La dal fascismo all’egemonia moderata Personale politico, elezioni e governo locale di Guido D ’Agostino

Il saggio è centrato sulle dinamiche elettorali ri­ This essay explores the electoral developments messesi in moto dopo la caduta del fascismo e occurred after the fall of fascism, focusing its incentrate sulle scadenze cruciali del referen­ attention on the crucial double date o f the M o­ dum istituzionale e dell’attivazione dell’Assem­ narchy-republic referendum and the enactment blea, costituente (2 giugno 1946), nonchédel o f the Constituent assembly (2nd June 1946), to primo appuntamento ordinario (18 aprile 1948) end with the first ordinary call to polls (18th nel quale viene sancito il predominio moderato. April 1948), which sanctioned the moderate he­ Lo scenario è quello di una ‘regione-laborato­ g e m o n y . rio’, quale la Campania, in cui il fascismo si era The scenary is that o f Campania, a sort of lab- impiantato tardi e senza i presupposti di ‘neces­ region where fascism had taken root rather sità’ che ne avevano caratterizzato l’insedia­ slowly and without those premises o f ‘necessity’ mento in altre zone del paese, ma dove correla­ that had marked its take-over in other areas of tivamente anche il dopofascismo stenta a decol­ , but where in turn post-fascism itself lare concretamente a fronte di una vischiosità e found it hard to gain ground in front o f a slimi­ di una persistenza di rapporti di potere e di ‘va­ ness and persistency o f power relationships hea­ lori’ marcatamente tradizionalisti e clientelari. vily soaked with traditionalism and patronage. Nelle maglie di una situazione sociale e politica In a social and political context conditioned by segnata dal mancato effetto rigeneratore di una the absence of a widespread and self-conscious lotta di liberazione diffusa e consapevole, agi­ liberation struggle, we see at work a political sce un ceto politico — la cui fisionomia è trat­ personnel of “brokers", acting as an indispen­ teggiata nell’analisi storica compiuta dall’auto­ sable link of the chain that ties the periphery re •— di ‘mediatori’, anello indispensabile di of the southern subsystem to the inner circle of una catena di relazioni che congiungono la peri­ the national system. In between the electoral feria del sottosistema meridionale al centro del behaviour of the society at large and this class sistema nazionale. Tra comportamenti elettorali of political brokers (often the same people who della società civile e rete di ‘mediatori’, i quali had been strutting upon the stage of fascist lo­ emergono sulla scena riaffacciandosi spesso alla cal government), is there the network of real ribalta del governo locale dove hanno già mar­ powers, represented by a State apparatus in ra­ cato una significativa presenza in età fascista, si pid recovery, by the omnipotence of Prefects distende la trama dei poteri di fatto, rappresen­ and by the restored supremacy of repressive tati da un apparato statale in veloce ricompatta­ law and order. mento, dall’onnipotenza prefettizia, dal ripristi­ Yet, significant processes of redeployment and nato ordine pubblico in senso repressivo. reshaping of the forces involved took place Nonostante tutto, però, si avviano anche in even in Campania, as was to be shown later Campania importanti processi di riassestamen­ on, in the mid-Seventies, by the striking wave to e riclassificazione delle forze in campo i cui of civil and political awakening and struggles, effetti si paleseranno parecchio più tardi, ad an­ which had its roots in those fateful years 1946- ni settanta inoltrati, nel corso di una stagione di 1948. lotte e di risveglio civile e politico che affonda­ no le radici nel biennio decisivo 1946-1948.

‘Italia contemporanea”, dicembre 1990, n. 181 704 Guido D’Agostino

Il ‘laboratorio’ regionale messe e condizioni per la loro realizzabilità. Su questo, tuttavia, le valutazioni perman­ Della difficile transizione dal fascismo alla gono varie e discordi e investono diverse e democrazia repubblicana, attraverso l’espe­ delicate questioni: la maggiore o minore rienza peculiare della guerra, la Campania coerenza, strutturale e politica, dell’ambito ha costituito — è stato detto — un “labora­ e della vicenda campani rispetto al quadro torio politico, [...] in forme e in modi [...] della storia nazionale nel corso della guerra, destinati a proiettarsi sulla scala naziona­ nel periodo resistenziale e immediatamente le”1. È un’osservazione che intende cogliere dopo; il significato delle Quattro giornate e il senso più generale di ciò che gli anni tra il dell’opposizione armata al nazifascismo, 1938 e il 1948 hanno rappresentato nella e dunque la portata stessa della ‘rottura’ in per la regione, e di ciò che questa è stata nel senso democratico, sia sul momento che a e per il decennio in questione, ma che vale lungo termine; le ragioni del rientro, non tanto più quanto più piena accezione si con­ contrastato, nel moderatismo e nello svilup­ ferisca al termine-concetto di ‘laboratorio’. po dipendente, secondo uno schema inter­ In effetti, piuttosto che sede, occasione e pretativo che contempla l’incidenza di fatto­ veicolo di una sperimentazione, di modalità ri ‘residuali’, la fase del ‘laboratorio’ e quin­ e risultati da capitalizzare o da spendere in di, in ultimo, anche effetti di ritorno, regres­ un contesto ‘altro’ dal punto di vista spazia­ sivi, sull’intera area regionale, anello debole le e temporalmente successivo, il ‘laborato­ della ricostituita ‘catena’ politica e sociale rio’ campano, nel contesto meridionale, nazionale3. sembra esserlo stato proprio di una speri­ Concretamente, peraltro, il percorso di mentalità diffusa, dalle fasi strettamente fra uscita dal tunnel della dittatura e della guer­ loro connesse e conseguenti, in cui, segnata- ra si è svolto, in sede campana, per dir così, mente, “il risultato stesso [...] si incorpora ‘all’indietro’; a partire dal disancoraggio al processo in atto nella sua globalità e ne della popolazione dall’appoggio al regime, diviene anzi presupposto sulle cui basi que­ maturato di fronte alle inadempienze politi­ sto prosegua e si orienti in una maniera for­ che della dittatura nei confronti del proble­ temente determinata”2. ma meridionale e al sempre più duro impat­ Con questo si vuole ribadire la crucialità to con la realtà, amarissima e bloccante, del­ della partita giocatasi nella regione, nei luo­ la guerra, così come dal distacco dei circoli ghi urbani e rurali emblematici di essa, che, economici, sociali e culturali preminenti, via con i suoi esiti, non soltanto prelude e pre­ via persuasi della inevitabilità della sconfitta para agli sbocchi finali, a livello nazionale, finale del fascismo. È quindi passato per la della transizione ‘lunga’ — egemonia politi­ vigorosa, pur se non sempre nitida insorgen­ ca moderata e restaurazione/ricostruzione za di protagonismo sociale — e certo anche capitalistica — ma che ha posto anche pre­ ‘naturalmente’ politico — esploso nelle

' Luigi Cortesi, Introduzione a La Campania dal fascismo alla repubblica. Società, politica e cultura, a cura di L. Cortesi - Giovanna Percopo - Sergio Riccio - Patrizia Salvetti, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1977, vol. I, p. 7 (Regione Campania, Trentesimo anniversario della Resistenza). 2 Guido D’Agostino, Napoli: governo e amministrazione della città dalla caduta del fascismo all’avvento della Repubblica (1943-46), nel volume miscellaneo dell’Istituto campano per la storia della resistenza, Napoli, Guida, 1986, p. 38 (Regione Campania, Qaurantesimo anniversario della Resistenza). Il saggio costituisce lo sviluppo del contributo già apparso in L ’altro dopoguerra. Roma e il Sud, 1943-1945, a cura di Nicola Gallerano, Milano, An­ geli, 1985 (Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza). 3 G. D’Agostino, Il Mezzogiorno tra fascismo e guerra, “Quaderni meridionali”, aprile-giugno 1989, n. 9. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 705

Quattro giornate di Napoli (28 settembre-1 cenda, se è vero che, comunque si vogliano ottobre 1943) e in tanti episodi di resistenza giudicare le spinte mobilitanti e innovative al nazifascismo sul territorio, nonché nelle di cui si è detto, l’impressione è che esse ab­ lotte contadine in cui si travasava il patrimo­ biano comunque incontrato un blocco di po­ nio di antichi furori e di battaglie per il pos­ tere già sufficientemente pronto al cambio sesso della terra. In seguito, però, con il di governo e arroccato attorno alla difesa concorso determinante delle truppe alleate della continuità dello Stato5. Qui ancora, e a di occupazione e di governo, della Chiesa, maggior ragione, emergono ruolo, presenza dei prefetti e carabinieri badogliani e ‘italia­ e caratteristiche del ceto politico locale, po­ ni’, i momenti determinanti risultano il ri­ tente agente di mediazione e anello di colle­ pristino delle concezioni e delle pratiche li­ gamento indispensabile nella relazione, rian­ berali prefasciste in materia di organizzazio­ nodata o sul punto di esserlo, tra periferia e ne dello Stato centralizzato e delle sue arti- centro, tra assetti politici e sociali locali e la colazioni periferiche, il recuperato peso de­ dimensione corrispondente nazionale, di po­ gli apparati ideologici e repressivi statali, la tere e di governo centrale. Ciò riguarda evi­ riorganizzazione delle forme istituzionaliz­ dentemente soprattutto lo schieramento, zate della politica e del potere, la riconfer­ conservatore, di maggioranza, posto che il mata divaricazione fra società politica e so­ principio basilare della pratica politica meri­ cietà civile, la ripresa d’iniziativa da parte dionale consiste nell’appartenenza indispen­ dei potentati locali4. sabile, per il personale politico locale, ai In sostanza, con la rapida rimessa in sesto partiti di governo, se si vuole conservare e dell’apparato istituzionale, procedono al­ accrescere il proprio potere radicato nel ter­ trettanto velocemente la ricomposizione po­ ritorio e tra la gente della singola comunità litica delle classi dominanti e, in parallelo, la di appartenenza6. Nell’insieme, tuttavia, il ricollocazione funzionale e subordinata del quadro regionale appare variato e movimen­ sottosistema, parziale, regionale — nell’am­ tato, per le ovvie diversità di situazioni tra bito dell’intero sottosistema meridionale — un’area e l’altra, ma vieppiù in ragione delle nel sistema politico generale del paese. Ed è ‘fratture’ da cui è solcato e messo in tensio­ qui, in definitiva, il nodo essenziale della vi­ ne e che ineriscono sia alla composizione del

