Emanuele Grieco

DIZIONARIO STORICO-ONOMASTICO DI BONITO Un paese e la sua gente visti attraverso i cognomi e i nomi di persona

Edizioni Luì

Emanuele Grieco

DIZIONARIO STORICO-ONOMASTICO di BONITO Un paese e la sua gente visti attraverso i cognomi e i nomi di persona

Edizioni Luì La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile anche grazie ad un importante contributo economico dello storico di Bonito don Carlo Graziano.

Realizzazione editoriale: Edizioni Luì Via Galileo Galilei, 38 53044 Chiusi (Siena)

© 2014 per l’edizione © 2014 per i testi tutti i diritti riservati per l’autore

Stampato nel mese di ottobre 2014 INDICE

5. Introduzione

9. Prima parte – I cognomi

93. Appendice – Altri cognomi nelle cronache bonitesi

107. Seconda parte – I nomi di persona

191. Appendice – Altri nomi personali nelle cronache bonitesi

203. Antenati, Santi e Terra Nostra. I nomi dei «figli di Bonito». Uno studio sull’onomastica personale degli emigrati bonitesi

215. Bibliografia

INTRODUZIONE

Il perché di questo libro. Questo volume si affianca idealmente al Dizionario di topono- mastica bonitese. Dopo la ricerca sull’origine e il significato dei nomi di luogo, ecco ora un’indagine sulle parole che designano i cognomi e i nomi personali. Ho cercato di appro- fondire la conoscenza di un altro aspetto della vita della comunità bonitese – l’onomastica – indagando in un altro terreno in cui si incontrano e si intrecciano storiografia e linguistica. Come i toponimi, anche i nomi di famiglia e quelli di persona (così come i soprannomi) hanno in sé il valore di deposito della memoria e di traccia di una storia (linguistica, ma non solo). Ogni giorno, usando quelle voci che indicano nomi di località o cognomi, nomi e soprannomi, riscopriamo – spesso in modo inconsapevole – dei “piccoli tesori”. In quel- le parole si è concentrato, nel tempo, un mondo che oggi in parte non esiste più e di cui queste parole costituiscono preziosi reperti. In questa ricerca mi ha guidato la convinzione che “grande è l’importanza degli studi ono- mastici, sia per la linguistica, sia per la storia generale”. (Bruno Migliorini). Così come i toponimi, anche gli antroponimi sono dei veri e propri “fossili linguistici”: dentro di essi, attorno ad essi, si è cristallizzato un mondo fatto di storie, emozioni, culture,­ linguaggi, talvolta scomparsi o non più facilmente decifrabili. Come la toponomastica, anche l’onomastica può essere considerata un vero e proprio “bene culturale”, prezioso come gli altri beni culturali e ambientali che cerchiamo di tutelare. È davvero interessante e sorprendente scoprire ciò che i cognomi, i nomi e i soprannomi contengono e nascondono e ciò che viene svelato da un attento studio su di essi.

Una sfida e un dubbio. La scommessa che è insita in questo libro è nel tentativo di dare una risposta convincente al seguente interrogativo: una volta accertata l’importanza de- gli studi sull’onomastica in generale (nazionale e regionale), qual è il senso di uno studio sull’onomastica di un singolo paese e in questo caso di Bonito? In altri termini: è certo che conoscere l’onomastica e la sua storia sia utile, importante, ma è necessario rispondere a due domande legate fra loro: 1. Esiste una onomastica bonitese? E, se esiste: 2. È possibile ricostruirne la storia? Io credo si possa rispondere affermativamente. Se sono riuscito, almeno in parte, a dare una

5 risposta adeguata e una soluzione soddisfacente a queste problematiche, a questi dubbi, al- lora il libro che qui presento ha un senso, altrimenti vengono meno non solo l’interesse e la sua utilità, ma le stesse basi di una sua pur minima “scientificità”. Io ho fatto del mio meglio, convinto che anche una comunità e una popolazione (quelle di Bonito, nel nostro caso) abbiano una loro specifica storia onomastica, pur se organicamente inserita in un più ampio contesto irpino, campano, meridionale e nazionale. La valutazio- ne finale, però, ovviamente, spetterà ai lettori.

Cosa c’è dietro e dentro l’onomastica. Si pensi a cosa può celare un cognome. Inizio con alcuni esempi nazionali e regionali, per poi passare a Bonito. Prendiamo il caso di Eco: nac- que come «cognome assegnato a trovatelli da impiegati dello stato civile, come ha scoper- to il suo più illustre portatore, il semiologo e scrittore Umberto Eco; si tratta di acronimo per la formula gratulatoria Ex Coelis Oblatus ‘donato dal cielo’.» (E. Caffarelli, C. Marcato, Dizionario storico ed etimologico dei cognomi). Un altro esempio in tema: il cognome Esposito deriva dal latino expositus e indicava il bam- bino esposto davanti a chiese o istituti religiosi affinché qualcuno lo prendesse e adottasse; si tratta del “trovatello”. In un documentario sulla bonifica dell’Agro Pontino che portò nel 1932 alla creazione del- la città di Littoria (oggi Latina) il commentatore ricorda che i poderi venivano assegnati a famiglie che venivano da zone povere del Veneto e del Ferrarese e sottolinea i “cognomi di contrada” di quella povera gente, tra cui, dice, uno era molto significativo: “Pocaterra”. Quelli definiti come “cognomi di contrada” forse erano soprannomi, e sappiamo che l’an- tenato del cognome è appunto il nomignolo. Un mio vecchio insegnante si chiamava Zappasodi (cognome molto raro, non è compreso nel dizionario dei cognomi, che pure ne contempla 60.000. Ci sono solo 22 Zappasodi in Italia, quasi tutti in provincia di Ascoli Piceno). Ricordo che da ragazzi a volte ironizzava- mo sul suo cognome e lo storpiavamo. I suoi antenati forse erano lavoratori della terra e faticavano tanto, ma più probabilmente bonificavano zone “sode”; in toponomastica, in alcune regioni, per sodo si intende “zona con terra dura, non coltivata, non arata, non rotta dalla vanga”. Un esempio dell’intreccio tra toponomastica e onomastica. Ho riportato alcuni esempi di cognomi rari o particolari, presi dal repertorio nazionale e regionale, ma potrei citare l’esempio di un nome di famiglia bonitese (e irpino e ­campano) come Santoro che deriva da sanctorum, dall’espressione latina Dies festus sanctorum omnium “giorno della festa di tutti i santi”. Oppure il cognome avellinese Centrella (documentato in passato anche a Bonito) che pare derivi da centra, dal greco kentron, ‘pungiglione, chio- do’ e che richiama le scarpe co’ le cendrelle, i chiodi messi nelle suole per ridurre il consumo delle scarpe e farle durare di più – testimonianza di un’epoca di miseria e di ingegno – che si possono vedere ancora nel Museo di Bonito di Gaetano Di Vito. E ancora: potrei citare cognomi rari e indicare come si trasformano, anche per necessità: il bonitese Raffaele Cefalo, artista di fama nel campo degli spettacoli di magia, in America cambiò il suo nome e cognome in Ralph Chefalo. E la storia si ripete: una giovane cantante lirica italiana, di grande talento, si è trasferita recentemente a Londra, dove sta ottenendo molto successo; il suo nome di famiglia è Di Gregorio, in Inghilterra è difficilmente pro- nunciabile e ha deciso di trasformarlo in Gregory. Don Carlo Graziano, nel libro sull’immigrazione Bonito e i suoi figli nel mondo, in un suo

6 saggio sulla “lingua degli emigrati negli Stati Uniti” ha dedicato due paragrafi ai cognomi e ai nomi di persona, ricordando, ad es. la trasformazione dei cognomi Ciampa in ­Champa, Gargiulo in Garguilo, Martino o Martini in Martin o Martins, Clemente in Clemens, e ri- guardo ai nomi di persona, Vito può diventare Victor, Angela Angie, Maria Mary, Gaetano diventa Guy (che in teoria indicherebbe Guido) con la pronuncia Gài. Potrei continuare questo percorso sulla storia e il significato dell’onomastica citando nomi di famiglia praticamente solo bonitesi come Ferragamo, Tordiglione, Vigliotta; altri solo irpini come Annese, Mustone; o alcuni rari, attestati anche nella storia bonitese, come Lo Pilato, Mesisca, Olivola, Parletta, Princigallo, Tranfaglia, Vazza; o altri estinti o quasi (se ne trovano tracce, ma all’estero), come Chiricuzzo, Codaspro, ecc. Di ognuno di questi si è cercato di delineare un profilo storico e linguistico e informazioni e curiosità si potranno leggere nel primo capitolo, il dizionario dei cognomi.

Anche i nomi personali raccontano molto del nostro passato e del presente in cui viviamo. “Alcuni nomi di battesimo indicano con buona approssimazione l’età di una persona. I cognomi segnalano da dove provengono i nostri antenati, dove il nome di famiglia si è for- mato e fissato: almeno una regione, una provincia, qualche volta perfino il comune”. (Enzo Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, 2013). Conoscere meglio l’onomastica consente di capire di più ciò che eravamo e ciò che siamo. “Lo studio dell’antroponimia ha notevole rilevanza per la linguistica, per la storia politica e culturale, per le istituzioni giuridiche e religiose e per la storia del costume in generale” (Gian Battista Pellegrini). Molti nomi personali citati in questo libro sono tipici di Bonito, o dell’Irpinia e altri della o del Sud Italia. Perché anche l’onomastica ha una sua speciale configurazione regionale e storica. È davvero interessante notare come il dialetto ha influito fortemente nella formazione di nomi, cognomi e soprannomi. Nell’onomastica c’è il riflesso dei cambiamenti della lingua che parliamo. Il dialetto svolge un ruolo determinante, perché i cognomi si sono gradual- mente affermati circa 600 o 700 anni fa, quando era ben lontana la formazione di una lin- gua nazionale unitaria.

Un dizionario storico-onomastico. L’indagine che è stata qui realizzata ha un valore preva- lentemente storico, quindi sono esaminati cognomi attestati nella storia di Bonito, attra- verso fonti documentali, pertanto il lettore incontrerà anche nomi di famiglia oggi estinti o non più esistenti in paese, perché le famiglie sono emigrate in altri luoghi; e cognomi rari o di cui è incerta l’origine precisa. Sono citati e analizzati anche cognomi che hanno avuto un riflesso nella toponomastica lo- cale (si pensi alle località Cupa Cusano, Cupa Cesario Bortone, Vallone Ciardulli, ­Contrada Cinquegrana, Rizzuto, Coste Vitiello, ecc.). Naturalmente molti cognomi del “versante ­storico” sono ancora ben presenti oggi a Bonito. I nomi propri sono quelli della storia, del passato, di un’epoca che forse arriva fino alla metà del ’900. Praticamente neppure sfiora- ta è stata quella parte dell’onomastica attuale, che in buona parte a Bonito, come in tutta Italia, vede la rottura di schemi tradizionali consolidati nei secoli, con la massiccia intro- duzione di nomi di persona derivati da nomi e lingue straniere, da personaggi dello sport e dello spettacolo e che in buona parte non segue norme condivise come poteva essere l’im-

7 posizione del nome del nonno paterno al primogenito maschio, oppure la derivazione dei nomi dai santi, patroni, antenati, eroi, ecc.

Questo dizionario non può essere considerato esaustivo, spero sia almeno valido come pri- mo (o ulteriore) passo nella conoscenza dell’onomastica bonitese, soprattutto nella sua di- mensione storica. Dell’onomastica bonitese qui vengono esaminati i due principali pilastri: i cognomi e i nomi di persona; riguardo alla “terza gamba” costituita dai soprannomi, non è stato possibile affrontare il tema, per una serie complessa di ragioni, e si rinvia la questio- ne a futuri studi. Il volume, infine, vorrebbe contribuire alla costruzione di un altro tassello del mosaico di un ideale archivio della memoria della gente bonitese.

Emanuele Grieco

8 Prima parte

I COGNOMI

Brevi cenni storici sui cognomi

In Italia esistono circa 330.000 cognomi. Una varietà enorme, impressionante, che non ha paragoni in Europa. È dovuta alla frammentazione linguistica dell’Italia, alla tarda e lenta diffusione della lingua nazionale e alla presenza di molteplici dialetti regionali e lo- cali. I cognomi che hanno almeno 3000 “utenti” (cittadini che portano quel cognome) sono 226: sono questi i più frequenti a livello nazionale. Di questi 226, solo 86 hanno un’area di distribuzione panitaliana (cioè sono presenti in tutto il territorio nazionale). La maggior parte dei 226 cognomi più diffusi, e precisamente 123, sono distribuiti in gran parte solo in una delle tre grandi ripartizioni geografiche dell’Italia, cioè il Nord, il Centro e il Sud. Il Dizionario storico-etimologico dei cognomi italiani che ho consultato per questa ­ricerca, ha analizzato ben 60.000 cognomi italiani. Altri, non esaminati, sono spesso rari, poco diffusi. Nel corso degli anni si nota una riduzione del numero globale dei cognomi, perché alcune famiglie, portatrici di cognomi rari, via via si estinguono. Dal XIX secolo, fino a oggi, i cognomi ormai sono fissi, immutabili, i nuovi cognomi che gradualmente entrano in Italia sono legati agli immigrati. Anticamente si usava un solo nome per distinguere le persone. Nell’antica Roma si usa- va un sistema con 3 nomi (praenomen = nome individuale; nomen = nome gentilizio, la famiglia; cognomen = nome di una tribù, categoria più allargata della famiglia). Nel Me- dioevo iniziò l’uso del nome doppio: nome + cognome. La formazione dei cognomi è av- venuta per un processo lungo e complesso: un sistema che inizia lentamente tra la fine dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) e l’inizio dell’alto medio evo (VI secolo). Si ha una stabilizzazione nell’ultima età medioevale (XIII-XIV secolo). I cognomi si comin- ciano a formare (X-XII secolo) prima nelle grandi città a regime comunale (soprattutto Italia centro-settentrionale). Vi fu poi un’estensione dei cognomi tra il XIII e il XIV se- colo. Dopo il Concilio di Trento (1563) che impose i registri parrocchiali per le nascite (battesimi), matrimoni e morti, si ebbe un grande sviluppo dei cognomi e della loro at- testazione in fonti storiche. Tra fine Cinquecento e Settecento avviene la fissazione della gran parte dei cognomi attuali. Fenomeno che però è andato avanti fino all’Ottocento. La forma grafica dei cognomi attuali è diversa da quella d’origine. Anche i cognomi – come 9 le altre parole, come tutto il linguaggio e come ogni fenomeno umano e storico – sono andati incontro a un’evoluzione e a una trasformazione più o meno radicali.

Il repertorio dei cognomi di Bonito

Ho cercato di redigere un elenco – il più completo possibile – dei cognomi di Bonito, vecchi e nuovi, alcuni presenti oggi e radicati da secoli, altri estinti, per varie ragioni, tra cui il complesso fenomeno dell’emigrazione. Le fonti per formare l’elenco: 1. Anagrafe ­comunale. 2. Archivi parrocchiali e diocesani. 3. Pubblicazione sul Catasto Onciario di Bonito del XVIII secolo. 4. Elenco telefonico degli abbonati di Bonito. 5. Elenco A.I.R.E (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). 6. Documenti delle Platee (Inventari parrocchia- li) del 1619 e del 1727. 7. Elenco bonitesi deceduti per il colera del 1867. 8. Elenco bo- nitesi ­caduti nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. 9. Archivio del Museo “Alla ricerca delle cose ­perdute” di Gaetano Di Vito. 10. Dizionario biografico dei bonitesi. 11. Dizionario dei bonitesi­ emigrati (dal libro Bonito e i suoi figli nel mondo). 12. Elenco dell’anno 1969-1970 della Rubrica Alfabetica dei Contribuenti del Consorzio Nazio- nale Obbligatorio tra gli Esattori delle Imposte Dirette in carica per la meccanizzazione dei ruoli. 13. Tutte le pubblicazioni che riguardano Bonito. 14. Informazioni e ricerche di carattere personale.

La struttura del capitolo del dizionario dei cognomi

Ogni voce del dizionario è divisa in tre parti: 1. Ieri: brevi cenni storici sulla presenza documentata di alcune persone a Bonito porta- trici di quel cognome. 2. Etimo: l’origine del cognome e il suo significato; un cenno sulla sua attestazione storica; qualche notizia sulla sua distribuzione geografica locale e nazionale. 3. Oggi: in questa parte è documentata la presenza o meno del cognome a Bonito attual- mente e il numero delle sue attestazioni; inoltre si indica quante volte circa è attestato oggi ad Avellino, in Irpinia, in Campania e in Italia.

Fonti statistiche. La fonte del numero delle attestazioni è costituita dalle utenze telefo- niche fisse; criterio non perfetto e non esaustivo, ma tendenzialmente orientativo; usato come campione attendibile anche da Emidio De Felice nel Dizionario dei cognomi italiani (1978) e da Enzo Caffarelli e Carla Marcato nel libroCognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico (2008).

È necessario avvertire il lettore che, mentre fino ad alcuni anni fa il criterio dell’utenza telefonica fissa era largamente attendibile come indice della presenza di un cognome in una zona, negli ulti- mi tempi la sua affidabilità è un po’ messa in discussione, perché non di rado, persone e famiglie abbandonano l’utenza telefonica fissa scegliendo quella mobile, scomparendo, in questo modo, dai tradizionali elenchi degli abbonati. Pertanto, l’informazione sulla presenza o meno a Bonito di de- terminati cognomi è stata integrata da ricerche e informazioni di altro tipo.

10 L’asterisco * posto davanti a un voce indica che quel cognome non è attestato da fonti docu- mentali storiche, ma è un’ipotesi formulata in base all’esistenza di toponimi che fanno pen- sare alla presenza in passato di persone con quel nome di famiglia che si è riversato poi in un nome di luogo (Bortone, Calvano, Ciardullo, Cinquegrana, Cusano, Fazio, Rizzuto, Senise, Vitiello). Un’indagine sull’onomastica storica di un paese richiede un preliminare lavoro di fati- cosa e complessa ricerca archivistica sulle fonti storiche documentali. Io ho trovato questo lavoro in gran parte già svolto soprattutto da don Carlo Graziano, che ringrazio anche per questo, e da altre persone che prima di me hanno studiato la storia del paese: Franca Molinaro, Aldo Grieco, Valerio Massimo Miletti, Salvatore La Vecchia, Gaetano Di Vito, Crescenzo Coviello.

11 12 ACCINTO Ieri Ersilia e Giovanna Accinto risultano nell’elenco dei bonitesi emigrati in Inghilterra1. A Bonito si ricorda ancora la figura di Arsilio lo piattaro, persona che di cognome si chiamava­ Accinto2. Lingua Da una forma base Cinto, attraverso un processo linguistico che consiste nell’aggiun- ta della vocale “a” iniziale (detta prostetica rafforzativa [cioè funge da “protesi” e rinforzo]) e nel raddoppiamento della consonante successiva: Cinto > (A)Cinto > Acinto > Accinto. È un fenomeno linguistico che si incontra anche altrove, ad es. nel cognome Addonizio. Etimo Il cognome Accinto, molto raro, non è presente nel dizionario dei cognomi. Deriva, verosimilmente, dalla forma base Cinto, attraverso il processo linguistico di cui si è fatto cenno. Vediamo allora l’etimo di Cinto: “Sono possibili origini diverse: da un Cinto forma accorciata di un personale come Giacinto; da un nome Cintio variante di Cinzio; qualche occorrenza può essere di origine soprannominale da cinto, e qualche altra si può confron- tare con un toponimo Cinto che ha varie attestazioni in Italia3”. Oggi Cognome più che raro, attualmente non attestato né a Bonito, né in Irpinia, né in Campa- nia, né altrove. Forse estinto (almeno in Italia) per ragioni legate al fenomeno dell’emigrazione4.

ADDONIZIO Ieri Michele Addonizio figura in un documento del 1796 in un elenco di cittadini di Bo- nito. Elisabetta Addonizio era la moglie di Gennaro Paone, una delle vittime del colera del 1867 a Bonito. Il cognome Addonizio è stato e in parte è ancora presente a Bonito; proba- bilmente penetrato dalla vicina Mirabella o da Venticano, paesi dove ancora oggi è diffuso. È presente anche a S. Arcangelo Trimonte (BN); di questo paese era l’arciprete Francesco Saverio Addonizio (1888-1963). Lingua È formato attraverso un meccanismo linguistico già visto nel caso precedente di Accinto: la forma base Donisio / Donizio, con A- iniziale protestica: questa la probabile ca- tena etimologica: Donisio > (A)Donisio > Adonisio > Addonisio > Addonizio. Etimo Da un originario nome di persona Donisio (per maggiori informazioni su que- sto nome si rinvia al capitolo dei nomi personali). Del cognome, esiste anche la variante ­Addonisio (presente in particolare a Santa Maria Capua Vetere [CE] e a Latina). Addonizio, che in passato è circolato anche a Bonito, è presente soprattutto con forti nuclei a ­Venticano e a Mirabella Eclano, in Irpinia, e anche a . Oggi Nessuno a Bonito, 3 ad Avellino, 29 in Irpinia, 53 in Campania, 95 in Italia. Cogno- me raro, presente in soli 48 comuni italiani su 8000.

AGRIPPINO Ieri Domenico Agrippino, nato nel 1885, risulta nell’elenco dei bonitesi che si trasferirono­ in America nel 19115.

1 – Dizionario dei Bonitesi emigrati, in AA.VV., Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di emigrazione in Irpinia, 2008. 2 – Informazione fornita da G. Di Vito. 3 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino 2008, p. 478. 4 – Le ragioni della scomparsa di un cognome – almeno in un determinato contesto geografico – sono molte- plici; certo, anche l’emigrazione; ma, com’è noto, un cognome, per lo meno in Italia, si tramanda ai figli in linea maschile; se una o più famiglie, con un cognome già raro, non hanno discendenti o li hanno solo di sesso femmi- nile, questa può essere una possibile spiegazione della rarefazione e poi della scomparsa di un nome di famiglia. 5 – Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di emigrazione in Irpinia, cit., p. 163. 13 Etimo Dal nome personale Agrippino, suffissato con -ino del latino Agrippa, formato da agr- ‘per primo, di punta’ e da pes ‘piede’ (dunque ‘nato con parto podalico’, cioè il bam- bino che nasce uscendo dal ventre materno con i piedi invece che, come di norma, con la testa). Il cognome è prevalentemente di Corigliano Calabro (CS), con occorrenze in Cam- pania e nuclei al nord, in seguito a emigrazione. Oggi 2 a Bonito, nessuno ad Avellino, 3 in Irpinia (cioè uno solo a Mirabella, oltre ai due di Bonito), 13 in Campania, 81 in Italia. Cognome raro, presente in soli 29 comuni ita- liani su più di 8000 esistenti.

ALBANO Ieri A Bonito è attestata la presenza di famiglie col cognome Albano fin dall’inizio del 1700. Dai documenti risulta che il 13 gennaio 1724, nella frazione Morroni, venne celebrato, nella chiesa della Madonna della Neve, il matrimonio tra Anna Albano e Bonaventura Petrillo­ 6. In un atto notarile del 1797, consultato all’Archivio di Stato da Valerio Massimo Miletti, figura Raffaele Albano, di Francesco. In un documento del 1872 relativo alla disputa sulla titolarità parrocchiale della chiesa di Morroni viene menzionato Carlo Albano, come uno dei “più vecchi abitanti di Morroni” che potevano fornire informazioni e testimonianze sulla questione dibattuta7. Etimo Alla base possono esservi sia i numerosi toponimi Albano, presenti in molte regioni ita- liane, sia il nome personale d’origine latina Albano, indicante origine, provenienza o relazione con un toponimo Alba, ma avvicinato per etimologia popolare all’aggettivo ­albus ‘bianco’. Oggi 2 a Bonito8, 2 ad Avellino, 20 in Irpinia, 627 in Campania, 2930 in Italia.

ALLOCCA Ieri Il cognome è presente da molti anni in paese, seppure in modo sporadico, forse è pe- netrato dal Napoletano, di cui è originario. Giuseppe Allocca nel 1952 è menzionato nel bollettino parrocchiale L’Assunta, che riportava, fra le altre cose, una sorta di diario del- le attività pastorali del parroco Giuseppe De Michele e alcuni eventi, piccoli e grandi, di ­Bonito: “20 febbraio 1952: inaugurato nuovo bar di Giuseppe Allocca”9. Etimo Deriva da un soprannome legato al nome dell’uccello, rapace notturno. L’uso della parola allocco per intendere una ‘persona goffa e sciocca’ è attestato nella lingua italiana, at- traverso N. Macchiavelli, sin dal 152710. Esiste anche il cognome Allocco ed è piemontese, mentre la forma Allocca è napoletano (3º per frequenza a Marigliano e a Somma ­Vesuviana), con piccoli nuclei in altre province campane. Oggi 2 a Bonito, 1 ad Avellino, 11 in Irpinia, 591 in Campania (di cui 53 a Napoli città e 538 nella provincia), 732 in Italia.

6 – C. Graziano, Storia di Bonito, Poligrafica Irpina, Nusco, 1988, p. 252. 7 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 141. 8 – In questa ricerca il numero di presenze di un cognome a Bonito indica in genere il numero di nuclei fa- miliari, non di individui. 9 – Tratto da C. Graziano, Un parroco scrive, 2002, testo poi confluito in Bonetum in Hirpinis, pp. 325-365. 10 – M. Cortelazzo, P. Zolli, DELI, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, edizione minore a cura di M. Cortelazzo e M.A. Cortelazzo, Zanichelli, Bologna 2004, p. 62. 14 ANNESE Ieri Cognome radicato in paese da lunghissimo tempo: in un atto del 1707 si menziona- no gli “eredi di Antonio Annese casa a S. Rocco”11. Crescenzo Annese è citato in un atto del 1810 relativo alle procedure di quotizzazione dei terreni demaniali12. Nell’elenco dei bonitesi emigrati13 risultano almeno 24 persone di cognome Annese, di cui 18 trasferite negli USA tra fine ’800 e inizi ’900, altri in Svizzera e Gran Bretagna, altri nel Nord Italia. Etimo Variante di Agnese, Agnesi, il cognome Annese è di e provincia, in particolare a Molfetta, Monopoli e Alberobello. Un nucleo nell’Avellinese (Grottaminarda). Nell’ipote- si di derivazione dal cognome Agnese, Agnesi ricordiamo che tale nome di famiglia deriva dal personale femminile Agnese, dall’aggettivo agnòs, al femminile agné ‘casta, pura’, dif- fusosi con il latino della protocristianità (Agnés). Per inciso ricordo l’ipotesi del linguista ­Francesco D’Ascoli secondo cui il cognome Annése potrebbe ricollegarsi alla voce ­campana ànnese ‘anice’14. Altra ipotesi etimologica: dal nome latino Anesius, Anesia, ricordiamo con questo nome il Santo Martire sotto Diocleziano citato dal Martyrologium Romanum. Op- pure dal nome medioevale Annesius, Annesia, derivato dal precedente. Oggi 5 a Bonito, 7 ad Avellino, 42 in Irpinia (di cui 22 a Grottaminarda), 47 in Campa- nia (quindi solo 5 oltre ai 42 irpini, è quindi un cognome prettamente avellinese), 524 in Italia (esito di movimenti migratori).

ANTONELLI Ieri Il cognome è stato presente in paese per molto tempo. Giuseppe Antonelli (1781- 1855) era sacerdote della chiesa collegiata di Bonito. Bonaventura Antonelli è menzionato in un documento relativo alla chiesa collegiata dell’Ottocento (si occupava della statua, del culto e della cappella di S. Maria del Carmine)15. Rocco Antonelli prese parte alla Grande ­Guerra (era ufficiale d’ordine nelle amministrazioni militari). Il cognome è presente tra i tanti bonitesi emigrati in America. Etimo Dal nome personale Antonello, suffissato di Antonio, nome di probabile origine ­etrusca. È una delle molte varianti del cognome base Antoni. Oggi Nessuno a Bonito (forse in paese il cognome si è estinto per movimenti emigratori: 8 persone di cognome Antonelli emigrate negli USA), 1 ad Avellino, 4 in provincia, 187 in Campania, 4864 in Italia.

ARDITO Ieri Antonio Ardito è nell’elenco dei bonitesi emigrati, prima in Svizzera, poi in Francia (in seguito tornò a Bonito). David Ardito è stato a lungo un apprezzato consigliere comunale e dinamico assessore alla cultura del comune di Bonito. Etimo Dal soprannome e poi nome personale Ardito, dal verbo ardire, con significato di

11 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 246. 12 – V.M. Miletti, Luci ed ombre a Bonito nella divisione del demanio, saggio elaborato per il convegno di studi sul “decennio francese” promosso dal prof. F. Barra. Per questo intervento V.M. Miletti ha consultato diversi atti all’Archivio di Stato di Avellino, di cui mi sono avvalso anch’io per il presente volume. 13 – Dizionario dei bonitesi emigrati, in AA.VV., Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di emigrazione in Irpinia, Grafiche Lucarelli, Flumeri 2008. Da pag. 161 a p. 334 sono elencati 1691 cittadini emigrati da Bonito verso tutte le direzioni dalla fine del 1800 fino a oggi. 14 – F. D’Ascoli, Nuovo vocabolario dialettale napoletano, Gallina, Napoli 1993. 15 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, 2006, p. 80. 15 ‘coraggioso, audace’. Il termine ardito nel significato di ‘coraggioso’ è attestato nella lin- gua italiana dal XIII secolo. Mentre sono attestate forme tronche (Ardit) a Venezia e for- me pluralizzate (Arditi) nel Centro-Nord, Ardito è del Sud, è il cognome più diffuso (73 attestazioni) a Noicattaro (BA) e ben presente nella provincia di Bari e altrove in Puglia; un altro nucleo è siciliano. Oggi 2 a Bonito, 2 ad Avellino, 9 in Irpinia, 68 in Campania, 965 in Italia.

ATTANASIO Ieri Tommasina Attanasio era la madre dell’on. Alfredo Covelli; Francesco Attanasio, mu- sicista, direttore della banda musicale del paese tra fine ’800 e inizi ’900. 9 persone con questo cognome tra i bonitesi emigrati in America. Etimo Variante di Atanasi, Atanasio, dal nome personale d’origine greca Attanasio, derivante dall’aggettivo athànatos ‘colui che non conosce la morte, l’immortale’, con una ­chiara va- lenza cristiana legata all’immortalità dell’anima. La forma pluralizzata Attanasi si registra nel Salento e in particolare a Soleto (LE). La forma Attanasio è nel napoletano, con nuclei nel salernitano e a Roma. Oggi Nessuno a Bonito, nessuno ad Avellino, 4 in Irpinia, 583 in Campania, 1413 in Italia.

BARBATO Ieri 4 persone con questo cognome tra i bonitesi emigrati in Germania e in Inghilterra. Etimo Cognome che ha origini diverse. In alcuni casi continua il nome latino Barbatus ‘­barbuto’, documentato nelle carte medievali nel 673 e nell’843 a Nocera e Salerno. ­Barbato è al rango 36 per frequenza in Campania, il 17º nel Casertano (soprattutto Aversa), 31º nel Beneventano. Varianti come Barbati sono tipiche del Nord, ma anche Roma e l’Aquila. Oggi Attestato in paese in due casi; 15 ad Avellino, 73 in provincia (soprattutto ­Mercogliano e Montoro), 1553 in Campania, 2873 in Italia.

“Deriva dalla cognominizzazione in senso patronimico del personale Barbato, già attestato in epoca romana con Lucius Cornelius Scipio Barbatus, console nel 298 a.C. e censore nel 280 a.C. il nome Barbato, poi divenuto anche cognome, si diffuse in epoca medievale per effetto del culto di San ­Barbato di Benevento, vescovo che avrebbe convertito i Longobardi al Cristianesimo”16.

BARLETTA Ieri 5 persone tra i bonitesi emigrati. Etimo “Dal toponimo pugliese Barletta; possibile anche un soprannome da barletta per bariletta ‘piccolo recipiente’, o un personale femminile di un nome Barletto; un Maffeus Barllecta è attestato a Siena nel 1260. Il cognome compare al rango 16 nella provincia di Brindisi e ben diffuso nel Barese; figura a Napoli e a Roma”17. Oggi 1 in paese, 2 ad Avellino, 43 in provincia (di cui 11 a Montemiletto, 9 a Venticano, 5 a Taurasi), 242 in Campania, 1875 in Italia (epicentro in Puglia: 637).

BARRASSO Ieri Inserisco nel dizionario anche questo nome di famiglia sia perché è ancora presente

16 – F. Paolucci, Le famiglie campane. Tra storia, genealogie e personaggi illustri, Kairòs Edizioni, 2012, p. 19 17 – E. Caffarelli, C. Marcato,I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino 2008, p. 160. 16 in paese oggi, sia perché è varie volte citato in passato nelle cronache di Bonito; credo co- munque sia un cognome penetrato in paese dalla vicina Grottaminarda dove è largamente diffuso ancora oggi. Etimo “Il cognome è presente in Puglia e in Campania e isolatamente in Sicilia; il comune che ne registra il valore più elevato risulta di gran lunga Grottaminarda (Av); inoltre Pie- tramontecorvino (Fg) e Foggia. Caracausi cita un’attestazione in carta siciliana del 1326 Barrasius de Barrasio e ritiene che si tratti di una variante di Gorrasio, Guerrasio, Guarrasi, forme che sono ricondotte a un nome di persona e anche cognome Guerra da De Felice. Una diversa interpretazione potrebbe richiamare il cognome francese Barras, letteralmente ‘grande barra’, in origine soprannome di un venditore o in senso traslato riferito a persona grande e grossa, o una forma alterata di barra ‘asta di legno o metallo che funge anche da leva di comando’ come suggerisce Minervini che menziona un Angelo Barrasso di ­Villanova attestato a Foggia nel 1778”18. Oggi 1 a Bonito, 4 ad Avellino, 67 in Irpinia (di cui 45 a Grottaminarda, 3 ad Ariano), 76 in Campania, 170 in Italia.

BATTAGLIESE Ieri “Il 24 dicembre 1727 l’arciprete D. Antonio Battagliese terminò la sua Platea (detta­ anche Matricola o Inventario), che aveva dovuto compilare per ottemperare ai decreti del- la visita pastorale del 1724”19. Anche don Nicola Battagliese fu Arciprete della chiesa di Bonito fino al 1760. La presenza di questo cognome nella storia di Bonito è certificata anche dall’esistenza del toponimo Arreto addò li Battagliese, dove vi era la casa natale del- la famiglia. Nell’elenco delle 200 vittime bonitesi del colera del 1867, il cognome com- pare in ­Luisa Battagliese (figlia di Arcangelo) di anni 19 e in Nicola Battagliese, marito di ­Elisabetta ­Capozzi20. La moglie di Euclide Inglese (padre del prof. Oreste, e che fu anche sindaco di Bonito negli anni ’40 del ’900) di cognome si chiamava Battagliese: vi sono quindi tracce di questo nome di famiglia fino alla prima metà del XX secolo21. Di attesta- zioni successive non sono riuscito a trovare traccia. Forse il cognome, già raro, almeno in paese, e probabilmente proveniente originariamente da comuni limitrofi, si è estinto, per quanto riguarda Bonito. Etimo È una variante del cognome Battaglia (usato anche come toponimo). Battagliese è del sud ed è, oggi, molto raro: è presente in soli 32 comuni su 8000 di tutta Italia. Il ceppo bonitese dei Battagliese originariamente proveniva da Ariano Irpino. Battagliese sembrerebbe prevalentemente campano, con un ceppo forte nel Salernitano, ad Alfano, Vallo della Lu- cania e Ascea, che dovrebbe derivare da una forma etnica riferita alla frazione Battaglia di Casaletto Spartano nel Salernitano o alla frazione Battaglia di Carbonara di Nola nel Napo- letano, o ad altre località simili; Battagliesi, quasi unico, è probabilmente dovuto a un’erra- ta trascrizione del precedente. All’origine c’è forse un soprannome e poi nome medioevale formato da battaglia e battagliere (dato in rapporto alla partecipazione a fatti di guerra o al mestiere delle armi o a capacità e spirito combattivi). In particolare Battagliese è probabil-

18 – I cognomi d’Italia, cit., p. 163. 19 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, WM Edizioni, 1991, p. 4. 20 – C. Graziano, Il colera del 1867 a Bonito, 2005, testo confluito in Bonetum in Hirpinis, 2006, p. 264. 21 – Per questa informazione ringrazio V.M. Miletti. 17 mente formato come etnico, dal toponimo largamente diffuso Battaglia (TE, SA, TP)22. Oggi Non è attestato né a Bonito, né ad Avellino, né in Irpinia. 52 in Campania, soprat- tutto nel Salernitano.

Un aneddoto sulla grafia di Battagliese. In alcuni testi sulla storia di Bonito il cognome di alcuni personaggi, tra cui due Arcipreti, a volte viene riportato come Battagliere, perché così, in modo er- rato, era stato scritto in archivi parrocchiali o diocesani, forse per la fretta o per un refuso, o forse, chissà – mi sia concessa una licenza letteraria – l’errore poteva essere stato inconsciamente indotto dal fatto di aver percepito di animo battagliero il temperamento di quegli uomini di Chiesa... Co- munque, scrivendo Battagliere, chiaramente ci si riferiva a Battagliese. Aggiungo che, almeno oggi, tra i cognomi italiani la forma Battagliere non è attestata, ma esiste Battaglieri, nome di famiglia si- ciliano. Per inciso, ricordo le diverse varianti di questi cognomi in tema… “belligerante”: Battaglia, Battagli, Battagliarin, Battagliarini, Battaglieri, Battagliese, Battaglin, Battaglini, Battaglino, Batta- gliola, ­Battaglioli, Battaglion, Battaglione, Battaglioni, Battagliotti.

BEATRICE Ieri Cognome di famiglie radicate a Bonito da moltissimo tempo. Il nome è entrato an- che nella toponomastica comunale, vi è infatti la contrada Beatrice. È noto che queste zone prendevano il nome da nuclei di famiglie con lo stesso cognome (come Cotugno, Di ­Pietro, Belmonte, Grieci) che si erano insediate in una zona da secoli. A Bonito questo co- gnome è attestato fin dalla metà del 1800. Questa famiglia venne da Fontanarosa; il primo a trasferirsi a Morroni fu Lorenzo Beatrice che sposò Rosa Cotugno di Antonio. Il 27 set- tembre 1866 è documentata la celebrazione del matrimonio tra Rosa Beatrice e Antonio Santosuosso23. “Le fertili terre di Morroni attirarono (dopo il 1759, ndr) nuove famiglie, come quella Beatrice da Fontanarosa, venute a coltivarle”24. “La popolazione era andata aumentando anche per il trasferimento di nuclei familiari da altri paese, forse attirati dal- la concessione di buon terreno in enfiteusi in specie per i terreni di Morroni. In effetti, le famiglie residenti a Morroni hanno cognomi non originali bonitesi. I Beatrice vennero da Fontanarosa o da Benevento”25. Etimo Dal nome personale Beatrice che continua il latino cristiano Beatrix, -icis, da ­beatrix ‘che dà beatitudine’, ‘che rende beato’ (colui che la guarda), attestato nelle carte medievali­ (in Sicilia già nel 1137). Il cognome Beatrice ha una sua storia e una sua particolarità: “rap- presenta uno dei più frequenti cognomi italiani discendenti ed equivalenti a un matronimico (nome derivato da quello della madre); designa infatti circa 1500 portatori, quasi tutti nel Meridione continentale”26. I valori più elevati a Mondragone (CE), Napoli, Bonito (AV), Salerno, Benevento e San Severo (FG). Oggi 16 a Bonito, 1 ad Avellino, 43 in provincia, 203 in regione, 1318 in Italia.

Una breve digressione su Beatrice e Dante Alighieri. L’etimologia del cognome (e del nome perso- nale) Beatrice, mi porta a una citazione della celebre Beatrice immortalata nella Divina Commedia (ma anche in altre opere del Sommo Poeta). Alcuni identificano questa figura in Beatrice (Bice) Portinari, nata a Firenze nel 1266, morta a 24 anni. Molti autori ritengono che Beatrice non sia al-

22 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Mondadori, Milano 1978, p. 73. 23 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 253. 24 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 253. 25 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori. Settembre 1860 a Bonito. La storia La vita I fatti, Quaderni di Borgo San Pietro, 2006, p. 54. 26 – E. Caffarelli, C. Marcato, Cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 179. 18 tro che un senhal27, cioè un nome fittizio (secondo la tradizione della lirica provenzale) che significa letteralmente “colei che rende beati”. Beatrice è protagonista di molte delle prime poesie stilnoviste di Dante, poi raccolte nella Vita Nuova e nelle Rime. Nel «libello» giovanile la donna non è solo la donna-angelo dello Stilnovo, ma è già raffigurazione di Cristo e sembra anticipare il valore allegorico che avrà nel poema, ovvero quello della grazia divina e della teologia rivelata che sola può condurre l’uomo alla salvezza eterna e al possesso delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità).

BELMONTE Ieri A Bonito è attestata la presenza di persone con tale cognome fin dai primi anni del ’700: nella Platea del 1727 si menziona Ignazio Belmonte che teneva in affitto un terreno in zona Piazzetta Santa Caterina; Menica Belmonte sposò Vito Olivola il 26 aprile 1742. Cito anche l’arciprete di Bonito don Domenico Belmonte († 1784), e ancora l’arciprete (omonimo) Domenico Belmonte († 1877), nonché un altro Domenico Belmonte arcipre- te nel ’900. E ancora: Angelo Belmonte di Morroni, animatore di battaglie sociali e civili per la sua contrada. È uno dei cognomi più diffusi a Bonito. Vi sono anche due zone del paese nella cui denominazione compare il cognome: una (nei pressi di Morroni) chiama- ta Da li Bellimunti, per la secolare presenza di nuclei di famiglie col medesimo cognome; l’altra, nei pressi della Vaticale, detta Cupa de li Bellimunti. Etimo Da un nome di persona Belmonte (come Bellomonte già documentato, per secondo nome, nel 1166), composto dell’aggettivo bello e dal sostantivo monte, che a sua volta può derivare an- che da personali come Boemondo, Beremondo, che forse, insieme a ­Belmondo vanno ricondotti a un nome di origine germanica, da cui il francese Evremont28. Altra ipotesi etimologica: da un toponimo Belmonte, che ha numerosi riflessi in Italia, tra cui sei comuni nel Centro-sud. Oggi 11 a Bonito, 1 ad Avellino, 30 in Irpinia, 180 in Campania, 1191 in Italia.

BIONDO / BIONDI Ieri Il cognome era presente a Bonito in passato. Giuseppe Biondo, nato a Bonito nel 1886, emigrò negli USA nel 1910. Etimo Dall’aggettivo biondo usato come soprannome, probabilmente per il colore dei ca- pelli o della barba. Nella forma latinizzata Blundus è documentato già nel 1192. Biondi si trova in diverse regioni italiane, al Sud nel napoletano e nel brindisino. La variante Biondo è molto diffusa in Sicilia, nuclei in Calabria, alcuni in Campania. Oggi Biondo: nessuno a Bonito, 1 ad Avellino, 10 in Irpinia, 51 in Campania, 1429 in Italia. Biondi: è attestato a Bonito in alcuni casi: 3 certamente, 11 ad Avellino, 37 in provincia, 292 in regione, 4126 a livello nazionale.

BOCCHICCHIO Ieri Il cognome era (ed è ancora) attestato in paese. Ricordo le cinque persone con que- sto nome di famiglia citate nell’elenco dei bonitesi emigrati negli USA agli inizi del ’900. Etimo Insieme alle varianti Bochicchio e Buchicchio da collegare alla forma base Bocca, ­Bocchi. Questi nomi di famiglia, rari, possono avere diverse origini. Da un nome persona- le Boccus attestato nel 1022 a Cava de’ Tirreni; in un documento siciliano del XIII secolo­ è citato un Gerardus Bochi pisanus. Da confrontare, forse, con un modo di dire toscano

27 – Senhal: nome fittizio col quale, nell’antica poesia provenzale, si alludeva alla donna amata o ad altra per- sona di cui non veniva fatto il nome vero. Voce provenzale, deriva dal latino tardo signale. 28 – Cognomi d’Italia, cit., p. 192. 19 far bocchi ‘appuntare le labbra in segno di spregio’; quindi l’origine potrebbe essere da un soprannome. La forma Bocchia potrebbe derivare dall’italianizzazione della voce dialettale ­bocia ‘oggetto rotondo’. Un’altra ipotesi etimologica: secondo alcuni il cognome Bochicchio deriva da un’antica famiglia di origine albanese, i Bosichio, che trapiantatisi in Lucania tra Potenza e Avignano, italianizzarono la propria forma cognominale in Bochicchio. ­D’origine ­arbëreshë29, i cognomi Buchicchio e Bucchicchio nascono come varianti dei cognomi ­Bochicchio e ­Bocchicchio, che, il più delle volte, riflettono un’italianizzazione del cognome albanese ­Bozhiqi. G. Rohlfs lo colloca nei cognomi lucani (ma anche calabresi e salentini) interpre- tandolo come derivante da un soprannome: “piccola bocca” anche per quel ­suffisso -icchio con funzione diminutiva30. Bocchicchio s’incontra anche nel Foggiano, a Prato e sparso tra Nord e Sud. Cognome raro, presente in soli 39 comuni italiani su 8000. Oggi 3 a Bonito, nessuno ad Avellino, 5 in Irpinia (quindi solo due, togliendo i tre ­bonitesi), 8 in Campania, 44 in Italia.

BONAVITA Ieri Don Giovanni Luigi Bonavita fu Arciprete di Bonito, nominato nel 156631. Ancora: in un documento del 1573 è citato Orazio Bonavita: grazie al suo impegno volontario (insieme ad altre persone) ricostruì l’hospitale (‘ospizio’) che era annesso alla chiesa di S. Pietro (l’at- tuale chiesa di S. Giuseppe)32. Gennaro Bonavita è menzionato in un documento del 1810. Etimo Da un nome personale Bonavita, composto da b(u)ona e vita, analogo a Bellavita, di carattere augurale. In forma grecizzata Bonabites è attestato nel 1171, in italiano già nel 1219 a Firenze. C’è anche la variante Bonavida documentata in un documento medievale pugliese del 1627. Il cognome Bonavita è ben presente nelle province di Foggia, di Cosenza e di Avellino; la forma dittongata Buonavita si riscontra ad Avellino, Napoli e nel Casertano. Oggi Il cognome è ancora presente in paese: 2 attestazioni (ricordiamo, inoltre, due perso- ne, con questo nome di famiglia, emigrate negli USA nei primi del ’900), 3 ad Avellino, 40 in provincia, 173 in Campania, 642 in Italia.

BONITO Ieri Nei dizionari di onomastica, Bonito è attestato sia come nome personale che come co- gnome. In questo capitolo viene preso in considerazione soprattutto come nome di un casato­ , importante per la storia del paese (e del toponimo). Ci si è spesso interrogati sull’origine del nome del nostro paese. La risposta chiara e definitiva l’ha dato don Carlo ­Graziano: “Il nome Bonito è derivato dai feudatari omonimi i quali, secondo l’uso del tempo, davano­ o ricevevano il proprio nome dalle terre occupate. È stata quindi la famiglia Bonito a dare il nome alla nostra terra, così come i Gesualdo, i Sanseverino, i Morra, ecc., diedero il nome agli omonimi paesi”33. La famiglia Bonito aveva assunto il nome dal santo francese S. ­Bonito34. “Quindi il comune di Bonito deriva il proprio nome direttamente dalla famiglia

29 – Arbëreshë: lingua parlata dalle comunità di albanesi insediatesi – nel corso della storia – in alcuni cen- tri del Sud, come ad esempio a Greci (AV). Cfr. Fjalt jona. Dizionario Italiano - Arbëresh di Greci, (a cura del Centro territoriale di educazione permanente), Delta 3, 2004. 30 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 55. 31 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, WM Edizioni, Atripalda 1991, p. 22. 32 – Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 27. 33 – C. Graziano, Storia di Bonito, Poligrafica Irpina, Nusco 1988, p. 13. 34 – Sulla vita di questo santo don Carlo Graziano, storico di Bonito, ha scritto: San Bonito (1975 prima 20 Bonito e indirettamente da San Bonito”35. Una volta chiarito il problema di toponomastica, vorrei ora tentare di esaminare la questione dal punto di vista dell’onomastica­ . Come co- gnome non risulta oggi in paese, ma è presente in Irpinia, seppure raro. A noi riguarda di più l’aspetto storico: il nome di famiglia che ha designato illustri personaggi strettamente legati alla nascita e allo sviluppo del paese.

I Bonito nella storia del paese. “Questa famiglia che tanta parte ebbe nella storia del nostro pae- se, era nobile e apparteneva al patriziato romano. Per sfuggire alle invasioni barbariche, si rifugiò a Scala, presso Amalfi, dove, nel 963, edificò la chiesa di S. Matteo. (…) Nel 1272 un ramo di questa famiglia si trasferì a Messina. (…) La famiglia Bonito godette nobiltà nelle città di Napoli, Amalfi, Scala, Ravello, Messina, Agrigento e nel Cilento. Fu ricevuta nell’ordine di Malta nel 1577. (…) Fu onorata da molti personaggi illustri, tra cui vescovi, cardinali e santi”36.

Alcuni dei personaggi che influirono sul paese: “Il De Lellis afferma che la famigliaBonito ­ possede- va la terra di Bonito ancor prima di Odo Bonito. Infatti in una scrittura del 1141 la terra di Bonito è presentata come suffeudo intorno al 1130”37. Odo Bonito I fu ­suffeudatario (metà XII sec.), poi vi furono Odo II, III e IV. Ancora Sergio Bonito (divenne Feudatario nel 1240), Ruggiero Bonito († 1342), Giulio Cesare Bonito, “duca dell’Isola” († 1698), Domenico Bonito (donò il terreno per edificare il convento dei Domenicani e la chiesa di S. Domenico). Andrea Bonito: con la sua morte (1757), non avendo figli, finì il controllo del territorio da parte di questa casata.

Etimo “Da un nome personale medievale Bonitus, in parte attraverso Bonito comune in pro- vincia di Avellino, un antroponimo Bonitus è ben attestato nelle carte medievali, in Lom- bardia nell’807, bonitu filius boniperti a Cava nell’859, e altre documentazioni, Raynaldus­ de Bonito nel 1283 in Sicilia. È forma sparsa nell’Italia meridionale: Palermo, il ­Foggiano, Termoli (CB), ma soprattutto la Campania: Minori (SA) e la città di Salerno, Napoli, Montefusco e Montemiletto nell’Avellinese: designa circa 1200 portatori”38. G. Rohlfs lo cita tra i cognomi (anche) lucani, presente a Potenza, mettendolo a confronto col cogno- me spagnolo Bonito e alla voce spagnola bonito ‘piacevole’39. Oggi Il cognome Bonito: nessuno in paese, 4 ad Avellino, 42 in provincia (10 a Montefusco,­ 9 a Montemiletto, 5 a Manocalzati), 300 in Campania, 500 in Italia.

“Secondo alcuni autori a questa stessa famiglia Bonito apparteneva quella chiamata Beneth o Bonet che, durante la dominazione sveva, godeva di feudi. Un certo Roberto di Beneth è riportato come signore di Frangalio di Bitricto (l’attuale Bitritto, in provincia di Bari)”40. Nuove ricerche su Bonito / Bonet. “Un’interessante e affascinante spiegazione del nomeBonet­ è data da Andrés J. Bonet nella rivista Sharsheret Hadorot41, Vol. 17, nº 2, giugno 2013. Secondo questo stu- dioso il nome Bonet altro non sarebbe che la traduzione del nome della famiglia Shem Tovs e sarebbe- ro discendenti di re Davide e della principessa di Settimania. Dall’ebraico Shem Tov (letteralmente: “il nome [di] buono”), al greco Kalonymos, al latino Bona e al romanzo Bon, fino al diminutivo Bonet, si tratterebbe sempre della stessa famiglia sparsa per il mondo… Il diminutivo Bonet, termine o sopran- nome usato più frequentemente nell’uso giornaliero, restò intatto anche quando le lingue romanze si trasformarono nel moderno Francese, Catalano, Castigliano, Valenziano. I più vicini alla famiglia Bonet sono: Bon, Bona, Bonet, Bonet de Lunel, Boned, Boneti, Bonhom, Bonhome, Bonjorn, Bon-

­edizione; 2000 seconda edizione; 2006 testo confluito in Bonetum in Hirpinis) e La casula di San Bonito (2013). 35 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 14. 36 – C. Graziano, Storia di Bonito, p. 18. 37 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 17. 38 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, p. 265. 39 – C. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 56 40 – C. Graziano, Storia di Bonito, p. 13. 41 – Sharsheret Hadorot è la rivista, bilingue, della Società Genealogica di Israele. 21 nin, Bono, Bonom, Bonomo, Bonsenior, d’en Bonsenyor, Bonsenyor, e Bonus. Derivati da Bon sono anche: De Bonaboya, Bonacosa, Bonafe, Bonafed, Bonafeu, Bonafill, Bonafilla, Bonafos, Bonafoux,- Bonafus, Bonafux, Bonagua, Bonaloc, Bonan, Bonananch, Bonanasc, Bonanasch, Bonanat, Bonanet, Bonastre, Bonastruc, Bonastruch, Bonaventura, Bonavia, de Bonavida, Bondavin, Bondi, Bondia, d’en Bondieta, Bondoga, Bondogas, Bonfed, Bonfey, Bonfil, Bonfillet, Bonguha, Bonher, Bonhome, Bonhorn, Boni, Boniach, Boniel, Bonifant, Bonino, Bonirac, Bonisac, Bonisach, Bonist, Bonito, Bo- nitto, Bonjom, Bonjua, Bonjudio, Bonjuha, Bonmacib, Bonmacip, Bonnin, Bono, Bonom, Bono- mo, Bononat, and Bonsuccesso. Bonet e le sue varianti sono cognomi che si trovano nell’XI secolo tra gli Ebrei della Provenza, del Rossiglione e del regno di Aragona e Catalogna. Questi poi emigrarono a nord della Francia, modificando Bonet in Banet, Baneth, Panet o Paneth. Essi usarono anche la va- riante Bonnet e successivamente Dubonnet. Nel regno di Aragona si usò Bonete, Boned o Benet”42.

*BORTONE43 Ieri La presenza del cognome in passato in paese può essere ipotizzata anche per ­l’esistenza del toponimo bonitese Cupa de Cesareo Bortone. Inoltre, Saverio Bortone è menzionato come testimone nell’atto di donazione alla chiesa bonitese del corpo del martire S. Cre- scenzo del 13 luglio 180044. Etimo Da un personale ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di Bartolomeo con il ­suffisso -one45. C’è anche la variante Bortoni, rara, si riscontra a Roma e sparsa in Italia; la forma Bortone è, invece, tipicamente meridionale, soprattutto distribuita nelle province di Caserta (epicentro nel comune di Cesa) e di Lecce. Presente anche nell’Avellinese. Docu- mentato in 256 comuni italiani. Oggi Nessuno a Bonito, né ad Avellino, 9 in Irpinia (di cui 8 a Lacedonia), 219 in Cam- pania, 624 in Italia.

BORZILLO Ieri Gennaro Borzillo figura in un documento del 1790 (controversia tra G. Cassitto e la duchessa A.M. Isastia)46. Basilio Borzillo è citato in un documento del 1823 che attesta che insieme ad altri 14 bonitesi partì volontario per partecipare ai Moti Carbonari del 1820-21. Famiglie con questo cognome emigrarono agli inizi del ’900 verso gli USA e l’Argentina. Etimo Due ipotesi: 1. Cognome di origine analoga a Borza, con il suffisso -illo. Borza pare sia una variante di Borsa, cognome attestato in alcune zone d’Italia, forse nato come sopran- nome borsa, con riferimento a persone fabbricanti o commercianti di borse. Il soprannome Bursa è documentato in carte medievali. Altra ipotesi: 2. Forse variante di Borzi, derivato da un nome personale di origine germanica come un longobardo Porzo; oppure da Porzio > Porzi > Borzi47. In seguito sarebbe sopraggiunto il diminutivo Borzillo. Cognome raro: si incontra solo in 64 comuni italiani su 8000. Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 2 in provincia (cioè uno solo fuori Bonito, ed è a Mirabella), 57 in Campania, 97 in Italia.

42 – C. Graziano, La casula di San Bonito. Nuove ricerche sulla storia di un miracolo, 2013, pp. 33-34. 43 – Come spiegato nella nota introduttiva del capitolo dei cognomi, ricordo che l’asterisco * davanti al co- gnome, in questo libro, indica che questo nome di famiglia è presente nella storia di Bonito attraverso un to- ponimo, da cui forse è possibile risalire ad un antico nome di famiglia. 44 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 170. 45 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., pp. 71-72. 46 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 157. 47 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., pp. 276-279. 22 BOTTICELLA Ieri Carlo Botticella è attestato nella Platea del 1727 come affittuario di una vigna per cui doveva dare 14 carlini alla chiesa collegiata bonitese. Andrea Botticella figura in un elenco del 1807 di cittadini bonitesi, con relativa età e professione (aveva, in quell’anno, 19 anni ed era scarparo)48. 9 persone con questo cognome sono nel registro dei bonitesi emigrati tra fine ’800 e inizi ’900, verso l’America del Nord e l’Argentina (9 quelli documentati, ma è probabile che siano molti di più quelli che lasciarono il paese). Etimo Da botticella in senso proprio o traslato, riferito a persona piccola e grossa o a bevito- re; come soprannome un Buticella è attestato in carta medievale padovana. In alcuni casi il cognome può confrontarsi con il toponimo pesarese Botticella, nel comune di ­Novafeltria. Botticella si accentra per un quarto delle presenze nel comune di Sant’Angelo a Cupo (BN), ma è presente anche in altre zone del Beneventano, altrove in Campania e in Puglia. Raro, si trova in soli 63 comuni italiani. Oggi 2 in paese, nessuno in città o provincia, 76 in regione, 166 in Italia.

BRACCIO Ieri Nella Platea (elenco dei beni della Chiesa) del 1727 si cita diverse volte questo nome di famiglia: addirittura si menzionano un orto e un casalino che risultavano già della fami- glia Braccio con “istrumento del 1631”49. Nello stesso Inventario del 1727 si cita la “vigna di Matteo Braccio”. Ancora, in un atto si afferma che un certo terreno “con istrumento del notar Miletti registrato il 29 aprile 1751, Giovanni Braccio lo pigliò da Gregorio Miletti”.­ Carmine Braccio (40 anni, massaro proprietario) e Antonio Braccio (39 anni, anch’egli ­massaro proprietario) sono menzionati in un documento del 1807. Il cognome figura anche tra i bonitesi emigrati in America alla fine dell’Ottocento. Ricordo Maria Assunta Braccio nata nel 1870, arrivò a New York il 30.12.1897, a 27 anni, era vedova. In seguito tornò in Italia; a Bonito fu vittima del bombardamento del settembre 1943. Nel corso del tempo il cognome Braccio appare estinto, almeno a Bonito, forse per cause legate all’emigrazione, ed è raro anche a livello nazionale. Etimo Da un soprannome che ha alla base il termine braccio, o da un nome personale Brac- cio come ipocoristico di Fortebraccio o di Braccioforte; nelle forme latine di Braccius e Brachius compare in carte toscane del XII sec.; a Siena tra il 1221 e il 1229 si trova un Braccius For- tebraccii. La forma singolare Braccio è esclusivamente meridionale, si incontra nel Casertano (Marcianise) e nel Brindisino (Oria), nel Foggiano e nuclei in Campania, Molise e Calabria50. Oggi Nessuno in paese, né ad Avellino, 5 in provincia, 30 in Campania, 206 in Italia (di cui 38 in Puglia).

BRUNO Ieri Vincenzo Bruno fu il primo ad aprire un bar a Bonito nei primi del ’900. Il locale con- tinuò la sua storia sotto la gestione del figlio Ercolino51. Etimo Deriva direttamente dal nome personale Bruno, che trae origine dal nome germanico

48 – Questa e altre numerose informazioni, tratte da atti notarili consultabili all’Archivio di Stato di Avellino, mi sono state cortesemente fornite da V.M. Miletti. 49 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 227. 50 – I cognomi d’Italia, cit., p. 288. 51 – Dizionario biografico dei bonitesi, Delta 3 Edizioni, 2007, pp. 27-29. 23 Bruno. Si è passati attraverso il soprannome bruno, già attestato a Firenze nel 1235 (­Salvi del Bruno di Fiorenza). Il soprannome alludeva al colore scuro dei capelli e della barba, oppure della pelle. Mentre la variante Bruni è tipica dell’Italia centrale, Bruno è molto più diffuso, ed è all’11º posto della frequenza a livello nazionale. In Campania è al rango 35. Oggi Nessuno a Bonito, 43 ad Avellino, 266 in Irpinia (di cui 34 a Grottaminarda), 2109 in Campania, 23339 in Italia.

“Il nome si diffuse soprattutto grazie al culto dei santi Bruno di Hartefaust, monaco fondatore dell’Ordine dei Certosini, deceduto nel 1101 a Serra San Bruno in provincia di Vibo Valenzia, e Bruno di Segni, vescovo e confessore nel , nativo di Solero (Al) nonché abate di Montecassino,­ morto nell’anno 1123”52.

BUONGIORNO Ieri Cognome del celebre musicista bonitese Crescenzo Buongiorno (1864-1903)53. Etimo Da un nome di persona di carattere gratulatorio di significato trasparente, chiaro, si riferisce al giorno della nascita. Un Iacobus de Boniorno è documentato in Sicilia nel 1337. Ci sono diverse varianti: Bongiorni è settentrionale (12º posto a Piacenza), Bongiorno è si- ciliano e soprattutto di Agrigento e Palermo, un nucleo in Puglia (Ostuni, nel Brindisino);­ Buongiorno è presente anche a Roma, ma molto più meridionale: Puglia, Avellinese (so- prattutto a Solofra), nel Salernitano e nel Napoletano. Oggi 5 in paese, 21 ad Avellino, 26 in provincia (di cui 20 a Solofra), 74 in Campania, 556 in Italia.

Un aneddoto su Buongiorno / Bongiorno: nell’autobiografia del celebre personaggio televisivo Mike Bongiorno54, si ricorda che spesso, quando gli chiedevano notizie sull’origine della sua famiglia e del suo cognome, lui affermava: “Mi chiamo Bongiorno, senza la ‘u’, non Buongiorno, ma Bongiorno”. In effetti sono due cognomi diversi, ma hanno la stessa radice etimologica e il medesimo significato, anche se zone geografiche di distribuzione differenti, Bongiorno è siciliano, come lo era, di origini, il celebre personaggio televisivo.

*CALVANO Ieri La possibile presenza in paese del cognome, in passato, è ipotizzabile per il toponimo­ Calvano / ‘Mpietto Calevano. Nel dizionario di toponomastica bonitese il nome di luogo era stato interpretato con riferimento al tema calvo (dal latino calvus) voce toponimi- ca che indica “zona brulla, spoglia di vegetazione”, sul modello di altri toponimi, come ad es. ­Montecalvo55. Un accenno si era fatto anche alla congettura di una derivazione da un nome medievale Calvanus o da cognomi tipo Calvano, Calvani e simili. Vorrei ora riprendere questa ipotesi per sostenere che l’origine del toponimo bonitese Calvano è molto ­probabilmente legato al cognome Calvano di una famiglia che per prima abitò nella zona, anticamente. Etimo Forse da un nome di persona Calvano, variante di Galvano, questo era un adatta-

52 – F. Paolucci, Le famiglie campane. Tra storia, genealogie e personaggi illustri, Kairòs Edizioni, 2012, p. 210. 53 – Nell’agosto del 2014, per il 150º anniversario della nascita del musicista, la prof.ssa E. Pagella ha meri- toriamente pubblicato un libro sui ricordi autobiografici di C. Buongiorno e ha allestito un’apprezzata mostra sulla vita del Maestro. 54 – Mike Bongiorno, La versione di Mike, Mondadori, Milano 2007. 55 – Dizionario di toponomastica bonitese, 2012, pp. 27-28. 24 mento italiano di Gauvain, uno dei cavalieri di re Artù dei romanzi del ciclo bretone, o della Tavola Rotonda, un nome penetrato in Italia e affermatosi tra Duecento e Trecento con le «canzoni di gesta» francesi che ebbero un’ampia diffusione, anche popolare. Il nome ­Galvano diede poi origine a cognomi come Galvan, Galvani, Galvano56. Tornando ­Calvano: potrebbe appunto trattarsi di una variante di Galvano, anche considerando un problema di fonetica e di frequente scambio g > c (o viceversa) nella parlata popolare e dialettale. Il co- gnome Calvano si distribuisce tra Puglia e Campania, in particolare ad Andria (BT), Frasso Telesino (BN), Napoli, Gesualdo (AV), ma anche nel Cosentino. Oggi Nessuno a Bonito, né ad Avellino, 10 in provincia (9 a Gesualdo e 1 a Villamaina), 73 in Campania (di cui 32 nel Beneventano), 427 in Italia.

CALVO Ieri Nel 1517: “Un altro pede de terra di tomola quattro quale fu legato per Tommaso Calvo”57. In un documento del 1701 si menziona il “notar Filippo Calvo di Bonito”. Nella­ Platea del 1727 si cita il notaio bonitese Nicola Calvo. Ricordiamo anche le 11 persone con tale cognome emigrate da Bonito verso l’America agli inizi del ’900 (11 documentate, ma furono certamente molte di più). Etimo Dall’aggettivo calvo, in origine soprannome attribuito per una tale qualità fisica, at- testato nelle carte medievali in Toscana già nel 1001. Il termine calvo col significato sia di ‘privo di capelli’ che di ‘senza vegetazione’ è attestato nella lingua italiana dal XIV secolo. Alcune occorrenze forse sono da associare ai toponimi Calvi, presenti ad es. nel Beneven- tano, a Calvi Risorta nel Casertano. Come cognome, la variante Calvi è del Nord; Calvo è abbastanza diffuso in Sicilia (soprattutto Siracusa). Oggi 5 a Bonito, nessuno ad Avellino, 9 in provincia (cioè solo 4 se si toglie Bonito), 21 in Campania, ’800 in Italia.

CAMUSO Ieri Cognome ben radicato nella storia di Bonito, attestato in vari documenti anche del ’500. Com’è noto riguardo alle vicende controverse del culto a “Zi’ Vicienzo Camuso”, nei registri parrocchiali figuravano ben tre Vincenzo Camuso (nel ’600), segno che il cogno- me in passato era ben diffuso in paese. Angelo Camuso è citato in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro il Comune di Bonito). Gennaro Camuso, tessitore, compare in un atto del 181358. Ricordiamo anche le 26 persone con questo cognome documentate tra i bonitesi emigrati, di cui molti verso le Americhe agli inizi del Novecento59. Agli inizi del ’900 vi erano a Bonito due taverne: “La seconda, detta «taverna del duca», era gestita da An- tonio Camuso e si trovava all’altezza dell’attuale abitazione dell’On. Covelli in via Roma”60.

56 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 822. 57 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 16. 58 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 177. 59 – Nel Dizionario dei bonitesi emigrati, del volume Bonito e i suoi figli nel mondo, sono stati documentati in modo certo 1691 bonitesi emigrati, con nome, cognome, e dati biografici e di emigrazione. Altri 100 sono sta- ti attestati in una ricerca successiva (ancora inedita). Di questo gruppo di circa 2000 persone è stato possibile rintracciare alcuni dati sicuri con una complessa e lunga ricerca. Ma è percezione diffusa tra la gente di Bonito che dalla fine dell’800 fino a oggi, sono stati molti e molti di più i cittadini bonitesi emigrati o al Nord Italia o all’estero. Di molti però si sono perse le tracce o non vi è documentazione accertata. 60 – C. Coviello, La chiesa di San Domenico e la Confraternita del Santissimo Rosario di Bonito. Origini e ­storia, 25 Etimo Da un originario soprannome, derivato da camuso ‘di naso piatto, schiacciato’, parola entrata nella lingua italiana nel 1310. La variante pluralizzata Camusi è laziale (Frosinone).­ Camuso invece è campano, Roccamonfina (CE), l’Avellinese. Cognome raro, infatti si tro- vano persone con questo cognome in soli 55 comuni italiani su 8000. Oggi 7 in paese, 1 in città, 23 in provincia (di cui 7 a Taurasi e 6 a Montella), 43 in regione,­ 97 in Italia.

CAPOZZI Ieri Ciriaco Capozzi è citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1752. Michelangelo Capozzi fu Priore dell’Arciconfraternita della Buona Morte tra la fine del ’700 e l’inizio dell’’80061. In un documento dei primi dell’Ottocento si menziona “il cassiere Antonio Capozzi” col- laboratore del sindaco di Bonito Nicola Battagliese62. “Il palazzo Pagella apparteneva, fino alla seconda metà del 1800, ad una famiglia Capozzi, rovinata da vicissitudini giudiziarie e politiche e perciò trasferitasi in America. Questa famiglia possedeva vasti terreni a sud-est della collina”63. Etimo Deriva da capo, o, in area meridionale capa, col suffisso -ozzo per lo più diminutivo -vezzeggiativo, col significato quindi di ‘piccola testa’, o variante di capoccia ‘colui che pre- siede ai buoi aratori e da trasporto’ e anche ‘capo di casa nelle famiglie di contadini’, poi per estensione ‘capo’64. Un Capotius è attestato a Barletta già nel 1330. Sono documenta- te le varianti Capozza, Capozzo. Cognome meridionale, soprattutto pugliese, Campania e anche in provincia di Latina. Oggi 4 a Bonito, 13 ad Avellino, 89 in provincia (di cui 11 a Pratola Serra e 10 a Montella),­ 304 in regione, 940 in Italia. Ricordiamo anche i 34 bonitesi con questo cognome presenti nell’elenco degli emigrati.

CARDILLO Ieri Ben documentato il cognome nella vita e nella storia della comunità bonitese. Un cenno a Vincenzo Cardillo, emigrato negli USA nel 1901, il suo nome è ricordato anche perché nel 1912 raccolse somme di denaro tra gli emigrati bonitesi per erigere una targa da porre a Bonito in onore del Ministro F. Tedesco. Saverio Cardillo (figlio di Vincenzo) è nell’elenco dei bonitesi che persero la vita nella Seconda guerra mondiale. Etimo Due ipotesi: 1. Da un soprannome poi diventato nome che riprende la voce di area meridionale cardillo, cardillu ‘cardellino’. 2. In alcuni casi (formazione del cognome in Si- cilia) si ipotizza una derivazione da Cardo, forma accorciata di Riccardo (o anche da Accardo­ o Broccardo). Cardillo è molto diffuso nella provincia di Latina, anche a Roma e Napoli, in Sicilia a Catania, in Puglia a San Severo. Oggi 2 a Bonito, 3 ad Avellino, 33 in provincia, 305 in Campania, 1723 in Italia.

CARUSO Ieri Uno dei cognomi di più antico insediamento a Bonito. In un documento del 1517: “Una

1998, p. 4. 61 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, Delta 3 Edizioni, 2006, pp. 169-170. 62 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 79. 63 – V. Martiniello, L. De Rosa, M. Buongiorno (a cura di), Bonito. Storia e tradizione, 2006, p. 98. 64 – E. Caffarelli, C. Marcato, Dizionario storico ed etimologico dei cognomi, cit., p. 380. 26 vigna dove si dice Vigna Vetere quale fu lassata per Gugliermo Caruso e Petro Caruso”­ 65. E ancora: “Antonio Caruso vivente donao a S. Maria de Bonito uno territorio deserto ove si dice li Chiuppi…”. In un atto del 1810 concernente le quotizzazioni dei terreni a Bonito si cita Giuseppe Caruso. Etimo Dalla voce meridionale caruso ‘ragazzo, garzone’, ‘rapato a zero’. In Sicilia erano chia- mati carusi i lavoratori delle miniere di zolfo. L’origine del vocabolo è oscura e ­incerta; alcuni ipotizzano una derivazione dal latino cariosus, col significato letterale di cariato, tarlato­ e, in senso figurato, di rasato, dai capelli radi; o dal greco kara, ‘testa’ o, più propriamente, testa rasata; questo etimo, che avvicina il termine caruso al settentrionale toso (dal latino ­t­onsus, cioè tosato), è dovuto a un antico costume secondo il quale i giovani dovevano portare i capelli molto corti, per meglio distinguersi dagli adulti. In documenti di area siciliana è attestato Nuccius Carosus nel 1287. In una carta pugliese del 1602 risulta Laura di Caruso di Barletta. G. Rohlfs lo cita tra i cognomi lucani (ma anche calabresi e ­salentini) e lo pone in confronto (e in relazione) con il cognome greco Karusos66. Caruso è il 23º cognome in Italia, 4º in Sicilia, 61º in Campania. Oggi 4 in paese, 10 ad Avellino, 256 in Irpinia (di cui 38 ad Avella, 20 a Melito), 1282 in Campania, 9572 a livello nazionale.

“Caruso: ‘ragazzo’, ‘giovane occupato in umili lavori’. Dall’aggettivo cariosus ‘testa tignosa’, divenu- ta quindi calva. L’immagine della testa priva di capelli è poi passata, per metafora, al salvadanaio di coccio dalla forma rotondeggiante, definito col diminutivo carusiello. L’etimologia deriva da cari-oso, dalla radice di caries ‘carie’, riferita a qualche parte del corpo rósa da malanno”67.

CASSITTO Ieri Nome di un casato importante nella storia di Bonito. Studiosi e sacerdoti insigni e altri personaggi illustri, con questo cognome, hanno avuto i natali nel nostro paese.

“Attestata nel Regno di Napoli sin dal XVI secolo, la famiglia Cassitto ha ricoperto per circa mez- zo millennio un ruolo importantissimo nella storia dell’Italia meridionale distinguendosi in tutti i luoghi in cui ebbe residenza, ossia dapprima ad Alberona e Lucera, in Capitanata, e poi a Bonito in provincia di Avellino, da dove alcuni componenti ebbero peraltro modo di spostarsi anche a Napoli, nel Sannio e nel comune irpino di Teora. Oltre ad eccellere in vari ambiti, i Cassitto conservarono sempre immutate l’altissima reputazione e l’antica nobiltà del casato, ascritto sin dal 1580 al presti- gioso consesso araldico del Patriziato di Ravello, nonché un grande patrimonio sia economico sia di memorie familiari, le quali, per una tradizione lungamente tramandata, vantano blasonate ori- gini straniere in terre d’oltralpe – facenti parte dell’antico Impero asburgico – richiamate dal titolo comitale e dal predicato di Ortenburg spesso associato al cognome”68.

“Tra il XVIII e il XIX secolo un ramo della famiglia Cassitto andava progressivamente radicandosi nel comune di Bonito, in Irpinia, dopo che i due germani Emilia e Romualdo contrassero qui i ri- spettivi matrimoni legandosi alla distinta famiglia locale Miletti”69.

65 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, WM Edizioni, 1991, p. 15. 66 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, cit., p. 64. 67 – E. Finamore, La parlata dialettale napoletana. Per la storia di un nobile dialetto, Bibliograf Amici del Libro,­ Rimini 1992, p. 24. 68 – A. Jelardi, V.M. Miletti, I Cassitto. Storia di un’illustre famiglia meridionale tra Capitanata, Principato Ultra­ e Napoli, Edizioni Realtà Sannita, Benevento 2014, p. 7. 69 – Ivi, p. 89. 27 Etimo 1. “Italia Sacra, opera di Ferdinando Ughelli del XVII secolo che più di altre ha particolare rilevanza poiché lega i Cassitto ai conti di Ortenburg almeno sin dal XIV se- colo, come avallato poi dallo stesso Ciani che – riportando peraltro la tesi esposta pure da ­Giovanni Palazzi in Aquila austriaca (1679) – concordò nel ritenerli giunti in Italia da ol- tralpe nei primissimi anni del XVI secolo, «portando il cognome Cassit»”70. 2. “La forma Cassitta è della provincia di Olbia-Tempio, soprattutto a Sant’Antonio di Gal- lura, a Olbia e a Telti, e riflette il sostantivo cassitta ‘piccola cassa’, adattamento dell’italiano cassetta. Si riconducono a una forma dialettale cassitto ‘cassetto’, Cassitti a Foggia e Cassitto nel Napoletano e disperso nel Centro-nord, entrambi molto rari”71. Oggi Nessuno né a Bonito, né in Irpinia; 11 in Campania (di cui 9 nel napoletano e 2 nel salernitano), 23 in Italia. Cognome molto raro, presente in solo 17 comuni italiani su 8000.

“Tra i casati più antichi e nobili del Mezzogiorno, i Cassitto conti di Ortenburg, Stevburg e Cillej,­ principi di Klaiger, giunsero nel Regno di Napoli nel 1501 con Federico Kassitt, Gentiluomo di Camera della Regina Beatrice d’Aragona, la quale dopo la morte del marito Mattia Corvino re d’Ungheria (†1490), volle fare ritorno in patria. Discendente diretta di Eugelberto Kassitt dei baroni di Saanecht (1023-1085), la famiglia non possedeva più i beni di cui era stato spoglia- to l’avo, conte Udalrico, assassinato nel suo castello di Stevburg il 13 maggio 1456 per ordine dell’Imperatore Federico III d’Asburgo, ma i suoi membri mantennero il titolo di “conti di Or- tenburg, Stevburg e Cillej”: dopo tale avvenimento, infatti, sempre per decreto dell’Imperatore, furono confiscati tutti i beni della famiglia e mozzate le teste delle tre aquile, una per ogni con- tea, del loro stemma araldico. I discendenti, stabilitisi a Ravello (Sa), fecero valere i loro titoli di nobiltà e furono ascritti, nella persona di Orazio Cassitto, nipote del capostipite Federico, al Patriziato di quella città il 7 agosto 1580. L’antica nobiltà della famiglia fu riconosciuta dall’Or- dine dei Cavalieri di Malta nel 1767, con l’ammissione a cappellano di Dionisio Cassitto, giure- consulto prima a Lucera e poi a Bonito, nel 1859 dalla Regia Commissione dei titoli di nobiltà del regno borbonico, con l’ammissione di Federico Cassitto nella Compagnia delle Reali Guardie del Corpo, e infine dallo Stato italiano, che con D.M. del 30 agosto 1901 le confermò il titolo di patrizi di Ravello. Da Ravello, un ramo si spostò ad Alberona, nel Subappennino Dauno, ed in seguito a Bonito (Av) con Romualdo, giureconsulto e Patrizio di Ravello, il quale si trasferì intorno al 1735 per amministrare il feudo di don Andrea Bonito, duca dell’Isola e feudatario del paese, nominato Ispettore Generale dei Reali Eserciti da Carlo di Borbone. Tra i membri più il- lustri del casato, nel 1922 iscritto nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano, menzioniamo: Alberto, Vescovo di Trento, città dove morì il 19-9-1390 e fu sepolto nella Cattedrale; Ermanno (1460), Vescovo di Frisinga; Romualdo (1728-1785), giureconsulto e direttore degli scavi di Aeclanum; Giovanni Antonio (1763-1822), letterato; Luigi ­Vincenzo (1766-1822), Priore e Maestro di Te- ologia della Regia Università di Napoli; Federico V (1776-1853), scrittore, politico ed economi- sta; Francesco Paolo (1768-1823), condannato a morte dalla Corte Speciale di Lucera per essersi posto a capo della Capitanata nei moti del 1820, la pena fu poi commutata in esilio, oltre a una multa onerosissima. Raffaele (1803-1873), Governatore della Calabria Ultra e Prefetto, nonché Senatore del Regno; Romualdo, avvocato e poeta nella prima metà del XIX secolo; Luigi (1829- 1888), poeta e scrittore”72.

CEFALO Ieri Risulta in alcuni documenti antichi della storia di Bonito. Un personaggio illustre fu Raffaele Cefalo (1885-1963), artista e prestigiatore, famoso negli USA dove era emigrato nel 1900. Durante la sua vita in America modificò il suo cognome in Chefalo affinché gli americani, seguendo la loro fonetica, leggessero Cefalo; inoltre trasformò il nome persona-

70 – A. Jelardi, V.M. Miletti, I Cassitto, cit., p. 10. 71 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, UTET, Torino 2008, p. 417. 72 – F. Paolucci, I Cassitto, un nobile e antico casato, in Il Denaro, 13 dicembre 2010. 28 le in Ralph. Da segnalare altre 8 persone con questo cognome emigrate da Bonito verso le Americhe agli inizi del XX secolo. Etimo “Da un soprannome che ha alla base il termine cefalo, pesce del genere del muggine; la parola cefalo è documentata nella lingua italiana dal 1542. Un Theòdoros Képhalosè atte- stato nel 1192 in un documento di area meridionale redatto in greco. Risulta nella provin- cia di Avellino (Solofra, ecc.), a Napoli, Roma e altrove nel Sud peninsulare”73. In un sito internet sulla storia dei cognomi si avanza l’ipotesi di una derivazione dal nome personale Cefalo, italianizzazione del greco Kefalos, tratto da kefalì ‘testa, capo’. “Cognomi di sostrato­ greco. Achises, Agapitos, Anaclerio (…) Cèfalo (…)”74. Oggi Nessuno a Bonito, 2 ad Avellino, 46 in Irpinia (di cui 6 a Fontanarosa, e 6 a Torre le Nocelle), 86 in Campania, 145 in Italia.

CENGA Ieri Cognome rarissimo, si trova solo in Irpinia e in soli tre comuni: a Bonito, Castelfranci e Mirabella. Segnalo almeno 7 persone (con questo cognome) emigrate da Bonito verso la Francia, la Svizzera e l’America a metà del secolo scorso. Il cognome si è quindi disperso. Non c’è riscontro in altre parti d’Italia. Etimo Probabilmente una delle ragioni della sua rarità sta nel fatto che la forma grafica Cenga, con la “c” è dovuta a un errore di trascrizione. Il cognome infatti non compare nel Dizionario dei cognomi, mentre sono attestati sia Genga, con la “g” iniziale e come terza consonante, sia Genca; è noto che nella parlata e nell’uso dialettale meridionale spesso c e g si confondono. La forma base del cognome quindi potrebbe essere Genca, di cui si dà la seguente etimologia: “Dalla voce meridionale genco ‘giovenco’ e in senso figurato ‘persona forte e robusta’, usato come soprannome e nome di persona attestato in carta di area meri- dionale Gencus nel 964. Genca è raro e soprattutto avellinese e beneventano”75. ­Esiste anche la variante Genga che pare sia da confrontare con il toponimo anconitano Genga, comune dell’Alta Valle dell’Esino. Credo comunque che la forma originaria di interesse ­bonitese-irpino sia Genca e divenuto Cenga come effettivamente documentato in certi casi per questioni formali di registrazioni anagrafiche (vedi anche la voce Genga in questo ­dizionario). Oggi Cenga: 1 a Bonito, nessuno ad Avellino, 5 in Irpinia (3 a Castelfranci e 1 a Mirabella),­ nessuno in Campania e in Italia. Genca: Nessuno a Bonito e ad Avellino, 4 in Irpinia, 23 in Campania (di cui 19 nel Bene- ventano), 51 in Italia.

CERIELLO Ieri Benedetto Ceriello è in un documento del 1753 relativo a un contenzioso tra il Comu- ne di Bonito e alcuni cittadini76. Tre persone, con questo nome di famiglia, tra gli emigrati in America. Forse variante grafica di Ciriello (errore di trascrizione? dizione dialettale?) Il cognome risulta anche nel dizionario dei cognomi, sebbene raro, e sia a livello nazionale che a Bonito esiste anche la variante Ciriello. Forse una delle due forme è dovuta a un re- fuso nei registri parrocchiali e anagrafici. Oppure, altra ipotesi, pur essendo molto simi-

73 – I cognomi d’Italia, cit., p. 435. 74 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 31. 75 – I cognomi d’Italia, cit., p. 840. 76 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 243. 29 li, hanno origine ed etimologia diversa, configurandosi, quindi, come cognomi differenti. Etimo Ceriello, suffissato con -ello potrebbe collegarsi al tipo Cera o Ceri, oppure deriva- re da cerio ‘cero’ o dal nome Cirio. Riporto un’ipotesi di don Carlo Graziano, secondo il quale l’etimo di Ceriello potrebbe essere connesso a Cirillo, quindi deriverebbe dal greco Kyrios ‘Signore’. Il cognome è del Napoletano, soprattutto a Santa Anastasia. Presente in soli 67 comuni italiani. Oggi Nessuno a Bonito e ad Avellino, 2 in provincia, 121 in regione, 177 in Italia.

CHIRICUZZO Ieri In un atto del 1631 si cita la “casa Chiricuzzo”, il cognome pertanto è attestato a Bo- nito da lunghissimo tempo. Pasquale Chiricuzzo, di 40 anni, massaro, figura in un docu- mento del 1807. Gennaro Chiricuzzo è menzionato in un atto del 1810. In un ­documento del 1849 si cita Angelo, padre di Anna Chiricuzio (credo si tratti di un refuso, come spiego dopo). Tra i bonitesi emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900 è documentata almeno una persona di cognome Chiricuzzo. Oggi il nome di famiglia a Bonito è estinto (­forse causa­ emigrazione) ed è introvabile anche in tutta Italia, ma è certo che era presente in passato, anche nel nostro paese, e si trova oggi tra gli italiani residenti all’estero.

In un documento del 1849 (Liber Mortuorum, registri parrocchiali dei defunti) si menziona la pic- cola e sfortunata “Anna Chiricuzio, una bambina di 2 anni, figlia di Angelo e Maria Giuseppa Cal- vo, fu sepolta in S. Antonio”77. Fu l’ultima persona a venire inumata sotto le chiese come si era fatto per secoli; nuove leggi, tra cui il celebre Editto di Saint-Cloud del 1806, imponevano (per svariate ragioni, anche sanitarie) la sepoltura nei cimiteri posti fuori dai centri abitati; infatti il testo pri- ma citato continua affermando che “la prima sepoltura nel cimitero avvenne il 4 ottobre 1849 con Anna Antonia Minichiello…” Ora, quello che qui interessa è che quasi sicuramente il cognome della bambina citata non è Chiricuzio (la grafia riportata nel libro, probabilmente trascritta con difficol- tà dai registri parrocchiali compilati a mano dal parroco e non sempre ben leggibili o parzialmente usurati dal tempo). Per dare un’idea della difficoltà nella decifrazione dei cognomi scritti a mano nei testi antichi, cito il prezioso libro curato da Michelina De Iesu sul catasto onciario a Bonito nel ’700, in cui a p. 47 si cita un certo Nicola Cliricuzio: questa è la resa della decifrazione, ma in re- altà il cognome era Chiricuzzo. Forse la lettera “h”, scritta a mano, è stata scambiata per “l”. Ora, però, Carlo Graziano mi fa notare che esiste anche il cognome Clericuzio ad es. ad Ariano Irpino (anni fa il preside della scuola arianese era il prof. Mario Clericuzio). Clericuzio (o ­Cliricuzio) sono quindi esempi di varianti di una forma base del cognome. Ritengo, però, che almeno per quan- to riguarda il territorio di Bonito, il cognome fosse Chiricuzzo. Facendo un passo indietro, noto che Chiricuzio non esiste in nessun modo in nessun repertorio cognominale. Il cognome effettivo era Chiricuzzo, ripeto, almeno a Bonito. È vero che molta fatica si fa anche a trovare qualche dato su Chiricuzzo, vista la sua rarità (anche Chiricuzzo del resto è assente nel repertorio dei cognomi e oggi non vi è in Italia nessuna persona con questo nome di famiglia). Tracce di Chiricuzzo però si trovano in internet e tra gli emigrati all’estero. Il cognome esisteva in Italia, si è estinto, ma è pre- sente all’estero. Aggiungo che da un punto di vista formale, morfologico, tenendo conto anche dei riflessi del dialetto nella formazione dei cognomi, molto difficilmente poteva essere Chiricuzio la forma esatta78, mentre Chiricuzzo contiene il suffisso-uzzo (di sapore meridionale) ad indicare una sorta di vezzeggiativo; del resto questo lo conferma l’esistenza di un vero e proprio cognome Uzzo che pare derivato dall’ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di nomi alterati come Antonuzzo, Giannuzzo, Peruzzo, Uguzzo79.

77 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 169. 78 – Molto probabilmente l’errore della trascrizione è stato indotto dalla grafia manuale nel registroparrocchiale, ­ in cui la seconda “z” di Chiricuzzo poteva sembrare una “i”, per cui Chiricuzzo > Chiricuzio. 79 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, UTET, Torino 2008, p. 1706. 30 Etimo Nel cognome Chiricuzzo il suffisso -uzzo è preceduto dall’elemento Chirico, ­Chiricu ‘chierico’, derivato probabilmente da un soprannome originato dalla funzione della persona capostipite o dalle sue caratteristiche comportamentali. Con un po’ di fantasia si potrebbe dire che Chiricuzzo è il ‘parente povero e meridionale’ del cognome del celebre pittore De Chirico… Il termine chierico è documentato nella lingua italiana dal XIII secolo; è interessante notare che la grafia iniziale, originaria, era cherico, molto simile alla radice del cognome Chiricuzzo, considerando che nella parlata popolare e dialettale spesso la “e” diventa “i”. Diverse ipote- si etimologiche: 1. Originato da un soprannome, Chirico (con suffisso-uzzo vezzeggiativo e diminutivo), da Clericus, riferito a persona particolarmente devota o che collaborava nel ser- vizio della chiesa. 2. Dal nome latino Quiricus. 3. Dal ­greco Kyriakòs ‘del Signore, dedicato a Dio’. Chiricuzzo, molto raro, è una delle varianti del cognome Chirico, Chirici, Chiricò, ri- sulta anche Chiricozzi, che assomiglia molto alla forma bonitese e potrebbe anche far pensare ad un errore di trascrizione, ad esempio nei registri parrocchiali, comunali o in quello per gli emigrati di Ellis Island, New York, dove è risaputo che, a volte, impiegati frettolosi o oberati da molto lavoro, spesso ignari della lingua italiana e del dialetto, non conoscendo i cognomi italiani, potevano scrivere in modo errato i dati biografici80. Oggi Nessun Chiricuzzo né a Bonito, né in Italia. Figurano invece, in alcune regioni, ­Chiricozzi e Chiericozzi. Ricordo che Ciriaco Chiricuzzo, nato a Bonito nel 1895, emigrò negli USA e arrivò a New York, a 16 anni, nel 1911. Da una ricerca su un sito internet vi sono almeno una ventina di persone col cognome Chiricuzzo nella lista di italiani natura- lizzati negli USA nel corso del ’900. Anche il sito Araldis Europe conferma che Chiricuzzo­ è cognome bonitese. Non trovando oggi riscontro del cognome in Italia, ma avendone individuato tracce in America, si può ipotizzare che il cognome, già raro, si sia estinto in ­Italia, in seguito a processi migratori.

CIAMPA Ieri Michele Ciampa è citato in un atto del 1810 sulle quotizzazioni dei terreni demaniali bonitesi. Arcangelo Ciampa è nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale. Etimo Da un soprannome ciampo ‘zoppo, sciancato’, o da ciampa, voce del dialetto toscano che vale ‘zampa; gamba, soprattutto storta’, quindi con allusione a persona dalla gamba o dalle gambe storte. Come forma antroponimica Ciampus è documentato a Firenze nel 1138, nel 1260 come Ciampi; nel 1829 è attestato Francesco Ciampa. Cognome campano e abruz- zese: Montefalcione (AV), Afragola (NA), L’Aquila. La forma pluralizzata Ciampi è toscana. Oggi 1 a Bonito, 11 ad Avellino, 79 in Irpinia (di cui 25 a Montefalcione), 218 in Cam- pania, 550 in Italia.

CIANI / CIANO Ieri Angelo Ciano è menzionato in un documento del 179681. Odoardo Ciani (1837-1900) fu uno studioso, scrittore e storico di Bonito (autore della prima Storia di Bonito). Ciani Crescen- zo fu sindaco di Bonito nel XIX secolo. Francesco Ciani fu medico e si prodigò nell’assistenza ai malati nel terribile periodo del colera del 1867. “Questa famiglia è ormai estinta a Bonito,

80 – I cognomi d’Italia, cit., p. 462. 81 – “Stato nominativo degli individui di età tra i 21 e i 50 anni ammissibili alle leve provinciali”. Archivio di Stato di Avellino. Fonti consultate da V.M. Miletti. 31 ma, soprattutto nel corso del 1800, è stata molto attiva nel nostro paese. Attualmente trovia- mo notevolmente diffuso il cognome ad Ariano e a Mirabella Eclano. Sicuramente originari dello stesso ceppo, di probabile origine toscana, sono già presenti sul territorio nel 1700. A Bonito, tra il 1700 e il 1800, sono ricchi possidenti, giuristi, medici, letterati. Di idee liberali, sono menzionati durante i moti del 1860”82. “A Bonito la venuta delle famiglie Cassitto da Alberona, i Miletti da Mirabella, Ciani e Battagliese da Ariano, aveva contribuito a creare un liberalismo cittadino e a elevare la coscienza civile”83. È attestata (anche a Bonito) in passato anche la forma grafica Ciano, ad es. Gabriele Ciano (1810-1841) era un sacerdote in paese. Etimo Da un nome di persona Ciano ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di Luciano, Feliciano, Canciano. Cianus è documentato a Firenze nel 1260. Da confrontare anche con diversi toponimi Ciano sparsi nel territorio italiano (nomi che riflettono il latino ­planus > cianus > ciano > ciani). Sono documentate le forme Cian e Ciano; Ciani è diffuso sia al Nord che al Centro e al Sud. Oggi Nessuno in paese, 1 ad Avellino, 21 in Irpinia (di cui 9 a Bisaccia e 5 ad Ariano), 32 in Campania, 1624 in Italia. Ricordo 20 emigrati bonitesi che lasciarono il paese diretti verso le Americhe nei primi del ’900. L’estinzione del cognome a Bonito è legato forse an- che a movimenti migratori.

