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Martedì 12 gennaio 1999 22 LA MORTE DEL CANTAUTORE l’Unità

Fabrizio De André (1966) tiene un paio di cover di Leonar È il disco di «Carlo Martello» e Cohen) De André torna con un a «Geordie». Ma tra arrangiamenti bum più delicato. Canta il De Gre medioevali, satira politica e rimandi gori di «Le storie di ieri» e il Cohe a Brassens, spunta una gemma che di «Nancy». E scrive un classico co commuove ancora: «La canzone me «Amico fragile». dell’amore perduto». Rimini (1978) Volume I (1967) De André si trasferisce in Sardegna De André precisa il suo raggio d’a- se ne esce con un album più ro zione: amore, morte, religione, sati- ckeggiante, scritto con Massimo Bu ra. E sforna un capolavoro, «Bocca bola. Memorabili «Volta la carta» di rosa». Appaiono altri temi-guida, «Zirichiltaggia», «Sally» e la dyla l’affetto per gli emarginati e la criti- niana «Avventura a Durango». ca ai falsi moralismi. In concerto con la Pfm (1979) (1968) Incontro storico: il nostro più gran De André stigmatizza duramente de cantautore e la migliore rock quella giustizia che colpisce i deboli band. Risultato: uno dei dischi liv e si piega ai potenti. Dal «Cantico più belli della musica italiana. Se dei drogati» sino al «Girotondo» fi- di Brassens e la «Ballata del Michè». stisonostrepitosi,lamusicaèquasi sters. Escono personaggi come «Un mosfera tesa del periodo pre «anni condo volume nell’81. nale: musica da brividi, con orche- Musica essenziale ed acustica, vici- sperimentale, fra tradizione classica matto», «Un giudice», «Il suonatore di piombo». Si parla di rivoluzione, Fabrizio De André (1981) stra. Quasi un «concept album» sul- na agli chansonnier francesi. e canzone d’autore. Indimenticabi- Jones» e una serie di uomini di contestazione, bombe, galera e li- È l’album seguìto al rapimento rac le miserie umane. (1970) le «Il testamento di Tito». scienza, descritti spaziando fra or- bertà con toni impetuosi. All’epoca contato nel malinconico «Hotel Su La canzone di Marinella (1969) In piena contestazione, De André Non al denaro, non all’amore, né chestra e strumenti rock. suscitò parecchie polemiche. pramonte». Ma c’è spazio anche pe Titolo storico. E tanti gioielli. Come parla di Maria, Giuseppe e Gesù. Ma al cielo (1971) (1973) Volume 8 (1975) l’epica pellerossa in «Fiume San l’apologo pacifista «La guerra di Pie- da un punto di vista umanissimo, De Andrè reinterpreta l’«Antologia Il disco più «politico» e controverso Dopo la raccolta «Canzoni» del ‘74 Creek» e per l’amore («Se ti taglia ro». Da ricordare anche «Il gorilla» ispirandosi ai Vangeli apocrifi. I te- di Spoon River» di Edgar Lee Ma- di De André. Si respira in pieno l’at- (il cosiddetto «Disco rosa», che con- sero a pezzetti»).

SEGUE DALLA PRIMA Quella generazione CONTRO L’IPOCRISIA

nostra vita quotidiana, per illuminar- ne la banale negatività. Rispetto al ro- tra Carlo Martello manticismo di molta musica contem- poranea De André non idealizza né si illude: descrive la miseria dell’ipocri- sia della rimozione e della repressione sessuale (che non corrispondeva più all’Italia degli anni ‘60 e ‘70). Ingenti- e boom economico lisce però gli attimi e le vittime di un conformismo così piatto da non con- di Paoli e di Jannacci rimango- tanto cercare rifugio. Molti suoi sentire altro che sfondi, anzi cori al- ENRICO MENDUNI no straordinariamente vivi an- personaggi, però, erano al limi- l’unisono; si pensi a Marinella, alla cora oggi; ma non si sta discu- te; la buona educazione e la sua «Storia vera» e al modo con cui el 1965 alcuni allievi di un tendo tanto del valore estetico convenzionalità della società pian «scivola». De André ha fi- liceo molto tradizionalista di questa o quella musica, di un ordinaria erano rovesciati fino nito così per rappresentare la mentali- N di Venezia fecero amicizia testo o di un altro, ma di una alla tragedia, allo sberleffo (ma- tà più radicale. Quella che comincia- con un giovane supplente di ita- funzionecheDeAndrésitrovò gari in società con Paolo Villag- va, anche incoscientemente, ad av- lianocheliavevaaffascinaticonle a svolgere in una Italia tanto gio, autore di Re Carlo), al confi- vertire il distacco con progetti politici sue idee avanzate. Anche noi, gli sviluppata nel boom economi- ne con ceti marginali o esclusi ed utopie sociali di tipo collettivisti- dissero, abbiamo qualcosa dimol- co quanto arretrata nel costu- dalle dimensioni fondanti di co; che superava la tematica ottocen- to ardito da farle ascoltare, e mise- me, nei diritti e nelle libertà. quella rispettabilità. C’era an- tesca dell’«ingiustizia sociale» per sen- ro sulgiradischiun45giri.