4 Ai riferimenti bibliografici contenuti nei vari saggi del volume Aa.Vv., Alle radici del nostro presente, Napoli, Guida, 1986 (Quaderni dell’Istituto campano per la storia della Resistenza), ai quali in ogni caso si rimanda per i diversi fattori menzionati nel testo, si aggiunga, relativamente all’impatto con la realtà amarissima della guerra, i saggi di Gloria Chianese, Napoli: questione urbana e lotte sociali, in G. Chianese - Guido Crainz - Marco Da Vela - Gabriella Gribaudi, Italia 1945-1950. Conflitti e trasformazioni sociali, Milano, Angeli, 1985 (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia); Laura Capobianco, La guerra a Napoli. Il vissuto e il rimosso, “Italia contemporanea”, settembre 1986, n. 164. Più di recente, Aurelio Lepre, Le illusioni, la paura, la rabbia. Il fronte interno italiano, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1989 e La guerra immaginata (con saggi di Pietro Ca­ vallo, Paquito Del Bosco, Pasquale laccio, Raffaele Messina), Napoli, Liguori, 1989. Di imminente pubblicazione, gli atti del seminario “Città e guerra: nuove fonti e metodologie di studio”, svoltosi a Trieste (14 dicembre 1989) a cura dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, in cui sono stati illu­ strati i casi, tra gli altri, di Torino, Napoli e Trieste. Rimane fondamentale per la tematica del consenso al fascismo nel Mezzogiorno, e del suo vanificarsi, il lavoro di N. Gallerano, La disgregazione delle basi di massa de! fascismo ne! Mezzogiorno e il ruolo delle masse contadine, in Aa.Vv., Operai e contadini nella crisi italiana del 1943-1944, Milano, Feltrinelli, 1976 (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia). Così L. Cortesi, nella Introduzione a La Campania, cit., p. 41. 6 Percy Allum, La Campania. Politica e potere 1945-1975, in Storia della Campania, a cura di Francesco Barbagal- lo, Napoli, Guida, 1978, vol. II, pp. 537 sgg. 706 Guido D’Agostino ceto politico stesso, sia al confronto tra forme e condizioni in grado di riassicurare ‘conservatori’ e ‘progressisti’, o, ancora, al­ sopravvivenza e protezione, dopo le tragiche la particolare dialettica tra Napoli e il resto esperienze più recenti e praticamente ancora della regione7. in corso. È plausibile che, stando così le co­ se, ciò spingesse nel senso della conservazio­ A questo riguardo la formazione e il fun­ ne o della riacquisizione dei punti di riferi­ zionamento delle amministrazioni locali del mento politici e personali più noti, speri­ periodo 1943-1948, prima non elettive e poi, mentati e tradizionali, essendo peraltro dalla primavera o dall’autunno del 1946, mancati sia l’occasione che il tempo mate­ conseguenti alla prima tornata del voto co­ riale per sedimentare, a livelli di massa, co­ munale, costituiscono un banco di prova scienza o programmi ‘alternativi’, se non emblematico. Le prime, in particolare, ri­ presso settori minoritari, di intellettuali o di spondono, pur nella ovvia e già richiamata strati sociali politicizzati o comunque legati diversità delle tante situazioni specifiche e a particolari percorsi di ‘militanza’ e di ‘di­ degli eventuali scarti temporali, a condizio­ versità’. ni, sollecitazioni e dialettiche ‘di contesto’ E d’altronde, portano agli stessi esiti le sufficientemente univoche e generali, quali opzioni dell’apparato politico e burocratico l’assoluta emergenza istituzionale e sociale, dello stato italiano in faticosa ricomposizio­ il ruolo decisivo comunque svolto dall’auto­ ne — comunque più spedita dopo Salerno e rità prefettizia, il potere di indirizzo, ma dopo — e non certo incline a rotture più propriamente di controllo, e non di ra­ clamorose, così come quelle, sia contingenti do di veto, esercitato dai comandi alleati, il sia di più ampia prospettiva strategica, so­ vario concorso dei “comitati, o fronti, di li­ stenute dagli alleati e culminanti, con l’ordi­ berazione” locali, spaccati il più delle volte nanza Poletti del 15 marzo 1944, nella ipote­ al loro interno, tra fautori di innovazioni si di “ridemocratizzazione” degli enti locali più o meno radicali e sostenitori di atteggia­ nelle regioni ‘liberate’ rimodellandoli sulla menti, e soluzioni, conservatori o modera­ base della legge comunale e provinciale del ti8. A ciò si aggiunga l’atteggiamento diffu­ 1915 (e con la contestuale abolizione di quel­ so, e in ogni caso maggioritario tra la gente la fascista del 1934)9. — alimentato dalla Chiesa e dai poteri co­ In successione, si passa dalle primissime stituiti di fatto, in ambito locale — orienta­ compagini commissariali straordinarie, di to verso il recupero di un’identità fortemen­ formazione prefettizia e di composizione mi­ te traumatizzata e verso l’individuazione di sta, tecnica e politica (quest’ultima compo-

7 Tra i saggi storici più recenti su Napoli, cfr. Giuseppe Galasso, Napoli, Bari, Laterza, 1987, e G. D’Agostino, Per una storia di Napoli capitale, Napoli, Liguori, 1988; dello stesso Galasso, vedi pure Intervista sulla storia di Napoli, raccolta da P. Allum, Bari, Laterza, 1978, nonché il saggio introduttivo alla Storia della Campania, cit.: Storicità della struttura regionale. 8 Sulle amministrazioni locali di emanazione ciellenistica, cfr. Ettore Roteili, Costituzione e amministrazione nel­ l'Italia unita, Bologna, Il Mulino, 1981; un caso emblematico è trattato da Piero Aimo, Il comune di Andria nel dopoguerra (1943-1945), in L ’altro dopoguerra. Roma e il Sud, 1943-1945 a cura di N. Gallerano, Milano, Angeli, 1985. Per l’ambito campano, cfr. i saggi di G. D’Agostino - Giuseppe Moricola - Luigi Parente - Giuseppe Capo­ bianco - Sergio Alinovi, dedicati rispettivamente a Napoli, Avellino, , Caserta e Salerno nel volume Alle radici, cit. 9 Su Charles Poletti oltre a G. D’Agostino (Napoli: governo e amministrazione, cit.) vedi Paolo De Marco, Le po­ litiche alleate in Italia. Il caso della “Region 3 ”. L ’occupazione alleata a Napoli e in Campania, nel volume Alle ra­ dici, cit., pp. 239 sgg.; Gianni Vergineo, Storia di Benevento e dintorni, vol. IV, Dalla democrazia alla pentarchia (1943-1988), Benevento, G. Ricolo, 1989, pp. 23 sgg. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 707 nente è emanazione, generalmente, dei comi­ ralmente, anche in queste stesse formazioni, tati dei partiti antifascisti), sotto lo stretto si ritrovano ‘notabili’ e figure professionali, controllo alleato, a giunte più articolate o esponenti culturali e politici, che hanno quanto a funzioni e composizione, egualmen­ marcato una netta distanza dal fascismo e te non elettive, ma ‘ordinarie’, costituite sot­ hanno attraversato gli anni della dittatura to la guida di un sindaco, anch’egli, come gli intenti alla propria dimensione privata e altri componenti, designato dall’alto (prefet­ professionale. La caduta del ‘regime’ li ri­ ture e comandi angloamericani) su indicazio­ mette evidentemente in gioco, così come ri­ ne dei comitati di liberazione — sempre, co­ porta sulla scena il variegato ceto cattolico, munque, soggetta al vaglio e all’approvazio­ anch’esso attivo professionalmente durante ne dei veri arbitri della situazione. Si tratta, il fascismo ma anche più o meno impegnato nelle ipotesi migliori, di corpi collegiali politi­ nella militanza religiosa organizzata e parte co-amministrativi che si confrontano con le in causa nella formazione della nuova forza terribili esigenze materiali, ideali e istituzio­ politica di centro, la Democrazia cristiana, nali del momento, tra cui in prima fila, l’ap­ dal precedente tronco ‘popolare’. A sinistra, provvigionamento alimentare, l’assistenza, azionisti e socialcomunisti sono espressione l’epurazione, o “defascistizzazione”, nonché di un ceto poltico che ha avuto con il fasci­ interventi embrionali di ricostruzione fisica smo l’impatto più duro, che ha subito vessa­ dei luoghi devastati dalla guerra. Hanno zioni, confino, carcere per le proprie idee, compiti gravosissimi, spesso disperati, e sono ha vissuto l’esperienza della clandestinità e esposti — anche strumentalmente, talvolta — spesso della lotta armata e che riesce, come all’incomprensione e all’impazienza di una sa e può, ad essere presente agli appunta­ società dolente e risentita; di fronte a ciò, si menti del biennio 1943-1945. Non va però ritrovano spesso senza poteri effettivi, stretti sottovalutato il peso — cui si è già accenna­ tra impacci, limiti e controlli provenienti dal­ to — del personale con competenza tecnico­ l’esterno, ma anche logorati da diatribe inter­ amministrativa acquisita e maturata tra pre­ ne, costretti a patteggiamenti estenuanti e a fascismo e fascismo al quale si attinge di ne­ mediazioni perdenti, e non sempre forniti di cessità e spesso largamente, nonché, visto orizzonti culturalpolitici, o di idee program­ anche lo scarsissimo frutto dei procedimenti matiche, adeguati ai problemi e alle prospet­ di epurazione, l’influenza delle ‘sapienti’ re­ tive. gie istituzionali saldamente in mano a pre­ Quanto al ‘personale’ politico presente e fetti fascisti e a collaborazionisti restati al attivo, prevalentemente, nelle compagini proprio posto nella delicata congiuntura po­ formatesi in questa prima fase della sequen­ litica e istituzionale in atto. In più, vanno te­ za storico-amministrativa quale si realizza nuti nel debito conto gli scenari locali, rife­ all’interno della transizione dal fascismo al rendoci in questo senso ai diversi ambiti regime repubblicano, è alquanto consistente provinciali e agli stessi singoli capoluoghi, la quota di quello che emerge da “fenomeni per cui non v’è dubbio che se a Napoli e in di trasformismo e di ‘riciclaggio ’ [...] di minor misura anche a Salerno, l’azione dei vecchi esponenti del prefascismo e del fasci­ partiti del Comitato di liberazione nazionale smo”10 nell’ambito del partito liberale e, an­ si rivela più incisiva, e anche l’incidenza dei cor più, forse, di qello demolaburista. Natu­ fattori frenanti e negativi maggiormente con­

10 Salvatore Minolfi - Riccardo Vigilante, li ceto politico locale in Campania in età repubblicana, “Italia contem­ poranea”, giugno 1987, n. 167, p. 86, con copiosa bibliografia cui si rimanda. 708 Guido D’Agostino trastata nel complesso, nel contesto avelline­ rocrate, la giunta Ingrosso conosce un discre­ se e beneventano e anche in quello casertano to momento, e consegue qualche risultato prevalgono gli elementi di continuità con i non disprezzabile sul terreno dell’attività precedenti assetti di potere e di trasformismo concreta. L’anno e mezzo della gestione Fer- e perduranza a livello di ceto politico locale. mariello è caratterizzato, invece, dagli sforzi In tutti i casi, poi, appaiono evidenti i nessi di promozione e realizzazione dell’azienda e le correlazioni tra le vicende cui si accenna e municipale annonaria, dall’impostazione di le modalità e gli sbocchi del primo avvicenda­ un ampio programma di opere pubbliche e da mento istituzionale, dalla crisi dello stato li­ numerosi interventi in campo edilizio-abitati- berale all’ ‘ingresso’ nel fascismo, ma anche vo, ma anche, e forse più, dalla ricerca e rea­ le connessioni con il significato dell’esperien­ lizzazione di contatti fra governo locale citta­ za del ‘ventennio’ e del rapporto stesso tra fa­ dino e governo centrale retto da Ferruccio scismo e antifascismo, e quindi dell’uscita dal Parri11. regime autoritario, secondo i modi in cui di A Salerno, la scena è occupata inizialmente volta in volta tali eventi si sono vissuti e rea­ dal liberale prefascista, ex deputato (1919; lizzati nei singoli ambiti. Così nel capoluogo 1924), Giovanni Cuomo, commissario pre­ partenopeo, sullo sfondo di un fascismo mi­ fettizio alla testa della prima giunta straordi­ metico e cooptativo, giunto tardi e senza ca­ naria della città (dall’ 11 febbraio 1944 capita­ ratteri apparenti di ‘necessità’, e di un antifa­ le dell’Italia liberata) dopo l’allontanamento scismo eminentemente sociale, la ‘transizio­ del podestà Manlio Serio, sostituito nella ca­ ne’ si avvia ‘a scatti’, per così dire, tra strappi rica dall’azionista Silvio Baratta (in odore di ripetuti, qualche progresso e non poche stasi una sia pur tardiva adesione al fascismo) pre­ o ritorni indietro. sidente dell’Eca (Ente comunale di assisten­ Le giunte, guidate prima dal prefetto Gio­ za), divenuto sindaco alla fine del maggio vanni Solimena e poi da Gustavo Ingrosso 1944. Accanto a costoro, esponenti politici in (12 maggio 1944), demolaburista, docente rappresentanza dei sei partiti raccolti nel Co­ universitario e politico prefascista di buona mitato di concentrazione antifascista (nucleo fama, quindi dall’azionista Gennaro Ferma- del successivo Cln); si tratta in parte di coe­ riello (fine novembre), antifascista noto e sti­ renti antifascisti, eredi di una tradizione di re­ mato nell’ambiente cittadino, hanno tra i sistenza al regime, di stampo liberale, mode­ propri ranghi, — e le designazioni sono spes­ rato, o di socialisti e comunisti, come i Cac­ so il frutto di faticose contrattazioni con i ciatore o gli adepti di Mario Garuglieri. Ma in prefetti (in particolare Spirito e Cavalieri) e i questa zona, a proposito della quale si è par­ vertici alleati, — esponenti di spicco del pre­ lato di trapasso ‘soffice’ dal vecchio al nuovo fascismo e dell’antifascismo, quando possi­ assetto politico e istituzionale, dal fascismo bile, forniti pure di specifiche competenze di moderato all’antifascismo altrettanto mode­ settore. Con l’arrivo del colonnello Charles rato, è soprattutto “ai vertici della struttura Poletti e l’insediamento nella carica prefetti­ burocratica della città che resiste un perso­ zia di Francesco Selvaggi, cattolico di spiriti naggio strettamente legato al regime e che liberali senza le angustie tipiche dell’alto bu­ rappresenta la continuità tra fascismo e re-

