C.J.L. ~R.€ UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE
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~aD. Mc. 3+3Lt c.J.L. ~R.€ UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE INDIRIZZO STORICO-ARTISTICO Tesi di Laurea In Storia d eli' Arte Contemporanea SILVIO BENCO CRITICO D'ARTE: LA FORMAZIONE (1890-1914) Laureando: Re latore: LORENZO NUOVO Prof. FLAVIO FERGONZI Correlatore: Dott. ENRICO LUCCHESE ANNO ACCADEMICO 2003-2004 A Clara INDICE INTRODUZIONE ................................................................................. IV LA FORMAZIONE DI SILVIO BENCO: GLI ANNI DELL"' INDIPENDENTE " (1890-1903) .......................................................................................... 2 SILVIO BENCO ALLA VI BIENNALE VENEZIANA ....................................... 51 VENEZIA 1905-ROMA 1911-VENEZIA 1914: SILVIO BENCO, LE POLEMICHE DEI VOCIANI E LA STABILIZZAZIONE SU POSIZIONI DI NAZIONALISMO OJETTIANO ................................................................................................ 86 I MANOSCRITTI DEL FONDO BENCO: L'EPISTOLARIO E I SEI QUADERNI D'ARTE FIGURATIVA ......................................................................... 122 REGESTO DEGLI ARTICOLI DI ARTE CONTEMPORANEA PUBBLICATI DA SILVIO BENCO DAL 1890AL 1914 ......................................................... 139 ALTRA BIBLIOGRAFIA .................................................................... .. 145 IV INTRODUZIONE Silvio Benco nasce a Trieste il 22 novembre 1874. Il padre Giovanni è avvocato, irredentista ed appassionato di letteratura e storia, la madre capodistriana e scrittrice dilettante. Benco non ha un corso di studi regolare, ma travagliato prima da una grave malattia ossea, poi dalla difficile situazione economica creatasi in seguito alla morte del padre. È costretto a provvedere da sé alla propria formazione culturale, facendo ricorso - in assenza di una libreria personale - ai volumi ed alle riviste conservati negli scaffali della Biblioteca Civica Attilio Hortis: vera cartina al tornasole, quest'ultima, del reale aggiornamento culturale della Trieste di fine Ottocento. Nel 1890 viene assunto dal!'" Indipendente ", giornale liberai-nazionale, sulla scorta del! 'attività politica e culturale che aveva reso celebre e stimato il padre presso i vertici del partito irredentista; movimento che non mancò di correre in aiuto di un Silvio Benco appena diciassettenne con l'offerta di un posto di redattore. Ha inizio proprio quel!'anno l 'intensa attività critica e letteraria di Benco, che prende ad occuparsi di articoli di cronaca mondana, di critica teatrale, musicale, letteraria e artistica, e, a latere, del!' attività di romanziere e di librettista. Del 1903 è il passaggio al " Piccolo della Sera ", presso cui collabora fino allo scoppio della guerra, che lo vede confinato a Linz per volere del Governo d 'Austria. Gli anni del dopoguerra sono quelli della maturità, segnati -prima del ritorno al " Piccolo " - dalla fondazione della rivista " Umana " e dalla direzione della "Nazione ", oltre che dal! 'affermazione nel ruolo di riferimento intellettuale cittadino per scrittori ed artisti anche non affermati. Sono i lustri in cui ha inizio la collaborazione nell'ambito di giornali di diffusione nazionale come il " Secolo " di Milano o il " Resto del Carlino ", e presso le riviste ojettiane " Pan " o " Pegaso ". È inoltre la fase caratterizzata dai primi riconoscimenti nazionali come il conferimento- nel 1932- del Grande Premio della Letteratura da parte del! 'Accademia d 'Italia. Tuttavia, se da una parte la figura di Benco è venuta affermandosi nel quadro del! 'ondata di nazionalismo successiva alla riannessione di Trieste al! 'Italia, dal! 'altro non va taciuta la silenziosa attività di resistenza di Benco agli eccessi ed alla violenza del regime fascista, che gli valse- sulla scorta del costante rifiuto di iscriversi al Partito - la bocciatura di Mussolini alla v candidatura a membro dell'Accademia d'Italia. Del 1933, poi, è la decisione di Benco di interrompere la propria collaborazione al " Resto del Carlino ", in conseguenza della politica culturale sempre più intransigente e liberticida imposta dai vertici del giornale. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo vede costretto a riparare a Turriaco, da dove dirada sempre più la propria collaborazione al "Piccolo ". Del 1946 è la pubblicazione della Contemplazione del disordine, bilancio di un cinquantennio di tragedia ed instabilità che il Novecento aveva sostituito ai valori ottocenteschi di razionalità ed armonia. Il 1949 è l 'anno in cui è conferita a Benco la laurea ad honorem dalla Facoltà di Lettere del! 