«Quan- Il campo espressivo di De An- che la trasgressione sessuale, tire e rappresentare i tanti drammi in- do hanno aperto la cella», cantò il dré si articolava in vari elementi eterno tabù di quegli anni pre- dividuali e diversi che la vecchia clau- disco, «era già tardi perché, con la cui miscela, unica, riusciva a pillola, pre-divorzio, pre-tutto. I sola finiva per mascherare unifor- una corda sul collo, freddo pende- far breccia nel suoi testi d’improvviso usavano profilo di De André offriva una po, spesso con menti corali, dal calore e dalle mandoli, piuttosto che per esaltare. vaMiché». ■ senso comune parole forti, incastonate in un sponda, preziosa perché unica o ■ esito infelice, emozioni che esse provocano a Da lì derivava una posizione di distac- Il giovane supplente, che si VERSO e nelle con- contesto lirico, dette con quella quasi. Non identificata in una LE PAROLE trovava il mo- coloro che cedono ad essi parte co e persino di insofferenza dalla me- chiamava Massimo Cacciari, sor- IL ’68 venzioni, spe- voce senza inflessione che sem- sinistra tradizionale o comun- LA MUSICA do di parlare della propria individualità, o diazione politica e dalla sua verità, al- rise. La canzone, La ballata del All’inquietudine cie in un brava fare l’appello, scandendo que identificata come tale, ed La buona al cuore di addirittura la totalità di loro la quale si contrapponeva la verità Miché, con il suo sottofondo mondo giova- con cura tutte le parole, quelle opportunamente etichettata - molti, che ri- stessi. Mi sento di dire che per dell’esperienza e dell’approdo indivi- carcerario e una storia d’amore senza rivolta nile ancora del cuore e quelle del corpo. dalla quale sempre mantenne educazione tenevano così questo alcuni di noi sentono le duale. Come una grande messa in finita tragicamente, in quel- De André offriva molto segnato C’era di che alimentare i pensie- accurate distanze e diaframmi, e le convenzioni di scoprire un sue canzoni come un corredo mora della politica a favore di un rap- l’ambiente chiuso aveva signifi- da apparte- ri di tanti giovani che riteneva- destinati ad approfondirsi nel territorio pra- indispensabile di un «seminario porto più diretto e responsabile, non cato una rottura, una trasgres- una sponda nenze di ceto no di non essere «integrati» in solco di dolorose vicende perso- erano rovesciate ticabile per i sulla gioventù», ma connesso e delegabile al collettivo o all’istituzio- sione la cui portata non poteva preziosa perché e di classe. De un società di cui, propriamente, nali, principalmente (ma non fino alla tragedia loro senti- limitato a quel periodo adole- ne: «Oggi, un giudice come me, / lo essere sottovalutata da chi già André cantava erano così integrati da esserne i solo) il rapimento in Sardegna menti, di tro- scenziale, mentre altri (Pasolini, chiede al potere se può giudicare / tu condividevaleapertureeleten- unica o quasi in lingua, sen- delfini; soggettivamente pieni insieme alla nuova compagna e e allo sberleffo vare una eco a ma anche Dylan, per esempio) sei il potere. / Vuoi essere giudicato?/ sioni di cui la società italiana za curvature di inquietudini per un solco ge- cantante Dori Ghezzi nel 1978. passioni che ci hanno accompagnato per un Vuoi essere assolto o condannato?». cominciava ad animarsi. De An- dialettali, senza descrivere nes- nerazionale con i loro genitori Questa mancata identificazione sentivano e che credevano uni- tempo più lungo e talvolta per Questo nuovo tipo di rapporto non dré avrebbe rappresentato, per suna città o regione particolare, che per la prima volta diventa- preconcetta rendeva meno dif- che, anche per la difficoltà di sempre. Il rapimento è stato poteva che essere sperimentale. Cerco la generazione appena più gio- fosse pure Genova che era il fer- va molto consistente e, soprat- ficile la diffusione dei suoi di- scambiarle con altri e meno che drammatico non solo per la di spiegarmi. Chi non conosce la vanedellasua(eranatonel ro di lancia della canzone d’au- tutto, non poteva essere più col- schi