baritono; Il Gran Sacerdote, Luigi Roni, basso; Montezuma, Ivan Stefanov, basso; Moralez, Carlo Del Bosco, basso; Due Prigionieri Spagnoli, Marco Vinicio Corda, tenore, e Ubaldo Carosi, basso; un marinaio, Franco Castellana, tenore; altri interpreti: Nereo Ceron, Guido Fabbris, Ivan Del Manto, Ottorino Begali. Fu impiegata la gloriosa Orchestra Sinfonica della Rai di Torino diretta dal Maestro Lovro Von Matatic e il Coro, sempre della Rai di Torino, diretto da Fulvio Angius. L’Opera piacque moltissimo, anche se privata dalle scene, ma questo non interessava visto che si sarebbe prodotto un disco musicale, mentre il taglio di alcuni ballabili lasciò un po’ di rammarico. Applauditissima fu la Sinfonia e il canto dei prigionieri spagnoli. Allo stesso modo furono apprezzati i cori militareschi, su passo di marcia, così come le marce del Ballo nazionale mes- sicano e le musiche delle danze. Il Fernando Cortez di Lovro Von Matacic fu definito un romanzo d’avventura in musica, pur rimarcando la monotonia dei recitativi, la poca sostanza della vicenda, ma dobbiamo sempre ricordarci il committente originario e lo scopo dell’opera. Inoltre la sola presenza femmi- nile di Amazily sbilanciava l’opera verso le voci maschili. Ma su tutto appar- ve superba l’orchestra spontiniana, sbalorditiva, dotata di quattro corni, per non parlare dell’alto numero degli altri strumenti, comprese le percussioni, animata con grande passione dal Direttore Lovro Von Matacic; parimenti merita un ricordo Fulvio Angius, Direttore del Coro, che nell’opera svolse un ruolo da protagonista. Il pubblico, al termine dello spettacolo, durato circa tre ore, espresse la più sentita soddisfazione per aver assistito ad uno spettacolo che aveva richiamato: templi aztechi, parate militari, danze messicane, l’in- cendio della flotta spagnola e, per chi conosceva la storia dell’opera, anche le cariche della cavalleria del circo Franconi.

109 Il Presidente della Rai, On. Umberto Delle Fave, assicurò al Comitato spontiniano majolatese l’interesse per il bicentenario della nascita di Spontini. Il Presidente della Rai, che bene conosceva Spontini e Majolati, comunicò uffi- cialmente, che in occasione dell’Anniversario, la Rai avrebbe diffuso sulla radio nazionale due opere liriche di Spontini: il Fernando Cortez e La Vestale. Infatti, Martedì 5 Marzo 1974, alle ore venti, la Rai, sul programma radiofonico nazionale, all’interno di un ciclo settimanale dedicato all’arte di Gaspare Spontini, metteva in onda il Fernando Cortez. L’edizione trasmessa fu quella realizzata qualche settimana prima all’Auditorium della Rai di Torino per la Stagione Lirica della Radiotelevisione italiana con la direzione di Lovro Von Matacic e con i can- tanti sopra indicati. Anche in questo caso la platea radiofonica nazionale espresse un vivo compiacimento per questa seconda stesura del Cortez defi- nita dallo stesso Spontini: “quasi novella creazione”; l’opera piacque, fu apprezzata l’altissima partitura, ricca di pagine musicali stupende, così come lo sviluppo della vicenda, i contrasti psicologici, i cori e la grande orchestra.

Il Fernando Cortez a La Fenice di Venezia

Legata alla ricorrenza del secondo Centenario spontiniano, nel giro di un mese, furono allestite ben due ottime esecuzioni del Fernando Cortez, per- mettendo di allargare, insieme ad altre iniziative, la conoscenza di altri titoli di opere spontiniane. Per celebrare l’Anniversario della nascita di Gaspare Spontini, La Fenice di Venezia, il teatro più bello del mondo, cercò di differenziarsi dalla tradizio- nale programmazione mettendo in scena il Fernando Cortez di Gaspare Spontini, giudicata opera musicale bella e di grande effetto. Al Maestro Francesco Siciliani si deve gratitudine per aver suggerito l’alle- stimento del Fernando Cortez alla Fenice, avvenimento musicale d’interesse internazionale, tanto che La Fenice brillò per l’originalità del cartellone. L’edizione utilizzata al Teatro La Fenice, fu la seconda versione del 1817, con alcuni tagli particolarmente nelle danze, secondo l’Edizione Rai. La prima recita si tenne il 31 Gennaio 1974: fu uno spettacolo straordinario, ricco di colori. Parteciparono il Sindaco di Majolati Franco Cascia, qualche Assessore e il solito nutrito gruppo di appassionati majolatesi che avevano periodizzato la loro vita in base alle opere spontiniane cui avevano assistito. Le recite furono precedute da una dotta conferenza, ricchissima d’informa- zioni, di Fedele D’Amico sul Fernando Cortez. Le date delle recite del Fernando Cortez a La Fenice furono: Giovedì 31

