SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

Venezuela: ieri e oggi

RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Tamara Centurioni Prof.ssa Marilyn Anne Scopes Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA: Geraldine Vinciguerra Matricola 2352

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

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A mia madre, la mia forza.

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Indice

ITALIANO ...... 15

Introduzione...... 16

I. La storia ...... 19

I.1 Epoca precolombiana ...... 20

I.2 Epoca coloniale ...... 21

I.3 Movimenti preindipendentisti ...... 23

I.4 L'indipendenza ...... 25

I.5 Il successo del ...... 28

II. Identità ...... 29

II.1 Etnie indigene ...... 29

II.1.a La comunità spagnola ...... 32

II.1.b La comunità italiana ...... 33

II.1.c Origine del nome Venezuela ...... 34

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II.2 La lingua ...... 35

II.2.a Differenze tra lo spagnolo venezuelano e lo spagnolo peninsulare ...... 36

II.2.b Caratteristiche dello spagnolo venezuelano...... 39

III. Cultura...... 43

III.1 La letteratura ...... 43

III.2 La musica come arte nazionale ...... 45

III.3 Simboli e date ...... 46

III.3.a Simboli ...... 47

III.3.b Fechas Patrias ...... 50

III.4 Gastronomia ...... 51

III.4.a L’Arepa ...... 53

III.4.b Il pabellón criollo ...... 54

III.4.c La hallaca ...... 55

IV. Paradiso naturale ...... 56

IV. 1 Flora ...... 57

IV. 2 Fauna ...... 59

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IV. 3 Risorse naturali e minerarie...... 61

V. Il Venezuela oggi ...... 63

V.1 La politica nel XX secolo ...... 64

V.2 L’avvento di Chávez ...... 66

V.3 Maduro: crisi economica e umanitaria ...... 67

V.4 Un popolo in ginocchio ...... 68

Conclusione ...... 70

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ENGLISH ...... 73

Introduction ...... 74

I. History ...... 77

I.1 Pre-Columbian period ...... 78

I.2 The Colonial Era ...... 78

I.3 Pre-Independence movements ...... 79

I.4 The Independence ...... 80

I.5 The success of Venezuela ...... 82

II. Identity ...... 83

II.1 Ethnic groups ...... 83

II.1.a The Spanish community ...... 84

II.1.b The Italian community ...... 85

II.1.c Origin of the name Venezuela...... 85

II.2 The language ...... 86

II.2.a Differences between Venezuelan Spanish and Peninsular Spanish ...... 87

II.2.b Characteristics of Venezuelan Spanish ...... 89

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III. Culture ...... 92

III.1 Literature ...... 92

III.2 Music as a national art ...... 93

III.3 Symbols and dates ...... 93

III.3.a Symbols ...... 94

III.3.b National dates ...... 95

III.4 Gastronomy ...... 95

IV. Natural paradise ...... 97

IV.1 Flora ...... 97

IV.2 Fauna ...... 98

IV.3 Natural and mineral resources ...... 100

V. Venezuela today ...... 101

V.1 Politics in the XX century ...... 102

V.2 The advent of Chávez ...... 103

V.3 Maduro: economic and humanitarian crisis ...... 104

V.4 A country on its knees ...... 105

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Conclusion ...... 107

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ESPAÑOL ...... 109

Introducción ...... 110

I. La Historia ...... 113

I.1 Época precolombina ...... 114

I.2 Época colonial ...... 114

I.3 Movimientos preindependentistas ...... 115

I.4 La independencia ...... 116

I.5 El éxito de Venezuela ...... 118

II. Identidad ...... 119

II.1 Etnias indígenas ...... 119

II.1.a La comunidad española ...... 121

II.1.b La comunidad italiana ...... 121

II.1.c Origen del nombre Venezuela ...... 122

II.2 El idioma ...... 122

II.2.a Diferencias entre el español venezolano y el español peninsular ...... 123

II.2.b Características del español venezolano ...... 125

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III. Cultura...... 128

III.1 La Literatura ...... 128

III.2 La música como arte nacional...... 129

III.3 Símbolos y efemérides ...... 130

III.3.a Símbolos ...... 130

III.3.b Fechas Patrias ...... 131

III.4 Gastronomía ...... 131

IV. Paraíso natural ...... 133

IV.1 Flora ...... 134

IV.2 Fauna ...... 135

IV.3 Minería y recursos naturales ...... 135

V. Venezuela hoy ...... 137

V.1 La política en el siglo XX ...... 138

V.2 La llegada de Chávez ...... 139

V.3 Maduro: crisis económica y humanitaria ...... 140

V.4 Un pueblo de rodillas ...... 141

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Conclusión ...... 143

Ringraziamenti ...... 145

Bibliografia ...... 146

Sitografia ...... 147

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ITALIANO

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Introduzione

L'argomento di questa tesi consiste nella descrizione e nella riscoperta delle caratteristiche e dei valori del Venezuela attraverso un excursus di tutti gli aspetti che lo riguardano, per arrivare poi alla incerta realtà che ai giorni d'oggi lo caratterizza negativamente e che non corrisponde alla vera essenza di questa nazione.

Le motivazioni che mi hanno spinta a scegliere questo tema nascono dal fatto che il Venezuela è il Paese in cui sono nata e, insieme all'Italia, rappresenta la mia casa e le mie origini. Dunque, mi sento in dovere di promuovere il luogo che per primo mi ha ospitata, dove non solo sono nata, ma nel quale ho vissuto i primi anni della mia vita. La prima lingua che ho imparato a parlare, leggere e scrivere, è lo spagnolo, i primi paesaggi che ho visto sono quelli di Pampatar, nell’Isola di

Margarita, e la prima realtà che ho vissuto è quella venezuelana; ancora oggi, dopo ormai sedici anni che vivo in Italia, mi sento parte di quella patria.

L'obiettivo di questa tesi è quello di mostrare la bellezza del Venezuela sotto numerosi punti di vista, un Paese che nel corso della sua storia ha dato prova di quanto sia florido. Voglio analizzare ed esporre gli aspetti che lo hanno reso grande, nonostante oggi purtroppo stia vivendo un decorso triste a causa della situazione politica interna. Secoli di splendore, tradizioni e cultura, che hanno formato l'identità di questa nazione sono oggi in pericolo di estinzione. Per questo motivo dobbiamo mostrare tutto ciò che il Venezuela è stato e può continuare ad essere.

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Bisogna promuovere un’identità che sta scomparendo ed eliminare l'immagine che a causa di anni e anni di conflitto gli è stata associata. Bisogna riaccendere una luce che oggi si sta spegnendo e ridare una speranza alla sua popolazione sempre più ridotta che, intimorita dal Venezuela di oggi dove la paura e il caos stanno prendendo il sopravvento, si ritrova a dover fuggire dalle proprie case. Il mio vuole essere un appello per ridare, come dice l’inno, ‘’.

Secondo la mia opinione personale la forza di un Paese si dimostra nel mantenere gelosamente la propria cultura, sia essa centenaria, millenaria o di pochi anni; sono le tradizioni, infatti, che caratterizzano e mantengono un Paese tale ed è solo la forza di un popolo unito che combatte a poter vincere. A volte, però, questa forza può affievolirsi e le persone possono perdersi d'animo e dimenticarsi di quanto il proprio Paese possa essere ricco, voglio, dunque, mettere in risalto tutto ciò che il Venezuela ha da offrire.

Alla base di questo studio vi è l'analisi del Venezuela di ieri e del Venezuela di oggi, con il tentativo di riscoprire ogni elemento in grado di valorizzarlo. Per questo motivo nella tesi si affrontano temi quali la storia, la popolazione, la cultura e l'ambiente. Il tutto è articolato in cinque capitoli: nel primo viene approfondita la storia del Venezuela ripercorrendola dall'epoca precolombiana, dunque ancor prima della scoperta dell'America nel 1492, passando per l'epoca coloniale e dell'indipendenza dalla Spagna, sino ad arrivare ai cosiddetti anni d'oro nel XX secolo. Nel secondo capitolo viene analizzata la popolazione, che è di fatto multiculturale, dunque le numerose etnie indigene del territorio così come le

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comunità straniere e l'aspetto linguistico che comprende non solo la lingua ufficiale ma anche le lingue riconosciute e quelle straniere che esercitano una forte influenza nel Paese. Il terzo capitolo è dedicato alla cultura che permetterà di capire meglio lo stile di vita venezuelano attraverso argomenti quali la letteratura, la musica, la cucina, i simboli e le festività. Il quarto capitolo esplora, invece, la natura e le risorse che lo arricchiscono e che pochi Paesi al mondo sono in grado di offrire. Nel quinto capitolo, infine, viene affrontata la situazione tragica e drammatica che da molti anni affligge i venezuelani, mostrando come nonostante il Venezuela possieda tanta ricchezza oggi sia in decadenza.

Si tratta di un vero e proprio viaggio che permetterà di comprendere meglio la sua anima e di valorizzare un’identità che sta scomparendo. La tesi si conclude con un'analisi di ciò che è stato affrontato permettendo ai lettori di potersi creare un'opinione circa il Venezuela, cambiarla o confermarla, il tutto da un punto di vista storico, socio-culturale e anche politico.

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I. La storia

La storia del

Venezuela ha inizio

nell'epoca che viene definita

precolombiana, durante la

quale gli unici abitanti del

Paese sono gli amerindi:

uomini preistorici e abili cacciatori, agricoltori e pescatori. La storia scritta e documentata risale all'arrivo dei primi spagnoli a seguito della scoperta dell'America negli ultimi anni del XV secolo.

Tuttavia, il Venezuela si formò come Stato solamente nel 1811 quando raggiunse l'indipendenza dal governo spagnolo. Fino all'arrivo degli europei e per molti anni dopo il loro insediamento, il Venezuela, dunque, non fu mai una vera e propria nazione. Gli indigeni vivevano in tribù e si distinguevano principalmente in coloro che si dedicavano alla caccia e quindi erano nomadi e in popoli agricoltori che svolgevano, invece, una vita semisedentaria che gli permetterà successivamente di sviluppare civiltà avanzate. Per questi motivi gli aborigeni non furono in grado di opporsi all'immigrazione europea sempre più numerosa e alla colonizzazione. I conquistatori scoprirono le ricchezze del Venezuela e decisero di impadronirsi di questa terra per poterla sfruttare e per poterne esportare oltremare le risorse.

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Per capire meglio il percorso che vede protagonista il Venezuela, nei paragrafi successivi si ripercorrerà la sua storia dall'epoca precolombiana sino agli anni d'oro del XX secolo.

I.1 Epoca precolombiana

Non si hanno molte informazioni circa l'epoca precolombiana, in spagnolo

Época precolombina, ma si sostiene che i primi esseri umani fossero giunti in

Venezuela circa 30.000 anni fa dall'Amazzonia, dalle Ande e dal Caribe e che si fosse trattato di popoli appartenenti principalmente a due grandi gruppi etnici, gli

Arauachi e i Caribe. L'epoca precolombiana iniziò da quel momento e viene divisa in

4 periodi: il paleoindio (30.000 a. C-5000 a. C.), il mesoindio (5000 a. C.-1000 a. C.), il neoindio (1000 a. C.-1500 d. C.) e l’indohispano (1500 fino ad oggi). Durante il paleoindio apparvero i primi abitanti del territorio organizzati in gruppi nomadi e che impiegavano strumenti di pietra, legno, ossa e avorio per poter cacciare i mammiferi, all'epoca giganti. Nel mesoindio si verificarono dei cambiamenti climatici notevoli in tutto il sud America e di conseguenza alcune specie di animali si estinsero portando l'uomo a cambiare alimentazione. I popoli, infatti, cominciarono a dedicarsi anche alla pesca e all'agricoltura, quest'ultima in particolare portò gli abitanti ad adottare uno stile di vita semisedentario in quanto era necessario stabilirsi in un luogo fisso per poter coltivare. Durante il neoindio si iniziò a sviluppare il sistema di acquisto e di vendita di alimenti attraverso il baratto ma anche pagando con le prime monete. Inoltre, venne perfezionata l'agricoltura e si

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svilupparono l'architettura e la ceramica con la quale scolpirono molte sculture.

Infine, nel periodo indohispano si assistette all'arrivo degli spagnoli e alla conquista di queste terre, attraverso una politica di sterminio della maggior parte dei nativi e l'imposizione della propria religione.

I.2 Epoca coloniale

Nel 1492 venne scoperto il continente americano durante una spedizione guidata da Cristoforo Colombo che nel 1498 durante il suo terzo viaggio raggiunse per la prima volta la zona insulare del Venezuela, mentre la terraferma venne esplorata successivamente. Fu, invece, Alonso de Ojeda a realizzare un'esplorazione più estesa del territorio. Il Venezuela diventò oggetto di colonizzazione ed iniziò a essere sfruttato dagli spagnoli sistematicamente a partire dal 1505. Il loro fine era quello di impossessarsi delle risorse naturali, di reperire la manodopera necessaria a lavorare nelle miniere e nelle piantagioni, e di poter avviare il commercio di perle, di cui il Venezuela era ricco. Inizialmente i vari tentativi di colonizzazione trovarono una forte opposizione da parte degli indigeni che combatterono duramente; ciononostante non furono abbastanza forti da impedire che questo processo avvenisse. Il periodo di colonizzazione raggiunse il culmine quando gli spagnoli iniziarono a fondare le prime città e la resistenza delle comunità indigene venne soppressa. La prima città ad essere fondata fu Nueva Cádiz nel 1510. Gli spagnoli stabilirono il loro primo insediamento permanente nell'odierna città di Cumaná nel

1521 e alcuni anni più tardi, nel 1528, il capitano Juan de Ampíes fondò, sulla costa

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occidentale, il centro di Coro. L'anno successivo, per ordine di Carlo V d'Asburgo, venne avviato un piano di sfruttamento intensivo del Venezuela finanziato dai banchieri tedeschi Welser; questa forma di governo tedesca venne chiamata Klein-

Venedig (Piccola Venezia) ed ebbe una breve durata (fino al 1546) in quanto non riuscì mai veramente a concretizzarsi. Per questo motivo Carlo V revocò la concessione fatta ai tedeschi e diede inizio alla colonizzazione spagnola a tutti gli effetti. Si iniziò a sfruttare la manodopera indigena e successivamente anche gli schiavi importati dall'Africa che lavoravano nelle piantagioni di cacao, caffè, tabacco e zucchero; vennero allevati i bestiami negli estesi territori pianeggianti chiamati

Llanos e, infine, vennero aperte anche le miniere d'oro. Durante il periodo di colonizzazione si sviluppò una forma di società riconducibile a quella latifondista dell'Ancien Régime con richiami feudali. Tale società era dominata da una classe dirigente formata, per lo più, da proprietari terrieri spagnoli o di origine spagnola che amministravano i propri latifondi, e da una burocrazia proveniente direttamente dalla Spagna preposta alla riscossione delle imposte e allo sfruttamento dei monopoli della corona. Il commercio e l'estrazione di risorse minerarie e naturali prosperarono così come l'esportazione di cacao e tabacco; si diffuse anche la pirateria e le province del Venezuela si ritrovarono spesso ad affrontare attacchi di pirati come Henry Morgan. Nel frattempo le province venezuelane già esistenti vennero governate prima dalla Real Audiencia de Santo

Domingo e dalla Real Audiencia de Santafé de Bogotá e successivamente vennero comprese nel vicereame della Nueva Granada nel 1717, sorto come entità politica e

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amministrativa per controllare le autorità locali in Ecuador, Guyana, Panama,

Trinidad, Tobago, Venezuela e parte del Brasile e del Perù. Successivamente, in

Spagna salì al potere il re Carlo III, il quale nel 1777 decise di creare un nuovo distretto amministrativo in Venezuela noto come Capitanía General de Venezuela.

Questa capitaneria venne pensata per dare maggiore autonomia alle province e si consolidò ulteriormente nel 1786 con la creazione della Real Audiencia de Caracas

(tribunale). Lo sfruttamento delle ricchezze del Paese continuò negli anni successivi, in special modo quello di prodotti come il cacao, il caffè, il cotone e il tabacco e oggetti di artigianato; questi furono i prodotti che coprirono maggiormente il mercato interno. In quegli anni, inoltre, si delineò l'attuale profilo sociale del

Venezuela in quanto si verificò l'unione di popoli diversi: spagnoli, indigeni e africani. Ciò portò alla nascita di una nuova popolazione che sarà protagonista della lotta per l'indipendenza dalla Spagna.

I.3 Movimenti preindipendentisti

Dopo la conclusione del processo di colonizzazione negli ultimi anni del XVIII secolo, si iniziò a diffondere il malcontento generale delle colonie venezuelane nei confronti della corona spagnola. Come conseguenza di questo malcontento iniziarono i cosiddetti movimenti preindipendentisti tra cui si ricordano le insurrezioni di José Leonardo Chirino, di Manuel Gual e José María España, e di

Francisco de Miranda. Le cause che portarono i venezuelani ad insorgere derivavano dalla disuguaglianza tra le classi sociali, in particolar modo dalla rivalità

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creatasi tra i bianchi creoli (bianchi nati in Venezuela) e gli spagnoli, in quanto i creoli non potevano godere di poteri politici o amministrativi, dal monopolio commerciale con la Spagna e dal dover pagare le imposte dei coloni. Queste furono le cause interne che portarono alla nascita dei movimenti preindipendentisti.

Esistevano poi altre ragioni che riguardavano, al contrario, la situazione estera e che spinsero i creoli alla ribellione, ossia: l'indipendenza degli Stati Uniti, l'occupazione francese della Spagna, l'abdicazione del re spagnolo Fernando VII e, infine, le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza promosse dalla Rivoluzione Francese. La prima insurrezione fu quella guidata da Chirino il 10 maggio del 1795. Gli insorti proclamarono la Repubblica, la libertà degli schiavi e la sospensione delle imposte.

Tuttavia, questa rivolta venne subito placata dalle autorità. Seguì una cospirazione con a capo Gual ed España il cui programma rivoluzionario era costituito da obiettivi precisi, vale a dire l'abolizione della schiavitù, la distribuzione delle terre agli indigeni, l'eliminazione delle imposte, la libertà di commercio e di coltivare, e il divieto di esportare l'oro e l'argento. Queste proposte, però, andarono non solo contro la corona spagnola ma anche contro i creoli. Anche questa insurrezione venne repressa e i ribelli vennero puniti severamente: quattro di essi furono condannati a morte, quarantadue all'esilio e altri dodici vennero assolti. Emersero, infine, i tentativi di de Miranda che tentò due volte di invadere il Venezuela, la prima volta il 27 aprile del 1806 e la seconda il 3 agosto dello stesso anno. De

Miranda fallì nel suo intento in quanto veniva considerato uno straniero – avendo vissuto per quarant’anni fuori dal Venezuela e dunque non conoscendo realmente

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la situazione coloniale del territorio – e a causa del mancato appoggio della Chiesa.

Il suo pensiero rivoluzionario, tuttavia, contribuirà in modo importante ai successi che il popolo venezuelano otterrà tra il 1810 e il 1811.

I.4 L'indipendenza

Il 19 aprile 1810 segnò l'inizio della rivoluzione venezuelana e della strada verso l'indipendenza. Quel giorno infatti si riunì il Cabildo di Caracas (una forma di consiglio comunale) per discutere circa la situazione della Spagna con Vicente

Emparán, capitano generale del Venezuela, il quale venne subito dimesso dal suo incarico per poter dare il via alla formazione della Junta Suprema de Caracas (una giunta provvisoria suprema). Da quel momento in poi fu la Junta, costituita da 23 membri che a turno esercitavano la funzione di presidente, a governare provvisoriamente il Paese dal 20 aprile 1810 al 2 marzo 1811, quando venne organizzato il primo Congresso di Venezuela. Con la creazione del Congresso la

Junta Suprema cessò di governare e si procedette all'organizzazione del nuovo governo. La mattina del 5 luglio 1811 il Congresso, formato dai rappresentanti delle province di Barcelona, , Caracas, Cumaná, Margarita, Mérida e Trujillo, si riunì per decidere le sorti del Paese e a seguito della votazione venne dichiarata finalmente l'Indipendenza del Venezuela. L'atto di dichiarazione di Indipendenza venne letto e firmato il 7 luglio e pubblicato il 14 luglio. Nacque così la Prima

Repubblica venezuelana la cui Costituzione stabilì che il Venezuela adottava una forma di governo federale costituito dai poteri legislativo, esecutivo e giudiziario; si

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tutelavano i diritti dei singoli; venivano dichiarati i principi fondamentali di uguaglianza, libertà e fratellanza; venivano eliminati i titoli nobiliari e i privilegi che ne derivavano e veniva dichiarato come religione di Stato il cattolicesimo. A distanza di un anno, tuttavia, il Venezuela tornò sotto il dominio spagnolo e il 25 luglio 1812 venne firmata la resa totale. Da quel momento ebbe inizio una lunga guerra per l’indipendenza, guidata dal 1813 da Simón

Bolívar, che prese il controllo di Cucutá e attraverso una serie di battaglie si diresse verso la capitale

Caracas. Il 7 agosto 1813 Bolívar riuscì a entrare a

Caracas dove gli abitanti lo accolsero come un eroe dichiarandolo il Libertador.

