A Classical Tour Through Italy and Sicily;

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A Classical Tour Through Italy and Sicily; SIR RICHARD COLT HOARE A CLASSICAL TOUR THROUGH ITALY AND SICILY; TENDING TO ILLUSTRATE SOME DISTRICTS, WHICH HAVE NOT BEEN DESCRIBED BY MR. EUSTACE, IN HIS CLASSICAL TOUR. Quid enim laboro, nisi ut omni quaestione veritas explicetur? CICERO. TRADUZIONE E CURA DI PATRIZIA PASCAZIO TESTO ORIGINALE A FRONTE Edizioni digitali del CISVA 2010 SIR RICHARD COLT HOARE UN VIAGGIO CLASSICO ATTRAVERSO L'ITALIA E LA SICILIA, CHE ILLUSTRA IN PARTICOLARE ALCUNE ZONE CHE NON SONO STATE DESCRITTE DA MR EUSTACE NEL SUO VIAGGIO CLASSICO. Quid enim laboro, nisi ut omni quaestione veritas explicetur? CICERO. TRADUZIONE E CURA DI PATRIZIA PASCAZIO TESTO ORIGINALE A FRONTE Edizioni digitali del CISVA 2010 1 MEMORIAE JOHANNIS CHETWODE EUSTACE, CHOROGRAPHIAM ITALICAM, AB EO FELICITER INCHOATAM, SED EHEU! FATIS IMPEDITAM, GRATUS DEDICAT RICARDUS COLT HOARE, ANNO MDCCCXVIII. 2 MEMORIAE JOHANNIS CHETWODE EUSTACE, CHOROGRAPHIAM ITALICAM, AB EO FELICITER INCHOATAM, SED EHEU! FATIS IMPEDITAM, GRATUS DEDICAT RICARDUS COLT HOARE, ANNO MDCCCXVIII. 3 INDEX/INDICE INTROUZIONE p. 5-14 PREFACE/PREFAZIONE p. 15-19 JOURNEY OF HORACE FROM ROME TO BRUNDUSIUM, ON THE APPIAN WAY. / VIAGGIO DI ORAZIO DA ROMA A BRINDISI, LUNGO LA VIA APPIA. p. 20-44 JOURNAL OF A TOUR TO CASERTA, VENAFRO, AND ISERNIA./GIORNALE DI UN VIAGGIO A CASERTA, VENAFRO E ISERNIA. p. 45-62 EXCURSION FROM ROME TO THE LAKE OF CELANO, &c. IN ABBRUZZO/ESCURSIONE DA ROMA AL LAGO DI CELANO, &c. IN ABRUZZO. p. 63-144 BIBLIOGRAFIA p. 145-149 4 INTRODUZIONE Il “viaggio” nella letteratura odeporica, A Classical Tour though Italy and Sicily[I] di Sir Richard Colt Hoare, venne pubblicato a Londra in due volumi nel 1819, ma in realtà relativo ad un viaggio in Italia compiuto dall’autore nel 1789. Colt, storico di Wiltshire, compì due viaggi in Italia. Nel Settembre del 1785 lasciò l’Inghilterra e, attraverso la Francia, giunse in Italia fino ad arrivare a Napoli ed anche più a Sud, e dopo aver esplorato le bellezze dell’entroterra della città di Roma, passando da Genova, e dal Sud della Francia riprese il suo cammino a ritroso. In Italia ritornò nel 1789. Nella prefazione al suo testo sostiene che diverse furono le motivazioni che lo spinsero ad intraprendere i suoi viaggi: “Novità, piacere e informazione sono i tre principali argomenti che occupano la mente di ogni viaggiatore che progetta un viaggio in terre straniere: dei primi due egli è certo, e sarà sua mancanza se non coglierà l’ultimo… Tutti noi viaggiamo con diverse intenzioni: “Sua cuique voluntas”; ed ogni viaggiatore individua per sè alcune finalità.” Nel Settembre 1785, dunque, Sir Richard Colt Hoare compì il suo primo viaggio in Italia. Attraversò la Francia e l’Italia per giungere a Napoli dove visitò la città e i suoi dintorni; successivamente si recò a Roma e ritornando nel sud della Francia fece tappa a Genova. Lo scrittore fu spinto in questo primo viaggio da una grande curiosità e da un formidabile “entusiasmo”. “La curiosità affrettava il nostro viaggio; e il nostro entusiasmo non diminuì finchè avemmo esaminato le meraviglie della Città Imperiale, e ci fummo crogiolati nelle bellezze della vivace Partenope”. Si tratta di un tema caratterizzante dell’estetica settecentesca. All’inizio del secolo era stato soprattutto Shaftesbury[II] a rilanciarne un’interpretazione moderna, riscattandolo dal discredito di una deriva irrazionalista, rifiutata dall’illuminismo nascente. 5 In un’età di così intensa circolazione d’idee, caratterizzata fortemente dalla volontà di rinnovamento, la concezione dell’entusiasmo, verrà progressivamente adattandosi alle esigenze di una polemica intesa a distruggere pregiudizi e a creare le condizioni per una più moderna interpretazione della vita. In Italia il trattato Sull’origine e la fortuna dell’Entusiasmo[III], di Saverio Bettinelli edito nel 1769, risulterà di fondamentale importanza per la storia delle idee estetiche e del gusto. Per quanto tra sette e ottocento questi termini e caratteri, persa la loro forza dirompente, si vadano diffondendo e banalizzando, tuttavia, per tornare a Colt, nel dominio dell’odeporica essi ritrovano la loro originaria caratterizzazione, legata all’elaborazione di un rapporto tra arte e natura che connota un modello altro di viaggiatore, che non può più esser definito negli schemi rigidi di un classicismo obsoleto. Nel 1788 Colt lasciò per la seconda volta l’Inghilterra. Dopo aver attraversato Olanda, Austria, Prussia e Boemia, giunse a Vienna e in seguito in Italia. Dedicò ancora molto tempo ad esplorare Roma, Napoli, gli Abruzzi e il Molise, successivamente visitò la Sicilia, Malta e Gozo, Capri, Ischia e l’isola d’Elba. Fece ritorno in Inghilterra solamente nel 1791. Ciò che differenzia sostanzialmente questo secondo viaggio dal primo