110 Gennaio 1974, prima rappresentazione; gli altri spettacoli si tennero nei gior- ni: Domenica 3 Febbraio, Mercoledì 6 Febbraio, Sabato 9 Febbraio, Mercoledì 13 Febbraio e Venerdì 15 Febbraio 1974. Gli interpreti furono: Giorgio Casellato Lamberti, Fernando Cortez; Angeles Gulin, Amazily; Aldo Bottion, Alvaro, fratello di Fernando Cortez; Antonio Blancas Laplaza, Telasco; Luigi Roni, il Gran Sacerdote; Ivan Stefanof e Alessandro Maddalena, Montezuma, re del Messico; Carlo Del Bosco, Moralez; Marco Vinicio Corda, Carlo Padoan, due Ufficiali spagnoli; Nereo Ceron, un marinaio; Guido Fabbris, ufficiale messicano; Ivan Del Manto, Guido Fabbris, Ottorino Begali, Marinai. L’Orchestra del Teatro La Fenice era diretta dal Maestro Concertatore e Direttore Carlo Franci, uno specialista efficiente e capace di portare a termi- ne lo spettacolo senza imprevisti. Il Coro del Teatro La Fenice era guidato dall’esperto Corrado Mirandola. La Regia fu di Attilio Colonnello e Luisillo; la coreografia e il balletto furo- no ideati da Luisillo; le scene di Attilio Colonnello. In realtà la comune visione di Attilio Colonnello e di Luisillo, aveva unito intrinsecamente la regia e la coreografia; le vicende seguivano uno schema di facile comprensione, in primo piano apparivano i protagonisti, mentre i cori degli Spagnoli e dei Messicani rimanevano sullo sfondo. Però lo spettacolo ci fu, creato da tanti personaggi in movimento collocati sulla scena. L’azione di Attilio Colonnello, scenografo e regista, dalla maggior parte degli spettatori fu apprezzata, mentre da alcuni appassionati fu ritenuta forse troppo spettacolare e decorativa. L’opera sembrava uno spettacolo quasi cinema- tografico, ben lontana dallo stile neoclassico ed imperiale in cui era nata, alcuni parlarono della regia e della coreografia quasi folcloristiche. A questa visione dello spettacolo contribuirono anche la costumista Maria Letizia Amadei, con costumi vistosi, appariscenti, vicini allo sfarzo; Arturo Benassi, che aveva realizzato le scene e Giobatta Gottardi, che aveva prodot- to le sculture. La mancata esecuzione, nello sviluppo della vicenda, dell’incendio delle navi degli Spagnoli, fu rimarcata, anche perché lo stesso Spontini considerò sempre questo episodio come una scena fondamentale della sua opera. Invece in questa edizione veneziana piacque, nel secondo atto, la grande tenda del campo di Cortez, in stile neoclassico, che aveva richiamato l’immagine delle armate spagnole-napoleoniche. Il Fernando Cortez a Venezia ottenne un grande successo, pochi si accorsero dei tagli prevalentemente nelle danze del secondo atto che evidentemente avevano alleggerito la struttura e il fascino di questo primo modello di grand opéra napoleonico. L’unica interprete femminile protagonista fu Angeles Gulin, brava, di cui si ricorda la veemente interpretazione quando fece risuonare la sua voce forte e sonora. Angeles Gulin, Amazily, rese con efficacia i ruoli dell’indigena, della messicana che accetta la civiltà, il Cristianesimo; è

111 l’amante di Fernando Cortez, ma è anche la patriota che ama la sua gente e la patria. Giorgio Casellato Lamberti, Fernando Cortez, ottimo cantante, nonostante le poche arie e una parte piena zeppa di recitativi, sfoderò il timbro eroico del protagonista, cantando con espressione e passione, dando complessivamente un’ottima prova. Forse la sorpresa più bella venne da Antonio Blancas Laplaza, Telasco, baritono chiaro, la sua prestazione fu molto applaudita ed apprezzata, specialmente per l’inflessione drammatica data al suo ruolo. Antonio Blancas Laplaza interpretò il ruolo di Telasco con voce da tenore, recuperando la tonalità di baritenore o sottotenore, come erano chiamate queste voci al tempo di Spontini. Luigi Roni, basso, fu un ottimo interprete, fece udire la sua voce tonante e adatta per incutere timore e minacciare come prevede il ruolo del Gran sacerdote messicano; tutti i presenti riconobbero la bella voce e la notevole esube ranza vocale. Il veneziano Aldo Bottion, (Venezia 31.08.1933 - Montecarlo 30.03.2009), recentemente scomparso, poteva essere considerato un esperto del Fernando Cortez, dove più volte aveva interpretato il ruolo di Alvaro, fratello di Fernando Cortez ed anche in questo caso fu un pilastro per il corretto svolgi- mento dell’opera. Tutte apprezzabili le interpretazioni del baritono Ivan Stefanov e di Alessandro Maddalena, che si alternarono nel ruolo di Montezuma, re del Messico e così gli altri interpreti ben figurarono. Il Fernando Cortez, l’espressione marziale dell’Impero napoleonico, piacque al pubblico veneziano che sostenne con la sua appassionata presenza le sei recite programmate, più volte lo spettacolo ottenne calorosi applausi anche a scena aperta, l’epica, il cerimoniale napoleonico, i cori, le marce e il palco- scenico ricco d’ambientazione incantarono insieme alla bella musica di Gaspare Spontini. Il Fernando Cortez veneziano, complice il prestigioso tea- tro, assunse il ruolo di avvenimento musicale d’interesse internazionale, pochi puristi reclamarono per i tagli, specialmente nelle danze del secondo atto, mentre per gli specialisti questa amputazione fu un problema perché si perdeva la matrice e il fascino tutto spontiniano del grand opéra. Tra i cantanti del Cortez di Venezia ricordiamo anche Franco Turicchi, che partecipò all’opera tra i bassi del Coro, e Lia Petrini, componente dei sopra- ni del Coro de La Fenice, che offrirono ai Majolatesi dei ricordi del Fernando Cortez veneziano; tra i coristi del Cortez per l’amicizia dimostrata ai Majolatesi citiamo anche il padovano Mario Mastella. Da questa recita nac- que anche un’amicizia ed un concerto lirico. La manifestazione si tenne a Majolati il 18 Agosto 1974 con Lia Petrini, soprano; Antonio Ceccarelli, tenore; Luciano Corrado, baritono; Franco Turicchi, basso; tutti accompagnati al pianoforte dal Maestro Giuseppe De Donà, Maestro sostituto per il Cortez a Venezia; tutti offrirono un

112 grandespettacolo degno delle numerose manifestazioni che si svolsero in onore del CC Anniversario della nascita di Spontini.

