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INDICE

Premessa pag. 2 Piano delle indagini pag. 3 Inquadramento geografico pag. 4 Inquadramento geologico di area vasta pag. 5 Stratigrafia e assetto morfostrutturale della Piana Campana pag. 7 Modello Geologico a scala comunale pag. 10 Inquadramento geomorfologico pag. 12 Stabilità del territorio comunale pag. 17 Idrografia e idrogeologica del territorio comunale di pag. 18 Pericolosità sismica di base pag. 19 Caratterizzazione geomeccanica pag. 23 Conclusioni pag. 24 Bibliografia pag. 25

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PREMESSA

Nell’ambito delle attività dell’ufficio di Piano del Comune di Casaluce (CE), istituito con apposita Deliberazione di Giunta Comunale N. 29 del 09/04/2013 recante ad oggetto: “ISTITUZIONE UFFICIO DI PIANO PER LA REDAZIONE DEL P.U.C. PROVVEDIMENTI”, il sottoscritto Dott. Geologo Gennaro D’Agostino iscritto all’Ordine dei Geologi della Regione con numero AP 1943, accettato l’incarico, ha eseguito uno studio di geologia tecnica finalizzato alla individuazione delle caratteristiche geolitologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, sismiche e fisico meccaniche dell’area di studio e alla valutazione della fattibilità del piano in relazione alla stabilità d’insieme della zona. In questa sede si presenta una relazione geologica preliminare basata sulla scorta di dati scientifici e di rilievo geologico geomorfologico del territorio, oltre a studi e indagini geologiche realizzate sul territorio di Casaluce, messe a disposizione dello scrivente dall’Ufficio Tecnico Comunale. Tale studio e quello definitivo saranno eseguiti in ottemperanza a quanto prescritto dai seguenti dettami legislativi in materia:

. Legge Regionale 7 gennaio 1983 N° 9 recante “Norme per l’esercizio delle funzioni in materia di difesa del territorio dal Rischio Sismico” e successive integrazioni; . Decreto Min. LL.PP. 11 marzo 1988 e Circolare Min. LL.PP. 24 settembre 1988, N° 30483; . Delibera di Giunta Regionale n°5447 del 7 novembre 2002 “Aggiornamento della classificazione sismica dei comuni della Regione Campania”; . Deliberazione n°248 del 24 gennaio 2003 della Giunta Regionale della Campania: “Circolare applicativa dell’Aggiornamento della classificazione sismica dei comuni della Regione Campania”; . Ordinanza 3274/2003 della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zone sismiche” e successive modifiche e integrazioni. . Decreto ministeriale 14 gennaio 2008 Nuove norme tecniche per le costruzioni GU n.29 del 4 febbraio 2008 SO n.30.

Al Presente lavoro ha collaborato inoltre, il Dr Geologo Alessandro Magliulo.

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PIANO DELLE INDAGINI

Sempre in questa fase, dopo aver preliminarmente raccolto presso gli Uffici Comunali Competenti tutti gli studi Geologico corredati da Indagini Geognostiche aggiornate agli standard normativi, oltre a consultare quelli già realizzati dallo scrivente sul territorio comunale per vari lavori privati è stata consultata la cartografia tematica a varie scale di rappresentazione relative al territorio comunale di Casaluce e al contesto geologico di riferimento .

Lo studio geologico preliminare, si è sviluppato, per i fini predetti in più fasi secondo il seguente schema: a) Ricerca bibliografica: in questa fase, al fine di avere un quadro geologico - geomorfologico e geotecnico conoscitivo generale dell’intero territorio comunale, si sono consultate:  Carta Geologica d’Italia scala 1:100.000 Foglio 172 ,183-184 Napoli- Isola D’Ischia, Carta geologica d’Italia scala 1:100.000;  Carta Tecnica Programmatica Regionale (CTPR) in scala 1:25.000 : Tavole 15 , 16 Caserta, 22 Lago Patria e 23 Napoli del 1998;  Foglio 446-447 NAPOLI dell’IGMI alla scala 1:50.000 (1993)  Dati stratigrafici di stratigrafie relative all’esecuzione di alcuni sondaggi e pozzi raccolti nel corso dello studio; b) Sopralluogo preliminare: attraverso di esso, si sono valutate le condizioni geologiche e morfologiche utili per il posizionamento delle indagini in sito di cui appresso; c) Studio di aerofoto con cui si sono valutate le condizioni geomorfologiche, idrologiche e geologiche; d) Rilevamento geologico-geomorfologico nella scala 1:5.000;

Tale attività assume inoltre un carattere propedeutico alla stesura di un piano delle indagini geognostiche geomeccaniche e geosismiche per raggiungere un’adeguata conoscenza del territorio comunale e per la definizione della cartografia geologica di piano, come previsto dai dettami legislativi di settore regionali e nazionali, precedentemente citati.