Venne istituita così la Seconda Repubblica. Purtroppo la nuova opposizione fedele alla Corona di Spagna, le discrepanze tra i patrioti e la crisi economica fecero sì che anche la Seconda Repubblica crollasse. Bolívar decise di cercare l’appoggio degli inglesi in Giamaica per poi andare ad Haiti, dove si erano rifugiati numerosi leader venezuelani. Nel 1819 Bolívar convocò il Congresso di Angostura al fine di mostrare al mondo che il Venezuela fosse un Paese libero e chiedere agli altri paesi che lo aiutassero a continuare la lotta per l'indipendenza. Successivamente si diresse verso la Nueva Granada, ancora sottomessa dagli spagnoli, liberandola. Tornò, quindi, in

Venezuela dove il Congresso decretò l'unione tra il Venezuela e la Nueva Granada, approvata dal Congresso della Legge Fondamentale di Colombia. Nel 1819 nacque la

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Gran Colombia costituita dai dipartimenti di Cundinamarca (Colombia), Quito

(Ecuador) e Venezuela. Trascorsi undici anni, nel maggio del 1830, venne creato un

Congresso Nazionale nella città di Valencia al quale parteciparono 33 rappresentanti delle province e nel quale vennero adottate le seguenti risoluzioni: si dichiarò la separazione del Venezuela dalla Gran Colombia e si creò la Repubblica di Venezuela;

Páez venne eletto presidente provvisorio e Diego Bautista venne eletto vicepresidente; Bolívar venne privato della sua autorità; si indissero le elezioni per eleggere un nuovo presidente e vicepresidente; vennero nominati dei rappresentanti per rimettere ordine nelle situazioni che coinvolgevano Bogotà e

Quito e, infine, si approvò una nuova Costituzione che sarebbe stata in vigore per altri 27 anni. Da quel momento in poi il territorio venezuelano corrispose all'antica capitaneria generale del Venezuela con le dovute modifiche: il territorio si divideva in province, cantoni e parrocchie, venne stabilito un sistema elettorale indiretto per il quale si poteva votare se si era venezuelani, sposati, maggiori di ventuno anni, baroni o alfabetizzati e si possedeva una proprietà, la cittadinanza si poteva ottenere per nascita o per naturalizzazione e si garantiva a tutti i cittadini la libertà civile, la sicurezza personale, l'inviolabilità del domicilio, la riservatezza della corrispondenza e l'uguaglianza dinanzi alla legge.

Dopo anni di dominazione, battaglie, ingiustizie e ineguaglianze, il popolo

Venezuelano riuscì a uscirne libero. Tale processo verso l'indipendenza rappresenta oggi per i venezuelani la realtà più importante della loro storia in quanto possono

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finalmente esercitare il diritto di essere Venezuelani, grazie alla libertà per cui uomini di valore con degli ideali hanno combattuto con onore e orgoglio.

I.5 Il successo del Venezuela

Il XX secolo rappresentò il periodo in cui il Venezuela cercò di rifondare, rimodellare e riformare le istituzioni politiche e sociali. Inizialmente si assistette a una fase di incertezza e di insuccesso in quanto la riforma agraria fallì. Tuttavia, a partire dagli anni Venti si cominciarono a sfruttare le risorse petrolifere che giacciono nel sottosuolo venezuelano rendendo il Paese uno dei più ricchi e moderni dell'America meridionale. In particolar modo, dopo la seconda guerra mondiale, tra gli anni Cinquanta e Ottanta, il Venezuela assistette ad una crescita economica importante. Infatti, grazie allo sfruttamento del petrolio, di cui possedeva e possiede uno dei maggiori giacimenti al mondo, continuò ad essere il

Paese con il maggior reddito pro capite del sud America. Il boom economico attirò grandi flussi migratori provenienti da tutto il mondo specialmente dalla Colombia, dall'Italia e dalla Spagna. Queste comunità straniere sarebbero state in seguito le maggiori del Paese, influenzando profondamente la società venezuelana.

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II. Identità

Il Venezuela è un Paese pluriculturale e multietnico; infatti, oggi ospita varie nazionalità. Tuttavia, il termine multietnico racchiude una storia più grande, che va oltre il 2 agosto del 1498, quando Cristoforo Colombo approdò nelle sue coste. Il

Venezuela possedeva già un propria popolazione seppur eterogenea, infatti, ospitava numerose etnie indigene, ognuna caratterizzata da un'organizzazione sociale e una lingua proprie e da usi e costumi ancestrali.

La cultura odierna in Venezuela ebbe inizio con la simbiosi di due elementi distinti che si incrociarono con l'arrivo di Colombo: le figure dell'uomo indio e dell'uomo spagnolo. L’incontro-scontro tra queste due grandi culture rappresentò quello che sarà il punto di partenza per la nascita del Venezuela in quanto popolo e della sua coscienza in quanto identità sociale, grazie all'unione di più razze.

Attualmente la popolazione venezuelana è composta principalmente da meticci (più del 60%), a seguire da bianchi (circa il 20%, di cui soprattutto spagnoli e italiani), da afroamericani (10%) e solamente l'1% è costituita dagli amerindi.

II.1 Etnie indigene

Prima della scoperta dell'America, nelle terre venezuelane risiedevano copiosi gruppi o etnie indigene; queste oggi, per motivi quali lo sterminio, la schiavitù, le guerre, le malattie e l'assimilazione nella popolazione globale, si sono estinte ad eccezione di alcune. La loro sopravvivenza è dipesa dalla loro capacità di adattarsi e

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di convivere con le nuove popolazioni, ma anche dalla salvaguardia che lo Stato venezuelano è riuscito e continua a garantire attraverso leggi redatte all'interno della Costituzione della Repubblica Bolivariana di Venezuela approvata nel 1999, per l'esattezza costituita da 19 articoli che in merito garantiscono i diritti dei popoli indigeni. Nello stesso anno, per la prima volta nella storia del Venezuela, vennero eletti tre rappresentanti indigeni in relazione al potere legislativo del Paese.

Le varie etnie presentavano delle caratteristiche comuni circa lo stile di vita e di pensiero. Si trattava di tribù poligame, con famiglie numerose e, in alcuni casi, organizzate in clan; adoravano più divinità; la loro economia era basata sull'agricoltura, la pesca e la caccia; e dedicavano molto tempo all'artigianato, alla musica, alla danza e alla letteratura.

Tuttavia erano diverse tra di loro e per questo è possibile raggruppare le varie etnie in base a tre principali famiglie linguistiche esistenti ancora oggi: gli Arawak, i

Caribe e Yanomami.

Gli Arawak, la cui

lingua è quella Arawak, in

passato comprendevano

principalmente i seguenti

popoli indigeni guajiros-

wayuu, paraujano-anu, bare- bale, warakena-guaraquena, kurripaco-kurrim, baniva-bas e piapoko-tsase. Gli

Arawak sono stati il gruppo indigeno più numeroso all'interno del continente

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americano; essi, infatti, non si trovavano solamente nel territorio venezuelano ma anche in Argentina, Bolivia, Brasile, Caraibi, Ecuador e Perù; in Venezuela risiedevano principalmente nelle aree centrali e occidentali. Si trattava di una popolazione dedita prevalentemente all'agricoltura che, dunque, aveva deciso di stabilirsi in determinate zone per poter coltivare principalmente la yucca e il mais; sono stati anche pescatori e hanno sviluppato tecniche di tessitura.

I Caribe, la cui lingua è quella Caribe, in passato erano formati dai gruppi indigeni pemon, karina, panare-enepa, akawayo, yukpa, yekuana-maquiritare e yavarana. Si stabilirono in Brasile, Colombia, nelle Guiane, Nicaragua, Panama e in

Venezuela in centro e nella costa orientale. Si può notare, quindi, che non risiedevano nella regione dei Caraibi, bensì sono stati i Caraibi a prendere il nome da questi popoli in quanto erano noti come i “Naviganti della Preistoria in America”.

Una curiosità che riguarda questi popoli in particolare è la forma del loro cranio che permette di identificarli subito; essi avevano l'usanza di dormire, sin da bambini, con la testa posizionata in mezzo a due tavolette ortopediche, conferendo così la caratteristica forma; modificavano, inoltre, la forma delle braccia e delle gambe; e praticavano, infine, la tassidermia umana (una tecnica di conservazione del corpo, oggi praticata negli animali).

Infine, gli Yanomami comprendono gli yanomami e i sanema. Si tratta di una delle etnie più antiche del Venezuela che esiste ancora oggi sulle sponde del fiume

Orinoco tra il Venezuela e il Brasile. Le due tribù condividono la lingua Yanomami.

Gli Yanomami rappresentano una delle etnie più conservatrici, riuscendo a rimanere

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sempre molto isolati ed evitando il contatto con le nuove civiltà. Tra i vari usi e costumi risalta il modo delle donne di decorare il proprio corpo con diversi paletti: uno di questi interseca il setto nasale, mentre altri vengono inseriti attorno alla bocca; tutta la popolazione, inoltre, si dipinge il corpo, porta la stessa capigliatura e più cicatrici posseggono, più meritano rispetto in quanto sono considerate segno di maturità e valore.

Altre famiglie linguistiche più piccole sono: Puinave, Guajibana (che comprende il gruppo Guajibo), Joti, Chibcha (che comprende i Bari), Yaruro, Warao,

Arutani-Sape (che comprende gli Uruak e i Sape), e la famiglia Saliva (che comprende i Piaroa e i Mako).

È importante sottolineare che ad oggi non tutte le etnie sopracitate esistono ancora e molte tra quelle ancora esistenti si trovano in serio pericolo. Per questo motivo lo Stato venezuelano si impegna nella salvaguardia di tali popoli, che hanno gli stessi diritti di un qualsiasi altro cittadino venezuelano all'interno della società.

II.1.a La comunità spagnola

Gli spagnoli rappresentano la comunità straniera più numerosa presente in

Venezuela, ciò è dovuto ovviamente all'invasione spagnola avvenuta alla fine del

1400; tuttavia, ha rivestito un ruolo fondamentale anche un'emigrazione consistente verificatasi a seguito della guerra civile spagnola (1936-1939) e dunque del regime dittatoriale di Francisco Franco. Ciò rende il Venezuela il terzo Paese al mondo, dopo l'Argentina e la Francia, a presentare la comunità spagnola più

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numerosa. Si tratta principalmente di spagnoli provenienti dalle Canarie, ma anche dall'Aragona e dalla Galizia. É evidente l'influenza che questo popolo ha avuto sul territorio venezuelano, ma anche e soprattutto sulla cultura (la lingua ufficiale è il castigliano) e sugli usi e costumi. Persino in coloro che hanno contribuito alla liberazione dalla Spagna stessa nel 1800 scorre sangue spagnolo, ne sono un esempio Francisco de Miranda, José Gregorio Hernández e Simón Bolívar.

II.1.b La comunità italiana

Quella italiana è la seconda comunità più numerosa all'interno del Paese ed è la terza più grande in tutto il continente sudamericano, dopo il Brasile e l'Argentina.

L'immigrazione italiana ebbe inizio già durante l'epoca coloniale; si trattava, però, di poche centinaia di persone. Il maggiore flusso si verificò dopo la seconda guerra mondiale quando più di 250.000 italiani vi si trasferirono; di questi circa 210.000 erano residenti e 25.000 avevano ottenuto la cittadinanza.

La maggior parte di essi proveniva dalle regioni più povere dell'epoca, come la

Sicilia, ma anche dalle regioni più industrializzate del nord, quali l'Emilia Romagna e il Veneto, e si stabilì principalmente nella regione costiera centrosettentrionale e in particolare nei dintorni di Caracas e Valencia. Dal 2000 in poi, circa il 90% degli italiani risiede nelle zone costiere.

La comunità italiana ha da sempre contribuito alla vita venezuelana, lasciando un'impronta evidente sotto molti punti di vista, che riguardano specialmente l'aspetto economico-lavorativo. Gli italiani, infatti, possiedono e/o gestiscono un

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gran numero di attività nel territorio legate al commercio, alle industrie e ai servizi del settore terziario, nonostante inizialmente si fossero dedicati principalmente all'agricoltura. Persino la lingua italiana è entrata a far parte della cultura venezuelana influenzandola con termini e modi di dire.

II.1.c Origine del nome Venezuela

Si ritiene che il nome

Venezuela sia stato coniato dal

cartografo e navigatore italiano

Amerigo Vespucci, che nel corso di

una spedizione nel 1499 osservò

attentamente le palafitte degli aborigeni nelle coste di Maracaibo. Tali costruzioni gli avrebbero ricordato la città di

Venezia ispirandolo nell'attribuire il nome di “Venezziola” o “Venezzuola”, ossia piccola Venezia secondo l'italiano rinascimentale. Questo termine si sarebbe poi trasformato in Venezuela. Nonostante questa sia la versione più accettata, ne esiste un'altra secondo la quale il nome sarebbe di origine indigena e non un diminutivo di

Venezia. Si pensa che derivi dalla lingua dei Paraujanos appartenenti alla famiglia

Arawak e che abbia il significato di “acqua grande”, ossia il nome di un popolo nel

Lago di Maracaibo. Questa teoria potrebbe essere valida in quanto era uso dei conquistadores usare i nomi che i nativi davano ai luoghi in cui abitavano, adattandoli semplicemente alla fonetica della lingua castigliana.

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II.2 La lingua

La lingua ufficiale della nazione è il castigliano, o spagnolo, ma sono riconosciute ufficialmente anche le lingue indigene nonostante siano parlate solo dall'1% della popolazione. Per capire meglio la lingua spagnola parlata in Venezuela

è bene dare una definizione dello spagnolo parlato in Spagna dove ha avuto origine.

Le due lingue infatti possiedono la stessa grammatica e le stesse regole, ciononostante esistono delle differenze inerenti alla fonetica e al lessico, dovute soprattutto alla lontananza dei due Paesi.

Lo spagnolo è la seconda lingua più parlata al mondo dopo il cinese, infatti è la lingua ufficiale di molte nazioni: della Spagna, in Europa, e dell'Argentina, Bolivia,

Cile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador,

Guatemala, Guinea Equatoriale, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay,

Perù, Porto Rico, Uruguay e Venezuela, in sud America e centro America. È anche la lingua madre di grandi comunità presenti negli Stati Uniti, in particolar modo in

Arizona, California, Florida, Nuovo Messico e Texas. Questa lingua, come le altre lingue romanze, si è sviluppata dal latino, in questo caso specifico, dal latino parlato nell'area settentrionale della Penisola Iberica. Tuttavia, essa ha subito l'influenza di altre lingue quali quelle già presenti nella penisola, ossia il celtico e il basco; di lingue di popoli che per secoli hanno occupato quella che oggi è la Spagna, quindi l'arabo; di altre lingue neolatine come l'italiano e il portoghese; persino delle lingue

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germaniche e, infine, dell'inglese soprattutto nei Paesi che si trovano nel continente americano come ad esempio il Messico.

Le differenze presenti all'interno della lingua sono dovute all'enorme estensione geografica dello spagnolo e ad una serie di fattori storici e sociali che hanno permesso un mutamento e un adattamento continuo della lingua.

II.2.a Differenze tra lo spagnolo venezuelano e lo spagnolo peninsulare

In riferimento a quanto è stato detto finora è essenziale ribadire che la lingua ufficiale è il castigliano, tuttavia la lingua parlata viene definita spagnolo venezuelano in quanto presenta delle caratteristiche a sé stanti, diverse non solo dalla lingua parlata in Spagna ma anche da quelle parlate negli altri Paesi in cui la lingua ufficiale è lo spagnolo. Lo spagnolo venezuelano è, dunque, una varietà dello spagnolo utilizzata solamente in Venezuela. È altresì importante sottolineare che le differenze esistenti non vengono considerate errori grammaticali o caratteristiche dialettali. Tali differenze riguardano principalmente la fonetica e il lessico; questi elementi sono caratterizzati da peculiarità che trovano origine nell'influenza esercitata da fattori geografici, storici e sociali; ne è un esempio la presenza indigena che ha influenzato il lessico in particolar modo.

Per quanto riguarda la fonetica esistono caratteristiche tipiche comuni in tutto il sud e centro America assenti del tutto (o quasi) nello spagnolo iberico.

Il ‘seseo’ è una di queste; si tratta di un fenomeno linguistico che consiste nella neutralizzazione delle consonanti fricativa alveolare sorda /s/ e fricativa

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dentale sorda /θ/ a favore della prima, il che vuol dire che il suono /θ/ si pronuncia sempre /s/, portando ad avere un sistema consonantico costituito da 18 unità e non da 19. Per capire meglio cosa si intende è fondamentale conoscere la pronuncia delle consonanti che coinvolgono il seseo. In spagnolo la consonante c davanti alle vocali i ed e e la consonante z davanti a tutte le vocali corrispondono al suono /θ/; nelle regioni in cui avviene, invece, tale fenomeno le consonanti c e z corrispondono sempre al suono /s/, ossia la s sorda italiana. Esistono però delle regole grazie alle quali riconoscere i termini che si scrivono con la c, la s o la z. Si usa la c nelle parole che terminano in -ción, -icia, -icie, -ancia, ed -encia, ad esempio canción, justicia, evidencia, ecc, e nelle parole plurali che al singolare terminano in z, ad esempio peces (pez), luces (luz), felices (feliz), ecc. Si usa la s nelle parole con i suffissi -es, - esa, -ense, che ne indicano l'origine, ad esempio cumanés, barinesa, ecc. Infine, si scrivono con la z le parole che terminano in -anza, -eza e -izo, come finanza, belleza, erizo, ecc, e i cognomi di origine spagnola che terminano in -ez, per esempio López,

Rodríguez, Pérez, ecc. Questo fenomeno è diffuso per la maggior parte in America

Latina ma anche in alcune città dell'Andalusia e nelle isole Canarie in Spagna. Il seseo, nonostante non corrisponda alla fonetica ufficiale del castigliano, viene assolutamente accettato come normale e rappresenta persino un simbolo di identità specifica in America Latina; lo stesso non si può dire per quanto riguarda la

Spagna, nella regione iberica, infatti, è spesso considerato difettoso e viene associato alle classi sociali più umili.

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Un altro cambio fonetico caratteristico per la maggior parte dell'America centrale e meridionale ma diffuso anche in varie regioni della Spagna è lo ‘yeísmo’.

Tale fenomeno consiste nel pronunciare alla stessa maniera la lettera y che corrisponde al suono /ǰ/ e il digramma ll che corrisponde al suono /ʎ/: semplicemente la ll viene pronunciata allo stesso modo della y. Si tratta più precisamente della fusione di due fonemi approssimanti palatali. Una delle ragioni per cui si potrebbe essere diffuso questo fenomeno è che i termini che si distinguono in base alla presenza della y o della ll sono limitati, ad esempio: calló (passato remoto del verbo callar "fare silenzio") e cayó (passato remoto del verbo caer “cadere"), halla (congiuntivo del verbo hallar, "trovare") e haya (congiuntivo del verbo ausiliare haber “avere”). Questa potrebbe essere una versione attendibile secondo la quale, per una questione di comodità, la differenza di pronuncia tra i due fonemi è andata a scomparire. Questo fenomeno è sempre più in espansione e si pensa che in futuro potrebbe entrare completamente in uso in tutti i Paesi in cui si parla lo spagnolo; secondo alcune analisi, infatti, i giovani tendono ad usare maggiormente lo yeísmo a differenza delle persone più grandi che prediligono lo ‘lleísmo’ (il fenomeno opposto).

Dal punto di vista lessicale le differenze sono molte; termini comuni come telefono, computer, pronto (quando si risponde al telefono), macchina, numerosi alimenti e l'uso di alcuni verbi, cambiano tra un Paese e l'altro, ciononostante quasi sempre le due popolazioni si comprendono perfettamente. Una differenza che tra tutte risalta particolarmente è, invece, l'utilizzo del secondo pronome personale

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plurale voi. In castigliano il voi si traduce con vosotros sia in Spagna che in

Venezuela. Tuttavia se in Spagna viene usato il vosotros nella lingua parlata, in

Venezuela si userà, invece, la terza persona plurale ossia ustedes (essi). Molto spesso anche al pronome personale seconda persona singolare “tu”, che in spagnolo si traduce con tú, i venezuelani prediligono l'uso di usted, ossia la terza persona singolare “egli”. Usted nella lingua spagnola corrisponde anche alla forma di cortesia; in Venezuela, però, viene usata anche in contesti non formali per rivolgersi a parenti o anche ad amici.

II.2.b Caratteristiche dello spagnolo venezuelano

Lo spagnolo è stato portato in Venezuela nel XVI secolo dai conquistadores provenienti specialmente dall'Andalusia, dall'Estremadura e dalle Isole Canarie; per cui è possibile notare una stretta somiglianza con le parlate di dette regioni.

Oggi, la varietà di spagnolo parlata in Venezuela presenta caratteristiche proprie inerenti alla fonetica, alla morfosintattica e al lessico, circa quest'ultimo i termini e i modi di dire del Paese sono noti come venezonalismos. A sua volta, all'interno dello Stato, ci sono accenti e dialetti diversi.

Per quanto riguarda la fonetica oltre ai sopracitati seseo e yeísmo esistono altre peculiarità proprie del Venezuela. Nel parlato è tipico aspirare la s finale della sillaba che comunemente viene sostituita dal suono /h/ nel caso in cui la parola che segue incomincia per consonante. Il suono della d intervocalica, invece, scompare

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del tutto. È importante specificare che tali caratteristiche variano a seconda dei fattori contestuali, dello stile e del registro usati e del livello socioculturale.