Il Fernando Cortez al Pergolesi di Jesi

Nel 1983, a Majolati, si tenne una straordinaria iniziativa spontiniana; infat- ti, continuando il lavoro del Duca Filippo Caffarelli, dal 6 al 9 Ottobre 1983 si svolse il 3° Congresso Internazionale di studi su Gaspare Spontini. L'importante avvenimento culturale prevedeva manifestazioni sia nella città di Jesi, sia a Majolati. Fu un congresso vero, le relazioni portate da qualifica- ti studiosi europei, ufficializzate successivamente in un voluminoso testo, permisero di incrementare le conoscenze sull’arte spontiniana. Inoltre l’even- to riportò l’attenzione dei teatri e degli studiosi su Spontini. Majolati fu piacevolmente invasa da un gran numero di autorevoli studiosi spontiniani, intervenuti al Congresso con un proprio saggio. Riportiamo solo alcuni nomi: Don Amedeo Bricchi, Adriano Bassi, Piero Buscaroli, Giovanni Carli Ballola, Gianni Ciabattini, Jacques Joly, Rainer Damm, Sieghart Dohring, Geneviève Duval Wirth, Rudolf Elvers, Ludwig Finscher, Gianfranco Folena, Rate Furlan, Anselm Gerhard, Alberto Ghislanzoni, Jacques Joly, Leopold M. Kantner, Josef Loschelder, Ennio Melchiorre, Norbert Miller, Jean Mongrédien, Franco Piperno, Dietmor J. Ponert, Giampiero Tintori, Lorenzo Tozzi, Dino Villatico, Jens Wildgruber e Agostina Zecca Laterza.

Il Teatro Pergolesi di Jesi, dimostrando vicinanza e vero interesse per la musica di Gaspare Spontini, aprì la stagione lirica, proprio il 6 Ottobre 1983, con il Fernando Cortez, rappresentando così per la prima volta a Jesi questa superba, roboante e travolgente opera spontiniana, così ricca di colori, imma- gini e di buona musica. Il Direttore fu Carlo Franci, che già aveva diretto la stessa opera nel 1974 al Teatro La Fenice di Venezia, ma precedentemente e accadrà anche in seguito, aveva anche diretto La Vestale al Teatro dell'Opera di Roma, nel Maggio 1973, e nei teatri di Parma e Modena, nel Gennaio del 1980. Fu adottata l’edizione del 1817 con la versione ritmica edizione Rai. Questa frequentazione così ricorrente dell’opera spontiniana da parte del Maestro Carlo Franci permise di contenere i tagli, anche se questi furono ugualmente presenti, specialmente nel secondo atto dove scomparvero alcu- ni balli e ne furono introdotti altri meno rappresentati. L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, nonostante le difficoltà dell’interpre- tazione, dimostrò buon affiatamento con il Maestro Carlo Franci. La regia della rappresentazione jesina fu di Beppe De Tomasi, che già nel 1974 si era occupato della regia de La Vestale sia a Jesi, sia a Majolati, men-

113 tre le coreografie furono di Solomon Vasile e le scene di Tommaso Gomez. Nonostante i mezzi ridotti del Teatro Pergolesi fu allestita una regia ed una scenografia originale, dove il gioco delle luci ebbe un compito notevole, spe- cialmente per indicare la calata del sole, l’incendio della flotta, con ricostruzioni della città azteca e del tempio. Anche il finale, che rendeva omaggio allo stesso Napoleone - Cortez, con la sua auto incoronazione, sia pure confondendo le due edizioni, 1809 e 1817, fu spettacolare e molto applaudita. Autentica diva ed affermata artista per il ruolo di Amazily fu scelta la grande e bella cantante Adelaide Negri, già conoscitrice de La Vestale che per meglio immedesimarsi nel ruolo visitò, per almeno due volte, l’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati. Carlo Bini interpretò il ruolo di Fernando Cortez, mentre Walter Alberti fu l’antagonista nel ruolo di Telasco. Francesco Signor fu il Gran Sacerdote; l’esperto Aldo Bottion, che già cono- sceva bene questa parte, interpretò il ruolo di Alvaro, infine Alberto Carusi fu l’interprete di Montezuma. Completavano il cast: Renzo Scorzoni, Moralez; Ivan Del Manto e Michele Chimenti, Ufficiali spagnoli prigionieri; Elvio Marinangeli, marinaio; Leo Rossi, Ufficiale messicano. Il corpo di ballo impiegato fu quello del Teatro di Stato di Cluj, città molto importante della Romania e capitale della Transilvania. All’Associazione Corale Bellini di Ancona, guidata dal Maestro Tullio Giacconi, anche ottimo Direttore del Coro in occasione de La Vestale del 1974, fu affidato il duro compito di rappresentare il popolo messicano e le masse dei soldati spagnoli: in entrambi i ruoli le parti per il coro furono vera- mente impegnative. Furono impiegati una sessantina di cantanti, oltre ai componenti stabili del Coro Bellini, comunque dilettanti, che svolgevano prevalentemente questa attività per la passione verso il canto lirico, furono affiancati altri professionisti reclutati un po’ in tutta Italia. Il Maestro Tullio Giacconi riuscì a ben addestrare il gruppo e questo prota- gonista interprete collettivo, così importante in questa opera, ottenne notevo- li consensi. Le scene e i costumi presentarono soldati spagnoli del XVI secolo credibili, attorniati da altri personaggi, come giocolieri o frati che imponevano le con- versioni di massa. I messicani erano caratterizzati da grandi copricapo con penne; i balli messi- cani, ben registrati, videro ballerini rivestiti da un semplice perizoma. Lo spettacolo piacque e, in tutte le tre serate, ottenne una grande partecipa- zione di pubblico, oltre alla recita del 6 Ottobre, le altre repliche dell'opera si svolsero nelle serate dell' 8 e del 12 Ottobre 1983. Intanto a Majolati e Jesi il Congresso procedeva con grande interesse; oltre alla presentazione dei saggi, si svolse un programma musicale serale. Dopo

