VT Blera Archivio Storico Comunale
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ARCHIVIO COMUNALE DI BLERA Il presente inventario è stato compilato dalla dott. Silvia Bosi e dall'archivista Eleono- ra Giovagnoli con il coordinamento e la direzione scientifica del dott. Tommaso Galan- ti (Soprintendenza Archivistica per il Lazio), tra il novembre del 1993 ed il novembre 1994, a seguito delle deliberazioni del Consiglio Regionale n.1014 del 15.11.1989 e n.30 del 4.12.1991, con deliberazione del Consiglio Comunale n.9 del 3.4.1993, e convenzione Rep.231, stipulata il 14.6.1993. L’inventario è stato completato con gli archivi aggregati tra luglio e ottobre 1996, a seguito della deliberazione del Consiglio Regionale n.1083 del 4.11.1994, con delibera- zione del Commissario Prefettizio n.64 del 17.7.1995 e convenzione Rep.8, stipulata il 24.6.1996. INTRODUZIONE Le prime testimonianze archeologiche presenti sul territorio di Blera risalgono al pe- riodo neolitico e vanno a mano a mano aumentando tra XI e X sec. a.C.. La nascita di una entità urbana più propriamente organizzata va collocata tra l’ VIII ed il VII sec. a.C., probabilmente in seguito alla fusione, in un unico centro, di alcuni villaggi minori preesistenti. Il momento di maggiore prosperità del centro etrusco può essere collocato tra il VII ed il V sec. a.C., come ben testimoniano le numerose ne- cropoli che lo circondano 1. Durante la colonizzazione romana la città accrebbe la sua potenza politica ed econo- mica, grazie al passaggio della consolare Clodia che, a partire dal III sec. a.C., attra- versava il municipium di Blera 2. La città divenne sede vescovile probabilmente verso la fine del V secolo d.C.ed ebbe sedici vescovi, il primo dei quali, secondo la tradizione, fu S.Vivenzio, a cui i blerani tutt'oggi sono particolarmente devoti. Sull'origine del primo vescovo blerano e sulla presenza dell'altro e più antico santo, S.Sensia, che però non ebbe la stessa fortuna presso la popolazione locale, rimandiamo all'esauriente studio del prof. Mantovani 3. Certo è che Vivenzio dovrebbe risultare cronologicamente anteriore al primo vesco- vo documentato per Blera, e cioè Massimo, che sottoscrisse in vari sinodi, da quello del 487 sotto papa Felice III (483-492), fino a quello del 504 sotto papa Simmaco (498-514). L'ultimo vescovo citato in un documento del 1080 è Gisilberto 4, dopo il quale le fonti tacciono fino al 1093, quando la diocesi venne unita a quella di Tosca- nella (Tuscania), e con questa a Viterbo, ad opera di Urbano II nel 1192. Durante il VII e l'VIII secolo Blera, per la sua posizione di confine tra il Ducato Ro- mano ed il territorio sotto il dominio dei Longobardi, dovette subire notevoli deva- stazioni e saccheggi. Nel 607, al momento del riassetto dei confini, apparteneva al Ducato Romano; nel 739 fu conquistata da Liutprando e quattro anni dopo, fu donata dallo stesso a papa Zaccaria, costituendo, con Sutri e Gallese, il primo nucleo del Pa- trimonio di S.Pietro nella Tuscia, che poi diverrà Stato della Chiesa. Nel 772 Blera fu assediata e distrutta da Desiderio e due anni dopo fu restituita al papa da Carlo Ma- gno 5, ed ancora tale possesso è confermato,nel 1020, in un documento di Enrico II 6. Dal 1093, con la soppressione della diocesi tramite l'unione a Toscanella, fino a tutto il XIV secolo, si segnalano tutta una serie di atti dei pontefici tesi a riaffermare co- stantemente e con fermezza tale cambiamento, concedendo altresì, come controparti- 1SANTELLA,1981,p.7 2Plinio il Vecchio (Nat.Hist.,III,8) cita i Blerani come abitanti di un municipium MANTOVANI,1984,p.104. Nella Tabula Peutingeriana,l'importante carta militare di IV sec.d.C.,Blera,lungo la via Clodia,è citata tra Foro Clodo e Tuscania.MILLER,1962,p.115. 3MANTOVANI,1984,pp.21-28; 29-43. 4UGHELLI,1717,X,30. 5SANTELLA,1981,p.9. 6MANTOVANI,1984,pp.114-116. 2 ta, vari privilegi, dimostrando in questo modo un certo disagio per una situazione forse non del tutto accettata dal clero locale 7. Dalla metà del XIII secolo a tutto il XIV, Blera è parte delle sorti della famiglia dei di Vico. Questi seguono le alterne vicende della lunga lotta tra Papato ed Impero, in particolare durante il periodo federiciano. Principalmente di parte ghibellina, i di Vi- co furono costretti dagli eventi a restituire Blera e poi a pagarne il censo alla Camera Apostolica. Agli inizi del XV secolo, Bonifacio IX concesse Bieda alla famiglia degli Anguillara, per ricompensarli di alcuni servigi resi. Nel 1465 scoppiarono alcuni contrasti tra i signori di Bieda e Paolo II; approfittando della lite, i biedani chiesero al pontefice di poter essere amministrati direttamente dalla Camera Apostolica. Il papa accettò tale richiesta confermando, inoltre, tutta una serie di privilegi 8. La conferma di tale pos- sesso e delle