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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il Territorio comunale di Casaluce ricade nei fogli n° 15 GRAZZANISE, 16 CASERTA, 22 LAGO PATRIA e 23 NAPOLI della Carta Tecnica Programmatica Regionale (CTPR) alla scala 1:25.000 pubblicato nel 1998, nei fogli n° 430 CASERTA OVEST n°446-447 NAPOLI dell’IGMI alla scala 1:50.000, pubblicato nel 1993 e nei fogli n° 172 CASERTA e n°183-184 NAPOLI-ISOLA D’ISCHIA della Carta Geologica d’Italia alla scala 1: 100.000. Il territorio di Casaluce ha conosciuto insediamenti umani dal III secolo a.C. accogliendo alcuni villaggi Osci come testimoniano numerosi reperti archeologici conservati nel Museo Campano di . In epoca romana, fra queste campagne, sorse un villaggio amministrato dall'antica Atella che con Capua rappresentava il punto di riferimento della Liburia come i romani la definivano. L’originario nucleo urbano di Casaluce geograficamente nasce ad ovest di una grande via di collegamento dell’antichità: la via Consolare Campana. Con il passare degli anni infatti l’isolata stazione di sosta, meta di “numerosi” passanti, sviluppò intorno a sé un certo nucleo di abitazioni, dando così vita ad un casale. Il tracciato della Via Consolare Campana era di ventuno miglia: partiva dalla periferia di Puteoli (quadrivio S. Stefano), toccava la falda collinare di Cigliano (S. Vito) ed entrava nel piano di Quarto, tramite un taglio artificiale delle alture meridionali[1](Montagna Spaccata); la strada poi si dirigeva verso nord[2], attraversando l’attuale cittadina Marano (località San Rocco), Qualiano, Giugliano (località S. Cesario, Palmentiello e Cappucciara), lambendo poi gli abitati di , , Ducenta, , Casaluce e Teverola fino a raggiungere Capua (l’attuale S.Maria Capua Vetere). Oggi il Centro urbano di Casaluce sorse dalla cooperazione di villaggi rurali quali Casaluce con il suo possente castello, Apranu (Aprano), Piro (divenuto in seguito Casalnuovo a Piro) e Popone, l'insediamento più antico e misterioso del cui nome non si conosce ancora esattamente la corretta radice etimologica. Il Comune di Casaluce (CE) (Fig. 2.1) presenta una estensione areale di circa 9 km². Esso è ubicato nella fascia periferica settentrionale dell’area napoletana-Flegrea, a circa 35 Km dalla città di Napoli. Il territorio comunale presenta una forma articolata pseudo rettangolare allungata Nord -Sud. Il territorio comunale di Casaluce confina a sud e a sud est con Aversa; a est con Teverola, a ovest con e a nord con il Territorio comunale di . Il limite settentrionale è segnato dal canale di Bonifica dei Regi Lagni.

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Localizzazione aree comunale da FOGLI IGMI n° 430 Caserta Ovest e N°446-447 Napoli 1:50.000

INQUADRAMENTO GEOLOGICO DI AREA VASTA

Il territorio comunale di Casaluce occupa la parte meridionale della "Piana Campana", costituita da una estesa depressione strutturale posta sul margine tirrenico dell'Appennino meridionale (Ippolito et alii,1973). Il "graben" si estende secondo la direzione NW-SE, dal Monte Massico, a Nord, fino ai Monti Lattari, a Sud; è aperto verso il Mar Tirreno, ad Ovest, ed è limitato, nella parte orientale, dai Monti di Caserta, dai Monti di Avella e dai Monti Sarno.

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Carta geologico strutturale schematica della Campania; Orsi et al. 1996 mod.

Questi rilievi sono costituiti dalle potenti successioni carbonatiche mesozoiche ascrivibii alle unità della Piattaforma Campano-Lucana e della Piattaforma Abruzzese-Campana, tra loro tettonicamente giustapposte (Pescatore & Sgrosso, 1973). L'attuale assetto tettonico regionale sembra essere correlabile anche con le spinte tangenziali che dal Miocene, in seguito all'apertura del bacino tirrenico, hanno dato luogo alla formazione della Catena appenninica, secondo la tipica architettura a falde di ricoprimento. Successivamente, dal Pliocene in poi, la regione è stata interessata da un'intensa tettonica verticale, responsabile dell'attuale conformazione dei rilievi (Ippolito et alii, 1973). Si sono delineate, pertanto, delle zone di alto strutturale, coincidenti con i massicci carbonatici, a cui si oppone la zona di basso strutturale della piana, dove il substrato è sprofondato in una serie di blocchi ribassati a gradinata, per effetto di altrettante faglie dirette di notevole rigetto (Aprile & Ortolani, 1979).

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Queste ultime sono molto evidenti lungo i bordi della depressione (cfr. figura), dove è possibile individuare le principali linee tettoniche regionali orientate secondo la direzione appenninica (NW -SE) ed antiappenninica (NE-SW) e solo subordinatamente secondo le direzioni E-W e N-S (Cinque et a/ii, 1987). Dal Pleistocene superiore, nel graben peritirrenico, in corrispondenza delle strutture tettoniche distensive ed in prossimità delle massime depressioni del substrato, ebbe origine il vulcanismo ischitano, flegreo e vesuviano (Capaldi et a/ii, 1985). I prodotti eruttivi di questi distretti vulcanici, di stirpe potassica, hanno colmato, per spessori dell'ordine di migliaia di metri, la zona ribassata, con l'intercalazione di episodi alluvionali e marini.

