IL

MARZO Rivista fondata da 2015 S. Giovanni Bosco nel 1877

Salesiani nel mondo La nostra famiglia Il Villaggio Las Damas delle Beatitudini

A tu per tu Eduardo Meana - Anno CXXXIX - n. 3 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. GIPA/ C / Padova - Spedizione n. 3/2015 in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. GIPA/ (conv. - Anno CXXXIX n. 3 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 - Anno CXXXIX - n. 3 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. GIPA/ C / Padova - Spedizione n. 3/2015 in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. GIPA/ (conv. Mensile - Anno CXXXIX n. 3 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003

Come don Bosco Papà medaglia d’oro IL SAN GIUSEPPE DI DON BOSCO LE COSE DI DON BOSCO (Traduzione di Deborah Contratto) José J. Gómez Palacios La storia «Mamma Margherita erasi ella formato in fondo al cortile un orticello, il quale, da lei industriosamente seminato e coltivato colla più grande sollecitudine, le somministra- va insalata, aglio, cipolle, piselli, fagiuoli, carote, rape e millanta specie di verdura, non escluse la menta e la di salvia; anche in un piccolo prato cresceva l’erba pe’ suoi L’orto Mamma conigli» (Memorie Biografiche III, 440). restavano ragazzi e a quei tempi amavano “gio­ Margherita care alla guerra”. Così, nel pomeriggio di una domenica avvenne il disastro. L’esercito «scon­ fitto», in piena rotta, finì nell’orto di Marghe­ rita, e incalzato dai vincitori imbal­danziti pestò lattughe, cavoli e pomodori. La mamma, che assisteva al disastro, ne fu molto avvilita. «Var­ da, varda Gióanin lon ca l’an fait – mormorò al ro un orto, piccolo ma figlio lì accanto –, a l’an sgheirame tut» (Guarda, curato con sapienza e guarda Giovanni cosa mi hanno fatto, mi hanno passione, nel cortile di guastato tutto). Con il solito sorriso paziente, una casetta nella perife­ don Bosco cercò di consolarla: «Cosa vuoi farci, ria di Torino. mamma? Sono ragazzi». La mia proprietaria si Quella sera, anche se ero letteralmente a pezzi, chiamava MargheritaE Occhiena. Era emigrata assistetti dalla finestra alla scena più triste della dalle dolci colline della borgata dei Becchi qui a mia breve vita. I ragazzi erano andati a dormire, Torino per aiutare il figlio Giovanni Bosco, un e lei come al solito aveva davanti un mucchietto giovane sacerdote che aveva deciso di realizzare di roba da aggiustare: le lasciavano in fondo al un sogno: dare opportunità di vita ai ragazzi letto la camicia strappata, i calzoni sdrusciti, le abbandonati che popolavano quella grande città. calze con i buchi. Don Bosco, lì vicino, la aiuta­ Lei li considerava come dei figli veri e propri e va mettendo le toppe ai gomiti delle giacchette e loro, nei suoi dolci occhi, vedevano l’affetto di aggiustando le scarpe. una madre. Così tutti la chiamavano Mamma. – Giovanni – mormorò a un tratto –, sono stan­ Mamma Margherita conosceva bene la terra ca. Lasciami tornare ai Becchi. Non ce la fac­cio e la mia era buona e umida. La buona mas- proprio più. saia passava le giornate con la schiena curva a Don Bosco fece solo un gesto: le indicò il Croci­ zappare, seminare e coltivare insalata, aglio, fisso appeso alla parete. E quella vecchia conta­ cipolle, piselli, fagioli, carote, rape e tante dina capì. Chinò la testa sulle calze con i buchi, altre verdure, non escluse la menta e la salvia. sulle camicie strappate, e continuò a cucire. E in un piccolo prato cresceva l’erba per i suoi Non domandò mai più di tornare a casa. Consu­ conigli. merà i suoi ultimi anni tra quei ragazzi fracasso­ Ero orgoglioso della mia magnifica produzio­ ni, maleducati, ma che avevano bisogno di una ne di legumi e ortaggi, ma soprattutto perché mamma. Alzerà soltanto qualche volta di più gli insieme alla mia buona padrona collaboravo con occhi al Crocifisso, per prenderne forza, povera don Bosco a “tirare su” i suoi ragazzi. Tuttavia vecchia stanca. d

2 Marzo 2015 Mensile di Il BOLLETTINO SALESIANO José J. Gómez Palacios IL IL informazione e si stampa nel mondo in 57 / Padova - Spedizione n. 3/2015 n. Spedizione - Padova / Rivista fondata da

MARZO S. Giovanni Bosco GIPA/ C / Padova - Spedizione n. 3/2015 n. Spedizione - Padova / C GIPA/ 2015 nel 1877 cultura religiosa edizioni, 29 lingue diverse e edito dalla

v. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. GIPA/ C GIPA/ Aut. 1 comma Art.1, 46) n. 27/02/2004 L. in v. raggiunge 131 Nazioni.

003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1, comma 1 Aut. 1 comma Art.1, 46) n. 27/02/2004 L. in (conv. 003 Salesiani nel mondo La nostra famiglia Il Villaggio Las Damas Congregazione delle Beatitudini Salesiana di San Direttore Responsabile: pedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (con 353/2003 D.L. - postale abbonamento in pedizione A tu per tu

S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2 D.L. - postale abbonamento in Spedizione - S.p.A. Eduardo

Meana Giovanni Bosco Bruno Ferrero

- Anno CXXXIX - n. 3 - Poste Italiane S.p.A. - S - S.p.A. Italiane Poste - 3 n. - CXXXIX Anno -

- Anno CXXXIX - n. 3 - Poste Italiane Italiane Poste - 3 n. - CXXXIX Anno - Mensile Mensile Segreteria: Fabiana Di Bello MARZO 2015 Come don Bosco Papà medaglia d’oro ANNO CXXXIX Redazione: Numero 3 IL SAN GIUSEPPE DI DON BOSCO Il Bollettino Salesiano Via della Pisana, 1111 - 00163 Roma In copertina: San Giuseppe è protettore della Famiglia Salesiana. L’altare di san Giuseppe è l’unico rimasto Tel./Fax 06.65612643 di quelli voluti da don Bosco nella Basilica di Maria e-mail: [email protected] Ausiliatrice a Valdocco (Dipinto di Tommaso Lorenzone). web: http://biesseonline.sdb.org

Hanno collaborato a questo 2 LE COSE DI DON BOSCO numero: Agenzia Ans, Pierluigi 4 IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE Cameroni, John Christy, Stefano D’Aprile, Roberto Desiderati, Emilia 6 SALESIANI NEL MONDO Di Massimo, Ángel Fernández Il Villaggio delle Beatitudini 6 Artime, Massimo Giuggioli, Cesare 10 L’INVITATO Lo Monaco, Eduardo Martinez Addiego, Alessandra Mastrodonato,

Il cardinale Daniel Sturla Francesco Motto, Pino Pellegrino, 14 FINO AI CONFINI DEL MONDO O. Pori Mecoi, Franco Rustighini, 16 FMA Pietro Sessa, Hubert Twagirayezu, Casa Main Luigi Zonta, Fabrizio Zubani. 18 CONOSCERE LA FAMIGLIA SALESIANA Diffusione e Amministrazione: Las Damas Tullio Orler (Roma) 21 CREATIVITÀ SALESIANA Fondazione DON BOSCO NEL MONDO ONLUS 22 A TU PER TU Via della Pisana 1111 - 00163 Roma Eduardo Meana Tel. 06.656121 - 06.65612663 10 e-mail: [email protected] 25 I NOSTRI SANTI web: www.donbosconelmondo.org 26 LE CASE DI DON BOSCO CF 97210180580 Sondrio Banca Prossima 30 DON BOSCO IN AFRICA IBAN: IT 24 C033 5901 6001 0000 0122 971 Il CALM di Namugongo BIC: BCI TIT MX 32 I NOSTRI RICORDI Ccp 36885028 Villa Favorita Progetto grafico: Andrea Morando 34 COME DON BOSCO Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino LA LINEA D'OMBRA 36 Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova 38 LA STORIA SCONOSCIUTA DI DON BOSCO 22 Registrazione: Tribunale di Torino 40 IL LORO RICORDO è BENEDIZIONE n. 403 del 16.2.1949 42 RELAX Associato alla Unione Stampa 43 LA BUONANOTTE Periodica Italiana IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME Famiglia Salesiana, La nostra Famiglia, presente in quasi ogni angolo della Terra, viene invitata a trasformarsi in casa di Gesù, che cosa la sua dimora, dove qualsiasi persona di qualsiasi condizione, ma soprattutto quelle più bisognose, possa fare cercate? l’esperienza di venire e vedere. evangelista Giovanni narra gli umili novando la nostra capacità di ascolto. I discepoli inizi del piccolo grup po di discepoli di dei quali parla il Vangelo, prima di ascoltare Gesù Gesù. hanno ascoltato dal Battista: “Ecco l’agnello di Come i discepoli di Giovanni, anche Dio”, provando nel proprio cuore il desiderio di noi in un momento della nostra vita ci cercare qualcosa in più nella loro vita, e così pure siamo messi in cammino per seguire Simone ha ascoltato suo fratello Andrea: “Abbia­ L’Gesù, magari ancora senza conoscerlo troppo, mo trovato il Messia” e lo “condusse da Gesù”. magari senza sapere con certezza che cosa signi­ Ascoltare e riconoscere la voce degli intermediari fichi essere suoi discepoli allo stile di don Bosco. è una prima condizione. Non sempre uno si domanda che cosa sostiene E noi, come Famiglia Salesiana, siamo stati chia­ l’attualità di don Bosco, che cosa l’ha spinto in mati anche a diventare intermediari che condu­ vita e che cosa spinge oggi la sua opera a esse­ cono gli altri da Gesù, nel nostro caso specifico, re così coinvolgente ed entusiasmante. E Gesù, specialmente i giovani. Dunque, siamo chiamati come ai discepoli di Giovanni, in un momento ad ascoltare molto di più Dio e gli altri, e anche a quasi per caso, ci guarda e ci domanda: “Che cosa essere pronti per diventare noi stessi intermedia- cercate?”. Anch’io vi domando oggi: “Famiglia ri, mediatori, che portano da Gesù. Questa è una Salesiana, che cosa cercate?”. mia convinzione fin dall’inizio e ve la condivido perché possa essere anche vostra. Noi, come Fa­ Il piano di pastorale miglia, siamo chiamati a un maggiore ascolto di vocazionale di Gesù Dio e degli altri, soprattutto dei giovani che dap­ pertutto e dalle diverse periferie ci interpellano. È molto importante che ognuno possa risponde­ Una volta che i discepoli risposero con un po’ di re personalmente a questa domanda e una volta sorpresa e imbarazzo domandandogli dove abi­ anche insieme, come corpo ecclesiale. Abbiamo tasse, Gesù ha fatto sentire il suo invito indiriz­ bisogno di imparare a sentire la Parola di Gesù zato oggi anche a noi: “Venite e vedrete”. Ecco il con il cuore aperto, il più purificato possibile, rin­ piano di pastorale vocazionale di Gesù.

4 Marzo 2015 DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME

Carissimi, la nostra Famiglia, presente in quasi ogni della “dolce casa”, è facile angolo della terra, viene invitata a trasformarsi in che si addormenti. E una casa di Gesù, la sua dimora, dove qualsiasi persona famiglia addormentata di qualsiasi condizione, ma soprattutto quelle più e dormigliona non può bisognose, possa fare l’esperienza di venire e vede- essere mai una porzione re. Ma possiamo ugualmente domandarci qual era di Chiesa in uscita, come la casa di Gesù. Infatti, nei Vangeli, troviamo Lui oggi ci propone papa Francesco, e quasi sempre in cammino e quando è “a casa” si come viene proprio nel nostro dna trova come ospite di qualcuno che lo riceve, perché salesiano dalle origini. sappiamo bene che Egli non aveva nemmeno “dove Carissimi fratelli e sorelle della posare il capo”. Quindi, attenzione a non attaccarci Famiglia Salesiana, svegliamoci e troppo alle strutture delle nostre case e presenze, le svegliamo il mondo! Il nostro ca­ nostre opere e istituzioni. Sicuramente sono molto risma è più vivo che mai, non per lodevoli, e meritevoli, ma attenzione con il trion­ virtù nostra, ma per la grazia di falismo vuoto che finalmente ci svuota. Il vacci­ Dio che mai ci abbandona, per no per prevenire o combattere questa malattia è la forza della sua chiamata, per contemplare Gesù sempre in cammino, perché il la testimonianza dei nostri cammino è proprio lo scenario di un rabbi con i cari santi, beati e venerabili suoi discepoli. Infatti, che cosa significa essere di­ della nostra immensa Fami­ scepolo, se non una persona che segue un maestro? glia, e per la testimonianza di migliaia di sorelle e fra­ Dio non ci vuole dormiglioni! telli che ci hanno preceduto Ricordate la storia di Samuele, molto conosciuta, o sono oggi in mezzo a noi. perché è un tipico testo vocazionale: Dio chiama Ma soprattutto è un carisma vivo “Samuele, Samuele”, e Samuele risponde: “Ec­ più che mai perché ancora ci sono comi”. Voglio però sottolineare un altro aspetto. milioni di giovani, soprattutto quelli Nel racconto sembra che Dio si sia impegnato a delle diverse periferie geografiche ed esistenziali, non lasciar dormire Samuele. Il testo dice che “Il a gridare a Dio, tante volte con grande chiasso e Signore chiamò” e ancora una volta: “Il Signore tantissime con un profondo silenzio pieno di do­ chiamò di nuovo”, e ancora: “Il Signore tornò a lore, abbandono e sofferenza. chiamare”, e, finalmente: “Venne il Signore, stet­ Maria, Stella della nostra vita personale e co­ te accanto a lui e lo chiamò come le altre volte”. munitaria, Ausiliatrice, Madre e Maestra della Una prima osservazione è che Dio non si stanca nostra spiritualità, già presente e operante dalle di chiamarci, un’altra è che non ci vuole dormi­ origini fino ad oggi, ci conforti, ci svegli e ci in­ glioni. Lo ripeto, carissimi tutti della Famiglia coraggi per vivere la comunione tra di noi, nella Salesiana: Dio non ci vuole dormiglioni! Faccia­ Chiesa e nella società, per essere strumento del­ mo molta attenzione ad un peccato non poco co­ la cultura dell’incontro lì dove ci troviamo, e per mune: l’autocompiacimento, cioè, il conformarci vivere il nostro carisma come comunità credente con il vissuto ad intra, il gusto e la soddisfazione in uscita, in missione, dove ognuno di noi possa dell’essere insieme e mettere il centro in noi stessi crescere come vero discepolo e discepola missio­ come gruppi e istituzioni. Quando uno si trova nari, e vivere, come don Bosco, con i giovani e per i molto a suo gusto, molto coccolato, nel calore giovani. 1

Marzo 2015 5 SALESIANI NEL MONDO john christy Traduzione di Marisa Patarino Il Villaggio delle Beatitudini Cinquant’anni di miracoli quotidiani Nel ricordo di don Orfeo Mantovani

Che cos’è oggi servizio a favore degli emarginati della società. il “Villaggio delle Beatitudini”? Le attività salienti del centro sono l’istruzione, la “Don Bosco Beatitudes”, il Villaggio delle Bea­ crescita responsabile, la formazione e la promo­ Don Orfeo titudini, è un istituto salesiano che presta mol­ zione dei più poveri a Vyasarpadi, nelle baracco­ Mantovani. Il Villaggio è nato teplici tipologie di assistenza a ogni fascia di età, poli di Chennai, la capitale del Tamil Nadu, uno grazie al suo dalla culla alla tomba. È un centro per chi vive Stato del sud-est dell’India. grande cuore. in periferia. È un bel monumento finalizzato al Come è nato il Villaggio? Il centro è nato quando l’arcivescovo di Madras- Mylapore, il salesiano monsignor Louis Mathias, chiese a don Orfeo Mantovani, un missionario salesiano proveniente da Castegnaro, di compiere una visita a Chennai, dove vivevano i più poveri della città. A seguito di quell’iniziativa, nel 1964 fu fondata a Vyasarpadi una nuova parrocchia. Il luogo in cui ora sorge il centro era un deposito di carbone. Don Orfeo Mantovani fu toccato dalla povertà della gente che viveva là, in particolare dalle misere condizioni in cui versavano i mala­ ti affetti dalla lebbra. Il posto era affollato dalle persone che erano state allontanate dalla barac­ copoli, dai senzatetto della città e da 20 000 in­ diani rimpatriati dalla Birmania. Le condizioni miserevoli in cui vivevano quei poveri ed emar­