Circa la morfosintattica è molto diffuso l'uso del diminutivo -ico o -ica nelle radici che terminano con la consonante t ad esempio momentico da momento che significa, appunto, momento. Un'altra caratteristica, già anticipata nei paragrafi precedenti, è l'utilizzo di usted (terza persona singolare e forma di cortesia) e di tú

(seconda persona singolare); a seconda della regione, infatti, si predilige l'uso di uno piuttosto che dell'altro. Nella regione delle Ande è diffuso l'utilizzo di usted anche nella parlata informale, quindi anche tra amici e parenti; in altri stati, invece, prevale l'uso di tú; in altre zone, ancora, viene usato il vos, che sostituisce i pronomi precedenti. Un ulteriore elemento caratterizzante riguarda i possessivi. In spagnolo esistono i possessivi atoni, ossia mi, tu, su, nuestro, vuestro e su (mio, tuo, suo, nostro, vostro e loro), che vanno posti prima del sostantivo, ed esistono i possessivi tonici mío, tuyo, suyo, nuestro, vuestro e suyo che seguono la costruzione articolo determinativo seguito da sostantivo e poi dal possessivo tonico o semplicemente seguono la costruzione articolo determinativo più possessivo tonico. Nello spagnolo venezuelano, invece, esiste anche un'altra costruzione per quanto riguarda i possessivi che in Spagna risulterebbe strana, ovvero l'articolo determinativo precede il sostantivo, che è seguito dalla preposizione de (“di”) e, infine, dal pronome personale tonico.

Infine, per quanto riguarda il lessico la variante del castigliano parlata in

Venezuela presenta numerosi termini che in Spagna non vengono usati o addirittura

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non esistono del tutto. Questi derivano dall'influenza di più lingue che nel corso della storia hanno coinvolto il Venezuela: le lingue indigene, l'italiano, il francese e l'inglese (in particolare quello statunitense). Ecco una serie di esempi di termini derivanti da altre lingue che si trovano nello spagnolo venezuelano. Dalla lingua indigena derivano le seguenti parole: arepa (arepa, un piatto tipico venezuelano), auyama (zucca), budare (piastra per cucinare), cambur (banana), casabe (tapioca), chinchorro (amaca), ecc. Per quanto riguarda le influenze subite dalla lingua italiana si trovano: birra (birra), capo (capo o mafioso), chao (ciao, pronunciato come in italiano), mortadela (mortadella), nono/a (nonno/a), pasticho (da pasticcio, riferito alla lasagna), lasaña (lasagna), piano, piano (lentamente), malandro (malandrino), ecc. Tra le parole di origine francese ci sono: aló (dal francese allô per dire pronto al telefono), baguette (baguette), boutique (boutique), bulevar (dal francese boulevard, viale), cruasán (croissant), petitpuás (dal francese petit pois, piselli), tour

(tour), ecc. Infine, è possibile riscontrare l'influenza dell'inglese americano in numerosi termini, quali: jean o blue jean (blue jeans), cachifa (dal diminutivo k- chief, domestica), chivo (chief, capo), gasoil (gas oil, benzina), okey (ok), pana (da partner, compagno), ecc. Questi sono solo alcuni esempi dei molteplici vocaboli che derivano da altre lingue e quelle citate sono solo alcune delle lingue che hanno influenzato lo spagnolo venezuelano. In questo Paese esistono anche delle differenze interne nel parlato quotidiano e ci permettono di distinguere principalmente sei varietà dello spagnolo venezuelano ognuna con il proprio accento e peculiarità. Nelle vicinanze della frontiera colombiana è diffuso ‘l'andino’

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detto anche ‘tachirense’ o ‘gocho’; gli abitanti che utilizzano questa varietà tendono ad usare usted invece di vos e ad aspirare la consonante f. Inoltre, data la vicinanza con la Colombia, presenta delle somiglianze con il dialetto andino colombiano. Nelle città come Caracas, La Guaira, Los Teques, Maracay e Valencia, è diffusa la varietà

‘central’ o ‘caraqueña’, che rappresenta l'accento usato dai media e, dunque, viene accettato come accento standard del Venezuela. Nello stato chiamato Lara troviamo il ‘guaro’ caratterizzato dall'eliminazione della lettera r nei verbi all'infinito. Il ‘llanero’ si parla, invece, nella regione di Los Llanos e tra le sue caratteristiche troviamo una forte influenza delle lingue indigene. Nello stato è diffuso il ‘marabino’ che si caratterizza per l'uso di vos (seconda persona singolare) invece di tú declinando il verbo che segue al plurale. Per finire, nell'isola di

Margarita, che si trova nello stato di Nueva Esparta, troviamo il ‘margariteño’ detto anche ‘oriental’.

Tutto ciò che è stato scritto finora è una dimostrazione di quanto lo Stato venezuelano sia multiculturale. Il Venezuela è il riflesso di numerose culture, tradizioni, lingue e peculiarità che lo rendono speciale; un crogiolo di identità che costituiscono un'unica e meravigliosa Nazione.

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III. Cultura

In base a ciò che è stato detto nei capitoli precedenti appare ormai chiaro che il Venezuela nasce dall'unione di svariate culture che hanno forgiato quella odierna, il che rende la cultura venezuelana molto vasta. Le sue tradizioni culturali sono principalmente il risultato del contributo della popolazione indigena, di quella iberica e di quella africana. L'influenza indigena è presente nel vocabolario e nella gastronomia; quella spagnola, sicuramente più importante, comprende anche l'architettura, la musica, la cucina, la religione cattolica, e la lingua; infine, l'influenza africana è rintracciabile nella musica, nelle tradizioni culinarie e in alcuni vocaboli. Dal XIX secolo, per di più, la cultura venezuelana si arricchisce maggiormente grazie all'arrivo di altri popoli, provenienti dall'Europa. Inizialmente si tratta dell'influenza dell'ideologia francese. Successivamente nelle città e nelle regioni petrolifere penetrano anche le manifestazioni culturali statunitensi e delle nuove immigrazioni di origine italiana e portoghese, ampliando e arricchendo ancor di più il mosaico culturale. Ogni tassello che lo compone possiede caratteristiche proprie che lo rendono unico e particolare, tra cui: la letteratura, la musica, i simboli e le festività nazionali e la gastronomia.

III.1 La letteratura

La storia della letteratura in Venezuela ebbe inizio con la letteratura orale degli indigeni, mentre quella scritta si sviluppò solamente in epoca coloniale. Nel

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corso dei tre secoli dell’epoca coloniale l’attività letteraria fu costante, tuttavia i testi che sono giunti fino ad oggi sono limitati in quanto la stampa si sviluppò nel

Paese solamente dopo il 1808 impedendo fino ad allora a molti scrittori di stampare i propri libri. La cronaca e la poesia rappresentarono le principali manifestazioni letterarie del 1700 mentre nel periodo dell'indipendenza si assistette alla nascita della letteratura politica, tra cui l'autobiografia di Francisco de Miranda, l’opera in prosa più importante del periodo. Anche altri politici si interessarono alla scrittura come ad esempio Simón Bolívar, il quale si avvalse della letteratura per sostenere e diffondere i principi repubblicani di cui era leader. Il primo movimento letterario di notevole importanza fu il romanticismo che si sviluppò a metà del 1800. Da quel momento in poi la letteratura venezuelana cominciò a diversificarsi, in particolar modo negli ultimi decenni del secolo, lasciando il passo ai movimenti letterari del positivismo e del modernismo. Il XX secolo vide, invece, lo sviluppo di molti scrittori, novellisti, saggisti e poeti di rilievo, per esempio Andrés Eloy Blanco, Rómulo

Gallegos, Arturo Uslar Pietri, Miguel Otero Silva, Mariano Picón Salas, José Rafael

Pocaterra, ecc. Tra tutti risalta lo scrittore Rómulo Gallegos ritenuto uno dei più grandi della letteratura venezuelana e di quella latinoamericana, tanto che le sue opere più importanti, quali Doña Barbara e La Rampicante, sono state tradotte in molte lingue tra cui il francese, l’inglese, l’italiano e il russo. Inoltre, nel 1964 il governo venezuelano decise di conferire ogni due anni il Premio Rómulo Gallegos per il romanzo più interessante del mondo ispanico; si tratta di uno dei riconoscimenti più importanti dell’America latina. Gallegos fu attivo anche come

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politico; egli, infatti, dopo essere stato ministro dell’istruzione venne eletto presidente del Venezuela nel 1948.

La letteratura del Venezuela conosce vari cambiamenti nel corso della sua storia, cambiamenti che investono più campi, dal giornalismo e l’oratoria alla poesia, la narrativa e il teatro, e che la portano a maturare e a rinnovarsi anno dopo anno conferendole un valore artistico aggiunto.

III.2 La musica come arte nazionale

La musica venezuelana si sviluppa a partire da diversi ritmi che hanno origine dalla musica indigena, spagnola e africana; di conseguenza il Venezuela è caratterizzato da una grande varietà di stili musicali. Tuttavia, si differenzia dagli altri Paesi sudamericani in quanto possiede un gusto musicale proprio e soprattutto nettamente caribeño; sono molto diffusi, infatti, i generi del merengue, della salsa e della cumbia, i quali non rappresentano solo musica da ballare ma anche semplicemente da ascoltare. Va detto, però, che la vera musica venezuelana viene definita ‘llanera’ (in quanto è originaria degli Llanos) e fa riferimento allo ‘Joropo’.

Questo genere è diventato quello più rappresentativo della musica folcloristica del

Paese ed è parte, infatti, della sua identità nazionale così come gli strumenti musicali che vengono usati, ossia: arpa, cuatro, maracas e bandola llanera. Lo

Joropo possiede delle caratteristiche che variano in base alla zona geografica del

Paese in cui viene praticato e ne esistono tre versioni: quello llanero (il più diffuso), quello centrale o tuyero (negli stati di Aragua, Carabobo, Guárico e Miranda) e

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quello orientale (presenti ad Anzoátegqui, Monagas, Nueva Esparta e Sucre). Altri generi importanti sono la ‘Gaita’, parte della tradizione natalizia e diffusa nello stato di Zulia; il ‘Calipso’, caratterizzato da un ritmo molto allegro e diffuso nello stato di

Bolívar; il ‘Merengue’, che può essere caraqueño, oriental o larense ed è accompagnato da testi che rimandano al costumbrismo1; e il ‘Valzer venezuelano’, tipico delle Ande e della zona centro-occidentale del Paese.

III.3 Simboli e date

Il simbolo possiede la funzione di suscitare un’idea a partire dalla sua immagine e, dunque, può essere qualsiasi cosa. In questo contesto specifico si parla di simboli patriottici del Venezuela e che, pertanto, rappresentano tutti gli aspetti che identificano questa nazione. Ogni simbolo della patria venezuelana viene accolto da tutti i cittadini con rispetto e valore ed è per questo motivo che ogni qualvolta viene celebrata una fecha patria (date che fanno riferimento a commemorazioni storiche e patriottiche) viene issata la bandiera nazionale. In

Venezuela i simboli nazionali che si identificano principalmente sono tre: l’inno, la bandiera e lo stemma nazionale. Esistono anche simboli legati alla natura, che celebrano la bellezza della flora e della fauna.

1 Il costrumbrismo è un genere letterario e artistico sviluppatosi in Spagna nella prima metà del XIX secolo. È caratterizzato dall’interesse nel creare un’opera d’arte prendendo spunto dai costumi e dagli usi popolari.

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III.3.a Simboli

Il primo simbolo che rappresenta l’identità del Venezuela in quanto nazione è l’inno. L’inno nazionale, in origine, nacque come canzone patriottica e si diffuse durante la lotta per l’indipendenza nel XIX secolo con il nome di Gloria al bravo pueblo. Il testo venne scritto dallo scrittore, medico e giornalista José Vicente Salias nel 1810, mentre la musica venne composta da Juan José Landaeta. Venne adottato ufficialmente come inno nazionale il 25 maggio 1881 dall’allora presidente Antonio

Guzmán Blanco. Da allora venne modificato varie volte: nel 1881 da Eduardo

Calcaño, nel 1911 da Salvador Llamozar e nel 1947 da Juan Bautista Placa.

Quest’ultima versione è quella attualmente ufficiale, come sancito dalla Ley de

Bandera Nacional, Himno Nacional y Escudo de Armas de la República del 7 marzo

20062, e da questo momento in poi è proibita ogni modifica.

Il secondo simbolo nazionale è la bandiera, che venne ideata da Francisco de

Miranda e adottata ufficialmente il 9 luglio 1811. Rappresenta la libertà del popolo venezuelano ed è costituita da tre bande orizzontali della stessa grandezza: una gialla, una blu e una rossa. La bandiera ha subito numerose modifiche nel corso della storia e oggi appare così:

2 wikipedia.org, Gloria al Bravo Pueblo, consultato in febbraio 2018

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. la banda gialla si

trova nella parte superiore

e rappresenta la ricchezza

della patria, con

riferimento all’oro e alle

terre fertili;

. la banda blu si trova

al centro, fino al 2006 erano riprodotte sette stelle bianche disposte a

semicerchio come rappresentazione delle sette province che il 5 luglio 1811

hanno dichiarato l’indipendenza (Barcelona, Barinas, Caracas, Cumaná,

Margarita, Mérida e Trujillo), nel marzo del 2006, però, su iniziativa

dell’allora presidente Hugo Chávez venne aggiunta un’ottava stella per

indicare il territorio di reclamazione del Venezuela, la Guayana Esequiba. Il

colore blu rappresenta il Mare Caraibico che bagna le sue coste;

. la banda rossa, infine, si trova nella parte inferiore e rappresenta il sangue

versato dagli eroi della patria.

Il terzo simbolo patriottico, lo stemma nazionale, venne approvato dal Congresso nel 1836 e si tratta di uno scudo formato da tre quarti degli stessi colori della bandiera:

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. nel quarto in alto a sinistra, di colore rosso, compare un covone

di grano simbolo dell’unità;

. nel quarto in alto a destra, di colore giallo, compaiono una

spada, una lancia, un arco e una freccia in una faretra, un

maciete e due bandiere intrecciate da una corona di alloro;

rappresentano il trionfo dei patrioti che lottarono per

l’Indipendenza;

. nel quarto inferiore, di colore blu, compare un cavallo bianco

simbolo di libertà.

Lo scudo è sormontato da due cornucopie piene di frutta come simbolo di ricchezza. Al lato sinistro vi è accostato un ramo di olivo, che simboleggia la pace, e all’altro un ramo di palma, che simboleggia la vittoria, questi sono legati da un nastro tricolore con le scritte riportate nel seguente ordine: 19 de Abril de 1810 –

Independencia – República Bolivariana de Venezuela – Federación - 20 de Febrero

1859.

La natura, infine, è come sempre protagonista della cultura venezuelana, infatti, tra gli altri simboli nazionali si trovano:

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l’araguaney (albero il cui nome scientifico è Tabebuia-chrydsntha dal greco

“fiore d’oro”, dichiarato albero nazionale il 29 maggio 1948), l’orchidea (conosciuta in Venezuela come flor de mayo, dichiarata fiore nazionale il 23 maggio 1951) e il trupiale (un uccello giallo-arancio ad eccezione della testa e delle ali che sono di colore nero con della parti bianche e delle parti azzurre vicino agli occhi, dichiarato uccello nazionale il 23 maggio 1958).

III.3.b Fechas Patrias

In riferimento a quanto detto precedentemente, oltre ai simboli, i cittadini del

Venezuela danno un forte valore anche ad alcune date di rilevanza storica nelle quali si sono verificati avvenimenti che hanno contribuito al processo di formazione del Paese. Queste fechas patrias sono: il 12 ottobre, il 12 marzo, il 19 aprile, il 5

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luglio e il 24 giugno. Il 12 ottobre 1492 Colombo approdò su un’isola che i suoi abitanti chiamavano Guanahaní e a cui lui diede il nome di San Salvador3; si tratta del giorno in cui è stata scoperta l’America e che nel 2002 venne proclamato

Giornata della Resistenza Indigena. Il 12 marzo 1806 Francisco de Miranda issò per la prima volta la bandiera tricolore poco prima di partire per una spedizione attraverso la quale avrebbe cercato di liberare il Venezuela. Il 19 aprile 1810 iniziò il processo verso l’Indipendenza del Venezuela. Il 5 luglio 1811 venne dichiarata l’Indipendenza e da quel momento in poi diventò un Paese libero. Per concludere, il

24 giugno si celebra l’anniversario della battaglia di Carabobo del 1821 durante la quale Bolívar sconfisse definitivamente gli spagnoli.

Avere dei simboli, ricordare e celebrare la storia del Paese è fondamentale per i venezuelani per mantenere vivi il sentimento patriottico del popolo e l’identità nazionale.

III.4 Gastronomia

La cultura di un popolo è costituita da tutti gli elementi che formano la sua identità, il che comprende non solo gli aspetti intellettuali e politici ma anche e soprattutto gli usi, i costumi e le tradizioni. Nel caso del Venezuela si è parlato fino

3 Ndt Geraldine Vinciguerra, Juan J. Guitiérrez/Luis E. Rincón, Enciclopedia Girasol 5, Editorial

Girasol, 2004, pag.287

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ad ora di aspetti quali la letteratura, la musica, i simboli e le ricorrenze; non va, però, tralasciato quello che è l’aspetto gastronomico. La cucina di un popolo, infatti,

è uno degli elementi caratterizzanti della sua cultura e non è meno importante di altri.

Ogni piatto tipico venezuelano porta con sé un po’ di storia, arricchendosi di nuovi sapori e ingredienti che si sono aggiunti nel corso degli anni, e al tempo stesso mantenendo i sapori originali creati dagli indigeni. La cucina venezuelana è l’espressione della propria cultura, anch’essa varia, mista e ricca di colori e sapori.

Gli ingredienti tipici sono il mais, la yucca, il platano, lo zucchero di canna, vari tipi di carne e anche di uccelli; alimenti di origine prettamente indigena ai quali vengono accompagnati anche cibi che derivano dall’influenza europea e africana.

I piatti tipici per definizione sono tre: l’arepa, il pabellón e la hallaca. Questi sono seguiti da una lunga serie di piatti tipici che variano di regione in regione, per citarne alcuni: cachapa, sancocho, asado, pan de jamón, ed empanadas; tra i dolci, invece, il più noto è il quesillo e tra le bevande è molto famosa la chicha.

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III.4.a L’Arepa

L’arepa è uno dei principali piatti tipici venezuelani. Viene mangiata a colazione, pranzo o cena, dolce o salata, come portata principale o contorno.

Le sue origini sono indigene e si pensa che anche il termine derivi dalla lingua del popolo indigeno cumanagoto (dell’etnia caribe) e significhi mais. Infatti, questo alimento viene mangiato sin dall’epoca precolombiana e oggi è considerato un simbolo della tradizione indigena. Si tratta di una sorta di focaccia preparata con farina di mais bianca o gialla. Tradizionalmente veniva preparata esclusivamente dalle donne, che prima mettevano a mollo i chicchi di mais per poi tritarli fino a creare una farina, e a cui dopo aggiungevano acqua e sale ottenendo una massa morbida con la quale dare forma, infine, all’arepa da farcire con qualsiasi ripieno di proprio gradimento. Tuttavia, dal XX secolo questo processo viene semplificato grazie all’introduzione della farina di mais precotta.

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III.4.b Il pabellón criollo

Il pabellón criollo è il

piatto nazionale per

eccellenza e risale all’epoca

coloniale. È composto da riso

in bianco, fagioli neri, carne

sfilacciata e platano fritto; si

ritiene che venisse preparato dagli schiavi con gli avanzi del cibo mangiato dai signori ispanici. Ne esistono numerose varianti come il ‘pabellón a caballo’ (con l’aggiunta di un uovo fritto), il

‘pabellón con arepa’ (mangiato generalmente a colazione, in cui il riso viene sostituito dall’arepa e si possono aggiungere formaggio grattuggiato, avocado e uova strapazzate), il ‘pabellón margariteño’ (a cui si aggiunge zucchero ai fagioli, e la carne può essere sostituita da pesce o frutti di mare), il ‘pabellón vegetariano’ (dove la carne viene sostituita dalle melanzane) e tante altre varianti. È molto diffuso associare questo piatto alla rappresentazione delle più grandi culture che hanno influenzato il Venezuela, ovvero quelle indigena (rappresentata dal colore rossastro della carne), africana (rappresentata dal colore nero dei fagioli) ed europea

(rappresentata dal colore bianco del riso).

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III.4.c La hallaca

Per concludere, la hallaca rappresenta uno dei piatti più importanti della tradizione venezuelana e in particolar modo di quella natalizia; viene, infatti, consumata durante il periodo del Natale. L’origine del termine hallaca risale all’epoca coloniale ed esistono varie teorie circa il suo significato, ma si pensa che derivi dal dialetto indigeno per indicare il termine “avvolto”. Si tratta di un fagottino di farina di mais ripieno di carne di vitello, maiale e gallina, cipolla, peperoni, uvetta, capperi e olive, il tutto avvolto in forma rettangolare in una foglia di platano e legato con il filo da cucina e dunque, si potrebbe dire, presentato come se fosse un pacchetto regalo. Come tutti i piatti venezuelani, la bellezza che li accomuna sono i colori e, anche in questo caso, gli ingredienti che messi insieme rappresentano le diverse popolazioni che hanno vissuto e vivono in

Venezuela. La foglia di platano utilizzata nella cucina africana, la farina di mais nella cucina indigena, le carni e gli ingredienti come le olive o le uvette nella cucina spagnola sono ingredienti che insieme si integrano in maniera armoniosa.

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IV. Paradiso naturale

Il Venezuela vanta un patrimonio naturale molto ricco, che comprende numerosi parchi naturali, riserve, aree protette, arcipelaghi, cascate, vari ecosistemi e anche una grande varietà di animali, senza tralasciare la presenza di risorse naturali preziose. Di conseguenza, è una delle poche regioni con la maggiore biodiversità al mondo. Flora e fauna del Paese sono il risultato di fattori quali la varietà dei paesaggi e la storia naturale del continente. Alcuni esempi dei monumenti naturali presenti nel territorio venezuelano sono: il lago Maracaibo, il più grande del Sudamerica, il Salto El Ángel, la cascata più alta del mondo, la confluenza dei due giganti acquatici l'Orinoco e il Rio delle Amazzoni, l'Auyantepui4, il Parco Nazionale Los Roques, ecc.

