Le Due Culture Di Giovanni Buonconsiglio

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Le Due Culture Di Giovanni Buonconsiglio ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte VITTORIO SGARBI LE DUE CULTURE DI GIOVANNI BUONCONSIGLIO IOVANNI Buonconsiglio detto il Marescalco è Brevi contributi si devono successivamente a Wart un pittore che è andato recuperando terreno Arslan nel 1956 4) e ad Alberto Martini, su tracce G negli ultimi anni sollecitando l'attenzione di longhiane, nel 1957· sl acuti conoscitori, dopo secoli di silenzio. Le tappe Gli anni sessanta registrano un rinnovamento del­ della critica moderna nella ricostruzione della sua l'interesse locale per il pittore con il catalogo del personalità entro il gruppo nutrito dei maestri belli­ Museo di Vicenza del Barbieri, del 1962, 6> e con il niani sono ascendenti: come se la focalizzazione della vasto saggio monografico di Lionello Puppi, del conoscenza garantisse al pittore il riconoscimento di 1964. 1> E non va neppure tralasciato l'intervento di meriti dimenticati, per l'alta qualità dei suoi negletti Heinemann, come sempre farraginoso, del 1962. a> risultati. IJ contributo del Puppi sembra porsi come defini­ Al primo posto in questo avanzamento della con­ tivo, ma gli anni settanta non mostrano minore siderazione critica sta, quasi inevitabilmente, Ro­ impegno sull'argomento, prima con l'articolo del berto Longhi il quale nel Viatico per cinque secoli Pallucchini su Arte Veneta nel 1973, 9l attraverso il di pittura veneziana, tl a recensione della grande quale ritorna in luce un importante dipinto inedito mostra del 1945, pur limitando fortemente il proprio firmato; subito dopo, nel 1974, con la tesi di laurea consenso, porrà le basi per la maturazione dell'in­ dello scrivente, tol e con la mostra padovana Dopo teresse intorno alla figura del pittore, con una pagina Mantegna le cui schede in catalogo si devono ancora e una nota dense di grande interesse: '' Quanto al Puppi. u ) all'altro vicentino, il Buonconsiglio, egli è poeta, Nel 1976 giunge, non inattesa, la proposta virtuo­ può dirsi, di un solo dipinto: la 'Pietà' di Vicenza sistica dello Zeri, ' 2 > che arricchisce notevolmente la (fig. 1). Un'opera che sarà poco prima dello scoccare complessità e la statura del Buonconsiglio riferendogli del nuovo secolo e anch'essa impensabile senza il un nuovo importante inedito della collezione Cini precedente belliniano e, forse, il ricordo di una di­ di Venezia, t3l il !arvale affresco, memoria di una versa cultura provinciale tra lombarda e bramantesca perduta grandezza, con il ' Martirio di San Paolo ', che par mandare qualche altro riflesso anche sui nella chiesa di San Lorenzo a Vicenza, già riferito primi anni del Lotto. Questo però rimane un pro­ a Bartolomeo Montagna t4l e gli importanti e cru­ blema di subdola filologia, tanto il Buonconsiglio è ciali ' Paggi ' Onigo di San Niccolò a Treviso, 15> qui riuscito personale nel suo scioglimento dram­ concordemente ritenuti da quasi un secolo, e in tutti matico. L'accordo straziante tra la spoglia livida del gli interventi moderni, opera prima di Lorenzo Lotto. t6l Cristo, come corazzato dalla morte, e il picco im­ Alle rivoluzionanti posizioni dello Zeri viene accor­ mobile della Vergine impietrita che sovrasta ai monti dato un certo consenso, soprattutto negli studi di lonLani; il funereo pennacchio e lo sterpo attoscato Adriana Ruggeri, t7l che apporta nuove e discutibili sulla roccia levata di quinta a stringere l'intarsio aggiunte " bramantesche" al catalogo del pittore, e freddo e rigato del cielo dopo la tempesta d'autunno; di Mauro Lucca, convinto sostenitore della tesi di i monti di verde lavato presso il borgo pallido; ogni Federico Zeri. tBl cosa si rilega in una lettura netta e crudele, senza Il piccolo ruolo che ci tocca in questa non più comparazione a quei tempi [... ], . Il disegno del marginale storia, densa di filologiche avventure, con­ Louvre con il ' Cristo alla colonna ' (fig. 2) " ... mi siglia dopo qualche anno di riflessione di intervenire pare confermi, al pari della predella decorativa nella mischia, un po' per ricostruire le fila di un'espe­ nella cornice della ' Pietà ' [.. .] la mia supposizione rienza interrotta, un po' per dare onesto seguito che il pittore, oltre che con Venezia, abbia stretto ad alcuni interventi, laterali al tema maggiore in intese con la cultura bramantesca lombarda; la stessa questione, t9l nei quali abbiamo già preso posizione c~e, senza esito ulteriore, può aver toccato il Lotto conservativa e oppositiva alla proposta dello Zeri, g1ovane al tempo dei paggi Onigo a Treviso,. 