11 Paolo Varvaro, Per una storia del potere fascista a Napoli, “Italia contemporanea”, dicembre 1987, n. 169; G. D’Agostino, Napoli: governo e amministrazione, cit. Assai documentato, Fernando Isabella, Napoli dall’8 settem­ bre ad Achille Lauro, Napoli, Guida, 1980: in particolare, per la giunta Fermariello, pp. 117 sgg., mentre non privi di utilità risultano ancora i profili biografici di Francesco D’Ascoli - Michele D’Avino, I sindaci di Napoli, San Gennaro Vesuviano (Napoli), Mida, 1974. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 709 pubblica”, Alfonso Menna, uscito indenne degli innovatori, soprattutto azionisti e co­ dal procedimento di epurazione e conferma­ munisti, che devono subire attacchi frontali to nella carica di segretario comunale (più delle destre, tesi a invalidare ogni tentativo di tardi sarà sindaco democristiano della città epurazione e a spaccare il Fronte antifascista per circa un quindicennio, dando così un contrapponendogli un nuovo comitato costi­ preciso orientamento a quella continuità). tuito da democristiani, liberali e demolaburi­ Anche qui, in ogni caso, le forti pressioni de­ sti. Il punto di riferimento delle forze conser­ gli alleati, i vincoli e i condizionamenti ad vatrici, sul terreno del governo locale, è Vin­ opera dei potentati locali, scontri interni ai cenzo Di Tondo, anch’egli già segretario co­ partiti e agli schieramenti appena delineatisi munale, fascista “della prima ora” e adepto e ricostituiti, ma pure, a quel che sembra, di Rubilli, insediato in qualità di commissa­ una più incisiva e fattiva volontà di operare rio prefettizio, alla testa della prima giunta congiuntamente per la ripresa della vita citta­ straordinaria e confermatovi poi, come sin­ dina e per la ricostruzione materiale12. daco, prevalendo sull’indipendente Canna- Ad Avellino, terra di “fascismo prefetti­ viello, in quelle ordinarie successive, in prati­ zio” e di un antifascismo più intellettuale che ca, fino alla vigilia delle elezioni di fine 1946. pratico, legato aH’egemonia di un Guido Rispetto a tale situazione, poco effetto sorti­ Dorso, la figura chiave si rivela non a caso sce la pur volenterosa presenza, nelle compa­ proprio il potente prefetto fascista, Giovan gini appena richiamate, di antifascisti notori Battista Zanframundo, che orchestra il ‘rien­ e integri, come Umberto Lerro, Francesco tro’ in grande stile, sulla scena politica del Fanello, Michele De Laurentis, tra gli altri, capoluogo e della provincia irpina, dei nota­ cui vengono opposti “personaggi di dubbia bili, ed ex deputati, liberali, fascisti e ora de­ caratura, di scarso credito all’interno dei ri­ molaburisti, Francesco Amatucci e Alfonso spettivi partiti”, quali Nunzio Luciani, co­ Rubilli, con le loro consorterie e clientele e munista, e Enrico Tecce, democristiano pas­ che provvede ad affidare oltre cento comuni sato poi nelle file del Pii (Partito liberale ita­ sui 114 della provincia a sindaci dello stesso liano)13. schieramento. Anche nel caso avellinese, la Anche in Benevento la ‘liberazione’, pri­ concomitante azione degli alleati, — più ma, e la ‘transizione’ si svolgono sotto gli au­ preoccupati di circoscrivere e ‘sterilizzare’ spici degli alleati con il concorso determinan­ l’antifascismo, che non promuoverlo a re­ te dei due maggiori capi politici locali, Raf­ sponsabilità di guida nella fase apertasi con il faele De Caro, tipico notabile veteroliberale, loro stesso arrivo in città (1° ottobre 1943), e Giovan Battista Bosco Lucarelli, popolare — della prefettura e degli interessi e dei pote­ e ora neodemocristiano. Quasi coetanei, ul­ ri consolidati locali ha ragione degli sforzi trasessantenni, entrambi avvocati, deputati

12 Per Salerno, vedi S. Alinovi, L ’amministrazione civica di Salerno dalla caduta del fascismo alla giunta del Co­ mitato di Liberazione Nazionale, in Alle radici, cit., pp. 193 sgg.; Giuseppe D’Angelo, Popolazione e voto a Saler­ no. Appunti per una storia della città nel secondo dopoguerra, nel volume Società, elezioni e governo locale in Campania, a cura di G. D’Agostino, Napoli, Liguori, 1990. Sulla figura di Mario Faruglieri richiamata nel testo, cfr. S. Alinovi, Radici gramsciane del comuniSmo in Campania, in Alle radici, cit. 13 Su Avellino e l’avellinese, cfr. Annibaie Cogliano - Fiorenzo Iannino - Rocco Pignatiello - Melania Sammarco, La transizione dal fascismo alla Costituente in Irpinia (1937-1946), “Quaderni irpini”, marzo 1988, n. 1; G. Mori- cola, Nella terra di Dorso: lotte politiche e sociali in Irpinia nell’immediato dopoguerra (1943-45), in Alle radici, cit., pp. 115 sgg. e dello stesso autore II ceto politico locale dall’Unità alla Repubblica. Il caso Avellino (non anco­ ra pubblicato). Da testimone-protagonista ha trattato il tema Giuseppe Acocella, Notabili, istituzioni e partiti in Ir­ pinia. Quarant’anni di vita democratica, Napoli, Guida, 1989. 710 Guido D’Agostino prefascisti, variamente contrastati dal ‘regi­ quinto (anch’egli ingegnere) che gli subentra me’, con il quale soprattutto il primo intrat­ nel febbraio 1944. Ed è lo stesso Giaquinto tiene non sempre limpidi rapporti, riemergo­ ad essere riconfermato, stavolta come sinda­ no dunque nel 1943 con straordinaria tem­ co, alla testa della giunta ciellenistica forma­ pestività occupando cariche di grosso rilievo tasi nel maggio successivo. in ambito locale e nazionale, da consultori a Nell’insieme, a giudizio di testimoni e costituenti. All’ultimo podestà fascista su­ protagonisti, un decisivo influsso del “vento bentra comunque il commissario prefettizio del sud” contrapposto ad un “vento del De Pasquale, funzionario ministeriale rigi­ nord” libertario, e, in una fase di vuoto de­ damente ‘badogliano’, sostituito (5 novem­ mocratico, il prevalere di interessi conserva- bre 1943) dal decariano Antonio Cifaldi, tori (agrari) che impediscono la formazione sindaco dal marzo dell’anno successivo fino di un ampio consenso attorno all’esperienza all’estate del 1945, alla testa di una giunta ciellenistica e producono un clima reaziona­ ciellenistica che crolla sotto i colpi delle po­ rio i cui vistosi effetti non tardano a manife­ tenti consorterie edilizie attirate dal piano di starsi15. ricostruzione della città annientata dai bom­ bardamenti14. A Caserta, infine, colpita nella sua identi­ Il triplice voto del 1946 e la verifica del 18 tà fisica e territoriale dal fascismo con la aprile 1948 soppressione della provincia (ricostituita nel 1945) e messa a dura prova nei terribili mesi Le elezioni del 1946, per l’Assemblea costi­ del 1943, in una situazione sociale e istitu­ tuente (vedi tabella 3), per sciogliere il nodo zionale particolarmente difficile e sotto il istituzionale (monarchia o repubblica, vedi controllo e la presenza costanti degli alleati tabella 1) e per riattivare le amministrazioni entrati in città il 6 ottobre, si ricompone un comunali elettive (vedi tabella 2), hanno embrione di vita politica e sindacale organiz­ un’importanza basilare nella regione, come, zata. Sono dapprima gli azionisti a segnalar­ del resto, ovunque nel paese16. Rappresenta­ si guidando con l’ingegnere Luigi D’Onofrio no la prima verifica di massa degli orienta­ la prima amministrazione commissariale, e menti generali e specifici degli elettori, se­ quindi i liberali rappresentati da Luigi Gia- gnalano i rapporti di forza, numerica e poli-