STRATIGRAFIA ED ASSETTO MORFO-STRUTTURALE DELLA PIANA CAMPANA

Entrando nello specifico dell’assetto morfostrutturale, come già accennato la Piana Campana si presenta come un graben riempito da materiale alluvionale e piroclastico che si è sviluppato in seguito alla tettonica distensiva che ha interessato il margine tirrenico a partire dal Pio-Pleistocene, esplicatasi attraverso lineamenti di faglie in direzione NW-SE, NE-SW e E-W, che hanno ribassato le unità sedimentarie meso-cenozoiche affioranti ai bordi della Piana. Le faglie con andamento NW-SE rappresentano strutture multifase e vari autori suggeriscono che siano caratterizzate da una più antica cinematica normale seguita da una di tipo strike-slip (principalmente laterale sinistra). Queste faglie formatesi nel Pleistocene inferiore diedero origine alle strutture ad horst e graben. Le faglie normali con andamento NE-SW ed immergenti a SE, danno origine a semigraben riempiti da materiale quaternario e a blocchi piegati immergenti verso NW. Le faglie E-W sono caratterizzate da cinematica laterale sinistra (Torrente et al., 2010 e referenze citate) e sono più antiche delle precedenti (Miocene medio-superiore). Per la ricostruzione stratigrafica dell’area di piana importanti elementi sono rappresentati dai pozzi profondi perforati dall’AGIP tra gli anni '60 ed '80, per la ricerca degli idrocarburi. Focalizzando l’attenzione sui pozzi limitrofi all’area territoriale di Casaluce, nel pozzo VL1 ( - fig. successiva), al disotto dei prodotti piroclastici recenti sono stati ritrovati circa 150 m di tufi andesitici, circa 650 m di depositi clastici di ambiente marino e di transizione e infine, da 830 m fino a 2980 m, alternanze di rocce effusive di tipo basaltico ed andesitico e tufi. Negli ultimi 10 m è stata rinvenuta un’alternanza di sabbie e argille di età terziaria. Nel pozzo P2 (Parete - fig. successiva) al di sotto dei prodotti piroclastici recenti alternati a depositi clastici (primi 300 m), sono state rinvenute alternanze di lave basaltiche e andesitiche fino a fondo pozzo (1800 m). A scala regionale, Mostardini e Merlini (1986), interpretando i dati aeromagnetici, integrati con i dati di pozzo, hanno stimato lo spessore della sequenza sedimentaria di 11-12 km, al di sopra del basamento magnetico.

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I lineamenti strutturali, ipotizzati sulla base di evidenze geologiche di superficie, sono stati individuati anche da indagini geofisiche, in particolare: l‟indagine gravimetrica (Cassano and La Torre, 1987; Carrara et al., 1973); indagini sismiche delle onde superficiali (Nunziata and Costanzo, 2010). L‟interpretazione delle anomalie gravimetriche ha consentito di stimare per il basamento carbonatico una profondità media di circa 2 km, che aumenta a circa 3 km nelle aree dei graben del Volturno e di Acerra (Carrara et al., 1973; Cassano and La Torre, 1987; Capuano and Achauer 2003; Berrino et al., 1998; Cubellis et al., 2001). In particolare, la sezione interpretativa proposta da Cassano and La Torre (1987) dal Monte Massico allo scoglio di Rovigliano, dove il calcare affiora, mette in evidenza la subsidenza del substrato carbonatico del graben di Volturno, riempito di sedimenti medio soffici per uno spessore fino ad almeno una profondità di 4000 m (Fig. 1.16). Profili di VS con la profondità sono stati ottenuti nella Piana dall’inversione non lineare di dati di dispersione locali, estratti da terremoti ubicati ai bordi della Piana e registrati a Napoli, e di dati regionali (Nunziata and Costanzo, 2010). Le caratteristiche più importanti dei modelli sono: 1) valori di VS attribuibili a calcari compatti ad una profondità di circa 5 km nel settore centrale della Piana e a circa 3 km nel settore sud-orientale; 2) un‟inversione di velocità (riduzione 5%) a circa 15 km di profondità, al di sopra del mantello superiore che giace a 27- 29 km di profondità con una VS di 4.2-4.3 km/s. La riduzione di velocità è stata interpretata come presenza di materiale parzialmente fuso.

La Zona Vulcanica Campana Diversi autori (tra cui De Vivo et al., 2001, Rolandi et al., 2003; Milia and Torrente, 2011) propongono un modello di una Zona Vulcanica Campana (CVZ) compresa tra i centri vulcanici principali (, Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia) ed il golfo di Napoli attiva durante il Quaternario e alimentata dalle numerose faglie normali che hanno favorito la risalita del magma.

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Definizione della zona vulcanica campana (linea tratteggiata) proposta in De Vivo et al. (2010).

Rolandi et al. (2003), hanno rinvenuto diversi depositi di breccia prossimali vicino a lineamenti strutturali all‟interno della Piana. Sono state riconosciute e datate le eruzioni delle Ignimbriti di Seiano (270 ka e 240 ka), di Taurano (157 ka), di Durazzano (116 ka), dell‟Ignimbrite Campana (39 ka) e dell’Ignimbrite di Giugliano (23-18 ka). Inoltre, questi autori ipotizzano che l‟evento più importante attribuito all’ attività dei Campi Flegrei, ossia l’Ignimbrite Campana, possa essere stata alimentata da faglie neotettoniche al di là dei Campi Flegrei, all’interno della Piana Campana. Tale ipotesi è supportata dall‟individuazione di strati con basse velocità delle onde di taglio dal Roccamonfina, alla Piana Campana, ai Campi Flegrei, alla baia di Napoli e al Vesuvio (p.e. Nunziata and Costanzo, 2010 e referenze citate).

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MODELLO GEOLOGICO A SCALA COMUNALE

Il territorio comunale di Casaluce è posizionato nella zona centro meridionale della Piana Campana. Per l’individuazione dei litotipi geologici affioranti e prossimi alla superficie si fa riferimento in fase di studio preliminare alla Carta Geologica IGM in scala 1: 50.000 di recente pubblicata sul sito dell’ISPRA alla sezione Progetto CARG, della quale a seguire si riporta uno stralcio relativo all’area di studio.

