Di Francesco Sforza Nelle Opere Di Filelfo, Cornazzano E Simonetta
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Corso di Laurea Magistrale in Filologia e Letteratura italiana LM-14 Tesi di Laurea La «virtus» di Francesco Sforza nelle opere di Filelfo, Cornazzano e Simonetta Relatore Laureanda Ch. Prof. Tiziano Zanato Bianca Maria Sforza Matricola: 974123 Correlatori Ch.ma Prof.ssa Elisa Curti Ch. Prof. Riccardo Drusi Anno Accademico 2019/2020 Ai miei genitori. A Irene. Indice Introduzione Pag. 4 Capitolo 1 FRANCESCO SFORZA E LA CONQUISTA DEL POTERE Pag. 7 1.1 Da capitano di ventura a duca di Milano: excursus vitae di Francesco Sforza Pag. 7 1.2 Civiltà umanistica e potere signorile. Un primo riferimento a Filelfo, Cornazzano e Simonetta Pag. 17 1.3 Esperienze e scritture sul Principe e ricerca della virtù Pag. 25 1.4 Poemi encomiastici e contributi alla formazione del sovrano Pag. 31 Capitolo 2 LA SPHORTIAS DI FRANCESCO FILELFO E LA CELEBRAZIONE DEL PRINCIPATO Pag. 35 2.1 Francesco Filelfo: un letterato tra Firenze e Milano Pag. 35 2.2 La Sphortias: analisi dell’opera Pag. 43 2.3 Le Invettive polemiche tra Galeotto Marzio e Francesco Filelfo sulla Sphortias Pag. 66 Capitolo 3 LA SFORZIADE DI ANTONIO CORNAZZANO: TRA VERITA’ STORICA E MITOLOGIA Pag. 69 3.1 Antonio Cornazzano e l’amore verso il principe Pag. 69 3.2 De gestis Francisci Sfortiae: analisi dell’opera Pag. 74 Capitolo 4 I COMMENTARII DI GIOVANNI SIMONETTA: IL DIARIO DI UN PRINCIPE Pag. 100 2 4.1 Giovanni Simonetta. Storia di un segretario ducale Pag. 100 4.2 I Commentarii rerum gestarum Francisci Sfortiae mediolanensium ducis e il volgarizzamento di Cristoforo Landino. Due opere a confronto Pag. 105 4.3 Francesco Sforza ritratto nelle miniature di Giovan Pietro Birago. Racconto illustrato di un optimus princeps Pag. 140 Capitolo 5 SFORZIADI A CONFRONTO Pag. 143 5.1 Una introduzione al significato e alle finalità della comparazione nella Sforziade Pag. 143 5.2 Studio comparativo delle analogie e delle differenze tra le opere di Filelfo, Cornazzano e Simonetta Pag. 143 5.3 Una postilla allo studio comparativo della Sforziade Pag. 148 Considerazioni conclusive Pag. 149 Appendice Pag. 151 Riferimenti bibliografici Pag. 153 3 Introduzione Il presente contributo è frutto di una scelta maturata qualche anno fa, immediatamente dopo la presentazione della mostra tenutasi presso il Palazzo Ducale di Urbino che, nella Sala del Trono, ha ospitato il supposto ritratto di Bianca Sforza, opera, questa, attribuita a Leonardo da Vinci e databile intorno al 1495. Il ritratto rappresenterebbe, secondo alcuni critici d’arte, la “bella principessa”, cioè la giovane donna figlia di Ludovico il Moro e Bernardina de Corradis morta prematuramente all’età di quattordici anni nel 1496. La pregiata raffigurazione ha determinato un salto in avanti nella storia e nella critica dell’arte poiché studi recenti 1 (a partire dal 2009) hanno evidenziato la presenza sul foglio che ritrae la donna di un’impronta digitale che è parsa conciliabile con la mano di Leonardo da Vinci, negli stessi anni in cui l’artista rinascimentale “militava” presso la signoria sforzesca. Il disegno della “bella principessa” si lega ad una delle opere analizzate in questa tesi, ossia i Commentarii Rerum Gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium Ducis di Giovanni Simonetta, ed in particolare a una delle quattro copie in pergamena dell’opera – già miniata da Giovan Pietro Birago – e conservata prima nella Biblioteca Zamoyski e attualmente nella National Library di Varsavia. Il trait d’union con la Polonia è sancito dalla figura di Bona di Savoia, moglie di re Sigismondo I il vecchio e figlia di Gian Galeazzo Sforza. Le indagini scientifiche condotte rispettivamente da Martin Kemp e da Pascal Cotte sulla struttura e sulla rilegatura del codice di Varsavia hanno dimostrato che all’interno del manoscritto sono stati rimossi un foglio completo e una carta che può essere con certezza individuata nella sedicente pergamena di Bianca Sforza. Dunque alla luce di questa ricostruzione è sembrato utile a chi scrive approfondire l’opera simonettiana che ospita questo ritratto, raffrontandola con altri poemi encomiastici – quelli di Francesco Filelfo e di Antonio Cornazzano – anch’essi dedicati a Francesco Sforza e tutti e tre sorti nello stesso periodo. 1 Si riporta la bibliografia relativa agli studi condotti su Bianca Sforza e il suo ritratto: S. BUCCI, L’impronta digitale sulla principessa «E’ di Leonardo», in «Corriere della sera», 14 ottobre 2009, p. 27; C. GEDDO, Il 'pastello' ritrovato: un nuovo ritratto di Leonardo?, in «Artes», n. 14, 2008-2009, pp. 63-87; C. GEDDO, Leonardo da Vinci: the extraordinary discovery of the lost portrait. The rationale for authentication, Société genevoise d’études italiennes, Genève, Palais de l’Athénée, Salle des Abeilles, 2 octobre 2012 / Cercle Menus Plaisirs, Genève, Société de Lecture, 7 juin 2013, Paris-Genève, Lumière Technology, 2013; M. KEMP- P. COTTE, La bella principessa di Leonardo da Vinci. Ritratto di Bianca Sforza, Imola, Scripta Maneant, 2012; T. O'NEILL, La nuova Monna Lisa è lei?, in «National Geographic Magazine», vol. 29, n. 2, febbraio 2012, pp. 98-105; F. PINI, Profilo da Principessa, il Leonardo ritrovato, in «Corriere della Sera», 28 settembre 2011, p. 43. 