Breve Storia Della Biblioteca Comunale “Luciano Scarabelli” Di Caltanissetta
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Associazione “Officina del libro Luciano Scarabelli” - Caltanissetta ARCHIVIO NISSENO Rassegna di storia, lettere, arte e società Anno III - N. 4 Gennaio-Giugno 2009 Paruzzo Printer editore - Caltanissetta ARCHIVIO NISSENO Rassegna semestrale di storia, lettere, arte e società dell’Associazione “Officina del libro Luciano Scarabelli” di Caltanissetta Anno III - N. 4 Gennaio-Giugno 2009 2 BREVE STORIA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “LUCIANO SCARABELLI” DI CALTANISSETTA DI ANTONIO VITELLARO 1 I tentativi falliti per la formazione di una biblioteca comunale a Caltanissetta. La creazione di una biblioteca pubblica a Caltanissetta ebbe una vita tor- mentata. Fino al 1840 non si ha alcuna notizia documentata della volontà di realizzare una biblioteca di uso pubblico. In quell’anno (il 18 novembre) il Decurionato della città, su sollecitazione del consiglio provinciale, si attiva per l’istituzione di una biblioteca pubblica, “il cui stabilimento non solo è utile e decoroso per un capo-provincia ma bensì necessario per la diffusione dei lumi in fatto di agricoltura, e di pubblica economia basi fondamentali di ogni prosperità”. La “diffusione dei lumi in fatto di agricoltura e di pubblica economia” è una preoccupazione costante dei pubblici amministratori della prima metà dell’Ottocento, perché si avverte l’esigenza di integrare la formazione delle nuove generazioni, tradizionalmente fondata sulle discipline religiose, giuri- diche e letterarie della ratio studiorum dei Gesuiti, con le conoscenze neces- sarie per affrontare i nuovi problemi legati alla tradizionale economia agrico- la e alla nuova industria dello zolfo del territorio nisseno. L’amministrazione comunale non dispone dei mezzi finanziari necessari; il decurione barone Antonio Lanzirotti propone di istituire un fondo di 1000 ducati annui per cinque anni da attingere dai fondi straordinari e 200 ducati per ognuno dei cinque anni seguenti. Il Decurionato, invece, delibera di costi- tuire il fondo per la biblioteca utilizzando il credito che il Comune vanta nei riguardi della Provincia; un modo burocratico per non fare nulla. Ma è anche un modo irriverente nei riguardi dell’Intendente che presiede il consiglio pro- vinciale, perché la competenza per le biblioteche apparteneva all’Intendente stesso. 3 ANTONIO VITELLARO In quegli anni, di biblioteche a Caltanissetta ce ne sono parecchie, ma sono tutte “private”, di proprietà delle comunità religiose o delle famiglie nobili o della buona borghesia. Come vedremo più avanti, biblioteche più o meno cospicue possiedono i Cappuccini (la più grande), i Riformati di S. Antonino e quelli di S. Maria degli Angeli, i Carmelitani, i Domenicani, i Conventuali di S. Francesco, i Benedettini di S. Flavia, gli Agostiniani Scalzi di S. Maria delle Grazie e i Gesuiti. Nel 1846 il Comune non ha ancora fatto nulla per la biblioteca; l’Intendente, consapevole delle difficoltà finanziarie dell’amministrazione, suggerisce di provvedere “gradatamente”. Il decurionato accoglie il suggeri- mento, deliberando di impegnare 400 ducati all’anno prelevandoli dai fondi straordinari. E’ un altro espediente tecnico per reperire fondi che non ci sono nelle casse comunali: stornare i fondi straordinari di cui non è determinata la destinazione nel bilancio di previsione. Una deputazione formata dal sindaco Giuseppe Salomone e dai decurioni Giuseppe Furitano, Gaspare Tortorici e Giovanni Barile è incaricata di predi- sporre un progetto per la nuova biblioteca. Nell’ottobre del 1846, il Decurionato, ripetutamente sollecitato dall’Intendente, delibera di utilizzare per la biblioteca un credito vantato nei riguardi dell’Erario per sovvenzioni ai condannati; ma l’Intendente fa sapere che non può proporre al re il pagamen- to del debito; anzi, l’anno seguente, egli propone al Comune l’acquisto, che ritiene vantaggioso, di una biblioteca di un certo Emanuele Rossi di Catania; il Decurionato vuole dimostrare la sua buona volontà, deliberando di utilizza- re a tale scopo la somma di 900 ducati destinata all’acquisto di una trivella artesiana “per l’aumento dell’acqua”, a cui si può facilmente rinunziare. Nelle more l’Intendente propone anche l’acquisto di un altro fondo libra- rio e del museo del canonico Giuseppe Alessi di Castrogiovanni, morto dieci anni prima, che gli eredi intendono alienare. La rivoluzione del 1848 blocca ogni iniziativa: a Caltanissetta non arrive- ranno mai né i libri di Emanuele Rossi né quelli dell’abate Alessi. Si riparle- rà di biblioteca dieci anni dopo, nel 1857, quando l’Intendente Principe di Castelreale ripropone la formazione di una pubblica libreria. Il Decurionato dimostra buona volontà, deliberando lo stanziamento di 400 ducati “per com- pra di libri nella fondazione