L'abhidhamma Nella Vita Quotidiana

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L'abhidhamma Nella Vita Quotidiana Nina Van Gorkom L’Abhidhamma nella vita quotidiana A cura di Antonella Serena Comba Lulu In copertina: Alberi (Stourbridge Common, Cambridge, Inghilterra. Giugno 2009. Foto di A. S. Comba). Copyright © 2012 Antonella Serena Comba Finito di stampare il 30 luglio 2012 Edizioni Lulu, Raleigh (North Carolina) www.lulu.com Tutti i diritti sono riservati, tranne che ove specificamente indicato. È vietato ristampare, riprodurre o utilizzare qualsiasi parte di questo libro in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo meccanico, digitale o di altra natura, ivi comprese le fotografie su pellicola e digitali, le fotocopie e la scannerizzazione, senza il permesso scritto della curatrice. L’illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.1941. Namo Tassa Bhagavato Arahato Sammāsambuddhassa Sia lode al Beato, all’Arahant, al Perfettamente e completamente Risvegliato INDICE Prefazione di Nina van Gorkom 11 Prefazione alla traduzione italiana di Antonella Serena Comba 16 Trascrizione e pronuncia dei termini in pāli 17 Cap.I 19 I quattro paramattha dhamma (realtà ultime) Cap. II 29 I cinque khandha (aggregati) Cap. III 37 I diversi aspetti del citta (coscienza) Cap. IV 45 Le caratteristiche del lobha (cupidigia) Cap.V 55 Le diverse gradazioni del lobha Cap. VI 62 Le caratteristiche del dosa (avversione) Cap. VII 71 Il moha (confusione) Cap. VIII 80 Gli ahetuka citta (coscienze prive di radici) Cap. IX 88 Gli ahetuka citta sconosciuti nella vita quotidiana 8 L’ABHIDHAMMA NELLA VITA QUOTIDIANA Cap.X 97 Il paṭisandhi-citta (coscienza della connessione di rinascita) Cap. XI 105 Tipi diversi di paṭisandhi-citta Cap. XII 114 La funzione del bhavaṅga (fattore del divenire) Cap. XIII 122 Le funzioni del citta Cap. XIV 130 La funzione del javana (impulso) Cap. XV 137 Le funzioni del tadārammaṇa (registrazione) e della cuti (trapasso) Cap. XVI 147 Gli ārammaṇa (oggetti) e gli dvāra (porte) Cap. XVII 157 Gli dvāra e i vatthu (basi fisiche) del citta Cap. XVIII 166 I dhātu (elementi) Cap. XIX 174 I sobhana-citta (coscienze belle) nella nostra vita Cap. XX 184 Le bhūmi (mondi) Cap. XXI 193 Il samatha (calma concentrata) Cap. XXII 206 I jhāna-citta (coscienze dell’assorbimento) Cap. XXIII 219 I lokuttara-citta (coscienze sopramondane) INDICE 9 Cap. XXIV 229 La bodhi (illuminazione) Tabelle 239 Glossario 248 Bibliografia 259 Prefazione Gli insegnamenti del Buddha, contenuti nel Tipiṭaka (“Tre canestri”), sono il Vinaya (libro della regola monastica), il Sutta o Suttanta (discorsi) e l’Abhidhamma. Tutt’e tre le parti del Tipiṭaka possono essere fonti inesauribili di ispirazione e di incoraggiamento alla pratica, allo sviluppo della retta comprensione delle realtà, che porterà infine a sradicare la visione errata e gli altri inquinanti. In tutt’e tre le parti del Tipiṭaka ci vengono dati insegnamenti sui dhamma, su tutto ciò che è reale. Il vedere è un dhamma, è reale, e lo stesso si può dire del colore, della sensazione, dei nostri inquinanti. Quando il Buddha conseguì l’illuminazione, conobbe con chiarezza tutti i dhamma così come sono realmente. Egli ci insegnò il “Dhamma”, l’insegnamento sulle realtà, affinché anche noi potessimo conoscere i dhamma così come sono. Senza l’insegnamento del Buddha noi ignoreremmo la realtà. Siamo inclini a prendere per permanente ciò che è impermanente, per