114 la prima esecuzione del Fernando Cortez al Pergolesi, altre manifestazioni musicali si tennero nel Teatro comunale Spontini di Majolati. Il 7 Ottobre fu presentato il programma della Corale jesina "Pergolesiana" diretta dal Maestro Don Roberto Vigo. Il giorno dopo, 8 Ottobre, sempre alle ore 21, al Teatro comunale di Majolati, ci fu un "concerto di musiche teatrali" di Gaspare Spontini con arie tratte dal Milton, Julie, La Vestale, Fernando Cortez ed Olimpia; tra gli interpreti: i soprani Pasqualina e Lorella Palumbi, il baritono Paolo Puddu; tutti accompagnati al piano da Marzia Formosa, mentre il prof. Paolo Fragapane, curatore del programma, aveva preparato le note illustrative. The San Antonio Festival

Mantenendo una invidiabile frequenza, il 7 Giugno 1986 il Fernando Cortez di Gaspare Spontini, nella versione originale in lingua francese, aprì, in forma oratoria, il Festival musicale di S. Antonio nel Texas, Stati Uniti. Il Festival, diretto da Robert Peterson, cercava di presentare anche delle origi- nalità musicali e l’opera di Spontini lo era sicuramente. In realtà, pur dispo- nendo di una capace orchestra e di un ottimo coro, si preferì proporre l’ope- ra in forma oratoria, con inevitabili tagli, anche per eliminare gli incompren- sibili recitativi. Fu data un’ampia selezione dell’opera la cui rappresentazio- ne in forma oratoria fu chiamata Opera Gala. Purtroppo, se non andiamo erra- ti, fu solamente la seconda rappresentazione data negli Stati Unititi di questa magnifica opera. La Direzione fu del solito Maestro Carlo Franci, che già si era cimentato, oltre che in La Vestale anche nel Fernando Cortez alla Fenice di Venezia e al Pergolesi di Jesi. L’Orchestra e il Coro erano del S. Antonio ; gli interpreti furono: Martina Arroyo, Amazily; John Alexander, Fernand Cortez; Jerome Hines, Montézuma; Robert Mcfarland, Télasco e Neil Wilson che cantò sia il ruolo del Gran Sacerdote, sia quello di Moralez.

Nel mese di Agosto del 1986 venne convocato a Majolati un Convegno inter- nazionale del Comitato Scientifico di Studi Spontiniani. Durante il Convegno, giovedì 28 Agosto 1986, al Teatro comunale di Majolati, furono presentati altri due testi di critica spontiniana: Atti del terzo Congresso Internazionale di studi spontiniani, che raccoglieva diciannove prestigiose relazioni pronunciate durante il Congresso del 1983; Spontini e la Riforma della Musica di Chiesa, di Don Amedeo Bricchi, che ricordava il progetto di Gaspare Spontini nel veder restituito valore e prestigio alla musi- ca sacra e liturgica, al pari di Pierluigi da Palestrina.

115 Nella serata del 22 Agosto si tenne in piazza della Vittoria uno straordinario concerto dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretto dal Maestro Michele Marvulli. Il giorno dopo il regolare P. Armando Pierucci presentò un concerto d’organo utilizzando lo spontiniano Callido. Il 24 Agosto 1986, il soprano francese prof.ssa Geneviève Duval-Wirth, che aveva portato la notizia del ritrovamento a Parigi di un inedito metodo di canto di Gaspare Spontini, accompagnata al piano dal prof. Gianni Ciabattini, presentò nella Chiesa parrocchiale Santo Stefano di Majolati, un programma musicale, quasi scolastico, didascalico, con l’esecuzione, per canto e piano- forte, di una ventina di arie spontiniane. La serata fu proprio interessante, ricca di citazioni e di notizie, quasi una guida all’ascolto di musiche spontiniane, tra l’altro i due artisti, Geneviève Duval-Wirth e Gianni Ciabattini, erano prima di tutto studiosi ed insegnanti, così riuscirono a presentare all’inesperto, ma attento pubblico majolatese, in un programma ragionato, arie da camera, romanze e brani topici delle princi- pali opere di Gaspare Spontini. Interessante fu la presentazione del Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique, sia dell’edizione del 1809, sia quella successiva del 1917. I due stu- diosi presentarono prima di tutto l’aria di Amazily del “primo Cortez”, 1809, soppressa poi nel rifacimento del 1817; gli altri brani furono: Cruels, délivrez – moi de ces appréts terribles! – Hélas! Si de ma faible vie; – il recitativo: Du Dieu du mal e l’aria di Amazily: Elle n’est plus. Fu una grande serata, molto partecipata, che permise di seguire, attraverso degli esempi musicali, gran parte della vita artistica di Gaspare Spontini. L’8 Novembre 1986, il Teatro dell’Opera di Roma aprì la stagione con l’Agnese di Hohenstaufen con Montserrat Caballè. L’Opera fu diffusa in diretta dal secondo canale della Televisione a cura della Rai. L’inaugurazione della XIV stagione lirica del Teatro G.B. Pergolesi di Jesi, la sera del 22 Novembre 1986, avvenne con la più importante opera spontiniana: La Vestale.

