l’editoriale di Carlo Mosca o i r 1 Consenso, fedeltà alla Repubblica e legittimazione a la lente d’ingrandimento m

m 7 Italia unita e prefetti

o Giuseppe Galasso s

l le ricorrenze i 11 I Quaranta Anni dell’Anfaci Bruno Frattasi

15 L' Amministrazione tra Nazione e globalizzazione Francesco Paolo Casavola

21 Il Rapporto Giannini compie 40 anni: un grande progetto rimasto inattuato Stefano Sepe

l’attualità

29 La relazione annuale 2018 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone

42 Il Commissario per le vittime dei reati mafiosi: un nuovo approccio oltre la tradizionale erogazione dei benefici economici Vincenzo Panico

47 “La carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione” Un’iniziativa della Prefettura di Giuseppe Forlani

48 Cittadinanza e integrazione costituzionale Antonio D’Aloia

52 Immigrazione, accoglienza, diritti eguali per tutti Carlo Cardia 63 Paesaggio, storia e arte come fattori vivi di integrazione di una “nuova cittadinanza”

Giovanni Maria Flick un dibattito sul futuro

69 Dialogo sul futuro del Ministero dell’Interno. Dieci proposizioni per l’Amministrazione dell’Interno 4.0 Carlo Mosca, Bruno Frattasi, Guido Melis, Bernardo Mattarella, Leopoldo Falco, Marco Valentini, Bruno Ferrante, , e le XXV Giornate europee

101 Il Rappresentante territoriale dello Stato nella realizzazione di infrastrutture o di grandi eventi. Il caso italiano Guido Corso

109 Il Rappresentante territoriale dello Stato nel dibattito pubblico sui progetti di infrastrutture Alessio Sarais i ricordi

115 Una vita al Viminale Antonio Farrace i saggi e le riflessioni

144 Le Country of Origin Information nell’ambito della procedura di asilo Gabriele Barbaro

150 Il coordinamento dell’azione pubblica nei nuovi Uffici Territoriali del Governo (prima parte) Antonio Giannelli

164 Il ruolo delle prefetture nella prevenzione della corruzione sul territorio (seconda parte) Silvia Giuliattini 196 L’arte nel mondo Guido Iadanza

214 L’amministrazione periferica dello Stato e il ruolo del prefetto alla luce delle recenti riforme (seconda parte) Simone Neri

232 Intelligenza artificiale: quali libertà residue per la persona Vanna Palumbo

242 Il prefetto autorità provinciale di pubblica sicurezza Cesario Totaro le opinioni a cura di Marco Valentini

260 Incontro tra Kim e Donald 263 Elezioni politiche 267 Genova, ponte Morandi 271 Le nostre Désirée

i libri Paola BERARDINO, Vincenzo CALLEA, Paolo CORRITORE, Angelo de PRISCO, Leopoldo FALCO, Antonio INFANTE, Carlo MOSCA , Ignazio PORTELLI, Simona SARACINO, Marco VALENTINI, Laura VISONE

273 Maurizio Viroli / Etica del servizio ed etica del comando 275 Fabio Simonetti / Via Tasso, quartier generale e carcere tedesco durante l’occupazione di Roma

277 Carlo Mosca / Giubileo, Misericordia e Forze di Polizia 279 Mario Caligiuri / e l’intelligence 282 Mario Caligiuri e Marco Valentini / Materiali di intelligence Dieci anni di studi 2007 - 2017

286 Marco Valentini e Leopoldo Falco / Dialogo sul futuro del Ministero dell’Interno 291 Giuseppe Melis Bassu / Il pane della giustizia 295 Fabiola Paterniti / Tutti gli uomini del generale 297 Francesco Calderoni / le reti delle mafie. Le relazioni sociali e la complessità delle organizzazioni criminali

301 M.T. Gammone, F. Sidoti, C. Veneziano / I carabinieri e l’identità italiana le immagini di Marco Valentini

303 Il Palazzo della Prefettura di Grosseto Paesaggio, storia e arte come fattori vivi di integrazione di una “nuova cittadinanza”

di Giovanni Maria Flick

Immigrazione: sfida e opportunità per l’Europa la premessa di una dimensione l’Europa (e per l’Italia) unitaria dell’economia: il mercato comune, che poi è diventato il mercato unico. Il La dote, la caratteristica fondamentale primo atto di nascita dell’Europa non è però della nostra Costituzione è quella di inclu - quello di mercato comune, pur nella consa - dere, non separare; di proporre alcune pevolezza che dove passano gli aratri non regole fondamentali per stare insieme, passano le spade. Del resto, solo qualche secondo un’indicazione di storica impor - malato di megalomania diceva che “l’aratro tanza. Il concetto di cittadinanza nasce con traccia il solco e la spada lo difende” (come la Rivoluzione francese come espressione di ricordano ai più anziani di noi, certi slogan eguaglianza: siamo tutti cittadini; siamo pericolosi che sono stati di moda anche in tutti portatori di quei valori di libertè, fra - questo Paese). Al contrario, dove fiorisce il ternitè, ègualitè che ci rendono uguali. Con mercato c’è lo scambio, non la sopraffa - parole diverse, lo dice anche la Costituzione zione. Accanto e ancor prima della costru - americana, che è più o meno coeva alla zione della dimensione comune del mercato Costituzione francese. – il Trattato istitutivo della Comunità econo - La cittadinanza nasce come momento mica europea è entrato in vigore il 1°gen - forte di realizzazione dell’eguaglianza. Ma naio 1958 –, c’è quella della dimensione da fattore che unisce, sta diventando ora comune dei diritti; infatti, la Dichiarazione motivo che divide: si pensi alla linea di con - universale dei diritti umani è coeva alla fine posta fra i cittadini e gli extracomuni - nostra Costituzione, mentre la Convenzione tari. Quando diciamo “extracomunitari” si europea per la salvaguardia dei diritti del - avverte un sottofondo di sopportazione, di l’uomo e delle libertà fondamentali è del “sì, accogliamo anche voi!”. Inoltre, l’evolu - 1950. zione in negativo del concetto di cittadi - Tuttavia, la cittadinanza europea ritorna nanza porta attualmente ad introdurre la oggi a chiedere che i diritti fondamentali divisione perfino tra i cittadini comunitari. siano protetti; per essere ciò che unisce Stiamo tornando a rivedere i fili spinati, i anziché, come è capitato paradossalmente muri, i blindati alle frontiere di una Europa nella sua evoluzione, ciò che divide. Siamo che aveva cominciato ad aprirsi ad una di fronte ad una crisi di notevole rilievo e realtà unitaria non solo quando ha messo in una delle componenti di questa crisi è rap - comune i mercati: si passava da una parte presentata proprio dall’immigrazione, dal - all’altra dell’Europa per andare da un’abba - l’arrivo in Europa di chi cerca accoglienza, zia a un’altra; si passava dall’una all’altra casa, lavoro. L’arrivo – lo ha ricordato il 24 parte dell’Europa per i pellegrinaggi, percor - maggio 2015 Papa Francesco nella bellis - rendo, ad esempio, la via francigena; si pas - sima enciclica sull’ambiente laudato sì – di sava da una parte all’altra dell’Europa per chi non ha più risorse necessarie per poter scambiare le merci nelle grandi fiere. continuare a vivere in un territorio saccheg - Tutto questo ha lentamente tracciato, giato da nuovi colonizzatori. Tanto è vero almeno in teoria, un percorso comune, che che, se fino ad ora, di fronte alla immigra - ha rappresentato per i Padri costituenti zione intesa come fenomeno isolato si par -