Attualmente in Venezuela esistono più di 250 specie di mammiferi, tra cui il giaguaro, il puma, il capibara, il lamantino, il bradipo e il delfino di acqua dolce; più di 1200 specie di uccelli, tra cui il condor delle Ande, il fenicottero, il pellicano, varie specie di pappagallo come l'ara, il guaciaro e il tucano; e tra i rettili, oltre a caimani e iguane, si trova anche il serpente più grande al mondo, l'anaconda. Allo stesso

4 Il Tepui o Tepuy (pronuncia tepuì) è un tipo di montagna a cima piatta (simile alla mesa) che si trova solo nell'altopiano della Guayana in America del sud, specialmente in Venezuela presso il confine con il Brasile e la Guyana. La parola "tepui" significa casa degli Dei nella lingua dei Pemon, appartenenti alla famiglia linguistica Caribe.

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modo, la flora venezuelana è molto diversificata comprendendo specie vegetali quali l'orchidea, il , la palma buritì e vari alberi da frutto. Tra le risorse che rendono unico il Venezuela si trova, ovviamente, il petrolio e anche il gas naturale, il ferro, il carbone, l’oro, i diamanti e la bauxite.

In questo capitolo vengono approfonditi alcuni di questi elementi, che caratterizzano l’ambiente venezuelano.

IV. 1 Flora

Il venezuela è ricco di elementi naturali straordinari, per cui elencarli e approfondirli tutti meriterebbe una tesi a parte. Dunque, verranno analizzati solamente alcuni di essi: il Salto Angel e i Fulmini del Catatumbo, un fenomeno meteorologico. Entrambi si può dire appartengano alle sette meraviglie del

Venezuela.

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Il nome originale del Salto Angel usato dagli indigeni era Kerepakupai-Vena ed

è considerato, insieme alla montagna Auyantepui dalla quale si origina, un luogo sacro. Tuttavia, il nome attuale con il quale si conosce a livello mondiale gli viene dato nel 1937 in onore di James Crawford Angel, l’aviatore americano che nel 1933 scoprì l’esistenza della cascata. È la cascata più alta al mondo, con un’altezza di 979 metri e un tratto di caduta ininterrotta dell’acqua di 807 metri; si trova nel Parco

Nazionale Canaima, nello stato Bolívar, in piena foresta amazzonica. Si tratta di uno spazio naturale protetto riconosciuto come parco nazionale il 12 giugno 1962 e dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1994.

Un altro elemento caratterisco del Venezuela è il Relámpago del Catatumbo, ossia i fulmini del Catatumbo. Non si tratta di un vero e proprio monumento naturale, bensì di un fenomeno atmosferico presente solo in Venezuela e che avviene, precisamente, nella foce del fiume Catatumbo – da cui appunto il nome— che si versa nel lago Maracaibo. Il fenomeno è caratterizzato da fulmini pressoché continui prodotti in un grande sviluppo verticale di nubi che formano un arco

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elettrico tra 2 e 10 km in altezza, a volte anche di più; questi tendono a iniziare un'ora dopo il tramonto. Tale fenomeno è stato dichiarato patrimonio naturale di

Zulia nel 2005 e nel caso in cui venisse dichiarato anche patrimonio dell’umanità dall’UNESCO sarebbe il primo fenomeno meteorologico a diventarlo.

IV. 2 Fauna

Il Venezuela è uno dei 17 Paesi più diversificati al mondo, tecnicamente viene definito un paese megadiverso, ossia detiene la maggioranza delle specie viventi, ed

è pertanto considerato come uno dei più ricchi di biodiversità del pianeta. Ciò è dovuto anche e soprattutto alla presenza di numerose specie animali endemiche. La fauna è quella tipica della regione zoogeografica neotropicale, con scimmie platirrine, chirotteri, roditori, maldentati, alcuni carnivori (giaguaro, puma, procione) e ungulati (tapiro); incredibilmente numerosi sono gli uccelli5. Anche sotto questo punto di vista, dunque, il Venezuela è più che ricco. Nel terzo capitolo si è già parlato di uno degli animali più importanti per i venezuelani in quanto simbolo nazionale, il trupiale. Verranno descritti, dunque, altri tra i protagonisti della fauna venezuelana: l’ara macao o scarlatta (guacamaya) e l’orso dagli occhiali

(oso frontino).

5 www.treccani.it, Venezuela

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L’ara è un uccello appartenente alla

famiglia dei pappagalli. Si tratta di animali

bellissimi e molto socievoli con gli essere

umani. Viaggiano sempre in gruppi da due,

tre o anche più uccelli. Questo

atteggiamento è dovuto al fatto che

sogliono vivere in coppia e nel momento in cui il compagno muore l’altro viene adottato da un’altra coppia. Il piumaggio, come suggerisce il nome, è soprattutto di colore rosso scarlatto; le penne del dorso e della coda sono, invece, blu chiare; le penne più grandi copritrici superiori sono gialle; i lati delle remiganti e le estremità delle penne della coda sono blu scuro; il lato inferiore delle remiganti delle ali e della coda è rosso scuro con riflessi dorati; la mandibola, infine, è per la maggior parte di colore chiaro e nella zona inferiore è nera. Questo pappagallo oltre ad essere molto diffuso in Venezuela, è originario delle foreste sempreverdi umide dell’America tropicale, a partire dal Messico sino al

Perù e al Brasile amazzonici.

L’orso dagli occhiali, noto anche come orso andino, è un mammifero carnivoro ed è l’unico orso presente in sud America. È uno degli orsi più piccoli al mondo, il suo pelo è nero o marrone molto scuro, con larghi cerchi o semicerchi bianchi attorno agli occhi (a cui si deve appunto il suo nome comune) ed anche il muso è dello stesso colore. Va sottolineato, tuttavia, che la caratteristica somatica dei cerchi attorno agli occhi non è sempre presente. Questa specie, sfortunatamente, è

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stata classificata come “vulnerabile” di estinzione da parte dell’Unione

Internazionale della Conservazione della Natura in quanto il suo habitat per primo viene minacciato continuamente dall’attività umana, in particolar modo dalla deforestazione e dalla caccia.

IV. 3 Risorse naturali e minerarie

Il Venezuela possiede una grande varietà di giacimenti minerali, metallici e non metallici. Tra le risorse più importanti si trovano: il ferro, l’alluminio, la baxite, l’oro, l’argento, il carbone, il diamante, il magnesio, ecc.

La ricchezza di questo Paese, però, è dovuta a un altro tipo di “oro”, il cosiddetto “oro nero”, vale a dire il petrolio. Questo rappresenta, infatti, la maggiore fonte di reddito dello Stato sin dalla prima metà del XX secolo e il suo sfruttamento risale addirittura al XVI secolo. Si tratta di un liquido infiammabile, viscoso e di colore che può andare dal nero al marrone scuro, passando dal verdognolo fino all'arancione. Il petrolio, più precisamente quello grezzo, è una risorsa mineraria ed è il prodotto dell’accumulo di resti organici che si sono depositati sul fondo del mare nel corso di milioni di anni insieme ad altri composti che variano a seconda del luogo di provenienza. In Venezuela esistono cinque giacimenti petroliferi principali, di cui il maggiore è quello che si trova nel bacino del

Maracaibo, il Bolivar Coastal Field.

Il Venezuela è uno dei membri fondatori dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) ed è uno dei principali esportatori di petrolio al

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mondo; infatti, possiede la prima riserva naturale di petrolio, producendo milioni di barili di questa risorsa al giorno. La società che conduce l’attività di esplorazione, produzione, raffinazione ed esportazione del petrolio è la compagnia petrolifera statale venezuelana Petróleos de Venezuela (PDVSA). Oggigiorno, purtroppo, il

Venezuela è in preda ad una grave crisi economica, una situazione che ha permesso ad altri Paesi di salire e superarlo nella graduatoria dei maggiori esportatori di petrolio al mondo. Tuttavia, secondo alcuni dati del 2016, si trova ancora tra i dieci principali produttori al mondo.

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V. Il Venezuela oggi

Attualmente questo Paese è afflitto da una situazione che va definita tragica.

Ormai non si parla più di una terra ricca, multietnica, allegra. Non è più un mosaico culturale i cui tasselli si incastrano perfettamente e danno vita ad un’immagine meravigliosa. Quel mosaico è andato distrutto, l’immagine che si vede oggi è tutt’altro che meravigliosa, è deprimente.

Quest’anno si è tenuto il concorso di fotogiornalismo World press photo, il più importante al mondo, il quale ha lo scopo di premiare i migliori scatti in grado di rappresentare eventi o temi di grande rilievo e importanza a livello mondiale; quest’anno tra le fotografie vincitrici c’era quella di Ronaldo Schemidt, intitolata

“Venezuela crisis”.

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La foto è stata scattata il 3 maggio 2017 e il soggetto è un giovane ventottenne che, durante una protesta contro il presidente venezuelano Nicolás

Maduro, corre ricoperto dalle fiamme. Ebbene, quest’immagine rappresenta in un certo modo il Venezuela oggi. Un Paese che sta andando in fiamme, un Paese che sta soffrendo.

Per capire a fondo come sia stato possibile arrivare a questo punto bisogna andare a ricercare le cause nel quadro politico del Paese risalendo al XX secolo, a partire dal mandato di Juan Vicente Gómez per arrivare all’avvento di Chávez e alla situazione attuale portata avanti dal presidente Nicolás Maduro.

V.1 La politica nel XX secolo

Dopo la distruzione del sistema coloniale, il Venezuela attraversò un’era in cui il governo venne portato avanti con la forza da un regime dittatoriale per più di un secolo fino al 1935, anno in cui morì Juan Vicente Gómez; un uomo assetato di sangue che dominò il Paese con qualche interruzione dal 1908 e che viene ricordato ironicamente con il soprannome di il Benemerito, forse dovuto al fatto che la grande ricchezza del Venezuela, ossia enormi giacimenti di petrolio, fu scoperta durante il suo governo, avvenimento che mutò radicalmente la situazione economica e politica dello Stato. Sostenuti dai loro eserciti personali, una serie di caudillos (capi) simili a signori della guerra assunsero il potere, sfruttandolo a loro vantaggio piuttosto che a quello della nazione. Successivamente, nel 1936, Eleazar

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López Contreras iniziò un’altra era, denominata “della nuova democrazia” durante la quale venne promulgata una costituzione di ispirazione liberale. Nel 1948, invece, il candidato del partito di Betancourt, Rómulo Gallegos, divenne il primo presidente del Venezuela ad essere eletto democraticamente. Tuttavia, nello stesso anno

Gallegos venne spodestato da un golpe militare capeggiato da Marcos Pérez

Jiménez che assunse il potere dittatorialmente il 2 dicembre 1952 fino al 23 gennaio

1958 quando fu abbattuto e ristabilito il governo democratico con l’elezione di

Rómulo Betancourt. A quest’ultimo evento e al progressivo scemare degli interessi militari nella vita politica del Paese, seguì un periodo di governi civili e democratici durato circa quarant’anni. Nel 1988 venne eletto Carlos Andrés Pérez, la cui politica neo-liberale di austerità e di privatizzazioni produsse dei buoni risultati economici, ma al tempo stesso accentuò il distacco tra ricchi e poveri generando un forte scontento sociale. Tale tensione sfociò alcuni anni dopo in sanguinose rivolte studentesche seguite da un tentativo di golpe militare. Nel 1993, durante il suo secondo mandato, Pérez venne sospeso dall’incarico in quanto fu accusato di appropriazione indebita. Alle elezioni successive vinse l’ex presidente Caldera

Rodríguez, il quale dovette affrontare una forte crisi bancaria nel 1994 che produsse notevoli fughe di capitali e fallimenti aziendali. Per porre fine a questa crisi iniziò una politica di privatizzazioni che non ebbe un esito positivo portando al decadimento dei partiti politici attivi durante il corso della seconda metà del XX secolo.

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V.2 L’avvento di Chávez

Nel 1998 Hugo Rafael Chávez Frías, fondatore del Movimento Quinta

Repubblica (MVR), venne eletto presidente, qualche anno dopo aver guidato un tentativo rivoluzionario che però fallì. La sua «rivoluzione pacifica» ebbe inizio con la destituzione dei giudici corrotti e l’emanazione di un nuovo regolamento del potere legislativo che sospendeva i poteri del Congresso. L’anno successivo venne approvata la nuova Costituzione che proclamò la nascita della Repubblica

Bolivariana del Venezuela. Da questo momento in poi al presidente fu riconosciuta la possibilità di restare in carica per due mandati successivi di 6 anni ciascuno e venne soppresso il Senato. La sua elezione determinò, dunque, una nuova era della politica nazionale, la cosiddetta Quinta Repubblica con una nuova Costituzione, e addirittura un nuovo nome (República Bolivariana de Venezuela); un’era che avrebbe portato a nuove relazioni tra le classi sociali ed economiche del Paese. I nuovi poteri speciali concessi al presidente, nel frattempo, generarono un clima di forte scontro politico e sociale che sfociò, nell’aprile del 2002, in un colpo di Stato civile-militare; il golpe, tuttavia, fallì. La sua fu una politica popolare e antiamericana, per questo motivo ci furono altri tentativi di sabotaggio. Il 15 agosto

2004, infatti, durante il suo secondo mandato, venne indetto un referendum popolare voluto dai suoi oppositori con il tentativo di destituirlo. L’esito del voto fu incerto e si dubitò della sua veridicità, ciò nonostante ne uscì vincitore. Chávez riconquistò l’appoggio delle classi più povere e nel 2006 fu rieletto. Ancora una

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volta riuscì ad ottenere poteri straordinari dal Parlamento, e dopo aver annunciato un nuovo piano di nazionalizzazioni nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni, venne abrogato il limite alla rielezione del presidente e anche di altre cariche istituzionali. Nel 2012, appunto, ottenne il suo quarto mandato con il

54,4% contro il candidato dell’opposizione . Poco dopo la vittoria, a causa di un tumore, Chávez cominciò a ritirarsi gradualmente dalla scena politica finché nel 2013 morì e lasciò al suo successore designato Maduro il governo e la presidenza del Venezuela.

V.3 Maduro: crisi economica e umanitaria

Dal 19 novembre 2013 Nicolás Maduro Moros governa il Venezuela tramite il

Decreto-legge. Inizialmente, le elezioni amministrative svoltesi dopo l’elezione confermarono ampiamente l’appoggio dei cittadini al suo governo. Tuttavia, con il passare degli anni l’economia del Paese peggiorò notevolmente in seguito a fattori come la corruzione, la politica economica governativa e il crollo dei prezzi del petrolio, che per circa un secolo è stata la principale fonte di guadagno per l’economia nazionale. Tale situazione portò ad un aumento del tasso di criminalità, dell’inflazione, della povertà e della carenza di generi alimentari e di prima necessità; dunque ad un’importante diminuzione della qualità della vita. Come conseguenza, nel 2014, incominciarono proteste diventate poi a tutti gli effetti delle sommosse quotidiane. Da allora il Venezuela iniziò a sperimentare, dunque, un periodo di instabilità e di violenze.

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Alle elezioni parlamentari del dicembre 2015, per la prima volta dopo 17 anni di chavismo, vinse l’opposizione con un forte crollo dei consensi nei confronti del

Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV). L’aggravarsi della crisi economica ed energetica portarono Maduro a proclamare lo stato di emergenza nel 2016, i cui provvedimenti comprendevano blackout programmati, modifica dell’ora legale per il risparmio di elettricità e settimane lavorative di soli due giorni per i dipendenti pubblici; misure che peggiorarono ulteriormente le condizioni di vita. Seguirono forti proteste e marce contro il governo nei mesi di aprile e luglio 2017, con lo scopo di ottenere nuove elezioni, avvenute il 30 luglio alle quali votarono circa 8.000.000 di persone. Il giorno stesso durante alcune proteste contro l’Assemblea nazionale costituente vennero registrate almeno 15 morti. Nel frattempo il Paese venne travolto dall'inflazione e, nel novembre dello stesso anno, venne dichiarato che il

Venezuela stesse vivendo una fase di iperinflazione: una crisi finanziaria che portò anche nazioni estere a imporre delle severe sanzioni economiche contro i sostenitori del governo e anche contro il presidente Maduro stesso.

V.4 Un popolo in ginocchio

Oggi il Venezuela è passato dal dover affrontare una crisi economica al vivere una vera e propria catastrofe umanitaria e il Paese è ormai in ginocchio. La scarsità di alimenti e di medicine è incontrollabile arrivando a sfiorare circa l’80%, i cittadini che lasciano la propria patria sono migliaia e nelle città regna il caos: 30 mila omicidi l’anno, sequestri, saccheggi, furti e rapine. Il sistema sanitario è praticamente

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inesistente, a tal punto da verificarsi un ritorno di malattie che un tempo erano già state debellate o controllate, come la malaria e il morbillo. Inoltre, è aumentato il tasso di mortalità sia materna (del 65%) che infantile (del 25%); migliaia di bambini soffrono di malnutrizione. Secondo alcune ricerche i venezuelani non riescono a consumare più di due pasti al giorno, in quanto il denaro non è sufficiente così come il cibo stesso, questo perché i supermercati sono vuoti (allo stesso modo anche gli ospedali) e quando, e se, arriva la merce i soldi non bastano. I prezzi sono ormai irragionevoli se si pensa che lo stipendio minimo è di circa 2.500.000 bolivar e che una confezione di uova ne costi 1.000.000. Alcuni alimenti sono addirittura scomparsi dalla dieta tipica dei venezuelani: non vengono più consumate le uova, si prediligono farina, riso e pasta e la mortadella ha sostituito la carne. Oggi regna il terrore, dopo le 17:00, quando il buio si avvicina, difficilmente si trovano persone in giro; la delinquenza è così diffusa che si teme per la propria vita. Per questi motivi oggi il popolo scende nelle strade e si ribella a quello che è un governo autoritario e dittatoriale il cui principio sembra non essere più il benessere del Paese. Queste persone che il governo dichiara come terroristi sono in realtà studenti e lavoratori, che protestano e combattono per avere indietro il Paese di un tempo.

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Conclusione

Sono anni ormai che questa situazione di disagio dilaga in Venezuela. Migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa e coloro che, invece, per paura, impossibilità o speranza in un cambiamento, sono rimasti, patiscono la fame e rischiano costantemente la propria vita. Facendo un grande salto indietro, tuttavia, è possibile vedere che non è sempre stato tutto grigio. Il

Venezuela era una terra paradisiaca baciata dal sole e fonte di risorse di ogni genere, ma soprattutto di entusiasmo.

Oggi mi trovo qui a scrivere con la speranza che presto il Paese prospero e pacifico di un tempo possa rinascere e che il suo popolo riesca a sconfiggere questa enorme piaga che è l’attuale governo venezuelano. Purtroppo, si tratta di una sfida ardua in quanto il presidente Nicolás Maduro porta avanti un regime di terrore e di corruzione. Sono state indette, infatti, delle elezioni tenutesi lo scorso 20 maggio dell’anno corrente. Questo, però, in teoria non sarebbe dovuto essere possibile in quanto il presidente ha attualmente a suo carico un procedimento penale per presunta corruzione. Dunque, la Corte Suprema di Giustizia del Venezuela, in esilio, ha dichiarato che il presidente della Repubblica e candidato alla rielezione non potrebbe essere rieletto. Persino l’OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani, ha dichiarato e riconosciuto la sospensione di Maduro come presidente della

Repubblica Bolivariana di Venezuela. Purtroppo, però, l’Assemblea nazionale

(controllata dall’opposizione) è stata privata di ogni potere dalla Corte Suprema

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controllata da Maduro. Si è, perciò, esortato il popolo a non andare alle urne e a non partecipare a ciò che potrebbe essere considerato come una frode e un imbroglio. Questa è la situazione corrente che affligge la popolazione. Anche la

Corte Suprema di Giustizia è stata privata della giustizia stessa.

Attraverso la stesura di questa tesi, dunque, ho voluto mostrare a coloro che non conoscono la situazione venezuelana la vera essenza del Venezuela attraverso, la sua storia, cultura, usi e i costumi e ho voluto fornire le informazioni, ottenute attraverso ricerche e testimonianze dirette, necessarie per conoscere meglio una nazione dilaniata dalle difficoltà e farsi un’idea su quello che sta accadendo oggigiorno. Ai venezuelani afflitti, invece, ho voluto riportare alla mente tutto ciò che di meraviglioso possiedono e hanno fatto, nella speranza che il popolo intraprenda finalmente la strada del cambiamento verso un futuro diverso e migliore senza dimenticare, però, un passato altrettanto magnifico.

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ENGLISH

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Introduction

The topic of this thesis consists in the rediscovery of Venezuela through an excursus of all the aspects that concern it, from the past to the present, and the reality that characterizes it today and that does not correspond to the true essence of this nation.

The reasons that made me choose this theme stem from the fact that

Venezuela is the country where I was born, and with Italy represents my home and my origins. Therefore, I feel obliged to promote the place that was my first homeland, where not only was I born, but where I spent the early years of my life.

The first language I learned to speak, read and write was Spanish, the first landscapes I saw were those of Pampatar in Isla Margarita, and the first reality I experienced was that of Venezuela; and even today, after 16 years of living in Italy, I still feel part of that nation.