di una biblioteca comunale”. C’è un documento del 31 gennaio 1860 da cui si evince che la situazione delle biblioteche pubbliche in tutta la provincia era disastrosa. Da un’indagi- ne dell’Intendenza della Valle risulta che nessun comune ha un fondo libra- rio che possa definirsi biblioteca, ma soltanto libri destinati all’uso burocra- tico delle amministrazioni locali: Aidone possiede 58 libri in Cancelleria, Niscemi 30 libri, Mussomeli 25, Montedoro 37, Caltanissetta 28 (sempre per uso della Canmcelleria), Serradifalco 53, Marianopoli 33, Bompensiere 35, Pietraperzia 60. Mazzarino e Acquaviva riferiscono che i libri sono stati incendiati nel 1848; Sutera, Vallelunga, Resuttano, Calascibetta, Campofranco e S. Caterina non hanno libri; Valguarnera ha una piccola 4 BREVE STORIA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “LUCIANO SCARABELLI” DI CALTANISSETTA biblioteca con 27 libri (altri 24 sono in uso alla Cancelleria); Castrogiovanni ha sottoscritto sette “associazioni” a riviste di carattere amministrativo. Il 22 aprile 1860 il Decurionato di Caltanissetta delibera che “per la sol- lecita attuazione della Biblioteca Comunale venisse istituita una deputazio- ne” composta da Francesco Morillo barone di Trabonella (il futuro governa- tore della provincia di nomina garibaldina), da Salvatore Cosentino, dal sacerdote Michele Segneri e dall’ex provinciale dei Gesuiti padre Vincenzo Augello. Ma Annibale è alle porte; come la rivoluzione del 1848 aveva bloccato il cammino della nuova biblioteca, così avviene con la rivoluzione del 1860: una ventina di giorni dopo Garibaldi sbarca a Marsala. Miniatura dallo Psalterium nocturnum, del sec. XVII, custodito presso la Biblioteca Comunale L. Scarabelli di Caltanissetta. 5 ANTONIO VITELLARO Prima pagina del catalogo di una parte (3440) dei volumi provenienti dai Conventi di Caltanissetta pervenu- ti alla Biblioteca Comunale (custodito presso l’Archivio di Stato di Caltanissetta). Prima pagina del catalogo della quasi totalità dei libri dei Conventi di Caltanissetta pervenuti alla Biblioteca Comunale (custodito presso l’Archivio Centrale Statale di Roma). 6 BREVE STORIA DELLA BIBLIOTECA COMUNALE “LUCIANO SCARABELLI” DI CALTANISSETTA 2 L’iniziativa del prefetto Domenico Marco La biblioteca comunale di Caltanissetta potrà realizzarsi, a partire dal 1862, grazie ad alcune favorevoli e imprevedibili circostanze. La prima: il 17 ottobre 1860, con decreto n. 264, il prodittatore Antonio Mordini assegna i locali dell’ex Collegio gesuitico al Comune perché li uti- lizzi per attività destinate alla pubblica istruzione. La seconda: agli inizi del 1862, l’avv. Domenico Marco, prefetto di Caltanissetta dal 15 dicembre 1861 al 18 agosto 1862, lancia un appello agli ordini religiosi, alle famiglie patrizie e agli studiosi di tutta l’Italia perché inviino libri per la costituzione di una pubblica biblioteca a Caltanissetta. Una terza circostanza: un decreto ministeriale del 9 ottobre 1867 assegna alla nuova biblioteca i fondi librari dei disciolti ordini religiosi presenti a Caltanissetta, per un totale di 12.367 volumi; altri 1469, quelli dei Gesuiti, saranno assegnati alla biblioteca solo nel 1893. Domenico Marco comincia a muoversi nel febbraio del 1862, meno di due mesi dopo il suo insediamento. Sa bene che la tristezza dei tempi e del bilan- cio comunale non consente di contare su fondi da destinare all’acquisto di libri; ma è convinto che l’istituzione di una biblioteca pubblica in una città capoluogo di provincia sia ormai un’esigenza ineludibile. Questo suo convin- cimento è supportato anche dalle idealità politiche e morali che sostengono il suo impegno di primo prefetto della città dopo l’unificazione. E lo dice a chiare note negli appelli che egli rivolge a ritmo incessante a nobili, religio- si, professionisti, personalità della cultura: “Appena giunto in questa ridente isola, avuta contezza di non esistere alcu- na pubblica biblioteca nella cospicua città di Caltanissetta, non solamente pen- sai, ma dichiarai che tale instituzione vi s’impianterebbe, e ben presto. Tal mio concetto e osservanza veniano sorrette dalla prenozione del patriottismo di questa insigne città, dall’amore degli stessi per ogni civile progresso, ed ezian- dio dalla esperienza che ammaestrar potersi i più brillanti effetti asseguire dallo spirito di associazione, non solo per lo sviluppo delle svariate branche d’industria, ma eziandio per promuovere le instillazioni atte a moralizzare ed istruire il popolo. Meco medesimo ponderai che l’azienda comunale di Caltanissetta, obera- 7 ANTONIO VITELLARO ta di pesi, non poteva sopperire certamente la spesa necessaria per l’acquisto di libri e in tal numero, da formare con essi una pubblica biblioteca. Mi appigliai adunque anzi tratto a promuovere lo spirito di associazione, nel senso di far appello ai generosi sentimenti di molteplici persone,