DIZIONARIO STORICO-ONOMASTICO DI BONITO Un Paese E La Sua Gente Visti Attraverso I Cognomi E I Nomi Di Persona
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Emanuele Grieco DIZIONARIO STORICO-ONOMASTICO DI BONITO Un paese e la sua gente visti attraverso i cognomi e i nomi di persona Edizioni Luì Emanuele Grieco DIZIONARIO STORICO-ONOMASTICO di BONITO Un paese e la sua gente visti attraverso i cognomi e i nomi di persona Edizioni Luì La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile anche grazie ad un importante contributo economico dello storico di Bonito don Carlo Graziano. Realizzazione editoriale: Edizioni Luì Via Galileo Galilei, 38 53044 Chiusi (Siena) © 2014 per l’edizione © 2014 per i testi tutti i diritti riservati per l’autore Stampato nel mese di ottobre 2014 INDICE 5. Introduzione 9. Prima parte – I cognomi 93. Appendice – Altri cognomi nelle cronache bonitesi 107. Seconda parte – I nomi di persona 191. Appendice – Altri nomi personali nelle cronache bonitesi 203. Antenati, Santi e Terra Nostra. I nomi dei «figli di Bonito». Uno studio sull’onomastica personale degli emigrati bonitesi 215. Bibliografia INTRODUZIONE Il perché di questo libro. Questo volume si affianca idealmente al Dizionario di topono- mastica bonitese. Dopo la ricerca sull’origine e il significato dei nomi di luogo, ecco ora un’indagine sulle parole che designano i cognomi e i nomi personali. Ho cercato di appro- fondire la conoscenza di un altro aspetto della vita della comunità bonitese – l’onomastica – indagando in un altro terreno in cui si incontrano e si intrecciano storiografia e linguistica. Come i toponimi, anche i nomi di famiglia e quelli di persona (così come i soprannomi) hanno in sé il valore di deposito della memoria e di traccia di una storia (linguistica, ma non solo). Ogni giorno, usando quelle voci che indicano nomi di località o cognomi, nomi e soprannomi, riscopriamo – spesso in modo inconsapevole – dei “piccoli tesori”. In quel- le parole si è concentrato, nel tempo, un mondo che oggi in parte non esiste più e di cui queste parole costituiscono preziosi reperti. In questa ricerca mi ha guidato la convinzione che “grande è l’importanza degli studi ono- mastici, sia per la linguistica, sia per la storia generale”. (Bruno Migliorini). Così come i toponimi, anche gli antroponimi sono dei veri e propri “fossili linguistici”: dentro di essi, attorno ad essi, si è cristallizzato un mondo fatto di storie, emozioni, culture, linguaggi, talvolta scomparsi o non più facilmente decifrabili. Come la toponomastica, anche l’onomastica può essere considerata un vero e proprio “bene culturale”, prezioso come gli altri beni culturali e ambientali che cerchiamo di tutelare. È davvero interessante e sorprendente scoprire ciò che i cognomi, i nomi e i soprannomi contengono e nascondono e ciò che viene svelato da un attento studio su di essi. Una sfida e un dubbio. La scommessa che è insita in questo libro è nel tentativo di dare una risposta convincente al seguente interrogativo: una volta accertata l’importanza de- gli studi sull’onomastica in generale (nazionale e regionale), qual è il senso di uno studio sull’onomastica di un singolo paese e in questo caso di Bonito? In altri termini: è certo che conoscere l’onomastica e la sua storia sia utile, importante, ma è necessario rispondere a due domande legate fra loro: 1. Esiste una onomastica bonitese? E, se esiste: 2. È possibile ricostruirne la storia? Io credo si possa rispondere affermativamente. Se sono riuscito, almeno in parte, a dare una 5 risposta adeguata e una soluzione soddisfacente a queste problematiche, a questi dubbi, al- lora il libro che qui presento ha un senso, altrimenti vengono meno non solo l’interesse e la sua utilità, ma le stesse basi di una sua pur minima “scientificità”. Io ho fatto del mio meglio, convinto che anche una comunità e una popolazione (quelle di Bonito, nel nostro caso) abbiano una loro specifica storia onomastica, pur se organicamente inserita in un più ampio contesto irpino, campano, meridionale e nazionale. La valutazio- ne finale, però, ovviamente, spetterà ai lettori. Cosa c’è dietro e dentro l’onomastica. Si pensi a cosa può celare un cognome. Inizio con alcuni esempi nazionali e regionali, per poi passare a Bonito. Prendiamo il caso di Eco: nac- que come «cognome assegnato a trovatelli da impiegati dello stato civile, come ha scoper- to il suo più illustre portatore, il semiologo e scrittore Umberto Eco; si tratta di acronimo per la formula gratulatoria Ex Coelis Oblatus ‘donato dal cielo’.» (E. Caffarelli, C. Marcato, Dizionario storico ed etimologico dei cognomi). Un altro esempio in tema: il cognome Esposito deriva dal latino expositus e indicava il bam- bino esposto davanti a chiese o istituti religiosi affinché qualcuno lo prendesse e adottasse; si tratta del “trovatello”. In un documentario sulla bonifica dell’Agro Pontino che portò nel 1932 alla creazione del- la città di Littoria (oggi Latina) il commentatore ricorda che i poderi venivano assegnati a famiglie che venivano da zone povere del Veneto e del Ferrarese e sottolinea i “cognomi