*CIARDULLO / CIARDULLI Ieri La probabile presenza a Bonito in passato di questo cognome potrebbe essere desunta dall’esistenza di un toponimo: Vallone Ciardullo. Etimo Due ipotesi: 1. Da un nome di persona attestato nella forma latinizzata Ciardus a Fi- renze nel 1260, forma abbreviata di nomi uscenti in -ciardus come Guicciardus, ­Ricciardus. Con il suffisso -ullo. 2. Di origine analoga a Ciardi, dall’aggettivo ciardo ‘sazio’, di area to- scana. Ciardulli è sparso nel Lazio e in Campania; Ciardullo è tipico del Cosentino. Oggi Per Ciardullo: nessuno a Bonito, né ad Avellino, 2 in provincia, 6 in Campania, 211 in Italia. Per Ciardulli: nessuno a Bonito, né ad Avellino, 4 ad Ariano Irpino, 37 in Campania, 93 a livello nazionale.

CILIEGGIO Ieri / Oggi Cognome molto raro, non risulta nel dizionario dei cognomi. Tre casi a Bonito certamente attestati ancora oggi. Etimo Forse in origine era un soprannome legato al possesso di alberi di ciliegio o al me- stiere di venditore di tale frutto, o a falegname che lavorava in specie questo tipo di legno. Oggi 3 in paese, nessuno ad Avellino e provincia, 2 in Campania, 3 in Italia.

*CINQUEGRANA Ieri La possibile presenza (seppure sporadica) del cognome in passato in paese, potrebbe forse essere ricavata dall’esistenza del toponimo bonitese Cinquegrana (“Cincorane” nella dizione dialettale). Nel dizionario di toponomastica bonitese per interpretare l’origine e il si- gnificato di questo nome di luogo si faceva un cenno anche ad un cognome o soprannome, comparandolo con l’analogo toponimo avellinese Quattrograna, anticamente un sopranno-

82 – V. Martiniello, L. De Rosa, M. Buongiorno (a cura di), Bonito. Storia e tradizione, 2006, p. 96. 83 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 178. 32 me, poi divenuto cognome, sebbene molto raro: “Cinquegrana, quindi, potrebbe essere un antico cognome o un vecchio soprannome, di un titolare di un fondo in questa zona”84. In seguito poi il toponimo veniva decifrato evocando soprattutto il significato dicinquegrana ‘antica moneta napoletana e siciliana d’argento’, ‘cinque grani’. Ora, invece, vorrei tornare su questa problematica nella convinzione che Cinquegrana (anche nel contesto bonitese) richiamasse un cognome, quello della famiglia che anticamente possedeva terreni in quella zona o che vi aveva abitato originariamente. Etimo Da un soprannome equivalente a ‘cinque grani (monete, denari)’; cinquegrani era una ‘moneta del Regno delle due Sicilie del valore di cinque grani’, in area meridionale cincu(g)rana indicava una pagnottina di tale valore. Il cognome Cinquegrana (oltre 1500 persone) appare numeroso a Napoli e nel Napoletano (Afragola, Casoria), nel Casertano. Una conferma dell’ipotesi sopra sostenuta: “Dal cognome trae origine il toponimo sici- liano Cinquegrana, località del comune di Castel di Judica (CT)”85. Perché la medesima cosa non sarebbe potuta accadere a Bonito? G. Rohlfs lo cita tra i cognomi calabresi for- nendo questa interpretazione: ‘cinque soldi’, da confrontare con una contrada dal nome ­Cinquedenari a Gioiosa Jonica (RC) e suggerendo una connessione col cognome francese Cinq-sols ‘cinque soldi’, cognome di famiglia nobile in Francia86. Ancora: sempre ­Rohlfs cita Ottolograno tra i cognomi lucani, interpretandolo come ‘costa otto il grano’ (antica moneta), verosimilmente ad un nomignolo o ad una pratica legata all’antico titolare ca- postipite87. È facilmente comprensibile la ‘parentela’ storico-linguistica tra il Cinquegrana bonitese e l’Ottolograno lucano. Oggi Nessuno in Irpinia; 242 in Campania, di cui 147 nel Napoletano e 90 nel Casertano.

CIRIELLO Ieri Francesco Ciriello è menzionato in un documento del 179188. Agostino Ciriello (nato nel 1825) era sacerdote della chiesa collegiata di Bonito89. Ordinato nel 1851, fu parroco vicario dal 1877 al 1882. Un forte nucleo di persone con questo cognome (almeno 14 do- cumentate) emigrò verso l’America e la Svizzera nel corso del ’900. “Cognomi di sostrato greco: Aniceto, Ankiardos, Arace, Cefalo (…) Cirillo (…)”90: Etimo Dal nome Ciro col suffisso diminutivo -ello. A Bari già nel 1370 risulta in un do- cumento Cirellus. Ci sono le varianti Cirella, Cirelli, Cirello; la forma Ciriello (con meta- fonesi meridionale Cirello > Ciriello) è presente nel Napoletano, nel Casertano, a Bari e nel Potentino. Oggi 2 a Bonito, 9 ad Avellino, 50 in Irpinia (di cui 10 a Flumeri, 9 a Grottaminarda), 222 in Campania, 590 in Italia.

84 – Dizionario di toponomastica bonitese, 2012, pp. 34-36. 85 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 478. 86 – G. Rohlfs, Dizionario dei cognomi e soprannomi in Calabria, Longo, Ravenna 1979, p. 79. 87 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 146. 88 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 157. Nell’ambito di una controversia tra cittadini e Comune, il Ciriello “depose che gli erano stati sottratti 12 carlini per svincolare un’asina che si era trovata a pascolare nel bosco in epoca non proibita”. Si trattava quindi di un abuso di un ‘potente’ contro cui il Ciriello e altri pre- sentavano una denuncia. 89 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori. Settembre 1860 a Bonito, 2006, p. 45. 90 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 32. 33 CODASPRO Ieri Incontriamo questo cognome, molto raro, solo in due casi (documentati) di bonitesi: 1. Tra i bonitesi emigrati in America: Angelo Codaspro, nato nel 1878, entrato negli USA il 26 dicembre 1911, a 33 anni, coniugato91. 2. Tra i bonitesi caduti nella Seconda guerra mondiale troviamo Antonio Codaspro92 Oggi questo cognome è più unico che raro: una sola attestazione ad Avellino, in tutta Italia93. Etimo Difficile trovare l’etimologia, forse da un soprannome, in cui convergono elementol’­ coda (che dà origine a soprannomi e anche cognomi, infatti esistono i nomi di famiglia Coda e derivati, come Codagnone, Codara, Codarin, Codato, Codazza, Codazzi, Codella,­ Codello, ecc.) e l’elemento aspro. Ma forse il cognome è il risultato di una ‘corruzione’ lin- guistica di un nome precedente. Oggi 1 solo caso ad Avellino.

COLARUSSO Ieri La signora Angelina Colarusso è menzionata nel 1959 nel giornalino parrocchiale ­bonitese L’Assunta come benefattrice perché donò alla chiesa il terreno necessario per la costruzione dell’asilo infantile in contrada Morroni, nei pressi della chiesa della Madonna della Neve94. Tra gli emigrati bonitesi che lasciarono il paese diretti verso l’America, tra fine ’800 e inizi ’900 troviamo almeno 4 persone col cognome Colarusso. “Il trasferimento di nuclei familiari da altri paese, forse attirati dalla concessione di buon terreno in specie per i terreni di Morroni. In effetti, le famiglie residenti a Morroni hanno cognomi non origi- nali bonitesi. I Colarusso vennero da Dentecane”95. Etimo Da Cola (abbreviazione di Nicola) e l’aggettivo russo, equivalente nei dialetti meri- dionali a ‘rosso’. Cognome che appartiene all’Avellinese (Venticano), al Beneventano (San Marco dei Cavoti) e al Molise (Isernia). Oggi 1 a Bonito, 8 ad Avellino, 89 in provincia (di cui 36 a Venticano, 10 a Pietradefusi, 9 a Mirabella), 156 in Campania, 300 in Italia.

CONSOLAZIO Ieri Sabato Consolazio è citato in un documento del 1810 concernente la divisione in quote dei terreni demaniali a Bonito96. Berardino Consolazio era consigliere comunale di Boni- to nel momento dell’Unità d’Italia nel 1861; fu anche Segretario della Congregazione del ­Sacratissimo Rosario. Due persone bonitesi con questo cognome risultano nell’elenco­ de- gli emigrati verso gli USA all’inizio del Novecento. Olindo Consolazio fu podestà di Bo- nito dal 1924 al 1928.

91 – AA.VV. Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di emigrazione in Irpinia. Con il Dizionario illustrato dei bonitesi emigrati, Grafiche Lucarelli, 2008, p. 208. 92 – Dizionario biografico dei bonitesi. Storia del paese attraverso alcuni personaggi noti e meno noti, Delta 3, 2007, p. 35. 93 – Qualche traccia di questo cognome si trova in internet, riferita a persone che vivono all’estero, ad es. un certo Tony Codaspro, pittore, residente in Australia. 94 – C. Graziano, Un parroco scrive, 2002; Bonetum in Hirpinis, 2006, p. 340. 95 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori, cit., p. 54. 96 – Questi atti notarili sono stati reperiti all’Archivio di Stato di Avellino da V.M. Miletti che me li ha gen- tilmente messi a disposizione; Miletti li aveva consultati per un saggio su “Luci ed ombre a Bonito nella divi- sione del demanio” per il convegno sul “Decennio Francese” in Irpinia. 34 Etimo Forma accorciata e latineggiante di Consolazione, nome personale maschile e fem- minile. Figura a Napoli e altrove in Campania. Oggi Cognome raro; nessuno a Bonito e ad Avellino; 3 in provincia (San Nicola Baronia, Sturno e Prata), 33 in Campania, 55 in Italia.

CONZA Ieri Giuseppe Conza è attestato in un atto del 1749: ottenne in enfiteusi “un territorio det- to Jardino per il canone annuo di ducati 56”97. Nicolò Conza risulta “Sindico della Terra di Bonito” in un atto del 175398. Andrea Conza compare in un documento del 180099. Un gruppo di persone con questo cognome (almeno due accertate) tra i bonitesi emigrati in America a inizio Novecento. Etimo Cognome legato al toponimo avellinese Conza, elemento della denominazione del comune di Conza della Campania nell’Alta Irpinia; il cognome indica origine o provenienza da quella zona. È attestato nelle province di Napoli e Salerno, in particolare a ­Poggiomarino (NA) e in alcuni centri irpini. Oggi 3 a Bonito, nessuno ad Avellino, 64 in Irpinia (di cui 25 a Lioni, 14 a Conza), 105 in Campania, 190 in Italia.

COTUGNO Ieri Uno dei cognomi bonitesi di cui vi sono le tracce più antiche. L’arciprete don Giovanni­ Cotugno guidò la parrocchia bonitese tra ’400 e ’500100. A Bonito risultano ­certamente ­documentate famiglie Cotugno fin dagli inizi del ’700. Teresa Cotugno (di Giovanni) sposò Baldassarre Ferragamo il 14 novembre 1730. L’antica presenza di famiglie con que- sto cognome in paese è mostrata anche dal toponimo Addo’ li Cutugno. In realtà il cogno- me è presente da prima, come si può desumere da un documento del 1585 in cui si cita il sindaco di Bonito Pompilio Cotugno101. Ancora: Gennaro Cotugno è menzionato in un documento del 1738 in cui “il D. Andrea Bonito concesse a Gennaro Cotugno alcuni ter- ritori in Morroni per il canone annuo di ducati 115”102. Pasquale Cotugno è menzionato in un volume che narra le cronache della contrada Morroni, come un combattivo citta- dino che si impegnò strenuamente per la sua frazione e per la rinascita della chiesa della Madonna della Neve103. Etimo Diverse ipotesi: 1. “Da cotogno, voce usata in senso scherzoso per ‘pugno, cazzotto’; a Manfredonia (FG) nel 1764 è attestato un Mattia Cotugno di Monte Sant’Angelo”104. 2. Nella parola dialettale cotugno (cotogno, mela cotogna) si possono rintracciare le lontane origini greche di questo cognome: da kydònios, cioè proveniente da Cidone, Creta105. La parola cotogno è entrata nella lingua italiana nel 1340. Il cognome si concentra a Napoli,

97 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 162. 98 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, anno XIII, n. 4, dicembre 2005, p. 242. 99 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 170. Si tratta dell’atto del luglio 1800 di donazione del corpo di S. Crescenzo. 100 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 211. 101 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 36. 102 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 134. 103 – G. Grieco, Morroni. Una mia passione politica, Delta 3, Grottaminarda 1996. 104 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 529. 105 – C. Graziano, Il dialetto di Bonito, Poligrafica Irpina, Nusco 1989, p. 7. 35 ma è diffuso anche a Cerignola e Monte Sant’Angelo nel Foggiano, a Bitonto (BA),Isernia, ­ Matera e in alcune zone dell’Avellinese. La forma Cutugno è siciliana. Oggi 15 a Bonito, nessuno ad Avellino, 18 in provincia (solo 3 eccetto Bonito), 208 in Campania, 793 in Italia.

COVELLI Ieri Ricordo l’On. Alfredo Covelli (1914-1998), parlamentare per molte legislature e fon- datore del Partito Monarchico; il 22 febbraio del 2014 si è ricordato il centenario della na- scita dell’illustre bonitese con una serie di manifestazioni. Etimo Due ipotesi: 1. “Dal personale (Ia)covello, che ha assunto in seguito anche il senso di ‘maschera di furbo’, da Coviello nome della maschera del teatro napoletano del Cinque- cento utilizzato come soprannome scherzoso e spregiativo col senso di ‘strano, malizioso, spregiudicato’ o anche di ‘marito tradito’. Covelli è meridionale: a Crotone, dove occupa il rango 26 per frequenza e nel Crotonese, poi a Napoli, ma anche a Sezze (LT), Roma”106. 2. “Cognome irpino, ma diffuso in 225 comuni italiani. Deriva da una contrazione del nome Iacovo (forma meridionale per Iacopo, Iacobo, varianti di Giacomo). Ci sono diverse varian- ti di Covelli (Coviello, Covello). Covelli ha un ceppo nel bergamasco, uno tra il romano e il latinense, ma il nucleo è nell’area che comprende napoletano, salernitano, potentino, Puglia, cosentino, crotonese e catanzarese; Covello sembra tipico del cosentino e del pa- lermitano, dovrebbero derivare da una forma ipocoristica dell’aferesi di una variazione del nome Iacopo, modificato prima in Iacovo, poi in Covo, quindi in Covello. Molti dei Covelli del ceppo bergamasco, come quelli del paese di Songavazzo, e comuni limitrofi prendono il loro cognome dal paese di Covo, a est della provincia di Bergamo. Il paese viene spesso nominato Covello ancora oggi”107. Oggi 3 a Bonito, nessuno ad Avellino, in provincia 1 a Parolise (se si escludono i tre bonitesi),­ 45 in Campania, 580 in Italia.

COVIELLO Ieri Nella Platea del 1727 si menziona la casa di Francesco Coviello. In un documento del 1872 è menzionato Padre Gennaro Coviello (1818-1889), di Bonito, monaco del conven- to francescano di Apice, impegnato pastoralmente nella chiesa di Morroni della Madonna della Neve. Cito inoltre Raffaele Coviello nell’’800. Tra i bonitesi emigrati sono documen- tati almeno 62 Coviello, molti dei quali lasciarono il paese verso gli Stati Uniti nei primi del XX secolo. Etimo Condivide l’origine col cognome Covelli: da (Ia)covello, dal nome della maschera del teatro dialettale centromeridionale Coviello (servo astuto, ruffiano, cialtrone) personag- gio che si trova anche nella commedia di Molière, il Borghese Gentiluomo. Altri pensano derivi da un’abbreviazione del nome Giacomo > Iacomo > Iacopo > Iacovo > Iacovello > ­Covello > Coviello. Oggi 17 a Bonito, 3 ad Avellino, 39 in provincia (di cui 6 a Mirabella), 227 in Campania, 936 in Italia.

106 – Dizionario storico ed etimologico dei cognomi, cit., p. 529. 107 – Informazioni tratte da F. Covelli, dal sito di E. Rossotti sui cognomi italiani. 36 CRISTALLO Ieri Antonio Cristallo compare in un atto notarile del 1807 in cui si elencavano vari citta- dini bonitesi con relativa età e condizione sociale. Dieci persone con questo cognome fra gli emigrati bonitesi in America tra fine ’800 e inizi ’900. Antonio Cristallo risulta tra i ca- duti della Grande guerra (1915-18). Etimo Da cristallo, anche attraverso un nome di persona; Cristallus è attestato nel 970 in un documento di Cava de’ Tirreni (SA). Secondo De Felice deriva dal personale Cristo108. Cristallo è tipico della zona di Altamura e Barletta (BA) e Matera. Oggi Nessuno a Bonito, 3 ad Avellino, 11 in provincia (di cui 4 ad Ariano e 1 a Melito), 56 in Campania. Cognome raro. A Bonito estinto forse per movimenti migratori.

CURCIO Ieri Il cognome è documentato in paese da moltissimo tempo. Cito il diacono Andrea Curcio­ menzionato in un documento del XVIII secolo relativo alla chiesa collegiata di Bonito­ 109. Nicolangelo Curcio (di Domenico), figura nello “Stato nominativo degli individui di Bo- nito di età tra i 21 anni e i 50 ammissibili alle leve provinciali”.

“I Curcio di Bonito provenivano da Greci (AV). La moglie del capostipite (che io ricordo da bambino,­ ed era la bisnonna di Vitaliano Curcio) era soprannominata “la ‘Recesca”, cioè la grecese. Com’è noto, Greci è una colonia albanese”110.

Etimo Dalla voce curcio di area meridionale e siciliana nel significato di ‘corto, basso di sta- tura’. In un documento del monastero di Montevergine sono attestati Stephanus e Guillelmus­ Curchius nel 1182. Nella forma Curcius nel 1131 a Bari. Curcio si incontra nel 1572 a ­Foggia. Curcio è il 40º cognome per frequenza in Calabria, il 14º a Crotone. Nuclei­ a Na- poli, nell’Avellinese (Montoro Superiore), Polla (SA).

“In un certo numero di cognomi italiani i dialetti trovano una loro continuità dal punto di vista sia lessicale/onomasiologico, sia fonetico, sia morfologico. Per quel che riguarda il lessico, si sono conservate forme dialettali pressoché in tutti i campi semantici. Per esempio (…) il meridionale Curcio ‘corto’”111.

Oggi 4 a Bonito, 5 ad Avellino, 63 in provincia (di cui 17 a Montoro, 16 a Solofra), 434 in Campania, 2046 in Italia.

*CUSANO Ieri La presenza in passato di questo cognome in paese è desunta dall’esistenza di un to- ponimo bonitese: Cupa Cusano. In genere una zona assumeva il nome della famiglia che vi aveva abitato per prima originariamente. Cognome campano, presente nell’Avelline- se, con epicentro Ariano Irpino, da cui potrebbe essere penetrato a Bonito. La presenza dei Cusano in passato a Bonito è documentata anche dalla seguente citazione, anche se

108 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., p. 110. 109 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 59. 110 – C. Graziano, informazione fornita in uno scambio epistolare. 111 – E. Caffarelli, Il dialetto nei cognomi italiani, in M. Cortelazzo, C. Marcato, N. De Blasi, G. P. Clivio, I dialetti italiani. Storia struttura uso, UTET, Torino 2002, p. 124. 37 non è chiaro e non è sicuro che quel Cusano fosse esattamente della famiglia che diede il nome alla località.

“Fra le dichiarazioni dei forestieri abitanti interessante risulta quella di Ciriaco Cusano che di pro- prio pugno sottoscrive la Rivela, apponendo una firma ben leggibile, dal tratto abbastanza sicuro. Egli rivela di essere “dello Tufo”, ma residente in Bonito; come si legge nel documento abitava “in casa d’affitto corrente del Magnifico Notaio Emanuele Miletti”, a cui pagava quattro ducati; inoltre, diceva di possedere “un porco d’allievo alla società con ­Lonardo di Chiara”112.

Etimo Dal toponimo Cusano, elemento della denominazione Cusano Mutri, comune del Beneventano113. In un documento pugliese medievale è attestato un Andreas de Cusano de Neapoli testis; a Bari nel 1866 è registrato un Cusano Nicola. Il cognome si trova anche nel- la provincia di Benevento, nel Casertano, nuclei a Napoli, Bari e Roma. Oggi Nessuno a Bonito, 5 ad Avellino, 59 in provincia (di cui 43 ad Ariano, 5 a ­Montecalvo, 2 a Mirabella), 328 in Campania, 565 in Italia.

D’ALESSIO Ieri Nunzio D’Alessio è citato come testimone nell’atto di donazione del corpo del martire S. Crescenzo del 13 luglio 1800114. Rocco D’Alessio (1920-2008), insegnante115. Davide D’Alessio (1939-2014) fu sindaco di Bonito negli anni ’80 del ’900. 24 persone con que- sto cognome nella lista dei bonitesi emigrati, di cui la grande maggioranza partiti per gli USA all’inizio del ’900. In un documento del 1725 è citato anche Alesio D’Alesio116 (in questa forma grafica, con una sola “s”: premesso che esiste anche il cognome D’Alesio (seb- bene molto più raro di D’Alessio) credo però che in quel documento (o nella trascrizione) vi fosse un refuso, il cognome era quello documentato a Bonito: D’Alessio. Etimo Trae origine dal nome personale Alessio, composto con la preposizione “D”. La sua distribuzione riguarda la Campania, con estensioni nel Lazio, in Puglia e in Abruzzo. Oggi 10 a Bonito, 5 ad Avellino, 82 in provincia (di cui 13 a Calabritto e 13 a Solofra), 735 in Campania, 1792 in Italia.

“Deriva dal latino Alexius – adattamento del greco Alèxios, originato a sua volta dal più antico nome Àlexis, derivato probabilmente dal verbo alèxein, “proteggere” – e si è diffuso in epoca cristiana ­grazie al culto dei santi Alessio di Roma, protettore dei mendicanti morto secondo la tradizione nel 412 d.C., ed Alessio Falconieri, fiorentino morto a 110 anni nel 1310”117.

112 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario (1752-1753) … sulle tracce della scrittura, in collaborazione con l’Università Popolare della TerzaEtà di Bonito, Edizioni Il Papavero,­ 2012, p. 95. 113 – Secondo gli storici Cusano Mutri è la sannita Cossa, da cui Cosano, distrutta dai Romani unitamente a Telesia. Il nome, che significherebbe “coppa”, ne indicherebbe anche la configurazione topografica, da cui de- riverebbe il primitivo simbolo ideografico “Q” che rappresentava la cerchia dei monti con la gola diLavello, ­ unico sbocco. 114 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 170. 115 – Autore del libro, Lourdes oasi delle anime terra di speranza, scritto a metà degli anni ’90 e ristampato e donato ai Bonitesi nel 2009. 116 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 144. 117 – F. Paolucci, Le famiglie campane, cit., p. 86. 38 D’AMBROSIO Ieri A Bonito è attestata la presenza di nuclei di D’Ambrosio fin dal ’700: in un documen- to del 1760 si afferma che Marciano D’Ambrosio ottenne in enfiteusi un terreno in zona Montausto; in un atto del 1780 è menzionato Ottavio D’Ambrosio che acquistò un ter- reno a Morroni per ducati 43118. Rosaria D’Ambrosio sposò Bernardino Santosuosso il 2 marzo 1822119. Ricordo l’On. Michele D’Ambrosio (1944-2010) parlamentare per due legislature. “Il trasferimento di nuclei familiari da altri paesi, forse attirati dalla concessio- ne di buon terreno in enfiteusi (…) in specie per i terreni di Morroni. (…) In effetti, le famiglie residenti a Morroni hanno cognomi non originali bonitesi. (…) I D’Ambrosio vennero da Mirabella (…)”120 Etimo Dal nome personale Ambrosio, preceduto dalla preposizione semplice. In Campania occupa il rango 31, il 97 in Puglia, il 33º nella provincia di Salerno, 3º ad Angri, con forti nuclei a Eboli. Nell’Avellinese (Mirabella soprattutto) e nel Casertano. Oggi 10 a Bonito, 5 ad Avellino, 148 in Irpinia (di cui 40 a Mirabella, 33 a Fontanarosa, 13 a Grottaminarda), 1550 in Campania, 3940 in Italia.

DE CHIARA Ieri Don Gennaro De Chiara arciprete di Bonito nel ’700; Vincenzo De Chiara era sacer- dote decano della chiesa collegiata nel 1860. Gioacchino De Chiara fu sindaco del paese alla fine del XVIII secolo. Uno dei più antichi palazzi storici di Bonito, di cui oggi (e da molto tempo) sono titolari i Grieco, fu, in passato, della famiglia De Chiara. In paese ­esiste anche il cognome Di Chiara (vedi voce). Etimo Da Chiara (< Clara, dal latino clarus ‘brillante’, che ha poi acquistato il senso di ‘­illustre, famoso’) con l’aggiunta della preposizione. È al rango 46 per frequenza a Salerno, diffuso anche nel Napoletano, nel Casertano e nell’Avellinese. Oggi 4 a Bonito, 3 ad Avellino, 20 in Irpinia, 498 in Campania (di cui 236 a Salerno), 846 in Italia.

DE CRISTOFANO Ieri Cognome raro, sia a livello nazionale che a Bonito, ma certamente attestato in alcuni periodi della storia del paese. Anzi si può dire che è uno di quelli di cui vi sono le tracce più antiche. In una scrittura privata del 1584 si afferma che il calzolaio Pietro De ­Cristofano insegna l’arte “di tagliare e cucire” ad un discepolo; un sacerdote canonico di Bonito nel 1601 era Giovanni Andrea De Cristofa­no; F.A. De Cristofano fu sindaco di Bonito nel 1613. Nell’elenco dei bonitesi emigrati, vi è almeno un Angelo De Cristofano che da Bo- nito si traferì in Gran Bretagna. Nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-1753 la forma grafica del cognome è Cristofano, priva della particella de121. Etimo Da Cristofano (“che manifesta Cristo”, o: “manifestato da Cristo”), variante di ­Cristoforo (“che porta Cristo”, o “portato da Cristo”), in origine nomi personali documen- tati già intorno all’anno Mille, creati sul modello di Teofano (“Dio lo manifesta” o anche

118 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 119 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 253. 120 – A. Grieco, Nel regno dei fiori, cit., p. 54. 121 – Radici e memoria. cit., p. 81, in cui si cita Antonio Cristofano che doveva pagare 10 ducati per una casa nel luogo detto S. Caterina. 39 “mostra Dio”). De Cristofano è tipico del Casertano e anche di altre zone della Campania, un nucleo a Roma. Oggi Nessuno a Bonito, 2 ad Avellino, 8 in provincia, 39 in Campania (di cui 26 a ­Caserta), 57 in Italia. Nome di famiglia raro, presente solo in 34 comuni italiani su 8000. Segnalo che vi sono varianti come De Cristofaro, De Cristoforo, De Cristofaris.

DE IERONIMO / IERONIMO / DI GERONIMO / DE GIROLAMO Ieri Sono attestate diverse forme grafiche del nome di famiglia: tre ipotesi: 1. Si tratta del- lo stesso cognome, scritto o decifrato in modi diversi (anche per errore). 2. Si tratta di una fisiologica evoluzione grafica del medesimo nome di famiglia (trasformazione che ha ri- guardato più o meno tutti i cognomi, legata alla più generale evoluzione del linguaggio). 3. Forse si tratta di cognomi diversi. In un documento del XVI secolo, relativo alla chie- sa dell’Annunciazione di Bonito si legge: “Questo altare non è titolare, ma fu ­costruito per devozione del fu Angelo De Ieronimo ed al presente è retto da Marco Antonio De ­Ieronimo di questa terra, attualmente domiciliato a Napoli”122. Ancora: in un documento del XVIII secolo relativo alla chiesa collegiata di Bonito si cita “il suddiacono Crescenzo Di ­Geronimo”123. La medesima persona, divenuta sacerdote e di età di 48 anni, è menzio- nata nel Catasto Onciario di Bonito del 1753124. È probabile che l’antica forma del cogno- me De Ieronimo si sia evoluta nel tipo grafico De Girolamo, presente anche nell’Avellinese (­Montoro); oggi De Ieronimo non è attestato, ma c’è però Ieronimo (nel Foggiano), senza la preposizione che indica appartenenza, relazione e che spesso è caduta nel corso del tem- po in alcuni cognomi, sebbene in molti casi si è conservata in tanti cognomi meridionali. Etimo Variante del nome personale di origine greca Geronimo (da confrontare col cognome Geronimi), più diffuso in Italia nella formaGirolamo (da mettere in relazione coi cognomi Girolami, Girolamo, De Girolamo). Da una base Geronimo si passò a Ieronimo con il pas- saggio G > I che si incontra in dialetto e che ad esempio caratterizza la trasformazione di g > i o j come gettare > iettare > jettare. Oggi Per Ieronimo pochissimi casi: 4 in Campania, 60 in Italia. Per De Ieronimo: estinto o inesistente. Per De Girolamo: 38 in Irpinia (12 a Montoro Inferiore), 150 in Campania, 500 in Italia. Per De Gironimo: 4 in Campania, 27 in Italia. Vedi anche la voce Di Girolamo.

DE MICHELE Ieri Il cognome è indubbiamente nella storia di Bonito, un solo cenno a Giuseppe De Mi- chele (1907-1977), Arciprete di Bonito dal 1948 al 1977. Etimo Variante meridionale e col patronimico de, del cognome base Micheli, molto diffu- so in tutta Italia e derivato dal nome Michele, di tradizione cristiana, anche se di origine ­ebraica e biblica (nell’Antico e nel Nuovo Testamento Michele è un arcangelo, o principe degli angeli, che combatte armato contro Satana e il male). Il nome biblico Micā’ēl è com-

122 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 62. 123 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 59. 124 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria, cit., p. 88: “Fra gli ecclesiastici il grado di alfabetismo era piuttosto elevato tanto che alcuni, non solo firmavano, ma scrivevano l’intera dichiarazione, come il sacerdote Crescenzo di Geronimo, di anni 48, che abitava con il fratello benestante Angelo”. 40 posto da mi, “chi?”, ke, “come”, e El, “Dio” e significa “chi (è grande, potente) come Dio?” Presente in 386 comuni della nostra Penisola. De Michele è meridionale, soprattutto Na- poli, Taranto, Bari, Brindisi, Casertano con nuclei in Sicilia. Oggi 3 in paese, 5 ad Avellino, 32 in provincia (di cui 7 ad Ariano), 286 in Campania, 1266 in Italia.

DE PASQUALE Ieri In un certo periodo il cognome è stato attestato a Bonito nella forma Pasquale, senza la preposizione de; ad es. Saverio e Raimondo Pasquale (entrambi massari proprietari) sono citati in un documento del 1807. Benedetto Pasquale compare nel 1810 in un atto relativo alle quotizzazioni dei terreni demaniali bonitesi. Successivamente il nome di famiglia è at- testato nella forma attuale de Pasquale. Cognome ben radicato nella vita e nella storia della comunità bonitese. Ricordo 12 persone con questo cognome nella lista dei ­bonitesi emi- grati (rammento, ancora una volta, che in realtà gli emigrati effettivi furono sicuramente molti di più – questo vale per ogni cognome – quelli citati sono solo quelli effettivamente documentati). Cito anche il prof. Adriano De Pasquale, che fu anche vice-sindaco a Bonito e il figlio avv. Giuseppe De Pasquale, eletto sindaco del paese nel maggio 2014. Etimo Variante del nome di famiglia Pasquali, Pasquale, con la preposizione de (segno di patronimico, indicante il nome del padre) tipica dell’onomastica meridionale. Il nome per- sonale originario è naturalmente Pasquale (vedi voce nel capitolo dei nomi). De Pasquale è tra i primi 1000 cognomi italiani per frequenza. Molto diffuso in Puglia, in Sicilia e anche in Campania (a Napoli il nucleo più numeroso in assoluto). Oggi 3 in paese, 2 ad Avellino, 36 in Irpinia (di cui 7 ad Ariano), 320 in Campania, 1700 in Italia.

DE PIETRO Ieri Cognome di famiglie e personaggi ben noti nella vita comunitaria di Bonito. “La fa- miglia De Pietro è sicuramente proveniente dalla zona tra Maleprandi e Filette, dove an- cora oggi il cognome è ampiamente diffuso. Costantino De Pietro verso la fine del 1800 acquistò dal demanio il palazzo che dal 1705 era stato il convento dei Padri Domenicani. A seguito delle leggi eversive di Napoleone intorno al 1810 era stato espropriato. La fab- brica del convento era poi stata affidata ai Redentoristi (Liguorini) i quali erano andati via nel 1837. Dal 1865 l’edificio era passato al demanio dello Stato”125. Etimo Deriva dalla “cognominizzazione” del nome Pietro. C’è da notare che la particel- la genitiva di, in alcune aree del dialetto irpino (es. Bonito) si trasforma in de, così come la i diventa e in altre parole. Ciò fa pensare che Di Pietro sia diventato, qui, De Pietro. De Pietro è più raro del “gemello” Di Pietro. De Pietro è diffuso in soli 138 comuni italiani, a differenza di Di Pietro, distribuito in ben 969 comuni. Un tempo non esistevano i cogno- mi, per distinguere una persona la si denominava facendo riferimento alla famiglia (geni- tori, nonni, antenati), al luogo di nascita o alla professione. In particolare, importante era il nome del padre che seguiva il nome proprio. Una sorta di patronimico, ma invece che unirsi al nome come suffisso (come nelle lingue slave), acquistava una sorta di “genitivo di appartenenza” attraverso la particella Di come in Di Pietro, Di Benedetto, o De come in

125 – AA.VV., Bonito. Storia e tradizione, 2006, p. 97. 41 De Pietro, De Marco, De Filippo, De Simone, De Pasquale, o D’ (davanti a vocale, come in D’Amore, D’Ambrosio, D’Onofrio). Fenomeno analogo accade in altre lingue, come il von del tedesco e il o’ dell’irlandese. Oggi 7 a Bonito, 3 ad Avellino, 26 in provincia (di cui 11 a Roccabascerana), 88 in Cam- pania, 488 in Italia.

DE ROSA Ieri Angelo de Rosa è menzionato in un documento del 1768 in cui viene concesso un territorio a Morroni126. Ancora prima, nella Platea del 1614 si cita “la vigna di Simone di Rosa sita a S.to Angelo”. A parte la lieve differenza grafica della preposizione “di” in- vece che “de” (abbastanza normale e forse dovuta a problemi di trascrizione), era quella un’epoca in cui forse il sistema dei cognomi non era del tutto ancora fissato, a volte si usava il patronimico (o il matronimico, come in questo caso); comunque, nonostante il dubbio e l’interrogativo, non è da escludere che il riferimento preciso fosse ad una fami- glia col cognome già formato De Rosa. Carmine, Gennaro e Lucido Di Rosa compaiono in un atto notarile del 1810 concernente la divisione in quote dei terreni demaniali bo- nitesi. Ancora: ricordo almeno 10 persone (con questo nome di famiglia) emigrate verso l’America tra fine ’800 e inizi ’900. Segnalo, per curiosità, che tra i bonitesi emigrati in America vi sono anche 4 Di Rosa: si tratta di capire se fu un errore di trascrizione (fre- quente ad Ellis Island, sede dell’accoglimento a New York) o era una forma grafica del cognome a sé stante. Infine un cenno a Gerardo De Rosa (1911-2004) artista e artigia- no del legno e alla figlia Lina De Rosa (1946-2009) docente e autrice di un libro sulla storia di Bonito127. Etimo Questo cognome ha una sua storia e una sua peculiarità: è uno dei cognomi (non sono tantissimi) segno di matronimico, cioè indicanti il nome della madre, il nome di una donna, in questo caso Rosa (formato nel Medio Evo come augurio di bellezza e afferma- tosi con il culto di varie sante di questo nome). Inoltre tra questi cognomi ‘matronimici’ è il più diffuso tra quelli recanti la preposizione (di o de). In generale è il 78º cognome ita- liano per frequenza. Se si pensa che i cognomi italiani sono 330.000, si comprende come, pur non essendo tra i più comuni e diffusi, comunque De Rosa ha una sua… popolarità. Oggi 3 in paese, 25 ad Avellino, 105 in provincia (di cui 9 a San Sossio, e 6 a Calitri e a Grottaminarda), 3600 in Campania, 6100 a livello nazionale.

DE SANCTIS / DE SANTIS Ieri Ricordo Michele De Sanctis Arciprete di Bonito alla fine del ’700; il notaio Domenico Antonio Desantis è citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1753 (la variante grafica, pur designando in certi casi cognomi diversi, talora potrebbe essere solo dovuta a errori di tra- scrizione); e ancora Emanuele De Santis, notaio nell’’800; Francesco Saverio De ­Sanctis128

126 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 127 – Alla memoria della stimata prof.ssa L. De Rosa è intestato un premio dell’edizione 2014 del concorso Echi di poesia dialettale. Ella aveva anche curato una raccolta di canti popolari, pubblicata dal figlio dopo la sua scomparsa. 128 – La famiglia di Francesco Saverio De Sanctis aveva fatto erigere nella chiesa collegiata di Bonito una statua di S. Lupo, e si occupava di farne annualmente la festività. Questa statua e il culto al santo francese del V secolo sono andati persi nel corso del tempo. 42 è citato in un documento relativo alla chiesa collegiata di Bonito dell’Ottocento129. Emilio De Sanctis, sindaco del paese negli anni ’40 del Novecento. Etimo Alla base c’è Santo, con la variante Sante, che continuano il personale latino di età imperiale Sanctus, da sanctus ‘sacro, venerato; santo’ e in parte Santi, ipocoristici aferetici di Ognissanti, la festività di ‘tutti i santi’. In alcuni casi, De Sanctis era cognome imposto a trovatelli con il significato di ‘(nato) dai santi’ o ‘(con la protezione) dei santi’. Peculiarità di questo cognome è la grafia latineggiante con uscita in -is e il nesso -ct; diffuso molto in Abruzzo (r. 64 per frequenza); numeroso a Roma, nuclei nel Napoletano. Molto frequente anche la forma De Santis. “Cognomi di tradizione religiosa cristiana: Abramo, Cifarelli, De Santis (…)”130. De Santis è un cognome che si trova anche a Troia (FG). Oggi Nessuno a Bonito (forse il cognome in paese si è estinto per flussi migratori, cito al- meno 8 persone nell’elenco dei bonitesi emigrati, la maggior parte dei quali verso oltreo- ceano tra fine ’800 e inizi ’900). 5 ad Avellino, 28 in Irpinia (di cui 5 a Morra De Sanctis, patria dell’illustre scrittore Francesco De Sanctis, in onore del quale il comune mutò de- nominazione), 100 in Campania, 1300 a livello nazionale.

DE SIMONE Ieri Cito due persone nella lista dei bonitesi emigrati, uno in Venezuela e uno negli USA. Oggi Ricordo l’architetto Vittorio De Simone, di famiglia bonitese, autore di un origina- le e interessante progetto di valorizzazione del patrimonio storico e culturale del territorio irpino131. Etimo Dal nome personale Simone, associato alla preposizione de, che indica legame parentale o appartenenza. Simone è una riduzione del nome ebraico Shimeon (Simeone), per influsso del greco neotestamentario Sìmon, da Simo, alla cui radice c’era la voce simòs ‘­camuso, dal naso schiacciato’. Simone è un nome devozionale legato alla figura dei due apostoli seguaci di Cristo citati nei Vangeli. De Simone è al 19º posto per frequenza in Campania. Nell’A- vellinese è al rango 16, con forte punte a Mirabella Eclano e a Montella. Oggi 3 a Bonito, 25 ad Avellino, 276 in Irpinia (di cui 65 a Montella, 64 a Mirabella, 13 a Grottaminarda), 2265 in Campania, 5238 in Italia.

DE SISTO Ieri 5 bonitesi nell’elenco degli emigrati, alcuni negli USA altri in Venezuela. Etimo Da Sisto con l’aggiunta della particella de. Sisto: variante tarda del classico Sextus, attribuito in origine al sesto figlio. Cognome campano, specialmente beneventano ­(Airola) e napoletano; il gruppo più numeroso risiede a Roma. Cognome raro, presente in soli 56 comuni italiani su 8000. Oggi Nessuno a Bonito, né ad Avellino, 1 in Irpinia, 22 nel Beneventano, di cui 15 ad ­Airola, 47 in Campania, 90 in Italia.

129 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 80. 130 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 33. 131 – Di questo progetto ha trattato V.M. Miletti in un articolo apparso su Realtà Sannita nel gennaio 2014. Basato sulla tesi di laurea di De Simone, è definito Valorizzazione del patrimonio storico, culturale e produttivo dell’Alta Irpinia. Parco agricolo e turismo culturale ed enogastronomico nell’area Aeclanum. Il Piano coinvolge 10 Comuni tra Irpinia e Sannio. 43 DE VITO Ieri In un documento del 1601 relativo ad una visita pastorale a Bonito si menziona D. Sci- pione De Vito. Almeno 9 individui con questo cognome tra i bonitesi emigrati verso il Nord America. Da segnalare la presenza, anche a Bonito, del cognome nella variante grafica Di Vito. Etimo Dal nome Vito, dal latino Vitus, diffuso in epoca tardo imperiale, soprattutto in ambito cristiano, dove veniva impiegato con allusione alla vita ultraterrena, analogamente a Vitale. De Vito è tra i primi 1000 cognomi italiani per frequenza; diffuso nella provincia di Avellino (Sant’Angelo dei Lombardi, Capriglia Irpina), dove il cognome risulta 11º per frequenza, e al 10º posto nel capoluogo. Forti nuclei a Napoli e Roma. A Bonito è ­attestata soprattutto la forma grafica Di Vito. Le differenze potrebbero essere il risultato di errori di trascrizione nei registri parrocchiali o comunali. Oggi 1 a Bonito, 89 ad Avellino, 286 in Irpinia (di cui 22 a Capriglia, 21 a Sant’Angelo dei Lombardi, 14 ad Aquilonia), 588 in Campania, 1716 in Italia.

DEL GAIZO Ieri Nome di famiglia raro e di oscura etimologia; documentato a Bonito in alcuni casi, tra cui l’unico (accertato) bonitese emigrato a New York nel 1899, Michele Del Gaizo, nato nel 1865. Etimo Ci sono diverse forme: Del Gaizo, Del Gais, Del Gaiso. Il meno raro dei tre è Del Gaizo è avellinese (Forino e il capoluogo), ma si trova oggi anche a Napoli. Il secondo ele- mento (dopo al preposizione Del) è di difficile interpretazione. Una vaga ipotesi: un qualche pallido riferimento a un cognome calabrese, Gairo, cognome a Catanzaro, derivato dalla voce calabrese gairu, “ragazzo”132. La trasformazione della r in z potrebbe essere dovuta a problemi di pronuncia o di trascrizione; la particella del indica, come abbiamo visto nu- merose volte, il patronimico. Oggi 1 a Bonito, 10 ad Avellino, 48 in provincia (di cui 19 a Forino, 9 a Contrada), 79 in Campania, 103 in Italia.

DEL MAURO Ieri / Oggi Due persone nell’elenco degli emigrati in altre città italiane. Etimo Deriva da Mauro accompagnato dalla preposizione articolata. È cognome avellinese, soprattutto Manocalzati e Atripalda, con propaggini nelle province di Napoli e di Latina. Oggi 1 a Bonito, 4 ad Avellino, 23 in Irpinia (di cui 8 ad Atripalda e 8 a Manocalzati), 65 in Campania, 680 in Italia.

DI BENEDETTO Ieri Giuseppe Di Benedetto (1880-1962) emigrò in America, poi tornò in paese; agricol- tore, padre di Carmine, contrada Masiello Tordiglione. Etimo Variante meridionale della forma base Benedetti. Alla base è il nome Benedetto (af- fermatosi già all’inizio del Medio Evo per il prestigio e il culto di San Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo) che continua il personale augurale latino di età e di ambienti cristiani Benedictus (da benedicere, “consacrare, benedire”) “protetto, benedetto [da Dio]”.

132 – G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria, Longo Editore, Ravenna 2010 (prima edizione 1974), p. 120. 44 Si trova in 1026 comuni italiani. Nuclei numerosi in Abruzzo (in particolare a L’Aquila), in Sicilia, Napoli e il Salernitano. Oggi Nessuno a Bonito, 4 ad Avellino, 56 in provincia (di cui 13 a Montella e 10 a Mon- temiletto), 420 in Campania, 4000 in Italia.

DI CHIARA Ieri Filippo Di Chiara (di Antonio), è attestato in un atto notarile del 1796 relativo a vari cittadini bonitesi. Leonardo Di Chiara fu sacerdote di Bonito e arciprete a Melito ­nell’Ottocento. Diego Di Chiara fu sindaco di Bonito dal 1822 al 1825. Giovanni Di Chiara­ ha un record: fu il primo ad aprire una trattoria in paese nel 1813. Almeno 10 persone con questo cognome tra i bonitesi emigrati, molti dei quali oltreoceano. “­Proseguendo, come per uscire dal centro abitato, s’incontravano le due taverne di Bonito. La prima, di proprietà di Prudenzia Di Chiara”133. A Bonito esiste anche il cognome De Chiara. Etimo Da Chiara con l’aggiunta della preposizione che indica legame parentale o apparte- nenza. Chiara deriva da Clara, dal latino clarus ‘brillante’, poi ‘illustre, famoso’, attestato in alcuni documenti longobardi sin dal 685. Di Chiara (e anche De Chiara) è variante del Sud (con patronimico o matronimico de o di) della forma base Chiari. Presente in 356 co- muni italiani. Di Chiara è nome di famiglia soprattutto siciliano, con un nucleo a Melito Irpino (AV) e anche nel Casertano. Oggi 2 in paese, nessuno in città, 48 in provincia (di cui 17 a Melito), 272 in Campania, 2600 in tutto il territorio nazionale.

DI FLUMERI Ieri P. Di Flumeri fu sindaco di Bonito nel 1602. Basilio Di Flumeri (di Ambrosio) com- pare in un atto notarile del 1796. 4 persone, con questo cognome, tra i bonitesi emigrati tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo L’origine del cognome è in relazione al toponimo Flumeri (AV). La distribuzione riguarda in particolare Melito Irpino e alcune zone del Foggiano. Cognome raro, presente in soli 50 comuni italiani. Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 43 in Irpinia (di cui 26 a Melito e 7 a Flumeri), 50 in Campania, 136 in Italia.

DI FRONZO Ieri Antonio Di Fronzo emigrato in Venezuela. Etimo Deriva da Fronso > Fronzo, variante aferetica di Alfonso. Una qualche connessione anche col cognomen latino Frontius. Raro, si trova in soli 66 comuni italiani (su 8000). Ben presente nel Barese, a Sant’Antimo (NA) e nell’Avellinese. Attestato anche a Bonito (qual- che presenza maggiore in passato, documentata da alcuni bonitesi emigrati), ma è un co- gnome diffuso nella vicina Mirabella Eclano, da cui forse è penetrato in paese. Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 30 in provincia (di cui 7 a Mirabella, 5 a ­Fontanarosa e 5 a Montella), 57 in Campania, 144 in Italia.

133 – C. Coviello, La chiesa di San Domenico e la Confraternita del Santissimo Rosario di Bonito. Origini e storia­ , 1998, p. 3. Il brano citato fa riferimento ai primi del ’900. 45 DI GIROLAMO Ieri Nicola Di Girolamo (di Domenico) compare nel 1796 in un atto notarile che com- prende un lungo elenco di cittadini bonitesi. Etimo Vedi le voci Girolamo e anche il ‘gruppo’ De Ieronimo, Ieronimo, Di Geronimo, De Girolamo.

DI MINICO Ieri Cognome citato nella Platea del 1727. Nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-53 si cita Ciriaco di Minico, di 60 anni, l’unico tra i braccianti che sapeva un po’ scrivere e fare la firma, e si dice che proveniva dalla “terra di Mirabella”. Un folto gruppo di persone, con questo cognome, emigrò negli USA ai primi del XX secolo, partendo da Bonito dove vivevano da molti anni. Etimo Da Minico, ipocoristico di Domenico o variante aferetica di Dominici. Molto raro (presente in soli 13 comuni italiani su 8000), tipico di Melito Irpino e altrove nell’Avellinese. Oggi Nessuno a Bonito, né ad Avellino, 23 in Irpinia (di cui 13 a Melito), 74 in Campa- nia, 93 in Italia.

DI PIETRO Ieri Cognome ben radicato nella storia di Bonito. Uno dei cognomi più frequenti. Michele e Antonio Di Pietro sono citati in un atto notarile del 1810 relativo alle quotizzazioni dei terreni demaniali bonitesi. Una località, in paese, ha assunto nel tempo il nome dalla pre- senza di ceppi di queste famiglie (Addo’ le Pietre). Moltissimi gli emigrati, di cui almeno 62 accertati nella ricerca sull’emigrazione bonitese. Com’è noto in paese c’è anche il cognome (meno frequente) De Pietro.

“De Pietro - Di Pietro. Per errore di trascrizione, nella stessa famiglia: Vittorio (don Vittorio il ­farmacista) aveva il cognome De Pietro mentre sua sorella Emma (donna Emma) aveva il cogno- me Di Pietro”134.

Etimo Da Pietro, con la preposizione di. Rappresenta il 208º cognome per frequenza in Italia, il 6º in Abruzzo. Ben presente anche in Puglia e nell’Avellinese. Oggi 17 in paese, 19 in città, 180 in provincia (di cui 30 a Morra De Sanctis, 26 a ­Mirabella, 25 a Guardia dei Lombardi), 834 in Campania, 9287 in Italia.

DI VITO Ieri Domenico Di Vito figura in un atto notarile del 1810 concernente la divisione in­quote dei terreni demaniali bonitesi. Com’è noto esiste anche il cognome nella forma graficaDe Vito: la preposizione de o di può variare, è una questione grafica o di trascrizione, come ab- biamo visto anche a proposito di altri cognomi. Ricordo anche tra i tanti emigrati almeno 22 documentati certamente, con tale cognome, molti dei quali si trasferirono Oltreoceano.­ Un accenno all’attualità: Gaetano Di Vito è il creatore del Museo delle Cose Perdute. Etimo Dal nome Vito (su questo punto vedi l’etimologia del cognome De Vito). Di Vito è molto diffuso in Molise, frequente anche nel Lazio: Roma e Fondi (LT), forti nuclei in Campania (anche nell’Avellinese) e in Puglia.

134 – Informazione ricevuta da don Carlo Graziano. 46 Oggi 6 in paese, 11 ad Avellino, 53 in Irpinia (di cui 7 ad Ariano e 5 a Tufo), 215 in Cam- pania, 2827 in Italia.

DONNARUMMA Ieri Cognome certamente attestato in paese, un nucleo consistente di persone emigrò verso l’America all’inizio del ’900. Rammento Costantino Donnarumma, partecipò alla Grande Guerra; tornato a casa decise di emigrare negli Usa e si stabilì a New York nel 1927. ­Tornò a Bonito nel 1930. Etimo “È stato interpretato come la combinazione di Donna, forse rietimologizzazione di Anna, e di un ipocoristico di Rumma da Rummeneca, variante napoletana di Domenica. In realtà la proposta è suggestiva ma non sicura. Il Caracausi propone (sia per Donnarumma che per Annarumma) un esito dall’arabo ‘ayn e l’origine da un toponimo siciliano Aynirrumi­ ; ciò però non spiegherebbe l’ampia diffusione in Campania a partire da un microtoponimo siciliano”135. Donnarumma è il 2º cognome per frequenza a Pompei e a Gragnano (NA), molto diffuso a Scafati (SA) e altrove in Campania e a Roma.

“Il femminile Rumma da Rummënëca cioè ‘Domenica’ (con rotacismo di dentale, in posizione fono- sintatticamente favorevole al fenomeno) sopravvive nel cognome cilentano Rumma­ e nel frequen- tissimo Donnarumma, napoletano”136.

Oggi Nessuno a Bonito, 5 ad Avellino, 48 in provincia (di cui 11 a Torrioni, 7 a Grotta- minarda), 860 in Campania, 1160 in Italia.

EGIDIO Ieri / Oggi Gino Egidio, ingegnere, dirigente d’azienda, trasferito a Roma. Etimo Dal nome personale, di origine probabilmente greca, Egidio, di significato non del tutto chiarito, connesso con Egide ed Egeo, attraverso il latino Aegidius, e legato anche al culto di Sant’Egidio, greco, monaco, morto nel 700 e anche a Sant’Egidio d’Assisi uno dei primi compagni di S. Francesco. La particolarità di questo cognome è che il nome perso- nale di origine si è riversato integralmente e in modo immutato nel cognome. Cognome raro, presente in 50 comuni italiani. Oggi 1 a Bonito, 3 ad Avellino, 32 in Irpinia (12 a Santa Paolina), 115 in Campania, 1800 in Italia.

FABRIZIO Ieri / Oggi Laura Fabrizio emigrata negli USA. Etimo Dal nome personale Fabrizio, dal nome latino Fabricius, di età repubblicana e di probabile origine greca, ripreso per tradizione colta in età rinascimentale137. Mentre la forma pluralizzata Fabrizi è laziale, Fabrizio è diffuso a Matera, a Chieti, con nuclei in ­Puglia (Manfredonia, nel Foggiano). Come già visto per il cognome Egidio, la peculiarità di ­Fabrizio è in un nome personale che si tramuta direttamente in cognome senza altera- zioni o aggiunte di preposizioni, ecc.

135 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 700. 136 – E. Caffarelli, L’antroponimia, in M. Cortelazzo, C. Marcato, N. De Blasi, G.P. Clivio, Dialetti italiani. Storia struttura uso, UTET, Torino 2002, p. 121. 137 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., p. 120. 47 Oggi 2 in paese, 7 ad Avellino, 68 in Irpinia (di cui 30 a Pratola Serra), 266 in Campania, 9125 in Italia.

*FAZIO / DE FAZIO Ieri Forse è possibile ipotizzare la presenza del cognome in paese in passato per l’esistenza del toponimo bonitese Creta de Fazio. Fazio potrebbe essere stato sia un nome che un co- gnome, entrambi sono attestati, anche a livello nazionale. Etimo Alla base vi è il nome personale Fazio ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di Bonifazio, variante di Faccio (da Bonifaccio, Bonifacio), documentato sin dal XII secolo. F­azio è prevalentemente meridionale, in Calabria, in Sicilia, in Puglia (area di Bari), nuclei in altre zone del Sud. Attestata sia la forma Fazio che De Fazio. Oggi Nessuno in paese, 5 ad Avellino (nella forma De Fazio), 39 in provincia (13 a Monteforte,­ 6 a Sant’Angelo a Scala, 4 ad Altavilla), 191 in Campania (98 a Napoli), 5490 in Italia.

FERRAGAMO Ieri Cognome tipicamente bonitese e ben attestato nella storia del paese. Marcolivio ­Ferragamo è citato in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro il Comune di Bonito)138. Antonio, Gennaro, Giuseppe, Filippo, Saverio e altri Ferragamo sono citati in un atto no- tarile del 1810 riguardante la divisione in quote dei terreni del demanio ­bonitese. Ricor- do il cittadino illustre Salvatore Ferragamo (1898-1960) il celebre “calzolaio dei sogni”139; padre Basilio Maria Ferragamo (1893-1990) sacerdote monfortano, studioso e poeta. Poi don Alessandro Ferragamo, sacerdote bonitese nell’Ottocento, Luigi Antonio Ferragamo sindaco del paese nel XIX secolo; infine ben 43 persone con questo cognome emigrate da Bonito verso l’America, tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo “Poco numeroso, presenta una distribuzione irregolare: nell’Avellinese e nel Beneven- tano, ma anche sparso in Toscana e in Emilia dove è presente anche la variante Ferracamo­ : l’interpretazione è molto incerta; in via di ipotesi si potrebbe pensare a una variante svi- sata di Ferracane o meglio alla variante Ferracano, oppure a un nome di persona variante di Filògamo con successivo spostamento dell’accento e rimotivazione onomasiologica con accostamento a Ferra-”140. Ferracane (cognome siciliano e potentino) è legato alla voce si- ciliana ferracanu ‘cane selvatico’, ‘mascalzone’ e anche ‘afferra cane’, cognome attestato già nel XIII secolo. Oggi 10 a Bonito, 2 ad Avellino, 16 in Irpinia (2 a Mirabella), 36 in Campania, 102 in Italia.

FERRANTE Ieri Antonio Ferrante è citato in un atto notarile del 1796. Un folto gruppo di cittadini emigrati nelle Americhe, tra cui Pasquale Ferrante, nato a Bonito nel 1857 e che detiene il “titolo” di uno dei primi bonitesi emigrati negli Usa, essendo giunto sulle coste oltre- oceano nel 1893. Ancora: un altro Pasquale Ferrante (di anni 70, nato nel 1797, forse il nonno del precedente) fu una delle vittime del colera del 1867141. I fratelli Antonio Fer-

138 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 143. 139 – Dal titolo di un libro autobiografico scritto nel 1957 e pubblicato in lingua inglese. 140 – I cognomi d’Italia, cit., p. 752. 141 – Per dare l’idea della catastrofe del colera, è sufficiente una cifra: in due mesi (3 agosto-3 ottobre 1867) morirono 200 persone su una popolazione di 2000: il 10% del paese! 48 rante (1884-1916) e Alessandro Ferrante (1892-1918), figli di Carmine, sono tra i Caduti ­Bonitesi della Prima guerra mondiale. Etimo Dal nome di persona Ferrante, tratto (analogamente al francese Ferrand) dall’aggettivo ferrante che indica il colore grigio-ferro e rossiccio del mantello di cavalli misto di peli neri, grigi, bianchi e bai, è spesso nome di cavalli nell’epica cavalleresca. È possibile anche un rifles- so da un soprannome ferrante, inoltre, in qualche caso, un incrocio con il nome Fernando142. Oggi Nessuno in paese, 8 ad Avellino, 16 in provincia, 36 in Campania, 102 in Italia.

FERRARO Ieri Orazio Ferraro figura come testimone nell’atto di donazione del corpo di S. Crescen- zo del 1800. Crescenzo Ferraro, di anni 35 e di professione scarparo figura in un elenco del 1807 di Bonitesi con relativa età, mestiere e condizione sociale. Cognome di varie famiglie bonitesi. Un forte nucleo tra gli emigrati in Argentina e negli USA. Etimo Dal nome di mestiere ferraro; variante meridionale del cognome Ferrari. In Sicilia è attestato nel 1283, in forma latinizzata Philippus Ferrarius. Un Firraro è documentato nel 1593. Rappresenta il 56º cognome italiano per frequenza; diffuso in tutta Italia, ma certa- mente di più nel Sud. Al rango 8 in Calabria e 37 in Campania.

“Un buon esempio di gruppo cognominale che consente di verificare la distribuzione territoriale delle varianti lessicali, fonetiche e morfologiche è quello legato al mestiere del fabbro ferraio. (…) Quanto ai derivati di FERRARIUS, Ferrari, Ferrario e Ferraro sono tra i cognomi più frequenti in Italia, Ferraro è meridionale, calabrese e campano in particolare”143.

Oggi 5 in paese, 10 in città, 147 in provincia (di cui 30 a Lauro, 24 a Taurano, 19 ad Ariano),­ 1645 in Campania, 7750 in Italia.

FESTA Ieri Domenicantonio Festa è citato in un documento del 1810 relativo alle quotizzazioni. Rocco Festa è menzionato in una ricerca storica sulla chiesa di S. Domenico e sulla Con- gregazione del SS. Rosario: dal 1872 fu confratello della confraternita e dal 1876 sagre- stano, nel 1896 scrisse una memoria sulla chiesa e la congregazione considerata molto in- teressante sul piano storico144. Ricordo don Milvio Festa (1935-2010) Parroco di Bonito dal 1977 al 2005. Etimo Da festa attestato anche come nome di persona in carte di area trentina nel XIII sec., festa come nome di uomo già nel 1285, dal latino festus ‘festivo, di festa’, usato come nome augurale. È il 2º cognome per frequenza ad Avellino, 17º nella provincia, soprat- tutto a Monteforte Irpino e Mugnano del Cardinale; il 4º a Matera, nuclei forti a Napoli, Taranto e in Calabria. Oggi 2 in paese, 144 ad Avellino, 253 in Irpinia (di cui 24 a Monteforte, 13 a Mugnano del Cardinale), 744 in Campania, 3270 in Italia.

142 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., pp. 123-124. 143 – E. Caffarelli, Il dialetto nei cognomi italiani, in M. Cortelazzo, C. Marcato, N. De Blasi, G.P. Clivio, Dialetti italiani. Storia struttura uso, UTET, Torino 2002, p. 127. 144 – C. Coviello, La chiesa di S. Domenico e la confraternita del SS. Rosario di Bonito. Origini e storia, 1998, pp. 41-43. 49 FINO Ieri Almeno 4 persone tra gli emigrati (Gran Bretagna e Nord Italia). Etimo Alla base c’è il nome di persona Fino, forma accorciata di Serafino; oppure una delle tante forme germaniche in -fo, come Adolfo, Astolfo, Farolfo, Gandolfo, Landolfo, Pandolfo, Rodolfo, ecc., con un suffisso -ino. Un Finus è attestato a Camaldoli in Toscana nel 1122; a Palermo un Finus nel 1287. In alcuni casi il cognome potrebbe derivare da un soprannome fino deri- vato dall’aggettivo fine, minuto. In altri casi potrebbe originare da toponimi come Fini, Fino sparsi in diverse regioni145. Fino è meridionale, soprattutto pugliese, con nuclei in Calabria. Oggi Nessuno in paese (forse il cognome si è estinto a Bonito per l’emigrazione), nessuno nella città capoluogo, 6 in provincia, 19 in Campania, 834 in Italia.

FIORE Ieri Diverse famiglie bonitesi con questo cognome nelle cronache e nella storia del paese. Filippo Fiore è menzionato come testimone nell’atto di donazione del corpo di S. ­Crescenzo del 1800. Giovanni Fiore compare in un atto del 1810 concernente le quotizzazioni di ter- reni demaniali a Bonito. Carmine Fiore era il delegato del sindaco di Bonito che firmò l’in- ventario degli oggetti del convento di S. Antonio nel momento in cui nel 1861 fu decreta- ta la soppressione del monastero da parte del governo di Roma. Ricordo anche Alberinda­ ­Fiore, donna bonitese che detiene un record: in un’epoca davvero difficile per la popola- zione e soprattutto per le donne (primi del ’900) fu la prima maestra di tanti bambini del paese. Ancora: Antonio Fiore (1913-1981), detto “l’Ammassatore” per la professione che esercitò per lunghissimo tempo, fu anche sindaco di Bonito dal 1954 al 1956. Etimo Dal nome comune fiore o dal nome di persona Fiore anche femminile; è documenta- to come nome di persona nella forma latina Flos in carta di area meridionale del 1157; poi in Sicilia come Flor. È al 72º posto come cognome italiano per frequenza; il 16º in Puglia, il 29º in Basilicata, 73º in Campania. 20º ad Avellino (35º in provincia). Oggi 2 a Bonito, 69 ad Avellino, 265 in Irpinia (di cui 15 a Montemiletto e 14 a S. ­Stefano del Sole), 2378 in Campania, 20116 in Italia.

FLAMMIA Ieri Pellegrino Flammia è attestato in un atto notarile del 1797146. Remigio Flammia (1930- 2007), nel 1949 in Argentina per qualche anno, poi tornò in paese. Etimo Da un antico nome femminile Flamia attestato in Friuli nel XIV sec., di probabi- le origine germanica; forse anche per influsso difiamma 147. Appartiene alla provincia di ­Avellino (Grottaminarda, Frigento, Gesualdo). Oggi 4 in paese, 4 ad Avellino, 134 in Irpinia (di cui 38 a Grottaminarda, 30 a Frigento, 16 a Gesualdo), 140 in Campania, 231 in Italia.

FLUMERI Ieri Ricordo don Giuseppe Flumeri, Arciprete di Bonito nella prima metà dell’Ottocento e valente latinista, docente al Seminario di Ariano. Marco Flumeri (nato nel 1813) fu un

145 – Dizionario storico ed etimologico dei cognomi italiani, cit., p. 765. 146 – Archivio di Stato di Avellino: “Stato nominativo degli individui di età tra i 21 e i 50 anni ammissibili alle leve provinciali”. 147 – I cognomi d’Italia, cit., p. 771. 50 sacerdote bonitese. 8 persone con questo cognome tra i bonitesi emigrati. Etimo Come per Di Flumeri, l’origine è in una relazione di provenienza o di legame con il toponimo irpino Flumeri. Uno dei più rari cognomi tra quelli citati in questo Dizionario: si ritrova in soli 20 comuni italiani su 8000. Oggi Nessuno in paese, né in città, né in provincia, 55 in regione, 180 in Italia (di cui 51 in Puglia e 26 nel Lazio).

FRATTOLILLO Ieri Cognome presente nella storia del paese, con un forte nucleo tra i bonitesi emigrati (almeno 13 accertati). Ricordo anche Annina Frattolillo (1917-2012), nonna paterna di Gaetano Di Vito, il “custode della memoria di Bonito”. Etimo Forma campana, più casertana (Marcianise, Capodrise) che beneventana e napo- letana. Per l’etimologia due ipotesi: 1. Da Frate (con suffisso diminutivo e vezzeggiativo -olillo. 2. Da connettere con Fratta, dove questo può evocare toponimi (macchia di sterpi e pruni, ecc.). Raro, presente in soli 70 comuni italiani. Oggi 2 in paese, nessuno in città, 4 in provincia, 68 in Campania (di cui 36 a Caserta), 114 a livello nazionale.

FREDA Ieri Domenicantonio Freda è citato in un documento del 1800, come testimone dell’atto di donazione del corpo di S. Crescenzo alla chiesa di Bonito148. Un nucleo presente in pas- sato in paese (almeno 8 accertati tra gli emigrati in America). Etimo Da un nome femminile di Fredo, antroponimo di origine germanica, Fridus già attestato a Farfa nel 796. Oppure un ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di nomi come Manfredo, Goffredo, Alfredo. Occupa il rango 75 per frequenza ad Avellino, nella provincia si distingue a Prata di Principato Ultra; in Campania è diffuso nel Salernitano, nuclei a Napoli e Roma. Oggi Nessuno in paese, 27 ad Avellino, 102 in provincia (di cui 25 a Prata, 10 a Pratola Serra), 252 in Campania, 466 in Italia.

GAROFALO Ieri Marcantonio Garofalo fu duca di Bonito nel 1758. Nel 1811 questo ramo della fami- glia si estinse. Tracce di questo cognome (provenienti forse da altri ceppi) vi sono anche tra i bonitesi emigrati tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo 3 ipotesi: 1. Da un nome di persona Garofalo. 2. Da un soprannome dato in rela- zione al garofano (mestiere di coltivatore, giardiniere, commercio?) 3. Il calabrese garofalu e il siciliano galòfuru indicano, oltre al fiore, anche i vortici e i mulinelli frequenti nello Stretto di Messina149; come nome e soprannome è documentato a Genova nel 1157 nel- la forma latinizzata Garofalus. È al rango 59 in Campania, 80 in Sicilia, 81 in Calabria. Oggi 2 a Bonito, 12 ad Avellino, 143 in Irpinia (di cui 51 a Lioni e 16 a Montemiletto), 1262 in Campania, 4638 in Italia.

“L’Italia è da secoli una miscela di nomi e cognomi «stranieri». (…) Se prendiamo una qualsiasi lista

148 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 170. 149 – M. Cortelazzo, C. Marcato, DEDI, Dizionario Etimologico dei Dialetti Italiani, UTET, Torino 2005, p. 217 - Cfr. anche Garòmpulu nel Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria di G. Rohlfs, cit., p. 124. 51 di cognomi italiani, possiamo dire che, dal punto di vista etimologico, sono ­ebraici Raffaelli, Ema- nuele, D’Adamo (…); sono greci Abbado, Tommasini, ­Garofalo (…)”150.

GENGA / GENCA Ieri Cognome presente nel passato a Bonito, un nucleo tra i bonitesi emigrati all’estero. Qualche dubbio sulla reale grafia del cognome, forse esiti di errori di trascrizione nei regi- stri o a causa di problemi di pronuncia con sovrapposizione tra c e g. Di questo nome di famiglia vi sono attestazioni di Cenga, Genga, Genca. Etimo Alcune ipotesi: 1. “La forma Genga è da confrontare con il toponimo anconitano Genga, comune dell’Alta Valle dell’Esino. Genga infatti è di Pesaro e sparso nelle province di Ancona e Macerata, anche a Tivoli (Roma)”151. Esiste anche una nobile famiglia di antiche origini marchigiane, i della Genga (da cui provenirono diversi personaggi illustri, come il cardinal Gabriel della Genga Sermattei [1801-1861]) che prese (o diede) il nome al castello della Genga dell’omonimo comune in provincia di Ancona. 2. Per la forma Genca è forse da seguire l’ipotesi di G. Rohlfs, il quale pensa che, almeno per quanto riguarda le forme Genco e Gencarelli (presenti in Calabria) l’origine sia nelle parole calabresi jencu e ­jencariellu, “giovenco”152. Anche Caffarelli e Marcato propendono per l’origine di Genca dalla voce me- ridionale genco ‘giovenco’, anche in senso figurato di ‘persona forte e ­robusta’, usato come soprannome. “Genca è raro e soprattutto avellinese e beneventano”153. Quest’ultima affer- mazione potrebbe far pensare che l’effettiva forma grafica del cognome bonitese è Genca. Oggi Per Genca nessuno a Bonito e ad Avellino, 4 in Irpinia, 23 in Campania, 51 in Italia. Per Genga: nessuno né in paese né in Irpinia, 3 in Campania, 200 in Italia (104 nelle Marche).

GIANNINO Ieri Giuseppe Giannino figura in un atto del 1774 relativo ad una controversia tra cittadini di Bonito, per un debito e il Comune154. Giacomo Giannino è citato in un documento del 1791 (controversia tra Giovannantonio Cassitto e la duchessa Anna Maria Isastia)155. Un nu- cleo era presente in paese, diverse famiglie emigrarono in America tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Dal personale Giannino diminutivo di Gianni con il suffisso -ino già attestato a ­Firenze nel 1260 nella forma latinizzata Gianninus. È esclusivamente meridionale (a dif- ferenza della forma pluralizzata Giannini), nel Napoletano, Casertano, e nuclei in Sicilia. Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 7 in provincia, 95 in Campania, 665 in Italia.

GIROLAMO Ieri Presente in passato in paese, un discreto nucleo tra gli emigrati verso gli USA. Giovanni­ Girolamo è uno dei 60 bonitesi caduti nella Prima Guerra Mondiale. Etimo Dal nome di persona Girolamo, dal latino cristiano Hieronymus, a sua volta dal ­greco Hierònymos. È un cognome pugliese: Alberobello, Turi, Locorotondo (BA) e Marti- na­­ Franca (TA), con un gruppo beneventano a Molinara. Può essere penetrato a Bonito in

150 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 107. 151 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 840. 152 – G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria, cit., p. 125. 153 – I cognomi d’Italia, cit., p. 840. 154 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, Anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 241. 155 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 156. 52 passato per ragioni professionali e familiari. Raro, presente in 86 comuni italiani su 8000. Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 10 in provincia (altri 20 circa sono De Girolamo), 510 in Campania, 3830 in Italia.

GOCCIA Ieri Angela Rosa Goccia, di anni 38, il 18 agosto del 1867 perse la vita per il colera che scoppiò a Bonito. Dionisio (Isiuccio) Goccia (1934) collaborò a lungo con le aziende di Salvatore Ferragamo nel settore della confezione calzaturiera. Etimo Cognome molto raro (presente in soli 5 comuni italiani su 8000). Non è presente nel dizionario dei cognomi. Difficile avanzare un’ipotesi sull’origine. Forse da un soprannome. Oppure legata a un refuso negli antichi registri parrocchiali o comunali; segnalo che esiste il cognome meridionale Coccia. Secondo alcune fonti su internet, Goccia ha un’origine si- ciliana, con nuclei che si trasferirono in seguito in Calabria. Restando ad un contesto più circoscritto, vicino a Bonito, relativo all’Irpinia, può essere utile la seguente citazione trat- ta da un documento del 1790 relativo ad una controversia tra alcuni cittadini bonitesi­ e il Comune: “lo stesso depose Antonio Goccia di Ariano, domiciliato a Bonito”156. I Goccia bonitesi di oggi provengono da Ariano? Da notare che oggi ad Ariano il cognome non è presente (anche se questo non vuol dire niente, il nome di famiglia potrebbe essersi estin- to in quel territorio). Oggi 3 a Bonito, nessuno ad Avellino né in provincia, 4 in Campania, circa 50 in Italia.

GRAZIANO Ieri Tracce della presenza di famiglie con questo cognome vi sono già nel ’700 (ma forse il nome di famiglia in paese è più antico): gli “Eredi di Maddalena Graziano che possedevano una vigna a S. Janni” sono citati in un atto del 1703157. Giuliano Graziano è menzionato in un atto del 1762: per ducati 6 ottenne in affitto un terreno in zona Palatina. Nello Stato di Anime del Comune di Bonito dell’anno 1813 si menziona un tale Giovanni Graziano, di anni 55, residente in contrada Croci. Un Giuseppe Graziano, di anni 88, era residente in contrada Pastizzo al n. 449. Ancora Francesco Graziano, di anni 10, era residente in con- trada Airella al n. 276. Oggi Cito lo storico di Bonito don Carlo Graziano. Etimo Dal nome di persona Graziano, attestato a Firenze nel 1260 nella forma latinizzata Gratianus. Inizialmente il nome era adoperato per il senso gradito e per il prestigio dell’im- peratore romano; in seguito venne usato di preferenza da ecclesiastici. Mentre la forma plu- ralizzata Graziani è prevalentemente cognome laziale e romagnolo, Graziano è nome di fami- glia piemontese e meridionale. Nell’Avellinese occupa il rango 20, con picco a Taurano, poi Lauro e Mercogliano. Nuclei anche in Sicilia (Palermo) e in Calabria (Rossano). Il cognome Graziano ha due particolarità: 1. Insieme ad altri, come Egidio e Fabrizio, ha la caratteristica di un nome di persona che si tramuta in cognome senza subire modifiche, suffissi, plurali, al- terazioni, ecc. 2. È tra i primi 90 cognomi italiani per frequenza negli Stati Uniti158. Risiede negli USA da molto tempo anche un nucleo di emigrati bonitesi con questo nome di famiglia.

156 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 157. 157 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 246. 158 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 887. 53 Oggi 1 in paese, 28 ad Avellino, 221 in Irpinia (di cui 66 a Taurano, 22 ad Ariano, 20 a Lauro), 725 in Campania, 5347 a livello nazionale.

GRIECI Ieri Cognome radicato in paese da secoli, almeno dall’inizio del ’700. In un atto risulta che Rosa Grieci sposò Felice Ferraro il 21 ottobre 1715. A Bonito esiste anche un ­toponimo, Contrada Grieci. Da segnalare un nucleo di bonitesi emigrati in America di cognome Greci­ . “La popolazione era andata aumentando anche per il trasferimento di nuclei familiari da altri paese, forse attirati dalla concessione di buon terreno in enfiteusi (…) in specie per i terreni di Morroni. (…) In effetti, le famiglie residenti a Morroni hanno cognomi non originali bonitesi. (…) I Grieci erano già presenti ai primi anni del 1700 e di provenienza incognita (…)”159. Etimo Rappresenta una variante locale del toponimo Greci, comune dell’Avellinese, con dittongamento (doppia vocale) metafonetico meridionale (-è- > -iè-). Nome di famiglia che risulta a Bonito e in pochi altri comuni della provincia di Avellino. Raro, in Italia solo in 26 comuni su 8000 (forse per esiti di spostamenti migratori). Oggi 6 a Bonito, nessuno ad Avellino, 24 in Irpinia (di cui 5 a Mirabella, 3 a Melito, 2 ad Ariano), 1 solo in Campania (otre i 24 irpini), 42 in Italia.

GRIECO Ieri A Bonito – si sa con certezza documentaria – persone e famiglie con questo cogno- me arrivarono da Manocalzati (AV) nel XVIII secolo. I primi che abitarono nella frazione ­Morroni come enfiteuti del Duca furono Marco e Nicola Grieco, figli di AndreaGrieco, ­ agli inizi del 1700. “Le fertili terre di Morroni attirarono nuove famiglie, come quella ­Grieco, da Manocalzati, venute a coltivarle”160. “La popolazione era andata aumentando anche per il trasferimento di nuclei familiari da altri paese, forse attirati dalla concessione di buon terreno in enfiteusi in specie per i terreni di Morroni. In effetti, le famiglie resi- denti a Morroni hanno cognomi non originali bonitesi. I Grieco vennero da Manocalzati, verso il 1737”161. E ancora: nel ’700 “l’incremento demografico e le disponibilità di terre- no dovettero essere a lungo alte se consideriamo che i Grieco attuali originano tutti da un nucleo composto da Andrea162 Grieco, modesto coltivatore e mercante di animali, e da due dei suoi sei figli, avuti dalla moglie Anna Cuoco a Manocalzati”163. Questo, quindi, è un dato certo: i vari ceppi di “Grieco” di oggi hanno origine dal nucleo di “Grieco” arrivati a Bonito (­Morroni) nella prima metà del 1700.

159 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori, cit., p. 54. 160 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 134. Il brano citato trattava l’epoca del marchese Marcantonio Garofalo che nel 1759 acquistò i feudi di Bonito e dell’Isola di Morrone. 161 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori, 161 - C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 134. Il brano citato trattava l’epoca del marchese Marcantonio Garofalo che nel 1759 acquistò i feudi di Bonito e dell’Isola di Morrone. cit., p. 54. 162 – Andrea Grieco, in un certo senso il ‘capostipite’ di una lunga catena di ceppi familiari; dev’essere anche lo stesso chiamato Mastandrea, probabilmente un soprannome, che ha un riflesso in un toponimo bonitese, Contrada Mastandrea, con riferimento ovviamente alle famiglie Grieco che per secoli lì abitarono e da Andrea presero avvio. 163 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori, o.c., p. 55. 54 “Il cognome Grieco è molto diffuso sia nel centro urbano che nella zona di Morroni, dove trovia- mo questa famiglia nel 1800, proveniente da Manocalzati. Abbiamo notizie della famiglia che at- tualmente possiede due palazzi in prossimità della chiesa di San Giuseppe. Dopo il 1860 si stabi- lirono a Bonito, da Morroni, i fratelli Antonio e Faustino Grieco,­ fratelli di Andrea, protagonista della rivolta di Morroni del settembre 1860. Il primo, ­notaio, sposò Emanuela Miletti, fu sindaco e consigliere provinciale. Faustino, medico, sposò Arcangela Miletti, ed è l’antenato dell’attuale fa- miglia. Di questa famiglia citiamo il dott. Attilio Grieco­ per il suo impegno quale amministratore e consigliere provinciale. Egli si adoperò perché Bonito fosse inserito nella rete stradale che si andava sviluppando agli inizi del 1900 e per impedire che venisse emarginato nell’isolamento, che ne ha poi condizionato lo sviluppo”164.

Una volta chiarita l’origine dei vari ceppi Grieco attuali, è comprensibile il desiderio di allar- gare il discorso e di risalire più indietro nel tempo. È però difficile poter affermare con sicurez- za da dove provenissero originariamente le prime famiglie che a sua volta si erano insediate a Manocalzati. Qui entriamo in un discorso storiografico e anche linguistico molto complesso, non semplice da chiarire in mancanza di dati e fonti documentarie sicure. Spesso si ipotizza che molte persone col nome Grieco o Greco, provenissero dalla Basilicata, in particolare da Bernalda, in provincia di Matera, dove tuttora il cognome Grieco è molto diffuso, risultando al 3º posto (dopo Russo e Gallitelli). Anche su Internet si trovano notizie riguardo a migra- zioni, legate alla pastorizia o alla ricerca di terre fertili dalla Lucania, Bernalda in particolare, ma anche altre zone, verso l’Irpinia. Nel dizionario dei cognomi lucani, Rohlfs, a proposito del nome di famiglia Grieco scrive: “A Bernalda, Irsina,­ Rionero­ in Vùlture, Potenza e altrove con altissima frequenza: latino graecus (= grěcus); cfr. Graikòs (Grekòs) cognome in Grecia e vedi Grikòs”. Alla voce seguente, Grikòs, si legge: “Secolo XII a Carbone (Rob. N. 107); cfr. Joan- nis Grikos nel 1131 a Badolato in Calabria (a Catanzaro), grico ‘greco’ presso la popolazione grecofona in Calabria e nel Salento (lat. dial. o osco) grēcus”165. A sua volta i primi “Grieco” potevano essere arrivati in Lucania dalla Calabria o dalla Puglia. Il discorso si allarga alle zone grecofone dell’Italia del Sud e alla Magna Grecia, il nome dell’area geografica della penisola italiana meridionale che fu anticamente colonizzata dai Greci a partire dall’VIII secolo a.C. Ma come vedremo nella sezione dedicata all’etimologia del cognome, Greco (da cui Grieco) poteva essere un nome riferito sia a persone di origine greca o di lingua greca, ma anche un soprannome legato ad alcune caratteristiche dei capostipiti. Etimo Variante dittongata (doppia vocale, per un processo linguistico di passaggio e > ie) di Greco. Mentre Greco è ormai diffuso in tutta Italia (10º cognome per frequenza), ­Grieco conserva l’impronta meridionale. È il 2º nella provincia di Matera, 20º nella provincia di Potenza, 3º in Basilicata; molto diffuso anche in Puglia (3º a Cerignola, nel Foggiano). Ben radicato in Campania, nel Napoletano (Pozzuoli e città di Napoli), nel Salernitano e nell’Avellinese. In dialetto bonitese questo cognome ha la dizione Rieco (per aferesi di g).

“Nella colonizzazione dell’Italia meridionale i Romani non incontrarono solo le popolazioni itali- che, ma anche Japigi, Messapi, Bruzii e, soprattutto, Greci. (…) Molte parole della Magna Grecia s’infiltrarono nel latino volgare; ad esse fecero seguito altre durante il periodo della dominazione bizantina (535-1071). (…) La presenza dei Greci-Bizantini sul suolo bonitese ha lasciato tracce nei toponimi, Santo Janni (San Giovanni) (…) e nei cognomi Grieco, Grieci e Maffeo”166.

164 – V. Martiniello, L. De Rosa, M. Buongiorno (a cura di), Bonito. Storia e tradizione, 2006, pp. 95-96. 165 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 102. 166 – C. Graziano, Il dialetto di Bonito, p.7. 55 “Il cognome Grieco (così come la forma base Greco) ha origine dall’aggettivo greco; a Firenze nel 1260 è attestato domus Doni Greki. L’aggettivo può riferirsi alla Grecia, ma nell’italiano antico aveva va- lore più esteso: greco poteva riferirsi a chiunque provenisse dall’altra sponda dell’Adriatico; inoltre nel Meridione d’Italia greco indicava i seguaci del rito cristiano bizantino in opposizione a quello della Chiesa cattolica di Roma. Infine, per l’abilità nel commercio dei Greci, il termine assunse il significato di ‘furbo, astuto’, poi anche ‘imbroglione’, ‘ladro’. Tale polivalenza di significati spiega l’enorme diffusione dell’epiteto onomastico sin dall’Alto Medioevo”167.

“La fama negativa dei Greci, considerati, nel Medioevo, infidi oltre che superbi, mendaci, oltre che orgogliosi. Al luogo comune di questa fama negativa, Dante non ebbe niente da obiettare e nella sostanza la confermò. (…) La fama dei Greci come superbi, orgogliosi, mentitori, ingannatori, era saldamente affermata nella cultura medievale. E, del resto, per averne una conferma, non c’era che rivolgersi all’Eneide, che di quella fama negativa era autorevole fonte. Un riscontro eloquente di essa poteva ben essere indicato nelle imprese di Ulisse e di Diomede che, come maestri di inganni e di frodi, si trovavano nell’ottava bolgia”168.

Per completare il quadro del ceppo cognominale Greco-Grieco-Greci-Grieci, ricordo le diverse varianti:­ Greca in Sicilia; Grecchi, Grecco, al Nord; Grechi, al Centro-nord; Grecu in Sardegna; ­Grecucci, ­Grecuccio, raro, a Lecce; Greghi, Grego a Ferrara e Veneto; Del Greco in 134 città; Lo greco in 53 co- muni e il raro Lo Grieco, reperibile in soli 3 comuni. Ancora: La Greca in Basilicata; Grikos in Lu- cania e Calabria; Grecò in Calabria. Una curiosità: esiste, in Calabria e in Sicilia, anche la variante Giangreco, interpretata “Gianni il greco”169.

Oggi A Bonito Grieco è uno dei cognomi più diffusi (24 attestazioni), 3 ad Avellino, 100 in Irpinia (di cui 10 a Monteforte, 10 a Sturno, 8 a Melito), 757 in Campania, 2633 in Italia.

IMBRIANI / IMBRIANO Ieri Un nucleo di bonitesi con il cognome Imbriani risulta tra gli emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900, tra cui Michele Imbriani che nel 1912 si prodigò nella raccolta di fondi tra gli emigrati per erigere una targa in onore del concittadino onorario di Bonito, il ministro Francesco Tedesco. Etimo Imbriani rappresenta la pluralizzazione antroponimica del toponimo Imbriano pro- vincia di Salerno, da cui indica provenienza, origine o comunque qualche tipo di relazio- ne. Cognome leccese, nuclei a Napoli, nell’Avellinese e a Roma. Da notare che la variante grafica Imbriano non è attestata nel dizionario dei cognomi, forse per la sua rarità; invece pare che a Bonito è proprio esistente questa forma. Oggi Per Imbriano: 2 a Bonito, nessuno ad Avellino, 30 in Irpinia (di cui 10 a S. Angelo dei Lombardi, 9 a Mirabella), 43 in Campania, 84 in Italia. Per Imbriani: nessuno in paese, 8 ad Avellino, 26 in provincia (di cui 5 a Conza, 5 a ­Lacedonia), 84 in Campania, 289 in Italia.

IMPERIALE Ieri Nicolangelo Imperiale compare in un documento del 1810 (divisione in quote del demanio pubblico). Sembra accertata la presenza di un nucleo di bonitesi con questo co- gnome in passato, tra cui diversi emigrarono in America, tra cui Antonio Imperiale nato a

167 – E. Caffarelli, C. Marcato, Dizionario storico ed etimologico dei cognomi italiani, cit., pp. 887-888. 168 – G. Sasso, Ulisse e il desiderio. Il canto XXVI dell’Inferno, Viella 2001. Per il suggerimento sul tema “Ulisse, i Greci, la fama di mentitori, furbi e ingannatori e il soprannome «greco»” ringrazio Carmelo Tutino. 169 – G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria, o.c., p. 126. 56 Bonito nel 1863, emigrato negli USA arrivò a New York nel 1897, uno dei primi bonitesi emigrati in assoluto. Etimo Dall’aggettivo imperiale, con valore di ‘eccellente, magnifico, maestoso, regale’, op- pure di ‘fedele all’imperatore, partigiano dell’impero’, nome di casato forse più che sopran- nome individuale. Il termine imperiale è attestato nella lingua italiana dal 1304 attraver- so un’opera di Dante Alighieri170. Cognome meridionale, con punte in Sicilia e in Puglia, nuclei a Napoli e a Roma. Oggi Nessuno in paese, 2 ad Avellino, 44 in provincia (di cui 20 a Bisaccia, 7 a ­Paternopoli), 95 in Campania, poche centinaia in Italia.

INGLESE Ieri Carmine Inglese figura in un atto del 1810 sulle quotizzazioni171. Cito Luigi Inglese Arciprete di Bonito dal 1830 al 1861. Euclide Inglese fu sindaco di Bonito negli anni ’40 del ’900. Oreste Inglese (1919-2007), docente, studioso, autore di alcune pubblicazioni sulla storia di Bonito, Suor Maria Cristina Inglese (1912-1933), Nicola Inglese (1918- 1980), sindaco di Bonito (pro-tempore) nel 1972, ricordato anche perché ebbe la sfortuna di essere l’unica vittima bonitese del terribile terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980. Etimo Corrisponde all’aggettivo etnico indicante origine, provenienza o comunque legame con l’Inghilterra, nel 1287 è registrato a Palermo Iohannes de Inglisio nelle carte del Regno Aragonese in Sicilia. Nicolaus de Anglesi nel 1308 nell’Italia meridionale. Cognome meridio- nale, in particolare pugliese, nuclei nel Beneventano e nel Palermitano. Distribuito in 348 comuni italiani. Potrebbe essere uno di quei casi di nomi etnici, come Greco-­Grieco, Tedeschi, Longobardi, Siciliani, ecc., nel senso di abitanti, oriundi di certe nazioni o potrebbero far riferimento a persone che intrattenevano rapporti di affari con quelle popolazioni straniere. Oggi 1 a Bonito, 1 ad Avellino, 31 in Irpinia (di cui 7 a Grottaminarda, 7 a Taurasi, 5 a Fontanarosa), 162 in Campania, 1030 in Italia.

JARROBINO / IARROBINO Ieri Lorenzo e Pasquale Jarrobino figurano in un documento del 1796. Brigida Jarrobino (“vedova del fu Giuseppe Scapice”) compare nell’elenco dei 200 morti per il colera del 1867 a Bonito. Un nutrito gruppo, con questo cognome, tra i bonitesi emigrati oltreoceano tra fine Ottocento e inizi Novecento. Lingua La forma grafica del cognome attestata a Bonito (tra gli emigrati) è quella con laJ iniziale, dovuta forse ad un errore di trascrizione o ad una scelta interpretativa degli addet- ti al settore immigrazione. In realtà, almeno oggi, la forma Jarrobino è scomparsa, non ve n’è traccia, almeno in Italia. È conosciuta, sia in Italia che all’estero la forma Iarrobino, per quanto rara. In passato (fino all’Ottocento e nei primi decenni del Novecento) nella scrit- tura spesso si confondevano e si sovrapponevano “i” e “j”; la j si usava per indicare nella fonetica una “i più lunga” o una “i” seguita da vocale. Basta consultare ad es. il Vocabolario Napoletano Italiano di R. Andreoli del 1887 e nella J si trovano: Jacovo, Jacuvella, Janara, Janco, Jastemma, Jenchere, Jennaro, Jettare, Jettatura, Jucare, ecc. Etimo Forse per la sua rarità questo cognome non si trova nel dizionario dei cognomi (in

170 – DELI, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, cit., p. 562. 171 – Atti reperiti da V.M. Miletti all’Archivio di Stato e cortesemente messi a disposizione per la presente ricerca. 57 entrambe le forme grafiche). Ipotesi: in analogia coi cognomi Iarossi e Iarrusso dove il primo elemento è Ia, abbreviazione di Ianni, Gianni, e il secondo Rossi, Russo, a indicare ‘rosso’,­ forse per il colore dei capelli e della pelle, costituendo così un “Gianni il Rosso”172, così si potrebbe pensare che Iarrobino è composto da Ia (Ianni, Gianni) e Robino (dal latino ruber ‘rosso’), con suffisso diminutivo-ino , con significato simile ai cognomi su citati: “Il­piccolo (di) Gianni il Rosso”, o “Giannino il rosso”. Oggi Per Jarrobino: estinto o inesistente, vedi problema grafico su esaminato. Per Iarrobino: nessuno in paese attualmente, 1 ad Avellino, 25 in Irpinia (di cui 7 a Torre le Nocelle, 6 a Pietradefusi, 6 a Venticano), 30 in Campania, 45 in Italia.

LA PORTA Ieri Il cognome era (ed è ancora) radicato a Bonito da molto tempo; un nucleo di persone si è trasferito all’estero (Inghilterra) o nel Nord Italia. Etimo Variante (con l’articolo La) della forma base Porta: derivato da un soprannome che riprende il termine porta con allusione a chi abitava o lavorava presso la porta di una città o attraverso un toponimo Porta. La Porta è siciliano (16º in provincia di Enna), diffuso nel Foggiano (San Marco in Lamis), a Napoli, nell’Avellinese ad Ariano Irpino. Oggi 2 a Bonito, 2 ad Avellino, 50 in provincia (di cui 27 ad Ariano, 7 a Melito), 236 in Campania.

“Tipologia dei cognomi. Nel quarto gruppo rientrano i cognomi che derivano dal luogo di residenza o di lavoro interno al centro abitato o sito nei pressi di quelle località. Questi cognomi di residenza segnalano una stanzialità, un radicamento nel singolo centro abitato o nei paraggi. Dunque la loro funzione distintiva si basa sulla collocazione dell’abitazione presso i luoghi più significativi della comu- nità. In questa classe ricorrono anche i nomi di famiglia Porta e Della Porta, Strada, Traversa, ecc.”173.