Sulla tomba di Napoleone eseguito il Fernand Cortez

In occasione del CL Anniversario della morte di Gaspare Spontini, a Parigi, fu messo in scena il Fernand Cortez. La stagione musicale 2001 - 02 del Musée de l’Armée, sede della più grande collezione al mondo d’armi, situa- to all’interno dell’Hotel des Invalides, rese omaggio, con il concorso e l’ap- poggio della Fondation Napoléon, all’Anniversario della morte di Gaspare Spontini allestendo l’opera che più di tutte le altre mette ancora oggi in rela- zione i luoghi della rappresentazione con Gaspare Spontini e Napoleone. La

116 recita del Cortez avvenne in forma oratoria Giovedì 22 Novembre 2001 nella chiesa di Saint Louis des Invalides, la chiesa dove sono appese le bandiere tolte dai Francesi ai nemici e separata solamente da una vetrata dal Dome des Invalides, il luogo che accoglie il sarcofago di porfido rosso con le ceneri di Napoleone Bonaparte. Nel voler riproporre il Fernand Cortez in questo luogo così evocativo si recuperò la memoria storica della prima rappresentazione. Fu ricordato che l’opera nacque per volontà politica dello stesso Napoleone e fu presentata Martedì 28 Novembre 1809, alla presenza dell’Imperatore Napoleone, dell’Imperatrice Giuseppina, dei Re di Sassonia e Westfalia e di altre personalità con un cast di grandissimo spessore, in gran parte tutti i pre- cedenti protagonisti de La Vestale: Alexandrine Caroline Chevalier de Lavit Branchu, Lainez, Lais, Dérivis e fratelli Franconi che stupirono i presenti con una carica di cavalli. “Il Fernand Cortez - come ha scritto il Maestro Jean Paul Penin - è senza dubbio l’esempio più rappresentativo della grande opera imperiale che unisce la grandiosità musicale e scenica alla maestosità dei sentimenti”. Oltre ad altre osservazioni critiche sulla splendida musica spon- tiniana e sul suo libretto, Penin concludeva sottolineando come “l’opera offra una serie di elementi per la messa in scena, dall’intimo, al grandioso, allo spettacolare: l’incendio della flotta di Cortez nella baia di Veracruz, la cele- berrima carica di cavalleria, i movimenti delle folle, il ripararsi dal fuoco del- l’armata, al suono del cannone e delle superbe marce napoleoniche”. I prin- cipali protagonisti della serata, particolarmente apprezzata dal numeroso pubblico, furono: Daniel Galvez Vallejo, tenore nel ruolo di Fernand Cortez; Fernand Bernardi, basso (baritono?) nel ruolo di Montezuma; Rafhaelle Farman, soprano nel ruolo di Amazily; Jean Philippe Martière, basso nel ruolo di Telasco; Jean Philippe Doubrère, basso nel ruolo del Gran Sacerdote; Martial Defontaine, tenore nel ruolo di Alvaro. Oltre ai cantanti solisti parte- ciparono all’esecuzione il Choeurs de Saint Eustache e il Choeur d’hommes Bela Bartok, l’orchestra Filarmonica da Camera Ungherese era diretta da Jean Paul Penin. Lo spettacolo fu curato dal “Département de l’action cultu- relle et de la musique du musée de l’Armée” che nel sostenere il ricordo di Napoleone rilanciò anche la musica di Spontini in occasione anniversaria.

Il Fernand Cortez per la prima volta in Spagna

Pur essendo dedicata ad un eroe spagnolo e nata dalla contingenza dell’im- presa militare francese in Iberia, l’opera Fernand Cortez non era stata mai rappresentata in Spagna, al contrario de La Vestale, che per contro era stata eseguita con successo più volte, anche con un libretto tradotto in questa lin- gua. Il settimo ciclo di Concerti dell’Universidad Complutense de Madrid, Fundación General, il 18 Gennaio 2003, grazie alla collaborazione tra il

117 Direttore Jean Paul Penin, l’Orchestra - Coro della Filarmonica Transilvania e l’Universidad Complutense de Madrid, Fundación General, presentò per la prima volta il Fernand Cortez, opera dedicata all’eroe spagnolo e ai sui sol- dati. Lo spettacolo si tenne a Madrid, all’Auditorium Nazionale di Musica, alle ore 22,30 del 18 Gennaio 2003 di fronte ad una platea curiosa di ascol- tare questa musica così legata alla storia della Nazione. Gli interpreti solisti furono: Daniel Gálvez Vallejo, tenore, nel ruolo di Fernando Cortez; Raphaëlle Farman, soprano, Amazily; Jacques Perroni, baritono, Telasco; Hugh Mackey, baritono, nel doppio ruolo del Gran Sacerdote e di Morales; Fernand Bernardi, basso, Montezuma; Martial Defontaine, tenore, Alvar. Per lo spettacolo fu prodotto anche un esplicativo libretto, dove, dopo il nome degli interpreti e i ruoli impersonati era presen- tato l’argomento, una biografia spontiniana e una piccola guida all’ascolto. Seguiva l’elenco dei brani, in francese e in spagnolo, ben divisi nei tre atti, il tutto per facilitare l’ascolto e la conoscenza dello sviluppo dell’opera. L’orchestra Filarmonica della Transilvania, proveniente dalla Romania, orchestra di tradizione, si mostrò all’altezza dell’esecuzione così come il Coro della Filarmonica Transilvania, fondato nel 1972, diede prova di matu- rità ed esperienza insieme al Coro Alfonso II “El Casto”.