relative concessioni fu mantenuta in tutta una serie di documenti dei pontefici successivi: di questi si conserva, nell'Archivio di Blera, la copia di un Breve di Sisto IV del 1471 9. La situazione si mantenne inalterata fino a quando, nel 1516, Leone X concesse Blera ad estinzione di un debito di cinquemila ducati per favori re- si, a Lorenzo degli Anguillara di Ceri, ramo collaterale dell'antica famiglia comitale romana, ed ai suoi successori 10 . Nel 1546, a Lorenzo successe Lelio, unico figlio sopravvissuto, e che aveva intrapre- so la carriera ecclesiastica. Questi ebbe il merito di aver fatto redigere il secondo sta- tuto blerano, in volgare, e di aver stipulato, nel 1564, l'importante pace con i barbara- nesi, stabilendo i termini confinari tra i due territori 11 . Estinguendosi con Lelio la li- nea degli eredi legittimi, nel 1572 Blera tornò alle dirette dipendenze della Camera Apostolica, rimanendo sotto il governo pontificio fino al settembre del 1870, con l'u- nione al Regno d'Italia 12 . Per ciò che riguarda il nome "Blera", nei testi e documenti latini fin verso il Mille si trova con una certa costanza. In un documento del 1020 è rintracciato un "Pleda", mentre nel Regesto Farfense si ritrova un "Benedictus aepiscopus de Bleda" nel 1048; infine è del 1158 la testimonianza dell'aggettivo "Bleidanus". Tutto ciò lo si deve all'influenza dell'espressione volgare sulla grafia latina che dall'etrusco Phlera porta a Bieda , accettata nella lingua italiana come nome ufficiale della città, fino al 16 agosto del 1952, quando il Comune, con D.P.R., riprende l'antica denominazione di Blera 13 . Nell'Archivio di Blera, sistemato presso la Biblioteca Comunale, si conservano tre volumi di Statuti: il primo, più antico, in latino, risale all'anno 1515, e fu commissio- 7MANTOVANI,1984,pp.121-127. 8ARCHIVIO COMUNALE di BLERA,Serie Pergamene,n.1. 9ARCHIVIO COMUNALE di BLERA,Serie Pergamene,nn.3/4. 10 ARCHIVIO COMUNALE di BLERA,Serie Pergamene,n.11. 11 ARCHIVIO COMUNALE di BLERA,Serie Pergamene,n.13. 12 MANTOVANI,1984,p.246. 13 MANTOVANI,1984,p.106. 3 nato dal Cardinale Vicario Raffaele di San Giorgio, in quegli anni governatore di Bieda.Questi aveva assunto tale carica perpetua attraverso i suoi commissari e la mantenne fino a quando papa Leone X operò la cessione di Bieda a Lorenzo di Ceri. L'espressione presente nella parte introduttiva di tale statuto, "ad statuta renovan- dum", ha fatto presupporre l'esistenza di una o più raccolte di norme precedenti, forse andate perdute 14 . Il secondo statuto, senza data ma posteriore solo di pochissimi anni, - tra 1537 e 1540 - consiste nella traduzione in volgare del primo e fu voluto da don Lelio di Ceri, ul- timo signore di Blera. Il codice fu depositato nella Biblioteca del Senato della Re- pubblica il 23.3.1950, che in cambio restituì solamente una copia fotografica in attesa di rendere l'originale 15 . Il terzo statuto è il risultato finale di tutta una serie di richieste avanzate dal Consiglio Comunale di Bieda dal 1756 al 1768 finchè, nel 1772, venne chiamato il Dott. Giu- seppe Gentili, Commissario nominato dalla Sacra Consulta, in possesso di una prepa- razione giuridica atta a garantire una corretta stesura della nuova normativa; questi sarà ricompensato dalla Sacra Congregazione del Buon Governo per il lavoro svol- to 16 . I primi due statuti sono codici membranacei suddivisi in 5 libri, composti da dodici fascicoli rilegati, per un totale di 100 carte numerate sul recto nel primo, e 99 com- plessive nel secondo. Il terzo è un codice cartaceo composto da dieci fascicoli per la somma di 112 carte, anch'esse segnate sul recto ed è diviso in 5 tavole precedute ognuna da una rubricella. Il testo ha come prologo la lettera di accettazione del Dott. Giuseppe Gentili a proce- dere alla stesura dello statuto. Subito di seguito viene riportata la delibera del Consi- glio Comunale del 14.4.1772, in cui si riassumono le fasi salienti del percorso che ha portato alla nomina dell'incaricato, al quale si rinnova piena fiducia per il compito che si appresta a svolgere. Infine, in coda al testo dello statuto è presente una "Tassa stabilita e da osservarsi nella Terra di Bieda nel Patrimonio in esecuzione della riso- luzione presa nel publico conseglio tenuto li 21 aprile 1772" 17 . [Per quanto riguarda gli Atti dei Consigli Comunali,nell'archivio di Blera, la seduta più antica conservata risale al 2 novembre 1548.] Dall'esame degli Statuti e dei registri degli Atti Consiliari, si riesce a comprendere che le cariche amministrative pubbliche, dalla prima metà del XVI secolo, venivano stabilite attraverso la formazione del "Bussolo"; con tale mezzo venivano eletti il Priore, il Consiglio dei Priori, il Consiglio Generale, i Cancellieri, i Camerlenghi, i Sindaci e via via tutte le altre cariche comunali minori.