'Università di Trieste. Nel marzo dello stesso anno, Benco si spegne nella propria residenza di Turriaco. Se molto è stato scritto in relazione all'attività di romanziere e di critico letterario, teatrale e musicale, mancava, curiosamente, uno studio approfondito centrato sugli scritti di arte figurativa di Benco. Ad eccezione dello sparuto spazio ritagliato sulla questione da due interventi di Bruno Maie/, peraltro poco specialistici ed estranei al tentativo di porre la figura di Benco su un piano di discussione artistica nazionale, si può dire che un intero filone del! 'attività giornalistica del critico aspettasse di essere scoperto ed indagato. Né un lavoro simile mancherà di dare sorprese, pur nella consapevolezza che una figura come quella di Benco non può essere del tutto svincolata dai restanti rami del! 'attività di poligrafo che lo vide protagonista. Da questa convinzione, insomma, trarranno origine alcune " infrazioni di campo ", alcuni " sconfinamenti ", alcuni " incroci "fra critica figurativa, letteraria e musicale, incoraggiati, tuttavia ed in modo determinante, dal taglio anti-specialistico e dannunziano degli articoli di critica d 'arte di Benco, in accordo ad una sensibilità complessa, improntata ad un 'analisi psicologica e morale delle opere e degli artisti, spesso sganciata - al pari di molta della critica di fine Ottocento - dai dati meramente visivi e formali. Così come Benco sarà sempre attento a divincolarsi da un apparato estetico crocianamente concepito come supporto chiave di ogni critica, mantenendosi convinto assertore di un approccio diretto ed individuale dell'opera d'arte:fenomenologia, insomma, più che estetica. 1 Si allude in particolare a Bruno Maier, Silvio Benco e la critica d'arte, in: "Il Balcone del Corso", 16 maggio 1949; e Bruno Maier, Silvio Benco critica delle arti figurative, in: "Pagine istriane", Febbraio 1950, pp. 18-25. Di tutti gli studi su Silvio Benco, ad ogni modo, offrono un ragguaglio lo stesso Maier, Oliviero Honoré Bianchi e Sauro Pesante in: S. BENCO, Scritti di critica letteraria e figurativa, Trieste, Lint, 1977. VI L'obiettivo di questo lavoro è, inoltre, quello di seguire l'evoluzione, le suggestioni determinanti, le letture decisive nel percorso critico di Benco, a partire dal periodo probabilmente più interessante, quello dei quasi tre lustri trascorsi presso la redazione dell'" Indipendente ", a contatto - sul "fronte " locale - con il magistero critico moralizzante e filo-verista di Giuseppe Caprin, e - su quello nazionale ed internazionale - con le pagine di critica d 'arte lette sulle colonne delle neonate riviste " Emporium " e " Marzocco ", integrate da quelle delle francesi " Revue des Deux Mondes " e "Revue des Revues ". A seguire, poi, verrà la focalizzazione su due momenti chiave dell'attività di critico figurativo di Benco: la Biennale veneziana del 1905 e l 'Esposizione romana del 1911, appuntamenti cui il critico dedica complessivamente quasi una ventina di articoli, specchio di un pensiero che dalla linea dannunziana ancora prevalente a cavallo dei due secoli, e dopo alcune fascinazioni " vociane " per l 'acuta rivelazione contenuta negli interventi pubblicati da Ardengo Soffici in coda al primo decennio del Novecento, finirà per abbracciare con convinzione le posizioni di nazionalismo artistico di Ugo Ojetti. Mischiando, altresì, rivendicazioni irredentiste e tardo-risorgimentali di " italianità " ad un desiderio di preminenza del contenuto - ancorché di forte impatto moderno - di contro alla carta dell'astrazione sempre più vincente a partire dal secondo decennio del Novecento. A concludere, varrà la pena spendere qualche considerazione sull'epistolario del Fondo Benco conservato presso la Biblioteca Civica triestina, e composto di quasi millecinquecento missive ricevute dal triestino nell'arco della propria esistenza. Lo spoglio dell'ingente materiale, per lo più inesplorato, è risultato di discreta utilità, ad ottenere e importanti informazioni circa momenti e letture-rivelazione della formazione di Ben co, e, soprattutto, a precisare il determinante contatto con una figura come quella di Mario M orasso. 2 LA FORMAZIONE DI SILVIO BENCO: GLI ANNI DELL'" INDIPENDENTE" (1890-1903) Gli anni dell"' Indipendente " furono per Benco quelli della formazione. Egli venne assunto giovanissimo dal quotidiano triestino nel 1890, quando non aveva ancora compiuto il sedicesimo anno d'età1; aveva abbandonato gli studi nell'autunno dell'anno precedente - quando non aveva ancora fatto in tempo a completare la V classe del Ginnasio comunale - in seguito al riacutizzarsi dei problemi di osteomielite, comparsi nel1884. Il lavoro di redattore offertogli dal direttore dell"' Indipendente" Isidoro Reggio doveva servirgli anche per venire incontro alle disagiate condizioni economiche in cui versava la famiglia - composta dalla madre e dai quattro fratelli minori - in seguito alla scomparsa del padre, l'avvocato Giovanni Benco, avvenuta nel1886.