14 Relativamente al caso beneventano, vedi G. Vergineo, Storia di Benevento, cit.; Luigi Parente, Prefascismo, fa ­ scismo e post-fascismo nel Sannio Beneventano. Intervista con Gianni Vergineo, in Alle radici, cit., pp. 137 sgg.; Id., Prolegomeni per una storia del potere a Benevento (1946-1986) in Società, elezione, cit., a cura di G. D’Ago­ stino. 15 La situazione politico-istituzionale di Terra di Lavoro è illustrata in molti contributi da Giuseppe Capobianco: tra essi segnaliamo La costruzione del “partito nuovo” in una provincia del Sud. Appunti e documenti sul Pei di Caserta: 1944-1947, Napoli, Sintesi, 1981; Id., La Resistenza in Terra di Lavoro e Id., Appunti per una riflessione sulla crisi de! blocco agrario in Terra di Lavoro, in Alle radici, cit. Ora cfr., dello stesso autore, Il quadro socioeco­ nomico e la vicenda elettorale-politica dell’area casertana (1946-1985), in G. D’Agostino (a cura di), Società, ele­ zioni, cit. 16 Su tale fase cruciale della nostra storia, Federico Chabod, L ’Italia contemporanea (1918-1948), Torino, Einaudi, 19612, si lascia ancora preferire ad altre più aggiornate e recenti sintesi; sulla legge elettorale del 1946, vedi G. D’A­ gostino, Alle origini del sistema elettorale repubblicano. La legge del 1946, “Italia contemporanea”, marzo 1989, n. 174, nonché Maurizio Mandolini - S. Minolfi, La nuova legge elettorale, nel Bollettino speciale dell’Istituto campa­ no per la storia della Resistenza sul XL anniversario della Costituzione, 1988. Resta un riferimento obbligato, Enzo Bettinelli, A ll’origine della democrazia dei partiti. La formazione del nuovo ordinamento elettorale neI periodo co­ stituente (1944-1948), Milano, Comunità, 1982. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 711 tica delle formazioni in campo non più al privilegio. Tale attaccamento ha determina­ riparo dell’equilibrio paritario interno al- to un orientamento verso tali famiglie indi­ l’esarchia ciellenistica, selezionano un per­ pendentemente dal partito cui erano iscrit­ sonale politico destinato, in ogni caso, a te, talché i risultati delle elezioni in tali cen­ funzioni e prove di non usuale rilievo, date tri vanno accolti sotto il profilo politico, le circostanze, e riavviano, con significati­ con riserva”18. Il fatto è che in Campania i ve innovazioni, i meccanismi messi in mo­ comuni con più di diecimila abitanti, sono, ra o del tutto scardinati dalla dittatura. all’epoca, poco più di una settantina, dei D’altronde, il rientro pilotato nell’alveo quali una dozzina soltanto oltre la fascia della democrazia, di stampo liberale ma ad dei trentamila. Di tale fattore non può evi­ estensione di massa, non potrebbe dirsi dentemente non tenersi conto, in un senso compiuto senza la sanzione di questo tri­ e nell’altro, quando cioè si valuti l’inciden­ plice voto, estremamente ravvicinato nel za quantitativa, scarsa, dei comuni ‘mini­ tempo, specchio e insieme stimolo rispetto mi’ sul totale della popolazione regionale a una situazione politica nazionale ricom­ globale e anche rispetto a quella dei capo- postasi sotto il profilo formale ma ancora luoghi e dei centri maggiori, e quella quali­ in qualche misura aperta, come sospesa, ri­ tativa e tipologica, nell’ambito dei compor­ spetto alle opzioni, alle strategie, alle pro­ tamenti elettorali e delle traduzioni politi­ spettive di fondo. Beninteso, quanto è già che del voto, ad esempio, assai maggiore. accaduto dal crollo del fascismo in poi ha Ciò fermo restando l’ovvia influenza e rile­ posto — come si è visto — già consistenti vanza dei casi riguardanti la capitale regio­ ipoteche sul prosieguo delle vicende locali nale e quelle provinciali. e nazionali e sui relativi indirizzi; tuttavia, La consultazione popolare per l’Assem­ la mobilitazione è assai alta, la propagan­ blea costituente registra dunque la vittoria da per la prima volta dopo decenni infiam­ sul piano nazionale dei tre partiti che si ri­ ma i sostenitori dell’una o dell’altra parte, velano effettivamente di massa, democri­ la competizione è dura e reale17. Non è stiano, socialista e comunista, con la netta sufficiente, in ogni caso, per rimuovere prevalenza del primo, attestato su una me­ consuetudini politiche, o ‘prepolitiche’ — dia di poco superiore al 35 per cento. Su tale è il peso su di esse dei vincoli e dei base regionale, e in maniera assai più vi­ condizionamenti famigliari, o degli antago­ stosa che rispetto al Mezzogiorno comples­ nismi di ‘clan’ contrapposti — soprattutto sivamente inteso, si conferma con lieve nei più piccoli centri disseminati sul terri­ scarto in meno il dato riguardante la De, torio, e non solo, evidentemente delle pro­ ma è la destra, con l’Udn (Unione destra vince interne, per i quali vale ciò che av­ nazionale, federazione liberale rinforzata verte dall’avellinese un prefetto nella sua dagli esponenti più prestigiosi del liberali­ relazione al ministero (4 aprile 1946), vale smo intellettuale) e l’Uomo qualunque (fa­ a dire il prevalervi “di una speciale forma scisti, cattolici di destra, nostalgici arrab­ di attaccamento della popolazione verso biati e ‘cani sciolti’), seguiti dal Blocco na­ quelle famiglie locali che per censo e per zionale della libertà, ad ancora più spiccati istruzione mantengono una posizione di orientamento e composizione monarchici,

17 Interessanti e partecipate testimonianze raccolte in Aa.Vv., La Campania dal fascismo alla Repubblica, cit., voi. I, passim. 18 A. Cogliano e altri, La transizione dal fascismo alla Costituente in Irpinia, cit., p. 225. 712 Guido D’Agostino

cui va il 6,4 per cento, ad avere qui un elet­ te l’elettorato, e sulla base dei dati relativi torato di massa (assieme, quasi il 39 per cen­ ai capoluoghi della regione, si verificano la to dei voti) e a distanziare così nettamente la netta vittoria della destra con le tre forma­ sinistra socialista e comunista, (assieme, po­ zioni già indicate, il buon risultato della si­ co al di sopra del 14 per cento) considerando nistra socialcomunista con aperture a forze anche il peso aggiuntivo (7,5 per cento) di li­ laiche e indipendenti, il secco ridimensiona­ ste eterogenee locali e largamente aggregata­ mento della De. Anche in questo caso il li al polo di destra. Rispetto alle medie re­ comportamento elettorale campano ‘enfa­ gionali, comunque, i valori per il ‘centro’ tizza’ in entrambi i sensi quello meridionale democristiano e in misura più attenuata — medio e rovescia gli orientamenti prevalenti con qualche eccezione per l’Uq — anche per sul piano generale nazionale. le destre, sono più alti ai livelli provinciali e Scomposto territorialmente, e incrociato più bassi a quelli dei singoli capoluoghi; per nella sua versione politica e in quella ammi­ la sinistra, accade invece l’inverso. nistrativa, il voto del 1946 in Campania ri­ Il simultaneo quesito referendario assegna flette complessivamente l’esistenza di un ar­ in Campania la vittoria, a stragrande mag­ cipelago di destra diffuso nell’avellinese in­ gioranza (76,5 per cento), all’opzione mo­ terno, nell’intero agro aversano, nella zona narchica che evidentemente raccoglie attor­ a nordest di Caserta, in parte del nolano, no a sé l’intero schieramento di centro e di del pomiglianese e nel frattese, in alcuni destra; anche in questo caso la media regio­ centri del salernitano e nei comuni del lito­ nale sopravanza nettamente i valori medi rale napoletano, gravitanti sul capoluogo. meridionali i quali, a loro volta, capovolgo­ Le liste liberali, monarchiche e qualunquiste no letteralmente l’esito del voto al Centro e vi si affermano maggioritariamente alle am­ nel Nord del paese, rendendo alquanto risi­ ministrative mentre vengono scavalcate a cata la stessa vittoria finale della repubblica loro volta dalla De nelle elezioni politiche. (54,3 per cento). Nelle circostanze, da osser­ Notevole è il peso del notabilato liberale e vare per un verso il comportamento dei cin­ della vecchia classe politica prefascista che que capoluoghi campani, più monarchici va ricomponendo i propri seguiti clientelati delle proprie rispettive province, e per l’altro in una società con forti resistenze al cam­ l’apporto decisivo — secondo l’analisi di biamento e all’integrazione, sensibile dun­ Manlio Rossi Doria — del voto repubblica­ que ai richiami centrati sui valori del passa­ no meridionale all’interno del quale spicca to e della tradizione, come attestato anche quello campano dovuto agli operai dei centri dalla mediocre presa della sinistra. industriali, ai contadini delle zone interne e Accanto all’area di destra, le zone a domi­ ai consensi popolari e borghesi sparsi19. nanza centrista, democristiana: il beneventa­ Quanto alla consultazione amministrati­ no, i centri maggiori attorno a Caserta, la va, nella doppia tornata, primaverile e au­ cintura dei comuni a nord di Napoli, le iso­ tunnale, ‘a cavallo’ quindi del 2 giugno, con le, la penisola sorrentina, parte dei comuni una astensione che dimezza letteralmen­ vesuviani e alcuni centri a nord di Salerno.

19 Sulle prime elezioni repubblicane, si vedano ora G. D’Agostino (a cura di) II triplice voto del 1946. Agli esordi della storia elettorale dell’Italia repubblicana, Napoli, Liguori, 1989 (in particolare i saggi di Alfredo Pucci, Paola Russo, G. D’Agostino sulla realtà napoletana e campana e di Sandro Setta sul voto di destra) e Id., Società, elezio­ ni, cit.; da tenere in ogni caso presenti le osservazioni di Manlio Rossi Doria sull’apporto assai importante del voto repubblicano meridionale e campano, in La Campania dal fascismo alla Repubblica, cit., pp. 758 sgg. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 713

