Cristina Treppo the Consequences of Time

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Cristina Treppo the Consequences of Time Cristina Treppo The Consequences of Time 13 dicembre 2008 – 30 gennaio 2009 Cristina Treppo Palazzo Palumbo Fossati Fondamenta della Malvasia Vecchia San Marco 2597 – 30124 Venezia – Italia The Consequences of Time Tel. +39 041 24 13 006 [email protected] www.galleriamichelarizzo.net Testo critico/Text: Martina Cavallarin Fotografie/Photographs: Cristina Treppo Progetto grafico/Graphic design: Michele Urtamonti Traduzioni/Translations: Spaziolingue - Milano Un ringraziamento particolare/Special Thanks to: Marie e Meline, Carmen Menis, Tiziano Possamai, Rodolfo Treppo, Gloria Vallese In copertina/Cover: Fotografia dalla serie/Photograph from the series The Consequences of Time, 2008 Copertina interna/Inside cover: Tonight, velluto, fiori di organza, colori ad acqua, plastica, filo, dimensioni variabili / velvet, organdie flowers, water paint, plastic, thread, variable dimensions, 2006 Stampa/Print: Arti Grafiche Friulane - Imoco spa www.cristinatreppo.com Cristina Treppo The Consequences of Time a cura di Martina Cavallarin The Consequences of Time#1, particolari / details Nelle pagine precedenti: The Consequences of Time#1, veduta dell’installazione, bancali, rete, cartongesso, tessuto, carta, fiori di stoffa, cemento, colori acrilici e ad acqua, guanto, cera, dimensioni variabili / Previous pages: The Consequences of Time#1, installation view, pallets, metallic net, plasterboard, fabric, paper, fabric flowers, cement, acrylic and water paint, glove, wax, variable dimensions, 2008 Cristina Treppo Archeologie VS Entropie Martina Cavallarin Ogni giorno si deve abbandonare il passato o accettarlo e se non si riesce ad accettarlo si diventa scultori. Trovo il passato terribilmente doloroso sebbene ci sia legata È irrisolto. Eppure non ho alcun gusto per la rivisitazione. È un paesaggio attraverso cui si è passati e che si è esplorato e superato. Solo il domani è interessante. Esorcizzare fa bene. Cauterizzare, bruciare per guarire. È come potare gli alberi. La mia arte è questo. Lo so fare bene. Non è un'immagine che cerco. Non è un'idea. È un'emozione che si vuole ricreare, l'emozione di volere, di dare e di distruggere. Louise Bourgeois Le conseguenze del tempo abitano tangenti i luoghi della memoria, lo spazio delle cose, gli ambienti che raccontano di vite emigrate altrove. Le conseguenze del tempo lasciano tracce da svelare, macchie consistenti come aloni sottili che contaminano il bilico della soglia per guardare più stanze con il solo gesto atletico di un muscolo che si torce. Quella di Cristina Treppo è una pratica contemporanea che viene da lontano, da un uso consueto di raccogliere ed ammucchiare, dalla polvere delle soffitte disabitate violate da menti curiose e da mani veloci. L’artista tocca la materia e la rende altro da sé, la de- contestualizza e la ingloba con soggetti diversi dando vita ad un’opera autonoma, straordinariamente nuova, contrastante il suo passato e sbilanciata nel presente. Tramite queste fusioni Treppo sottrae cose divenute già archeologie di sé stesse all’ulteriore fluire del tempo e alla loro funzionalità, in un processo conservativo che li eleva al grado di opera d’arte che è di per sé parossismo dell’appa- renza rispetto al valore originario. Treppo favorisce ricostruzione e riproposta, nello spazio e nel tempo oggi. L’analisi del linguaggio della Treppo ci avvicina alla dinamica dei ready made, degli object trouvé, ma ci distanzia da questi per gli in- tenti, che non riguardano tanto il rapporto tra artista e opera, quanto tra oggetto e tempo, tra oggetto e spazio, tra oggetto e altro oggetto, per la supremazia finale, appunto, di un soggetto unico che non abbia solo un altro nome, ma soprattutto un’altra forma e abiti un altro luogo. Fotografia dalla serie / Il perno costruttivo dell’opera della Treppo si sostanzia in varie Photograph from espressioni. Nel forgiare la cera e usarla abbondante su sgabello e the series The Consequences lampadario – Inclusion –, su poltrone gemelle legate insieme e fuse of Time, 2008 tra legno e cera – Honey –, come autoritratti frontali lucidi e freddi, seppur impastati tra loro, uniti in un unico destino, costretti alla convivenza forzata. In Kid’s Bed, opera costituita da un letto da bambino in ottone completamente smontato e legato dalla rete del letto stesso, una piccola finestra fotografica appiccicata alla pa- rete ci fa entrare in luoghi abbandonati, per non dimenticare l’ori- gine, per ritrovare quella carta da parati e quelle stanze, mentali e fisiche, dalle quali l’oggetto originario è stato strappato. La di- mensione prospettica di quegli ambienti “antichi” e smarriti ci for- niscono un’ulteriore misura della conseguenza del tempo, dell’ineluttabile, del già accaduto, del trascorso, dell’entropia del mondo nonostante la quale le stagioni però, tanto quanto l’arte, si Nelle pagine precedenti: susseguono e si rigenerano, come se essa non fosse inevitabile, The Consequences of come se la rinascita potesse avere l’ultima parola sulla morte. Time#60, stampa lightjet Smontare il ready