Tesi Corso Maestri
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Corso Maestro Nazionale Tesi La correzione della tecnica nei tennisti di vertice Maestro Nazionale ! Giulia Bruschi Tutor Gennaro Volturo ! Anno Accademico 2017-18 !1 RINGRAZIAMENTI Dopo due lunghi e intensi anni finalmente è arrivato il giorno: scrivere queste frasi di ringraziamento è il tocco finale di questa tesi. E’ stato un periodo di profondo apprendimento, non solo a livello scientifico, ma anche personale. Ho iniziato a fare questo lavoro proprio per cercare di crescere come persona, perché riuscire a far apprendere e insegnare qualcosa a qualcuno è una sfida. Voglio ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre supportato in questo cammino, tutto il mio team che mi permette di crescere ogni giorno. Massimo Sartori, Ivan Ljubicic ,Cristian Brandi e Gennaro Volturo che hanno contribuito nella buona riuscita di questa tesi oltre che ha insegnarmi sempre cose nuove. Un grazie particolare vanno a Riccardo Piatti, mio idolo e ispirazione che mi ha dato e mi da la possibilità di rendere reale tutto ciò e a Nicole che mi sta vicina ogni giorno e mi aiuta a superare le difficoltà. Avere vicino e poter lavorare con persone che vogliono migliorarsi ogni giorno è la fortuna più grande, grazie a tutti dal cuore. !2 RINGRAZIAMENTI INDICE INTRODUZIONE 1. GLI ATLETI DI VERTICE 1.1 IL TENNIS MODERNO:CAPACITà DI ADATTAMENTO E TECNICA FLESSIBILE 1.2 PERCHè DIFFERENTI TECNICHE PORTANO AL SUCCESSO? (BIOMECCANICA FISSA E TECNICA VARIABILE) 2. RICCARDO PIATTI: PARTIAMO DAL COLPO 2.1 APPROCCIO TATTICO PER ARRIVARE ALL’INTERVENTO TECNICO O VICEVERSA? 3. LA CORREZIONE NEI TENNISTI DI VERTICE 3.1 IL SERVIZIO DI RAONIC 3.2 IL DIRITTO DI CORIC 4. VIDEOANALISI E MATCH ANALISI COME STRUMENTO OGGETTIVO PER IMPOSTARE L’INTERVENTO TECNICO CONCLUSIONE BIBLIOGRAFIA !3 INTRODUZIONE Il tema trattato è talvolta considerato tra gli addetti ai lavori quasi un “tabù”. Poiché su questo argomento non si trovano testi che spiegano che un metodo sia meglio di un’altro o che sia più indicato agire in un modo rispetto ad un altro, la metodologia d’intervento è affidata all’esperienza e alla valutazione personale del coach, poiché ognuno è diverso ed è importante rispettarne la natura. La stessa funzione specifica dell’allenatore rispetto al compito di correggere l’errore è talvolta messa in dubbio per quanto riguarda l’atleta di alto livello, il quale spesso ha accumulato un’esperienza pluriennale che rende difficile la modifica degli automatismi abituali d’azione. Per questo motivo molti allenatori sono convinti che con gli atleti di alto livello non si tratta tanto di correggere l’errore quanto di far rendere il loro tennis al meglio per la massima prestazione. La scelta dell’argomento è stata fortemente condizionata dalla mia esperienza diretta e dal mio sogno di poter un giorno allenare un giocatore o una giocatrice d’elìte. Il lavoro è stato strutturato nel modo seguente: dopo l’introduzione, nel primo capitolo e nei suoi due sottocapitoli si analizzano come il tennis sia cambiato negli ultimi anni, in che direzione sta andando sempre più e perché si parla quindi di biomeccanica fissa e tecnica variabile; il secondo capitolo, è interamente dedicato al coach italiano di massimo rilievo, Riccardo PIatti, raccontando la sua storia e spiegando il suo metodo di lavoro con i professionisti e non. Dopodichè ho sottoposto sette domande uguali a quattro allenatori del circuito ATP e WTA per analizzare quali potessero essere i metodi e le idee comuni in un percorso di lavoro con atleti di questo genere. Successivamente ho preso in esempio un giocatore !4 professionista e l’approccio usato dal suo allenatore nella correzione di un colpo. Nel quarto e ultimo capitolo si analizzano invece vantaggi e svantaggi di videoanalisi e match analisi spiegando cosa sono e come vengono utilizzate. Nella parte finale ho voluto sottolineare quanto comunque anche la correzione della tecnica negli atleti di elite sia un continuo adattamento a situazioni, stati d’animo e momenti che vengono vissuti dal e con il giocatore. !5 1. GLI ATLETI DI VERTICE Nel corso degli ultimi decenni, il modo di giocare a tennis è sicuramente cambiato. Materiali sempre più leggeri e efficaci, tecnologie sempre più avanzate, una conoscenza sempre maggiore della tecnica, della preparazione fisica e della prevenzione hanno portato ad un tennis sempre più aggressivo e fisico. Il tennis di oggi infatti si gioca prevalentemente su pochi scambi (in media dai 3 ai 5 colpi) dove servizio e risposta, ovvero i colpi iniziali di ogni scambio, svolgono una parte determinate nel gioco. Abbiamo sempre più giocatori che hanno un servizio con una potenza devastante (la forza è stata incrementata in maniera esponenziale), trovando sempre più angoli stretti in modo tale da aprirsi il campo e essere più agevolati nel secondo colpo. Se da una parte servono tutti meglio, si può dire però che siamo nell’era dei giocatori che rispondono meglio, riuscendo così a