63 lava di due categorie di persone che migra - Il sisma dell’estate del 2016 ha sconvolto vano (chi fugge da una guerra e chiede l’ambiente del centro Italia, ha modificato la asilo, e chi cerca un miglioramento econo - conformazione morfologica dell’Appennino, mico), ora, trasformandosi in un fenomeno ha distrutto una serie di realizzazioni arti - di massa, si parla di una terza categoria, stiche e di abitazioni, ha provocato danni quella dei c.d. “migranti ecologici”. enormi, in gran parte irreparabili. Sisma Sono convinto che in una Europa che sta che molti associano alla tragedia avvenuta subendo una profonda crisi demografica nell’albergo di Rigopiano, costruito nel come quella attuale – una Europa che si va fondo di un canalone. L’antica saggezza spopolando, che sta perdendo i giovani, aveva lungamente sconsigliato di costruire dove i bambini non nascono più o nascono dove si sono ripetutamente concentrati slit - poco – il futuro è con “chi arriva da fuori” a tamenti, valanghe e frane. Un’ antica sag - ripopolarla. Del resto, se non ci fossero le gezza travolta dai tempi nevrotici e “avidi” badanti e i badanti, il personale paramedico che stiamo vivendo. La prudenza contadina che lavora nel settore sanitario congiunta - avvertiva che “lì non si può costruire perché mente ai loro contributi pensionistici e pre - lì o prima o dopo arriva la valanga”. Lì videnziali, cosa accadrebbe al nostro vec - invece si è costruito, e sono morte delle per - chio continente? sone. Il nostro modo di pensare è lontanis - Si avverte quindi la necessità urgente di simo da quella che è, invece, una compo - trasformare l’immigrazione da fattore di nente essenziale per affrontare il futuro: la crisi a elemento di crescita; da coefficiente prevenzione. di emergenza a elemento di sviluppo. Pensate ora ad un fenomeno diverso, ma Quindi, aggiungo, da un lato occorre che connesso al tema della prevenzione: la cor - “chi arriva da fuori” sia disponibile ad ruzione. Per troppo tempo, ci siamo limitati accettare le regole fondamentali del nostro a combatterla cercando di agire solo in via sistema di vivere insieme. Dall’altro, “chi repressiva, solo a corruzione già avvenuta. accoglie” deve essere disponibile non solo a Invece, occorrerebbe porre mano all’idea salvare vite umane, ma a ravvisare gli ele - che se si vuole affrontarla seriamente biso - menti comuni nelle diversità che oggi, gna prevenirla: “chiudere la stalla dopo che invece, vengono utilizzate per evocare paure i buoi sono scappati” può essere una buona o per sfruttare i migranti. cosa da scrivere sui giornali, ma non è utile per impedire che si verifichino certi feno - Conoscere il passato per migliorare il meni dannosi. futuro Vuol dire che dobbiamo prevenire i terre - moti? No, i terremoti non si prevengono. Non si bisogna dimenticare che fonda - Prevenire vuol dire non costruire dighe mentale e preliminare nel processo di acco - come quella di Vajont in Friuli; una diga glienza e integrazione è una duplice consa - che ancora adesso spaventa chi la vede pas - pevolezza: sapere cosa è stato il nostro pas - sando per quella valle, un autentico monu - sato e avere una idea chiara del nostro mento all’imbecillità umana: una diga che futuro. Il diritto alla memoria e il diritto a sbarra una valle; che è rimasta in piedi progettare il futuro, a ben vedere, sono pro - anche quando nell’ottobre del 1963 la mon - prio ciò cui si riferisce la norma sulla quale tagna si è ribellata, ha tracimato, è caduta vorrei riflettere: l’art. 9 della nostra Costitu - dentro l’invaso e ha provocato un’onda zione: “anomala” che, in pochi istanti, ha distrutto La Repubblica promuove lo sviluppo della un intero Paese e ucciso tremila persone. cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Prevenire vuol dire guardare al passato per Tutela il paesaggio e l patrimonio storico e progettare il futuro; e il discorso potrebbe artistico della Nazione. ampliarsi ancora di più.

64 Siamo usciti da una guerra atroce e spa - La bellezza come “bene comune” e il ventosa nella quale sono state utilizzate diritto alla memoria armi di distruzione di massa fino ad arri - vare al bombardamento di Dresda e alle A fine 2014, l’associazione Riconoscere la bombe atomiche sperimentate su Hiro - Bellezza ha proposto di modificare l’art. 1 shima e Nagasaki. Il coinvolgimento delle della Costituzione per affermare che la bel - popolazioni civili; le rappresaglie; gli eccidi; lezza è elemento costitutivo dell’identità le stragi delle Fosse Ardeatine, di Sant’Anna nazionale. L’idea è suggestiva, ma forse la di Stazzema, di Marzabotto: sono tutti epi - bellezza prima di scriverla in Costituzione, sodi che ci ricordano cosa è stata quella occorrerebbe difenderla operativamente nei guerra. È stato il culmine della distruzione termini proposti dall’art. 9, salva la possibi - dei diritti, è stata la morte dell’Europa. Fa lità di fondare sulla bellezza e sulla fruibi - impressione andare ad Auschwitz, perché lità del patrimonio culturale e ambientale la nella desolazione si intuisce la tragedia che premessa per elaborare la categoria dei è avvenuta. Eppure, c’è qualcuno che peri - “beni comuni”. L’art.9 rientra in quelli che colosamente ancora la nega, qualcuno che la Costituzione definisce “principi fonda - dovrebbe ricordare il motto che sta scritto mentali”; il principio di sovranità popolare; all’ingresso di un altro lager, quello di il principio di democrazia; il principio di Dachau: “chi dimentica il passato è condan - eguaglianza, di libertà, di solidarietà; il rico - nato a ripeterlo”. noscimento di diritti inviolabili non solo ai È un discorso che riguarda anche noi ita - cittadini ma a tutti, anche a chi cittadino liani, poiché nel nostro piccolo (o nel nostro non è e arriva attraversando il Mediterraneo medio) i campi di concentramento li sui barconi, sfidando la morte per cercare a abbiamo avuti anche noi. Sono nostre le vita. leggi razziali con cui prima abbiamo censito Accanto ai diritti inviolabili, la Costitu - un popolo, poi lo abbiamo privato dei diritti zione pone i doveri inderogabili di solida - costringendolo nei ghetti e, infine, abbiamo rietà politica, economica e sociale: bisogna cooperato per trasferirlo nei campi di con - pagare le tasse per provvedere agli ospedali, centramento; un intero popolo destinato alle scuole, alla sicurezza per tutti quei ser - alle camere a gas e ai forni crematori, colo vizi di cui godiamo attraverso l’utilizzo di perché espressione di una “razza” e testi - risorse che sono gestite (spesso male) dallo mone di una religione diverse dalla nostra. Stato, dalle Regioni, dalla realtà pubblica Non ricordare il passato vuol dire del Paese che risultano essenziali ai fini di rischiare di tornare ad esso. Questo è ciò una convivenza dignitosa. Tutti i cittadini che vuole esprimere l’art. 9 della Costitu - hanno pari dignità sociale, sono eguali di zione che non è solo una norma estetica per fronte alla legge senza distinzione di razza, “la tutela del paesaggio”. Parlando di “tutela sesso, religione, opinioni politiche, condi - di paesaggio” viene in mente la cartolina del zioni personali e sociali. Albert Einstein, pino marittimo con il Vesuvio sullo sfondo. quando si trasferì negli Stati Uniti per fug - Non è così. Secondo la giurisprudenza e la gire la dittatura nazista, nel riempire il dottrina giuridica, la Costituzione, quando modulo di ingresso nella casella “razza” afferma che è compito della Repubblica scrisse “umana”: c’è un’unica razza, quella tutelare il paesaggio, intende riferirsi alla umana. Alcuni studiosi di diritto costituzio - tutela dell’ambiente, al rapporto fra la nale sono perplessi di far fronte all’afferma - donna, l’uomo e l’ambiente circostante. zione dell’art.3 della nostra Costituzione, Modifichiamo l’ambiente, l’ambiente modi - secondo cui non ci possono essere distin - fica noi, e a sua volta viene modificato dalle zioni di razza. Quella affermazione era giu - condizioni climatiche, economiche, sociali e stificata dal contesto, perché uscivamo da geo-politiche. una guerra e da uno sterminio nei quali la