6 Marzo 2015 ginati motivarono don Mantovani a fondare il 2 bra. Ha poi ampliato la sua missione rispondendo febbraio 1965 un centro per l’assistenza ai poveri a una necessità urgente: l’apostolato al servizio abbandonati della città. dei pazienti affetti da hiv/aids. Questa iniziativa è partita circa due anni fa. Offriamo due tipi di Don Orfeo Mantovani servizi ai giovani affetti o infetti da hiv. Il primo è ancora ricordato? è la Casa di accoglienza “anbagam” in un luogo Don Orfeo Mantovani, il pioniere del Villag­ conosciuto come “Pope John’s Garden ­ Giardino gio delle Beatitudini, ha lavorato solo per breve di papa Giovanni”. Ci sono sessanta bambini (ra­ tempo in questa realtà. La sua morte prematura gazzi e ragazze di età compresa tra i 3 e i 22 anni). e improvvisa all’età di 56 anni è stata uno shock Attraverso questo programma vengono garantiti e una perdita gravissima. Il suo amore per i po­ le cure e il sostegno per affrontare lo stress e il do­ veri e il progetto a cui aveva pensato per loro era lore della malattia. Molti di loro vanno a scuola, unico e rispecchiava il Gesù del Vangelo, che era proseguendo la loro educazione. mosso a compassione di fronte alle persone in Il secondo è la cura familiare. Duecentocinquanta difficoltà. La gente lo ricorda ancora come un bambini infettati dal virus ricevono cure e soste­ santo, l’apostolo dei poveri. Forse è l’unico mis­ gno nelle loro case. Questi bambini sono curati sionario per il quale sia stata collocata una statua dai loro parenti a casa e vengono garantiti loro in una pubblica piazza. cibo nutriente, cure mediche e supporto educati­ vo e psicologico attraverso il nostro gruppo. Quali sono le attività principali di questa vostra opera? Il Villaggio propone molti Il centro “Beatitudes Social Welfare”, com’è programmi di chiamato ora, propone molti programmi di as­ assistenza a favore dei bambini orfani. sistenza a favore dei bambini orfani di uno o di entrambi i genitori, dei minorenni, dei giovani poveri e disoccupati, delle donne che versano in condizioni economiche precarie e di anzia­ ni abbandonati di ambo i sessi. Queste attivi­ tà sono garantite dalle seguenti strutture: casa per gli anziani indigenti, casa per i ragazzi, casa per le ragazze, scuola elementare e media don Bosco, Istituto per la riabilitazione e la forma­ zione per portatori di handicap e diversamente abili, scuole serali, scuole d’infanzia per bam­ bini di età compresa tra 2 e 5 anni, programmi di prevenzione e di salvaguardia della salute per donne, unità di assistenza sanitaria, oratorio e parrocchia. Quali progetti avete per il futuro? Fin dalle sue origini il Villaggio delle Beatitudini era noto per l’apostolato a favore dei malati di leb­

Marzo 2015 7 SALESIANI NEL MONDO

Quanti salesiani vi lavorano? gliarsi per i risultati che un po’ d’amore condiviso In questo istituto salesiano unico nel suo gene­ permette di raggiungere. Ogni giorno viene ga­ re vari religiosi e laici vivono e lavorano insieme. rantito il vitto per 300 anziani, si presta assistenza Undici salesiani, sette Figlie di Maria Ausiliatri­ quotidiana a oltre 1000 bambini di ambo i sessi ce, otto suore di Maria Ausiliatrice sma, sei suo­ e oltre 15 000 persone ricevono una risposta per re di san Carlo Borromeo e centinaia di volontari le loro diverse esigenze, “tutto quasi a costo zero”. e di operatori condividono quest’opera. Le persone che entrano nel Villaggio delle Bea­ titudini vedono con i loro occhi questi “50 anni Quale progetto ha elaborato di miracoli quotidiani”. Il centro è grato per i sa­ l’Ispettoria? crifici che amici e benefattori compiono per con­ L’Ispettoria, che celebra il Giubileo d’Oro della tribuire generosamente alle necessità quotidiane, fondazione del Villaggio delle Beatitudini, con­ allo sviluppo e alla crescita di questa realtà. Gli tinua a sostenere e rafforzare questa missione slogan caratteristici di questa casa sono: “Servire articolata in vari ambiti a favore dei più poveri. gli ammalati è la miglior preghiera” ­ (Mantova­ L’iniziativa, avviata e consolidata dai grandi mis­ ni), “Nessuno ha il diritto di essere felice da solo”, sionari don Mantovani e don Francis Schlooz, è “È possibile dare senza amare, ma non si può Il Villaggio è portata avanti con grande cura e professionalità. amare senza dare”. La gente ritiene che il Villag­ un’opera salesiana unica nel suo La Scuola Superiore passa di grado per facilitare gio delle Beatitudini sia un’espressione tangibile genere: assiste l’educazione superiore dei giovani locali. L’istitu­ della fedeltà dei salesiani al servizio dei poveri e poveri e sofferenti di ogni fascia to per interni diventa una casa di accoglienza per la manifestazione concreta della provvidenza di­ di età, dalla culla ragazzi in situazione difficile, con la collabora­ vina a loro favore. Per i giovani delle baraccopoli alla tomba. zione del governo. è un’oasi. È una chiesa, una scuola, un campo per allenarsi a giocare a calcio, una palestra ecc. È un Che considerazione centro per i giovani e i poveri. ha la gente del Villaggio delle Com’è la collaborazione Beatitudini? con la diocesi e con i vescovi? Chiunque consideri il La missione salesiana (inm) nelle arcidiocesi Villaggio delle Bea­ di Madras­Mylapore ha un ruolo unico. Forse titudini non può fa­ i salesiani costituiscono l’unica congregazione re a meno di meravi­ religiosa con un numero così notevole di istitu­ zioni nella città di Chennai. Ci sono 17 comu­ nità salesiane, che comprendono 6 parrocchie, 12 scuole medie e secondarie superiori (licei), 3 istituti tecnici, 5 oratori, 2 centri di animazione giovanile, 3 centri sociali per i bambini e i gio­ vani a rischio, 2 case di formazione, una delle quali è un seminario. L’arcivescovo, il clero e i laici cristiani e non cristiani apprezzano molto le opere compiute dai salesiani, in particolare per la loro attenzione per la pastorale giovanile, per la missione che svolgono al servizio dei più

8 Marzo 2015 4 DOMANDE A MARIA SPERANZA RUSSO

Da quanto tempo sei in India cambiato la vita, modificando e perché? l’ordine delle mie priorità. Ho un figlio di 24 anni Nicola, Son già otto anni che vengo a Chennai alle Beatitudini, luce dei miei occhi, che ri- sempre nel mese di gennaio. spetta la mia scelta di vita, Il buon Dio mi fece la grazia di conoscere Bachisio Usai, consapevole del mio impegno responsabile dell’ABC Italia, che da numerosi anni portava senza risparmio di forze per la in missione gli aiuti raccolti in Italia. Decisi così di venire missione. in missione per conoscere i bimbi adottati a distanza in ­­­­ memoria di mio fratello Costia, morto giovanissimo. Come vedi Appena varcato il cancello delle Beatitudini m’innamorai subito di questa grande missione, povera ma così pre- il tuo futuro? sente per tutti i poveri che vivono intorno negli slums: Ho imparato che non bisogna bambini orfani, semi orfani, anziani abbandonati, lebbrosi fare piani nella vita, “sono e dall’anno scorso anche i bambini sieropositivi. La mia solo una piccola matita nelle prima sensazione è stata quella di totale impotenza davanti mani di Dio” come diceva la a tanta necessità. Ho pianto non so più quanto nel silenzio meravigliosa Madre Teresa. della mia camera tanto umile. Ho promesso a me stessa Vorrei sempre seguire il mio che rientrata a casa non avrei dimenticato gli occhioni neri cuore come ho fatto finora, dei bimbi che tutti i giorni abbracciavo e baciavo e che or- essere presente dove c’è biso- mai mi erano entrati nel cuore. Amo cantare e ballare ed è gno. Mi sento salesiana e fiera proprio attraverso la musica che ho instaurato un rapporto di far parte di questa grande speciale sia con i bambini che con gli anziani e i lebbro- famiglia e soprattutto felice si: il linguaggio internazionale della musica non conosce perché in questi giorni qui in barriere. missione si celebra proprio il Rientrata a casa ho coinvolto la mia famiglia e gli amici cinquantenario della fondazio- nel progetto INSIEME X CHENNAI, organizzando manife- ne grazie a padre Mantovani e stazioni musicali, pranzi, bancarelle, testimonianze nelle i 200 anni di don Bosco, me- scuole, tutto per raccogliere soldini da portare ai miei bam- glio non poteva andare! bini di cioccolato. E proprio per loro ho scritto una canzone Maria Speranza che si intitola BAMBINI DI CIOCCOLATO, il cui ricavato è Che cosa vorresti dire Russo con alcuni devoluto alla missione. dei suoi piccoli Ogni anno portiamo in missione tutto quello che riusciamo ai giovani italiani? del Villaggio: le a raccogliere, grazie alla mia famiglia e a tutti coloro che si I nostri giovani a volte sono troppo annoiati dalla routine hanno conquistato impegnano tantissimo per aiutarci nel progetto. quotidiana delle città o paesi che non offrono loro opportu- il cuore. nità. Talenti che potrebbero essere impiegati diversamente. Che cosa doni al Villaggio Dovrebbero avere maggiore consapevolezza del patrimonio che possiedono: intanto possono studiare, cosa che da que- e che cosa ti dona il Villaggio? ste parti è un lusso. Mi piacerebbe dir loro che al di là della “Si può donare senza amare, ma non si può amare senza tecnologia c’è altro, bisogna investire il proprio tempo nei donare” frase di Stevenson che il nostro direttore amatis- rapporti umani, nella natura, nello sport. Non esiste la ricetta simo padre Tarcisius amava ripetere. La missione dà più di della felicità, è inutile cercarla nelle cose e nelle persone, quanto riceve, tutte le volte per me è così. È un’esperienza dobbiamo cercarla dentro di noi, tutto qua! Magari l’espe- che almeno una volta nella vita ognuno di noi dovrebbe rienza in missione aiuterebbe… fare per capire tante cose. Noi occidentali siamo abituati a vivere nello spreco e legati al superfluo. La missione mi ha Contatti: [email protected]

poveri e anche per le scuole di eccellenza, che il Premio conferito dallo Stato per l’assistenza costituiscono un fiore all’occhiello nell’ambito ai diversamente abili nel 1998. Questi sono solo dell’istruzione di qualità per tutti. Il Villaggio alcuni dei riconoscimenti accordati al Villaggio delle Beatitudini ha vinto il Premio nazionale dallo Stato e dalla Chiesa per il servizio prestato per l’assistenza ai diversamente abili nel 1995 e a favore dei poveri e dei bisognosi. G

Marzo 2015 9 L’INVITATO eduardo martÍnez addiego Mentre il Papa dava l’annuncio della sua elezione a Cardinale, Il cardinale stava predicando una missione con alcuni giovani volontari in uno dei quartieri Daniel Sturla più emarginati Un pastore con l’odore delle pecore di

«Sono qui a Roma e il Papa ha letto il tuo nome nella lista dei nuovi cardi­ nali». Avevo appena chiuso il telefono che mi arrivarono altre due chiamate: una di un salesiano uruguaiano che era anche lui in piazza San Pietro e l’altra di un giovane trentenne che avevo battezzato un mese prima e che lavorava in una casa salesiana. Da quanto tempo sei salesiano e quali sono stati i tuoi incarichi? Sono salesiano da trentatré anni. Se ti dicono che sei che il progetto di Gesù: proclamare il Dopo l’ordinazione fui per tre anni una delle “colonne” Vangelo. consigliere degli studi in una scuola del progetto di papa tecnico-professionale (Talleres Don Francesco, che cosa pensi? Quando hai saputo Bosco), poi per tre anni vicario della Questa domanda mi sconcerta un che il Santo Padre casa del noviziato e del postnovizia­ po’. Io non sono nessuna colonna. ti aveva creato cardinale? to, tre anni direttore dell’aspirantato, Solo qualcuno che con il servizio che Un amico sacerdote mi ha chiamato sei anni Maestro dei novizi, sei anni può offrire nella Chiesa contribuisce al cellulare mentre stavo in auto. Fre­ direttore dell’istituto preuniversita­ al bene del Popolo di Dio. In questo nai e lui mi disse: «Sono in piazza San rio Giovanni XXIII e poi tre anni senso penso che ora potrò dare un Pietro e il Papa ha appena annuncia­ Ispettore Salesiano dell’Uruguay. Ho apporto maggiore alla Chiesa e, se to che sei cardinale». Io risposi che partecipato a due Capitoli Generali, Dio vuole, a papa Francesco e al suo non poteva essere, perché nessuno mi il venticinquesimo e il ventiseiesimo, progetto, che in definitiva non è altro aveva avvertito, ma quello insisteva: come eletto dai confratelli.

10 Marzo 2015 eduardo martÍnez addiego

Com’è nata la tua vocazione? Avevo diciassette anni e studiavo nell’Istituto Giovanni XXIII, di cui fui poi direttore. Il direttore di allora, don Felix Irureta, mi chiamò l’otto di settembre, giorno della Natività di Maria, una festa molto significa­ tiva nella mia famiglia e mi chiese a bruciapelo se non avessi mai pensato a diventare prete e mi invitò ad un incontro vocazionale con altri giova­ ni. Aggiunse una frase che per me fu molto importante: te ne parlo oggi, ma non te ne parlerò mai più. Ci pen­ la decisione e l’anno seguente entrai Qual è l’attuale situazione sai per due giorni. Mi piacque molto nel noviziato salesiano di Montevi­ politica e sociale la libertà che mi diede. E dopo due deo. Mi ero innamorato di don Bosco dell’Uruguay? giorni di riflessione, gli risposi di no: dopo aver letto la sua vita nel libro di L’Uruguay è una società con una for­ mi sentivo portato a formarmi una don Auffray che don Irureta mi aveva te tradizione democratica, anche se famiglia e a esercitare una vita pro­ regalato. Leggendola, capivo che era ha sofferto una dittatura militare dal fessionale. Però una certa inquietudi­ quello il cammino che Dio mi aveva 1973 al 1985. È una società plurali­ ne si era annidata nel cuore e l’anno indicato: servire i giovani poveri, con sta molto segnata dal laicismo, che è dopo ne parlai con un altro sacerdote, un grande amore a Cristo, alla Vergi­ esploso in modo fortissimo all’inizio l’anno dopo ancora con un altro. La ne, al Papa. del secolo ventesimo. È una socie­ domanda di don Irureta continuava tà economicamente molto cresciuta a risuonare in me. Cominciai a fare Quali sono i tuoi ricordi negli ultimi dieci anni, che però allo catechismo in una scuola salesiana e a d’infanzia? stesso tempo conserva sacche di po­ frequentare un direttore spirituale in Conservo molti bei ricordi della mia vertà dura, da cui sembra impossibile modo sistematico. Mentre frequenta­ infanzia, legati soprattutto alla mia uscire. Ci sono dei problemi comples­ vo la facoltà di diritto e storia, presi famiglia. Io sono il più piccolo di cin­ si, come l’educazione e le conseguen­ que fratelli. Ricordo un magnifico ze nefaste delle zone povere: la droga gruppo di compagni di scuola: sono e la criminalità giovanile. stato allievo dei Fratelli della Sacra Famiglia di Belley. Ricordo le lunghe Che cosa significa estati sulla spiaggia e tante passeg­ la presenza salesiana giate in bicicletta. Il mio ricordo più in Uruguay? bello, però, è quello del giorno della Don Bosco mandò i primi salesiani in Prima Comunione, a sei anni. Uruguay nel 1876 e da subito il cari­ sma salesiano e l’Uruguay si capirono perfettamente. Il nostro paese ha dato Alcune istantanee della vita moltissime vocazioni alla congrega­ del cardinale Daniel. zione, molte missionarie. Molti e va­

