Gli Aratea Di Cicerone Saggio Di Commento Ai Frammenti Di Tradizione Indiretta
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Dipartimento di Studi Umanistici – Area di Studi sul Mondo Antico Dottorato in Civiltà e Tradizione Greca e Romana (XXVII Ciclo) SSD: L-FIL-LET/05 Filologia Classica Gli Aratea di Cicerone Saggio di commento ai frammenti di tradizione indiretta Dottoranda: Nunzia Ciano Matricola: 15175/297 Coordinatore del Dottorato: Prof.ssa Chiar.ma Carla Lo Cicero Docente Tutor: Prof. Chiar.mo Vittorio Ferraro Docente Co-Tutor: Prof. Dr. Chiar.mo Alexander Arweiler ANNO ACCADEMICO 2014/2015 ABSTRACT Il lavoro, articolato in due parti, presenta nella prima un commento ai trentatré frammenti di tradizione indiretta degli Aratea ciceroniani; nella seconda, due approfondimenti, uno al frammento II e uno al frammento XIII. I dati raccolti in sede di commento si rendono utili in più punti al superamento di ambiguità interpretative e illuminano meglio la prassi traduttoria del giovane Arpinate. I frequenti ampliamenti che Cicerone opera rispetto ad Arato rivelano infatti una preponderante dipendenza dagli scolî aratei. Ciò da un lato potenzia l’inscindibilità del poema greco dal suo apparato scoliastico; dall’altro, qualifica la versione ciceroniana come un prodotto tipico della letteratura latina, caratterizzata fin dalle origini dalla traduzione di originale greci e dall’interpretazione degli stessi per mezzo di materiale esegetico preesistente, scoliastico in special modo. Dai dati raccolti in sede di commento si passa poi agli approfondimenti, che forniscono un primo saggio dell’importanza degli Aratea per il successivo vocabolario poetico. Difatti, l’opera, oltre a costituire il primo sistematico veicolo di lessico astronomico latino, inaugura a Roma la “letteratura aratea”, cioè la tematica astronomica di marca squisitamente poetica. La poesia successiva mostrerà dunque un forte debito nei confronti degli Aratea nella trattazione sia di tematiche propriamente celesti sia di tematiche diverse, ma correlate in qualche modo alla componente astronomica; debito di cui la principale spia saranno appunto le scelte lessicali ed espressive. (sc. grammaticus) nec, si rationem siderum ignoret, poetas intellegat, qui (ut alia omittam) totiens ortu occasuque signorum in declarandis temporibus utantur. Quint. inst. 1, 4, 4 PREMESSA La perdita quasi totale della prima produzione poetica ciceroniana (Pontius Glaucus, Nilus, Uxorius, Alcyones, Limon, Thalia maesta)1 ha indotto gli studi a limitarsi a ravvisare nella giovanile produzione dell’Arpinate un’adesione alla poetica callimachea o, più estensivamente, alessandrina. Di conseguenza Cicerone sarebbe stato, rispettivamente, un precursore di quei poetae novi da lui più tardi avversati oppure un significativo interprete di quella poesia ellenistica che influenzò la letteratura latina fin dalle sue origini2. All’oggettiva penuria di basi testuali dalle quali procedere per una più ampia valutazione della produzione poetica ciceroniana si somma poi il pregiudizio di un Cicerone cattivo poeta, invalso nella critica antica e, a tratti, in quella moderna. Ciò in conseguenza dei due celebri versi cedant arma togae, concedat laurea laudi (cons. fr. 6 Soub.) e o fortunatam natam me consule Romam (cons. fr. 7 Soub.), il secondo dei quali, in particolare, è stato messo sotto accusa sia per il contenuto (eccessiva autocelebrazione del proprio consolato) sia per lo stile (cacofonica parechesi). Questo pregiudizio ha ripetutamente ostacolato un’analisi equanime dei versi dell’Arpinate3. Una maggiore attenzione è stata però riservata agli Aratea, anche perché la loro estensione, ben superiore a quella delle altre giovanili prove poetiche ciceroniane, pervenuteci solo in esigui frammenti o addirittura nei soli titoli, ha spesso impegnato gli studi nell’analisi del contributo che gli Aratea hanno apportato all’evoluzione dell’esametro latino, in particolare per ciò che riguarda, ad esempio, la limitazione dello iato, l’incidenza delle elisioni, la regolarizzazione della clausola, l’adozione di determinati schemi prosodici4. 1 Sul dibattuto titolo dell’ultima opera elencata, Traglia 19713, pp. 12 s. 2 Knox 2011. 3 Cf. Gee 2001, p. 522 n. 9. 