65 razza era condizione per mandare nei forni nel diritto alla memoria – che è la base per crematori gli ebrei e i rom; però forse, la tutela del patrimonio artistico e culturale, prima di introdurre una riforma che dica c’è anche il diritto alla memoria di chi è che la bellezza è il segno distintivo dell’Ita - stato ucciso nelle camere a gas o nei forni lia, bisognerebbe cercare di eliminare quella crematori, dei loro discendenti e di tutti norma sulla razza. coloro che sono stati vittima delle molteplici Nella Costituzione prosegue poi la serie forme di sterminio, delle foibe, dei gulag, dei principi fondamentali: tutela della delle guerre coloniali in cui anche noi ita - libertà religiosa; rapporto fra Stato e Chiesa; liani nel 1935-1936 abbiamo usato il gas. E pacifismo dello Stato italiano che ripudia la c’è anche l’archeologia industriale a ricor - guerra; tutela dello straniero; tutela del darci la fatica del lavoro e a volte, come nel patrimonio culturale e artistico, e del patri - caso della miniera di Marcinelle, ora patri - monio paesistico. monio storico dell’UNESCO, l’ imperdona - Attraverso la tutela del patrimonio bile condizione di insicurezza dei lavoratori. ambientale il Costituente si è preoccupato Lo sperpero del patrimonio ambientale di garantire la sopravvivenza del linguaggio apre la riflessione ad un altro concetto del nostro passato tramite la conservazione molto importante: i beni che costituiscono dei monumenti, delle cattedrali, dei quadri, quel patrimonio ci dicono cosa siamo stati, delle statue, delle manifestazioni dell’arte. Il cosa saremo, come vivranno i nostri figli; passato “parla” attraverso le pietre e la loro sono beni che non possiamo e non dob - trasformazione in oggetti d’arte che segnano biamo distruggere. Un tempo era divenuta un percorso identitario, tracciato da più di di moda l’idea dei “giacimenti culturali” duemila anni di storia. In questo passato e delle opere d’arte, ma la similitudine con i

Prefettura di Grosseto - Ingresso

66 giacimenti petroliferi in realtà è mal posta: come nel caso, ad esempio, di Palmira, di questi giacimenti inquinano, si esauriscono Ebla, dei Buddha di Bamiyan: un patrimo - e sono sottoposti alla logica del profitto. Per nio dell’umanità che viene distrutto per rab - definizione, il patrimonio culturale, invece, bia perché si vuole negare il passato. Questo non deve e non può essere sottoposto alla è il significato del diritto alla memoria: un logica del profitto, in quanto deve essere diritto che giustifica la creazione di una fruibile da tutti. Si afferma in questo modo disciplina giuridica, e prima di tutto cultu - il concetto di “beni comuni”, ovvero dei beni rale, per la conservazione del patrimonio che appartengono allo Stato, alle Regioni, ai culturale, la quale si salda con la tutela nor - Comuni, ai privati, ma che sono contempo - mativa del territorio. Io non posso raneamente di tutti, nel senso che tutti costruirmi la mia casetta sul bagnasciuga hanno il diritto di goderne, proprio perché (come Mussolini chiamava la battigia) per - la bellezza è un bene comune. E, in questa ché essa rappresenterebbe la primogenita di prospettiva, occorre una specifica disciplina, una serie di villette a schiera che impedireb - ora in fase di elaborazione. bero agli altri di avvinarsi al mare o sempli - Il bosco è un tipo di bene comune. cemente di vederlo. Non posso demolire il Appartiene allo Stato, alla Regione, ad un quartiere medioevale di una città, magari privato, ma nello stesso tempo appartiene a risparmiando solo la cattedrale, per tutti perché svolge una funzione di salva - costruirci dei grattacieli. C’è una stretta con - guardia del terreno; ad esempio, le radici nessione, una sinergia tra arte, bellezza e delle piante tengono ferma la terra e impe - ambiente; ciascuno di essi non può fare a discono che venga dilavata da piogge ricor - meno degli altri. Oltre al diritto alla memo - renti. Vi siete mai domandati perché ria, cioè al diritto al passato, c’è il diritto al abbiamo tante frane in Italia? Una delle futuro, a progettarlo. ragioni è che abbiamo disboscato il nostro Paese in un modo dissennato – che il bosco La cultura è un ponte: verso una nuova riveste una funzione fondamentale nel comunità campo idro-geologico; poi ci siamo accorti che il bosco fungeva da depuratore e da fil - La bellezza della natura e la bellezza tro, rendendo l’aria più pulita. Infine, ci dell’arte sono componenti essenziali della siamo resi conto della sua valenza econo - nostra identità; per capirlo ci vuole la cul - mica e del fatto che esso possiede una note - tura, che può e deve essere patrimonio di vole capacità di svolgere sull’uomo un’a - tutti. La cultura come capacità di apprez - zione di beneficio tranquillante. Non ci zare il bello, come capacità di godere di un siamo mai domandati perché parliamo di bosco o di un monumento o di un pano - “età del ferro”, di “età del bronzo”, e non rama, è qualcosa che tutti hanno il diritto di invece di “età di legno”: perché il legno è avere. Noi viviamo in un contesto di globa - sempre con noi, il legno è vivo come siamo lizzazione, di logica del profitto, di logica vivi noi e ci accompagna, potremmo dire, della “rete”, di logica dell’interconnessione: dalla nascita (dalla culla) fino a quel tra - la logica della virtualità e della velocità. In guardo ultimo in cui occorre avere un “cap - questi giorni, si sta risvegliando una pole - potto di abete”. Il legno rappresenta una mica sull’uso della lingua italiana. Come componente essenziale della nostra civiltà: è molti, sono perplesso di fronte all’afferma - quello dell’albero magico delle foreste dei zione, attribuita dai media all’Accademia druidi. della Crusca, la quale – in relazione alle La proprietà dei beni ambientali e cultu - acrobazie sul congiuntivo spesso compiute rali non può essere dispersa, rapinata, sot - dai nostri politici – affermerebbe che in tratta attraverso le esportazioni clandestine; fondo non è un gran male elidere la distin - non può costituire oggetto di distruzione zione fra indicativo e congiuntivo. Non è