P.S. Si può immaginare un’obiezione: “Ma a Bonito non ci sono (e non ci sono mai state) le Porte della città e delle Mura medievali, eppure ci sono famiglie che si chiamano La Porta!” A questa perplessità faccio rispondere l’esperto: “Alla domanda «Quando sono nati i cognomi?» non si può rispondere con precisione. Il proces- so che porta al cognome non è stato un processo lineare. (…) Il cognome modernamente inteso è cinque-seicentesco. Nasce quando comincia a rispondere a tre caratteristiche. Primo: una stabile (o quasi) trasmissione di generazione in generazione. Secondo: l’immutabilità e la non flessibilità (la forma non cambia di numero o di genere). Terzo: [attenzione: qui c’è la risposta all’obiezione] la non corrispondenza quanto al significato del cognome con la realtà del portatore, che potrà chiamar- si Grassi, Pisano o Vaccaro indipendentemente dall’aspetto fisico, dalla provenienza o dal mestiere esercitato. Per trovare in tutta Italia il carattere di immodificabilità del cognome nel passaggio da una generazione all’altra dobbiamo aspettare il Sei-Settecento. E nei paesi più piccoli e sperduti ad- dirittura l’istituzione generalizzata dell’anagrafe comunale, ossia l’Unità d’Italia”174.

Per tentare di tradurre questo concetto storico-linguistico al nostro caso del cognome La Porta (e di altri cognomi bonitesi) si può fare questo semplice esempio: tanti anni fa (non è facile precisare, forse qualche secolo) vi erano delle persone e delle famiglie che in qualche città o paese abitavano o lavora- vano vicino a una delle classiche Porte medievali; col tempo, per distinguerle da altre, nacque un so- prannome a loro riferito, che si aggiunse al nome di battesimo: “Quelli della Porta” - “I tali che stanno alla Porta” - “I della Porta”, ecc. Questo soprannome, gradualmente accorciato in Della P­orta - La Por- ta Porta, si trasmise di generazione in generazione. Gradualmente divenne un cognome nel momento

172 – I cognomi d’Italia, cit., p. 920. 173 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 75. 174 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., pp. 68-69. 58 in cui fu necessario censire la popolazione o registrarla in qualche anagrafe o archivio (parrocchiale, comunale, di associazione, corporazione, lista delle tasse, ecc.). Pian piano i figli dei figli dei figli si chiamarono di cognome La Porta (o cognomi simili, nelle diverse varianti). Per esigenze di lavoro o di altro genere (guerre, terremoti, carestia, persecuzioni, ecc.) o per libera scelta, le famiglie si spostavano da una città o da un paese all’altro… Col tempo anche a Bonito giunsero (o da paesi limitrofi [Aria- no?] o da città più lontane [Sicilia?]) delle persone e delle famiglie i cui lontanissimi avi erano stati i titolari, capostipiti del soprannome, divenuto poi cognome, Porta - La Porta.

LA VECCHIA Ieri Salvatore La Vecchia figura nella lista dei bonitesi che persero la vita nella Seconda guerra mondiale. Oggi Salvatore La Vecchia, docente e scrittore. Etimo Da un composto dell’articolo la e vecchia; variante della forma base Vecchi: questi cognomi rinviano a un soprannome oppure a un appellativo originario formato da vecchio nel significato sia di ‘persona anziana’, sia di ‘anziano, saggio, capo morale della comunità’. Nella forma attestata a Bonito prevale la componente del matronimico, cioè quel sopran- nome riferito originariamente alla madre (del capostipite), a una donna. Esiste in altre re- gioni la versione del cognome al maschile Lo Vecchio175. La Vecchia è soprattutto siciliano (Palermo, Catania, Agrigento), con presenze nel continente (Roma, Campania, Calabria). Esistono anche le varianti grafiche Lavecchia e Della Vecchia.

“Matronimici. La forma maschile di un cognome può semplicemente trasformarsi in femminile. Più spesso i matronimici derivano da un antico soprannome, essendo generalmente ignoto il padre: Labarbuta, Labella, Lagreca, Lamònica, Lavecchia, ecc”176.

Oggi 2 a Bonito, nessuno ad Avellino, 3 in Irpinia, 99 in Campania, 1060 in Italia.

LEONE Ieri Raimondo Leone figura in un atto del 1810 relativo alle quotizzazioni dei terreni a ­Bonito. Cognome ben radicato in paese, con un foltissimo gruppo di emigrati verso le Americhe tra fine ’800 e inizi ’900 (almeno 30 accertati). Etimo Dal nome personale Leone, può essere anche cognome israelitico; in qualche caso può originare da un soprannome dall’appellativo leone e ancora in altri casi può dipendere da un toponimo Leone riscontrato in alcune regioni. La diffusione di Leone in Italia può essere stata favorita dal fatto che il nome è stato portato da vari papi ed era nome già usa- to dai primi Cristiani. Leone è il 28º cognome italiano per frequenza, 8º in Puglia, 69º in Campania. Nuclei consistenti anche a Napoli, in Abruzzo e Basilicata. Oggi 4 in paese, 12 ad Avellino, 127 in provincia (di cui 13 a Santa Paolina, 12 a Castel Baronia), 1250 in Campania, 10.000 in Italia.

LO CONTE Ieri In un atto del 1806 si cita “Gennaro Lo Conte casa all’Airella”177. Molte famiglie emigrate in America (almeno 10 persone documentate nel Dizionario dei bonitesi emigrati). L’esisten-

175 – Ferdinando Lo Vecchio è il creatore della casa editrice Lo Vecchio di Genova, che ha pubblicato, tra le altre cose, un libro sulla storia dei fratelli De Filippo. 176 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 31. 177 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 246. 59 za del cognome nella storia del paese è anche ‘immortalata’ nel toponimo Cupa Le Conte. Etimo Variante meridionale (con articolo Lo) della forma base Conte - Conti. Questi co- gnomi derivano dall’appellativo conte ‘signore di contea’, poi ‘titolo di nobiltà’, impiegati come soprannome. In alcuni casi il nome Conte poteva derivare dalla riduzione di nomi personali come Rubaconte. “Come nel caso di numerosi altri cognomi provenienti da ­titoli e cariche onorifiche, all’origine potrebbe esservi un soprannome scherzoso allusivo alla so- miglianza fisica o comportamentale del nominato con un nobile della zona di origine; op- pure con riferimento (metonimia) con persone che prestavano servizio presso ville o terreni di ­nobili”178. Lo Conte rappresenta il 19º per frequenza nell’Avellinese, con centro d’irra- diazione il comune di Ariano Irpino. Nuclei in Puglia e Sicilia.

“I cognomi preceduti dall’articolo sono decisamente meridionali, soprattutto campani, pugliesi e siciliani. Soprattutto pugliesi le forme con lo/la davanti a patronimico (Lo Mauro), a nome di me- stiere o carica (Lo Console, Lo Mastro), a soprannome (Lobianco), a etnico (Logreco) e perfino a to- ponimo (Lotito)”179.

A questa categoria, in particolare al gruppo di cognomi formati dall’articolo Lo + carica, apparten- gono i cognomi bonitesi Lo Conte, Lo Priore; nel caso di Lo Pilato pare di trovarsi di fronte a Lo + nome o soprannome. ­ Oggi 4 Lo Conte a Bonito, 1 ad Avellino, 245 in Irpinia (di cui 193 ad Ariano, 13 a ­Montecalvo), 282 in Campania, 820 in Italia.

LO PILATO Ieri Cognome molto raro, proveniente forse dal territorio di Mirabella, comune molto ­vicino a Bonito; tra i due centri da molto tempo si svolge uno stretto legame di scambi e relazioni; forse da qui il cognome è penetrato a Bonito. Brigitta Lo Pilato è citata nel Ca- tasto Onciario di Bonito del 1753180. Etimo Da un composto di lo e pilato ‘pelato’. Variante del cognome Pilato, Pilati originato dal nome Pelato e in Sicilia dalla voce dialettale pilatu ‘stempiato, calvo’. Segnalo un’altra ipotesi eti- mologica: forse all’origine del cognome c’è un soprannome che si riferiva a una persona (il capo- stipite di tale cognome) criticandola per l’atteggiamento “pilatesco” (il “me ne lavo le mani…” del personaggio ricordato dai Vangeli)?181 Cognome agrigentino di Raffadali e Avellinese di Mi- rabella Eclano, con presenze in Calabria. “Cognomi originati da qualità o difetti fisici o morali: Acerbo, Caputo, Occhiuto, Caporaso (…) Lopilato (…)”182. Il cognome calabrese citato da Rohlfs è “univerbato”, cioè reso graficamente con una solaparola, ­ l’attestazione del cognome bonite- se e irpino è invece con l’articolo ­staccato Lo Pilato,­ ma, come è ovvio, il discorso non cambia. Oggi Nessuno a Bonito, 1 ad Avellino, 13 in provincia (di cui 9 a Mirabella e 2 a Grotta- minarda), nessun’altro in Campania, 45 in Italia.

178 – Dizionario storico ed etimologico dei cognomi italiani, cit., p. 511. 179 – E. Caffarelli, Il dialetto nei cognomi italiani, in AA.VV., Dialetti italiani. Storia struttura uso, UTET, ­Torino 2002, p. 126. 180 – Cfr. M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario, cit., p. 95. 181 – Ipotesi suggestiva suggerita da don Aldo Lanza, Parroco di Bonito, in una conversazione personale. Forse­ però si tratta di un caso di paretimologia o di etimologia edificante. 182 – G. Rohlfs, Dizionario dei cognomi e soprannomi in Calabria, Longo, Ravenna 1979, p. 12. 60 LO PRIORE Ieri Attestato in passato in paese, un folto nucleo tra i bonitesi emigrati in America. Come per altri casi potrebbe essere penetrato dal limitrofo comune di Mirabella, per ragioni le- gate a formazioni di famiglie, scambi commerciali, ecc. Etimo Variante meridionale (con l’articolo Lo) della forma base Priore, derivato da priore in una delle sue accezioni (in ambito religioso o magistrato della città medievale). In alcuni casi c’è connessione ad un toponimo Priora nel comune di Sorrento (NA). Lo Priore è tipicamen- te avellinese (Mirabella e Fontanarosa). Raro, presente in soli 33 comuni italiani su 8000. Oggi Nessuno in paese, 1 ad Avellino, 37 in Irpinia (di cui 15 a Mirabella, 9 a ­Fontanarosa, 5 a Bisaccia), 44 in Campania, 100 in Italia.

LOSANNO Ieri In un documento del 1619 (“Inventario dei beni” della chiesa parrocchiale) si cita l’orto di Giovanni Antonio Losanno sito “dietro lo Monnezzaro”183. Gioacchino Losanno è menzionato in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro l’amministrazione comunale). Diverse persone di cognome Losanno sono citate in un atto notarile del 1810 relativo alle quotizzazione di terreni. Ricordo anche Claudio Losanno, a cui è intitolata la Sala consiliare del Municipio di Bonito (fu consigliere comunale e cittadino molto impe- gnato nel promuovere iniziative sociali e culturali per il progresso del paese). Etimo Forse una forma maschile di un nome Losanna oppure composto dell’articolo Lo e del nome Sando con assimilazione -nd- > -nn- tipica del dialetto. Il nome di persona Sando è di origine germanica. Sando e Sandus sono attestati in carte del codice di Montevergine nel 946 e nel 1003. Altra ipotesi: Losanno potrebbe derivare anche dallo ­spagnolo Lozano (pronuncia Losano) che significa “lussureggiante, esuberante, pieno di vita”184. ­Losanno è nome di famiglia campano, specialmente a Bonito. Cognome raro, documentato in soli 43 comuni. Oggi 20 a Bonito, nessuno ad Avellino, 26 in provincia (cioè solo 6, tolto Bonito, di cui 2 ad Ariano e 2 a Mirabella), 40 in Campania, 70 in Italia.

“Alias” - Un’annotazione in margine a Girolamo Losanno. Nella Platea del 1727 dell’Arciprete D. Antonio Battagliese si cita anche Girolamo Losanno alias Zingariello. Alias è parola latina che signi- fica “detto altrimenti” o “chiamato anche” e Zingariello è verosimilmente un soprannome; difficile ora stabilire la ragione di quel nomignolo; piuttosto voglio sottolineare un altro aspetto, con l’aiu- to della seguente citazione: “A fianco del nome e del cognome, si evidenzia l’esistenza, meno regolare, ma non isolata, di un terzo nome con funzione di «soprannome», introdotto da una formula esplicativa abitualmente rappre- sentata da alias: Matheus Cova alias Carbonati, Antonius de la Facia alias Valoxii, Martinus Cerutus alias de Matheo. (documentati nel XV secolo). È questo un evidente segnale che l’applicazione del terzo nome non è istituzionalizzata, ma ciò nulla toglie alla realtà della tendenza che nella tradizione orale è continuata fino a ben oltre la metà del Novecento. Non pare superfluo sottolineare la coin- cidenza di questa formula con quella a tre membri tipica della latinità aurea”185.

183 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 87. 184 – Ipotesi formulata da C. Graziano. 185 – A. Rossebastiano in Introduzione a I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino 2005, p. XX. 61 LUONGO Ieri Angelo Luongo è citato in un documento del 1727 (lavorava una vigna vicino alla chiesa di S. Antonio da Padova). Andrea Luongo figura nel Catasto Onciario di Bonito del 1753. Vincenzo Luongo è menzionato in un atto del 1768: ottenne in affitto un territorio in località La ficocella. Tommasino Luongo fu una delle 200 vittime del colera del 1867. Un folto gruppo di persone con questo cognome (almeno 20 accertati) tra i bonitesi emi- grati negli USA tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Variante meridionale di Longo, Longhi; La u aggiunta è per un processo linguistico detto metafonesi napoletana o meridionale. Luongo sta per ‘lungo’, aggettivo usato come soprannome riferito a persone alte e magre. 21º per frequenza nella provincia di Avellino­ (soprattutto Caposele, Casalbore, Mirabella e la città capoluogo). Distribuito anche a ­Pozzuoli (NA), con nuclei in Basilicata. Oggi 2 a Bonito, 16 ad Avellino, 220 in Irpinia (di cui 17 a Mirabella, 13 a Vallesaccarda, 12 a Chiusano S. Domenico), 1395 in Campania, 2130 in Italia.

MAFFEO / MAFFEI Ieri “La visita pastorale del 10 maggio 1517. I rappresentanti del vescovo passano quindi alla visi- ta personale dell’arciprete e dei suoi collaboratori: D. Giovanni Maffei (…)”186. Carmine Maffeo è citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1752. Ricordo anche Michele Maffeo che fu Priore della Congregazione del SS. Rosario di Bonito. Un gruppo di emigrati bonitesi in America di cognome Maffeo. Entrambe le forme grafiche (al singolare e al plurale) sono attestate a Bonito. Etimo Questo cognome, in realtà, originariamente era Matteo (dal nome di persona), divenne Maffeo poiché così suonava sulla bocca popolare che pronunziava “f” l’aspirata “th” di Mat- thaios187. All’origine ci sono i nomi della tradizione cristiana Matteo e Mattia, che nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli indicano il primo l’apostolo e evangelista, il secondo il nuovo apo- stolo eletto per sostituire Giuda. Sia Matteo che Mattia derivano dall’ebraico e significano: “dono di Dio” (Mattat: ‘dono’, più Iah, abbreviazione di Iahvè, Dio). Maffeo­ è presente so- prattutto al Sud; si incontra in 203 comuni italiani. Maffei è panitaliano. Maffeo è anche un nome di persona, non solo anticamente, ma anche in tempi recenti: nel ’900 ha avuto 288 attestazioni a livello nazionale188. Oggi 1 a Bonito, 7 ad Avellino, 41 in provincia (di cui 11 ad Atripalda, 6 a Sant’Angelo all’Esca), 89 in Campania, 456 in Italia.

MAGLIO Ieri “I padri Gennaro Coviello e Paolino Maglio, insieme ai fratelli laici Prisco Grieco e Domenico Cimino, tutti di Bonito, tornarono in parrocchia e furono aggregati al colle- gio parrocchiale”189. E ancora: Teresa Maglio (fu Epifanio e di Maria Felicia Ciano) fu una delle vittime del colera del 1867.

186 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 14. 187 – C. Graziano, Il dialetto di Bonito, Poligrafica Irpina, Nusco, 1989, p. 7. 188 – In passato hanno portato questo nome personaggi illustri, tra cui Maffeo Barberini, papa col nome di Urbano VIII (1568-1644). Più vicino a noi, da ricordare Maffeo Pantaleoni (1857-1924), economista, poli- tologo e senatore del Regno. 189 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 234. Il contesto dell’episodio è la drammatica situazione conseguen- te alla soppressione degli enti religiosi (monasteri) decretata dal Regno d’Italia dopo l’unificazione del 1861. Anche il convento di S. Antonio di Padova fu soppresso. Rimase aperta per il culto solo la chiesa. 62 Etimo Possibili diverse interpretazioni: 1. Da maglio ‘maglio, grosso martello’ anche ­attraverso una designazione toponomastica Maglio che si trova in varie province italiane. La parola maglio è attestata nella lingua italiana dal 1342. 2. In qualche caso da maglia ‘­maglia’ (che ha dato origine al cognome Maglia da un soprannome con riferimento al verbo magliare ‘legare strettamente’). Un elemento antroponimico Maglius, Malius ricorre già a Lucca nel 1151. Il cognome ha un forte nucleo a Imperia, e anche ad Avellino dove occupa il rango 67. È un nome di famiglia cosiddetto poligenetico, cioè ha diverse possibili cause e origini e anche differenti punti di origine e distribuzione sul territorio. Al Sud oltre che in Irpinia si trova a Napoli, nel Salernitano e a Lecce. Oggi Nessuno in paese, 20 ad Avellino, 85 in provincia (di cui 21 a Grottolella, 9 a ­Montefredane, 5 a Manocalzati), 215 in Campania, 1090 a livello nazionale.

MAGNO Ieri Nell’elenco dei bonitesi emigrati oltreoceano nei primi del Novecento vi sono almeno 12 Magno. Palmerino Magno è uno dei Bonitesi Caduti nella Grande Guerra. Alessandro Magno (1898-1963) e il fratello Carlo Magno, parteciparono alla Prima guerra mondiale.­ Magno Alessandro fu anche sagrestano della chiesa di S. Domenico e compare in una foto, insieme al vescovo mons. Nicola Agnozzi nel giorno della consacrazione della chiesa ria- perta dopo il terremoto del 1962. Etimo Dal nome Magno che riprende il supernomen o nomen latino Magnus (da magnus ‘grande’). Talvolta può dipendere dall’aggettivo magno ‘grande’ che si mantiene anche in qualche dialetto (sardo mannu ‘grande’, salentino mannu ‘bello’). In alcuni casi può rap- presentare un soprannome derivato da magnare, variante dialettale di mangiare. In Calabria è attestato nel 1214 Robertus filius hugonis Magni. Magno è meridionale, si trova a Napoli, in Sicilia, in Puglia e in Basilicata.190 Oggi 4 a Bonito, 2 ad Avellino, 11 in Irpinia, 138 in Campania, 1154 in Italia.

MANGANELLI Ieri In paese hanno vissuto famiglie sia di cognome Manganelli sia Manganiello. Anche nell’elenco dei bonitesi emigrati nei primi del ’900 sono documentati entrambi i cognomi. I due cognomi hanno una matrice comune (varianti della forma base Mangani). Etimo Da un soprannome legato a un mestiere connesso con il mangano, nome di un antico strumento di guerra e di una macchina a rulli per lavorare il lino. Nella formazione del co- gnome in area siciliana probabilmente entrò anche il toponimo Mangano, frazione di Acire- ale nel Catanese. Riguardo a Manganelli, in un documento di area meridionale del 1061 è attestato acceptore qui dicitur Manganellu. La forma Manganelli (pluralizzata) è più caratte- ristica dell’Italia centrale e settentrionale; nel Sud prevale Manganiello, anche nell’Avellinese. Oggi 1 in paese, 17 ad Avellino, 37 in provincia, 81 in Campania, 719 in Italia.

MANGANIELLO Ieri Vedi considerazione fatta per il cognome Manganelli. Etimo Versione meridionale di Manganello, Manganelli, con dittongazione e > ie. Molto diffusa in Campania e tipica di Ariano Irpino nell’Avellinese. Per l’etimologia vedi la voce Manganelli.

190 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 1027. 63 Oggi 2 in paese, 11 ad Avellino, 142 in Irpinia (di cui 36 ad Ariano, 16 a Montefusco, 14 a Pietradefusi, 12 a Venticano), 345 in Campania, 536 in Italia.

MARANO Ieri Elisabetta Marano di anni 27 fu una delle 200 vittime bonitesi del colera del 1867; Nicola Marano era il marito di Elisabetta Beatrice, anch’ella vittima del morbo che colpì il paese nel XIX secolo. Un altro Nicola Marano (nato nel 1878) emigrò negli USA nel 1897; Antonio Marano (1951) si trasferì in Germania. Etimo Origini diverse a seconda dell’area di formazione del cognome. In alcuni casi di- pendono da un nome personale Maranus, Marano, Marana. In altri casi riflettono nomi di luogo, come nei toponimi Marano, Marana diffusi in diverse regioni. Ancora: si ipotiz- za una qualche derivazione dall’antico appellativo marrano191 nelle sue varie accezioni: 1. Epiteto offensivo attribuito, fino al XVII-XVIII secolo, dagli Spagnoli agli ebrei e ai mu- sulmani convertiti. 2. Uomo falso o cattivo (accezione entrata nella lingua italiana già dal 1484). 3. In tono scherzoso: ‘zotico, villanzone’. Ricordo che marrano deriva dallo spagno- lo ­marrano ‘porco’, probabilmente dall’arabo muharran ‘cosa proibita’ (la carne di maiale esclusa dalla cucina nell’Islam)192. Oggi Nessuno in paese, 22 ad Avellino, 130 in provincia (31 a Montella, 27 a Monteforte, 13 a Pratola Serra), 666 in Campania, 2118 in Italia.

MARENGHI Ieri Seppure raro e non cognome bonitese doc, il cognome Marenghi è attestato in paese­ in passato, con alcuni esempi che ricordo: Gerardo Marenghi docente e studioso di fama nazionale. Beniamino Marenghi (“Briamino”) (1877-1953), molto noto nella storia e nelle cronache del paese per la sua preziosa professione di trainiere e accompagnatore di ­persone. Inoltre ricordo un folto gruppo di bonitesi emigrati (almeno 11 accertati, con ­questo ­cognome).

“Marenghi era Marenga, e veniva da Ariano193. Il prof. Gerardo Marenghi in una conversazione pri- vata mi confermava questa notizia”194.

Etimo Nella formazione del cognome confluiscono diversi fattori: 1. Il toponimoMarengo ­ , località nel comune di Alessandria e nome di un altro luogo nel Mantovano. 2. Da un so- prannome legato alle voci antiche marengo o marenco dal latino medievale marincus ‘del mare, che viene dal mare o da zone marittime’, riferito anche a chi sta presso il mare195. Sia il cognome Marenghi che Marengo sono del Nord Italia. Penetrato al Sud e in Irpinia (­anche a Bonito) per ragioni storiche e sociali difficili da determinare. Oggi Cognome raro, attualmente nessuno in paese, né ad Avellino, 4 in provincia, 8 in Campania, 342 in Italia.

191 – I cognomi d’Italia, cit., p. 1055. 192 – DELI, cit., p. 725. 193 – In Storia di Bonito, di C. Graziano, si parla di un certo Gaetano Marenga, comparso a Bonito durante i moti carbonari nel 1822. 194 – C. Graziano, in una corrispondenza con l’autore di questo libro. 195 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., p. 161. 64 MARIANO Ieri Cognome di varie famiglie radicate da moltissimo tempo a Bonito. Un nutrito ­gruppo di emigrati negli USA. Etimo Da un nome di persona Mariano che continua il cognomen latino Marianus ­derivato da Marius, ma sull’affermazione del nome Mariano, sostenuto dal culto di San Mariano martire, ha influito il collegamento paretimologico con mariano ‘di Maria Vergine’. Esistono­ anche le forme Marian e Mariani. Mariano è meridionale, rango 30 nella provincia di Lecce,­ 63 a Campobasso, nuclei a Napoli e altre zone campane. Oggi 4 a Bonito, 4 ad Avellino, 33 in provincia (di cui 9 ad Ariano), 328 in Campania, 3089 in Italia.

MASIELLO Ieri A Bonito questo cognome è attestato fin dall’inizio del ’700; i primi nuclei si insedia- rono in una contrada che in seguito assunse come toponimo il loro cognome. Tra i pri- mi fu Cesare Masiello, proveniente da Mirabella, si insediò in questa zona nei primi del XVIII secolo. Lui e i suoi familiari (tra cui Arcangelo)196 e poi i discendenti, lavoravano le terre del duca Marcantonio Garofalo. Alla fine di un lungo percorso storico, per enfiteusi divennero proprietari del fondo197. “Le fertili terre di Morroni attirarono (dopo il 1759, ndr) nuove famiglie, come quella Masiello da Mirabella, venute a coltivarle”198. La contra- da storicamente abitata da queste famiglie (e da quelle di cognome Tordiglione) prese il nome di Contrada Masiello Tordiglione. Etimo Dal nome Maso, ipocoristico (cioè abbreviazione vezzeggiativa) di Tommaso. Un ­Masellus Carrafa è documentato in carta meridionale del 1367, Un Pietro Masello a Brindisi nel 1591. Esistono diverse varianti grafiche del cognome Masi: Masella, Maselli, Masello. La forma Masiello­ ha subito la dittongazione (doppia vocale) metafonetica meridionale: e > ie, di cui abbiamo visto vari casi (es. Greco > Grieco; Manganello > Manganiello; Covello > Coviello, ecc.). Masiello si concentra a Formia (LT), Napoli, nel Casertano, a Eboli (SA), in zone della Puglia e dell’Avellinese. Oggi Pochi in paese attualmente (forse il cognome si è estinto per una forte spinta emigra- toria, tre nuclei grossi di Masiello oggi sono negli USA, in Toscana e nel Nord Italia). Se- gnalo comunque Melania Masiello, assessore alla cultura del comune di Bonito nel 2014. 2 ad Avellino, 10 in provincia, 227 in Campania, 873 in Italia (di cui 210 in Puglia, con forte concentrazione nel Barese, 133).

MASONE Ieri Nicola Masone figura in un documento del 1797 in cui sono elencati i cittadini bonitesi tra i 21 e i 50 anni. Un nucleo di persone e famiglie con questo cognome presenti in pas- sato in paese e un forte gruppo tra i bonitesi emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Deriva dal nome di persona Maso (abbreviazione di Tommaso) col suffisso ­accrescitivo. In alcune zone d’Italia (esempio nel Veneto) dipende dall’appellativo masòn ‘magione, casa’ o si confronta con alcuni toponimi Maso, Mason, Masson, ecc. Cognome abbastanza raro,

196 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 253. 197 – Fonte: Archivio storico del Museo di G. Di Vito. 198 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 134. 65 presente in soli 72 comuni italiani su 8000. Ha un ceppo a Roma e a Pomezia nel Romano,­ a Minturno nel Latinense, in Campania nel Beneventano, a Pietrelcina, Benevento e Pesco Sannita, e a Napoli. Oggi Nessuno né in paese né in Irpinia. 78 in Campania (di cui 61 nel Beneventano), 196 in Italia.

MAURIELLO Ieri Stefano Mauriello (con i suoi sette figli) compare nelle rivele del catasto onciario ­bonitese nel 1753199. Nicolò Mauriello risulta in un atto del 1774, un contenzioso tra al- cuni cittadini bonitesi e il Comune200. Gabriele Mauriello risulta in un documento del 1807 che comprendeva numerosi cittadini bonitesi con relativa età e professione (aveva a quell’­epoca 29 anni e faceva il tessitore)201. “Nel 1850 tal Orazio Mauriello di Bonito, cita- to prima come carcerato, poi come latitante, subisce un processo per associazione segreta in attività contro lo Stato”202. Felice, Gabriele e Giovanni Mauriello risultano nell’elenco dei bonitesi emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Da una forma derivata dal nome personale Mauro, col suffisso -ello, e la metafonesi meridionale e > ie. Si concentra a Napoli e provincia, nel Beneventano a Roma e nel Foggiano. Oggi No a Bonito, 18 ad Avellino, 90 in provincia, 670 in Campania (di cui 400 nel Na- poletano), 945 in Italia.

MEROLA Ieri Una delle famiglie illustri della storia bonitese, radicata da secoli in paese. Molti i per- sonaggi noti, cito Pasquale Merola, primo sindaco di Bonito dall’Unità d’Italia (1861). Altri Merola ricoprirono la carica di “Primo cittadino”: Aristide (prima nel 1964-67 poi ancora nel 1975-80) e Nicola (1989-95). Cito Elisa Merola, benefattrice, nel 1931 il Comune, ri- conoscente, deliberò di intitolare al suo nome un’aula dell’Asilo Infantile. Menziono­ anche Tania Merola, insegnante e apprezzata attrice della compagnia teatrale bonitese “La Giostra”.­ “Tra i cognomi oggi più ricorrenti abbiamo individuato quello della famiglia Merola.­ Pro- babilmente originaria di Apice, la troviamo a Bonito già nel 1700. Saverio ­Merola acquista un terreno in enfiteusi all’Isca alla Fiumara nel 1770”203. Etimo Dalla voce dialettale meridionale mèrola, mèrolo ‘merlo’. Cognome campano, al rango 44 a Caserta, 7º per frequenza nel Casertano, 2º a Santa Maria Capua Vetere, 8º a Maddaloni; ben presente a Napoli, forte nucleo a Roma.

“Il cognome è attestato già nell’anno 832 d.C. a Nocera Superiore (Sa), dove una donna di nome Merola compare in un documento nel quale è rappresentata dal figlio Marinus (si veda l’Archivio dell’abbazia benedettina della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni)”204. Oggi 11 a Bonito, 1 ad Avellino, 47 in provincia (di cui 15 a Caposele, 6 a Montella), 1000 in Campania, 1500 in Italia.

199 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario (1752-1753), cit., p. 54. 200 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, Anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 241. 201 – Atti notarili consultati all’Archivio di Stato da V.M. Miletti. 202 – A. Grieco, Nel Regno dei Fiori. Settembre 1860 a Bonito, 2006, p. 87. 203 – V. Martiniello, L. De Rosa, M. Buongiorno (a cura di), Bonito. Storia e tradizione, 2006, p. 96. 204 – F. Paolucci, Le famiglie campane, cit., p. 197. 66 “Non si deve pensare che un nome di famiglia sia nato un a sola volta da un unico individuo­ e di lì si sia propagato in tutta Italia. Questo vale soltanto per i cognomi rari e in genere concentrati in un territorio ristretto. Nel caso di alte e medie frequenze, va invece ipotizzato che il cognome si sia fissato più volte nel tempo e nello spazio: è quel che si dice un nome di famiglia poligenetico”205.

MESISCA Ieri Cognome molto raro; è stato presente per un periodo in paese, probabilmente pene- trato dalla limitrofa Apice, per ragioni legate a matrimoni con donne bonitesi o per ragioni lavorative. Un nucleo emigrò in Argentina, un altro in Australia. Etimo Secondo lo studioso G. Rohlfs deriva da una voce dialettale calabrese e lucana ­mëscischë ‘carne morbida di animali’, forse legato al mestiere di qualche antenato a cui fu attribuito un certo soprannome da cui è nato il cognome. Probabilmente mesisca è anche da avvici- nare al napoletano mesesca, “carne seccata al vento e al fumo; carne secca” – “In senso figu- rato: fare na mesesca, “far macello di gente” – C’è poi la voce mmesca mesesca, “mescolanza, miscuglio, miscela, intruglio”206. Cognome beneventano (soprattutto Apice). Oggi Nessuno a Bonito e ad Avellino, 1 ad Ariano, 30 nel Beneventano (di cui 23 ad ­Apice), 53 in Italia.

MILETTI207 Ieri Una delle famiglie illustri della storia di Bonito, radicata in paese da secoli. Molti i personaggi noti da ricordare. In generale rinvio al capitolo a loro dedicato nel Dizionario biografico dei bonitesi. Ricordo brevemente qui Camillo Miletti (1749-1825) sindaco del paese; Gregorio Miletti (1788-1863), magistrato; Crescenzo Miletti (1867-1939) stimato sindaco di Bonito per molti anni; Fulvio Miletti (1880-1970) medico, scrittore e giornalista. Oggi Wanda Miletti (1922), figlia di Fulvio, consorte del celebre Salvatore Ferragamo, diri- gente dell’azienda dopo la scomparsa del marito. Valerio Massimo Miletti (1966), ­ricercatore, autore di pubblicazioni storiche, collaboratore di riviste, consigliere comunale. Etimo Diffuso principalmente a Napoli e in Irpinia, a Bonito, Avellino e Atripalda, con piccoli nuclei registrati nel beneventano, casertano e salernitano, rispettivamente nei comuni di Amorosi, Maddaloni e Scafati. Il cognome Miletti sembra avere origini cro- ate e sarebbe l’italianizzazione di Mileta, cognome croato-dalmata, derivato a sua volta dal nome proprio Emilio208, o anche di Miletich o Miletic. Anche in Istria è presente il cognome Miletich ­associato a Mileti e Miletti come proveniente da un’unica derivazio- ne. Secondo la ­tradizione, in periodo rinascimentale alcuni esponenti della casata, pro- babilmente per motivi militari, si spostarono sulle coste adriatiche italiane, in Veneto, nelle Marche e in Molise, e di qui in Campania, conquistando ragguardevoli posizioni sociali e, in alcuni casi, anche titoli nobiliari. Certamente anche la situazione della peni- sola balcanica, sempre in conflitto con gli Ottomani, soprattutto dopo la caduta di Co- stantinopoli nel 1453, potrebbe aver favorito gli spostamenti di famiglie e popolazioni sulle coste italiane. Altra tesi, forse collegata alla prima ma tuttavia non supportata da riscontri certi, vedrebbe la famiglia giungere in Italia dall’Albania al seguito del principe

205 – E. Caffarelli,Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e di cognomi, Laterza, Bari-Roma, 2013, p. 9. 206 – R. Andreoli, Vocabolario Napoletano Italiano, cit., pp. 233.239. 207 – Profilo realizzato con la collaborazione di V.M. Miletti. 208 – Ivan von Bojnicic (1858-1925), Der adel von Kroatien und Slavonien, (La nobiltà di Croazia e Slavonia),­ Norimberga 1899, ristampa nel 1986. 67 Giorgio Castriota Scanderbeg, chiamato nel 1461 da Ferdinando I re di Napoli per un aiuto nella lotta contro il rivale Giovanni d’Angiò.

“In parte si può ricondurre al personale Mileto, Mileta, o da Milo con il suffisso -etto: il femminile Milecta è attestato in un documento del monastero di Montevergine-Av nel 1195; in parte saranno da confrontare con un toponimo Miletto (cfr. Monte Miletto in provincia di Caserta e Montemiletto in provincia di Avellino) o anche Mileto, con una grafia ipercorretta. La forma Miletta è della pro- vincia di Crotone – Petilia Policastro, Cotronei – e in misura minore di quella di Catanzaro. Miletti si distribuisce nel Meridione: Napoli e altrove in Campania, Montemitro-Cb, Nicosia-En e inoltre in Abruzzo. Miletto, infine, è di Torino e provincia, con punta a Villar Focchiardo”209.

Oggi 4 a Bonito, 1 ad Avellino, 24 in Campania, 85 in Italia.

MINICHIELLO Ieri Antonio Minichiello (di Filippo) risulta nell’elenco del 1797 di cittadini di Bonito. Il cognome, sebbene non molto diffuso a Bonito, è certamente attestato in diverseoccasioni. ­ Nuclei di famiglie con questo cognome abitarono a lungo in paese, in una zona fuori dell’a- bitato, lungo la strada che conduce a Piano Pantano, all’altezza dell’attuale panificio De Mi- chele. Questo nome di famiglia forse penetrò a Bonito dai limitrofi comuni Grottaminarda, Melito, Mirabella, dove è sempre stato diffuso e ancora lo è. Un folto gruppo di persone col cognome Minichiello figura tra i bonitesi emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900. -Ri cordo Raymond Minichiello (1917-2013) figlio di Filippo (nato, questi, a Bonito nel 1882 e arrivato a New York nel 1905). Raymond ha avuto una brillante carriera negli USA ed è stato anche fondatore e presidente della Fondazione Guglielmo Marconi­ negli Stati Uniti. Etimo Variante di Menichelli, Minichello, con la tipica dittongazione metafonetica meridio- nale con passaggio di e > ie (cfr. ad es. Grieco, Manganiello, Masiello, ecc.). L’origine è nel nome personale Menico, abbreviazione di Domenico. Minichiello è Avellinese, con epicentro­ Grottaminarda, nuclei anche a Napoli e Roma. Oggi Nessuno a Bonito, 3 ad Avellino, 121 in Irpinia (di cui 48 a Grottaminarda, 15 a ­Melito, 12 a Montemiletto, 10 a Mirabella), 144 in Campania, 260 in Italia.

MODESTINO Ieri Cognome radicato a Bonito da molto tempo. Giovanni Modestino è attestato in un atto del 1810 concernente la quotizzazione dei terreni demaniali. Un ceppo emigrato in Venezuela, un altro in Svizzera. Etimo Variante (con diminutivo) di Modesti: dall’aggettivo modesto (termine documentato nella lingua italiana attraverso Dante dal 1321), tramite un originario soprannome attribu- ito in relazione alla qualità di ‘modestia’; o anche dal nome Modesto che riprende il nome latino Modestus (anch’esso dall’aggettivo modestus ‘moderato’), molto diffuso come nome personale in epoca e in ambienti cristiani e come cognomen già nella prima età imperiale. Modestino è campano, a Napoli e nelle province di Salerno e di Avellino. Raro, presente in soli 46 comuni italiani su 8000. Oggi 3 a Bonito, 13 ad Avellino, 31 in provincia (di cui 7 a Paternopoli), 66 in Campa- nia, 119 in Italia.

209 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 1129. 68 MONACO Ieri Maria Monaco è citata nel Catasto Onciario di Bonito del 1752: era una ragazza di 18 anni che abitava in una casa in zona Airella, era definita, col linguaggio dell’epoca, “zita in capillis210, cioè ragazza da marito. Cito Carmine Monaco sacerdote bonitese nell’­Ottocento, fu anche Fondatore e Rettore della Congregazione del SS. Rosario; Pasquale Monaco sinda- co nel XIX secolo e Cesare Monaco sindaco del paese nel ’900. Etimo Da monaco con riferimento a condizione religiosa, o usato come soprannome attraver- so i vari significati traslati assunti dal termine nelle varie regioni italiane. A Firenze nel 1225 è attestato un Cambius del Monaco. Il cognome Monaco è prevalentemente meridionale (a diffe- renza della variante pluralizzata Monaci), rango 87 in Campania (81 a ­Napoli), 95º in Abruz- zo, nuclei in Puglia, nel Casertano e un forte insediamento nell’Avellinese (Ariano Irpino). Oggi 3 a Bonito, 4 ad Avellino, 93 in Irpinia (di cui 61 ad Ariano), 1380 in regione, 6370 a livello nazionale.

“Si tratta di soprannomi, divenuti poi cognomi, assegnati a chi svolgeva una funzione connessa alla religione, come Abate e Abbadessa, Canonico, Cardinali, Chierico e Clerici (…) Priore, ecc. e anche ad attività minori come il sagrestano (talora chiamato Monaco)”211.

MOSCATI Ieri Ricordo Camillo Moscati (1887-1961), insigne giurista, una brillante carriera da magi- strato, fino al coronamento come Presidente della Suprema Corte di Cassazione. Da segna- lare che il celebre San Giuseppe Moscati, il “medico santo”, era cugino del nostro bonitese Camillo Moscati e padrino di Cresima del dott. Tullio Miletti, figlio di Fulvio. La presenza del cognome in passato a Bonito è forse testimoniata anche dal toponimo ­bonitese Casino de Moscato, nell’ipotesi di un riferimento, in quel nome di luogo, al cognome Moscato, Moscati.

“La famiglia Moscati è originaria di S. Lucia di Serino in provincia di Avellino. Già nel 1700 risulta­ possedere in tenimento di Pianopantano un fondo di sessanta ettari, che si estendeva dal vallone “Guado dei morti” alla provinciale di Avellino. In questo territorio vi era un castelletto con quattro torri angolari, provviste di feritoie di difesa. (…) Verso la fine del 1800 Moscati Francesco sposa Giuseppina Miletti e si trasferisce a Bonito da S. Lucia di Serino”212.

Etimo Da un nome di persona Moscato, derivante da moscato ‘muschio, profumo’, anche ‘vi- tigni e vini dolci e molto profumati’ (da musco ‘muschio’). La parola moscato è documentata nella lingua italiana dal 1611. In alcuni casi pare sia legato ad un soprannome moscato (da mosca) con riferimento al mantello dell’animale che ha sparse alcune macchiette nere come ‘mosche’. Il nome è attestato nella forma latinizzata Muscatus nel 911 in un documento del codice di Cava de’ Tirreni (SA). Il cognome nella forma bonitese Moscati ha la particolarità che in genere le forme grafiche pluralizzate sono tipiche del Centro-nord, qui in paese inve- ce si è insediata la forma Moscati, mentre Moscato è ben diffuso al Sud, soprattutto in Sicilia, Calabria e nel Napoletano213.

210 – Come spiega la prof.ssa Michelina De Iesu nel bel libro Radici e memoria, “vergine in capillis” o “zita in capillis” erano espressioni introdotte dai Longobardi con riferimento al modo di acconciare i capelli delle fan- ciulle e che secondo la tradizione indicava le giovani in età da marito. 211 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 76. 212 – V. Martiniello, L. De Rosa, M. Buongiorno (a cura di), Bonito. Storia e tradizione, 2006, p. 97. 213 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 1169. 69 Oggi 1 in paese, nessuno ad Avellino, 3 in provincia, 65 in Campania, 260 in Italia. Un confronto con Moscato: nessuno a Bonito, 3 ad Avellino, 21 in provincia (di cui 10 a Mirabella), 180 in regione, 1190 in Italia.

MOSCHELLA Ieri “Moschella. Cognome di Bonito, seppure raro e oggi non più presente tra la popo- lazione residente. Una famiglia con questo cognome era titolare del vecchio mulino. La zona nel tempo divenne nota come il Molino de Moschella. Ancora oggi esistono dei resti del vecchio mulino”214. Etimo Suffissato con -ella ha origine analoga a Mosca: da un originario soprannome trat- to dal nome comune mosca, attestato ad es. a Firenze nel 1260. In alcuni casi potrebbe es- sere abbreviazione di Fieramosca. In talune occorrenze calabresi potrebbe derivare da voci dialettali come muschera, moscaiola ‘spallina del corpetto privo di maniche che un tempo portavano le ragazze nubili calabresi’. Il cognome Moschella potrebbe derivare anche dal toponimo pugliese Moschella, frazione di Cerignola (FG), indicando provenienza, origine o legame di quelle persone con quel luogo, originariamente. Si trova in Sicilia (Messinese e Catanese), in Calabria (Vibo Valenzia), a Napoli e nell’Avellinese. Oggi Nessuno in paese, 16 ad Avellino, 86 in provincia (di cui 15 a S. Potito Ultra, 14 a Villanova del Battista, 10 ad Ariano), 124 in Campania, 550 in Italia.

MUSTO Ieri Filippo Musto è citato in un documento del 1810 relativo alle quotizzazioni di terre- ni demaniali. Etimo Dalla voce di area meridionale musto ‘mosto’. La variante Musti è di Barletta e al- trove nel Barese (oltre che Roma e a L’Aquila); Musto è campano, Napoli, nell’Avellinese (epicentro a Montemiletto), nel Casertano e Potentino. Oggi Alcuni a Bonito215, 9 ad Avellino, 146 in Irpinia (di cui 54 a Montemiletto, 18 a Montefalcone), 507 in Campania, 998 in Italia.

MUSTONE Ieri Presente in passato in paese (un caso ancora oggi), probabilmente penetrato da paesi limitrofi, infatti questo raro nome di famiglia è avellinese e tipico solo di una zonalimitata, ­ costituita da un comprensorio formato da quattro comuni limitrofi: Melito,Grottaminarda, ­ Ariano, Mirabella. Etimo Da musto ‘mosto’, suffissato con accrescitivo -one. Condivide l’etimologia e l’origine con i cognomi Musto, Musti. È cognome avellinese, in particolare di Melito Irpino. Co- gnome raro, solo in 37 comuni italiani su 8000. Oggi 1 a Bonito, nessuno in città, 32 in provincia (17 a Melito, 5 a Grottaminarda, 4 a Mirabella, 2 ad Ariano), 36 in Campania, 68 in Italia.

214 – Dizionario di toponomastica bonitese, 2012, p. 57. 215 – Ricordo Maria Musto e la sua collaborazione al progetto del libro Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario, sostenuto dall’Università Popolare della Terza Età di Bonito. 70 OLIVIERO / OLIVIERI Ieri La presenza del cognome in passato a Bonito è testimoniata da alcuni documenti an- tichi; anche se resta qualche dubbio sulla forma grafica effettiva del cognome, come si può desumere dalla seguente citazione: nella visita pastorale del 1574 è menzionato “don ­Angelo De Livieri (Oliviero)” come sacerdote bonitese che insieme all’Arciprete ­Bonavita e ad altri tre presbiteri “servono a turno settimanale, tanto nell’ufficiatura, quanto nella ­celebrazione”216. La precisazione della forma Oliviero è fatta dallo stesso curatore del libro. In genere i sacerdoti della chiesa collegiata di Bonito erano bonitesi, anche se non manca- no casi di preti di Melito e di altre zone limitrofe. In un altro documento del 1592 è citato il priore della Confraternita della SS. Concezione Marco Di Livriero. Da notare che anche oggi (sul piano nazionale) esistono i cognomi Livreri, Livrere, Levrere, mentre non è attesta- ta la forma con la preposizione De Livrieri. Comunque quel Di Livriero fa pensare ancora a Oliviero. In un successivo documento (“Inventario dei beni” della chiesa di ­Bonito) del 1619 il cognome è menzionato in una forma evoluta: “Giovanni Domenico di ­Olivieri”217. Ancora, in seguito, è citato come “Olivieri”. Etimo Dal nome personale Oliviero, derivato da Oliva/Olivo (da confrontare con la forma base del cognome Olivi), con suffisso d’influenza francese -iere, per il latino -arius, ampia- mente documentato in Italia già nei secoli precedenti alla diffusione del personaggio del ciclo cavalleresco carolingio, compagno nella vita e nella morte del paladino Orlando218. Nel 1184 un Adalberto Olivieri è console a Parma. Il cognome Oliviero è soprattutto napo- letano (Ercolano, Portici, Torre del Greco), nuclei nel Casertano e nell’Avellinese. Oggi Nessuno in paese, 7 ad Avellino, 62 in provincia (di cui 11 a Tufo, 9 ad Ospedaletto D’Alpinolo), 635 in Campania, 1500 in Italia.

OLIVOLA Ieri Giuseppe Olivola risulta in un documento del 1725 (un ricorso dei cittadini contro il Comune); Nicolangelo Olivola figura come testimone nell’atto di donazione alla chiesa bonitese del corpo del martire S. Crescenzo219. Un nutrito gruppo di famiglie con questo cognome, emigrò in Argentina e negli Usa tra fine ’800 e inizi ’900 (almeno 20 documen- tati nel Dizionario dei bonitesi emigrati). È uno di quei cognomi di cui si può dire quasi con certezza che si è estinto (di sicuro a Bonito, ma anche in Irpinia, Campania e quasi del tutto in Italia) per ragioni anche legate all’emigrazione. Etimo Cognome così raro che non è contemplato nel repertorio del dizionario dei cognomi italiani. È facile intuire comunque che sia una variante meridionale del gruppo dei cogno- mi che hanno alla base Oliva, Olivi, Oliveto, Olivini, ecc., sorti dal nome dell’albero e del suo frutto, cui è legato non solo per il mestiere di agricoltore e produttore di titolari ante- nati del soprannome e poi del cognome, ma anche per vari significati simbolici alcuni dei quali legati alla cristianità e in particolare alla liturgia pasquale (la Domenica degli Olivi/ Palme). In alcuni casi può riflettere un nome di persona Olivo. In altri dipendere da carat- teristiche toponomastiche, la presenza massiccia di piante di olivi nei pressi dell’abitazio- ne di certe famiglie, grandi uliveti che distinguono alcune zone, ecc. Olivola è uno dei più

216 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 31. 217 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 86. 218 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., pp. 1227-1228. 219 – C. Graziano, Bonetum in Hrpinis, p.171. 71 rari cognomi del repertorio bonitese-irpino: lo si trova in soli 14 comuni italiani su 8000. Oggi Nessuno a Bonito né ad Avellino, 1 solo in provincia (ad Ariano), 3 in Campania, 26 in Italia.

PAGELLA Ieri Sappiamo che il cognome non è originario di Bonito e dell’Irpinia, ma rientra co- munque nella storia del paese. Il capostipite – Pietro Pagella – nacque ad Alessandria, in Piemonte, nel 1844: si distinse nella Terza guerra di Indipendenza del 1866. In seguito fu inviato a guidare la stazione dei Carabinieri di Bonito. Così nacque “la storia e la radice bonitese” di questa famiglia e di questo cognome. Il figlio di Pietro, Marino (1897-1984) era ben conosciuto in paese anche perché per un lunghissimo periodo guidò l’Ufficio Po- stale di Bonito la cui sede coincideva con la casa della famiglia Pagella. Marino e sua moglie Emilia Miletti ebbero due figlie: Rosaria (Sarina) [1924-2010], benefattrice e Ermelinda (1925), docente, studiosa e benefattrice220. Marino e i fratelli Umberto e Riccardo parte- ciparono, come ufficiali, alla Prima guerra mondiale. Etimo Il nome di famiglia Pagella rappresenta il 5º per frequenza ad Alessandria, con pic- coli nuclei altrove in Piemonte, Liguria e Lombardia. L’origine è nel toponimo piemontese Pagella, frazione di Alessandria221. Oggi 1 a Bonito, nessuno in città o provincia, 6 in Campania (Caserta), 250 in Italia (di cui 117 nella provincia di Alessandria).

PAGLIUCA Ieri Un accenno a Carmine Pagliuca (1901-1974), noto per la sua creatività come “canta- storie” e inventore di filastrocche222. Ricordo don Mario Pagliuca dell’Opera di don ­Orione, ordinato sacerdote il 29 giugno 1965, missionario all’estero. Etimo Dalla voce pagliuca ‘tritume di paglia’ attraverso un soprannome. Occupa il rango 7 ad Aversa (CE) e spicca inoltre a Montefalcione (AV), Napoli, Mondragone (CE), nel Beneventano e a Melfi (PZ). Oggi 2 a Bonito, 23 ad Avellino, 106 in provincia (di cui 47 a Montefalcione), 357 in Campania, 756 in Italia,

PAGLIUSO Oggi Mi piace ricordare Luigi Pagliuso, laureato in conservazione dei Beni culturali, ani- matore culturale, poeta e apprezzato attore della compagnia La giostra, consigliere comu- nale dal 2014. Etimo “Da una voce dialettale pagliuso ‘imbrattato di paglia’, ‘imbrogliato’, in italiano ­paglioso ‘abbondante di paglia’ e in senso figurato ‘che ha troppi vizi’. Alcuni autori sugge- riscono un confronto con un nome neogreco Palliose e Paliousos, già attestato in un docu- mento calabrese dell’XI secolo. Il cognome si distribuisce nel Sud continentale: Crotone e il Cosentino, Troia (FG), Liberi (CE), Napoli e altrove”223.

220 – Dizionario biografico dei bonitesi, 2007, pp. 173-178. 221 – I cognomi d’Italia, cit., p. 1247. 222 – Per ricordare la sua figura è stato pubblicato il libro a cura di C. Vigliotta ed E. Grieco, Così parlò Carmine­ Pagliuca. Filastrocche e racconti del «cantastorie» bonitese “Carmeno Vacchella”, Edizioni il Papavero, 2013. 223 – I cognomi d’Italia, cit., p. 1249. 72 Oggi 2 a Bonito, nessuno ad Avellino città e provincia, 29 in Campania, 138 in Italia.

PALLADINO Ieri In un documento del 1619 (“Inventario dei beni” della chiesa di Bonito) è menzio- nato Fabrizio Paladino224 (la forma con una “l” sola può essere un semplice errore di tra- scrizione). Tommaso Palladino fu Arciprete di Bonito dal 1662 al 1700. Andrea Palladino è menzionato in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro il Comune). Un di- screto numero tra i bonitesi emigrati in America e anche in Svizzera. Nel Catasto Onciario ­bonitese degli anni 1752-53 si fa menzione di Nicola Palladino, vedovo, di 43 anni, resi- dente a Bonito da anni, ma “nativo napolitano”225. Etimo Variante di Paladin, Paladini, dal nome di persona Paladino ben documentato nel Me- dioevo, a sua volta dall’appellativo paladino (parola entrata nella lingua italiana nel 1292), o anche come soprannome direttamente da paladino propriamente ‘compagno del Palazzo’, ‘cavaliere medievale valoroso’, che si collega alla tradizione epica cavalleresca, ai Paladini di Francia (paladino era la denominazione di ognuno dei dodici cavalieri che vivevano e com- battevano con Carlo Magno226. Alcune forme meridionali del cognome si possono collegare al nome Palladio o alla forma neogreca Palladìnos. A Bari nel 1270 è attestato il nome Palladinus. Palladino è l’11º cognome per frequenza in Molise; il più diffuso­ a Campobasso; interessa an- che la Puglia (San Giovanni Rotondo nel Foggiano), Eboli (SA), Napoli e zone della Lucania. Oggi 3 a Bonito, 8 ad Avellino, 64 in Irpinia (di cui 9 a Montemiletto, 8 a Montecalvo), 890 in Campania, 2200 in Italia.

PARLETTA Ieri Un nucleo emigrato in Australia. Ricordo Carmine Parletta († 2003), stimato falegna- me e intagliatore di legno. Etimo Cognome raro, si trova solo in 15 comuni italiani su 8000. Non si trova nel reper- torio del dizionario dei cognomi. Potrebbe essere in relazione con il cognome Barletta: il passaggio b > p potrebbe spiegarsi con un problema di fonetica dialettale meridionale o con errori di trascrizione negli antichi registri. Se si tratta effettivamente di Parletta (con la “p”) potrebbe essere confrontato col cognome Parla (agrigentino), legato a un soprannome sul tema parla / parlare; oppure un’abbreviazione di cognomi rari come Parlagreco (nome di fa- miglia siciliano); e ancora: derivato da un soprannome con riferimento alla parlantina di un originario personaggio (sul modello del cognome esistente Parlante, Parlanti, pare originati da soprannomi in cui si voleva sottolineare il carattere ‘loquace, ciarliero’ di una perso­ ­­na). Se invece derivasse da Barletta (per refuso) l’origine è nel toponimo Barletta in Puglia. Oggi 2 a Bonito, nessuno nel capoluogo di provincia, 1 a Torre Le Nocelle, 14 in ­Campania, 27 in Italia.

PASCUCCI / PASCUCCIO Ieri Aniello Pascuccio è menzionato nella Platea del 1727: “marito della quondam (un ­tempo, cioè defunta, ndr) Elisabetta Graziano paga ogni anno in perpetuo carlini 11 sopra

224 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 85. 225 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria, cit., p. 59. 226 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 1251. 73 una metà di vigna dote di sua moglie”. L’annotazione fa pensare che Aniello Pascuccio pro- venisse da fuori paese (di Bonito era sua moglie, E. Graziano). Il cognome, infatti, sia nella forma al singolare che nella forma pluralizzata, appare come di origine di Grottaminarda, Frigento e Sturno, dove ancora oggi è ben diffuso. Lo inserisco comunque in questo dizio- nario, sia perché è attestato diverse volte nella storia e nelle cronache del paese, sia perché ancora oggi il cognome è presente nella popolazione bonitese, seppure raro. 8 persone col cognome Pascucci partirono da Bonito tra fine ’800 e inizi ’900 verso l’America. Ancora: agli inizi del ’900 vi erano due taverne a Bonito, la prima, che era stata gestita da ­Prudenzia Di Chiara “fu in seguito gestita dai Pascucci (si trovava in via Roma)”227. Etimo Da un nome personale Pasca (per Pasqua) già attestato nel XIII sec. in Toscana ­Pascuccius. Un Pascucius è documentato in Sicilia nel 1298. Questi nomi venivano inizial- mente assegnati a figli nati nel giorno o nel periodo di Pasqua, successivamente vennero uti- lizzati per ricordare la morte e la resurrezione di Cristo. Pascucci è distribuito nelle Marche,­ nel Lazio (Viterbese), poi a Roma, L’Aquila, nell’Avellinese epicentro è Frigento. Da notare che c’è anche la variante Pascuccio, rara, s’incontra nell’Avellinese. A Bonito, però, si è at- testata la forma pluralizzata Pascucci. Oggi Per Pascuccio: 1 a Bonito, nessuno ad Avellino, 9 in provincia (8 a Grottaminarda), 15 in Campania, 27 in Italia. Per Pascucci: 1 a Bonito, 9 ad Avellino, 98 in Irpinia (di cui 32 a Frigento, 20 a Sturno, 6 a Candida), 173 in Campania, 1780 in Italia (quasi 600 nel Lazio).

PEPE Ieri In un documento del 1872 si cita il matrimonio tra Filomena Pepe (di Morroni) e Antonio Zullo (di Apice), celebrato nel 1862. Un foltissimo nucleo di cittadini bonitesi con questo cognome figura negli elenchi degli emigrati verso l’America tra fine ’800 e ­inizi ’900 (almeno 35 persone certamente documentate, ma furono sicuramente di più). “La popolazione era andata aumentando anche per il trasferimento di nuclei familiari da altri paese, forse attirati dalla concessione di buon terreno in enfiteusi (…) in specie per i terre- ni di Morroni. (…) In effetti, le famiglie residenti a Morroni hanno cognomi non originali bonitesi. (…) I Pepe da Pietradefusi (…)”228. Cito anche Salvatore Pepe di Morroni, men- zionato più volte in un libretto che narra la cronaca di questa contrada e lo descrive come un animatore di lotte sociali e civili, tra cui la realizzazione di una strada provinciale229. Etimo Nella formazione del cognome concorrono più etimi che si possono essere incrociati tra loro. 1. Da un nome Pepo attestato a Firenze nel 1074. Secondo alcuni studiosi questo nome sarebbe originato da un nome germanico Bebo, Pebo, Pepo. 2. Da Pepe o Pepo ipo- coristici (abbreviazioni vezzeggiative) di Pietro come conferma un documento fiorentino del 1074 che menziona un Petrus vocatus Pepo (“Pietro chiamato Pepo”). 3. Da Pepo o Pepi

227 – C. Coviello, La chiesa di San Domenico e la Confraternita del Santissimo Rosario di Bonito. Origine e Sto- ria, 1998, pp. 3-4.

228 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori, cit., p. 54.

229 – G. Grieco, Morroni. Una mia passione politica, Delta 3, Grottaminarda 1996, pp. 8-10. Archivio di Stato di Avellino: “Stato nominativo degli individui di Bonito di età tra i 21 e i 50 anni ammissi- bili alle leve provinciali”.

74 da Giuseppe, come nei nomi di persona Peppo, Peppe. 4. Da un soprannome tratto da pepe anche in senso figurato ‘uomo pieno di brio, di iniziativa, furbo, briccone’. 5. Forse da un soprannome originato da persone che lavoravano o smerciavano il pepe. Pepe è cognome del Sud Italia, rango 43 in Campania, con in testa la provincia di Salerno (1º a Pagani), diffuso anche in Puglia, in zone della Sicilia e nell’Avellinese. Oggi 6 a Bonito, 13 ad Avellino, 91 in Irpinia (di cui 18 a Nusco, 12 a Lioni, 9 ad ­Ariano), 1568 in Campania, 4790 sul piano nazionale.

PETRILLO Ieri Raffaele Petrillo (paternità: Saverio) è attestato in un elenco del 1797 di cittadini ­bonitesi230. È menzionata Lucida Petrillo madre del sacerdote Pasquale Grieco di Morroni nato nel 1802. Un consistente nucleo di persone così denominate emigrò in America tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Dalla base Petr- con il suffisso -illo, la forma è già testimoniata in un documento di area meridionale Petrillus nel 1382. Questo cognome è una delle innumerevoli varian- ti che ha all’origine il nome Pietro - Pietri. Diffuso in 542 centri in Italia. Alcuni esempi, anche per dare un’idea del tipo di trasformazioni che un nome può subire nella genesi sto- rica del cognome: Petri, Petris, Pieri, Pierri, De Pietri, Pietrovic, Petrini, Pietrini, Petrucci, ­Petruzzelli, Petrilli, Petrotta, Petretta, Petracco, Pedrazzi, Pieraccini, Perazzi, ecc. Il nome Pietro, che è nella radice del cognome, si è affermato sin dal primo Cristianesimo per il prestigio e il culto di San Pietro, il principe degli apostoli, martire a Roma sotto Nerone. Il nome Pietro che incontriamo nei Vangeli, assegnato da Gesù a Simone figlio di Giona, è Kephas, derivato dall’ebraico kefa, che significa “pietra, roccia”, tradotto in greco Pètros e in latino ­Petrus231. Petrillo è prevalentemente campano, con il r. 13 a Caserta, il r. 56 ad Avellino (36º in ­Irpinia, con punta a Montemiletto), il valore più alto a Napoli. Oggi 4 in paese, 30 nel capoluogo, 179 in provincia (di cui 49 a Montemiletto), 850 in regione, 1657 a livello nazionale.

PEZZELLA Ieri Il cognome ha circolato in paese per lungo tempo, forse penetrato dalla vicina Mira- bella. Lorenzo e Raffaele Pezzella erano due giovani bonitesi che persero la vita per la pa- tria nella Prima guerra mondiale. Etimo 2 ipotesi: 1. Da un toponimo Pezzella che si ripete nelle province di Napoli e Salerno. 2. Da pezza ‘pezzo di tessuto’ con il suffisso -ella; è tra i cognomi più frequenti a Frattamag- giore (NA), ben diffuso anche a Napoli e dintorni; un forte nucleo nel Casertano e a Roma. Oggi Nessuno in paese né nel capoluogo cittadino, 16 in provincia (di cui 7 a Mirabella, 4 a Rotondi, 2 a Flumeri, 2 a Lioni), 670 in Campania (di cui 495 a Napoli, 145 a ­Caserta), 940 in Italia.

“Pezzella trae origine da una forma aferetica dialettale del nome “Opezzo”, a sua volta derivato dal medievale germanico Obizo, Obizonis, ovvero Obizone”232.

230 – Archivio di Stato di Avellino: “Stato nominativo degli individui di Bonito di età tra i 21 e i 50 anni am- missibili alle leve provinciali”. 231 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Mondadori, 1978, pp. 196-197. 232 – F. Paolucci, Le famiglie campane, cit., p. 66. 75 PIERNO Ieri Presente in paese in passato, ricordo Luigi Pierno (1873-1946), musicista, direttore per molti anni della banda musicale del paese. Un folto gruppo di persone con questo co- gnome tra gli emigrati in America. Etimo Dal toponimo lucano Pierno, frazione di San Fele (PZ), con allusione alla provenienza­ o per altra motivazione. Cognome raro (presente in soli 93 comuni italiani), campano e meridionale. Oggi Nessuno in paese né ad Avellino, 3 in Irpinia, 168 in Campania, 303 in Italia.

POMPEO Ieri Gelsomino Pompeo, “l’ultimo calzolaio del paese”, recentemente scomparso. Etimo Dal nome personale Pompeo; nella forma pluralizzata Pompei (nelle Marche e a ­Viterbo) si riflette anche un riferimento al toponimo. Pompeo, abbastanza raro, è presente a Roma, a Napoli, Ferentino (FR), un nucleo in Abruzzo e uno in Basilicata e un altro in Sicilia. Sporadico nell’Irpinia. Oggi 1 a Bonito, 1 ad Avellino, 20 in provincia (di cui 7 a Gesualdo e 2 ad Ariano), 115 in Campania, 745 in Italia.

PRINCIGALLO Ieri Nel Dizionario dei bonitesi emigrati vi è traccia di Adriano Princigallo, del 1948, emi- grato in Svizzera. E ancora oggi vive a Bonito la famiglia Princigallo. Riporto questo co- gnome, sebbene raro e molto probabilmente “importato” a Bonito, sia perché è attestato ancora oggi in paese, sia per la sua rarità e il suo valore storico, culturale, linguistico. Etimo Il dizionario dei cognomi attesta Pringigallo e Princigalli e rimanda alla forma ­Prigigallo: “Rientrano nel gruppo dei riflessi del personale Percivalle con accostamento paretimologico a –gallo. Prigigallo è di Capurso (BA). Princigalli, il meno raro del lotto, è soprattutto di Canosa di Puglia (BT), con un gruppo emigrato a Milano. Princigallo si trova a San Severo e altrove nel Foggiano e infine Pringigallo a Torino”233. G. Rohlfs nel Dizionario­ dei cognomi calabre- si cita un nome di famiglia simile, Perciavalle, e lo colloca nei cognomi di origine francese. Oggi 1 a Bonito, nessun’altro in Irpinia e Campania; 17 in Italia, di cui 14 in Puglia.

PUCILLO Ieri Presente in passato in paese, soprattutto in una zona di confine tra Bonito e Apice, la stessa zona che ancora oggi è denominata Da li Pucilli, nei pressi della contrada detta ­Morroni 2 o Morroni di Apice. In questa località vivono dei Pucillo residenti sotto il Co- mune di Apice, ma in passato e ancora oggi in contrada “Giardino” (sotto Bonito) vi sono persone con questo nome di famiglia. Etimo In parte deriva dal nome personale Puccio, nella variante Pucio (questi nomi origina- rono anche il cognome Pucci). In parte da una voce dialettale puce, poce ‘pulce’, e dal voca- bolo tardo latino pucillus ‘piccolino, minuscolo’, che diede origine a soprannomi che allu- devano alla ridotta statura o alla corporatura esile della persona capostipite. Cognome raro, si ritrova in soli 82 comuni italiani. Pucillo è tipicamente campano di Benevento, Capua nel Casertano ed Ercolano nel Napoletano, con un ceppo anche a Pescopagano nel Potentino. Oggi 2 in paese, 1 ad Avellino, 12 in provincia, 72 in Campania, 166 in Italia.

233 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia. Dizionario storico ed etimologico, p. 1386. 76 RACCA Ieri Presente in paese in passato, forse penetrato da Grottaminarda o da Mirabella. In un documento del 1791 si cita Saverio Racca che ottenne un terreno in località Versure del Bosco per 19 ducati. Gioso Racca (di Giuseppe) è menzionato in un elenco del 1796 di cittadini bonitesi. Un folto gruppo tra gli emigrati in America. Etimo Forse ipocoristico derivato dalla radice germanica Rac, da connettere con la base del toponimo Racconigi comune della provincia di Cuneo. Dovrebbe derivare dal nome me- dioevale di origine germanica Racha, a sua volta originato dal nome medioevale germanico Ragwald, composto dai termini ragin (Consiglio, Dieta) e wald (governo), ma è pure possi- bile una derivazione da una forma abbreviata di nomi come il gotico Racharedus. Altri ri- tengono che possa derivare dal latino radicem attraverso forme dialettali come raca ‘radice’. O anche dalla voce racca ‘plebaglia’. Risulta nella provincia di Cuneo e nel Torinese. Ignote le ragioni di un suo insediamento nel Sud e in Irpinia. Oggi Nessuno in paese (forse estinto per flussi migratori), 3 ad Avellino, 14 in provincia (di cui 6 a Grottaminarda e 2 a Mirabella), 55 in Campania, 900 in Italia.

RICCIO Ieri Il cognome era attestato in paese, vi erano diverse famiglie, tra cui anche alcuni noti falegnami e intagliatori234. Etimo “Ha alla base un nome e un originario soprannome foggiato su riccio a indicare una persona ‘dai capelli ricci o fittamente ondulati, ricciuta’, dal sostantivo latino ericium ‘por- cospino, riccio’. In rarissimi casi può rappresentare l’adattamento del francese Riche, nel senso di ‘ricco’, oppure l’ipocoristico di Ricciardus. Si tratta del 306º cognome italiano per rango, 24º in Campania, 7º a Napoli. Nell’Avellinese spicca ad Ariano Irpino”235. Oggi Nessuno a Bonito, 8 ad Avellino, 103 in Irpinia (di cui 59 ad Ariano e 4 a Grottami- narda), 1855 in Campania, 3210 in Italia.

RIZZO Ieri “Visita pastorale del 29 giugno 1598. (…) A questi due benefattori bisogna aggiun- gere un altro: Marco Rizzo, il quale «chiese il permesso di erigere una cappella sotto il nome di S. Maria dell’Arco ed assegnò per il servizio un censo di cinque ducati da esigersi sulle case situate nel luogo detto ‘a l’Airella»”236. La forte devozione al culto della Madonna dell’Arco potrebbe far pensare che Marco Rizzo e la sua famiglia forse erano originari di Napoli e si trovavano a Bonito per varie ragioni che ora ovviamente è difficile stabilire, forse per mo- tivi familiari o di lavoro o di possedimento di terreni. Etimo Rinvia a una variante rizzo / rizza per riccio237 (da confrontare il cognome Riccio). Rizzo è un cognome abbastanza diffuso, 18º per frequenza in Italia. Distribuito ovun- que, ma soprattutto al Sud: 3º in Puglia, 6º in Sicilia, 20º in Calabria. Storicamente in Irpinia e in Campania si è imposta la forma del cognome Riccio (108 nella provincia di

234 – Informazione raccolta da G. Di Vito. 235 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 1445. 236 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 43. 237 – Il passaggio da cc > zz di riccio > rizzo in linguistica è detto “evoluzione dell’affricata da palatale a ­dentale”. La “c” è ‘palatale’, la “z” è dentale. Nel dialetto spesso avvengono questi processi, a volte in modo inverso, si veda ad es. il passaggio pazzo > paccio. 77 Avellino, di cui 63 ad Ariano; e 1880 in Campania). Oggi Nessun Rizzo a Bonito, 14 ad Avellino, 92 in provincia (di cui 19 a Chiusano S. ­Domenico, 12 a Solofra, 10 a Montella), 923 in Campania, 12435 in Italia.

*RIZZUTO Ieri La presenza (seppure rara) del cognome in paese in passato è ipotizzabile per l’esisten- za del toponimo bonitese Rizzuto238 probabilmente derivato dal cognome del titolare di un fondo della zona o dal nome della famiglia che per prima abitò questo luogo. Etimo È una variante della forma base del cognome Rizzo (con un suffisso in -uto); all’o- rigine c’è la voce siciliana rizzutu ‘che ha i capelli crespi’. Toponimi Rizzuti, Rizzuto si tro- vano in diverse zone di Sicilia e Calabria. Pare che anche in questi casi (come molto pro- babilmente per il caso bonitese) il toponimo deriva dall’antroponimo (il nome del luogo ha origine dal nome di persona, e non viceversa). Il cognome è distribuito soprattutto in Sicilia e Calabria, ma con nuclei sparsi in Campania e Basilicata. Oggi Nessuno in Irpinia, 16 in Campania, 890 in Italia.

ROMANO Ieri Nicolò (in un’altra parte del documento è chiamato Nicola) Romano “della Terra di Bonito” è menzionato in un atto del 1774 relativo a un dissidio in merito alla “Poteca seu pezzicaria” (“Panetteria e Bottega lorda” del paese)239. Romano è un cognome panitaliano (cioè presente e originato in ogni regione italiana), un nucleo di famiglie anche in paese, sia in passato, che oggi e un gruppo nell’emigrazione (Australia). Etimo Dal nome personale Romano, che risale in parte al latino Romanus, che come tale è alla base del cognomen latino, indicante provenienza, origine o relazione con la città di Roma; e in parte a un etnico romanzo con cui si segnalava in generale l’appartenenza all’Impero, d’Oriente e d’Occidente, in opposizione a popolazioni che non fossero di origine latina o greca. In alcune regioni romano è stato pertanto sinonimo di greco in epoca bizantina, mentre più tardi romano è stato soprattutto utilizzato in opposizione a greco, per indicare i cattoli- ci seguaci della chiesa di Roma. Nella formazione del cognome ha influito anche l’esisten- za di vari toponimi Romano in diverse regioni. È il 6º cognome italiano per frequenza240. Oggi 2 a Bonito, 59 ad Avellino, 369 in provincia, 5190 in Campania, 20500 in Italia.

ROMOLO Ieri Michele Romolo è menzionato in un documento del 1725 (un ricorso di alcuni cit- tadini contro l’amministrazione comunale bonitese). Gennaro Romolo figura in un atto notarile del 1810 relativo alla divisione in quote dei terreni demaniali bonitesi. Un forte nucleo di emigrati negli USA. Etimo Continua il personale latino Romulus, probabilmente di origine etrusca, attestato anche come cognomen. In alcuni casi si tratta di cognome appartenente alla comunità isra- elitica. Sparso nel Centro-sud: Roma, Reggio Calabria, Ariano Irpino (AV), il Frusinate,­ il Campobassano.

238 – S. La Vecchia, Bonidizio. Dizionario bonitese, cit., capitolo dei Toponimi, Zona topografica 2, p. 463. 239 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, Anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 240. 240 – I cognomi d’Italia, cit., p. 1468. 78 Oggi 2 in paese, nessuno ad Avellino, 16 in provincia (12 ad Ariano, 2 a Montemiletto, 1 a Melito), 52 in Campania, 653 a livello nazionale.

ROSSETTI Ieri Nome di famiglia di antico insediamento. Angelo Rossetti è citato in un atto del 1761 in cui ottenne in affitto un terreno in località Spineto241. Ricordo don Domenico Rosset- ti, Arciprete di Bonito agli inizi dell’Ottocento. Un sostanzioso gruppo tra i bonitesi emi- grati in America agli inizi del Novecento (almeno 30 accertati nel Dizionario dei bonitesi ­emigrati, ma di certo furono di più). Etimo Variante del gruppo di cognomi la cui base è Rossi; originato da nomi e soprannomi formati dalla voce rosso, dal latino tardo russus o rubius per il classico rubeus – e dal nome personale che ne è derivato in epoca medievale Rosso. Il soprannome alludeva forse al colore­ dei capelli oppure al colorito acceso del volto. Rossetti è molto diffuso, rappresenta l’83º cognome italiano per frequenza, presente in tutta l’Italia peninsulare. Oggi 6 in paese, 2 ad Avellino, 66 in provincia (45 a Mirabella, 10 a Grottaminarda), 377 in Campania, 6476 in Italia.

RUGGIERO Ieri Uno dei cognomi bonitesi di cui vi sono le tracce più antiche. “Da questa bolla (del 1488, del vescovo di Ariano) apprendiamo il nome del rettore della chiesa (di Santo Stefano­ ): Renzo (in seguito apprenderemo anche il suo cognome: De Rogerio, ossia ­Ruggiero”)242. Un atto del 1601 parla di una apoteca (“poteca”, negozio) del mastro Leonardo De Rogerio.­ ­Ancora: don Domenico Ruggiero fu Arciprete di Bonito nel ’700. Cito anche Nicola ­Ruggiero Notaio tra Settecento e Ottocento, fu anche sindaco del paese nel 1810. Matteo ­Ruggiero fu notaio e viene menzionato in un documento del 1770 relativo alla cappella della Candelora nella chiesa di Bonito. Un nutrito gruppo di bonitesi con questo cognome figura tra gli emigrati negli USA e in Argentina (almeno 25 accertati). Etimo Abbiamo visto che il ceppo bonitese del cognome è passato per la forma grafica De Rogerio. Nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-1753 la forma grafica del cogno- me risulta Roggiero243. Com’è noto, la particella de o di indica il patronimico, cioè un si- stema di denominazione che si rifà al nome del padre. In alcuni casi la particella rimane (anzi è caratteristica di molti cognomi meridionali [De Pietro, De Simone, De Marco, Di Vito, De Luca, ecc.], in altri è scomparsa e per compenso si è modificato il cognome, ad es De Rogerio è diventato Ruggero (o Ruggiero; entrambe le forme, con o senza “i”, sono attestate, anche a livello nazionale). In generale il cognome ha alla base il nome Rugg(i) ero che risale al personale Hrodgaer, di origine germanica, ma di tradizione francone e francese antica, composto con gli elementi hrotha- ‘fama, gloria’ e gaira ‘lancia’ e poi la- tinizzato in ­Rotecherius e Rotgerius nel IX secolo. In questo senso il cognome bonitese attestato nel XV secolo De Rogerio assomiglia molto, come si vede, alla forma Rogerio < Rogerius. Il cognome di area bonitese è Ruggiero dove la “i” è anche frutto del classico dittongamento (sdoppiamento della vocale) e > ie, che abbiamo già incontrato (ricordo:

241 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 163. 242 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., 11. 243 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria, cit., p. 83. 79 Covello > Coviello; Greco > Grieco; Manganello > Manganiello; Masello > Masiello; Mini- chello > Minichiello). Ruggiero è 11º in Campania per frequenza, diffuso in Puglia (r. 7 a Brindisi), a Napoli, 39º nell’Avellinese. “Cognomi germanici. Abelardo. Acciardi. Adi- nolfi (…) Ruggieri (…)”244. Oggi 10 a Bonito, 39 nel capoluogo, 197 in Irpinia, 2700 in Campania, 6050 in Italia.

“Di antica tradizione sassone-franco-germanica il nome proprio, come cognome Ruggero si attesta e diffonde sin dal basso Medioevo, grazie agli omonimi signori normanni insediatisi al Sud Ruggero(­ duca di Puglia e due conti-re di Sicilia: XI-XII sec.), ma soprattutto all’enorme successo dei poemi epico-cavallereschi”245.

RUSSO Ieri Cognome diffuso in tutto il Sud e anche uno dei più frequenti a livello nazionale. In passato ha avuto una sua storia e presenza anche a Bonito: un documento del 1517: “Una vigna in territorio di Bonito iuxta (nei pressi) la roba di Nicola Russo e la via vicinale e ­altre fine”246. Etimo Continua il tipo russo / russë variante meridionale dell’aggettivo e nome personale rosso (che ha dato origine anche al notissimo cognome Rossi), con chiusura metafonetica della vocale tonica o > u. È singolare che tra i cognomi italiani Rossi è al 1º posto in tutta la nazione e Russo al 2º (molto comune anche al Nord). Per l’etimologia e l’applicazione del tema “rosso”, vedi la voce Rossetti. “Mentre nel Centro-nord le forme pluralizzate (i cognomi che finiscono in -i, ndr) sono nettamente prevalenti, nel Sud d’Italia prevalgono quelle sin- golari, dove cioè l’epiteto distintivo dell’originaria catena onomastica si è cognominalizzato­ senza riferimento all’appartenenza familiare, cioè senza il plurale allusivo ai familiari, fi- gli, discendenti, ecc. Al toscano ma anche lombardo o emiliano Rossi, Campania, Puglia e ­Sicilia oppongono Russo (con o > u per metafonesi)”247. Oggi Nessuno in paese, 97 ad Avellino, 834 in Irpinia (78 a Mercogliano, 45 a Solofra), 10840 in Campania, 32317 in Italia.

SALERNO / SALIERNO Ieri Un documento del 1517: “Un pede de terra a la Laura legata per quondam (un tempo) Antonio Salierno di tomola quattro iuxta (vicino) le robe de la Corte”248. Ancora: ricordo Giulio Cesare Salerno sindaco di Bonito nella prima metà del ’600. Etimo Nel dizionario dei cognomi è attestato anche Salierno (come nella citazione storica bo- nitese) “variante di Salerno con dittongazione metafonetica meridionale della vocale tonica (-è > -iè), cognome campano”249. Salerno deriva dal nome della città, è il 124º cognome italiano per frequenza e tra i primi 50 nella popolazione di origine italiana negli USA. Oggi Per Salerno: nessuno in paese, 8 ad Avellino, 62 in provincia, 1527 in Campania, 5224 in Italia.

244 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, cit., p. 32. 245 – M. Francipane, Dizionario ragionato dei cognomi italiani, Rizzoli 2005, p. 210. 246 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito. 247 – E. Caffarelli, Il dialetto nei cognomi italiani, in AA.VV., Dialetti italiani. Storia struttura uso, UTET, To- rino 2002, p. 126. 248 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 15 249 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., p. 1502. 80 Un confronto con Salierno: nessuno a Bonito, 2 ad Avellino, 19 in provincia, 226 in Cam- pania, 413 in Italia.

SANTORO Ieri Antonio Santoro figura in un atto del 1753: ottenne in affitto un terreno in località Marciello. Pasquale Santoro è menzionato come testimone nell’atto del luglio 1800 di do- nazione alla chiesa di Bonito del corpo di S. Crescenzo250. Un numeroso gruppo di bonitesi­ con questo cognome si trasferì negli USA e una parte in Argentina. Etimo Da un nome medievale Santoro tratto dalla denominazione latina Dies festus o ­Ecclesia sanctorum omnium cioè ‘festa o Comunione di tutti i Santi’ con sanctorum ­genitivo plurale di sanctus ‘santo’. Un nome di persona Santoro, Santoru è attestato in Sardegna alla fine del XIV secolo. Come cognome è documentato a Sassari nel 1532. Santoro è il 26º cognome italiano per rango, è largamente presente nell’Italia meridionale, soprattutto in Campa- nia e in Puglia. “Cognomi di tradizione religiosa cristiana: Diovisalvi, Donadio, Fratianni, ­Lisanti, Santèeramo (…) Santoro (…)”251. Oggi 4 in paese, 39 nel capoluogo, 219 in Irpinia (di cui 20 ad Ariano, 20 a Lioni), 1718 in Campania, 9630 in Italia.

SANTOSUOSSO Ieri Clemente Santosuosso era un sacerdote bonitese nel ’700. Leonardo Santosuosso, sa- cerdote bonitese nell’Ottocento e autore del libro Gli Arcipreti e il clero di Bonito. Prima ancora della Platea questo cognome si trova scritto, nella forma grafica S. Suosso, nello Stato­ di Anime del Comune di Bonito dell’anno 183, dove si parla di un Berardino S. ­Suosso, resi- dente in contrada Pastizzo al n. 267. Cito anche Giosuè Santosuosso (1873-1970) celebre­ trainiere bonitese. Etimo Corrisponde a una parziale italianizzazione della forma locale sàndë sùessë del topo- nimo San Sossio, elemento della denominazione San Sossio Baronia, comune dell’Avelli- nese. Cognome della provincia di Avellino (Ariano Irpino e Taurasi soprattutto). È signi- ficativo che il su citato sacerdote di Bonito Leonardo Santosuosso era conosciuto (e il suo cognome veniva scritto talvolta) anche come Sansossio, confermando l’origine del cogno- me dal toponimo. Addirittura, in un documento del 1727, la Platea (Inventario dei beni e delle rendite ecclesiastiche) viene citato nella forma “Leonardo S. Suosso” (sic), scritto con la grafia come per i santi, con la “S” puntata. “Il cognome Santosuosso deriva dalla forma popolare di San Sossio, il quale ha dato il nome al paese di San Sossio Baronia, in provincia di ­Avellino”252, così come altri paesi hanno assunto la denominazione di santi, San ­Martino V.C., San ­Michele di Serino, San Nicola Baronia, San Potito, Sant’Andrea di Conza,­ Sant’Angelo­ all’Esca, ecc.253. Un accenno al santo da cui deriva questo cogno- me: San Sossio, diacono, martire, è ricordato nel martirio di San Gennaro e dei suoi com- pagni, tra cui appunto ­Sossio, trentenne, vittima con gli altri della feroce persecuzione di ­Diocleziano (284-305). San Sossio e gli altri furono condannati a morte per decollazione254.

250 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 170. 251 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, cit., p. 33. 252 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, 2006, p. 17. 253 – C. Graziano, Itinerari bonitesi, Brooklyn, N.Y., 1999. 254 – F. Roccia, Storie di santità in Irpinia, pp. 56-57. 81 Oggi 6 a Bonito, 2 ad Avellino, 65 in provincia (di cui 27 ad Ariano, 16 a Taurasi, 4 a ­Mirabella), 85 in Campania, 207 in Italia.

SARNO Ieri Nicola Sarno risulta in un documento del 1810 sulle quotizzazioni. Nicolangelo Sarno era priore della congrega della Buona Morte e Orazione nel 1930. Un foltissimo nucleo di persone con tale cognome emigrò negli USA nei primi del ’900 e un altro in Inghilterra a metà del ’900. Etimo Può riflettere il toponimo campanoSarno , comune della provincia di Salerno, ma concorre anche un antico nome personale attestato come Sarnus nel 966 in carta del codice dell’Abbazia di Montevergine. Rappresenta il 30º cognome per frequenza ad Avellino e il 34º nella provincia (epicentro Volturara Irpina), molto diffuso a Napoli e nel Salernitano. Oggi 1 a Bonito, 44 ad Avellino, 178 in provincia (40 a Volturara Irpina, 17 ad Atripalda), 1126 in Campania, 1542 in Italia.

*SENESE / SENISE Ieri La presenza, seppure molta rara, del cognome in paese, in passato, potrebbe essere ipotizzata considerando il toponimo bonitese Vallone de le Sannise, ammesso che in quel nome di luogo vi fosse un riferimento al cognome di un antico proprietario di un fondo. Etimo Diverse ipotesi: 1. Senese corrisponde all’aggettivo etnico senese, relativo alla città di Siena; attestato in un documento di area siciliana del 1283. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Senese è un cognome soprattutto campano, a Napoli e dintor- ni, con nuclei nel Salernitano e nel Casertano; gruppi anche in Calabria, Molise e nel Lazio. Si può ipotizzare vagamente che in origine il cognome nacque da un sopranno- me derivato dal fatto che quelle persone provenivano da Siena o intrattenevano rapporti commerciali con quel territorio. - 2. Senise: è attestata anche questa forma del cognome e in questo caso l’origine è nel toponimo lucano Senise, comune in provincia di Poten- za. “Cognomi nati da nomi geografici (città e altri toponimi): Avignone, Calitri, Cam- marota (…) Sinisi (…)”255. Oggi Per Senese: nessuno a Bonito e ad Avellino, 3 in provincia, 281 in Campania, 607 in Italia. Per Senise: nessuno a Bonito e in Irpinia, 8 in Campania, 79 in Italia.

SICURO Ieri In un documento del 1791 (controversia tra G. Cassitto e la duchessa A.M. Isastia) si menziona come testimone Giulio Sicuro. In un atto notarile del 1796 si cita Nicola Sicuro (figlio di Giulio)256. Il cognome pare di origine pugliese, forse anticamente dalla non lon- tana terra di Puglia penetrò anche a Bonito. Etimo Dall’aggettivo sicuro, forse impiegato anche come nome di persona, attestato in pas- sato come Securus > Securo. Il nome di famiglia Sicuro è specialmente pugliese, soprattutto nel Leccese, con nuclei anche in Sicilia.

255 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, cit., p. 33. 256 – “Stato nominativo degli individui dell’età tra 21 e 50 anni ammissibili alle leve provinciali”, documento reperito all’Archivio di Stato di Avellino da V.M. Miletti. 82 Oggi 1 a Bonito, nessuno ad Avellino e provincia, 9 in Campania, 380 in Italia (di cui 175 in Puglia, con epicentro nel Leccese, 134).

SIMONELLI / SIMONELLA Ieri “Il Magnifico Giuseppe Simonella Sindaco al Governo e Reg. di questa Terra di Bonito”­ è citato in un atto del 1774257. Ciriaco Simonella, di 40 anni, possidente, è attestato in un documento del 1807 che comprende un folto gruppo di bonitesi con relativa età e condi- zione sociale. Pasquale e Carmine Simonelli compaiono in un atto del 1810 relativo alle quotizzazioni dei terreni demaniali. Nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-53, si cita Giovanni Angelo Simonelli, i cui eredi dovevano pagare per una casa sita in zona S. Pietro. Testimoniata la presenza in passato di famiglie con questo cognome (nella forma grafica Simonelli), anche dalla numerosa rappresentanza di emigrati (almeno 20 accertati)­ parti- ti da Bonito e diretti negli USA tra fine ’800 e primi ’900. Si tratta verosimilmente del medesimo nome di famiglia, leggermente modificato nel corso del tempo; la grafia con la “i” finale può indicare il cognome nella forma pluralizzata, ad indicare i familiari e poi i ­discendenti, come in numerosi cognomi, soprattutto del Centro-nord. Un antico docu- mento della storia bonitese lascia adito a qualche dubbio sulla reale grafia del nome di fa- miglia: “La visita pastorale del 10 maggio 1517. I rappresentanti del vescovo passano quin- di alla visita personale dell’arciprete e dei suoi collaboratori: (…) D. Francesco Semenella­ e D. Sebastiano Semenella”258. Forse un errore di trascrizione o di decifrazione degli antichi documenti, probabilmente si trattava di Simonelli, sebbene siano attestate anche le varian- ti Simonella e Simoniello. Etimo Dal nome Simone col suffisso diminutivo -ello e la forma pluralizzata, tipica dei co- gnomi, soprattutto del Centro e del Nord Italia. Si trova a Roma e nel Lazio, a Napoli e anche in Toscana e nel Nord. Oggi 1 a Bonito, 2 ad Avellino, 19 in provincia, 166 in Campania, 1550 in Italia.

SORRENTINO Ieri Onofrio Sorrentino, di anni 30, massaro, è citato nel Catasto Onciario bonitese degli anni 1752-53. Alessio Sorrentino fu sindaco di Bonito nell’Ottocento. Il cognome è pre- sente nella storia di Bonito, forse era penetrato dalla vicina Mirabella, come pare desumere dalla seguente citazione: “In un atto del 1760 D. Romualdo Cassitto, agente per D. Mar- cantonio Garofalo, Duca, concede in enfiteusi a Ciriaco Sorrentino fu Geronimo da Mi- rabella un pezzo di territorio di circa tomola 10 nel luogo detto Morroni o la Macchia”259. Pietro Sorrentino, di anni 19, massaro proprietario, è citato in un elenco del 1807 di citta- dini bonitesi, in un atto notarile. Etimo Corrisponde all’aggettivo etnico sorrentino, riferito a Sorrento (NA). È il 91º cogno- me italiano per frequenza; 7º in Campania, nuclei nel Lazio, Calabria e Sicilia. Oggi 1 a Bonito, 4 ad Avellino, 126 in Irpinia (di cui 22 a Mirabella, 11 a Grottaminarda, 10 a Montecalvo), 3270 in Campania, 5590 in Italia.

257 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 240. 258 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 14. 259 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 134. 83 SPINAZZOLA Ieri Cognome di origine pugliese, ma da molto tempo presente anche in paese. Etimo Dal toponimo pugliese Spinazzola, comune della provincia di Barletta-Andria-Trani;­ cognome molto diffuso a Barletta e inoltre nel Foggiano, in Basilicata (Ripacandida nel Potentino) e nell’Avellinese (epicentro Melito Irpino). Oggi 3 a Bonito, 1 ad Avellino, 35 in provincia (di cui 19 a Melito, 6 a Flumeri, 4 ad ­Ariano, 2 a Grottaminarda), 41 in Campania, 247 in Italia.

TENCHIANO / TINGHIONE / TEMPLANO Ieri Questo nome è un mistero; forse una “corruzione” di un precedente nome o soprannome. Oggi non è attestato in nessuna forma. Lo inserisco nel dizionario onomastico perché figura nella storia di Bonito. Infatti, in un documento del XVI secolo si legge: “Una vigna in lo pre- fato (nel su citato, nel predetto) tenimento (possedimento) a la Airella iuxta (vicino) lo bosco, fu legata a Nicola Tenchiano per suo anniversario”260. E ancora: è citato un sacerdote di Bonito nel 1574: don Giovanni Giacomo Tenchiano261. In un documento del 1588 si cita il sindaco di Bonito Nicola Antonio Tenchiano. Inoltre nella Platea del 1727 si menziona un terreno “che fu di Andrea Tinchiano”262. “La contea normanna di ­Ariano. Il primo conte normanno Gerardo fece costruire i seguenti castelli: (…) 5. Il castello ­Templano (oggi detto Tinghiano)263. Etimo Oggi è introvabile nei repertori dei vari dizionari dei cognomi, in nessuna forma, com- preso i probabili refusi Tinghiano, Tinchiano, Tenghione, Tencano, ecc. O si tratta di un errore di trascrizione o di decifrazione, oppure il nome di famiglia si è estinto, o forse, non era un cognome, ma piuttosto un soprannome. È comunque un nome misterioso su cui molto si è discusso. Forse il risultato di una ‘corruzione’ linguistica avvenuta nel corso del tempo, do- vuta anche all’errata pronuncia e percezione popolare. Sono molteplici le forme grafiche più o meno riconducibili a questo nome: Tinghione, Tenghione, Tinchione,­ Tenchione,­ Tenghia- no, Templano, ecc. Nella Storia della Regia Città di Ariano Tommaso ­Vitale, nel 1794, scrive dell’esistenza di un Castrum Templani nelle vicinanze di Montemalo,­ l’attuale S. Arcangelo Trimonte (BN), compresa anticamente nei possedimenti della contea di Ariano. Nel territo- rio di Apice (BN) vi era la chiesa di Santa Maria in Templano, di cui si fa menzione nel libro Storia di Apice. Lorenzo Giustiniani nel libro del 1797 ­Dizionario geografico-­ragionato del Re- gno di Napoli cita una sola volta Tinchiano e subito dopo ­aggiunge “o Anchiano, come chia- masi nella bolla di Leone X del 1520 e come lessi in un altro documento anche Trinchiano”. In un altro documento si legge del “Signore di Ariano e ­Tinchiano”. Credo che il nome Tin- chiano sia un toponimo, cioè un nome di luogo che prese anticamente origine da un antro- ponimo (un nome di persona), cioè verosimilmente, come in molti casi, un antico titolare di possedimenti della zona. Come farebbe anche pensare il suffisso -ano che in toponomastica indica appartenenza. Tornando ora a Nicola Tenchiano citato nel documento bonitese: Te n- chiano penso che indichi un soprannome, legato al luogo di origine o di provenienza della persona, cioè lui (o i suoi avi) venivano da Tenchiano / Templano / Tinghione. Oppure, si era formato un cognome (ma di cui oggi non vi è traccia) dal toponimo. Probabilmente, quindi, è avvenuto un complesso processo, per cui Tenghiano (o Anchiano) che derivava il nome da

260 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 15. 261 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 31. 262 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 43. 263 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., pp. 80-81. 84 un possibile [T]Anc(h)arius o [T]Anc(h)ariuanu264, a sua volta ha dato origine a soprannomi o cognomi o nomi di persona come nel caso citato a Bonito. Oggi Inesistente (non sono attestate forme tipo Tenchiano, Tinchiano, Tinchiani, ecc.). La scomparsa di Tenchiano fa supporre che la forma citata nell’antico documento bonitese si riferiva a un soprannome e non ad un cognome. In altre parole: era come se significas- se: “Nicola (il) Tenchiano) o “Nicola (da) Tenchiano” e ancora: “Nicola (che in passato ­lavorava a) Tenchiano”.