NAPOLI FOGLIO 447 DELLA CARTA 1: 50.000 DELL’IGM (Parte del territorio di Casaluce e posto al margine mediano superiore della carta tra Frignano e Teverola)

Il territorio di Casaluce, in tale elaborato cartografico è suddiviso per litotipi geologici affioranti in due porzioni, una occidentale e una orientale. La porzione orientale è caratterizzata dall’affioramentro in superficie del Subsistema di Contrada Romana sigla

VEF12 facente parte delle Unità Quaternarie il cui bacino di appartenenza e denominato Area dei Campi Flegrei la cui descrizione in legenda è di seguito riportata:

SUBSISTEMA DI CONTRADA ROMANO Successione di depositi prevalentemente cineritici finemente stratificati con intercalati livelli di lapilli pomicei da caduta. I depositi poggiano su uno spesso paleosuolo ocraceo ampiamente diffuso sia nei settori interni che esterni alla caldera flegrea, nelle aree di piana circostante, fino ai contrafforti appenninici o, a luoghi su depositi marini. Nell’area occidentale del foglio, tra la città di Napoli e Casoria-Afragola, la parte alta della sequenza comprende depositi piroclastici dell’eruzione vesuviana di Avellino. Tutte le sequenze delle unità litosomiche o litostratigrafiche sono separate

Dr. Geol. D’AGOSTINO Gennaro 11 S T U D I O D I G E O L O G I A A P P L I C A T A & A MBIENTALE  Via I° Dietro Corte, 73 -81030- Teverola (CE)  081 8911438 3494205297 e mail: [email protected] da superfici erosive o paleo suoli. Porzioni di duomi vulcanici sono riconoscibili nel settore centrale della caldera. Tra sequenze piroclastiche sono talvolta visibili depositi epiclastici legati a sedimentazione marina o lacustre-palustre. Età Olocene Medio- Attuale.

La porzione occidentale invece è caratterizzata dall’affioramento in superficie delle porzioni distali, cineritiche della Formazione del Tufo Giallo Napoletano sigla TGNb di cui si riporta la descrizione:

TUFO GIALLO NAPOLETANO Successione di depositi piroclastici giallastri generalmente litificati nelle aree prossimali (a) che variano in verticale e lateralmente a depositi sciolti di colore grigio chiaro (b). La sequenza TGN è suddivisibile in due diversi membri separati da variazioni sedimentologiche e tessiturali dei depositi o dalla presenza di una discordanza angolare, ma in questa sede non cartografabili singolarmente. Una breccia grossolana lentiforme ricca dis corie nere, lave e tufi si intercala tra i due membri. Il membro inferiore di spessore massimo circa 20 m è formato da una fitta alternanza di livelli cineritici ricchi in lapilli accrezionali e sottili livelli pomicei grossolani. Il membro superiore di spessore massimo di 50-60 m, è formato da spessi livelli cineritici generalmente massivi, con lenti pomicee. Le pomici hanno vescicole molto allungate pochi cristalli di feldspato e composizione da latitica a trachitica. I litici sono tufi verdi e tufi epiclastici e lave. I depositi sono stati messi in posto da correnti piroclastiche e subordinatamente per caduta. Età 40Ar/39Ar 14,900 ± 0.4 ka (Deino et alii, 2004). Pleistocene Superiore Glaciale Recente

La restante parte del territorio comunale a nord rientra nel Foglio Geologico CARG 430 Caserta Ovest 1:50.000 non ancora realizzato. Pertanto si riporta a seguire lo stralcio del vecchio foglio della Carta Geologica d’Italia 1: 100.000 n° 172 Caserta.

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In quest’ultima il territorio comunale di Casaluce è caratterizzato dall’affioramento della formazone af descritta come segue: Lapilli Stratificati, paleosuoli del “III Periodo Flegreo” (v. F. 183 – 184 I. d’Ischia – Napoli), tufo grigio sottostante (=facies periferica del “tufo Napolitano”) del secondo periodo, nella pianura circumflegrea; copertura d spessore minimo, decrescente allontanandosi dai centri eruttivi flegrei; spessore da 1 a 5 metri. …

Dall’analisi dei dati stratigrafici dei sondaggi recuperati, effettuati sul territorio comunale, i terreni costituenti il sottosuolo dell’area in oggetto possono essere distinti nei seguenti complessi a partire da quelli più recenti dall’alto verso il basso:

A. Suolo agrario: limi sabbiosi con cineriti (prodotti piroclastici del II periodo flegreo), di colore marrone scuro tendente al giallastro verso il basso, (spessore 50-200 cm). B. Piroclastiti stratificate del II periodo flegreo (m 5.00): costituiti da staterelli alternati di ceneri e pomici ad andamento regolare detti “Tassi” (Olocene). C. Paleosuolo (spessore cm 50 150): costituito da sedimenti limo sabbiosi con humus di origine piroclastica. D. Tufo giallo o materiale tufizzato rossastro: varietà locale del tufo grigio campano (spessore circa 5 m). E. Ignimbrite Campana “tufo grigio campano”: stratificato per autometamorfismo dall’alto verso il basso (spessore 20-40 metri) caratterizzato nella parte sommitale da materiale sabbioso ghiaioso a luoghi limoso grigio cinereo a tratti violaceo ben addensato con incluse scorie e lapilli centimetrici e decimetrici (Cfr fig. 5.2); a profondità maggiori di 25 m a luoghi il materiale si rinviene semilitoide e litoide. (pleistocene I periodo flegreo).

INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

Come anzidetto il territorio comunale di Casaluce è ubicato nella zona centro meridionale della unità morfostrutturale della Piana Campana. La morfologia dell’area comunale si presenta all’incirca pianeggiante con pendenze nulle o leggermente immergenti verso nord e, a livello di area vasta, non presenta particolari segni di processi erosionali in atto o relitti. Il corso d’acqua dei Regi Lagni, che solca il settore della Piana Campana in studio si presenta totalmente cementato. I gradienti morfologico praticamente nulli fanno escludere il verificarsi di fenomeni di frana. Tale circostanza è chiaramente riscontrata nella cartografia del rischio da frana redatta per l’area di studio dalla competente Autorità Di Bacino Campania NO. Le tavole relative al territorio comunale (fogli 430150 – 447030) risultano infatti non pubblicata sul sito http://www.autoritabacinonordoccidentale.campania.it/.