4 Peck 1897; specifici contributi sul raffronto tra la tecnica versificatoria di Cicerone e quella di Lucrezio in Merrill 1921 e 1924; contributi su aspetti specifici dell’esametro ciceroniano in Ewbank 1933, pp. 40-71, e in Brush 1971, pp. 89-170; sull’importanza di Cicerone poeta per l’evoluzione della tecnica esametrica latina, Traglia 1950, pp. 159 ss. e passim, con annessi rilievi stilistici, per esempio sull’apporto dato all’incremento dell’enjambement rispetto all’esametro arcaico; invece, sul purismo prosodico e metrico di Cicerone, precursore delle soluzioni virgiliane, Soubiran 1954; sulla regolarizzazione delle clausole, Soubiran 1955. Il ricorso a soluzioni metriche che precorrono i neoterici è correlato poi da Kubiak 1981 all’influsso avuto da Cicerone sullo sviluppo dell’epillio latino, in riferimento all’episodio di Orione in Arat. fr. 34, 418-435; infine, con lo sperimentalismo metrico anche lo sperimentalismo praticato dall’Arpinate nell’uso di grecismi sintattici, sul quale sinteticamente Gee 2001, p. 522 n. 10. I Un capitolo da riscrivere sull’importanza degli Aratea ciceroniani riguarda invece l’apporto di quest’opera al successivo vocabolario poetico5; ciò a prescindere sia dalla terminologia astronomica che gli Aratea attestano spesso per la prima volta in latino, determinandone così l’affermazione, sia dal riconoscimento degli Aratea come opera che inaugura a Roma la letteratura astronomica di tradizione aratea6. Nonostante che l’ormai datata monografia di Traglia, La lingua di Cicerone poeta (Bari 1950), risulti ancora un punto di riferimento nello studio della tecnica poetica dell’Arpinate, anche sotto il profilo delle scelte lessicali ed espressive, e nonostante Pasquali ribadisse che «negli Aratea di Cicerone c’era già più che in germe la lingua della poesia augustea»7, ad oggi mancano studi sistematici e aggiornati che valorizzino la portata degli Aratea sui poeti posteriori, specie su quelli delle due generazioni successive; in particolare, Lucrezio e Catullo della prima, Virgilio e gli augustei della seconda8. Ritengo che a monte di questa lacuna esegetica ne rimanga un’altra, da colmare preliminarmente. Mi riferisco all’assenza di un commento sistematico agli Aratea9, utile ad illuminare meglio, al di là del ciceroniano modus vertendi dell’originale arateo, le risorse lessicali ed espressive esperite in questa traduzione / interpretazione di Arato, nonché gli esiti nella poesia latina successiva. Da qui dunque la mia scelta di commentare gli Aratea, in particolare i trentatré frammenti di tradizione indiretta. Due ragioni hanno dettato questa scelta; la prima, i prescritti limiti di tempo hanno sconsigliato di estendere il lavoro al lungo frammento di tradizione diretta (480 vv.); la seconda, il nesso di causalità da me colto tra l’assenza di studi aggiornati sugli Aratea e l’assenza di un commento agli Aratea medesimi mi ha sollecitata a non circoscrivere il lavoro al solo commento, bensì a valorizzare i dati in esso raccolti per approfondimenti in funzione di un primo saggio sull’importanza degli Aratea per la poesia successiva. 5 Cf. Townend 1965, p. 130. 6 Jonin 1974, pp. 254 s. 7 In calce all’incompiuto articolo di Ferrari 1940, p. 95. 8 Una sintetica rassegna è rappresentata dal cap. II B. L’influence sur la poésie postérieure dell’Introduction di Soubiran 1972, pp. 72-85. Sintomatici di una svolta in tal senso sono ora l’articolo di Gee 2013 (b), nel quale la studiosa dà un primo schizzo dell’influsso della poesia ciceroniana, in particolare degli Aratea, su Lucrezio, Catullo e Virgilio, e la monografia di Gee 2013 (a), dove al cap. IV. Lucretius’ Aratea ella indaga in maniera più sistematica l’influsso degli Aratea su Lucrezio, con corredo di un’utile tabella sinottica di loci similes nei due autori, pp. 81-109 e 189-231. 9 Il commento di Ewbank 1933 riguarda l’intera produzione poetica di Cicerone e risulta dunque succinto ed essenziale. II Un vivo ringraziamento ai due Tutor di questa tesi dottorale, Prof. Dr. Alexander Arweiler e Prof. Vittorio Ferraro, ai quali rimango grata per la Loro preziosa guida. Si intende che l’eventuale presenza di imprecisioni, sviste o refusi rimane di mia esclusiva responsabilità. III INDICE Introduzione………………………………………………………………………………..p. 1 Testo, traduzione e commento…………………………………………………………….p. 17 Fr. I………………………………………………………………………………………..p. 18 Fr. II……………………………………………………………………………………….p. 22 Fr. III………………………………………………………………………………………p. 32 Fr. IV……………………………………………………………………………………….p. 40 Fr. IV bis…………………………………………………………………………………...p. 43 Fr. V………………………………………………………………………………………...p. 44 Fr. VI……………………………………………………………………………………….p. 51 Fr. VII………………………………………………………………………………………p. 55 Fr. VIII……………………………………………………………………………………..p. 65 Fr. IX…………………………………………………………………………………….…p. 74 Fr. X………………………………………………………………………………………. ..p. 87 Fr. XI………………………………………………………………………………………p. 90 Fr. XII………………………………………………………………………………………p. 93 Fr. XIII…………………………………………………………………………………….p. 94 Fr. XIV……………………………………………………………………………………p. 98 Fr. XV…………………………………………………………………………………….p. 102 Fr. XVI……………………………………………………………………………………p. 112 Fr. XVII………………………………………………………………………………….p. 123 Fr. XVIII…………………………………………………………………………………p. 125 Fr. XIX……………………………………………………………………………………p. 136 Fr. XX……………………………………………………………………………………p. 138 Fr. XXI……………………………………………………………………………………p. 140 Fr. XXII………………………………………………………………………………….p. 142 Fr. XXIII…………………………………………………………………………………..p. 146 Fr. XXIV…………………………………………………………………………………p.