made, legarlo e riconfezionarlo rappresenta un’ul- su alluminio / Previous pages: teriore ossessione, una meccanica per ricompattare l’ordine geo- The Consequences of metrico dentro una dimensione prospettica personale, tagliente, Time#60, lightjet print on alluminium, 100x75 cm magari per rivelare pieghe crudeli o inaspettate dolcezze, ma sempre 2008 per affondare la domanda, aperta e irrisolta, della nostra esistenza. Altre volte – Room – l’artista organizza un set nel quale gli elementi accostati si coniugano sotto il segno del colore, delle decorazioni, della narrazione raccontata da una mise en scène sapiente, raffinata, lenta e precisa, che solo come sfondo è velata da una flebile luce drammatica che si esplica in quelle scarpine di legno come tracce di problemi ortopedici, scia di una sofferenza e di un dolore indi- menticato, simbolo di possibilità di una vita domestica ancora luogo fondamentale in cui nascondere segreti e paure. L’idea resta quella di far emergere per contrasto il processo tem- porale che ha inciso sulle cose e l’originaria natura simbolica degli oggetti d’uso comune. Come nella tradizione poverista, c’è nella Treppo l’uso di alcuni materiali che ci riportano al filo di rame, coperte, sale, cera, parti- colarmente cari a Marisa Merz; la scultura, il disegno e la presenza del filo intrecciato sono molto spesso compresenti nelle istallazioni dell'artista torinese, come anche in un grande artista contempora- neo quale Matthew Barney a testimonianza di una tradizione che arriva da lontano, ma le cui radici continuano a germinare nel pa- norama artistico internazionale. Infatti nell’opera dell’artista friu- lana traspaiono la fragilità delle forme e una necessità intima e visionaria. Ma il suo taglio contemporaneo sta nell’inseguire il frammento ricercando il dettaglio, ingrandendo o rimpicciolendo il particolare, mettendo in mostra le tracce di un evento e materia- lizzando il passaggio specifico di una storia. Treppo vuole mettere in scena l’assurdo anche attraverso la paziente pratica a uncinetto, In castigo, sedie / strumento mediante il quale crea un infinito filo di cotone che In the Corner, chairs mette in connessione – Connection – lattiere e zuccheriere lasciate 57x55x87cm, 2008 scendere a grappolo dall’angolo di una parete e sparse, anche sin- golarmente, sul pavimento. Incorniciata con del legno bianco una piccola foto di un limone a dimensione naturale, aperto e corroso dalla muffa, ci riporta al sapore della Madeleine di un tempo perduto. L’artista vivacizza con ironia lo spazio nutrendosi dell’opera che si dilata tra stanze e pareti. Treppo lascia che il lavoro si adagi e si assesti, trovi il suo luogo e il suo stare, corpo bulimico che cat- tura l’attenzione detenendo una forma di concentrazione e un surplus di sguardi su di sé, immobile ma disponibile ad andare oltre la soglia di ciò che è immediatamente visibile. L’opera è sottoposta di continuo alla modalità della visione. L’artista lavora infatti sul “che cosa” mostrare ma necessariamente anche sul “come” essendo l’ossessione che l’accompagna fatta di mondi som- mersi e dimensioni trasposte, forse quelle della sua infanzia oppure frutto di un voyeurismo romantico, pretesto di uno sguardo che at- traverso i desideri del passato si posa sul presente. Nel confronto con l’opera non ci è consentito di essere neutri, né ci possiamo rifugiare in una fruizione indifferente, ma si è costretti a guardare un pò die- tro di noi, a quei passaggi che sentiamo anche un pò nostri tra ab- bandoni e scoperte, fragilità e crescita, poesia e realtà. Se l’arte contemporanea può essere concettuale o poetica, quella della Treppo è indiscutibilmente impasto di tutte e due, rimando continuo a dolcezze e dolori, materia fredda e materia calda, cervello e pancia, trasformazione e rinascita. Nella serie fotografica Consequences of Time, composta da due fotogra- fie raffiguranti una carta da parati a motivi ornamentali, ammuffita ed invecchiata, e una fotografia di un soffitto di una tipica casa di provincia, borghese e benestante, l’opposizione tra teoria ed emo- zione è sottile. Il soffitto è visto dal basso, come se stessimo im- mobili a giacere sul letto il cui scheletro integra l’istallazione centrale – Consequences of Time 1 –. Delle persone non è rimasta traccia. L’essere umano sparisce sbalzato dai resti di una rete me- tallica imbrigliata, catturata, rapita e soffocata da fiori neri di pla- stica. Vecchi bancali sono riempiti di cera e sormontati da altrettanti fiori. Mistificante o arcana l’opera è la rappresentazione di un lutto, il superamento di un passato, lo sconfinamento nella follia, un day after della mente, un’esplosione di cose e un parto in- quietante. Oppure è poesia. Come i fiori bianchi sparsi tra bicarbo- nato e polveri di Light, un espediente per sfuggire vecchiaia, morte, ancora una volta entropia. Raggelare le circostanze è mantenere viva la speranza, congelare la rappresentazione ed esortare i propri sensi a uno sforzo maggiore che vada oltre al conosciuto e al contemplato. Occorre spogliarsi di fronte a questo lavoro, abbandonare le reticenze.
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