“Per Me È Stato L'uomo Del Sogno”

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“Per Me È Stato L'uomo Del Sogno” SABATO 1 NOVEMBRE 2003 LA REPUBBLICA 33 DIARIOdi A 10 ANNI DALLA SCOMPARSA DEL REGISTA/ INTERVISTA A JAMES HILLMAN IL SET Fellini sul set del film “8 e 1/2”. Nei tondi, due disegni del regista n vasto gioco di riflessi - una verso, vitale, alle tragedie umane comune «intelligenza del dell’amore e della morte, della per- Ucuore» - unisce James Hill- dita e del tradimento». man a Federico Fellini. Lo psicoa- Si può parlare di aspetti narcisi- nalista e il narratore di sogni. Il filo- stici in Fellini, fanciullo che indaga sofo e il cineasta. Il guru di una psi- ossessivamente sul proprio passa- cologia analitica FELLINIFELLINI to? Qualcuno, a suo fondata sulla teoria tempo, segnalò il junghiana degli ar- «cordone ombelica- chetipi e l’instanca- le» autobiografico di bile viaggiatore nel- Amarcord. «In quel le sfere del fantasti- film», replica Hill- co. L’esperto ameri- man, «il piacere del- cano di patologie “Per me è stato l’uomo del sogno” la memoria è inseri- della psiche colletti- to in un contesto va e il più profonda- specifico, quello del mente italiano tra i LEONETTA BENTIVOGLIO fascismo, dove la visionari del cine- storia assimila e in- ma. Tanti i temi condivisibili: la Hillman, ammirandolo al punto ve sempre, nel suo cinema, una ga- nome del recupero dei miti. La ri- interiore». quadra la vicenda personale. In- forza creativa delle emozioni come che «in un’intervista rilasciata lassia mitica di donne-fantasma, cerca di Fellini, come la mia, mira- In Fellini Hillman riconosce an- trattenitore che usa con humour antidoto alla violenza e all’ingordi- qualche anno prima di morire», ri- donne-proiezione e donne-simu- va a sottolineare la centralità delle che il proprio attacco frontale al ni- ciò che riguarda se stesso - vita, gia della civiltà dei consumi; la vi- ferisce da Dallas l’autore dei più fa- lacro. Luogo avvolgente e dispen- immagini, tanto più importanti dei chilismo: «Con Ginger e Fred con- emozioni, ricordi - Fellini si tra- talità della fantasia contro l’op- scinosi best seller psicoanalitici satore, che nutre ogni suo film». significati. Attribuiva il primo po- dusse l’animo del mondo sul pia- sforma in geniale pagliaccio: pro- pressione dei precetti tecnologici; contemporanei, «dichiarò che il Più o meno negli stessi anni in sto all’immaginazione, intesa, con neta ridicolo e spietato della televi- cesso che accomuna i grandi comi- il culto dell’ironia come chiave di suo testo preferito, in assoluto, era cui Hillman scrive il suo celebre assoluta concretezza, come realtà sione. Che produce fenomeni, non ci, come Buster Keaton e Charles riscatto; l’ubiquità e l’eccesso di il mio saggio Il mito dell’analisi». È Saggio su Pan, Fellini esalta il lato fantastica; e alle immagini dava vo- immagini: simulacri, fantasmi, in- Chaplin. Il che non ha niente a che velocità dei media come motore di un ulteriore spunto per indurlo a dionisiaco dell’esistenza e l’ener- ce. Non a caso, nei film, cambiava cubi dilaganti nelle tenebre del sot- vedere col narcisismo: è una forma una crisi ontologica dagli effetti de- parlare del regista morto dieci anni gia creatrice delle pulsioni, «in par- spesso le voci degli attori, ripren- tomondo, alla ricerca di sangue ed d’arte». vastanti. Le immagini sono danna- fa, e più che mai celebrato nel mon- ticolare con Satyricon,l’opera felli- dendo l’antica idea del teatro greco emozioni. Già La Dolce Vita e Otto Quanto al glorioso e peculiare te, scrive Hillman: il loro inaccetta- do in questi giorni. niana più in sintonia coi miei libri, di parlare attraverso la maschera. e mezzo erano risposte al nichili- sentimentalismo felliniano, Hill- bile pullulare quotidiano ha deter- Il cinema di Fellini, premette che attingono al mondo classico in Per far emergere la psiche, la voce smo tramite l’animodelle immagi- man lo abbraccia con entusiasmo minato l’esilio dell’immaginazio- Hillman, testimonia con puntua- ni. Per non parlare di Roma: la sce- travolgente: «Nel nostro mondo ne. Pare una didascalia, lanciata a lità folgorante l’adesione del regi- na delle motociclette che attraver- malato di freddezza e minimali- distanza, all’incursione tragica e sta al pensiero junghiano: «Un film sano la città è la calata degli Unni, smo, il sentimentalismo è un trion- grottesca nell’universo televisivo – molto eloquente in tal senso è Giu- barbari invasori di civiltà. Immagi- fale riscatto. Siete voi italiani a es- specchio minaccioso della falsità lietta degli Spiriti, che registra il ne che sa restituirci la distruzione sere troppo sensibili al tema, a cau- del visibile – compiuta da Fellini in viaggio psicoanalitico di una don- di una cultura con la forza impaga- sa degli eccessi sentimentalisti del- Ginger e Fred. na