67 così: l’indicativo esprime la realtà che c’è; il o di diventare frammenti anonimi di una congiuntivo e il condizionale esprimono massa o di finire annichiliti di fronte ad un una realtà virtuale, quella che potrebbe contesto che cambia in continuazione e di esserci o non esserci. E allora utilizzare l’in - cui abbiamo paura. dicativo al posto del congiuntivo vuol dire Il problema del rapporto con chi viene da trasferire la realtà reale alla realtà virtuale e noi dall’altra parte del mare è proprio que - viceversa. Qualcuno ha provato a farlo in sto: il senso di paura per la diversità; il economia: l’economia virtuale, fondata non rischio che la diversità venga sfruttata da più sul lavoro e sulla produzione, ma sulla chi ha interesse politico a gestire le armate scommessa, sui derivati, sull’algoritmo, ha della paura. Ecco perché guardare all’art.9 portato ad una crisi tanto locale quanto glo - della Costituzione; cercare di capire cosa bale. voglia dire; cercare di viverlo attraverso il Ecco perché l’art. 9 della Costituzione è rispetto della memoria del passato e di ciò importante, forse una delle sue norme più che c’è di bello nel passato e nell’ambiente. significative. A saperla leggere è pari a un Cercare di far valere il nostro diritto di pro - trittico in cui la cultura è l’elemento cen - gettualità del futuro è forse l’unico modo trale che lega fra di loro le due ante laterali: cha abbiamo per poter sperare, non tanto e quella del diritto alla memoria e quella del non solo per noi, ma soprattutto per i nostri diritto alla progettazione del futuro. Forse è figli e i figli dei loro figli. proprio questa l’unica possibilità di arginare Un proverbio africano dice: “Quando i rischi di una globalizzazione nella quale si brucia una biblioteca, è come se morisse un va ad abolire il tempo e lo spazio, per vivere vecchio”. Il problema è che le biblioteche all’insegna della velocità e dell’efficienza a possono anche bruciare senza bisogno di far qualsiasi costo. Perdere i riferimenti del morire i vecchi; e ciò sarebbe una pessima tempo e dello spazio vuol dire perdere una cosa per il futuro della nostra identità e componente della propria identità: rischiare della nostra umanità

68 o r e t

Dialogo sul futuro del Ministero dell’Interno s i n Dieci proposizioni per i M

l

l’Amministrazione dell’Interno 4.0 e d

(in occasione della presentazione del libro di Marco Valentini e Leopoldo Falco) o r u

di Carlo Mosca, Bruno Frattasi, Guido Melis, Bernardo Mattarella, t

Leopoldo Falco, Marco Valentini, Bruno Ferrante, Luciana Lamorgese, u f

Lorenzo Ornaghi e Annamaria Cancellieri l u s

Roma, 4 Luglio 2018 - Biblioteca Angelica o t i t t

Prefetto BRUNO FRATTASI a pensare e a riflettere meglio, a essere in a

Buonasera a tutti, mi fa molto piacere questo senso più contenti, perché è vero che b i

vedere questa sala gremita e tra gli ospiti, la visione del bello è l’anticamera della feli - d tanti Colleghi venuti anche da sedi lontane. cità. n

Ringrazio tutti per la partecipazione. Pensare e riflettere meglio è importante u Abbiamo scelto una sede particolare, molto per parlare e predisporci al cambiamento. I bella e suggestiva, ma vorrei che le ragioni libri spesso contengono aneliti di cambia - per le quali abbiamo scelto questa sede, che mento, sono scintille che ci fanno esplorare incute anche un po’ di timore, le spiegasse mondi nuovi e superare i confini che, a volte bene il nostro amico Carlo Mosca. inconsciamente, non intendiamo superare Grazie per arroccarci sul passato che già cono - sciamo. Prefetto MOSCA La presentazione di questo libro vuole Ho desiderato che fosse scelto questo riaprire i cantieri di una riflessione comune, luogo per presentare l’impegnativo lavoro in un luogo così evocativo di visioni, è occa - di Marco Valentini e Leopoldo Falco, un sione per stare in compagnia, cum panis, luogo particolare, ricco di libri, quasi un per condividere il pane della cultura e del Paradiso come diceva Borges, un luogo cambiamento. Stando insieme, si può sublime per compiere esercizi di riflessione. meglio condividere e riflettere sul cambia - I luoghi belli possono essere utili per accre - mento, nel rispetto dei valori e dei principi ditare e amministrare la cultura, anche costituzionali. Si possono meglio riempire i quella del Ministero dell’Interno. gusci della nostra umanità e della nostra I libri sono effetti speciali e producono professionalità, a volte lasciati vuoti dall’af - effetti speciali. Hanno del sublime. Gli fannosa quotidianità e, a volte, dalle stesse esseri umani non possono solo vivere della Istituzioni che restano sempre i veri argini realtà quotidiana, hanno bisogno, soprat - della democrazia repubblicana e che per tutto nei momenti difficili, di andare oltre la questo vanno sempre difese. realtà, di trovare una magia, un luogo bello, Ringrazio l’Anfaci per aver inserito que - una visione che provoca un tumulto dentro. sto evento nelle celebrazioni del La visione, quella dei libri in questo Quarantennale dell’Associazione e i profes - luogo, è sublime, è un privilegio, è un godi - sori Guido Melis e Bernardo Mattarella per mento del bello che ci predispone a pensare, la loro ambita presenza. E ringrazio la

69 Direttrice di questa stupenda biblioteca, Questo testo presenta un’ulteriore pecu - vanto del nostro Paese nel mondo, per liarità: è un libro a quattro mani, a due voci, averci consentito di essere qui. Grazie a che contiene un dialogo ben riuscito, dove tutti per la partecipazione all’evento. le voci non si sovrappongono, ma riescono a farci percepire entrambe il loro pensiero su Prefetto BRUNO FRATTASI ambiti che si intersecano ma restano Grazie Carlo, aggiungo i miei ringrazia - distinti perché ciascuno degli Autori segue il menti a quelli che tu hai appena rivolto alla proprio percorso professionale, ad ecce - Direttrice di questa biblioteca, ai due zione di un punto nella parte finale che fir - Relatori e ai due Autori. mano insieme, a suggello del fatto che, pur Questo libro Dialogo sul futuro del avendo seguito un filo logico diverso, le con - Ministero dell’interno , che ha come sottoti - clusioni, le proposizioni, cioè l’idea che essi tolo Dieci proposizioni per l’Amministrazione hanno dell’Amministrazione finisce in qual - dell’interno 4.0 , presenta tanti aspetti che che modo per convergere e per diventare me lo rendono particolarmente caro, piace - una voce sola. Proprio quello che io, come vole. In primo luogo, il fatto che sia stato Presidente di questa Associazione, auspico scritto da due cari amici e Colleghi, ai quali da sempre: coesione, visione comune, mi legano affetto, stima e, relativamente a ovvero capacità di fare sintesi delle varie Leopoldo, antica militanza nello stesso voci. Noi siamo funzionari e dirigenti che Ufficio. Questo, però, è un aspetto privato, probabilmente hanno visioni non simmetri - sentimentale che, se vogliamo, ha poco che, non convergenti, ma la cosa positiva è rilievo nella valutazione del libro. In riuscire a trovare sempre un punto di sin - secondo luogo, si tratta di un testo singolare tesi, e l’Associazione, nel suo piccolo, serve rispetto ai tanti libri che sono stati scritti anche a questo. finora, anche da Colleghi, sul Ministero Nel testo vengono affrontati temi impor - dell’interno e che hanno raccontato, per così tantissimi che riguardano il futuro del nostro dire, le memorie di questo Dicastero. Ministero, della nostra Amministrazione e Pensiamo, ad esempio, alle memorie di Aldo naturalmente del prefetto e delle attività che Buoncristiano, del mio carissimo Aldo egli svolge principalmente sul territorio. Buoncristiano al quale, in questa stessa col - Da questo punto di vista, il libro affronta lana, ho dedicato una monografia nella il tema delle garanzie, ovvero il tema del quale ho raccontato le varie tappe della sua ruolo del prefetto come garante dei diritti di vita professionale nell’ambito della nostra libertà, come burocrate, una parola ormai Amministrazione. superata, come funzionario dell’Ammini- Sono stati tutti libri in cui gli Autori ci strazione burocratica dello Stato che non hanno raccontato com’era l’Amministra- deve limitarsi a leggere i fascicoli e le carte zione che hanno conosciuto, quali sono ma deve leggere la realtà. Guido Melis, in state le esperienze professionali che hanno una suggestiva e-mail che ha inviato ai vissuto al suo interno, gli incarichi che nostri due Autori, e che ho potuto leggere in hanno svolto, le difficoltà che hanno tro - preparazione di questo incontro, ha scritto vato, ma in pochi di questi libri scritti da proprio questo, ovvero che la figura del pre - colleghi – forse c’era qualcosa in quelli di fetto conserva ancora questa modernità e Buoncristiano – si intravedeva qualche scin - attualità perché gli è chiesto qualcosa che tilla diciamo così di prospettica. Pochi, non è chiesto a nessun altro nel panorama forse pochissimi, però, sono stati quelli – amministrativo italiano, ovvero andare oltre ma questo libro certamente rompe questa le carte, oltre la burocrazia e leggere la tradizione – che hanno parlato del futuro realtà, sapere interpretare i cenni del cam - dell’Amministrazione, disegnando una biamento che possono sfuggire e che sfug - traiettoria. gono anche per l’andamento caotico della

