Andrea Castagnetti La Pianura Veronese Nel Medioevo
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Andrea Castagnetti La pianura veronese nel medioevo in Una città e il suo fiume, voll. 2, Verona, 1977, a cura di G. Borelli, I, pp. 33-138. Indice 1. Introduzione ............ ............................................... p. 35 Parte I. La conquista del suolo e il disboscamento 2. I confini della pianura veronese nel medioevo .. ..... » 43 3. La pianura veronese nell’alto medioevo: boschi e paludi; centri demici ............................................. .... » 44 4. La conquista del suolo nei secoli IX e X: la «curtis» ...................................................................... .. » 46 5. La «rivoluzione castrense» del secolo X ................. » 50 6. L’epoca dei grandi disboscamenti: secoli XI-XIII ... » 54 7. La conquista dell’alta pianura: la «Campanea maior Veronensis» ................................................. ...... 62 8. L’utilizzazione del bosco ................................. ........ » 63 9. La difesa del bosco ............................................ ....... » 67 10. L’area boschiva fra Tartaro e Menago (secoli XII-XIII) .................................................................. ..... » 68 11. La riduzione dell’incolto boschivo nei secoli XIV-XV .................................................................. ...... » 71 Parte II. La bonifica e il controllo dei fiumi 12. L’attività di bonifica nella pianura veronese in età comunale: la bonifica di Palù ............................... » 76 13. La manutenzione della bonifica nei secoli XIII- XIV ................................................................................ » 80 14. La villa di Palù insediamento rurale «programmato» dell’età comunale ................................ » 81 15. Bonifiche minori nei secoli XIII-XIV ..................... » 83 16. La bonifica di Castagnaro e Villabona .................... » 84 17. Cenni sulle rotte dell’Adige nei secoli XIII-XIV .... » 86 18. Il comune cittadino e la regolamentazione delle acque nei secoli XIII-XIV .............................................. » 88 19. L’Adige nel secolo XV: l’incubo delle inondazioni . » 92 20. La manutenzione dell’Adige ..................................... » 99 21. L’amministrazione veronese e l’Adige .................... » 100 22. L’officio dei dugali .................................................. » 102 23. Il carico fiscale per la manutenzione dell’Adige ..... » 104 24. La manutenzione dell’Adige: rapporti fra Verona, Legnago e ville minori ................................................... » 106 25. Manutenzione dei fiumi minori: Bussé ed Alpone ... » 109 26. Regolamentazione dei corsi d’acqua minori e attività di bonifica ad opera delle ville del territorio ...... » 111 27. Ostacoli alla bonifica nella bassa pianura verso il Mantovano ................................................................... » 116 28. La bonifica ad opera di privati. L’esempio di Roncanova .................................................................... » 118 29. Conclusione ............................................................. » 121 [35] 1. Introduzione Il fiume Adige segna profondamente il territorio veronese, specialmente dal mo- mento in cui, uscendo dalla Chiusa, a diciotto chilometri sopra la città, si espande tra fertili campagne, i cui terreni sono dapprima ad un livello più alto del fiume, poi da Zevio in giù divengono via via più bassi, dando origine così al fenomeno ricorrente delle inondazioni. L’ultima del 1882, disastrosa, è nella memoria di tutti, attraverso i segni visibili sulle fiancate delle case e sulle colonne dei porticati, e ancor più, pur se non sempre in modo consapevole, con la presenza nel cuore della città degli impo- nenti muraglioni che dalla fine del secolo scorso imprigionano il fiume. Altri fiumi, sulla sinistra e, soprattutto, sulla destra dell’Adige, solcano le campa- gne veronesi; da una parte i torrenti scendenti dalle vallate, che, dopo breve corso in pianura, fluiscono in esso: Fumane, Valpantena, Squaranto e Fibbio, Mezzane, Illasi, Tramigna, Alpone, Aldegà, Chiampo; dall’altra parte, alimentati dalla linea dei fonta- nili, che separa l’alta dalla media pianura, i fiumi Tione, Tartaro, Tregnone, Menago, Bussé, incanalatisi, secondo il Nicolis (1), in antichi alvei dell’Adige: scorrendo le lo- ro acque nella bassa pianura, su letti spesso pensili, le popolazioni ne hanno sempre temuto le piene devastatrici; perciò in epoche particolarmente dure, con popolazione scarsa ed ancor più scarse risorse, hanno preferito porre a coltura le terre dei fondo- valle e delle pendici collinari (2), che, di natura morenica o prealpina, attorniano la città, iniziando dal grande anfiteatro morenico del lago di Garda per giungere, attra- verso Valpolicella, Valpantena, Val