piacevole ciò che è doloroso e insoddisfacente (dukkha) e per un “sé” ciò che è non sé. Lo scopo di tutt’e tre le parti del Tipiṭaka è insegnare lo sviluppo della via che conduce alla fine degli inquinanti. Il Vinaya contiene la regola monastica che aiuta i monaci a vivere alla perfezione la “vita pura” (brahma-cariyā1) e a raggiungere ... il fine insuperabile della brahma-cariyā, realizzandolo con la propria conoscenza in questa stessa vita; a questo scopo i capofamiglia abbandonano giustamente la vita domestica per la vita senza casa...2 Il fine della vita pura è lo sradicamento degli inquinanti. Non solo i monaci, ma anche i laici dovrebbero studiare il Vinaya. Leggiamo di casi in cui i monaci si allontanavano dalla loro purezza di vita; quando ciò accadeva, si stabiliva una regola per aiutarli a essere attenti. Allorché leggiamo il Vinaya, ci sono ricordate la nostra cupidigia (lobha), la nostra avversione (dosa) e la nostra confusione (moha): esse sono realtà. Finché non sono state sradicate, possono sorgere in qualsiasi momento. Ci viene ricordato quanto gli inquinanti (kilesa) siano profondamente radicati e a che cosa possano condurre. 12 L’ABHIDHAMMA NELLA VITA QUOTIDIANA Quando consideriamo tutto ciò, siamo motivati a coltivare l’Ottuplice Sentiero che conduce allo sradicamento della visione errata, della gelosia, dell’avarizia, della presunzione e degli altri inquinanti. Nel Suttanta o Discorsi, il Dhamma è spiegato a diverse persone in vari luoghi e occasioni. Il Buddha dette insegnamenti su tutte le realtà che appaiono attraverso le “sei porte” degli occhi, delle orecchie, del naso, della lingua, del senso corporeo e della mente. Illustrò la legge di causa ed effetto e la pratica che conduce alla fine di ogni sofferenza. Quanto all’Abhidhamma, esso è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà. Il prefisso abhi è usato nel senso di “superiorità” o “distinzione”. Abhidhamma significa “Dhamma superiore” o “Dhamma dettagliato”. La forma di questa parte del Tipiṭaka è diversa, ma il fine è lo stesso: lo sradicamento della visione errata e, in ultima analisi, di tutti gli inquinanti. Così, quando studiamo i molti modi di enumerare le realtà, non dovremmo dimenticare il vero scopo del nostro studio. La teoria (pariyatti) dovrebbe incoraggiarci alla pratica (paṭipatti), che è necessaria alla realizzazione della verità (paṭivedha). Mentre studiamo i vari fenomeni mentali (nāma) e i fenomeni fisici (rūpa), e mentre riflettiamo su di essi, ciò può ricordarci di essere consapevoli del nāma e del rūpa che appaiono in questo momento. Così scopriremo sempre più che l’Abhidhamma spiega tutto ciò che è reale, vale a dire i “mondi” che appaiono attraverso le sei porte dei sensi e della mente. Questo libro intende fornire un’introduzione allo studio dell’Abhidhamma. Per capirne il contenuto sono necessarie alcune conoscenze basilari del buddhismo. Il mio libro The Buddha’s Path può aiutare il lettore a familiarizzarsi con i princìpi e le dottrine fondamentali del buddhismo prima che cominci a leggere questo libro sull’Abhidhamma. Userò termini in pāli, che è la lingua originale dei testi sacri dell’antica tradizione del Theravāda. Gli equivalenti inglesi e italiani delle parole in pāli sono spesso inadeguati, in quanto derivano dalla filosofia e dalla psicologia occidentali e sono quindi associati a significati diversi da quelli degli insegnamenti buddhisti. Spero che il lettore, invece di essere scoraggiato