TISO Ieri Ciriaco Tiso è citato in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro il Comu- ne di Bonito)265. Il bracciale (bracciante) Saverio Tiso, di anni 50, compare in una rivela del catasto onciario di Bonito negli anni 1752-52266. Un folto gruppo nell’emigrazione in America, in Inghilterra e nel Nord Italia. Etimo In generale deriva dal nome di persona Tiso di origine germanica; in area meridionale però, la formazione del nome di famiglia è più probabilmente originata dalla voce dialetta- le tisu ‘teso, ritto’, come suggerito da G. Rohlfs che documenta un Francesco Maria Tiso a Nardò (LE) nel 1571, mentre un Oronzo Tiso sacerdote e pittore di Lecce del XVIII sec. ha dato il nome a una via di quella città. Cognome che si incontra nell’Avellinese (epicentro­ Ariano Irpino) e nel Beneventano, nuclei in Puglia e Calabria. Oggi Nessuno in paese, 1 ad Avellino, 42 in Irpinia (37 ad Ariano), 99 in Campania, 580 a livello nazionale.

TORDIGLIONE Ieri È uno dei cognomi più antichi di Bonito, famiglie con questo nome furono tra le pri- me a insediarsi a Bonito (per lo meno in epoca moderna, dal ’700). Questo cognome nel- la storia di Bonito è in qualche modo ‘cristallizzato’, immortalato nel toponimo Contrada Masiello Tordiglione. In un documento del 1772 si cita Mario Tordiglione che ebbe in con- cessione (dal marchese Garofalo) un terreno a Morroni per 50 ducati267. Molti Tordiglione fra i bonitesi emigrati. Un ceppo negli USA e un altro in Argentina, tra fine Ottocento e primi del Novecento (almeno 20 accertati nel Dizionario dei bonitesi emigrati). Oggi Pino Tordiglione, stimato regista autore di numerose opere cinematografiche. Etimo Il cognome è così raro e tipico di una zona circoscritta che non è contemplato nei repertori dei dizionari dei cognomi italiani. È quindi difficile avanzare un’ipotesi sull’e- timologia, origine e significato di questo nome di famiglia. Si può andare solo per vaghi tentativi: 1. Forse una qualche attinenza con cognomi simili come Torda, Tordi, Tordella, Tordini, Tordone. Questi, tipici del Lazio, Umbria o del Nord, derivano da soprannomi legati alla parola tordo. 2. Potrebbe anche essere connesso con il termine tortiglione (con- siderando il problema di fonetica che nella pronuncia dialettale spesso vede la confusione

264 – Se come rivela L. Giustiniani, Tenchiano si chiamava anche Anchiano, è da notare che c’è Anchiano anche in Toscana, è una frazione (dove nacque il celebre Leonardo) di Vinci (Fi). Il più grande esperto di toponoma- stica toscana Silvio Pieri, fa risalire il toponimo Anchiano (e altri simili) appunto dai due antichi nomi personali latini citati, in S. Pieri, Toponomastica della Valle dell’Arno, Roma 1919, ristampa Forni Bologna 2008, p. 115. 265 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 144. 266 – M. De Iesu (a cura di), Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario (1752-1753) … sulle tracce della scrittura, Edizioni Il Papavero, 2012, p. 32. 267 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 85 tra “d” e “t”): “oggetto avvolto a spirale”, termine entrato nella lingua italiana nel 1846; e ancora: “venatura tortuosa nei cristalli” (dal 1647) e infine: “pasta da minestra, avvolta ad elica”, accezione però nota solo dal 1952. 3. Un cenno ad una possibile relazione col termine torciglione “fascia attorta portata sul capo a guisa di corona” (anche questo però è un’accezione recente, del 1961). 4. Forse una qualche connessione con voci spagnole, come torta, tortilla (pronunciata tortiglia), con suffisso accrescitivo -one. Oggi 9 a Bonito, 2 ad Avellino, nessun’altro in Irpinia, 13 in Campania (cioè solo 2 nel Beneventano, se si toglie Bonito), 28 in Italia. Cognome non solo raro, rarissimo, ma squi- sitamente “bonitese”.

TORNESE Ieri Cognome antico di Bonito, oggi inesistente. Lo incontriamo almeno quattro volte in documenti antichi: 1. “Nella visita pastorale del 1587 alla chiesa madre si menziona una cappella di S. Maria di Costantinopoli, eretta e dotata dalla famiglia Tornese”268. 2. in un documento del 1614 in cui si afferma che nella chiesa di San Pietro (oggi di San ­Giuseppe) l’ospedale (= ospizio) era affidato all’ospedaliera signora Vittoria Tornese269. 3. Nell’Inventa- rio dei beni delle chiese di Bonito del 1619 si legge: “Detta chiesa archi presbiterale tiene e possiede uno campo in mezzo alle vigne di Bonito, iusta (iuxta = vicino) li beni di Virgilio Tornese”. 4. “Carlini undeci sopra la vigna di Turillo et Leonardo fratelli Graziano,­ sita allo Campo dei Greci, confinata da un lato con li beni di D. Giuseppe Tornese”270. Etimo Tre ipotesi: 1. Una connessione con l’aggettivo etnico tornese relativo alla città francese­ di Tours (quella del celebre San Martino). 2. Da collegare forse al toponimo ­Tornia (a ­Cortona nell’Aretino). 3. Più facilmente, per la formazione del cognome in area meridio- nale, da avvicinare ad un soprannome che riprende la voce tornese ‘denaro’, nome di una moneta in origine coniata a Tours (portata nel Sud d’Italia dagli Angioini e qui continuata con valori diversi, ma modesti, fino all’Ottocento). Tornese è abbastanza diffuso a Lecce, nuclei in Calabria, Latina, Roma. Oggi Nessuno in paese né ad Avellino, 1 ad Ariano, 12 in Campania, 139 in Puglia, 327 in Italia.

TRANFAGLIA Ieri Un ceppo di famiglie con questo cognome risiede da molto tempo a Bonito in contra- da Morroni. Tracce di Tranfaglia tra gli emigrati bonitesi negli USA; su internet ho ­trovato Prisco Tranfaglia che sposò a Bonito Alessandra Grieco negli anni ’80 dell’Ottocento, il loro figlio Antonio arrivò negli USA nel 1911. Etimo Deriva dalla forma base del cognome Tranfa, col suffisso -aglia che ha funzione di col- lettivo. Tranfa è di non facile interpretazione, forse richiama la voce siciliana tranfa variante di trampa ‘furberia, astuzia, inganno’ (diffusa anche in area campana e ligure),­derivata dallo spagnolo trampa ‘trappola’; si può supporre perciò un’origine soprannominale271. Secondo Rohlfs alcuni cognomi, tra cui Tranfaglia, “sono particolarmente sospetti di appartenere alla categoria dei cognomi assegnati per registrare i ‘trovatelli’, quando hanno un’oscura

268 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 145. 269 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, WM Edizioni, 1991, p. 71. 270 – Ivi, p. 87. 271 – E. Caffarelli, C. Marcato, Dizionario storico ed etimologico dei cognomi italiani, cit., p. 1678. 86 origine o sono localizzati in un unico comune senza riscontro in altri paesi o province”272. Oggi 1 a Bonito, 4 ad Avellino, 31 in Irpinia (8 a Mirabella, 6 a Taurasi), 69 in Campa- nia, 92 in Italia.

TROISI Ieri Esiste anche la variante Troise e Troisio. Anche a Bonito, in un documento del 1791 è citato un certo Bonifacio Troise. Ma, in questo caso, forse è solo un problema di errore di trascrizione o di decifrazione di documenti spesso scritti a mano e non di rado consun- ti, logorati dal tempo e non facilmente leggibili. Gramitio Troisi è menzionato in un atto del 1753 relativo a una controversia tra il Comune di Bonito e alcuni cittadini. (Riguardo al nome Gramitio, non ho trovato riscontro nel dizionario dei nomi di persona). Pasquale Troisi è nell’elenco dei giovani bonitesi caduti nella Seconda guerra mondiale (1940-45). Etimo Alcune ipotesi: 1. “Secondo Caracausi dipende da un nome personale della tradi- zione normanna Turgisius ben attestato nei documenti medievali di area meridionale a par- tire dal 1121, e domnus Torgisius nel 1129, Federicus de Trogisio nel 1326, il quale si con- fronta con il cognome francese Tourgis e risale al nome scandinavo Thorgisl. 2. Per Rohlfs il cognome dipende dal toponimo Troia, in provincia di Foggia, attraverso una forma di aggettivo etnico, quindi significano ‘di Troia’”273. “Cognomi etnici (provenienza): Apulèo, ­Atenese, Barisano, Calabrò (…) Troisi (…)”274. Troisi rappresenta il 42º cognome per fre- quenza nell’Avellinese, con i gruppi più consistenti a Solofra e Montoro Superiore; nuclei anche nel Salernitano, a Napoli, nel Leccese, Foggiano e in Sicilia nell’Agrigentino. Oggi 2 a Bonito, 18 ad Avellino, 143 in Irpinia (di cui 29 a Solofra, 13 a Paternopoli, 12 a Montoro Inferiore, 6 a Montoro Superiore), 334 in Campania e 770 a livello nazionale.

TUFO Ieri Cognome raro, ma presente in paese anche in passato (forse penetrato dalla vicina Apice), come mostra un nucleo tra i bonitesi emigrati negli USA all’inizio del XX secolo. Etimo Deriva dai toponimi Tufo, presenti in diverse regioni. In area meridionale il riferi- mento più probabile è in Tufo comune della provincia di Avellino. Non si esclude un’ori- gine dal termine tufo che si riferisce a un tipo di roccia. In alcuni dialetti è presente la voce tufo ‘afa, fetore, puzzo’, dal quale può essere stato tratto un soprannome e poi un cognome.­ Nel territorio di Benevento è documentato Iacobus de Tufo nel 1308; in area salentina Gio- vanni Tufo nel 1481. Il cognome è centro-meridionale, Napoli, Apice (BN), nel ­Foggiano, Latina, Roma. Oggi 2 a Bonito, 1 ad Avellino, 21 in provincia (7 a Montecalvo, 5 a Tufo), 186 in Cam- pania (di cui 92 nel Beneventano e 33 ad Apice), 490 in Italia.

VALENTINO Ieri In un documento del 1619 sui beni della Chiesa di Bonito si cita: “annui carlini 6 in perpetuo sopra la casa di Angelo Valentino sita alla piazza dentro la terra confinata con li beni del quondam Sebastiano Valentino, le mura dell’Università, et altri fini”275.

272 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo, Ravenna 1985, p. 30. 273 – I cognomi d’Italia, cit., p. 1689. 274 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania, cit., p. 33. 275 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 86. 87 Etimo Dal nome personale Valentino, da Valente, suffissato col diminutivo -ino. Come ac- cade spesso, la forma pluralizzata del cognome con la “i” finale276 è tipica del Centro-Nord, invece la forma Valentino è del Sud, al rango 34 ad Avellino, 62 a Caserta, nucleo più nu- meroso a Napoli, gruppi in Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Oggi 128 in Irpinia (di cui 52 nel capoluogo, 27 a Monteforte, 13 a Forino, 10 a Merco- gliano), 910 in Campania, 4200 in Italia.

VAZZA Ieri Vincenzo Vazza è citato in un atto del 1796 (“stato nominativo individui di Bonito tra i 21 e i 50 anni”); Pietro Vazza, agrimensore, figura in un documento del 1813. Ricordo Antonio Vazza, benefattore, nel 1950 con pubblico testamento lasciò terreni alla chiesa par- rocchiale e alla Confraternita della Buona Morte di Bonito. Un nutrito gruppo di persone tra i bonitesi emigrati in Argentina e un altro negli USA, tra fine ’800 e inizi ’900 (almeno 15 persone sicuramente documentate, ma furono indubbiamente di più). Cognome raro, oggi quasi estinto, non solo in paese, per via dell’emigrazione. Etimo Forse deriva dalla voce dialettale vazza per guazzo ‘luogo provvisto d’acqua’, ad in- dicare probabilmente indicatori toponimici generici per segnalare un luogo fertile o, in al- tri casi, una zona paludosa. Forma rara, si incontra nel Potentino e sparsa in altre zone del Sud e anche al Nord (per flussi emigratori). Oggi 2 a Bonito, nessun altro ad Avellino o provincia, 5 in Campania (quindi solo 3 fuori Bonito), 37 in Italia.

VENTRE Ieri Paolo, Antonio, Pasquale e Vincenzo Ventre sono citati in un documento del 1769 in cui si dichiarava l’ottenimento di un terreno in località “Filette”277. Saverio Ventre (­paternità: Giovanni) è citato in un atto notarile del 1796278. Antonio Ventre è menzionato in un do- cumento del 1829, un contratto relativo alla vendita del castello di Bonito279. Nicolino Ventre gestì per decenni (anni ’30-’50 del ’900) un negozio di alimentari e generi vari in zona Maleprandi-Beatrice; don Michele Ventre (in religione: Padre Alessio, Passionista) è un sacerdote bonitese, ordinato il 17 luglio 1960. Flora Ventre è menzionata nel bollettino parrocchiale nel 1951 tra le persone impegnate nelle attività della comunità ­parrocchiale; Emilio Ventre è citato nel giornalino parrocchiale nel 1964 come Presidente della Pia Unio- ne Braccianti di Bonito. Vi sono altre indiscutibili tracce della presenza in passato del co- gnome in paese, tra cui un sostanzioso nucleo di cittadini bonitesi emigrati verso l’America e alcuni anche verso Roma e il Nord Italia.

276 – La “i” finale che indica “pluralizzazione” del cognome può essere spiegata in due modi: 1. Il genitivo latino (indica appartenenza, “di chi, di che cosa…”). 2. Un riferimento ai “familiari, figli, eredi, discendenti” di quella famiglia, di quel cognome. “La maggior parte dei cognomi italiani termina in –i. Si tratta in molti casi di un ge- nitivo patronimico latino, mantenutosi in volgare (da Johannes flius Martini si-è avuto Giovanni Martini); in altri casi la -i segnala già un plurale di famiglia: Giovanni (dei) Martini”. (E. Caffarelli, Il dialetto nei cognomi italia- ni, in AA.VV., Dialetti italiani, UTET, Torino 2002). “Patronimici al plurale. I singoli membri di una famiglia o casata possono essere indicati con il semplice plurale”. (G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania). 277 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 163. 278 – Si tratta di uno “Stato nominativo degli individui di età compresa tra 21 anni e 50 ammissibili alle leve provinciali”, reperito all’Archivio di Stato di Avellino da V.M. Miletti. 279 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 291. 88 Etimo Forse da un soprannome ventre, con riferimento a persona con la pancia prominen- te o grande mangiatore. In certi casi l’origine può essere anche nell’ipocoristico aferetico (abbreviazione vezzeggiativa) di Bonventre. Cognome soprattutto campano, Napoli, Saler- no (Cava de’ Tirreni), nel Casertano e nuclei nel Potentino. Oggi 2 a Bonito, 3 ad Avellino, 15 in provincia (3 a Mirabella), 204 in Campania, 512 in Italia.

VIGLIOTTA Ieri Cognome radicato in paese da moltissimo tempo. Pasquale, Benedetto, Giuseppe, Angelo e molti altri Vigliotta sono citati in un atto notarile del 1810 (quotizzazione del demanio bonitese). Un fortissimo gruppo nell’emigrazione (almeno 50 documentati nel ­Dizionario dei bonitesi emigrati, ma furono certamente di più) sia verso l’America del Nord (USA e Canada), sia quella del Sud (Venezuela, Argentina) e ancora un gruppo in Austra- lia, in Svizzera e vari verso la Toscana e il Nord Italia. Etimo Cognome raro, presente in soli 68 comuni dell’Italia, ma in gran parte della Cam- pania (Casertano e Avellinese). Un ceppo familiare a Bonito, uno dei cognomi più diffu- si nel nostro comune. Pare derivi dalla forma cognominale base Ghiglia, con le numerose varianti Guiglia, Viglia, Biglia, Ghigliotti, Biglietti, Vigliotti, Viglione, ecc. L’origine è nei nomi medievali Ghiglia o Guiglia, Viglia e Biglia, documentati dal IX sec. come forme contratte, modificate di Guglielmo, formati col primo elemento wilian, in tedesco Wille, che significa “volontà”. G. Rohlfs nel Dizionario storico dei cognomi lucani riporta il nome di famiglia Gugliotta (anche calabrese, siciliano e salentino), derivato da Guillot e Guillot in Francia280. Ho pensato che a partire da questo cognome si possono reperire delle tracce anche di Vigliotta: talvolta nel dialetto (ma non solo) vi è una trasformazione Vi > Ghi o Gui (penso ad es. alla storpiatura dialettale popolare Svizzera > Sguizzera, ma anche, nel passaggio da una lingua straniera all’italiano: William > Guglielmo); inoltre il francese ll si pronuncia come il nostro gli (Guillot > Guigliot) e il nesso francese gui è pronunciato in italiano ghi (Guillot > Ghigliott). Questi semplici meccanismi fonetici e linguistici ci fanno capire come non siamo lontani da Gugliotta < Guillot > Vigliott(a). Oggi 12 a Bonito, 1 ad Avellino, 25 in provincia (di cui 4 a Melito, 2 a Grottaminarda, 2 a Mirabella), 96 in Campania, 153 in Italia.

VILLANI Ieri Pasqualino Villani rinomato artigiano bonitese degli inizi del ’900, ricordato anche ­perché da lui apprese la professione di falegname Gerardo De Rosa, conosciuto come ­“masto Gerardo”. Etimo Origini e etimologie diverse a seconda delle regioni. Riflette un soprannome ­villano, da Villa, per designare ‘chi vive in campagna, in piccoli centri rurali’, opposto al castellano e al borghese; ma anche ‘contadino’ e in seguito appellativo riferito a ‘per- sone rozze, rustiche’,­ ecc. Divenne anche nome personale; non sempre ebbe valore ne- gativo, come mostra l’attestazione di forme augurali come Bonvillanus. In alcuni casi il nome e poi cognome può derivare dal nome di un luogo, toponimi Villa sono sparsi in varie regioni (es. Villa Latina; Villa Collemandina, ecc.). Il cognome è presente anche al

280 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi in Lucania. Repertorio onomastico e filologico, Longo,Ravenna ­ 1985, p. 103. 89 Nord. Riguardo al ceppo meridionale è diffuso a Campobasso, Nocera Superiore (SA), nel Leccese, Potentino e varie zone in Campania e Puglia. Oggi Nessuno in paese281, 2 ad Avellino, 50 in provincia (di cui 11 ad Altavilla, 4 a Gesualdo,­ 4 a Pietrastornina, 4 a S. Andrea di Conza), 682 in Campania (di cui 328 nel Salernitano, 249 nel Napoletano), 4217 in Italia (di cui 669 in Puglia).

*VITIELLO Ieri La possibile presenza in paese in passato di questo cognome è forse testimoniata anche dal toponimo bonitese (ora estinto) Coste Vitiello, nell’ipotesi, abbastanza credibile, che in quel nome di luogo ci si riferisse al cognome Vitiello. Etimo È una variante della forma base del cognome Vitello, Vitella; come abbiamo già visto per altri cognomi bonitesi e irpini, nel corso del tempo avvenne un processo linguistico detto dittongamento metafonetico meridionale: detto così il termine può spaventare, ma si tratta di una cosa semplice: il passaggio, per una questione di pronuncia dialettale, da e a ie: ­Vitello > Vitiello (per maggiori informazioni vedi gli esempi di Grieco, Manganiello, ­Minichiello, Ruggiero, ecc.). Il cognome (nelle sue varie forme grafiche) deriva dal nome personaleVito , che diede origine poi alla forma base del cognome Viti. In alcuni casi potrebbe­ essere le- gato a un soprannome originato dalla parola vitello. In altri casi non si esclude un’antica derivazione dal cognomen Vitellius attestato nel latino tardo282. Vitiello è prevalentemente della Campania, dove si pone al rango 34 per frequenza, con la 18ª piazza nella provincia di Napoli, 1º a Torre del Greco; molto diffuso anche nella provincia di Salerno. Oggi Nessuno in paese, 1 ad Avellino, 22 in provincia, 1565 in Campania, 2415 in Italia.

VOZZELLA Ieri Un ceppo presente a Bonito da molto tempo, alcuni emigrati (verso la Svizzera); ­ricordo Giuseppe Antonio Vozzella (1909-2000), detto “Peppino lo Choffer”, di professione scal- pellino, ma in seguito anche autista, sia del dottor Fulvio Miletti, sia, a volte, del celebre prof. Giuseppe Moscati, il “santo medico dei poveri”. Etimo Deriva da un alterato di Vozza, questo cognome ha origine da un soprannome fog- giato sulla voce calabrese e siciliana vozza ‘gola, gozzo’; forse il soprannome ebbe origi- ne in riferimento a una persona con il gozzo; in dialetto calabrese vozzalusu vale appunto­ ‘­gozzuto’; ancora: in calabrese e in pugliese vozza è un ‘alto vaso di creta (per serbare il vino)’, da cui un possibile nome di mestiere per chi fabbricava o vendeva tali recipienti, da qui un soprannome divenuto poi nome di famiglia283. Cognome molto raro, si incontra in soli 36 comuni italiani su 8000. Oggi Nessuno a Bonito, né ad Avellino, 13 in provincia (di cui 3 a Melito e 2 a Mirabella),­ 30 in Campania, 42 in Italia.

281 – Per inciso ricordo che nel gruppo dei cognomi sul tema Villani, Villano, Villan, ecc., si potrebbe inseri- re anche il nome di famiglia di Geronima Villana, la benefattrice di origini napoletane del XVI secolo, moglie di Mario Gemma, che, insieme al marito, visse per molti anni a Bonito, beneficò la popolazione e alla fine dei suoi giorni fu sepolta nella chiesa madre del nostro paese. 282 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., pp. 264-265. 283 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei soprannomi salentini, Galatina, Congedo 1982. E Dizionario storico dei cognomi in Lucania, Longo Editore, Ravenna 1985. 90 ZIZZA Ieri Giovanni Zizza risulta in un documento del 1725 (ricorso di cittadini contro il Co- mune di Bonito). Daniele Zizza (1898-1918) è nell’elenco dei Caduti bonitesi della Prima guerra mondiale. Ricordo la ventina di cittadini bonitesi tra gli emigrati, sia verso gli USA, ma anche Canada, Australia, Regno Unito e Svizzera. Etimo “All’origine vi è il siciliano zizzu col femminile zizza ‘giovane di un’eleganza osten- tata’ o anche ‘celibe’, dall’arabo ‘aziz’ ‘splendente, bellissimo’”284. Nella formazione di soprannomi e poi di cognomi è possibile anche l’interferenza della voce dialettale zizza ‘mammella’285. Il cognome è diffuso in Calabria (Crotone), in Puglia (Brindisino), inSicilia ­ (Palermo) e nuclei in Campania. Oggi 4 a Bonito, 1 ad Avellino, 12 in provincia, 21 in Campania, 279 in Italia (di cui 107 in Puglia).

ZULLO Ieri Attestato da tempo anche in paese, forse penetrato dal limitrofo comune di Apice (BN) in cui vi è ancora oggi un numerosissimo ceppo. Oggi L’avvocato Antonio Zullo, sindaco di Bonito (dal 2004 al 2014). Etimo Verosimilmente da un ipocoristico di un nome di persona uscente in -zullo come Marzullo o Vincenzullo. Forse, in area salentina (zone grecofone), una connessione con un cognome greco Tsulos (pronuncia: zulos)286. Zullo è diffuso in Molise (8º per frequenza a Isernia), nuclei in Campania, spicca nel comune di Apice (BN), a Castellamare di Stabia (NA), a Napoli e Messina. Oggi 3 a Bonito, 2 ad Avellino, 30 in provincia (di cui 15 a Cervinara), 247 in Campania (di cui 86 nel Beneventano, compreso i 51 di Apice), 817 in Italia.

284 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., p. 272. 285 – E. Caffarelli, C. Marcato, I cognomi d’Italia, cit., pp. 1812-1813. 286 – G. Rohlfs, Dizionario storico dei cognomi salentini, 1982, p. 276. 91

APPENDICE

Altri cognomi nelle cronache bonitesi

Propongo qui un altro elenco – brevemente commentato – di 80 nomi di famiglia di persone che hanno vissuto a Bonito e trascorso un periodo più o meno lungo, ma comunque significativo,­ della loro storia e della loro esistenza, nel nostro paese. Naturalmente ho omesso i cognomi di personaggi citati nella storia bonitese ma che erano presenti solo di transito o per celebrazioni o avvenimenti particolari o per lavoro e poi tornavano nelle loro residenze. È necessario sottolineare che i tentativi di specificare la provenienza geografica di questi cogno- mi, sono puramente ipotetici e approssimativi. Per appurarlo, forse, sarebbe necessaria una la- boriosa ricerca archivistica che non mi è stato possibile realizzare.

Albanese Cognome molto diffuso soprattutto ad Ariano Irpino e Lioni, per diverse ragioni penetrato anche a Bonito. È uno di quei cognomi che può avere diverse origini e significati.­ Albanese designava gli appartenenti alle colonie albanesi sparse nell’Italia centro-meridio- nale (in Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia). Si ricordi l’esempio del comune di Greci (AV), ripopolata nel XVI sec. da Albanesi e in cui ancora oggi la popolazione usa la lingua albanese (arbëresh). Albanese inoltre corrisponde, più in generale, all’aggettivo et- nico relativo all’Albania, ma non solo; infatti albanese era utilizzato per indicare ‘soldato di cavalleria leggera, stradiotto’ e inoltre ‘soldato scelto di fanteria turca, reclutato in Al- bania’. Infine, potrebbe indicare una qualche relazione col toponimoAlbano presente in ­Basilicata e nel Lazio. Oggi non è attestato in paese, 5 ad Avellino, 175 in Irpinia (85 ad Ariano Irpino,­ 32 a ­Lioni), 445 in Campania, 4155 in Italia.

Alvino Vi sono tracce della presenza di questo cognome in passato a Bonito. Etimo ­Diverse ipotesi: o variante di Albino, Albini oppure da un nome di origine germanica composto con ala- ‘del tutto, molto’ o alhi ‘tempio’ e ancora: athala ‘nobiltà’ più wini ‘amico. Altri pensano a una derivazione dal nome latino Albinus > Albino con un passaggio b > v (­forma di betacismo al contrario). C’è la variante Alvini, toscana, senese e aretina. Alvino è al ran- go 45 per frequenza ad Avellino, con picco, in provincia, ad Atripalda. Forte nucleo nel 93 ­Napoletano, in Puglia e nel Potentino. Oggi Nessuno a Bonito, 37 ad Avellino, 83 in pro- vincia, 227 in regione, 417 in Italia.

Amatruda / Ametruda M. Ametruda (o Amatruda) fu sindaco di Bonito nel 1610. Forse la grafiaAmetruda è un errore di trascrizione, tale cognome non risulta nei repertori, mentre è tuttora presente la forma Amatruda, nome di famiglia del Salernitano. Rohlfs considera il genere di cognomi tipo Altruda di origine germanica.

Angeluzzo Angelo Angeluzzo e Lucantonio Angeluzzo sono citati in un documento sulla lista dei beni della Confraternita della SS. Concezione di Bonito tra fine ’500 e inizi ’600 (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Era un’epoca ancora di transizione tra il sopran- nome e il cognome, il sistema cognominale non era ancora del tutto fissato, soprattutto al Sud e nei piccoli paesi; mi sento di ipotizzare che si trattasse di un soprannome o di un nome relativo al patronimico; una cosa è certa: oggi il cognome Angeluzzo è più unico che raro: nessuno in Campania, un solo caso in Italia, a Genova. È però attestato il cognome Angeluzzi (forma pluralizzata tipica dei cognomi, soprattutto al Centro-nord), derivato appunto da un nome personale Angeluzzo, derivato da Angelo, cognome rarissimo, che si trova a Terni.

Barbieri Nelle cronache bonitesi, anche recenti, è citato questo cognome, forse penetrato da Ariano, dove è ben presente (attestato anche ad Avellino). Ad es. Adele Barbieri è stata animatrice e sostenitrice dell’associazione Pro-Loco di Bonito e redattrice del suo organo di stampa, Terra Boneti. Il cognome deriva dal nome di mestiere, che nell’italiano antico era detto barbiero, che, com’è noto, non si limitava a radere barba e capelli, ma eseguiva piccole incisioni, salassi, rimozione di denti, ecc. In passato, forse più di oggi, il tipo di capigliatu- ra e di rasatura rivestivano un grande valore simbolico, pertanto il mestiere di barbiere era molto importante, da qui la frequenza del soprannome che poi divenne nome di famiglia. Barile Nel Napoletano e nel Salernitano, alcuni casi anche nell’Avellinese (capoluogo e Atri- palda). Deriva da un soprannome, con riferimento al mestiere (barili e botti era strumenti della professione degli osti, dei venditori di vino, ecc.) oppure con allusione a persone pan- ciute. In qualche caso il cognome dipende dal toponimo potentino Barile.

Basile Dal nome personale Basìleios, latinizzato in basilius con la variante Basileus; il nome si è affermato in Italia già nell’alto Medioevo specialmente per il prestigio e per il culto, di tradizione greco-bizantina, di San Basilio il Grande di Cesarea vissuto nel IV secolo. Nelle zone meridionali Basile può continuare, come variante di Vasile, diret- tamente il nome di persona greco medievale Basilès, Basìleios, dall’aggettivo antico gre- co basìleios ‘regale’ ­senza la mediazione del latino Basilius. Attestazioni già in carte del 1093. La forma Basile è particolarmente diffusa nell’Italia meridionale, dove risulta al 2º posto per frequenza a Taranto, dopo Russo. In Campania è al 78º posto (46º a Napoli). Oggi nessuno a Bonito, 16 ad Avellino, 97 in provincia (di cui 22 a Montella), 1033 in Campania, 6000 in Italia.

Bellofatto Angelo Bellofatto è citato nel racconto degli avvenimenti del settembre 1860 a Bonito (rivolta legittimista). Cognome irpino, forse penetrato da Torella dei Lombardi,

94 dove tuttora è molto diffuso. Deriva da un nome personale di carattere augurativo o de- scrittivo o da un soprannome. Oggi si trova in provincia di Chieti, con nuclei in Abruzzo, Marche, Campania e Calabria.

Buono Citato in vari documenti. Deriva dall’aggettivo buono utilizzato in passato anche come nome di persona. Cognome abbastanza diffuso, si trova a Matera, Potenza, Bari, ma è cognome soprattutto campano e napoletano; in Irpinia oggi è presente a Montella, ­Luogosano, Avellino.

Buonopane Cognome varie volte documentato nella storia bonitese; Pietro Buonopane è citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-53 (era un masto fabricatore); vi era anche un sacerdote, don Gennaro Buonopane, nel XIX secolo. Credo che il cognome provenisse da altre zone, ad es. da quattro località dove ancora oggi e ben diffuso: Mirabella, Grotta- minarda, Ariano e Avellino. Deriva da un soprannome che vale ‘buon pane’ probabilmen- te riferita in origine a un fornaio che faceva bene il pane, o a persona che amava molto il pane oppure a una persona, come si dice, ‘buona come il pane’. Ci sono diverse varianti, tra cui Bompan nel Veneto; Bompane, Bompiani (la famosa casa editrice), Bompane, ­Buonpane, ecc. Buonopane è meridionale e soprattutto avellinese, con epicentro Mirabella, zona da cui forse era penetrata nella limitrofa Bonito.

Carnevale Oggi soprattutto nel Lazio e Calabria, molti nel Napoletano, nuclei nel Casertano e Salernitano. Origine del cognome: dalla parola carnevale come nome dato in riferimento al periodo della nascita, oppure come soprannome con allusione agli scherzi, all’allegria, alla fatuità, ecc. Il termine deriva dal latino carnem levare in connessione con il termine della festa carnevalesca che coincide con la Quaresima, periodo di digiuno, penitenza, astinenza dalla carne: il martedì grasso c’era un gran banchetto che finiva i festeggiamenti, dal gior- no dopo con il mercoledì delle ceneri iniziava la Quaresima.

Cataldo Ricorre in qualche occasione nella storia e nelle cronache bonitesi. Il cognome deriva dal nome di persona Cataldo particolarmente utilizzato nel Sud dell’Italia. Docu- menti nel barese del 1697 attestano Angela Cataldo di Barletta. È cognome pugliese e pa- lermitano, con nuclei nel Napoletano, a Chiusano di San Domenico (AV). Oggi nessuno a Bonito, 24 ad Avellino, 160 in Irpinia (di cui 38 a Montefalcone, 31 a Chiusano di San Domenico), 532 in Campania, 2913 in Italia.

Centrella “Suffissato con-ella si collega al cognome Centra. Il cognome Centrella si riscontra nell’Avellinese (Montemiletto), a Napoli, nel Beneventano; un nucleo risiede a Novara”­ 287. Riguardo a Centra: probabilmente da un soprannome tratto dalla voce centra (anche al maschile centro) ‘pungiglione, chiodo’, anche ‘bargiglio, cresta di gallo’. Da segnalare che “Cendrella (centrella) dal greco kentron ‘chiodo’ è la “brocca”, piccolo chiodo per scarpe usato per proteggere la suola e quindi farla durare di più: scarpe co’ le ccentrelle”288. Dall’uso delle “scarpe co le centrelle” forse nacque un soprannome, da cui poi il cognome Centrella.

287 – Dizionario storico ed etimologico dei cognomi, cit., p. 441. 288 – S. La Vecchia, Bonidizio. Dizionario bonitese, Delta 3, 1999, p. 151. 95 Cognome raro, si trova solo in 76 comuni italiani. Oggi nessuno a Bonito, 7 ad Avellino, 56 in Irpinia (di cui 18 a Montemiletto e 6 a Pietradefusi), 101 in Campania, 161 in Italia.

Cimino Antonio Cimino (di Giuseppe) è citato in un documento del 1790. Padre Dome- nico Cimino, frate laico francescano del convento di S. Antonio di Bonito, è menzionato nel 1861 nelle vicende che portarono alla drammatica soppressione da parte del governo italiano degli enti religiosi e dei monasteri; il testo afferma che era di Bonito (C.Graziano, ­ Storia di Bonito). L’origine del cognome è in comino (o cumino o cimino) una pianta erba- cea i cui semi aromatici sono usati in cucina, in liquoreria e in farmacia. Forse l’allusione era a persone che producevano o commerciavano questo prodotto. Nell’etimologia è ipo- tizzato anche l’antroponimo neogreco Kymìnos. Altri autori pensano a una relazione con un toponimo, il nome dei monti Cimini (nel Lazio, zona di Viterbo). Cimino è un ­cognome che ha circolato in paese; oggi è rarissimo in Irpinia, abbastanza diffuso invece nel Saler- nitano, nuclei nel Napoletano, Casertano e Beneventano. Presente anche a Catanzaro. La variante Cimmino è napoletana.

Colantuono D. Sebastiano Colantuono è citato nel 1573 (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito); oggi questo nome di famiglia si incontra a Villanova del Battista, Lioni, Grot- taminarda, e largamente nel Napoletano. L’origine del cognome è nel nome Cola (forma abbreviata di Nicola) associato al nome Antonio nella forma meridionale con dittongo del- la vocale tonica (ò > uò, come abbiamo visto anche in Longo > Luongo), per cui Antonio > Antuono. Oggi la variante Colantuoni riguarda l’Avellinese (Pietradefusi), il Beneventano e Napoli. Colantuono, più diffuso, è delle province di Napoli, Campobasso e Isernia.

Collecino In un altro testo di storia bonitese il cognome è citato nella forma Collecini­ . Oggi entrambi introvabili in Italia, forse estinti per varie ragioni tra cui l’emigrazione (tracce ve ne sono in alcuni siti americani). È però certamente esistito, non solo per i documenti­ ­bonitesi, ma anche perché oggi vi è un istituto scolastico a Caserta intitolato a un perso- naggio di nome Francesco Collecini. Attestato in Italia (ma forse ha un’altra origine) il co- gnome ­Colicino, raro: 21 in Italia, di cui 19 in Campania, fra cui 2 in provincia di Avellino,­ a Montella.

Costantino A Bonito nei primi anni del XVIII sec. nella chiesa collegiata figurava il sacer- dote Giovacchino Costantino. Saverio Costantino è menzionato in un lungo elenco del 1797 di cittadini di Bonito. Il cognome, attestato anche oggi in Italia, deriva dal nome per- sonale Costantino, già documentato nel XIII secolo. Il cognome è meridionale, calabrese (Reggio C. e Catanzaro), siciliano (Messina) e pugliese (Brindisino). Per quanto riguarda la Campania è presente abbastanza nel Napoletano e nel Salernitano; in Irpinia nuclei ad Ariano, Sturno e Castel Baronia.

Cunto In Campania nel Casertano, poi un ceppo Calabria e Basilicata. Origine: 3 ­ipotesi: 1. Dalla voce dialettale cunto ‘conto, racconto’. 2. Variante di Conti, Conte. 3. Aferesi di Acunto.

D’Argenio Teresa D’Argenio era la moglie di Nicola Mongiello che perse la vita per il co- lera del 1867. È formato dal nome Argenio con la preposizione semplice d’. Argenio (che

96 in questa forma è anche un cognome a sé stante) deriva da una voce dialettale che ­significa ‘ingegno’. D’Argenio rappresenta il 5º cognome per frequenza ad Avellino, dove si accentra per un terzo delle circa 1200 occorrenze attuali; un forte nucleo nel Beneventano, a Napoli e a Foggia. In Irpinia, oggi, oltre alle 100 attestazioni del capoluogo, è presente in 13 casi a Mercogliano, 6 ad Aiello del Sabato e 6 ad Atripalda.

Dattoli / D’Attoli Sono documentate entrambe le forme grafiche. Rosaria D’Attoli era la moglie di Arcangelo Ciriello, una delle prime vittime del colera del 1867 a Bonito; Saveria D’Attoli morì il 13 agosto 1867 per il colera che colpì il paese; Vincenzo Dattoli (nato nel 1849) fu un sacerdote bonitese; il padre si chiamava Francesco Saverio e la madre Maddalena­ Grieci, dal cognome si comprende che era lei bonitese e sposò un uomo forse forestiero, probabilmente di Ariano o di Montecalvo o di Apice, tre zone dove il cognome è attestato ancora oggi. Origine: alcune ipotesi: 1. Un alterato di Atto / Azzo (forma base Atti). 2. Dal nome di origine germanica Dado / Daddo con l’alterato Datulus. 3. Dalla voce calabrese dattulu ‘dattero’. Cognome che si ritrova in Calabria, Sicilia e Puglia.

De Angelis Sporadicamente documentato anche a Bonito, recentemente, forse penetrato da altre zone dell’Irpinia (oggi il cognome è ben presente a Mercogliano, Avellino, Forino e Monteforte) oppure da altre parti della Campania. Il cognome è formato a partire dal nome Angelo / Angeli. Secondo G. Rohlfs il cognome, presente anche in Basilicata e Cala- bria, in passato era uno di quei nomi “fittizi” per denominare e registrare i ‘trovatelli’, col significato di ‘(donati) dagli angeli’. Cognome tipico dell’Italia centrale, con forti nuclei anche in Campania.

De Blasi Silverio De Blasi era il priore della confraternita laicale della Beata Vergine Maria­ di Bonito agli inizi del 1600 (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Sia ieri che oggi questo cognome è raro; attualmente esiste De Blasio molto diffuso nel Beneventano. Ori- gine: dalla forma Blasi, Blasio, Blaso, dal nome Biagio. Cognome oggi presente a Lecce e anche in Sicilia e a Napoli. Un accenno, per inciso, a Bill De Blasio, di origini italiane, nuovo sindaco di New York.

De Filippis Tommaso De Filippis fu arciprete di Bonito dal 1602 al 1611. Era originario di Ariano. Ci sono diverse varianti di questo cognome derivato dal nome Filippo. La for- ma citata nella storia bonitese è oggi presente nel Lazio (Roma e Latina); a Napoli e Bari, nuclei in Puglia, Basilicata e Abruzzo.

De Luca Il cognome oggi è ben presente a Grottaminarda e Mirabella per quanto riguarda l’Irpinia. Formato a partire dal nome personale Luca, è il 14º cognome italiano per diffu- sione e il 1º di quelli formati da preposizione (de + il nome). Cognome prevalentemente meridionale. Al 9º posto in Campania.

De Lutiis Andreana De Lutiis è citata in un documento del 1701 nell’elenco dei “Censi in grano della Collegiata di Bonito” (C. Graziano, Storia di Bonito). Composto dal tipo Luzio (forma base del cognome: Lùzii). La forma latineggiante in -iis è abruzzese.

97 De Nardo Si compone del tipo Nardo, Narda, da un’aferesi di Bernardo, Leonardo. Il grup- po più consistente a Roma, poi nuclei distinti nel Sud (Catanzaro, Avellino, il Vibonese, Napoli).

Di Cicco / De Cicco Documentato nella Platea del 1727. Caterina Belmonte il 25 set- tembre 1713 sposò Tommaso De Cicco. Nicolantonio Di Cicco figura in un atto del 1810 relativo alle quotizzazioni dei terreni demaniali a Bonito. Credo che questo cognome pro- venisse o dalla vicina Apice o da altre zone del Beneventano dove il cognome ancora oggi è ben diffuso; oppure da altre zone irpine, come Pratola Serra, Montemiletto e Gesualdo, dove ancora oggi vi sono forti nuclei. Un mio parente, di Bonito, negli anni ’60 sposò una ragazza di Apice, di cognome De Cicco, sono emigrati in Toscana. Il cognome è formato a partire da Cicco, ipocoristico di Francesco. Oltre che il Beneventano è diffuso a Cosenza, a Napoli (Sant’Anastasia e a Pomigliano d’Arco) e nel Cosentino.

Di Iorio / Iorio / Iuorio Cognome citato a volte, ad es. nella Platea del 1727, forse penetra- to da paesi limitrofi. Ancora oggi ben diffuso, in Irpinia e in Campania, soprattutto nelle prime due forme grafiche. Deriva da Iorio, che fu anche nome personale, variante dell’Italia­ mediana e meridionale di Giorgio, con la J (originariamente: Jorio - De Jorio) al posto del- la G. De Iorio è oggi presente a Napoli e nel Casertano, con nuclei nel Molise e Abruzzo.

Di Rienzo / De Rienzo / De Renzi Giacomo De Renzi nel 1573; Carlo Di Rienzo nel XVIII sec. (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Si afferma che fosse di Bonito; non si può esclu- dere che provenisse, in origine, da altre zone (oggi diversi Di Rienzo ad ­Avellino, Frigento e Aquilonia); nella seconda forma (De Rienzo) oggi si incontra a Paternopoli e a Savignano Irpino. Alla base c’è il nome Renzo (da Lorenzo), con la particella de tipica del patronimico e di molti cognomi meridionali. La variante Di Rienzo è dovuta alla classica metafonesi me- ridionale per cui e > ie. Diffuso nel Molise, nel Casertano, a Foggia e ­nuclei in Campania.

D’Onofrio Menzionato a volte in paese, ad es. nell’Inventario del 1727 dei beni della chie- sa bonitese; forse penetrato da altri centri irpini (ad es. Prata P.U., dove è ben radicato an- cora oggi) o da altre province (è ben attestato anche nel Beneventano, zona molto vicina, com’è noto, al confine bonitese). Nell’elenco dei beni della confraternita della SS. Conce- zione di Bonito tra fine ’500 e inizi ’600 si cita Giulio di Nofrio, ma molto probabilmen- te si trattava di D’Onofrio, attestato altre volte, mentre, ieri come oggi Di Nofrio è inesi- stente. Origine: dal nome Onofrio, preceduto dalla classica preposizione, elisa, apostrofata perché davanti a vocale. Cognome meridionale: Molise, Abruzzo, Beneventano, nuclei a ­Pomigliano d’Arco (NA) e in Lucania.

D’Oro Wanda D’Oro, dell’Università popolare di Bonito. L’origine è un nome personale Doro, ipocoristico aferetico di alcuni nomi di origine greca come Filidoro, Isidoro, Medoro, Polidoro, Teodoro. È un cognome di Apice (BN), da cui è verosimilmente penetrato nella vicina Bonito. Si incontra anche nel Napoletano e in Sicilia (Agrigento e ­Caltanissetta). La forma senza apostrofo, Doro, si trova in Sardegna, a Sassari, ma anche a Taranto, nel Veneto e a Genova.

98 D’Otolo / Dotolo Attestate entrambe le forme grafiche. Alla base vi è un alterato di Doto. Mentre Dotoli è foggiano, con nuclei ad Avellino, la forma Dotolo è rara e spiccatamente irpina: oggi 12 casi ad Ariano e 12 a Mirabella. La variante con l’apostrofo oggi è rarissi- ma, solo 4 casi in tutta Italia.

Ficociello Cognome raro, oggi, formato da una base Fico, forse da fico, con doppio suffisso: -occio e -illo, con la tipica metafonesi meridionale dittongata (e > ie - Ficocello > Ficociello).­ Cognome tipico del Beneventano e un nucleo nel Casertano (Sessa Aurunca).

Francone Una traccia nel dizionario dei bonitesi emigrati: Amodio Francone (classe 1874) in America nel 1907. Deriva dal nome Franco col suffisso accrescitivo -one. Oppure diret- tamente dal nome medievale Francone. Il cognome presenta due nuclei distinti: uno pie- montese; l’altro pugliese.

Fusco Donato Fusco è citato nella Platea del 1727 come affittuario o proprietario di una vigna nei pressi della zona Maleprandi. Deriva da un nome Fusco o dall’aggettivo fusco, dal latino fuscus ‘scuro’, anche nel senso di ‘triste, malinconico’. È un cognome meridionale, campano e napoletano in particolare, in Campania è al 12º posto per frequenza, presente anche in Irpinia, ben radicato ancora oggi ad Avellino, Monteforte e Montemarano. È an- che tra i primi 50 cognomi degli italiani emigrati negli USA.

Grasso Giovan Angelo Grasso affittuario di un terreno risulta nella Platea del 1727. -De riva dall’aggettivo grasso attraverso un soprannome molto comune, testimoniato già in documenti del 1023. Cognome meridionale, al 3º posto per frequenza a Catania, poi altre zone siciliane, a Benevento, al 3º posto nell’Avellinese (epicentro Ariano Irpino). Probabilmente la persona citata proveniva da Ariano, paese confinante con Bonito e le- gato da stretti rapporti.

Guacciariello / Guarciariello Vincenzo e Giovanni Guaciariello figurano in un atto del 1810 relativo alla divisione in quote dei terreni demaniali a Bonito; il documento, scrit- to a mano da un notaio, non è del tutto chiaro: la grafia potrebbe essere Guacciariello o Guarciariello. Nel primo caso oggi è inesistente, mentre vi sono 5 casi della seconda forma grafica, di cui 3 in Irpinia (Pratola Serra e Venticano). Forse si tratta di una variante rara della forma Guaccio / Guacci, presente nel Sud peninsulare, in particolare a Solofra (AV), probabilmente derivate da cognomi tipo Guazzi, Guazzo.

Jadanza / Iadanza Clemente Jadanza fu una delle 200 vittime del colera che imperversò a Bonito nel 1867. Nei registri parrocchiali si precisa che, con la famiglia, era “proveniente da Campoli del Monte Taburno” in provincia di Benevento. Oggi il cognome nella forma grafica con la “J” iniziale è quasi estinto (solo 4 attestazioni in Italia); invece nella forma con la “I” iniziale, Iadanza, è attestato in un centinaio di casi, molti dei quali in provincia di Benevento, con epicentro Pietrelcina e (come nel caso del Clemente citato) da Campoli­ del Monte Taburno, a dimostrazione di come i ceppi familiari e cognominali resistano, nonostante tutto, nel corso del tempo.

99 Lanno Nicola Lanno e Saverio Lanno sono citati nel documento del 1800 relativo alla ­donazione del corpo di S. Crescenzo alla chiesa di Bonito. Formato da un nome personale­ ­Lanno, forma assimilata di Lando (cfr. il meccanismo dialettale tipico nd > nn, come in quando­ > quanno). Lanno è tipico della Sicilia, Lanni si trova in Campania e Lazio meridionale;­ un nucleo a Rotondi (AV).

Lanza Più volte citato nella storia e nelle cronache bonitesi. Ad es. il sacerdote della chiesa bonitese Giuseppe Lanza (figlio di Saverio), nato nel 1814, ordinato nel 1836 (C. ­Graziano, Storia di Bonito). Credo che provenisse dai limitrofi comuni di Grottaminarda o ­Montecalvo o Mirabella (dove ancora oggi il cognome è ben attestato, soprattutto a Grottaminarda). G. Rohlfs lo cita tra i cognomi (anche) lucani, calabresi e salentini, suggerendo l’origine dalla parola lancia e proponendo un confronto con i cognomi francesi Lance e Lalance. Potreb- be derivare anche dal personale germanico Lanzo.

La Penta Citato nella Platea del 1727 in cui si afferma: “… sopra la casa comprata dalle Penta di Mirabella”. Il cognome è attestato in alcuni casi in paese, anche tra gli emigrati partiti da Bonito verso l’America, ma era penetrato dalla vicina Mirabella. G. Rohlfs nel Dizionario storico dei cognomi in Lucania cita Lapenta (tutto attaccato), ma subito dopo ammette la possibilità della variante grafica staccata, e suggerisce il confronto col cognome siciliano La Pinta e la connessione con la voce calabrese pintu ‘butterato’, implicitamente proponendo un cognome originato, come tanti altri, da qualità, aspetti o difetti fisici o mo- rali delle persone capostipite, da cui sarebbe nato un soprannome poi divenuto cognome.

Lardieri Citato a volte nella storia bonitese, documentato da 7 persone con questo cogno- me partite da Bonito per l’America tra fine ’800 e inizi ’900. G. Rohlfs lo colloca tra i co- gnomi lucani e calabresi interpretandolo come originato da un soprannome: “chi vende lardo”, “commercianti di lardo” e suggerendo il confronto col cognome francese Lardier.

La Verde Emanuele La Verde compare in un documento del 1810 relativo alle quotizza- zioni dei terreni demaniali bonitesi; Francesco Saverio La Verde (fu Raffaele e di Lucia Calvo) risulta nell’elenco dei bonitesi morti per il colera del 1867. È un tipico cognome siciliano (Agrigento, Caltanissetta e Palermo). Oggi nessun caso né in Irpinia né in Cam- pania. Di non facile interpretazione l’etimologia. Pare che derivi da soprannomi medie- vali con varie motivazioni, ad esempio un riferimento al colore verde, l’età dell’infanzia, del rigoglio; oppure un’allusione a un toponimo o alla natura verde, verdeggiante; c’è chi pensa che tragga origine da un elemento onomastico di origine germanica in cui vi erano nomi con bert - vert - verd ‘illustre, famoso’, come nel cognome Alverdi.

Mazzarella Silvestro Mazzarella acquistò nel XVII secolo il “Palazzotto”, un signorile palazzo che appartenne a Mario Gemma, oggi Palazzo Miletti. Forma femminile di Mazzarello, da Mazzeo, variante di Matteo. Cognome tipico del Sud e della Toscana. Presenta un nucleo campano e uno siciliano. In Irpinia si trova ad Ariano, Venticano, Avellino.

Melone Mannato Melone è menzionato nell’atto di donazione del corpo del martire S. Crescenzo alla chiesa bonitese nel 1800. Il cognome ha varie origini: dal nome melone,

100 ­inteso in senso proprio o come soprannome di ‘persona poco furba e intelligente’; ­oppure da mela, melo col suffisso accrescitivo. Frequente nel Casertano, a Roma, nell’Aquilano.

Mirabella Sei persone con questo cognome in una nuova ricerca sui bonitesi emigrati; forse provenivano da Mirabella, da cui anche il cognome trae origine. Deriva, infatti, da alcuni toponimi del tipo Mirabella / Mirabello, in varie regioni italiane e soprattutto al Sud; nel nostro caso il riferimento è a Mirabella Eclano. Il cognome è diffuso in Sicilia, nel Napole- tano e Salernitano. Sporadicamente anche in Irpinia; in passato anche a Mirabella.

Monciello / Mongiello don Filippo Monciello era sacerdote canonico della chiesa collegiata bonitese nei primi decenni del ’700 (C. Graziano, Bonetum in Hirpinis). ­Pasquale ­Mongiello, di anni 27, di professione cositore e sartore, è citato nel Catasto Onciario bonitese­ del 1753; Filippo Mongiello compare in un atto notarile del 1796 relativo ad un folto gruppo di cittadini di Bonito. Questo cognome, per quel che sono riuscito ad appurare, ha una sua storia particolare: raro, fin dall’inizio, oggi rarissimo, anzi: un unico caso attestato in tutta Italia di una persona che vive a Solofra (AV); la forma Monciello fa pensare a una metafo- nesi meridionale con dittongo e > ie, da una forma base Moncelli / Moncello, comunque an- ch’essa molto rara, legata forse a un nome Moncio, derivato dal latino Montius; oppure una forma abbreviata del nome Simoncello; e ancora forse da una voce toponomica monticello. È possibile però che nel testo di storia bonitese ci si riferisse al cognome Mongiello, con la “g”, questo maggiormente attestato, anche in Irpinia: anche oggi 43 occorrenze, soprat- tutto a Solofra e Montemarano. Mongiello ha un’etimologia non del tutto chiara. Rohlfs pensa a una derivazione (col diminutivo) dall’antico francese monge ‘monaco’. Altri pensa- no a ­monzello ‘mucchio’, tramite una designazione toponomastica. Il nome di famiglia si incontra nel Barese e a Taranto, oltre che nelle zone dell’Irpinia su citate.

Morella / Morelli / Morello Tre persone con questo cognome nell’elenco dei bonitesi emi- grati. Citato diverse volte nelle cronache bonitesi. Giovanni Morella, oggi vive a Roma, autore di alcune pubblicazioni, tra cui la raccolta di poesie Viaggio della vita. Il cognome deriva da moro, col suffisso -ello, -ella; ma da confrontare anche con morella ‘pianta erbacea delle solanacee diffusa nei luoghi incolti’, ‘matricaria’; da accostare forse anche a­morello ‘di colore bruno, scuro’ e ‘cavallo dal mantello bruno’. Il cognome risulta a Barletta e a Mirabella Eclano. In vari documenti è citato nella triplice forma grafica messa in lemma.

Necco Questo cognome è citato diverse volte nella storia bonitese, ad es. vi era il chierico Marco Necco tra i religiosi della Bonito di inizi ’600. Ancora: Isabella Necco e la sua casa sono menzionate nella Platea del 1727. Antonio Necco era il marito di Elisabetta ­Coviello, tra le 200 vittime del colera del 1867 a Bonito. Da una variante di Gneco / Gnech; ma forse anche da nicchio / nicchia. Cognome piemontese con un nucleo in Campania.

Palermo In un documento del XVII sec. Luca Palermo risulta abitante in una casa nei pressi di piazza S. Caterina. Oggi il cognome si incontra anche in Irpinia (Taurasi, Avellino, Mi- rabella, Paternopoli), un forte nucleo nel Napoletano, ma è soprattutto cognome siciliano e calabrese. L’origine è nel toponimo siciliano Palermo indicando relazione o provenienza.

101 Pannarello La vigna di Marco Pannarello sita a S. Sebastiano è citata tra i beni nei confronti dei quali la chiesa bonitese poteva esigere le decime nei primi anni del ’600 (C. Graziano,­ Le antiche chiese di Bonito). Oggi in questa forma grafica (con due n) il cognome non esiste.­ È attestata la forma Panarello (Sicilia) e, ancor più diffusa Panariello soprattutto a Torre del Greco (NA) e altrove nella provincia partenopea, nuclei nel Salernitano (Scafati).

Paragona Pasquale Paragona compare in un atto notarile del 1796, in un elenco di cittadini di Bonito. Cognome raro, circolato anche a Bonito, originario della provincia di Beneven- to (epicentro Apice) e un nucleo a Foggia. Ha origine forse dalla parola paragone nel senso di ‘prova, esperienza’, in origine ‘pietra dura per confrontare le leghe metalliche, special- mente l’oro e l’argento’. Nel dialetto abruzzese si conserva la voce paragonë ‘cote da affilare’.

Pascale Antonio Pascale figura a Bonito in un atto del 1753 (V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo). Dal nome Pascale, variante meridionale di Pasquale, oppure dal nome ­comune ­pasquale, relativo alla Pasqua. Cognome oggi soprattutto salernitano, anche in provincia di Napoli e Caserta, nuclei in Irpinia (Monteforte, Avellino, Montella).

Patierno In una cronaca del 1752 sulla vita di Basilio Miletti e sulla famiglia Cassitto, si cita la casa e il terreno di Ciriaco Patierno. Deriva dall’aggettivo paterno ‘del padre’, trasforma- to in soprannome poi in nome di famiglia. La variante Patierno è legata alla trasformazione e > ie = Paterno > Patierno. Oggi il cognome, seppure rarissimo, è presente anche in Irpinia (Savignano),­ ma soprattutto ha un discreto nucleo nel Napoletano, nel Casertano e nel Barese.

Petitto Crescentio e Gaetano Petitto sono citati in un documento del 1774 relativo ad un contenzioso che vedeva coinvolti il sindaco del paese e altri cittadini. Il cognome è una va- riante di Petito, Petiti; Petito è forma dialettale per ‘piccolo’, oppure da un nome personale­ Petito, dal francese petit ‘piccolo’. La forma Petitto si trova a Napoli, Avellino e in altre zone del Meridione, come Calabria e Sicilia. In Irpinia, oggi: 10 Petitto ad Avellino, 10 a ­Venticano, 4 a Pietradefusi e 4 a Torre Le Nocelle. Petito è molto diffuso a Sant’Antimo (NA) e anche altrove nel Napoletano, nel Casertano e, in Irpinia, si trova a Sant’Angelo dei Lombardi.

Picone Da Pico, con suffisso accrescitivo -one, o da voci dialettali come picone ‘piccone’ o picune (calabrese) ‘piccio’; o forse da un toponimo pugliese Picone. Un Iohanne Picone è attestato in una carta del codice del monastero di Montevergine del 1139. Cognome me- ridionale, Palermo in primo luogo, Napoli, il Casertano e Irpinia (capoluogo, Atripalda, Montefredane).

Reda Nella Platea del 1727 si citano Giuseppe Reda e i figli Ciriaco, Mario e Antonia. ­Michele Reda è menzionato in un documento del 1810 sulle quotizzazioni. Forse il nome di famiglia è penetrato da Montemiletto o da Ariano, dove ancora oggi è diffuso. Il cogno- me ha forse origine dal personale di origine germanica Reda, si ipotizza che sia in connes- sione con l’elemento *hraidha ‘pronto’; oppure potrebbe essere legato come abbreviazio- ne vezzeggiativa al nome Reduino, riconducibile a Radowin e formato da *redha ‘saggio, ­consigliere’ e *wini ‘amico’. Altri pensano ad un alterato a partire dal nome Erede una va- riante del nome Rada o Roda. Cognome calabrese.

102 Russillo Orazio Pietro Russillo era uno degli “eletti” (= consigliere comunale) nella Bonito­ del 1574 (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Deriva dalla voce russo, col suffisso vez- zeggiativo -illo; è una variante del cognome base Rossi / Russo. È un cognome potentino, con epicentro Picerno. Oggi raro, 121 attestazioni in Italia, 64 in Basilicata.

Sagliuoccolo Prisco Sagliuoccolo compare in un documento del 1810 relativo alle quotiz- zazioni dei terreni demaniali a Bonito. È una variante rara della forma Sagliocco che deri- va da un soprannome originato dalla voce dialettale di area napoletana sagliocca ‘bastone ricurvo del pastore’. Oggi Sagliuoccolo è un cognome rarissimo, solo 4 casi in Italia, di cui 2 a Pietradefusi (AV).

Salvato “Una vigna quale legato per Bartolomeo Salvato” (nel 1517, citato da C. ­Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Deriva da un nome di persona Salvato oppure dalla parola ­salvato. Presenta nuclei distinti: a Palermo e altrove in Sicilia; nel Napoletano e Salernita- no; in Puglia, Basilicata, Lazio e un ceppo a Padova.

Sasso Figura in alcuni testi di storia bonitese. Ha diverse origini: in alcuni casi riprende la parola sasso o meglio alcuni toponimi come Sasso / Sassi, sparsi in diverse regioni. Forse più vicino alle nostre terre il riferimento potrebbe essere a Sasso di Castalda (PZ). In altri casi può derivare da nomi di origine germanica come Saxo, Sasso, Sassone. Cognome pugliese e anche napoletano (epicentro Ischia), nuclei nel Casertano e potentino. Riguardo all’Irpi- nia, attualmente si trova a Frigento, Avellino, Mercogliano e Gesualdo.

Scalzillo Crescenzio Scalzillo (marito di Teresa Curcio) fu una delle 200 vittime del cole- ra del 1867. 7 persone con questo cognome nella lista dei bonitesi emigrati in America.­ ­Cognome raro, quasi estinto, non reperibile nel dizionario dei cognomi, dove però c’è la forma base Scalzi, da cui forse è originata quella citata, col suffisso vezzeggiativo e di ­sapore ­meridionale -illo; la base Scalzi deriva da antichi soprannomi. Oggi di Scalzillo solo 4 ­attestazioni in Italia, di cui 2 a Montecalvo Irpino.

Scarpellino Nicola Scarpellino risulta in un documento del 1727 (possedeva una vigna). Deriva da scarpellino, variante regionale di scalpellino, nome di mestiere. Si trova a Formia (provincia di Latina), ad Ariano Irpino e Montecalvo (AV); nuclei a Napoli, Bari e Roma.

Scocca Antonio Scocca è menzionato in un atto del 1810 relativo alle quotizzazioni di ­terreni a Bonito. Pare che il cognome derivi da scocca che nei dialetti settentrionali desi- gna ‘cassa, o parte della carrozza che posa sulle cinghie o stanghe’; oppure dai nomi Cocca,­ Cocco, Cocchi, con prostesi di -s. Cognome che si divide tra le province di Benevento (epi- centro Pietrelcina) e di Campobasso. Un altro nucleo è in Liguria. In Irpinia il nome di famiglia si incontra, raro, a Montecalvo e a Calitri.

Signore Luigi Signore è menzionato in un documento del 1797. Da signore (dal latino senior,­ senioris ‘anziano’), appellativo o titolo di riguardo, nei vari significati: ‘signore, principe, capo di un feudo, alto magistrato’, ecc., attraverso un soprannome. Diffuso a Lecce e in altre zone in Puglia, in Campania è presente a Santa Maria Capua Vetere (CE) e a Napoli,­

103 Basilicata. In Irpinia si trova nel capoluogo e ad Ariano Irpino.

Signoriello Gennaro Signoriello è citato nell’atto di donazione del corpo di S. Crescenzo alla chiesa di Bonito nel 1800. Deriva da Signore col suffisso -ello e la metafonesi meridio- nale e > ie, Signorello > Signoriello. Diffuso oggi a Benevento, un forte nucleo a Napoli e nel Foggiano. In Irpinia si trova a Sant’Angelo dei Lombardi e ad Altavilla.

Tartaro Giovan Luise Tartaro è citato in un documento dei primi del ’600 (C. Graziano,­ Le antiche chiese di Bonito; possedeva una casa sita allo furno, figurava nei beni della confrater- nita della SS. Concezione). Deriva dal nome di persona Tartaro, attestato in un documento medievale veneto. Potrebbe avere origine anche da tartaro, alterazione di tataro, in origine nome etnico riferito, nel Medioevo, non solo alle popolazioni mongoliche che dall’Asia invasero l’Europa orientale, ma anche, genericamente, ai popoli non cristiani ­dell’Europa dell’Est e del Mediterraneo, compresi Arabi e Turchi, assumendo anche il significato di ‘barbaro’. Cognome meridionale, a Marcianise (CE), Gravina in Puglia (BA), Paduli (BN), Napoli, Palermo. Solo 4 casi in Irpinia: Avellino, Monteforte e S. Potito.

Tedesco Corrisponde all’aggettivo etnico tedesco propriamente ‘appartenente alle popola- zioni tedesche’, documentato in Italia sin dal XII sec. Mentre Tedeschi è del Nord, la forma Tedesco è meridionale: Brindisi, Agrigento, Giffoni (SA), Napoli e Puglia. In Irpinia: a S. Martino Valle Caudina, Avellino, Taurasi, Andretta.

Tolina / Tolino D. Angelo Tolina è citato come sacerdote nella Bonito del ’600 (C. Graziano,­ Le antiche chiese di Bonito). Se si tratta effettivamente di Tolina, il Dizionario storico ed eti- mologico dei cognomi suggerisce che potrebbe derivare dal nome Tolina variante di Tolinda,­ Tolindo. Oppure il cognome era Tolino (non è semplice decifrare antichi documenti scrit- ti a mano e spesso usurati dal tempo), perché – almeno oggi – la forma con la “a” finale non è attestata. Ovviamente non si può nemmeno escludere un’evoluzione grafica del co- gnome (come avvenuto nel corso del tempo per tanti nomi di famiglia bonitesi e italiani). Oggi c’è Tolino e trae origine da una forma accorciata di nomi personali come Bartolino, Bertolino. Cognome campano, specialmente a Montoro Inferiore e altrove nell’Avellinese (­Monteforte, Castelfranci) e a Napoli. Aggiungo che oggi è introvabile anche un’altra forma ­cognominale menzionata nel testo su citato, e cioè Tinola, riferita a D. Giovanni ­Domenico Tinola, prete bonitese o operante a Bonito. I casi possono essere tre: 1. O il cognome esi- steva in passato e oggi è estinto. 2. Forse una variante rara, locale, dialettale, da forme base che esistono anche oggi, come Tino. 3. Forse un’errore di trascrizione (alla radice o nella decifrazione), quasi una sorta di “metatesi” sui generis Tolina > Tinola.

Tomoniello Giuseppe Tomoniello (1777-1841) era un sacerdote a Bonito; il padre si chia- mava Giovanni e la madre Rachele Belmonte. (C. Graziano, Storia di Bonito). Dal ­cognome materno si è indotti a pensare che la madre era bonitese e forse aveva sposato un forestiero, una persona di un altro paese. Pasquale Tomoniello è citato in un atto notarile del 1797 re- lativo ai bonitesi tra i 21 e i 50 anni “ammissibili per le le leve provinciali”. Quel cognome (se questa è la grafia giusta) oggi è introvabile. Si può pensare a una variante, oggi non più esistente, e locale, dialettale, della forma base Tomo, Toma, Tomini, tutte derivate da for-

104 me abbreviate di Tomaso, Tommaso. Un nome personale medievale Tominus è attestato nel 1336; potrebbe esserci stato un passaggio da Tominus > Tomino > Tominello > Tominiello (o Tomoniello) [per la dittongazione meridionale e > ie]; in questo caso la forma citata nel testo di storia bonitese è attendibile.

Toreglia Il chierico Giovanni Antonio Toreglia è citato come religioso attivo nella chiesa bonitese dei primi del 1600, e si afferma subito che era di Apice; ancora: Cesare Toreglia è menzionato come “consigliere comunale” (“eletto”) a Bonito nei primi del XVII sec. (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Forse quel cognome si è estinto, oppure la forma gra- fica si è trasformata, oppure o non era facile decifrare l’antico documento scritto a mano e usurato dal tempo, e quindi era un refuso, posso dire che (almeno oggi) non è conosciu- ta la forma cognominale Toreglia, mentre esiste: Treglia, conosciuto in Campania (piccolo nucleo), abbastanza diffuso in Puglia e soprattutto nel Lazio. Altra ipotesi: il cognome era Torella (vedi voce successiva).

Torella Nicola Torella è citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1753. Giovanni To- rella è menzionato in un documento del 1810 relativo al processo di quotizzazione dei terreni demaniali a Bonito. Il cognome Torella (e le varianti Torelli, Torello, Toriello) si confrontano con i toponimi Torella, elemento della denominazioni Torella del Sannio (CB) e Torella dei Lombardi (BN) e ancora con Torelli, località a Mercogliano (AV). Ol- tre che da questi nomi di luogo, i cognomi potrebbero derivare anche dal nome di per- sona Torello, T­­orella, nomi tratti più che da toro, da forme accorciate di Salvatore, Vittore, ecc. Il nome di ­famiglia, oggi, si trova nel Lazio, nel Napoletano, a Montoro Inferiore (AV) e nel Barese.

Toscano Pasquale Toscano figura in un documento del 1810 sulle quotizzazioni dei terreni bonitesi dopo lo scioglimento dei possedimenti feudali. Il cognome corrisponde all’aggettivo­ etnico toscano, indicante provenienza o relazione con la Toscana. Cognome soprattutto me- ridionale, Calabria, Sicilia, in Campania Caserta e Pomigliano d’Arco (NA).

Troiano In un contratto bonitese del XVI secolo si legge: “Una vigna a la Laura iuxta lo bosco de Bartolomeo Troiano”. (C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito). Il cognome ha origini diverse a seconda delle zone. Alcuni corrispondono all’aggettivo etnico troiano, in- dicante relazione con il comune di Troia (FG). Altre occorrenze sono connesse col toponi- mo Troiano in provincia di Teramo. Altre ancora derivano da un nome di persona Troiano usato nei secoli passati. Troiano è molto diffuso nella provincia di Foggia, un nucleo forte a Pescara; notevole distribuzione a Napoli e a Roma, e altrove in Puglia, Campania, Basilicata.

Truda Oto Truda e il suo terreno in zona Alla Torricella sono citati nella Bonito di fine ’500. Marcantonio Truda pare fosse sindaco di Bonito nel 1609. Il cognome è salernitano (ancora oggi, seppure raro, presente in quella provincia). Rohlfs ritiene alcuni cognomi, come l’analogo Altruda, di origine germanica.

Usai Cinque persone con questo cognome – partite da Bonito – risultano nell’elenco AIRE (italiani residenti all’estero) e oggi residenti in Svizzera. Oggi nessuno a Bonito, 3 ad Avel-

105 lino, 2 ad Altavilla Irpina, 14 in Campania, 2491 in Italia; è cognome sardo (1940 atte- stazioni in Sardegna).

Ziccardi Variante di Siccardi, Sicardi, derivato dal nome di persona Sicardo, di tradizione onomastica longobarda e francone. Formato da sigu ‘vittoria’ e hardhu ‘duro, forte’ (“forte nella vittoria”). Ziccardi è di Campobasso e provincia, nuclei consistenti a Napoli e a Fog- gia. In Irpinia si incontra a Mercogliano, Serino, Montemiletto e Avellino.

106 Seconda parte

I NOMI DI PERSONA

Il repertorio onomastico personale bonitese

Il dizionario è formato da 220 nomi personali. 150, nella versione dialettale originaria, sono ripresi dall’elenco dei nomi di persona proposto da Salvatore La Vecchia nel libro ­Bonidizio - Dizionario bonitese. Gli altri 70 li ho aggiunti in base a documenti di storia del paese e a conoscenze personali. Una parte di questi nomi appartiene al “versante storico” dell’onomastica bonitese, un’altra parte, pur essendo radicata anche nel passato, continua però a vivere oggi nella popolazione.

Quasi ogni voce del dizionario è così articolata: 1. Nome originale dialettale. 2. Sua “traduzione” o accostamento a una forma italiana. 3. Ieri: breve cenno ad alcune persone con questo nome nella storia bonitese. 4. Lingua: brevi cenni di analisi linguistica relativi alla forma attestata del nome. 5. Etimo: analisi dell’origine e del significato del nome. Cenno alla sua attestazione storica. 6. Dati statistici sulla diffusione del nome. Fonte: A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di ­persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino 2005. 7. In alcune voci vi sono brevi annotazioni di costume e aneddoti.

I numeri relativi alla distribuzione del nome (nel XX secolo), a livello regionale e nazionale,­ sono molto attendibili, perché desunti dagli archivi del Ministero delle Finanze e connes- si alle registrazioni dei Codici Fiscali ed elaborati da A. Rossebastiano e E. Papa nel volu- me su citato.

I 220 nomi di questo dizionario non esauriscono il panorama del repertorio onomastico per- sonale bonitese, storico o attuale. Rappresentano solo una selezione di esso, basata sul criterio della maggiore diffusione e popolarità o, al contrario, sulla loro rarità e originalità, tratti che costituiscono un elemento di interesse, un valore. In “Appendice” è proposto un ulteriore elenco di 100 nomi presenti nelle cronache bonitesi.

107 Così come per il capitolo sui cognomi bonitesi, anche per i nomi di persona il mio lavoro di ricerca è stato largamente avvantaggiato e reso davvero più lieve, dalle indagini realiz- zate prima di me, soprattutto da Salvatore La Vecchia (lista nomi personali bonitesi nella versione in dialetto in Bonidizio - Dizionario bonitese). Ringrazio anche le altre persone che hanno studiato la realtà e la storia di Bonito e nelle loro pubblicazioni hanno citato fatti e persone da cui ho potuto attingere molti dati: Carlo Graziano, Franca Molinaro, Aldo Grieco, Valerio Massimo Miletti, Gaetano Di Vito, Crescenzo Coviello.

108 ADDÀVEDE Forma dialettale di Davide. Ieri Davide D’Alesio (questa è la grafia registrata, con una sola “s”) era del 1885, emigrò ­negli USA nel 1909; Davide Leone (1852) si trasferì in America nel 1897; Davide ­D’Alessio (1939-2014) fu sindaco di Bonito negli anni ’80 del ’900. Lingua Nella forma vernacolare, da un punto di vista linguistico si riscontra la presenza di un prefisso rafforzativo289 – tipicamente meridionale – ad-. Processo analogo avviene in alcuni cognomi. Questo procedimento – che trasforma Davide in > Addavede – può essere interpretato anche come una “protesi” che in linguistica è l’aggiunta di una sillaba iniziale (es.: il verbo ricordare diventa > arricurdà). Segnalo l’usanza, attestata anche a Bonito, di adottare la forma straniera (o, se si preferisce, originaria) del nome: David, come nel caso di David Del Mauro e David Ardito. Etimo Nome di origine biblica, tradizionalmente diffuso sia tra i cristiani che tra gli ebrei. Proviene, attraverso il latino ecclesiastico David e il greco biblico Dauèid o Dauìd, ­dall’ebraico Dawid, di etimo discusso, ma probabilmente da connettere all’aggettivo yediyd ­‘amabile’. Affine è l’ebraico dwd, che indica lo zio paterno e quindi una persona cara290. In Italia nel ’900 il nome Davide è stato imposto a 197.477 persone, con prevalenza in Lombardia e nelle altre regioni del Nord. La variante David è stata scelta per 18.469 individui, con par- ticolare concentrazione in Toscana e nel Lazio.

Nomi teofori. “Il peripatetico Clearco, allievo di Aristotele, uno dei primi autori ad occuparsi di una teoria generale del nome, divide i nomi greci in due gruppi. Il criterio fondamentale di distin- zione per lui è di individuare se i nomi contengono oppure no un nome divino. Perciò li distingue in «teofori» e «atei». Deriva quindi da lui il concetto, ancora assolutamente attuale, dei «nomi teo- fori» (che ‘portano’ Dio, che contengono il nome divino)”291.

Nomi “teofori” e nomi “atei” a Bonito. Una ricerca sull’onomastica – in questo caso nella storia di Bonito – potrebbe iniziare proprio da questo elemento discriminante: quali sono, tra i nomi dati ai bonitesi, quelli “teofori” e quelli “atei” (o forse sarebbe meglio definire “laici”)? In passato, certa- mente, prevalevano quelli di ispirazione religiosa. Sarebbe utile, poi, confrontarli con il patrimonio onomastico contemporaneo, influenzato da molti nomi stranieri e derivati dal mondo dello spetta- colo e dello sport. Emergerebbero molti aspetti interessanti. Su questo tema, qui solo accennato, si possono leggere ulteriori considerazioni nel breve studio sull’onomastica dei bonitesi emigrati alla fine del presente Dizionario.

ADDIÈGO Versione vernacolare di Diego. Ieri Diego Di Chiara fu sindaco di Bonito nell’Ottocento. Lingua Da un punto di vista linguistico, nella forma dialettale avviene il medesimo pro- cesso di “protesi” visto per Davide > Addavede, a cui si rinvia. Etimo Irradiatosi in Italia attraverso la dominazione degli Spagnoli nel Seicento, e ­s­uccessivamente attraverso la conoscenza della letteratura spagnola. Diego292 rappresenta l’evoluzione del latino Didacus, attestato nella penisola iberica accanto a Didagus e probabil-

289 – Il termine linguistico preciso è “rafforzamento protestico” (da “protesi”). 290 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, UTET, T­orino 2005, pp. 322-323. 291 – M. Mitterauer, Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi 2001 (prima edi- zione 1993), p. 39. 292 – Profilo etimologico redatto da E. Papa in I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico­ , cit., pp. 341-342. 109 mente connesso al greco didachè ‘dottrina’293. 72.759 i bambini che nel ’900 hanno ­ricevuto questo nome; contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il nome prevale al Nord.

ADUCCIA Vezzeggiativo di Ada. Lingua Il suffisso -uccio (e al femminile -uccia), è tipico del Sud (es.: Seppuccio, ­Antonuccio, Peppuccio). Piccola curiosità: il nome Ada ha una sua peculiarità: è uno dei pochi nomi di persona italiani (insieme ad Anna e Ebe) ad essere palindromo: cioè non cambia il suono (e il significato) se lo si legge da sinistra a destra o viceversa. Etimo Nome di origine germanica, da *atha-, forma ridotta di *athala- ‘nobiltà’, che entra spesso in composizione con altri nomi (ad es. Adalberto, Adalgisa, Adelinda)294. Nel secolo scorso 66.443 donne hanno ricevuto questo nome in Italia, con distribuzione territoriale abbastanza omogenea, e una leggera prevalenza in Veneto, Emilia, Toscana e Lombardia. 9 le attestazioni all’anagrafe del vezzeggiativo Aduccia.

AETÀNO Forma locale di Gaetano. Ieri Gaetano Di Pietro (nato nel 1870) emigrò negli USA nel 1906; Gaetano Di Vito (1919-2000) emigrò in Svizzera; Gaetano Ferraro si trasferì in America tra fine ’800 einizi ­ ’900. Oggi Gaetano Di Vito è il creatore del “Museo della civiltà contadina, delle arti e dei mestieri” di Bonito. Lingua Nella versione dialettale vi è l’aferesi della “g” iniziale; se, oltre all’aferesi (“taglio” ­della­­­­ parte iniziale di una parola), si unisce l’apocope (“taglio” della particella finale; in questo caso il “no”) il nome, abbreviato, in forma popolare e familiare diventa semplicemente Aetà.

Curiosità. A questo proposito cito una simpatica (e istruttiva) nota del prof. Salvatore La Vecchia riguardo la lista dei nomi personali bonitesi del suo libro Bonidizio - Dizionario Bonitese. Spesso i nomi propri vengono troncati sull’accento tonico quando ci si rivolge direttamente a una perso- na, così si possono avere casi piuttosto particolari: ’Ndo’ (per ’Ndonio, da Antonio), Ienna’ (per ­Gennaro), Pe’ (per Giuseppe), e ancora ’Ndrè (da Andrea), Be’ (Betta), Beà (Beaso) e poi Ca’ (­Carlo), Co’ (Cosimo), Ci’, Ce’ (per Ciccio e Cesere), Filu’, Fuli’ (da Filuccio e Fulippo), Gne’, Gna’ (per ­Gnese e ­Gnazzio), Li’, Lui’, Lau’ (da Lisio, Luiggio e Lauccio), Ra’, Ro’ Razzia e Rocco), Minu’, Milu’ (­Minuccio e Miluccia);­ fino al paradosso dell’incontro di persone di nome Angelo, Elio, Ilio, Olga e Ugo che tra loro si chiamerebbero A’, È, I’, O’, U’295.

Diminutivi: Aetaniello (e anche Etaniello); Gaetanino, come in Gaetanino Troisi; Aetaniella­ , al femminile. Per quanto più rara della versione maschile, è comunque attestata anche la forma femminile Gaetana, ad es. Gaetana Marenghi era la madre del celebre musicista ­Crescenzo Buongiorno. Etimo Da un nome etnico, con riferimento alla città di Gaeta296, in latino Caieta, da cui

293 – Per inciso: la Didachè o Dottrina dei dodici apostoli è un testo cristiano di autore sconosciuto, rinvenu- to nel 1873 in un manoscritto gerosolimitano, forse scritto in Siria nel I secolo, contemporaneo, quindi, del Nuovo Testamento. Testo didascalico, contiene una catechesi con indicazioni etiche per la vita della ­comunità dei credenti. 294 – In linguistica il segno grafico dell’asterisco * posto prima di una parola o di un nome, indica che quel termine non è attestato (in fonti, documenti, ecc.): pur essendo molto probabile la sua esistenza in base agli studi degli esperti, resta il fatto però che non è (ancora) accertato, documentato in maniera inoppugnabile. 295 – S. La Vecchia, Bonidizio - Dizionario bonitese, Delta 3, 1999, pp. 33 e 462. 296 – Gaeta, l’antica Gaieta, che Strabone (storico e geografo greco [64 a.C.-23 d.C.]) pensava derivare da ­Kaiata che nell’arcaico dialetto dei Laconi (antico popolo greco che aveva Sparta come centro principale), 110 Caietanus, significa ‘proveniente da Gaeta, nativo di Gaeta’. Proprio questa connessione così chiara con il territorio fa sì che il nome si presenti come tipico dell’Italia meridionale, nonostante la notevole tradizione legata alla figura di San Gaetano da Thiene (1480-1547, festa il 7 agosto). 164.205 individui nel XX secolo hanno avuto questo nome; l’epicentro in Meridione: in Campania 40.717 occorrenze, pari al 24% del totale.

I nomi, tra storia e costume. Un aneddoto. A Bonito si racconta questa storia (vera): un uomo emigrato in una nazione straniera si chiamava Gaetano, ma i cittadini del suo nuovo Paese – di lin- gua inglese – tendevano a pronunciare il suo nome Gaitano, o Gheitano; ora, si sa che le persone di lingua inglese tendono ad abbreviare tutto, anche i nomi, così capitava che il suo nome era spesso storpiato in Gae, o Gai, o Ghei. Scocciato da questo fatto, per non sentire su di sé il peso di quella parola (gay = omosessuale) quell’uomo emigrato, di mentalità piuttosto tradizionalista, decise di andare all’anagrafe del suo comune e cambiò il suo nome.

AFFONZO / FONZO Dizione popolare di Alfonso. Ieri Alfonso Beatrice (1889) emigrò in America nel 1899; ancora, l’omonimo Alfonso ­Beatrice si trasferì in Etiopia. Alfonso Belmonte (1916) lasciò Bonito per andare a vivere negli USA. La versione femminile del nome è al diminutivo Alfonsina, come nel caso di Alfonsina ­Cotugno, ritratta in una vecchia foto nel libro Nel cerchio del diavolo; e ancora la dott.ssa Alfonsina M­anganiello, stimato dirigente scolastico. Lingua Quando in una parola o in un nome si incontrano due consonanti diverse, per faci- litare la pronuncia si inserisce una vocale o si toglie una consonante; questo procedimento in linguistica è detto “anaptissi” (o “epentesi”)297; la consonante rimasta (in questo caso la f) spesso raddoppia: Alfonso > A(l)fonso > Affonso > Affonzo. Da Affonzo > Fonzoper aferesi. An- che il passaggio s > z è frequente nel dialetto. Diminutivi: Alfonsino / Affunzino­ e Affunzitiello. Etimo Di origine gotica, giunge in Italia attraverso la dominazione spagnola. Non è del tutto­ chiara la sua etimologia. La seconda parte del nome *funsa significa ‘pronto’, l’individua- zione della prima è più complessa: alcuni pensano ad una voce legata ad *athala- ‘nobiltà’, altri a *alda- ‘vecchio’ o *ala- ‘tutto’. Ancora: c’è chi pensa a una relazione con ­Hatufuns dal gotico hathus ‘battaglia’. Per cui molti lo interpretano come “valoroso e nobile”.­ L’ono- mastico è il 1º agosto, in onore di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, celebre santo venerato anche ad Avellino, in cui si trova un santuario a lui dedicato, popolarmente conosciuto come “dai Liguorini”. Questo santo è noto anche perché è l’autore di numerosi canti re- ligiosi, tra cui il celebre canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”. Inoltre è il precursore della moderna teologia morale. Fu insignito del titolo di Dottore della Chiesa da Pio IX. Nac- que a Napoli nel 1696, fondò l’ordine dei Redentoristi, fu vescovo, morì nel 1787. Il nome Alfonso è stato dato a 75.321 persone nel corso del XX secolo in Italia; epicentro la Cam- pania, con 35.738 casi, pari al 47,44 % del totale.

AFFRETO Forma dialettale di Alfredo. Ieri Alfredo Capozzi (1894) negli USA nel 1910; Alfredo Leone a Brooklyn; Alfredo Covelli, aveva il significato di “luogo cavo”, e questo a ragione della naturale conformazione della località marittima. 297 – Epentesi: dal greco epènthesis ‘inserzione’: inserzione di un suono in una parola, può essere tra due vocali (es. Iohannes > Giovanni) o tra due consonanti (in questo caso è più frequentemente detta “anaptissi”), come nel passaggio tra baptismum > battesimo. Nel caso dei nomi bonitesi citati, Alfonso > Affonzo e Alfredo > Affredo, si può parlare però anche di assimiliazione: per agevolare la produzione dei suoni una consonante si trasforma (quindi si “assimila”) nella successiva, in questo caso la “l” di Alfonso e di Alfredo si trasforma nella successiva “f”. 111 parlamentare e fondatore del Partito Monarchico; Alfredo Flumeri emigrato in Inghilterra. Lingua Da un punto di vista linguistico: 1. Così come Alfonso > Affonzo, abbiamo ora Alfredo­ > Affredo: l’anaptissi: la “l” scompare e la “f” rimasta si raddoppia. 2. Nella dizione dialet- tale si verifica (come spesso accade nei dialetti e nella parlata meridionale) uno “scambio” tra la lettera d e t (entrambe lettere “dentali”). Diminutivo: Affretuccio. Etimo Il nome giunge in Italia nel Settecento, passando attraverso la Francia che adatta in Alfred l’anglosassone Aelfraed. In questo nome si ravvisano ancora chiaramente le compo- nenti originali *albhi- ‘elfo’298 e *redha- ‘saggio’, per cui ‘saggio, consigliere’. Il nome ha avu- to nel ’900 in Italia 104.315 registrazioni, con particolare insistenza in Campania (17.771 occorrenze, pari al 17,03 % del totale).

ALVIRA Elvira. Ieri Elvira Leone (1870) si trasferì in America nel 1899. Lingua C’è il frequente passaggio da e ad a (come Enrico > Arrico; Emilio > Amilio, ecc.). Etimo Nome sostanzialmente letterario, di provenienza iberica, di origine gotica. Nella Spa- gna medievale dei secoli IX-XI, sulla quale avevano dominato i Goti, si trovano attestazioni della forma originaria Gelovira, Gelvira. Composto da *gaila- ‘allegro’ e *wero- ‘amichevole’, col significato di “allegra, amichevole”. 75.410 donne in Italia hanno portato questo nome nel XX secolo, con maggiore concentrazione nelle regioni meridionali, per secoli sottopo- ste alla dominazione spagnola, il nome infatti è di impronta iberica; la Campania ha avuto 14.633 casi, pari al 19,4 % del totale.

“Quando il nome Elvira è uscito di scena, lo ha fatto con un lungo strascico perché, pur passato completamente di moda e dunque non più considerato bello e socialmente prestigioso, c’era pur sempre una nonna, una zia, una madrina con questo nome da onorare o da commemorare”299.

AMADDÌO Versione dialettale di Amedeo. Ieri Amedeo Ciani (1888) è nell’elenco dei bonitesi emigrati in America. Lingua Come accade spesso nei dialetti meridionali c’è un raddoppiamento della consonan- te dell’ultima sillaba. Nella versione dialettale c’è (sorprendentemente) l’impronta del nome originario Amadio da cui poi nacque il nome Amedeo (e anche alcuni cognomi come Amadeo, Amedei). Ancora una volta si potrebbe dire che la parlata vernacolare (forse­ inconsapevolmen- te) va più in profondità e più lontano… ed è una traccia, come un… “­fossile linguistico”. Etimo Nome teoforico (cioè porta su di sé, dentro di sé, il nome di Dio) cristiano forma- to con il verbo amare, coniugato in modi e persone diverse, come mostra la lunga serie di varianti. È un nome augurale o di esortazione ad amare il Signore. Il nome non si trova nelle antiche iscrizioni latine, ma compare dal IX secolo in poi. Nella nostra nazione, nel ’900, 31.841 bambini hanno avuto questo nome, con omogenea distribuzione territoriale.

“I santi venerati erano un numero assai ristretto. (…) In attesa dei grandi santi degli ordini men- dicanti – Francesco, Chiara, Bonaventura, Domenico, Antonio, ecc. – il popolo s’inventò nomi tra- sparenti, gratulatori e augurali. Nomi che segnalavano con parole del lessico comune la gioia della

298 – Elfo: nella mitologia nordica, genietto dell’aria (accezione entrata in italiano nel 1828); dall’inglese elf, voce di origine germanica, esistente già dal 1000 ca. 299 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e di cognomi, Laterza, Bari-Roma, 2013, p. 40. 112 famiglia per il nuovo nato. (…) Si tratta di nomi come Amadeo, Crescimbene, Diotifeci, Graziadei, Ognibene, Receputo, Salimbene”300.

AMILIO/A Emilio/a. Ieri Emilio Miletti (1860-1927), docente, sindaco di Bonito nel 1920; Emilio Belmonte (1912) giunse in America all’età di 3 anni insieme alla famiglia; Emilio Botticella (1933) si trasferì in Argentina. Lingua Come nel nome precedente, c’è il passaggio (nella forma dialettale) della vocale ini- ziale da e > a. Poiché il nome originario in latino era Aemilius, anche qui il dialetto mostra di attingere dalle chiare fonti originarie… Etimo Continua il gentilizio latino Aemilius, molto attestato, ma di non facile interpreta- zione. Forse deriva da un nome personale etrusco Aemus, Aimos, di oscuro significato. Il nome fu riscoperto nel Rinascimento, per una generale valorizzazione della classicità. An- che durante il ventennio fascista – “malato di romanità” – il nome fu apprezzato, suggeri- to e comunque imposto con maggiore frequenza come dimostrano le statistiche riferite al periodo 1921-1945301. Il nome è stato scelto per 91.676 individui nel secolo scorso, con prevalenza la Lombardia, ma seguire subito la Campania con 11.592 attestazioni (12,64% del totale). Molto diffusa – anzi, prevalente rispetto alla forma maschile – è Emilia (98.001 registrazioni), con buona attestazione in tutto il territorio nazionale; in Campania prevale su altre zone, con 19.705 casi, pari al 20,1 % del totale.

ANGELINA Diminutivo di Angela. Ieri La signora Angelina Colarusso è menzionata nel 1959 nel giornalino parrocchiale L’ A s- sunta come benefattrice: donò alla Chiesa il terreno necessario per la costruzione dell’asilo infantile in contrada Morroni, nei pressi della chiesa della Madonna della Neve302. Il nome Angelina, oltre che diminutivo di Angela, ha acquisito il valore di nome autonomo, impo- sto nel ’900, in Italia, a ben 74.324 donne.