In esse si registra una maggiore omogeneità, a definite e comuni identità socioeconomi­ a vantaggio della De, tra voto politico e vo­ che; esso si presenta piuttosto irregolare, a to amministrativo, in presenza peraltro dei macchie, formando vere e proprie isole elet­ due poli ‘estremi’, di varia consistenza, sia a torali, influenzate da fattori locali e da pro­ destra che a sinistra del partito di maggio­ cessi di integrazione clientelare. Ed ‘isole’ ranza. Si tratta di comuni in cui le elezioni sono soprattutto i capoluoghi, diversi anche amministrative hanno generalmente prece­ rispetto ai centri di media grandezza, vere e duto il voto politico, di aree in cui la De ha proprie roccaforti della destra liberale avviato con successo la cooptazione nelle (l’Udn è il primo partito cittadino a Bene- proprie file degli esponenti di rilievo del no­ vento e a Napoli e, in condominio con la tabilato locale, con le corrispondenti schiere De, anche a Salerno) sostenuta dal ceto po­ di sostenitori, oppure, se tale processo non litico prefascista, talora fascista e dal nota­ ha ancora luogo per la più tempestiva rior­ bilato urbano. Gli stessi sono più avari di ganizzazione del notabilato stesso, si attiva consensi per il centro democristiano, al Sud una contrapposizione, spesso serrata e desti­ e in Campania dotato, evidentemente, di nata a durare, tra destra e centro. minore nettezza di fisionomia e quindi com­ Infine, gli ambiti nei quali forte è la pre­ presso e appiattito sulla propria destra. Per senza della sinistra: la pianura napoletana e la sinistra, nel suo insieme, buoni esiti am­ i grossi centri costieri della provincia, l’a­ ministrativi attraverso liste locali e composi­ gro nocerino-sarnese e pochi comuni di te, resi possibili anche laddove la destra è Terra di Lavoro. Come dappertutto nella più forte nelle elezioni politiche ma senza regione, l’affermazione di socialisti e comu­ eguale riscontro sul terreno delle comunali. nisti è più vistosa a livello amministrativo, Tali successi si realizzano a spese della De mentre sul terreno politico anche qui è la nei capoluoghi e della destra nei centri medi De a spuntarla. È l’area in cui più alte so­ minori; ma il partito scudocrociato è anche no state le percentuali a favore della repub­ quello che lega a sé l’elettorato appunto dei blica, in connessione con un tessuto sociale centri medi urbani, inquadrati in organizza­ e politico ‘inciso’ dalla presenza consolida­ zioni cattoliche e fiancheggiatrici, oltre che ta di nuclei industriali forti o, in zone rura­ orientato dalla Chiesa e formato da una ba­ li, dalla politicizzazione indotta dalle lotte se sociale piccolo borghese impiegatizia, ar­ contadine sostenute dalle organizzazioni tigiana, di coltivatori diretti, di minuta im­ politiche dei lavoratori. Il consenso eletto­ prenditorialità, a fronte di quella media rale a favore della sinistra è dunque espres­ borghesia urbana, delle professioni in parti­ sione di tradizioni politiche sedimentate, colare ma anche del commercio e delle in­ oppure è il portato, ‘nuovo’, dell’incontro dustrie, che costituisce più propriamente il fra ribellismo storico delle masse rurali e nerbo delle fortune elettorali della destra canalizzazione di esso attraverso la macchi­ nelle città capoluogo. na del partito togliattiano. Nei due casi, comunque, diversa sarà la tenuta del voto a Un risultato, nell’insieme, deludente per chi sinistra, soggetto, soprattutto nel secondo, ha sperato, con la fine del ‘ventennio’, nel­ a notevole instabilità. l’apertura di orizzonti del tutto nuovi e di­ Come si vede, il volto elettorale della re­ versi anche rispetto alla liberaldemocrazia, gione sembra rispondere, nella cruciale sca­ e che sconta il peso del passato, più e meno denza che segna l’esordio della storia elet­ recente, la mancata rigenerazione sociale e torale repubblicana, non tanto a criteri di politica della regione, la compressione e la continuità geografico-territoriale e neppure brevità della stagione dell’insubordinazione 714 Guido D’Agostino e delle lotte, il perdurare e raggravarsi di dal ‘centro’ degasperiano, una soluzione condizioni strutturali di estremo disagio e di prefettizia straordinaria. Dalle urne, una penalizzante squilibrio, con la conseguente vittoria ‘platonica’ del Blocco popolare ma ricerca, come per il passato, di aiuto e prote­ poi, tra patteggiamenti e manipolazioni suc­ zione ‘dall’alto’, unitamente al rinsaldarsi cessive, si forma infine una maggioranza che delle antiche dipendenze del Mezzogiorno dà vita a una compagine guidata dal monar­ dalle sezioni forti del paese. chico, trasformista, ex socialista, ex demo- La traduzione politica del voto — con cristiano Giuseppe Buonocore (“giunta del­ l’implicazione degli effetti distorsivi dei l’ordine”) e più tardi dal democristiano Do­ meccanismi legislativi che prevedevano il si­ menico Moscati21. stema maggioritario per i comuni al di sotto A Salerno, egualmente altissima la per­ dei trentamila abitanti — fa sì che si formi­ centuale di voto monarchico (77 per cento) e no negli oltre cinquecento comuni campani vittoria ‘a mani basse’ della destra liberale, altrettanti consigli e giunte, si insedino mi­ monarchica e qualunquista, con oltre il 46 gliaia fra consiglieri assessori e sindaci se­ per cento, nello stesso 2 giugno. Nelle ele­ condo una tipologia nettamente orientata in zioni per il primo consiglio comunale repub­ senso conservatore. Così a Napoli — sulla blicano ben tredici consiglieri provengono cui ‘anomalia’ non ci si soffermerà mai ab­ dalla lista Pli-Uq, quattro da quella monar­ bastanza e che nella concreta congiuntura ha chica cui se ne aggiunge un quinto, monar­ rappresentato la sede cruciale in cui è venuta chico indipendente; il quadro si completa svolgendosi la questione istituzionale, che con sette democristiani, altrettanti socialisti, ha costituito il centro politico del ‘Regno del cinque comunisti e tre azionisti. Rispetto al­ sud’ e ha visto vieppiù accresciuti ruolo e ca­ la precedente giunta esarchica, l’ultima non ratteri da autentico spazio critico —, il voto, elettiva, solo sette conferme, tra cui quelle che incide quantitativamente per circa un di Silvio Baratta, Francesco Cacciatore e del quarto su quello regionale (e per metà consi­ liberale Matteo Rossi, eletto sindaco. Sullo derando l’insieme della provincia), ha messo sfondo dello scontro irriducibile dei due in tensione il quadro politico locale rivelan­ principali protagonisti della politica salerni­ do natura e orientazione destinate a conno­ tana, entrambi di fede monarchica, Carlo tarlo, con nettezza, anche in seguito20. La Petrone, “un cattolico intransigente”, e monarchia e le destre vi hanno stravinto su Carmine De Martino, cattolico indipenden­ tutti i piani, e non a caso la prima decide di te, primo eletto nelle liste dell’Udn ed entra­ impiantarvi la propria base politica organiz­ to nella De alla fine del 1947, si consuma la zata (Pnm, Partito nazionale monarchico); breve esperienza della giunta del sindaco oppure la gente ha preferito, come ha fatto Rossi, sostituito (marzo 1947) dal petronia­ il 10 novembre, restare a casa. La giunta no Luigi Buonocore22. Fermariello è indotta a ‘lasciare’ pochi gior­ Ad Avellino — e anche qui il capoluogo ni prima del voto e al suo posto, manovrata rappresenta un segmento peculiare della più

20 Sulla vicenda politico-elettorale napoletana cfr., tra l’altro, G. D’Agostino - M. Mandolini, Napoli alle urne, Napoli, Guida, 1980; G. D’Agostino, Come nasce l ’ingovernabilità in una grande città del Mezzogiorno, “Itinera­ rio”, febbraio 1985, n. 1; G. D’Agostino - R. Vigilante, Il voto a Napoli prima e dopo il fascismo, “Quaderni del­ l’osservatorio elettorale”, luglio 1985, n. 15 (Regione Toscana); G. D’Agostino, Alta ricerca di un futuro. Il voto a Napoli dal 1980 a! 1985, Napoli, Athena, 1987. 21 F. Isabella, Napoli dall’8 settembre, cit., pp. 191 sgg. 22 G. D’Angelo, Popolazione e voto a Salerno, cit., pp. 245 sgg. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 715 generale e variegata vicenda provinciale — co del 2 giugno e conferma di liberali e qua­ notabilato e clientelismo si impongono net­ lunquisti nella tornata amministrativa di tamente. Oltre il settanta per cento il voto qualche mese dopo. È loro, in pratica, la monarchico e vittoria democristiana e della maggioranza quasi assoluta dei consensi po­ destra all’appuntamento politico, con ele­ polari sul piano municipale — e in ambito zione tra i costituenti di Alfonso Rubilli, provinciale il partito decariano controlla due Olindo Preziosi (subentrato a Francesco terzi delle amministrazioni comunali —, no­ Amatucci morto il giorno delle elezioni), del nostante il vigoroso slancio della concentra­ qualunquista Giuseppe De Falco, del mo­ zione di sinistra aperta ai laici ‘progressisti’ narchico Alfredo Covelli e dei democristiani che in una situazione proibitiva coglie ben Salvatore Scoca e Fiorentino Sullo. Nelle dieci seggi, e a spese comunque di una ridi- amministrative di novembre, prevalenza nu­ mensionatissima De. Tuttavia è proprio a merica relativa del Blocco di sinistra (am­ quest’ultima che finisce per toccare la carica pliato ai repubblicani e ai mutilati e reduci), di sindaco, nella persona di Salvatore Pen­ secco ridimensionamento della De (14 per nella, ingegnere, già assessore ai Lavori pub­ cento, circa) ma bottino pieno in voti e in blici nella precedente giunta Cifaldi, al quale seggi, di qualunquisti, liberali e demolaburi­ si affiancano due assessori liberali, due qua­ sti. Travolto da uno scandalo il sindaco non lunquisti e due di sinistra, in una compagine elettivo Vincenzo Di Tondo, si procede alla dall’accidentato percorso istituzionale pro­ laboriosissima designazione, su indicazione trattosi per oltre tre anni e soppiantata alla del Blocco e con il consenso interessato di fine da una nuova combinazione decariana, parte almeno della destra, dell’azionista frutto dell’inesauribile, e famelica, ‘fantasia’ Francesco Amendola. La giunta ‘anomala’ del “governatore del Sannio”24. del capoluogo irpino, di sinistra-destra, La situazione di Caserta, dove si vota il 7 stenterà fino al successivo turno del 195223. aprile 1946, si caratterizza per la vittoria de­ A Benevento, uno dei più clamorosi risul­ mocristiana; questa segna in pratica l’isola­ tati a favore della monarchia, con percen­ mento momentaneo della forte lista civica di tuale che sfiora l’ottanta per cento, mentre destra (“Gallo”) capeggiata dall’indipenden­ più contenuto risulta il corrispondente valo­ te Vincenzo Cappiello (alto burocrate statale re provinciale (71,8 per cento). Dietro l’op­ in pensione) e la nascita della prima giunta a zione monarchica, uno schieramento seppu­ guida democristiana (sindaco Roberto Lo­ re socialmente e politicamente variegato, re­ dati) con l’appoggio di azionisti e comunisti. so oltremodo compatto dal conservatorismo In seguito alla flessione De il 2 giugno suc­ viscerale e da uno spirito ‘pontificio’ e ‘cro­ cessivo, la giunta di Roberto Lodati, in dif­ ciato’. Trionfo, in evidente connessione, ficoltà, cede il campo agli indipendenti Cap­ della destra decariana, con numerosi eletti, piello e Sebastiano Giaquinto25. sulla De di Giovan Battista Bosco Lucarelli e Giovanni Perlingieri (pur attestata oltre il I risultati delle elezioni svoltesi nel corso del trenta per cento dei suffragi) nel voto politi­ 1946 influenzano profondamente valutazio-

23 G. Moricola, Nella terra di Dorso, cit. ; G. Acocella, Notabili e istituzioni, cit. ; Carla Moschetto, Comporta­ mento elettorale e struttura sociale ad Avellino (1946-1985), in G. D’Agostino (a cura di) Società, elezioni, cit., pp. 153 sgg. 24 G. Vergineo, Storia di Benevento, cit.; L. Parente, Prolegomeni per una storia, cit., pp. 179 sgg. 25 G. Capobianco, I! quadro socioeconomico, cit., pp. 219 sgg., nonché appunti e materiali di lavoro messi gentil­ mente dall’autore a disposizione di chi scrive. 716 Guido D’Agostino ni e strategie delle forze politiche coinvolte, Per conseguire questi ultimi obiettivi le vie a livello generale e non meno in Campania. possono essere molto e diverse; vanno dal­ La De, in particolare, pur dando per sconta­ l’organica ricerca intellettuale e pratica di ti e inevitabili scarti e diversificazioni tra vo­ strade che penetrino nel profondo della so­ to politico e voto amministrativo, tra ambiti cietà civile, la tranquillizzino, la interpretino urbani e ambiti rurali, capoluoghi e provin­ e insieme la sospingano verso una garantita ce, nonché le difficoltà — comuni ai partiti e non traumatica modernizzazione, allo di massa ‘nazionali’ — di radicamento nel scompaginamento aggressivo dell’universo tessuto regionale, ha subito comunque un notabiliare, con spericolate incursioni e crollo clamoroso in sede amministrativa, spaccature indotte nelle amministrazioni maturato nel giro di pochi mesi, e un’emor­ formatesi dopo il turno amministrativo, con ragia di voti fluiti verso destra (Uq in testa) disinvolte cooptazioni di personaggi-chiave o l’astensione. Deve pertanto ripensare ‘li­ di quell’universo, e dei loro seguiti, con col- nea’, alleanze, programmi e sbocchi a parti­ legamenti e reti che consentano l’occupazio­ re proprio da quanto si è verificato al Sud e ne di ‘luoghi’ nevralgici del potere, non solo in Campania. A questo punto, la percezione politico ma finanziario e amministrativo, at­ della infruttuosità, anzi della pericolosità, traverso propri uomini fidati. La De, forte del proseguimento della collaborazione poli­ di un rinsaldato rapporto con le gerarchie tica con le sinistre, percezione ulteriormente ecclesiastiche e con il variegato collaterali­ influenzata e appesantita dall’evoluzione smo di supporto, sia laico sia religioso, at­ della situazione nazionale e del contesto dei tua dunque, tra il 1946 e il 1948, punto dopo rapporti internazionali, diviene il punto di punto, pezzo per pezzo, tale strategia, in partenza per il rilancio della De degasperia- campo nazionale e in quello regionale. Su na. L’operazione fa perno, in generale, sul­ quest’ultimo terreno, anzi, come ha osserva­ l’acquisizione e il consolidamento progressi­ to Percy Ahum, si gioca, nella seconda metà vo di una netta fisionomia centrista, da irro­ del 1947, uno scontro cruciale: la frantuma­ bustire calamitando le forze laiche contigue zione e quindi la liquidazione dell’Uomo orientate più o meno allo stesso modo e sul qualunque gianniniano, ricorrendo a “meto­ rafforzamento in parallelo della propria im­ di giolittiani” e soprattutto utilizzando nella magine ‘atlantica’, occidentale, filoamerica­ circostanza i servizi privi di scrupoli e peral­ na e, insieme, europeista, ma soprattutto, tro lautamente compensati di Achille Lauro, nello specifico campano, sullo sfondamento armatore ed ex consigliere fascista, in cerca a destra, nel vecchio mondo politico notabi- a sua volta di protezioni politiche e di chan­ liare, ricomponendo e vanificando la bipola­ ces affaristiche preludio alla successiva, fol­ rità conflittuale emersa, in tale settore, pro­ gorante carriera ‘in proprio’27. prio nelle elezioni del 1946, e infine sulla ri­ Quanto a socialisti e comunisti, e alla sini­ gida delimitazione e chiusura a sinistra26. stra in genere — indebolita comunque dalla