contrastare la potenza dei servizi avversarsi senza troppe difficoltà. A rendere possibile tutto ciò la tecnica ha un ruolo fondamentale, che è andata di pari passo con l’evoluzione e le necessità del gioco. I tennisti di oggi riescono ad allenarsi per più tempo a velocità e intensità sempre più elevata, e giocare tante partite di alto livello diminuendo notevolmente gli infortuni. Si perché la difficoltà nel tennis di alto livello sta proprio nella prestazione e a tutto ciò che gira in torno a essa; dalla preparazione al recupero, dall’alimentazione alle ore di sonno dormite fino ad arrivare alla preparazione mentale, sono sempre più i dettagli a fare la differenza. La maggior conoscenza ha permesso questa incredibile e continua evoluzione. !6 I “nuovi” tennisti quindi, così ci piace definirli, sono atleti sempre più preparati e specializzati che curano tutti i minimi particolari in modo maniacale. Per spiegare meglio la cosa voglio prendere ad esempio un atleta Next Gen (così vengono definiti i migliori giocatori under 21) Stefanos Tsitsipas, il giovane greco classe 1998, che sicuramente sta attraversando un ottimo momento. N. 1 del mondo juniores nel 2016 e ora già numero 39 del ranking ATP (con una finale al torneo ATP 500 di Barcellona, dove ha ceduto solo contro un giocatore del calibro di Nadal) , è destinato probabilmente a diventare uno dei futuri top 5 del mondo . Il 2017 è stato l’anno che lo ha portato dentro i primi 100 giocatori del mondo, risultato ottenuto dopo la semifinale al torneo ATP 250 di Anversa (battendo nei quarti il belga David Goffin). Vorrei analizzare ora l’attività del giovane prima di quel risultato per far capire in che direzione è orientata la prestazione. A partire dagli U.S. Open il greco ha giocato 9 tornei di fila dove ha disputato ben 34 partite in tre continenti diversi (America-Europa-Asia-Europa) vincendo il Challenger di Genova fino ad arrivare alla semifinale di Anversa, risultato che lo porta al n. 91 del ranking, e pensare che solo ad Aprile era posizionato al n. 207 della classifica ATP. Non ci vuole tanto quindi per capire quanto l’attività di un giocatore sia stressante; sia per la preparazione fisica dovendo affrontare continui spostamenti, cambi di fuso orario, condizioni climatiche sempre diverse e i continui cambi di superficie, che per la parte mentale essendo i tali sottoposti a continue e ripetute pressioni (cosa che in questo sport è normale, dato che bisogna sempre confermare i punti presi). !7 1.1 IL TENNIS MODERNO: CAPACITA’ DI ADATTAMENTO E TECNICA FLESSIBILE “Una delle prime caratteristiche che deve avere un giocatore di tennis è la grande capacità di adattamento. Questo è uno sport nel quale in ogni fase cambiano i parametri. Nell’arco della stagione variano la superficie, il tipo di palle, gli orari, l’alimentazione e le condizioni geo-climatiche.” (Gazzetta dello sport 11/6/2012) Nell’ambiente del tennis si sente parlare spesso di tecnica. Questo fatto accade perché la stessa viene generalmente percepita come il fattore principale, il centro di gravità del mondo del tennis. Di fatto alcuni grandi campioni costituiscono veri e propri modelli tecnici di riferimento. Su tutti spicca il magnifico Roger Federer, al quale è stata attribuita più volte dagli addetti ai lavori, l’esclusiva della perfezione esecutiva. Purtroppo, evidenze scientifiche, studi e ricerche, dimostrano palesemente che parlare di tecnica perfetta nel tennis non abbia molto senso. Il tennis è definito dagli esperti come gioco sportivo individuale, di situazione, ad abilità aperte, dove la palla non si troverà mai due volte nello stesso preciso punto del tempo e dello spazio. Si tratta di una disciplina ad elevata difficoltà cognitiva, coordinativa, psicologica. La tecnica è quindi, uno strumento deputato a risolvere un problema di natura strategico tattica. Essa, costituisce la parte terminale di un ampio processo motorio che a sua volta è subordinato a quello mentale. Il tennis moderno si è quindi evoluto verso il “problem solving”, di fatto sempre più il giocatore deve mettere in campo competenze necessarie a risolvere problemi come aver deciso cosa fare, dove e !8 come tirare, anticipare le intenzioni dell’avversario, leggere e stimare la traiettoria della palla, avere una posizione territoriale adeguata, mettersi in condizione di intercettare la palla con spazi e tempi utili alla propria azione, ed infine eseguire il gesto tecnico. Ovviamente, esistono anche errori imputabili direttamente alla tecnica, come ad esempio, impugnare la racchetta a padella e pretendere di eseguire la volée bassa. Ma anche in questo caso, l’ambiente quindi il campo, segnalerà allo sprovveduto tennista i ripetuti insuccessi e quindi la necessità di cambiamento. Si può quindi affermare che il tennis è uno sport che si gioca in condizioni di turbolenza e il giocatore dev’essere sempre in continuo adattamento, ma la chiave per il successo sta nel mezzo, una buona tecnica e alle capacità dell’atleta di affrontare e risolvere i problemi.