70 realtà che oggi ci circonda. Siamo nel Guido, di dirci, quando, appena finisco, riu - tempo dei social network , della velocità della scirai a fare il tuo intervento, spero tra comunicazione, per cui resta poco spazio breve, in che modo il prefetto potrà svolgere per l’interpretazione, la riflessione, la pon - tale funzione, con quali poteri, di quali derazione. Di tutto ciò dobbiamo natural - mezzi – molti Colleghi non lo dicono proba - mente tenere conto senza, però, farci condi - bilmente per timore, pongono sempre un zionare più di tanto. Dalla figura del pre - interrogativo e, per la verità, me lo sono fetto come garante dei diritti di libertà posto talvolta anch’io, soprattutto quando emerge anche il principio di tutela della ho fatto il prefetto sul territorio – potrà av- unità amministrativa del Paese, un tema che valersi? È vero che abbiamo la Conferenza e credo sia caro anche a Bernardo Giorgio anche altri strumenti che riescono a darci Mattarella che – in questo momento mi fac - un sostegno nella nostra attività ma essi non cio anche un po’ promotore – ha scritto un sempre appaiono pienamente sufficienti. altro libro molto interessante. Anche Guido Ricordo a tutti che tali strumenti non recentemente con una Macchina imperfetta , costituiscono un limite per la nostra attività, un libro storico, ha proposto una riflessione ma probabilmente un punto di forza, però sull’immagine e sulla realtà dello stato fasci - questo poi ce lo dirai tu. sta e Bernardo, in Burocrazia difforme , ha Invece, con Bernardo volevo, nel dedicato al prefetto una parte nella quale gli momento in cui interverrà nel dibattito, attribuisce un ruolo importante, descriven - parlare di un’altra cosa, cioè del fatto che dolo come un funzionario che deve tenere abbiamo una riforma inattuata, una riforma insieme l’Amministrazione dello Stato, farla che, in gran parte, ti appartiene perché tu colloquiare, metterla in punto di connes - eri allora Capo dell’Ufficio Legislativo della sione, di giunzione con i vari pezzi della Funzione Pubblica. Sto parlando della macchina amministrativa dello Stato e io Legge 124/2015, conosciuta come legge direi, con i vari pezzi della macchina ammi - Madia, che immaginava una prefettura più nistrativa del Paese perché, pur nella indi - forte, più grande, dove sarebbero dovuti pendenza, nella autonomia e separatezza confluire tutti gli altri Uffici dello Stato. delle istituzioni e dei corpi amministrativi, è Questo era il progetto perché poi, in realtà, necessario che l’azione amministrativa nel questa delega non è stata esercitata e tu, nel suo complesso – che naturalmente è un’a - tuo libro, dici “è una grande occasione man - zione sinergica, integrata, in cui sempre più cata” se non sbaglio “è un’occasione per - spesso e sempre più fortemente, l’azione duta”. Ecco, anche noi riteniamo che sia dell’uno ha dei riflessi immediati anche se un’occasione perduta. Ci sarebbe costata indiretti su quella dell’altro – risponda ad qualche taglio, però dal mio punto di vista, una logica non dico armonica, ma quanto sarebbe stato probabilmente un prezzo giu - meno non distonica. A questo punto, nell’in - sto da pagare per realizzare una grande pre - trodurre i due relatori farei a entrambi que - fettura, se si fosse riusciti ad attuare quel sta domanda, anzi farei a ciascuno una disegno. E vorrei chiederti: quale opinione domanda diversa, in una forma diversa. La ti sei fatto, tu che sei stato Capo Legislativo funzione di fungere, per così dire, da col - della Funzione Pubblica, della difficoltà, lante è una funzione storica e tradizionale anzi dell’impossibilità di realizzare questa del prefetto, che sul territorio ha sempre riforma, delle resistenze degli altri svolto questo ruolo, sia nell’immediato Ministeri, della mancanza di progettualità dopoguerra che ancora prima, anche se con del Ministero dell’interno che, in questo poteri e funzioni diversi, considerata la caso, ha pesato. Probabilmente siamo stati a diversità dei periodi storici. Io, natural - guardare ma, e va detto, per giustificatis - mente, mi limito ad un excursus post repub - sime ragioni, in quanto era in corso un’altra blicano della figura del prefetto, e ti chiedo, riforma, quella delle province, che ha avuto

71 l’esito ben noto a tutti e che ci ha spinti premessa per farlo diventare protagonista in verso una posizione di attesa. Tuttavia, il ogni epoca della storia, attraverso un arric - tema resta ancora attuale perché, entro la chimento delle sue funzioni, una precisa - fine di quest’anno, dovremmo adottare un zione degli obiettivi della sua missione, una regolamento che ridisegna l’assetto della diversificazione sempre più raffinata della nostra Amministrazione. È una domanda, sua presenza nella società. dunque, che sollecita risposte che ci È un curioso paradosso, ha ragione potranno poi accompagnare in vista dell’ela - Gustapane, perché normalmente in Italia borazione di questa riforma. Ecco, per ora siamo abituati a scrivere delle leggi intermi - mi limito a queste suggestioni. Mi compli - nabili, non credi Bernardo?, in cui ipotiz - mento con i due Autori che poi complete - ziamo la trasformazione di istituti che poi ranno questa presentazione con i loro inter - magari restano come prima perché non venti e, adesso, do la parola a Guido Melis. rispettano quelle leggi. Nel caso del prefetto Grazie. avviene esattamente il contrario. Siamo di fronte ad un istituto agile, flessibile, con Professor GUIDO MELIS delle antenne sempre pronte a recepire il Grazie Bruno. Consentimi di ringraziare rumore del tempo che cambia e in questo naturalmente chi ha organizzato questa pre - sta, secondo me, la sua fortuna, quella che sentazione e chi ci ospita e soprattutto di gli ha consentito di resistere anche ai complimentarmi e ringraziare i due Autori. momenti, di cui si è parlato apertamente, di Tu hai anticipato un giudizio che anche soppressione di tale figura. Basta pensare io mi sono fatto ad una prima lettura e di che una personalità come Luigi Einaudi, di cui ho trovato conferma nella seconda let - certo non classificabile come un “ descami - tura e cioè che è un libro un po’ diverso da sado” , scrive nel 1944 “ Via i Prefetti”, locu - quella pur utilissima rassegna di ricordi, zione che tutti citiamo come il punto clou di memorie, osservazioni sul campo che, tal - questa reazione alla presenza del prefetto, e volta, è stata un po’ liquidata come episo - invece il prefetto resiste e in qualche modo, dica, aneddotica. Invece, noi storici che tu hai spiegato benissimo, nella abbiamo fin dall’800 – io a casa mia ho uno Repubblica si riadatta alla nuova situazione. scaffale, non grande come questi natural - Dunque, abbiamo, da una parte, nella prima mente, ma uno “scaffaletto” che raccoglie età liberale, il prefetto che costruisce – uno gli studi, le memorie dei Prefetti che, fin dei più grandi costruttori dell’Italia unita – dall’800, hanno avuto l’abitudine di mettere non secondo il modello centralista napoleo - su carta, a differenza di altre componenti nico che a lungo è stato ritenuto il clichè dello Stato, le loro esperienze. Ciò, per noi, importato in Italia senza beneficio di inven - costituisce un’importante, straordinaria tario, ma secondo un modello italiano che risorsa che ci consente di ricostruire la sto - ha aggiunto alla autorità del prefetto, l’atti - ria dei prefetti. vità di mediazione dello stesso, perché in un Un mio amico molto caro, che è stato Paese dove lo Stato era debole e la distanza uno dei primi, degli antesignani nello studio tra il centro e la periferia così lontana da dei prefetti, il Presidente, ora in pensione, di apparire incolmabile, spesso egli ha saputo sezione della Corte dei Conti Enrico interpretare le domande delle società locali. Gustapane, diceva e ha anche scritto, se non Uno storico marxista, quindi non tenero ricordo male, che il paradosso del prefetto è verso i prefetti, come Ernesto Ragionieri che in fondo, per oltre 150 anni della storia osservò, negli anni’60, che il prefetto spesso dell’Italia unitaria, si sia retto su norme in quegli anni aveva, per così dire, sopra - essenziali e sintetiche, le norme del 1861, e vanzato le società locali restie a cambiare, che queste norme non gli hanno impedito, aveva in qualche modo spinto verso il cam - anzi, forse hanno costituito una fortunata biamento e verso l’unità nazionale, laddove i