26 P. Allum, Potere e società a Napoli ne! dopoguerra, Torino, Einaudi, 1974; P. Allum - Paolo Feltrin - Matteo Salin, Chiesa, cattolicesimo politico, scelte elettorali. Il voto dei 1946 a Vicenza, “Italia contemporanea”, settem­ bre 1988, n. 172, ed anche in G. D’Agostino (a cura di), Il triplice voto del 1946, cit., pp. 109 sgg. Mario Caciagli, Democrazia cristiana e potere nel Mezzogiorno. Il sistema democristiano a Catania, Firenze, Guaraldi, 1977. Per gli aspetti ‘nazionali’, politici ed ideologici, ed una verifica bibliografica sul tema, Marco Barbanti, Funzioni stra­ tegiche dell’anticomunismo nell’età del centrismo degasperiano 1948-1953, “Italia contemporanea”, marzo 1988, n. 170. 27 Oltre al già citato studio di P. Allum (alla nota precedente), S. Setta, L ’Uomo Qualunque, Bari, Laterza, 1975, e Id., 1946. Il voto di destra, in G. D’Agostino (a cura di) Il triplice voto de! 1946, cit., pp. 197 sgg. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 717 scissione socialdemocratica e dall’estromis­ percussioni lunghe e le più diverse, fin nella sione dal governo nel corso del 1947 — vita quotidiana della Campania, e del paese hanno evidentemente i loro problemi, pur tutto, per diversi mesi: trattandosi di con­ essi evidenziatisi macroscopicamente nel tri­ sultazioni politiche, per i contendenti la pie­ plice voto dell’anno precedente. Difficoltà tra di paragone è data, o dovrebbe essere non solo o tanto di natura quantitativa-e- data, dai precedenti risultati per l’Assem­ lettorale, quanto di radicamento, di tenuta blea costituente; nei fatti, però la ‘scom­ e di rafforzamenti partitici, di traduzione messa’ coinvolge totalmente anche gli asset­ politica e istituzionale delle lotte sociali so­ ti amministrativi nel frattempo realizzatisi, stenute o incentivate; qui, la riflessione e la misura della loro ‘funzionalità’ in ter­ porta a privilegiare — con differenti accen­ mini elettorali anche sul versante del voto ti tra i protagonisti e i partner — la prose­ politico. In buona sostanza, per la destra, cuzione dei rapporti unitari (con liste uni­ come per la De e per il blocco di sinistra, è che alle elezioni dal 1948), il passaggio al­ vitale non solo vincere o perdere, ma sono l’opposizione intransigente nei confronti fondamentali il ‘come’ e ‘di quanto’, perché del centro e della destra, ma anche la poli­ solo in questo modo si potrà avere chiara tica delle alleanze e dell’allargamento, nella percezione e riscontro se le strategie ‘nazio­ dimensione del sociale e in quella del politi­ nali’, o le prospettive di ‘resistenza’ ed co e dell’istituzionale, del Fronte, persegui­ eventuale espansione per la destra, tradotte ta con apposite iniziative, campagne, realiz­ nei termini della realtà locale, siano corrette zazioni28. e quindi paganti, considerato pure che una­ nime è la convinzione circa il valore duratu­ In queste condizioni si va alle elezioni politi­ ro che le indicazioni fornite dal 18 aprile, che nazionali del 18 aprile 1948 (vedi tabella quali che siano, e le connesse conseguenze, 4) con due grossi schieramenti contrapposti avranno per tutti29. frontalmente a livello nazionale, ciascuno Poste così le cose, è più agevole constata­ con una propria risorsa ideologica ‘esterna’ re che il voto del 18 aprile dia ragione so­ a sé ma di straordinaria efficacia mobilitan­ prattutto ai partiti di massa ‘nazionali’: per te, e, naturalmente, ciascuno con i propri re­ la De, in particolare, la media regionale ag­ ferenti organizzativi, il proprio patrimonio guanta e supera la soglia della maggioranza di consensi, di appoggi materiali, con gli in­ assoluta, risulta superiore ai valori meridio­ teressi e i gruppi tutelati o collegati e che nei nali, sia pure di un soffio, e soprattutto con­ rispettivi partiti capifila, De e Pei, si ricono­ tribuisce a spingere in su il dato medio na­ scevano. A livello regionale, questo scontro, zionale (48,5 per cento). Questo risultato è per così dire ‘primario’, si salda e intreccia reso ancor più significativo dai dati riguar­ con quello ‘secondario’ che ha, comunque, danti sia i capoluoghi (Caserta 55,8 per cen­ un attore in più nel polo di destra e un quar­ to) che, ancor più, le province, nettamente to giocatore passivo, sui generis, nel fronte superiori ai corrispondenti capoluoghi, sal­ dell’astensione. È un grosso impatto, con ri­ vo il caso casertano. Correlativamente, la

28 Sul Pei e la sinistra nel Mezzogiorno e in Campania, Emilio Sereni, Il Mezzogiorno all’opposizione, Torino, Ei­ naudi, 1948; riflessioni e risistemazioni recenti in Gaetano Arfè, La sinistra meridionale nel dopoguerra, “La città nuova”, V, 1, 1990 e in F. Barbagallo, L ’azione parallela, Napoli, Liguori, 1990, pp. 247 sgg. 29 Ancora F. Chabod, L ’Italia contemporanea, cit., pp. 159 sgg.; di prossima pubblicazione gli Atti del convegno di studi elettorali Italia 1948-1988. Quarant’anni di dinamiche elettorali e istituzionali (Napoli, 7-8 ottobre 1988), a cura di G. D’Agostino, con vari contributi sul voto del 18 aprile. 718 Guido D’Agostino destra liberale perde voti e seggi, in misura lo contigui, ma ancora notevolmente ‘intrec­ compresa tra la metà e un terzo rispetto al ciati’. 1946, anche se il suo pur forte calo è assor­ La mappa elettorale del 1946 esce sostan­ bito dalla presenza e dal successo dei monar­ zialmente confermata: a dominanza di de­ chici con formazioni proprie, mentre per stra sono le aree interne dell’avellinese, tutto l’Uq si tratta di un vero e proprio collasso l’aversano, il nordest del casertano e alcuni (—7,4 per cento a livello regionale) con per­ centri del salernitano, tutte zone in cui l’a­ centuali ovunque al di sotto del cinque per vanzata democristiana è stata contrastata, cento, con la sola eccezione di Napoli (città: nonostante il ridimensionamento quantitati­ 6,6 per cento). Quanto alla sinistra unita, vo delle formazioni liberali e qualunquiste. consegue un buon risultato nazionale (31 per Nettamente democristiani i comuni del nola­ cento) che diventa però circa 24 per cento al no, del pomiglianese e del frattese, il bene­ Sud e quasi 19 per cento in Campania. Il da­ ventano, i comuni maggiori attorno a Caser­ to regionale, tuttavia, rappresenta un incre­ ta e a nord di Salerno, oltre che gran parte mento di oltre quattro punti percentuali ri­ della provincia napoletana. A sinistra sono spetto al 1946, per cui si deve ritenere positi­ schierati la pianura e la costa napoletana, va la lista unica che ha raccolto consensi no­ nonché l’agro nocerino-sarnese. Da rilevare, tevolmente superiori alla somma aritmetica nella prima e ultima area una spiccata dia­ dei precedenti risultati, socialisti e comuni­ lettica bipolare, che diventa tripolare dove sti. Tra capoluoghi e relative province, in domina il centro30. questo caso, le cose stanno in maniera inver­ sa che per la De, nel senso che la sinistra è più forte nei primi che nelle seconde (eccetto Un biennio decisivo che a Caserta); a Napoli, in assoluto, il mi­ glior risultato, sia cittadino che provinciale, È indiscutibile il rilievo decisivo del biennio e, inoltre, affermazione pure dei socialde­ elettorale, ma pure politico e istituzionale, mocratici (scissionisti). Corposi successi de­ di cui s’è fin qui detto: i quattro voti richie­ mocristiani anche negli altri capoluoghi, sti ed espressi nell’arco di appena una venti­ Avellino e Salerno, con oltre il quaranta per na di mesi regolano in effetti i rapporti tra cento, e valori sensibilmente inferiori a Be­ partiti e schieramenti e ancor più mettono a nevento città (compensati dal 48,2 per cento nudo umori profondi, o anche istantanei, della provincia), esito legato evidentemente della comunità regionale. Fissano inoltre i alla più solida tenuta della destra liberale. È rapporti di forza reciproci e paralleli, indica­ dunque proprio nei capoluoghi che la sterza­ no tendenze e provocano strategie, progetti; ta al centro dell’elettorato risulta più visto­ per tanti versi, poi, cristallizzano per lungo sa, con un certo livellamento dei poli di de­ tempo a venire determinate caratteristiche e stra e di sinistra. Nei comuni al di sopra dei assetti del sistema politico locale, in primis diecimila abitanti (ed esclusi i capoluoghi), la prevalenza democristiana con ‘cattura’ di anzi, i risultati del Fronte sono anche mi­ liberali e qualunquisti, lo scarto tra voto gliori della media regionale, mentre il voto amministrativo e voto politico, la forte con­ di centro e quello di destra appaiono non so­ correnzialità della destra, ora prevalente­