The objective of this thesis is to show the beauty of Venezuela, a country that throughout its history has shown how thriving it is, from many points of view. I want to analyze and explain the aspects that made it great and that today are unfortunately going through a critical period because of the internal political situation. Centuries of splendor, traditions and culture that formed the identity of this nation, are now in danger of extinction. For this reason, we must show everything that Venezuela has been and that can continue to be. The aim of this thesis is to promote a Venezuela that is disappearing and to eliminate the image

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that because of years of conflict has been associated with it. We need to rekindle a light that is now waning and give hope back to its increasingly reduced population that today is frightened to stay in Venezuela where fear and chaos are taking over, and has to flee from its home. My appeal is to give back, as the Venezuelan anthem says, Gloria al bravo pueblo (Glory to the brave people).

In my personal opinion, the strength of a country is shown by to what extent it jealously maintains its culture, whether it be centennial, millennial or just a few years old; it is the traditions, in fact, which characterize and maintain a country as such and it is only the strength of a united people who fight that can win. However, sometimes this force can fade away and people can lose heart and forget how rich their country was and can still be; so I want to highlight everything Venezuela has to offer.

The basis of this paper is a comparative study of Venezuela today and yesterday. For this reason, it will deal with issues such as its history, population, culture and the environment, and I will try to rediscover all the positive things about this amazing country. The thesis is divided in five chapters. In the first chapter, the is discussed from the pre-Columbian era, before the discovery of America in 1492, to the colonial era, and from its independence from Spain to the so-called "golden years" in the twentieth century. The second chapter analyses the population, which is in fact multicultural, i.e. the numerous indigenous ethnic groups of the territory as well as the foreign communities and the linguistic aspect that includes not only the official language but also the recognized languages and

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foreign languages that exert a strong influence in the country. The third chapter is dedicated to culture, which will allow a better understanding of the Venezuelan way of life through topics such as literature, music, cuisine, symbols and holidays. The fourth chapter explores the nature and resources that enrich it and that few countries in the world are able to offer. Finally, the fifth chapter deals with the tragic and dramatic situation that has been afflicting Venezuelans for many years, showing how, although Venezuela has so much wealth, it is now in decline.

It will be a real journey that will allow us to better understand its soul and to enhance an identity that is disappearing. The thesis will conclude with an analysis of what has been addressed allowing readers to create, change or confirm an opinion about Venezuela from a historical, socio-cultural and even political point of view.

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I. History

The history of Venezuela begins in the pre-Columbian period, during which the only inhabitants of the country were the so-called Paleoindians - a prehistoric population of skilled hunters, farmers and fishermen. The written and documented history, on the other hand, dates back to the arrival of the first Spaniards after the discovery of America at the end of the 15th century. However, Venezuela was not formed as a state until 1811, when it gained independence from the Spanish government. Until the arrival of the Europeans and for many years after their settlement, Venezuela was never a nation in its own right; the indigenous people lived in tribes and were mainly distinguished by those who hunted and were therefore nomads and by peasant peoples who lived a semi-sedentary life that allowed them to successively develop advanced civilizations. For these reasons, the indigenous population could not oppose the growing European immigration and colonization. The conquerors discovered the wealth of Venezuela and decided to take possession of this land to exploit it and export its resources abroad.

To better understand the path Venezuela followed, the following paragraphs will take you through its history from the pre-Columbian period to the golden age of the 20th century.

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I.1 Pre-Columbian period

There is not much information on the pre-Columbian period, but it is said that the first human beings arrived in Venezuela some 30,000 years ago from the

Amazon, the Andes and the Caribbean and that they were peoples belonging mainly to two major ethnic groups, the Arawak and Carib Indians. The pre-Columbian period begins at this point and is divided into four periods: the Paleo-Indian, the

Meso-Indian, the New-Indian and the Indo-Hispanic.

I.2 The Colonial Era

In 1492, Christopher Columbus discovered the American continent during an expedition and during his third voyage in 1498 reached the Venezuelan coast for the first time. Venezuela became a colonized country and began to be systematically exploited by the Spaniards from 1505 onwards. Their objective was to take over the Venezuelan resources, cover the labor needed to work in the mines and on the plantations and start to commercialize them. Initially, the indigenous peoples were strongly opposed to the various attempts to colonize the territory, but were unable to prevent this process from taking place. The period of colonization reached its peak when the Spaniards began to found the first cities and repress the resistance of the indigenous communities. After a brief period (1529-

1546) during which a form of German government called "Klein Venedig" (Little

Venice) approved by Charles V was established, Spanish colonization began in its own right. During the period of colonization, a form of society going back to the 78

landowner type of the Old Regime with feudal reminiscences developed, dominated by a ruling class of Spanish landowners or of Spanish origin and by a bureaucracy coming directly from Spain, responsible for the collection of taxes and the exploitation of the monopolies of the crown. In 1717, the existing Venezuelan provinces were annexed to the Viceroyalty of Nueva Granada, which was created as a political and administrative entity to control the local authorities in neighboring countries. Later, in Spain, King Charles III rose to power, and in 1777 decided to create a new administrative district in Venezuela known as the Captaincy General of

Venezuela to give greater autonomy to the Venezuelan provinces and which was further consolidated in 1786 with the creation of the Real Audiencia de Caracas. In the following years, the exploitation of the country's wealth continued and the current social profile of Venezuela emerged, due to the union of different peoples - the Spanish, the indigenous population and the African slaves. This led to the birth of a new population that was to be the protagonist of the Venezuelan War of

Independence against Spain.

I.3 Pre-Independence movements

After the end of the colonization process at the end of the 18th century, the general discontent of the Venezuelan colonies towards the Spanish crown begins to spread. Thereupon begins the so-called pre-independence movements, among which are remembered the uprisings of José Leonardo Chirino, Manuel Gual and

José María España and Francisco de Miranda. The internal causes are the inequality

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between social classes, the monopoly of trade with Spain and the obligation to pay taxes to the settlers. On the contrary, the reasons related to the external situation and that pushed the Creoles into rebellion are: the independence of the United

States, the invasion of Spain by Napoleon Bonaparte, the resignation of King

Ferdinand VII of Spain and, finally, the ideas of freedom, equality and fraternity proclaimed by the French Revolution. The first insurrection is that of Chirino on May

10, 1795, but was immediately quashed by the authorities. The next one is headed by Gual and España, who want the abolition of slavery, the distribution of land among the indigenous, the suspension of indigenous taxes, freedom of trade and cultivation and the ban on the export of gold and silver. However, they also discover this conspiracy. Finally, De Miranda's two attempts to invade Venezuela stand out.

He also fails in his intention because is considered a foreigner and because of the lack of support from the Church. His revolutionary thinking, however, makes an important contribution to the successes to be achieved between 1810 and 1811.

I.4 The Independence

April 19, 1810 marks the beginning of the Venezuelan revolution and the road to Independence. During this day the Cabildo of Caracas meets to discuss the situation in Spain. Immediately afterwards, the Supreme Caracas Junta is formed, which from that moment temporarily governs Venezuela until March 2, 1811, when the first Congress of Venezuela provinces is installed and it proceeds to form the new government. On the morning of July 5, 1811, the Congress meets to discuss the

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fate of the country and, after the vote of July 7, finally declares the Independence of

Venezuela. This leads to the establishment of the First , of which Constitution established that the federal system of government is adopted, individual property and rights are protected, the fundamental principles of equality, freedom and fraternity were declared, titles of nobility and privileges were eliminated, and Catholicism became the religion of the State and the people. A year later, however, Venezuela found itself under Spanish rule and on July 25, 1812, the armistice is signed. From this moment on, a long war for Independence begins, led by Simón Bolívar, known as El Libertador. In 1813 the Second Republic was established, but unfortunately, due to opposition, the latter collapses. Later, Bolívar headed off for Nueva Granada, freed it from the Spanish and returned to

Venezuela, where Congress decreed the union between Venezuela and Nueva

Granada. In 1819 the republic of Great Colombia is born, formed by the departments of Cundinamarca (Colombia), Quito (Ecuador) and Venezuela. In May

1830, the National Congress is installed in the city of Valencia and the separation of

Venezuela from the Great Colombia is proclaimed, the Republic of Venezuela is created and a new Constitution is approved. After years of domination, battles and injustice, the Venezuelan people were free. This process towards Independence is now the most important in Venezuelan history for its citizens, as they could finally exercise their right to be Venezuelan, thanks to the freedom for which men of courage with ideals fought with honor and pride.

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I.5 The success of Venezuela

During the twentieth century, Venezuela tried to re-establish, remodel, and reform its political and social institutions. Initially, there was a phase of loss due to the failure of the agricultural reform. However, in the 1920s, the country began exploiting the oil resources that lie beneath the ground in Venezuela, making it one of the richest and most modern countries in South America. In the 1950s and 1980s, in particular, it saw a significant economic growth. In fact, thanks to the exploitation of its oil, it is still the country with the highest per capita income in South America.

The economic boom attracted large migratory flows from all over the world, especially from Colombia, Italy and Spain. These foreign communities will later become the largest in the country, deeply influencing Venezuelan society.

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II. Identity

Venezuela is a multiracial and multi-ethnic country; in fact, it is home to several nationalities. However, the term multiethnic contains a broader history, dating back to August 2, 1498, when Christopher Columbus landed on its shores. In fact, Venezuela already had its own population, albeit heterogeneous; it was home to many indigenous ethnic groups, each of which was characterized by its own social organization and language and by ancestral customs and traditions.

The current culture in Venezuela began with the symbiosis of two different elements that came together with the arrival of Columbus: the Indian and the

Spanish people. The clash between these two great cultures was the starting point for the birth of Venezuela in terms of a population with its own social identity, thanks to the union of several races. Currently, the Venezuelan population is composed mainly of half-castes, followed by white people, Afro-Americans and, finally, Amerindians.

II.1 Ethnic groups

Before the discovery of America, the Venezuelan territory was home to a large number of indigenous peoples, which today due to extermination, slavery, war, disease and assimilation into the global population, are extinct except a few.

Their survival depended on their capacity to adapt and coexist with the new populations, but also on the protection that the Venezuelan State achieved and

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continues to guarantee. The various ethnic groups have common characteristics regarding their lifestyle and way of thinking. They are polygamous tribes, with large families and, in some cases, organized into clans; they worship more than one divinity; their economy is based on agriculture, fishing and hunting; and they dedicate much time to crafts, music, dance and literature. However, they are different from each other, so it is possible to group the different ethnic groups according to three main linguistic families. The Arawakos, which were the largest indigenous group in the Americas, are a population whose main activities are agriculture and fishing. The Caribes settled in Brazil, Colombia, Guyana, Nicaragua,

Panama and Venezuela, in fact, it can be observed that they do not live in the

Caribbean region, but that it is the Caribbean people who are named after these peoples, since they are known as the "Navigators of Prehistory in America". Finally, the Yanomamis, one of the oldest ethnic groups in Venezuela that still lives today on the banks of the Orinoco River, between Venezuela and Brazil. In addition to the three-abovementioned groups, there are other smaller language families. It is important to note that the various ethnic groups that still exist are at serious risk.

For this reason, the Venezuelan State is committed to protecting these peoples, who have the same rights as any other citizen in Venezuelan society.

II.1.a The Spanish community

The Spaniards form the largest foreign community in Venezuela, due to the

Spanish invasion at the end of the 15th century and the massive emigration that

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took place after the Spanish Civil War (1936-1939). This makes Venezuela the country with the third largest Spanish community after Argentina and France. The influence that these people have had on the culture (the official language is

Spanish) and on Venezuelan customs and traditions is therefore evident.

II.1.b The Italian community

The Italian community is the second largest in the country. The Italian immigration began as early as the colonial era, while the greatest influx occurred after the Second World War. Most of them settled mainly in the coastal region of the northern central zone and especially around Caracas (the capital) and Valencia.

The Italian community has always contributed to Venezuelan society, leaving a very important mark on many aspects of the country's life, especially on its economic and employment situation. Even the Italian language has become part of the

Venezuelan culture, influencing it with terms and figures of speech.

II.1.c Origin of the name Venezuela

It is believed that the name of Venezuela was coined by the Italian cartographer and navigator Amerigo Vespucci, who during an expedition in 1499 carefully observed the houses of the aborigines on the shores of Maracaibo. These buildings would have reminded him of the city of Venice, inspiring him to name the land after "Venezziola" or "Venezzuola", that is, small Venice according to the

Italian language of the Renaissance. This term would then have been transformed in

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Venezuela. Although this is the most accepted version, there is another version according to which the name is of indigenous origin and not a diminutive of Venice.

It is believed to derive from the language of the Paraujanos of the Arawak family and to have the meaning of "large water", name by which a population who lived by

Lake Maracaibo was known. This theory could be valid since the conquistadors used to use the names that the natives gave to the places where they lived, simply adapting them to the phonetics of the Spanish language.

II.2 The language

The official language of the nation is Castilian, or Spanish, but indigenous languages are also officially recognized, although they are spoken by only 1% of the population. Spanish, like the other Romance languages, developed from Latin, in this specific case from the Latin spoken in the north of the Iberian Peninsula.

However, it has been influenced by other languages such as: those already present on the Peninsula, that is to say, Celtic and Basque, the languages of peoples that for centuries have occupied what is now Spain, then Arabic, other neo-Latin languages such as Italian and Portuguese, even Germanic languages and, finally, English, especially in countries on the American continent such as Mexico. The differences within Spanish are due to the enormous geographical extension of the language and to a series of historical and social factors due to which the language underwent continual change and adaptation.

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II.2.a Differences between Venezuelan Spanish and Peninsular Spanish

In reference to what has been said so far, it is essential to corroborate that the official language is Spanish, but the spoken language is defined as Venezuelan

Spanish because it has its own characteristics, which differ not only from the language spoken in Spain, but also from those spoken in other countries where the official language is Spanish. Venezuelan Spanish is therefore a variety of Spanish used exclusively in Venezuela. The differences relate mainly to phonetics and vocabulary; these elements are characterized by peculiarities originating from the influence exerted by geographical, historical and social factors; an example of this is the indigenous presence which has particularly influenced the vocabulary. As for phonetics, there are typical characteristics common throughout South and Central

America, which are completely (or almost) absent in Iberian Spanish. The ‘seseo’ is one of them; it is a linguistic phenomenon that consists in the neutralization of the hard alveolo-palatal fricative consonant /s/ and the hard denti-alveolar fricative consonant /θ/ in favor of the first one, which means that the sound /θ/ is always pronounced /s/. In Spanish the consonant c before the vowels i and e and the consonant z before all vowels correspond to the sound /θ/. Where there is the seseo c and z are pronounced /s/. However, there are rules for recognizing terms that are written with c, s or z. The c is used in words that end in -ción, -icia, -icie, - ancia, and -encia, for example canción, justicia, evidencia, etc., and in plural words that end in z, for example peces (pez), luces (luz), felices (feliz), etc. The s is used in words with the suffixes -es, -esa, -ens, which indicate their origin, for example, 87

cumanés, barinesa etc. Finally, the words that end in -anza, -eza e -izo, such as finanza, belleza, erizo, etc., and the Spanish surnames that end in -ez, such as López,

Rodríguez, Pérez, etc., are written with z. This phenomenon is widespread mainly in

Latin America, but also in some cities in Andalusia and the Canary Islands in Spain.

The seseo, although not corresponding to the official phonetics of Spanish, is absolutely accepted as normal and is even a symbol of specific identity in Latin

America, the same cannot be said of Spain, in the Iberian region, where it is often considered defective and is associated with the poorest social classes. Another phonetic change characteristic for most of Central and South America, but also widespread in several regions of Spain, is the ‘yeísmo’. This phenomenon consists in pronouncing in the same way the letter y corresponding to the sound /ǰ/ and the digraph ll corresponding to the sound /ʎ/: the ll is simply pronounced in the same way as the y. More precisely, it is a fusion of two approximate palatal phonemes.

One of the reasons why this phenomenon may have been widespread is that the terms distinguished by the presence of y or ll are limited, for example: calló (past simple of the verb callar, shut up) and cayó (past simple of the verb caer, fall), halla

(subjunctive of the verb hallar, find) and haya (subjunctive of the auxiliary haber, have). This could be a reliable version according to which, for convenience, the difference in pronunciation between the two phonemes has disappeared. This phenomenon is spreading more and more and it is thought that in the future it could be fully used in all Spanish-speaking countries; in fact, according to some analyses, young people tend to use yeísmo more, unlike older people who prefer

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lleísmo (the opposite phenomenon). From a lexical point of view, the differences are so many; common terms and the use of some verbs change between countries, but almost always the two populations understand each other perfectly. One difference that stands out more than others is the use of the second-person plural pronoun "vosotros". If "vosotros" is used in Spain, "ustedes", the third-person plural pronoun, will be used in Venezuela. Very often Venezuelans prefer to use "usted", the third-person singular pronoun, which in Spanish also corresponds to the form of courtesy, while in Venezuela it is also used in informal contexts to address family or friends.

II.2.b Characteristics of Venezuelan Spanish

In the 16th century the conquistadors brought Spanish to Venezuela. Today, the variety of Spanish spoken in Venezuela has its own characteristics inherent to phonetics, morphosyntax and vocabulary, about the latter, terms and ways of saying of the country are known as Venezuelanisms, in turn, within the state, there are different accents and dialects. As for the phonetics, here are some peculiarities.

In speech it is typical to aspirate the final s of the syllable which is commonly replaced by the sound /h/ if the following word begins with a consonant; and the intervocal d is usually lost. It is important to specify that these characteristics vary according to contextual factors, the style and register used and the socio-cultural level. As for morphosyntax, the use of the diminutive -ico and -ica instead of the standard -ito and -ita, is restricted to words with -t in the last syllable, for example

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momentico which comes from momento (moment). Another characteristic is the use of "usted" and " tú "; depending on the region, in fact, the use of one over the other is preferred. In the Andean region, the use of "usted" is widespread even in informal speech, therefore also among friends and family; in other states, on the other hand, the use of "tú" prevails; in other areas, moreover, "vos" is used, which replaces the previous pronouns. Finally, as for the lexicon, the variant of Spanish spoken in Venezuela has many terms that are not used in Spain or do not even exist, and is the result of the influence that indigenous languages, Italian, French and English (particularly that of the United States) have had on Venezuela throughout its history. Here are a series of examples of terms derived from other languages found in Venezuelan Spanish. From the indigenous languages, we have the words arepa (a typical Venezuelan dish), auyama (pumpkin), budare (dish for cooking), cambur (banana), casabe (tapioca), chinchorro (hammock), etc. As for the influences that come from the Italian language we find birra (beer), capo (boss or mafioso), chao (hi), mortadela, nono/a (grandfather/mother), pasticho (referring to lasagna), lasaña (lasagna), piano piano (slowly), malandro (crook), etc. Words of

French origin include aló (from the French allô to answer the phone), baguette, boutique, bulevar (from boulevard), cruasán (from croissant), petitpuás (from petit pois, peas), tour, etc. Finally, the influence of American English is found in many terms such as: jean or blue jean, cachifa (from the diminutive k-chief, domestic), chivo (from chief, boss), gasoil (from gas oil), okey, pana (from partner), etc. These are just a few examples of words derived from other languages that have influenced

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Venezuelan Spanish. There are also internal differences in the language spoken daily and it is possible to distinguish six varieties of Venezuelan Spanish, each one with its own accent and peculiarity: the ‘andino’, also called ‘tachirense’ or ‘gocho’; the ‘central’ or ‘caraqueño’; the ‘guaro’; the ‘llanero’; the ‘marabino’; and finally, the ‘margariteño’ also called ‘oriental’.

All that has been written up to now is a demonstration of how multicultural the Venezuelan state is. Venezuela is a true melting pot of many cultures, traditions, languages and peculiarities that make it special; a mixture of identities that make up a unique and wonderful nation.

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III. Culture

It is already clear that Venezuela was born of the union of several cultures that forged what it is today and resulted in its vast complex diversity. The nation’s traditions are heavily influenced not only by those of the indigenous population but also by those of all the peoples who made it their home – the Spanish and African populations, and since the 19th century it has been enriched even more thanks to the arrival of other European peoples (French, Italian and Portuguese) and

Americans. All in their own way, they have expanded and further enriched the

Venezuelan cultural melting pot, in which each of the elements that make it up has its own characteristics and make it unique and special.

III.1 Literature

The history of Venezuelan literature begins with the oral tradition of the indigenous people; writing did not develop until the colonial era, a period during which literary activity was constant but limited by the lack of printing. Narrative and poetry were the main literary manifestations of the 18th century; the first examples of political journalism appeared during the period of independence. The first literary movement of great importance was Romanticism, which developed in the mid-19th century. From that moment on, Literature began to diversify, giving rise to the literary movements of Positivism and Modernism. The 20th century witnessed the consecration of many important writers, novelists, essayists and poets. Among

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them all, Rómulo Gallegos, considered one of Venezuelan’s greatest writers and even Latin American literature, stands out. In 1964, the Venezuelan government decided to award the "Rómulo Gallegos Prize" every two years to the best novel in the Hispanic world, an award that has become one of the most important in Latin

America. Literature has undergone various changes throughout history, from journalism and oratory to poetry, fiction and theatre which, year after year, have guided it towards maturity and renewal and have given it added artistic value.

III.2 Music as a national art

Venezuelan music is developed from different rhythms that have their origin in the coexistence of indigenous, Spanish and African music. However, Venezuelans have their own musical taste and that is mostly Caribbean. Merengue, salsa and cumbia are very popular genres, and their rhythms are not only for dancing but also simply for the pleasure of listening. However, it must be said that true Venezuelan music is defined as Llanera (native to the Llanos), we are talking about Joropo, the most representative genre of the country's folk music which, in effect, is part of its national identity. Other important genres are the Gaita, the Calypso, the Merengue

(accompanied by costumbrista lyrics) and the Venezuelan waltz.