sedotta da miriadi di fantasie bile dell’immediatezza». la Chiesa. Tanto che in Italia esiste Fellini e Hillman non si sono mai dell’animus, attributo riferito da Hillman sente di condividere una tradizione di rivolta a quest’a- incontrati. Eppure si può dire che Jung alla componente della perso- STEVEN SPIELBERG con Fellini anche l’importanza at- spetto, come dimostrano il futuri- tra loro ci sia stato un dialogo idea- nalità meno vincolata ad aspetti tribuita alla malinconia, «valore di- smo e altre avanguardie artistiche. le e silenzioso, sospeso nello spazio primitivi, quella spirituale. Per FELLINI. INCONTRAI Fellini quando andai namico e apertura verso prospetti- Anche il fascismo è stata una ribel- e nel tempo. L’allievo ribelle di questo, forse, è stato il film di Felli- a Roma per il lancio di “Duel” e lui ve interne. Quella felliniana è una lione al sentimentalismo, per di- Jung ha visto tutti i film di Fellini. Il ni che ho più amato: quando lo vi- fu così gentile da passare una giornata con me. malinconia creativa perché trasfi- ventare poi sentimentale anch’es- quale, a sua volta, divorava i libri di di ero ancora rigorosamente jun- “Da allora abbiamo continuato a comunicare ne- gurata dall’arte, come nel jazz. È un so». ghiano. Otto e mezzo gli anni seguenti, sia pure con poca frequenza, sentimento che per- punta invece alla per lettera e per telefono. Forse non tutti sanno vade, ad esempio, rappresentazione che io scrissi a Fellini l’ultima lettera da lui letta un film denso di ani- L’opera che più di ogni altra ho dell’altra parte del- prima di morire, come mi ha rivelato la sua fami- ma come La Strada. Conosco tutto il suo cinema e lui l’essere umano: l’a- glia. Gli scrivevo quanto continuava a commuo- E non ha mai - penso amato è “Giulietta degli Spiriti” nima, ovvero tutto vermi e ispirarmi tutto quello che aveva fatto nel a Lo sceicco bianco e ha divorato tutti i miei libri che registra il viaggio psicoanalitico ciò che ha a che fare cinema e che modello importante nella mia vita a Le notti di Cabiria- “Satyricon” è la cosa in assoluto con la componente era stato il personaggio di Marcello Mastroianni la connotazione de- di una donna sedotta dalla fantasia femminile come in “8 e 1/2”, che sentivo di vivere io stesso: man “ pressiva dei primi più in sintonia con il mio lavoro contatto con l’in- mano che il mio successo cresceva, la mia vita film di De Sica e di conscio. La parte salvifica del film è diventava come quella di Mastroianni nel film. tanto cinema neorealista. Fellini la donna mediatrice di emozioni e Tante volte mi sono sentito così, circondato dal guarda e segue lo stesso sottobosco di accoglienza materna. D’altra caos. di gente comune, intrappolata nel- parte Fellini identifica e circoscri- la strada; ma dando un suono di- ‘‘34 LA REPUBBLICA DIARIO SABATO 1 NOVEMBRE 2003 IO REGISTA IL SET ARTISTA Nel momento in cui Fuori dal teatro di Credo che un faccio il mio lavoro, posa, dalle luci, dal artista sia un divento un cineasta, set, dalla medium, una mente, vengo abitato. Un materializzazione di dei nervi, un corpo, oscuro abitatore che fantasie e sogni, delle mani, un non conosco prende fuori da simulacro abitato da le redini della quell’atmosfera mi un sogno, da una baracca, dirige sento un pochino fantasia, da un’idea, tutto quanto vuoto, mi trovo da un sentimento al posto mio subito in esilio che diventa una storia FELLINI VISTO DA FELLINI Disegno di Fellini per il film mai Il personaggio della mamma fatto “Il viaggio di G.Mastorna” di Titta in “Amarcord” TUTTI STREGATI (segue dalla prima pagina) I FILM ravamo due vagabondi sen- za patria né dimora, che si Eincontravano da soli, senza LUCI DEL nessuno, sebbene fasciati dal ca- VARIETÀ lore dell’esistenza – camerieri DAI SUOI INCANTESIMI (1950), girato ciabattanti e un po’ logori, vendi- con Lattuada, tori ambulanti che offrivano rose, racconta il vecchi amici coi quali scambiare mondo delle un saluto, l’acciottolio e i profumi PIETRO CITATI compagnie di e le voci della cucina. Non man- giro giava quasi niente: cibi simbolici, che gli assicuravano l’esistenza. l’I-Ching con le istruzioni per l’u- LO SCEICCO Era un asceta: proprio lui, che se- so: io lo misi da parte senza guar- BIANCO condo qualcuno avrebbe condi- darlo nemmeno. Cercava di far- Per più di vent’anni (1952) Sordi è viso, come diceva Gadda, la “gran mi conoscere il mago Rol, che a ‘‘ un seduttore fiera magnara” della vita. Torino faceva non so quali prodi- da strapazzo Appena seduti, cominciava a gi, e io preferivo di gran lunga sono andato con lui a voce bassa la conversazione. Sor- l’accorto portiere portoghese cena. Arrivava in AMORE rideva: sorrideva appena con le che vegliava sulla casa sua e di IN CITTÀ estremità delle labbra, quasi mai Giulietta Masina.
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