Marzo 2015 11 L’INVITATO

lidi missionari ha ricevuto dall’Italia, alcuni furono poi anche vescovi qui e altrove come monsignor Riccardo Pittini e monsignor Guillermo Piani. Pittini fu arcivescovo di Santo Do­ mingo e Piani Delegato Apostolico in Messico, in un momento molto diffi­ cile. Oggi, la Congregazione, anche se è diminuito il numero dei confra­ telli, continua a lavorare in modo ri­ marchevole nel campo dell’educazio­ ne, con opere scolastiche, parrocchiali e sociali che sono considerate “di punta” nel panorama educativo uru­ guaiano. Contemporaneamente si la­ vora in sintonia con le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno una presenza notevole in Uruguay. Ci sono anche Quali sono le sfide degli ambienti popolari della nostra altri gruppi della Famiglia salesiana. I più rilevanti arcidiocesi. salesiani sono la famiglia religiosa più dell’arcidiocesi numerosa del Paese e anche la più co­ di Montevideo? Come sono i giovani? nosciuta, apprezzatissima dalla gente. Due soprattutto. La prima è la comu­ La gioventù di Montevideo dipende nicazione, cioè la possibilità di parlare molto dalla situazione sociale in cui

Don Daniel è stato eletto cardinale di Santa un linguaggio che risulti comprensi­ vive. Ci sono giovani legati alla Chie­ Romana Chiesa, ma rimane profondamente bile alla gente del nostro paese. La se­ sa che formano gruppi stupendi, pieni ed essenzialmente un vero salesiano. conda è la sfida dell’evangelizzazione di iniziativa e con una forte tensione spirituale. Però esiste anche un gruppo molto numeroso di giovani con un for­ te vuoto spirituale, che vivono nell’in­ differenza verso l’aspetto religioso della vita. Purtroppo ci sono anche giovani molto esposti alla tentazione della delinquenza e della droga. Come vedi il futuro della Chiesa uruguaiana? La Chiesa in Uruguay è una Chiesa li­ bera e povera, in un contesto di società pluralista, con un alto indice di indif­ ferenza religiosa. È importantissimo, per noi, avere una coscienza chiara della nostra realtà e un atteggiamento

12 Marzo 2015 I CARDINALI SALESIANI

• Monsignor , prefetto della Hai qualche progetto Congregazione delle Cause dei Santi che ti sta particolarmente • Monsignor , già Segre- a cuore? tario di Stato • Monsignor Ricardo Ezzati, arcivescovo Soprattutto la Fundación para la Edu- di Santiago del Cile cación Católica e la Fundación para el • Monsignor , archivista e Liceo Jubilar. Il Liceo Jubilar è una Bibliotecario emerito • Monsignor , arcive- istituzione che monsignor Nicolás scovo di Yangon Cotugno, mio predecessore, anche • Monsignor Miguel Obando Bravo, già lui salesiano, fondò in una zona po­ arcivescovo di Managua polare di Montevideo e che ha dato • Monsignor Oscar Rodriguez Maradiaga, inizio ad un progetto educativo che arcivescovo di Tegucigalpa apre una nuova frontiera di servizio • Monsignor Daniel Fernando Sturla Berhuet, arcivescovo di Montevideo agli adolescenti più poveri dei nostri • Monsignor Joseph Zeh Kiun Zen, già quartieri. È un modello che è stato vescovo di Hong Kong. imitato da altri. La Fundación para la Educación Católica cerca di riunire i minuzione del numero dei religiosi. centri educativi di quartiere, le scuo­ In quest’anno, la Fondazione appogge­ missionario audace: la parresia di cui le parrocchiali e le varie scuole in cui rà le scuole della zona del Cerro, una parla il Nuovo Testamento e che papa è necessario avere una chiara identità scuola religiosa nel quartiere del Cerri­ Francesco cita nella Evangelii Gau- cattolica e perché siano a servizio dei to de la Victoria, un’altra nel quartiere dium. Da esso dipenderà, con l’aiuto ragazzi più poveri. È un modo per di Malvin e la scuola Don Bosco, nella di Dio, che possiamo essere una Chie­ evitare la chiusura delle scuole catto­ zona in cui operò per 60 anni la Casa sa viva, al servizio del Regno. liche, che si fa impellente per la di­ di Formazione Salesiana. L Che cosa pensi della congregazione salesiana? Prima di tutto che la amo con tutto il cuore e perciò mi è difficile parlarne obiettivamente. Credo che la congre­ gazione e la Famiglia salesiana diano un contributo impressionante alla Chiesa e ai giovani del mondo intero: sono i portatori di un carisma donato da Dio per salvare tantissimi giovani di ogni paese e di ogni razza. Tocca a noi tenere gli occhi fissi in Gesù Cri­ sto per scoprire con fedeltà e coerenza quello che don Bosco farebbe oggi.

Il cardinale Daniel Sturla durante una missione popolare in una periferia di Montevideo.

Marzo 2015 13 FINO AI CONFINI DEL MONDO A CURA DELL’ANS – www.infoans.org

India aRepubblic O perazione Centrafricana S mile: Lo sport salvati oltre strumento per 200 bambini stare insieme, lavoratori liberi dalla paura Arta gen in (ANS - Hyderabad) – Oltre 200 bambini, Dedicata sfruttati come bambini lavoratori in una a don Bosco fabbrica clandestina di braccialetti, sono una parrocchia stati tratti in salvo dalla polizia di Hyde­ interamente rabad, nella giornata del 24 gennaio. Non “villera” avendo un posto adeguato in cui accoglierli, le autorità li hanno portati presso l’opera (ANS - Buenos Aires) – salesiana per i minori in difficoltà “Don La prima parrocchia Bosco Navajeevan” di Ramanthapur. I 200 interamente villera – cioè bambini liberati lavoravano molte ore al situata in una baraccopoli giorno e con sostanze chimiche pericolo­ – in quel di San Martín, se, sorvegliati dalle telecamere e sotto la periferia di Buenos Aires, minaccia di percosse, venendo “ricompensa­ è stata simbolicamente ti” con l’equivalente di 30-70 euro al mese. dedicata a San Giovanni Presso il centro salesiano, hanno ricevuto Bosco; non è salesiana, (ANS - Bangui) – “Per otto mesi abbiamo immediatamente cibo, acqua, coperte e ma “il santo dei giovani sperimentato il terrore e la morte nella città vestiti pesanti… e i bambini già residenti ha molto a che vedere con di Bangui e in tutta la Repubblica Centra­ presso quell’opera sono diventati subito veri l’Argentina e con i giovani fricana. Mentre tutti sono fuggiti, cercando amici e guardiani dei nuovi. emarginati delle periferie” rifugio o vendetta, al centro Don Bosco spiega il parroco, don José abbiamo fatto dello sport uno strumento Maria di Paola, amico per stare insieme, liberi dalla paura”. Sono e collaboratore di papa parole di Pierre Pytonie Kozongo, allenatore Francesco ai tempi in cui della scuola socio-sportiva Don Bosco di questi era solo monsignor Damala, a Bangui, che sintetizzano quanto Jorge Mario Bergoglio. È fatto presso l’opera durante i terribili mesi in periferie come quelle di scontri nel paese. Attraverso un progetto che molte persone si sportivo-educativo, circa 60 giovani hanno sono allontanate dalla potuto incontrarsi, giocare e distrarsi, seguiti Chiesa, divenendo atee con grande attenzione dagli allenatori e dagli o abbracciando altre fedi educatori. “Grazie alla Fondazione Real Ma­ o confessioni. Ma “dove drid e ai salesiani non sono mancati palloni, la Chiesa torna ad essere magliette, campi sportivi e piccoli aiuti per vicina, lì chi si è allontana- accompagnare questi giovani, che hanno to ritorna” testimonia don condiviso tutte le loro esperienze di guerra e di Paola. sono ora amici attraverso il calcio”.

14 Marzo 2015 A CURA DELL’ANS – www.iNfoANS.oRg

spagna messIco haiti: 25 giovani l’educazione statunitensi per rafforzare hanno salutato il paese il 2015 a tijuana

(ANS ­ Madrid) – t ImoR est Ad oltre 5 anni dal devastante terremoto, i Il futuro per salesiani continuano a lavorare per il bene 109 bambini della gente di Haiti, sostenuti da milioni di dell’orfanotrofio persone solidali di tutto il mondo. Così, oggi, Don Bosco oltre 20 000 bambini ricevono ogni giorno educazione e cibo nelle Piccole Scuole di Pa­ (ANS - Lospalos) – L’or- dre Bohnen; quasi 800 minori frequentano la fanotrofio Don Bosco scuola di Timkatec, altri 340 le scuole agricole a Lospalos, diretto dai e di formazione professionale di Cap­Haitien; salesiani, accoglie 109 circa 1000 il centro di Gressier; e oltre 300 le bambini, offrendo loro scuole di Fort Liberté, dei quali la metà come alloggio, vitto, vestiario, infermieri. Intanto hanno ripreso le attività educazione e una famiglia. anche il centro di formazione professionale La scolarizzazione fornita (ANS ­ Tijuana) – Venticinque giovani sta­ “enam” e il centro per ragazzi “Lakay” di presso l’opera, oltre a tunitensi hanno trascorso le vacanze natalizie Port­au­Prince; mentre sono ancora in corso veicolare competenze in missione a Tijuana, condividendo i propri d’opera, una scuola prescolare a Gressie, una per prepararsi ad entrare doni con gli abitanti della città, posta sulla primaria a Les Cayes e altri laboratori per i nelle scuole superiori e frontiera tra Messico e Stati Uniti e che per ragazzi di strada. “Haiti non necessita solo di imparare un mestiere, mira questo ospita migliaia di migranti in cerca di pareti e tetti. Noi ci impegniamo nell’educa­ a trasmettere abilità sociali una vita migliore. Lungo le varie giornate i zione dei bambini e giovani, perché Haiti esca utili per la vita, come la re- ragazzi hanno potuto fare esperienza diretta rafforzata da questo tragico evento” spiega sponsabilità, la disciplina di un ambiente salesiano: lavoro pastorale Ana Muñoz la portavoce della Procura Mis­ e l’organizzazione. L’anno e lavoro pratico, vita comunitaria, preghie­ sionaria Salesiana di Madrid. scorso sono stati oltre 20 ra comune, riflessione consapevole sulla i bambini usciti dall’or- chiamata di Dio. La giornata tipo era così fanotrofio per proseguire articolata: preghiere e colazione con la comu­ la loro formazione nelle nità salesiana, animazione in 3 diversi oratori scuole secondarie del pae- della città, pranzo (offerto dalle famiglie del se, grazie a programmi di posto), visita al locale orfanotrofio, cena, integrazione e accoglienza riflessione comune e “buona notte”. I ragaz­ familiare. Inoltre, i salesia- zi hanno trascorso la notte di Capodanno ni hanno attivi nel paese presso la Casa di Accoglienza salesiana che anche altri programmi ospita, temporaneamente, quanti vengono per aiutare le persone a espulsi dagli Stati Uniti. E al mattino del recuperare la propria vita e giorno successivo i giovani hanno servito la ricostruire il paese. colazione a oltre 1200 senzatetto.

Marzo 2015 15 FMA emilia di massimo Nel cuore della Sardegna le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno costruito una casa per accogliere Casa Main giovani donne, italiane Un progetto da bicentenario e straniere, in difficoltà U n carisma che non vuole morire

Macomer, diecimila abitanti, nel cuo­ re della Sardegna. Qui le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno dimostrato ancora una volta la creatività del cuore per andare incontro alle esigenze del territorio, in particolare dei ragazzi. Suor Sandra Bona, audace animatri­ ce di vari gruppi giovanili, ci spiega come l’opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice in questa cittadina del centro Sardegna «ha sempre avuto la scuola come fiore all’occhiello e in quasi cinquant’anni di vita ha forma­ La direttrice della Casa Main, nata dalla passione to, prima, con la scuola Magistrale, educativa della comunità salesiana. U na casa molte educatrici della Scuola dell’In­ per donne e bambini fanzia e poi, con il Liceo della Comu­ nicazione, ha cercato di dare risposte Ascoltando suor Sandra e suor Ange­ forti e significative al bisogno di cul­ incominciato ad interrogarsi sul suo la, come pure suor Ines Perra, si com­ tura e di protagonismo di tanti gio­ futuro. «Ci siamo chieste – interviene prendono le motivazioni profonde che vani del Marghine (sub regione della suor Angela Maria Maccioni, la di­ hanno determinato il cambiamento Sardegna)». rettrice – come continuare a far vive­ ma, soprattutto, si avverte, pensan­ Negli ultimi anni, per motivi diversi, re il carisma di don Bosco in questa do a quanto ha fatto don Bosco, che a partire dalla crisi economica sino zona che ci ha visto protagoniste per veramente da 200 anni un amore più alla diminuzione demografica, la cinquant’anni. Volevamo rispondere grande guida e ispira. scuola ha perso il suo forte impatto ai bisogni del territorio inventando «Dopo un lungo confronto con esper­ educativo e formativo, e la comunità una presenza nuova e, in questo mo­ ti e con rappresentanti delle Istituzio­ delle Figlie di Maria Ausiliatrice ha mento, più significativa». ni civili e religiose del territorio – pre­

16 Marzo 2015 emilia di massimo

cisa suor Sandra – in collaborazione U na casa tutta nuova frire alle mamme e ai loro figli spazi con la Caritas Diocesana, abbiamo per crescere e socializzare secondo lo deciso di dare il via a Casa Main, una E così anche la casa ha cambiato volto. stile di don Bosco. casa per accogliere giovani donne, ita­ Ristrutturando un intero piano sono liane e straniere, in attesa di un figlio state ricavate sei grandi camere da let­ U n progetto o con figli minori, che vivono situa­ to, per altrettanti nuclei familiari, ampi da bicentenario zioni di difficoltà personale, affettiva servizi, una cucina con la sua dispen­ o di violenza familiare, una struttura sa e una luminosa sala da pranzo, due «Non è stato facile capire quali scelte nuova dove le donne possano sentir­ soggiorni per condividere momenti fare e quali opere nuove offrire al no­ si a “casa” e rinascere, riappropriar­ comuni, una lavanderia e una stireria. stro territorio – attesta suor Angela si della propria vita e del loro essere Casa Main sarà organizzata in base alle Maria –, c’è voluto un lungo periodo mamme, ricostruire rapporti sereni e esigenze di ogni singola donna, secon­ di discernimento e di preghiera per positivi con i propri figli». do il “Progetto di Vita” personale che permettere a don Bosco di continuare Casa Main nasce dunque dal cuore ognuna scriverà con l’aiuto dell’équipe a vivere in questo territorio. Credo che abitato dalla passione educativa del­ dei formatori all’inizio della sua per­ in questo anno bicentenario il nostro la comunità salesiana e si concretizza manenza. Nella Casa vi saranno mo­ Padre ci chieda di continuare a parlare nell’aiutare la donna a superare le dif­ menti comuni di promozione umana e la lingua dell’amore e dell’accoglienza ficoltà, a crescere e ad acquistare una di inserimento socio-culturale perché verso tutte quelle giovani donne che nuova autonomia, avvalendosi della tutte le donne possano raggiungere au­ hanno bisogno di continuare a credere collaborazione di operatori, di esperti tonomia e capacità di autogestione. che la vita è un dono prezioso da cu­ e di volontari. Casa Main è inserita all’interno di stodire e da far crescere». «Negli anni passati – ricorda suor An­ un’opera dove vi è la scuola dell’In­ «Abbiamo cominciato la pubblicizza­ gela Maria – abbiamo già accolto alcu­ fanzia e il Nido, l’Oratorio Centro zione dell’opera presso tutti i Comuni ne famiglie di profughi, raggiungendo Giovanile e i Corsi Professionali, della Sardegna – racconta suor Ines, buoni risultati nella loro stabilizzazio­ dove le suore collaborano con alcune pedagogista e coordinatrice dell’at­ ne e integrazione nella nostra citta­ Parrocchie e animano gli oratori an­ tività – e abbiamo avuto ancora una dina. Con questo Progetto vogliamo che fuori Macomer e sono presenti volta la certezza, caso mai ce ne fos­ rispondere anche alle continue solleci­ a livello diocesano soprattutto per la se stato bisogno, dell’importanza di tazioni di papa Francesco ad aprire le formazione di animatori e catechi­ un’opera che aiuti le giovani donne, nostre case a chi ha più bisogno». sti… Non sarà difficile, dunque, of­ anche qui, in Italia». M

Marzo 2015 17 conoscere la famiglia salesiana directorio general Le straordinarie magnifiche Damas L ’Associazione negli anni ha superato i confini del Venezuela ed è ora presente in 23 Paesi. Ci sono centri in Spagna, nelle Filippine, negli Stati Uniti, nei paesi dell’America Centrale e nei Caraibi. Attualmente l’ADS è costituita da 4426 Dame volontarie in 117 centri. Portiamo avanti programmi per la salute e la formazione, con il sostegno di iniziative private di responsabilità sociale. Riusciamo così a promuovere la dignità umana e a lottare contro la povertà. L’ADS è stata ufficialmente riconosciuta dall’Arcidiocesi di Caracas nel 1988 e nel gennaio 1989 il Rettor Maggiore e il suo Consiglio l’hanno ammessa tra i gruppi della Famiglia Salesiana.

conoscere la sua grande opera, che si a Caracas. Don Miguel fu ordinato sa­ estende in tutto il mondo da oltre 47 cerdote a El Salvador nel 1954 e ben anni. Come diceva lo stesso fondato­ presto fu inviato a Cuba, ma fu espulso re, “Il calore umano e quello divino dal Paese e nel 1961 arrivò a Caracas. uesto mese, in cui ricordiamo sono i nostri migliori punti di forza”. In occasione della celebrazione del il primo anniversario della Don Miguel nacque a Urdiales del 75° anniversario dell’arrivo dei Sa­ partenza per il regno di Dio Páramo, nella provincia di León, in lesiani in Venezuela, fu incoraggiato del fondatore dell’Associa­ Spagna, nel 1927. Conobbe i Salesia­ il progetto di costruzione del Tem­ zione Dame Salesiane, don ni tramite suo fratello sacerdote, don pio Nazionale di san Giovanni Bo­ Miguel González, avvenu­ Rosendo, il quale, svolgendo la sua sco, al quale don Miguel offrì la sua Qta nella città di Caracas, scriviamo opera missionaria in Venezuela, avviò efficiente collaborazione. Insieme questo articolo per diffondere e far l’Istituto delle Volontarie di don Bosco al Tempio fu realizzata l’opera del

18 Marzo 2015 directorio general

A destra: Alcune Damas durante un incontro. Sotto: L’interno del maestoso tempio dedicato a don Bosco, costruito dall’Associazione.