4 L’indagine delle tre opere si fonda sulla ricerca e l’analisi delle virtutes che hanno contraddistinto Francesco Sforza, prima in veste di condottiero e successivamente come Duca di Milano. Dal loro approfondimento si evidenzia la profonda conoscenza dell’arte militare dello Sforza, illuminata dalla sagacia e dalla prudenza dell’uomo e quasi mai rivolta all’offensiva violenta. Il condottiero infatti riuscì ad ottenere la conquista del ducato milanese da privato cittadino, facendo leva principalmente sulla sua intelligente capacità diplomatica. Al centro del lavoro di ricerca vi è inoltre l’analisi della parola virtus che in Francesco Sforza acquista la duplice accezione di vis e vir, qualità che lo rendono nel loro connubio più rex iustus che tirannus. Oggetto di approfondimento sono anche gli aspetti legati alla vita civile del condottiero, ossia la guerra, la dialettica principe-tiranno, il consenso ottenuto, il valore della vita attiva, la giustizia, la clemenza, la fortezza, la temperanza, la generosità, la liberalità, la modestia, la magnanimità, la pietas, la charitas, la solidarietà e la sensibilità. Dopo un iniziale excursus sulla vita di Francesco Sforza, si approfondisce la cornice culturale umanistica entro la quale nascono e si sviluppano le prime esperienze e scritture sul principe, humus necessario alla comprensione delle Sforziadi di Filelfo, Cornazzano e Simonetta. La ricerca delle virtutes di Sforza si inscrive all’interno della consolidata tradizione degli auctores, per cui l’Etica nicomachea di Aristotele e il De officiis e il De re publica di Cicerone costituiscono la principale fonte di comparazione. L’obiettivo è dunque quello di individuare un nesso tra la morale dei costumi politici di Sforza e la virtù morale dei comportamenti individuali dell’uomo. Nell’ambito del secondo capitolo viene presentata la prima opera di riferimento, ossia la Sphortias di Francesco Filelfo, dalla quale emerge il machiavelliano riferimento all’opposizione tra virtù e fortuna emerso in particolare all’atto della conquista del potere da parte di Sforza. L’opera filelfiana risulta scandita, inoltre, dalla dinamica mitologica grazie alla quale i protagonisti della contemporaneità vengono accostati alla schiera degli dei, innalzando così il tono dello stile. Nel terzo capitolo Antonio Cornazzano fornisce ai lettori una diversa chiave interpretativa nello studio delle virtù di Francesco Sforza. La grande differenza rispetto ai suoi colleghi non deriva solo dalla forma poetica e metrica scelta – la lingua volgare e la terza rima ̶ ma anche dal diverso atteggiamento che Cornazzano rivolge al condottiero e a tutta la sua corte. 5 Da ultimo Simonetta, già segretario e storiografo intimo del duca, “stila” un diario di bordo degli eventi che vanno dal 1420 al 1466. Oggetto di esame è la parte dell’opera (dal 1447 al 1450) da cui emerge la caparbia di Sforza e in cui l’autore rivendica una peculiare originalità. Segue dunque un commento alla comparazione della scrittura latina del Simonetta con la rispettiva traduzione in volgare commissionata da Ludovico il Moro a Cristoforo Landino, per intercessione di Lorenzo de’ Medici. La traduzione, pur mantenendo un certo rispetto per la fonte, ne prende in altri momenti le distanze, facendo emergere talora la veste di sinossi o compendio dell’esposizione simonettiana (ma indagini più approfondite sarebbero necessarie soprattutto per stabile a quale fonti manoscritte o stadi redazionali abbia attinto Landino per dar vita al volgarizzamento). L’analisi si chiude con la comparazione tra le tre opere umanistiche, dalla quale si evince un diverso modo di atteggiarsi del poeta rispetto al signore. Il modesto contributo che questo lavoro di ricerca intende quindi fornire è quello di armonizzare e integrare, sebbene con risultati ancora embrionali, un complesso per lo più disarticolato di fonti, che ha visto la critica impegnata ad esprimersi sulle Sforziadi in modo sporadico e senza, invero, pervenire ad una visione globale nella ricostruzione del profilo letterario di Francesco Sforza. 6 Capitolo 1 FRANCESCO SFORZA E LA CONQUISTA DEL POTERE 1.1 Da Capitano di ventura a duca di Milano: excursus vitae di Francesco Sforza Giudicare un uomo vissuto nel XV secolo mediante la storia e la letteratura che ci è stata tramandata da scrittori e poeti a lui contemporanei non è sicuramente un’impresa semplice. Cercare di ricostruirne, attraverso le fonti a disposizione, le qualità caratteriali, aldilà delle lusinghe sfacciate di alcuni cortigiani, è altrettanto complicato. Francesco Sforza è quell’uomo definito a più riprese clarissimus, il quale, attraverso un cursus honorum particolare, è riuscito a dare concretezza al suo obiettivo, ossia creare un dominio partendo dal nulla o dal quasi nulla. Lo Sforza, dunque, inserendosi nelle infide maglie politiche del Quattrocento, è riuscito a sfruttare tutte le occasioni che gli avrebbero potuto garantire il potere.