III.3 Symbols and dates

In Venezuela, all citizens feel that the country's symbols are theirs and they respect and value them, which is why on every national holiday, the national flag is

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raised. In the country there are three national symbols that most represent the nation: the Anthem, the Flag and the National Coat of Arms. There are also others linked to the country’s vast biodiversity that celebrate the beauty of its flora and fauna.

III.3.a Symbols

The first symbol that represents Venezuela's identity as a nation is the

Anthem, which became popular during the struggle for independence under the name of 'Gloria al bravo pueblo' (Glory to the brave people). The lyrics were written in 1810, but was officially adopted as the words of the National Anthem on May 25,

1881. The second national standard is the Flag, designed by Francisco de Miranda and officially adopted on July 9, 1811. It represents the freedom of the Venezuelan people and is composed of three horizontal stripes of the same size: a yellow one

(representing the wealth of the country), a blue one (identified with the sea that surrounds its coasts) and a red one (reminiscent of the blood shed by the heroes of the country). The blue strip has 8 white stars arranged in a semicircle, 7 of which represent the provinces that declared Independence and the eighth indicates

Guyana Esequiba, an area that it claims in the west of Guyana. The third patriotic symbol is the National Shield. Finally, nature is, as always, the protagonist of

Venezuelan culture, which is why the araguaney (a tree), the orchid (known in

Venezuela as the May flower) and the turpial (a tropical ) are also national symbols.

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III.3.b National dates

Venezuelan citizens also greatly value certain dates of historical importance because they are commemorative of events that contributed to Venezuela's formation process. These dates are: October 12 (day of the discovery of America in

1492, as well as Indigenous Resistance Day), March 12 (in 1806 De Miranda tried to liberate Venezuela), April 19 (in 1810 he began the struggle for independence), July

5 (1811, Declaration of Independence) and June 24 (1821, anniversary of the Battle of Carabobo).

III.4 Gastronomy

The culture of a people is made up of all those elements that represent its identity, and this includes not only intellectual and political aspects but also and perhaps above all, customs and traditions. So far, we have talked about Venezuelan literature, music, symbols, history and commemorative dates, but we must not forget the country’s gastronomic traditions. The cuisine of a country is one of the characteristic elements of its culture and is just as important as the other ones.

Each typical Venezuelan dish includes something of the country’s history, now enhanced with new flavors and ingredients that have been added over the years, while maintaining the original flavors created by the natives. Venezuelan cuisine is also an expression of its culture, that is, varied, mixed and rich in colors and flavors.

Typical ingredients are corn, cassava, cooking bananas, cane sugar, and various

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types of meat and poultry; foods of indigenous origin are also accompanied by foods derived from European and African culinary traditions.

There are three typical dishes par excellence - arepa, pabellón and hallaca.

These are followed by a long series of typical dishes that vary from one region to another such as cachapa, sancocho, asado, ham bread and empanadas, to name but a few. Among the desserts, the most famous is the quesillo and, among the drinks, chicha made from rice and milk, with condensed milk and ground cinnamon sprinkled on top is very famous; it is very dense and is drunk cold, chilled with ice.

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IV. Natural paradise

Venezuela has a very rich natural heritage, which includes numerous natural parks, reserves, protected areas, archipelagos, waterfalls and diverse ecosystems, as well as a great variety of , and the presence of precious natural resources.

As a result, it is one of the few regions with the greatest biodiversity in the world.

Some examples of its natural monuments are Lake Maracaibo, the largest in South

America, the Angel Falls, the highest waterfall in the world, the confluence of the two water giants the Orinoco and the Amazon, the Auyantepui, Los Roques National

Park, etc. Currently there are more than 250 species of mammals in Venezuela, including jaguars, pumas, capybaras, manatees, sloths and freshwater dolphins; more than 1200 species of , including the Andean condor, the flamingo, the pelican, several species of parrots such as the macaw, the guacharaca and the toucan; and among the reptiles, besides caimans and iguanas, there is the largest snake in the world, the anaconda. Similarly, the Venezuelan flora is very diverse, including plant species such as orchids, cacti, moriche palms and several fruit trees.

Among the resources that make Venezuela a unique country there are, of course, petroleum and also iron, coal, gold, diamonds and bauxite.

IV.1 Flora

Venezuela is so abounding in extraordinary natural elements that a separate thesis would be needed to mention all of them, so only some of them will be

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discussed. Angel Falls and the Catatumbo lightning, a meteorological phenomenon, can both be said to belong to the seven wonders of Venezuela. The original name of

Angel Falls used by the natives was Kerepakupai-Vena, however, the current name with which it is known throughout the world was given in 1937 in honor of James

Crawford Angel, the American aviator who in 1933 discovered the waterfall. At 979 meters high with 807 meters of uninterrupted falls, it is the highest in the world. It is a protected natural area declared a World Heritage Site by UNESCO in 1994, and recognized as a national park on June 12, 1962. Another characteristic element of

Venezuela is the Catatumbo Lightning. It is not a natural monument, but an atmospheric phenomenon that only occurs in Venezuela at the mouth of the

Catatumbo River, from which it gets its name. The phenomenon is characterized by almost continuous lightning and was declared a natural heritage of Zulia in 2005, and if UNESCO were to declare it a World Heritage Site, it would be the first meteorological phenomenon with this cataloguing.

IV.2 Fauna

Venezuela is one of the 17 most diversified countries in the world. Technically, it is considered a megadiverse country, that is to say, it is home to most living species, and therefore is considered one of the richest in biodiversity on the planet.

This is also and above all due to the presence of numerous endemic species.

The fauna is typical of a neotropical zoogeographic region, with howler monkeys, bats, rodents, some carnivores (jaguars, pumas) and ungulates (tapirs), as well as an

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incredible number of birds. Therefore, also from this point of view, Venezuela is more than rich. The third chapter has already mentioned one of the most important birds for Venezuelans that is a national symbol, the Venezuelan troupial. Therefore, other species among the protagonists of the Venezuelan fauna will be described, such as the scarlet macaw (guacamaya) and the spectacled or Andean bear.

The macaw is a bird belonging to the parrot family. They are beautiful and very sociable with humans, and always travel in groups of two, three or even more birds. This is because they are monogamous and remain with one partner throughout their lives, and when their partner dies they are adopted by another couple. The plumage, as the name suggests, is mainly scarlet in color; the rump and tail-covert feathers are pale blue, while the greater upper wing coverts are yellow.

The upper side of the remiges and the extremities of the tail feathers are dark blue, while the lower side of the remiges of the wings and of the tail are dark red with golden reflections; the upper mandible is mainly light horn in color and the lower mandible is black.

This parrot, besides being very diffused in Venezuela, is native to the humid evergreen forests of tropical America, starting from Mexico up to Peru and

Amazonian Brazil.

The spectacled bear, also known as the Andean bear, is a carnivorous mammal and is the only bear present in South America, and one of the smallest bears in the world. Its fur is black or very dark brown, and it has large white circles or semicircles around its eyes (from which it takes its common name) and has a

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snout of the same color. It should be noted, however, that the somatic characteristic of the circles around the eyes is not always present. This species, unfortunately, has been classified as <> of extinction by the

International Union of Nature Conservation as its habitat is the first to be continuously threatened by human activity, especially by deforestation and hunting.

IV.3 Natural and mineral resources

Venezuela has a wide variety of mineral, metallic and non-metallic deposits.

The wealth of this country, however, is due to another type of ‘gold’, the so-called

‘black gold’, petroleum. In fact, it has been the main source of income for the State since the first half of the 20th century and its exploitation dates back to the 16th century. There are five main petroleum basins in Venezuela, the largest being Lake

Maracaibo. Venezuela is a founding member of the Organization of the Petroleum

Exporting Countries (OPEC) and one of the world's leading petroleum exporters; in fact, it owns the world's first natural petroleum reserve, which produces millions of barrels of this resource every day. The company that carries out the activities of exploration, production, refining, marketing and transportation is the Venezuelan state company Petróleos de Venezuela (PDVSA). Unfortunately, Venezuela is currently in a serious economic crisis, a situation that has allowed other countries to lead the list of the world's largest petroleum exporters. However, according to some data of 2016, it remains among the ten largest producers in the world.

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V. Venezuela today

Today, this country is in a situation that we can only define as tragic. We are no longer talking about a rich, multi-ethnic and joyful land. It is no longer a cultural melting pot whose parts fit together perfectly thus creating a wonderful overall image. This melting pot has been destroyed, the image we see today is not at all wonderful, it is depressing.

This year the World press photojournalism contest was held; it is the most important photojournalism contest in the world and its aim is to reward the best shot that bears witness to an event or theme of great importance at global level.

This year the winner was Ronaldo Schemidt with a photograph entitled "Venezuela crisis". It was taken on May 3, 2017, and the subject is a young 28-year-old demonstrator who, during a protest against Venezuelan President Nicolás Maduro, was set alight when the petrol tank of a motorbike exploded. Well, the image of him wrapped in flames running desperately down the street in a certain way represents Venezuela today. A country in flames, a country burning and suffering.

To fully understand how it was possible to reach this point, it is necessary to look for the causes in the political framework of the country in the twentieth century, from when Juan Vicente Gómez seized power to the presidency of Hugo Chávez and the current situation of the country under President Nicolás Maduro.

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V.1 Politics in the XX century

After the destruction of the colonial system and its long-awaited independence, Venezuela was governed by a series of dictatorships for more than a century until 1935, when Juan Vicente Gómez died. The last of the great

Venezuelan caudillos, he was a tyrant who dominated the country with some interruptions from 1908 onwards and during whose government there was an event that radically changed the economic and political situation of the State, the discovery of enormous petroleum deposits. Supported by their own armies, a series of warlords seized power, exploiting it for their own benefit and not that of the nation. Later, in 1936, Eleazar López Contreras began an era of "new democracy" in which a liberal-inspired constitution was promulgated. In 1948, however,

Betancourt's party candidate, Rómulo Gallegos, became the first democratically elected president of Venezuela. However, in the same year Gallegos was deposed by a military coup led by Marcos Pérez Jiménez who assumed dictatorial power on

December 2, 1952 until January 23, 1958 when the democratic government was overthrown and restored with the election of Rómulo Betancourt. This latest development and the progressive decline of military interests in the political life of the country were followed by a period of civilian and democratic rule for approximately forty years. In 1988, Carlos Andrés Pérez was elected, whose neoliberal policy of austerity and privatization produced good economic results, but at the same time accentuated the gap between rich and poor, generating strong

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social discontent. This tension led a few years later to bloody student revolts followed by an attempted military coup. In the following elections, he won over former President Caldera Rodríguez, who faced a severe banking crisis in 1994 that led to major capital flight and corporate bankruptcies. In order to put an end to this crisis, a policy of privatization was initiated but failed and led to the decline of political parties active during the second half of the 20th century.

V.2 The advent of Chávez

In 1998, a few years after leading a failed revolutionary attempt, Hugo Rafael

Chávez Frías, founder of the Movimiento Quinta República (MVR), was elected president. His "peaceful revolution" began with the removal of corrupt judges and the promulgation of a new regulation of the legislature that suspended the powers of Congress. The following year, the new Constitution proclaiming the birth of the

Bolivarian Republic of Venezuela, was adopted. Thereafter, the President was granted the possibility of remaining in office for two successive six-year terms and the Senate was abolished. His election thus determined a new era of national politics, which will lead to new relations between the country's social and economic classes. The new special powers granted to the President, meanwhile, generated a climate of strong political and social unrest which, in April 2002, led to a civil- military coup d'état; however, the coup failed. On 15 August 2004, during his second term in office, his opponents called for a popular referendum in a bid to remove him. The outcome of the vote was uncertain and its veracity questioned,

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but Chávez regained the support of the poorer classes and was re-elected in 2006.

Once again he managed to obtain extraordinary powers from Parliament, and after announcing a new nationalization plan in the field of energy and telecommunications, the limit on the re-election of the President and also of other institutional functions was abolished. In 2012, therefore, he obtained his fourth mandate. Shortly after his victory, now suffering from cancer, Chávez began to gradually withdraw from the political scene until he died in 2013 and left the government and the presidency of Venezuela to his designated successor, Nicolás

Maduro.

V.3 Maduro: economic and humanitarian crisis

Since November 19, 2013, Nicolás Maduro Moros has governed Venezuela through Decree-Law. Initially, the local elections held after the general election largely confirmed the support of citizens for their government. However, over the following years the country's economy deteriorated mainly due to corruption, the government’s economic policy and the collapse of petroleum prices, which had been the main source of income for the national economy for about a century. This led to higher crime rates, inflation, poverty, shortages of food and basic necessities and therefore to a significant decrease in the quality of life. As a result, starting in

2014, the protests begin to turn into daily uprisings to all intents and purposes.

Since then, Venezuela has been experiencing a period of instability and violence.

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In the December 2015 parliamentary elections, for the first time in 17 years of

Chavismo, the opposition won by a landslide victory over the United Socialist Party of Venezuela (PSUV). Due to the deteriorating economic and energy crisis, Maduro declared a state of emergency in 2016, further worsening living conditions. Strong protests and marches against the government followed in 2017 with the aim of winning new elections, which took place on 30 July. On the same day, during the protests against the National Constituent Assembly, at least 15 people were killed.

Meanwhile, in November of the same year, it was officially declared that Venezuela was experiencing hyperinflation.

V.4 A country on its knees

Venezuela has gone from facing an economic crisis to experiencing a real humanitarian catastrophe and now the country is on its knees. The lack of food and medicine is uncontrollable, thousands of citizens are leaving their homeland and chaos reigns in the cities: 30,000 murders a year, kidnappings, looting, robberies and thefts. The health system is practically non-existent, to the extent that there has been a return of diseases that had been eradicated or controlled, such as malaria and measles. In addition, maternal (65 per cent) and infant (25 per cent) mortality rates have increased; thousands of children are malnourished. According to some surveys, Venezuelans are not able to eat more than twice a day, because on one hand they do not have enough money, on the other there is a shortage of food. Prices are no longer reasonable if one considers that the minimum wage is

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around 2,500,000 bolivars and that a box of eggs costs more than 1,000,000 bolivars. Some foods have even disappeared from the typical Venezuelan diet; eggs are no longer eaten, flour, rice and pasta are preferred, and mortadella has replaced meat. These days, after 5 p.m., when darkness approaches, terror reigns and it is difficult to find people around; crime is so widespread that people fear for their lives. For these reasons, today the people are going out into the streets and rebelling against what is an authoritarian and dictatorial government whose objective no longer seems to be the welfare of the country. These people, whom the government treats as terrorists, are actually students and workers protesting and fighting to get their own country back.

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Conclusion

This dramatic situation has been affecting Venezuela for years now.

Thousands of people have been forced to leave their homes and those who have stayed due to fear, the impossibility to leave or because they are hoping for change, are suffering from hunger and are constantly risking their lives. If we take a look into the past, however, it is possible to see that it has not always been all gray.

Venezuela was a sun-kissed paradisiacal land and a source of resources of all kinds, but above all of enthusiasm.

Today I am here to write in the hope that soon prosperity and peace will once again reign in this amazing country and that its people can defeat this enormous scourge that is the Venezuelan government. Unfortunately, this is a difficult challenge, as President Nicolás Maduro is at the head of a regime of terror and corruption. Presidential elections were held on May 20, 2018, and although in theory they should not have taken place as the President is currently charged with a criminal conviction for alleged corruption, he was in fact re-elected for a second six- year term. In fact, prior to the elections, the Supreme Court of Justice of Venezuela, in exile, declared that the President of the Republic who was standing for re- election could not be re-elected. Even the OAS, the Organization of American

States, has declared and recognized the suspension of Maduro as president of the

Bolivarian Republic of Venezuela. Unfortunately, the National Assembly (controlled by the opposition) was deprived of all power by the Supreme Court controlled by

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Maduro. The people were therefore urged not to go to the polls and not to participate in what could be considered a fraud and a scam. This is the current situation affecting the population. The Supreme Court of Justice has also been deprived of justice itself.

By writing this thesis, therefore, I wanted to show those who are not

Venezuelans the true essence of Venezuela through its history, culture, customs and traditions, and I wanted to gather the necessary information, obtained through research and direct testimony, to better know a homeland torn apart by difficulties and get an idea of what is happening today. To the afflicted Venezuelans, on the other hand, I wanted to remind them of all the wonderful things they possess and have done, in the hope that the people will finally undertake the path of change towards a different and better future without forgetting, however, an equally magnificent past.

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ESPAÑOL

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Introducción

El argumento de la presente tesis nace del redescubrimiento de Venezuela a través del relato de todos los aspectos que le conciernen para llegar, al final, a la realidad que la caracteriza hoy en día y que no corresponde a la verdadera esencia de esta nación.

Las razones que me llevaron a elegir este tema provienen del hecho de que

Venezuela es el país donde nací y, junto con Italia, representa mi hogar y mis orígenes. Por lo tanto, me siento obligada a promover mi tierra donde, no solo nací, sino donde viví los primeros años de mi vida. Mi primera lengua, la que aprendí a hablar, leer y escribir, es el español, los primeros paisajes que vi son los de

Pampatar, en la Isla de Margarita, y la primera realidad que experimenté la de

Venezuela; y aún hoy, después de llevar 16 años viviendo en Italia, me siento parte de aquellas tierras.

El objetivo de esta tesis es mostrar la belleza de Venezuela desde sus muchos aspectos de vista; un país que a lo largo de su Historia ha demostrado cuán próspero es. Quiero analizar y exponer los aspectos que la han hecho grande, aunque hoy día lamentablemente, está atravesando un triste camino debido a la situación política interna. Siglos de esplendor, tradiciones y cultura que han contribuido a formar la identidad de esta nación, ahora corre el peligro de desaparecer. Por esta razón hay que mostrar todo lo que Venezuela ha sido y puede seguir siendo. La finalidad de esta tesis es promover una Venezuela que estamos

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perdiendo y eliminar la imagen que, como resultado de años y años de conflictos, se le ha asociado. Hay que volver a encender esa luz que hoy se está apagando y devolver la esperanza a su cada vez más reducida población que, atemorizada por la situación de Venezuela de hoy donde el miedo y el caos están tomando el control, se ve obligada a huir de sus hogares. El mío quiere ser un llamamiento para, como dice nuestro himno, devolverle “Gloria al bravo pueblo”.

Mi opinión personal es que la fuerza de un país se demuestra manteniendo celosamente su propia cultura, ya sea centenaria, milenaria o de unos pocos años; de hecho, son las tradiciones las que caracterizan y mantienen un país tal y como es, sólo la fuerza de un pueblo unido que lucha para poder ganar. Sin embargo, esta fuerza a veces puede desfallecer y la gente puede perder el ánimo y olvidarse de la riqueza que posee su país; quiero, por tanto, destacar todo lo que Venezuela tiene que ofrecer.

La base de este estudio es el análisis de la Venezuela de ayer y de la

Venezuela actual. Por este motivo la tesis trata temas tales como la Historia, la población, la cultura y su paradisíaco patrimonio natural e intentaré analizar a fondo cada uno de ellos. Todo ello está organizado en cinco capítulos: el primero profundiza en la Historia de Venezuela recorriéndola desde la época precolombina, es decir antes del descubrimiento de América en 1492, hasta la época colonial y desde que se independizó de España hasta la llamada época dorada durante el siglo

XX. En el segundo capítulo se estudia la población que, de hecho, es multirracial, es decir los numerosos grupos étnicos indígenas presentes en el territorio, así como las

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comunidades extranjeras y el aspecto lingüístico que comprende, no sólo el castellano como lengua oficial, sino también las lenguas indígenas, oficiales en cada una de las comunidades, y los idiomas que ejercen una fuerte influencia en el país.

El tercer capítulo está dedicado a la cultura, que permitirá una mejor comprensión del estilo de vida y forma de ser venezolanos a través de temas como la literatura, la música, la gastronomía, los símbolos y las festividades. Por su parte, en el cuarto capítulo, explora la naturaleza y los recursos que la enriquecen, una naturaleza que pocos países tienen la posibilidad de ofrecer. El último capítulo aborda la trágica y dramática situación que aflige a los venezolanos desde hace muchos años, mostrando cómo el declive de su país a pesar de la inmensa riqueza que posee.

Es un verdadero viaje que permitirá comprender mejor su alma y valorar una identidad que están tratando de hacer desaparecer. El relato concluye con un rápido análisis de todo lo abordado y ello permitirá al lector crearse una opinión sobre Venezuela, cambiarla o confirmarla desde un punto de vista histórico, sociocultural e incluso político.

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I. La Historia

La Historia de Venezuela comienza en la época precolombina, durante la cual los únicos habitantes del país eran los indígenas amerindios: hombres prehistóricos y hábiles cazadores, recolectores y pescadores. En cambio, los primeros documentos sobre aquellas tierras se remontan a la llegada de los primeros españoles tras el descubrimiento de América, a finales del siglo XV. Sin embargo,

Venezuela no se formó como Estado hasta 1811, año en que se independizó del gobierno español. Hasta la llegada de los europeos, y durante muchos años tras su asentamiento, Venezuela nunca fue una nación propiamente dicha; los indígenas vivían en tribus y se diferenciaban entre quienes se dedicaban a la caza, y por lo tanto nómadas, y quienes vivían de la recolección, y llevaban una vida semisedentaria que les permitió sucesivamente desarrollar un avanzado nivel de civilización. Por ello, los indígenas no podían oponerse a la creciente inmigración y colonización europeas. Los conquistadores descubrieron las riquezas de Venezuela y tomaron posesión de aquellas tierras para explotarlas y exportar sus recursos.

Para entender mejor el camino que está tomando Venezuela, a continuación se recorrerá su Historia desde la época precolombina hasta los años dorados del siglo XX.