Complesso Sociale Don Bosco, ini­ zialmente con finalità legate a pro­ grammi di formazione per i giovani e all’assistenza sanitaria. Il Com­ plesso è oggi un grande Centro per la Salute. Il 6 gennaio 1989, in occasione del suo ventesimo anniversario, l’Asso­ ciazione ricevette da parte del Rettor Maggiore don Egidio Viganò il rico­ noscimento ufficiale di appartenenza U na vocazione speciale umana e a lottare contro la povertà. alla Congregazione Salesiana come Chi sono le Dame Salesiane? Siamo fi­ L’Associazione Dame Salesiane è nata nuovo ramo della Famiglia, il sedi­ glie di una storia precisa che ci conferi­ con obiettivi specifici, con la missio­ cesimo. In questo documento l’ads sce il sigillo di una vocazione speciale: ne di realizzare ideali concreti, ben è definita “un’Associazione laicale un carisma, una missione, un metodo, definiti: promuovere con decisione la femminile di donne, sposate, nubili o una spiritualità e un’organizzazione figura della donna dei nostri giorni, vedove, che non intendono solo con­ che ci uniscono e ci identificano come aiutarla a uscire dai suoi ambiti ri­ tinuare a seguire la tradizione delle Associazione Dame Salesiane (ads), stretti per inserirsi senza timore nel grandi benefattrici di don Bosco, ma un Gruppo definito e originale del­ mondo moderno e nella Chiesa, con vogliono anche promuovere con con­ la Famiglia Salesiana, con autonomia la progettualità, la capacità di dirigere vinzione la figura della credente laica, d’azione, e fedeli seguaci del nostro e le mansioni esecutive; incanalare in inserita in modo cristiano nel mon­ Fondatore e del suo carisma. chiave cristiana e apostolica il “volon­ do...”. Le Dame Salesiane sono nate Attualmente l’ads è costituita da tariato sociale”, a differenza dell’opera come “Movimento Apostolico Socia­ 4426 Dame volontarie in 117 cen­ altruistica o filantropica; promuovere le di promozione umana e di evange­ tri. Siamo presenti in tre continenti, la medicina preventiva; formare i gio­ lizzazione, con la finalità di incana­ con 30 centri in Venezuela. Portiamo vani, in particolare le ragazze, al lavoro lare in chiave cristiana e apostolica il avanti programmi per la salute e la for­ e alla vita in famiglia; compiere opera volontariato sociale e con un’attenzio­ mazione, con il sostegno di iniziative di evangelizzazione a favore dei poveri ne particolare per i poveri sofferenti e private di responsabilità sociale. Riu­ e dei giovani, secondo il Sistema Pre­ i giovani dei ceti popolari”. sciamo così a promuovere la dignità ventivo di don Bosco, tramite opere e

Marzo 2015 19 conoscere la famiglia salesiana

programmi inerenti la salute e la for­ È molto importante tenere presente mazione; lavorare in modo costruttivo la formazione delle ds, in costante tra i bambini e i giovani, con scuole crescita spirituale. Don Viganò ci d’infanzia e attività per l’età presco­ disse: «Prestate particolare attenzione lare, le scuole primarie e secondarie, alla spiritualità, che è il segreto di ogni progetti per le vacanze, animazione. risultato». E ci occupiamo formalmente di questo aspetto in ogni Centro Seminiamo la speranza tramite corsi di formazione e ritiri. Nel contesto delle carenze che il no­ Tutto è opera di Dio. E questa con­ stro mondo e il nostro Paese vivono, sapevolezza ci porta ad accogliere in seminiamo la Speranza, impegnan­ modo più responsabile il dono della doci a favore delle persone che hanno nostra meravigliosa vocazione: “Essere più bisogno di noi con azioni concre­ Dame Salesiane”. Tramite le ads vo­ te. Offriamo formazione e assistenza gliamo collaborare attivamente all’E­ sanitaria di qualità alle persone più dificazione del Regno di Dio, con il svantaggiate, seguendo programmi carisma salesiano e la nostra opzione finalizzati a prestare assistenza diret­ ecclesiale di laiche impegnate. V

ta alle persone con meno risorse, non­ ché formazione al lavoro e un’atten­ zione completa ai bambini, ai giovani e alle donne. Con riferimento a questa missione delle ads, ricordiamo le parole pro­ nunciate da Giovanni Paolo II: “Non dimentico il movimento dinamico delle Dame Salesiane, che si impe­ gnano per offrire ai ceti più modesti tutte le forme di assistenza”. Si osservi che l’opera delle ads si svolge principalmente in sedi proprie dell’Associazione, che ha una struttu­ ra organizzativa composta da un Co­ mitato internazionale e un Comitato Nazionale in ogni Paese. Ogni centro dispone a propria volta di un consiglio locale, costituito da 12 membri e un Direttore Spirituale”.

A sinistra: Gruppo di Damas intorno al fondatore, don Miguel González, deceduto un anno fa.

20 Marzo 2015 CrEAtIVItà SALESIANA Il san Giuseppe di don Bosco l’unico altare della Basilica di Maria Ausiliatrice ri­ masto esattamente come lo volle don Bosco. Il qua­ dro è opera del pittore Tommaso Lorenzone, lo stes­ so del grande quadro dell’Ausiliatrice. Come volle don Bosco, san Giuseppe è rappresentato in piedi, con il Bambino in braccio, mentre prende da Èlui le rose e le fa ca dere sull’Oratorio di Valdocco e sulla chiesa di Maria Ausiliatrice; accanto è la Madonna in at teggiamento devoto. Un angelo sorregge il giglio simbolo della castità; altri due l’invito «Ite ad Joseph», cioè «Andate da Giuseppe». Nella trabeazione del timpano il versetto biblico «Constituit eum do- minum domus suae» (Lo costituì signore della sua casa) ricorda che don Bo sco scelse il Santo come uno dei patroni principali del suo Oratorio.

Don Bosco e il vino Foto Giovanni Uliana Dopo le innumerevoli bottiglie con l’immagine del santo, arrivano anche i tappi “artistici” grazie all’artista Ivana Provenzales.

ra nato sulle colline e cresciuto come crescono i fan­ ciulli, come un albero che affonda le radici delle sue braccia nella terra materna. Il padre morì troppo pre­ sto, quando lui aveva solo due anni. Ma la madre, Margherita, mani forte come un uomo, mani leggere come ali di farfalla si rimboccò le maniche e gli fece Edono di tutte le qualità che possono costruire un uomo forte, saldo e affidabile. Come una vite di quella terra produce e nutre il suo frutto. Che diventerà vino e canzoni e sangue di Dio sull’altare.

Marzo 2015 21 A TU PER TU o. pori mecoi «Da quando avevo quindici anni esprimo la mia fede componendo canzoni: Semplicemente ho realizzato circa 250 canzoni, che i miei fratelli condividono per la loro fede e nella loro missione. padre Edu, Molte si sono diffuse in America Latina e in Spagna, senza salesiano e “salmista” nessuna operazione Eduardo, puoi presentarti? di marketing». Sono Eduardo Meana, un salesia­ no nato in Patagonia, la regione nella quale sono stato anche direttore nel­ ghiera e una liturgia più emozionali, la missione salesiana di Rio Grande simboliche, nutrite della Bibbia ed es­ (Terra del Fuoco, Argentina). Dopo senziali, quanto sia profondo il carisma aver prestato questo mio servizio e salesiano quando lo riconduciamo alla aver dunque operato in varie scuole a sua sorgente cristica. Ho anche riflet­ Buenos Aires e nel sud del Paese, in tuto in merito a un certo “abbandono” particolare nell’ambito della pastorale della funzione di guida spirituale che giovanile soprattutto in oratori e centri avviene di solito nella fascia di età 20- giovanili, dal 1996 ho avviato con alcu­ 35 anni: coinvolgiamo questi giovani ni confratelli esperienze più profonde nella missione, ma li trascuriamo nella di spiritualità e di proposta della fede loro qualità di discepoli e nella dimen­ con i giovani adulti, che hanno avuto sione della preghiera. il loro punto culminante nella creazio­ ne del Centro di Spiritualità Giovanile Tutti, soprattutto (Centro de Espiritualidad Juvenil, cej) in America e in Spagna, di Ramos Mejía, Buenos Aires. conoscono le tue canzoni A partire da quando avevo quindici Che significato ha avuto anni esprimo la mia fede componendo per te questa esperienza? canzoni: ho realizzato circa 250 can­ Questa esperienza mi ha permesso di zoni, che i miei fratelli condividono Padre Eduardo Meana. Dopo un intenso impegno comprendere quanto la sete di Gesù sia per la loro fede e nella loro missione. pastorale ha avviato significative esperienze di diffusa tra i nostri adolescenti e gio­ Molte si sono diffuse semplicemente spiritualità e proposta di fede con giovani adulti. vani, quanto siano necessarie una pre­ con il passaparola, arrivando così in

22 Marzo 2015 GLI HIT o. pori mecoi Se non vieni: Inno allo Spirito Santo. Inserito dai salesiani dell’Argentina nel loro manuale di Preghiera “Comunidad en Oración, Comunità in Preghiera”, è comunemente utilizzata molti angoli della chiesa argentina, e come preghiera che viene letta e come canto in occasione del sacramento dell’Ordine, della alcune sono approdate alla pastora­ Pentecoste, del sacramento della Confermazione ecc. le dell’America Latina, o in Spagna, Ti dò quello che sono: Canzone più pro- posta e della quale esistono più versioni in senza nessuna operazione di marke­ YouTube. è la più visitata nel sito Internet ting. In nessuno compare il mio viso: dell’Editrice San Pablo, che l’ha pubblica- non voglio essere un “personaggio ta nell’album “Esencial” delle mie canzoni, il CD di musica religiosa più venduto della cantautore”, ma semplicemente padre storia dell’Editrice San Pablo dell’Argentina. Edu, un salesiano. Oltre le mie paure (“Nel mio Getsemani”): La canzone più conosciuta in tutto il mondo, Che cos’è la musica per te? con versioni in Spagna, ecc. In Argentina è stata premiata 4 volte. Per me, la musica non è una realtà se­ Sempre nostro amico: La mia prima parata dalla missione più ampia che canzone tradotta in altre lingue, composta... consiste nell’abbracciare i giovani e il quando avevo 16 anni. Un classico cono- sciuto da “tutti” i laici argentini. mondo con la compassione di Dio ma­ Sito Internet www.estoquesoy.org.ar nifestata in Gesù. Non voglio essere definito musicista o cantautore. Sono solo una persona che guarda con fede Salesiano e salmista: Lavori tanto in mezzo la vita e i giovani, che si commuove, e ti va come definizione? ai giovani, che cosa pensi ascolta e trascrive la melodia interiore. Lo dico sempre e mi presento così: di loro? Cerco di percepire il mistero, il miste­ sono un cristiano. Sono sacerdote per Osservo sempre che i giovani sono ro che è davanti a me, di dargli voce essere cristiano. Sono salesiano per profondi, amano le realtà articolate, la e di sentire la melodia che è presente. essere cristiano. E in mezzo al popolo loro anima è meravigliosa. Niente di più. Come fa un salmista che di Dio, costituisco parte del ministe­ Non dimenticherò mai l’occasione in canta e rende semplicemente in poesia ro della sapienza, come un padre che cui mi recai a predicare gli esercizi ciò che Dio sta operando. Le mie can­ aiuta a crescere e dà vita ai figli grazie spirituali per i salesiani di Barcellona e zoni, almeno alcune, vogliono essere al ruolo di guida e ai fratelli tramite di Madrid nel 2010, perché nel Cono questo: il mio contributo per invitare a il canto. Sud, la parte meridionale del conti­ commuoversi per l’amore che attraver­ Io a questo punto della vita relativa­ nente americano, mi dedico anche a sa il dolore del mondo. mente alle canzoni mi sento sempli­ questo, e ci sono persone coraggiose

Alcuni dei moltissimi CD realizzati da Padre Edu. cemente un salmista nella lunga storia che mi invitano. Potei finalmente en­ Le sue canzoni sono diventate la preghiera di questo servizio, che comprende uo­ trare nella Sagrada Familia aperta da più frequente delle mini e donne che oggi raccontano, poco di “san” Gaudí, del quale sono assemblee giovanili. cantano ed esprimono anche in un seguace dato che mia sorella vive a poesia la storia sacra che si realiz­ Barcellona. Di fronte a questo spazio za, e che contempliamo solo con sacro completamente nuovo, questo occhi da poveri. bosco santo che solo un santo poteva immaginare senza computer, la verità è che, nel mezzo di un flusso medio di turisti, mi sedetti accanto a una colonna e tranquillamente mi misi a piangere. Forse dopo mezzo minuto, un po’ imbarazzato cercai di vedere se

Marzo 2015 23 a tu per tu IO DICO CHE GIOVANNI BOSCO È VIVO

Dico che Giovanni Bosco è vivo Non dirmi che il nostro padre don Bosco se n’è andato, qualcuno mi guardava... accanto alle oh non venire a dirmi che il nostro santo è morto, altre colonne vidi vari giovani seduti, non credo che se ne sia andato per sempre l’amico, molti con gli occhi rossi, altri impe­ non pensare che un Padre così possa abbandonarci. gnati a scattare foto, altri ancora con Non è morto, il Padre vive, c’è sempre stato e rimane le mani sul viso, o intenti ad abbrac­ lui, che si è preso cura di giovani abbandonati e orfani, di ragazzi di strada, soli, che aiutava a cambiare... ciare o consolare l’amico o l’amica. un angelo dell’abbraccio, che camminava lungo le nostre strade. Sei molto conosciuto anche Dico che Giovanni Bosco è vivo e ha intrapreso mille iniziative Non vedi la sua sollecitudine di padre che opera adesso in tutto il mondo? per il tuo apostolato con Non lo senti intonare il suo canto a tante figlie, a tanti figli, i calciatori professionisti. che portano questi riflessi del Padre che amiamo? Don Lorenzo Massa, il salesiano che Questi figli e queste figlie sono seguaci di puro amore e fede, e sacrificio: tutti dei giovani, tutti di Cristo... ha fondato la squadra del San Loren­ come il Padre don Bosco, si commuovono nel loro intimo zo, la squadra del Papa, ha dato un e si impegnano di fronte al dolore del giovane che si è trovato in difficoltà. magnifico esempio: è stato amico e è salesiano chi ha sincronizzato i battiti del suo cuore padre spirituale di molti calciatori. Da sulle lacrime di tanti giovani impoveriti, 25 anni accompagno calciatori e fre­ vede in Cristo i bambini poveri, e in loro Cristo; un amore così ti mantiene giovane e ti fa tornare bambino. quento gli ambienti di formazione di Perché amare i giovani ti rende giovane, che strano prodigio: diverse squadre di serie A, con visite persino l’anziano nonno che ama così è un “giovane anziano”! nei luoghi in cui i calciatori vivono e è sempre giovane il volto dell’amore che abbandona il calcolo

ed è felice se l’altro vive, un cuore samaritano. Somigli a don Bosco, se ami con questo amore limpido: coraggio fiducioso... amore, come quando eri ragazzo... con freschezza e senza rughe... Per favore, non dire mai è morto! Lui vive, quando i suoi salesiani sono così. Non dirmi che il nostro padre don Bosco se n’è andato... non pensare che un Padre così possa abbandonarci. (https://www.youtube.com/watch?v=HTyA80FUZ6Q)

si allenano, e tengo incontri sui valori, come “Bosco di Vita” per molti, per la ma anche, con l’autorizzazione della Chiesa, per il mondo. Questo è il mio Chiesa, celebro l’Eucaristia, ammini­ progetto, questo il mio lavoro con le stro la confermazione, battezzo i loro canzoni, nella pastorale del mondo del figli e celebro matrimoni. E in questi calcio, a sostegno della Pastorale nella ambienti molti dei miei amici calcia­ mia Ispettoria, con la predicazione di tori neanche sanno che “Padre Edu” ritiri ed esercizi spirituali (questa è la compone canzoni e realizza Cd! mia obbedienza nella comunità in cui vivo e ne sono molto grato). E se Dio Qual è il tuo desiderio vuole quest’anno comincerò a scrive­ più ardente? re libri che incarnino con semplicità i Il mio desiderio più forte è “far usci­ contenuti di spiritualità giovanile pre­ re” don Bosco dai recinti nei quali a senti nelle mie canzoni più note. K volte lo chiudiamo e condividerlo, (Traduzione di Marisa Patarino)