di contrada” di quella povera gente, tra cui, dice, uno era molto significativo: “Pocaterra”. Quelli definiti come “cognomi di contrada” forse erano soprannomi, e sappiamo che l’an- tenato del cognome è appunto il nomignolo. Un mio vecchio insegnante si chiamava Zappasodi (cognome molto raro, non è compreso nel dizionario dei cognomi, che pure ne contempla 60.000. Ci sono solo 22 Zappasodi in Italia, quasi tutti in provincia di Ascoli Piceno). Ricordo che da ragazzi a volte ironizzava- mo sul suo cognome e lo storpiavamo. I suoi antenati forse erano lavoratori della terra e faticavano tanto, ma più probabilmente bonificavano zone “sode”; in toponomastica, in alcune regioni, per sodo si intende “zona con terra dura, non coltivata, non arata, non rotta dalla vanga”. Un esempio dell’intreccio tra toponomastica e onomastica. Ho riportato alcuni esempi di cognomi rari o particolari, presi dal repertorio nazionale e regionale, ma potrei citare l’esempio di un nome di famiglia bonitese (e irpino e campano) come Santoro che deriva da sanctorum, dall’espressione latina Dies festus sanctorum omnium “giorno della festa di tutti i santi”. Oppure il cognome avellinese Centrella (documentato in passato anche a Bonito) che pare derivi da centra, dal greco kentron, ‘pungiglione, chio- do’ e che richiama le scarpe co’ le cendrelle, i chiodi messi nelle suole per ridurre il consumo delle scarpe e farle durare di più – testimonianza di un’epoca di miseria e di ingegno – che si possono vedere ancora nel Museo di Bonito di Gaetano Di Vito. E ancora: potrei citare cognomi rari e indicare come si trasformano, anche per necessità: il bonitese Raffaele Cefalo, artista di fama nel campo degli spettacoli di magia, in America cambiò il suo nome e cognome in Ralph Chefalo. E la storia si ripete: una giovane cantante lirica italiana, di grande talento, si è trasferita recentemente a Londra, dove sta ottenendo molto successo; il suo nome di famiglia è Di Gregorio, in Inghilterra è difficilmente pro- nunciabile e ha deciso di trasformarlo in Gregory. Don Carlo Graziano, nel libro sull’immigrazione Bonito e i suoi figli nel mondo, in un suo 6 saggio sulla “lingua degli emigrati negli Stati Uniti” ha dedicato due paragrafi ai cognomi e ai nomi di persona, ricordando, ad es. la trasformazione dei cognomi Ciampa in Champa, Gargiulo in Garguilo, Martino o Martini in Martin o Martins, Clemente in Clemens, e ri- guardo ai nomi di persona, Vito può diventare Victor, Angela Angie, Maria Mary, Gaetano diventa Guy (che in teoria indicherebbe Guido) con la pronuncia Gài. Potrei continuare questo percorso sulla storia e il significato dell’onomastica citando nomi di famiglia praticamente solo bonitesi come Ferragamo, Tordiglione, Vigliotta; altri solo irpini come Annese, Mustone; o alcuni rari, attestati anche nella storia bonitese, come Lo Pilato, Mesisca, Olivola, Parletta, Princigallo, Tranfaglia, Vazza; o altri estinti o quasi (se ne trovano tracce, ma all’estero), come Chiricuzzo, Codaspro, ecc. Di ognuno di questi si è cercato di delineare un profilo storico e linguistico e informazioni e curiosità si potranno leggere nel primo capitolo, il dizionario dei cognomi. Anche i nomi personali raccontano molto del nostro passato e del presente in cui viviamo. “Alcuni nomi di battesimo indicano con buona approssimazione l’età di una persona. I cognomi segnalano da dove provengono i nostri antenati, dove il nome di famiglia si è for- mato e fissato: almeno una regione, una provincia, qualche volta perfino il comune”. (Enzo Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, 2013). Conoscere meglio l’onomastica consente di capire di più ciò che eravamo e ciò che siamo. “Lo studio dell’antroponimia ha notevole rilevanza per la linguistica, per la storia politica e culturale, per le istituzioni giuridiche e religiose e per la storia del costume in generale” (Gian Battista Pellegrini). Molti nomi personali citati in questo libro sono tipici di Bonito, o dell’Irpinia e altri della Campania o del Sud Italia. Perché anche l’onomastica ha una sua speciale configurazione regionale e storica. È davvero interessante notare come il dialetto ha influito fortemente nella formazione di nomi, cognomi e soprannomi. Nell’onomastica c’è il riflesso dei cambiamenti della lingua che parliamo. Il dialetto svolge un ruolo determinante, perché i cognomi si sono gradual- mente affermati circa 600 o 700 anni fa, quando era ben lontana la formazione di una lin- gua nazionale unitaria. Un dizionario storico-onomastico. L’indagine che è stata qui realizzata ha un valore preva- lentemente storico, quindi sono esaminati cognomi attestati nella storia di Bonito, attra- verso fonti documentali, pertanto il lettore incontrerà anche nomi di famiglia oggi estinti o non più esistenti in paese, perché le famiglie sono emigrate in altri luoghi; e cognomi rari o di cui è incerta l’origine precisa. Sono citati e analizzati anche cognomi che hanno avuto un riflesso nella toponomastica lo- cale (si pensi alle località Cupa Cusano, Cupa Cesario Bortone, Vallone Ciardulli, Contrada Cinquegrana, Rizzuto, Coste Vitiello, ecc.).