72 centri locali autoctoni non erano in grado di dalle figure dei prefetti, non solo nelle pro - operare. Un Corpo eroico, dunque, che ha vince vicine alle zone del conflitto, ma in attraversato l’Italia, che per primo l’ha rac - quelle di tutta la penisola. Poi è seguito il contata nelle bellissime relazioni prefettizie, periodo del fascismo, una pagina triste per conservate nei faldoni dell’archivio centrale tutti, anche per i prefetti. Anche se per dello Stato, che noi facciamo studiare agli Mussolini il prefetto era la più alta autorità allievi. Ogni anno tengo un seminario sulle della provincia, sappiamo tutti che ci furono relazioni dei prefetti, le faccio esaminare conflitti in molte zone del Paese tra il pre - dagli studenti che seguono il mio corso; fetto e il segretario provinciale del partito sono delle relazioni straordinarie, piene di fascista. In quel periodo – tu hai appena dati, in un’Italia che ancora non aveva i ricordato, te ne ringrazio, il mio libro sul dati, perché l’Istituto di statistica stava fascismo – come emerge dagli studi che appena nascendo e, dunque, non esisteva abbiamo fatto, ci fu tuttavia una leva di pre - ancora un centro che raccogliesse informa - fetti tratti dal partito fascista, non molto zioni. Si tratta di una ricchissima miniera di numerosi ma ci furono. Quando, però, esa - informazioni: il prefetto, dai terminali della mini i loro fascicoli personali e analizzi le rete provinciale, trasmette dati su tutto, loro carriere, ti accorgi che, chi al Viminale sull’economia, sullo sviluppo della nascente decideva le destinazioni - forse lo fanno industrializzazione, sulla migrazione, sui ancora oggi, non lo so - mandava questi pre - mestieri e sulle professioni, dati che riguar - fetti a Nuoro, a Belluno, a Caltanissetta, cer - dano le distanze da un capoluogo di provin - tamente non a Milano, a Roma, a Napoli, a cia ai paesi del circondario, perfino dati cli - Torino o a Genova. In queste sedi manda - matici. Nel periodo successivo, con Crispi, il vano i prefetti giolittiani, con un pedigree prefetto diventa il “vigile” custode delle sostanzioso, con una carriera corposa alle nuove istituzioni che stanno cominciando a spalle, mentre i prefetti fascisti arriveranno fermentare nella società locale, ad iniziare a quelle prefetture importanti solo alle dalle istituzioni di beneficenza che, grazie soglie della guerra. Questa considerazione alla legge Crispi, si trasformano in qualcosa cambia il nostro giudizio sull’operato dei di molto diverso da quello che erano solo prefetti, non dico che i prefetti fossero anti - venti anni prima, ai tempi dell’unità d’Italia. fascisti, per carità non cadiamo in questi Nel periodo giolittiano troviamo il prefetto equivoci, ma c’era come dire un evidente mediatore del conflitto di lavoro nascente, spirito di corpo dentro il partito del colui che, facendo sedere allo stesso tavolo Viminale che conduceva in qualche misura l’imprenditore e gli operai che cominciano a a questo uso del prefetto, che è stato forse scioperare, cerca di trovare la soluzione. A un uso anche virtuoso, per quanto possibile Genova c’era il Prefetto Garroni. Un grande nell’ambito di quel regime dittatoriale. E poi prefetto, che mi sembra sia rimasto nel c’è stato il prefetto del dopoguerra, della capoluogo ligure 7 anni. Un prefetto giolit - ricostruzione. Citiamo sempre il prefetto tiano doc , che ha curato il rapporti tra il Palutan, che a Verona, se non ricordo male, Governo e la siderurgia genovese, in quel dialogava con gli industriali, organizzava periodo in forte crisi. Un prefetto che si l’economia, stringeva rapporti con i settori occupava dei problemi del sistema econo - più avanzati della tecnologia, faceva cose mico, peculiarità questa che non era certa - che erano assolutamente impensabili anche mente presente nella figura del prefetto del per i suoi contemporanei. Tu hai citato 1861. Allo scoppio della grande guerra, di Buoncristiano. Figure che avevano, in qual - cui abbiamo da poco celebrato l’anniversa - che modo, una percezione di questa Italia rio, come è stato osservato da molte parti, il che stava cominciando a muoversi. Poi fronte interno, il retro della trincea é stato abbiamo avuto i prefetti degli anni terribili ampiamente organizzato e tenuto insieme del terrorismo prima e della lotta alle mafie