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Rischio Idraulico da PSAI Cerchiato in nero il sito in oggetto

Per quanto riguarda invece il Rischio Idraulico, il territorio comunale risulta in parte classificato a Rischio R1 –moderato- nella cartografia redatta dalla competente AdB Campania Nord Occidentale. Tale rischio è associato ad una pericolosità definita, nella relativa cartografia (foglio 430150), Pb –Conche endoreiche e/o a falda sub affiorante-. Nella fattispecie tale pericolosità è relazionato ad una zona a falda sub affiorante (Cfr. Figura precedente).

Un dato di rilevanza particolare è dato dalla presenza, nella area comunale di Casaluce così come di tutto l’Agro aversano, di cavità sotterranee generalmente adibite a cantina che si attestano nei livelli tufacei piroclastici (Tufo grigio Campano) presenti nella successione stratigrafica del luogo in aree di centro storico. La presenza di cavità e la loro interazione con il tessuto antropico e infrastrutturale dei sottoservizi, rappresenta un potenziale rischio legato al crollo di volte o addensamento di terreni di riempimento che determinano aperture di voragini e sprofondamenti. Il territorio di Casaluce quindi, si sviluppa, su un’area pianeggiante costituita da fertili terreni per l’agricoltura e da un sottosuolo caratterizzato dalla presenza di un tufo a luoghi ottimo e molto compatto. Proprio l’ampia diffusione di questa roccia dalle ottime caratteristiche litotecniche ha fatto si che in questo comune, come in tutto l’agro aversano, si sviluppasse una fiorente attività mineraria mirata alla coltivazione di questa roccia utilizzata per la costruzione non solo delle comuni abitazioni, ma anche di chiese, castelli e fortezze (l’area aversana, infatti, fu la prima sede autonoma dei Normanni dal 1030 e, nel 1050, divenne anche sede vescovile). Questa attività mineraria ha comportato, di conseguenza, la realizzazione di numerose cavità sotterranee molte delle quali ancora completamente sconosciute o scomparse.

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Gli ipogei sotterranei si sviluppano, all’interno dell’ammasso tufaceo della formazione dell’IC che, nel territorio di Casaluce come in tutta l’area pianeggiante dell’Aversano (Di Girolamo, 1968 a,b) è rappresentato dalla facies gialla zeolitizzata dell’Ignimbrite Campana. Si ricorda, infatti, che i due più importanti depositi tufacei della Piana Campana, l’IC (ignimbrite campana) ed il TGN (Tufo Giallo Napoletano), hanno subito, dopo la deposizione, due differenti processi di alterazione noti rispettivamente come pipernizzazione e zeolitizzazione. Questi processi hanno condotto a differenti associazioni mineralogiche che hanno fatto assumere consistenza litoide ai primari depositi piroclastici sciolti conferendo una colorazione gialla, al TGN, ed una doppia facies, gialla e grigia, per l’IC. Nel complesso, il deposito tufaceo in cui si sviluppano le cavità, appartenente alla facies gialla dell’IC, presenta un aspetto molto compatto con numerosi clasti lavici da millimetrici a centimetrici di colore dal nero al rossiccio, inclusi di ossidiana e di grosse scorie decimetriche molto vescicolate di colore nero. A luoghi il deposito si presenta, lungo zone ad andamento sub-verticale, incoerente e costituito solo dagli inclusi su descritti con scarsa matrice,a formare quelli che in letteratura sono definiti “pipes da degassazione” (Di Girolamo, 1968a,b;). I “pipes da degassazione”, nel gergo locale noti come “carie del tufo” (Di Girolamo, 1968a,b), rappresentano delle fumarole fossili prodotte dalla degassazione dei vapori contenuti, all’atto della messa in posto, dalla coltre piroclastica. Tali vapori asportano la frazione fine lasciando lungo il “condotto verticale” solo materiale grossolano dell’originario deposito vulcanico, che si presenta alterato per processi idrotermali e con tipica colorazione rossastra. A differenza del deposito compatto, quest’ultima facies in cui si presenta il tufo possiede scadenti caratteristiche tecniche risultando di nessun interesse per i cavamonti. L’ammasso tufaceo litoide sfuma verso l’alto in un “cappellaccio” o “mappamonte” di colore rossiccio, dello spessore medio di circa un metro, che si mostra alterato e molto sciolto, con scadenti caratteristiche tecniche e facilmente erodibile. Al di sopra della formazione dell’Ignimbrite Campana poggia, con spessore tra 3 e 4 metri, una successione di depositi piroclastici sciolti di colore variabile dal grigio chiaro al grigio scuro, nel complesso ben addensati. In particolare essa è costituita prevalentemente da cineriti sottilmente stratificate, a luoghi frammiste a pomici grigio-chiare con diametro generalmente non superiore a 2 centimetri, che probabilmente corrispondono al “tasso” (Di Girolamo, 1968a,b), ovvero alla più nota pozzolana della formazione del Tufo Giallo Napoletano (Scarpati et al., 1993). Per quanto riguarda i depositi presenti sul piano di calpestio delle cavità, essi, oltre ai cumuli di materiale di riporto presente alla base dei pozzi rinvenuti nella cavità, sono costituiti anche da uno spessore indeterminato di depositi pumicei e cineritici rimaneggiati frammisti all’originario residuo di cavatura del tufo (“taglimma” nel gergo locale).Dai sopralluoghi effettuati e da notizie acquisite, risulta che praticamente, tutto il territorio del centro storico di Casaluce è caratterizzato dalla presenza di cavità. Di tali cavità si hanno testimonianze dirette e indirette. In molte delle corti dei palazzi costituenti il tessuto urbano del centro storico, è presente una cavità sotterranea tutt’oggi adibita a cantina per lo stoccaggio del vino. Si accede ad esse attraverso una discenderia intagliata, prima nei livelli piroclastici sciolti “Tassi” generalmente rivestita in pietra di tufo onde evitare franamenti, e successivamente nella pietra tufacea viva che funge da parete della cavità.

