La Campania Dal Fascismo All'egemonia Moderata

La Campania Dal Fascismo All'egemonia Moderata

La Campania dal fascismo all’egemonia moderata Personale politico, elezioni e governo locale di Guido D ’Agostino Il saggio è centrato sulle dinamiche elettorali ri­ This essay explores the electoral developments messesi in moto dopo la caduta del fascismo e occurred after the fall of fascism, focusing its incentrate sulle scadenze cruciali del referen­ attention on the crucial double date o f the M o­ dum istituzionale e dell’attivazione dell’Assem­ narchy-republic referendum and the enactment blea, costituente (2 giugno 1946), nonchédel o f the Constituent assembly (2nd June 1946), to primo appuntamento ordinario (18 aprile 1948) end with the first ordinary call to polls (18th nel quale viene sancito il predominio moderato. April 1948), which sanctioned the moderate he­ Lo scenario è quello di una ‘regione-laborato­ g e m o n y . rio’, quale la Campania, in cui il fascismo si era The scenary is that o f Campania, a sort of lab- impiantato tardi e senza i presupposti di ‘neces­ region where fascism had taken root rather sità’ che ne avevano caratterizzato l’insedia­ slowly and without those premises o f ‘necessity’ mento in altre zone del paese, ma dove correla­ that had marked its take-over in other areas of tivamente anche il dopofascismo stenta a decol­ Italy, but where in turn post-fascism itself lare concretamente a fronte di una vischiosità e found it hard to gain ground in front o f a slimi­ di una persistenza di rapporti di potere e di ‘va­ ness and persistency o f power relationships hea­ lori’ marcatamente tradizionalisti e clientelari. vily soaked with traditionalism and patronage. Nelle maglie di una situazione sociale e politica In a social and political context conditioned by segnata dal mancato effetto rigeneratore di una the absence of a widespread and self-conscious lotta di liberazione diffusa e consapevole, agi­ liberation struggle, we see at work a political sce un ceto politico — la cui fisionomia è trat­ personnel of “brokers", acting as an indispen­ teggiata nell’analisi storica compiuta dall’auto­ sable link of the chain that ties the periphery re •— di ‘mediatori’, anello indispensabile di of the southern subsystem to the inner circle of una catena di relazioni che congiungono la peri­ the national system. In between the electoral feria del sottosistema meridionale al centro del behaviour of the society at large and this class sistema nazionale. Tra comportamenti elettorali of political brokers (often the same people who della società civile e rete di ‘mediatori’, i quali had been strutting upon the stage of fascist lo­ emergono sulla scena riaffacciandosi spesso alla cal government), is there the network of real ribalta del governo locale dove hanno già mar­ powers, represented by a State apparatus in ra­ cato una significativa presenza in età fascista, si pid recovery, by the omnipotence of Prefects distende la trama dei poteri di fatto, rappresen­ and by the restored supremacy of repressive tati da un apparato statale in veloce ricompatta­ law and order. mento, dall’onnipotenza prefettizia, dal ripristi­ Yet, significant processes of redeployment and nato ordine pubblico in senso repressivo. reshaping of the forces involved took place Nonostante tutto, però, si avviano anche in even in Campania, as was to be shown later Campania importanti processi di riassestamen­ on, in the mid-Seventies, by the striking wave to e riclassificazione delle forze in campo i cui of civil and political awakening and struggles, effetti si paleseranno parecchio più tardi, ad an­ which had its roots in those fateful years 1946- ni settanta inoltrati, nel corso di una stagione di 1948. lotte e di risveglio civile e politico che affonda­ no le radici nel biennio decisivo 1946-1948. ‘Italia contemporanea”, dicembre 1990, n. 181 704 Guido D’Agostino Il ‘laboratorio’ regionale messe e condizioni per la loro realizzabilità. Su questo, tuttavia, le valutazioni perman­ Della difficile transizione dal fascismo alla gono varie e discordi e investono diverse e democrazia repubblicana, attraverso l’espe­ delicate questioni: la maggiore o minore rienza peculiare della guerra, la Campania coerenza, strutturale e politica, dell’ambito ha costituito — è stato detto — un “labora­ e della vicenda campani rispetto al quadro torio politico, [...] in forme e in modi [...] della storia nazionale nel corso della guerra, destinati a proiettarsi sulla scala naziona­ nel periodo resistenziale e immediatamente le”1. È un’osservazione che intende cogliere dopo; il significato delle Quattro giornate e il senso più generale di ciò che gli anni tra il dell’opposizione armata al nazifascismo, 1938 e il 1948 hanno rappresentato nella e dunque la portata stessa della ‘rottura’ in per la regione, e di ciò che questa è