in ambienti più sorvegliati; mai con i genitori. spietatezza barbaricina degli «Canzone del maggio»? «Anche se il 1940), un potente vettore verso tore. Alcune sue canzoni, come mato dalla loro autorità in ca- quando essa si intrecciava con I casi della vita portarono de eventi, l’orribile contesto di am- nostro maggio / ha fatto a meno del l’inquietudine, l’introspezione, Marinella, con i suoi semplici duta libera. Forse per la prima le emozioni di amori senza tem- André fuori dai grandi movi- biguità, mediazioni, ma anche vostro coraggio / se la paura di guar- l’insofferenza. Circolavano in versi («questa di Marinella è la volta nella storia d’Italia i geni- perché ha colpito questa condi- dare / vi ha fatto chinare il mento / se Italia canzonieri che si definiva- storia vera, che scivolò nel fiu- tori non avevano nulla da dire zione appartata in cui i De An- il fuoco ha risparmiato / le vostre no di protesta e di lotta, ma che me a primavera»), sembravano ai loro figli, perché esattamente dré si erano rifugiati. Di qui l’a- 1100 / anche se voi vi credete assolti / poco erano diffusi al di fuori di un prolungamento musicale come loro (se non con maggio- marezza, la riflessione sull’am- siete lo stesso coinvolti». Ma oltre che un ambito già politicizzato; c’e- delle poesie di Eluard o di Pré- re rigidità) erano stati coinvolti biguità del male e sulle scarse al Maggio francese, De André era le- rano le canzoni della mala can- vert da cui i teen-ager dell’epo- in una rivelazione metropolita- potenzialità effettive di molti gato alla cultura francese: non solo tate dalla Vanoni e le ballate ca apprendevano l’esistenza di na basata sull’espansione dei che dicono di agire in nome del George Brassen, di cui ha tradotto le milanesi di Enzo Jannacci, con emozioni e sentimenti privati, consumi individuali e delle fa- «bene», magari in buona fede. canzoni, ma Boris Vian. Dico questo Dario Fo sullo sfondo; cantau- di passioni d’amore anche lace- miglie, senza avere alcuna parti- Per capirsi, Hotel Supramonte, per far capire come in De André ci tori come Gino Paoli e Sergio ranti da nutrire nel contesto di colare esperienza da offrire. Nuvole, Don Rafaè re della ca- fosse, prevalente sulla stessa esperien- Endrigo e gli urlatori che mima- una società borghese, fatta di A tutta questa inquietudine morra servito in carcere dal de- za del Maggio, la cultura da cui quel vano le forme trasgressive del luoghi e di orari, di rituali e di senza rivolta (a quella si sarebbe voto secondino. Ma questa non Maggio proveniva. E che portava ad rock.Moltoècadutoneldi- città, di spiagge, temporali, pensato negli anni successivi, è più la nostra giovinezza, que- un rapporto inevitabilmente speri- menticatoio, mentre certi pezzi campagne solitarie in cui ogni con esiti da fuoco di paglia) il sta è già un’altra storia. mentale - non «difeso» dalla politica - con tutte le forme sociali della società in cui si muoveva. Con queste consi- LA SUA GENOVA derazioni vanno affrontate canzoni Un’immagine come «La bomba in testa» («Per l’odio di Fabrizio De André potrei farcela da solo / illuminando al tritolo / chi ha la faccia e mostra solo Ritorno tra le rovine di via del Campo In basso il viso...»). O «Il bombarolo» («Chi va una veduta del centro dicendo in giro / che odio il mio lavo- di Genova ro / non sa con quanto amore / mi E «Boccadirosa» oggi è una nigeriana sua città natale dedico al tritolo... »). Penso in parti- colare a questi versi di «Al ballo ma- scherato»: «Io con la mia bomba por- il porto anti- Boccadirosa oggi è una nigeria- André). Per cosa? Per quell’oriz- to la novità / la bomba che debutta in MARCO FERRARI co? Nient’af- ■ na o una mulatta, una Princesa zonte incerto di mare che si racco- società / al ballo mascherato delle ce- fatto. Il grido RIENTRO ambiguachebatteitacchisulciot- glie ovunque da Genova, per il lebrità». De André prova compassio- GENOVA Ultimo domicilio cono- di Fabrizio ANNUNCIATO tolatodeivicoli.Levocideimerca- vento perenne, per le figure socia- ne (nel senso della capacità del «senti- sciuto: Ponte Morosini, una tolda nonsièmai «Ho sempre ti, «Eanda! Eanda!», sono occulta- li, un certo modo di vivere e l’eco re insieme») verso tutto ciò che è ri- sul porto antico. È lì che Fabrizio soffocato, te da quelle del traffico e le spezie di voci che si insinua con insisten- schio