30 Sono le indicazioni che emergono dagli studi di A. Pucci e P. Russo sulla storia elettorale della Campania ( 1946- 1986), di prossima pubblicazione. Un ampio ‘campione’ statistico-elettorale regionale è già disponibile, comunque, nel volume più volte citato di G. D’Agostino (a cura di) Società, elezioni, cit., mentre specificamente sugli anni 1946 e 1948 ci si può riferire, ovviamente, alle tabelle accluse al presente saggio. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 719 mente monarchica e neofascista, i peculiari del 18 aprile sulle sequenze amministrative percorsi politici, trasformistici, personali. In locali o le implicazioni in ordine al perso­ termini più generali, l’intensa stagione di nale politico che in virtù di esso emerge o consultazioni ripetute e ravvicinate, e di al­ si consolida nelle singole realtà del territo­ trettanti responsi venuti dalle urne, rivela e rio geopolitico regionale. A Napoli, ad sostanzia appieno — in corrispondenza con esempio, la prima giunta, presieduta da le confermate subalternità economica e mar­ Giuseppe Buonocore e formata da quindici ginalità sociale dell’intera area meridionale e assessori monarco-qualunquisti e un demo- quindi dell’ambito campano — la crucialità cristiano, è indotta a fare spazio ai liberali della funzione politica ed elettorale dell’una (decisi, a loro volta, e trascinati dall’attivi­ e dell’altro, complementare e sussidiaria nel smo di un Eugenio Cuomo e di un Pasqua­ quadro dei rapporti tra sistema nazionale e le De Gennaro, a impegnarsi concretamente sottosistema meridionale. E nel contesto di nel lavoro politico-amministrativo cittadi­ tali rapporti, la Campania stessa sembra as­ no) e agli stessi democristiani (Stefano Ric­ sumere una configurazione di cerniera, sotto cio, Ugo Rodino, Giuseppe Notarianni), il profilo della fenomenologia sociale ed eco­ confermando il proprio sindaco in carica, nomica come sotto quello più strettamente nell’estate del 1947. È questo il passaggio politico-istituzionale ed elettorale. Nell’insie­ saliente — in un clima di sempre maggiore me, comunque, il tutto riguarda più da vici­ involuzione che ha al centro l’Uq e la sua no il partito di governo, e segnatamente la progressiva dissoluzione con diaspora dei De, perno della egemonia moderata, per cui relativi adepti ed eletti, ma anche di mano­ è essenziale la disponibilità di un serbatoio di vre contorte in gran parte legate al piano di consensi e di un congeniale ‘quadro’ perso­ ricostruzione urbanistica del capoluogo — nale ed umano31. Anche per il campo delle verso la successiva conquista democristiana opposizioni, tuttavia, si rivelano determi­ dell’amministrazione municipale. Di fatto nanti ruolo e inclinazioni della regione e del vi si giunge praticamente a ridosso del voto Mezzogiorno a costituire leve essenziali di politico nazionale, e la necessaria saldatura antagonismo, se non una potenziale ‘polve­ tra potere centrale e potere locale si compie riera’. Il risultato di tale ambivalenza, tra con la giunta capeggiata dal già menziona­ stabilizzazione filogovernativa e attivismo to sindaco Moscati con accanto tre assesso­ della opposizione di sinistra, non può che es­ ri del suo stesso partito e la consueta schie­ sere alla fine la ribadita, o riproposta, assun­ ra liberale, monarchica e, seppur già sbia­ zione dell’arena politica locale come uno dei dita, qualunquista. In questo modo — co­ terreni di scontro principali, ancora, quindi, me è stato osservato da testimoni-protago­ dentro concetti e pratiche del complessivo nisti di quegli anni — la De attuava nei ‘laboratorio’ regionale, a cui ci si è riferiti in confronti della destra il “recupero in sede apertura di discorso. elettorale” o 1’ “inserimento nelle proprie Ovvi, a questo punto, i riscontri sul piano file di personalità di rilievo e con un certo delle situazioni specifiche e dei processi più seguito, con il proposito di svuotare dal di circoscritti, a cominicare dalle ripercussioni dentro i gruppi già organizzati”32. Peraltro,

31 Alfio Mastropaolo, Elezioni, in II mondo contemporaneo, Storia d ’Italia, a cura di Fabio Levi - Umberto Levra - Nicola Tranfaglia, vol. I (ad vocem), Firenze, La Nuova Italia, 1978. 32 Del resto sono tecniche e risultati ormai ben documentati nei saggi e dagli autori qui stesso menzionati più volte; nel caso specifico, cfr. ancora F. Isabella, Napoli dall’8 settembre, cit. 720 Guido D’Agostino tale giunta non ha un cammino spedito; al tro democristiano; nel primo, emerge la for­ contrario, viene ripetutamente messa in dif­ za crescente dei monarchici, attorno ad Al­ ficoltà da alleati e avversari, mentre tutta la fredo Covelli — uomo di punta degli agrari De napoletana è costretta sempre più a fare — con significative adesioni di molti ex, dal i conti con Lauro del cui appoggio, prezio­ combattentista Emilio D’Amore al demola­ so quanto interessato, si è giovata e conti­ burista Olindo Preziosi, a parte i collega- nua a giovarsi, fino a restarne praticamen­ menti naturali e fruttuosi con lo stesso Lau­ te ostaggio e a doverne subire l’iniziati­ ro. Nasce, inoltre, il Msi (Movimento socia­ va. le italiano), verso cui si volgono personaggi Ad Avellino, la netta vittoria democri­ radicali di destra come Enea Franza, discus­ stiana in città, e ancor più consistente in so boss con personale e famigliare roccafor­ provincia, non reca tanto effetti destabiliz­ te in Ariano. Quanto alla sinistra, deve im­ zatori sulla giunta amministrativa locale già pegnarsi duramente, con i suoi uomini di di suo alquanto ‘bloccata’, un involucro al punta, in campo laico e socialcomunista, riparo del quale, e nei fatti altrove, si muo­ non solo o tanto in ragione dello svantaggio vono eventi e processi reali, lotte di potere. elettorale, quanto per contrastare l’avanzata Il successo elettorale democristiano è piut­ moderata e il rincalzo reazionario che si pro­ tosto un galvanizzatore e un catalizzatore ai fila minaccioso all’orizzonte, operando con fini dell’assorbimento di una parte almeno tenacia e vivacità in condizioni estremamen­ dell’area moderata e della stessa destra, fa­ te difficili in loco, e ancor più in relazione cilitata invero dall’uscita di scena del vec­ agli equilibri politici nazionali centristi, ma chio Rubilli e del suo naturale successore, con ipoteca di destra, al travaglio sindacale Ferdinando Iannaccone, già vicesindaco e e all’evolversi della situazione internazio­ assessore nelle giunte Di Tondo e Amendo­ nale. la. Ma non solo, visto che sempre sull’onda Anche a Benevento, avvicendamento alla del 18 aprile esce allo scoperto, impegnan­ guida del comune, un anno dopo il voto del dosi notevolmente sul piano teorico, un gio­ 18 aprile, ma in direzione completamente in­ vane ceto intellettuale cattolico (Ciriaco De versa: dalla De (Salvatore Pennella) a uomi­ Mita, Gerardo Bianco, Nicola Mancino e ni della costellazione decariana che conti­ altri) che guarda lontano e preconizza lo nuano a dettare legge, in città come nella svecchiamento dei quadri legati alla tradi­ provincia interna, e occupano le maggiori zionale notabilare, oltre ad auspicare l’in­ cariche istituzionali. Sulla scena, il “sinda- gresso di forze vive, professionisti, dirigenti co-principe” Vincenzo Cardone, liberale, — oltre e più che funzionari di partito — con cui collaborano qualunquisti, liberali e nell’agone amministrativo in tal modo ‘ar­ comunisti, in notevole quota già presenti ricchito’ e ‘politicizzato’, comunque accre­ nelle precedenti compagini33. sciuto considerevolmente di peso in una Per Caserta, si è già ricordato come gli in­ realtà destinata a rapida e sempre maggiore dipendenti di destra ancor prima del 18 apri­ ‘terziarizzazione’. Ciò si accompagna, in­ le riconquistino il controllo della città. Ad tanto, alla doppia radicalizzazione dello onta di forti contrasti interni, il forte schie­ schieramento, a destra e a sinistra del cen­ ramento conservatore (28 seggi su 40) riesce

33 Per i casi di Avellino e Benevento, valgono i riferimenti già esplicitati alle note precedenti (e particolarmente alle note 13 e 14). La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 721 a superare indenne l’affermazione politica i quali ancora, in ogni caso, avvolgono so­ della De che elegge nel 1948 quattro deputati vente il loro agire nelle forme esteriori, e or­ e due senatori34. mai vuote, del “galantomismo” e del pater­ Sotto vari aspetti simile alla situazione nalismo prefascisti35. napoletana è invece quella che si registra a Quanto alla rappresentanza parlamentare Salerno, prima e dopo il 1948. Da un lato, selezionata per effetto del voto in questione, la giunta con alla testa Matteo Rossi (con pur tenendo conto delle presenze nelle diver­ analoga esperienza alla guida della città se liste di prestigiosi leader nazionali e dell’i­ prima dell’avvento del fascismo) resta in neguale consistenza dei collegi (tra l’altro, la carica, come s’è detto, fino alle elezioni del provincia beneventana è aggregata nel 1946 1952, quando verrà rilevata dall’ammi- a quella di Campobasso nella ventiduesima e nistrazione monarchico-fascista (sindaco ventitreesima circoscrizione), non v’è dub­ Mario Parrilli, imparentato con Giovanni bio che complessivamente corrisponda ai Cuomo, demoliberale, acceso monarchico). rapporti di forza in atto, nonché alle carat­ Dall’altro, l’antagonismo tra Carmine De teristiche della congiuntura politica e istitu­ Martino e Carlo Petrone appare sempre zionale generale e alle opzioni specifiche più risolto a favore del primo, in ascesa ir­ emerse nelle sedi locali. Diversi nomi sono resistibile (ha intanto guadagnato anche il già stati fatti nelle pagine precedenti; si può seggio di costituente) e appoggiato, per di qui osservare che tra i circa sessanta costi­ più, dai “gruppi capitalistici più avveduti” tuenti, in maggioranza espressi dalla destra e che lo preferiscono nettamente al vecchio dalla De, mentre dalla sinistra è emerso un popolare e puntano su di lui per ‘aggan­ gruppo quantitativamente minoritario costi­ ciarsi’ alla De e, più propriamente, per tuito da intellettuali, dirigenti e militanti di controllarla e impadronirsene. Ciò che più prestigio (tra cui Giorgio Amendola, Fran­ conta, tuttavia, è in ogni caso la liquida­ cesco Cacciatore, Emilio Sereni, Eugenio zione definitiva dell’esperienza di stampo Reale, Vincenzo La Rocca, Giovanni Lom­ ciellenistico, la svalutazione della collabo- bardi, Nicola Salerno), è presente massiccia­ razione antifascista da parte della stessa mente il composito notabilato liberale di tut­ De, e il rapido consolidamento di una tra­ te e cinque le province della regione (da De dizione amministrativa di centro-destra de­ Caro e Cifaldi a De Martino, Rubilli e Cuo­ stinata a protrarsi assai a lungo. Al tempo mo, da Porzio, Croce, Corbino a Nitti e La­ stesso, l’avvio della divaricazione, corri­ briola) con la più che consistente ‘appendi­ spondente, tra voto amministrativo orien­ ce’ qualunquista (Guglielmo Giannini, Ma­ tato a destra e voto politico, più ideologiz­ rio Venditti, Mario Rodino, Crescenzo Maz­ zato, indirizzato verso la De. Sul terreno za, Ezio Coppa, Francesco Colitto, Giusep­ del personale politico, infine, l’altrettanto pe De Falco) e monarchica (Alfredo Covelli, emblematico tramonto di uomini e modi Francesco Selvaggi, Roberto Bencivenga, della politica tradizionale, soppiantati dai Giuseppe Buonocore). Tra i democristiani, “professionisti della politica” (lo stesso De con le figure dominanti la scena locale pro­ Martino, e più tardi, Bernardo D’Arezzo), vinciale, pochissimi nomi ‘nuovi’ e spazio