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Tipica discenderia di cavità gradonata

La volta, generalmente, è intagliata nel tufo con un franco di almeno un metro di tufo tra la volta stessa è il sovrastante materiale piroclastico sciolto. La forma risulta generalmente arcuata, raramente di forma trapezoidale.

Particolare volta arcuata; in secondo piano innesto di un lucernaio

Gli ipogei presentano forme variamente allungate con presenza di lucernai, che affiorano nella corte in superficie. Anche i lucernai risultano rivestiti con pietra tufacea nelle porzioni sommitali in corrispondenza delle piroclastici sciolte.

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Lucernaio in parte in tufo vivo e in parte rivestito con blocchi tufacei

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Affioro di un lucernaio in superficie

Talvolta, cavità anticamente adibite a cantina, sono state successivamente riempite, e ne sono state occluse le vie di accesso e i lucernai in superficie. Molti ipogei, invece, sono state realizzate per la sola estrazione del materiale da costruzione, attraverso la realizzazione di un pozzo verticale, per poi cavare in orizzontale all’affiorare della pietra tufacea in profondità. Una volta completata l’estrazione, tali ipogei, sono stati riempiti alla meno peggio e parzialmente da materiale di risulta e ne sono stati otturati in superficie i pozzi.

STABILITÀ DEL TERRITORIO COMUNALE

Il territorio comunale di Casaluce, si presenta dal punto di vista della stabilità geomorfologica generalmente stabile. L’ubicazione in estesa area di piana fa si che i gradienti geomorfologico siano alquanto esigui con pendenze sempre al di sotto del 2-3 %. Elemento negativo invece per quanto riguarda la stabilità è rappresentato dalla presenza di cavità sotterranee cavate nel banco tufaceo più superficiale finalizzate all’estrazione del tufo utilizzato per l’edificazione in epoca passata degli attuali edifici storici. Spesso a tali cavità sono stati occlusi gli accessi oppure sono state riempite con materiale di riporto con scadenti caratteristiche geomeccaniche; questi comportamenti impropri sono stati tali da generare sprofondamenti specie se a contatto con acque di infiltrazione incontrollata quali perdite di rete fognaria o idrica o in concomitanza con eccezionali eventi pluviometrici. Le cavità, attualmente adibite a cantina per la conservazione del vino, di per se non rappresentano gravi elementi di rischi per la stabilità. Va comunque sottolineato che un periodico monitoraggio dello stato delle volte e delle pareti, e della presenza o meno di acque di stillicidio rappresenta un elemento fondamentale per la salvaguardia della stabilità. Un ulteriore elemento di rischio può essere rappresentato dalla risposta delle cavità in

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IDROGRAFIA E IDROGEOLOGIA DEL TERRITORIO COMUNALE DI CASALUCE

Nel settore della Piana Campana che comprende l’area di studio è presente il secondo corso d’acqua dell’intera piana dopo il fiume Volturno, oggi rappresentato dal canale di bonifica dei Regi Lagni (anticamente fiume Clanio che discendendo dai Monti di Avella sfociava nell’attuale Lago Patria). Circa 5500 anni fa la Piana Campana è stata interessata da una lunga fase di impaludamento persistendo fino alla bonifica, alla quale si deve tra l’altro la realizzazione del canale artificiale. A questa fase di impaludamento si deve la presenza nell’area adiacente il corso del canale di depositi fluvio-palustri rappresentati da una alternanza di sedimenti limosi-argillosi, lenti di torba, sedimenti sabbiosi, piroclastiti rimaneggiate. Il sottosuolo della piana è sede di un importante falda idrica. L’acquifero principale è rappresentato dai depositi sedimentari o piroclastici sciolti con granulometria da media a media-grossolana sottostanti l’Ignimbrite campana. Quest’ultima, in funzione dello spessore e delle caratteristiche strutturali e tessiturali (grado di litificazione, granulometria, presenza e concentrazione di scorie ecc.), svolge la funzione di corpo confinante o semiconfinante. La base dell’acquifero si trova a circa 100-150 metri al di sotto del piano campagna. Al di sopra di questi livelli poco o punto permeabili, e fino al piano campagna, sono talora presenti spessori ridotti (dell’ordine delle decine di metri) di materiali sciolti, anch’essi sede di falde di tipo freatiche di importanza minore rispetto a quella profonda. Per queste ultime l’alimentazione e quasi esclusivamente meteorica, per quella profonda e più importante la ricarica è legata agli apporti pluviometrici laddove non sussistono condizioni di confinamento, a travasi sotterranei con origine nei rilievi carbonatici o vulcanici che delimitano la piana, ed a fenomeni di filtrazione da acquiferi più superficiali. Gli apporti per travasi sotterranei nella piana campana sono stati stimati nell’ordine di 70 milioni di mc/anno. La trasmissività media dell’acquifero principale è di circa 10-2-10-3 mq / sec. con valori minimi in prossimità della costa (10-4 - 2 10-5 mq/sec.). La falda idrica nel settore della piana in studio presenta un deflusso generale verso ovest – nord ovest, ossia verso il mar Tirreno che ne rappresenta il recapito e risulta influenzata . Fenomeni di intenso sfruttamento locale possono determinare deflussi anomali della falda. Nell’area territoriale di Casaluce, la profondità del pelo libero di falda varia tra una profondità minima di circa 3.00 metri dal p.c. a nord, in prossimità del canale dei Regi Lagni, a una profondità massima di circa 25 metri nella parte sud del territorio comunale. L’acquifero è dotato di una discreta protezione naturale dall’inquinamento attese le profondità abbastanza elevate della falda e la permeabilità dei terreni piroclastici che, in funzione della presenza di livelli sabbioso limosi, risulta a tratti medio bassa.

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Carta idrogeologica dell’Italia meridionale; cerchiata in rosso l’area di Casaluce (da Celico et alii, 2005).