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I.1 Época precolombina

No existe mucha información sobre aquella época, pero se sabe que los primeros individuos llegaron a Venezuela hace unos 30.000 años procedentes la

Amazonía, los Andes y el Caribe; se trataba de pueblos que pertenecían principalmente a dos grandes grupos étnicos: los Arawacos y los Caribes. La era precolombina comenzaba a partir de estos flujos y se divide en 4 períodos: paleoindio, mesoindio, neoindio e indohispano.

I.2 Época colonial

En 1492 Cristóbal Colón descubrió el continente americano y en 1498, durante su tercer viaje, llegaba por primera vez a las costas venezolanas. El territorio de la actual Venezuela se convirtió en una colonia española y, a partir de

1505, fue sistemáticamente explotada; el objetivo era adueñarse de los recursos naturales, conseguir mano de obra para trabajar en minas y plantaciones, y poder comercializar con todas aquellas riquezas. Inicialmente, los pueblos indígenas se opusieron fuertemente a los intentos de colonización, pero no lograron ni frenarla ni impedirla. El proceso llegó a su culmen cuando los españoles fundaron las primeras ciudades y se reprimió la resistencia de las comunidades indígenas.

Carlos V, como pago de sus deudas con el banquero alemán Welser, le regaló la Provincia de Venezuela. En 1529 llegó el nuevo gobernador, Ambrosius Ehinger, quien rebautizó la Provincia con el nombre de Klein Venedig (Pequeña Venecia).

Cuando volvió bajo dominio español la organización del territorio se remontaba a 114

los latifundios del Antiguo Régimen, con remisiones feudales, dominado por terratenientes españoles o criollos, con una burocracia controlada directamente desde España y responsable de la recaudación de impuestos y de la explotación de los monopolios de la Corona. En 1717 las provincias venezolanas existentes se anexionaron al Virreinato de Nueva Granada, creado como una entidad política y administrativa para controlar a las autoridades locales en otros países. Más tarde, cuando llega al trono de España Carlos III, decide crear en 1777 un nuevo distrito administrativo en Venezuela conocido como la ‘Capitanía General de Venezuela’ para dar mayor autonomía a las provincias venezolanas y la cual se consolidaría aún más en 1786 con la creación de la ‘Real Audiencia de Caracas’. Con el paso de los años la explotación de las riquezas del país aumentaba y se va delineando el perfil social de la actual Venezuela, debido a la unión de los diferentes pueblos: españoles, indígenas y esclavos africanos. Ello condujo al nacimiento de una nueva clase social que protagonizaría la lucha por su independencia de España.

I.3 Movimientos preindependentistas

A finales del siglo XVIII, el descontento general de los territorios venezolanos con la Corona se había extendido tanto que dio origen a los primeros movimientos independentistas. Entonces iniciaron los llamados movimientos preindependentistas, entre los que se hallaban los levantamientos de José Leonardo

Chirino, Manuel Gual y José María España, y Francisco de Miranda. Las causas internas fueron la desigualdad entre clases sociales, el monopolio del comercio con

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España y la obligación de pagar impuestos a los colonos. Por el contrario, los motivos relativos a la situación exterior y que empujaron a los criollos a rebelarse fueron: la independencia de los Estados Unidos, la invasión de Napoleón Bonaparte en España y la renuncia de Fernando VII, y las ideas de libertad, igualdad y fraternidad promovidas por la Revolución Francesa. La primera insurrección es la de

Chirino el 10 de mayo de 1795, pero fue inmediatamente aplastada por las autoridades. La siguiente estuvo liderada por Gual y España, que exigían la abolición de la esclavitud, el reparto de tierras entre los indígenas, la suspensión de los tributos indígenas, la libertad de comercio y de cultivo, y la prohibición de exportar el oro y la plata nacionales. Sin embargo, también esta conspiración fue descubierta. Finalmente, se produjeron los dos intentos de De Miranda de invadir

Venezuela y que serían fundamentales. Él también fracasaría en su intento porque le consideraban un extranjero y por la falta de apoyo de la Iglesia. Sin embargo, su ideario revolucionario, dio una importante contribución a los éxitos que se lograrían entre 1810 y 1811.

I.4 La independencia

El 19 de abril de 1810 marcó el inicio de la revolución venezolana y abrió el camino hacia la independencia. Aquel día el Cabildo de Caracas se reunió para discutir las relaciones con España. Inmediatamente después se constituyó la Junta

Suprema de Caracas que, a partir de aquellos momentos, gobernaría provisionalmente el país hasta el 2 de marzo de 1811, cuando se reunió el primer

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Congreso de los Estados de Venezuela, del que nacería el nuevo gobierno. En la mañana del 5 de julio de 1811, el Congreso se reunió para discutir sobre el destino del país; tras la votación del 7 de julio, se declaró oficialmente la Independencia efeméride que conllevaría el nacimiento de la Primera República de Venezuela, en cuya Constitución se establecía un sistema federal de gobierno, protección de la propiedad y los derechos individuales, declaraba los principios fundamentales de igualdad, libertad y fraternidad, se eliminaban los títulos nobiliarios y sus privilegios y se declaró el Catolicismo como religión del Estado y del pueblo. Sin embargo, un año más tarde Venezuela volvía bajo el dominio español y el 25 de julio de 1812 se firmaba la Capitulación dando inicio así a una larga guerra por la independencia liderada por Simón Bolívar conocido como El Libertador. En 1813 se estableció la

Segunda República que, lamentablemente, a causa de la crisis económica y las discrepancias políticas, también fracasaría. Años después, Bolívar liberó Nueva

Granada de los españoles y regresó a Venezuela, donde el Congreso decretaría la fusión entre Venezuela y Nueva Granada. En 1819 nacía la Gran Colombia, formada por los departamentos de Cundinamarca, Quito y Venezuela. En el mes de mayo de

1830 se instaló el Congreso Nacional en la ciudad de Valencia y se proclamó la separación de Venezuela de la Gran Colombia, nacía así la República de Venezuela y, más tarde se aprobaría la nueva Constitución.

Tras años de dominación, guerras e injusticia, el pueblo venezolano logró ser libre. Aquella lucha por la independencia se había convertido en el proceso más importante para la Historia de Venezuela y para sus ciudadanos, ya que finalmente

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pueden ejercer libremente su derecho a ser venezolanos, gracias al sacrificio de hombres de gran valor y con ideales que lucharon con honor y orgullo.

I.5 El éxito de Venezuela

El siglo XX representó un período en el que Venezuela trató de remodelar, reformar y volver a crear las instituciones políticas y sociales. Inicialmente, se asistió a un periodo de pérdidas dado que había fracasado la reforma agraria. Sin embargo, desde los años veinte, el país empezó a explotar los recursos petroleros que se descubrieron en territorio nacional, convirtiendo al país en uno de los más ricos y modernos de Sudamérica. Entre los años cincuenta y ochenta se produjo un importante crecimiento económico. De hecho, gracias a la explotación del petróleo, hoy día sigue siendo el país con mayores ingresos per cápita de Sudamérica. El auge económico empezó a atraer grandes flujos migratorios desde todo el mundo, especialmente de Colombia, Italia y España cuyas comunidades llegaron a ser las más numerosas del país e influyeron profundamente en la sociedad venezolana.

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II. Identidad

Venezuela es un país multirracial y multiétnico; de hecho, acoge varias nacionalidades. Sin embargo, el término multiétnico contiene una historia más amplia, que se remonta a más allá del 2 de agosto de 1498. Cuando Cristóbal Colón atracó en sus costas Venezuela tenía una población indígena muy heterogénea ya que acogía numerosos grupos étnicos y cada uno de ellos se caracterizaba por su propia organización social, lengua, costumbres y tradiciones ancestrales.

Los comienzos de la cultura actual en Venezuela nacieron de la simbiosis de dos elementos distintos que se produjo tras la llegada de Colón: el indio y el español. El choque entre estas dos grandes culturas representa el punto de partida para el nacimiento del pueblo venezolano y de su conciencia como identidad social, gracias a la unión de varias razas.

Actualmente, la población venezolana está compuesta mayoritariamente por mestizos, seguidos de blancos, afroamericanos y, por último, amerindios.

II.1 Etnias indígenas

Antes del descubrimiento de América, las tierras venezolanas eran el hogar de grandes pueblos indígenas; hoy, por razones tales como el exterminio, la esclavitud, la guerra, las enfermedades o la forzosa integración en la población, casi se han extinguido. Su supervivencia dependía de su capacidad de adaptación y convivencia con las nuevas poblaciones que iban llegando, pero también de la protección que el

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Estado venezolano les garantizaba como, hasta el día de hoy, sigue haciendo. Los diversos grupos étnicos tienen características comunes en su estilo de vida y mentalidad. Son tribus polígamas y, por ello, con familias numerosas que en algunos casos se organizan en clanes; son politeístas; la pesca, la agricultura y la caza son la base de su economía y dedican mucho tiempo a la artesanía, la música, la danza y la literatura. Sin embargo, son diferentes entre sí, por lo que es posible agrupar los distintos grupos étnicos en tres familias lingüísticas principales:

. los Arawakos, que era el mayor grupo indígena del continente

americano, son una población dedicada principalmente a la

agricultura, pero también a la pesca;

. los Caribes se asentaron en las zonas de los actuales Brasil, Colombia,

Guyana, Nicaragua, Panamá y Venezuela. Curiosamente, no residían

en las regiones caribeñas pero fueron ellos los que dieron nombre al

mar, al territorio y a las poblaciones. Son conocidos como los

"navegantes de la Prehistoria en América";

. los Yanomamis son uno de los grupos étnicos más antiguos de

Venezuela y su hábitat natural sigue siendo hoy en día las riberas del

río Orinoco, entre Venezuela y Brasil.

Además de los tres grupos ya mencionados existen, también, otras familias lingüísticas más pequeñas. Es importante destacar que los diversos grupos étnicos que aún existen se encuentran en grave peligro de desaparecer. Por eso el Estado

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venezolano se ha comprometido a protegerlos, ya que tienen los mismos derechos que cualquier otro ciudadano de la sociedad venezolana.

II.1.a La comunidad española

Los españoles representan la mayor comunidad extranjera en Venezuela, a causa de la invasión española, pocos años después del Descubrimiento, y de los numerosos exiliados que llegaron después de la Guerra Civil española (1936-1939).

Ello hizo que la población de origen español de Venezuela sea hoy día la tercera mayor del mundo, después de la argentina y la francesa, con la mayor comunidad española. Así pues es incuestionable la influencia que los españoles han ejercido en la cultura, costumbres y tradiciones autóctonas venezolanas, una prueba de ello es que su lengua oficial es el castellano.

II.1.b La comunidad italiana

La comunidad italiana es la segunda más numerosa del país. La inmigración italiana comenzó ya durante la época colonial pero el mayor flujo humano se produjo tras la Segunda Guerra Mundial. La mayoría de ellos se asentaron principalmente en la costa septentrional y en la región central, especialmente en los alrededores de Caracas y la ciudad Valencia. La comunidad italiana siempre se ha sentido muy integrada a la vida venezolana, dejando una huella muy importante en muchos aspectos, especialmente en los económicos y laborales. Incluso el idioma ha influenciado la cultura venezolana con términos y modismos.

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II.1.c Origen del nombre Venezuela

Se cree que el nombre de Venezuela fue acuñado por el cartógrafo y navegante florentino Américo Vespucio, quien durante una expedición, en 1499, observó cuidadosamente los conjuntos de palafitos de los indígenas en las costas de

Maracaibo. Estas construcciones le recordaban a la ciudad de Venecia, lo que le inspiró para dar el nombre de "Venezziola" o "Venezzuola" (en florentino significaba

‘pequeña Venecia’). Este término se transformaría en ‘Venezuela’. Aunque esta es la versión más aceptada, hay otra según la cual el nombre es de origen indígena y no un diminutivo de Venecia. Se cree que deriva del nombre veneçiuela que le dieron los Paraujanos, una familia arahuaca, y que significa "agua grande", que era como llamaban al Lago de Maracaibo. Esta teoría podría ser la más verosímil ya que los conquistadores solían utilizar los nombres que los nativos daban a los lugares donde vivían, simplemente adaptándolos a la fonética de la lengua castellana.

II.2 El idioma

El idioma oficial de la nación es el castellano, o español, pero las lenguas indígenas también están reconocidas oficialmente no obstante las hablen solo el 1

% de la población. El español, como otras lenguas románicas, se ha desarrollado a partir del latín, en este caso concreto, del latín hablado en el norte de la Península

Ibérica. Sin embargo, se ha visto influenciado por otras lenguas como las ya presentes en la Península Ibérica, es decir, el celta y el euskera, las lenguas de los pueblos que durante siglos han ocupado lo que hoy es España, por ejemplo el 122

árabe, otras lenguas neolatinas como el italiano y el portugués, incluso las lenguas germánicas y, por último, el inglés, especialmente en los países que se encuentran en el continente americano como México. Las diferentes variaciones del español se deben a su enorme expansión geográfica y a una serie de factores históricos y sociales que han permitido un continuo cambio y adaptación de la lengua.

II.2.a Diferencias entre el español venezolano y el español peninsular

En referencia a lo que se ha dicho hasta ahora, es esencial corroborar que la lengua oficial es el castellano, pero la lengua hablada se define como español venezolano porque tiene sus propias características que no sólo difieren de la lengua hablada en España, sino también del español que se habla en otros países donde también es lengua oficial. El español venezolano es, por lo tanto, una variedad del peninsular utilizado exclusivamente en dicho país. Las diferencias son principalmente la fonética y el vocabulario; estos elementos se caracterizan por peculiaridades que tienen su origen en la influencia ejercida por factores geográficos, históricos y sociales; un ejemplo de ello es la presencia indígena que ha influido sobre todo en el vocabulario. En cuanto a la fonética, hay características típicas comunes en todos los países hispanoamericanos, que están casi o completamente ausentes en el español peninsular. El ‘seseo’ es una de ellas, un fenómeno lingüístico que consiste en la neutralización de la consonante fricativa alveolar sorda /s/ y la consonante fricativa dental sorda /θ/ a favor de la primera, lo que significa que el sonido /θ/ se realiza siempre como /s/. Sin embargo, hay reglas

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para saber qué términos se escriben con c, s o z. La c se usa en palabras que terminan en -ción, -icia, -icie, -ancia, y -encia, por ejemplo canción, justicia, evidencia, etc., y en palabras plurales que terminan en z, por ejemplo peces (pez), luces (luz), felices (feliz), etc. La s se usa en palabras con los sufijos -és, -esa, -en, que indican gentilicios, como cumanés, barinesa, etc. Finalmente, se escriben con z las palabras que terminan en -anza, -eza e -izo, como finanza, belleza, erizo, etc., y los apellidos de origen español que terminan en -ez, por ejemplo López, Rodríguez,

Pérez, etc. Este fenómeno está muy extendido principalmente en América Latina, pero también en algunas zonas de España, como en varias ciudades de Andalucía y en las Islas Canarias. El seseo, aunque no corresponde a la fonética castellana oficial, está absolutamente aceptado como normal e incluso representa un símbolo de identidad específica en América Latina, no así en España, de hecho se suele considerar defectuoso y se asocia a las clases sociales más humildes.

Otra variación fonética característica de la mayor parte de la América Central y del Sur, aunque también muy extendido en varias regiones de España, es el

‘yeísmo’. Este fenómeno consiste en realizar de la misma manera el fonema /ǰ/, que corresponde a la letra y, por su lado el fonema /ʎ/, que corresponde al dígrafo ll simplemente desaparece la diferencia fonológica entre la ll y la y. Es una fusión de dos fonemas aproximantes palatales. Una de las razones por las que este fenómeno pudo generalizarse es que los términos que se distinguen por la presencia de y o ll no son muchos, por ejemplo: calló (pretérito indefinido del verbo callar) y cayó

(pretérito indefinido del verbo caer), halla (subjuntivo del verbo hallar) y haya

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(subjuntivo de haber). Existe una versión atendible según la cual, por conveniencia, la diferencia de pronunciación entre los dos fonemas ha desaparecido. Este fenómeno se está extendiendo cada vez más y se cree que, en el futuro podría utilizarse plenamente en todos los países donde hispanohablantes; de hecho, según algunos análisis, los jóvenes tienden a utilizar más el yeísmo, a diferencia de las personas mayores que usan más la fonética correcta.

Desde el punto de vista lexical, las diferencias son tantas; términos comunes y el uso de algunos verbos cambian entre países, pero casi siempre en el mundo hispánico la comunicación interpersonal es perfecta. Una diferencia que se destaca particularmente entre todos ellos es el uso del pronombre personal de segunda persona plural ‘vosotros’, usado en España, mientras que en Venezuela se usa

‘ustedes’ tercera persona plural. Muy a menudo los venezolanos prefieren el uso de usted o ustedes, que en castellano corresponde a la forma de cortesía; en

Venezuela, sin embargo, se utiliza incluso en contextos no formales, para dirigirse a familiares o amigos.

II.2.b Características del español venezolano

En el siglo XVI los conquistadores llevaron el español a Venezuela. Hoy en día, la variedad del español que se habla en Venezuela tiene sus propias características inherentes a la fonética, la morfosintaxis y el vocabulario, en cuento a este último, términos y formas de decir del país se denominan ‘venezonalismos’; a su vez, dentro del estado, existen diferentes acentos y dialectos. En cuanto a la fonética, he

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aquí algunas peculiaridades. En el habla es típico aspirar la s final de sílaba que es comúnmente reemplazada por el fonema /h/ en el caso de que la palabra que sigue empiece en consonante; se suele perder la d intervocálica. Es importante especificar que estas características varían según los factores contextuales, el estilo y registro utilizado y el nivel sociocultural del hablante. En cuanto a la morfosintaxis, el uso del diminutivo -ico o -ica está muy extendido en la raíz de las palabras, que terminan en consonante t, por ejemplo “momentico”, diminutivo de momento.

Otra característica es el uso de "usted" y "tú"; dependiendo de la región, se prefiere el uso de uno u otro. En la región andina, el uso de "usted" está muy extendido incluso en el habla informal, es decir también entre amigos y familiares; en otros estados, en cambio, prevalece el uso de "tú"; en otras zonas, además, se utiliza

"vos", como sustitudo de los pronombres anteriores. Otro elemento característico se refiere a los posesivos. En el español venezolano hay una diferente construcción en cuanto a los posesivos que sería extraña en España, es decir, el artículo determinado que precede al sustantivo, y seguido por la preposición “de” y esta por el pronombre personal tónico. Por último, en cuanto al léxico, la variante del castellano hablada en Venezuela tiene muchos términos que no se utilizan en

España o ni siquiera existen. Ello es el resultado de la influencia de varias lenguas que se han asentado a Venezuela a lo largo de su Historia: las lenguas indígenas, el italiano, el francés y el inglés (en particular el de EE.UU.). He aquí una serie de ejemplos de términos derivados de otros idiomas que encontramos en el español venezolano. De la lengua indígena proceden las siguientes palabras: arepa (un plato

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típico venezolano), auyama (calabaza), budare (plato usado en cocina), cambur

(plátano), casabe (tapioca), chinchorro (hamaca), etc. En cuanto a la influencia de la lengua italiana encontramos: birra (cerveza), capo (jefe o mafioso), chao, mortadela, nono/a (abuelo), pasticho (la lasaña), lasaña, piano piano (lentamente), malandro (malandrino), etc. Entre las palabras de origen francés se incluyen: aló

(del francés allô respuesta al teléfono), baguette, boutique, bulevar (boulevard), cruasán, petitpuás (petit pois, guisantes), tour, etc. Por último, la influencia del inglés americano se encuentra en muchos términos como: jean o blue jean, cachifa

(del diminutivo k-chief, doméstica), chivo (chief, jefe), gasoil (gas oil, gasolina), okey, pana (partner, compañero), etc. Estos son sólo algunos ejemplos de las palabras que derivan de otros idiomas y que han influido en el español venezolano. Existen también diferencias internas en la lengua hablada diariamente que nos permiten diferenciar seis variedades de español venezolano, cada una con su propio acento y peculiaridades: el andino, también llamado ‘tachirense’ o ‘gocho’; el central o caraqueño; el guaro; el llanero; el marabino; y finalmente, el margariteño, también llamado oriental.

Todo lo anteriormente explicado es una demostración de hasta qué punto es multicultural Venezuela, y ello es un reflejo de las muchas culturas, tradiciones, lenguas y peculiaridades que la hacen especial; un crisol de identidades que conforman una nación única y maravillosa.

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III. Cultura

Ya está claro que Venezuela nace de la unión de varias culturas que han forjado la actual y han permitido su vastedad. Sus tradiciones son fundamentalmente el resultado de lo que aportaron la población indígena, española y africana; desde el siglo XIX se fueron enriqueciendo aún más gracias a la llegada de otros pueblos europeos (franceses, italianos y portugueses) y de los Estados

Unidos; ampliando y enriqueciendo aún más el crisol cultural venezolano, en el que cada uno de los elementos que lo componen tiene sus propias características y ello lo hace único y especial.