34 Si rimanda, per una recentissima illustrazione del caso casertano, alla ricerca di G. D’Agostino e M. Mandolini relativi agli aspetti strutturali, e a quelli politico-elettorali, del ‘polo’ costituito appunto da Caserta nell’ambito del­ la ventiduesima circoscrizione elettorale (Napoli-Cerignola). Cfr. “Orizzonti economici”, 1990.' 35 G. D’Angelo, Popolazione e voto a Salerno, cit.; e, in precedenza, Id., Salerno contemporanea, “Prospettive Settanta”. 1987. nn. 2-3-4. 722 Guido D’Agostino prevalente per grossi professionisti (avvocati elettorale e politica; resta solo da precisare e medici), docenti universitari e uomini di che se esso si chiude con la vittoria clamorosa scuola. Nella pattuglia napoletana spiccano della De nei confronti della destra tradiziona­ tra gli altri i nomi di Angelo Raffaele Jervoli- le sul terreno politico nazionale, e locale, no, Giovanni Leone, del generale Luigi Cha- nondimeno non introduce nei fatti analoga trian, di Stefano Riccio, Giuseppe Notarian- dialettica per quanto concerne potere e gover­ ni, Vittoria Titomanlio, Ugo Rodino e del di­ no amministrativi nella regione. In questa di­ rigente comunale Raffaele Numeroso. rezione la De ha piuttosto, come si è visto, ba­ Grandissima parte dei costituenti, in prati­ dato a cooptare personale e per questa via ca, si ritrova negli oltre sessanta fra deputati e scalzare, soppiantare, sostituire senza intac­ senatori eletti il 18 aprile 1948; ovviamente, care rapporti e gerarchie esistenti tra gover­ non mancano sostituzioni, avvicendamenti e nati e governanti, amministrati e amministra­ ‘nuovi ingressi’, ma nell’insieme la rappre­ tori, né mettere fuori causa modi e figure del­ sentanza parlamentare esce confermata dal la classe politica tradizionale, bensì trasferirli nuovo turno elettorale. Per molti senatori, al proprio interno. Così operando, ha non so­ peraltro, si tratta di nomine di diritto (ai sensi lo incrementato consistentemente la già robu­ delle norme transitorie previste dalla Costitu­ sta vocazione trasformistica e clientelare di zione entrata in vigore pochi mesi avanti). una certa destra notabilare e sua propria, ma Tutto sommato, però, all’interno della rap­ ha anche finito per radicalizzare umori e presentanza stessa le proporzioni interne si comportamenti di quella destra monarchica e sono volte a favore della De, rispetto a due neofascista che ha invece preferito resistere e anni prima, così come — per la naturale evo­ che si è quindi data strutture, uomini e occa­ luzione della vicenda istituzionale del paese sioni in grado di favorire aggregazioni capaci — è piuttosto consistente, e la cosa non ri­ di contrastare l’egemonia del centro cattolico guarda esclusivamente la De, la quota dei e il suo programma. Tutto questo produrrà il parlamentari campani con incarichi istituzio­ particolare andamento delle vicende istitu­ nali interni alle assemblee, ministeriali o di zionali ed elettorali nel corso degli anni cin­ governo. Così ad esempio, sono sottosegreta­ quanta, durante i quali ‘vecchia’ e ‘nuova’ ri i liberali Cifaldi (Danni di guerra) e Vendit- destra si compatteranno e coaguleranno for­ ti (Istruzione); i democristiani Rodino (Dife­ ze e consensi attorno ad amministrazioni mu­ sa); Lepore (segretario alla presidenza del Se­ nicipali monarchiche e di estrema destra, o nato); Riccio (questore alla Camera); Sullo rette da liste civiche prevalentemente di de­ (segretario alla presidenza della Camera); stra, trovandovi un terreno precedente oltre­ Jervolino è ministro delle Poste. modo favorevole, che sfuggiranno a lungo a Appaiono, infine, in netto declino i medi­ ogni possibilità di controllo da parte della ci, mentre aumentano ancora gli avvocati, De, costretta in più di una circostanza alla di­ cui si aggiungono ora i pubblicisti e, ma non fensiva e paga, in apparenza, almeno, della è una novità, gli insegnanti36. propria egemonia politica e comunque dell’a- ver frantumato in pezzi ‘minori’ il primitivo Si è insistito, persino troppo, forse, sul bien­ grosso blocco delle destre. Strategia forse ob­ nio 1946-1948 e sulla complessiva vicenda bligata, ma per la quale si sono pagati

36 Dati e notizie sulla rappresentanza parlamentare regionale nel 1946 e nel 1948 negli Atti ufficiali, relativi ad ele­ zioni ed eletti, pubblicati dal Ministero degli Interni - Servizio Elettorale, nonché nella Storia del Parlamento italia­ no, Palermo, Flaccovio, voi. 14: La prima legislatura del Parlamento della Repubblica, a cura di Domenico Novac- co, Palermo 1971. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 723 prezzi comunque assai alti, considerando pu­ zientemente tessuto, di smarrimento di fron­ re i delicati appuntamenti con impegni legi­ te a situazioni di complessità nuova e tale da slativi (riforma agraria, Cassa per il Mezzo­ non essere abbordabile secondo i vecchi pa­ giorno) tali da impensierire vieppiù il padro­ rametri, un rischio a cui sarà la De di Fanfa- nato agrario e tuttavia ineludibili rispetto alla ni a opporre diversi, e, per l’immediato, al­ precaria situazione meridionale e campana. meno, efficaci, se non convincenti rimedi37. Del resto, non possono sottovalutarsi In campo opposto, s’è accennato alle mol­ neppure i condizionamenti interni alla De teplici difficoltà, cui vanno ad aggiungersi le stessa, maggiori con l’innesto massiccio di divisioni interne, dopo le delusioni elettorali, destra, sia pur compatibile, o le non meno e anche l’allontanamento della componente pesanti pressioni esterne (Chiesa, innanzitut­ laica da quella socialcomunista, anche in to), e neppure le affinità che legano parte questo caso effetto delle condizioni politiche del ceto politico cattolico con valori tradi­ più generali e dell’attrazione del centro. Va zionali di ‘destra’ — per intenderci — o le però detto che in ambito regionale e locale la collusioni, anch’esse più o meno parziali e sinistra non si ritrae e produce anzi un grosso convinte, con l’universo borghese e capitali­ sforzo per preservare il meglio della politica stico. Certo è che appena varcate le soglie unitaria del Fronte e per attrezzarsi con ini­ del nuovo decennio, la De prova a rendere ziative di lotta, di mobilitazione e di studio, definitiva la propria supremazia politica con con analisi e riflessioni più incisive sulle poli­ espedienti istituzionali (oltre agli ‘apparen­ tiche ‘locali’, appunto, e ‘parziali’. La tradi­ tamenti’ tra liste sul terreno elettorale-am- zione di resistenza e di opposizione, mai so­ ministrativo, premi di maggioranza — “leg­ pita, si incrementa ancora e alla fine degli ge truffa” —, su quello politico) fallendo il anni quaranta si riapre anzi una stagione di bersaglio, sia pure di un soffio e per defezio­ scontri frontali, nel Sud e in Campania, che ni degli alleati più ancora che per la lotta, in creano non poca difficoltà al governo e crisi ogni caso serrata, prodotta dagli avversari. profonda nel ceto dirigente locale, con posi­ Dal fallimento elettorale, sia nel 1952 che tive conseguenze di ordine generale e specifi­ nelle politiche dell’anno seguente, l’assoluta co. Per i comunisti, in particolare, seguiran­ necessità di correre ai ripari, cambiare stra­ no a breve confortanti segni di ripresa, anche tegia, se non ‘pelle’, e voltare definitivamen­ elettorale, e si apriranno nuove prospettive38. te le spalle all’era degasperiana. Dunque, un rischio notevole, di perdita di un ‘filo’ pa­ Guido D’Agostino

37 Cfr. ancora i lavori di P. Allum più volte citati; un profilo di Amintore Fanfani, in Giorgio Galli, Fanfani, Mi­ lano, Feltrinelli, 1975. 38 G. Chianese, Sindacato e Mezzogiorno: la Camera del Lavoro di Napoli nel dopoguerra (1943-1947), Quaderni dell’Istituto campano per la storia della Resistenza, Napoli, 1987.

Guido D’Agostino insegna Storia delle istituzioni parlamentari presso il dipartimento di Discipline sto­ riche dell’Università di Napoli Federico II. Membro del Consiglio direttivo dell’Insmli e direttore del- l’Icsr; presiede il Laboratorio nazionale di didattica della storia con sede in Bologna e la Società italia­ na di studi elettorali, con sede in Firenze. 7 2 4 Guido D’Agostino

Tabella 1. - Referendum istituzionali, 1946

NA AV BN CE SA c M I

Monarchia 76,5 69,4 45,7 città 79,9 72,1 78,2 78,0 77,0 provincia 77,7 69,2 71,8 83,1 75,2

Repubblica 23,5 30,6 54,3 città 20,1 27,9 21,8 22,0 23,0 provincia 22,3 30,8 28,2 16,9 24,8

L e g en d a : na = Napoli; av = Avellino; bn = Benevento; ce = Caserta; sa = Salerno; c = Campania; m = Mezzogiorno; i = Italia. F o n te g . d ’agostino, a. pucci e p . russo, II triplice voto del 1946 in Campania e a Napoli, in g. d ’agostino (a cura di) Il triplice voto del 1946, Napoli, Liguori, 1989.

Tabella 2. - Elezioni amministrative, 1946

NA AV BN CE SA c M I

Pei 8,9 12,7 1,8 6,5 ( 19,7

Psiup* 31,2 29,1 25,0 1,9 7,1 21,6

Psi , 6,5 17,1 26,4 17,4 ( 8,5 Pri — — — 8,6 8,5 1,3 2,5 4,7 De 13,7 14,5 18,7 32,1 17,1 15,4 21,8 26,1

Mon. 18,9 — — — 10,1 14,2 5,7 1,9 Psdi

Pii 15,0 18,0 23,4 15,0 — 16,6 9,9 4,6 Uq 19,9 24,5 24,8 28,0 28,9 17,0 12,4 5,8 Ast. 58,6

* Generalmente indicata come lista civica di sinistra nelle statistiche elettorali ufficiali. F o n te : Ib id . La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 725

Tabella 3. - Elezioni del 1946 per l’Assemblea costituente

NA AV BN CE SA c M I

Pei 7,4 10,9 18,1 città 9,5 7,3 4,7 8,6 6,1 provincia 9,4 5,8 2,8 5,0 7,3

Psi 6,9 10,0 20,7 città 5,8 4,9 5,8 5,3 12,0 provincia 6,9 9,0 6,3 5,3 7,0

Psdi

Az./Pri 2,4 3,5 4,4 città 1,8 2,6 3,2 1,7 2,1 provincia 1,9 3,4 4,5 2,4 2,2

De 34,0 35,0 35,2 città 25,4 25,3 31,4 27,0 27,0 provincia 33,7 27,6 43,0 40,7 29,9

Udn/Pli-Bl 21,0 15,0 6,8 città 22,3 18,1 37,6 19,9 27,0 provincia 26,0 21,9 34,7 29,4 29,7

Mon. 6,4 6,8 3,1 città — — — — — provincia — — — — —

Uq-Msi 11,3 9,8 5,3 città 15,4 8,9 11,6 8,2 11,3 provincia 14,1 8,8 6,8 7,3 10,7

Altri città — — — — — provincia 8,0 23,5 1,9 9,9 13,2

F o n te : Ib id . 726 Guido D’Agostino

Tabella 4. - Elezioni politiche generali per la Camera dei deputati, 1948

NA AV BN CE SA c M I

P ci-P si 18,8 23,7 31,0 città 22,7 19,4 12,1 13,3 22,1 p rovin cia 21,7 19,2 10,3 16,1 16,5

P sd i 3,3 — — — —

A z ./P r i 1,1 1,7 2,5 città 0,6 1,7 — 0,3 0,6 p rovin cia 1,0 2,4 1,0 0,7 0,9

De 50,4 50,2 48,5 città 46,4 42,1 37,5 55,8 45,9 p rovin cia 50,9 46,5 48,2 50,6 52,5

U d n /P li-B l 7,9 8,7 3,8 città 3,4 12,7 23,3 11,6 — p rovin cia 4,1 12,6 25,2 8,3 7,3

M o n . 12,5 6,9 2,8 città 13,9 12,8 15,3 8,6 15,3 p rovin cia 11,9 11,9 8,0 16,7 13,2

U q -M si 3,9 3,5 2,0' città 6,6 2,6 2,5 4,5 3,2 p ro v in cia 5,3 2,7 3,1 2,5 2,5

A ltri città — — — — — p rovin cia 5,1 4,7 4,2 5,1 7,1

F o n te : M. Mandolini e R. Vigilante, Storia elettorale e storia regionale. Note sul caso campano , “Italia contemporanea”, 1987, n. 167 (nostre elaborazioni).