24 Marzo 2015 I NOSTRI SANTI A CURA DI Pierluigi Cameroni postulatore generale - [email protected]

Coloro che ricevessero grazie o favori per intercessione dei nostri beati, venerabili R ingraziano e servi di Dio, sono pregati di segnalarlo a [email protected] Mia mamma, affetta da un tumore alle gambe, era peggiorata note- volmente; non mangiava più, non Il santo del mese s’alzava dal letto, non poteva cam- minare: era prossima alla fine. Da quando una salesiana cooperatrice In questo mese di marzo preghiamo il Venerabile don Andrea Beltrami, le diede l’immagine della venera- salesiano sacerdote. bile Margherita Occhiena, la mamma di don Bosco, sia la coo- Nato a Omegna (VB) il 24 giugno 1870, ricevette la sua esistenza nel dolore e nel lavoro incessan- peratrice che i famigliari si misero in famiglia un’educazione profondamente cristia- te. “La missione che Dio mi affida è di pregare a pregarla. Incominciò subito un na, che fu poi sviluppata nel collegio salesiano e di soffrire”, diceva. “Né guarire né morire, ma graduale e sorprendente miglio- di Lanzo, dove entrò nell’ottobre del 1883. Qui vivere per soffrire”, fu il suo motto. Esattissimo ramento che continua sempre più. maturò la sua vocazione. Nel 1886 ricevette l’a- nell’osservanza della Regola, ebbe un’apertura La mamma mangia, si è alzata dal bito religioso da don Bosco. Nei due anni che filiale con i superiori e un amore ardentissimo a letto, cammina, esce di casa: la trascorse a Torino-Valsalice conobbe ed entrò in don Bosco e alla congregazione. Nei quattro anni grazia è evidente! sintonia spirituale con il principe polacco Augusto che gli rimasero di vita dopo il sacerdozio, scrisse Salvatore, Catania Czartoryski, oggi beato, che da poco era entrato alcuni opuscoli ascetici, ma soprattutto si dedicò nella congregazione salesiana. Don Beltrami ven- all’agiografia scrivendo varie biografie di santi, e Ringrazia la venerabile Mamma ne chiamato ad assistere don Augusto, essendo alcuni volumi di letture amene ed educative. Morì Margherita per grazia ricevuta. questi malato di tubercolosi. Anche don Beltrami il 30 dicembre 1897: aveva 27 anni. La sua salma M offa Andreina si ammalerà della stessa malattia, allora molto riposa nella chiesa di Omegna, suo paese natale. Ringrazia san Domenico Sa- diffusa, vivendo la sua sofferenza con letizia inte- È stato dichiarato venerabile il 15 dicembre 1966. vio per la grande grazia della riore. Ordinato sacerdote da monsignor Cagliero, nascita, il 22 novembre 2014, di si diede tutto alla contemplazione e all’apostolato Gabriele Giuseppe. della penna. D’una volontà a tutta prova, con un Francesco Caruso desiderio veementissimo della santità, consumò La mia mamma aveva un dolce P reghIERA ricordo del servo di Dio don Dio, nostro Padre, Carlo Braga. Orfana a otto anni che hai fatto risplendere un raggio di infinito amore di padre e madre, era ospite di una nel tuo sacerdote Andrea Beltrami, salesiano, casa famiglia presso le suore sale- noi ti ringraziamo. siane. Da ragazzina, mentre lava- Sostenuto da grande fervore eucaristico, va un vetro questi si ruppe e una egli ti ha offerto generosamente scheggia le si conficcò nel polso. la sua giovane vita nel lavoro apostolico Fu portata da un medico che senza alcun anestetico la medicò e la cucì e nella sofferenza dei suoi ultimi anni, con ago e filo procurandole molto vissuta con Cristo sulla croce. dolore, per cui piangeva, e chi le Tu gli hai donato di sperimentare gioia era vicino la tacciò di frignona. nell’abbandono filiale alla tua volontà. Don Carlo Braga presente al fatto, Concedi a noi di seguire il tuo Figlio Gesù, la prese da parte per consolarla e nei giorni della gioia e in quelli della prova, le disse che non poteva toglierle il con lo stesso amore che ha caratterizzato dolore, ma avrebbe fatto qualcosa la breve e intensa vita di questo tuo fedele ministro. solo per lei. La portò dove c’era Ti supplichiamo di voler glorificare questo tuo servo un pianoforte e le fece una sona- e di concederci, per sua intercessione, tina. Bastò questo per sentirsi una la grazia che ti chiediamo.. privilegiata e per darle la forza di Per Cristo nostro Signore. Amen. sopportare il male. Mia mamma raccontava anche in età avanzata l’episodio, perché quel fatto le ave- va insegnato a condividere il male Per la pubblicazione non si tiene conto delle lettere non firmate e senza fisico e morale degli altri. recapito. Su richiesta si potrà omettere l’indicazione del nome. Diana, Tirano

Marzo 2015 25 LE CaSE DI DON BOSCO franco rustighini - stefano d’aprile Sondrio Una comunità al centro delle Alpi Don Rua visitò questa casa nel 1904. gregazione don Luigi Rocca. Con l’Istituto fu affidata ai salesiani anche la chiesa di San Rocco. Stanco e affaticato dal viaggio, si sedette Nelle cronache della casa viene riportato che det­ su di un sasso davanti alla chiesa di san Rocco. ta chiesa “aveva l’aspetto d’una spelonca, più che di una chiesa” per la trascuratezza in cui era stata Il sasso esiste tuttora e i passanti lo chiamano lasciata da tempo. “il sasso di don Rua” I primi ospiti dell’Istituto furono quaranta ragaz­ zi presentati dal “Comitato”. Quaranta problemi salesiani giunsero a Sondrio il 24 settembre vivi, abituati alla libertà della strada, refrattari ad 1897, accolti alla stazione ferroviaria dal Sin­ ogni disciplina, alle premure e all’assistenza dello daco della città, il dott. Attilio Toccalli, da scarso personale. Don Lorenzo Capra, redattore monsignor Stoppani, arciprete, da don Alfre­ delle prime cronache della casa, affermava che «i do Miotti e da un altro canonico della Col­ giovani avevano bisogno di freno; ché invero non legiata. Lo sparuto numero di salesiani era conoscevano cosa fossero ordine e disciplina. Ri­ Imandato da don Rua, primo successore di don tengo che nella Patagonia non vi fosse di peggio Bosco, che aveva accolto le insistenti richieste e non bastarono i mesi dell’anno per indurli a un del cardinal Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di ordine compatibile”. Como, ma soprattutto del primo canonico della Accanto all’Istituto si pensò di far funzionare Collegiata di Sondrio monsignor Alfredo Miot­ subito l’Oratorio. Niente strutture: solo uno spa­ ti, fratello del vescovo di Parma, perché i figli di zio aperto e la disponibilità dei salesiani, animati don Bosco “raccogliessero i figli abbandonati del dall’amore verso i ragazzi, attrezzati con un me­ popolo, onde fossero educati cristianamente ed todo semplice per capirli e stare con loro. Da su­ istruiti nelle scuole elementari per apprendere in bito furono numerosi: più di centosettanta. seguito un mestiere nell’Istituto stesso”. Così tra Istituto, chiesa di san Rocco e oratorio si Formavano il gruppo dei pionieri don Federico iniziava a delineare la presenza salesiana in questa Moratti, primo direttore dell’opera, il chierico città. Pestarino Paolo e il coadiutore Roddi Giuseppe, Le difficoltà iniziali furono tali e tante che il di­ accompagnati dall’economo generale della Con­ rettore don Federico Moratti, affaticato e scorag­

26 Marzo 2015 giato, fu sostituito dal nuovo direttore don Lo­ faticato dal viaggio, si sia seduto su di un sasso renzo Capra. Non mancarono anche in seguito davanti alla chiesa di san Rocco. Il sasso esiste avversità di tipo economico, di relazioni tese con tutt’ora e i frequentatori dei salesiani lo chiamano il “Comitato”, di perplessità dei Superiori di Mi­ amichevolmente “il sasso di don Rua”. lano e di Torino circa la validità e la possibilità Fu così che nel volgere di pochi anni l’opera sale­ di sopravvivenza dell’opera in Valtellina. Ma il siana di Sondrio diventa un punto di riferimento nuovo direttore don Lorenzo Capra, uomo de­ sicuro per molte famiglie non solo della provincia ciso, seppe affrontare le situazioni di incertezza di Sondrio, ma anche dell’alto Lario, della Val­ che mettevano in forse la presenza dei salesiani sassina e della bresciana Valcamonica. Numero­ a Sondrio. Si recò direttamente a Torino da don sissimi sono gli exallievi di tutte le età che ricor­ Michele Rua, Rettor Maggiore, per ricorrere al dano con intenso piacere gli anni dei loro studi suo intervento e dare una svolta risolutiva all’o­ passati dai salesiani a Sondrio. pera. Nello stesso anno in cui arrivavano i salesiani a Ottenne ciò che voleva. Don Rua autorizzava l’a­ Sondrio anche le Figlie di Maria Ausiliatrice ini­ pertura di un Convitto per studenti aperto all’in­ ziavano la loro presenza in Valtellina a Tirano, e tera Valle e inoltre raccomandava la cura e il po­ successivamente a Baruffini e a Regoledo, per la tenziamento dell’Oratorio. Egli stesso poi visiterà direzione e la cura della scuola d’infanzia della l’opera di Sondrio nel mese di giugno del 1904, Fondazione Quadrio Curzio. suscitando entusiasmo per il carisma educativo Il carisma salesiano deposto come piccolo seme salesiano e impartendo una benedizione speciale nei solchi di questa terra metteva radici e nel tem­ alla casa i cui benefici effetti continuano tuttora. po avrebbe prodotto messi mature in vocazioni La tradizione vuole che, arrivando stanco e af­ alla vita religiosa, sacerdotale e missionaria.

Oratoriani di Sondrio in festa intorno al Rettor Maggiore e don Stefano D’Aprile. A pagina precedente: Il grande cortile.

Marzo 2015 27 LE CaSE DI DON BOSCO

Culla di salesiani illustri Sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni; Egidio, Ricordiamo qui solo alcune figure che hanno fat­ settimo successore di don Bosco, che partecipò al to onore alla Valtellina, sia tra i salesiani sia tra le Concilio Vaticano II come teologo del cardinal Figlie di Maria Ausiliatrice. Silva Henriquez e di cui quest’anno ricorre il 20° Don Plinio Gugiatti, sacerdote pieno di bontà, anniversario della morte. I sondriesi, riconoscenti, umiltà e amore, Ispettore in Sicilia e nella Lom­ gli hanno dedicato una piazza adiacente al retro bardo -Emiliana, morto ancora giovane all’età di dell’Istituto, al centro della quale si erge un busto 53 anni. che lo raffigura. Ulteriore segno di affetto e stima Don Albino Del Curto: eroe dell’Equador, uomo che la città ha nei confronti dei salesiani. di giustizia e di pace, grande costruttore, ma Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice nominiamo sempre anche grande evangelizzatore. solo suor Maria Troncatti, originaria di Corteno Don Carlo Braga, l’uomo che ebbe tre patrie: l’I­ Golgi (bs), ma legata alla Comunità di Tirano, talia, la Cina e le Filippine, il don Bosco dell’E­ beata, missionaria nella selva amazzonica, cuore stremo Oriente. di Madre per tanti figli, solidale con i poveri e Don Giuseppe Parolini, il “Patagone” di Vetto di aperta ad ogni aiuto. Donò la sua vita per la paci­ Lanzada, grande sostenitore della causa di cano­ ficazione tra i coloni e gli Shuar. nizzazione di Zefirino Namuncurà, il “Domeni­ La comunità di Sondrio nel corso della sua sto­ co Savio” della Patagonia. ria ha poi annoverato molti salesiani che hanno Don Giuseppe Quadrio, venerabile, uomo dal lasciato un segno indelebile nella popolazione. sorriso di fanciullo e prete del nostro tempo, mo­ Iniziamo con don Luigi Borghino, che conten­ dello di vita sacerdotale. deva a don Lorenzo Saluzzo l’onore di essere I Fratelli De Censi: Ferruccio, l’uomo che visse il considerato il “don Bosco della Valtellina”. Fu dolore per amore e Ugo, il fondatore dell’Opera­ per trentasei anni ininterrottamente nella comu­ L’interno della zione Mato Grosso, tuttora missionario infatica­ nità di Sondrio. Una lapide collocata all’ingresso Chiesa di San bile in Perù. dell’oratorio dice di lui: “Direttore dell’oratorio, Rocco. È un centro di spiritualità I Fratelli Viganò: Angelo, ispettore e direttore del­ sacerdote sapiente fatto tutto a tutti, suscitatore e di pastorale la ldc e della rivista del Sacro Cuore; Francesco, di vocazioni, educatore e padre della gioventù per tutta la città. direttore in varie case importanti e ora alle Opere sondriese amata con il cuore di don Bosco”. Di lui scriveva don Egidio Viganò, exallievo dell’o­ ratorio di Sondrio e settimo successore di don Bosco: “Quando rivedo don Borghino non penso alla scienza, né alla tecnica, non penso all’oro né al benessere, non penso alla salute né alla politi­ ca: penso a Dio. E ciò è sublime”. Di lui ancora aggiunge che la sua presenza “è stata una visita di Dio alla città di Sondrio”. Accanto a don Borghino ricordiamo don Loren­ zo Saluzzo, che aveva conosciuto don Bosco e ne fu testimone in Valtellina per ventidue anni. Un grande direttore dal tratto signorile. Fondò la casa di Milano e fu direttore anche a Ravenna e a Chiari “Rota”.

