1 EDITORIALE

Ciao ragazzi!

Riposati dopo le vacanze? Già pronti per le prossime?

Nonostante sia passato un po’ di tempo dall’ultimo numero Praticantati in questi mesi ha lavorato tanto e speriamo che in questo numero si vedano bene i frutti del nostro lavoro. I cambiamenti che avevamo annunciato, i concorsi per loghi e grafiche varie sono finiti, ed ora ce li possiamo gustare.

Per quanto riguarda la copertina, non c’è niente da dire, è un capolavoro! Già prima che questo numero uscisse, ha riscosso molto successo tra le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione, che ringraziamo, specialmente Giulia che come tutti i mesi l’ha realizzata, Lavinia che ha scattato le foto e tutti i professori che hanno voluto partecipare a questo gioco.

Ma la novità più “consistente” è sicuramente la nuova grafica, realizzata da Sofia che speriamo renda la lettura più piacevole ed il tutto graficamente più efficace!

Ma passiamo alla seconda parte del nostro lavoro: gli articoli. Già all’inizio dell’anno avevamo proposto di ampliare ed arricchire la rubrica dedicata all’attualità con la discussione di vari argomenti in modo più approfondito grazie ad una sorta di dossier. E ciò che è successo negli ultimi mesi nel mondo non ci poteva che far ricadere su questa scelta editoriale. Abbiamo così deciso di soffermarci su quello che è accaduto nel Maghreb, in particolare in Libia, e nel Medio Oriente con ben due interviste ed un articolo. Abbiamo voluto addentrarci nei fatti ed avvicinarci davvero a questa terribile situazione, e per farlo, cosa meglio di parlare con persone che in un modo o nell’altro stanno vivendo davvero sulla loro pelle quest’importante evoluzione storica? Lasciamo a voi la scoperta dell’approfondimento.

Ma non solo questo: ci siamo continuati ad occupare di tutto ciò che succede a scuola, delle varie novità che abbiamo visto e sperimentato quest’anno e di quelle che probabilmente vedremo in futuro. Il tutto, naturalmente, senza dimenticare di dare spazio al piacere non prettamente intellettuale e scolastico, con le rubriche dedicate alla musica, alla moda, ai viaggi e molto altro!

Quindi ora non perdiamo tempo in ulteriori chiacchiere! La redazione di Praticantati vi augura una buona lettura ed un buon mese o poco più di fine scuola! In bocca al lupo a tutti!

Silvio & Martina

2 SOMMARIO

REDAZIONE: Praticantati è il giornalino del Liceo Prati n° 3 anno 13 aprile/maggio 2011 DIRETTORE RESPONSABILE: SOMMARIO: Maria Pezzo

Intervista: Approfondimenti e riflessioni: CAPOREDATTORI: Martina Folena - Intervista Fabrizio Franchi - A che cosa serve la poesia e Silvio Defant (pagg. 4-6) (pagg. 22-23) - Intervista Samir (pagg. 7-8) - La vera storia dell’otto marzo REDATTORI: (pag. 24) Edoardo Bertotti Attualità: - La petite madamoiselle Franchi - Magreb (pag. 9) (pagg. 25-26) Lorenzo Borga - Rottamatori? Neofascisti? Camilla Bortolotti - Santorini (pag. 30) