Profili Sospetti Strumenti Di Identificazione Criminale E Pratiche Di Classificazione: La Banca Dati Nazionale Del Dna

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Profili Sospetti Strumenti Di Identificazione Criminale E Pratiche Di Classificazione: La Banca Dati Nazionale Del Dna GRADUATE SCHOOL IN SOCIAL, ECONOMIC AND POLITICAL SCIENCES DIPARTIMENTO DI STUDI SOCIALI E POLITICI CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN SOCIOLOGIA XXIII ciclo PROFILI SOSPETTI STRUMENTI DI IDENTIFICAZIONE CRIMINALE E PRATICHE DI CLASSIFICAZIONE: LA BANCA DATI NAZIONALE DEL DNA SPS/08 – SPS/12 Tesi di dottorato di ricerca di: ANDREA MOLTENI Tutor: Prof.ssa OTA DE LEONARDIS Co-tutor: Prof.ssa GIOVANNA PROCACCI Coordinatore: Prof.ssa LUISA LEONINI Anno Accademico 2009/2010 Indice Indice delle figure 7 Introduzione 9 Parte prima Discorso, classificazioni, sicurezza 1 L’analisi del discorso nelle scienze sociali 21 1 La comparsa del ―discorso‖ 22 1.1 La linguistica saussuriana e lo strutturalismo 24 2 La galassia eterogenea delle teorie e delle tecniche di analisi del discorso 29 2.1 Il ―discorso‖ di Foucault 31 2.2 L‘autorità del linguaggio: Bourdieu 40 2.3 Le forme del discorso: Goffman 42 2.4 Tutto è discorso: Laclau e Mouffe 45 2.5 L‘analisi critica del discorso 52 2.6 Dagli oggetti alle relazioni 59 2 L’analisi sociologica delle classificazioni 61 1 Riferimenti per un‘analisi sociologica delle pratiche di classificazione 64 1.1 Categorie e società 65 1.2 Categorie, istituzioni e saperi 69 2 Categorie, identità e controllo sociale 77 3 La questione dell’identificazione criminale nel governo della pubblica sicurezza 85 1 Il governo della sicurezza 87 1.1 Sicurezza 87 1.2 L‘origine dell‘idea liberale di sicurezza 90 1.3 Il discorso sulla sicurezza 92 1.4 Il dispositivo di sicurezza 94 1.5 Dalla pericolosità al rischio 98 1.6 Lo ―stile di pensiero‖ della sicurezza 100 1.7 La biologizzazione della sicurezza 102 2 L‘emergere della ragione sicuritaria 104 2.1 Origine e crescita del dispositivo sicuritario 104 2.2 La questione sicuritaria italiana 108 3 La scienza dell‘identificazione criminale 115 3.1 La questione criminale fra atavismo e normalità 116 3.2 Identificare e prevedere 119 Parte seconda La banca dati nazionale del DNA 4 La ricerca: un’introduzione 139 1 Dispositivo e classificazioni 140 1.1 Che cos‘è un dispositivo 140 2 Un framework per l‘analisi 147 2.1 Plasmare persone 148 2.2 Scienze che classificano persone 151 2.3 Esperti 152 3 L‘analisi delle pratiche discorsive 154 3.1 L‘analisi del discorso tra saperi e poteri 154 3.2 Il discorso e il problema del governo 155 4 Corpus dei documenti e griglia analitica 159 5 Dall’impronta alle banche dati del DNA 165 1 L'emergere del DNA come prova scientifica nel diritto penale 167 1.1 Le impronte del DNA 168 1.2 L‘impronta del DNA giunge in Italia 174 1.3 Dalle aule di tribunale ai database 177 2 Dati e banche dati di polizia nel contesto europeo 185 2.1 Fichiers sans frontières: scambio di informazioni e banche dati di polizia in Europa 188 2.2 Le banche dati del DNA si diffondono in Europa 202 6 La costruzione della banca dati nazionale italiana del DNA 217 1 La ragione europea 217 1.1 Il trattato di Prüm 219 1.2 Pionieri d‘Europa 223 1.3 Le ―iniziative di Prüm‖ 229 4 1.4 Lo scambio delle informazioni genetiche 236 2 Il processo di costruzione della banca dati italiana del DNA 238 2.1 Il pianto della ―Madonnina di Civitavecchia‖ 239 2.2 I primi passi verso l‘istituzione della banca dati italiana 241 2.3 I progetti di legge per l‘istituzione della banca dati nazionale del DNA 246 2.4 Lo ―strumento‖ della banca dati nel discorso sicuritario 252 2.5 La Legge 85/2009 256 3 Discorso e classificazioni nella costruzione della banca dati nazionale del DNA in Italia 266 3.1 Discorso e razionalità governamentale 266 3.2 Dispositivo e classificazioni 270 Conclusione 277 4 La banca dati del DNA nel dispositivo sicuritario 280 5 Strumenti e politiche di sicurezza 282 5.1 Esperti 285 6 Profili sospetti 289 Bibliografia 295 Indice dei documenti 325 5 Indice delle figure Figura 1 Mappa delle teorie e dei metodi di analisi del discorso 30 Figura 2 Dimensioni del discorso come pratica sociale 58 Figura 3 Griglia e gruppo 70 Figura 4 Particolare del frontespizio della prima edizione a stampa del Leviatano di Hobbes (1651) 91 Figura 5 Esempio di ―ritratto parlato‖ che ritrae lo stesso Bertillon 123 Figura 6 Frontespizio del manuale per il rilevamento delle misure antropometriche di Bertillon 124 Figura 7 Impronte digitali di Francis Galton stampate nel frontespizio dell‘edizione del 1982 di Finger Prints 125 Figura 8 Lo schedario delle impronte digitali dell'FBI durante la Seconda guerra mondiale 129 Figura 9 Prima applicazione forense della tipizzazione del DNA effettuato da Jeffreys per il caso di omicidio di Enderby 133 Figura 10 Distribuzione dei documenti selezionati per anno di pubblicazione 160 Figura 11 Articolo pubblicato dal Times il 23 gennaio 1988 con la notizia della condanna di Colin Pitchford 168 Figura 12 Provvedimenti delle sezioni penali della Corte di Cassazione che citano la prova del DNA ai fini dell‘identificazione 176 Figura 13 Paesi nel mondo che hanno una banca dati nazionale del DNA ad uso forense 178 Figura 14 Aumento del numero di comparazioni in base alla modalità di confronto dei profili adottata 182 Figura 15 Anno di costituzione del database nazionale del DNA o di approvazione della legge per la sua istituzione nei paesi UE 202 Figura 16 Database nazionali del DNA nell'UE 203 Figura 17 Profili del DNA presenti negli archivi nazionali degli stati europei in proporzione alla popolazione 204 Figura 18 Distribuzione geografica delle nazioni europee che utilizzano i profili del DNA e/o possiedono un database nazionale del DNA 206 Figura 19 Stati UE che hanno aderito o hanno dichiarato l'intenzione di aderire al trattato di Prüm 222 Figura 20 Stati firmatari dell'accordo di Schengen nel 1985 (a sinistra) e della convenzione di Prüm nel 2005 (a destra) 225 Figura 21 Stati attualmente aderenti allo "spazio Schengen" 225 Figura 22 Stato di implementazione delle decisioni di Prüm nei diversi stati membri della UE 235 Figura 23 frontespizio del programma del convegno organizzato dal CNBB a Genova nel 2004 244 Figura 24 La copertina del Supplemento ordinario alla G.U. del 13 luglio 2009 in cui è pubblicato il testo della Legge 30 giugno 2009 n.85 251 Figura 25 La notizia dell'approvazione della legge 85/09 sul Sole 24 Ore del 25 giugno 2009 256 Figura 26 Organizzazione della Banca dati del DNA e del Laboratorio centrale 264 8 Introduzione Qui sostarono, mentre la guardia consegnava i documenti, e qui Mr Pickwick apprese di dovervi rimanere fino a che non si fosse svolta la cerimonia nota agli iniziati con il nome di «seduta per il ritratto». «Il ritratto!» , esclamò Mr Pickwick. «Per avere agli atti la vostra faccia, signore», spiegò il forzuto secon- dino. «Siamo bravissimi a disegnar facce. Ci vuole un attimo e sono sempre identiche all‘originale. Entrate, signore, e mettetevi comodo». Mr Pickwick obbedì all‘invito e si mise seduto; alle sue spalle, Mr Weller gli bisbigliò che quello del ritratto era solo un modo di dire dei secondini che con quel pretesto lo squadravano da capo a piedi per ri- conoscere il prigioniero dai visitatori. «Speriamo che gli artisti si sbrighino, Sam. C‘è un gran andirivieni qui». [Charles Dickens, The Posthumous Papers of the Pickwick Club, 1837] Dal 14 luglio 2009 anche l‘Italia ha una propria banca dati nazionale del DNA. Perlomeno ce l‘ha sulla carta, dato che, nonostante l‘urgenza che ha affrettato la discus- sione del Parlamento, quasi due anni dopo l‘approvazione della legge che l‘ha istituita non sono ancora stati adottati i regolamenti necessari per allestirla e farla funzionare. Comunque, tra non molto tempo, gli agenti della polizia penitenziaria dovranno preleva- re, alle persone che finiscono in carcere, un campione di saliva da cui ricavare un profi- lo del DNA. Per prima cosa però dovranno effettuare un prelievo di massa a (quasi) tutti i detenuti e a chi è sottoposto a una misura alternativa alla detenzione. La banca dati del DNA ha infatti come finalità quella di ―facilitare l‘identificazione degli autori dei delit- ti‖, e funziona sulla base di due presupposti: uno criminologico, per cui essa serve per identificare i ―recidivi‖ e si fonda sull‘idea di una ―popolazione criminale attiva‖; l‘altro statistico, che pretende che, per essere efficace, l‘archivio contenga un numero elevato di ―profili‖ individuali. Oltre a quelli delle persone detenute, anche altri profili del DNA finiranno dunque nella banca dati, a partire da quelli già ora conservati dalle forze di po- lizia, raccolti nel corso delle indagini degli ultimi vent‘anni. Il primo caso in cui fu svol- ta, in Italia, un‘analisi del DNA nel corso dell‘indagine per un delitto è stato infatti quel- lo noto come ―l‘omicidio di via Poma‖, avvenuto a Roma nel 1990. Un tentativo ancora precedente fu realizzato tre anni prima, nel 1987, ma allora, per effettuare le analisi, gli investigatori si rivolsero a un laboratorio inglese. Quella nuova tecnica di indagine era nata infatti, da pochissimo tempo, proprio nel Regno Unito, in un laboratorio dell‘università di Leicester. Prima di proseguire è opportuno chiarire un paio di questio- ni. Una banca dati forense del DNA funziona? Sì, è uno strumento certamente efficace, ma non senza limiti, per le indagini di polizia. Una simile banca dati serve? È opportu- na? Beh, queste sono domande più complicate, a cui si può rispondere solo assumendo un punto di vista particolare. Per il Parlamento italiano, che ha approvato praticamente all‘unanimità la legge che la istituisce, essa serve certamente, ed anzi, siamo arrivati persino in ritardo a dotarci di uno strumento così importante per la lotta al crimine.
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