III.1 La Literatura

La historia de la Literatura venezolana comienza con la tradición oral de los indígenas; la escrita no se desarrolló hasta la época colonial, período durante el cual la actividad literaria era constante, pero limitada por la falta de la imprenta. La narrativa y la poesía fueron las principales manifestaciones literarias del siglo XVIII; durante el período de la independencia aparecieron los primeros ejemplos de periodismo político. El primer movimiento literario de gran importancia fue el

Romanticismo que se desarrolló a mediados del siglo XIX. A partir de esos momentos la Literatura comenzó a diversificarse dando origen a los movimientos literarios del Positivismo y el Modernismo. El siglo XX fue testigo de la consagración de muchos e importantes escritores, novelistas, ensayistas y poetas. Entre todos,

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destaca Rómulo Gallegos, considerado uno de los más grandes escritores de la literatura no solo venezolana sino incluso latinoamericana. Desde 1964 el gobierno venezolano decidió otorgar cada dos años el ‘Premio Rómulo Gallegos’ a la mejor novela del mundo hispano, galardón que se ha convertido en uno de los premios más importantes de América Latina. La Literatura ha ido viviendo diversos cambios a lo largo de la historia, desde el periodismo y la oratoria hasta la poesía, la ficción y el teatro que, año tras año, la han guiado hacia su madurez y renovación y le han dado un valor artístico añadido.

III.2 La música como arte nacional

La música venezolana se desarrolla a partir de diferentes ritmos que tienen su origen en la convivencia entre la música indígena, española y africana. Sin embargo, los venezolanos tienen su propio gusto musical y que es sobre todo netamente caribeño. El merengue, la salsa y la cumbia son géneros muy populares, y cuyos ritmos no solo son para bailar sino también simplemente para el placer de escuchar.

Sin embargo, hay que decir que la verdadera música venezolana se define como

Llanera (autóctona de los Llanos), estamos hablando del Joropo, el género más representativo de la música folklórica del país que, en efecto, forma parte de su identidad nacional. Otros géneros importantes son la Gaita, el Calipso, el Merengue

(acompañado de textos que hacen referencia al costumbrismo) y el vals venezolano.

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III.3 Símbolos y efemérides

En Venezuela, todos los ciudadanos sienten como suyos los símbolos del país y los respetan y los valorizar, por eso cada vez que se celebra una fecha patria se iza la bandera nacional. En el país hay tres símbolos patrios que más representan a la nación: el Himno, la Bandera y el Escudo Nacional. También hay otros vinculados a la riqueza natural y que celebran la belleza de su flora y fauna.

III.3.a Símbolos

El primer símbolo que representa la identidad de Venezuela como nación es el

Himno, que empezó a ser popular durante la lucha por la Independencia bajo el nombre de ‘Gloria al bravo pueblo’. El texto fue escrito en 1810, pero se adoptó oficialmente como Himno Nacional el 25 de mayo de 1881. El segundo estandarte nacional es la Bandera, diseñada por Francisco de Miranda y adoptada oficialmente el 9 de julio de 1811. Representa la libertad del pueblo venezolano y la componen tres franjas horizontales del mismo tamaño: una amarilla (que representa la riqueza de la patria), una azul (identificada con el mar que rodea sus costas) y una última roja (que recuerda la sangre demarrada por los héroes de la patria). La franja azul tiene 8 estrellas blancas dispuestas en semicírculo, 7 de las cuales representan las provincias que declararon la Independencia y la octava indica la zona en reclamación venezolana, la Guayana Esequiba. El tercer símbolo patriótico es el

Escudo Nacional. Finalmente, la naturaleza es como siempre protagonista de la cultura venezolana, por ello también son símbolos nacionales el araguaney (un 130

árbol), la orquídea (conocida en Venezuela como flor de mayo) y el turpial (un ave tropical).

III.3.b Fechas Patrias

Los ciudadanos venezolanos también valoran mucho ciertas fechas de importancia histórica porque son efemérides que conmemoran acontecimientos que contribuyeron al proceso de formación de Venezuela. Estas fechas son: 12 de octubre (día del descubrimiento de América en 1492, así como Día de la Resistencia

Indígena), 12 de marzo (en 1806 De Miranda trató de liberar a Venezuela), 19 de abril (en 1810 iniciaba la lucha por la Independencia), 5 de julio (de 1811,

Declaración de Independencia) y 24 de junio (de 1821, aniversario de la Batalla de

Carabobo).

III.4 Gastronomía

La cultura de un pueblo la conforman todos aquellos elementos que representan su identidad, y esto incluye no sólo aspectos intelectuales y políticos, sino también, y sobre todo, costumbres y tradiciones. Hasta ahora hemos hablado de aspectos venezolanos como la literatura, la música, los símbolos, la historia y los aniversarios, pero no debemos olvidar el aspecto gastronómico. La cocina de un pueblo es uno de los elementos característicos de su cultura y no es inferior a otros por su importancia.

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Cada plato típico venezolano lleva consigo algo de la Historia, enriqueciéndose con nuevos sabores e ingredientes que han sido agregados con el paso de los años y, al mismo tiempo, manteniendo los sabores originales creados por los nativos. La cocina venezolana también es expresión de su cultura, es decir, variada, mezclada y rica en colores y sabores. Los ingredientes típicos son el maíz, la yuca, el plátano, el azúcar de caña, diversos tipos de carne de ganado e incluso de aves; alimentos de origen indígena a los que también se les acompaña con alimentos derivados de la influencia europea y africana.

Hay tres platos típicos por definición: arepa, pabellón y hallaca. Le siguen una larga serie de platos típicos que varían de una región a otra, por nombrar algunos: cachapa, sancocho, asado, pan de jamón y empanadas; entre los postres el más famoso es el quesillo y, entre las bebidas, es muy famosa la chicha (bebida hecha a base de arroz y leche, con leche condensada y canela al gusto; es muy espesa y se toma fría, con hielo).

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IV. Paraíso natural

Venezuela posee un patrimonio natural exuberante y variado, que incluye numerosos parques naturales, reservas naturales de todo tipo, áreas protegidas, archipiélagos, cascadas y diversos ecosistemas, así como una fauna muy variada y valiosos recursos naturales. Todo ello hace que el territorio nacional sea una de las regiones con mayor biodiversidad del planeta. Algunos ejemplos de sus

'monumentos' naturales son: el Lago de Maracaibo, el mayor de Sudamérica, el

Salto del Ángel, la cascada más alta del mundo con sus 979 metros, la confluencia de los dos gigantes de agua el Orinoco y el Amazonas, el Auyantepuy, el Parque

Nacional Los Roques, etc. Actualmente en el país existen más de 250 especies de mamíferos, entre ellos jaguares, pumas, carpinchos, manatíes, perezas y delfines de agua dulce; más de 1.200 especies de aves, entre ellas el cóndor andino, el flamenco, el pelícano, varias especies de loros como el guacamayo, la guacharaca y el tucán; y entre los reptiles, además de caimanes e iguanas; allí se encuentra la mayor serpiente del mundo: la anaconda. De igual manera, la flora venezolana es muy variada y diversa, incluye especies como las 1.600 variedades de orquídea, los cactus, la palma moriche y diferentes especies de árboles frutales. Entre los recursos naturales que hacen de Venezuela un país único se halla en primer lugar el petróleo y también hierro, carbón, oro, diamantes y bauxita.

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IV.1 Flora

En Venezuela se encuentran abundantes joyas naturales, por lo que enumerarlas y estudiarlas a fondo merecería un trabajo aparte. Por lo tanto, sólo se analizarán dos de ellas: el Salto del Ángel y el Relámpago del Catatumbo. Se puede decir que ambos están incluidos entre las siete maravillas de Venezuela. El nombre original del Salto del Ángel, el que le dieron los nativos era Kerepakupai-Vena; el nombre actual, por el cual se le conoce en todo el mundo, se le dio en 1937 en honor de James Crawford Angel, el aviador americano que, en 1933, descubrió la cascada. Es la más alta del mundo con sus 979 metros y sus 807 metros de caída ininterrumpida. Se halla en un espacio natural protegido, declarado Parque

Nacional de Canaima el 12 de junio de 1962 y, en 1994, Patrimonio de la

Humanidad por la UNESCO. Otro "monumento" natural característico de Venezuela es el Relámpago del Catatumbo. Se trata de un fenómeno atmosférico único en el mundo que tiene lugar en la desembocadura del río Catatumbo, del que toma su nombre. El fenómeno se ha definido como "una tormenta da rayos continua".

AGGIUNGERE En 2005 fue declarado Patrimonio Natural del estado de Zulia. Si fuera declarado Patrimonio de la Humanidad por la UNESCO, sería el primer fenómeno meteorológico del planeta con esta catalogación.

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IV.2 Fauna

Venezuela es uno de los 17 países más diversificados del mundo, técnicamente es considerado un país megadiverso, es decir, posee la mayoría de las especies vivas, y por lo tanto es considerado como uno de los más ricos en biodiversidad del planeta. Esto se debe también y sobre todo a la presencia de numerosas especies animales endémicas. La fauna es típica de la región zoogeográfica neotropical, con monos aulladores, murciélagos, roedores, algunos carnívoros (jaguar, puma) y ungulados (tapir); increíblemente numerosos son los pájaros. Por lo tanto, también desde este punto de vista, Venezuela es más que rica.

IV.3 Minería y recursos naturales

Venezuela posee una gran variedad de yacimientos minerales, metálicos y no metálicos. La riqueza de este país, sin embargo, se basa en otro tipo de "oro", el llamado "oro negro": el petróleo. De hecho constituye, desde la primera mitad del siglo XX, la principal fuente de ingresos del Estado y cuya explotación se remonta al siglo XVI. Existen cinco cuencas petrolíferas principales y la mayor es la del Lago de

Maracaibo. Venezuela es uno de los miembros fundadores de la Organización de

Países Exportadores de Petróleo (OPEP) ya que es uno de los principales exportadores del mundo; de hecho, en el territorio nacional se encuentra la primera reserva natural de petróleo del mundo, que produce millones de barriles de crudo

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al día. La empresa que se ocupa de gestionar las actividades de explotación, producción, refinación, mercadeo y transporte del petróleo es la empresa estatal venezolana Petróleos de Venezuela (PDVSA). Lamentablemente, el país hoy sufre una grave crisis económica, situación que ha permitido que sean otros los países que encabezan la lista de los mayores exportadores del mundo. Sin embargo, según algunos datos de 2016, sigue siendo uno de los diez mayores productores del mundo.

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V. Venezuela hoy

Hoy en día, este país se encuentra en una situación que podríamos definir como dramático. Ya no podemos hablar de un país rico, multiétnico y alegre. Ya no es un crisol de culturas cuyos elementos encajan perfectamente y dan vida a una imagen maravillosa. Este crisol ha sido destruido y la imagen que vemos actualmente no es para nada maravillosa: es trágico.

Este año se ha convocado de nuevo el concurso mundial de fotoperiodismo

'World Press Photo', el más prestigioso del mundo y cuyo objetivo es premiar la fotografía que mejor represente un evento o un tema de gran relevancia mundial.

En la convocatoria de este año el ganador en la categoría 'Foto del Año' ha sido

Ronaldo Schemidt con la fotografía titulada "Venezuela crisis". Fue tomada el 3 de mayo de 2017 y en ella se ve a José Víctor Salazar Balza, un joven manifestante de

28 años, que corre en llamas durante una protesta contra el presidente venezolano

Nicolás Maduro. Pues bien, esta imagen representa en cierta manera la Venezuela de hoy día. Un país en llamas, un país que sufre.

Para comprender a fondo cómo fue posible llegar a este punto, es necesario buscar las causas en el marco político del país en el siglo XX, empezando por la

Presidencia de Juan Vicente Gómez hasta llegar a Chávez y a la situación actual que está encabezando Nicolás Maduro.

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V.1 La política en el siglo XX

Después de la destrucción del sistema colonial, Venezuela vivió una época de golpes de estado que duró más de un siglo, hasta 1935 año en que murió Juan

Vicente Gómez; un presidente sanguinario que había dominado el país, con algunas interrupciones, desde 1908 y durante cuyo gobierno se produjo lo que cambiaría radicalmente la situación económica y política del Estado: el descubrimiento de enormes yacimientos de petróleo. Apoyados por sus propios ejércitos, una serie de caudillos, cercanos a la figura de los señores de la guerra africanos, tomaron el poder y los explotaron en su propio y particular beneficio, no para el de la nación.

Más tarde, en 1936, Eleazar López Contreras abrió la época de "la nueva democracia" en la que se promulgó una constitución de inspiración liberal. En

1948, el candidato del partido Acción Democrática, Rómulo Gallegos, fue el primer presidente de Venezuela en ser elegido democráticamente. Sin embargo, ese mismo año, Gallegos fue depuesto por un golpe militar declarado por Marcos Pérez

Jiménez quien asumió y mantuvo el poder dictatorial desde el 2 de diciembre de

1952 hasta el 23 de enero de 1958 cuando fue derribado y se restauró el gobierno democrático tras la elección de Rómulo Betancourt. Este último acontecimiento y el progresivo declive de los intereses militares en la vida política del país fueron seguidos por un período de gobiernos civiles y democráticos durante unos cuarenta años. En 1988 fue elegido Carlos Andrés Pérez, cuya política neoliberal de austeridad y privatización produjo buenos resultados económicos, pero al mismo

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tiempo agravó la brecha social entre las clases más ricas y los pobres, lo que generó un fuerte descontento social. Esta tensión provocó unos años más tarde las sangrientas revueltas estudiantiles a las que siguió un intento de golpe militar. En las siguientes elecciones ganó el expresidente Caldera Rodríguez, quien tuvo que enfrentarse a una severa crisis bancaria en 1994 que provocaría fugas de capitales y quiebras empresariales. Para poner fin a esta crisis, Caledra inició una política de privatización que fracasó y condujo a la decadencia de los partidos políticos parlamentarios durante la segunda mitad del siglo XX.

V.2 La llegada de Chávez

En 1998 Hugo Rafael Chávez Frías, fundador del Movimiento V República

(MVR), fue elegido presidente, casi diez años después de haber dirigido una intenta golpista que fracasó. Su "revolución pacífica" comenzó con la destitución de los jueces corruptos y la promulgación de una nueva regulación del poder legislativo que suspendió los poderes del Congreso. Al año siguiente aprobó la nueva

Constitución, en la que se proclamaba el nacimiento de la República Bolivariana de

Venezuela. A partir de ese momento, se le concedió al Presidente la posibilidad de permanecer en el cargo por dos períodos sucesivos de 6 años cada uno y se suprimió el Senado. Por lo tanto, su elección determinó una nueva era de política nacional, que conduciría a nuevas relaciones entre las clases sociales y económicas del país. Mientras tanto, los nuevos poderes especiales otorgados al Presidente generaron un clima de fuerte choque político y social que, en abril de 2002, condujo

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a un fracasado golpe de Estado cívico, militar. El 15 de agosto de 2004, durante su segundo mandato, sus opositores convocaron un referéndum revocatorio para intentar destituirlo. El resultado de la votación fue incierto y se puso en duda su veracidad, pero Chávez recuperó el apoyo de las clases más pobres y fue reelegido en 2006. Una vez más consiguió que el Parlamento le otorgara poderes extraordinarios y, tras anunciar un nuevo plan de nacionalizaciones en el ámbito de la energía y las telecomunicaciones, se creó la 'presidencia vitalicia del Presidente' y también de otros cargos institucionales. En 2012, obtuvo su cuarto mandato. Poco después de la victoria, a causa de un tumor, Chávez comenzó a retirarse gradualmente de la escena política hasta su muerte en 2013 y dejó designado como sucesor a Nicolás Maduro para el gobierno y la presidencia de Venezuela.

V.3 Maduro: crisis económica y humanitaria

Desde el 19 de noviembre de 2013 Nicolás Maduro Moros gobierna Venezuela a golpe de Decreto Ley. Inicialmente, las elecciones locales celebradas tras las generales confirmaron en gran medida el apoyo de los ciudadanos a su gobierno, pero con el paso de los años la economía del país se fue deteriorando considerablemente debido a la corrupción, la política económica del gobierno y el colapso de los precios del petróleo que ha sido la principal fuente de ingresos de la economía nacional durante aproximadamente un siglo. Ello ha llevado a un aumento de la inflación, la pobreza, la escasez de alimentos y productos de primera necesidad, los índices de criminalidad y, por tanto, a un deterioro significativo de la

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calidad de vida. Como resultado, a partir de 2014, las protestas empezaron a convertirse a todos los efectos en levantamientos diarios. Desde entonces,

Venezuela vive un grave período de inestabilidad y violencia.

En las elecciones parlamentarias de diciembre de 2015, por primera vez después de 17 años de chavismo, la oposición ganó y provocó un fuerte colapso del apoyo popular al Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV). El empeoramiento de la crisis económica y energética llevó a Maduro a declarar el estado de emergencia en 2016, lo que empeoró aún más las condiciones de vida. En 2017 seguían produciéndose fuertes protestas y marchas contra el gobierno con el objetivo de llegar a nuevas elecciones, que celebraron el 30 de julio. Ese mismo día, durante las protestas contra la Asamblea Nacional Constituyente, al menos 15 personas fueron asesinadas. Mientras tanto, en noviembre del mismo año, se confirmó que Venezuela estaba experimentando una hiperinflación.

V.4 Un pueblo de rodillas

Venezuela ha pasado de enfrentarse a una crisis económica a experimentar una verdadera catástrofe humanitaria que ha puesto y está poniendo al país de rodillas. La falta de alimentos y medicinas es incontrolable, miles de ciudadanos abandonan su patria y reina el caos en las ciudades: treinta mil asesinatos al año, secuestros, saqueos, robos y hurtos. El sistema sanitario nacional prácticamente ha desaparecido, hasta tal punto que han vuelto a parecer enfermedades que habían sido erradicadas o controladas, como el paludismo y el sarampión. Además, las

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tasas de mortalidad materna (65%) e infantil (25%) van en aumento y miles de niños sufren desnutrición. De según algunos estudios, los venezolanos no logran comer más de dos veces al día, por la crónica falta de dinero y de comida. Los precios de los productos básicos se han disparado; el salario mínimo mensual es de unos

2.500.000 de bolívares y que una docena de huevos cuesta más de 400.000.

Algunos alimentos incluso han desaparecido de la dieta cotidiana de los venezolanos: han dejado de consumir huevos, están obligados a utilizar harina, arroz, pasta y mortadela, que ha sustituido a la carne. Actualmente, después de las

17.00, cuando empieza a anochecer, reina el terror y es difícil encontrar gente por las calles; el crimen está tan extendido que la gente teme seriamente por su vida.

Por todo ello, cuando hoy el pueblo sale a las calles y se rebela contra el gobierno autoritario y dictatorial cuyo fin ya no parece ser el bienestar del país. Estas personas a las que el gobierno acusa de 'terroristas' son en realidad estudiantes y trabajadores, que protestan y luchan para recuperar su dignidad y de su país.

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Conclusión

Esta dramática situación prolifera en Venezuela desde hace años. Miles de personas se han visto obligadas a abandonar sus hogares y aquellos que, por miedo, imposibilidad o esperanza de cambio, se han quedado, sufren hambre y su vida está en constante peligro. Sin embargo, si retrocedemos en el tiempo podemos ver que no todo siempre ha sido gris. Venezuela era una tierra paradisíaca besada por el sol que posee fuentes de recursos de todo tipo pero, sobre todo, de entusiasmo.

Hoy escribo con la esperanza de que pronto pueda volver a ser el país próspero y pacífico de un tiempo, y que su pueblo pueda derrotar este enorme flagelo que es el actual gobierno venezolano. Desafortunadamente, es un difícil desafío, ya que el presidente Nicolás Maduro mantiene un régimen de terror y corrupción. De hecho, ha convocado elecciones que se celebraron el 20 de mayo de este año algo que, en teoría, no sería posible ya que actualmente el Presidente está acusado en un proceso penal por presunta corrupción. Por lo tanto, el Tribunal

Supremo de Justicia venezolano en el exilio, declaró que el Presidente de la

República y candidato a la reelección no solo no podía ser reelegido, ni siquiera podía presentarse como candidato. Incluso la OEA, la Organización de Estados

Americanos, ha declarado y reconocido la suspensión de Maduro como presidente de la República Bolivariana de Venezuela. Sin embargo y por desgracia, la Asamblea

Nacional (en la que tenía mayoría la oposición) se vio privada de todo su poder por el Tribunal Supremo que, a su vez, controla Maduro. Por lo tanto, se exhortó a la

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población para que no acudiera a las urnas y para que no participara en lo que puede considerarse un fraude y una estafa. Esta es la situación actual que afecta a la población. El Tribunal Supremo de Justicia también se ha visto privado de su poder de aplicar la justicia.

A través de esta tesis, por lo tanto, he querido mostrar a quienes no conocen la situación venezolana, cuál es la verdadera esencia del país a través de su historia, cultura, costumbres y tradiciones; he querido proporcionar la información necesaria, obtenida a través de testigos directos, para conocer mejor una patria desgarrada por las dificultades y la miseria y hacerse una idea de lo que está sucediendo hoy en día. Por otro lado, a los venezolanos que saben resistir y luchar les querría decir que piensen en todo lo que de maravilloso poseen y han hecho, con la esperanza de que el pueblo finalmente inicie su recorrido por el camino del cambio hacia un futuro diferente y mejor, sin olvidar, por ello, su pasado igualmente magnífico.

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare i miei genitori, che hanno sempre creduto in me e mi hanno spronata, sostenuta e criticata quando era necessario. Ma soprattutto li ringrazio per avermi trasmesso la passione per le lingue e per l’avventura. Senza di loro non sarei quel che sono oggi. Vorrei ringraziare, in seguito, i professori della mia università che, nel corso di questi tre anni, mi hanno permesso di apprendere e approfondire la cura e la precisione nei dettagli necessarie nell’interpretariato e nella traduzione; in particolare, ringrazio le mie correlatrici per il loro lavoro e i loro consigli. Un ringraziamento speciale va anche alle mie amiche, che insieme a me hanno affrontato questo viaggio. Infine, vorrei ringraziare me stessa, per l’impegno e la passione che ho sempre dedicato.

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