Echi Classici Nell'opera Di Seamus Heaney
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA Dottorato di ricerca in Filologia Greca e Latina (e fortuna dei classici) Ciclo XXVIII L’Orfeo d’Irlanda: echi classici nell’opera di Seamus Heaney Coordinatore: Chiar.mo Prof. Giuseppe Gilberto Biondi Tutor: Chiar.ma Prof. ssa Mariella Bonvicini Dottoranda: Lidia Sessi Indice Introduzione p. 2 Capitolo I: La tradizione classica in Irlanda p. 7 Capitolo II: In difesa della poesia p. 56 Capitolo III: L'Orestea d'Irlanda p. 97 Capitolo IV: Il rito della sepoltura tra Grecia classica e Irlanda moderna p. 146 Capitolo V: Vergilius redivivus p. 190 Appendice p. 253 1 Introduzione In considerazione del notevole numero di studi sull'opera di Heaney, pare opportuno che ogni nuovo lavoro dichiari la propria raison d'être. In altre parole, sembra necessario precisare quale contributo si presuma di offrire alla comprensione del percorso poetico di Heaney, anche in rapporto alle monografie e ai saggi esistenti. È il poeta stesso a indicare la chiave di lettura che meglio consente di cogliere il senso profondo della sua ricerca estetica ed etica. Nel componimento “Out of the Bag” il narratore richiama l'attenzione su “the cure / By poetry that cannot be coerced”1. Riassumendo in questo verso le qualità fondamentali dell'arte poetica, Heaney mette in luce i tratti distintivi della sua produzione, sempre alla ricerca, fin dalle prime prestazioni, di una mediazione fra le pressioni socio-politiche del mondo esterno e la volontà di mantenere intatto il potere terapeutico del medium poetico. Lo scopo di questa ricerca è quello di affrontare la lettura, o rilettura, delle poesie di Heaney, come egli stesso suggerisce in “Squarings XXXVII”: “Talking about it isn't good enough / But quoting from it at least demonstrates / The virtue of an art that knows its mind”2. Cercherò dunque di citare il più possibile le sue parole, evitando di sovrastare la sua voce con la mia. Molti sono i componimenti che illustrano le qualità intrinseche della poesia, “the virtue of an art”, e incoraggiano il lettore ad acquisire consapevolezza del confine sottile che separa la realtà tangibile da quella immaginata. Superare quel limite, afferma il poeta, è possibile e auspicabile perchè al di là “There was fleetness, furtherance, untiredness / In time that was extra, unforeseen and free”3. Ogni singola poesia fa i conti con molteplici esigenze, dalle responsabilità personali a quelle sociali ed estetiche, in equilibrio fra dimensione terrena e trascendente. Con il progresssivo allentarsi delle tensioni politiche in nord Irlanda, anche in ragione del processo di pace avviato nel 1 S.Heaney, “Out of the Bag”, Electric Light, Faber & Faber 2001, p. 7. 2 S.Heaney, “Squarings XXXVII”, Seeing Things, Farrar, Straus and Giroux, New York 2001, p. 97. 3 S.Heaney, “Markings”, Seeing Things, op. cit., p. 10. 2 1998, la riflessione si sofferma su temi meno contingenti, più universali, sul mistero dellla vita e della morte, su quella “stability of truth”4 nella quale il poeta non ha mai cessato di avere fiducia. Al fine di dimostrare come senso di responsabilità personale e totale dedizione all'arte ispirano il poeta fin dagli esordi dell'“homunculus Incertus”5, questa ricerca pone l'attenzione su componimenti giovanili, per lo più ignorati dalla critica ma fondamentali come “stepping stones” nella sua evoluzione artistica. Alcuni dei testi esaminati, “Poor Man's Death”, “Birdwatcher”, “Reaping in Heat”, “Pastoral”, composti negli anni dal 1959 al 1966, durante e subito dopo il periodo universitario a Belfast, sebbene “scartati” dall'autore, contengono in filigrana le premesse linguistiche e tematiche delle opere mature e dell'intera poetica di Heaney. La suddivisione in cinque capitoli risponde all'esigenza di collocare ogni singola opera presa in esame all'interno del percorso artistico di Heaney senza trascurare da un lato il panorama della cultura irlandese e dall'altro proponendo un'attenta analisi della complessa trama di sonorità e scelte lessicali che è elemento fondamentale della sua cifra stilistica. Il primo capitolo propone un'indagine dell'impatto che l'antichità greco-romana ha avuto in Irlanda a partire dal V secolo, epoca in cui i monaci cristiani, impegnati nella diffusione di un nuovo umanesimo, contribuivano all'alfabetizzazione delle popolazioni locali e rivoluzionavano il sistema dell'istruzione. Un excursus sulle influenze classiche nell'isola rivela la straordinaria permeabilità della cultura gaelica e la facilità con la quale la tradizione dei greci e dei latini venne assorbita per poi unirsi alle convenzioni poetiche consolidate. Dal “filí” dell'Irlanda gaelica fino a Heaney, passando attraverso l'esperienza di Yeats, i maestri classici rappresentano non soltanto un modello di eleganza estetica, ma si integrano con il patrimonio mitologico pre-esistente. Infine, si cercherà di illustrare la posizione di Heaney anche in relazione all'esigenza, tutta irlandese, di definire i 4 S.Heaney, Crediting Poetry, Discorso tenuto alla Reale Accademia di Stoccolma in occasione del conferimento del premio Nobel, disponibile sul sito http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1995/heaney- lecture.html (ultimo accesso: 05/10/2015). 