ANGIOLENELLA Versione dialettale del diminutivo di Angela. Lingua Nella dizione dialettale di Angelo / Angela e relativi diminutivi o accrescitivi l’im- pronta che si sente è quella del tardo latino o delle prime forme di italiano, con Angiolo piuttosto che Angelus / Angelo. La trasformazione della vocale e in un suono io è uno degli esempi di metafonesi303. Etimo Il nome Angelo deriva forse dalla lingua assira, passò poi nel greco ànghelos con valore­ di ‘messaggero’. Fu ripreso nell’Antico Testamento per tradurre l’ebraico malàk, da cui il nome biblico Malachia, che in particolare significava ‘messaggero di Dio’, valore mante- nuto nel latino Angelus. Il nome non era molto utilizzato tra i primi cristiani, si diffuse per la devozione agli angeli predicata in particolare da S. Bernardo da Chiaravalle (sec. XII)304. Riguardo alla forma base del nome, Angela, vale la pena di ricordare che nel ’900, in ­Italia,

300 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 18. 301 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 405-406. 302 – C. Graziano, Un parroco scrive, 2002; Bonetum in Hirpinis, 2006, p. 340. 303 – Metafonesi: detta anche “dittongamento (metafonetico)”: alterazione della vocale tonica per influenza della vocale finale di parola. Avviene spesso nel dialetto. Es.: e > io: Angelo > Angiolo. Ferro > Fierro. 304 – Mario Sgarbossa, I santi e i beati della Chiesa d’Occidente e d’Oriente, Edizioni Paoline, 1998, pp. 471-472. 113 è stato scelto alla nascita per 535.360 bambine, rappresentando il rango 4 tra i nomi fem- minili nazionali. Da non dimenticare la forma maschile, Angelo, molto usata anche a Bo- nito e in Irpinia, sia da sola che nelle forme di nomi composti. Angelo ha avuto a livello nazionale 465.968 occorrenze (meno di Angela), molto diffuso in tutto il territorio italiano, con punte significative al Sud e in special modo in Puglia, presumibilmente per il legame religioso con il santuario di Monte S. Angelo (FG).

ANIELLO Ieri Aniello Belmonte è citato in un documento del 1797 relativo allo “Stato nominati- vo degli individui di età tra i 21 e i 50 anni ammissibili alle leve provinciali”305. Aniello ­Antonelli compare nel medesimo antico documento. Etimo “È una variante fondamentalmente campana (94%: 27.290 occorrenze nel ’900 sul totale di 28.776) del nome Agnello, noto anche nella restante Italia. Il riferimento è ad un santo locale, Aniello, vescovo di Napoli, che liberò la città dall’assedio con la sola forza della­ croce. Morì nel 596. Si festeggia il 18 maggio”306.

ANNINA Diminutivo di Anna. Ieri Annina Frattolillo (1917-2012) era la nonna paterna di Gaetano Di Vito, il ­creatore del Museo di Bonito. Anna ha assunto una certa importanza e popolarità anche perché era il nome di Sant’Anna, la madre di Maria, la Madonna, festeggiata col nonno di Gesù, San Gioacchino. Il suo nome non è menzionato nei vangeli canonici, ma solo in quelli ­apocrifi. Per questa ragione il culto di S. Anna si affermò piuttosto tardi, prima in Oriente (VI ­secolo), poi in Occidente (VIII), diffondendosi solo verso la fine del Medioevo, con il riconoscimento della festa, celebrata il 26 luglio, da parte di papa Urbano III (1378). Anna (dopo Maria) è la forma nominale femminile più diffusa in Italia307. Era al rango 2 (dopo Maria) fino al 1971, poi la scelta di questo nome è andata un po’ calando, ora è al rango 3, ma comunque uno dei nomi di maggiore frequenza. Nel XX secolo il nome Anna è stato imposto a 1.262.174 donne, di cui 270.322 in Campania, pari al 21,4% del totale. Interessante anche la diffusione di Annina: 9681 registrazioni, di cui 1485 in Campania (il 15,33 %). In termini assoluti Annina prevale in Abruzzo. Lingua Anna è un nome palindromo (come Ada e Ebe): significa che si può leggere anche al contrario e non cambia il suono e il significato. Annuccia è un altro diminutivo e vezzeg- giativo di Anna, con il suffisso -uccia che spesso si incontra in Meridione. Etimo L’origine del nome è veterotestamentaria, tradizionalmente ricondotta alla radice verbale hanàn ‘avere misericordia, favorire’, con ellissi del soggetto rappresentato da ‘Dio’; di qui l’interpretazione di ‘(Dio) ha avuto misericordia’, in questo senso con la medesima etimologia dei nomi Giovanni e Anania308.

ANTONIA Ieri Soprattutto in passato nome adottato anche a Bonito; Antonia Grieco menzionata in un libro di storia perché venne battezzata “in periculo mortis” il 3 maggio 1817 nella

305 – Atti consultati da V.M. Miletti all’Archivio di Stato di Avellino. 306 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 109. 307 – E. De Felice, I nomi degli Italiani, Sarin & Marsilio Editrici, 1982, p. 319. 308 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 111-112. 114 ­chiesa della Madonna della Neve309. Antonia Giorgio era la madre di Felice Miletti. Pur avendo una diffusione largamente inferiore alla versione maschile Antonio, anche Antonia è un nome di persona che ha una certa popolarità, si pensi che in Italia vi sono state (nel ’900) ben 219.820 occorrenze310. Antonia primeggia in Puglia (rango 6), Basilicata, Sarde- gna, Calabria, Molise. Anche se un gradino indietro, ma pure in Campania e in Irpinia il nome è usato. In generale, all’inizio del secolo sul piano nazionale era molto diffuso, con rango 11, per arrivare nel 1944 al rango 20, poi gradualmente superato da forme perce- pite forse più “moderne” e “femminili” come Antonietta e Antonella, comunque nate dalla ­stessa origine e nel medesimo campo semantico. Etimo Vedi ’Ndonio (Antonio).

ANTONIO Vedi la voce ’Ndonio.

AOGÈNO Dizione locale di Eugenio. Ieri Eugenio Merola (1900) emigrò negli USA nel 1922; Eugenio Grieco (1891) giunse in America nel 1912. Etimo Di origine greca, di uso non anteriore al periodo cristiano, è composto da eu ‘bene’ e ghènos ‘nascita, stirpe’, giungendo a significare ‘di buona nascita’. Eugenio è stato scelto per 63.138 individui in Italia nel secolo appena trascorso. Prevale in Lombardia.

AOSÈBBIO Versione locale di Eusebio. Ieri Nella lista dei nomi di persona del libro di Salvatore La Vecchia Bonidizio. Eusebio Belmonte è attestato in un atto notarile del 1810 relativo alla divisione in quote del dema- nio pubblico bonitese. Lingua Nel caso di Eusebio (così come in Eugenio) il nesso vocalico eu si trasforma, in dialetto, in ao; abbiamo già visto, inoltre, che spesso la e iniziale di un nome proprio diventa a, come Elvira > Alvira; Enrico > Arrico; Emilio > Amilio. In particolare, riguardo al mutamento eu in ao, non sono riuscito a trovare ragioni e schemi grammaticali consultando testi linguistici e manuali, come il pur ottimo volume di S. La Vecchia e la Grammatica del dialetto irpino di A. Russo. Forse la pronuncia popolare trova ao più semplice, rispetto a eu. Etimo Di origine greca, composto di eu ‘bene’ e sèbein ‘venerare gli dei’, già noto in epoca greco-romana, si diffuse presto come Eusebius negli ambienti latino-cristiani, con riferi- mento alla nuova fede. Per il significato corrisponde a Pio. Diversi i santi con questo nome venerati nella Chiesa cattolica, tra cui il celebre Sant’Eusebio di Cesarea (265-340), padre della Chiesa, vescovo, scrittore, storico della Chiesa, consigliere e biografo dell’imperato- re Costantino. Il nome è stato imposto a 1446 persone nel XX secolo in tutto il territorio nazionale, con prevalenza Piemonte e Sardegna.

AQUILINO Ieri Menzionato nella lista di nomi di persona bonitesi da S. La Vecchia nel libro Bonidizio.­ Dizionario bonitese. Etimo Non raro nel passato, oggi in disuso, continua il personale latino Aquilinus, tipico­ di

309 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori. Settembre 1860 a Bonito, 2006, p. 46. 310 – Fonte: I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 121. 115 liberti e schiavi, e a sua volta derivato da Aquilius (Aquilio), forse di origine etrusca, origina- to dall’aggettivo latino aquilius ‘di colore scuro’, presumibilmente attribuito come sopranno- me in relazione al colore della pelle. In seguito venne avvicinato a Aquila, presente a sua vol- ta nell’onomastica latina. Il risultato fu di un rafforzamento del nome, poiché per i Romani l’aquila aveva una connotazione positiva come simbolo di forza e di ­autorità. Tornando ad Aquilino la persistenza del nome riflette la devozione a diversi santi così chiamati. Nome as- segnato in Italia, nel secolo scorso, a 1605 individui, prevalentemente attestato in Lombardia.

ARCANGIOLO Versione locale di Arcangelo. Ieri Arcangelo Monaco (nato nel 1824) era un sacerdote della chiesa collegiata di Bonito. Arcangelo Ciriello è nell’elenco delle vittime della tremenda epidemia di colera che colpì Bonito nel 1867 (fece 200 morti). Arcangelo Battagliese era il padre di Luisa, tra le vitti- me del colera del 1867 a Bonito. Arcangelo Ciampa è nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale. Ben due Arcangelo Belmonte (nati nel 1861 e nel 1897) risultano nell’elenco dei bonitesi emigrati negli USA tra fine ’800 e inizi ’900. Arcangelo Vigliotta fu un dinamico collaboratore dell’On. Alfredo Covelli. Segnalo che è attestata, pure a Bonito,­ anche la forma femminile Arcangela, ad es. D. Arcangela Miletti, moglie del dottor Fausti- no Grieco. A Bonito sono conosciuti anche nomi composti da Arcangelo e un altro nome (Michelarcangelo, Giusepparcangelo). Etimo Nome cristiano che deriva dalla voce greca archàngelos, formata da arch- ‘primo’ e ànghelos ‘nunzio, messaggero’, con valore di ‘capo degli angeli’ ed è l’attributo dei tre an- geli più vicini a Dio: Michele, Gabriele e Raffaele. La distribuzione geografica mostra una netta prevalenza del nome nell’Italia meridionale, in particolare in Campania e in Puglia. In Campania il riferimento è spesso all’arcangelo Raffaele, cui è attribuita una grande vene- razione, mentre in Puglia l’appellativo identifica quasi esclusivamente l’arcangelo Michele, riconosciuto come protettore della regione fin dall’antichità. Una testimonianza di questa antica venerazione è il santuario di S. Michele Arcangelo a Monte S. Angelo (FG), fin dal Medioevo tappa obbligata per i pellegrini che si recavano in Terrasanta e tuttora meta di migliaia di fedeli. La devozione agli arcangeli è testimoniata dai numerosi toponimi con questo nome (ad es. Sant’Arcangelo Trimonte, nel Beneventano). Il nome è stato assegnato nel ’900 a 16.955 bambini, con netta prevalenza nel Sud Italia, in particolare in Campania (4227 occorrenze, corrispondenti al 24,93 %).

ARMINIO/A Dizione vernacolare di Erminio/a. Ieri Erminio Coviello (1899) emigrato in America nel 1915; Erminio Pepe, di Morroni, commerciante. Lingua La dizione dialettale con la “a” iniziale, assomiglia ed è in sintonia con l’originario etimo di ‘(abitante dell’) Armenia’. Etimo Nome di origine etrusca, di significato ignoto, documentato in latino come ­Herminius, Herminia proprio di una gens romana di origine etrusca. Di scarsa circolazione in Italia durante il Medioevo quando il nome denominava l’attuale Armenia, ricompare durante il Rinascimento. Nome raro, assegnato a soli 198 individui in Italia nel ’900, con epicentro la Campania (54 persone, il 27,27% ) e in particolare in provincia di Avellino (33 casi, il 16,66 % su base nazionale e il 61,11 % su base regionale).

116 ARNESTO/A Forma locale di Ernesto. Ieri Ernesto Coviello (classe 1899) in America dal 1912. Lingua Anche qui lo schema classico che abbiamo già visto spesso: E > A. Etimo Di origine germanica, di tradizione piuttosto tarda, giunse in Italia forse dalla Fran- cia. Il significato è mutato attraverso i secoli, seguendo l’evoluzione semantica della voce da cui proviene, l’alto tedesco ernust, alla cui origine si pone *arni- ‘battaglia, combattimento’; il nome viene così interpretato fino al sec. XVI, poi inteso, invece, come ‘serietà, gravità’. Il nome è stato imposto a 62.609 individui in Italia, nel secolo passato, con prevalenza in Lom- bardia, ma seguito a ruota dalla Campania (9733 registrazioni, pari al 15,54 % del totale).

ARRICO Enrico. Ieri Enrico Belmonte (1902-1995), agricoltore; Enrico D’Ambrosio, in California; Enrico­ Grieco, ufficiale dell’Esercito. In diversi casi, anche in antichi documenti, a Bonito sitrova ­ la forma Errico. Lingua Anche in questo caso la versione dialettale ha fatto in modo da evitare (­“anaptissi”) l’incontro delle consonanti n e r (forse percepite come di difficile pronuncia, complica- zione, ‘cacofonia’) con l’eliminazione di “n” e il raddoppiamento di “r”, oltre all’iniziale “conversione” di “e” in “a”. Da notare che la pronuncia dialettale Arrico / Arrigo, concorse a formare cognomi come Arrigo, variante meridionale di Arrighi. Ancora: la forma dialet- tale con passaggio nr > rr di Enrico > Errico (in questo caso senza la “a” iniziale) diede ori- gine ai cognomi meridionali Errico e la variante (con preposizione) D’Errico311. Aggiungo che in Campania è attestato anche il nome personale nella forma Errico, mentre Errigo è documentato in Calabria. Etimo Di origine germanica, composto di *haima- ‘casa, patria’ (nel tedesco odierno è Heim e Heimat) e *rik(j)a- ‘potente, dominatore’, vale ‘potente nella sua patria’. Il nome è stato dato a 196.952 persone a livello nazionale nel XX secolo, con prevalenza al Nord.

ARSILIO/A Ersilio/a. Ieri Ersilia Accinto (del 1924) si trasferì in Inghilterra. A Bonito molti ricordano ancora la figura di Arsilio lo piattaro. Etimo Nome tradizionale in Italia, decisamente più diffuso nella forma femminile, continua il latino Hersilia, bene attestato a Roma e in Umbria (anche nelle antiche iscrizioni latine, CIL312 VI e XI). È di origine etrusca e di significato non chiaro. Il nome prevale nella for- ma femminile Ersilia: 18.710 casi in Italia nel ’900, particolarmente diffuso in Campania (4013 occorrenze, cioè il 21,44 % del totale). Al maschile, Ersilio, solo 1450 attestazioni. ASSONTELLA Assuntella. Diminutivo di Assunta. Ieri Assuntella, la moglie di Bruno Ercolino, tra i primi gestori di un bar a Bonito. Lingua Il passaggio da “u” di Assuntella ad “o” di Assontella è uno dei vari esempi di “­metafonesi meridionale” e corrisponde (ma di segno contrario, rovesciato: u > o) alla tra-

311 – Il passaggio nr > rr (frequente nei dialetti meridionali) nel gergo della linguistica è detto “assimilazione consonantica regressiva”. 312 – CIL: Corpus Inscriptionum Latinarum è un’opera in più volumi che raccoglie antiche iscrizioni in latino. Si pone come fonte autorevole di documentazione epigrafica relativa ai territori compresi nell’ImperoRomano. ­ Il CIL raccoglie le iscrizioni latine sino alla caduta dell’Impero di Roma, di qualsiasi natura e su ogni supporto epigrafico (in genere pietra e bronzo) tranne che su papiro. 117 sformazione di rosso in russo, con o > u; da notare che, nel nome citato, il cambiamento avviene solo nel diminutivo e non in Assunta. Etimo Assunta: nome mariano, legato alla devozione per l’ascesa in cielo di Maria Vergine in anima e corpo, festeggiata il 15 agosto. Devozione molto forte nel Sud Italia, in Campania e anche a Bonito, dove costituisce il titolo della chiesa parrocchiale. Cenni all’assunzione della Madonna si trovano già nei primi secoli, in Gallia nel VI sec. (a quei tempi la festa era in gen- naio). La festa e la data attuale del 15 agosto continuano una tradizione risalente ai monaci della Palestina (V sec.), imposta dall’imperatore Maurizio (582-602) a tutto l’impero bizan- tino e da lì passata poi a Roma. La dottrina penetrò nei vangeli apocrifi, questo contribuì da un lato a un fervore popolare, ma dall’altro a una diffidenza ufficiale che durò fino al secolo XVII. Nel 1950 l’Assunzione fu elevata a dogma di fede da Pio XII. In quell’anno vi fu un picco di diffusione nella scelta del nome. Il nome Assunta è molto diffuso soprattutto al Sud, epicentro la Campania, notevole distribuzione anche nel Molise e in Abruzzo313.

La “filosofia” e la “poesia” dei nomi diminutivi. Sono più di 70 i diminutivi citati in questo dizio- nario di nomi personali bonitesi e ve ne sono certamente altri qui non considerati. A volte si assiste ad una vera e propria “arte creativa” nel coniare nuovi diminutivi o vezzeggiativi. Il loro suono, a leggerli tutti insieme, suscita tenerezza, si tratta quasi di una forma poetica popolare. Non si tratta solo di una dimensione “affettiva-familiare” in cui il diminutivo è assegnato a bambini e ragazzi nel- la prima fase della vita; è risaputo infatti che spesso il diminutivo la persona se lo porta con sé per sempre. L’uso così frequente di queste forme onomastiche, fa pensare a un “disegno” sottostante: il tentativo (non importa se più o meno consapevole e sistematico) di dare una “impronta” persona- le, familiare, comunitaria, paesana all’onomastica, quasi un “progetto” per conciliare, nel vivo della storia di un paese e di una vita, di una famiglia e delle generazioni, valori generali, universali, con un linguaggio proprio, caratteristico, che risponde a norme e valori tipici di un territorio, di una comunità, di famiglie e persone con una propria identità che si riflette nel nome, con tutto ciò che questo significa nell’esistenza di ogni individuo e nelle speranze di un popolo.

Elenco dei nomi diminutivi bonitesi citati in questa ricerca. Si tratta di nomi già esaminati in questo libro; ma leggerli tutti insieme suscita un effetto speciale. Aduccia, Aetaniello, Affunzitiello,Affretuccio, ­ Angeli- na, Angiolenella, Annina, Assontella, Austiniello, Berardino, Carlino, Carluccio, Carmenella, Carminiello,­ Carminuccio, Celestrino, Chiarina, Chiluccio, Ciccillo, Coluccio, Esterina, Faustino, ­Felecella, Filiciello, Filuccio, Filuciello, Franchino, Francischiello, Gennarino, Gerardina, Gerardino, Giovannina, Giovanni- no, Giuseppina, Giustino, Ircolino, Isiuccio, Laoretta, Lesandrina, Lina, Manduccio,­ Mariniello, Maruzza, Mechelenella, Melanina, Melanino, Michilina, Minicuccio, Minuccio, Modestino, Narduccio, ’Ndonettel- la, ’Nduniuccio, ’Ngiulillo, Nonziatina, Orestina, ­Pastorella, Peppina,­ Peppino, Peppo, Rosina, Sanduccio, Sapatiello, Seppuccio, Tomasina, Tommasino, Tresina, Tuniniello, Turillo, Ursulina, Velardino…

ASSUNTA Ieri Assunta Grieco (1921-1997), si trasferì in Toscana; Assunta Beatrice, da poco scom- parsa; Assunta Lanza (del 1899) emigrò in America nel 1906. Diminutivo: Assuntina: ­Assuntina Cenga, insegnante, si trasferì a Brescia. Oggi: Assuntina D’Ambrosio. In Italia nel ’900 135.077 donne hanno ricevuto questo nome, di cui 52.961 (pari al 39, 2 %) in Campania. Da segnalare che vi sono state 3.589 occorrenze per il diminutivo Assuntina e che, pur essendo presente anche al Sud (anche a Bonito) però questa forma è considerata prevalentemente in uso in Toscana. Vedi anche le informazioni relative alla voce Assontella.

AUSTINIÈLLO Diminutivo di Austìno / Agostino. Vedi Austìno.

313 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 164. 118 AUSTÌNO Dizione locale di Agostino. Ieri Agostino De Pietro, in America agli inizi del Novecento; Agostino Ferragamo, ­anch’egli emigrato negli USA, era il fratello del celebre Salvatore Ferragamo. Lingua Cade la consonante g e la vocale diventa u. Analogamente l’italiano augurio ­diventa il dialettale aùrio. Questo processo in linguistica è chiamato spirantizzazione314. Ancora una volta si potrebbe dire che la forma vernacolare ricalca e si rifà alle origini, considerando che ad es. il nome personale (seppure rarissimo) Augurio lo si trova attestato, in alcuni docu- menti medievali, nella forma Aurrus. Altro esempio di passaggio go > u è Agosto > Austo. Etimo Continua il latino Augustinus, etimologicamente diminutivo di Augustus (Augusto), ma autonomo dal punto di vista onomastico fin dalla tarda età imperiale. Augusto si connette all’aggettivo latino augustus ‘sacro, santo’, formato, secondo alcuni, sul verbo augeo ‘aumen- to’, secondo altri sul sostantivo augur ‘indovino, interprete di presagi’ (da confrontare con Augurio). Tornando ad Agostino la diffusione del nome è sostenuta dal culto per S. Agostino vescovo di Ippona, dottore della Chiesa, autore di opere teologiche fondamentali. In Italia nel XX secolo 68.417 persone hanno portato questo nome.

BASILIO Ieri Basilio Camuso (di Luciano) figura in un documento del 1786. Basilio Miletti315, nel 1799, padre di Camillo Miletti; Basilio Coviello (nato nel 1886), fattore della famiglia Cassitto, poi emigrato in America, amava comporre poesie. Basilio Miletti (1790-1879), nipote del su citato omonimo, agronomo e compositore di versi latini. Altri due bonitesi emigrati negli USA si chiamavano Basilio Coviello (uno nato nel 1855 e uno nel 1874); Padre ­Basilio Maria Ferragamo (1893-1990), sacerdote monfortano, studioso e poeta. Etimo Il nome deriva dall’aggettivo greco basìleios ‘di re, regale’, da basilèus ‘re’, passan- do attraverso il latino Basilius. Si afferma nel Medioevo per il culto di S. Basilio Magno, vescovo di Cesarea in Cappadocia nel IV secolo, considerato il padre del monachesimo ­orientale. Il nome Basilio ha avuto nel XX secolo 7372 occorrenze. “Ancora oggi la mag- gior parte delle attestazioni del nome appare localizzata nelle regioni meridionali, con una forte concentrazione in Sicilia (2070 occorrenze)”316.

BEASO / BIASO Dizione dialettale di Biagio. Ieri Biagio Grieco fu molto noto per il suo impegno per lo sviluppo della contrada ­Morroni. L’omonimo Biagio Grieco, ancora a Morroni, molto attivo nella commissione della par- rocchia della Madonna della Neve. Lingua Da notare che la forma vernacolare evoca l’originario latino Blasius (con la “s” in- vece che la “g”). Etimo Interpretato come blaesus ‘bleso, balbuziente’, si aggiunge ai molti cognomina roma- ni che prendono spunto da difetti fisici come Claudius (‘zoppo’, si pensi alla parola “clau-

314 – Spirantizzazione: processo per cui una consonante occlusiva perde l’occlusione e si trasforma nella cor- rispondente spirante. Il termine deriva da “spirare” = “soffiare”. Per alcuni esempi di spirantizzazione nel dia- letto bonitese è utile vedere S. La Vecchia, Bonidizio, cit., in particolare p. 45. In generale la parte del libro che tratta la grammatica pp. 34-69. 315 – “Nel piccolo centro bonitese l’unico ad aver acquisito l’appellativo di “magnifico don” era il dottore fisico Basilio Miletti”. (M. De Iesu, Radici e memoria, libro sul Catasto Onciario di Bonito del 1752-53). 316 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 195. 119 dicante”), Balbus (‘balbuziente’), Bassus, Calvus, ecc. “Una conferma di questa spiegazione viene dal fatto che il personale era originariamente attestato in Irpinia e in Campania, dove effettivamente è facile che si sia verificata la penetrazione del termine greco blaisòs da cui blaesus; in origine il termine indicava ‘chi aveva le gambe in fuori, storte’ e solo per esten- sione si passò a designare che aveva ‘la lingua storta’ e quindi faticava a parlare”317. Oggi Biagio appare diffuso in tutta Italia, ma con una netta prevalenza al Sud: Sicilia e Campania raccolgono oltre il 50% delle attestazioni totali. Da segnalare che nel dizionario dei nomi di persona è citato anche la forma Biase, variante meridionale di Biagio, con netta preva- lenza in Basilicata e Molise. Infine ricordo che in Abruzzo (soprattutto a Teramo) esiste an- che il nome Blasio (anch’esso variante di Biagio), con la conseguente creazione di cognomi come De Blasio, nome di famiglia portato ad es. da Bil De Blasio, sindaco di New York, di origini italiane, da parte di madre, che era di Sant’Agata dei Goti (BN). Per inciso segnalo che anche a Bonito in un documento del XVII secolo è citato Silverio De Blasi priore della confraternita laicale della Beata Vergine Maria318.

BETTA Abbreviazione di Elisabetta. Etimo È diventato ormai un nome autonomo, in origine era un ipocoristico (cioè abbrevia- zione vezzeggiativa) di Elisabetta. Elisabetta è un nome biblico, compare nell’Esodo, capitolo 6, versetto 23, come Elisheba, la moglie di Aronne; nel Nuovo Testamento diventa Elisabet. Nome teoforico (contiene il nome di Dio, El, in ebraico, abbreviazione di Elohim); il secon- do elemento è di difficile interpretazione: alcuni filologi pensano vi sia la radice verbaleshv ‘giurare’, così il nome significherebbe ‘Dio è giuramento, promessainviolabile’; ­ altri riten- gono che vi si possa leggere il numero sette sheva’, inteso, il numero 7, come simbolo della perfezione e della pienezza (molto usato nella Bibbia319 e ricorre spesso nella storia della Chiesa320), così il nome varrebbe: ‘Dio è perfezione’321. Il nome Elisabetta ha avuto grande diffusione per l’importanza della figura biblica di Elisabetta, madre di Giovanni Battista, moglie del profeta Zaccaria, la prima donna a conoscere l’incarnazione di Cristo. L’incon- tro tra la Vergine Maria e la cugina Elisabetta narrato nel Vangelo di Luca (1,39) è stato spesso rappresentato negli affreschi delle chiese. Notevole emozione ancora oggi nel sentire quel brano evangelico in cui “appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»”. (Parole riprese all’inizio della preghiera più famosa e popolare, l’Ave Maria, a cui seguì il celebre Magnificat).

317 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 213-214. 318 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 61. 319 – Nella Sacra Scrittura i numeri hanno un grande valore simbolico, si pensi a 40 (gli anni della permanenza nel deserto del popolo ebraico in fuga dall’Egitto verso la Terra Promessa; e 40 i giorni in cui Gesù rimase nel de- serto tentato dal diavolo); il numero 12 (le tribù di Israele e i 12 apostoli), 3 indica la Trinità, ecc. Riguardo a 7: i sette giorni della creazione (da cui i sette giorni della settimana), i sette anni di abbondanza e poi sette di carestia in Egitto ai tempi di Giuseppe; i sette sacerdoti con le sette trombe a Gerico; le sette immersioni nel Giordano per purificarsi; l’anno sabbatico ogni sette anni; nel Nuovo Testamento i 7 diaconi, ecc. 320 – A partire dal valore simbolico dei numeri nella Bibbia e nella storia della Salvezza, anche nella Chiesa e nella liturgia cattolica i numeri svolgono un ruolo prezioso: ad es. sette sono i sacramenti (sia per il valore di pienezza del numero 7, sia, dice qualcuno, per la somma di 3 (la Trinità) con i 4 elementi fondamentali della vita, del mondo: l’acqua, l’aria, il fuoco e la terra. 321 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 390-391. 120 BONAVENTURA Ieri Bonaventura Petrillo il 13 gennaio 1724 sposò Anna Albano; un documento della fine del ’700 cita Bonaventura Antonelli che, per devozione, aveva fatto erigere una statua nella cappella di S. Maria del Carmine e Anime del Purgatorio (o Monte dei Morti) nella chiesa collegiata bonitese322. Il nome ha avuto qualche presa a Bonito, forse anche in onore di S. Bonaventura, la cui festa, il 15 luglio, insieme a S. Vito, è stata sempre sentita, soprattutto nella chiesa della Madonna della Neve di Morroni. Etimo Nome augurale, discretamente diffuso in passato e oggi in declino; prevalente in Campania, Puglia e Calabria, ma ben presente anche in Lombardia. 2282 attestazioni in Italia nel ’900. Di origine medievale, è uno dei frequenti composti con l’aggettivo bonus-, -a, in questo caso accostato a ventura ‘fortuna’, con un significato che lo rende affine ai nomi Bonifacio e Fortunato. Può avere però anche un’altra origine e significato, come so- stiene E. Caffarelli:

“Dopo il 1000, e specie dal XII secolo, lo stock onomastico – ossia il repertorio a disposizione delle famiglie per dare un nome ai figli – si era drasticamente ridotto. I santi venerati erano un numero assai ristretto, con Giovanni (il Battista) in primo piano per gli uomini e Maria per le donne. San Francesco e sant’Antonio dovevano ancora nascere. (…) In attesa­ dei grandi santi degli ordini men- dicanti - Francesco, Chiara, Bonaventura, Domenico, Antonio, ecc. (…)”323.

Il riferimento potrebbe quindi essere al nome di S. Bonaventura da Bagnoregio, vescovo e dottore della Chiesa (1221-1274), nato a Bagnoregio (provincia di Viterbo), compagno di San Francesco e in seguito ministro generale dell’Ordine dei Francescani, successore del santo di Assisi. La motivazione stessa del suo nome confermerebbe l’intreccio tra nome augurale e “nome devoto” legato al santo, all’origine dell’uso di questo antroponimo. Infatti la tradizione racconta che la madre di Bonaven- tura portò il bimbo di 4 anni a S. Francesco, quando il santo passò in paese, perché il piccolo era ammalato; il Poverello lo accolse tra le braccia e pare che abbia esclamato: “Oh, buona ventura!”324.

BONITO Ieri “Spesso la frequenza con cui ricorre un determinato nome proprio in un paese può con- sentire di risalire al suo santo protettore e alla devozione che per lui hanno i cittadini. Basti per tutti citare il nome Gennaro a Napoli per concludere che S. Gennaro è l’amatissimo pa- trono della città partenopea. A Bonito (AV) però nessuno si chiama Bonito”325. Non me ne vorrà don Carlo se riporto alcuni casi – rari per la verità – di cittadini bonitesi col nome di battesimo Bonito: in fondo, quei pochi casi documentati non smentiscono la sua osservazio- ne (sostanzialmente riferita all’oggi, al presente, soprattutto), anzi, rappresentano la classica eccezione che conferma la regola. Bonito Tordiglione è citato nell’elenco dei cittadini di Mor- roni che scrissero una relazione nel 1775 nella disputa sulla questione­ molto controversa della giurisdizione della chiesa della Madonna della Neve326. Bonito Di Pietro327 (paternità: Tomma- so) compare in un atto notarile del 1773 che comprende un lungo elenco di cittadini boni-

322 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, cit., p. 80. 323 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 18. 324 – Mario Sgarbossa, I santi e i beati della Chiesa d’Occidente e d’Oriente, Edizioni Paoline, 1988, p. 399. 325 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, cit., p. 199. 326 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 250. Nello Stato di Anime del Comune di Bonito dell’anno 1813, si afferma che Bonito Tordiglione, di anni 52, abitava in contrada Pastizzo al n. 245. 327 – Nello Stato di Anime del Comune di Bonito dell’anno 1813, figura Bonito Di Pietro, di anni 42, che ri- siedeva, con la moglie Anastasia Capozzi, di anni 41, e 5 figli, in contrada Pastizzo al n. 434. 121 tesi328. Ancora: Bonito Monaco (bracciale, cioè bracciante) è citato in un documento del 1807 che comprende un lungo elenco di cittadini bonitesi con relativa età, professione o condizio- ne sociale. Infine: Bonito Albano, 45 anni, massaro proprietario, è citato in un documento del 1808. Seppur sporadico (solo 4 casi accertati­ e relativi al passato), il nome personale Bonito è attestato, anche in paese: metto quindi anche questo nome di persona nel dizionario, dopo aver inserito Bonito nel capitolo dei “­cognomi - nomi di casato”. Etimo Con 3 attestazioni in Campania (nel corso del ’900, quindi molto raro), continua il nome personale medievale Bonitus. Bonitus risulta nel Codex Cavensis nell’859 a Sarno (SA), ma è ben presente anche a Farfa (dall’821), in Toscana (dal 779), a Brescia (807). Nel XX secolo sono documentati solo 7 casi in tutta Italia di scelta del nome Bonito (ultimo caso nel 1939), nella versione maschile, 9 nella variante femminile, Bonita, che probabilmente è più connesso con lo spagnolo bonita ‘graziosa, carina’ (ultimo caso documentato nel 1994)329.

Perché lo scarso successo del nome “Bonito”? Il caso del nome personale Bonito (quasi) mai asse- gnato a bambini in paese, nonostante il santo patrono, ricorda un altro esempio citato in un libro del linguista Enzo Caffarelli: “A Renate, piccolo centro dell’alta Brianza, nel 2006 il parroco offrì una cifra consistente a quei ge- nitori che avessero battezzato il loro figlio Carpoforo, come il santo patrono. Negli ultimi 12 anni erano nati nel paesino ben 27 bambini, dei quali 15 maschi, e nessun Carpoforo! Pur essendo il nome di almeno quattro santi, non c’era da dubitarne: non se ne trova uno in tutta Italia nel corso dell’intero XX secolo”330. Immagino l’obiezione: “ma Carpoforo è un nome brutto e strano, mentre Bonito è un nome bello e dolce!” In parte è vero e si può dire che quel parroco era un po’ ingenuo ad aspettarsi che una fa- miglia desse al figlio questo nome; inoltre è preferibile che la scelta sia spontanea, non… “comprata” o incentivata… Ma, forse il problema non è questo: nell’un caso e nell’altro il nome di battesimo era percepito dalla popolazione come “estraneo” o “non adeguato”.

Bonito e altri nomi di santi patroni. In diverse città e paesi i santi patroni locali sono molto ­venerati, ma non di rado il loro nome personale non è molto usato per denominare i neonati, forse perché a volte si tratta di nomi percepiti come antichi, antiquati. Penso ad esempio al patrono di Milano S. Ambrogio: quanti bambini in quella città – ieri e oggi – hanno portato o portano il nome Ambrogio? Oppure a Bologna, il cui santo patrono è San Petronio, è raro incontrare questo nome di battesimo. Abbiamo visto, invece, l’eccezione di Napoli e di Gennaro. Forse si può parzialmente aggiungere il caso di Avellino e il santo patrono S. Modestino festeggiato il 14 febbraio: soprattutto in passato in Irpinia (e anche a Bonito) il nome Modestino ricorreva abbastanza.

Benito, Bonito e le leggi in Italia sull’onomastica. A differenza di altre nazioni, come gli USA, in cui vi è massima libertà nella scelta del nome di persona, in Italia vige una normativa che limita la scelta del nome di battesimo. Non mi riferisco a nomi religiosi e sacri (i nomi Gesù e Cristo, e derivati, dove vige non un’interdizione legale o ecclesiastica, ma piuttosto un “timore reverenziale”; vedi in questo capitolo le annotazioni alla voce Giosuè), ma ad altre tematiche. Ad esempio, almeno in teoria, non si potrebbe dare a un bambino un nome geografico, come il nome di un continente (es. Asia)331. E ancora: la nor- mativa prevede che deve (dovrebbe) esserci chiara riconoscibilità del genere (identità: maschio o femmi- na) nel tipo di nome imposto: è il caso di Andrea: di solito (e in passato) assegnato ai maschi, oggi, in- vece, sul modello di altre nazioni (es. Germania) imposto anche a femmine. E ancora, e qui veniamo al

328 – Archivio di Stato di Avellino: “Stato nominativo degli individui di età tra i 21 e i 50 anni ammissibili alle leve provinciali”. 329 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, UTET, Torino 2005, p. 223. 330 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 28. 331 – Le norme recentemente sono state attenuate o vengono in qualche modo aggirate; diverse bambine ne- gli ultimi anni sono state chiamate Asia; la persona più nota è l’attrice Asia Argento, figlia del celebre regista cinematografico Dario. Altro nome in voga è oggi Siria. 122 nostro caso di Bonito: fino al 1966 era in vigore una legge che vietava l’uso di nomi stranieri. Ora faccio una digressione: dopo la Seconda guerra mondiale, com’è noto, i nomi Benito e Adolfo (che ricordavano i due vituperati dittatori, Mussolini e Hitler) caddero in disgrazia. Nel 1951 accadde un fatto singolare: un cittadino (forse un “nostalgico” del “ventennio”) volle imporre al figlio il nomeBenito (fino a pochi anni prima molto diffuso): ebbene l’impiegato comunale si rifiutò adducendo la motivazione che in Ita- lia non si potevano dare nomi di battesimo stranieri e Benito era considerato nome straniero, versione spagnola di Benedetto. La legge di interdizione dei nomi personali stranieri fu poi abolita nel 1966332. Ora, al di là della questione Benito, a noi interessa tornare a Bonito: mi chiedo: forse questo nome era percepito (dalla popolazione o dagli ufficiali dell’anagrafe) come straniero? spagnolo? Forse an- che per questo non è stato usato come nome di battesimo per bambini bonitesi? Naturalmente, re- sta da chiarire perché, abolita la legge del 1966 sul divieto dei nomi stranieri, ugualmente nessun bambino bonitese o irpino è stato chiamato così.

Scheda riassuntiva - Ipotesi sulle ragioni della scarsa fortuna del nome personale “Bonito”. - Nome percepito come “antiquato”? - Nome percepito come “cognome” o “nome di casato”? - Nome percepito come toponimo, come nome di luogo, del Comune di Bonito? - Nome percepito come “forestiero”? - Nome percepito come “santo forestiero” o “santo imposto dall’alto”? - Nome percepito come “straniero” – “spagnolo”? (e, in parte, “interdetto” dalla legge?) - Nome percepito come “poco adatto a un nome personale per un bambino”? (da notare che molti nomi personali costruiti con la radice buono - bono non hanno avuto molto successo, in generale, salvo qualche eccezione; ecco alcuni esempi presi dal dizionario dei nomi: Bonaccorso, ­Bonafede, Bonaldo, Bonanno, Bonardo, Bonaria, Bonaventura, Bonello, Bonfiglio, Bonidea, Bonifacio, Boni- zio, Bonizzella, Bono, Bonomo, tutti rarissimi (almeno nel ’900), tranne Bonaria (ma diffuso solo in S­ardegna) e Bonaventura (grazie al santo francescano, e prevalente in Campania e Puglia). - Nome non percepito come utilizzabile (anche) per la sovrabbondanza di altri nomi di santi, uni- versali e locali molto diffusi in paese (Antonio, Giuseppe, Giovanni, Crescenzo, ecc.) e per la tradizione di dare al neonato il nome del nonno?

BREAMINO / BRIAMINO Versione dialettale di Beniamino. Ieri È presente nell’elenco dei nomi personali bonitesi suggeriti da Salvatore La Vecchia. Nome (che poi divenne soprannome, anche familiare [nella forma ‘mbriamino]) di ­Beniamino Marenghi (1877-1953), personaggio molto popolare in paese (e non solo) anche per la sua preziosa e richiestissima (all’epoca) professione di trainiere e di accompagnatore di tante persone anche nei pellegrinaggi ai santuari di Montevergine e di S. Gerardo. Lingua Non è del tutto chiaro il fenomeno linguistico per cui si passa da Beniamino > ­Breamino; la consonante iniziale b e la parte finale amino restano immutate, c’è quella trasformazione en > re che è difficile da spiegare. S. La Vecchia, in un altro contesto di analisi, scrive: “Lo stesso Rohlfs, dopo aver fornito la spiegazione di varie forme di geminazione, deve a volte arrendersi e ammettere: «Altri tipi di geminazione sono più o meno arbitrari, ovvero si tratta di paro- le non di origine popolare o che sono state prese in prestito da altre lingue»”333. Verrebbe da ipotizzare (ma è forse solo un azzardo) a qualche influsso e incrocio con un altro nome, sep- pure raro, Bramino, diminutivo di Bramo, forma aferetico di Abramo. Oppure si tratta solo di una storpiatura popolare, in qualche modo “priva di leggi”, di regole; o ancora: una qual- che sorta di metatesi impropria, forse simile a quella trasformazione che porta da vergogna a breogna, con ver > bre, che potrebbe assomigliare vagamente al caso su citato ben (ven) > bre. Etimo Beniamino è un nome di origine israelitica, di discreta diffusione intorno alla metà

332 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami…, cit., p. 29. 333 – S. La Vecchia, Bonidizio, cit., p. 43, nota 26. L’autore cita l’opera di G. Rohlfs Grammatica storica della lingua italiana e dei dialetti (in tre volumi), 1966. 123 del ’900, è attualmente in declino. Nella percezione comune, Beniamino si configura come un nome augurale, dato che apparentemente vi si riconoscono elementi come bene, -am- che si ritrova anche nella radice di amare, e –ino, che suona come diminutivo. Questa interpre- tazione paretimologica è rafforzata dal fatto che nella Bibbia Beniamino fu l’ultimo figlio – e anche il prediletto – di Giacobbe: grazie a queste coincidenze il nome personale entra a tutti gli effetti nella lingua come nome comune, appunto con l’accezione di ‘prediletto’ (anche in francese benjamin è ‘il più piccolo della famiglia e del gruppo’). Come nome isra- elitico, Binyamin, pur essendo un nome augurale, ha un etimo completamente differente: da ben ‘figlio’ e yamin ‘della mano destra’, cioè ‘della felicità, della fortuna’. ­Nella Bibbia si legge infatti che la madre Rachele prima di morire stremata dal dolorosissimo parto, volle chiamare il figlio col nomeBen - ‘onin cioè ‘figlio del mio dolore’, ma Giacobbe scelse per lui Binyamin (figlio della mano destra), un nome più propizio334. “Nel Novecento il nome appare diffuso su tutto il territorio, è più frequente in Campania con 2319 attestazioni, pari al 17,15% delle 13.516 nazionali). Molti i personaggi che danno lustro al nome. (…) In Italia possiamo citare il popolarissimo tenore Beniamino Gigli (1890-1957). L’onomastico si può festeggiare il 31 marzo, in ricordo di S. Beniamino, diacono persiano condannato dall’imperatore Teodosio a morire trafitto da spilloni (421) oppure il 7 gennaio quando la Chiesa commemora S. Beniamino martire a Brescia”335.

CARLINO Ieri Carlino Mariano nell’elenco dei bonitesi emigrati in America; Carlino Beatrice era il priore della Confraternita del SS. Rosario, è menzionato nel 1959 nel bollettino parrocchiale­ L’Assunta; Carlino Vigliotta era un agricoltore, abitava in contrada Masiello Tordiglione, è scomparso alcuni anni fa. Etimo Pur essendo anche il diminutivo di Carlo, il nome Carlino ha però assunto la con- figurazione di nome vero e proprio, autonomo, come mostrano i vari casi bonitesi, e non solo, e come dimostrerebbe l’esistenza del cognome Carlino (siciliano soprattutto, ma an- che leccese e napoletano), derivato in origine dal nome proprio Carlino. Carlo è un nome carico di storia: di origine germanica, deriva da *karla-, che indicava lo stato di uomo li- bero; presso i Franchi passò a designare i maestri di palazzo, divenendo titolo ereditario e successivamente personale. Il primo a portare questo nome fu Carlo Martello, vincitore degli Arabi a Poitiers (733), che aprì la gloriosa dinastia, da lui detta “carolingia”. In Italia sembrerebbe introdotto dai Franchi, ma si ritrova in documenti longobardi già nel 747. La diffusione è stata sostenuta dalla presenza di numerosi santi, il più importante è S. ­Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale di Milano, che si distinse nell’assistenza ai poveri e agli ammalati (la peste del 1576-77)336. Il nome Carlino è stato imposto a 1286 bambini in Italia nel ’900; la forma base, Carlo, a 323.380.

CARLUCCIO Diminutivo dialettale di Carlo, col suffisso vezzeggiativo -uccio frequente nella parlata meridionale. In Italia si sono chiamati così (con questa forma all’anagrafe) 657 persone in Italia. Vedi anche la voce Carlino.

334 – M. Mitterauer, Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi, Torino 2001, p. 13. (l’edizione originale è del 1993). 335 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 203-204. 336 – I nomi di persona in Italia, cit., pp. 245-246. 124 CARMELA Ieri Carmela Ferragamo fu una delle vittime del colera del 1867 (aveva solo 14 anni); Carmela Belmonte (1891) emigrata in America nel 1913. E ancora, omonima, Carmela ­Belmonte (1918-2003) della contrada Maleprandi. Carmela Cotugno (1930) emigrata in Gran Bretagna. Carmela D’Alessio (1893) andò in America nel 1902. Etimo Carmela è un nome di devozione mariana legato al culto della beata Vergine del Monte Carmelo, introdotto dai frati Carmelitani a partire dal XIV secolo. Fin dall’antichità il Mon- te Carmelo, al confine tra la Galilea e la Samaria, fu eletto come luogo di preghiera da vari eremiti (si diceva che nelle sue grotte avesse vissuto il profeta Elia); in seguito alle Crocia- te molti pellegrini si riunirono in quei luoghi per condurre vita cenobitica e ricevettero nel 1209 la prima regola da S. Alberto da Vercelli. Il culto della Madonna del Carmelo sorse nel 1251 in seguito all’apparizione della Vergine al frate carmelitano Simone Stock. La devozio- ne si sviluppò molto in Spagna, grazie anche a S. Teresa. A queste ragioni storiche è dovuta la prevalenza del nome Carmela (Carmen in lingua spagnola) nelle regioni meridionali, per secoli sotto l’influenza della dominazione spagnola. Il nome­Carmela è ampiamente diffuso (al 9º posto per frequenza di diffusione in Italia nel XX secolo; ma dal 1965 è iniziato il de- clino)337, con 349.737 attestazioni nazionali, ma è tipico delle regioni meridionali, in parti- colare la Campania (116.149 occorrenze, pari al 33,21%), poi la Sicilia, seguite a distanza da Puglia e Calabria. L’etimologia si rifà al nome del monte Carmelo, riportato nelle fonti latine come Carmelus e in quelle greche come Kàrmelos. Il significato è ‘giardino rigoglioso, frutte- to’, dall’ebraico Karmel (connesso a kerem ‘vigna’), riferito all’abbondanza della sua vegetazio- ne. Un ultimo accenno alla versione maschile del nome, Carmelo: 110.927 casi in Italia, di cui il 70% in Sicilia. In Campania e in Irpinia, compreso Bonito, è marcatamente presente il nome Carmine, nome che si muove in un analogo campo semantico.

CARMENELLA Forma femminile, dialettale e vezzeggiativa di Carmine. 11 attestazioni in Italia (con questa forma all’anagrafe), e 414 nella forma Carminella. Ieri Carmenella Frattolillo emigrò a Carpi (MO). Vedi voci Carmina e Carmine.

CARMINA Seppure non molto frequente, ma è attestato anche il nome Carmina, versione femminile di Carmine. In Italia, nel ’900, è stato assegnato a 11.140 bambine. Ieri Un documento del 1863, l’atto di matrimonio tra Vincenzo Grieco e Carmina Ciani. Ancora: Carmina Annese (nata nel 1872) emigrò negli USA nel 1920.

“Il nome del bimbo dipendeva da quello dei nonni paterni, se era femmina asseppontava, cioè pren- deva il nome della nonna, detta mammarossa, se era maschio prendeva il nome del nonno, detto tatone. Il padre e la madre venivano chiamati rispettivamente tatillo e mammélla”338.

Altri sistemi onomastici. La citazione della ricerca di Franca Molinaro ci consente di descrivere un metodo tradizionale seguito nell’imposizione del nome. Cito qui altri sistemi di denominazione derivata, presenti, soprattutto in passato, in diverse culture e nazioni:

337 – Come hanno più volte affermato molti linguisti e sociologi, il declino di certi nomi è dovuto a varie e complesse ragioni, tra cui il desiderio dei genitori di affrancarsi, nell’imporre i nomi ai propri figli, da nomi fortemente legati alla tradizione o, per alcuni, riflesso di forte impronta religiosa; forse, anche questo, è un se- gno di crescente secolarizzazione. 338 – Franca Molinaro, Morroni. Passato e presente, storia e tradizioni, Delta 3, Grottaminarda 2001, p. 138. 125 - il nome dei genitori. Se il figlio era maschio, dal padre, la femmina dalla madre. In alcuni ambienti si usavano poi le specificazioni senior - junior, o “Il Vecchio” - “Il ­Giovane”. - Il padrino di batttesimo. Al nuovo nato, se maschio, si assegnava il nome del padrino. Ciò sicura- mente contribuiva a creare un legame particolare tra i due. In altri casi si assumeva il nome del “compare e della comare”. Il padrino di battesimo in passato era detto pater ex fonte, ‘padre at- traverso, a partire dal fonte (battesimale)’, ed era considerato una sorta di “padre spirituale”, che si affiancava al “padre carnale”, al padre naturale. Per inciso, ricordo che poi, tra i due “padri”, il genitore e il padrino di battesimo, si instaurava un rapporto importante, detto compaternitas, che aveva indibbiamente un rilievo anche nel nome e nella vita del nascituro. - Il nome del nonno paterno al primogenito maschio. Sistema classico che abbiamo già incontrato e che rientra anche nel tipo accennato da Franca Molinaro. - Nomi “ereditari”. Di nonni o avi. È come se il neonato, insieme al patrimonio genetico dei geni- tori (ma a sua volta in parte posseduto anche dai nonni e dagli avi) e insieme a beni, valori, cul- ture, tradizioni familiari, ecc., ricevesse in eredità anche il nome proprio. Non so e non credo che questa pratica (sperimentata ad esempio in passato in Germania, ma non solo) avesse un risvolto giuridico, ma certamente era vissuta come un vincolo da rispettare. - Il santo del giorno. Molte persone e famiglie quando nasceva un bambino decidevano il nome in base al santo che era ricordato nel calendario in quel medesimo giorno. - Il santo patrono. Il nome scelto in base al santo patrono, protettore del luogo in cui si è nati e vissuti. - Antenati, eroi, santi, personaggi illustri, anche sovrani. - “I nomi-frase” [“Satznamen” dicono gli autori tedeschi]. Tradizione biblico-ebraica: il nome era legato e si spiegava con la “situazione” al momento della nascita, in base ad una o più frasi signi- ficative che la madre o il padre pronunciavano in quei frangenti, esprimendo desideri, gioia, pre- occupazioni, progetti. Come esempio vedi in questo dizionario la voce Giuseppe. - Nomi augurali. Rientrano in questa categoria ad es. Felice, Fortunato, Beniamino, Prospero, Onesto, ecc. - Nomi “numerali”. Scelti in funzione dell’ordine di nascita dei figli. Es.: Primo, Primetta, Secondo­ e Secondina, Terzo, Quinto (Pompeo in origine significava “quinto” figlio nato), Sesto, Settimio, Ot- tavio, Novello, Novella, ecc. - Nomi in base al giorno della nascita. Domenica, Sabato (in origine dato a chi nasceva di sabato),­ Venerino (ho conosciuto una persona a cui era stato dato questo nome perché nata di venerdì, forse anche in considerazione dell’importanza del giorno nella cultura e spiritualità cristiana). - Nomi “teofori” e “devoti”. In un’altra parte del libro, più approfonditamente, cercherò di descrivere­ questo fenomeno. - Nomi mariani. In onore della SS. Vergine Maria, nelle sue varie modalità espressive. Vedi la voce Maria. - Nomi (e cognomi) dei bambini ‘trovatelli’. - Nomi legati a eventi e alla cultura. Es.: Aida (in un caso incontrato anche a Bonito), assegnato da genitori appassionati di lirica e in memoria della famosa opera di Giuseppe Verdi. Ancora: ho conosciuto un’anziana signora, nata nel 1911, di nome Oceania, mi disse che il padre l’aveva chiamata così perché amava viaggiare, era un naturalista e in quegli anni era stato scoperto quel grande e affascinante continente.

Oggi. 1. Secondo alcuni autori (es. M. Mitterauer) è in corso la fine del sistema di denominazione derivata, sia essa “intrafamiliare” o legata ai santi o agli antenati, ecc. Secondo alcuni studiosi questo fenomeno risale già all’inizio del ’900; alcuni pensano sia emerso dopo la Prima guerra mondiale; altri dopo la Seconda guerra, altri ancora negli anni Sessanta e Settanta. Si è concluso o sta per concludersi, secondo queste tesi, un secolare sistema di imposizione del nome basato su un patrimonio onomastico tradizionale. Da alcuni decenni, e attualmente in modo marcato, pare sia in corso una vera e propria rivoluzione culturale riguardo l’onomastica. Oggi il nome viene scelto, spesso, per il significato in sé (non per il legame con il nome del santo), per il suono che ha il nome, perché portato da personag- gi famosi dello sport e dello spettacolo, perché originale, perché straniero, perché piace ai genitori in base a mode, gusti e inclinazioni del momento di vario tipo. Come ogni fenomeno sociale, questa ri- voluzione emerge e si afferma gradualmente, non si impone dovunque e sempre, convive con sistemi tradizionali, ancora in parte vivi soprattutto in alcune zone geografiche.

2. Di diversa opinione è Enzo Caffarelli: “Chi pensa questo ha una visione miope, senza prospettiva, dell’evolversi dei patrimoni onomasti-

126 ci. Se utilizziamo ogni nostra conoscenza, e dunque consideriamo tutti insieme i nomi dei nostri figli e nipoti, dei genitori e dei nonni e bisnonni, oltre a personaggi storici di altri secoli, otteniamo quel che si dice un repertorio diacronico: che attraversa il tempo, e somma generazioni a generazio- ni. Non è quindi possibile un confronto con i nomi scelti per i bambini che nascono oggi, perché si tratta di una sola generazione, ossia di un repertorio sincronico, necessariamente più povero. (…) I nomi tornano a rotazione. La presenza nelle liste anagrafiche del 2000 di Brenno, Calogero, Eliseo, Ercole, Folco, Olga, Primo, Riziero, Solidea, Tazio e Zeno – prossima allo zero – non è affatto infe- riore a quella che nei primi decenni del Novecento registravano Alessio, Aurora, Barbara, Chiara, Claudio, Daniela, Dario, Federico e tanti altri che nel corso degli ultimi cent’anni avrebbero via via raggiunto i vertici della graduatoria. (…) I nomi hanno un loro ciclo vitale”339.

CARMINANTONIO Ieri Carminantonio Colarusso (1934) emigrò negli Stati Uniti. Soprattutto in passato capitava di incontrare nomi composti da due nomi propri, uniti anche graficamente (­“univerbati”), formati da due nomi che avevano una duplice valenza: da un lato nomi importanti di san- ti molto amati e popolari o di culti molto sentiti, dall’altro lato, la scelta aveva un risvolto parentale pratico di omaggiare e accontentare diversi nonni o familiari: se un bimbo ha un nonno Carmine e un altro Antonio, chiamarlo Carminantonio può essere considerata una scelta di compromesso , che, a seconda dei casi, può accontentare tutti o, al contrario, non soddisfare pienamente nessuno. In Italia nel ’900 sono stati registrati all’anagrafe con il nome Carminantonio 452 persone. Questi nomi composti, usanza soprattutto meridio- nale, ricorda una pratica antica usata da altre culture:

“Si parla di variazione onomastica (Namensvariation) quando, a partire da una base di nomi normal- mente bipartiti, la denominazione di un bimbo è di volta in volta costruita in modo che in una parte del nome ci sia una coincidenza con quello dei genitori, antenati, fratelli o sorelle maggiori, mentre la seconda parte viene variata liberamente oppure viene ripresa da un altro membro della famiglia. Nel- lo schema che presentiamo (riferito a una famiglia della Grecia del IV sec. a.C.), il nome Meidoteles riprende nella prima parte del nome (Meido-) quello di suo padre Meidon, mentre la seconda parte de- riva da Epiteles, che era suo nonno. Il figlioKalliteles ha in comune con lui la seconda parte del nome (-teles), mentre varia nella prima. E i tre figli di quest’ultimo hanno a loro volta in comune una parte del nome del nonno. In questo modo tutti i nomi maschili della famiglia sono connessi tra loro”340.

È come se ognuno dei membri della famiglia, nel presente e poi nel futuro, portasse con sé, in sé, una parte dei nomi (dello spirito, della morale, della memoria) degli altri familiari e antenati. Fat- te le dovute differenze, qualcosa di simile mi pare ritorni in un sistema di denominazione in cui ad un bambino viene imposto un nome che è un incrocio di nomi diversi di vari nonni o parenti.

CARMINE Ieri Nome molto diffuso a Bonito, così come in Campania e nel Sud Italia, anche per la forte devozione popolare alla Madonna del Carmine. don Carmine Monaco (1833-1905) fu un sacerdote bonitese, divenne anche arciprete a Melito e a Ginestra degli Schiavoni (BN). Padre Carmine Tordiglione (1890-1958) era un sacerdote della parrocchia boni- tese, poi svolse il suo ministero presso la Casa dei Gesuiti de L’Aquila dove insegnò per 30 anni materie letterarie. Carmine Belmonte e Carmine D’Ambrosio sono nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale. Carmine Pagliuca (1901-1974), cono- sciuto col soprannome di Carmeno Vacchella, è ricordato come “cantastorie” bonitese,

339 – E. Caffarelli,Dimmi come ti chiami e ti dirò il perché. Storie di nomi e di cognomi, Laterza, ­Bari-­Roma, 2013, pp. 37-40. 340 – M. Mitterauer, Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi, 2001, p. 40. 127 abile creatore di filastrocche. Carmine Parletta era un noto e apprezzato falegname e abile intagliatore di legno (morì nel 2003). Carmine Botticella nel 1968 (a 50 anni dalla fine della Grande Guerra) fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. Carmine Santoro è un apprezzato medico e un valente pittore. Carmine Pepe è un gio- vane studente di Bonito. Etimo Variante di Carmelo (per maggiori informazioni storico-etimologiche vedi le voci Carmela / Carmenella). Carmine è stato dato a 112.990 persone in Italia a livello nazionale;­ è tipico del Sud e in special modo della Campania (68.993 attestazioni, pari al 61,6% del totale). Il nome è di devozione connesso al culto di S. Maria del Carmine (adattamento del- lo spagnolo S. Maria del Carmen), patrona di vari comuni soprattutto al Sud, il cui culto è testimoniato dalla presenza di numerose chiese e santuari sparsi sul territorio.

CARMINIELLO & CARMINUCCIO Forme dialettali dei diminutivi di Carmine. In questo capitolo ho già inserito Carmela, Carmenella, Carminantonio, Carmine; potrebbe bastare, ma inserisco brevemente anche Carminiello & Carminuccio per citare il caso au- tentico di una famiglia bonitese (e forse questa esperienza è nota ad altre famiglie) in cui il nonno si chiamava Carmine, il nipote, per asseponta, assumeva anch’egli il nome ­Carmine; per il lungo periodo in cui anche l’anziano è vissuto in presenza del nipote, anche per di- stinguerli, Carmine senior era chiamato Carminiello (che, del resto, gli era stato affibbiato da lungo tempo) e Carmine junior era chiamato Carminuccio. Aggiungo, infine, che a volte, come anche in questo caso reale, il diminutivo Carminiello era stato assegnato e quell’uomo­ lo portava anche se era di forte e alta corporatura.

CATARINA Caterina. Forma abbreviata Rina. Ieri Caterina Luongo (nata nel 1887) si trasferì negli USA nel 1909. Etimo “Di tradizione antichissima, risale alla voce bizantina Hekaterine, dalla duplice de- rivazione: potrebbe infatti essere connessa tanto alla dea degli Inferi Hekàte, Ecate, quanto ad Hékatos ‘il saettatore’, caratteristico epiteto di Febo Apollo, con chiaro riferimento al dio del sole. Passando dall’Oriente all’Occidente il nome fu erroneamente latinizzato in Catharina, per incrocio paretimologico con il greco katharòs ‘puro’, e sostenuto dal culto­ per S. Caterina d’Alessandria, la leggendaria martire egiziana del IV secolo per la quale Giustiniano fece innalzare nell’VIII secolo il celebre monastero sul monte Sinai, meta ob- bligata dei pellegrinaggi medievali. Diffusosi in Europa al tempo delle crociate, il nome fu successivamente rilanciato da un’altra famosa santa, la mistica Caterina Benincasa da Siena (1347-1380), festeggiata il 29 aprile, patrona d’Italia insieme a san Francesco d’As- sisi dal 1939”341. In Italia nel XX secolo è stato assegnato questo nome a 284.103 donne.

CECCANDONIO Dizione dialettale e abbreviata del nome Francescantonio, formato da Francesco (> cesco > cecco) e Antonio, nella dizione ’Ndonio (vedi voce apposita). In Italia nel ’900 sono stati registrati col nome Francescantonio 1872 persone. Vedi anche ciò che si dice sui nomi composti nella voce Carminantonio. Ieri Francescantonio Belmonte (classe 1893) giunse in America nel 1910.

341 – D. Cacia, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 255-256. 128 CELESTRINO Celestino. Inserito nel catalogo di nomi personali bonitesi nel volume ­Bonidizio. Ieri Celestino Conza (del 1877) si trasferì negli USA nel 1901; Celestino D’Alessio ­emigrò in Venezuela. Versione vernacolare e vezzeggiativa di Celestino, nome più diffuso di Celeste, a cui si lega; Celeste è nome sia maschile che femminile. Cito ad es. Celeste ­Santosuosso (scom- parsa nel 2013). Il diminutivo citato naturalmente è maschile, riferito appunto a Celestino. Lingua A volte il dialetto si comporta in modo strano, inatteso: là dove ci sono due con- sonanti diverse attaccate, viene inserita una vocale per facilitare la pronuncia (fenomeno dell’epentesi o anaptissi); qui, invece, dove la pronuncia sarebbe agevole per il susseguirsi di consonante e vocale (-stino) il dialetto sembra complicarsi la vita inserendo un’altra con- sonante (quindi la terza consecutiva): -strino, cioè Celestino > Celestrino. Etimo Celestino può essere il diminutivo di Celeste, ma anche potrebbe continuare l’aggettivo caelestius ‘proprio del cielo’. Già nella tarda latinità esisteva il personale Caelestinus, apprezzato dai cristiani per l’intrinseco valore spirituale. La storia ha tramandato le figure di cinque papi con questo nome, due dei quali considerati santi. Il più noto è Celestino V, al secolo Pietro da Morrone (1215 ca.-1296), eletto papa nel 1294, ma si dimise dopo 5 mesi, favorendo l’a- scesa di Bonifacio VIII. Nel marzo del 2013 in occasione dell’imprevista e storica rinuncia di Papa Benedetto XVI al ministero petrino, che portò poi all’elezione di Papa Francesco, si parlò molto di Celestino V, perché prima di papa Ratzinger, solo lui aveva compiuto il gesto, davvero insolito, di dimettersi da Sommo Pontefice, capo della Chiesa Cattolica. Nel nostro Paese, nel corso del XX secolo 10.534 uomini hanno ricevuto il nome Celestino, con pre- valenza in Abruzzo, Molise, Lazio e Campania, ma un buon numero anche in Lombardia.

CESÀREO Ieri Un microtoponimo bonitese, Cupa Cesàreo Bortone, ricorda questo nome, dall’appel- lativo probabilmente di una persona titolare di un fondo che abitava tanto tempo fa in quella zona. Pur avendo una forte assonanza col nome Cesare, però Cesàreo è nome auto- nomo. A livello nazionale, nel secolo scorso, 248 individui hanno ricevuto al battesimo il nome Cesareo (e 729 al femminile Cesarea). La massima area di diffusione è la Puglia, in cui è molto diffusa anche la versione Cesàrio, di cui Cesareo potrebbe essere o una variante o una dizione dialettale. Etimo Cesareo: deriva da Caesar, fu utilizzato come nome individuale già in età imperiale, ma la sua diffusione è legata alla tradizione agiografica. L’area di massima diffusione è la Puglia, per il culto a S. Cesarea d’Otranto. Il nome è conosciuto sia nella versione maschile,­ che in quella femminile Cesarea (più diffusa di quella maschile).

CÈSORO (CÈSERE) Forma dialettale di Cesare. Ieri Cesare Beatrice (1888) arrivò in America nel 1910; Cesare Ciani (era del 1865) andò in America nel 1897. Etimo Cesare è ampiamente diffuso in tutta Italia, con rango nazionale 78 in termini di frequenza. La sua fortuna si deve alla fama del condottiero romano Caio Giulio Cesare, conquistatore delle Gallie, che dopo la sconfitta di Pompeo divenne il padrone assoluto di Roma. A partire da Ottaviano, Cesare divenne un titolo onorifico degli imperatori romani e come tale fu portato nelle aree più lontane dell’impero, diventando sinonimo di impe- ratore (il germanico kaiser e il russo czar > zar, derivano da Kaesar, originaria pronuncia

129 latina di Caesar / Cesare). Riguardo al significato del nome c’è ancora discussione: c’è chi pensa a caeso ‘tagliato’, in quanto alla nascita sarebbe stato estratto dal ventre tagliato della madre (da qui deriva l’espressione parto cesareo o taglio cesareo); altri pensano che il nome derivi da una radice etrusca da accostare a Aisar ‘dei’. Nel ’900 in Italia il nome Cesare è stato imposto a 80.399 persone, con prevalenza al Nord.

CESOROLUCIANO Un altro esempio (in forma dialettale) di un nome composto da due nomi: Cesare e Luciano. Raro, ma effettivamente attestato a Bonito e citato nell’elenco dei nomi personali bonitesi da S. La Vecchia nel libro Bonidizio.

CHIARINA Una delle forme più diffuse tra i vari derivati del nome Chiara. Etimo Chiara è ampiamente diffuso, in tutta Italia. Nella prima metà del ’900 era invece attestata e molto frequente la forma Clara, con un’impronta chiaramente dell’originale la- tino. L’origine è nell’aggettivo latino clarus ‘brillante’, che ha poi acquistato il senso di ‘il- lustre, famoso’. Già attestato come nome personale nell’antichità, ricorre in epigrafi sia al maschile Clarus che al femminile Clara. La grande diffusione del nome è legata alla figura di S. Chiara d’Assisi (1193-1253), una fanciulla di nobile famiglia che, attratta dalla predi- cazione di S. Francesco, lasciò i suoi beni per seguire il messaggio di povertà, fondando poi l’ordine delle Clarisse, secondo ordine francescano. Nella nostra nazione nel XX secolo 4580 donne hanno portato o portano il nome Chiarina. Per Chiara le attestazioni sono 165.662.

CHILUCCIA Abbreviazione dialettale di Michelina > Michilina > Michiluccia > ­Chiluccia. Vedi anche le voci relative a Michilina e Mechele.

CICCILLO Forma dialettale e vezzeggiativa di Francesco > Cesco > Cecco > Cicco > ­Ciccio > Ciccillo.

CICCIO Da Francesco. Vedi Ciccillo e Francesco.

CICCO Vedi Ciccillo e Francesco.

CICCOPAOLO Nome composto da Cicco (da Francesco) e Paolo.

CIRIACO Ieri Nome abbastanza diffuso a Bonito e in Irpinia, anche in onore di San Ciriaco, dia- cono, morto martire nel 304. Festa l’8 agosto. È patrono di Torre le Nocelle (Av), dove si trova un santuario a lui dedicato, in cui sono conservate sue reliquie. Ciriaco Marenghi è nell’elenco dei giovani bonitesi che persero la vita nella Grande guerra (’15-’18); Ciriaco Cristallo, bonitese emigrato negli USA, è menzionato nel 1958 nel bollettino parrocchiale, come benefattore: contribuì all’allestimento di arredi per la chiesa parrocchiale bonitese. Ciriaco Ferragamo è ricordato nel bollettino parrocchiale perché nel 1968 (a 50 anni dal- la fine della Prima guerra mondiale e della Vittoria) fu nominato Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. Ciriaco Calvo conseguì la stessa onorificenza nel 1970. Etimo Nome tipico del sud, su 2860 attestazioni nazionali nel ’900, ben 1254 sono in Campania (il 42% del totale), in buona parte nell’Avellinese; 789 in provincia di Cosenza;

130 nome sostenuto da vari santi (14) venerati dalla Chiesa Cattolica. Il più noto è S. ­Ciriaco di Roma, diacono decapitato insieme a 20 compagni per ordine dell’imperatore Massi- miano. L’origine del nome è nell’aggettivo greco Kyriakòs ‘del Signore, dedicato a Dio’, da Kyrios ‘signore, padrone’, calco dell’ebraico Adonay ‘padrone’, con cui gli ebrei indicava- no Dio, essendo vietato nominarlo direttamente. Passato in latino come Cyriacus è di fat- to corrispondente come significato al nome Domenico. Una nota di costume bonitese: è ­interessante notare come in paese, anche in passato, erano ben diffusi sia il nome Domenico sia Ciriaco, che, come abbiamo visto, hanno il medesimo significato.

Ciriaco nella storia e oggi. In uno studio sull’onomastica dell’antica Roma dei primi secoli dell’era cristiana, si è osservato che Ciriaco (nella forma latina Cyriacus) era al primo posto tra i nomi assegna- ti ai nuovi nati di fede cristiana. La ricerca ha riguardato 5796 antroponimi reperiti nelle iscrizioni cristiane della tarda antichità rinvenute a Roma. Questo nome e altri sono considerati dagli studiosi come «nomi protocristiani» e cioè i primi nomi cristiani, già diffusi all’inizio del III secolo e poi mas- sicciamente presenti nel IV, prima quindi che si imponesse la generale imposizione dei nomi in base ai nomi dei santi, sistema che divenne gradualmente dominante fino ai nostri tempi. “Sono sorprenden- temente pochi i nomi specificamente cristiani, e questi vengono in uso relativamente tardi, solo nella seconda metà del IV secolo. Un autore ne conta solo 21, nei primi tempi. Ci sono però altri nomi che, per mutamento di significato dell’idea che rappresentano, hanno assunto un’impronta specificamente cristiana, come ad esempio Cyriace. I nomi cristiani sono venuti in uso solo a metà del IV secolo, fatte salve le eccezioni come Petrus e Cyriace, che sono documentati a Roma già all’inizio del III secolo”342. E ancora: “Molto più numerosi dei nomi dei santi, sono i nomi teofori. A Roma in cima alla lista c’è un nome teoforo, Cyriacus. Alla sua base, come alla base di Cyrillus, sta la forma greca della designa- zione cristiana di Dio come «Kyrios». I corrispondenti latini Dominicus, Domnicus, Domninus sono ancora rari. Con tale nome non s’intende ancora certamente il nato nel «giorno del Signore», il «figlio della domenica»”343. Il nome Ciriaco ha quindi una storia lunga ed è significativo che, almeno nel Sud e in Irpinia, sia rimasto molto popolare, fino a oggi o, per lo meno, fino a qualche anno o decennio fa.

COLOMBA Ieri Colomba Flumeri era la madre del sacerdote bonitese Agostino Ciriello (nato nel 1825). Colomba Maglio era la moglie di Antonio Modestino, una delle vittime del cole- ra del 1867 a Bonito. Colomba Beatrice anch’ella morì per la stessa epidemia che in paese fece 200 vittime in soli due mesi, dal 3 agosto al 3 ottobre 1867. Colomba Antonelli era la mamma di Rachele Camuso, di 25 anni, giovane vittima del colera. Colomba Manga- nelli, una ragazza bonitese, menzionata nel bollettino parrocchiale: l’8 settembre 1960 ri- cevette a Roma l’abito religioso delle Suore Pallottine, assumendo il nome di Suor Elenina (voti perpetui nel 1967).

Qualche tempo fa rimasi colpito e incuriosito leggendo un avviso pubblico nei pressi di Mirabella (mi pare che riguardasse la scomparsa di una persona di Grottaminarda) che annunciava la dipartita di Colomba Pasquale. Difficile dire quale fosse il nome e quale il cognome. In ogni caso, invertendo i due elementi, non si avrebbe avuto il medesimo singolare effetto…

Etimo Accentrato per il 35% in Campania (3107 attestazioni su 8387 nazionali), è un nome oggi in disuso, ma frequente all’inizio del secolo (e tanto più in precedenza, come mostrano i casi citati sopra), sostenuto dalla tradizione religiosa. “Sotto un altare della Basilica di S. Ge-

342 – Brano di uno studio di H. Solin, citato da M. Mitterauer in Antenati e santi. L’imposizione del nome nel- la storia europea, cit., p. 78, n. 3. 343 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 81. 131 rardo Maiella a Materdomini, si venerano in una statua della santa, dormiente, reliquie di S. Colomba vergine e martire. Quasi certamente queste reliquie dovrebbero appartenere ad un “corpo santo”, esumato nelle catacombe romane e portate a Materdomini, dove sono esposte al culto”344. Alla base del nome c’è il personale Columbus / Columba, attestato nella tarda la- tinità come nome servile, ma successivamente diffusosi negli ambienti cristiani come nome augurale, dato che la colomba era considerata fin dall’antichità simbolo di purezza e rappaci- ficazione. Piuttosto raro nel medioevo, compare in Toscana nel sec. XII345.

“S’erano aggiunti i nomi tipici della devozione augurale dei primi cristiani, come Amabile e Amato, Colomba, Fedele, Felice, Fortunato (…)”346.

COLUCCIO Ieri “Essendosi resa vacante la chiesa rurale di Santo Stefano per la morte del signore ­Coluccio, ultimo ed immediato rettore (…) assegniamo questa chiesa con la terra detta Ischitella presso il fiume, al signor Renzo”347. Etimo Ipocoristico di Nicola (Nicola > (Ni)Cola > Cola > Coluccio). Nome antico, come mostra la citazione, ma ancora presente, tant’è vero che vi sono 5 attestazioni nazionali nel ’900 per questo nome, almeno in questa forma grafica effettivamente registrata all’anagrafe.

CONCETTA Ieri Concetta Camuso era la mamma di Michele Olivola, di anni 15, una delle vittime del colera del 1867; Concetta Attanasio (del 1908) emigrò negli USA nel 1921; Concetta Bel- monte (1908) in Argentina; Concetta Coviello (1885) giunse in America nel 1908. Nome di larghissima diffusione, tipico del Sud, molto frequente anche in Irpinia e a Bonito. Tra i nomi femminili in uso nel ’900 è il 19º per frequenza. Ha registrato ben 229.869 occor- renze. Al primo posto la Sicilia (90.526 attestazioni, pari al 39% del totale), al secondo la Campania (61.711 casi, pari al 26,84%). Etimo Adattamento del latino concepta, participio passato di concipere ‘concepire’, è un nome di devozione tratto dall’espressione “sine labe originali concepta”, cioè: ‘concepita senza pec- cato originale’, con cui la Vergine viene invocata nelle litanie. Alla base vi è il dogma della Chiesa proclamato nel 1854 da Pio IX secondo cui la Madonna sarebbe stata preservata dal peccato originale fin dalla nascita per poter accogliere nel suo grembo il figlio di Dio. Onomastico l’8 dicembre, festa della Immacolata Concezione.

CONZIGLIA Dizione dialettale di Consiglia. Ieri Consiglia Conza (del 1901) giunse in America nel 1906. Etimo Attestato in tutt’Italia (11.527 registrazioni nel XX secolo), ma diffuso soprattutto al Sud, in particolare in Campania (7072 occorrenze, pari al 61,35%) e in Puglia. Nome ripreso dalla Madonna del Consiglio o del Buonconsiglio, patrona di numerosi centri. Usato anche nel Medioevo come ipocoristico di Buonconsiglio, nome augurale. In Irpinia famoso il santuario della Madonna del Buonconsiglio a Frigento.

344 – F. Roccia, Storie di santità in Irpinia. Dizionario dei Santi Irpini, Delta 3 Edizioni, 2004, p. 26. 345 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, pp. 285-286. 346 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 14. 347 – Da un documento del 1488, riportato in C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 11. 132 CRESCENZO/A Ieri Nome di diversi bonitesi, ieri e oggi, anche come segno di devozione a S. Crescenzo martire, le cui reliquie sono venerate nella chiesa parrocchiale di Bonito. San Crescenzio fu ucciso all’età di 11 anni durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305). “Esso fu ottenuto dal Padre Luigi Vincenzo Cassitto o. p. per sé e donato perché fosse a devozione dei suoi paesani bonitesi. Il fatto, del tutto eccezionale, dovette certamente coin- volgere tutti i bonitesi, con notevole fervore: è da allora che il nome Crescenzo, già in uso a Bonito, ricorre tanto frequentemente tra la popolazione”348. Riprendo le parole del dott. Aldo Grieco: “il nome era già in uso” (prima del 1800) per portare alcuni dati a conferma di questa giusta osservazione: incontriamo diversi Crescenzo prima che le reliquie del santo trovassero accoglienza e fossero venerate nella chiesa bonitese: Crescenzo Buono compare in un atto del 1760 (acquisto in enfiteusi di un terreno); Crescenzo Capozzi è menzionato in un atto del 1761 (concessione di un campo); Crescenzo Battagliese ottenne un territo- rio nel 1769; Crescenzo Leone è citato in un documento del 1791 (controversia ­Cassitto vs duchessa Isastia). Queste notizie (ma altri casi potrebbero essere citati) solo per con- fermare che il nome personale Crescenzo era usato anche prima del 1800; naturalmente come l’esperienza mostra, dal 1800, con la venerazione del corpo del martire nella chiesa parrocchiale bonitese, il nome di battesimo Crescenzo fu amato ancora di più dai bonitesi. Sarebbero davvero tante le persone con questo nome da citare, note e meno note. Alcuni ­esempi: il celebre musicista Crescenzo Buongiorno (1864-1903); il noto e stimato sindaco­ di Bonito Crescenzo Miletti (1867-1939). Crescenzo Ciani, sindaco di Bonito nell’Otto- cento; ­Crescenzio Battagliese sacerdote canonico della chiesa collegiata nel 1860. ­Crescenzo Vigliotta vittima del colera di Bonito del 1867; Crescenzo Di Pietro e Crescenzo­ Racca sono nella lista dei Caduti della Prima guerra mondiale; Crescenzo Festa nonno di don Milvio, ecc. C’è anche la versione femminile: Crescenza Modestino, moglie di Girolamo ­Ferragamo, una delle vittime del colera di Bonito del 1867349 Crescenza Camuso emigrò negli USA nel 1919. Crescenza Bocchicchio scomparsa nel 2014. Ancora oggi il nome Crescenzo è scelto, anche se non di rado è invalsa l’abitudine, nell’uso quotidiano, di ­usare la forma abbreviata Enzo. Etimo “Questo nome beneaugurale, auspicio di crescita non solo fisica, ma soprattutto spi- rituale e morale, si trova nel Nuovo Testamento, esattamente al capitolo 4, versetto 10 della seconda lettera di S. Paolo a Timoteo, nella grafia greca, resa in latino con Crescens e in ita- liano con Crescente o Crescentino. Altra variante latina è Crescentius, resa in italiano con Crescenzio o Crescenzo”350. In Italia nel ’900 vi sono state 5859 occorrenze per Crescenzo­ (di cui 4840 in Campania, cioè l’82,6% del totale). La forma femminile, Crescenza, che come abbiamo visto si incontra anche a Bonito, è prevalentemente concentrata in Puglia (1844 casi su 2218), in ricordo della santa, nutrice di S. Vito, che fu martirizzata con lui e con Modesto sotto Diocleziano.

Bonito & Crescenzo. A Bonito, com’è noto, nessuno (o quasi) si chiama Bonito di nome, nono- stante il patrono del paese sia S. Bonito. Questo fenomeno non è però esclusivo del nostro paese;

348 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori. Settembre 1860 a Bonito, 2006, p. 47. 349 – L’elenco delle 200 vittime bonitesi del morbo è riportato da C. Graziano in Il colera del 1867 a Bonito, scritto nel 2005, il cui testo è poi confluito in Bonetum in Hirpinis, 2006. 350 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 164. 133 riporto un esempio che rivela anche alcuni meccanismi storici e sociologici nell’imposizione del nome. S. Crescenzo è uno dei santi patroni della città di Siena (festeggiato il 14 settembre), ma il nome ­Crescenzo non trova riscontro nell’onomastica senese (e solo 9 ricorrenze nelle altre province toscane). Pur venerando il santo, però i senesi e i toscani non amano e non hanno amato in passato il nome Crescenzo, a quanto pare non percepito positivamente, per varie ragioni, forse legate al nome in sé o perché percepito (oggi) come nome di tradizione meridionale, di altre terre. Come abbiamo visto, una cosa simile accade a Bonito col nome Bonito: è venerato in paese, è il patrono, ma pochi, o meglio, nessuno penserebbe di assegnare al proprio figlio il nome Bonito. Come ho mostrato alla voce apposita, solo quattro casi attestati nella storia bonitese.

DDAVÌDECA È nell’elenco dei nomi di persona proposti da S. La Vecchia nel libro ­Bonidizio. È meritevole il lavoro del prof. La Vecchia e la scelta di inserire i nomi nella ver- sione dialettale originaria; ciò consente di cogliere il valore originario di questi nomi: in questo caso mi pare di poter dire che si tratti di una preziosa rarità. Infatti, seppure que- sto nome sia possibile connetterlo a una forma – rara ma attestata – di Davida – versione femminile di Davide – però, più propriamente, siamo in presenza di un nome diverso, au- tonomo, sebbene rarissimo: Davidica. Lingua La forma Ddavìdeca può essere interpretata anche come una sorta di epitesi o ­paragoge351, con l’aggiunta della sillaba ca a Davide. Etimo “Davidica: 108 attestazioni in Italia nel ’900. Attestato per oltre il 60% in Lom- bardia, va ricondotto a Davide, da cui si forma attraverso il suffisso -ica con valore di ‘appartenente a’. In questo caso è probabile che la scelta onomastica sia influenzata dall’e- spressione turris Davidica ‘torre di Davide’, che ricorre nelle invocazioni litaniche alla Madonna”352.

Litanie mariane. Vi sono diversi tipi di litanie alla Madonna. L’invocazione “Torre di Davide” è nel- le litanie lauretane. Le litanie mariane rappresentano una singolare “oratio ­fidelium”, invocazione a cori alterni – presidente e assemblea – che canta l’azione di Dio in Maria e nella Chiesa. La Beata Vergine Maria viene invocata con i titoli che traggono origine sia da forme devozionali sia da figure bibliche associate a Maria, tra cui appunto Davide, re di Israele, figura di primo piano della Bibbia, soprattutto dell’Antico Testamento. Il più antico formulario conosciuto di litanie alla Madonna è del XII secolo. Dal XVI secolo sono note le litanie cantate nel Santuario della Santa Casa di Loreto. Vi è anche una versione di litanie mariane elaborata dopo il Concilio Vaticano II.

Perché “Torre di Davide” - “Torre Davidica”. L’espressione va interpretata in questo modo: “Torre (della città) di Davide”. La fonte è la Bibbia, in particolare il Cantico dei Cantici. Nel XII secolo questo libro divenne fonte preziosa di simbologia mariana. Al capitolo 4, versetto 4 si recita: “Come la torre di Davide il tuo collo, costruito a guisa di fortezza…” Le parole erano riferite alla Sulammita, la bellissima sposa del re Salomone, successore e figlio del re Davide. La tradizione e la Chiesa han- no assunto queste parole e questi valori come riferiti a Maria, sia per la bellezza fisica, sia per la bel- lezza morale (fermezza, sicurezza, inaccessibilità, verginità), sia per quella spirituale (bellezza come piena corrispondenza alla Parola di Dio, modello per tutti i fedeli). Subito dopo l’invocazione Torre di Davide, le litanie recitano Torre d’Avorio: anche questa va vista insieme alla torre davidica, per la preziosità del materiale e per il richiamo alla torre come simbolo della rocca, fortezza, con allusione sia alla città di Gerusalemme, sia alla forza dell’insegnamento divino. Nel Medioevo le torri delle cattedrali divennero espressione architettonica e simbolo della “torre di Davide”.

351 – Epitesi, dal greco epìthesis ‘aggiunta’, o paragoge, dal greco paragogé ‘aggiunta di sillaba in fine’. Si tratta di un’aggiunta di una vocale o di una sillaba d’appoggio in finale. L’esempio classico nel dialetto è sine - none, al posto di “sì” - “no”. Il dizionario di linguistica ricorda il Davìdde e il Saùlle (con accentazione di origine “barbara”) dell’Alfieri. 352 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 323. 134 ’DDOLORATA Forma dialettale (con aferesi di a) di Addolorata. Abbastanza diffuso in passato. Segnalo almeno un caso, negli ultimi anni, di uso di questo nome a Bonito nel- la variante spagnola Dolores353. Etimo Nome direttamente collegato alla devozione mariana per Maria Santissima Addolo- rata, il cui culto specifico è testimoniato da santuari, toponimi connessi a luoghi di culto e patronati. La popolarità di questa figurazione della madre di Gesù è in relazione al mistero della Croce e della Deposizione e all’iconografia collegata. Anche in altre nazioni vi è que- sta tradizione onomastica, come mostra l’iberico Dolores (Nuestra Señora de las dolores­ ). Nel XX secolo in Italia il nome è stato imposto a 32.553 donne; risulta avere una frequen- za rilevante fino al 1965, poi inizia un rapido declino; l’area di diffusione del nome è so- prattutto il Centro-sud, in particolare Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania (6.323 oc- correnze, pari al 19,42% del totale) e Puglia. Onomastico il 15 settembre, in memoria dei «sette dolori della Madonna», festa istituita nel 1423. La forma iberica Dolores in Italia ha avuto 11248 attestazioni, con prevalenza il Nord e il Centro, ma una discreta diffusione anche al Sud, in Campania (1060 casi) e in Puglia (785).

DIONISIO Ieri Dionisio Cassitto nacque dal matrimonio celebrato nel 1760 tra Romualdo e Maddalena Saveria Miletti. Dionisio Grieco è citato, in un documento sulla chiesa collegiata dell’Ot- tocento, come padre del sacerdote Gennaro Grieco. Ancora: in un documento del 1837 è menzionato Dionisio Cassitto che si prodigò per un restauro dell’urna di S. Crescenzo­ nella chiesa di Bonito. Dionisio Fiore è nell’elenco delle 200 vittime del colera del 1867 a Bonito. Dionisio Beatrice era il marito di Maria Sarno, anch’ella deceduta nella tremenda epidemia a metà dell’Ottocento. Dionisio Pepe è ritratto su una delle prime automobili in una foto dei primi del ’900 nel libro Nel cerchio del diavolo; Dionisio (­Isiuccio) Goccia (1934), arti- giano, collaborò a lungo con l’azienda di Salvatore Ferragamo. Vedi anche la voce Isiuccio. Etimo 1. Dionisio o Dioniso (affermatosi per il prestigio e il culto dei vari papi e santi di questo nome), dal greco Dionysios, “sacro, dedicato a Dioniso” e da Diònysos (figlio di Zeus) dio della terra e della fertilità, della primavera e della vegetazione354. 2. Potrebbe derivare dal nome Adone, di origine ebraica, derivando da Adonay (il Signore); ricordiamo anche l’Adones della mitologia greca, la quintessenza della bellezza maschile355. Il nome Dionisio è stato assegnato in Italia nel XX secolo a 2923 individui, in tutte le regioni, ma con pre- valenza il Veneto.

DOMITILLA Ieri Domitilla Di Chiara figura nella Platea del 1727. Domitilla D’Ambrosio è citata in un documento del 1775 (controversia sulla giurisdizione della chiesa di Morroni). Etimo Diminutivo di Domizia, ma ha acquisito una sua autonomia. Si chiamava Domitil- la la nipote di Vespasiano, da cui prese il nome l’omonima catacomba sulla via Appia, una tra le più notevoli di Roma, dove avevano sede i primi complessi cimiteriali in cui i pri- mi cristiani seppellivano i morti e celebravano il culto. A sua volta Domizia è un nome di

353 – È il caso di Dolores D’Oro, figlia di Antonio e Cecilia Vigliotta. 354 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, Mondadori 1978, p. 114. 355 – Notizie ricavate dal sito internet L’origine dei cognomi italiani, curato da E. Rossotti. 135 matrice classica, continua il latino Domitius da domitus ‘domato’, con il valore di ‘docile’. 1237 donne hanno portato questo nome nel ’900, con prevalenza il Nord e il Centro Italia.

DUMÌNECO Domenico. Ieri Il nome ha sempre avuto larga diffusione a Bonito per diverse ragioni: la devozione per San Domenico; la presenza in paese della chiesa di San Domenico (anche se spesso denomi- nata popolarmente “di San Vincenzo”) che in tempi lontani era affiancata da un convento di frati domenicani; la radice stessa del nome che richiama domenica dal latino dies Domini ‘giorno del Signore’. Alcuni bonitesi che hanno portato e reso illustre questo nome: tre arci- preti di Bonito, omonimi, Domenico Belmonte, nel ’700, ’800 e ’900. Il Duca Domenico Bonito, figlio di Giulio Cesare Bonito; Domenico Ruggiero, Arciprete nel ’700; Domenico Cotugno sindaco nell’Ottocento; Domenico Rossetti sacerdote nell’Ottocento; Etimo Nome di larga diffusione e di antica tradizione, al 16º posto per frequenza assoluta nei nomi maschili (nel corso del XX secolo 415.788 attestazioni). Prevale al Sud; in Cam- pania è in testa, con 79.286 occorrenze, pari al 19,6% del totale. Continua il personale ­Dominicus, attestato nel tardo impero in ambienti cristiani, con valore religioso di ‘­consacrato al Signore’, analogo al valore della voce domenica ‘giorno consacrato al Signore’. Alla base c’è l’appellativo Dominus ‘Dio, Signore’, che rappresenta un’ulteriore evoluzione rispetto all’originale significato del latino dominus ‘padrone’. La diffusione del nome è strettamente legata alla figura di S. Domenico di Guzmàn (1170-1221), fondatore dell’ordine dei Pre- dicatori Canonici, meglio noti come Domenicani.

“Sino a pochi anni fa non esisteva una grande varietà di nomi propri, a causa dell’usanza (oggi non più tanto diffusa) di dare ai neonati il nome dei nonni. I nomi più diffusi sono Ndòniu (Antonio), Ru- minucu (Domenico), Lavriènzu (Lorenzo), Roccu (Rocco), Aniellu (Aniello), Toru (Salvatore), Vicien- zu (Vincenzo), Lisandru (Alessandro), Gisèppu (­Giuseppe), Pascalu (Pasquale), Franciscu (Francesco), Carmunucciu (Carmine), Maculata (Immacolata), Nuccia (Antonia), Sisina (Teresa), Nnina (Anna), Graziuccia (Grazia), ­Ndunetta (­Antonetta), Cietta (Lucia), Giuanna (Giovanna), Rusina (Rosa), ecc”356.

ERMELINDA Ieri Il nome di Ermelinda Grieco, figlia del dottor Faustino Grieco e moglie di Michele Miletti. Oggi Il nome della prof.ssa Ermelinda Pagella. Talvolta il nome è abbreviato in Linda. Etimo Di origine germanica, vi si riconoscono come componenti *ermina-, *irmina- ‘­potente’, e *lintthjo ‘dolce, sottomessa’. In Italia è di antica tradizione, già attestato nelle carte longobar- de del sec. VIII come Hermelinda. Abbastanza raro. Godette di un certo favore durante l’Ot- tocento grazie al delicato personaggio di Ermelionda del Balzo, delineato da Tommaso Gros- si nel suo Marco Visconti (1834), riproposto in un pregevole sceneggiato televisivo del 1975. L’apice della diffusione (mi riferisco al XX secolo) si registra nel 1923 con 311 occorrenze (a livello nazionale). Dal 1976 non arriva al centinaio di casi in tutta Italia. Nel 1994 le bambine così chiamate furono 19 in tutto il territorio nazionale. La regione maggiormente coinvolta è

356 – Aniello Russo, Grammatica di un dialetto irpino, Valsele Tipografica, Materdomini 1988, p. 19. Nei nomi maschili citati, la desinenza in “u” è tipica del dialetto di Bagnoli Irpino, al cui dialetto lo studio si rife- riva originariamente. Molte considerazioni di questa ricerca, anche sui nomi di persona, sono in buona parte generalizzabili all’intera Irpinia, quindi anche a Bonito. Dieci anni dopo Aniello Russo pubblicò una revisio- ne del testo originario, con l’estensione dello studio a tutto il vernacolo dell’Irpinia, dal significativo titolo di Grammatica del dialetto irpino. 136 la Campania (3891 occorrenze in tutto il ’900, cioè il 26,97% del totale). Complessivamen- te nel corso del XX secolo nella nostra nazione hanno avuto questo nome 14.425 persone.

ESTERINA Diminutivo di Ester. A Bonito non mi risulta la forma Ester, mentre sono certo dell’esistenza di Esterina, il nome di una persona ancora vivente, la signora ­Losanno, ­vedova Belmonte; cito, inoltre, nella versione maschile, sempre al diminutivo, Esterino Vazza, bonitese emigrato in Svizzera. Etimo Ester è nome biblico, tradizionale in Italia, continua quello della giovane ebrea che, diventata moglie di Assuero e quindi regina di Persia, riuscì a impedire lo sterminio del suo popolo, preparato da una congiura del ministro Aman. Uno dei 73 libri che formano la Bibbia, porta il suo nome. Nella tradizione religiosa ebraica il libro è strettamente collegato con la festa gioiosa del Purim, omologo al carnevale della nostra tradizione. Nel corso del ’900 ben 29.394 donne italiane hanno ricevuto il nome Ester e 17.933 il nome Esterina357.