stata nel senso democratico, sia sul momento che a e per il decennio in questione, ma che vale lungo termine; le ragioni del rientro, non tanto più quanto più piena accezione si con­ contrastato, nel moderatismo e nello svilup­ ferisca al termine-concetto di ‘laboratorio’. po dipendente, secondo uno schema inter­ In effetti, piuttosto che sede, occasione e pretativo che contempla l’incidenza di fatto­ veicolo di una sperimentazione, di modalità ri ‘residuali’, la fase del ‘laboratorio’ e quin­ e risultati da capitalizzare o da spendere in di, in ultimo, anche effetti di ritorno, regres­ un contesto ‘altro’ dal punto di vista spazia­ sivi, sull’intera area regionale, anello debole le e temporalmente successivo, il ‘laborato­ della ricostituita ‘catena’ politica e sociale rio’ campano, nel contesto meridionale, nazionale3. sembra esserlo stato proprio di una speri­ Concretamente, peraltro, il percorso di mentalità diffusa, dalle fasi strettamente fra uscita dal tunnel della dittatura e della guer­ loro connesse e conseguenti, in cui, segnata- ra si è svolto, in sede campana, per dir così, mente, “il risultato stesso [...] si incorpora ‘all’indietro’; a partire dal disancoraggio al processo in atto nella sua globalità e ne della popolazione dall’appoggio al regime, diviene anzi presupposto sulle cui basi que­ maturato di fronte alle inadempienze politi­ sto prosegua e si orienti in una maniera for­ che della dittatura nei confronti del proble­ temente determinata”2. ma meridionale e al sempre più duro impat­ Con questo si vuole ribadire la crucialità to con la realtà, amarissima e bloccante, del­ della partita giocatasi nella regione, nei luo­ la guerra, così come dal distacco dei circoli ghi urbani e rurali emblematici di essa, che, economici, sociali e culturali preminenti, via con i suoi esiti, non soltanto prelude e pre­ via persuasi della inevitabilità della sconfitta para agli sbocchi finali, a livello nazionale, finale del fascismo. È quindi passato per la della transizione ‘lunga’ — egemonia politi­ vigorosa, pur se non sempre nitida insorgen­ ca moderata e restaurazione/ricostruzione za di protagonismo sociale — e certo anche capitalistica — ma che ha posto anche pre­ ‘naturalmente’ politico — esploso nelle ' Luigi Cortesi, Introduzione a La Campania dal fascismo alla repubblica. Società, politica e cultura, a cura di L. Cortesi - Giovanna Percopo - Sergio Riccio - Patrizia Salvetti, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1977, vol. I, p. 7 (Regione Campania, Trentesimo anniversario della Resistenza). 2 Guido D’Agostino, Napoli: governo e amministrazione della città dalla caduta del fascismo all’avvento della Repubblica (1943-46), nel volume miscellaneo dell’Istituto campano per la storia della resistenza, Napoli, Guida, 1986, p. 38 (Regione Campania, Qaurantesimo anniversario della Resistenza). Il saggio costituisce lo sviluppo del contributo già apparso in L ’altro dopoguerra. Roma e il Sud, 1943-1945, a cura di Nicola Gallerano, Milano, An­ geli, 1985 (Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza). 3 G. D’Agostino, Il Mezzogiorno tra fascismo e guerra, “Quaderni meridionali”, aprile-giugno 1989, n. 9. La Campania dal fascismo all’egemonia moderata 705 Quattro giornate di Napoli (28 settembre-1 cenda, se è vero che, comunque si vogliano ottobre 1943) e in tanti episodi di resistenza giudicare le spinte mobilitanti e innovative al nazifascismo sul territorio, nonché nelle di cui si è detto, l’impressione è che esse ab­ lotte contadine in cui si travasava il patrimo­ biano comunque incontrato un blocco di po­ nio di antichi furori e di battaglie per il pos­ tere già sufficientemente pronto al cambio sesso della terra. In seguito, però, con il di governo e arroccato attorno alla difesa concorso determinante delle truppe alleate della continuità dello Stato5. Qui ancora, e a di occupazione e di governo, della Chiesa, maggior ragione, emergono ruolo, presenza dei prefetti e carabinieri badogliani e ‘italia­ e caratteristiche del ceto politico locale, po­ ni’, i momenti determinanti risultano il ri­ tente agente di mediazione e anello di colle­ pristino delle concezioni e delle pratiche li­ gamento indispensabile nella relazione, rian­ berali prefasciste in materia di organizzazio­ nodata o sul punto di esserlo, tra periferia e ne dello Stato centralizzato e delle sue arti- centro, tra assetti politici e sociali locali e la colazioni periferiche, il recuperato peso de­ dimensione corrispondente nazionale, di po­ gli apparati ideologici e repressivi statali, la tere e di governo centrale. Ciò riguarda evi­ riorganizzazione delle forme istituzionaliz­ dentemente soprattutto lo schieramento, zate della politica e del potere, la riconfer­ conservatore, di maggioranza, posto che il mata divaricazione fra società

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