STORIA DI ROSARNO Da Medma Ai Nostri Giorni Con Pagine Di Folklore
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GIUSEPPE LACQUANITI STORIA DI ROSARNO da Medma ai nostri giorni con pagine di folklore NUOVISSIMA EDIZIONE Con la collaborazione de “La Città del Sole” PER I CALABRESI DI CALABRIA ROMANO EDIZIONI Finito di stampare nel mese di ottobre 2019 Copyright © 2019 - Romano Arti Grafiche Viale Don Mottola - 89861 Tropea (VV) Tel. 0963.666424 www.romanoartigrafiche.it PRESENTAZIONE La mia prima “Storia di Rosarno”, in due volumi, è datata 1980, pubblicata da Barbaro Editore. Nel 1993, su affettuosa sollecitazione dell’editore medmeo Rocco Virgiglio, ho dato alle stampe la nuova edizione, ampliandola ed aggior- nandola con un robusto innesto di pagine di folklore locale, alla quale ha fatto seguito nel 1997 una seconda edizione arricchita di ulteriori documenti. Da allora sono trascorsi 22 anni e considerato che le suddette pubblicazioni non sono più reperibili, essendo andate esaurite in breve tempo, e che sempre più pressanti si fanno le richieste di numerosi concittadini, desiderosi di accostarsi alle patrie memorie, ho ritenuto opportuno, rispondendo all’invito da più parti rivoltomi, procedere alla redazione della terza edizione, arricchita di materiali del tutto nuovi. Nei precedenti volumi la narrazione delle vicende storiche di Rosarno si arre- stava al 1960, a conclusione di un percorso cronologico lungo circa 27 secoli, a partire da Medma. Nel presente volume l’indagine si spinge fino a settembre 2019, nell’intento di offrire una visione a tutto campo della storia di una città che scrive il racconto di sé soprattutto in relazione agli aspetti positivi e, nell’ac- costare passato e presente in una visione globale, ritrova la propria identità comunitaria. Nel momento in cui affido alle stampe questa Storia, desidero rendere ancora una volta doveroso omaggio alla memoria di mio padre Vincenzo (1905 – 1971), che mi ha educato sin da piccolo all’amore per la mia terra e mi ha lasciato un patrimonio di documenti storici che hanno costituito le solide fondamenta delle mie successive indagini letterarie. Così come non posso sottrarmi all’obbligo di ringraziare tutti gli amici che mi hanno fornito informazioni, notizie, sug- gerimenti e che con il loro affetto mi hanno stimolato a portare a compimento questa mia ultima fatica. Il mio auspicio è che soprattutto i giovani facciano tesoro del retaggio lasciatoci dalle passate generazioni per impegnarsi a costruire un presente e un futuro sempre più esaltanti, specchio delle loro speranze e dei loro più nobili ideali. G. L. Questo libro nasce come un ulteriore atto d’affetto verso la mia terra e come un gesto d’amore desidera offrirsi per un fine benefico. E’ mio desiderio, infatti, che i proventi della vendita vadano a beneficio della fondazione “La Casa di Giacomo”, quale sostegno all’opera altamente meritoria che intende esplicare a favore di tanti bambini bisognevoli di aiuto e di sostegno. 5 TESTA FITTILE DI DIVINITÀ (alta 23 cm.), dai lunghi occhi a mandorla e dalla “ineffabile piega del sorriso misterioso”, una delle più belle creazioni degli abili figulini medmei. Non prodotta da matrice, è plasmata finemente a mano e ritoccata a stecca. Potrebbe rappresentare Persefone, la maggiore divinità venerata a Medma. E’ datata fine VI - inizio V sec. a.C. (Museo Nazionale Reggio Calabria). Persefone è una divinità in perenne trasformazione: da “Kore” che era prima, e quindi allo stato verginale, con il matrimonio acquista i connotati anche di “Nymphe”, cioè “sposa” di Hades, e contestualmente di “Dèspoina”, ovvero “Signora dell’Oltretomba”. Aveva il suo tempio maggiore in Locri, considerato da Diodoro Siculo “il più celebre dei santuari d’Italia”, ed il suo culto trovava piena corrispondenza nelle sub-colonie di Medma ed Hipponion. 6 BUSTI FEMMINILI IN TERRACOT- TA, V sec. a.C. Numerosi esemplari furono riportati alla luce da Paolo Orsi. “Ricordano nella struttura generale il solido impianto di certi pezzi etrusco- italici, mentre i volti e la moda dell’ac- conciatura mostrano dove più dove meno di risalire ai modelli ellenici, re- stando a metà strada tra lo spirito italico e i grandi busti sicelioti”. (Museo Na- zionale - Reggio Calabria) 7 MEDMA 1. COLONIA DEI LOCRESI Medma - ubicata nel territorio dell’attuale ROSARNO - come attesta la tra- dizione letteraria (1) fu colonia dei Locresi Epizephiri (2). Il periodo della coloniz- zazione dovrebbe risalire per lo meno alla metà del VI secolo a.C. (3), anche se alcuni studiosi sospettano una data più antica (4). (1) Lo Pseudo-Scimno indica Ipponium e Medma come “città dei Locresi”; Strabone nella “Geografia” definisce Medma“urbs Locrorum”; Tucidide chiama medmei e ipponiati “coloni dei locresi”. (2) Non tutti gli studiosi moderni sono concordi nel ritenere che la colonizzazione della città da parte dei Locresi coincida con la sua fondazione. Per il GARRUCCI (Le monete dell’Italia antica, 1885, p. 165 e segg.), Medma esisteva anteriormente alla venuta dei Locresi (in