dai termini in pāli e dai numerosi elenchi usati in questo libro, svilupperà un interesse crescente per le realtà che sperimenta in se stesso e intorno a sé. La Signora Sujin Boriharnwanaket mi è stata di immenso aiuto e ispirazione mentre studiavo l’Abhidhamma. Mi ha incoraggiata a scoprire in prima persona che l’Abhidhamma tratta di realtà da sperimentare attraverso i sensi e la mente. Così ho imparato che lo studio dell’Abhidhamma è un processo che continua per tutta la vita. Spero che il lettore avrà un’esperienza simile alla mia e sarà pieno di PREFAZIONE 13 entusiasmo e contentezza ogni volta che studierà le realtà che possono essere sperimentate! Ho citato molte volte passi dei Sutta al fine di mostrare che l’insegnamento contenuto nell’Abhidhamma non è diverso da quello di altre parti del Tipiṭaka. Ho usato principalmente la traduzione inglese della Pāli Text Society (Translation Series). Per le citazioni dal Visuddhi-magga (Il sentiero della purificazione) ho usato la traduzione di Bhikkhu Ñāṇamoli (Colombo, Śrī Laṅkā, 1964)3. Il Visuddhi-magga è un compendio del buddhismo scritto dal commentatore Buddhaghosa nel V secolo d. C. Egli ha anche riveduto e pubblicato i commenti alla maggior parte del Tipiṭaka, basando il suo lavoro su tradizioni commentariali più antiche. L’Abhidhamma consiste nei seguenti sette libri4: • la Dhamma-saṅgaṇi (A Manual of Buddhist Psychological Ethics5) • il Vibhaṅga (The Book of Analysis) • la Dhātu-kathā (Discourse on Elements) • la Puggala-paññatti (A Designation of Human Types) • il Kathā-vatthu (Points of Controversy) • lo Yamaka (The Book of Pairs) • il Paṭṭhāna (Conditional Relations) Quando cominciai a scrivere questo libro, le mie fonti erano il Visuddhi-magga e l’Aṭṭha-sālinī (Expositor), il commento alla Dhamma-saṅgaṇi scritto da Buddhaghosa. Ho anche usato l’Abhidhammattha-saṅgaha6, un compendio dell’Abhidhamma scritto da Anuruddha. Queste opere mi hanno aiutato molto nello studio dell’Abhidhamma, della Dhamma-saṅgaṇi e di altre opere su questi argomenti che mi sono procurata nel corso del tempo. I commenti danno una spiegazione e una nomenclatura dettagliate dei diversi citta o momenti di coscienza, ciascuno dei quali svolge la propria funzione, e trattano delle differenti serie di citta che sperimentano un oggetto attraverso una porta sensoriale o attraverso la la porta mentale. Sebbene non tutti i dettagli concernenti le serie dei citta possano essere rintracciati nelle scritture, i commenti sono solidamente basati su di esse, perché l’essenza degli argomenti spiegati dai commentatori può esservi rinvenuta. La Dhamma-saṅgaṇi, che è un’esposizione analitica delle realtà, enumera diversi citta che sorgono nelle serie. Il Vibhaṅga, nell’“Analisi degli elementi”, tratta dei citta che svolgono le loro funzioni nelle serie e anche il Paṭṭhāna espone le serie dei citta sotto la denominazione di alcune delle condizioni che illustra. Inoltre il Paṭisambhidā-magga del Khuddaka-nikāya menziona 14 L’ABHIDHAMMA NELLA VITA QUOTIDIANA le diverse funzioni del citta in una serie7. Io spero che questi pochi riferimenti mostrino che il commentatore non intendeva esprimere i suoi punti di vista personali, ma era fedele alla tradizione delle scritture originali. Negli ultimi quattro capitoli di questo libro fornisco spiegazioni circa i citta che raggiungono il jhāna o assorbimento e i citta che conseguono l’illuminazione.
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