Erfurt: una regia simbolica e moderna per il Cortez

Sabato 25 Marzo 2006, nella città di Erfurt, capitale della Turingia, fu orga- nizzato uno straordinario evento spontiniano: la ripresa del Fernando Cortez, ancora una volta affidata all’esperienza musicale del Maestro Jean Paul Penin. Per Spontini questi territori della Germania furono luoghi magici, Erfurt non è lontana da Weimar, dove il Musicista incontrò più volte, anche per ragioni professionali, Johann Wolfgang von Goethe; da Halle, dove diresse dei festi- val musicali, ricevette medaglie e la laurea honoris causa; da Dresda, dove incontrò Richard Wagner e partecipò alla messa in scena de La Vestale. Con Johann Friedrich Naue e l’Unione turingia – sassone furono organizzati grandiosi festival musicali nelle città di Halle e di Erfurt dove Spontini fu l’ospite d’onore. Purtroppo il musicista Johann Friedrich Naue, pur dotato di idee e talento, non disponeva del denaro necessario e lo stesso Spontini, soc- corse, di tasca propria, la manifestazione. Erfurt è una bella città, nota anche per la presenza di Martin Lutero. Infatti, qui il Riformatore si laureò e decise di diventare monaco agostiniano, poi ritornò successivamente ad Erfurt come predicatore. Il nuovo Teatro di Erfurt, realizzato nel 2003, dopo la riunione della

118 Germania, è posto nella frazione Brühl. Possono assistere agli spettacoli otto- cento spettatori posti su una grande scalinata che fa assomigliare quest’unica e funzionale sala, la platea, ad un’aula universitaria. Ogni anno il Teatro di Erfurt, in base alle informazioni raccolte durante la recita del Cortez, presenta dodici opere liriche diverse, almeno otto produzio- ni ed alcune riprese; tutto questo, insieme ad una politica dei prezzi estrema- mente contenuta, fa sì che ogni sera oltre ottocento persone occupino, con entusiasmo, i posti disponibili. Il Fernand Cortez è stato voluto dal Sovrintendente del Teatro di Erfurt Dott. Guy Montavon, che si avvaleva della collaborazione del Direttore Artistico per la lirica Dott. Thomas Harndt. Erano state programmate complessivamente otto repliche dell’opera del Majolatese. L’Orchestra Filarmonica di Erfurt era diretta dal Maestro Jean Paul Penin, Maestro concertatore che già a Parigi, in occasione del III anniversario della morte di Gaspare Spontini, poi a Madrid e in una registrazione discografica aveva affrontato con successo l’opera. Anche il Coro impiegato, molto importante in quest’opera, fu quello del Teatro di Erfurt. La Regia di Pierre Médecin, posta al di fuori dei canoni tradizionali, si era avvalsa dell’uso di tecnologie e luci in forma veramente originale e di gran- de effetto, anche se lontana dalla tradizione. Le scene e i costumi erano di Pet Halmen. Alcune scene che mostravano la notte e il cielo stellato sembravano richia- marsi al noto architetto, regista e pittore prussiano Karl Friedrich Schinkel che in una scenografia per il Flauto magico del 1815 aveva introdotto una soluzione simile. Gli interpreti dello spettacolo furono: , Fernand Cortez; Kelly God, Amazily; Juan Carlos Mera Euler, Montezuma; Daniel Galvez Vallejo, Telasco; Michael Tews, Gran Sacerdote; Maté Solyom Nagy, Moralez; Erik Fenton, Alvaro; Thomas Stückemann e Maté Solyom Nagy, i prigionieri; Christoph Dyck, un ufficiale. Il Theater Erfurt era riuscito ad allestire una bella e piacevole edizione del Cortez, anche se, dobbiamo mettere da parte l’immagine del grand opéra e pensare ad un modello tutto tedesco di gestione; un teatro autarchico, un’azienda costituita da trecentoventi dipendenti, che si occupano di tutto: dalla vigilanza, all’allestimento, dalla compagnia di canto, ai costumi; il tea- tro è un’azienda che riesce in un anno, nei vari teatri e all’arena, ad allestire ben cinquecentosessanta spettacoli, tra questi la lirica e i concerti sinfonici occupano ben centocinquanta manifestazioni. Entrando nel merito dello spettacolo è necessario parlare subito della regia di Pierre Médicin e del Maestro concertatore Jean Paul Penin.

119 Lo spettacolo, che poteva contare sulle macchine e sulle soluzioni tecnologi- che del modernissimo palcoscenico del teatro, presentava una regia origina- le, allusiva, che aveva permesso di contenere i costi, ma affievoliva il fasci- no che si sarebbe provato assistendo ad uno spettacolo con un’ambientazio- ne più tradizionale. Le scene, estremamente razionali ed allegoriche, erano ad effetto e risultarono piacevoli, specialmente per chi non aveva in mente dei modelli del teatro lirico di tradizione. Le forti luci, fondamentali per le scene; i costumi sfolgoranti come l’oro dei Messicani; la ricerca estrema del simbolismo avevano caratterizzato le scene dove una struttura piramidale, prevalente, rappresentava il tempio. Il Direttore Jean Paul Penin è da considerarsi un conoscitore esperto del Cortez; infatti, nel 1998, produsse un disco del Fernand Cortez a Bratislava, con l’Orchestra e Coro della Filarmonica Nazionale Slovacca. Successivamente, mise in scena ancora l’opera Fernand Cortez, nel 2001, in occasione del terzo cinquantenario della morte di Spontini, con il “Département de l’action culturelle et de la musique du musée de l’Armée”. Il 22 Novembre 2001, nella chiesa di Saint Louis des Invalides a Parigi, prima ancora di debuttare ad Erfurt, il Maestro Penin aveva presentato il Fernand Cortez a Madrid, nel Gennaio 2003. Il Cortez presentato ad Erfurt, quindi poteva contare su questa grande espe- rienza pregressa, anche se furono adottati alcuni tagli rispetto all’edizione “filologica”, probabilmente, necessari per agevolare il pubblico all’ascolto di un’edizione presentata su libretto francese, specialmente per quanto riguar- dava i recitativi. Lo spettacolo comunque fu gradevolissimo, spesso interrotto da applausi e da voci di adesione, alla conclusione quasi quindici minuti di applausi ininter- rotti salutarono la prima serata rivelando un consenso notevole; in particola- re tra i cantanti hanno avuto riconoscimenti Kelly God, Amazily e Daniel Galvez Vallejo, Télasco. Nel foyer del Teatro di Erfurt era stata organizzata una mostra con le ripro- duzioni dei luoghi spontiniani presenti a Majolati Spontini e le immagini di alcuni documenti e cimeli spontiniani. Anche grazie agli ampi spazi, l’interessante mostra fotografica curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini, che si è avvalsa delle immagini di Adriana Argalia e delle riproduzioni di alcuni documenti provenienti dall’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati, è servita a far conoscere Majolati e i luoghi spontiniani. Alla prima recita parteciparono il Sindaco di Majolati Ing. Giancarlo Carbini; l’Assessore alla Cultura Signor Sandro Grizi; i Rappresentanti della Fondazione Pergolesi Spontini, Maestro William Graziosi e Maestro Vincenzo De Vivo; il Conservatore dell’Archivio Biblioteca Museo Gaspare Spontini Marco Palmolella che si intrattennero cordialmente con i protagoni-