Squaranto, Valle di Mezzane, di Illasi, ecc., a co- prire tutto l’arco prospiciente la città. Fra queste colline e l’Adige si stende una fascia pianeggiante, più o meno ampia, che ha subito anch’essa, nei secoli passati, special- mente ad est della città, la forza rovinosa delle acque scendenti dai monti e di quelle dell’Adige, che, nei periodi di piena, facilmente allaga le piane circostanti fra la sua zona di divagazione a monte - da San Michele Extra a Caldiero, Lonigo e Baldaria - e quella a destra - da Vallese a Palù a Tombazosana e Roverchiara (3). Lo sfruttamento agricolo di gran parte delle terre della media e della [38] bassa pianura è sempre stato subordinato alla capacità degli abitanti di controllare il corso dei fiumi e di impedirne i rovinosi straripamenti. Pur non esistendo studi particola- reggiati che per l’età romana descrivano in modo compiuto e non sommario le condi- zioni della pianura veronese fra l’Adige ed il Po, sembra certo che gran parte di essa fosse abitata e coltivata, ed è facile intuire che le colture prevalenti fossero di tipo ce- realicolo (4). Solo fra il Tartaro ed il Po, nella zona nord-orientale di Ostiglia, abbia- * Avvertenza (febbraio 2008). Le note, che nell’edizione a stampa erano poste alla fine del testo (pp. 122-138), sono qui poste a pie’ di pagina. Le cartine storico-geografiche, già inserite nel testo, sono poste in appendice. Non sono riportate le numerose riproduzioni fotografiche. 1 E. Nicolis, Sugli antichi corsi del fiume Adige. Contribuzione alla conoscenza della costitu- zione della pianura veneta, «Bollettino della Società geografica italiana», XVII (1898), pp. 27-29. 2 C. G. Mor, Dalla caduta dell’impero al comune, in Verona e il suo territorio, II, Verona, 1964, pp. 46-59. 3 E. Nicolis, op. cit., p. 37. 4 A. Zarpellon, Verona e l’agro veronese in età romana, Verona, 1954, pp. 98-99; F. Sartori, mo testimonianza per l’epoca classica dell’esistenza di estese paludi (5). L’impaludamento invece che le fonti di epoca medioevale e moderna ci mostrano in- tenso nella zona fra Legnago e il Tartaro non doveva essere in atto in quell’età (6): è opinione comunemente accettata da storici (7) e da tecnici, ingegneri idraulici (8) e geologi (9), che in età classica, fino al VI secolo, l’Adige corresse in un alveo diverso dall’attuale: dopo Ronco si dirigeva non a sud, verso Legnago, ma a sud-est verso le località odierne di Oppi, Veronella, Cologna Veneta e Sabbion, poi a sud lungo la Fratta fino a Bevilacqua, quindi si rivolgeva ad est, verso Alberi e Montagnana. Il corso attuale sarebbe stato originato da una diversione avvenuta alla fine del secolo VI, alla quale viene dato il nome di «rotta della Cucca» - odierna Veronella - ed asse- gnata una data precisa, l’anno 589, nel qual anno Paolo Diacono, storico dei Longo- bardi, narra di una terribile alluvione che sconvolse gran parte d’Italia (10); ma luogo ed anno della rotta costituiscono solo fragili ipotesi. Dopo la diversione dell’Adige, avvenuta, se non alla Cucca e nel 589, certamente prima del secolo IX (11), le località poste sulla sinistra del corso antico, già apparte- nenti all’agro di Este (12), vennero incluse nel comitato vicentino (13). Il confine di Verona romana. Storia politica, economica, amministrativa, in Verona cit., I, Verona, 1960, p. 223. 5 E. Zarpellon, op. cit., p. 81; F. Sartori, op. cit., p. 218; G. Paviani Buganza, Storia e topogra- fia di Ostiglia romana, «Atti e memorie dell’Accademia virgiliana», n. ser., XXXIX (1971), pp. 5- 6. 6 L. Franzoni, Carpanea. Mito e realtà nell’archeologia del basso Veronese, «Atti e memorie dell’Accademia di agricoltora, scienze e lettere di Verona», ser. 5a, XVIII (1966-1967), pp. 379 ss. 7 C. Silvestri, Istorica e geografica descrizione delle antiche paludi adriane ora chiamate la- gune di Venezia, Venezia, 1736, rist. anast., Bologna, 1973, pp. 30-39; I. Alessi, Ricerche istorico- critiche delle antichità di Este, I: Dalla sua origine fino all’anno MCCXIII dell’era cristiana, Pado- va, 1776, pp. 3-5, 325; I. Filiasi, Memorie storiche dei Veneti primi e secondi, I, Padova, 18112, pp. 267-268; F. Bocchi, Cronaca idrografica della bassa vallata padana, «Archivio veneto», VI (1873), pp. 22-23; A. Gloria, Studi intorno al corso dei fiumi nel territorio padovano dal secolo primo a tutto il secolo XI, Padova, 1877, pp. 14-18; Idem, L’agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza (25 giugno 1183), «Atti del reale Istituto veneto di scienze, lettere ad arti», ser. 5a, VII (1881), pp. 597-598; E. Zarpellon, op. cit., pp. 79-82; F. Sartori, op. cit., p. 218; M. Baratta, P. Fraccaro, L. Visintin, Atlante storico, Novara, 1967, parte I «Evo antico», tavola 16. 8 E. Lombardini, Studi idrologici e storici sopra il grande estuario adriatico, i fiumi che vi con- fluiscono e principalmente gli ultimi