2 l ponendoci per così dire alla destra del valente stu­ Prima conseguenza dell'avvicinamento longhiano dioso per una concezione più ristretta del reale raggio alla personalità del pittore sono gli interventi di d'azione del Buonconsiglio e più aperta della koiné q ertrude Spettoli, allieva bolognese del grande sto­ figurativa lombardo-veneta, entro la quale il pittore neo, la quale, prima nella tesi di laurea, poi in un opera, secondo le indicazioni del Longhi, 20> riprese, breve articolo su Paragone nel 1950, aggiunge qualche anche sulla base di alcune osservazioni del Maga­ numero al catalogo del pittore, propone una nuova gnato, 21> dal medesimo Zeri. ~> cronologia, accentua i rapporti con la cultura lom­ Al centro della discussione sono la formazione e barda. 3> l'attività giovanile del pittore concentrate intorno ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte all'alto raggiungimento della ' Pietà ' di Vicenza, già Pala a San Giovanni Ilarione): la stessa struttura indicata con tanto elogio dal Longhi ::.3l e ora raf­ della cimasa a sesto ribassato, le tre figure erette, forzata dall'accostamento ad essa dei ' Paggi ' Onigo, il San Giuseppe (bei capelli grigi, riccioluti) come esemplari monumenti di cultura bramantesca. 2 4l Ab­ un San Pietro mantegnesco nell'interpretazione di biamo già indicato ripetutamente la nostra opposi­ un Francesco da Ponte il Vecchio; la Madonna impa­ zione a tale riferimento soprattutto perché la concor­ lata, vagamente attonita, le architetture squ:illanti1 danza dei fregi decorativi trevigiani nel monumento spicchi verdi e rossi, architrave con grottesche a Onigo con quelli di alta qualità della pala vicentina draghi alati e altri mostri. Quest'ultimo motivo si non risultano probanti: infatti, oltre alle ragioni collega esplicitamente ai monocromi con putti e altrove esposte di una derivazione, in diversi ateliers tritoni nella predella della ' Pietà ' di Vicenza. ::.a) di esperti decoratori, da un comune modello mar­ Si pensi adesso al paesaggio - tenendo fermo moreo, 2 Sl non è difficile incontrare, anche fuori dal l'esito drammatico del cielo nella ' Pietà' di Vi­ Veneto, esempi di cornici cinquecentesche decora te cenza - qui di un lirismo assurdo e ingenuo allo con monocromi dipinti di elevato livello qualitativo. stesso tempo, chiaro, quasi giallo in basso, azzurro riproducenti candelabre e festoni vegetali marmorei. sempre più profondo verso l'alto, cielo altissimo: E, ad esempio, nella cornice autorevolmente attribuita paesaggio collinoso e lacustre; niente di più lontano al Garofalo della paletta di L udovico Mazzolino dalla sensibilità che aveva prodotto " l'intarsio fresco ::.6l 2 nella Galleria Sabauda; e ancor meglio nella straor­ e rigato del cielo dopo la tempesta d'autunno 11• 9> dinaria decorazione (del tutto inedita) nella cornice Sarà allora il pittore di questo quadro uomo di della pala del Montagna nella chiesa di Santa Mar:ia non veramente dissimile formazione da un Fran­ in Vanzo a Padova, ulteriore conferma della diffu­ cesco da Ponte il Vecchio, con bell'anticipo su quest'ul­ sione di tali motivi (fig. 3). D'altra parte se il Maga­ timo e certa tenerezza, che tradisce umori e informa­ gnato ba rilevato le affinità dei fregi dipinti nella zioni lagunari, nel paesaggio. Ma, alla fine, tolta la ' Pietà ' del Buonconsiglio con i fregi in pietra te­ rozzezza di Francesco, un uomo che conosce meglio nera, esegu:iti da maestranze lombarde nella chiesa di Mantegna o Caroto o Morone che non Bellini e San Bartolomeo a Vicenza (e ora ricomposti nella Montagna. chiesa del Carmine), va parimenti rilevato un analogo Inoltre non è stato fìn'ora segnalato dagli studiosi rapporto fra i fregi dipinti a Treviso e i capolavori che l'opera si collega all'iconografia bizantina della lombardeschi conservati nel Duomo della stessa città, Vergine "platytera " 1 tanto da dover essere giusta­ fra i quali soprattutto il monumento del vescovo mente definita '' Mistica concezione tra San Pietro Nicolò Franco, in pietra d'Istria e marmo con il e San Giuseppe , . Questo riconoscimento iconolo­ sarcofago incorniciato da eleganti lesene decorate con gico può così risultare utile a chiarire l'intenzionale elementi vegetali, che porta la data r 501. arcaicità dell'opera, forse commissionata in sostitu­ Non riprenderemo qui la questione, ma tenteremo zione di una precedente icona bizantina di medesimo invece una ricostruzione del percorso iniziale del soggetto. Buonconsiglio, con qualche incursione nella sua meno Non stupisce quindi che, pur citata dal Berenson, 3ol straordinaria maturità, per segnalare qualche opera dalla Spettoli, 3'> dal Puppi, 32 > dal Barbieri H> fino inedita o poco nota. allo Zeri, 34) la pala risulti fino ad oggi pressoché L'avarizia di datazioni (e di opere) nel primo tempo inedita e lontana dalla conoscenza e dalle possibilità dell'attività nota del Buonconsiglio ammette due di confronto degli studiosi, perché fotograficamente eccezioni per un solo anno: la pala di Cornedo e i non riprodotta. frammenti della pala per la chiesa dei
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