120 sti e i Dirigenti del Teatro di Erfurt. Oltre al debutto di Sabato 25 Marzo le altre recite si tennero nei seguenti giorni: Sabato 1 Aprile, Mercoledì 5 Aprile, Sabato 8 Aprile, Venerdì 21 Aprile, Domenica 23 Aprile, Domenica 7 Maggio e Domenica 28 Maggio 2006.

La discografia del Fernand Cortez

In quest’ultimo capitolo indichiamo i pochi documenti discografici sul Fernando Cortez che abbiamo a disposizione a Majolati, sono comunque documenti preziosi che dovrebbero, insieme a quelli delle altre opere o con- certi spontiniani, costituire una sezione multimediale aggiornata e consape- vole, insieme agli altri contributi in video, dell’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati. Come è avvenuto specialmente con La Vestale della Callas e di Corelli, alcu- ne recite sono state riprodotte su diversi supporti ed edizioni, mantenendo comunque l’originaria fonte documentaria, pertanto, di seguito, sono indica- ti solo i dischi più significativi per la storia musicale del Fernando Cortez. Tre dischi del tipo miscellanea, ci ricordano il Fernando Cortez. Il primo disco di questo genere si deve al Maestro Direttore Franco Caracciolo che alla guida della Scarlatti Orchestra di Napoli e l’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Italiana di Napoli, registrò negli anni cin- quanta il disco: Gaspard Spontini. Opera Highlights. Limitatamente al Fernando Cortez, il disco, veramente raro e prezioso, pre- sentava il Coro dei Prigionieri e la Danza Barbara con l’intervento del teno- re Antonio Pirino; il Coro, della Radiotelevisione Italiana di Napoli, era diret- to dal Maestro E. Gubitosi. Il disco fu inciso su vinile dalla Casa discografi- ca: Colosseum Records inc. Long Playing. USA. Il disco è una significativa citazione dalle seguenti opere spontiniane: La Vestale, Milton, Olimpia e Fernando Cortez. Sul verso della copertina del disco, a cura di Wanda C. Von Rudolph Ronty, c’è una breve presentazione dell’arte spontiniana e il testo poetico dei brani incisi. Il Maestro Silvano Frontalini, nato ad Ancona ed attivo in Germania a Trier, oltre che direttore di innumerevoli Orchestre rumene, cecoslovacche, unghe- resi e polacche ebbe il merito di aver diffuso la musica di Gaspare Spontini, specialmente per l’Ente televisivo di Bucarest e per la Radio cecoslovacca e bulgara, oltre che per la terza rete radiofonica Rai italiana. Al Maestro Silvano Frontalini si deve l’idea di aver raccolto in unico concer- to e conseguente disco, le più importanti sinfonie delle opere di Gaspare Spontini, in verità era assente la Sinfonia del Pélage ou le Roi et la Paix, brano elegante e raffinato che ebbe modo di udire Domenico Palmolella a Roma intorno al 1940 e dopo l’ascolto la definì la più bella sinfonia musica-

121 ta da Gaspare Spontini. Le sinfonie spontiniane dirette da Silvano Frontalini furono fissate prima su un disco realizzato in Bulgaria dalla Balkanton, dopo la registrazione avve- nuta negli Studi della Radio e Televisione bulgara, dove il Maestro Silvano Frontalini diresse l’Orchestra “Bulgarian Television and Radio Symphony Orchestra”. Al verso della copertina c’è una breve nota biografica spontinia- na di Yanina Bogdanova. Altra edizione dello stessa raccolta di sinfonie è stata pubblicata dalla nota casa editrice bolognese Bongiovanni. Questa edizione, maggiormente curata, riportava il seguente titolo: “Gaspare Spontini: Sinfonie da Opere. Orchestra Nazionale Bulgara della Radio Televisione di Sofia. Registrazione effettuata presso gli studi della Balkanton di Sofia nel 1983”. Il verso della copertina riportava un saggio del Maestro Gianni Ciabattini che, tra l’altro, aveva realizzato la revisione e la trascrizione del e de . Dopo queste tre edizioni dove il Fernando Cortez era una parte del pubblica- to, vediamo i pochi dischi che ci fanno conoscere l’opera. Esiste un cofanetto con un doppio cd del Fernando Cortez del San Carlo di Napoli realizzato, se non sbaglio, nel 2004, dalla IDIS che riporta la registra- zione del 15 Dicembre 1951. Come è noto la Direzione fu di Gabriele Santini e tra i protagonisti ricordiamo: Gino Penno, Renata Tebaldi, Aldo Protti e Italo Tajo. Il disco è un ottimo documento, è una registrazione che tutti dovrebbero avere perché ci trasmette un’opera di grande valore musicale. Il primo cd contiene undici brani e il secondo dodici, il secondo atto è diviso tra i due cd. Come abbiamo scritto c’è un giallo per quanto riguarda la sinfonia, nessuno mette in dubbio la registrazione, però forse la data non è esatta, comunque rimandiamo alle considerazioni già espresse. Anche il Direttore artistico della IDIS, Dott. Danilo Prefumo, ci ha confer- mato che “la sinfonia che il cd propone è quella che è stata eseguita il gior- no della recita, seguendo una prassi di aggiunte, tagli, spostamenti di arie, etc, purtroppo assai comune a quel tempo”. Dal 1951 dobbiamo arrivare al 1974 per incontrare un altro disco del Fernando Cortez. Nel secondo Centenario della nascita di Gaspare Spontini a Torino, il 2 Gennaio 1974, la Rai ricordava il Musicista majolatese con una registrazio- ne del Fernando Cortez. Tanto per favorire il ricordo citiamo i principali personaggi ed interpreti: Amazily - Angeles Gulin; Fernando Cortez - Bruno Prevedi; Alvaro - Aldo Bottion. L’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino era diretta dal Maestro Lovro Von