PERICOLOSITA’ SISMICA DI BASE

Il territorio di Casaluce non presenta, nei suoi confini amministrativi, strutture sismogenetiche note; esso risente dei fenomeni sismici che si originano nella catena appenninica e nelle aree vulcaniche dei Campi Flegrei e del Somma- Vesuvio. Per quanto concerne la sismicità dell’area, con particolare riferimento alla macrosismologia, la ricerca su quanto avvenuto in passato si è avvalsa dei cataloghi predisposti dalla Comunità Scientifica ed in particolare della documentazione prodotta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (I.N.G.V.). Più in dettaglio sono stati esaminati: • il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (ultima edizione CPTI04); • il Database “DOM4.1” collegato al Catalogo NT4.1.1; I dati di questa analisi sono riassunti nella Tab. successiva, dalla quale si evince l’assenza di dati riferiti al territorio comunale di Casaluce. Pertanto, sono stati presi a riferimento i dati relativi al comune limitrofo di Aversa per il quale, la massima intensità sismica risentita è relativa al terremoto del Lazio meridionale – Molise del 09/09/1349 ed è pari al VIII grado MCS.

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Tab. III: osservazioni macrosismiche per il comune di Aversa; Is rappresenta l’intensità di sito espressa nella scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg, 1930), mentre Ix l’intensità epicentrale (Mercalli-Cancani-Sieberg, 1930), Mw rappresenta la magnitudo momento dell’area epicentrale Seismic history of Aversa [40.974, 14.207] Total number of earthquakes: 29 Effects Earthquake occurred: Is Anno Me Gi Or Area epicentrale Studio nMDP Ix Mw 8 1349 09 09 09 Lazio merid.-Molise CFTI 24 10 6.62 7-8 1456 12 05 MOLISE DOM 199 10 6.96 5 1688 06 05 15 30 Sannio CFTI 216 11 6.72 7-8 1694 09 08 11 40 Irpinia-Basilicata CFTI 253 10-11 6.87 5-6 1702 03 14 05 Beneventano-Irpinia CFTI 37 9-10 6.32 F 1703 01 14 18 Appennino reatino CFTI 196 11 6.81 F 1703 02 02 11 05 Aquilano CFTI 70 10 6.65 5 1706 11 03 13 Maiella CFTI 99 9-10 6.60 6 1731 03 20 03 Foggiano CFTI 50 9 6.34 6-7 1732 11 29 07 40 Irpinia CFTI 168 10-11 6.61 6-7 1805 07 26 21 Molise CFTI 223 10 6.57 4-5 1857 12 16 21 15 Basilicata CFTI 337 10-11 6.96 4 1901 07 31 10 38 30 Monti della Meta CFTI 76 7 5.29 NF 1903 05 04 03 44 VALLE CAUDINA DOM 80 7 5.17 4 1905 03 14 19 16 BENEVENTANO DOM 94 6-7 4.96 F 1905 11 26 IRPINIA DOM 136 7 5.32 5 1910 06 07 02 04 Irpinia-Basilicata CFTI 376 8-9 5.87 NF 1913 01 03 13 39 VALLE DEL LIRI DOM 37 6 4.83 4 1913 10 04 18 26 MATESE DOM 205 7-8 5.40 5 1915 01 13 06 52 AVEZZANO DOM 1040 11 6.99 4 1930 04 27 01 46 SALERNITANO DOM 30 6-7 4.72 7 1930 07 23 00 08 Irpinia CFTI 509 10 6.72 2 1930 10 30 07 13 SENIGALLIA DOM 263 9 5.94 NF 1960 01 11 11 27 ROCCAMONFINA DOM 30 7 5.17 6 1980 11 23 18 34 52 Irpinia-Basilicata CFTI 1317 10 6.89 5-6 1981 02 14 17 27 45 BAIANO BMING 85 7 4.91 6-7 1984 05 07 17 49 42 Appennino abruzzese CFTI 912 8 5.93 4-5 1990 05 05 07 21 17 POTENTINO BMING 1374 7 5.84 NF 1991 05 26 12 25 59 POTENTINO BMING 597 7 5.22

Le nuove norme tecniche in materia di rischio sismico (OPC 3274/2003), indicano 4 valori di accelerazioni orizzontali ag/g di ancoraggio dello spettro di risposta elastico; pertanto, il numero delle zone è fissato in 4. Ciascuna zona è individuata secondo valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, Ciascuna e contrassegnata da un valore del parametro ag max. secondo lo schema successivo:

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Accelerazione orizzontale con probabilità di Accelerazione orizzontale di ancoraggio Zona superamento pari al 10% in 50 anni valore dello spettro di risposta elastico di a g / g valore di ag / g 1 > 0.25 0.35 2 0.15 - 0.25 0.25

3 0.05 - 0.15 0.15

4 < 0.05 0.05

Livelli energetici delle Azioni sismiche previste dall’OPCM 3274/03 per le varie zone Per quanto riguarda l’area in oggetto, dal novembre 2002, (D.G.R. n°5447 del 07/11/2002 e D.G.R. n°248 del 24/01/2003 “Circolare applicativa dell’Aggiornamento della classificazione sismica dei comuni della Regione Campania”) il territorio Comunale di Casaluce rientra in zona sismica di IIa Categoria. (in generale si fa riferimento anche all’OPCM 3274). Il DM 14 gennaio 2008 (Norme Tecniche per le Costruzioni in Zone Sismiche) stabilisce che le azioni sismiche di progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei diversi stati limite considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione. Essa costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche.