28 Marzo 2015 L’ingresso Continuiamo citando don Raul Maffeis, un tosca­ dell’Oratorio. naccio dal cuore umile, ospitato nella comunità di Sondrio per motivi di salute e divenuto una bene­ dizione per questa comunità come sacerdote ap­ prezzato e ricercato per il suo ministero. E poi don Renzo Ottilini, il prete degli exallievi, don Pietro Frigerio, salesiano esuberante e allegro, sempre di corsa, don Vittorio Rosa, lavoratore infaticabile, animatore nella prima spedizione Omg, origina­ le direttore dell’oratorio e inventore del “Torneo Amaro 18 Isolabella”, don Vittorio Chiari, esube­ rante personalità di educatore e di sacerdote, che aveva l’arte di farsi voler bene dalla gente e sapeva camuffare la sua profondità spirituale con la battuta arguta, lo scherzo inaspettato o l’allegria rumorosa. Grande comunicatore in profondità e con sempli­ territorio a partire dalle giovani famiglie. Un’at­ cità sia nella predicazione sia nella conversazione tenzione più ampia sul territorio è riservata al personale sia attraverso l’arte teatrale. Dove c’era Convitto per studenti delle classi superiori. Offre lui vi era un’atmosfera di allegria salesiana. la possibilità agli studenti dell’Alta Valle di fre­ quentare le scuole presenti in città per curare la I salesiani e le Figlie di Maria loro formazione umana, professionale e cristiana, Ausiliatrice a Sondrio oggi secondo lo stile di don Bosco continuando una tradizione ormai centenaria. La Famiglia Salesia­ L’azione della Comunità salesiana oggi s’inserisce na è presente sul territorio anche con i Salesiani nel tessuto della città con l’oratorio, con il servizio Cooperatori, gli exallievi, le exallieve e molteplici alla chiesa di san Rocco, con il Convitto per gli gruppi missionari: gruppi attivi e vivaci che ten­ studenti di scuola superiore e con la scuola d’in­ gono desto il carisma. fanzia. Il fiume di persone che ha accompagnato l’Urna L’oratorio, pur non essendo parrocchiale, è mol­ di don Bosco al suo passaggio, nel febbraio 2014, to frequentato. Situato in un quartiere popoloso, ci spinge a riprendere e a vivere lo slogan di quei è ben animato dal suo incaricato don Stefano ed giorni e dire a pieni polmoni “don Bosco è qui”. ha una pluralità di proposte catechistiche, sporti­ La Famiglia Salesiana in Sondrio si sente inco­ ve, ludiche, ricreative e formative, di accompagna­ raggiata a ravvivare il cuore oratoriano, per essere mento nel dopo-scuola, difficilmente riscontrabili segno di speranza oggi per tanti giovani, pur non in altri oratori, per la lunga tradizione salesiana che nascondendo le difficoltà e le incertezze che il fu­ ha alle spalle. La chiesa di San Rocco è uno dei turo porta con sé. simboli del sentimento di devozione e pietà caro Lavorare perché i giovani diventino “onesti cit­ ai valtellinesi e si inserisce nel contesto ecclesiale tadini e buoni cristiani”, proporre la Spiritualità dell’Unità Pastorale delle parrocchie di Sondrio. Giovanile Salesiana e portarli all’incontro con Anche la scuola d’infanzia, animata dalla Comu­ Gesù per “essere felici nel tempo e nell’eternità” nità delle Figlie di Maria Ausiliatrice contribui­ come voleva don Bosco, è per tutti noi ancora il sce a radicare e diffondere il carisma salesiano sul principio ispiratore di ogni nostra giornata. X

Marzo 2015 29 don bosco in africa HUBERT TWAGIRAYEZU Traduzione di Marisa Patarino Il Calm di Namugongo La comunità di assistenza per bambini e ragazzi ai salesiani di don Bosco dai missionari combo­ niani. I salesiani sono dunque diventati respon­ “Don Bosco Children and Life Mission (Calm)” sabili di questa comunità. All’epoca i bambini di Namugongo (Uganda) lotta ogni giorno per presenti nella comunità erano molto pochi. La nostra comunità è composta da cinque salesiani, garantire un futuro sereno e costruttivo tre sacerdoti e due confratelli laici. ai bambini poveri in Uganda. Molti bambini che vivono nella comunità sono vittime della povertà e di malattie endemiche a comunità “Children for Life in Mission” come l’hiv/aids, che colpisce i bambini poveri di don Bosco Namugongo si trova a Kam­ e privi di difese. Questi bambini vengono con­ pala, nella periferia della capitale dell’U­ dotti da noi soprattutto dalle strade della città di ganda, vicino a Namugongo Martyrs Kampala. Sono molto giovani. La loro età è com­ place, dove si ricorda il martirio di Carlo presa tra 6 e 20 anni. Molti di loro sono allievi I bambini Lwanga e dei suoi amici. In Uganda nel della scuola primaria (70%), gli altri frequenta­ pregano: “Katonda Waffe L1884 fu compiuto un terribile massacro per ordine no la scuola secondaria (10%) e infine il 20% è oyambe padri del re Kabaka, che torturò orribilmente 22 giovani composto da ragazzi che studiano presso l’istituto ba baduhe emere manji convertiti da poco al cristianesimo fino a determi­ tecnico per acquisire le competenze che in seguito this week” narne la morte. Questo evento storico e religioso li aiuteranno a sopravvivere. (Caro Signore nostro Dio, ha fatto di Namugongo un luogo sacro, meta di Complessivamente, 150 ragazzi vivono presso la aiuta i nostri pellegrinaggi. Quest’anno celebreremo il cinquan­ comunità “Don Bosco calm”. padri salesiani tesimo anniversario della loro canonizzazione. La nostra missione è accogliere i bambini di stra­ a cucinare per noi cibo a “calm” è l’acronimo di “Children and Life for da e quelli che vivono altre forme di difficoltà sufficienza questa Mission”, che significa “Bambini e vita per la per aiutarli a integrarsi nella società offrendo loro settimana). missione”. Questa realtà è stata affidata nel 2002 istruzione, una risposta alle necessità di base e at­ tività socio-culturali che li aiutino a costruire un futuro sereno. R isultati ottenuti La comunità “calm” è riuscita a mandare tutti i ra­ gazzi a scuola. Tutti i giovani si recano ogni giorno a scuola, dalle elementari alle medie superiori. Tramite il metodo preventivo di don Bosco per l’educazione dei giovani, i salesiani hanno fatto e continuano a fare molto per prendersi cura di questi bambini e per volere loro bene. Ogni bam­ bino che vive presso la comunità “calm” è un

30 Marzo 2015 A sinistra il riflesso della semplicità e dell’umiltà dei mo affrontare. Spesso chiediamo in signor Hubert bambini di cui Gesù parla nei Vangeli. prestito denaro ad altre istituzioni Twagirayezu, Il clima di preghiera all’interno della e non siamo in grado di rimborsare salesiano, autore dell’articolo. nostra Comunità “calm” non è un puntualmente i prestiti. sogno. I ragazzi pregano con il Ci mancano dei mezzi di tra­ cuore. Si rivolgono a Dio come sporto per i ragazzi che devono se parlassero al padre o alla recarsi a scuola. Dobbiamo madre che alcuni di loro non pagare forti somme per il hanno avuto la possibilità di servizio di trasporto. Pre­ avere. Dio è veramente con questi piccoli e non ghiamo perché alcune persone di buona volontà può mai chiudere le orecchie per non ascoltare le ci offrano i mezzi finanziari per acquistare un loro richieste. Alcune preghiere che i nostri bam­ grande autobus, in modo da facilitare il trasporto. bini esprimono si riferiscono a necessità primarie. Scarpe: molti ragazzi non hanno scarpe. Altri Un esempio: “Katonda Waffe oyambe padri ba hanno scarpe vecchie, malridotte e maleodoranti. baduhe emere manji this week” (Caro Signore Carta igienica: i nostri ragazzi usano cartoni e nostro Dio, aiuta i nostri padri salesiani a cuci­ giornali. Ce ne vergogniamo. Abbiamo bisogno nare per noi cibo a sufficienza questa settimana). di modificare questa situazione. Abbiamo qual­ Inoltre, i nostri ragazzi sanno animare bene la li­ che difficoltà anche per gli abiti. Abbiamo i bam­ turgia. I salesiani e gli operatori che li affiancano bini, ma ci mancano vestiti da far loro indossare. hanno insegnato loro a cantare. Partecipano atti­ Siamo senza ambienti per il gioco: abbiamo solo vamente alle celebrazioni liturgiche. due piccoli spazi per i giochi, le cui condizioni al momento non sono buone. necessità e progetti Ci spiace confidare in quali condizioni vivono Abbiamo molti sogni, vorremmo realizzare tante i nostri bambini. Credo che ci siano persone di cose per i nostri ragazzi, ma ci troviamo costan­ buon cuore, che possono trasformare il pianto temente in difficoltà. di almeno uno di questi bambini in un viso sere­ Avremmo bisogno per esempio di aiutare i bam­ no e sorridente, pieno di fiducia nel futuro. A bini ospiti di “Don Bosco calm” a inserirsi nelle Email: [email protected] loro famiglie dopo gli studi e realizzare una scuo­ I nostri riferimenti: SALESIAN OF DON BOSCO la primaria per permettere ai bambini di rimane­ P.O. BOX 205 / Sito Internet: www.calm.sdbagl.org re all’interno della nostra struttura. Abbiamo già avviato l’opera, ma non abbiamo il denaro neces­ sario per terminarla. Abbiamo provveduto solo al 20% della costruzione. L’hiv/aids minaccia i nostri ragazzi. Per fortuna nella nostra Comunità nessuno è ancora morto a causa di hiv/aids o di altre patologie. Preghiamo perché Dio continui a proteggere i nostri figli. Ci sono poi le tasse scolastiche: ogni mese dob­ biamo pagare 30 000 dollari per gli studi dei nostri ragazzi. Garantire ogni giorno il vitto ai ragazzi è un altro grande impegno che dobbia­

Marzo 2015 31 I nostri ricordi pietro sessa I miracoli di Villa Favorita loro che si preoccupasse del loro futuro. Ma un Un istituto salesiano molto particolare, istituto simile richiedeva buoni educatori. Così nelle vicinanze di Napoli, chiuso nel 1966, chiamarono i salesiani. che gli exallievi ricordano con immutato affetto Un giornale dell’epoca scrive: «La “Villa Favorita”, già re­sidenza estiva dei Borboni, che prediligevano e una gratitudine che non finisce. tale sede tanto da averne fatto un luogo vera­mente Tra i tanti miracoli di dedizione e calore ricco di fasto, sorge in una delle zone più salubri ed incantevoli del golfo di Napoli. Nell’edificio, cui educativo di cui Villa Favorita conserva fanno degna corona un rigoglioso parco e un om­ la testimonianza, ci fu anche un vero miracolo broso bosco che estende le sue propaggini fin nei pressi dell’amena spiaggia marina, so­no ora in via che salvò la vita a decine di ragazzi. di ultimazione i necessari lavori di adattamento, cosicché il Collegio verrà orga­nizzato ed attrezzato a guerra non aveva lasciato solo macerie, secondo i più moderni sistemi. ma un numero infinito di lutti e dolori e La proprietà della sede, l’am­biente propizio per soprattutto molti orfani. Proprio per loro la località, il clima, la serenità e la perfe­zione dei nel 1953 nacque Villa Favorita. Gli alti metodi didattici ed educativi, offrono le migliori vertici militari decisero di occuparsi seria­ garanzie per la formazione morale e culturale de­ mente dei figli dei soldati caduti per l’I­ gli allievi che vi saranno ammessi. Ltalia e cominciarono da un istituto apposito per La gestione del Collegio e l’istruzione scolastica degli allie­vi sono affidate a un ordine reli­gioso che ha riscosso i migliori consensi nel campo dell’educa­zione dei giovani. Gli allievi godranno di un trattamento ispirato a signori­lità e distinzione che, senza venir meno ai sani principi del­l’educazione e della disciplina, La facciata di Villa terrà nel dovuto conto la com­plessa psicologia dei Favorita: era una giovani di oggi, in modo che oltre all’ac­quisizione fastosa residenza estiva dei Borboni. delle nozioni cultu­rali, i ragazzi, possano giunge­ In alto: La statua re ad un armonico sviluppo della personalità e del di Domenico Savio. carattere».

32 Marzo 2015 pietro sessa “È commovente!” U n vero miracolo Un altro giornale: «e che il Collegio di Villa Fa­ Ma il vero miracolo, uno di quelli con la M maiu­ vorita funzioni, è un mira­colo che vediamo con i scola, di Villa Favorita avvenne il 22 novembre no­stri occhi: già i giovinetti hanno preso un avvio 1955. Ecco in modo molto scarno come lo de­ quanto mai serio nella loro nuova vi­ta, cui si apro­ scrive la “Cronaca della Casa”: «Un vero miracolo, no prospettive di un avvenire sicuro. attribuito a santa Cecilia e a Domenico Savio, il È dav­vero singolare la particolare tenuta di questo cui monumento era lì a giacere sotto il portico, Istituto che è in mano di religiosi. I no­stri bim­ perché incerti dove si dovesse collocare, si effet­ bi sono dei militarini in erba; hanno già la loro tua oggi: Alle 14.15 crolla una buona metà del bella divisa, che è come quella degli allievi del­ nuovo soffitto in cemento armato spin­gendo il la Nunziatella. Ma quel che potrebbe sembrare muro di tufi (40 metri quadrati circa) che soste­ un’ostentazione di militarismo è invece solo una neva il terrazzino antistante lo studio e distrug­ molla per mantenere la disciplina di questi ragaz­ gendolo interamente. In quel tempo i nostri gio­ zi, i quali così sentono l’orgoglio di appartenere vanetti avrebbero dovuto da 10 minuti trovarsi in a genitori valorosi. E ciò malgrado, essi vivono ricreazione e, per lo meno, 20 di essi si sarebbero in un ambiente familiare pieno di religione e di trovati sfracellati dalle macerie. Invece si trovava­ amore; di comprensione e di dignità. Poiché lo no ancora a refettorio pronti per uscire. Una forte scopo sostanziale dell’educazione dei salesiani di preoccupazione per i superiori, che si rasserena­ Villa Favorita è essenzialmente questo: formare no quando constatano il Provvidenziale ritardo e i giovani a quei principi di onestà, di forza e di l’incolumità di tutti. Viva santa Cecilia, Domeni­ pietà che sono i canoni etici di una vita umana, co Savio e i nostri Santi Protettori». degna in tal mo­do ed atta a garantire alla nostra Il “provvidenziale ritardo” fu dovuto proprio alle Patria, in un momen­to in cui sembra che i valori capacità artistiche dell’autore dell’articolo, che fu morali siano sommersi da una generale mentalità invitato dal Direttore a dare un saggio della sua I ragazzi di allora. scettica e corrotta, i cittadini di domani pieni di abilità di imitatore. I ragazzi si godettero lo spet­ Oggi sono ancora saggezza e di incorruttibile devozione. tacolo, ebbero dieci minuti in meno di ricreazio­ molto affezionati È quello che ci ha detto il Direttore dell’Istituto ne, ma si salvarono la vita. X alla loro “Villa”. don Alessi, un sacerdote dagli occhi intelligenti e vivissimi che dietro le lenti a stanghette sottili vedono assai più in là di tanti altri, e sanno legge­ re soprattutto nell’anima di questi ragazzi e, quel che è più importante, in quella delle loro mamme che, trepidanti, affidano i loro figliuoli». Così uniti, affratellati sotto il vigile occhio di don Alessi, li vide anche il gene­rale Pizzorno, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in visita al Col­ legio e nell’accarezzare le testine dei più pic­cini, disse con voce malferma dall’emozione: “È com­ movente”. Anche il nostro cardinale Mimmi, che ha vi­sitato recentemente i piccoli ospiti di Villa Favorita, nel benedirli con gesto paterno, disse la stessa frase: “È commovente”.

Marzo 2015 33 COME DON BOSCO pino pellegrino Il mese di marzo ci regala la Festa dei papà. Sarebbe imperdonabile lasciar passare l’occasione, senza Papà parlare di una presenza fondamentale nell’educazione dei figli. medaglia d’oro Una cosa è certa: B asta con i papà di carta, descritti dai libri! È mille volte se non rivalutiamo preferibile mostrarli in diretta, in carne e ossa. Sono questi i veri Trattati dell’arte della paternità. Ecco, dunque, una la figura paterna, splendida rassegna di papà che ci insegnano ben più faremo poca strada. di quanto raccontano cento pedagogisti nei loro volumi.

Il papà di Enzo Biagi, scrittore

Foto Shutterstock «Di mio padre ricordo la grandissima generosità, l’apertura e la disponi­ bilità verso tutti. Non è mai passato un Natale – e il nostro era un Natale modesto – senza che alla nostra tavola non sedesse qualcuno che se la passa­ va peggio di noi. Non è mai arrivato in ritardo allo stabilimento. E io ho imparato che bisogna fare ogni gior­ no la propria parte».

Il papà di san Giovanni Paolo II, papa Il papà di Madre Teresa noi: ci ha dato tanto, tanto, per cui «Mio padre è stato meraviglioso e di Calcutta fate del bene a tutti”. quasi tutti i miei ricordi d’infanzia e «Era un uomo severo e da noi preten­ Una volta mi ha detto: “Figlia mia, di adolescenza si riferiscono a lui. Era deva molto. Ma era anche molto ge­ non prendere mai né accettare mai così esigente con se stesso da non aver neroso. Donava a tutti cibo e denaro, un boccone di pane, se non è diviso bisogno di mostrarsi esigente con suo senza farsi notare né vantarsi. Diceva con gli altri”. Un’altra volta mi dis­ figlio. Il suo esempio era sufficiente a sempre: “Dovete essere generosi con se: “L’egoismo è una malattia spiri­ insegnare la disciplina e il senso del tutti come Dio è stato generoso con tuale”». dovere. Era un uomo eccezionale!».