73 e alla grande criminalità poi e, anche in sionalità pregressa alcune doti che, secondo questi casi, essi hanno svolto un ruolo, me, emergono in questo libro perché i due appare opportuno dire, più che degno, anzi Autori lo illustrano con chiarezza nitidis - qualche volta veramente lodevole. sima; la prima dote è la flessibilità di cui ho Mi hai fatto una domanda a cui voglio già parlato, la capacità di essere generalisti rispondere. Siamo nella società delle reti – perché, la nostra Amministrazione – forse in si dice così no? – nella società in cui tutti origine c’erano altri gruppi professionali abbiamo un telefonino che utilizziamo in generalisti che però, poi, si sono perduti – è ogni occasione; c’è sempre qualcuno che sa formata da specialisti, da persone che sono dove siamo in questo momento, cosa stiamo in grado di svolgere bene un pezzetto del facendo e cosa stiamo guardando sul lavoro amministrativo. Il prefetto, invece, sa telefono e noi, attraverso il telefono, siamo mettere le mani in tutti o in quasi tutti gli connessi col mondo. Quando c’è stato l’at - ingranaggi del motore o sa ricorrere a chi sa tentato alle torri gemelle, io l’ho saputo, ed mettervi le mani. Se volessimo aggiustare il ero a Roma, un minuto dopo. Se fossimo motore di una Ferrari e ci dovessimo affi - vissuti 10 o 15 anni prima, l’avremmo dare a qualcuno che conosce soltanto un saputo forse nel pomeriggio, probabilmente pezzetto del marchingegno e non il motore dal telegiornale o da qualche radio oppure nel suo complesso, non andremmo da nes - dalla telefonata di qualcuno che aveva sen - suna parte. Il prefetto ha questa compe - tito (alla radio) questa tragica notizia; i tenza generale. Diciamo che possiede una tempi sono così ristretti e ravvicinati che competenza culturale, prima ancora che finiscono per incidere sullo sviluppo della professionale, perché è addestrato ad avere società e sul suo modo di funzionare. In una questa sensibilità. Naturalmente se è un società come quella attuale in cui, in tanti buon prefetto, perché come i cattivi profes - punti della rete si producono poteri - i sori non sono capaci di fare i professori, ci grandi poteri della comunicazione, ma saranno anche i cattivi prefetti che non anche i poteri dell’economia globale, ovvero sono capaci di svolgere le proprie funzioni. quei poteri che non si riesce a combattere Ma è difficile che sia così. Sono stato qual - perché non sai mai dove è la sede di quella che anno nel comitato scientifico della società, che poi scopri essere in un posto Scuola superiore dell’Amministrazione del - misterioso in una città mai sentita di qual - l’interno; Carlo mi ha dato l’onore di farmi che staterello estero, quei poteri che, in sedere in questo luogo ed è stata per me qualche misura, decidono le sorti del un’esperienza straordinaria, perché vedevo mondo - in presenza di una rete così dif - concretamente, attraverso la vita della fusa e sfilacciata, così priva di collegamenti, scuola, la vita della formazione della classe di coordinamento, è necessario che qual - prefettizia. Ricordo una commissione di cuno “faccia un nodo” e tenga unita questa concorso, in particolare, ricordo il modo in rete. Qualcuno, come dice il mio amico cui veniva progettato l’esame, ovvero con Carlo Mosca, che faccia da “valvola di l’obiettivo di creare una serie di competenze sfogo” che, all’ultimo momento, quando non solo formali, come spesso accade nei nessuno fa nulla, faccia qualcosa, perché, in concorsi pubblici. Reclutiamo giovani magi - una situazione di emergenza, qualcuno deve strati attraverso prove che io contesto rispondere, non si può convocare un tavolo profondamente, perché sono prove che in cui si riuniscono 30 persone per decidere potrebbero benissimo essere allocate nel cosa bisogna fare mentre è scoppiato un percorso universitario, in quanto non pre - grande terremoto o si è verificata una sentano alcuna differenza se non il fatto che grande calamità naturale, un’alluvione o sono, forse, più difficili. Vuoi, invece, sotto - quant’altro. E questo qualcuno è il prefetto. porre un giovane magistrato ad un collo - Egli trae dalla sua storia e dalla sua profes - quio con un esperto di psicanalisi? Non

74 voglio cadere in vecchie polemiche, che ci quella del Governo, guai se fosse così, non siamo lasciati alle spalle, sui magistrati ita - voglio dire questo, ma di essere capace di liani; però voglio dire che, in quel concorso mediare l’indirizzo politico alla luce delle di cui io sono stato commissario, c’era una istanze che provengono dal territorio che lui persona preposta a fare dei colloqui con i conosce come nessun altro e che lui deve candidati, del cui esito dava poi conto alla essere capace di tradurre. Si tratta, in realtà, commissione esaminatrice attraverso la pre - di un’operazione di traduzione. Cos’è la tra - sentazione di alcune schede. È una cosa duzione? È un’operazione culturale, la più molto importante. Io sono un cittadino e alta che esiste anche in letteratura; si voglio essere sicuro che chi mi rappresenta prende un testo straniero e lo si cambia con abbia un suo equilibrio, una sua capacità di le parole di un’altra lingua, senza tradirlo. È raziocinio, anche questa è una dote, e mi un’operazione molto complicata, ma il pre - pare che, nel caso dei prefetti, ci sia mag - fetto ha i mezzi e la capacità per farlo. I due giore attenzione per questi aspetti. Questo è prefetti che hanno scritto il libro insistono il motivo per cui ritengo che bisogna difen - molto su questa attività di conoscenza, stu - dere i prefetti. Mi è capitato di farlo qualche dio, analisi e valutazione delle informazioni: volta anche sui giornali, bisogna difenderli l’ intelligence , di cui – ho scritto degli appunti dalle ventate che ogni tanto arrivano e che molto precisi – parla uno dei due Autori a vorrebbero in qualche pagina 104. Mi chie - modo eliminarli perché devi del futuro, ma il costituiscono l’anello di futuro forse non è più congiunzione, il nodo quello delle circoscri - che tiene insieme la zioni amministrative, rete. Se disfiamo questo neanche quelle dell’ul - nodo la rete si sfascia e tima riforma. Oggi sfasciandosi la rete, basta che si apra naturalmente, si sfascia un’autostrada e lo Stato e questa non è improvvisamente si certamente una cosa di poco rilievo. Il libro sviluppano una serie di iniziative economi - è molto interessante e mi sono piaciute che che prima non esistevano, ed ecco che molto le parti in cui i due Autori, con l’auto - la geografia economica cambia e cambia il revolezza della loro esperienza, dicono esat - tessuto sociale, tutto si trasforma rapida - tamente le cose che “malamente” ho appena mente, nel giro di pochi anni se non di detto io: il bisogno dello Stato, cioè la ter - pochi mesi e dunque il prefetto deve essere zietà, il bisogno di un’autorità che il citta - un’antenna flessibilissima in grado di dino senta come terza. Il prefetto non è, e cogliere questi cambiamenti. Forse che le non deve essere, puramente un delegato del circoscrizioni cambino non è neanche una Governo, ha una funzione che è, sul crinale , cosa (importante)... no? Che le province ci una funzione sia politica, in quanto deve siano, non ci siano? Io ho fatto parte di una rappresentare l’indirizzo del Governo – del Commis-sione, la Commissione Lanzetta in resto è nominato e assegnato dal Consiglio cui, agli inizi di uno dei precedenti Governi, dei Ministri – che amministrativa. Sente, si discuteva sulle province e ricordo una dunque, le voci di fuori che sono quelle cosa che provavo e che diversi di noi esperti della politica, ma deve sentire anche le voci dissero e, cioè, che in fondo non è detto che di dentro che sono quelle dell’Amministra- la provincia sia un male dappertutto né che zione, della grande tradizione amministra - sia un bene dappertutto. Si può immagi - tiva che ha alle spalle. Tanto più è forte e nare una provincia dove serve e, dove invece autorevole questa tradizione, tanto più il non serve, dove non rientra nella logica prefetto è indipendente. Indipendente inteso dell’economia della zona, se ne fa a meno. È non nel senso di fare una politica diversa da molto interessante il decalogo con cui il