FAUST Ieri Il dottor Faust Grieco, valente medico e chirurgo, fondatore di alcune cliniche specia- lizzate, figlio del Podestà di Bonito Attilio Grieco. Etimo Non molto frequente in Italia, anzi piuttosto raro (e questo è a volte uno stimo- lo nella scelta del nome da assegnare a un figlio, visto come un valore aggiuntivo in ter- mini di originalità). In Italia nel XX secolo solo 35 attestazioni di Faust. È un nome di matrice letteraria e teatrale. Attestato in varie regioni (soprattutto al Sud), ma curiosa- mente assente nel Trentino Alto Adige; si concentra soprattutto nei primi decenni del secolo (N.B. il dottor Faust Grieco nacque nel 1904). Nella scelta del nome forse può avere concorso il fatto di avere un antenato di nome Faustino. Naturalmente qui non si intende entrare in una dinamica familiare e affettiva e indagare sulle motivazioni private che spinsero una famiglia a scegliere un nome di battesimo. Si vuole solo evocare il valore generale del significato del nome e le ragioni sociali, storiche, della sua scelta, come dato culturale che può interessare tutti. Nonostante la somiglianza con Fausto, il nome Faust ha le sue radici nell’area tedesca e si ispira al singolare personaggio del Dottor Johannes Faust, una sorta di negromante o taumaturgo vissuto in Germania verso la fine del XVI secolo, intorno al quale sorsero delle leggende. Suggestivo il “mito di Faust” ispirò nu- merose opere letterarie. Il riferimento più famoso è il Faust di J.W. Goethe (1806-1830) in cui si immagina che il protagonista, deluso dalla scienza, stringa un patto con Mefi- stofele per ottenere la beatitudine perfetta. Il riferimento letterario chiarisce che Faust è in realtà un cognome, il cui etimo risale al tedesco Faust ‘pugno’. È questo uno dei tan- ti esempi di cognomi tedeschi derivati da parti del corpo, originariamente attribuiti in funzione di soprannomi358.

“Per Grieco Faust e Frantz tieni presente che il padre del Dott. Attilio Grieco si chiamava Faustino e il fratello del padre era il canonico Francescantonio Grieco, quindi Attilio Grieco “tedeschizzò” il nome di suo padre e di suo zio”359.

357 – Fonte: Dizionario storico ed etimologico dei nomi di persona in Italia, 2005, pp. 439-440. 358 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 468. 359 – C. Graziano, informazione fornita in uno scambio epistolare. 137 FEBBO Dizione dialettale (con raddoppiamento della “b”) di Febo. Ieri Febo Miletti. Etimo Di origine greca, deriva dall’aggettivo phôibos che vale ‘lucente, splendente’ o ‘puro’, riferito in modo specifico all’acqua e alla luce. È un nome di origine mitologica e ­letteraria: attribuito, per il suo splendore, ad Apollo, dio del sole. Da allora, nel linguaggio poetico, Febo è costantemente utilizzato per alludere al sole come entità personificata. Nel ­Novecento non è un nome comune: conosce un periodo di maggiore fortuna tra il 1920 e il 1930, poi si fa via via più raro. L’ultima attestazione in Italia è del 1991. In tutto il XX secolo e su tutto il territorio nazionale solo 187 attestazioni di persone con questo nome.

FEDERICO Vedi la voce Fitirico.

FELECELLA Forma dialettale di Felicella, che, seppure rara (76 attestazioni in Italia in ­tutto il ’900) è però certamente attestata. Di queste 76 occorrenze, ben 69 sono registra- te in Campania. E forse tra queste c’è propria la nostra Felecella bonitese. Altra ipotesi: ­Felecella potrebbe essere più genericamente un vezzeggiativa dialettale di Felicia: in que- sto caso la diffusione non solo è nettamente maggiore, ma anche larghissima: nel ’900 ci sono ­state in tutta Italia ben 19.053 Felicia (la versione maschile, Felice, è ovviamente più ­diffusa: 63.626 registrazioni). Etimo Nome augurale dal significato trasparente, deriva dall’aggettivo latino felix che in ori- gine si riferiva soprattutto alla campagna, nel senso di ‘fertile, ricco di messi’360. “La forma femminile del nome è propriamente Felice (uguale al maschile) che però è piuttosto rara; solitamente a questa vengono preferite altre forme come Felicia o i diminutivi Felicina e Felicetta”361. E con questa citazione torniamo esattamente al punto da cui eravamo partiti con il nome bonitese Felecella.

FELICE Ieri Felice Miletti (1789-18479), giudice, cancelliere comunale e Gran Maestro della ­Carboneria. Etimo Per l’origine e il significato si rinvia alla voce Felecella. Aggiungo alcuni dati inte- ressanti: in Italia nel ’900 ci sono state 63.626 persone col nome Felice. È diffuso in tutta Italia, ma specialmente in alcune regioni, tra cui la Campania (15.078 attestazioni, di cui 7864 nel Napoletano). Le attestazioni campane dipendono dal culto di S. Felice di Nola (NA), primo vescovo e protettore della città. In Irpinia, Montecalvo riconosce S. Felice di Nola come proprio patrono.

FELICIA Ieri Felicia Vazza (fu Antonio e fu Emanuela Masone) di anni 50, fu una delle vittime (una delle ultime tra le 200) del colera del 1867. Felicia è anche il nome di una donna bonitese immortalata in una delle filastrocche di Carmine Pagliuca, noto col soprannome diCarmeno ­ Vacchella. Negli anni ’50 del ’900, la famiglia di Felicia fu una delle prime in paese ad ac- quistare una Fiat 500: l’evento fu subito “cantato” dal ‘cantastorie bonitese’: “La Fiat 500:

360 – A questo proposito si ricordi l’espressione Campania Felix riferita anticamente alla nostra regione. 361 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 475476 138 G.B. s’è accattato / ’na macchina quanto a ’na valigia / per portà a spasso sua moglie Felicia”362. Etimo Vedi le voci Felecella e Felice.

FILICIELLO363 / FILUCCIELLO Dizione dialettale e diminutivo di Felice, deriva da ­Felicem, dal latino Felix che significa “contento”. Onomastico il 14 gennaio in memoria di San Felice di Nola, prete imprigionato durante le persecuzioni di Diocleziano. La Chiesa ricorda anche San Felice III papa, il 1º marzo.

FILICINO Altro diminutivo di Felice attestato anche a Bonito. Vedi le voci sopra.

FILOMENA Nome abbastanza diffuso in passato tra le donne bonitesi. Ieri Filomena Barletta (1888), Filomena Cefalo (1892), Filomena Di Pietro (1906), ­Filomena Greci (1871), Filomena Manganiello (1880), Filomena Pepe (1906) e Filomena ­Tordiglione (1925) emigrate in America tra fine ’800 e inizi ’900; Filomena Capozzi era la moglie di Giuseppe De Pasquale e madre di Adriano De Pasquale; Filomena Luongo (1931) e ­Filomena Vazza (1940) si trasferirono in Argentina; Filomena Flumeri (1934) in Inghilterra; Filomena Frattolillo (1912) a Sondrio. Tra i bonitesi emigrati è documentata anche la forma maschile del nome: Filomeno Di Pietro (1884) emigrò negli USA. Etimo Alla base è il personale greco Philoménes, formato con philo- ‘amico’ e ménes, da mén- ein ‘rimanere’; il significato è ‘colui che rimane amico’. Molto frequente nelle epigrafi latine, è generalmente attestato come cognomen. In Italia la diffusione è legata al culto di due sante: S. Filomena vergine, patrona di S. Severino Marche (XVI secolo). La seconda e più famosa e riguarda maggiormente il territorio dell’Irpinia e di Bonito, è S. Filomena venerata a Mu- gnano del Cardinale (AV) dove esiste un santuario a lei dedicato (festa 11 agosto)364. Il nome Filomena in Italia nel XX secolo ha avuto 158.946 attestazioni, la Campania è al primo posto con 62.535 occorrenze, corrispondenti al 39,34% del totale. Il maschile Filomeno (come ab- biamo visto documentato almeno in un caso anche a Bonito)­ ha ricevuto 1604 registrazioni.

“Accanto ai nomi più antichi, di provenienza etrusca, come Mario e Antonio, emergeva il filone greco, testimoniato da Filippo e Filomena, Macario e Olimpia, ancora attualmente diffusi. Si tratta di nomi originariamente pagani, utilizzati ovviamente e necessariamente dai primi cristiani, che, quando riconosciuti santi, ne hanno avviato la trasposizione nella categoria dei nomi d’impronta religiosa, agionimi nella fattispecie, decretandone il successo e favorendone la diffusione. Questa doppia «qualifica» di pagano e cristiano evidenzia immediatamente una delle prime difficoltànella ­ classificazione dei nomi, allo stesso tempo e con ragione collocabili spesso in più categorie”365.

“Per Filomena l’etimo più semplice e naturale è il participio perfetto femminile del verbo filein (amare) e quindi significa ‘amata’, ‘benvoluta’. La stessa parola Filomena potrebbe essere interpre- tata come composta dal verbo filein (amare) e menein (rimanere) quindi: ‘colei che rimane (fedele) nell’amore’”366.

362 – Cecilia Vigliotta, Emanuele Grieco (a cura di), Così parlò Carmine Pagliuca. Filastrocche e racconti del «cantastorie» bonitese “Carmeno Vacchella”, Edizioni Il Papavero, 2013, p. 30. 363 – Filiciello è il nome di uno dei personaggi di La potea, commedia in tre atti in dialetto bonitese, scritta da Salvatore La Vecchia nel 2003. 364 – La devozione popolare è sempre stata fortissima, nonostante alcune ricerche archeologiche e ­paleografiche abbiano messo in discussione l’autenticità delle attestazioni della santa in quella zona. 365 – A. Rossebastiano, in Introduzione a I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, Utet, Torino 2005, p. XXI. 366 – Interpretazione suggerita da C. Graziano in uno scambio epistolare. 139 FILUCCIO/A Forma dialettale, aferetica e vezzeggiativa di Raffaele. Lingua Catena onomastica: Raffaele > Rafaele > Rafele > Rafiluccio > Filuccio. Etimo Risale all’antroponimo ebraico Repha’el, confluito nel greco Raphaèl e nel la- tino Raphaël. L’antroponimo ebraico alla base del nome è un teoforico (‘porta Dio’, ‘contiene il nome divino’), reso attraverso l’elemento ’el, forma abbreviata di ’Elohim ‘il Signore, Dio’, preceduto dal verbo rapha’ ‘guarire’; Raffaele significa dunque ‘Dio ha guarito’. Il riferimento è all’arcangelo Raffaele che, nel Libro di Tobia dell’Antico Testamento, permette la guarigione dalla cecità di Tobia e libera Sara dal demonio. Il suo potere taumaturgico lo rese patrono dei farmacisti. È anche protettore dei viaggia- tori. Il nome Raffaele è largamente presente in tutto il territorio nazionale (192.177 attestazioni nel XX secolo), con speciale diffusione al Sud, e netta preferenza in Cam- pania (91.529 occorrenze nel ’900).

FITIRICO Dizione vernacolare di Federico. Abbastanza diffuso anche a Bonito, soprat- tutto in passato. Ieri Ricordo Federico Cassitto (1776-1853) illustre personaggio, consigliere provinciale,­ economista, autore di diverse pubblicazioni; Federico Di Pietro (1872) in America nel 1899; e ancora Federico Festa (1886) negli USA nel 1905. Nella diffusione del nome, in generale, soprattutto al Sud, può aver contribuito anche la fama di Federico II di Svevia.367 Lingua Classico scambio d > t; metafonesi meridionale e > i (nella prima e nella seconda “e” di Federico). Etimo Di origine germanica, deriva dall’antico personale Frithuric o Fridurik latinizza- to in Fridiricus. Composto da *frithu-, originariamente ‘recinzione, protezione’, poi an- che ‘pace’ (si confronti il tedesco Friede = pace) e *rik ‘potente, ricco’; si potrebbe tradur- re come ‘potente nel suo possesso’ o ‘potente che domina la pace’. 109.926 sono stati (o sono) i ­Federico in Italia nel XX secolo. Nella forma maschile prevale al Nord e al Centro; invece, nella ­forma femminile, Federica (125.407 occorrenze nazionali) predomina il Sud, soprattutto la Sicilia (8033) e la Campania (6393).

“La straordinaria diffusione di nomi come Federico, Ranieri, Roberto indica la profonda infiltrazione nell’onomastica del territorio, dovuta alla progressiva fusione – sul piano culturale e religioso – di quel- le popolazioni germaniche e longobarde con le popolazioni indigene. I popoli germanici, e su tutti i Longobardi, rappresentarono in ampi territori della penisola l’elemento dominante. I loro nomi furo- no percepiti come prestigiosi (gli invasori erano pochi, ma avevano il potere) e dunque furono adottati anche dalla popolazione indigena. La conversione al Cristianesimo dei discendenti di Alboino e la pre- senza di numerosi santi con nomi germanici favorì la fusione delle due tradizioni onomastiche, quella pagano-germanica e quella latino-cristiana. Nella stessa famiglia il padre poteva portare un nome di origine latina, il figlio uno d’origine bizantina e il nipote uno d’origine germanica”368.

FRABBIZIO Forma dialettale di Fabrizio. Lingua Nella pronuncia dialettale c’è (come accade spesso) una metatesi fabr - frab, sul

367 – Federico II (1194-1250) fu re di Sicilia (e sovrano di vari altri regni e imperi) e la sua fama nel Sud dell’Italia e più in generale in Europa è legata anche alla sua personalità poliedrica e affascinante che ­polarizzò l’attenzione degli storici e del popolo fin dalla sua epoca, producendo una lunga serie di miti e leggende. Il suo regno fu caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione artistica e culturale. Federico stesso fu un apprezzabile letterato e convinto protettore di artisti e intellettuali. La sua corte fu luogo di incontro tra di- verse culture. Non è un caso se la celebre Università di Napoli è intestata a Federico II. 368 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 16. 140 tipo di febbre > freve o capra > crapa. Inoltre si assiste al raddoppiamento della consonante b (anche questa tipica del dialetto). Etimo Deriva dall’antico gentilizio romano Fabricius, di origine incerta, forse etrusca. È possibile la connessione con il latino faber ‘colui che fa, artefice, artigiano’ o anche ‘fabbro’, se inteso più specificamente come nome di mestiere. Il nome è presente ovunque, ma più diffuso nel Centro-nord. 138.121 registrazioni nazionali nel ’900.

“Sono etruschi molti nomi a noi molto familiari anche se non tutti chiari nel loro significato:Antonio, ­ Camillo (…) Fabrizio, Mario, Orazio, Sergio (…)…”369.

FRANCHINO Diminutivo di Franco. 369 attestazioni a livello nazionale di Franchino ef- fettivamente così registrato all’anagrafe Etimo Franco è nome originario etnico della tribù dei Franchi, è connesso al germanico *franca- ‘coraggioso’ e anche ‘lancia’; in seguito *franca- acquistò il valore di ‘uomo di con- dizione libera’, con riferimento al fatto che i Franchi furono il primo popolo a godere dei pieni diritti politici sotto i romani. Questo significato è conservato nel latino medievale francus e accolto anche dall’italiano (ad es. nell’accezione di franco = esente da imposizioni,­ in genere di natura fiscale). Da segnalare che al Sud il nome Franco è spesso interpretato come ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) di Francesco. Il nome Franco è diffuso pre- valentemente nel Centro-nord. Al Sud è più gradito Francesco.

FRANCISCO Dizione vernacolare di Francesco. Il nome Francesco al Sud è decisamente­ preferito rispetto all’analogo Franco, più diffuso al Centro-nord. Da segnalare che oltre alla versione dialettale, c’è propriamente l’attestazione di Francisco come forma spagnola corrispondente a Francesco e usata in Italia nel ’900 in 81 casi. Ieri Francesco Attanasio, musicista, direttore della banda musicale di Bonito; Francesco Grieco è nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale; Francesco Ciani, me- dico, si prodigò nella cura degli ammalati durante il colera del 1867; Francesco Marenghi (1888) emigrò in America nel 1905. Etimo L’origine del nome è il germanico *frankisk, aggettivo etnico che valeva ‘franco’, cioè proprio dei Franchi, con riferimento alle tribù germaniche stanziate lungo il Reno. In seguito­ vi fu la formazione della Francia. L’aggettivo, passato al latino tardo come franciscus, divenne sinonimo di ‘francese’. In origine francesco era quindi voce del lessico comune. L’introduzione di Francesco nell’onomastica risale all’XI secolo. La sua larghis- sima diffusione è legata alla straordinaria figura di S. Francesco d’Assisi (1182-1226). Nome di larga diffusione: più di un milione di attestazioni in Italia nel ’900 nella forma maschile e ­mezzo milione come Francesca. È il 4º nome italiano per diffusione, dopo Giuseppe, ­Antonio e Giovanni. È nettamente preferito nel Sud dell’Italia: prima la Si- cilia, poi la Campania (155.122 attestazioni nel ’900 in regione), poi ben diffuso anche in Puglia e in Calabria.

FRANCISCHIELLO Forma dialettale e vezzeggiativa di Francesco. Il nome evoca il ­soprannome Franceschiello con cui era conosciuto l’ultimo re Borbone di Napoli, Francesco

369 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 14. 141 II (1836-1894); è rimasta anche l’espressione esercito di Franceschiello ad indicare un gruppo di soldati incapaci e mal organizzati. Vedi anche la voce Francisco / Francesco.

FRANTZ Ieri Frantz Grieco, nato a Bonito nel 1906, figlio del podestà di Bonito Attilio Grieco e padre del dottor Aldo Grieco, medico e studioso di storia del Sud dell’Italia. Etimo Variante, rara, del nome Franz, forma tedesca (diffusa quasi esclusivamente nel­Trentino Alto Adige) di Francesco. Franz ha avuto nel ’900 5591 attestazioni (la sua versione femminile è Franziska, 608 occorrenze). Tornando a Frantz si può aggiungere che è davvero rarissimo, solo 5 attestazioni in Italia nel corso del XX secolo, di cui 2 in Calabria, 1 in Campania (e si tratta molto probabilmente del bonitese Frantz Grieco), 1 in Emilia Romagna e 1 in Friuli Venezia Giulia. In generale, al di là del singolo caso concreto, allo scopo di ricostruire la storia dell’onomastica bonitese, ragione di questo libro, ci si può interrogare sulle motivazioni della scelta di un nome. Ci sono molti riferimenti famosi ­legati a Franz / Frantz: il celebre com- positore austriaco Franz Schubert e il famoso scrittore ceco Franz Kafka. Inoltre, Franz può essere considerato, per certi aspetti, anche un “nome basiloforo”,­ cioè un nome di persona costruito con il nome di un sovrano (dal greco ­basileus ‘re’). Nomi analoghi, in vari contesti, possono essere ad es. Umberto (in omaggio a Umberto I), Margherita (nell’epoca della Regi- na Margherita di Savoia), Emanuele Filiberto, Vittorio, e altri, in un contesto italiano; poi vi sono nomi analoghi in altre culture (e che possono aver ispirato anche persone italiane). Ad es. nei Paesi di lingua e cultura tedesca, in passato erano molto diffusi i nomi Helmut e Franz, nomi di celebri sovrani tedeschi. Naturalmente questo vale in generale per il nome Franz; resta l’interrogativo per la rarissima forma Frantz; tra le ragioni potrebbero esserci l’amore per il nome Francesco, ma unito al fascino del nome tedesco, della lingua e della cultura te- desca, con l’incentivo della spiccata originalità e quasi unicità di questo nome di battesimo.

“Oggi è essenzialmente la rarità a costituire il valore di un nome, al momento della sua imposizione”370.

FULIPPO Forma locale per Filippo. Ieri Filippo Ventre è nella lista dei bonitesi vittime della Prima guerra mondiale; Filippo ­Miletti, medico, si prodigò nella cura degli ammalati di colera nel 1867; Filippo ­Minichiello (1882) emigrò negli USA nel 1905. Etimo Di origine classica, deriva dal personale greco Philippos ‘amante dei cavalli’, ­composto di phil-, dal verbo philein ‘amare’, e hìppos ‘cavallo’. Passato in latino come Philippus, ri- sulta in uso sia nelle regioni meridionali, più vicine all’influenza greca, sia nell’area della Gallia Cisalpina. Alla diffusione del nome ha contribuito sia il prestigio di sovrani e prin- cipi così denominati, sia la notevole tradizione agiografica, che conta circa una quindicina di santi con questo nome, tra cui il più noto, in Italia è S. Filippo Neri (1515-1595), uno dei grandi artefici della Riforma Cattolica. Filippo è molto diffuso in tutta Italia (128.705 occorrenze nel XX secolo), è tradizionalmente accentrato in Sicilia, che raccoglie 43.414 attestazioni, circa un terzo del totale. Seguono a distanza la Lombardia, la Puglia e la Cam- pania (con 9313 casi)

370 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 240. 142 FURIO Sebbene sia attestato anche un nome autonomo Furio, in questo caso ci si rife- risce alla dizione dialettale di Fulvio, non molto diffuso al Sud, in Irpinia e a Bonito, ma certamente attestato in alcuni casi anche in paese, ad es. Fulvio Grieco (del 1940, figlio di Emanuele) trasferito in Toscana. Etimo Continua il personale latino Fulvius, nomen di una gens romana originaria di Tuscolo, che diede a Roma personaggi illustri. Dal latino fulvus ‘biondo, rossiccio’, probabilmente usato in origine come soprannome per evidenziare questa caratteristica fisica.

GAETANO Vedi la voce Aetàno.

GELORMO Versione locale di Girolamo. Diminutivo: Gelormino. Ieri Girolamo Ferragamo (nato negli anni ’40 dell’Ottocento) era il padre di don ­Alessandro Ferragamo, rettore della chiesa della Madonna della Valle; ancora, omonimo, Girolamo Ferragamo (nato nel 1874) si trasferì negli USA nel 1890, uno dei primi bonitesi emigrati. Lingua Girolamo > Gelormo: 1. metatesi girol > gelor; 2. metafonesi meridionale i > e; 3. parziale sincope: delle otto lettere con cui è composto Girolamo ne restano sette in Gelormo.­ 4. La dizione vernacolare assomiglia molto a una delle varianti del nome: Girolomo, rara, ma attestata nel dizionario dei nomi. 5. la prima vocale e della forma dialettale forse richiama­ anche una delle più conosciute varianti del nome e cioè Gerolamo. Etimo Dal greco Hierònymos ‘nome sacro, sacrale’ (da hieròs ‘sacro’ unito a ònoma ‘nome’), adattato dal latino in Hieronymus, confluito nell’italiano Geronimo e nelle più comuni va- rianti Gerolamo e Girolamo. Si diffonde in epoca cristiana sostenuto dal prestigio di S. Gi- rolamo (o Gerolamo), erudito padre della chiesa latina a cui si deve la Vulgata, ­raduzione dall’ebraico al latino dell’Antico Testamento, oltre a numerosi Commentari sulle sacre­ scrit- ture e altri scritti. Nato nel 347, morì nel 420. Il nome è diffuso in tutta Italia, ma mag- giormente nel Sud (Puglia, Calabria, Campania) e l’epicentro in Sicilia. In Campania è attestata la variante Girolomo (vedi la nota linguistica sopra)371. Ricordo che esiste anche il cognome (attestato anche a Bonito) Girolamo o De Girolamo.

GENNARO Vedi la voce Iennaro.

GENNEROSE Forma dialettale di Generoso. Ieri Nome di persona abbastanza diffuso a Bonito, soprattutto in passato. Generoso ­Grieco è nell’elenco dei bonitesi caduti nella Seconda guerra mondiale. Generoso Egidio è ­menzionato nel giornalino parrocchiale nel 1963, come studente del liceo di Dentecane: vinse una gara di atletica ad Avellino; in seguito fu consigliere della Congregazione del SS. ­Rosario di Bonito. Segnalo la forma abbreviata Gioso (vedi anche la voce apposita). Usati anche i diminutivi Giosino e Giosina. Etimo Nome augurale, di origine latina, deriva dall’aggettivo generosus, che possedeva sia il significato noto anche oggi alla lingua italiana, sia quello di ‘appartenente alla stirpe’. È sostenuto dal culto di S. Generoso, martirizzato a Tivoli nel VI secolo. Onomastico il 17 luglio. L’epicentro della diffusione è in Campania (2860 occorrenze, di cui 1306 nella provincia di Avellino). Si può davvero dire che è un nome irpino Si pensi che in tutta Ita-

371 – D. Cacia, in I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., pp. 591-592. 143 lia nel Novecento sono registrate 3848 persone col nome Generoso, quindi oltre il 30% sono nell’Avellinese e la grande maggioranza in Campania. Da segnalare la forma femmi- nile ­Generosa (1495 in Italia nel XX secolo, di cui 816 in Campania).

GERARDO Ieri Gerardo De Rosa (1911-2004), detto “masto Gerardo”, uno dei falegnami più abili ed esperti nella storia di Bonito. Gerardo Marenghi docente studioso di fama internazionale. Il nome è stato molto quotato, soprattutto in passato, anche per la devozione popolare in Irpinia a San Gerardo Maiella (1726-1755), redentorista. Molti anziani bonitesi ricordano i pellegrinaggi al santuario di Materdomini, frazione di Caposele (AV). Dizione dialettale: Gelardo; diminutivo Gelardino. Etimo Il nome deriva dagli antichi aggettivi germanici Ger e hart e significa “forte ­lancia”. Il Santo: fu un fratello laico redentorista, nato il 6 aprile del 1726 a Muro Lucano, in pro- vincia di Potenza e morì di tisi a soli 29 anni il 16 ottobre 1755. Oltre che per le sue quali- tà cristiane e per i miracoli, San Gerardo è ricordato per la sua “natura estremamente sem- plice e fortemente emotiva, amò per istinto la musica, la poesia, la scultura in cartapesta e specialmente gli spettacoli della natura”372. Nome imposto a 49.896 persone in Italia nel secolo scorso; grande diffusione in Campania con 28.505 registrazioni, il 57,12%.

GESUMMINA / GESUMMINO Versione dialettale di Gelsomino. Ieri Gelsomino Pompeo, persona molto nota in paese, scomparso da qualche anno, era in un certo senso “l’ultimo calzolaio” di Bonito. Lingua Gelsomino > Gesummino: come avevamo visto per Alfonso > Affonzo, avviene an- che qui un fenomeno linguistico simile all’“anaptissi”: per agevolare la pronuncia si perde la “l” (attaccata in origine ad un’altra consonante) così ci si trova consonate + vocale, con un ‘compensativo’ raddoppiamento della consonante, che però in questo caso non è (come in Affonzo) quella rimasta, ma la “m” successiva, per cui Gelsomino > Gesummino. Un cenno poi alla metafonesi meridionale, che abbiamo più volte incontrata, per cui o > u (come nel caso più volte citato rosso > russo). Etimo Di origine botanica, riprende il nome del profumatissimo fiore orientale dai can- didi petali, tradizionalmente utilizzato in Toscana come ornamento nuziale, in ricordo di un’antica leggenda. Si narra che il Granduca di Toscana fosse l’unico a possedere una pianta di Gelsomino e che la custodisse gelosamente. Un suo giardiniere ne donò un ramoscello all’innamorata che lo collocò in un vaso, ricavandone una rigogliosa pianta ben presto ca- rica di fiori. La rarità li rendeva preziosi e la sposa li vendette, ricavandone un bel gruzzo- letto trasformato in dote. L’etimo è rappresentato dal persiano yasamin. Il nome è presente in tutte le regioni italiane (11.911 casi in Italia nel XX secolo nella forma femminile pre- valente Gelsomina; per il maschile Gelsomino 1451 occorrenze), ma l’epicentro è proprio in Campania (7069 attestazioni, di cui 3954 nel Napoletano). A Bonito ho citato il caso di Gelsomino Pompeo, ma è certo che vi cono state diverse donne col nome Gelsomina, ricordato e conosciuto nella dizione locale Gesummina.

372 – Nicola Ferrante, Biblioteca Sanctorum, brano riportato in F. Roccia, Storie di Santità in Irpinia. Dizio- nario dei Santi Irpini, Delta 3 Edizioni, Grottaminarda, 2004, p. 67. 144 Gelsomina - Gesummina - Gesù. Un ultimo cenno a una ipotesi, da verificare e forse discutibi- le: ­l’apprezzamento per il nome, nella dizione dialettale Gesummino / Gesummina, forse è legato all’incrocio, all’influsso della prima parte del nome gesu, forse percepito paretimologicamente come evocante il prezioso nome di Gesù; com’è noto l’uso di questo nome in Italia è sostanzialmente in- terdetto (per un tabù e un’autocensura dovuta a motivi di ­rispetto e devozione), ed ecco che come nel caso di Giosuè, forse anche Gesummino / Gesummina funge da sostituto, surrogato, nome che si avvicina al nome desiderato ma che non si può usare. Parziale conferma di questo fenomeno viene ­dall’analisi del nome ­Gesolmina che leggo nel dizionario dei nomi: l’autore scrive: “probabile variante di Gelsomina,­ attratta da Gesù”373. Su questo aspetto vedi anche le considerazioni fatte alla voce Giosuè.

GIOSO Forma abbreviata di Generoso. Abbastanza diffuso anche a Bonito (in passato). Come accade per un soprannome (una persona in paese è [o era] conosciuta col soprannome,­ se lo si cerca col suo nome si rischia di non trovarlo, che non lo conoscano i vicini o i paesani),­ così se si cercava un tale Generoso a Bonito non era (ri)conosciuto, sebbene registrato così all’anagrafe, mentre a tutti era nota quella persona col nome Gioso. Tra i diversi casi in paese­ ricordo Gioso Belmonte e Gioso Pagliuca. Lingua Da Generoso a Gioso per un processo che in linguistica è definito “sincope”: lasillaba ­ interna, mediana ner “collassa”, “crolla”374, sparisce. Questa la ‘catena’: Generoso > Ge(ner) oso > Geoso > Gioso (con la prima e > i). Da segnalare che invece in altri contesti, Gioso può ­essere la variante di Giosa, ipocoristico di Giosafatte. Etimo Da Generoso, di chiaro significato. Vedi comunque la voce Gennerose / Generoso.

Gli allonimi - Generoso, Gioso e gli altri “trasformismi”. L’allonimo è, letteralmente, ‘l’altro nome, il nome diverso’375. “Non è nome d’arte né di battaglia. In qualche caso i genitori, consigliati (ob- bligati?) da familiari, parroci, ecc., indicano un nome, quello ufficiale, per commemorare il nonno o la nonna, il padrino o la madrina, insomma per «rifare» un caro estinto, come si dice in alcuni dialetti, o per chiedere il patronato di un santo. Ma poi nella vita di tutti i giorni scelgono il nome che più rispecchia il loro gusto”376. È un fenomeno che si riscontra anche nell’onomastica bonitese. Quasi una “legge non scritta”: la tra- sformazione – nel corso del tempo – del nome originariamente assegnato a un bambino al momen- to della nascita. Il nome iniziale spesso viene cambiato, in modo più o meno accentuato. Le ragioni possono essere molteplici: il desiderio di un nome più breve; il carattere affettuoso di diminutivi e vezzeggiativi; il “ripensamento” circa la validità o la bontà di un nome imposto all’inizio, magari per accontentare un nonno, un parente, ecc. È come se l’onomastica, dopo aver seguito determinate nor- me, valori, tradizioni, poi, apparentemente mettendo tra parentesi queste stesse norme, creasse dal suo interno un’altra onomastica, forse più semplice, popolare, spontanea, non necessariamente in contrasto con quella ufficiale o tradizionale, ma neppure in perfetta continuità con essa. È come se le famiglie, le persone “in carne e ossa” volessero riappropriarsi di un potere o per lo meno volessero dare o con- tribuire a dare una impronta particolare, loro, condivisa, all’onomastica. Alcuni esempi: 1. A un bambino bonitese venne dato l’impegnativo nome Amleto, ma forse in seguito questo nome non fu gradito e il ragazzo era chiamato da tutti Armando. 2. Una bambina chiamata Margherita (anno 1927, epoca d’oro della monarchia, del re e della Re- gina Margherita di Savoia), un bel nome, ma la ragazzina fu sempre chiamata Tonina (in ricordo e in onore del padre Antonio prematuramente scomparso). 3. Generoso tutti lo chiamano Gioso. 4. Un bonitese, classe 1883, emigrato negli USA nel 1899, di nome era Fiorentino, ma tutti lo chiamavano Fiore.

373 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 552. 374 – Potrebbe essere questa la paretimologica spiegazione del termine linguistico “sincope”: “caduta di un suo- no o di un gruppo di suoni all’interno di una parola”. L’etimologia comunque è dal greco synkòptein ‘­spezzare’, formato da syn e kòptein ‘tagliare’. 375 – Dal greco allos ‘altro’ e ònoma ‘nome’. 376 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 139. 145 5. Giovanni > Giovannino 6. Gerardo > Gerardino. 7. Antonio > Tonino. 8. Giuseppe > Peppo, Peppino, Peppuccio, Seppuccio… 9. Crescenzo > Enzo. 10. Vincenzo > Enzo. 11. Nicola > Nicolino o Cola, Coluccio, ecc. 12. Pasqualina > Lina. 13. Concezione > Concepita > Concetta > Cettina > Cetty. 14. Melanio > Melanino. 15. Tommaso > Maso > Masino. 16. Gennaro > Gennarino, Gennariello, ecc. ecc. 17. Luigino > Gino. 18. Aggiungo il caso (frequente e che rientra in questa categoria) di persone chiamate e conosciute col soprannome e non col loro nome e/o cognome; per cui, ad es., se a Bonito cercavi Giuseppe Ferraro non riuscivi quasi a trovarlo, perché dovevi chiedere di “Peppo lo Secchiaro” e tutti lo identificavano e ti indicavano l’abitazione, ecc.

GIOSUÈ Presente in alcuni casi tra persone di Bonito, con il caso singolare di una famiglia in cui sia il nonno che il figlio e poi il nipote hanno ricevuto lo stesso nome dibattesimo ­ 377, a quanto pare molto amato, forse anche per il fatto (come vedremo dopo) che Giosuè ri- corda (e ha la medesima origine ed etimologia) del nome Gesù. Il nome Giosuè in Italia nel XX secolo è stato dato a 3127 persone, con prevalenza al Sud.

Giosuè. È il nome del biblico condottiero, protagonista dell’omonimo libro dell’Antico Testamento, che fu discepolo e successore di Mosè e incitò il popolo ebraico alla conquista della Palestina. Etimo- logicamente proviene dall’ebraico Yehoshu’à ‘Dio è salvezza’, ‘Dio salva’, adattato dal latino ecclesiasti- co in Iosue, confluito nell’italiano Giosue e poi accentato in Giosuè. Poiché è noto che in Italia (stori- camente e anche oggi) vige una sorta di tabù verso il nome Gesù, considerato nome prezioso, unico, da non usare, per rispetto, come nome per i nuovi nati, ecco che Giosuè in alcuni casi, ha svolto una funzione quasi di ‘sostituto’,­ avendo la stessa origine e lo stesso significato e in sostanza il medesimo ‘suono’. Il ‘tabù’ di cui si è fatto cenno prima, una sorta di radicata collettiva autocensura per evitare la scelta del nome Gesù per i propri figli, com’è noto è frutto di una lunga tradizione che si fonda an- che sull’ossequio del brano del Nuovo Testamento che, a proposito del nome di Gesù afferma: “Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra”. (Prima Lettera di S. Paolo ai Filippesi, 2,6-11). L’interdizione all’uso di questo nome come nome di battesimo è invece attenuata per le forme fem- minili e diminutive, come Gesuina. In altre nazioni di radicata fede cattolica, ad es. la Spagna, inve- ce il nome (nella forma Jesus) è ammesso e diffuso. In alcuni casi rari, in Italia, è attestata una forma leggermente diversa del nome, anche graficamente. Mi riferisco ad es. al caso del prof. Luigi Romolo Gesu’ Anzalone, ex-presidente della Provincia di Avellino. In questo caso intanto era un secondo o terzo nome, poi scritto in modo per lo meno inusuale, che potrebbe far pensare ad un apostrofo a indicare una forma tronca di Gesuino. Resta, comunque, un caso raro. La stessa situazione del nome Gesù la si può estendere anche al nome Cristo, evitato in Italia, mentre usato in altri paesi cattolici, come la Polonia, col diffuso nome Kristof. Nei paesi di lingua inglese incontriamo Christian (seppu- re con origine e significato leggermente diverso da Cristo / Gesù)378.

377 – Tre generazioni di persone – padre-figlio-nipote – con lo stesso nome personale (e stesso cognome): è un fatto davvero raro, forse eccezionale. Qui si supera sia l’usanza dell’assepponta (identità nome nonno pater- no-nipote maschio primogenito), sia quella (conosciuta in altre nazioni o epoche) di padre e figlio con lo stes- so nome, talora distinti con l’epiteto “il Vecchio” - “il Giovane” oppure, oggi, ad esempio nei paesi di lingua anglosassone, con senior e junior. 378 – Secondo un’interessante riflessione di p. Ermes Ronchi “il nome Gesù, in ebraico Jeshuà, deriva dal ver- bo ‘salvare’, la cui radice ish ha come primo significato quello di allargare, dilatare. Gesù salverà: allargherà, accrescerà, espanderà lo spazio della tua umanità, renderà più grande la vita”. 146 Giosuè / Gesù / Christian / Cristiano e gli altri. Abbiamo considerato il “tabù” all’uso del nome Gesù, l’utilizzo ammesso della forma diminutiva e femminile Gesuina e il parziale sostituto, surro- gato di Giosuè. Si può aggiungere che a Bonito, almeno secondo la mia esperienza e sulla base dei dati a mia disposizione, pare esserci un’interdizione (o per lo meno uno scarso uso) anche di nomi come Cristiano379, Christian, Cristoforo. Tra le migliaia di nomi di persone bonitesi prese in consi- derazione per la presente ricerca, non ho mai incontrato né Cristiana / Cristiano, né Christian, né Cristoforo, che pure ha un’etimologia e un significato diverso (“portatore di Cristo”), néCristofano (“che manifesta Cristo”); e neppure il femminile Cristina (etimologicamente legato a Cristo). Forse all’origine di questa assenza (o estrema rarità) vi è quello che gli esperti definiscono un “timore re- verenziale”. Non so se questa mia impressione sia generalizzabile, ma pare che l’onomastica bonitese­ si sia storicamente orientata molto verso nomi di tradizione religiosa, i nomi “teofori” e “devoti”, tenendosi al contempo lontana dai due nomi “sacri” e “modelli irraggiungibili” di Gesù e Cristo, ­anche nelle loro molteplici varianti e adattamenti. Qualcosa di molto simile al fenomeno antico dei nomina sacra, i nomi considerati sacri che per timore reverenziale venivano scritti esclusivamente in forma abbreviata. Ricordo, su questo tema, che nella tradizione biblico-ebraica, il “nome divino” (Yawè) non poteva neppure essere pronunciato e per tale ragione si utilizzava un nome sostitutivo (Adonai). Il nome di Dio, inoltre, nella lingua scritta, era espresso con un “tetragramma” (‘parola di quattro lettere’), le quattro consonanti j h w h.

L’«interdizione» tra nomi di persona e cognomi. Nell’onomastica accade un fatto singolare: men- tre vige il “tabù” per il nome di persona Gesù (e similari), il “sacro nome” entra invece nei cognomi, come ad esempio nei nomi di famiglia meridionali (campani), seppure non molto diffusi, Iesu380 e De Iesu381, sebbene nella forma latinizzata antica.

GIOVANNI Ieri Giovanni Cotugno fu il primo Arciprete nella storia di Bonito (tra ’400 e ’500); ­Giovanni Luigi Bonavita fu uno dei primi Arcipreti (XVI sec.); Giovanni Coviello, Giovanni Girola- mo e Giovanni Vigliotta sono nell’elenco de bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale; Giovanni Albano, Giovanni Coviello e Giovanni Ruggiero sono tra le vittime della Secon- da guerra mondiale; Uno dei nomi più diffusi, sia in tutta Italia (terzo dopo Giuseppe e Antonio)382, sia nel Sud, compreso a Bonito. Molto usati anche i diminutivi Giovannino, Giovannina (che talora acquistano il valore di nomi autonomi). Giovanni (anche nel nostro paese) entra a far parte pure di nomi composti (fenomeno meridionale e soprattutto segno di un’epoca passata), ad es. Giovannantonio (ad es. Cassitto), Giovannangelo, o, in forma sincopata, Giangregorio, che sta per Giovannigregorio > Gi(ov)annigregorio > ­­Gian(ni)­gregorio > Giangregorio. Ci sono molti santi con questo nome nel calendario, naturalmente i più celebri sono S. Giovanni Evangelista (27 dicembre) e S. Giovanni Battista (24 giugno). Etimo Nome teoforico, di tradizione sia ebraica sia cristiana, risale al personale ebraico Y­ohanan, costituito da Yoh, abbreviazione del nome di Dio Yahweh, e da hanan ‘avere mi- sericordia’. Significa dunque ‘Dio ha avuto misericordia’ e inizialmente era imposto per rin- graziare il Signore della nascita di un figlio a lungo atteso. Come avvenne nel­Vangelo secon- do Luca a Zaccaria ed Elisabetta da cui nacque Giovanni che fu poi il Battista. 1.006.732

379 – Riguardo al nome personale Cristiano: forse una delle ragioni della scarsa diffusione del nome a ­Bonito, in Irpinia e al Sud, è nella radicata e antica usanza popolare meridionale di impiegare la parola cristiano per intendere una persona, un individuo, uomo o donna; questa parola, in tale accezione, è documentata nella lingua italiana sin dal 1276. 380 – Iesu è diffuso soprattutto nel napoletano. 381 – De Iesu, più raro di Iesu, è presente soprattutto nell’Avellinese. Ricordo ad es. la prof.ssa Michelina De Iesu, docente ad Ariano Irpino, che ha curato nel 2012, a Bonito, il bel libro Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario (1752-1753) … sulle tracce della scrittura, volume che ho consultato anche per la presente ricerca. 382 – E. De Felice, I nomi degli italiani, Sarin & Marsilio Editori, 1982, p. 319. 147 Giovanni in Italia nel ’900, con diffusione in tutto il territorio nazionale. Da sottolineare le 32.804 Giovannina e i 5670 Giovannino.

“L’ebraico Giovanni è stato il nome più diffuso in Italia dall’Alto Medioevo fino al successo di ­Giuseppe nel XVIII secolo e lo è stato anche altrove in Europa”383.

GISIRA384 Forma locale di Cesira. Da segnalare che nel dizionario dei nomi è attestata ­anche Gesira (7 occorrenze in Italia) “variante di Cesira, è accentrata nell’Italia meridionale.­ Registrata dal 1905 al 1958”385. Ieri Cesira Merola (1896-1981), madre dell’insegnante Rocco D’Alessio, nonna dell’av- vocato Gabriele D’Alessio. Lingua Nel dialetto è frequente il fenomeno della trasformazione della g in c (o viceversa), detto in linguistica “sonorizzazione” (es.: banco > vango)386. Inoltre la classica trasforma- zione e > i (come Federico > Fitirico). Etimo Origine e significato incerti, alcuni la fanno derivare daCesare , ma forse più facil- mente da Cesio. Nella forma Cesira è un nome prevalente in Veneto e in Lombardia. Nel Sud, come abbiamo visto, prevale, seppure rara, la forma Cisira o Gesira387.

GIUSEPPE Ieri Giuseppe Flumeri arciprete di Bonito nei primi dell’Ottocento; Giuseppe Battagliese­ sacerdote bonitese nel XIX sec.; Giuseppe De Michele (1907-1977) parroco di Bonito dal 1948 al 1977. Oggi Giuseppe (Peppino) Beatrice, coltivatore, animatore di battaglie civili; Giuseppe De Pasquale, sindaco del paese dal maggio 2014. Giuseppe è il nome maschile più diffuso­ in Italia, al Sud secondo dopo Antonio. È usato spesso anche il femminile Giuseppa (e anche Gioseppa in una versione dialettale). Abbreviazione dialettale: Giuse’. Diminutivi: Peppe, Peppo, Peppino, Pino, Pinuccio, Seppuccio e al femminile Giuseppina, Peppina, Pina, ­Pinuccia, Peppinella. Etimo “Anche i nomi degli altri figli di Giacobbe derivano dalle frasi pronunciate in occasio- ne della loro nascita. Quando Rachele diventa madre per la prima volta, chiama suo figlio Giuseppe (‘Il Signore ne aggiunga’) ed esclama: «Il Signore mi aggiunga un altro figlio!»”­ 388. “Nel caso dei nomi dei figli di Giacobbe, quali ci sono tramandati dalla ­Genesi, sostanzial- mente si tratta di nomi-frase (Satznamen). I desideri, le speranze, i lamenti, le preghiere della madre al momento della nascita sono ridotti a un’espressione sintetica che determina il nome del neonato. I nomi-frase erano assai diffusi nell’antico Oriente. Per lo più hanno un chiaro riferimento religioso”389. Alla larghissima diffusione del nome ha concorso la fama e la devozione verso la figura evangelica di Giuseppe, lo sposo di Maria, il padre putativo di Gesù. 1.556.821 Giuseppe in Italia nel XX secolo. In Campania 220.968 e moltissimi nella versione femminile Giuseppa; il diminutivo Giuseppina è stato imposto a 474.695 donne.

383 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 113. 384 – Gisira è il nome di uno dei personaggi della commedia La potea scritta da Salvatore La Vecchia. 385 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 552. 386 – S. La Vecchia, Bonidizio, cit., p. 45. 387 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 264. 388 – M. Mitterauer, Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi 2001, p. 13. 389 – Ivi. 148 “Giuseppe è ebraico e il suo etimo è il verbo yasaph ‘aggiungere, accrescere’, da cui il senso augurale e gratulatorio di ‘(Dio) accresca/ha accresciuto (la nostra famiglia)’”390.

GIUSEPPANTONIO Ieri Giuseppantonio Cotugno è nell’elenco dei giovani bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale; Giuseppantonio Bocchicchio emigrò a Boston alla fine dell’’800. Erafrequente ­ a Bonito (ma non solo) in passato attribuire a un neonato un nome composto da due nomi propri, come appunto Giuseppantonio, Pasqualantonio, Giovannantonio, Francescantonio­ , ecc.

GNÀZZIO Dizione locale di Ignazio. Lingua Aferesi della I iniziale e raddoppiamento “compensativo” di z. Etimo Nome di tradizione latina, che continua l’antico gentilizio di origine etrusca ­Egnatius, di cui si ignora il significato, diventato poi Ignatius, probabilmente per accostamento po- polare al termine latino ignis ‘fuoco’. Il nome si diffuse particolarmente in Spagna nella for- ma Iñigo. Fu specialmente la fama di S. Ignazio di Loyola (1491-1556), il cui vero nome era Iñigo Yanez de Oñaz y Loyola, ad aver rilanciato il nome nel mondo cattolico (festa il 31 luglio). Da ricordare anche la figura di S. Ignazio di Antiochia, martire a Roma sotto Traiano. Il nome Ignazio è presente in tutto il territorio nazionale, ma è tipico del Meri- dione, con epicentro la Sicilia (in questa regione si registrano 21.403 occorrenze nel ’900 su un totale nazionale di 40.741, quindi oltre la metà). Nel corso del Novecento il nome ha avuto il suo apice di diffusione nel 1956, poi è iniziato un declino (nel 1994 solo 125 occorrenze nazionali). È attestata anche la forma femminile Ignazia, ma molto meno nu- merosa (9470 attestazioni in Italia nel XX sec.).

GNÉSE Forma aferetica locale di Agnese. Etimo Dall’aggettivo greco haghnòs che significa “pura, casta”. Festa il 21 gennaio in ri- cordo di santa Agnese vergine tredicenne, martire a Roma nel 304. Il nome è attestato fin dall’antichità. Nel corso del XX secolo si è imposto soprattutto al Nord. Apice nel 1934 (1356 occorrenze), per poi pian piano declinare, nel 1994 solo 277 casi in Italia. In tutto il secolo a livello nazionale ci sono state 62.263 bambine a ricevere questo nome.

IACO Riportato nell’elenco dei nomi bonitesi nel libro di S. La Vecchia Bonidizio. Penso si tratti della forma abbreviata di Iacopo / Iacomo / Giacomo. Da notare che in Italia esiste anche il cognome Giaco, variante della forma base Giacomi. Segnalo, ancora, che è atte- stato il nome (in forma autonoma) Jaco (che più si avvicina al bonitese Iaco), ipocoristico (cioè abbreviazione vezzeggiativa) di Jacomo / Jacopo. Lingua Iaco è apocope di Iacomo (o meglio di Jacomo / Jacopo); l’apocope è il troncamento­ in fine di parola (dal greco koptein ‘tagliare’). Inoltre c’è il classico passaggio Gia > Ia (o forse viceversa, a volte) riscontrato non solo e non tanto nel dialetto, ma nel passaggio tra latino, volgare, italiano. Etimo La prima forma fu Iacobus attestata nel Lazio già nel 998. Seguì Iacomus in Tosca- na nel 1192. Iacomus era la forma in volgare, mentre nei testi latini si prediligeva Iacobus. Come abbiamo visto Iaco è forma abbreviata di questi nomi originari. Tutti, poi, traeva-

390 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché. Storie di nomi e di cognomi, Laterza, Bari-Roma,­ 2013, p. 5. 149 no origine dal nome biblico l’ebraico Ya’aqobh, divenuto Jacob nella Vulgata (traduzione dall’ebraico al latino dell’Antico Testamento, realizzata da S. Girolamo), corrispondente a Giacobbe. Sostanzialmente le forme Iacobo / Jacobo si orientarono col tempo verso il nome Jacopo, anch’esso variante di Giacobbe; mentre le forme Iacomo, Jacomo si indirizzarono verso l’italiano Giacomo. In sintesi questo è il quadro generale della storia di questa serie di nomi, da cui ha preso origine la forma bonitese che stiamo analizzando, Iaco391.

ICUCCIO Riportato nella lista di nomi personali bonitesi nel libro Bonidizio. Penso sia la forma dialettale, abbreviata e vezzeggiativa di Enrico > Errico > Erricuccio > Icuccio. Non è da escludere una analoga forma da Federico.

IDA Diminutivo Iduccia. Ieri Con questo nome vorrei ricordare Ida Inglese (1902) in America dal 1911, Ida Grieco (1930) che nel 1948 divenne Domenicana col nome di Suor Anna; Ida Ruggiero (1934) che si trasferì in Australia. Etimo Antico personale germanico, attestato in Francia già nel secolo VIII; probabilmente­ deriva dalla radice ido / ida che nelle antiche lingue nordiche e germaniche significava ‘la- voro, opera, attività’; un’altra possibilità etimologica è rappresentata da *hildjo ‘combat- timento’. Il nome è ampiamente diffuso su tutto il territorio nazionale, sia al nord che al sud, forse per la sua brevità. 116.171 le donne con questo nome in Italia nel ’900. Registra il numero più alto di attestazioni in Campania (17.430, più del 15% del totale nazionale).

IENNARO / GENNARO Ieri Nome molto amato in passato (forse oggi un po’ in declino) per diverse ragioni, tra cui la fama di San Gennaro. Gennaro De Chiara fu arciprete nel ’700; Gennaro Cotugno è menzionato in un documento del 1738 per l’acquisto di un terreno a Morroni dal duca An- drea Bonito; Gennaro Coviello era un sacerdote e frate francescano bonitese ­nell’Ottocento; Gennaro Coviello e Gennaro De Chiara sono nell’elenco dei caduti della Grande Guerra; Gennaro Di Pietro e Gennaro Moschella sono tra i bonitesi che persero la vita nella Secon- da guerra mondiale. Gennaro Festa, ufficiale medico in Africa e medico condotto a Bonito (era lo zio di don Milvio); la cronaca e la storia del paese hanno incontrato ben 3 ­Gennaro Grieco: un sacerdote nell’Ottocento (1810-1842); un farmacista e musicista che avviò agli studi Crescenzo Buongiorno; e un cittadino di Morroni (1910-1997), agricoltore, poi com- merciante, consigliere comunale, poi assessore e animatore di battaglie per la contrada di Morroni392. Gennaro (e suo nipote Gennarino) sono anche i nomi dei protagonisti della commedia in dialetto bonitese di Salvatore La Vecchia La massaria393. Etimo Imposto in epoca cristiana a liberi, liberti e servi specialmente se nati in gennaio, è la continuazione del latino volgare Ienarius, nome del primo mese dell’anno che nella versio- ne classica suona Ianuarius. Il riferimento più antico è dato dal dio Ianus, personificazione sia dell’inizio di ogni cosa, quindi anche dell’anno, sia di ogni ‘passaggio’, come illustrato

391 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 711-712. 392 – Quest’ultimo Gennaro Grieco citato fu anche autore di una pubblicazione dal titolo Morroni. Una mia passione politica, Delta 3, Grottaminarda 1996. 393 – S. La Vecchia ha composto una trilogia di testi teatrali in dialetto bonitese che sono stati messi in ­scena dalla compagna teatrale di Bonito “La Giostra”; La potea (2003), La massaria (2004), La chiazza (2005). 150 dal termine ianua ‘porta’394. Il nome è sostenuto dall’antico culto di S. Gennaro, vescovo di Benevento, appartenente alla gens Ianuaria, il che mostra che il suo in origine era un “gentilizio”, cioè un nome di famiglia. Durante le persecuzioni di Diocleziano, Gennaro fu condotto a Pozzuoli per essere divorato dalle belve, fu invece ucciso prima e sepolto nel 305. La tradizione narra che una donna raccolse il sangue del santo in due ampolle; que- ste e il corpo del martire furono poi portate a Napoli, città di cui San Gennaro è patrono. Nome molto diffuso soprattutto nel Sud Italia, con epicentro in Campania, con rango 13 e 73.489 occorrenze, di cui 56522 a Napoli e provincia.

IRCOLINO Versione locale di Ercolino, diminutivo di Ercole. Ieri Ricordo Ercolino Bruno (1910-1994): con il padre Vincenzo, prima, e con la moglie Assuntella, dopo, fu uno dei primi storici gestori di un bar in paese. Etimo Ercole è un nome di matrice classica, continua il nome dell’eroe e semidio greco ­Herakles (Eracle), in veste latino detto Hercules. Famose le 12 fatiche di Ercole, sostenute nei 12 anni al servizio di Euristeo per ottenere l’immortalità, divenute proverbiali nella lin- gua italiana. Nel ’900 sono registrate 11.962 casi di uomini con questo nome; già da molti anni l’uso è in declino; apice nel 1928 (268 occorrenze), nel 1994 solo 8.

ISIUCCIO Abbreviazione vezzeggiativa da Dionisio, verosimilmente attraverso questi ­pas­­saggi: Dionisio > Dionisiuccio > Isiuccio. Dionisio ricorre diverse volta anche a Bonito, riguardo a Isiuccio cito Isiuccio Goccia (1934), artigiano, nel 1963 aprì a Bonito una pic- cola fabbrica di scarpe collegata all’azienda di Salvatore Ferragamo. Ha condotto questa at- tività artigianale per circa 40 anni. Nel 2007, nel film di Pino Tordiglione Una emigrazione di successo, ha raccontato la sua esperienza. Vedi anche la voce Dionisio. Etimo Per l’origine e il significato vedi Dionisio.

ITALIA Nome personale attestato anche a Bonito. Riporto un caso: Italia Buongiorno, ­figlia del celebre musicista bonitese Crescenzo Buongiorno. E un caso in versione maschile: Italo395 Vigliotta, bonitese del 1940 emigrato in Svizzera. 26.173 donne nella nostra nazio- ne nel ’900 hanno ricevuto il nome Italia. Pur essendo raro (almeno a Bonito), inserisco qui il nome perché mi consente una breve, ma credo utile digressione su un nome che fa incontrare onomastica e toponomastica, il nome della nostra nazione, l’Italia.

Il nome Italia. In origine nome geografico con riferimento alla nostra penisola. È utilizzato come antroponimo fin dall’antichità:Italia, Hitalia appaiono spesso tra i cognomina del mondo latino. Dopo il Mille divenne diffusissimo, anche nella variante Talia. Negli ultimi due secoli della nostra storia assume un forte valore ideologico, diffondendosi soprattutto durante il Risorgimento. Nel Novecento ben 26.173 donne in tutta Italia hanno avuto questo nome. Italia come nome di per- sona riprende vigore quando vengono messi in gioco i sentimenti nazionalistici (intorno alla Prima guerra mondiale; nel 1936 le ambizioni imperiali; e nel periodo della Seconda guerra mondiale). Dopo la guerra va in declino: nel 1945 ci furono 152 attestazioni, nel 1994 solo 13 bambine furo- no registrate con questo nome.

394 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 538-539. 395 – Italo è attestato anche come nome autonomo, derivato, secondo alcuni, dall’antico nome del leggendario Italo, conquistatore e da molti accettato anche come colui che diede il nome alla nostra penisola. La versione maschile precisa di Italia sarebbe Italio, rarissimo, registrata in soli 19 casi nazionali nel ’900. 151 L’etimologia di “Italia”. Il nome Italia venne dato prima solo a una parte dell’odierna Calabria,­ poi a tutta la penisola. Sembra che nel Sud della penisola, prima dell’arrivo dei greci, vivesse il popo- lo degli italòi, di quella stirpe che gli storici greci chiamavano Enotria, Opicia o Ausonia. Gli itali avrebbero avuto nome da un eroe eponimo, il re Italo. Altri per spiegare l’etimologia di Italia, si ri- chiamavano alla parola vitulus, “vitello”: secondo una leggenda si sarebbe chiamata Vitulia una vasta regione. Il popolo degli itali sarebbe dunque denominato da un animale-totem. Un’altra ipotesi: per Semeraro Italia deriva dall’accadico “Atalu”, che significa “terra del tramonto”, a cui corrispondeva la parola etrusca “hinthial”, “ombra”.

LAORETTA Da Loretta, Lauretta, diminutivi di Laura. Etimo Di origine latina, Laura si collega al fitonimo (nome di pianta) laurus ‘lauro, ­alloro’, considerato fin dall’antichità un segno di distinzione. I vincitori dei combattimenti si cinge- vano il capo con le fronde di questa pianta; in seguito la corona d’alloro divenne un segno distintivo di artisti e letterati, con riferimento all’immagine tradizionale del Parnaso, il monte delle Muse, a sua volta circondato da un boschetto d’alloro. Il nome Laura è uno degli esempi più significativi di come la letteratura possa influire sulle scelte onomastiche. La sua fortuna in Italia è legata al personaggio di Laura, la donna amata da Petrarca e resa immortale dai suoi versi. Nel Novecento il nome è ampiamente diffuso: 312.336 occorrenze a livello nazionale. Presente in ogni regione, ma pare predominare nel Centro-nord. Anche il diminutivo Lau- retta (8401 attestazioni in Italia) sembra predominare in Veneto e nel Nord.

LAÙCCIO Dalla lista di nomi di persona bonitesi del libro di S. La Vecchia Bonidizio. Nome raro, insolito e in parte misterioso; per svelarne l’origine e il significato occorre un’a- nalisi linguistica: Lingua / etimo Premetto che a una prima impressione sembra inspiegabile e incompren- sibile e che non è attestato in nessun repertorio o dizionario di nomi. Due ipotesi etimo- logiche: 1. Per tentare di decifrarlo ho dovuto aggirare l’ostacolo, ricorrendo al dizionario dei cognomi, da cui spesso si può desumere un nome originario. E in effetti nel reperto- rio dei nomi di famiglia troviamo Laucello, Lauciello (con metafonesi meridionale e > ie) e Laucella (rarissimo, appartiene all’Avellinese, Torella dei Lombardi, Nusco e Paternopoli). Questi cognomi derivano da una forma Aucello, nata dalla agglutinazione dell’articolo o del femminile “la” con il nome Uccella / Uccello: La Uccella (Uccello) > L’auccello > (L)­ Aucello, con successiva perdita (per insignificanza) del residuo di articolo, mentre, come si è visto, la vocale “a” dell’articolo si è “agglutinata”, attaccata, incollata, al nome (fenomeno che capita non di rado, come ad es. nel toponimo bonitese Triggio de la Riella > Lariella > ­Ariella (poi metatesi Airella), in cui una parte dell’articolo o tutto, viene percepito come parte integrante del nome). Ora si potrebbe aggiungere che Uccello a sua volta è un cogno- me, derivato da un antico soprannome basato su uccello con riferimento ad alcune carat- teristiche della persona in questione. Tornando a noi: abbiamo così Lauccello da Aucello: ora il nostro bonitese Laùccio potrebbe essere nato come abbreviazione o vezzeggiativo di Lauccello > Lauccio. 2. La seconda congettura comunque non si allontana dalla prima, re- stando in un certo senso nel medesimo campo semantico e morfologico. Lauccio potrebbe derivare da Uccio, forma ipocoristica ridotta a un semplice suffisso da nomi tipo Buccio, Puccio, ­Duccio: la parte terminale -uccio si sarebbe poi potuta attaccare (agglutinare) ad un ­articolo: lo uccio / la uccia > lauccio.

152 “Per Lauccio l’etimo potrebbe essere il diminutivo del nome polacco Stanislao o del nome boemo Venceslao”396.

LAVRIENZO Forma dialettale di Lorenzo. Ieri Lorenzo Ferragamo (era del 1900) arrivò a New York nel 1921; Lorenzo Ruggiero (1933) emigrò in Venezuela. Dizione locale di Lorenzo / Laurenzo. Nome abbastanza diffuso in paese; ricordo che nella toponomastica bonitese vi è un luogo chiamato ­Lavrenzòne397. Questo nome di località è stato interpretato come originato da un antroponimo (nome di persona), un certo Lavrenzo / Lavrienzo (+ suffisso accrescitivo -one, forse perché di robusta corporatura) persona che verosimilmente abitava in quella zona o era titolare di un fondo398. Etimo Lorenzo continua il personale latino Laurentius, utilizzato come gentilizio e come cognomen di valore etnico, tratto dall’antica città laziale di Laurentum, sede del re Latino e meta finale del viaggio di Enea. La diffusione del nome è essenzialmente cristiana, soste- nuta dalla presenza di molti santi e sante con questo nome, e in particolare di S. Lorenzo, arcidiacono di Roma nel III secolo martirizzato nel 258. Il nome Lorenzo nel ’900 ha avu- to 170.417 attestazioni, è più diffuso al Nord e al Centro, la regione del Sud che ne vede una maggiore presenza è la Puglia con 13.731 occorrenze, soprattutto nel Barese (5945). Festa il 10 agosto. Celebre la cosiddetta notte di San Lorenzo in cui nei giorni tra il 10 e il 12 agosto nella notte si possono vedere e ammirare le stelle cadenti.

LEBBRATORE Liberatore. Ieri Liberatore Curcio, apparatore di feste, titolare dell’azienda di illuminazione e ­allestimento di cerimoniali; Liberatore Tordiglione, consigliere della Congregazione del SS. Rosario. Lingua 1. Passaggio i > e della prima vocale. 2. Metatesi della sillaba ber > bre / bra. 3. Raddoppiamento di b. Etimo Di trasparente significato, si collega al latino liberator, -oris; Liberator era il tradi- zionale appellativo di Giove e anche per questo il Senato lo attribuì a Cesare come nome adulatorio. La tradizione onomastica è sostanzialmente cristiana e si ricollega a S. Libera- tore d’Ariano, primo vescovo di Ariano, martirizzato nel 305, particolarmente venerato in Campania e nelle regioni circostanti. Unico santo con questo nome. Liberatore è accentrato in Campania (248 occorrenze su 400 del totale nazionale), ma presente anche in Abruzzo (70 casi) segno della devozione per il santo nei luoghi dove si erge l’antica chiesa benedet- tina di S. Liberatore a Maiella (PE).

LESANDRE Dizione dialettale di Alessandro. Ieri Don Alessandro Ferragamo (1863-1948), sacerdote, rettore della chiesa della Madonna della Valle; don Alessandro Grieco (1876-1954), sacerdote canonico della chiesa bonitese; Alessandro Annese (del 1887) emigrò in America nel 1906. Etimo Di origine forse preellenica, ha riscontro nelle lingue antiche dell’Asia Minore nella forma Alakshandu, trasformato in Aléxandros per etimologia popolare, infatti secondo l’in- terpretazione greca significa ‘protettore degli uomini’. Il successo del nome è certamente legato alla straordinaria figura di Alessandro il Macedone (detto anche Alessandro Magno),

396 – Ipotesi suggerita da don C. Graziano in uno scambio epistolare. 397 – S. La Vecchia, Bonidizio. Dizionario bonitese, alle pagine 463-466 vi è l’elenco dei toponimi bonitesi. 398 – Dizionario di toponomastica bonitese, p. 48. 153 creatore nel IV sec. a.C. di un immenso impero che toccava Europa, Asia e Africa. Nel XX secolo ha avuto 427.145 occorrenze in Italia, posizionandosi al 15º posto tra i nomi per- sonali più diffusi. Il nome è più diffuso al Nord, in particolare in Lombardia.

LESANDRINA Diminutivo dialettale di Alessandra, che ha acquistato valore anche di nome autonomo. Ricordo Alessandrina Pagliuca; è anche il nome di uno dei personag- gi de La chiazza, commedia scritta da Salvatore La Vecchia nel 2005. Il nome femminile Alessandra ha avuto nel Novecento quasi 200.000 occorrenze. Per altre informazioni e per l’etimo vedi la voce precedente.

LIBORIO Ieri Liborio era il padre di Giuseppe Ruggiero, uno dei bonitesi coinvolti negli avvenimenti del settembre 1860 a Bonito399 (“insorgenza legittimista” o “rivolta borbonica antigaribaldina”,­ a seconda dei punti di vista). Etimo Nome di incerta origine, la diffusione sul territorio è legata al culto per S. Liborio, quarto vescovo di Le Mans, amico di S. Martino di Tours, morto nel 397. In Francia era molto amato, il culto si trasferì anche in Italia affiancando quello dello stesso S. Martino. S. Liborio è popolarmente invocato contro i calcoli renali e le nefriti, perciò nell’iconogra- fia del santo sono raffigurate delle piccole pietre. Il nome è fortemente accentrato in Sici- lia, con 4953 occorrenze sul totale di 6438 in tutta Italia nel corso del ’900. Significativa la presenza anche in Puglia (nel Barese), segue la Campania, soprattutto nel Napoletano.

LINA Forma abbreviata di Pasqualina o Natalina. Abbastanza diffuso al Sud e anche a Bo- nito, apprezzato anche per la brevità, la semplicità e il carattere vezzeggiativo insito nel dimi- nutivo. Cito Lina D’Alessio, menzionata nel giornalino parrocchiale nel 1951 tra le ragazze impegnate nella parrocchia bonitese; la prof.ssa Lina De Rosa (1946-2009), docente e autrice di un libro sulla storia di Bonito; Lina Festa, sorella di don Milvio e la pittrice Lina Grieco.

LISIÀRIO Forma aferetica (raccorciata) e dialettale di Elisiario. Citato nella lista di nomi bonitesi da S. La Vecchia. Etimo Elisiario è probabilmente derivato da Eliseo con suffisso aggettivale -ario. Altra ipotesi: forse deriva da Eleazaro, dall’ebraico El-Azar, cioè “(colui che) Dio (El) ha aiutato (Azar)”; forme analoghe sono Elziario, Elisiario. Ha lo stesso significato di Lazzaro. Da ricordare che San Elzeario De Sabran è patrono di Ariano Irpino.

Elzeario De Sabran nacque in Francia nel 1285. Il padre ricevette da Carlo II d’Angiò, nel 1293, l’in- vestitura della contea di Ariano (AV). Elzeario venne chiamato a succedere al padre, morto nel 1310, come conte di Ariano. Con la pia consorte Delphine, è un tipico esempio di quella élite laica,­ parti- colarmente presente nelle regioni che vanno dalla Catalogna all’Italia meridionale, che, all’inizio del XIV secolo, aspirava a raggiungere la salvezza conformando la propria vita al Vangelo, seguendo il sol- co tracciato dai frati minori, ai quali fu legatissima in Provenza come a Napoli. Nel testamento egli chiedeva di essere sepolto nella chiesa dei frati minori di Apt, vestito dell’abito di questo Ordine, che gli era particolarmente caro come indicano i lasciti che istituì in favore di tutti i conventi francescani di Provenza. Legò anche un calice d’argento e degli ornamenti alla cattedrale di Ariano e due once d’o- ro per i frati minori della città. Prima di poter vedere il successo dei suoi sforzi politici e diplomatici,

399 – A. Grieco, Nel Regno dei fiori. Settembre 1860 a Bonito, 2006, p. 119. 154 Elzeario, colpito da una febbre altissima e da una malattia fulminante, morì il 17 settembre 1323. La sua morte fu il punto di partenza di una venerazione immediata: fin dal momento in cui il corpo di Elzeario fu sepolto presso i frati minori di Apt, in Provenza, sulla sua tomba cominciarono a produr- si miracoli. Tra il 1371 e il 1373 uno splendido mausoleo venne costruito in suo onore nella chiesa dei frati minori di Apt. In Italia, la cattedrale di Ariano ricevette un osso del mento, mentre una sta- tua che lo raffigurava venne posta sulla facciata della stessa cattedrale nel 1510. Fuori dei confini della Provenza la propagazione del culto di Elzeario fu opera dei francescani, che nel XV secolo lo inseriro- no nell’elenco dei santi del Terz’Ordine e lo rappresentarono in alcuni cicli agiografici, nei quali egli viene presentato come una delle glorie francescane.

Il nome Elisiario, seppure raro, risulta tipico della Campania: 11 occorrenze (su 12 ­nazionali), di cui 7 ad Avellino (qui c’è anche il bonitese citato), 4 a Benevento. Da segnalare la va- riante Eliziario che ha 15 attestazioni (più della forma base) e il cui suono evoca la forma bonitese citata se questa è pronunciata con la “s” dolce (tipo “rosa”).

LONARDO È nel catalogo dei nomi di persona del volume Bonidizio. Dizionario bonitese­ . Due possibilità: 1. Nome autonomo Lonardo (variante di Leonardo) attestata nel dizionario dei nomi, con 25 attestazioni nazionali (nel XX secolo), ma in effetti concentrata in Puglia (22 occorrenze); le altre 3 immagino sempre al Sud. 2. Dizione locale dialettale di Leonardo. Da notare che Lonardo è anche un cognome, presente anche in Irpinia (Altavilla,­ ­Taurasi, Avellino, S. Mango sul Calore) e forse derivato proprio da un originario nome nella forma antica o dialettale Lonardo. Ieri Nel Catasto Onciario di Bonito degli anni 1752-53 si cita Lonardo (con questa forma grafica, ben visibile anche nel testo antico scritto a mano) di Chiara400. Etimo Leonardo: continua il personale germanico Leonhard ben documentato nell’Alto Me- dioevo nella forma latinizzata Leonardus. Si tratta di un composto di *hardhu- ‘forte’ (che compare spesso come secondo elemento nell’antroponimia germanica, come in Bernardo, Edoardo, Riccardo); qualche incertezza sul significato del secondo elemento che potrebbe es- sere il germanico lev, levon ‘leone’, oppure il latino leo-, -onis; in questo caso il nome verrebbe così a costituirsi come una forma ibrida, cioè metà latina e metà germanica. La diffusione del nome è legata da un lato alla presenza di diversi santi con questo nome, dall’altra alla fama del celebre Leonardo Da Vinci (1452-1519). Nel Novecento il nome appare diffuso in tutte le regioni, ma con una netta prevalenza del Sud. Molto alta l’incidenza in Puglia (28.951 occor- renze, su un totale nazionale di 106.186); consistente anche la presenza in Sicilia (14.461 casi).

LUCIA Nome in passato abbastanza diffuso anche a Bonito. Etimo In origine forma femminile del maschile latino Lucius, da cui Lucio, si diffuse con l’accentazione greca propria di Loukìa (accento sulla “i”, anziché sulla “u” come Lùcio), a partire dal culto di S. Lucia di Siracusa, martire proveniente da zona grecofona, lei stessa probabilmente di lingua greca, come fa supporre il nome della madre, Eutychìa. Il marti- rio sotto Diocleziano è diversamente indicato dalla tradizione; secondo un racconto abba- stanza consolidato le furono strappati gli occhi (da qui la famosa raffigurazione della santa con un vassoio in mano contenente gli occhi). Forse il simbolo degli occhi è da connettere con il nome e l’etimologia, accostata a lux - lucis - lucere ‘luce’, ‘emettere luce, risplendere’. Da ricordare che la sua festa, il 13 dicembre, giorno in cui fino alla riforma gregoriana del

400 – Radici e memoria, cit., p. 51. 155 1582 cadeva il solstizio d’inverno, come ricorda il celebre proverbio “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, risalente a metà del XIV secolo e ancora molto vivo oggi. La coinci- denza del solstizio invernale giustifica anche l’aura magica che si è creata attorno a ­questa santa e a questa festa, come il rito (residuo di feste pagane) dell’accensione dei fuochi, le- gato al timore del buio e il desiderio del ritorno della luce, pratica ancora viva nel Nord Europa, ad esempio in Svezia dove la festa è molto sentita. In Svezia si dava il nome Lucia alle bambine primogenite; S. Lucia – come S. Nicola – porta doni e dolciumi, una sorta di “papà Natale” anticipato. Questa tradizione è però ancora viva anche in Italia (Veneto, Friuli, Napoli). S. Lucia è patrono di molti comuni. E il suo nome si riflette anche nella toponomastica. Un esempio più vicino alle nostre terre: S. Lucia di Serino (AV). Il nome è da moltissimo tempo largamente diffuso. Nel XX secolo in Italia 402.959 bambine hanno ricevuto questo nome alla nascita. La prima regione è l’Abruzzo (3º nome per diffusione); poi Molise (4º posto), Puglia (5º), Basilicata, Veneto, ecc. In Campania il nome è all’11º posto, rango comunque altissimo. In valori assoluti la Campania è tra le prime zone: con 62.304 occorrenze, di cui 31.681 a Napoli, 13.691 a Salerno. Ad Avellino per il 13 dicem- bre c’è un’antica tradizione (fra le altre): i cicci di Santa Lucia, la cottura e la distribuzione per le strade in festa di ceci e legumi vari abbrustoliti (forse questi legumi sono stati scelti perché ricordano vagamente gli occhi, simbolo del martirio di S. Lucia).

LÙCIDO / LUCIDA Ieri Lucito (con questa grafia) Roggiero (forse Ruggiero) è citato in un documento del 1753401. Lucida Petrillo (nata nella seconda metà del ’700) era la madre del sacerdote Pa- squale Grieco di Morroni, citata in un documento relativo alla chiesa collegiata di Bonito402. Lucido D’Attoli era il padre di Saveria, una delle 200 vittime del colera del 1867. Lucido Beatrice a soli 24 anni morì nella medesima situazione il 5 settembre 1867. Lucido Pepe (di Morroni) è menzionato in un documento del 1872 relativo alla chiesa di S. Maria della Neve. Lucido Buongiorno (1926-2014). Etimo Di significato “trasparente (dal latino lucere, ‘brillare, risplendere’; da notare che in greco si ha Leukòs che significa “splendente, bianco”), continua il cognomen latino ­Lucidus, registrato anche al femminile, piuttosto frequente e largamente diffuso sul territorio ­italiano (Piemonte, Veneto, Istria, Lazio, Campania…). La tradizione medievale risulta invece piuttosto debole, pur essendo Lucida registrata in documenti pistoiesi fin dal 779;­Lucidus nell’Italia meridionale dall’898. È sostenuto dal culto di S. Lucido, monaco originario di Acquara (SA), località di cui è patrono e dove viene festeggiato il 28 luglio. La ­venerazione per il santo locale continua nel XX secolo, mostrandosi il nome ancora concentrato in Cam- pania (nel ’900: 151 nella forma maschile, di cui 106 a Salerno, 32 ad Avellino;­ la forma femminile 19 attestazioni, di cui 9 a Salerno, 7 ad Avellino)”403.

LUIGGIO Forma dialettale di Luigi. Ieri Luigi Belmonte (classe 1885) andò negli Usa nel 1899; Luigi Tiso (1859) in ­America nel 1893. Etimo Di origine germanica, è variante di Ludovico, passata attraverso il francese Louis, in

401 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 243. 402 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 85. 403 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 812. 156 antico pronunciato con -s finale udibile. In Italia il nome fu adattato nella forma che co- nosciamo, con finale -gi, sulla scia di Paris >Parigi, così Luìs > Luigi. Louis si affermò come tipico della dinastia reale francese, la quale conobbe ben 18 re così chiamati che con il loro prestigio contribuirono a diffondere il nome; da ricordare soprattutto Luigi IX il santo (1214-1270), canonizzato nel 1297. Altro santo molto importante fu S. Luigi ­Gonzaga (1568-1591). Il nome Luigi è stato per moltissimo tempo uno dei nomi più diffusi (665.190 occorrenze in Italia nel ’900) al 5º posto tra i nomi più diffusi; dal 1955 però è iniziato un declino che si è accresciuto negli anni Settanta. Come distribuzione territoriale la Cam- pania è al 1º posto (con 128.707 attestazioni, di cui 76.445 nel Napoletano) dove ha go- duto di un certo sostegno storico attraverso la dominazione angioina e la tradizione legata al culto di S. Luigi d’Angiò (1274-1297), figlio di Carlo II re di Napoli ed erede al trono prima di rinunciare ai suoi diritti per vestire l’abito francescano. È attestata anche la forma femminile Luigia, da parecchi anni però in calo evidente, anche a causa della concorrenza della preferita forma Luisa404.

MANDUCCIO Forma abbreviata e vezzeggiativo di Armando > Armanduccio > Manduccio. Etimo Armando è di origine germanica, entra nel repertorio onomastico italiano attraverso­ la Francia e in tempi relativi recenti. Alla base può esserci il personale Hariman o forse Hardman, Hartman, entrambi composti con la voce *mann- ‘uomo’, mentre in Hariman il primo elemento è costituito da *harja- ‘esercito’, e in Hardman c’è l’aggettivo *har- dhu- ‘forte, ardito’. Le possibili spiegazioni sono quindi: ‘soldato, uomo d’armi’ oppure ‘uomo forte, coraggioso’. Nel ’900 l’epoca di maggiore diffusione del nome è stata tra il 1920 e il 1939; nel corso dell’intero XX secolo in tutta Italia 91.561 uomini hanno avu- to il nome Armando. Come distribuzione regionale la Campania è al 1º posto (16.813 occorrenze)405.

MANNATO Forma dialettale del nome Mandato. Ieri Mandato Belmonte è attestato nella Platea del 1727. Mandato Camuso (di Pietro) figura in un atto notarile del 1796 relativo ad un folto gruppo di persone bonitesi. Mandato Ruggie- ro è citato in una cronaca in cui si narra la vita di Basilio Miletti e della famiglia Cassitto­ 406. Mannato Melone è menzionato come testimone nell’atto di donazione alla chiesa bonitese del corpo di S. Crescenzo nel 1800. Mandato Monaco è citato in un documento del 1822 (controversia tra alcuni cittadini bonitesi e alcuni carbonari dello stesso paese). Il nome è at- testato anche nella microtoponomastica bonitese, dove incontriamo la contrada Da li Man- natella, nella zona detta anche ’Mpietto le Toppole, al confine tra Bonito e il territorio di Apice, dove quel Mannatella è probabilmente derivato da un vezzeggiativo che richiama i familiari e i discendenti di Mandato Belmonte (Mandato > Mannato > Mannatella)407. Lingua Trasformazione del nesso nd in nn frequente nel dialetto, come ad es. tondo > tunno;­ quando > quanno, ecc. Questa assimilazione denota la presenza di un sostrato osco del dialetto. Etimo 1. “Nome augurale, uno dei tanti nomi d’ispirazione religiosa che collegano il neonato­ con il volere divino. All’origine si trova l’espressione latina (in) manum datum ‘dato nella

404 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 815-816. 405 – E. Papa, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 145. 406 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 293. 407 – Dizionario di toponomastica bonitese, 2012, pp. 38-39. 157 mano’, ‘affidato’. Già noto come cognomen nella latinità, è attestato nel Libro di Montaperti­ del 1260 come Mandatus, accanto a Bommandatus”408. 2. Mandato deriva dal latino Mandatum ed è il rito della lavanda dei piedi che si compie il Giovedì Santo in attuazione delle parole di Cristo: “Mandatum novum do vobis”, “vi do un comandamento nuovo (che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi) dal vangelo se- condo Giovanni 13,34. In inglese si dice Maundy Thursday, ossia il “Giovedì del Mandato”409. Nel corso del Novecento (dal 1914 al 1975) è stato utilizzato solo in Campania e soprat- tutto a Benevento, comunque in rare circostanze (7 occorrenze).

MARIALUIGGEA Dizione locale di Marialuigia, uno dei vari nomi composti da due ele- menti che ognuno preso a sé è già un nome autonomo e anche di grande rilievo410.

MAREANDONEA Versione dialettale di Mariantonia. Nome composto da due nomi, la particolarità in questo caso è che si sono uniti un nome femminile al 1º posto di diffusio- ne, sia nazionale che regionale e di grande rilievo per la devozione mariana; e un nome ma- schile Antonio (anche se nella sua versione al femminile) che è al 1º posto per diffusione in Campania e nome di uno dei santi più amati a livello popolare. Con un solo nome si raf- forza il senso e il segno di devozione e di onore; inoltre, come accennato in altre occasioni, una scelta di questo tipo forse consentiva di accontentare e di omaggiare due familiari (in genere due nonni) nello stesso tempo.

MARGARITA Forma dialettale di Margherita. Ieri Margherita Cefalo (era del 1877) emigrata in America nel 1898; Margherita Belmonte­ (1928-2012). Etimo Dal latino margarita ‘perla’, a sua volta di origine greca e di provenienza orientale (le perle giunsero in Occidente dall’Oceano Indiano; da confrontare con il sanscrito manjari ‘bottone di fiore, perla’). Nome attestato fin dai primi secoli dell’era cristiana, assumeva si- gnificato augurale in rapporto alla preziosità, allo splendore e alla purezza di cui risultava simbolo. In seguito fu utilizzata per indicare il fiore che noi oggi chiamiamo margherita. Frequente nel Medioevo, attestato in Lombardia fin dal 1126. Il nome si diffuse largamen- te anche grazie al culto di diverse sante, tra cui ricordo S. Margherita da Cortona (1247- 1297). Nel XX secolo, fino al 1932 il nome rimase diffusissimo, tra i primi 20, anche in segno di onore verso la figura della regina Margherita di Savoia. Nel ’900 in tutta la nazione 165.798 bambine hanno ricevuto questo nome alla nascita. Il Piemonte è la prima regione per diffusione (anche per i legami con i Savoia). Al Sud da segnalare la marcata diffusione in Basilicata (4479 registrazioni).

MARGIOSEPPA Versione vernacolare di Maria Giuseppa. Ieri Nome usato, un tempo, e che aveva il prezioso valore di unire in un medesimo nome personale, i due nomi dei genitori di Gesù, Maria, la Madonna, e Giuseppe, il padre ­putativo, il S. Giuseppe della Sacra famiglia. Inoltre è noto che, almeno fino a qualche decennio fa

408 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., p. 834. 409 – Ringrazio don Carlo Graziano per questo suggerimento. 410 – Compare nella lista dei nomi di persona bonitesi nel libro di S. La Vecchia Bonidizio, cit., p. 461. 158 (ma in parte ancora, soprattutto al Sud) sia Maria che Giuseppe sono i nomi di persona più diffusi. Chi imponeva alla figlia questo nome coronava questi diversi elementi fortuna- ti e significativi. Qualche esempio a Bonito, tra storia e cronaca: Maria GiuseppaCassitto ­ ­nacque dal matrimonio avvenuto tra Romualdo e Maddalena Saveria Miletti nel 1760. Maria Giuseppa Monaco era la madre del sacerdote Gennaro Grieco nato nel 1850. Maria Giuseppa Coviello (vedova di Saverio Merola) a soli 58 anni fu vittima del colera del 1867.

MARIA Molte donne nel Sud Italia, in Irpinia e a Bonito portano questo nome, che esprime anche un segno di devozione alla Madonna. Il nome Maria è anche il più diffuso in tutto il territorio nazionale: l’8,39% delle donne italiane porta questo bel nome411. Consultando il dizionario dei nomi di persona in Italia si apprende che sono attestate ­centinaia e centi- naia di varianti del nome Maria: si va da Marja, Marij, Marija, Marie, Mariam, Mariem, Mariama, Marieke, Marinca, passando per Mariluce, Marinora, Marianeve, Mariarosita, fino a Maridele, Marilva, Marisabel, Mariva, ecc. Etimo La prima attestazione del nome s’individua nell’Antico Testamento, a proposito di Miryam, sorella di Mosè e di Aronne, ma la figura più importante è sicuramente la­Vergine, madre di Gesù. Sono molte le ipotesi sull’origine e il significato del nome. Qui vengono citate le due proposte dal dizionario dei nomi: 1. Il personaggio biblico che porta questo nome proviene dall’Egitto dei Faraoni e quindi è molto probabile che l’origine di Miryam, come del resto anche quella di Mosè, sia da ricercarsi nella lingua degli antichi Egizi. È in essa che si trova il verbo mrj ‘amare’ e pertanto si suppone che il nome equivalga ad ‘amata’, corrispondente a mrit. Se invece il nome connotava la persona, alla sorella di Mosè, che si rivoltò contro l’autorità del fratello, sarebbe più adatto il collegamento con la radice maràh ‘ribellarsi, essere ribelle’. La forma più prossima a quella diffusasi nel mondo occidentale, Maryàm, rappresenta l’esito aramaico, acquisito dalla versione biblica dei Settanta e quin- di entrato nel greco neotestamentario dal quale passò in latino con ritrazione d’accento, Marìa. Durante il Medioevo, invece, il nome fu spesso interpretato come ‘stella del mare’, a sua volta all’origine del nome composto Maristella. Si tratta di una errata interpretazio- ne della proposta di S. Girolamo, che tradusse Maryam come ‘goccia del mare’, facendo riferimento all’ebraico mar ‘goccia’ e yam ‘mare’, cioè in latino stilla maris, divenuto poi erroneamente stella maris412.

Miriam & Maria. “Le notizie su Miriàm / Maria provengono dalle pagine di Matteo e di Luca. Qui si ingrandisce un dettaglio da loro accennato: l’accensione della natività nel corpo femminile, il più perfetto mistero naturale. (…) «In nome del padre»: inaugura il segno della croce. In nome della madre s’inaugura la vita”413.

Miriam & Maria e la lettera “M”. Secondo un’antica tradizione ebraica, le parole e anche le singole lettere di ogni parola della Bibbia erano analizzate e interpretate nel loro significato piùprofondo, ­ teologico, spirituale, al di là dell’uso e valore letterale. Riprendendo questa dottrina lo scrittore Erri De Luca ci fornisce uno spunto interessante di riflessione sulla lettera “m” della parola Miriam / Maria delle Sacre Scritture:

411 – Si tratta di circa 2.455.000 persone, secondo la ricerca compiuta nel 1982 da E. De Felice. In base alle nuove indagini di A. Rossebastiano e E. Papa, aggiornate al 2000, in Italia nel corso del Novecento 3.277.945 donne hanno avuto il nome Maria. 412 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., pp. 845-848. 413 – E. De Luca, In nome della madre, Feltrinelli, Milano 2006, p. 9. 159 “In ebraico esistono due emme, una normale che va in qualunque punto della parola: e una che va solo in ultima casa (in fine di parola, come ultima lettera): . Il nome Miriam ha due emme, una d’esordio e una terminale. Hanno due forme opposte. La emme finale è chiusa da ogni lato. Quella iniziale è gonfia e ha un’apertura verso il basso. È una emme incinta”414.

MARIA NEVE / MARIA NEVA / MARIANEVE Ieri Marianeve Pepe risulta nell’elenco dei bonitesi emigrati in America. Oggi Almeno tre casi attestati certamente in paese o tra persone figlie di bonitesi: Maria Neva Grieco, Marianeve Grieco, Maria Neva De Rosa (eletta consigliere comunale a Bo- nito nel 2014). Etimo Il 5 agosto è la festa della Madonna della Neve, particolarmente venerata nella Chiesa omonima della contrada Morroni a Bonito. In onore alla SS. Maria della Neve ad alcune bambine venne dato il nome di Maria Neva o Maria Neve, talora usato come nome unico nelle forme Marianeva, Marineva, Marianeve415. In uno di questi casi la bambina era nata proprio il 5 agosto416. Nel dizionario dei nomi si trovano, in alcune zone d’Italia, queste altre varianti sul tema: Marianneve, Marianives. Segnalo anche la presenza di nomi simili, sempre sul tema della Madonna della Neve, ma in cui è stata rimosso l’elemento Maria / Madonna, ed è rimasto Neve, Neva, Nive, Nives. Il nome Nives, in particolare, registra in Italia nel Novecento ben 8171 casi (concentrati nel Centro-nord) ed è espressamente ispi- rato alla devozione popolare per la Madonna della Neve, alla quale è dedicata la basilica romana di S. Maria Maggiore sull’Esquilino, considerato il più antico santuario mariano d’Occidente. Secondo la tradizione sarebbe stata eretta per volontà di papa Liberio e di un ricco romano nel punto in cui cadde una miracolosa nevicata nella notte del 5 agosto 352.

Tipologia dell’uso del nome Maria. Osservando il costume e le usanze relative all’imposizione del nome Maria ho elaborato una piccola classificazione dell’uso concreto del nome Maria nella vita delle persone e delle famiglie di Bonito (ma, ovviamente, non solo in ­questo paese), articolata in 7 livelli: 1. Il nome Maria imposto e usato così, semplicemente, da solo, quasi a suggellare il bel nome di Maria in assoluto, la sua “essenza”, il suo significato (sia etimologico, sia in riferimento alla madre di Gesù). 2. Il nome Maria usato, in forma abbreviata, vezzeggiativa, con diminutivi o forme alterate:­ Mari’, Mariella, Mariuccia, Marietta, Marilù, ecc. 3. Nomi derivati da Maria: Marisa, Mariele, ecc. 4. Nomi composti da Maria + un altro nome, e univerbati (cioè con grafia unita, nome tutto attac- cato): Mariastella, Mariarosa, Marianna, Mariacarmela, Margiuseppa, ­Mariannunziata, Mariate- resa, Mariantonia (quest’ultimo, ad es. era il nome della madre di Salvatore Ferragamo).­ 5. Nomi composti da Maria + un altro nome, con grafia separata: Maria Stella, Maria C­armela­, Maria Antonietta, Maria Celeste, ecc. 6. Il nome Maria ma derivato dalle forme di lingue straniere, anche per il fascino e il valore esotico:­ Miriam, Marika, ecc. 7. Il nome Maria come secondo nome dato a un uomo. Talvolta a un religioso (nome che assume quando prende i voti, in aggiunta al suo nome vero di battesimo o unito a un nome di nuova scelta come avveniva, e talora accade ancora, negli ordini religiosi), ma anche a persone comuni, laiche. Due esempi bonitesi: Padre Basilio Maria Ferragamo; Romualdo Maria Cassitto.

MARINIELLO Forma dialettale di Marinello, con la tipica metafonesi meridionale e > ie. Etimo Marinello è una forma alterata di Marino; per la sua connotazione vezzeggiativa (col

414 – E. De Luca, In nome della madre, cit., terza di copertina. 415 – In Italia nel ’900 vi sono 8 attestazioni di Marineve. 416 – Si tratta di mia sorella, nata il 5 agosto 1951, registrata all’anagrafe nella forma grafica Maria Neva, ma da sempre e da tutti chiamata Marineva. 160 suffisso-ell- ) è un nome che è soprattutto largamente diffuso nella forma femminile Mari- nella (in Italia nel ’900 ben 28.482 occorrenze), mentre il pur attestato Marinello si limita a 108 registrazioni. Questi nomi, nelle forme Marinellus e Marinella sono ben presenti già dal XII secolo nell’Italia centrale. Per l’etimologia di Marino si rinvia alla voce apposita.

MARIANO Continua il soprannome e poi nome personale latino Marianus, derivato dal gentilizio romano Marius, bene attestato nell’antichità. In epoca moderna il nome si collega più frequentemente alla devozione per Maria Vergine, quindi risulta aggettivo formatosi su Maria. Sostenuto anche dal culto di un martire del III secolo e di un eremita del V, il nome compare nell’Italia centrale dal 1031. Inizialmente diffuso spesso in Toscana. Il nome non era però sconosciuto in Campania, uno dei territori attualmente maggiormente interessati. Oggi la regione con maggiori ricorrenze è la Sicilia, seguita dalla Campania (6802 casi su 36.304 nazionali nel XX secolo). Nel 1954 in occasione dell’Anno Mariano (per ricordare­ i 100 anni della promulgazione del dogma dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1854 da parte di Pio IX) il nome Mariano ebbe un picco di registrazioni (1263 in tutta Italia). Per inciso segnalo che Mariano oltre che un nome è, a Bonito, anche un cognome.

MARINO Ieri Marino Pagella (1897-1984) Direttore storico dell’Ufficio Postale di Bonito; Marino Belmonte (1911-1997) emigrò negli USA, a Boston, nel 1956. Etimo Continua il latino Marinus, derivato di Marius, ma già nel latino tardo interpretato come derivato di mare, con conseguente significato, proprio dell’aggettivo italiano ‘marino’. Attestato già nella latinità (iscrizioni del CIL), molto frequente nel Medioevo. Il nome è sostenuto dal culto di diversi santi. In passato era attestata solo la forma maschile del nome, dagli inizi del XX secolo si afferma anche Marina. Marino ha avuto nel Novecento 46.503 occorrenze in Italia (prevalentemente nel Centro-nord, con l’eccezione di un forte nucleo nel Barese). Marina è ben superiore come diffusione: 112.065 casi.