34 Marzo 2015 H aNNO detto I proverbi del papà pino pellegrino • “Credo che i padri non si rendano con- • In casa non c’è pace se la gallina canta to di quanto i ragazzi hanno bisogno di e il gallo tace. loro” (Alessandro D’Avenia, inse- • Come canta l’abate, così risponde il frate. gnante-scrittore). • Il leopardo non perde le chiazze del pa- • “Oggi ne sappiamo quanto basta per dre (dal Marocco). comprendere che il bambino per evol- • Se il padre fa carnevale, ai figli tocca versi in modo armonioso, deve poter in- fare quaresima. teragire con entrambi i genitori” (Nor- • Marito innamorato sa fare anche il bucato. berto Galli, pedagogista). • Chi vuole essere capo deve fare da pon- • “Se non rivalutiamo con equilibrio tutte te (dall’Inghilterra). e due le figure dei genitori faremo poca • Prima di dirigere l’orchestra, bisogna strada” (Antonio Miotto, psicologo). conoscere la musica. • “È difficile pensare a Dio padre se non • Albero carico di frutti si china verso tutti. si è fatta l’esperienza di un padre terre- • I passi del padre fanno l’andatura del stre affettuoso e provvidente” (André figlio.

Godin, pedagogista). Foto Shutterstock • “I vostri figli vogliono qualcuno da ri- spettare! Forse non hanno il coraggio dovuto affrontare nel lavoro, si è come di dirvelo, ma non c’è dubbio su quello Il papà di Francesca che pensano: ‘Comportatevi da genito- D’Acquino, attrice illuminato. Lui è sempre lì a correg­ ri, non da coetanei!’” (Charles Galea, «Non potrò mai dimenticare mio pa­ gerti, ad aiutarti. Quando stai facendo pedagogista americano). dre: se penso al passato, vedo soltanto un lavoro, lui ti mostra sempre un’altra • “Le parole che un padre dice ai figli nell’intimità della casa, nessun estra- lui. È stato un uomo che ha sofferto possibilità di fare quella cosa. In fami­ neo al momento le sente, ma alla fine moltissimo. Ha sopportato tredici anni glia è come una fonte di salvezza». la loro eco raggiungerà i posteri” (J.P. di malattia prima di spegnersi. Una Richter, scrittore tedesco). lunga agonia. Era una persona stu­ Il papà di Flavio Insinna, penda, eccezionale. Quando studiavo attore all’Accademia d’arte drammatica a «Molto severo, ma di grandissimo Il papà di Goffredo Parise, Roma, mi veniva sempre a prendere la cuore. Un esempio da seguire nella scrittore sera tardi o mi aspettava alla fermata vita di tutti i giorni. È stato il medi­ «Severo, di poche parole, alto e ma­ dell’autobus e, una volta a casa, anche co degli ultimi, dei più disperati, dei gro, mio padre con la sua presenza se erano le due di notte, mi prepara­ malati di mente, dei tossicodipenden­ fisica ha influito su di me trasmetten­ va la cena. Da mio padre ho imparato ti, dei diversamente abili. Mi ha inse­ domi la capacità di non scompormi tanto: gli vorrò sempre bene». gnato che nella vita ci vogliono sem­ mai!». pre generosità e la voglia di tendere la Il papà di Claudio, mano a chi ne ha bisogno». Il papà di Giovanni diciannove anni Spadolini, politico «Mio padre è stato bocciato una volta Eccoli i nostri meravigliosi papà: che «Il suo amore per i libri e la biblioteca alle Medie e a scuola non era uno dei cosa aspetta l’Unesco a dichiararli fornitissima in cui passava le giornate migliori. Ora, con tutto quello che ha “Patrimonio dell’Umanità”? g hanno avuto un’importanza decisiva nella mia formazione. Era un uomo M eGLIO padre che generale! di grande probità morale e di gran­ Douglas MacArthur era un generale americano duro, dalla tempra d’acciaio. Sorprese tutti quan- de dedizione al lavoro. Nel 1942 e do si scoprì che un giorno aveva scritto: “Per professione io faccio il soldato e ne sono orgo- 1943 salvò molti beni di Israeliti. E glioso. Ma sono infinitamente più orgoglioso d’essere padre. Un soldato distrugge per poter costruire. Il padre costruisce sempre senza distruggere mai. Uno ha la potenzialità della morte, non solo beni. Nel 1944 rimase ucciso l’altro incarna la creazione e la vita. La mia speranza è che mio figlio, quando me ne sarò andato, sotto i bombardamenti mentre soc­ mi ricordi non in battaglia, ma in casa, mentre recito con lui la mia preghiera quotidiana”. correva i feriti».

Marzo 2015 35 la linea d'ombra alessandra mastrodonato La meraviglia salverà il mondo Una generazione che non ha più tempo per può riservargli una deviazione o una sosta impre­ vista. Una generazione abituata al tutto e subito, lo stupore e per la contemplazione sembra che preferisce afferrare al volo tutto ciò che le ca­ diventata incapace di provare una genuina pita sottomano, piuttosto che avventurarsi lungo sentieri secondari alla ricerca di tesori nascosti e e stupita meraviglia di fronte alle bellezze paesaggi inesplorati. Una generazione che non ha del creato e al mistero della vita. più tempo per lo stupore e per la contemplazione, che sembra diventata incapace di provare una ge­ empre di corsa. Il passo svelto e frettolo­ nuina e stupita meraviglia di fronte alle bellezze so. Lo sguardo perso nel vuoto. Gli occhi del creato e al mistero della vita. bassi e distratti o perennemente incollati Allo sguardo disincantato dei giovani del terzo al tablet o al cellulare. È questo il ritrat­ millennio, tutto appare ormai già visto e speri­ to di una generazione sempre in lotta mentato; nulla riesce più a suscitare in loro sba­ contro il tempo, focalizzata sui propri lordimento e curiosità, anche perché un mondo Sobiettivi, troppo impegnata a cercare il percorso indagato esclusivamente con gli strumenti della più veloce per giungere alla meta per guardarsi razionalità e della scienza, a volte, sembra non la­ intorno e accorgersi delle possibili sorprese che sciare spazio ad alcun tipo di emozione. Eppure la realtà è così varia e diversificata, così sorprenden­ Non si può cercare un negozio te e ricca di sfumature, che basterebbe sottrarsi di antiquariato in Via del Corso; per un momento alla frenesia della corsa quoti­ ogni acquisto ha il suo luogo giusto diana per incrociare sulla propria strada i mille e non tutte le strade sono un percorso. volti della bellezza, per essere completamente ra­ Raro è trovare una cosa speciale piti dall’armonia dell’universo, che è specchio e nelle vetrine di una strada centrale; riflesso della perfezione del Creatore, per sentire per ogni cosa c’è un posto, ridestarsi dentro di sé quella nostalgia del bello che ma quello della meraviglia è in grado di riconciliare il cuore con la mente, di è solo un po’ più nascosto. mettere in contatto microcosmo e macrocosmo, Il tesoro è alla fine dell’arcobaleno, riunendoli in un’intima comunione. che trovarlo vicino, nel proprio letto, Non è affatto vero, infatti, che ciò che si guarda piace molto di meno... → con gli occhi dell’intelligenza non possa suscita­ re anche un sentimento di commozione. Anzi è

36 Marzo 2015 proprio la capacità di leggere dentro le cose che, Come cercare l’ombra in un deserto provocando ad andare oltre ad una visione ripe­ o stupirsi che è difficile incontrarsi in mare aperto. titiva della natura e della storia, consente di fare Prima di partire si dovrebbe essere sicuri spazio al senso della meraviglia, al mistero della di che cosa si vorrà cercare, dei bisogni veri. profezia, all’irruzione dell’inedito in una realtà Non si può entrare in un negozio che troppo spesso è data per scontata. e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo; Certo, non è un’impresa semplice, soprattutto in se la vita è un’asta sempre aperta, tempi di diffusa laicizzazione dello sguardo sul anche i pensieri saranno in offerta. mondo e di arida mercificazione di ogni aspetto Ma le più lunghe passeggiate, dell’esistenza, che rischiano di condannare all’a­ le più bianche nevicate e le parole che ti scrivo nonimato e all’insignificanza anche i sentimen­ non so dove le ho comprate; ti e le emozioni più autentiche. La ricerca della di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta, bellezza e del senso nascosto delle cose richiede perché l’argento, sai, si beve, tempo, pazienza, capacità di attesa. Ma solo chi ma l’oro si aspetta... accetta il rischio di perdere del tempo in questa lun­ (Niccolò Fabi, Il negozio di antiquariato, 2003) ga e appassionante ricerca, di smarrirsi in sentieri poco battuti e deviazioni, di indugiare a guardare gli riserva, riappropriandosi di quella capacità di oltre il proprio naso, di attardarsi lungo la via per meravigliarsi e di provare stupore anche di fronte godere del paesaggio circostante e lasciarsi sor­ alle piccole cose che è l’unico antidoto contro la prendere dagli incontri inaspettati, può sperare vacuità del vivere quotidiano e l’opacità dell’esi­ di riuscire a raccogliere tutti i doni che la vita stenza. o Foto Shutterstock

Marzo 2015 37 la storia sconosciuta di don bosco francesco motto

ti possibilmente di quelle cognizioni che possono in qualche modo tornare utili a quei popoli”. Con alcuni sale­ Don Bosco connesso siani già presenti in America Latina, pensava di poter raggiungere il nume­ ro di quindici missionari. Invero l’impegno non poté poi essere costantemente onorato nei tempi previsti, neppure con l’invio di due soli missionari, a causa di una rivoluzione scoppiata in con la Santa Sede quella Repubblica. I salesiani indu­ giarono a lungo, forse troppo, tanto da entrare in Paraguay solo nel 1896. Don Bosco, si sa, era sempre connesso con il Cielo, Non così in Patagonia, dove entrarono con la terra (pagnotte, ragazzi, povertà, scuole, nel gennaio 1880, come documenta la lettera al cardinale Nina di fine anno soldi...) ma anche con la Chiesa sulla terra. Dentro 1879, in cui don Bosco informava l’e­ di essa manteneva frequentissimi ed interessanti minente porporato che il progetto pa­ contatti soprattutto con i pastori che stavano tagonico stava assumendo “proporzioni colossali”, tali da richiedere “duemila al vertice, il papa e i suoi collaboratori. missionari” e non solo i dodici partiti il 15 dicembre e quelli ancor più nu­ olete una prova? Eccola, e soluto comando”. Molto saggiamente merosi che sperava di inviare colà in mi limito ad alcune delle don Bosco chiedeva “qualche mese marzo 1880. lettere sconosciute di un solo di tempo per potere preparare una anno ed inviate ad un uni­ decina di salesiani ed eventualmente Libertà educativa co personaggio, il cardinale altrettante fma attraverso lo studio come condizione Lorenzo Nina, Segretario di della lingua, dei costumi e della sto­ previa per aprire VStato di papa Leone XIII. ria del Paese onde recarsi colà “forni­ una casa salesiana U n progetto missionario Nella lettera della comunicazione del­ dopo l’altro, senza sosta la partenza dei succitati due missionari il 22 luglio, don Bosco apriva un in­ Ad inizio anno 1879 don Bosco acco­ teressante spiraglio sulla motivazione glieva formalmente l’invito da Roma data al rifiuto di accettare la direzio­ di aprire un nuovo fronte missionario ne dell’ospizio romano di S. Michele a servizio della diocesi del Paraguay: proposta da monsignor Jacobini: “era “In merito poi alla dimanda che V. incompatibile col nostro sistema di Eminenza mi fa da parte di S. S. per educazione”. Il progetto non lasciava avere missionarii pel Paraguay. Le liberi i salesiani di applicare il siste­ dico, come già altre volte, che ogni ma preventivo, tant’è che don Bosco desiderio del S. Padre è per noi un as­ aggiungeva subito: “qualora però il

38 Marzo 2015 Miglior fortuna invece ebbe la do­ manda per l’erigenda chiesa di Valle­ crosia a servizio dei ragazzi dell’opera salesiana che si stava colà aprendo, in contrapposizione ai protestanti. Don Bosco a metà settembre 1879, a nome del vescovo e di una commmissione di beneficenza, tramite il cardinale Nina, chiese una benedizione aposto­ lica per tutti i benefattori. L’appoggio, richiesto, del cardinale, fu tale che con la benedizione, don Bosco rice­ vette dal pontefice anche un sussidio di 500 lire. S. Padre desiderasse che noi prendes­ questa Enciclica, ma a qualsiasi di­ Si potrebbe continuare con l’annun­ simo cura di qualche ospizio in Roma sposizione della S. Sede pronti a dare cio al cardinale dell’arrivo in Roma ad […] io ci andrei, purché possiamo es­ tutto anche la vita ove sia d’uopo in inizio gennaio 1880 del salesiano don sere liberi nella parte disciplinare”. difesa di quei principii e di quelle Francesco Dalmazzo con l’incarico di dottrine di cui solamente il Romano Procuratore, cosa che avrebbe favorito T otale adesione Pontefice è Maestro Infallibile”. Don i rapporti fra salesiani e Santa Sede. alle direttive pontificie Bosco sempre dalla parte del papa, Del resto il Nina, nel marzo preceden­ fosse Pio IX o Leone XIII. Lo sareb­ te, era stato nominato cardinale pro- Gradita invece dovette risultare al be certamente con papa Francesco. tettore della società salesiana da papa cardinale la lettera del 29 ottobre con Leone XIII. Infatti alla supplica di cui don Bosco assicurava l’adesione M a anche i soldi sono don Bosco, papa Leone, dopo essersi dei salesiani all’enciclica Aeterni Pa- utili e talora necessari offerto personalmente per tale ruolo, tris con cui la Santa Sede intendeva accettò ragionevolmente la proposta rilanciare la filosofia tomista reputata per salvare le anime di nominare il cardinale Segretario di come la più adeguata per la riforma di La corrispondenza con il cardinale Stato, con grande gioia di don Bosco una società secolarizzata e la più con­ Nina documenta pure due ennesimi che, da Firenze subito si felicitò con geniale al messaggio cristiano: “Cre­ tentativi falliti, in aprile e settembre lui e lo ringraziò, ripromettedosi però, do non sia necessario che io esprima a 1879, circa la concessione di sussi­ appena arrivato a Torino, di illustrar­ nome dei salesiani tutti una assoluta ed di economici alle missioni salesiane gli la non felice situazione in cui ver­ illuminata adesione alla recente Enci­ da parte dell’Opera di Propagazione sava la società salesiana per mancanza clica di Sua Santità. Le nostre Regole della Fede e della Santa Infanzia di di particolari libertà di azione. L’auto­ stabiliscono di seguire fedelmente la Francia. Queste, due istituzioni, rigi­ revole cardinale se ne sarebbe interes­ dottrina di san Tommaso e quegli au­ dissime nella difesa delle norme che sato, ma senza troppo successo. Resta tori commendati dalla Santa Chiesa regolavano l’erogazione di aiuti eco­ il fatto che don Bosco per il bene delle perché lo hanno fedelmente interpre­ nomici, respinsero, anche questa vol­ anime era sempre “connesso” con i pa­ tato. Tuttavia se giudicasse a proposi­ ta, come sempre, le richieste di don stori della Chiesa con i mezzi “tecno­ to La supplico di assicurare S. Santità Bosco, nonostante l’autorevole inter­ logici” del tempo: la corrispondenza e che noi non solo facciamo adesione a vento del cardinal Segretario di Stato. i viaggi. y

Marzo 2015 39 il loro ricordo è benedizione massimo giuggioli

Così Angela e Massimo dall’a- semplicità, il buon umore anche gosto del 1990 iniziano la loro nei momenti più ‘drammatici’ e avventura in Villetta. soprattutto la fiducia nella prov- Non è stato un caso, si erano videnza, a me hanno da sempre preparati, avevano condiviso im- richiamato lo stile di mamma portanti valori cristiani: avevano Margherita: la mamma di don scelto due santi come guide: san Bosco. Quando poi negli incon- Francesco e don Bosco. Povertà tri di formazione e di verifica che e impegno educativo! ogni settimana si ripetevano con Nelle letture del loro matrimonio regolarità, tu prendevi la parola avevano scelto questo program- per ragionare sulle situazioni dei ma: «Il vostro amore sia sincero. ragazzi, mi hai sempre ‘stupito Fuggite il male, seguite con fer- e meravigliato’: parlando dei mezza il bene… Siate impegnati, ragazzi tu riuscivi a descrivere non pigri; pronti a servire il Si- con precisione e correttezza i gnore, allegri nella speranza, pa- comportamenti e le azioni poco zienti nelle tribolazioni, perseve- corrette (uso un eufemismo!) ranti nella preghiera. Siate pronti dei ragazzi, senza dare giudizi ad aiutare i vostri fratelli quando sulla persona. Qualcuno ti aveva hanno bisogno, e fate di tutto per insegnato che la storia di ogni essere ospitali». ragazzo è sacra, che la persona «Certo chi ti ha conosciuto, profuma sempre di Dio e che il Angela, non ha dubbi per con- nostro modo rispettoso, seppur fermare che questo programma energico, di approcciarci diventa pur nella fatica di ogni giorno il metodo migliore per aiutare i l’hai realizzato con dignità, con ragazzi ad abbandonare i com- passione e con perseveranza. portamenti sbagliati e a lasciar Era il tuo modo di essere e di riemergere la firma di Dio che presentarti: ospitale con tutti, ognuno di noi possiede. Mam- pronta ad aiutare, sollecita nelle ma Margherita è stata la maestra mansioni di ogni giorno, umile di don Bosco; tu una fedele te- MAMMA ANGELA VILLA e capace di infondere fiducia e stimone. Grande!» (dall’omelia M orta il 19 gennaio 2015 ad Arese (Mi) speranza sempre. La tua ricca di don Lorenzo Ferraroli).