5 S.Heaney in D.O'Driscoll, Stepping Stones. Interview with Seamus Heaney, Farrar, Straus and Giroux, New York 2008, p. 79. 3 connotati di un'identità nazionale. Riconoscendo agli artisti greco-romani un'energia intrinseca inesauribile, il poeta di Derry guarda alle loro opere come a “sacred objects” in grado di consentire un atteggiamento distaccato e critico verso l'attualità. L'interazione dialettica con i maestri implica necessariamente una riflessione sul rapporto fra arte e vita e sulla funzione della poesia in un mondo, quello moderno, funestato da devastanti conflitti. Nel secondo capitolo si affronta il tema della funzione della poesia, mettendo in luce la ricerca, da parte del poeta, di una coincidentia oppositorum tra complessità della realtà storica ed esigenze estetiche. Come “middle ground”6, terreno di un possibile equilibrio tra opposti, si propone una selezione di poesie tratte dalla silloge dal titolo emblematico The Spirit Level, insieme con i saggi contenuti in The Government of the Tongue e The Redress of Poetry. Anche per le raccolte in prosa si è resa necessaria una scelta al fine di illustrare il complesso rapporto fra società civile e arte. Se in The Government of the Tongue (1988) e The Redress of Poetry (1995) Heaney confuta la teoria platonica dell'insignificanza del medium poetico, sono i componimenti poetici a definire l'identità della poesia come “field of force”, lo spazio fluido dove arte e realtà contingente si confrontano. “Weighing In”, “Poet's Chair” e “Damson” esemplificano la teleologia del poeta anche attraverso immagini ricche di echi della tradizione greco-romana. Ancora in riferimento alle influenze classiche, il terzo capitolo illustra il “mythic method”7 di Heaney e analizza l'importanza della cultura gaelica nella composizione del poemetto “Mycenae Lookout” che occupa non casualmente la posizione centrale in una silloge, The Spirit Level, tutta dedicata alla ricerca di sintesi tra forze antitetiche. L'Orestea di Sofocle cui la sequenza è ispirata, rappresenta la “safety net” che consente al poeta uno sguardo distaccato e obiettivo sulla realtà contemporanea. Affidandosi al passato per comprendere il presente, Heaney mette in risalto le affinità fra epoche remote, il V secolo a.C. e il XX secolo, e luoghi distanti, la Grecia classica e l'Irlanda contemporanea. Le voci dell'antichità si mescolano a frammenti dell'attualità che il poeta 6 S.Heaney, “The Swing”, The Spirit Level, Farrar, Straus and Giroux, New York 1996, p. 58. 7 S.Heaney, The Government of the Tongue, Farrar, Straus and Giroux, New York 1988, p. 116. 4 cerca di decodificare evitando di lasciarsi sopraffare dal pessimismo. In funzione, anche in questo caso, del ripristino di un equilibrio compromesso, Heaney conclude la sua riscrittura dell'Orestea descrivendo una rigenerazione che si compie attraverso l'acqua, simbolo ancestrale del mistero della vita. Le sorgenti sacre ad Orfeo si identificano qui con i pozzi miracolosi sacri alle divinità celtiche, sede di riti terapeutici, e con il pozzo della fattoria di famiglia, rivisto come luogo d'incontro tra buio e luce, mondo mortale e aldilà. Tali dualismi vengono affrontati nel quarto capitolo con la disamina di componimenti di tono elegiaco. Si è scelto di concentrare l'attenzione su testi poco noti, mai pubblicati nelle raccolte, dunque di fatto “scartati”. In realtà si ritiene che queste opere, composte da un giovanissimo Heaney, forse insicuro della propria cifra stilistica, rappresentino tappe significative, mai scontate nel suo percorso artistico e umano. “Poor Man's Death” (1963) e “Birdwatcher” (1968) non sono banali effusioni elegiache. L'aspetto più caratteristico è, in fondo, la centralità della memoria, del ricordo persistente dei defunti all'interno della comunità che li aveva accolti. È proprio in ragione dell'importanza della memoria collettiva che la letteratura irlandese mostra un'imponente mole di poesia elegiaca. Da una parte l'irlandese è costretto da circostanze storiche e politiche a fare spesso riferimento al passato, a interrogarlo e sondarlo per ritrovarvi il senso del proprio essere popolo. Dall'altra egli cerca di individuare, o costruire, una continuità con l'antica tradizione gaelica, spesso filtrata attraverso traduzioni in inglese. È in The Burial at Thebes che il “backward look” del poeta si volge al passato, classico e gaelico, non per contemplarlo, bensì per indagarlo a fondo e creare una diversa, più solida visione di sé. Se il “poor man” di “Poor Man's Death” e l'anonimo amante della natura di “Birdwatcher” sopravvivono nel ricordo della comunità, la morte può essere accettata, il presente acquista significato, il futuro, per quanto incerto, non suscita terrore. Con i due componimenti e più ancora con il dramma The Burial at Thebes, Heaney mostra un'equilibrata sintesi tra individualità, legata all'espressione emotiva del dolore e coralità liturgica.