122 Matacic e il Coro della Rai di Torino era guidato dal Maestro Fulvio Angius. L’opera è contenuta in due dischi di celluloide della Casa discografica: MRF RECORDS. Ricordiamo che fu utilizzata la meno comune versione italiana nella traduzione di Giovanni Schmidt e che la recita era destinata al pubbli- co radiofonico, pertanto l’esecuzione si svolse in forma oratoria. Il cofanetto è corredato da un libretto con delle belle immagini: una copia dell’autografo, i bozzetti dei costumi e due ritratti di Spontini. Nella prima di copertina del libretto c’è il ritratto di Spontini del Guerin, preso dal Bouvet; mentre nella quarta di copertina c’è il ritratto di Spontini custodito al Museo Teatrale de , immagine che il compianto Maestro Giampiero Tintori mi confidò di non gradire molto. Il libretto contiene anche un saggio introduttivo ed una traduzione in inglese di Thomas G. Kaufman. Della stessa esecuzione esiste anche un’edizione più moderna su cd. Dal 1974 arriviamo al 1983, a Jesi, con una importante registrazione dal vivo al Teatro Pergolesi di Jesi avvenuta il 12 Ottobre 1983 e pubblicata su due cd dalla New Ornamenti, casa editrice vicina alla cantante Adelaide Negri. Il disco è stato prodotto in Argentina e nella copertina è usata la lingua spa- gnola, particolarmente adatta per un disco del Cortez. Il Mestro Concertatore e Direttore fu Carlo Franci; Personaggi - interpreti: Amazily, princesa mexicana – Adelaide Negri; Fernando Cortez – Carlo Bini; Alvaro, Hermano de Fernando Cortez – Aldo Bottion; Telasco, principe mexicano – Walter Alberti; Il Gran Sacerdote – Francesco Signor; Montezuma, rey de Mexico – Alberto Carusi; Moralez, Amigo de Cortez – Renzo Scorzoni; Due Prigionieri Spagnoli – Ivan del Manto, Michele Chimienti; Un marinaio – Elvio Marinangeli; Un ufficiale messicano – Leo Rossi. L’Orchestra impiegata fu la Filarmonica Marchigiana, anche se nel disco è indicata l’Orchestra del Teatro Pergolesi di Jesi. Anche del Coro si scrive che fu impiegato il Coro del Teatro Pergolesi di Jesi, in realtà si tratta- va del Coro Bellini di Ancona diretto dal Maestro Tullio Giacconi. Ultimo disco commercializzato del Fernando Cortez è una registrazione effettuata a Bratislava, la capitale della Slovacchia, nella grande Sala della Filarmonica, in una serie di esecuzioni date tra il 17 e il 22 Giugno 1998. Il Direttore fu il Maestro Jean - Paul Penin. I Personaggi – interpreti furono: Fernand Cortez – Melena Marras, ténor; Amazily – Cécile Perrin, soprano dramatique; Montézuma – Thierry Felix, baryton; Telasco – Jean Philippe Marliere, basse Grand Prêtre – Jean – Marie Lenaerts, baryton; Moralez – André Duchesse, baryton; Alvar – Martial Defontaine, ténor; Prisonnier, Marin – François Soulet, ténor; Prisonnier, Officier – Lucas Debevec Mayer, baryton. L’Orchestra impiegata, estrema- mente prestigiosa, fu l’Orchestre de la Philharmonie Nazionale Slovaque,

123 così il Coro: Choeurs de la Philharmonie Nazionale Slovaque diretto da Jean Rohnal. La Casa discografica Accord ha presentato un cofanetto con due cd. L’esecuzione è in lingua francese. La confezione è corredata da un libretto esaustivo che comprende anche un’utilissima scheda biografica riservata ad ogni cantante. Il Maestro Jean - Paul Penin, in questo momento, è il maggiore specialista di quest’opera; infatti, abbiamo ricordato i numerosi contatti avuti con il Fernand Cortez in Francia, Spagna e Germania, oltre al presente disco realiz- zato a Bratislava. Il Maestro Jean Paul Penin, nell’incontro amichevole avuto ad Erfurt, ha confidato che sarebbe pronto a realizzare una nuova edizione, con relativo disco, del Fernand Cortez. Concludiamo qui la storiografia del Fernand Cortez, ma lasciamo acceso l’al- tare della speranza, cioè il desiderio molto concreto ed attuabile di vedere nuovamente sul palcoscenico di un grande teatro europeo un degno allesti- mento del Fernand Cortez, con scene da grand opéra, completo sia dei balli, sia dei recitativi, con un gruppo di cantanti qualificati, tra questi tutti i com- ponenti del Coro, accompagnati da una buona Orchestra e da un eroico Direttore. Questo sarà possibile perché il Fernand Cortez è un’opera impor- tante, ricca di buona musica, con una bella vicenda che ancora oggi potrà appassionare tutti i gli innamorati del Teatro lirico.

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