75 libro si conclude, questo forse Bruno non quale sono molto affezionato avendo fatto l’ha detto, 10 proposte che ho segnato e con parte, come ho già detto, del suo Comitato le quali chiudo il mio intervento. scientifico. Uno dei primi direttori della La prima è interessantissima, un po’ il Scuola che ho conosciuto – voglio nomi - contrario della rottamazione, perché dice narlo perché è un mio amico carissimo, “fare dei prefetti in quiescenza un supporto Claudio Meoli, che purtroppo non è più con consultivo che trasmetta i valori e la saggezza noi, ma che è stato un entusiasta della derivanti dalla loro esperienza a chi ammini - Scuola – mi ha chiesto di fare lezione di sto - stra i tempi attuali ”. È una bella cosa per me ria amministrativa agli allievi. Ha fatto una che ho quasi 70 anni, mi piace; la seconda cosa, secondo me, molto importante che poi proposta è “dalla polizia alla garanzia ”, Carlo ha ripreso in grande, con le doti che quello che dicevamo prima, ovvero la forte tutti gli conosciamo. Carlo è stato il primo, vocazione garantistica del prefetto che ne colui che ha dato la “spallata” e poi hanno dovrebbe configurare sempre di più l’iden - proseguito tutte le persone coinvolte nel tità; la terza idea è la “ nuova rete territoriale progetto del codice etico. La ripresa dei in relazione ai grandi mutamenti che sono in codici etici adesso non è di moda, Bernardo, corso ”, pensate solo agli spostamenti di ma io ho conosciuto un tuo parente stretto, intere popolazioni. Non voglio toccare un quando ancora non ricopriva l’incarico tasto dolente, ma è evidente che, tra qualche attuale, ma era il Presidente della commis - anno, avremo una popolazione diversa da sione per l’elaborazione del codice etico del quella attuale, una popolazione composta PD molti anni fa, e ricordo la pazienza con da forti nuclei di immigrati. Quando ero cui Sergio Mattarella guidava questa com - deputato ho vissuto il fenomeno dei romeni, missione che molti di questi politici, che sembrava che fosse giunta la fine del confluivano nel PD, consideravano una cosa mondo, che arrivavano i barbari dalla inutile. Forse sarà stata anche una cosa inu - Romania che stupravano le donne, certo tile, ma lui ci credeva profondamente, come che stupravano le donne, perché prima arri - ci abbiamo creduto io e tanti altri. Un’altra vano le frange dei delinquenti – anche se persona, che ha lavorato in quella commis - quel Governo se ne liberò rapidamente sione, e che da allora è rimasto mio amico, mandandoli in giro per il mondo - ma poi è Giovanni Bachelet, un uomo che la poli - arrivano i lavoratori, quelli che sposano le tica ha perduto e che forse bisognerebbe italiane o quelle che sposano gli italiani, si recuperare. Il merito del prefetto è lavorare formano le famiglie, i bambini vanno a per progetti, valutare i risultati, in un Paese scuola. Se leggete adesso le statistiche dei dove “il merito non passa mai” e dove si bambini e dei ragazzi che raggiungono la fanno i concorsi con i nomi e i cognomi già laurea, vedrete che ci sono tantissime scritti, perché anche questo accade. E poi ragazze romene che si laureano o che pren - “dagli atti ai fatti ” e ancora, sto per finire, “ la dono il diploma, che nel mondo del lavoro lotta alle grandi emergenze ”, a cominciare italiano esiste una fortissima componente appunto dalle radicalizzazioni sociali e poli - romena. Basta dare tempo al tempo. tiche del nostro tempo. È una figura che ci Bisogna sapere che questi fenomeni vanno serve quella del prefetto, bisogna che la poli - governati e quindi è giustissima la creazione tica se ne renda conto, serve non al Governo di una nuova rete territoriale in relazione ai italiano del momento, ma alla società ita - mutamenti in atto e il conseguente riordino liana, cioè a questo insieme, a questa comu - delle competenze, la razionalizzazione della nità che sono gli italiani i quali dovrebbero missione del prefetto, delle risorse umane, ritrovare anche in queste riflessioni sul loro delle nuove tecnologie, della formazione e passato, sulla loro storia, le ragioni per stare della cultura. Un cenno alla Scuola supe - insieme e per trovare una via comune. riore dell’Amministrazione dell’interno, alla Grazie

76 Prefetto BRUNO FRATTASI libri che ruotano intorno, principalmente Grazie Guido, ti ringrazio soprattutto per direi, alla figura del prefetto, ma anche alle il riferimento a un amico, Claudio Meoli, varie componenti dell’Amministrazione che purtroppo è mancato agli inizi di dell’interno. Come già ricordato, la collana quest’anno che è stato un Collega che ci ha contiene testi biografici e autobiografici, dato molto in termini di contributo alla libri che parlano di persone, di Istituti, libri conoscenza della nostra identità, della che guardano al passato, al presente e nostra Amministrazione. Ha scritto un libro adesso questo libro: un libro che guarda al che ancora continuiamo a leggere, e che io futuro. Arrivo, dunque, a parlare del libro, continuo ogni tanto a sfogliare Ministero di un suo aspetto particolarmente originale dell’interno ordinamento e attribuzioni , un e interessante, che è già stato sottolineato testo che conserva ancora una sua attualità da Bruno Frattasi. È raro che i pubblici fun - e serve a capire come la nostra Ammini- zionari, in una fase avanzata o al termine strazione si è evoluta nel tempo. Credo che della loro carriera, raccontino le loro sia un libro caro per questo, perché affronta memorie o che pensino al futuro e, ancora i temi amministrativi in una chiave anche più raro, che oltre che pensare al futuro sti - storica. Claudio era un uomo colto, buono, molino il dibattito attraverso le pubblica - un uomo mite e saggio. È stato un grande zioni, perché questo è un libro che, mi sem - Collega e un grande amico. bra, abbia innanzitutto l’obiettivo di stimo - Va bene, allora, Bernardo, adesso tocca a te. lare il dibattito, sia attraverso una struttura dialogica, ovvero il confronto fra i due Professor BERNARDO MATTARELLA Autori, sia utilizzando il metodo dell’ap - Grazie, anche a me fa molto piacere proccio; non è un libro che offre soluzioni intervenire alla presentazione di questo definite, preconfezionate, che vuole risol - libro dopo avere partecipato alla presenta - vere tutti i problemi, bensì vuole porre una zione dei primi volumi della stessa collana. serie di temi, presentare qualche proposta, Vorrei dire innanzitutto qualcosa sulla ma soprattutto impostare il problema per - collana, poi sul libro e, infine, anche io vor - ché ne vengano individuate le soluzioni. Mi rei soffermarmi sulla figura del prefetto, che sembra un approccio importante perché è un po’ al centro di entrambi. vuole stimolare la discussione, il dibattito, La collana come diceva Guido Melis è per governare un po’ il futuro e per evitare uno di quei casi felici in cui una parte che esso, come viene detto all’inizio del dell’Amministrazione, una categoria di fun - libro, ci aggredisca, arrivi senza che ce lo zionari pubblici, riflette su se stessa, rac - aspettiamo, senza nessuna sorta di pro - conta le proprie memorie e offre agli espo - grammazione. Naturalmente nell’esami - nenti più giovani della stessa categoria, ma nare, nel guardare al futuro, il libro affronta anche ad un pubblico più generale, le pro - una serie di temi attuali, che sono tipici del prie riflessioni e le proprie memorie, cosa Ministero dell’interno ma che, in qualche purtroppo che non sempre avviene. Il Corpo modo, riflettono tematiche più generali. prefettizio ha una tradizione che manca ad Affiorano continuamente problemi come il altre componenti dell’Amministrazione. rapporto con un legislatore particolarmente Questo tipo di letteratura amministrativa è invadente, la presenza di un’ingente produ - un merito, in particolare, del prefetto Mosca zione normativa, problema quest’ultimo a e, in generale, del corpo prefettizio. È un cui faceva riferimento anche Guido Melis, modo attraverso cui si restituisce ad un l’esigenza di gestire, di governare un’Am- pubblico più ampio di lettori una serie di ministrazione in tempi di riduzione sia del esperienze e si contribuisce alla trasmis - personale che delle strutture, il problema sione della conoscenza alle generazioni più della formazione del personale e dell’uso di giovani. Questa collana contiene diversi questa formazione per governare il futuro,

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