MARIO Secondo la mia personale – forse limitata – esperienza, il nome a Bonito non è mai stato e non è molto popolare e diffuso. I bonitesi forse prediligono altri nomi; oppure la sua base è percepita più come nome femminile e soprattutto da riservare in onore della Madonna; sebbene, come vedremo fra poco, Mario ha una diversa radice etimologica ri- spetto a Maria, eppure, a livello popolare, la terminazione in “o” è subito associata al nome maschile e quella in “a” al nome femminile, così, Mario e Maria sono avvertiti e vissuti come nomi con la stessa matrice e il medesimo significato. La diversa accentuazione (sulla “a” in Mario; sulla “i” in Maria, fa trapelare però la differente origine dei due nomi. No- nostante il (probabile) non alto gradimento per il nome Mario a Bonito, ciò non toglie che in alcuni casi sia stato assegnato anche a bambini nati in paese, come mostrano alme- no due esempi che cito: Mario Curcio; Mario Cilieggio. Etimo Continua il gentilizio romano di origine etrusca (maru, titolo di sacerdoti o alti magistrati, trasmesso prima agli Umbri, poi ai Romani), ben attestato nella latinità e reso celebre dal grande condottiero Caio Mario, difensore dei diritti della classe popolare a cui apparteneva. Nel Medioevo fu raro, registrato sin dal 1127. La sua diffusione si realizza in epoca moderna, con la ripresa rinascimentale della cultura classica. Nel XX secolo si col- loca su alti livelli di frequenza, in media tra i primi 20 nomi italiani. Dal 1968 si assiste a

161 un notevole calo nell’uso del nome. Pare che sia preferito nelle regioni del Centro-nord. In valori assoluti di distribuzione comunque la Campania è al secondo posto con 83.233 occorrenze, sulle 618.612 nazionali.

“Mario è nome d’origine etrusca – di significato non del tutto chiarito, forse legato a una carica sa- cerdotale – e non ha nulla a che fare con Maria”417.

MARTELLA Variante diminutiva di Marta. Nome raro; secondo i dati del dizionario dei nomi, in Italia nel ’900 solo 7 bambine hanno ricevuto il nome di battesimo Martella. Na- turalmente la forma bonitese riportata potrebbe essere non la grafia effettivamente utilizza- ta all’anagrafe (che pure è attestata ufficialmente), ma un generico vezzeggiativo di Marta usato a livello familiare o popolare. Etimo Marta: nome biblico, riprende il nome della sorella di Lazzaro e di Maria di Betania.­ Il Vangelo di Luca (10, 38-42) la descrive generosamente dedita a servire il suo ospite, Gesù, che però le rimprovera l’eccessiva dedizione alle pratiche quotidiane: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose”. Di qui la sua cristallizzazione medievale come simbolo della vita attiva e poi, in tempi moderni, l’estensione del suo patronato alle casalinghe. Si giustifica in questo modo anche l’espressione “far da Marta e Maddalena” per ‘prestarsi a vari servigi’418.

Marta e Maria. Aggiungo che a volte, in ambienti religiosi o di spiritualità si usa la locuzione o formula “Marta e Maria” per rappresentare due modi diversi di intendere e praticare l’esistenza e anche la fede e la vita religiosa. Il “modello iperattivo” è simboleggiato da Marta: il “modello con- templativo” da Maria. Ecco le parole esatte riportate nel Vangelo di Luca da cui prende spunto la riflessione di cui ho fatto cenno:

“Mentre erano in cammino, [Gesù] entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti» Ma Gesù le ri- spose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è biso- gno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»”.

La “parte migliore” era l’ascolto autentico della parola di Gesù, della Parola di Dio. Gesù in quel momento era ospite in quella casa, certo era giusto, doveroso servirlo anche nelle cose pratiche (è noto il senso di ospitalità delle popolazioni orientali), ma su tutto prevaleva l’occasione straordinaria e forse irripetibile (in quel momento) di ascoltare attentamente le sue parole, il suo insegnamento. Marta è generosa, lo serve, ma forse si distrae impegnata com’è nelle cose pratiche; Maria è invece più attenta e più saggia, ella ha compreso il vero valore delle cose e della vita. In sintesi: in ambienti di fede (ma forse questa morale si potrebbe estendere alla vita di tutti e in ogni ambito) la meditazione è questa: senza trascurare gli aspetti pratici della vita quotidiana (è im- possibile e anche ingiusto farlo) ma occorre mettere al primo posto il valore essenziale della propria vita: un’esistenza unica, irripetibile, di figli di Dio Padre e fratelli con gli altri esseri umani.

Etimo All’origine del nome aramaico Marta si pone la corrispondente voce del lessico co- mune marta, interpretata come ‘signora, padrona’. Alla tradizione evangelica si deve la dif- fusione del nome in tutta l’Europa cristiana, che presto ha considerato santa la sorella di Lazzaro (festa il 29 luglio).

417 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 7. 418 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 858. 162 MARTINO Nome abbastanza diffuso, soprattutto in passato, anche in onore di S. ­Martino, santo molto popolare soprattutto nella civiltà contadina. Sono tanti i proverbi e i modi di dire legati alle colture, alle stagioni, alla vita del mondo nelle campagne. “S. Martino ap- partiene al folclore campestre. “Binidica, Santo Martino” è il saluto augurale per la crescita dei cibi e delle bevande”419.

Agricola christianus e San Martino. “«Agricola bonus» era uno degli elogi più grandi che nell’an- tica Roma poteva accordarsi a colui che si dedicava alla coltivazione dei campi. L’agricoltore era detto “buono” perché, a contatto con la natura, ne scrutava le leggi e gli ordinamenti, ne scopriva i segreti, i prodigi e le ricchezze (…) Chiudiamo il ciclo con diversi detti imperniati sulla festa di S. Martino (11 novembre), giorno magico, perché posto a quaranta giorni (numero magico) dal solstizio d’inverno. “Se vuoi fa’ buono vino, zappa e puta a santo Martino”, “Pe’ santo Martino ogne musto eja vino”, “Chi vole fa’ buono vino, l’adda ammottà pe’ santo Martino”, “Pe’ S. Martino, apre la otta e prova lo vino”, “Pe’ santo Martino, menesta e cucina”, “Papere, castagne e vino, tienele stepate pe’ santo Martino”, “Pe’ santo Martino, accide lo puorco e ‘ngegna lo vino’”420.

La citazione di questo brano di don Carlo Graziano mi è sembrato il modo migliore per descrivere il contesto di vita in cui, anche nel paese di Bonito, una famiglia decideva di assegnare ad un pro- prio figlio il nome Martino. Altri modi di dire, non di sapore contadino, hanno al centro S. Mar- tino, la più nota è “l’estate di S. Martino” riferita al periodo intorno all’11 novembre (giorno della sua festa) in cui talvolta le giornate sono allietate dal tepore del sole.

Etimo Di origine latina, continua il cognomen Martinus, attestato sia in epoca pagana, che tra i cristiani di Roma. All’origine si trova il nome del dio Marte, divinità preposta alla guerra. Martinus era uno dei nomi più diffusi durante il Medioevo, presente soprattutto in Francia grazie alla popolarità di S. Martino di Tours, il santo nazionale dei Franchi. Celebre l’episodio di Martino (avviato alla carriera militare) che taglia il suo mantello e lo divide con un pove- ro mendicante. La popolarità del santo si diffuse presto in Italia. Il nome è documentato già dall’VIII secolo. Molto frequente nel Medioevo. Spesso il nome veniva associato ad ambien- ti popolari e a popolazioni delle campagne. Nel corso del tempo il nome è andato un po’ in declino pare anche a causa del diffondersi di metafore spregiative legate al suo nome, feno- meno che risulta accadere non di rado per i nomi personali molto diffusi e popolari. Marti- no col tempo è stato usato per indicare realtà non proprio edificanti e questo indubbiamen- te ha contribuito a una lenta e parziale svalutazione del nome e a un minore uso. “Il nome Martino, travolto e condannato dalla sua diffusione, non è più riuscito a raggiungere l’antico splendore: nel XX secolo non entra neppure più nei primi 150 ranghi dell’onomastica”421. Poi è accaduto un fenomeno singolare: al declino di Martino si è invece affiancata l’esplosio- ne della forma femminile Martina che a partire dal 1964 ha superato la forma maschile come numero di occorrenze. Complessivamente nel corso del ’900 in tutta Italia Martina ha avuto 72.470 attestazioni, Martino solo 22.045. Come distribuzione territoriale Martino domina in Puglia, nonostante la concorrenza del nome di un “suo rivale”, Michele, di antica tradizio- ne longobarda. In generale il nome prevale nel Centro-nord.

Lo slittamento semantico di un nome. “C’è qualcosa di più nel tramonto di certi nomi. Qualcosa che fa pendant con quel fenomeno che, per le voci del lessico, va sotto il nome di slittamento semantico. In

419 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 420 – C. Graziano, Agricola Christianus, 2000, testo poi confluito in Bonetum in Hirpinis, 2006, pp. 393-411. 421 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 859-860. 163 sintesi, si tratta di parole che indicano una persona o un oggetto di un certo prestigio ma che, col pas- sare del tempo, delle mode, del potere di popoli e gruppi che usavano quelle parole, sono discese nella scala sociale. Faqwim in origine era il teologo degli Arabi, quando questi dominavano nel Mediterra- neo. Con il progressivo ridursi del loro potere (in Sicilia furono fatti schiavi da Federico II) il teologo era più semplicemente la persona colta che sapeva scrivere. Poi furono addetti ai registri nel commercio. Quando in certe comunità gli Arabi erano ormai gli ultimi della scala sociale, nei porti e nei mercati era necessario soprattutto trasportare le merci: alla fine il nostro faqwim divenne un facchino. (…)”. E veniamo a Martino. “Quando un nome è avvertito come troppo diffuso e banale, o appartenente a un mondo, una lingua, una cultura ormai lontani, può scendere diversi gradini e sono gradini pe- santi. Primo: diventa sinonimo di uomo e donna qualunque. Un verso del XIII canto del Paradiso di Dante suona così: «Non creda donna Berta e ser Martino». Quei nomi sono usati proprio come oggi noi diremmo Tizio e Caio”422.

MARUZZA Il nome è nell’elenco del libro di S. La Vecchia. Tradizionalmente ipocori- stico meridionale di Maria (recentemente è documentato anche come forma alterata, va- riante, di Mara). In Italia, nel Novecento, 144 bambine hanno avuto questo nome, di cui 46 in Sicilia (epicentro). Naturalmente la forma nominale bonitese citata potrebbe essere non quella effettivamente registrata all’anagrafe, ma solo un generico uso popolare del di- minutivo affettuoso di Maria. Maruzza ricorda anche il nome Maruzzella (41 casi a livello nazionale, ovviamente al Sud, di registrazione proprio con questa forma), vezzeggiativo di Maruzza e che ha acquistato valore di nome autonomo anche in seguito al successo della famosa canzone Maruzzella (di Carosone del 1955).

MATALENA Dizione locale di Maddalena. Ieri Maddalena Saveria, citata in una cronaca del 1752, era figlia di Basilio Miletti e nel 1760 sposò Romualdo Cassitto; Maddalena Albano compare in una relazione del 1775 (controversia sulla giurisdizione della chiesa di Morroni); Maddalena De Chiara era la mamma di Caterina Ruggiero, la bimba di un anno che perse la vita nel colera del 1867 che colpì Bonito. Matalena è anche il nome di uno dei personaggi della commedia in dia- letto bonitese La potea di Salvatore La Vecchia. Lingua 1. Mentre in genere il dialetto produce un raddoppiamento di molte consonanti, qui invece, dalla doppia “d” di Maddalena si arriva alla singola “t” di Matalena. 2. In dia- letto così come la t si può trasformare in d (es.: Antonio > ’Ndonio) può accadere anche il contrario, passaggio da d in t. Etimo Nome etnico, in origine indicava la provenienza da Magdala, un villaggio della Palesti- na sulla riva del lago di Genezareth, oggi chiamato Migdal. La derivazione di Maddalena da Magdala è facilmente percepibile più nella versione straniera del nome (ad es. l’inglese Ma- gdalene). Da Magdala / Migdal proveniva quella Maria Maddalena che Gesù liberò da sette demoni, entrata nel gruppo del “pie donne” che seguirono il Maestro nella sua predicazione.­ Svolge un ruolo importantissimo nella fede e nella storia del Vangelo e della Chiesa in quanto è la prima persona testimone della resurrezione di Gesù e prima ad annunciarla agli aposto- li. Alla figura di “Maria di Magdala”, detta “la Maddalena” si deve la diffusione del nome. Altre sante che possono aver concorso all’affermazione del nome sono S. Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) e S. Maddalena di Canossa (1774-1835), fondatrice della congrega- zione delle Figlie della Carità. Prime attestazioni di donne con questo nome nel Medioevo si hanno nel 1191. Poi, molto frequenti nel 1300. E diffuso largamente fino ai tempi mo-

422 – Entrambe le citazioni sono tratte da E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., pp. 46-48. 164 derni. Nel XX secolo il nome risulta attestato in tutte le regioni (97.998 occorrenze) con epicentro la Campania (21.187 registrazioni, il 21,61% del totale).

MECHELENÉLLA Forma dialettale e vezzeggiativa di Michela, Michelina. Per l’etimo e altre notizie vedi le voci Michele e Michilina.

MELANIO / MELANIA / MELANINO / MELANINA Ieri Melanino La Porta è nella lista dei giovani bonitesi caduti per la patria nella Prima guerra mondiale; Melanio Grieco (vissuto tra fine ’800 e metà ’900) era figlio di Antonio e Assunta Belmonte, agricoltore; Melanina Barbato è nell’elenco dei bonitesi emigrati. Oggi Melania Masiello, assessore alla cultura del comune di Bonito. Etimo Melania è ben presente nell’onomastica latina come cognomen spesso attribuito a donne di origine greca o orientale probabilmente scure di carnagione o di capelli. All’o- rigine si pone l’aggettivo greco mélas, mélanos ‘nero, molto scuro’423. La forma maschile del nome, Melanio, è molto rara: nel ’900, in tutta Italia, solo 17 uomini hanno portato questo nome. Abbastanza diffusa invece la forma femminile Melania (9.803 occorrenze).

MÈNECA Forma aferetica e dialettale di Domenica. Ieri In un documento risulta che “Menica Belmonte il 26 aprile 1742 sposò Vito Olivola”. Menica ha acquisito anche un valore autonomo come nome, in Italia nel Novecento 55 bambine sono state battezzate e registrate all’anagrafe proprio con questo nome. Il lemma riportato in questo dizionario può riferirsi a questo preciso nome oppure anche ad una semplice forma abbreviata di Domenica. Etimo Ipocoristico di Domenica. Per maggiori informazioni su origine e significato vedi la voce Dumineco / Domenico.

MICHELANGELO Ieri Michelangelo Capozzi, priore della Venerabile Arciconfraternita della Santissima An- nunziata, sotto il titolo di “Buona Morte”, è menzionato nell’atto di donazione del corpo di S. Crescenzo Martire del 13 luglio 1800. Otto persone con questo nome figurano nella lista dei bonitesi emigrati. Etimo Forma composta di Michele e Angelo. Questo nome ha sempre avuto un forte ap- prezzamento e una discreta diffusione per il culto di S. Michele e dell’Angelo Michele, l’Arcangelo Michele narrato nella Bibbia e scelto dai Longobardi come loro protettore, il che concorse molto alla diffusione del culto, soprattutto nelle terre di presenza di questo popolo. A sostenere il nome anche la straordinaria figura dell’artista Michelangelo (1475- 1564). In Italia nel ’900 Michelangelo ha avuto 20.310 occorrenze, moltissime, se si pensa alla presenza di altre varianti e alle 428.752 attestazioni di Michele.

MICHELARCANGELO Attestato anche a Bonito, in passato, ad es. Michelarcangelo Mo- naco è nella lista dei bonitesi caduti nella Grande Guerra (’15-’18). Due persone con que- sto nome sono nell’elenco dei bonitesi emigrati. Naturalmente è più raro, in Italia, rispetto

423 – Questa radice si trova ad es. in alcuni termini scientifici, come melanina: pigmento bruno scuro, granu- lare, della pelle e degli annessi cutanei che ne determina il colore. 165 a Michelangelo, ottenendo nel XX secolo solo 315 attestazioni. Legato al culto di S. Michele Arcangelo, molto vivo soprattutto nel Sud Italia, in Puglia e nelle zone interessate dalla pre- senza storica dei Longobardi che lo veneravano in modo speciale, facendone il loro protettore.

MICHELE Abbastanza diffuso anche in paese, soprattutto in passato, sia nella forma ma- schile che in quella femminile (in questo caso soprattutto nelle forme diminutive) anche per la devozione all’Angelo Michele, e che ha avuto la concorrenza di altri nomi simili, come Michelangelo, Michelarcangelo e vari nomi composti, come Michelantonio, ecc. Ieri Qualche citazione di persone a Bonito con questo nome: Michele Maria Miletti (1799- 1874) sindaco di Bonito nell’Ottocento ed esponente del mondo liberale e della Carbo- neria; Michele Miletti farmacista nell’Ottocento; ancora Michele Miletti (1865-1914) medico e Ufficiale Sanitario di Bonito; Michele Di Vito e Michele Fiore sono nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale; Michele Buongiorno, docente e autore di un libro sulla storia di Bonito. Al femminile: Michela Camuso, nell’elenco dei bonitesi emigrati in America. Tra i diminutivi al maschile segnalo Michelino Covelli, tra i bonitesi emigrati negli USA nei primi del ’900. Etimo Nome biblico, di origine ebraica, Mika’el, composto da mi ‘chi?’, ke ‘come’, El per Elohim ‘Dio’, significa “chi è come Dio?”. Nome teoforico, passa in greco e in latino come Michael. Portato dall’arcangelo che sconfisse Lucifero e gli angeli ribelli. Figura ­nell’Antico Testamento come forte principe guerriero a difesa del popolo eletto. La Chiesa cattolica, che lo chiama defensor Ecclesiae, lo venera fin da tempi antichissimi come simbolo della lotta tra le forze del bene e del male. È raffigurato nell’iconografia tradizionale con la bi- lancia della giustizia nella mano sinistra e la spada sguainata e fiammeggiante nella destra. I Longobardi lo scelsero come loro protettore. Il nome è entrato in alcune celebri e antiche espressioni popolari, come ad es. “fare S. Michele” per “traslocare” (mentre in altre regioni un’analoga locuzione è “fare S. Martino”). In Italia nel XX secolo il nome ha avuto 428.752 attestazioni (118.805 per Michela). Come distribuzione territoriale il nome è di impronta nettamente meridionale: soprattutto in Puglia (4º nome per diffusione); molto frequente anche in Molise e Basilicata; in Campania è all’11º posto, con 81.943 registrazioni. La to- ponomastica è molto interessata da questo nome: cito, più legate a noi: l’antico S. Michele del Gargano, oggi Monte S. Angelo (FG) e S. Michele al Serino (AV)424.

MICHILINA Ieri Michelina Lombardi (di Sabato e di Raffaella Marenghi) perse la vita (aveva solo 17 mesi) nella drammatica epidemia di colera che scoppiò a Bonito nel 1867. Michelina ­Greco è nel- la lista dei bonitesi emigrati in America. Michilina (nella dizione dialettale) è anche il nome della protagonista della commedia in dialetto bonitese di Salvatore La Vecchia La massaria425. Etimo Michelina è la forma femminile e variante (diminutiva) del nome Michele. Per molto tempo – e in parte ancora oggi al Sud – è stato il nome Michelina ad imporsi come

424 – A. Rossebastiano, E. Papa, I nomi di persona in Italia, cit., pp. 883-885. 425 – S. La Vecchia, La massaria, 2004. Nella sua prima commedia, La potea, nella prefazione l’autore scrive: “Il vero protagonista è il dialetto bonitese. (…) La commedia può essere letta come uno spaccato di una certa realtà paesana, non solo degli anni Sessanta, ma anche di periodi successivi”. È anche per questa ragione che ho ritenuto di poter usare come “fonte” (sebbene letteraria) per questa mia ricerca, anche il contenuto e i nomi dei personaggi delle sue commedie. 166 ­versione femminile del nome originato da Michele. Ha avuto una larga diffusione (sono attestate 50.932 occorrenze: sono tante considerando le 428.752 di Michele; dati riferiti al XX secolo). Dagli anni ’70 (del ’900) il nome Michelina è andato in declino, soppianta- to dal notevole successo di Michela, forse un tempo mal percepita come nome femminile, versione di Michele, oggi invece largamente usata e apprezzata (forse anche dietro la spinta del fascino esotico del nome in versione straniera Michaela). È accaduto, così, che Michela con le sue 118.805 attestazioni nazionali nel ’900 ha superato e declassato Michelina. Mi- chelina un po’ alla volta è andata in declino, restando un nome di rilievo solo in Molise.

MILUCCIA Vezzeggiativo di Carmela > Carmiluccia > Miluccia. Vedi anche la voce Carmela.

MILVIO Ieri Don Milvio Festa (1935-2010) parroco di Bonito dal 1977 al 2005. Etimo Dall’antico nome romano reso celebre dal ponte sul Tevere (pons Milvius): lì nel 312 ebbe luogo lo scontro decisivo tra Costantino e Massenzio, in seguito al quale fu promul- gato l’editto che riconosceva il cristianesimo religione dell’impero romano. Un Benedictus de Milvio risulta esistente a Roma nel 1141. In Italia nel XX secolo 404 persone hanno portato questo nome. Epicentro della diffusione è la Toscana, ben diffuso anche nel La- zio. È documentata anche la forma femminile Milvia, molto più diffusa (4615 casi), ma questo nome ha un’altra matrice: è da connettere con il nome Milva, di cui è una variante.

MINECA / MÌNECO Forme abbreviate e dialettali di Domenica / Domenico. Vedi la voce Dumineco.

MINICUCCIO Forma vezzeggiativa di Mineco. Minicuccio è anche il nome di uno dei personaggi de La chiazza, commedia scritta da S. La Vecchia in dialetto bonitese. Vedi la voce Dumineco.

MINUCCIELLO Forma vezzeggiativa di Carmine > Carminuccio > Minuccio > Minucciello­ . Vedi la voce Carmine.

MINUCCIO Diminutivo di Carmine > Carminuccio > Minuccio. Vedi voce Carmine.

’MMACOLATA Ieri Immacolata Annese è nella lista dei bonitesi emigrati negli USA. Frequente diminu- tivo è ’Mmacolatina426. Etimo Nome imposto in onore dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine. Festa l’8 dicembre, solennità della Madonna Immacolata, dogma della fede cattolica sancito da Pio IX l’8 dicembre 1854. In passato, ma forse ancora oggi, in qualche caso, c’è stata una certa confusione tra la Verginità di Maria e l’Immacolata Concezione. La Verginità indica che il frutto del suo seno è opera e virtù dello Spirito Santo, perché come dice Maria nel Van- gelo in risposta all’Angelo Gabriele, “non conosco uomo”. Aggiungo che la teologia e la

426 – In tempi più recenti, in generale, è invalso l’uso dell’ipocoristico Imma, probabilmente perché ­Immacolata è percepito come nome molto impegnativo e assai legato alla tradizione, al passato. 167 dottrina cattolica hanno storicamente riflettuto non solo sul “concepimento virgineo”, ma persino sul mistero e sul miracolo del “parto virgineo”. Immacolata Concezione, invece, significa che nel disegno creativo e redentivo di Dio verso l’umanità, Maria, fin dall’inizio dei tempi, fu pensata e creata con uno straordinario privilegio che la rende unica: è l’uni- co essere umano preservato dal “peccato originale”, che costitutivamente caratterizza ogni uomo e donna fin dalla nascita. Secondo il dogma cattolico è proprio questa sua speciale condizione di originaria purezza (immacolata = “senza macchia”) che le consente di essere la Madre del Salvatore, di accogliere, dentro il suo grembo, e di partorire, il Figlio di Dio. Questo è il senso del nome e si comprende allora il valore e il peso di questo nome asse- gnato ad una bambina e portato nella propria vita da quella persona. 57.188 occorrenze in Italia nel XX secolo, nome tipico dell’Italia meridionale, la Campania in testa, con 35.970 registrazioni, pari al 62,89% del totale.

Repertorio di nomi “mariani” bonitesi. Un breve elenco di altri nomi ispirati dalla devozione alla Madonna: Maria, Maria Giuseppa, Margiuseppa, Marianina, Marianna, Anna Maria, Annamaria, Maria Neva, Marianeve, Marineva, Mariantonia, Maria Venere, Maria Celeste, Immacolata, Inco- ronata, Addolorata, Davidica, Assunta, Maria Assunta, Celeste, Celestina, Rosaria, Maria Rosaria, Carmela, Carmenella, Carmina, Maddalena, Concetta, Nunzia, Nunziatina, Annunziata, Maria Grazia, Maria Agnese, Marisa, Angela Maria, Mariuccia, Mariangela…

MUDISTINO / MODESTINO Nome che ricorre abbastanza spesso a Bonito. È anche il nome di uno dei personaggi della commedia dialettale bonitese La massaria composta da S. La Vecchia427. Certamente l’apprezzamento per il nome è legato anche alla fama di S. Modestino, patrono di Avellino e di Mercogliano, festa il 14 febbraio. Nacque ad An- tiochia nel 245 da una nobile famiglia. Nel 302 fu consacrato vescovo della città. Con la persecuzione di Diocleziano (anno 303), si ritirò in un eremo sul monte Silpio. Modestino con i collaboratori Fiorentino sacerdote e Flaviano diacono partirono per giungere in Italia. Per via mare raggiunsero Pozzuoli o Cuma e da qui l’Irpinia, nei pressi di “Abellinum” ove predicarono gli insegnamenti di Cristo. Morì martire a Mercogliano il 14 febbraio 311. È patrono del capoluogo irpino sin dal 1220. Etimo Variante di Modesto, assume valenza onomastica autonoma per ragioni legate al culto di S. Modestino, patrono di Avellino e di Mercogliano. Modesto: è un nome d’impronta net- tamente cristiana, fa riferimento a una delle caratteristiche morali suggerite dalla ­religione. Modestino in Italia nel Novecento ha avuto 1671 occorrenze (e 945 per Modestina).

NARDO Ieri Un documento del 1517: “Un pede de terra nel terreno di Bonito situato dove si dice Lo Pastizzo di tomola quattro, iuxta (vicino) li beni di Nardo di Francesco, la via pubblica ed altri fine (confini)”428. Etimo La forma citata nel documento bonitese potrebbe riferirsi solo a un’abbreviazione, anche di impronta dialettale, di Leonardo o Bernardo, ma va detto che Nardo è anche un nome che ha una sua autonomia (331 attestazioni in Italia nel ’900). L’antroponimo ­Nardus

427 – S. La Vecchia, La massaria, commedia in tre atti in dialetto bonitese, 2004; la rappresentazione è avve- nuta a Bonito il 14 agosto 2004 ad opera della compagnia “La Giostra”. Salvatore La Vecchia, dopo la trilogia bonitese, ha scritto anche La giostra del principe. Il dramma di Carlo Gesualdo, Mephite, 2010. 428 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 15. 168 è già attestato in epoca romana come cognomen, derivato dal nome comune nardus, una pianta erbacea dalle cui radici è ancor oggi ricavato un profumo (da ricordare l’episodio del Vangelo in cui una donna unse i piedi di Gesù con questo prezioso balsamo, suscitan- do la reazione dei discepoli). Nel Medioevo Nardo fu identificato come forma ipocoristica di Bernardo e Leonardo. Per inciso: Nardo in Calabria è anche un cognome.

NARDUCCIO/A Vezzeggiativo di Bernardo o Leonardo. Vedi anche la voce Nardo.

’NDONETTA Versione dialettale di Anton(i)etta, diminutivo di Antonia. Sia Antonia che Antonietta sono nomi abbastanza diffusi a Bonito, soprattutto in passato. Il diminutivo forse ha svolto la funzione di attenuare l’impatto di un nome, Antonia, versione femmini- le di Antonio, talvolta percepito come un nome di impronta fortemente maschile; un po’ quello che è accaduto con Michele / Michela > Michelina. Vedi la voce ’Ndonio / Antonio.

’NDONETTELLA Vezzeggiativo di ’Ndonetta, vedi la voce precedente e ’Ndonio.

’NDONIO Forma dialettale di Antonio. Ieri “La devozione dei Bonitesi per S. Antonio da Padova ha origini antichissime. Nel de- scrivere le cappelle che si trovavano “in cornu Epistulae”, cioè sulla parte destra della chiesa parrocchiale, l’arciprete Antonio Battagliese, nella sua Platea del 24 dicembre 1727, così scrive: «Appresso vi è la cappella di S. Antonio di Padoa, quale stava nella prefata chiesa della SS. Annunciata. In tale cappella vi è il quadro col detto S. Antonio che tiene in mano il Bambino Gesù»”429. Alcuni personaggi con questo nome nella storia bonitese: Antonio Battagliese arciprete dal 1709 al 1747; Antonio Cotugno frate francescano del convento di S. Antonio nell’Ottocento; Antonio Cristallo, Antonio Di Pietro, Antonio Ferrante, Antonio Losanno e Antonio Petrillo tra i caduti della Grande guerra; Antonio Codaspro e Antonio Zizza tra le vittime della Seconda guerra mondiale; Antonio Fiore sindaco negli anni ’50 del ’900; Antonio Vazza e Antonio Losanno benefattori, Antonio Curcio apprez- zato pittore, Antonio Zullo sindaco del paese.

Nomi composti. Il successo e la diffusione del nome sono confermati anche dalla radicata usanza di unire al nome Antonio un altro nome: es.: il duca Marcantonio Garofalo; Giovan- nantonio Cassitto, insigne archeologo bonitese, esponente della illustre famiglia ­Cassitto; Giovannantonio De Rosa, notaio bonitese citato nella Platea del 1727; Francescantonio Grieco notaio e sindaco nell’Ottocento; Francescantonio Miletti arciprete nel ’700; Pasqua- lantonio Ruggiero, il più longevo bonitese della storia; Giuseppantonio ­Vozzella (“­Peppino lo Choffer”); Domenicantonio Ziccardi (citato in un documento del 1791); Domenican- tonio De Sanctis (citato in un documento del 1822), Angelantonio, e persino un raro ­ ­Lucantonio (Lucantonio Angeluzzo citato ai primi del ’600). Lingua Antonio in dialetto diventa ’Ndonio attraverso due diversi procedimenti linguistici:­ l’aferesi di a e la trasformazione della t in n. Etimo Si suppone che alla base del nome vi sia la base Anto, resta un mistero che il Rina- scimento ha cercato di svelare, suggerendo una connessione con il greco ànthos ‘fiore’; in

429 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 217. 169 realtà l’origine potrebbe essere etrusca. Alla diffusione ha concorso certamente la fama e il culto per Sant’Antonio da Padova. È il secondo nome (dopo Giuseppe) per frequenza nazionale, presente in tutta Italia (1.093.511 registrazioni nel XX secolo), ma soprattutto nel Sud Italia e in particolare in Campania (278.383, cioè il 25,45% del totale), dove rag- giunge il 1º posto, così come in Basilicata, Molise, Abruzzo, Lazio, al 1º posto anche in Sardegna. Dal punto di vista cronologico si osserva un calo delle occorrenze dal 1965, in concomitanza con la riduzione demografica. Diversi indici mostrano un declino nell’uso del nome, dovuto a molteplici ragioni.

Antonio e l’omonimia. Nel Dizionario dei bonitesi emigrati ci sono 7 Antonio Grieco e 1 Antonino Gri- eco. Questi sono certamente documentati, ma potrebbero essere di più. Sappiamo che Antonio è uno dei nomi più diffusi e cheGrieco è uno dei cognomi più diffusi a Bonito. Questo fatto mi dà lo sti- molo per una breve digressione sul fenomeno dell’­ assepponta e per un inciso su una nota genealogica frutto di una esperienza personale e familiare.

L’Asseppònta: “[latino “sub-punctare” modellato su “puncta” ‘punta’] 1. Sostegno, puntello. 2. Il nome del nonno, soprattutto paterno, portato da un bambino”. - ­Asseppontà: (in senso figurato) “Dare a un bambino il nome del nonno soprattutto paterno”430. È come se un bambino – poi ­ragazzo e uomo – portando il nome del nonno, non solo lo ricordasse e onorasse, continuando il suo nome e cognome e la sua stirpe, ma anche come lo… ­“sostenesse, puntellasse”, come si fa anche con una pianta o un albero che si piega… ­Questa immagine è nell’etimologia della parola asseppònta. La tradizione di dare al primogenito maschio il nome del nonno paterno è antica a Bonito, in Irpinia, nel Sud dell’Italia (ma non solo); da alcuni anni è forse un po’ in declino. Ci tengo a ricordare che non è una usanza solo italiana o solo di qualche decennio o secolo fa: è davvero antichissima e co- nosciuta in varie culture.

La «papponimia». “In iscrizioni fenice ricorrono numerosi esempi di denominazione derivata dal non- no paterno. L’identità onomastica tra nonno e nipote a Babilonia compare già nel V secolo a.C. Nella dinastia persiana risale fino al VII secolo a.C. Nella antica Grecia quasi tutti i primogeniti traggono il nome dal nonno. Per i Greci, le origini della denominazione derivata intrafamiliare­ vanno sicuramente cercate nell’omonimia tra il nonno e il primo dei nipoti. Tra gli avi ai quali riferirsi mediante l’identità onomastica, il nonno paterno è chiaramente al primo posto per i Greci. La «papponimia», come vie- ne detto questo principio della denominazione derivata, dal termine greco che indica il nonno, non era quindi una questione di libera scelta secondo la preferenza personale dei genitori. Era ­vincolante, secondo le norme sociali, per il nipote primogenito, e aveva anche rilievo giuridico”431.

Una breve nota genealogica bonitese. “Antonio Grieco 1820-2001”. Cito una piccola esperien- za familiare, ma molti e anche più lunghi nel tempo, potrebbero essere gli esempi. Ho ricostruito ­questo percorso: Antonio Grieco di Bonito, nato intorno al 1820, ebbe un figlio, di nome Ema- nuele, che a sua volta generò Antonio Grieco nato nel 1864 (e morto nel 1944), questi ebbe tre fi- gli, tra i ­quali Emanuele (1898-1987), che generò 12 figli, al primogenito maschio diede il nome del nonno, Antonio­ Grieco (1924) che ebbe tre figli: qui ci fu una piccola variazione, perché al primogenito fu dato il nome Giulio (adattato dal nome della nonna materna) e solo al terzo figlio (secondo maschio) il nome Emanuele; comunque sia il primogenito diede il nome Antonio al suo primogenito, ­Antonio ­Grieco nato nel 2001. Quasi due secoli di storia e di continuità di “Antonio Grieco”, ma forse questa pratica di asseppònta nel caso specifico citato risaliva anche più indietro nel tempo (non sono però riuscito finora ad appurarlo con documenti alla mano). Naturalmente questo non è un caso unico, anzi è quasi la regola e riguarda, ovviamente altri nomi e cognomi, al- tre persone e famiglie.

430 – Entrambe le citazioni sono tratte da S. La Vecchia, Bonidizio. Dizionario bonitese, p. 130. 431 – M. Mitterauer, Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi, 2001 (edizione ori- ginale 1993), pp. 22-23.41-46. 170 ’NDRÈA Forma aferetica dialettale di Andrea. Ieri Andrea Di Pietro (1887) nella lista dei bonitesi emigrati in America. Ancora oggi il nome è usato, Andrea Spinazzola, commerciante. Etimo Nome di origine greca, da anér, andròs ‘uomo’, poi ‘guerriero’, evidenziando il sen- so di ‘forza virile, coraggio’ presente nella radice andréia. Già presente in Palestina fu usato dai primi cristiani che facevano riferimento a S. Andrea apostolo, fratello di Simon Pietro, martire a Patrasso, ucciso su una croce decussata, detta appunto “croce di S. Andrea”. Il nome in epoca romana è documentato come Andreas. Nel XX secolo in Italia a 496.861 bambini è stato dato il nome Andrea. Prevale nettamente nel Centro-nord, soprattutto To- scana e Emilia Romagna. Scarsamente attestato nel Sud.

’NDUNIUCCIO Dizione vernacolare di Antonuccio, vezzeggiativo di Antonio.

Antonio, Tonino, Antonuccio & C. Pochi anni fa, un uomo di origini bonitesi sposò una donna di origini meridionali; il padre di lui si chiama Antonio e il padre di lei si chiama Antonio, da sem- pre detto Tonino; la madre di lui è soprannominata Tonina (anche se il suo nome di battesimo è un altro) in ricordo del padre Antonio scomparso pochi mesi dopo la sua nascita. La nuova coppia, che vive in una città del Nord, ha un figlio maschio: come primogenito gli viene assegnato il nome Antonio, del nonno paterno, al contempo accontentando il nonno materno, Antonio anch’egli. Fin dai primi mesi di vita del piccolo Antonio, la nonna paterna, Tonina, spontaneamente, affettuosa- mente, inizia a chiamarlo Antonuccio; la madre però tende a frenare l’entusiasmo e il nomignolo, nel timore che facilmente gli rimanga impresso in modo indelebile…

’NDUNÌZIO Forma dialettale di Dionizio, variante di Dionisio. Vedi la voce Dionisio.

NECÒLA Dizione vernacolare di Nicola. Ieri “Toponimi agiografici. (…) S. Nicola, altro nome greco, fa pensare al culto del ­santo molto diffuso a Benevento, dove già nel 1045 viene edificata una chiesa in suo onore, prima ancora che le sue reliquie vengano portate a Bari nel 1087”432. Alcune persone bonitesi­ con questo nome: Nicola Battagliese, arciprete di Bonito nel ’700; un altro ­Nicola Battagliese­ sindaco di Bonito nell’Ottocento; Nicola Ruggiero, notaio, liberale, sindaco nel 1810; ­ ­Nicola Miletti sindaco del paese (1859-1865); Nicola Ferragamo è nell’elenco dei bonitesi­ caduti nella Grande Guerra; Nicola Losanno e Nicolino Vigliotta persero la vita nella Se- conda guerra mondiale; Nicola Inglese sindaco di Bonito nel ’900, Nicola ­Belmonte (1929), agricoltore, ora in pensione, contrada Vaticale. Etimo Deriva dal greco Nicòlaos, tratto da nikee (vittoria) e laos (popolo), latinizzato in ­Nicolaus, e significa “vincitore del popolo”. Usato anche nella forma Nicolò, per tradizione l’onomastico si festeggia il 6 dicembre, in ricordo di San Nicola, detto “da Bari”, perché sepolto in quella città. Questo santo è venerato sia nella chiesa cattolica latina (occidenta- le) che in quella ortodossa, orientale. Nicola ha avuto 292.818 registrazioni in Italia nel XX secolo, al primo posto la Puglia (7º nome per diffusione, col 25% di tutte le registrazioni). In Campania è al 16º posto tra i nomi più frequenti. Nicolina 28570 (di cui 10.129 in Campania, al primo posto per l’uso di questo diminutivo), Nicolino 8562, Nicoletta 66.967

Nicola non è un nome teoforo. Nonostante sia composto con nike ‘vittoria’, cosa che lo rese proba- bilmente ambito per i cristiani, non era, la sua, una tipica formazione onomastica cristiana, di quelle

432 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 171 che esprimevano la vittoria sul male, come ad esempio Niceta o Niceforo. La sua composizione con «popolo» e «vittoria» rimanda piuttosto a un tipo più antico, greco, di formazione onomastica”433.

“Nicola deve la sua fama, il suo culto e la sua nomea di ausiliatore straordinario a un solo miracolo, alla storia della salvazione dei tre capitani ingiustamente condannati a morte dall’imperatore. (…) Il vescovo di Mira appare in sogno a entrambi i personaggi (imperatore ed eparco) nella lontana capitale. Per questo motivo Nicola, pur essendo ancora un uomo, viene collocato tra gli angeli, è, come affer- mano le fonti, isangelos ‘uguale agli angeli’, è un epigeios angelos, un ‘angelo terrestre’, ouranios anthro- pos, ‘uomo celeste’, aitherios anthropos, ‘uomo etereo’. La storia dei tre capitani ha reso Nicola un santo particolarmente toccato dalla grazia, un hyper-hagios”434. [un iper santo, un super santo].

’NGIOLONE Ieri ’Ngiolone Belmonte (1884-1966), agricoltore bonitese, zona Morroni. Come abbiamo visto il nome Angelo è molto diffuso e con esso i diminutivi Angelino, Angelina,’Ngiulillo, ­ e l’accrescitivo ’Ngiolone. Vedi le varie voci relative a questo nome e ai suoi diminutivi e anche alla fine di questo capitolo lo studio sui nomi degli emigrati bonitesi.

’NGIULILLO Da Angelo; diminutivi: Angiolillo, ’Ngiolillo; accrescitivo: ’Ngiolone. Angelo deriva dal greco anghelos e significa “messaggero, nunzio”. Onomastico l’11 aprile.

’NGIULINA Vedi la voce ’Ngiulina e le altre voci relative al tema.

NICOLANGELO Ieri Nicolangelo Leone era Ufficiale della Confraternita della Buona Morte di Bonito ed è menzionato nell’atto della donazione del corpo del martire S. Crescenzo del 13 luglio 1800. Nicolangelo Sarno era priore della congrega della Buona Morte e Orazione nel 1930. Etimo Nome composto da Nicola e Angelo. Vedi anche saggio alla fine del capitolo.

NONZIATINA Forma dialettale e diminutiva di Nunzia. Etimo Nunzia è un ipocoristico (abbreviazione vezzeggiativa) aferetico (taglio della pri- ma lettera della parola) di Nunziata, da Annunziata, nome di matrice devota imposto in onore di Maria Vergine cui fu annunziata dall’arcangelo Gabriele la divina maternità di Gesù. Il nome Nunziata nel ’900 ha ricevuto in Italia 21.093 occorrenze, di cui 12.306 in ­Sicilia, molto diffusa anche in Puglia e in Campania, regioni in cui spicca anche la ­ariantev ­Nunziatina, frequente fino agli anni Settanta.

NUNZIANTE Ieri Nunziante Santoro il 4 marzo 1730 sposò Orsola Grieci. Due persone col nome An- gelo Nunziante e un Nunzio, tra i bonitesi emigrati. Etimo È un nome quasi esclusivo della Campania, ambigenere, cioè sia maschile che femmi- nile nella medesima grafia, legato alla devozione cristiana connessa all’annuncio a Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele. Nome affine a Nunzia e Nunziata. È attestato anche il nome Nunzio. La diffusione del nome può avere anche un diverso spunto storico: in Campania, dove è frequente la cognominizzazione del nome, fu famoso l’audace generale borbonico

433 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 128. 434 – Karl Meisen, storico del culto di San Nicola in Occidente. Citazione riportata da M. Mitterauer in ­Antenati e santi, cit., pp. 129-130. 172 Vito Nunziante (1775-1836), viceré di Sicilia nel 1830 e ministro di Stato; volendo for- nire di acqua mineralizzata la popolazione di Torre Annunziata, scoprì una sorgente che la popolazione chiamò “Nunziante”, da cui nacque un centro termale molto noto, oggi chia- mato Terme Vesuviane. In Italia nel ’900 Nunziante ha avuto 1316 occorrenze maschili (38 femminili), quasi tutte in Campania.

OGLIÈRMO / GUGLIERMO Forme vernacolari locali (entrambe attestate) di Guglielmo. Ieri Un documento del 1517: “Una vigna dove si dice Vigna Vetere quale fu lassata per ­Gugliermo Caruso e Pietro Caruso”435. È anche il nome di uno dei personaggi della com- media in dialetto bonitese di S. La Vecchia La potea. Lingua Guglielmo > Gugliermo: rotacismo (passaggio di una consonante all’articolazione “r”) che significativamente è forse da connettere con le “tarde varianti rotacizzate del tipo Guillermus”436. Etimo Dall’antico personale germanico Willihelm, composto di *wilja- ‘volontà’ e *helma- originariamente ‘difesa, protezione’, poi ‘elmo’. Introdotto dai Franchi, ricorre in Italia dal IX secolo, poi si fa più frequente dal XII secolo per influsso dell’epica francese. Il nome a Bonito e in Irpinia (ma in tutta la Campania e nel Mezzogiorno) deve il suo valore e la dif- fusione anche alla figura di S. Guglielmo di Vercelli, celebre anche tra i grandi fondatori di Ordini; nacque a Vercelli nel 1085, fattosi monaco giovanissimo, peregrinò tra i principali santuari, ritirandosi a vita eremitica in Irpinia, sulla cima di Montevergine; attirati dalla sua santità, accorsero numerosi discepoli che con lui fondarono la Congregazione benedettina di Montevergine. La fama di questo santo che visse per oltre un anno nel tronco cavo di un albero, in compagnia di lupi e orsi, si diffuse in tutto il Meridione. Spentosi nel 1142, S. Guglielmo fu dichiarato patrono primario dell’Irpinia nel 1942 (festa il 25 giugno). A Bonito nei pressi della chiesa della Madonna della Valle è ricordato il microtoponimo il Pozzo di S. Guglielmo, in memoria, secondo la tradizione, del passaggio del santo in quella località. 31.837 Guglielmo in Italia nel ’900, con prevalenza al Nord.

“Credibile la tradizione, non confortata dalla storia, che per questa chiesetta (Madonna della Valle) sia passato S. Guglielmo, pellegrino dalla Puglia verso il Partenio. Il Santo avrebbe operato il mira- colo della trasformazione in vino dell’acqua attinta ad un pozzo attiguo alla chiesa, il quale da allora in poi fu chiamato di S. Guglielmo”437.

ORESTINA Versione femminile di Oreste, deriva dal greco Orestes e significa ­montanaro”.“ Onomastico è il 13 dicembre. Orestina Grieco, moglie di Gennaro Belmonte, contrada Maleprandi. Etimo Oreste è un nome classico e letterario, continua il nome greco Orestes, da òros ‘­monte’, col valore di ‘abitante dei monti, montanaro’. Oreste è il mitico eroe greco, figlio diClitennestra ­ e di Agamennone che uccide la madre e il suo amante Egisto per vendicare­ l’assassinio del padre. La vicenda ha ispirato opere teatrali di autori antichi e moderni. Pur essendo attestato a Bonito anche il maschile Oreste (Oreste Grieco, geometra, fu attivo nell’amministrazione comunale e impegnato nel sociale nella comunità di Morroni), qui trattiamo soprattutto il

435 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 15. 436 – D. Cacia, in I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., pp. 626-627. 437 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, cit., p. 39. 173 femminile e diminutivo Orestina. La versione femminile di Oreste è Oresta, ma questa è una forma rara, poso usata in Italia dove ha avuto solo 167 attestazioni in tutta Italia nel corso del XX secolo; mentre Orestina ha 968 occorrenze (contro le 23.151 di Oreste).

ORLANDO Nome non molto comune a Bonito, ma alcuni casi documentati, tra cui ­Orlando Di Pietro (zona Vaticale). Etimo Variante di Rolando, realizzatasi in Toscana per metatesi di Ro- in Or-, oppure, se- condo alcuni autori, derivata da un’errata percezione dell’espressione «O Rolando!», in cui la O si è agglutinata al nome, facendo cadere, per evitare cacofonia, la seconda o: O ­Rolando > Orolando > Or(o)lando > Orlando. Rolando deriva dal germanico ed è composto dalle radici hroth (gloria) e land (terra); assume il significato di glorioso in patria. Le prime attestazioni di Orlandus si trovano in area sabina nel 1011 e a Cava dei Tirreni nel 1063. La diffusione del nome si lega anche alle chanson de geste col protagonista Roland, tradizione poi ampliata nell’Orlando innamorato e più tardi con l’Orlando Furioso, che ispirò anche varie opere musicali. Il nome nel XX secolo ha interessato soprattutto il Lazio, la Campania (3283 registrazioni).

OTO Ieri Oto Truda, col suo terreno in zona Alla Torricella, è citato nella Bonito della fine del ’500. Il nome non è solo antico, storico, ma, sebbene non molto diffuso, lo si incontra anche nel ’900, in particolare nella nostra regione, anzi proprio nei comuni della nostra provincia, tra cui Bonito. Etimo “L’epicentro in Campania (336 occorrenze, di cui 332 ad Avellino), nettamente differenziato da quello di Otto438 e non giustificabile con tendenze fonetiche locali, sug- gerisce di vedere in questo nome una diversa tradizione che dovrebbe avere riscontro in culti della zona. Il riferimento può essere dato da S. Oto Frangipane, laziale di origine e patrono del comune di Castelbottaccio (CB). Identica localizzazione avellinese per Otino, Otina, ­Otangelo, Otantonio e Otomaria. Otus, di origine greca, può essere collegato a otos ­‘orecchio’. Le ipotesi interpretative sono molte. All’origine della tradizione si può presu- mere una reminiscenza classica, con riferimento al gigante, figlio di Poseidone, che col fra- tello Efialte sfidò Zeus, ma occorre anche ricordare l’influenza del beato Agostino Ota, che fu martirizzato­ in Giappone nel 1622”439. Ricordo che S. Ottone Frangipane è il patrono principale di Ariano Irpino (AV). Nel ’900 in Italia 370 persone hanno portato il nome Oto; come si vede, è un nome raro, e, come già detto, su 370 ben 336 in Campania e 332 nell’Avellinese: si può proprio dire che si tratta di un nome irpino.

Oto & Odo. Abbiamo già visto che Oto e Otto sono due nomi di origine e significato diverso; vorrei ora aggiungere un cenno a un altro nome personale che figura nella storia di Bonito: Odo, che, sebbene somigliante, anche questo va tenuto distinto da Oto. Odo è stato il nome di quattro signori­ di Bonito, feudatari o suffeudatari; si tratta di Odo I (metà del XII secolo), primo suffeudatario del paese; Odo II, primo feudatario, morì nel 1326, Odo III, nato nel 1320; e infine Odo IV, detto Odolo o Odinello, morì nel 1390. Ebbene, questo nome Odo è una variante di Oddo, un nome di origine germanica e di tradizione longobarda, ha origine da forme abbreviate di nomi composti col tema *audha- ‘posses-

438 – Otto: variante di Oddo, attestata già dal 761, di origine germanica e longobarda. Da Otto deriva anche il diminutivo Ottorino, documentato anche a Bonito (il docente, pittore e poeta Ottorino Vigliotta). Otto, Ottorino e Oddo sono però nomi che appartengono a un’altra tradizione, rispetto al nome Oto qui esaminato. 439 – A. Negro, in I nomi di persona in Italia. Dizionario storico ed etimologico, cit., p. 994. 174 so’; Oddo continua anche la tradizione latino-medievale di nomi come Audo, Audonis, documentata fin dall’VIII secolo. Contemporaneamente però si affacciava la forma Odo, Oddo, nella versione lati- nizzata Oddus, attestata a Pisa nel 1228. Sono nomi sostenuti anche dalla devozione a S. Oddone di Cluny, riformatore della celebre abbazia e rinnovatore della vita benedettina nel X secolo. Il nome Od- done, infatti, è strettamente legato a Oddo, questi rappresenta il nominativo, Oddone l’accusativo, ma hanno la medesima etimologia. Una variante (anche attuale) di Oddo è Odolino (nome molto simile al diminutivo con cui era chiamato Odo IV già nel XIV ­secolo). Una rapida occhiata alla diffusione dei nomi nel XX secolo in Italia: Oddo (420 occorrenze); Odo (249), Odolino (11), Odolina (27). La versione femminile Odda (133) ha dato origine anche al diminutivo Odetta (854) e Odette (731)440.

Nomi palindromi. Oto e Otto, così come Odo e Oddo sono alcuni rari esempi di nomi maschili palindromi, nomi, cioè, che possono essere letti da destra a sinistra e viceversa senza che cambi il suono e il significato; fenomeno che si incontra ad es. nei nomi femminili Ada, Anna, Ebe.

PACIFICO Oggi Pacifico Grieco, contrada Grieci.

PALMINA Diminutivo di Palma. Ieri Palmina Belmonte (in Colarusso), del 1932 si trasferì in Argentina. C’è qualche dubbio se il nome fosse Palmina o Palmira, ma pare che i genitori avessero scelto il nome Palma,­ da cui il diminutivo Palmina. Etimo Dal latino palma ‘ramo di palma’, l’albero della palma era già considerato sacro presso­ gli antichi Mesopotamici e gli Egizi; con l’avvento del Cristianesimo divenne simbolo di pace e di vittoria di Cristo e dei suoi fedeli sul male. Nell’iconografia religiosa i martiri vengono raffigurati con una palma in mano, a significare che dopo il sacrificio essi hanno ottenuto la gloria eterna. In epoca classica i Greci e i Romani davano in premio, ai vincitori di pubbliche gare, una foglia o un ramo di palma. A partire dai secoli VII-VIII si diffuse la processione della Domenica delle Palme, precedente la Pasqua, in ricordo dell’ingresso di Gesù in Ge- rusalemme, quando il popolo di Israele, in festa, lo aveva salutato e acclamato, con rami di palma in mano. In seguito all’anno Mille, nei secoli XI e XIII, in conseguenza del fenomeno delle Crociate in Terra Santa, la palma divenne portatrice di un nuovo significato: il pellegri- no che tornava da quei luoghi sacri portava con sé, come ricordo e simbolo del viaggio intra- preso, un ramo o una foglia di palma. Oltre a questi significati simbolici, il nome, in passato, veniva imposto a bambine nate nel periodo della Festa delle Palme. Il nome Palma è presen- te in tutto il territorio italiano, ma conosce una straordinaria concentrazione nelle regioni meridionali, soprattutto in Puglia e in Campania (3235 attestazioni, sulle 26.396 nazionali, nel XX secolo). Il diminutivo Palmina prevale in Campania (1633 casi, su 8669 in Italia)441.

PALMIRA Ieri Palmira Beatrice (1951) si trasferì in Argentina; Palmira Grieci (1934) negli USA. Etimo Si ricollega all’antica città del deserto della Siria, Palmyra (odierna Tadmor o ­Tadmur), situata un tempo in un’oasi fiorente a metà strada tra il medio Eufrate e il Mediterraneo. Nell’anno 129, in occasione della visita dell’imperatore Adriano, assunse il nome di ­Hadriana Palmyra (‘città delle palme’) e fu proclamata città libera. In seguito fu eretta a colonia ro- mana. La diffusione del nome (19.457 attestazioni in Italia nel ’900) naturalmente non è

440 – A. Negro, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 947-948. 441 – P. Fino, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 1001-1002. 175 attribuibile solo al nome della città e al fatto storico, ma si è sovrapposto il significato e va- lore di palma (dizione dialettale locale parma), con riferimento al simbolo cristiano della palma e nel corso del tempo nacque la tradizione, l’usanza di dare questo nome alle bam- bine nate il giorno della Domenica delle Palme. Le bambine, ma anche i bambini, infatti, anche se più raro è attestato il nome Palmiro (4484 registrazioni a livello nazionale)442. A Bonito è documentata anche la variante Palmerino: Palmerino443 Magno è nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale.

PASCALE / PASQUALE Ieri Pasquale Grieco era un sacerdote (primicerio) della chiesa collegiata di Bonito nel 1860. Pasquale Merola fu il primo sindaco di Bonito dall’Unità d’Italia (1861). Pasquale Cotugno nel 1970 fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto (titolo per onorare i soldati italiani della Prima Guerra Mondiale). Pasquale Ferragamo­ e Pasquale Olivola sono nell’elenco dei bonitesi caduti nella Grande Guerra (’15-’18). Pasquale ­Troisi è nella lista dei bonitesi che persero la vita nella Seconda guerra mondiale (1940-45). Pa- squale Grifone fu direttore della rinomata Banda musicale di Bonito negli anni ’50 del ’900. Diminutivi: Pasqualino, Lino. Etimo Continua il personale latino di età cristiana Paschalis (da Pascha) nel significato di ‘nato di Pasqua’, forma attestata in età longobarda (anni 735 e 768) e carolingia (879 in Spagna, 960 a Cluny). Nei documenti medievali risulta la forma Pasqualis, poi Pascale e anche Pascalis. Il nome è presente in tutta Italia, ma certamente è dominante nel Sud, in Campania soprattutto, dove registra 209.756 occorrenze nel ’900. I diminutivi ­Pasqualina e Pasqualino predominano in Campania (con 23.907 casi per il femminile e 2727 per il maschile). Il composto più diffuso,Pasqualantonio , prevale in Campania, con 104 atte- stazioni. Tutti questi nomi e i loro derivati traggono origine da Pasqua (che è anche nome personale, con ben 30.900 attestazioni nel corso del Novecento), a sua volta derivato dall’ebraico pesach che significa ‘passaggio’, con riferimento al passaggio di Dio nel paese di Egitto, quando colpì tutti i primogeniti, risparmiando gli ebrei: “Quella notte io passerò per il paese di Egitto, e colpirò ogni primogenito, tanto degli uomini quanto degli anima- li. Quando vedrò il segno del sangue (il sangue dell’agnello immolato) sulle vostre case io passerò oltre”. (Esodo 12, 12-13).

PASQUALANTONIO Ieri Pasqualantonio Ruggiero (1870-1976) detiene un invidiabile record: è il bonitese più longevo: ha vissuto 105 anni. Etimo Soprattutto in passato, ma in qualche caso anche oggi (ad es. il giovanissimo ­Pasqualantonio a Bonito) i genitori sceglievano un nome per il proprio figlio formato da due nomi, già di per sé importanti e molto diffusi, in questo caso, Pasquale (nome augu- rale e legato alla tradizione cristiana) e Antonio, uno dei nomi più frequenti in tutta Italia e certamente nel Sud, e molto apprezzato anche per la forte devozione a Sant’Antonio da

442 – Palmiro: gli esperti ritengono che per la diffusione della forma maschile abbia inciso anche la figura di Palmiro Togliatti, tra i fondatori e dirigenti del Partito Comunista Italiano; tant’è vero che l’apice nell’uso del nome si ha nel ventennio fascista e nel dopoguerra. 443 – Palmerino: per la precisione, questo nome può essere considerato anche e forse più propriamente dimi- nutivo di Palmiero. 176 Padova. In alcuni casi la scelta di un nome composto era motivata dal desiderio di accon- tentare diversi nonni o parenti.

PASTORA Ieri Pastora Simonelli (moglie di Domenico Coviello) di anni 26 fu una delle 200 vittime del colera del 1867 a Bonito. Etimo Per quanto riguarda Bonito è possibile ipotizzare una derivazione dalla devozione popolare alla “Divina Pastora”, la Madonna della Valle, il cui culto è attestato a Bonito certamente almeno dal 1779, anno in cui la statua della Divina Pastora fu collocata nella chiesetta di S. Maria “in nemore” (‘nel bosco’), Santa Maria della Valle; il culto ha il suo punto di inizio in Spagna nel 1703 in seguito alle meditazioni teologiche di un frate cap- puccino, il venerabile Isidoro di Siviglia che affermò il nesso tra Gesù Buon Pastore e sua madre, a buon diritto chiamata da allora “La Divina Pastora”444. Da segnalare la discreta presenza (a Bonito e altrove) anche del diminutivo Pastorella.

PASTORE Ieri Pastore Santosuosso fu una delle vittime bonitesi della Seconda guerra mondiale. Etimo Attestato fra i cognomen del mondo romano; naturalmente è percepita anche come nome augurale, ispirato all’immagine cristiana del Buon Pastore, identificabile con la figura di Gesù: nel Vangelo di Giovanni (5,1-18) è riportata la parabola della Pecora smarrita, in cui Gesù si definisce «il buon pastore», colui che è disposto a dare la propria vita per recu- perare anche una sola pecorella smarrita. È possibile comunque che il nome abbia un’altra origine, legata ad un soprannome, latinizzato nel XIII secolo nelle forme Pastor, Pastorius, Pastorinus, connesso al lavoro di chi alleva e custodisce greggi. Analoga radice avrebbe il cognome Pastore (prevalente in Campania) e derivati445.

PASTORELLA Vedi le voci Pastora e Pastore.

PELLIRINO Dizione locale di Pellegrino. Ieri Pellegrino Beatrice, Pellegrino Masiello e Pellegrino Pepe sono nell’elenco dei bonitesi emigrati verso le Americhe. Etimo Dal latino peregrinus ‘colui che viaggia’ (per agros agere letteralmente significa ‘andare per campi’ e quindi ‘essere fuori dalla città, all’estero’, dunque anche ‘straniero, forestiero’). In epoca successiva indicò chi per devozione intraprendeva visita ai luoghi santi446. La diffusione del nome è legata ad alcuni santi e personaggi celebri. Il nome ricorre nella toponomastica. S. Pellegrino è patrono di Altavilla Irpina (AV). Pellegrino ha avuto nel Novecento in Italia 6755 occorrenze, prevale in Campania (4932 casi), con un’alta concentrazione nel Beneventano.

PEPPINO / PEPPINA Frequenti diminutivo di Giuseppe / Giuseppa / Giuseppina. Vedi voci relative.

444 – C. Graziano, Da Siviglia a Bonito. La Divina Pastora, 2000, testo poi confluito in Bonetum in Hirpins, 2006, pp. 113-128. 445 – E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani, cit., p. 190. 446 – In questo senso il nome Pellegrino è simile a Romeo (‘il pellegrino a Roma’) e Palmiero (‘il pellegrino che tornava dalla Terra Santa’, col “bordone”, il bastone da viaggio avvolto nella palma). 177 PEPPO Una delle varie forme ipocoristiche di Giuseppe; forse preferita, a Bonito e in Ir- pinia, rispetto a Peppe, e che è convissuta a fianco di altre come Peppino. Vedi Giuseppe. Lingua “Un fenomeno che prende il nome di assimilazione consonantica regressiva: non è una malattia che guarisce presto, in compenso si spiega facilmente. L’ultima consonante attrae quella che precede e la rende identica a sé. Gli esempi sono ben noti. Da Giuseppe si ha Peppe (le -p- richiamano la -s- che, appunto, si trasforma in -p-); da Filippo si ha Pippo; da Giovanni si ha Nanni; da Francesco si ebbe prima Cecco e più tardi Checco”447.

PEPPUCCIO Vezzeggiativo di Peppo / Peppe.

POMPILIO Ieri Pompilio Cotugno era sindaco di Bonito nel 1585. Due Pompilio tra i bonitesi ­emigrati in America. 1779 attestazioni del nome in Italia nel ’900 al maschile e 778 al femminile Pompilia, con netta prevalenza al Sud (Puglia e Campania). Per maggiori informazioni si rinvia allo studio sull’onomastica dei bonitesi emigrati alla fine del dizionario.

PORZIA Ieri Porzia Grieco è citata in un documento del 1775 sull’annosa disputa relativa alla giuri- sdizione della chiesa della Madonna della Neve: “Porzia Grieco (sorella di Marco e Nicola)­ seguì in avanti l’Abate di Apice, perché detta Porzia venne in Morroni da Manocalzati e abitava in casa di suo padre Andrea”448. Etimo Il nome risale a Porcia, forma femminile dell’antico gentilizio Porcius, proprio di una gens romana, le cui origini contadine traspaiono con evidenza dall’etimologia, legata al termine porcus ‘porco, maiale’, in riferimento al mestiere di allevatore di questi animali. Il nome Porzia ricorre frequentemente nei secoli XVI e XVII. Nel ’900 il nome è frequente al Sud (in Puglia 2254 presenze, su 2826 dell’intera nazione), nuclei in Basilicata e Campania.

PRÌCETA Versione vernacolare di Brigida. Ieri Brigida Camuso (di anni 40, moglie di Leonardo De Chiara) morì nella spaventosa epidemia di colera che tra agosto e ottobre 1867 falcidiò 200 persone a Bonito. Brigida Festa era la madre di Anna Frattolillo una delle vittime del colera del 1867. Priceta è an- che il nome di uno dei personaggi della commedia in dialetto bonitese La chiazza scritta da S. La Vecchia449. Etimo Nome di origine irlandese, tratto dalla divinità celtica Birgit, protettrice delle arti e delle scienze, alla base del quale si può riconoscere l’elemento dell’antico irlandese brig ‘altura, collina’: il significato del nome sarà quindi ‘alta, potente’. È uno dei pochi nomi celtici ad avere ampia diffusione in Europa. Brigida è presente in tutta Italia, ma prevale nettamente al Sud, in particolare in Campania (4151 attestazioni nel ’900, sulle 13.892 nazionali). Il nome si è diffuso anche per la fama di S. Brigida di Svezia (1303-1373), fon- datrice dell’ordine di S. Salvatore (che da lei sarà detto dei “Brigidini”) che visse molti anni in Italia. Celebre è anche S. Brigida di Fiesole (sec. IX).

447 – E. Caffarelli, Dimmi come ti chiami e ti dirò perché, cit., p. 82. 448 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., p. 252. 449 – S. La Vecchia, La chiazza, commedia in tre atti in dialetto bonitese, Grafiche Lucarelli, Flumeri 2005. L’opera è stata messa in scena dalla compagnia teatrale “La Giostra” il 14 agosto 2005 a Bonito. 178 PRISCO Ieri Don Prisco Di Chiara era un sacerdote della chiesa collegiata bonitese nel ’700. ­Prisco Belmonte, bracciante, di anni 23, risulta in una rivela del castato onciario bonitese del 1752450. Ancora: Prisco Pepe è citato in un documento del XIX secolo (era il papà ­della piccola e sfor- tunata Filomena che a soli tre mesi di vita morì per il terribile colera del 1867). Prisco Grieco era un “frate laico” del convento bonitese di Sant’Antonio da Padova nel 1861, nel periodo in cui dopo l’Unità d’Italia il governo decise di sopprimere gli ordini religiosi e i conventi. Etimo Derivato dall’aggettivo latino priscus, nel significato di ‘antico, vecchio’, costituisce un soprannome dato originariamente all’interno di una stessa famiglia, per distinguere un membro anziano dal più giovane. Riflette il culto di vari santi, tra cui S. Prisco vescovo e martire di Capua (CE) nel V secolo e S. Prisco, vescovo di Nocera (SA) nel III secolo. La diffusione del nome (1064 casi in Italia nel ’900) interessa quasi esclusivamente la Cam- pania (988 presenze, di cui 465 nella provincia di Salerno) ed è legata al culto e alla devo- zione popolare dei due santi menzionati, entrambi campani.

PUCCIA Ieri In un documento del 1727, si afferma che “Tomaso Graziano si obbliga per capitale di ducati 25 lasciato da Isabella, seu Puccia Graziano sua sorella, sopra la sua casa sita al ­Borgo…”451. In questo caso Puccia è quindi forma vezzeggiativa e abbreviata di Isabella, verosimilmente attraverso questi passaggi: Isabella > (I)sabella > Sabella452 > Sapella > Sa- puccia > Puccia. In genere o in altri casi, Puccio (nome attestato anche a sé stante) è ipoco- ristico di nomi come Filippuccio o Jacopuccio. Una qualche affinità c’è anche con Seppuccio / ­Seppuccia, da Giuseppe, ma il caso bonitese citato, seppure raro, mostra che Puccia deriva da ­Isabella, forse per regole linguistiche originali e improprie create ad arte in ambito ­familiare, in modo spontaneo e affettivo. Per inciso, Isabella è un nome allotropo (cioè una parola diversa per forma e significato, ma risalente alla stessa etimologia di un’altra) di Elisabetta.

RABBIÈLE Dizione dialettale di Gabriele. Ieri Gabriele Grieco perse la vita nel 1867 per il colera che sconvolse il paese. Gabriele ­Beatrice (era del 1864) negli USA nel 1893, fu uno dei primi bonitesi a emigrare. Lingua Aferesi di g e metatesi abr > rab. Etimo Nome teoforico (contiene la parola ‘Dio’), di origine biblica, formato dalle radici gabar ‘essere forte’ e El abbreviazione di Elohim ‘Dio’, col significato di ‘Dio è potente’. La diffusione del nome si deve all’angelo Gabriele, messaggero di lieti eventi, che annunciò a Zaccaria la nascita di S. Giovanni Battista e a Maria la sua elezione a madre del Salvatore.­ Il nome nel Novecento ha avuto 120.970 attestazioni in Italia, pare più diffuso nel ­Centro-nord; nel Centro-sud l’unica eccezione è l’Abruzzo, patria di Gabriele D’Annunzio453.

RAFFAELE Nome largamente diffuso nel Sud e in Campania in modo speciale. Vedi la voce Filuccio.

450 – M. De Iesu (a cura), Radici e memoria. Bonito nelle Rivele del Catasto Onciario (1752-1753), cit., p. 49. 451 – C. Graziano, Storia di Bonito, cit., pp. 231-232. 452 – Sabella può essere forma aferetica di Isabella, ma al contempo è attestato come nome autonomo, deri- vante dal latino sabellus, sinonimo di sabinus ‘sabino’. 453 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, cit., pp. 517-518. 179 RAIMUNNO Versione vernacolare di Raimondo. Etimo Risale al nome personale longobardo e poi franco Raginmund, composto probabil- mente dall’elemento *raga- ‘consiglio’, unito a *mundu- ‘protezione, difesa’. È ­attestato in documenti dell’Italia centrale a partire dal IX secolo, nella forma latina medievale ­Raimundus. Alla diffusione del nome concorse la figura di diversi uomini illustri nella storia e anche quella di S. Raimondo (sec. XIII), chiamato Nonnato perché sarebbe stato estratto dal cor- po della madre, morta prima del parto. Il nome è presente in tutta Italia, ma predomina in Sardegna, Sicilia e Campania (3033 occorrenze, su 17.990 nazionali).

RAZIO Da Orazio (con aferesi della O iniziale). Ieri Oratio Roggiero e Oratio Ferragamo (da notare in entrambi i casi la grafia latinizzata “tio = zio”) sono citati in un atto del 1753454. Orazio Belmonte compare nel Catasto On- ciario di Bonito del 1753. Orazio Ferraro (45 anni, scarparo) e Orazio Santoro (30 anni, anch’egli scarparo) sono menzionati in un documento del 1808. Masto ‘Razio (Orazio Pepe) era un uomo che viveva e lavorava a Morroni ed era conosciuto in tutto il paese perché aveva un negozietto in cui vendeva di tutto un po’; per il suo carattere e per la peculiarità del suo minuscolo commercio è ancora oggi ricordato con simpatia in paese e soprattutto in località Morroni. Per ‘immortalare’ il personaggio, Carmeno Vacchella creò una strofetta­ che è stata pubblicata anche in alcuni libri, tra cui Nel cerchio del diavolo (2004). Orazio Cotugno (1875) emigrò negli USA nel 1899; Orazio Coviello si trasferì in America negli anni ’30; Orazio De Rosa (1934) nel Regno Unito. Etimo Dall’antico gentilizio latino Horatius, che a sua volta trae origine da una voce etrusca non facilmente interpretabile. In alcuni dizionari divulgativi dei nomi di persona si ipo- tizza che possa significare “chiaroveggente”, ma potrebbe essere una paretimologia legata all’affinità del nome con la parola oracolo. Attestato a Roma come Oratius nel 998. Nel Medioevo fu un nome raro. Nel Rinascimento, con la generale riscoperta della classicità, venne ripreso. Il nome nel XX secolo ha ricevuto 33.825 registrazioni, con epicentro la Si- cilia, nuclei forti a Taranto.

RÀZZIA Forma locale di Grazia. Diminutivo: Razziuccia. Lingua La perdita della g iniziale è il risultato di un processo detto in linguistica “spiran- tizzazione”. Etimo Nome laico e cristiano al tempo stesso, deriva dall’aggettivo gratus ‘gradito’ e quindi ‘piacevole’, attraverso il nomen latino Gratius e Gratia. Pur sostenuto dalla mitologia classi- ca, che diffondeva le virtù dispensatrici di serenità e di leggiadria delle tre Grazie, il nome deve però la sua diffusione, a partire da Medioevo, al nuovo significato assunto in ambito cristiano dal termine gratia, inteso, per calco dal greco chàris, come ‘dono’, cioè benevo- lo e gratuito dono di Dio agli uomini. Essendo poi la grazia concessa spesso per interces- sione dei santi e della Vergine Maria – detta “piena di Grazia” – si diffonde la Madonna delle Grazie, venerata come patrona di numerosi centri in tutta Italia. Il nome Grazia nel ’900 è ricorso sul territorio nazionale 154.073 volte, epicentro la Puglia, poi la Sicilia e la Basilicata. Il nome sicuramente è documentato anche a Bonito, come mostra l’elenco dei nomi di persona bonitesi nel libro di S. La Vecchia, Bonidizio, nella forma dialettale

454 – V.M. Miletti, Bonito nel XVIII secolo, in Vicum, anno XXIII, n. 4, dicembre 2005, p. 243. 180 Razzia, che anch’io ho riportato. Ho però l’impressione, tutta da verificare e frutto solo di una sensazione empirica e avvalorata da alcune migliaia di nomi su cui ho lavorato per questo libro, che il nome Grazia in paese sia sporadico, raro. Io non l’ho mai incontrato nei vari documenti utilizzati in questa ricerca. La medesima sensazione, forse sbagliata, è per nomi come Pia e Santa, mai trovati negli archivi bonitesi a mia disposizione. Forse, ma è solo una vaga ipotesi, la devozione popolare che spinge una famiglia a dare il nome ad una bambina in chiave religiosa e mariana, si è più concentrata su nomi quali Maria, Assunta, Concetta, Anna (Annamaria), Rosaria, Immacolata, Addolorata, Carmela, Maddalena, ecc., preferiti e forse percepiti come più aderenti ad una tradizione della nostra terra, rispetto ad altri nomi, pur importantissimi e preziosi, come Grazia, Santa455, Pia.

Alcune vistose e significative assenze o rarità nell’onomastica bonitese. Il tentativo di ricostruire o delineare una storia dell’onomastica bonitese, intrapreso con questa ricerca e questo libro, prevede di considerare non solo i nomi e i cognomi che ci sono e che largamente sono stati utilizzati dalla popolazione nel corso della storia, ma anche gli antroponimi che non ci sono o che sono rari. Per- ché anche la scelta di non usare un nome (o di usarlo in modo saltuario) risente delle tradizioni e delle sensibilità – in una parola: della cultura – di una comunità; e anche questo può e deve essere indagato ed esplicitato. Ho appena fatto cenno alla scarsità o assenza di nomi come Pia, Pio e ancora Santa, Santo e Gra- zia. Aggiungo, per altri aspetti, che ho la sensazione, forse da verificare sulla base di altri dati, che nell’antroponimia bonitese (almeno in passato, fino a qualche anno o decennio fa) vi siano altre vistose e significative assenze (oppure si tratta di rarità): mi riferisco ad es. a nomi come Roberto, Alberto456, Filiberto; e ancora Rodolfo, Adolfo, Ambrogio457 e, inoltre,­ sono rari Marcello458, Gianni459, e aggiungo Sergio, Giorgio, Piero, Donato, ­Attilio460, ecc., probabilmente percepiti come nomi tipici di altre regioni, soprattutto del Nord Italia, mentre qui prevalgono nomi personali classicamente meridionali, regionali e anche locali, espressione più tipica della storia di un territorio e di una comunità. Può apparire strana (e forse da studiare ulteriormente) la sporadicità di nomi come Paolo e ­Pietro461, eppure nomi importanti, quelli dei principi degli Apostoli.

RINA Forma abbreviata e vezzeggiativa di vari nomi: Caterina, Marina, Onorina; ma è an- che nome autonomo che in Italia nel XX secolo ha avuto ben 58.833 registrazioni.

RISULINA Forma dialettale di Risolina. L’attestazione a Bonito di questo nome credo sia implicitamente documentata dalla sua presenza nella lista di nomi personali del libro di S. La Vecchia Bonidizio. Dizionario bonitese. Etimo “Probabilmente connesso a nomi inizianti in Ri-, ad esempio Risa, circolò dal 1901 al 1954 nelle regioni centrali e meridionali d’Italia, distribuito tra Abruzzo (4 occorrenze), Campania (2), Emilia Romagna (2), Calabria, Puglia e Sicilia (2 per regione), Molise 1”462. A sua volta, Risa è una possibile variante di Nerisa (o Nerissa) o di Irisa (o Iris), accorciati per aferesi. Nomi tutti molto rari.

455 – Riguardo a Santa vedi però l’eccezione che ho voluto riportare del nome Santella. 456 – Con qualche eccezione, come nel caso di Alberto Cotugno, che fu, in passato, anche assessore al Comune­ di Bonito. 457 – Con l’illustre eccezione del padre del celebre musicista Crescenzo Buongiorno, che si chiamava Ambrogio. 458 – Ho trovato solo il caso di Marcello Monaco, che ebbe a Bonito, per molti anni, una fotocartoleria. 459 – Il diminuitivo di Giovanni, Gianni, prevale al Nord, qui al Sud predomina Giovannino. 460 – Con l’importante eccezione di Attilio Grieco (1874-1941) che fu podestà di Bonito; con lo stesso nome il nipote, autore di diversi libri per ragazzi e dirigente del movimento Scout. 461 – Ricordo comunque Pietro De Pietro, sacerdote di Bonito tra ‘Ottocento e Novecento. 462 – D. Cacia, in I nomi di persona in Italia, p. 1081. 181 ROCCO Nome abbastanza diffuso in tutta Italia (102.838 attestazioni nazionali nel ’900), ma soprattutto nel Sud, con epicentro la Puglia, la Calabria, la Basilicata e la Campania (21.138 registrazioni, il 20,55% del totale). Presente anche a Bonito, e legato anche alla devozione a S. Rocco, il cui culto è attivo nelle chiese bonitesi.

“A Bonito la devozione prima a San Sebastiano e poi a San Rocco ha vasto riscontro negli antichi do- cumenti ecclesiastici. (…) Nella Visita Pastorale del 23 agosto 1592 il delegato vescovile Marco An- tonio De Canditiis visita la cappella di S. Sebastiano e quella di S. Rocco che ha immagini dipinte su legno e sulle pareti. È la prima volta che si menziona la cappella di S. Rocco. Di essa si parlerà più ampiamente nella Visita Pastorale dell’11 luglio 1614: «La chiesetta (oratorium) di S. Rocco è situa- ta fuori del borgo di detta terra, lontana da esso circa 40 passi, presso la via pubblica che conduce a Mirabella. (…)». Della chiesetta di S. Rocco si parlerà ancora nella Visita Pastorale del 1772. (…) In questa cappella fu posta una statua fatta venire da Benevento verso il 1839, a devozione del murato- re Vincenzo Festa, per ringraziare il santo di averlo salvato dalla peste che colpì Bonito nel 1837”463.

“S. Rocco è patrono di molti paesi irpini, tra cui Cesinali, Lauro, Lioni, Montefredane, Montella, Morra De Sanctis, Parolise, Villamaina. È uno dei santi più popolari della Chiesa. Celebre l’iconogra- fia che lo ritrae con un cane che lo accudisce, gli cura le piaghe e gli porta del pane. In Italia circa 60 località portano il suo nome e oltre tremila chiese, oratori o altri luoghi di culto sono intestati a lui”464.

Etimo Di origine germanica, deriverebbe da nomi formati con la radice onomatopeica *hroka- ‘corvo’ (forse per il suono gutturale caratteristico del verso del volatile), animale venerato come sacro dalle antiche popolazioni germaniche. Attestato nel Medioevo nella forma latinizzata Rocchus o Rochus, poi documentato in seguito come Rocho, si incontra Rocco per la prima vol- ta nell’anno 838. Alla popolarità del nome contribuì il culto per S. Rocco, assai venerato nel mondo cattolico dal XV secolo in poi. Nato a Montpellier nel XIV secolo, rimasto orfano vendette i suoi beni e si recò in pellegrinaggio a Roma; durante il viaggio assistette i malati di peste e contrasse anch’egli la malattia. Morì in carcere accusato ingiustamente. Le prime tracce di devozione si trovano in Italia nel XV secolo, anche in relazione alla protezione verso la peste. Molte tradizioni ed espressioni popolari sono legate al santo. Celebre è il sanrocchi- no, piccolo mantello ornato di conchiglie, utilizzato dai pellegrini.

ROSARIA Ieri Nome molto diffuso (soprattutto in passato) tra le donne bonitesi. Ricordo Rosaria Buongiorno, la sorella del celebre musicista Crescenzo; Rosaria Buongiorno Pagella e la ni- pote, Rosaria Pagella. Talora il nome è abbreviato in Sarina (Rosaria > Rosarina > Sarina), come nel caso di Rosaria (Sarina) Pagella (1926-2010), benefattrice bonitese. Oggi Rosaria Ferrante, nel 2004 collaborò alla realizzazione del libro bonitese Nel cerchio del diavolo. Etimo Nome devozionale, imposto in onore della Beata Vergine del Rosario. L’appellativo risa- le etimologicamente al latino classico rosarium ‘rosaio, roseto’, impiegato nel latino medievale con il significato di ‘corona, ghirlanda di rose’. Si chiama infatti in questo modo la corona di grani utilizzata per accompagnare l’omonima preghiera dedicata alla Vergine, chiamata appun- to rosario, che trovò diffusione a partire dal XIII secolo. Il nome Rosaria in Italia nel Novecen- to ha avuto 143.572 occorrenze, con prevalente diffusione in Sicilia, in Campania (28.236),

463 – C. Graziano, Il colera del 1867 a Bonito, 2005, testo confluito in Bonetum in Hirpinis, pp. 257-259. 464 – F. Roccia, Storie di santità in Irpinia. Dizionario dei Santi Irpini, Delta 3 Edizioni, 2004, p. 136. 182 la Puglia e la Calabria. Da segnalare l’esistenza della versione maschile Rosario (95.540 regi- strazioni nazionali) che però non mi è mai capitato di incontrare in vari documenti bonitesi.

RUSINA Dizione locale di Rosina, diminutivo di Rosa, ma anche nome autonomo, mol- to diffuso. Ieri Rosina Belmonte (1915-2007) zona Maleprandi; Rosina Lo Priore (1935) trasferitasi in Argentina; Rosina De Sanctis a Roma; e ancora un’altra Rosina Belmonte della contra- da Morroni. Etimo Derivato da Rosa, ma percepito anche come nome autonomo, già utilizzato in epo- ca medievale. Diffuso in tutto il territorio nazionale (69.805 attestazioni), predomina in Calabria, poi la Sicilia, il Veneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia. La variante Rosinella è tipica del Sud, Abruzzo, Campania e Puglia.

SABINO Ieri Nel 1968 a 50 anni dalla fine della Prima guerra mondiale furono insigniti del titolo di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto alcuni cittadini bonitesi, tra cui Sabino Barile. Sabino Covelli conseguì la stessa onorificenza nel 1973. Etimo Riprende e continua l’etnico latino Sabinus, che indicava provenienza dal territorio dei Sabini, a nord-est di Roma. Nel Medioevo è attestato Sabinus in cospicuo numero nel Lazio in documenti tra il IX e il XII secolo. Nel corso del ’900 la forma maschile del nome, Sabino, pur interessando tutte le regioni (9091 registrazioni), si concentra soprattutto in Puglia e in Campania (2009 attestazioni). La diffusione del nome in territorio pugliese è legata probabilmente al culto di S. Sabino vescovo di Canosa (BA) nel VI secolo. Tra i vari santi con questo nome ricordo S. Sabino, vescovo di Avellino, nel VI secolo, venerato molto ad Avellino e ad Atripalda, di cui è patrono principale. Molto più diffusa è la forma fem- minile del nome, Sabina, con 25.070 occorrenze in Italia nel XX secolo, moltissimi casi in Puglia, ma anche in Lombardia e in Veneto.

SALVATORE Nome molto diffuso a Bonito. Ieri Salvatore Ciriello, nell’elenco dei bonitesi caduti nella Grande guerra; Salvatore La ­Vecchia, che perse la vita nella Seconda guerra mondiale; Salvatore Ferragamo, famosissi- mo artista, artigiano e imprenditore; Salvatore Leone artista e artigiano del legno; 29 per- sone con questo nome tra i bonitesi emigrati; Salvatore Flumeri, agricoltore e protagonista di un lieto fatto di cronaca bonitese; Salvatore La Vecchia, docente e scrittore. Etimo Ispirato devozionalmente al Salvatore per antonomasia, Gesù Cristo, redentore dell’umanità. Il nome, che continua il personale tardo latino di matrice cristiana Salvator­ ­Salvatoris, deriva dal verbo salvare, calco del greco sotér ‘colui che salva’, che a sua volta rendeva l’ebraico Yeshua ‘Dio è salvezza’. Il Italia nel XX secolo il nome è stato imposto a 605.751 bambini. Al femminile vi sono due forme: Salvatora (3405) e soprattutto, preferita, Salvatrice (18.940) che assume anche valore di nome autonomo, ispirato dalla devozione a Maria Salvatrice (attraverso il figlio, del genere umano). A livello nazionale il nome toc- ca il rango 7 per diffusione, con periodi di maggiore distribuzione che hanno fatto sfiorare il rango 5. Sul piano regionale il Sud prevale: epicentro la Sicilia (2º nome più diffuso), la Sardegna (4º), Calabria (6º), Campania (al 7º posto).

183 SANDUCCIO Forma vernacolare abbreviata e vezzeggiativa (in gergo: ipocoristico) del nome Alessandro. Vedi voce Lesandre.

SANTELLA Vezzeggiativo di Santa, ma a volte attestato anche come nome autonomo (71 casi a livello nazionale). Ieri Santella Beatrice, abitava in contrada Masiello Tordiglione. Cito anche il diminutivo di Santa, Santina: Santina Camuso è nell’elenco dei bonitesi emigrati in Inghilterra. Etimo Forma variante o alterata di Santa: nome che continua il personale latino Sanctus, risalente all’aggettivo sanctum ‘sacro, inviolabile’. Utilizzato già in età pagana, divenne più frequente in epoca cristiana, col nuovo significato assunto dall’aggettivo, inteso come ­‘venerato, dedicato a Dio’. Prima attestazione del nome nel Medieovo è Sanctus a Bolo- gna nel 1257. Il maschile Santo in Italia nel ’900 è stato imposto a 45.089 bambini, con predominanza in Calabria e in Lombardia. Il femminile Santa è molto diffuso in Puglia e Calabria. Un’osservazione riguardo a Bonito: non ho mai incontrato il nome Santa nel repertorio a mia disposizione465 (mentre ho conosciuto di persona una donna di nome ­Santella). Come già osservato alla voce Razzia / Grazia, dai dati in mio possesso (forse non sufficientemente attendibili) ho l’impressione che ai nomi Santa / Grazia / Pia, la popolazione bonitese ha preferito altri nomi con cui esprimere la propria devozione reli- giosa e mariana: Maria, ­Assunta, Concetta, Anna, Rosaria, Immacolata, Addolorata, Car- mela, Maddalena, Incoronata.

SAPATIÈLLO Dizione locale di Sabatello / Sabatiello, diminutivo di Sabato, Sapato.

SÀPATO Versione dialettale del nome Sabato. Ieri Sabato Di Chiara e Sabato Coviello sono citati nella Platea (inventario dei beni eccle- siastici) della chiesa di Bonito nel 1727. Sabato Coviello e Sabato Consolazio sono men- zionati in un atto del 1810 sulle quotizzazioni dei terreni a Bonito. Ancora, un altro Sa- bato Coviello è menzionato come padre di Giuseppe Coviello, una delle vittime del colera del 1867. Sabato De Pasquale e Sabato De Rosa sono nell’elenco dei bonitesi caduti nella Prima guerra mondiale. Sabato Grieci ricevette (in memoria) nel 1973 l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. In un caso, il nome è attestato nella forma gra- fica con la doppia “b”: si tratta di Sabbato Coviello citato nel Catasto Onciario di Bonito del 1752-1753 (probabilmente solo una questione di pronuncia dialetttale e di particolare trascrizione nelle Rivele che venivano compilate a mano). Lingua È frequente nella parlata dialettale lo scambio tra le consonanti b e p, per un pro- cesso detto “sonorizzazione”. Qualche esempio: presepio > presebbio; ‘mbarà (imparare); ‘mbiccio (impiccio); lebbre (lepre). Etimo In origine nome imposto a bambini nati di sabato. Riprende, attraverso il latino s­abbatum e il greco sàbbaton, il nome comune ebraico shabbat, che significa ‘cessazione (dal lavoro)’, in riferimento al settimo giorno della settimana nel calendario e nella re- ligione ebraica, in cui deve essere interrotta ogni attività lavorativa in ricordo del riposo di Dio dopo la Creazione e dell’uscita dall’Egitto e della conseguente liberazione dalla

465 – Forse perché percepito come nome molto impegnativo per la vita di chi lo porta, oppure evitato per il tradizionale “timore reverenziale”. 184 schiavitù. Nel corso del ’900 Sabato prevale al Sud, con la Campania al 1º posto (7603 occorrenze, cioè il 97,15 del totale di 7826 nazionali).

SAPATUCCIO Vezzeggiativo di Sabato / Sapato. È anche il nome di uno dei personaggi della commedia in dialetto bonitese La potea di S. La Vecchia. Vedi la voce Sapato.

SARINA Forma abbreviata e vezzeggiativa di Rosaria > Rosarina > Sarina. Vedi la voce Rosaria.

SAVERIO Nome abbastanza popolare a Bonito e in Irpinia, come in tutto il Sud. Ieri Saverio Cardillo caduto nella Seconda guerra mondiale, 12 persone con questo nome tra i bonitesi emigrati in America tra fine ’800 e inizi ’900. Etimo Variante italianizzata dello spagnolo Xavier, di origine basca, con riferimento a S. Francesco Saverio, che in realtà si chiamava Francisco de Jassu y Xavier (1506-1552). Si tratta dunque di un nome devozionale, che riflette l’importanza del culto di questo santo anche in Italia. A livello nazionale nel Novecento il nome ha avuto 46.759 occorrenze (la forma femminile Saveria 8859). Le regioni maggiormente coinvolte sono la Puglia, Cala- bria e Sicilia.

SCIPIONE Ieri È citato Scipione d’Abramo a Bonito nel 1578; D. Scipione De Vito era un sacerdote­ bonitese che collaborò con l’arciprete Melpoto nella Bonito tra fine ’500 e inizi ’600. Sci- pione De Mattheis è menzionato nella Platea del 1727; ancora figura, nel medesimo In- ventario dei beni ecclesiastici, una casa e un orto di D. Scipione Mafffeo (che è presumi- bilmente un’altra persona, sebbene sappiamo la contiguità dei cognomi Mattheo / Maffeo (su questo punto vedi la voce Maffeo nel capitolo dei cognomi). Etimo Risale al cognomen romano Scipio, -onis (significante ‘bastone di comando’ e an- che ‘scettro’), appartenente ad un ramo della gens Cornelia, che diede alla Repubblica romana molti celebri generali e uomini politici, tra i quali Publio Cornelio Scipione Afri- cano Maggiore. Nel ’900 il nome in Italia è stato imposto a 844 bambini, nome raro e in particolare, da circa 40 anni risulta rarissimo o inesistente. La Puglia, col 40% delle attestazioni è al primo posto per distribuzione geografica. Segue la Campania col 17% delle registrazioni.

SEPPUCCIO / SEPPUCCIA Vezzeggiativi di Giuseppe, vedi voce.

STEFANO Nome abbastanza usato a Bonito. La diffusione del nome è legata anche al ­culto e alla devozione per il Protomartire. Ieri “Toponimi agiografici. Santo Stefano, ancora un nome greco, richiama il primo martire che ha testimoniato col sangue la propria fede in Cristo”466. “Fuori della terra, verso occi- dente, alla distanza di un miglio, nel territorio di Morroni, sorgeva la chiesa campestre di Santo Stefano. La Platea del 1614 da queste precisazioni topografiche: «uno pezzo di terra di capacità di tomola nove incirca sita nel territorio di Bonito al feudo di Morrone confinato co la

466 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, p. 135. 185 confina di Morrone, la via pubblica, et dentro detto territorio ci è la chiesa di S.to Stefano»”467. Tra le persone con questo nome ricordo Stefano Belmonte di Morroni. Etimo “Nome ebraico in veste greca, rappresenta il calco di un personale abitualmente iden- tificato con Keliel ‘corona di Dio’, dal sostantivo kelijl ‘corona’, che tradotto in ­greco dà ap- punto Stéphanos. In realtà la Bibbia dei Settanta traduce con stéphanos molteplici voci ebrai- che, tra cui in particolare liveyah (corona di grazia: Proverbi 1,9) e ‘atarah (Giobbe 19,9), escludendo soltanto ketér ‘corona regale’, reso con diàdema; il problema della precisa voce ebraica di riferimento resta dunque aperto”468. Il nome greco divenne Stephanus in latino, attestato già in epoca pagana, con riferimento alla corona come simbolo di vittoria. In epoca cristiana il simbolo divenne la corona di martirio e la corona di grazia. Il nome ebbe diffu- sione anche in onore di S. Stefano, di cui parlano gli Atti degli Apostoli, egli ebbe l’incarico di provvedere alle necessità delle vedove e dei poveri oltre che la predicazione del Vangelo. Accusato ingiustamente fu condannato a morte per lapidazione (nell’iconografia è raffigurato con una pietra in mano o vicino). Il culto per il primo martire (da cui l’espressione dal greco “protomartire”) si sviluppò rapidamente. La Chiesa da secoli ha scelto come tempo della sua memoria e della sua festa il giorno dopo il Natale, proprio a indicare il protomartire cristia- no, il primo di una lunga serie di testimoni della fede di Gesù e del Vangelo. Inizialmente il nome rimase raro e limitato all’ambiente ecclesiastico, poi fu in parte rinvigorito dal nome di alcuni Papi. Maggiore diffusione nel Duecento e nel Trecento. Nel ’500 vi fu un notevo- le incremento, come molti altri agionimi (nomi di santi). All’inizio del XX secolo il nome non era ancora molto diffuso e popolare, pare che un aumento marcato nell’uso del nome avvenne nella seconda metà del ’900, a partire dal 1958, divenendo in seguito uno dei pri- mi 20 nomi in Italia. In tutto il territorio nazionale nel Novecento 359.159 persone hanno ricevuto il nome Stefano (la forma femminile Stefania: 195.352, a cui vanno aggiunti 3677 per Stefana). Geograficamente la collocazione del nome è prevalentemente centro-setten- trionale (soprattutto Emilia Romagna e Toscana). L’importanza del culto del santo ha pro- dotto la diffusione del nome anche nella toponomastica, in genere nel Nord, ma non solo: più vicino alla nostra terra cito S. Stefano del Sole (AV).