individuale. Questo lo può por- De André aveva scelto di andare neppure nella cercato nonsonopiùraritàdacibipreliba- zasopral’eternapatinaditristezza tare, lo ha portato, ad eccessi roman- ad abitare ed invecchiare. «Ho nebbia mila- di allontanarmi ti.ViadelCampoeViaPrèsonoun dei carruggi. Di diseredati, sban- tici. Ma bisogna pensare al complesso semprecercatodiallontanarmida nese o nel ver- ammasso di rovine, impalcature, dati, prostitute, randagi del porto, della produzione artistica di De An- Genova ma non ce l’ho mai fatta, dedellaSarde- da Genova restauri e dibattiti a non finire. Le sconfitti di tutte le guerre la città è dré. A canzoni come «Durango»; a la nostalgia è più forte, per me è il gna, servendo ma non ce l’ho creuze che portano al mare sono genovese.Leosterieinveceriman- un giocattolo dal qualeè unsollie- ancora piena come quando De «Carlo Martello»; alla «Ballata di Pie- luogo conosciuto, la tomba cono- da input alla spezzate da strade, cancelli e con- gono qua e là addentrate nella cit- vo disabituarsi». E allora perché André accese la sua poetica. Allora ro», con quei due straordinari versi sciuta»disse annunciandoil gran- tardiva svolta mai fatta» domini e poche facce di marinai e tà dagli svincoli micidiali, come intestardirsi a scrivere versi su Ca- Genova era un ammasso di immi- «Sparagli Piero, sparagli ora/esenon de rientro. Quella casa non la ve- ideologica del ragazze da guardare senza preser- sostiene De Gregori. Il centro sto- rignanoelaFoce,PonticelloeSan- grati insediatisi nella città del de- muore sparagli ancora», per capire drà mai finita, non aprirà mai le fi- 1976 quando venne approvato vativo le frequentano. I rivi di Ma- rico, il più grande e vituperato t’Ilario stando altrove? «Gli artisti grado, trampolino di lancio per le che nell’insieme De André pensava in nestre della sua riva, accanto alle dalla giunta di sinistra il primo rinella spesso straripano traci- d’Europa, l’intrico dei carruggi, non nascono in mezzo alle grandi «Meriche». Oggi è il porto delle modo «se non del tutto giusto / quasi quali posare il suo baule da mari- progetto di risanamento del cen- mandolarabbiadellanaturacom- quaranta chilometri di decaden- opportunità ma in mezzo alle nebbie per gli extracomunitari. niente sbagliato». naio e una foto di ragazza «per po- tro storico. «Il premio Govi - ha pressanelcemento. Forsele nuvo- za, è ancora lì triste testamento di mancanze, nei luoghi dov’è sti- Da ieri a oggi l’itinerario del disa- Quella capacità di rischio in effetti ter baciare ancora Genova sulla detto ricevendolo due anni fa - è le, le «» del suo una borghesia che ha abbandona- molatalacuriosità,lavogliadistu- gio ha solo mutato direzione e le la società italiana precedente al ‘68 tuaboccainnaftalina». un po‘ una vittoria. Ma nel caso in esordio del ‘58 e «» del to i suoi palazzi antichi per la mo- diareeconoscere,lavogliadiscap- voci che si sovrappongono al si- l’aveva largamente persa, pur nell’ap- I porti sono così, si sa. Addii e cui è la città di Genova a darmi suo album del ‘90, quelle sì che dernità. pare» spiega . Scap- lenzio dei muri gridano lo stesso parente radicalità del conflitto che partenze, rimpianti e ritorni. Ma questo riconoscimento, è come se sannoancoradimare,avventuree Cos’è Genova, allora? Solo un’i- pare e poi tornare, di nascosto, so- disperato bisogno di dignità. opponeva Pci e Dc, ma forse dovrei forse lui non si è mai mosso, nei fossero centomila mamme, cen- viaggi, che seguono il dispiegarsi dea come un’altra, come dice Pao- litari visitatori di ombre. Tornare Quelle voci saliranno domani sul- scrivere Don Camillo e Peppone. De versi, dai «quartieri dove ilsole del tomila papà, cinquecentomila tra dell’esistenza nella lontananzaeil lo Conte? Per Antonio Tabucchi, davvero (Paoli, Ricchi e Poveri, la collina di Carignano, in Santa André nel complesso delle sue canzo- buon Dio non dà i suoi raggi». Di- fratelli e sorelle a dirmi, Fabrizio ti mischiarsi di razze, odori, suoni e che qui ha ambientato il romanzo New Trolls), fare i pendolari (Fos- Maria Assunta,dovesichiudeilci- ni ci ricorda che quel percorso doveva menticare i carruggi, dimenticare ringraziamo,seistatoutile». musiche come nel centro storico «Il filo dell’orizzonte», Genova «è sati e Lauzi), sperare ditornare (De clodellavitadellorocantore. ricominciare. RENATO NICOLINI