Mamma Angela è tornata alla Massimo e Angela sono stati casa del Padre. chiamati da don Saverio Stagnoli Ma dov’era prima, mi ha chiesto a questa scelta vocazionale. un ragazzino? Prima era in una Si erano appena sposati, il 13 famiglia originale, una famiglia gennaio del 1990. La loro parte- numerosa per l’Italia di oggi. Tre cipazione di nozze aveva questa figli: Gabriele, Francesco e Luigi frase: “Non basta possedere il e altri quattro ragazzi che con- Sole se non si è capaci di regalar- dividono con lei e Massimo suo lo”, un amico pittore gli aveva fatto Non marito questo magnifico luogo un disegno dove due sposi clown che è la vita di famiglia. tenevano un filo con un Sole. basta In questa sua famiglia sono pas- Al loro matrimonio il Parroco di possedere sati, negli scorsi venticinque “ Caronno si entusiasma e cede anni, 78 ragazzi che come Raul, gratuitamente una vecchia casa il sole Antonio, Bryan e Dennis hanno patronale dove Arturo e Mas- percorso con lei un tratto della similiana, la famiglia che allora se non loro vita. era presente in Villetta, avreb- siamo Eh sì Angela viveva in Villet- bero aperto una nuova comuni- ta, una comunità famiglia nata tà familiare per l’accoglienza di capaci di dall’intuito di don Vittorio Chiari giovani exallievi ancora in diffi- all’inizio degli anni Ottanta. coltà. regalarlo 40 Marzo 2015 ” C iao AngeLINA massimo giuggioli Grazie per avermi accolto fin dal primo giorno come un figlio e di avere continuato in questi 25 anni a trattarmi da tale, in Villetta mi sono sempre sentito a casa e ho cercato di avere un’attenzione particolare per i tuoi 3 splendidi figli che sento come dei fratelli. Grazie per avermi insegnato il senso vero della famiglia e per avermi donato la tua famiglia. Grazie per aver reso magico tutto ciò che toccavi e grazie per avermi sempre toccato con delicatezza e Amore. Senza di te sarà molto dura, per me eri tutto, eri il fuoco che mi scaldava, con il tuo gran sorriso, ogni volta che entravo dalla porta della tua splendida casa. A questo immenso dolore si unisce anche la grande forza, la sem- plicità e l’umiltà che mi hai lasciato e che spero di riuscire a semi- nare come tu hai fatto in questi lunghi anni nel mio cuore. Non ti dimenticherò mai e ti penserò ogni giorno cercando di sentire la tua voce che mi dice la cosa giusta da fare. Grazie mamma Angela, con affetto. Nunzio

Le mamme non Villetta, mamma di tutti i Barab- tua amata Villetta e nella vita di si fa difficile, come oggi, ci ricor- dovrebbero morire mai ba’s Clowns. chiunque abbia avuto la fortuna deremo della tua malattia e della I ragazzi che incontreremo vor- di incontrarti. Vorremmo che la forza con cui l’hai affrontata e se Oggi le comunità familiari sono remmo accoglierli come ci hai nostra famiglia e la nostra casa la strada si farà buia ci sarà la tua due: La Villetta e la Don Vittorio insegnato tu, con il tuo esem- avessero la tua capacità di ac- luce a scaldarci e a illuminarci. Chiari e sono gestite dalla Ba- pio di ogni giorno: con gratuità, cogliere: la porta sempre aperta, Quando sapremo fare il bene dei rabba’s Clowns onlus. Angela candore, semplicità, pazienza, un posto da aggiungere a tavola e ragazzi ti immagineremo sorride- purtroppo ci ha lasciati, ma ci ha amorevolezza, la tua forza di per- l’arte di moltiplicare in un attimo re in quella maniera così dolce segnato la strada e ci invita a pro- donare e sopportare. I semi che le cose da mangiare per gli ultimi e spontanea che già ci manca. cedere come ha fatto lei, aprendo tu hai piantato con umiltà e spe- arrivati, per i ritardatari, per chi Quando non sapremo che strada la propria famiglia, i propri affetti, ranza sono infiniti e i frutti sono ha appena finito di lavorare o per prendere ci ricorderemo, come all’accoglienza, alla condivisione, i più belli, i più buoni, i più veri chi desidera semplicemente un dicevi sempre tu, che la Prov- come testimonia questo scritto e continueranno a germogliare po’ di compagnia. videnza non ci abbandonerà e degli educatori che hanno condi- ora e sempre tra le mura della Quando sentiremo che la strada troverà un modo per compiere le viso con lei la comunità. opere di Dio. “Mamma è il titolo più bello che Ci sentiamo profondamente for- si possa attribuire ad una donna tunati per averti incontrato e sei ed oggi più che mai sentiamo no- per noi uno dei doni più belli, dei stra la frase scritta ai piedi della doni più colorati, dei più inaspet- Madonnina in cortile: senza una tati ma desiderati nel profondo mamma la vita non ha scopo, del cuore. Uno di quei doni che perché appunto le mamme non rimane e ti guida. Non siamo dovrebbero morire mai. Il giorno stati bravi nel riuscire a darti che ci hai lasciato papa France- maggiore tempo da dedicare a sco ha detto che 3 è il numero Massimo, Gabriele, Francesco, ideale di figli per una famiglia, Luigi e Celestina… fino alla fine tu Angela hai 3 figli naturali, ma hai condiviso tutto con tutti ed è di quante altre persone sei stata bello vederti oggi nei gesti e nelle mamma? Mamma dei ragazzi parole dei tuoi tre figli. accolti in casa tua, mamma dei Don Bosco diceva che l’educazio- clowns, mamma dei barabitt, ne è cosa di cuore, tu lo hai mes- mamma di noi educatori, mamma so tutto. Quando si disegna un dei sacerdoti, mamma di mille cuore lo si colora di rosso, rosso amici e amiche, mamma di tanti come un naso dei clowns… i soci dell’associazione, mamma tuoi Barabba’s Clowns, continua dei volontari, mamma di chi è a guardarli mentre vanno avanti entrato anche una sola volta in sul palcoscenico della vita”.

Marzo 2015 41 il cruciverba ROBERTO DESIDERATI Scopriamo i luoghi e gli avvenimenti legati alla vita Scoprendo don Bosco del grande Santo. Definizioni ORIZZONTALI. 1-8. XXX - 15. Con …verbis indica un modo schietto di parlare - 16. Un apparato elettroni- co con cui vengono carpiti i dati delle carte di credito - 18. Abitata da… un verme! - 19. Divinità egizia dal corpo tozzo che proteggeva dal malocchio - 20. Poco astuto - 21. Dea greca della discordia - 22. Li adorava Sigfrido - 25. La sigla dei Bancomat - 27. Iniz. di Gullotta - 29. Il testo biblico in cui vi si legge della “vanità delle vanità” - 34. Vigile Urbano - 35. I signori ai quali si rivolge l’oratore - 37. Carbon fossile - 38. Ci si va per un caffè - 39. Il nome dell’attore Sharif - 41. Orga- La soluzione nel prossimo numero. nizzazione terroristica basca - 42. Il Rabanne dell’alta moda - 43. Ha per capitale Katmandu - 45. È noto per due poemi immortali - 47. Un amico L’I NIZIO DEGLI INIZI di Charlie Brown - 48. Barriscono nella savana - 49. Ancoraggio. Nella primavera del 1846, don Bosco si trovò ad aver radunato un considerevole numero di ragazzi e, al contempo, il prato dei VERTICALI. 1. Vi sono riportati fratelli Filippi, di cui gli era stato concesso l’uso fino a quel mo- i punteggi della gara - 2. Pancia - 3. mento, non più disponibile. Si mise quindi alla ricerca di un’altra Vetrinetta da museo - 4. Sorregge il sistemazione, ma quel che trovava o erano soluzioni provvisorie tetto - 5. La fisica che studia luce e co- o costavano troppo. Lo sconforto stava per avere il sopravvento, lori - 6. Pari nella bibita - 7. Le iniziali don Bosco vedeva i suoi ragazzi giocare spensierati, ma lui, an- di Sordi - 8. Schiacciate - 9. Nostro in che con la salute traballante, era tormentato dalla preoccupazione di non poter più provvedere alla breve - 10. In inglese indica il nickna- loro educazione. Pensava che non avrebbe potuto dare loro l’appuntamento per la domenica succes- me - 11. Le strappa la barzelletta - 12. siva perché non sapeva dove andare. Quasi in lacrime invocò l’aiuto del Signore: “Mio Dio ditemi Iniziali della Maraini - 13. Capo reli- quello che devo fare”. Fu quasi una visione, l’arrivo di un anziano signore al quale era giunta la voce gioso musulmano - 14. Pieno di atten- che don Bosco cercava un locale. Questo tale, che di nome faceva Pancrazio Soave, gli indicò nel zioni - 17. Congiunzione latina - 23. rione Valdocco di Torino un grosso locale con tetto spiovente, originariamente adibito a lavatoio per Lo intima la sentinella - 24. Cavalli le massaie della città, e addossato a un edificio a due livelli di proprietà della famiglia Pinardi. All’e- dal manto rossiccio - 26. Si beve alle sterno della XXX vi era un campo non coltivato e che poteva essere usato liberamente per le attività cinque del pomeriggio - 28. Città della all’aria aperta. Don Bosco, risollevato dalla provvidenziale Bielorussia - 30. Svolge e promuove notizia, si accordò con il proprietario per un fitto di 300 lire la ricerca scientifica (sigla) - 31. Posti l’anno. Don Bosco tornò dai Becchi (vicino Asti) dopo un adatti al ritiro e alla meditazione - 32. Il periodo di convalescenza, portando con sé anche Mamma figlio di Dedalo - 33. Si dice a 7 e mez- Margherita, che fu sua collaboratrice per dieci anni. Questo zo - 34. Vuoti, frivoli - 36. Gli ortaggi spazio divenne il suo primo oratorio e in seguito fu trasfor- dalle gustose “cime” - 38. Il Big che mato in cappella, l’edificio fu acquistato per intero e altre segna la nascita dell’Universo - 40. Il costruzioni furono realizzate a servizio della nascente opera Vallone di Riso amaro - 42. È maiale a salesiana. (Nell’immagine è visibile un modellino con la ri- Londra - 44. Il centro di Milano - 45. costruzione dell’edificio com’era un tempo). Iniz. del fotografo Toscani - 46. I dottori meno dotti! - 47. Articolo per signore.

42 Marzo 2015 LA BUONANOTTE ROBERTO DESIDERATI b.f. Disegno di Fabrizio Zubani

cio o a scaccia­re i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun E Dio creò il padre altro». Dio lavorò tutta la notte, dando al uando il buon Dio decise di fuori dal letto la mattina presto quan­ padre poche parole ma una voce fer­ creare il padre, co­minciò con do il bebè piange? O a passare fra un ma e autorevole; occhi che ve­devano una struttura piuttosto alta nugolo di bambini che giocano, sen­ tutto, eppure rimanevano calmi e e robusta. Allora un angelo za schiacciarne per lo meno due?». tolleranti. che era lì vicino gli chiese: Dio sorrise e rispose: «Sta’ tran­ Infine, dopo essere rimasto un po’ Q «Ma che razza di padre quillo, andranno benissimo. Vedrai: soprappensiero, aggiunse un ultimo è questo? Se i bambini li farai alti serviranno a tenere in bilico un tocco: le lacrime. come un soldo di cacio, perché hai bambino che vuol giocare a cavalluc­ Poi si volse al­l’angelo e domandò: fatto il padre così grande? Non potrà «E adesso sei convinto che un padre giocare con le biglie senza met­tersi in possa amare quanto una madre?». v ginocchio, rimboccare le coperte al suo bam­bino senza chinarsi e nem­ Una signora confidò: «È meno baciarlo senza quasi piegarsi in qualche anno che è morto due!». mio padre e ancora sento Dio sorrise e rispose: «È vero, ma se fortemente il rimorso di non lo faccio piccolo come un bambino, i avergli mai detto: bambini non avranno nes­suno su cui “Papà, ti voglio alzare lo sguardo». bene”». Quando poi fece le mani del padre, Oggi è il giorno Dio le mo­dellò abbastanza grandi e giusto. muscolose. Ovunque sia tuo L’angelo scosse la testa e disse: «Ma... padre, diglielo! mani co­sì grandi non possono aprire e chiudere spille da ba­lia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito». Dio sorrise e disse: «Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c’è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter strin­gere nel palmo il suo visetto». Dio stava creando i due più grossi piedi che si fos­sero mai visti, quando l’angelo sbottò: «Non è giu­sto. Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar

Marzo 2015 43 ” TAXE PERÇUE tassa riscossa PADOVA c.m.p. Senza di voi

In caso di mancato recapito restituire a: non possiamo ufficio di PADOVA cmp – Il mittente si impegna a corrispon- dere la prevista tariffa. fare nulla! Nel prossimo numero per sostenere Le opere saLesIane ” Notifichiamo che l’Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, avente persona- Il Messaggio lità giuridica per Regio Decreto 13-01-1924 n. 22, e la Fondazione Don Bosco nel mondo (per il sostegno in particolare delle missioni salesiane), con sede in Roma, riconosciuta con del Rettor Maggiore D.M. del 06-08-2002, possono ricevere Legati ed Eredità. Salesiani nel mondo Queste le formule Sull’orlo del vulcano Se si tratta di un Legato Don Bosco in Ucraina a) Di beni mobili “… Lascio all’Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino (o alla Fondazione Speciale Don Bosco nel mondo con sede in Roma) a titolo di legato la somma di € …………….., o titoli, ecc., per i fini istituzionali dell’Ente”. I Salesiani e la Sindone b) Di beni immobili L’uomo che propose “… Lascio all’Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino (o alla Fondazione «Fotografiamo Don Bosco nel mondo con sede in Roma), a titolo di legato, l’immobile sito in… per i fini la Sindone?» istituzionali dell’Ente”. Se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l’uno o l’altro dei due enti L’invitato sopraindicati Don Stefano Martoglio “… Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale Superiore della nuova l’Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino (o la Fondazione Don Bosco nel mondo con sede in Roma) lasciando a esso/a quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, regione Mediterranea per i fini istituzionali dell’Ente”. (Luogo e data) (firma per esteso e leggibile) Le case di don Bosco N.B. Il testamento deve essere scritto per intero di mano propria dal testatore. L’Istituto Agnelli INDIRIZZI di Torino Istituto Salesiano per le Missioni Via Maria Ausiliatrice, 32 Il ccp che arriva con il BS La storia sconosciuta 10152 Torino non è una richiesta di Tel. 011.5224247-8 - Fax 011.5224760 denaro per l’abbonamen- di don Bosco e-mail: [email protected] to che è sempre stato e resta gratuito. Don Bosco Fondazione Don Bosco nel mondo Vuole solo facilitare il Via della Pisana, 1111 lettore che volesse fare e l’Expo del 1884 00163 Roma - Bravetta un’offerta. Tel. 06.656121 - 06.65612658 e-mail: [email protected]