TOMASINA Questo nome può essere considerato sia la forma femminile e diminutiva di Tommaso, sia un vero e proprio nome autonomo, Tomasina, attestato nel dizionario dei nomi e che in Italia, nel ’900 ha avuto ben 1355 occorrenze. Etimo Alla base del nome si pone l’aramaico te’omah, forma femminile di te’om ‘gemello’, portato dall’apostolo che, secondo il Vangelo (Giovanni 20, 24-25) manifestò dubbi sulla risurrezione di Cristo469. Del suo nome parla il testo stesso nel medesimo passo: ­“Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù…” Tommaso, dun- que, è il corrispondente del greco Dìdymos, che significa appunto ‘gemello’. Forse più che un nome era un soprannome. Il nome passa in latino come Thomas. I bizantini contribuirono­ all’affermazione del nome e all’attuale grafia e pronuncia (con l’accento sulla “a”) ripropo- nendo il nome nella forma Thomasus, Thomasius. Prime attestazioni del nome nel 752 ad Arezzo. Inizialmente era un nome poco usato. La diffusione crebbe nel XIII secolo. Nel ’900

467 – C. Graziano, Le antiche chiese di Bonito, cit., p. 7 e nota 5. 468 – A. Rossebastiano, in I nomi di persona in Italia, pp. 1183-1184. 469 – Molto nota e popolare è l’espressione: “Sei come S. Tommaso: non ci credi se non ci metti il naso”. 186 il nome è abbastanza diffuso e resiste anche al calo demografico, mantenendo il rango 79. In Italia nel XX secolo ha avuto 80.207 occorrenze. Sul piano regionale il nome prevale nel Meridione, con epicentro in Puglia, seguita dalla Campania (14.321 registrazioni).­ Il nome è sostenuto dal culto per S. Tommaso Apostolo e anche per il celebre teologo e filosofo S. Tommaso D’Aquino (a Bonito venerato anche nella chiesa madre dove vi è una statua a lui dedicata). Per quanto riguarda la forma femminile del nome, ricordo che Tommasa ha registrato 3331 attestazioni, superata da Tommasina (6331) e da altre versioni vezzeggiative­ come Tomasina, Tomassina, Tomasella, ecc.

TORE Abbreviazione di Salvatore. Vedi voce.

TRÈSA Forma dialettale e sincopata di Teresa. Ieri Teresa Maglio perse la vita nel 1867 per il colera che colpì Bonito. Teresa Annese (era del 1840) emigrò in America nel 1899. Etimo Di derivazione spagnola, anche se l’origine sembra più antica, dal greco. Sembra che la prima donna che ebbe questo nome, Tarasia, così denominata perché ‘nativa di Thera’,­ at- tuale Santorini, nell’arcipelago delle isole Cicladi. L’origine etimologica sarebbe da connettersi con il sanscrito taranta-h, nel significato di mare470. Il nome penetrò in Italia nel XV secolo con l’arrivo degli Spagnoli, ma la sua fortuna si ebbe nel ’500 con il culto di una delle mag- giori mistiche di tutti i tempi, la spagnola S. Teresa d’Avila. Nel XIX secolo il nome ebbe un ulteriore sostegno nella figura di S. Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), detta anche S. Te- resa di Lisieux. In anni più recenti a noi è da ricordare la straordinaria figura di Madre Tere- sa di Calcutta (1910-1997). In Italia nel Novecento sono state chiamate Teresa ben 348.481 bambine. Al primo posto la Campania (69.230 occorrenze, di cui 36.915 nel Napoletano).

TRESINA Dizione locale di Teresina, diminutivo di Teresa, ma anche nome autonomo, così attestato e con grandissima diffusione: si pensi che Teresina è stato imposto come nome ufficiale a 29.701 donne (i dati sono sempre riferiti a tutto il XX secolo e all’intero terri- torio nazionale).

TUNINIÈLLO Forma locale e ipocoristica di Tonino, Antonio, Tonio, ecc. Vedi voce ’Ndonio.

TURILLO / TURIDDO / TURILIO Ipocoristici meridionali di Salvatore. Ieri Turilio Graziano, con la sua vigna in zona Campo dei Greci, è citato nella Bonito dei primi del ’600. Lingua Il passaggio è il seguente: Salvatore > (Salva)tore > Tore > Turi > Turillo o Turiddo, in cui vi è trasformazione di ll > dd, detto ‘suono cacuminale’471. La forma Turilio citata da un antico documento, e non attestata in altri dizionari, è verosimilmente una versione arcaica o un incrocio tra dialetto e volgare.

470 – Forse con qualche affinità col greco thalassa ‘mare’, da cui derivano alcuni termini scientifici come talas- soterapia, cura basata su bagni al mare, ecc. 471 – Cacuminale: si dice di suono che si articola appoggiando la parte anteriore della lingua alla volta del ­palato, ad es. i suoni dd nel siciliano cavaddu ‘cavallo’; o come nell’esempio bonitese su citato: Turillo > Turiddo­ . Si chiama cacuminale perché allude alla ‘cima’ del palato (la parte alta, sopra), infatti cacuminale deriva dal ­latino cacumen - minis, ‘cima’, da una radice indeuropea ak ‘cima’. 187 TURUCCIO Altra forma ipocoristica (vezzeggiativo abbreviato) di Salvatore, col suffisso -uccio, come in Antonuccio, ’Ndunuccio, ecc.

UMBERTO Nome abbastanza diffuso in passato anche a Bonito. Un riflesso anche del nome portato da personaggi illustri, come ad es. il re Umberto I, a cui, tra l’altro, in tante città, anche e soprattutto del Sud, ma non solo, vennero intitolate piazze, vie, corsi, galle- rie; si pensi alla Galleria Umberto I nel centro storico di Napoli e al Corso Umberto I ad ­Avellino. Forse nella fortuna del nome ha inciso almeno un po’, in paese, la provata e radi- cata fede monarchica di buona parte della popolazione nella storia e nel corso di larga parte del ’900. In questo senso il nome Umberto può essere considerato un “nome basiloforo”, cioè un nome di persona costruito con il nome di un sovrano. Nomi analoghi, in vari con- testi, possono essere Margherita (nell’epoca della Regina Margherita di Savoia), Emanuele Filiberto, Vittorio, e altri, conosciuti anche in altre nazioni e altre lingue472. Ieri Cito due persone (omonime): Umberto Grieco (a Morroni) e Umberto Grieco (contrada­ Masiello Tordiglione, poi trasferito a Bologna). Etimo Di tradizione germanica, si ravvisa l’elemento *berhta- ‘chiaro, illustre’ presente in altri nomi germanici, qui in composizione con una radice che è stata variamente interpre- tata. Raro nel Medioevo e sporadico, in Italia, anche fino a metà Ottocento. Acquista va- lore dopo l’Unità d’Italia (1861) e durante il regno di Umberto I (1878-1900), anche sulla spinta dell’emozione per l’uccisione di questi ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci. Un picco nell’uso del nome vi fu nel 1930 e pare da collegare all’evento mondano del matri- monio di Umberto II con Maria Josè di Sassonia-Coburgo. Nel XX secolo a livello nazio- nale 115.284 persone hanno avuto il nome Umberto. Presente in ogni regione, il nome però ha l’epicentro in Campania (18.917 occorrenze)473.

URSULA / URSULINA / ORSOLA Ieri Orsola Grieci nel 1730 sposò Nunziante Santoro; Ursula De Rosa (50 anni) è cita- ta come vittima del colera che colpì Bonito nel 1837; Ursula Battagliese era la madre del sacerdote Antonio De Pasquale, nato nel 1859; Orsola D’Alessio (nata nel 1863) emigrò negli USA nel 1899. Etimo Ursulina e Ursolina sono diminutivi di Ursula e questo nome, pur essendo un antroponimo a sé stante (con 1293 attestazioni nazionali) è considerato però anche de- rivato dal nome più di matrice italiana Orsola. Ursula infatti riflette da un lato il latino ursus, dall’altro una voce di origine germanica. Orsola è stato imposto nel XX secolo a 16.755 donne, il diminutivo Orsolina a 4341 soggetti. Deriva dal nome Orso, ma assu- me valore autonomo per ragioni agionimiche, cioè relative a nomi di santi. In partico- lare il nome si è diffuso grazie alla devozione per S. Orsola, del IV secolo, una fanciulla promessa in sposa al re degli Unni, ma in seguito convertitasi al cristianesimo e durante l’assedio della città di Colonia venne uccisa, insieme ad altre compagne. È la patrona di Colonia. Nel Sud e in particolare in Campania, la diffusione del nome è molto proba- bilmente legata anche alla figura della venerabile Orsola Benincasa, nata a Napoli nel

472 – Nei Paesi di lingua e di cultura tedesca, ad esempio, in passato, erano molti diffusi nomi come Helmut e Franz, nomi di celebri sovrani tedeschi. 473 – G. Raimondi, in I nomi di persona in Italia, pp. 1243-1244. 188 1547, fondatrice delle Suore Teatine dell’Immacolata Concezione, morì nel 1618. Epi- centro della diffusione del nome Orsola è la Campania (con 5.742 occorrenze, di cui 2808 a Napoli e 1410 a Caserta).

VASTIANO Dizione dialettale locale di Bastiano, forma aferetica di Sebastiano e betacismo­ (passaggio b > v). Ieri In paese il nome è correlato anche ad un culto che ha radici antiche: “A Bonito la de- vozione prima a San Sebastiano e poi a San Rocco ha vasto riscontro negli antichi docu- menti ecclesiastici. Nella Visita Pastorale del 1517 si legge che «la cappella di S. Sebastiano è stata edificata dal popolo e qui si celebra la messa (…)». (…) Nella Visita Pastorale del 1614 si scrive: «Vi sono anche fuori del borgo due cappelle: una sotto il titolo di S. Seba- stiano e l’altra di S. Rocco (…)»”474. Etimo Sebastiano deriva dal greco sebastòs, che significa ‘degno di venerazione’, attestato come appellativo nell’antica Roma imperiale quando era usato come attributo di perso- naggi illustri. La fortuna del nome risale alla devozione per il popolarissimo S. Sebastiano, audace centurione oriundo di Narbona, che fu arrestato a Roma nel 288 con l’accusa di fare proseliti convertendo alla fede cristiana e fu condannato a morte: legato ad un albero venne trafitto dai militari. Questa scena è universalmente conosciuta anche a livello popo- lare grazie a molti famosi dipinti e numerose immaginette devozionali. Il nome Sebastiano è presente in tutta Italia (81.124 occorrenze, nel XX secolo); da sottolineare la larga diffu- sione anche della versione femminile Sebastiana (23.370). Sia il maschile che il femminile sono prevalentemente distribuiti nel Sud Italia.

VECÈNZA / VICIENZO Forme locali dialettali di Vincenza e Vincenzo. Ieri Nome abbastanza diffuso anche a Bonito. Nella storia del paese si possonoindividuare ­ tre fattori che possono aver concorso alla popolarità del nome. 1. S. Vincenzo Ferreri (o Ferrer) (1350-1419), domenicano spagnolo, il cui culto è presente anche a Bonito, tant’è vero che in suo onore è chiamata “chiesa di S. Vincenzo” la chiesa in paese che ufficialmente sarebbe di S. Domenico. 2. S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), religioso francese, autore di molte opere caritatevoli a favore di infermi, poveri e bambini, fondatore di una congrega- zione che è ancora oggi molto attiva nel campo della carità (i volontari sono chiamati po- polarmente “vincenziani”). 3. La presenza a Bonito di una sorta di culto popolare (anche se non ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa) per Vincenzo Camuso, detto popolarmente Zi’ Vicienzo, nome attribuito ad una mummia conservata in una cappella e a cui da molti anni una parte del popolo ha manifestato una forma spontanea di devozione. Vincenzina / Vincenzino sono forme diminutive abbastanza impiegate in passato anche a Bonito, cito Vincenzino Grieco menzionato nel bollettino parrocchiale bonitese “L’Assunta” nel 1954 per una cospicua offerta alla chiesa per “celebrare messe gregoriane in suffragio dell’anima di don Alessandro Grieco”. Etimo Il nome deriva dal latino vincens, vincentis, con l’aggiunta del suffisso -ius, sul modello, da un punto di vista morfologico, di nomi tipo Fiorenzo, Prudenzo, Venanzio. Dal punto di vista semantico il nome è equivalente a Vittorio, cioè ‘colui che vince, il vincente’. In Italia nel ’900 il nome è stato assegnato a 555.095 uomini (uno dei primi 10 nomi più diffusi).

474 – C. Graziano, Bonetum in Hirpinis, cit., pp. 257-258. 189 Anche la forma femminile è molto popolare: 153.494 occorrenze. Il nome predomina nel Mezzogiorno, con epicentro la Campania (rango medio 3, con ben 168.371 registrazioni).

VELARDINO Citato nell’elenco dei nomi di persona di Bonito nel libro di S. La ­Vecchia Bonidizio. Penso sia una forma diminutiva di Velardo. Il diminutivo è attestato quasi solo in Campania. A sua volta Velardo è forma alterata di nomi come Abelardo, Verardo, ­Belardo, tutti comunque nomi rari, sia nella forma originale che modificata. Velardo e Velardino sono nomi di recente attestazione (primi del ’900), in cui forse vi è il riflesso di un nome spagnolo, Velardo.

VIOLANDA Menzionato tra i nomi di persona bonitesi da S. La Vecchia in Bonidizio. Ieri Violanda Nardone è nell’elenco dei bonitesi emigrati in Gran Bretagna. Lingua È una variante di Iolanda, dovuto all’incrocio dell’antico Yolande con l’italiano Viola. Etimo È un nome che ha avuto nel Novecento (a livello nazionale) 1513 occorrenze. Si concentra nel Mezzogiorno con epicentro in Campania (505 attestazioni, oltre il 30% del totale). Forse ha concorso nella diffusione del nome (almeno in Piemonte, dove c’è un ­nucleo consistente) la tradizione onomastica di Casa Savoia (Violanda del Monferrato, contessa di Savoia).

ZARAFINO / ZARRAFINA Serafino/a. Ieri Serafina Merola era la mamma di Maria Teresa Curcio, uno dei 200 bonitesi ­deceduti nel 1867 per il colera. Serafino Belmonte (del 1875) è nella lista dei bonitesi emigrati ­negli USA nel 1899. Etimo Deriva dall’ebraico Seraphim, da collegare alla radice saraf ‘bruciare’, ‘ardere’, viene interpretato come ‘ardente’. Il nome, plurale in origine, adattato in greco e il latino nella forma Seraphìm, poi normalizzato in Seraphinus come singolare, indica nell’Antico Testa- mento le creature angeliche menzionate da Isaia: il profeta li descrive con aspetto ­splendente e volto di fiamma (quindi ‘ardenti’) e dotati di sei ali. Nella teologia cattolica i Serafini formano la suprema gerarchia angelica. Alla popolarità del nome ha dato un contributo il culto per S. Serafino (1540-1604), frate cappuccino nato a Montegranaro di AscoliPiceno. ­ Sul versante femminile il riferimento è alla devozione per varie sante così denominate, tra cui la Venerabile Serafina di Dio (1621-1699), carmelitana, fondatrice nel Napoletano di istituzioni educative e sociali. Il nome nel Novecento in Italia è stato assegnato a 16.288 uomini e come Serafina a 32.923 donne. Serafina è largamente dominante nel Sud, per prima la Sicilia. In Campania è molto usato, con 3197 unità.

190 APPENDICE

Altri nomi nelle cronache bonitesi

Pur consapevole che non è possibile inserire tutti i nomi di persona usati a Bonito in passato e oggi, aggiungo comunque un’altra lista di 100 nomi, per allargare il ventaglio onomastico ­bonitese. Anche i seguenti nomi non sono “generici” o “astratti”, ma concretamente calati nella vita della comunità bonitese, cioè effettivamente portati da donne e uomini del paese e per lo più attestati in fonti e documenti. Naturalmente le persone citate costituiscono solo alcuni esem- pi tra i vari bonitesi col medesimo nome.

Adamo Adamo Magno (1898) in America nel 1914. Nome biblico, di origine ebraica, di un certo impegno, poiché denomina, secondo il racconto della Bibbia, il primo uomo sulla terra, il primo essere umano, progenitore dell’umanità, ma anche… il primo peccatore (in- sieme a Eva) da cui discende la “rottura con Dio”, il peccato originale, ecc. Il nome deriva dall’ebraico Adam, ricondotto ad Adamah ‘terra, terreno’, con riferimento alla ‘terra rossa’, l’argilla, da cui sarebbe stato impastato, creato l’uomo. Alcuni pensano che nella radice del nome c’è anche la parola ebraica demut ‘simile’, ‘immagine’, con allusione alla creazione di Adamo “a immagine di Dio”.

Adele Adele Cotugno (1934) in Argentina; Adele Grieco in Inghilterra. Nella radice del nome c’è il germanico athala ‘nobiltà’.

Adriano Adriano Princigallo (1948) in Svizzera; Adriano De Pasquale (1939), insegnante. Il nome nasce in epoca latina come etnico riferito alle due Hadria italiche, quella Veneta­­­ e quella Picena: le odierne Adria (Ro) e Atri (Te). Era difffuso come cognomen di varie gentes­ romane.

Aida Aida Coviello (1939) in Gran Bretagna. Pare che il nome derivi dall’antico nome personale egizio ‘Iiti ‘essa è venuta’. La fortuna del nome è legata alla celebre opera lirica di Verdi Aida.

191 Alberto Alberto Grieco (1941) in Svizzera. Nome di origine germanica, introdotto in Italia­ dai Franchi, deriva da ala ‘tutto’ e berhta ‘illustre’.

Aldo Aldo D’Ambrosio (zio dell’On. Michele D’Ambrosio) emigrò in Venezuela; Aldo (­Alduccio) Camuso; Aldo Grieco, medico e studioso di storia del Mezzogiorno; Aldo Pepe, a Morroni, ha vissuto molti anni a Bologna. Nome di origine germanica, forse longobarda, formato sulla base della parola alda ‘vecchio’, nel senso di ‘saggio, esperto’.

Amalia Amalia Curcio (1881) si trasferì negli USA nel 1919. Deriva dall’abbreviazione di antichi nomi germanici non più in uso come Amalafreda, Amalasunta, Amalberga, compo- sti con l’elemento amala ‘audace’.

Ambrosio Ambrosio Palladino (1870) negli USA nel 1893. Il nome è una variante di ­Ambrogio, antico nome di origine greca, da ambròsios ‘immortale’.

Amelia Amelia De Chiara (1880), in America nel 1905. Variante di Amalia, da amala ‘audace’.

Amerigo Amerigo Magno (1903) negli USA nel 1912. Di origine germanica, continua il personale Haimirich ‘potente nella sua patria’.

Amilcare Amilcare Merola (senior e junior), in America. Il nome deriva dal punico ­Himelqarth ‘fratello (o amico) del dio Melqar’, passato in greco come Amìlkas e in latino come Amilcar.

Amoroso Amoroso Magno (1888) in America nel 1899. Deriva da amore, significa ‘pieno di amore’ e anche ‘molto amato’. Accentrato in Campania, in particolare nell’Avellinese.

Aniello Aniello Beatrice fu una delle 200 vittime del colera del 1867. Il nome è una ­variante fondamentalmente campana del nome Agnello. Il riferimento è a un santo locale, S. ­Aniello, vescovo di Napoli, morto nel 596. In Italia nel XX secolo 28.776 persone hanno avuto questo nome, di cui 27.290 in Campania, pari al 94%.

Anita Anita Di Pietro a Milano; Anita Simonelli (1886) negli USA dal 1902. Diminutivo portoghese e spagnolo corrispondente a quello di Anna, nome di ispirazione risorgimen- tale, legato alla figura della compagna di Giuseppe Garibaldi.

Annibale Annibale De Rosa, di anni 37, è menzionato tra i bonitesi che persero la vita nel colera del 1867. Nome di matrice classica e storica, con riferimento al grande condottiero cartaginese Annibale Barca che condusse una dura guerra contro i Romani. L’origine del nome è punica: Hann -i- ba’al ‘grazia di Baal’, la più importante divinità punico-fenicia. La toponomastica reca tracce di questo nome, Ponte di Annibale, vicino a Capua, anche in ricordo della battaglia di Canne.

Arturo Arturo Ferragamo (1884) in America nel 1905. Nome di origine complessa, forse etrusco. Altri pensano ad un’origine celtica, dalle parole irlandesi art ‘pietra’ e artos ‘orso’.

192 Ascanio Ascanio Merola (1885), negli USA nel 1899. Nome di tradizione classica e lette- raria, di probabile origine frigia (regione storica della Turchia), di oscuro significato.

Attilio Attilio Covelli (1896) in America. Di probabile origine etrusca e di significato oscuro.

Aurelia Aurelia Simonelli (1877) in America nel 1914. Dal gentilizio latino Aurelius, con- nessa forse con Auril, nome di una divinità solare, e in relazione con la radice aus ‘brillare’, da cui deriva anche la parola aurora.

Aurora Aurora Belmonte (1875) si trasferì nelle Americhe nel 1899. Nome augurale, di trasparente significato, deriva dalla voce latina auroram, connessa alla radice aus ‘brillare’.

Bartolomeo Bartolomeo Ciampa (1890) a New York nel 1909. Dall’aramaico Bartalmay (= bar Talmay: figlio di Talmay), passato in latino Bartholomaeus; il nome di uno dei 12 apostoli.

Benedetto Benedetto Zizza (1880) in America nel 1902. Dal latino benedicere ‘parlare bene, lodare’, ha assunto col cristianesimo un nuovo significato di ‘invocare la protezione di Dio’; il nome si è diffuso anche grazie alla figura di S. Benedetto da Norcia, promotore del monachesimo in Occidente.

Benito Benito Buongiorno emigrò a Torino negli anni Sessanta del ’900. È il diminutivo spagnolo del nome Benedetto, storicamente presente in Italia a seguito della dominazione spagnola e dei rientri di emigrati in Sud America. Già nel secondo Ottocento ebbe un certo rilievo, con la rivoluzione messicana guidata da Benito Juarez. Proprio a questo personag- gio si ispirò il socialista Alessandro Mussolini imponendo tale nome al figlio che divenne il celebre Duce. Fino al 1919 la presenza del nome era sporadica in Italia; con il regime fa- scista vi fu un successo crescente del nome Benito.

Berardino Berardino Grieco (1888) negli States nel 1911. Diminutivo di Berardo, adatta- mento del francese Berart, Berard, composto di ber ‘orso’ e hard ‘duro, forte’.

Camillo Camillo Moscati, insigne giurista. Continua il personale latino Camillus, nel lin- guaggio religioso designava il fanciullo che assisteva il flamen Dialis nei sacrifici e nei riti, forse di origine etrusca.

Carlo Carlo Colarusso a Boston; don Carlo Graziano, sacerdote e storico di Bonito. Di origine germanica, deriva da karla che indicava lo stato di uomo libero, poi indicò i ma- estri di palazzo, divenendo in seguito titolo ereditario e poi nome personale. Deve la sua fama alla dinastia “carolingia”, dal nome del re Carlo Martello e anche alla figura di S. Carlo Borromeo.

Carmelinda Carmelinda Camuso (1924) in Argentina. Deriva da Carmela, con il ­suffisso linda che può essere legato sia allo spagnolo linda ‘bella’, sia al germanico linthjo ‘dolce, amorosa’.

193 Carolina Carolina Leone (1885) negli USA nel 1901; Carolina Cassitto, figlia di Dionisio e nipote di Federico. Diminutivo di Carola, a sua volta variante di Carla.

Cecilia Con questo nome ricordo Cecilia De Pietro D’Inverno, presidente CIF e autrice di un libro su Bonito; Cecilia Vigliotta. Deriva dal gentilizio Caecilius, di origine etrusca e di significato ignoto. La diffusione del nome è legata al culto di S. Cecilia, nobile ­romana convertita al cristianesimo, martire a Roma nel 220 (circa). Patrona dei musicisti, per il racconto delle sue nozze allietate dal suono di strumenti e lei era tutta assorta al pensiero di Dio. Celebre è l’Accademia musicale di S. Cecilia a Roma, una della più antiche al mondo.

Cleta Cleta Di Pietro, nell’elenco dei bonitesi emigrati, si trasferì a Milano. Diminutivo di Anacleta, nome di origine greca, da anakalein ‘invocare’, significa quindi ‘invocata’. Il nome, nella forma base maschile, più diffusa, Anacleto / Cleto, è legato a S. Anacleto I, terzo­ Papa (dopo S. Pietro e papa Lino), martire.

Cosimo Cosimo Capozzi (1864) in America nel 1900. Variante di Cosmo, nome con cui è conosciuto il santo medico Cosma, che operò al sud in coppia con il fratello Damiano. Il nome Cosimo è tipicamente del Sud Italia. L’etimo del nome è forse legato al greco kosmion ‘ornamento’, oppure kosmios ‘ornato’ o kosmein ‘disporre in ordine’.

Costantino Costantino Albano (1861), emigrato in America nel 1900; Costantino ­Donnarumma a New York, Costantino Fiore (1886) in America nel 1902; Costanti- no Fiore (1955), figlio di Peppo. Continua il personale latino Constantinus, variante di ­Constantius, da cui Costanzo, dalla radice latina che significa ‘costante, fermo’. La diffusio- ne del nome è legata all’imperatore romano d’Oriente Costantino il Grande, a cui si deve l’Editto di Milano (313) che sancì la tolleranza e quindi la libertà del culto cristiano, data che segna storicamente la straordinaria avanzata della nuova religione cristiana nel mondo. “Egli diviene­ l’«imperatore santo». Nella Chiesa orientale Costantino viene anche venera- to come un santo, come «simile agli apostoli», e perfino come tredicesimo apostolo”. (M. ­Mitterauer, Antenati e santi).

Daniele Daniele Ventre (1887) negli States nel 1895. Nome di tradizione biblica e cristiana, deriva dall’ebraico Dani’el composto da dan ‘giudice’ e El ‘Dio’ (abbreviazione di Elohim): ‘Dio è il mio giudice’, oppure, secondo un’altra interpretazione: ‘Dio ha giudicato’.

Dante Dante Sarno, a Milano, poi a Bonito. Deriva da una forma sincopata del nome ­Durante (Durante > D[ur]ante > Dante), nome di origine latina basato su durare, ‘che dura’ o ‘che sop- porta’, usato dai cristiani col significato di ‘resistenza alle tentazioni’. Il nome Dante è indub- biamente legato alla fama del Sommo Poeta Dante Alighieri autore della Divina Commedia.

Diomede Diomede Ciano di anni 24 è nell’elenco dei 200 bonitesi morti per il colera del 1867. Il nome è mitologico, deriva dal greco Diòs, genitivo di Zéus, e médein ‘curare o proteggere’, e ha il significato di ‘protetto da Zeus’. Diffuso (in passato) soprattutto in ­Campania e Puglia.

194 Dora Dora Bruno (1915) e Dora Ciani (1910) negli USA. Nome augurale connesso con il greco doron ‘dono’, da alcuni è interpretato come ipocoristico di nomi quali Teodora, Diodora.

Edda Edda Marenghi, nella lista dei bonitesi emigrati, trasferitasi a Roma. Nelle lingue scandinave è usato come diminutivo di Hedvig Edvige, di origine germanica, composto da hathu ‘battaglia’ e wiga ‘combattimento’, dando luogo così a una tautologia (ripetizione)­ interpretativa.

Egidio Egidio Spinazzola (1888) in America nel 1922. Di origine greca, collegabile sia a Egide che a Egeo, trasmesso attraverso il latino Aegidius. Altri pensano a una ­connessione col francese Gilles Giglio. Anche in territorio irpino è ricordato S. Gilio (dal francese Gilles)­ che è di solito interpretato come derivante da Egidio, S. Egidio. A Montefusco c’è la fera de san Gilio, in quella zona c’è anche il convento di S. Egidio. I nomi Gilio, Cilio (nella versione dialettale) e Giglio quindi risalgono a Egidio.

Eligio Eligio Merola, in Argentina; Eligio Monaco. Deriva dal verbo latino eligere ‘­scegliere’, col significato di ‘scelto da Dio’.

Elio Elio Pepe (1939) negli USA. Due interpretazioni del nome: 1. Dal greco Hélios ‘sole’. 2. Dal gentilizio romano Aelius forse di origine etrusca e di significato oscuro.

Elisa Elisa Vigliotta in Australia. In origine era abbreviazione di Elisabetta, poi diven- ne nome autonomo per la celebrità di alcuni personaggi con questo nome. Il nome è “­teoforico” poiché contiene la parola ‘Dio’ (El) unita ad un secondo elemento discusso, forse una radice verbale ebraica shv ‘giurare’, oppure un riferimento alla parola ebraica sheva’ ‘sette’, numero considerato simbolo di perfezione e pienezza, col probabile signi- ficato di ‘Dio è perfezione’.

Emanuele Emanuele Miletti era il padre del famoso sindaco di Bonito Crescenzo ­Miletti; Emanuele Grieco (1898-1987), agricoltore, emigrò negli anni ’50 in Toscana (nonno omonimo del curatore di questo libro). Nome biblico di origine ebraica, adattamento di ­imma-nu-‘El, letteralmente: ‘con-noi-Dio (è)’, ‘Dio è con noi’ usato dal profeta Isaia per indicare l’atteso Messia. È documentato anche un caso del nome nella variante con due “m”: Emmanuele Vigliotta era il padre di Maria Michela, una bambina di soli 8 anni che perse la vita nel 1867 per il colera.

Emma Emma Marenghi (1929), in Argentina; Emma De Pietro (“Donna Emma”) (1908- 2003); Emma Tordiglione (1931) in Argentina. Di origine germanica, ma di discussa eti- mologia, alcuni lo considerano una variante di Irma (‘grande, potente’).

Faustino Faustino Santosuosso (1892) negli States nel 1907; Faustino Grieco. Diminutivo di Fausto, dal verbo latino favere ‘favorire, essere propizio’, la cui diffusione è legata anche all’aggettivo italiano fausto, ancora in uso nel senso di ‘positivo, propizio, felice’.

Fedele Fedele Di Pietro (1900) in America nel 1905; Fedele Grieci, di Morroni, trasferi-

195 to a Como; Fedele Pascucci (1900) in America nel 1905. Di origine latina, dall’aggettivo ­fidelis, da fide ‘fede’, col senso di ‘leale, fidato’.

Ferruccio Ferruccio Ferragamo è il figlio del celebre Salvatore Ferragamo; attualmente è Pre- sidente della nota azienda creata dal padre e diretta per molto tempo dalla signora ­Wanda Miletti Ferragamo. Il nome deriva da un originario soprannome legato alla parola latina ­f­errum, con probabile riferimento a un mestiere. La Chiesa ricorda S. Ferruccio il 28 ottobre.

Fioravante Fioravante Pagliuca (1946) in Argentina; Fioravante Pierno (fratello del musicista­ Luigi) negli USA nel 1923. Pare che sia un adattamento del nome francese Fleurant ‘fiorente’.

Fiorentina Fiorentina Beatrice (1858) negli USA nel 1900; Fiorentina Caruso (1948) in Canada; Fiorentina Racca (1910) negli States nel 1912. In Italia nel ’900 è stato usato più il nome femminile, il doppio della versione maschile. Da Florentius, da florens ‘fiorente, in fiore’.

Fiorentino Fiorentino (detto Fiore) Graziano (1883), in America; Fiorentino Masone (1911) in America nel 1919. Vedi la voce precedente Fiorentina.

Fiorenza Fiorenza Santosuosso figura in una rivela del catasto onciario di Bonito negli anni 1752-1753. Fiorenza Annese (1907) emigrò negli USA nel 1910; Oggi: Fiorenza ­Spinazzola. Nel XX secolo usato abbastanza (un po’ meno della versione maschile). Per ­l’etimo vedi Fiorentina.

Fiorenzo Fiorenzo Lo Conte (1958) in California. Nel Novecento 15.448 attestazioni in Italia, mille in più della forma femminile. Per il significato vedi Fiorentina.

Flora Flora Beatrice (1941) emigrata al Nord Italia; Flora Marenghi (1930) in Argentina; Flora Vazza (1948) in Argentina. Continua il latino Flora, da florem ‘fiore’ (presso i latini Flora era la divinità delle piante in fiore).

Florinda Florinda Leone in America alla fine dell’Ottocento. Dal latino flos, floris ‘fiore’.

Fortunato Fortunato Covelli a Boston dai primi del ’900; Fortunato Covelli, padre dell’On. Alfredo Covelli; con lo stesso nome anche il figlio del celebre deputato bonitese. DaFortuna ­ , nome augurale già nella latinità.

Gilda Gilda Cotugno negli USA; Gilda Grieco in Toscana. Ipocoristico di Ermenegilda, di origine germanica, composto di erminia ‘potente’ e gelda ‘ricompensa’.

Gioacchino Gioacchino Leone a Brooklyn a fine ’800; Gioacchino Pezzella (1899) negli USA nel 1922. Deriva dall’ebraico Yohaqim, nome teoforico costituito da Yah (abbreviazione di Yahweh ‘Dio’) e da un secondo elemento discusso, forse la voce ebraica qum ‘­sollevare, rad- drizzare’, col probabile significato di ‘Dio fa sollevare, porta sulla buona strada’. La fama del nome è legata alla figura di S. Gioacchino, marito di S. Anna, il padre della Vergine Maria.

196 Giocondo Giocondo D’Alessio, figlio di Gabriele, trasferitosi a Livorno; Giocondo Grieci (1945), artigiano, trasferito a Rimini. Dal latino Iucundus dal verbo iuvare ‘giovare, pia- cere’; in seguito incrociato per etimologia popolare a iocus ‘gioco’; il significato assunto è quindi ‘lieto, prospero, fortunato’.

Giovannina Giovannina Losanno, a Bonito. Diminutivo, molto diffuso soprattutto in Cam- pania, di Giovanna, versione femminile di Giovanni che significa ‘Dio ha avuto misericordia’.

Giovino Giovino Belmonte (1901) sbarcò nel Nord-America nel 1923. Nome abbastanza raro, al maschile (mentre Giovina è abbastanza diffuso, soprattutto al Centro-sud). Deriva dal latino Iovinus, da Iovem ‘Giove’.

Giulia Giulia De Chiara (1938) emigrata in Irlanda; Giulia Di Minico (1927) a Boston; Giulia Olivola (1944) in Argentina. Continua il nomen, poi gentilizio latino Iulius / Iulia, che designava l’appartenenza alla nobilee gens Iulia, resa illustre da Caio Giulio Cesare.

Giustino Giustino Grieco (1943) in Inghilterra. Deriva da Giusto, risale al latino Iustinus, da Iustus ‘giusto, onesto’, connesso alla parola ius ‘diritto’. La versione femminile Giustina è diffusa il triplo di Giustino.

Guido Guido Ruggiero (1942) in Australia; Guido Belmonte a Roma; Guido Vazza (1943) in Argentina. Adattamento del personale germanico Wido, abbreviazione di Widbald, ­Widmann, composti con l’elemento widu ‘legno, foresta’, oppure con wida ‘ampio, lontano’.

Incoronata Incoronata Coviello (1891) negli States nel 1912. Nome di devozione mariana, derivato dal culto per Maria SS. Incoronata, affermatosi in particolare nel Quattrocento.

Ines Ines Sarno (1929) in Inghilterra. Dallo spagnolo Inés, corrispondente all’italiano Agnese­ . Il significato è quello del greco aghné ‘casta, pura’.

Iolanda Iolanda Grieco (1925-1960), della contrada Masiello Tordiglione, poi emigrata in Toscana. Attestata anche la variante con la “J”, ad esempio in Jolanda Pagliuso, attrice e regista della compagnia teatrale bonitese “La Giostra”. Etimologia discussa: alcune ipotesi: 1. Adattamento dal francese antico Yolant, da accostare a Violant / Violante, da avvicinare a Viola. 2. Origine germanica in cui vi è l’elemento linthjo ‘dolce, sottomessa’.

Iole Iole Ferragamo (1949) tra i bonitesi emigrati, trasferita a Reggio Emilia. Dal greco classico Iòleia, connesso con ìon ‘viola’, uno dei vari nomi femminili ispirati a nomi di fiori.

Irene Irene Di Pietro. Adattamento del greco Eiréne ‘pace’.

Leondina Leondina Capozzi (1898) in America nel 1922; Leondina Di Pietro (1950) a Carpi. Il nome è una variante di Leontina, a sua volta diminutivo di Leonzia, legato alla voce leon, leontos ‘leone’.

197 Lilia Lilia Ruggiero (1946) in Argentina. Forse alla base c’è il latino lilium ‘giglio’, che sug- gerisce di considerare il nome come variante di Giglia / Giglio. Altri pensano a una abbre- viazione di Liliana o una derivazione da Lilla / Lillo.

Liliana Liliana Beatrice, a Bonito. Alcuni pensano a una derivazione dal latino lilium ‘­giglio’, da avvicinare a Gigliana. Altri lo collegano all’inglese Lilian, ipocoristico di Elisabetta.

Luca Luca Rossetti (1874) in America nel 1899; Luca Grieco, il giovane bonitese vittima di un incidente a cui è intestato il torneo Memorial. Abbreviazione di Lucano, nome ­etnico, in origine significava provenienza o relazione con la storica regione Lucania. Il nome Luca ha avuto una grande diffusione in onore di S. Luca Evangelista autore del terzo­Vangelo e degli Atti degli Apostoli.

Luciano Luciano Errico (1864) negli USA nel 1898. Continua il soprannome latino ­Lucianus, sviluppatosi da Lucius (Lucio) e in origine imposto ai bambini nati di giorno (luce del giorno).

Lucrezia Lucrezia Vigliotta in Inghilterra; Lucrezia Vitale (1868) a New York nel 1893. Antico gentilizio romano di origine etrusca e di significato incerto, il cui nome si è diffuso grazie a personaggi importanti con questo nome.

Mafalda Mafalda Calvo (1939) in Australia. Variante di Matilde, nome questo di origine germanica; Mafalda venne foneticamente adattato al sistema linguistico ibero-r­omanzo quando la principessa Matilde di Savoia (Mahalt de Savoie) andò in sposa al re Alfonso I. In Francia in quel periodo il fonema “h” era molto aspirato, mentre l’aspirazione non era in uso nella penisola iberica, la “h” di Mahalt fu resa con la “f” con la resa di Mafalt > ­Mafalta > Mafalda.

Manfredi Manfredi Grieco (1890) negli USA nel 1906. Variante di Manfredo, nome sto- rico che continua quello del figlio naturale dell’imperatore Federico II, proclamato re di Sicilia nel 1258. Il legame con la Sicilia spiega l’epicentro del nome in quella regione; la battaglia finale che vide sconfitto Manfredo avvenne a Benevento e ciò spiega le numerose occorrenze del nome in Campania, in particolare ad Avellino e a Benevento.

Manlio Manlio Ciani (1884) emigrò in America nel 1906; Manlio Miletti, ­commerciante, ora in pensione, padre di Valerio Massimo Miletti, ricercatore di Bonito. Nome classico, di tradizione dotta, fu ripreso nel Rinascimento come molti altri nomi della romanità. Ha la stessa origine di Manio e di Manilio. Manio e Manilio derivano da Manes divinità degli antenati defunti e dall’aggettivo latino arcaico manus ‘buono, favorevole’. Insieme a questa etimologia corretta che riguarda anche Manlio, per quest’ultimo vi è anche una paretimo- logia popolare che accostava il nome all’avverbio mane ‘di mattina’, facendo sì che il nome fosse imposto a bambini nati alle prime luci dell’alba.

Marco Marco Grieco (1866) emigrato negli USA nel 1901; Marco De Pasquale (1967) di- rigente d’azienda. Continua l’antico praenomen romano Marcus, molto diffuso nella ­latinità;

198 è forma contratta da marticos ‘di Marte, dedicato a Marte’. Il nome, da pagano, diventa cristiano con la fama di S. Marco Evangelista, autore del secondo Vangelo.

Maria Venere Maria Venere De Sisto in America. Il nome si può rappresentare sia univerbato­ Mariavenere sia staccato; è molto raro: nel ’900 in Italia solo 5 bambine hanno avuto questo nome (almeno nella forma grafica ufficiale Mariavenere). Unisce due nomi, Maria e Venere, nome nella versione italiana della dea dell’amore e della fecondità, la Aphrodites dei Greci, ribattezzata dai latini Venus, dal sostantivo venus ‘bellezza’.

Marisa Marisa Cotugno; Marisa Belmonte (1957) a Boston. Composto sincopato di Maria­ e Luisa, ha acquisito valore di nome autonomo per la grande diffusione: 117.047 donne in Italia nel Novecento.

Messalina Messalina Cotugno (1938) in Argentina. Riprende il nome della terza giovanis- sima moglie del vecchio imperatore Claudio che la fece uccidere a soli 23 anni dopo essere stato da lei ripudiato. Il suo soprannome era Messala (dato dopo la conquista di Messina), Messalina è formato dal suffisso di appartenenza -inus. Nel corso del tempo il nome ha as- sunto, a livello popolare, il significato di ‘donna dissoluta’, ciò però non ha impedito una certa diffusione in alcune zone d’Italia, e una presenza, seppure rara, tra il 1902 e il 1984 (dati relativi solo al XX secolo).

Miranda Miranda Botticella (1939) in Argentina. Da collegarsi al latino mirari ‘­ammirare’, significa ‘che deve essere ammirata’.

Napoleone Napoleone Curcio (1859) andò in America nel 1902; ancora Napoleone ­Curcio, apparatore di feste e luminarie. La fama del nome è legata alla figura del generale corso Napoleone Bonaparte.

Natalia Natalia Annese (1909) andò in America nel 1922. Legato al nome del Natale, la festa della nascita di Gesù Cristo; dal latino natalis ‘relativo alla nascita’.

Nicodemo Nicodemo Sarno (1881) negli USA nel 1898. Dal personale greco Nikòdemos formato da nikan ‘vincere’ e demos ‘popolo’, col senso di ‘vincitore del popolo’. Il nome deve la sua fama e diffusione (non massiccia, ma neppure rara: 3183 occorrenze in Italia nel No- vecento) alla figura di Nicodemo, narrato dal Vangelo, il fariseo e maestro della legge che divenne discepolo di Gesù, lo difese nel Sinedrio e fu presente alla deposizione dalla croce.

Petronilla Petronilla Racca era la madre di Emilia Flumeri, di anni 22, che nel 1867 per- se la vita per il colera che imperversò a Bonito. Nome latino di età imperiale, deriva da ­­Petronius con il suffisso -illa. La diffusione del nome è legata al culto di Santa Petronilla, una leggenda dice che era la figlia di Pietro, l’Apostolo di Gesù, e per questo alla santa fu dato quel nome. Nel XX secolo 4540 bambine hanno ricevuto questo nome, in larga par- te nel Sud d’Italia, prima fra tutte la Sicilia (la santa è patrona di Assoro, in provincia di Enna), poi la Puglia e la Campania.

199 Prudenza Prudenza Di Pietro era la moglie di Francesco Antonio De Chiara che nel 1867 perse la vita, a 52 anni, per il colera che sconvolse il paese. Deriva dal nome latino ­prudentia, con riferimento a una delle quattro virtù cardinali (le altre sono Giustizia, Fortezza, Tem- peranza) che si affiancano alle tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità).

Querino / Quirino Querino Olivola a New York nei primi del Novecento; Quirino ­Rossetti, trasferitosi a Torino. Quirino Camuso era il marito di Elisabetta Racca una delle vittime del colera del 1867. In paese sono attestate entrambe le forme grafiche: Querino e ­Quirino. L’origine del nome ha due ipotesi: 1. Designava la provenienza dalla città di Cures e poi Quirites indicò i Sabini. 2. Forse legato al greco koìranos ‘signore, re’. Il nome è forse an- che in onore di S. Quirino, la Chiesa venera il culto di quattro santi con questo nome, forse il più noto, in Italia, è S. Quirino di Neuss, tribuno romano vissuto tra I e II secolo, ­martire, festa il 30 aprile.

Rachele Rachele Camuso di anni 25 e Rachele Tiso, di soli anni 15, persero la vita per il colera del 1867; Rachele Coviello (del 1944) emigrò in Argentina. Nome biblico, risale al personaggio di Rachele, secondogenita di Labano e moglie prediletta di Giacobbe. Deriva dall’ebraico Rahel ‘pecora’, confluito nel latino Rachel; secondo la tradizione i discendenti di Rachele e di Giacobbe sarebbero diventati allevatori di ovini, da qui si può comprende- re il senso del nome e la sua “progettualità”. Due degli esempi riportati erano persone vis- sute nell’Ottocento. Nel ’900, e in particolare nel ventennio dal ’22 al ’45 (con apice nel 1937) il nome ebbe una certa diffusione, probabilmente per la notorietà di Rachele Guidi, moglie di Benito Mussolini. Come distribuzione regionale la Campania è al primo posto.

Remigio Remigio Flammia (1930-2007). Il nome risale al latino medievale Remigius, ­esito del latino volgare Remedius, derivato da remedium ‘rimedio’, usato poi in senso cristiano come ‘rimedio spirituale’.

Riccardo Riccardo Sarno (1944) tra i bonitesi emigrati, si trasferì a Roma; Riccardo Pagella­ (1894) in America dal 1920. Dal personale germanico Rikhard formato da rika ‘ricco, ­potente’ e hardhu ‘valoroso forte’.

Rita Rita Ruggiero (1939) in Argentina; Rita Rossetti, a Bonito (moglie di Adriano De Pasquale); Rita Zizza (1953) in Australia. In origine era abbreviazione di Margherita, poi acquistò valore di nome autonomo, molto diffuso e popolare, grazie anche alla figura di S. Rita da Cascia. Il nome, nel ’900 è stato assegnato a ben 246.441 bambine in Italia.

Roberto Roberto Grieco, a Morroni. Di origine germanica, formato da hrotha ‘fama’ e berhta ‘illustre’. Molto diffuso in Italia (464.424 occorrenze nazionali nel XX secolo). È significati- vo che non è molto gradito al Sud, dove è scarsamente imposto ai nuovi nati. Tra i bonitesi l’ho trovato solo una o due volte. 4 caute ipotesi sul ‘non gradimento al Sud’ del nome Ro- berto: 1. Nome non teoforico (non contiene la parola ‘Dio’). 2. Nome di origine germanica. 3. Nome ampiamente gradito al Nord. 4. “Nella diffusione fu sostenuto dall’uso presso i ceti alti del tempo, nel Medioevo”. (Dizionario storico ed etimologico dei nomi di persona in Italia).

200 Rosa Rosa Marenghi, emigrata a Boston. Tra gli antroponimi femminili più frequenti del repertorio onomastico italiano, è al 3º posto per diffusione. Si ispira alla delicatezza dell’o- monimo fiore, con intenti augurali e affettivi.

Rosalia Rosalia Inglese (1892), in America nel 1911. Rosalia è un nome di origine incerta,­ si pensa a una formazione paretimologica basata sull’antico personale francese Roscelin e Rocelin, di origine germanica, introdotto in Sicilia tramite i Normanni, reso in siciliano come Rusulina, poi Rusulia, in seguito, per accostamento a Rosa > Rosalia. Alta concentra- zione in Sicilia per la S. Rosalia, patrona di Palermo. Segue la Campania.

Samuele Samuele Capozzi (1897) negli USA dal 1913. Deriva dal nome ebraico Shemu’el formato da shem ‘nome’ e El ‘Dio’ (abbreviazione di Elohim) e significa ‘il suo nome è Dio’. Oppure è connesso alla radice shama’ ‘ascoltare’ e allora il significato è ‘Dio ha ascoltato’. La diffusione del nome si deve al profeta Samuele, figlio a lungo desiderato dalla madre, per tanto tempo sterile.

Stanislao Stanislao Santosuosso compare in un documento del 1797 (“stato nominativo degli individui di Bonito dell’età compresa tra 21 e 50 anni”); Stanislao Ciriello, di anni 32, fu una delle prime vittime del tremendo colera che sconvolse Bonito nel 1867 e che provocò 200 morti. Stanislao Ferragamo emigrò in America nei primi del ’900. Il nome, di origine slava, composto da stani ‘stare in piedi’ e slava ‘gloria’, col senso di ‘che emerge­ per gloria’. “L’epicen- tro si colloca in Campania (1842 occorrenze, di cui 915 a Napoli, 544 a Caserta)”. (Diziona- rio storico ed etimologico dei nomi di persona in Italia). In Italia, nel XX sec. 3919 attestazioni.

Tobia Tobia Santoro in America nei primi del XX secolo. Di tradizione biblica secondo la versione cattolica, riprende il nome ebraico Thovyyah composto da thov ‘buono’ y a in- dicare il possessivo e yah, contrazione di Yahvé (Dio), col significato complessivo di ‘mio bene (è) Dio’.

Ugo Ugo D’Alessio (1942) si trasferì in Svizzera. Deriva dal germanico Hugo-Hugone, da hugu ‘ingegno, senno’, presente in altri nomi germanici in forma di composizione, come Ubaldo e Uberto.

Urbano Urbano Di Pietro (1929) a Boston. Nome di tradizione antica, continua il ­latino tardo Urbanus, derivato da urbs ‘città’ (e anche, per antonomasia, ‘Roma’), vale quindi ­‘cittadino’ e poi per estensione ‘educato, civile, gentile’, in opposizione a rusticus.

Valerio Valerio De Pasquale (1941), stilista, a Torino; Valerio Massimo Miletti, ricercato- re, autore di libri, collaboratore di riviste, consigliere comunale. Nome di origine e tradi- zione latina, che individuava una delle più antiche e nobili gentes dell’Urbe, la gens Valeria. Il significato del nome è legato al verbo latinovaleo ‘star bene, essere sano, essere in forze’.

Vanda Vanda Sarnachiaro a Boston. Adattamento grafico dell’esotico Wanda. Per l’etimo vedi Wanda.

201 Veneranda Veneranda Belmonte fu una delle vittime del colera del 1867 a Bonito. Di tra- dizione tardo-latina, riprende il gerundio del verbo veneror ‘venerare’ (derivato da venus ‘amore’), col significato di ‘degna di venerazione’. Nel ’900 in Italia il nome ha avuto 3.782 attestazioni, la gran parte nel Sud.

Ventura Ventura Pepe in America nel 1911. Diffuso nome medievale, originariamente ab- breviazione di Buonaventura (coè ‘buona fortuna’). C’è un’altra interpretazione che lo pone come nome di ambito ebraico: adottato dagli ebrei in quanto trasposizione del significato del nome Gad (‘felicità’, ‘fortuna’, ‘buona sorte’), nome patriarcale.

Vinicio Vinicio Frattolillo (1942). Dall’antico gentilizio latino Vinicium, forse correlato al sostantivo vinum ‘vino’.

Vito Vito Coviello (1934) emigrato a Boston. Il nome Vito e la versione femminile Vita, fanno riferimento alla parola vita, con allusione alla ‘vita ultraterrena’, analogamente al nome Vitale.

Vittorio Vittorio Belmonte in Australia e un altro Vittorio Belmonte in California. Con- tinua il personale latino Victor, Victoris; il nome ha avuto una certa fortuna in relazione a episodi e momenti di maggiore fortuna delle armi italiane, dell’esercito, di vittorie belliche.

Wanda Wanda Miletti Ferragamo, moglie di Salvatore Ferragamo, imprenditrice; Wanda D’Oro, dell’Università popolare di Bonito. Nome personale di origine polacca, penetrato in Italia nella forma adattata Vanda. Il significato del nome è discusso, alcuni loconnettono ­ al nome etnico dei Vandali.

202 ANTENATI, SANTI E TERRA NOSTRA475 I NOMI DEI «FIGLI DI BONITO»476

Uno studio sull’onomastica personale degli emigrati bonitesi477

Premessa Presento qui un supplemento di indagine sull’onomastica bonitese: si tratta di un breve stu- dio condotto su un campione di bonitesi emigrati, elenco contenuto nel libro Bonito e i suoi figli nel mondo. Com’è noto, ogni famiglia è stata interessata da questo fenomeno storico, il campione quindi è interessante perché molto rappresentativo, coinvolgendo molte persone e famiglie, diversi strati sociali e fasce di età. Inoltre è rilevante il fatto che l’epoca del feno- meno migratorio abbia il suo inizio intorno all’ultimo decennio del XIX secolo, per arrivare al primo o secondo decennio della seconda metà del XX (arco temporale 1890-1960 circa). Trattandosi di individui che lasciarono Bonito per raggiungere le Americhe (o altre nazioni o il Nord Italia), tra il 1892 e il 1960-70, ciò implica che i primi “storici” bonitesi emigrati alla fine dell’Ottocento (e partiti, i “più anziani”, all’età di 30 o 40, talvolta 50 anni) erano nati intorno al 1850-60; gli “ultimi emigrati”, che lasciarono il paese negli anni ’60 e ’70 del No- vecento, sono nati verosimilmente intorno alla metà del XX secolo o, i più giovani e recenti emigrati, verso il 1960. Da queste considerazioni deriva che l’arco temporale di riferimento delle generazioni di bonitesi coinvolti in vario modo dal fenomeno emigratorio, oscilla tra il 1850-60 e il 1950-60, nei due estremi maggiori. Si tratta di cento anni circa, un secolo, che consente – anche dal punto di vista della ricerca onomastica, tema di questo libro – di avan- zare valutazioni sui nomi che le persone e le famiglie bonitesi in quel periodo hanno assegna- to ai loro figli. Un lasso di tempo che è stato segnato in gran parte da un forte radicamento tradizionale a determinati valori culturali e religiosi, aspetti che sono implicati nel fenomeno dell’imposizione del nome. Dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, invece, iniziaro- no ad emergere e poi ad affermarsi vistosamente nuovi fenomeni di mutamento e di rottura degli assetti tradizionali, questo in ogni campo, anche quello dell’onomastica, che ha subito e sta subendo una radicale rivoluzione. Per tali ragioni ritengo utile il campione di riferimen- to rappresentato dai bonitesi emigrati e stimolante l’indagine sulla tipologia dei loro nomi.

475 – La suggestione per il titolo di questo breve articolo mi è venuta dalla lettura del saggio di M. Mitterauer Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi 2001, edizione originale 1993. 476 – Nel 2008 il volume sull’emigrazione bonitese portava il titolo Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di ­emigrazione in Irpinia; da qui l’appellativo “figli di Bonito” dato agli emigrati bonitesi in questo articolo. 477 – Nel libro sugli emigrati bonitesi sopra citato, in appendice vi era un tentativo di “immersione” nell’onoma- stica degli emigrati, dal lato dei cognomi, con l’individuazione di 198 nomi di famiglia diversi nella popolazione che lasciò il paese e alcune note statistiche sulla frequenza dei singoli cognomi. Ora, con la presente pubblica- zione, c’è l’intenzione di continuare lo studio onomastico, in questo caso concentrandosi sui nomi di persona. 203 Il campione Il Dizionario dei bonitesi emigrati del volume su citato comprende circa 1700 individui. A questi se ne sono aggiunti altri 100 circa, frutto di un’ulteriore ricerca (ancora inedi- ta) realizzata dopo la pubblicazione del libro nel 2008. Si tratta quindi di un campione di ­circa 1800 persone. Gli uomini del primo archivio sono 1239 (il 73,34% del totale) a cui si possono aggiungere i 53 uomini dell’indagine successiva, per un totale di circa 1300. Le donne del primo elenco sono 452 (26,66% del totale) a cui se ne aggiungono un’altra trentina della seconda inchiesta.

La selezione del campione Nell’elenco dei bonitesi emigrati, gli uomini rappresentano la larghissima maggioranza. Questo è facilmente comprensibile: in un primo momento partivano solo o soprattutto gli uomini. Il numero (e la percentuale) delle donne presenti nella lista degli emigrati mi è sembrato scarso, non sufficientemente rappresentativo e attendibile della varietà della po- polazione femminile e della sua onomastica, e pertanto ho deciso di escludere dall’indagi- ne i nomi femminili concentrandomi sui nomi di persona maschili.

Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa Dall’analisi dei dati ho cercato di estrapolare elementi di valutazione sia di tipo quantitati- vo-statistico, sia di tipo qualitativo-sociologico, evidenziando, sotto questo punto di vista, solo alcuni aspetti del fenomeno (tra i tanti emersi).

204 Presentazione dei dati. Alcune statistiche

I nomi più diffusi: Antonio (117 persone con questo nome) [e 3 Antonino]; Giuseppe (79); Pasquale (54) [e 3 Pasqualino]; Angelo (49); Vincenzo (46); Giovanni (45) [e 1 Giovanni- no]. Carmine (41); Raffaele (37); Alfonso (33); Michele (31) [a cui si possono aggiungere 1 Michelino e 1 Michelmino]; Nicola (31) [e 1 Nicolino]. Gennaro (30); Crescenzo (29); Salvatore (29); Luigi (24); Ciriaco (23); Arcangelo (21); Francesco (20); Alessandro (14); Domenico (14); Rocco (13); Saverio (12); Sabato (11) [a cui si può aggiungere 1 Saba- tiello e 1 Sabatantonio]. Federico (11); Filippo (10); Gabriele (9); Tommaso (9); Vittorio (9); Gerardo (8) [e 1 Gerardino]; Mario (8); Michelangelo (8); Umberto (8); Dionisio (7); Gaetano (7) [e 1 Gaetanino]. Gino (7); Basilio (6) [a cui forse possiamo aggiungere 2 Ba- sile]. Agostino (6); Carlo (6) [e 2 Carlino]. Felice (6); Costantino (6); Pietro (6); Faustino (5) [e 1 Fausto]. Aldo (5); Alfredo (5); Arturo (5); Emilio (5); Enrico (5); Generoso/Gioso (5); Lorenzo (5); Orazio (5); Paolo (5); Fedele (4); Gioacchino (4); Prisco (4); Silvio (4); 3 occorrenze per i seguenti nomi: Adamo, Alberto, Andrea, Cesare, Davide, Ernesto, Etto- re, Fioravante, Guido, Leonardo, Marco, Pellegrino, Stefano. 2 Celestino [e 1 Celeste]. 2 Nunziante [e 1 Nunzio]. 2 casi per questi nomi: Amedeo, Amilcare, Biagio, Claudio, Co- simo, Daniele, Eligio, Emanuele, Ercole, Erminio, Eugenio, Fabio, Fiorentino, Giocon- do, Liberatore, Luca, Lucido, Marino, Napoleone, Oreste, Pompilio, Quirino, Raimondo, Riccardo, Roberto, Stanislao, Ugo, Urbano, Vito.

Nomi vari che ricorrono una sola volta: Adriano; Alfieri; Ambrosio; Amerigo; Amleto478; Amo- roso; Ascanio; Augusto; Bartolomeo; Benedetto; Berardino; Bonaventura; Camillo; Dante;­ Dario; David479; Elio; Ermanno; Ernesto; Esterino; Filideo; Filomeno; Fiore480; ­Fiorenzo; Flavio; Fortunato; Frantz481; Fulvio482; Giacomo; Giovino; Girolamo; Giulio; Giustino;­ Goffredo; Guglielmo; Gustavo; Italo; Lauro483; Leopoldo; Lino484; Luciano; Lucio;­ Lupo;

478 – Nel breve commento relativo a questa persona nel Dizionario dei bonitesi emigrati, è scritto che il suo nome di battesimo era Amleto, ma da tutti era chiamato Armando. Forse per rimarcare la singolarità ed ec- centricità del nome (di origine letteraria) e probabilmente percepito, già in tenera età, come estraneo a una tradizione condivisa. 479 – Tra i bonitesi emigrati di questo campione analizzato ci sono complessivamente 3 Davide (2 nella forma ordinaria e 1 David). Il nome pertanto era raro; oggi la situazione non è radicalmente mutata, ma il nome è for- se un po’ più diffuso. Soprattutto, quello che qui preme sottolineare è che un tempo la forma straniera o origi- naria David, era percepita come lontana da una nostra tradizione onomastica. E in effetti quel nome è riferito a una persona che pur essendo nell’elenco dei bonitesi emigrati è però cronologicamente vicino ai nostri tempi. In tempi più recenti, anche in paese, oltre che sul piano nazionale, questa forma invece è accolta con più favore, nell’ambito di una situazione in cui da diversi anni sono entrati con forza moltissimi nomi stranieri o inusuali. 480 – Fiore: nome raro, per un uomo, mentre la versione femminile Fiorella è più frequente. In effetti, come si può leggere nel breve commento relativo a questa persona nel Dizionario dei bonitesi emigrati il vero nome con cui era stato battezzato era Fiorentino, ma tutti lo chiamavano Fiore (forse anche in ragione della brevità del nome, oltre che per il suo richiamo estetico…) Da notare una curiosità: sia Fiore che Fiorentino sono an- che cognomi, anche a Bonito e in Irpinia. 481 – Per questo rarissimo nome rinvio alla voce apposita nel dizionario dei nomi nel secondo capitolo di questo volume. 482 – Fulvio: in dialetto chiamato sempre Fùrio. 483 – Rara forma maschile di Laura. 484 – Lino compare effettivamente una sola volta; potrebbe però trattarsi della formulazione diminutiva o fa- miliare di Pasqualino (e in questo caso anche se non molti, ma alcuni ci sono con questo nome) che per varie ragioni così venne formulato e registrato al momento dell’ingresso in America. 205 Manfredi; Manlio; Marcello; Marsilio; Martino; Massimino; Michelmino; ­Minichiello; Nicodemo; Noè; Orlando; Pastore; Remigio; Sebastiano; Secondino485; Serafino;­ Silvano; Silvestro; Teodoro; Tiarindo; Tobia; Ulderico; Valerio; Ventura486; Vinicio. N.B. A questi nomi singoli, si possono aggiungere i “nomi composti” che ricorrono una volta sola ed elencati a parte.

Nomi composti: Giuseppantonio (15); Michelangelo (8); Giovannantonio (6); Carminan- tonio (3); Francescantonio (3); Michelarcangelo (2); Nicolantonio (2); Pasqualantonio (2). Ricorrono una volta sola i seguenti nomi composti: Angelantonio; Angelomichele; Dome- nicantonio; Giovannangelo; Luigiantonio; Michelmino; Michelantonio; Mariangelo; Ni- colangelo; Nicolamaria; Sabatantonio.

Nomi doppi: Angelo Raffaele (12); Angelo Maria (3); Angelo Michele (3); Michele ­Arcangelo (2). Ricorrono una volta sola i seguenti nomi doppi: Angelo Antonio; Angelo Marino; Angelo Nicola; Angelo Nunziante; Fabio Antonio; Francesco Saverio; Giuseppe Antonio; Marco Livio; Massimo Antonio; Nicola Maria; Nicola Tommaso; Pietro Anto- nio; Tommaso Antonio.

Alcune sintetiche riflessioni

Antonio Il nome più diffuso a Bonito (e nel Sud), il secondo in Italia. Il tema è stato già affrontato nel dizionario dei nomi. Sottolineo qui il richiamo all’antica devozione a S. ­Antonio da Padova e la chiesa e convento nella storia bonitese e il forte radicamento alla tradizione onomastica consolidata. In sé Antonio non è un “nome teoforo”, non contiene cioè il nome di Dio, ma ha certamente una pregnante valenza religiosa per l’importanza del santo e anche per il culto locale, come già ricordato. Naturalmente nel fenomeno del- la ripetizione del nome Antonio non si può vedere solo l’aspetto religioso, devozionale e in onore del santo; occorre tenere conto dell’usanza di “perpetuare” il nome di battesimo assegnando al nuovo nato il nome del nonno paterno; rivedremo questo aspetto nel para- grafo sulla “denominazione derivata intrafamiliare”.

Giuseppe Il nome più diffuso in Italia, il secondo nel Sud e a Bonito. Oltre all’aspetto de- vozionale e religioso, c’è qui da rimarcare il richiamo alla dimensione “antropologica” del- la fede popolare: mi sia consentito, qui, solo un telegrafico accenno a Giuseppe e la Sacra Famiglia, Giuseppe lo Sposo di Maria e il suo amore paziente e smisurato per la sposa pro- messa e il mistero che li avvolge; Giuseppe il «padre putativo» di Gesù, Giuseppe Lavo- ratore, il carpentiere, il falegname, Giuseppe raffigurato come un “anziano” nella classica

485 – Secondino: in passato si dava questo nome al secondo figlio; questa tradizione (del tipo: Primo, Secon- dino, Terzo; Quintino; Sesto; Settimia, Ottavio; Novello, ecc.) da quel che mi risulta, però, è più caratteristi- ca dell’Italia del Centro-Nord. E una conferma viene dal fatto che su circa 1300 nomi esaminati di bonitesi emigrati, solo una volta si incontra questo tipo di nome, quasi la classica eccezione che conferma la regola. Pur considerando che nel Sud e in passato le famiglie numerose, con molti figli non erano una rarità, anzi, erano molto frequenti, ma l’usanza di attribuire quei nomi su citati non si è radicata. 486 – Ventura: nome augurale, abbreviazione di B(u)onaventura, nome che abbiamo già incontrato una volta in questo campione di bonitesi. 206 iconografia, Giuseppe figura popolare, S. Giuseppe e “la festa del papà” il 19 marzo. Oc- corre ricordare anche la presenza a Bonito della chiesa di S. Giuseppe. Anche questo nome, quindi, è un elemento importante di una consolidata tradizione onomastica, culturale e religiosa, nazionale e locale insieme.

Angelo & C. Tra i bonitesi emigrati figurano ben 49 persone con il nome Angelo. A cui si possono aggiungere 21 Arcangelo e 8 Michelangelo, nomi a sé stanti, di cui il secondo com- posto, ma sempre in… tema di angelo; se i tre nomi di analogo “campo semantico” sono sommati si hanno 78 occorrenze: sarebbe quindi il terzo nome, dopo Antonio e Giuseppe; a questi, inoltre, si potrebbero avvicinare anche i vari nomi composti, presenti in un solo caso, come Angeloantonio, Angelomichele, Giovannangelo, Mariangelo e ­Nicolangelo; se volessimo davvero sommare queste varie forme miste, il “gruppo nominale Angelo” (nomi cosiddetti “angelofori”) diventerebbe il secondo, inseguendo a ruota il “campione” onoma- stico Antonio. E questa, ritengo, è una certa sorpresa, in questa ricerca. Credo che siano molte le ragioni del successo (un tempo) del nome Angelo. Un breve cenno al culto antico dei Longobardi per l’Angelo Michele, l’Arcangelo Michele; i santuari dedicati a questo santo in terre vicine a Bonito e all’Irpinia (come la Puglia); il culto per l’Annunciazione (antica- mente attestato a Bonito), in cui l’Angelo Annunciatore svolge un ruolo determinante. A questo proposito si potrebbero ricordare i tipi onomastici davvero singolari e originali (ri- scontrati anche tra i bonitesi emigrati) di Angelo Nunziante e di Nunzio. Ancora: la figura dell’Angelo Custode, elemento di rilievo nel vecchio Catechismo e presente in modo forte nell’immaginario della protezione dell’infanzia; il fascino degli Angeli (nella nostra cultura e sensibilità, dopo un periodo di declino, si assiste oggi a un rinnovato interesse per questi temi da alcuni anni, ma non si deve dimenticare che in epoca passata era fiorente questa tradizione). Infine il valore di Angelo come nome augurale ed edificante, attribuito anche all’insegna della concezione sintetizzata nel motto Nomen est omen487.

Carmine, Crescenzo & Ciriaco Tre nomi tipicamente bonitesi, irpini e campani. Carmine (41), Crescenzo (29) e Ciriaco (23) ottengono insieme 93 occorrenze, poco meno del 10% del totale. Una decisiva impronta paesana e regionale nell’onomastica dei bonitesi emigrati.

Pompilio & Felice Tra gli emigrati bonitesi il nome Pompilio ricorre 2 volte. Per conosce- re qualcosa di più su questo nome e per capire le dinamiche che portano all’attribuzione di un nome di persona, può essere interessante un confronto con il paese di Montecalvo Irpino (AV), tra l’altro molto vicino a Bonito, anzi, confinante. Negli stessi giorni del 2008 in cui veniva pubblicato il libro Bonito e i suoi figli nel mondo. Storie di emigrazione in Irpinia, col Dizionario dei bonitesi emigrati, era data alle stampe un’analoga pubblicazione riguardante gli emigrati di Montecalvo Irpino, segno della rinnovata attenzione ai temi dell’emigrazione, fenomeno tanto importante nella storia e nella vita di tante popolazioni e paesi. Il volume ha un titolo significativo:My name is Pumpilio. Montecalvesi ad Ellis Island tra il 1892 e il 1924488. Il titolo, accattivante, si spiega col fatto che tra le persone di quel paese emigrate ne-

487 – Nomen est omen: locuzione latina che tradotta letteralmente significa “il nome è presagio” o “il destino nel nome”, deriva dalla credenza dei Romani che nel nome della persona fosse indicato il suo futuro. 488 – Stampato nel maggio 2008 e curato da Arturo De Cillis, nato a Montecalvo e oggi residente a Roma. 207 gli USA si incontrano ben 40 individui con quel nome: di cui 33 Pompilio489 e 7 donne col nome nella versione femminile Pompilia. Torno a ricordare: a Bonito solo 2, e il numero di cittadini emigrati presi come riferimento è pressappoco identico (poco più di un migliaio). Verrebbe da chiedersi: perché questa differenza? La risposta è tanto semplice quanto illumi- nante dei meccanismi di formazione e di scelta dei nomi personali: molti Montecalvesi diedero il nome Pompilio a un loro figlio in onore di San Pompilio MariaPirrotti, ­ nato a Montecal- vo nel 1710, morto nel 1766, canonizzato nel 1934 (riguardo all’anno della santificazione, è opportuno segnalare che molte famiglie di quel paese scelsero quel nome ben prima di que- sta data, come è evidente in una fascia di popolazione che emigrò in America tra il 1892 e il 1924, molti dei quali nati a metà dell’Ottocento o alla fine di quel secolo). Vi è in quel paese una chiesa intitolata a S. Pompilio e la sua casa natale oggi è diventata un apprezzato museo di storia del santo e di arte sacra. Tornano alla mente le parole di don Carlo Graziano: “spes- so la frequenza con cui ricorre un determinato nome proprio in un paese può consentire di risalire al suo santo protettore e alla devozione che per lui hanno i cittadini”. Da notare che esiste un solo santo di nome Pompilio venerato dalla Chiesa Cattolica e anche questo elemen- to aggiunge un tocco prezioso in più alla scelta del nome Pompilio. S. Pompilio non è oggi il santo patrono di Montecalvo, ma da circa due secoli e mezzo è altrettanto amato, venerato e ricordato, anche nei nomi di battesimo. Il patrono di Montecalvo è San Felice e infatti signi- ficativamente anche il nome Felice è frequente nella popolazione, soprattutto (come accade in generale e ovunque) un tempo: tra il campione di montecalvesi emigrati sopra citato ben 86 hanno il nome Felice (da notare: a Bonito solo 6, in un campione analogo), 3 donne si chiamano Felicia, 1 Felicetta, altre persone Feliciantonio e Feliciantonia. Due considerazioni sia sul fenomeno ­Pompilio sia su Felice: 1. Stiamo parlando di un’«epoca d’oro» in cui le fa- miglie credenti davvero assegnavano ai figli il nome di un santo e specialmente di un santo locale e del patrono. Naturalmente nel fenomeno dei nomi frequenti e ripetuti c’è da conside- rare anche l’usanza della “denominazione derivata intrafamiliare” (di cui parleremo anche in ­seguito), per cui a un neonato si dava il nome del nonno paterno o di altri parenti e antenati, in base a molteplici modalità. Non occorre dire che le cose oggi sono mutate radicalmente. 2. Osservando questo costume si può fare una riflessione su un tipo di religiosità, cultura e tradizione che potremmo sinteticamente – e forse un po’ sbrigativamente – definire “di Ter- ra Nostra”, “di antiche radici locali”: due santi, uno nato in quel paese, uno patrono (mar- tire del IV secolo) i cui resti mortali sono conservati e venerati nella chiesa di ­Montecalvo. Per concludere questa parte: solo un breve accenno alla riflessione di don Carlo su S. Bonito a partire dalla constatazione che nel nostro paese nessuno si chiama Bonito490. Egli replica a chi, forse per spiegare l’assenza del nome di persona Bonito in paese o la presunta “freddez- za” devozionale dei fedeli bonitesi verso S. Bonito, adduce la condizione di S. Bonito come “santo francese”, “santo forestiero” o “imposto da fuori”, “imposto dalle classi dominanti”. Non entro in questa polemica e non do giudizi (non è questa la sede per valutazioni morali, storiche o teologiche); mi limito a osservare che, almeno da un punto di vista sociologico e

489 – Nella prima pagina del libro si legge questa toccante e simpatica didascalia di apertura: “What’s your name? chiese con fare burbero il poliziotto ad uno degli impacciati contadini sbarcati quella mattina ad Ellis Island. Tuo nome! lo incalzò il funzionario americano che conosceva un po’ di italiano. Il contadino arrossì, abbassò la testa e poi finalmente rispose: Pumpilio, lu nomo mio eia Pumpilio”. 490 – C. Graziano, San Bonito, 1975 (prima edizione), 2000 (seconda edizione), testo poi confluito inBonetum ­ in Hirpinis, 2006. 208 antropologico, l’imposizione del nome avviene in un contesto in cui religiosità, cultura e tra- dizioni hanno dei tratti fortemente radicati nel territorio e nella storia di un paese e di una popolazione particolari. Per concludere questo paragrafo:­ da un punto di vista onomastico ed etimologico Pompilio deriva da Pompeo, costituì nell’antica Roma il nome di una gens, cui apparteneva il sabino Numa Pompilio (715-673 a.C.), secondo re di Roma, uomo di grande saggezza e religiosità, ordinatore dello Stato e riformatore del calendario (portò da 10 a 12 i mesi dell’anno). La compatta presenza di questo nome nelle regioni meridionali della Puglia (626 casi di Pompilio e 199 Pompilia) e della Campania (357 Pompilio e 241 Pompilia) trova una precisa motivazione nel culto per S. Pompilio (al secolo Domenico Maria Pirrotti), nato a Montecalvo Irpino (AV) e morto a Campi Salentina (LE). In Italia, nel ’900 1779 uomini hanno portato il nome Pompilio e 778 donne il nome Pompilia. Come detto Pompilio de- riva da Pompeo: questi trae origine dalla parola di lingua osca pontos­ , pompe (latino quinque) ‘cinque’, in origine nome imposto al quinto figlio, corrispondente quindi al nome persona- le italiano Quinto. Riguardo a Felice: il significato è chiaro, trasparente; per maggiori notizie rinvio alle voci Felecella e Felice nel dizionario dei nomi.

Lupo Il nome Lupo compare una sola volta nell’elenco dei bonitesi emigrati (Lupo ­Rossetti, nato nel 1867, giunto negli USA nel 1909). Non sono riuscito a trovare in paese altre atte- stazioni. Il nome non evoca, come forse si potrebbe pensare, il latino hirpus ‘lupo’ dell’etnico­ Hirpini, l’antico popolo italico dell’Irpinia che aveva come proprio simbolo tribale il lupo; il nome, invece, richiama la devozione a S. Lupo. Questo santo era venerato anche a Bonito, dove, nella chiesa collegiata, vi era una statua in suo onore, come si deduce dalla seguente ci- tazione: “Passiamo ora alla cappella del SS. Corpo di Cristo, con un bel quadro della Cena che ora è situato ad un angolo dell’altare (non più al centro), dove invece è posta una statua di S. Lupo, fatta a devozione di Francesco Saverio De Sanctis, il quale si occupa a farne annualmente la fe- stività”491. Oggi (ma in realtà da molto tempo) di questa statua e anche del culto a S. Lupo, si è persino perduto il ricordo. Il nome Lupo dell’unico bonitese emigrato è lì a ricordarcelo, come un “fossile linguistico” lasciato a futura memoria… La Chiesa venera ben 8 santi con questo nome (e due S. Lupicino). Un comune in provincia di Benevento porta questo nome, in onore di S. Lupo, patrono del paese, che si festeggia il 29 luglio. Anche per la contiguità territoriale credo che anche il S. Lupo che era venerato a Bonito sia S. Lupo di Troyes (384- 478), francese, cognato di S. Ilario; dopo sette anni di matrimonio, entrambi i coniugi decisero di consacrarsi alla vita religiosa: lei divenne suora e Lupo divenne monaco a Lérins e nel 426 fu eletto vescovo di Troyes492. È noto per aver contrastato l’avanzata di Attila. S. Lupo viene invocato contro la possessione del demonio, la paralisi e l’epilessia. Riguardo all’etimologia del nome, Lupo è di origine latina e di tradizione antica, è cognomen romano bene attestato in epoca tarda, spesso usato sia per liberi che per liberti. La sua diffusione durante il Medio- evo fu notevole, come quella di tutti i nomi formatisi su zoonimi, per di più rafforzata dalla cultura germanica che aveva in ­wulfa ‘lupo’ una delle componenti onomastiche tradizionali, collegate al valore totemico di quell’animale forte, feroce e astuto (molto probabilmente qual- cosa di simile indusse gli Irpini a sceglierlo come animale-simbolo della tribù). Il nome Lupo

491 – C. Graziano, La chiesa collegiata di Bonito, in Bonetum in Hirpinis, cit., p. 80. 492 – Troyes è oggi un comune francese di 62.000 abitanti, nella regione della Champagne-Ardenne. Dista 150 km da Parigi. 209 è attestato fin dall’VIII secolo, di ampia diffusione nell’Italia meridionale. È sostenuto dal culto di diversi santi, tra cui S. Lupo di Benevento che secondo alcuni coincide con S. Lupo vescovo di Troyes nel V secolo. Nel comune di S. Lupo (che assume il nome da quel santo) sono attestate ben 110 occorrenze del nome su un totale di 111 registrate in Campania493, su un totale di 126 casi di persone con questo nome in tutta Italia nel XX secolo.

Crescenzo a Bonito e un confronto con Montecalvo Tra gli emigrati bonitesi il nome ­Crescenzo ricorre 29 volte; in un campione analogo di emigrati montecalvesi quel nome è registrato 15 volte. I due campioni a disposizione (un po’ più di mille persone a Bonito e altrettante a Montecalvo) forse non è sufficiente per una comparazione attendibile. Comun- que a una prima impressione sembrerebbe che il doppio di attestazioni del nome a Bonito trova la sua ragione anche nella presenza in questo paese di uno specifico culto al giovane santo martire i cui resti mortali, in forma di reliquie, sono conservati e venerati nella chie- sa madre bonitese. Riguardo a questo nome, in generale, aggiungo che le 5859 occorren- ze di Crescenzo in Italia nel ’900 sono in larghissima parte nel Sud. In Campania il nome ricorre 4840 volte. S. Crescenzo è patrono a Zungoli e Montaguto (entrambi in provincia di Avellino). Recentemente è un nome poco utilizzato (nel 1994 solo 27 attestazioni na- zionali), però è uno dei 929 nomi che in Italia hanno una continuità in tutto il Novecento.

I nomi composti e i nomi doppi. Usanza locale e antichità di un costume Dietro l’apparentemente semplice usanza dei nomi doppi o dei nomi composti, a volte dettata dal desiderio di accontentare diversi nonni o parenti, soprattutto se la prole non è numerosa, c’è un fenomeno antico, o almeno si intravedono dei tratti di un costume mol- to antico. È definito “sistema delle variazioni onomastiche combinate”: se ne sono scoperte tracce in una ricerca su famiglie della Grecia nel IV sec. a.C. La denominazione di un bam- bino era di volta in volta costruita in modo che in una parte del nome assegnato al nuovo nato, ci fosse una coincidenza con quello dei genitori, nonni, antenati, fratelli, mentre la seconda parte veniva variata liberamente, oppure ripresa da un altro membro della famiglia. Un bambino si trovava ad avere un nome “bipartito” in cui una parte (un ‘elemento’) del nome personale era quella del nonno e una parte quella del genitore o di un altro antenato o una libera. In questo modo, nel corso degli anni, delle generazioni, tutti i nomi maschili della famiglia erano connessi tra loro. Come se ogni individuo portasse in sé, con sé, una parte, un pezzo, degli altri494 (attraverso il nome o una parte del nome)495. Quel modello puro (non generalizzabile del resto nemmeno a quei tempi e ad ogni latitudine) non poteva ovviamente ripetersi alla lettera nella tradizione onomastica bonitese, irpina o campana e non posso dire di averla vista diffusa a livello di massa nel campione dei ­bonitesi emigrati. Dico solo che nel fenomeno dei nomi doppi e soprattutto composti, c’è, forse, traccia di quell’antico sistema e di quell’antica cultura.

493 – La grande concentrazione del nome Lupo nel comune di S. Lupo di cui è patrono S. Lupo è un feno- meno analogo a quello che abbiamo visto con Pompilio e Felice a Montecalvo Irpino. 494 – Un modello che sembra ripetere lo schema del patrimonio ereditario biologico, i tratti cromosomici, del DNA. Per questa idea ringrazio G. Grieco. 495 – Questo complesso sistema è stato analizzato da M. Mitterauer in Antenati e santi. L’imposizione del nome nella storia europea, Einaudi 2001, edizione originale 1993, pp. 39-44. 210 Nomi “teofori” & “devoti e nomi “atei” (o “laici”) È nota e antica la distinzione in due grandi gruppi dei nomi di persona: da una parte i nomi «teofori» e dall’altra i nomi «atei» (alcuni studiosi preferiscono la dizione “laici”). Per “teofori” si intendono quelli che contengono la parola “Dio” o che “svelano” un aspetto e una qualità divina. Ai nomi “teofori” vanno aggiunti poi i cosiddetti “nomi devoti”, derivati dal culto di un santo, è il caso di Antonio e Sant’Antonio; di per sé Antonio non è “­teoforo”: il suo eti- mo non è del tutto chiaro, forse ha un’origine etrusca, alcuni pensano alla radice greca anthos ‘fiore’, però è certamente veicolato da una tradizione religiosa di tipoagionimico ­ (nome di uno dei santi più amati a livello popolare, S. Antonio da Padova, tra l’altro venerato con una chiesa locale a Bonito; senza dimenticare un altro grande santo molto amato, S. Antonio Aba- te). Per “atei” si intendono quelli che nulla hanno a che fare (nella loro etimologia) con Dio e la divinità e la religione, mentre sottolineano aspetti umani come la forza, il coraggio e cento altri elementi tematici. Naturalmente una famiglia che assegnava un certo nome a un figlio lo faceva anche in base al santo ricordato nel giorno della nascita e quindi quel nome, anche se etimologicamente “non religioso” acquistava un segno di devozione. Diverso è invece il caso (ma raro a Bonito e nel campione analizzato) di chi deliberatamente sceglieva un nome volu- tamente estraneo alla matrice religiosa, vuoi per motivi ideologici o altre ragioni. Ad esempio in certe epoche, ad es. il Risorgimento o la fine dell’Ottocento, alcune persone sceglievano i cosiddetti nomi “sovversivi”, ricavati dal nome (e anche dal cognome) di personaggi del Ri- sorgimento o Anarchici o Repubblicani o Socialisti, o ancora nomi ispirati alla natura o ad alcuni principi ideali dell’umanità. Storicamente, poi, alcuni nomi “originariamente atei” – “etimologicamente atei, cioè privi della parola Dio”, sono divenuti in seguito nomi “devoti” grazie alla figura di santi molto popolari e prestigiosi. Anche Nicola (che significa “vincitore del popolo”) inizialmente è “nome ateo”, ma la grande devozione a S. Nicola da Bari ha reso questo nome, al Sud, un nome molto usato e percepito come “nome devoto”. Tra i nomi dei bonitesi emigrati (ricordo: anni di riferimento 1860-1960) la larghissima maggioranza è co- stituita da nomi “teofori” o “devoti”, con un’impronta anche locale (il caso di Crescenzo e S. Crescenzo). Può essere utile ricordare che “la denominazione derivata dai santi è un fenome- no specificamente cristiano”496. Leggendo i nomi dei bonitesi emigrati non c’è davvero molto spazio per nomi esotici, strani, “alla moda” o “atei” o stranieri. Assenti quasi del tutto anche i “nomi sovversivi” o “ideologici” o “naturalistici”. Naturalmente incide in questo fenomeno anche quello che vedremo nel prossimo paragrafo, la “denominazione derivata intrafamiliare”.

Alcuni esempi di nomi “teofori”: Giovanni (“Dio ha avuto misericordia”); Giuseppe (“Dio ne aggiunga”); Michele (“chi è come Dio?”); Ciriaco (“del Signore; dedicato a Dio”); ­Domenico (“Dominus - Signore”); Raffaele (“Dio guarisce”); Giosuè (“Dio salva”), e ­ancora Amadio (significato evidente); Angelo (“messaggero [di Dio]”); Emanuele (“Dio è con noi”); ­Gabriele (“Dio è potente”); Daniele (“Dio è giudice”), ecc.

Alcuni esempi di nomi “devoti”: Antonio, Francesco, Gaetano, Gerardo, Crescenzo, Car- mine, Martino, Nicola, Lorenzo, Rocco, Carlo, ecc. (legati strettamente a una secolare tra- dizione agionimica e al culto sia universale che locale).

496 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 7. 211 Alcuni esempi di nomi “atei” (etimologicamente privi della radice della parola “Dio”): Alfredo, Cesare, Emilio, Ernesto, Fausto, Federico, Fabrizio, Filippo, Leonardo, ecc. Que- sto, ovviamente, non significa che la scelta del nome da dare a un neonato da parte di sin- goli genitori sia “programmaticamente atea”.

Alcuni esempi di nomi “ideologici” o “alternativi” (a volte definiti anche come “radicali”, “libertari”, “naturalistici” o“sovversivi”) (ma, ripeto, assenti nel campione dei ­bonitesi emigrati esaminati in questo studio). Il fenomeno era iniziato già con la Rivoluzione ­Francese e l’Illuminismo. Il Risorgimento fu un’altra epoca “d’oro” per questi nomi, a cui si aggiunsero movimenti e culture politiche come l’anarchismo, il socialismo e il comu- nismo (tra fine ’800 e seconda metà del ’900). Cito solo alcuni esempi di nomi su questi temi: Libero, Libertaria e Libertà; Eguaglianza; Cafiero e Bacunin; Menotti, Oberdan e Cattaneo; Edera (nome della pianta simbolo del Partito Repubblicano); Bixio e Garibalda; Avanti (nome del giornale del Partito Socialista, il primo numero uscì nel 1896); Lenìn e ­Staliana; Luce, Lucidalba, Sole, Luna, Aurora, ecc.

Denominazione derivata intrafamiliare Molti popoli e culture avevano un diverso modo di imporre il nome alla nascita. Nella tradizione ebraica e biblica vigeva (originariamente) un sistema diverso: lo si vede nello studio dei nomi dei figli di Giacobbe: i nomi tramandati dalla Genesi sono “nomi-fra- si” (in tedesco gli studiosi dicono Satznamen). “I desideri, le speranze, i lamenti, le pre- ghiere della madre al momento della nascita sono ridotti a un’espressione sintetica che determina il nome del neonato. I nomi-frasi erano assai diffusi nell’antico Oriente. So- prattutto in Egitto è facile rintracciarli”497. Quando Rachele diventa madre per la prima volta, chiama suo figlio Giuseppe (che significa ‘Il Signore ne aggiunga’) ed esclama “Il Signore mi aggiunga un altro figlio!” Alla nascita del secondo figlio, muore e morendo gli dà il nome di “­Ben-oni”, cioè ‘figlio della mia sventura’. Ma il padre, Giacobbe, più tardi lo chiamerà Beniamino, cioè ‘figlio­ di buon augurio’ (Benyamin è letteralmente: “figlio della mano ­destra”). I “nomi-­frase”, in questo modo, erano tanti e sempre o quasi sempre diversi. Invece, il sistema e la tradizione della denominazione derivata, implica l’imposizione di un nome di un eroe o di un antenato. La cerchia dei nomi si restringe. Nella “denominazione derivata intrafamiliare” la rosa di nomi si circoscrive ancora di più: nasce un bambino e gli si impone il nome di un familiare, nonno o antenato, a seconda delle varie culture. In alcuni paesi lo stesso padre; in altri il nome della nonna materna, o di un antenato o, spesso, come da noi, almeno fino ad alcuni anni fa, il nome del nonno paterno al primogenito maschio. Questo sistema tende a ripetersi, per cui capita che in una famiglia, nel corso delle generazioni si ripete spesso il nome Antonio, ad es., e se si pensa che in certi paesi si ripetono anche i cognomi, si ha l’idea dei vari casi di omoni- mia. La denominazione derivata soprattutto intrafamiliare tende a produrre il fenomeno già visto del “calo onomastico”. A questo si aggiunga il fenomeno del calo demografico e si ha un quadro generale della situazione.

497 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 13. 212 Il “calo onomastico” I sistemi della denominazione derivata, soprattutto quella “intrafamiliare”, sono orienta- ti alla ripetizione e di conseguenza tendono, nel tempo, a produrre un calo onomastico, cioè una graduale sensibile riduzione dei nomi personali a disposizione. “L’imposizione del nome derivata dai santi ha condotto in Europa a una concentrazione su di un numero di nomi progressivamente sempre più esiguo”498. Scorrendo un elenco di nomi, come può es- sere quello di più di mille bonitesi emigrati, fa una certa impressione vedere ripetersi quasi sempre quella decina di nomi di persona quali Antonio, Giuseppe, Angelo, Pasquale, Vin- cenzo, Giovanni, Nicola, Carmine, Crescenzo, ecc., anche se talvolta (e forse, chissà, anche per attenuare questo fenomeno) questi nomi vengono ricomposti e ricombinati fra loro, modificati, uniti, abbreviati, ‘vezzeggiati’, con diminutivi, ecc. Qui ovviamente non si in- tende dare giudizi di merito, si vuole solo constatare le linee di tendenza di un fenomeno.

“Terra nostra” - valori universali e radicamento comunitario Ai tratti di tradizione, costume, culture già individuati in precedenza, vorrei aggiungere un ultimo aspetto: il tutto è “condito” con un ingrediente importante di “identità locale, terri- toriale” (che varia da zona a zona). Insieme ad altri valori e tradizioni, le persone, le famiglie, cercano (e al contempo costruiscono e perpetuano) un “orizzonte di senso riconosciuto e condiviso, anche comunitario, locale”. Vogliono – e al contempo costruiscono – un “­comune sentire”. Provo a spiegarmi meglio: sono certamente accolti i valori “­universali” (famiglia, patria, fede, la Chiesa, la religiosità, i santi e i loro nomi, la perpetuazione dei nomi degli avi, dei nonni, ecc.), ma questi principi devono “incarnarsi” in un contesto locale, comu- nitario, di paese, di zona, in cui gli individui si riconoscono e che possono quasi “toccare con mano”. Ecco, allora, le usanze locali, i riti, le feste, le abitudini specifiche di un paese; e anche l’onomastica segue questo percorso. Non si accettano (o forse è meglio dire: non si accettavano) volentieri forzature, mode, imposizioni esterne, cooptazioni estranee ad un “uso nostro”, ad un modo della “terra nostra”. Questo vale per tanti aspetti, anche per la scelta dei nomi personali. Questo forse spiega ad es. il caso (di cui ho già trattato) del non gradimento del nome Bonito come nome di persona, di cui si è varie volte parlato. Oppu- re, al contrario, il fatto che, per fare un esempio e un confronto con altre culture e diver- se aree geografiche: a Siena pur essendo S. Crescenzo uno dei patroni della città, nessun bambino o quasi in quei luoghi si chiama Crescenzo (nome non gradito dalla popolazione nel corso della storia, non solo oggi). Mentre Crescenzo a Bonito è stato accolto e usato (e non a caso la venerazione al santo si poggia anche sulla presenza qui delle reliquie costitui- te dal corpo del martire). Questo spiega, come ho detto in paragrafi precedenti, la fortuna di Crescenzo a Bonito, più di altri paesi irpini (qui il corpo del santo è stato portato; seb- bene come abbiamo visto in alcuni casi il nome Crescenzo fosse usato anche prima). Allo stesso modo a Montecalvo spopolava il nome Pompilio (mentre a Bonito era raro) perché in quel paese il santo è nato. La gente sente il bisogno di dare un’impronta propria (per- sonale, familiare, comunitaria, territoriale) alle usanze, ai costumi, alle tradizioni. Mi vie- ne da fare un parallelo: così come nei secoli scorsi c’era un costume, un abito espressione tipica di un paese (subito riconoscibile per alcuni colori e dettagli); e ancora: così come

498 – M. Mitterauer, Antenati e santi, cit., p. 237. 213 ogni paese ha la sua irriducibile inflessione dialettale, allo stesso modo ogni paese ha le sue “impronte digitali culturali”: anche nel sistema di denominazione (impronte­ ­digitali ono- mastiche), come in ogni altra manifestazione del vivere sociale, un “popolo” ­vuole dire la sua e ritrovarsi in una sua identità. Anche se non di rado oggi i tratti di questa identità vanno sfumando e stemperandosi sem- pre più.

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