è la diversità degli scopi e delle motivazioni che spinsero lo scrittore ad intraprendere una nuova avventura nel nostro paese. Durante il viaggio del 1785, Colt aveva compiuto un giro turistico-archeologico per le città principali, tappe classiche del tour europeo. In Italia aveva visitato e studiato con passione i monumenti delle maggiori città e qui aveva anche avuto occasione di imparare la nostra lingua. Il nuovo viaggio fu dunque affrontato con nuove prospettive; lo scrittore focalizzò la propria attenzione su quei luoghi dell’entroterra rimasti inesplorati: “26 APRILE 1791. Lasciai Roma con l’intenzione di visitare quella parte del paese che era rimasta inesplorata nel mio ultimo viaggio in autunno, a causa del clima sfavorevole e dell’avanzare della stagione. La principale e, in realtà, ultima tappa del mio viaggio era il lago Fucino, ora chiamato di Celano; non so se in quel posto venni più attratto dall’importanza che questa zona possedeva per i resti di antichità, o dal gusto della novità, e dalla curiosità di visitare un paese poco frequentato da stranieri, e poco 6 conosciuto dal punto di vista storico anche dagli stessi abitanti del luogo.”[IV] All’interesse esclusivo per il passato classico che, a dire di Foscolo, caratterizza gli epigoni di Addison, si intrecciano più moderne e soggettive spinte. Il viaggiatore inglese entra in relazione più intimamente con la gente del luogo grazie alle maggiori conoscenze linguistiche che aveva precedentemente acquisito. Si avventura in una esperienza che sarebbe stata vissuta con una maggiore consapevolezza ed un rinnovato fervore. “Con scopi molto diversi fu intrapresa, dall’inizio alla fine, la mia seconda spedizione nel Continente. Avendo acquisito una sufficiente conoscenza della lingua italiana che mi consentiva di fare domande senza l’aiuto di un interprete, abbandonai la strada per il sentiero, le capitali per le province e procedetti con maggiore sicurezza, e inutile dire, con accresciuta contentezza.” [V] Il viaggiare non consiste solamente nello spostarsi, ma nello scoprire insoliti usi e costumi di popoli sconosciuti, nel cercare di trovare i segni della storia e delle civiltà, i monumenti, i reperti. Il desiderio di accumulare esperienze e conoscenze è la motivazione principale che spinge a intraprendere il viaggio, secondo la mentalità illuministica. Così Colt descrive la straordinaria originalità della festa che si teneva ogni anno a Isernia, in onore dei Santi Cosimo e Damiano: “La folla di persone è immensa; e una varietà di stili e colori viene sfoggiata nei vestiti delle contadine, alquanto strani e bizzarri, e ciascun quartiere è caratterizzato dal suo colore e dai costumi caratteristici; e le donne sposate e quelle nubili si distinguono per la diversità degli abiti. Io, del resto, ero talmente deliziato dalle bellezze naturali del panorama, ed eccitato, come d'altronde lo erano anche gli altri, da uno spettacolo così vivace e pittoresco, che dimenticai lo scopo principale artistico del mio viaggio e la delusione che avrei probabilmente provato in altre circostanze.”[VI] 7 Il viaggio diventa prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine; è stimolo naturale alla ricerca del nuovo, abilità di rapportarsi con il diverso, esperienza dell’istintivo rapporto emozionale con ciò che è estraneo. Colt in particolare rivaluta - di contro all’inevitabile sentimento di estraneità, al contatto inquietante con l’altro - il gioco dell’avventura inerente al viaggio, la preparazione tecnica e psicologica di un itinerario, oppure il semplice piacere della visione, dell’osservazione. Con il procedere del tempo l’abbandono degli spazi rassicuranti della propria terra e della propria società diverrà sempre meno funzionale ad una riconferma dei valori acquisiti. Il suo viaggio, da leggersi anche e specificamente come riconquista del proprio io, assume una dimensione soggettiva rilevante; da esso, in modo graduale, affiora chiaro e solido il processo di costruzione dell’identità personale di Colt. Il viaggio in Italia racchiude per lui una sostanziale polarità tra fedeltà alle radici della terra natale, ai valori della società da cui proviene, e scommessa della ricerca, spinta alla completa conoscenza dell’altro. Gli elementi funzionali che individuano in modo costitutivo il diario di viaggio dello scrittore inglese si incentrano su ciò che possiamo chiamare il “mirabile”, parola in cui convivono due connotazioni di senso: una legata al vedere, all’osservare; l’altra legata alla meraviglia e allo stupore. Vedere e sapere, osservare, guardare e scoprire; dal mirabile nascono dunque i fenomeni tipici del viaggio come l’immagine dell’alterità, dell’altrove. Esperienza fondamentale del viaggiatore è lo spaesamento, lo straniamento che costringe Colt a chiudersi in una specie di dimensione autoreferenziale
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