Mappa della pericolosità sismica della Campania AA.VV. INGV 2004

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La pericolosità sismica (PGA Peak ground acceleration) è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di categoria A), nonché di ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se (T), con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR, nel periodo di riferimento VR. Ai fini della presente normativa le forme spettrali sono definite, per ciascuna delle probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR, a partire dai valori dei seguenti parametri su sito di riferimento rigido orizzontale: ag -accelerazione orizzontale massima al sito; Fo -valore max del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; T*C -periodo di inizio del tratto a vel. costante dello spettro in acc. orizzontale.

In allegato alla norma, per tutti i siti considerati, sono forniti i valori di ag, Fo e T*C necessari per la determinazione delle azioni sismiche, riferendosi ad una griglia di parametri spettrali di riferimento che copre tutto il territorio nazionale con passo di circa 15 Km per nodo.

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La mappa (Fig. precedente) INGV, redatta secondo le Norme Tecniche per le Costruzioni D.M. 14/01/2008), indica che il territorio comunale di Casaluce (CE) rientra nelle celle contraddistinte da valori di ag di riferimento compresi tra 0.100 e 0.150 (punti della griglia riferiti a: parametro dello scuotimento ag; probabilità in 50 anni 10%; percentile 50). Mentre dai dati di disaggregazione dei parametri sismici epicentrali relativi ai nodi della griglia viene parametrizzato il terremoto che meglio rappresenta le amplificazioni di sito che risulta variabile tra 5.59 e 6.12 di magnitudo ad una distanza media dall’epicentro relativamente di 25.6 e 38.4 Km.

CARATTERIZZAZIONE GEOMECCANICA

Conformemente a quanto emerso dal complesso programma di raccolta dati, il terreni caratterizzanti il sottosuolo dell’area in oggetto, ad esclusione dei litotipi tufacei litoidi, rivelano un comportamento geotecnico segnato da parametri a rottura e di deformabilità che in prevalenza sono associabili ai mezzi puramente incoerenti. Per quanto riguarda le piroclastiti, a parte esigui livelli, nei quali processi di dissoluzione dei vetri ed argillificazione delle frazioni granulometriche più fini hanno determinato l’insorgenza di resistenza associabili ai mezzi pseudo coesivi (suolo e paleo suoli), il grosso delle bancate piroclastiche, è costituito da terreni mediamente sabbiosi con sfondi ghiaiosi e limosi subordinati. La parte limosa è costituita maggiormente delle ceneri vulcaniche. La frazione ghiaiosa è fornita frammenti tufacei ovvero prodotti di attività esplosiva come lapilli, scorie, pomici e xenoliti vari. In ogni caso, l’entità dei parametri a rottura e di deformabilità associabili a detti terreni si mantiene media o medio – alta. A tal proposito, dalle risultanze delle indagini consultate emerge che, in termini di larga media, premesso che i terreni assumono quasi uniformemente comportamento di mezzi incoerenti, si può assumere che l’angolo d’attrito interno (’), relativo alle coltri piroclastiche ricoprenti o soggiacenti gli orizzonti litoidi, assume valore, nei volumi di interesse, quasi costantemente maggiori di 26° con oscillazioni dovute alla particolare granulometria puntualmente rinvenibile che portano tale valore da un minimo di 24° fin oltre i 32°. Tale considerazione, ovviamente, si riferisce ai terreni non pedogenizzati, rinvenibili al di sotto dei primi due metri stratigrafici per i quali è possibile attestare uno stato di addensamento medio con densità relativa nell’ordine del 40 – 70%. Parimenti la compressibilità si mantiene, nei “ranges” tensionali di prova, bassa al punto da indicare valori per il modulo di compressibilità edometrico quasi costantemente maggiori di 100 150 Kg/cm2. Inoltre, il grado di saturazione, attestato mediamente sul 65%, è tipico per questi terreni che sono dotati di media permeabilità in grado di dissipare velocemente eccessi di tensioni neutre. Per confermare e dettagliare quanto detto, si rimanda ai risultati delle indagini che saranno espletate come da piano di indagini predisposto per la stesura definitiva del presente studio geologico per la redazione del PUC Comunale.

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CONCLUSIONI

L’indagine geologica preliminare effettuata sull’area comunale di Casaluce (CE) per la Redazione dello strumento urbanistico comunale PUC, ha messo in evidenza un territorio che si è rivelato, alla presente analisi come geologicamente, e sismicamente mediamente complesso, comunque meritevole di attenzione ai fini delle impostazioni programmatiche come quelle associate al Piano Urbanistico Comunale.

La situazione riscontrata, pur non costituendo elemento ostativo alle mire di programmazione e attuazione urbanistica, impone comportamenti che tendano al rispetto delle condizioni naturali del territorio. Pertanto, la compatibilità espressa attraverso la presente indagine, va misurata, , oltre che sulla base delle risultanze dello studio definitivo, sicuramente da parametri urbanistici che tengano conto di fatti storici ed antropici, anche sulla base di una attenta, puntuale e sistematica indagine geologica dalla quale sola, per ovvie ragioni di scala, potrà emergere la giustezza del modello geologico del sottosuolo e quindi delle singole scelte progettuali. D’altra parte, le indicazioni qui rassegnate, sono perfettamente in linea con il dettato normativo previsto nel D.M. n. 47 del 11/03/88, D.M. 14 gennaio 2008 (NTC) e nella stessa L.R. n. 9/83 e successive modifiche, integrazioni e circolari applicative.

Nella elaborazione definitiva dello studio geologico, a valle della realizzazione delle indagini geognostiche previste dallo specifico piano delle indagini, verranno approfondite tutte le tematiche legate al contesto geologico geomorfologico, idrogeologico e sismico, con la produzione della specifica cartografia tematica e con la definizione areale di eventuali aree soggette a particolari rischi geologici o antropico-geologico.

Tanto in relazione ad uno studio geologico preliminare per la redazione del PUC.

Teverola li gennaio 2015

IL TECNICO INCARICATO

GEOLOGO GENNARO D’AGOSTINO

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