N. PUTORTI’, Terracotte di Medma, Napoli, 1925, p. 3); L. GRIMALDI sospetta che Medma debba dirsi di origine tirrenica, non “fondata”, ma “abitata” da Locresi (Studi archeologici sulla Calabria Ultra Seconda, Napoli, 1845, p. 74 e segg.); in Magna Grecia, Roma, 1929, P. LARIZZA ipotizza una possibile fondazione fenicia di Medma; V. RUSSO è dell’opinione che i “Lo- cresi non sarebbero fondatori di Medma, come dice Scimno, ma colonizzatori, perché Medma doveva essere già città notevole d’Italia per essere in quel secolo (VI a.C.) ricordata da Ecateo” (Cfr. Sul luogo di Medma, Catania, 1927); E. CIACERI, in Storia della Magna Grecia, Milano, 1928, ritiene Medma probabilmente fondata dai Calcidesi di Reggio. A. DE FRANCISCIS considera Medma città indigena successivamente el- lenizzata da Locri (in Calabria, Milano, 1962). Per M. PAOLETTI (Medma: le notizie storiche, in I Greci in Occidente, 1996, p. 91) l’arrivo dei primi Locresi a Medma sarebbe da fissare “con la debita cautela, tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C.”. Nessun dubbio invece circa l’effettiva colonizzazione di Medma da parte locrese in N. LEONI (dallo studio di una medaglia non intera, in cui si legge in maniera incompleta MED e ON come riportato da Mionnet e Sestini, ricava la leggenda MED (MAION) (AOKP) ON, che “può voltarsi in italiano DEI MEDMEI DE’ LOCRESI, ciò che dimostra apertamente essere stata questa città fondata dai Locresi”, Cfr. Studi storici su la Magna Grecia e su la Brezia, Napoli, 1884, p. 271 e segg.); in P. ORSI, Scavi di Calabria, 1913; J.BERARD, La Magna Grecia, Torino, 1963, pp. 205-206; M. NAPOLI: “Nulla ci autorizza ad accogliere l’opinione larga- mente diffusa di una fase calcidese di Medma” (Cfr. Civiltà della Magna Grecia, 1969, p. 187). (3) Non è possibile, per la ristrettezza delle informazioni storiche e archeologiche, definire con precisione la data: S. SETTIS la fa risalire “almeno al secondo quarto del sesto secolo” (Fonti letterarie per la storia e la topografia di Medma, Pavia, 1965); J. BERARD: “Anche all’inizio del VI secolo” (op. cit.); C.F. CRISPO: “sul finire del VI secolo” Contributo( alla storia della più antica civiltà della Magna Grecia, Roma, 1940, p. 35); G. VALLET: “in un periodo non anteriore alla seconda metà del VI sec.”(Rhégion et Zancle, Paris, 1958, p. 135). (4) Tra il materiale archeologico rinvenuto dall’Orsi (databile in linea di massima dalla prima metà del VI secolo) sono comprese alcune statuine “dalle membra sottili e tubolari”, collocabili in un periodo di tempo variante tra la seconda metà ed il finire del VII sec. a.C. (A. SOLANO, Di Medma, città-stato, Nicotera, 1967, p. 5. Lo stesso Orsi nella necropoli s’imbatté in tre vasi di stile corinzio risalenti agli inizi del VI secolo. In considerazione di questi elementi alcuni studiosi fanno risalire la presenza dei coloni locresi nella piana di Rosarno alla metà del VII sec. a.C. Ad esempio, F. Cantarelli ritiene che i Locresi Epizephiri abbiano occupa- to la fascia tirrenica sincronicamente all’insediamento sulla costa ionica, o in un periodo non eccessivamente lontano (F. CANTARELLI, Introduzione ambientale alla tradizione di Medma, in Atti del Centro Studi e Do- cumentazione sull’Italia romana, 1974-75,pp. 31-34). La data di fondazione (ktisis) della polis, ovvero dell’ar- rivo dei coloni locresi, dovrebbe essere spostata di qualche decennio più in alto a seguito degli importanti rinvenimenti effettuati da Maria Teresa Iannelli nell’estate del 2002 nell’area del Campo sportivo, dove sono stati rinvenuti i resti di un tempio arcaico, e nel 2014 nella zona adiacente, all’interno del Parco archeologico, dove sono state scoperte le fondamenta di un muro di VII sec. a. C., probabilmente il temenos, il recinto della zona sacra. L’attestazione cronologicamente più alta della presenza dei greci a Medma può essere fornita dal 8 Le ragioni che hanno indotto i Locresi ad ampliare la loro zona d’influenza sono molteplici, ma tutte rispondono ad una ben architettata strategia di espansione egemonica. Fu forse già sul finire del VII sec. che, consolidata la loro presenza alle falde dell’Esopis, con l’assimilazione dell’elemento indigeno, decisero di muovere alla conquista di quelle zone sul Tirreno - già aperte alla frequentazione per via di scambi commerciali - che avrebbero garantito maggiore autonomia e libertà d’azione politica ed economica (5). Pressata a sud dagli eterni rivali, i Calcidesi di Reggio e di Zancle, contenuta a nord dai Crotoniati, per Locri fu indispensabile accaparrarsi al più presto, con la pianura medmea, prima che altri si insediassero, il controllo di un’ampia area geografica di notevole valore economico e militare. E mentre Crotone fondava Terina sul versante del Tirreno, senza nascondere così il proposito di estendere i commerci verso il sud, mentre i Calcidesi si spingevano fino al Metauro (Petrace) pronti di sicuro ad attestarsi oltre appena le circostanze lo avessero consentito, i Locresi Epizephiri, superata la dorsale appenninica, scia- marono sulla costa tirrenica.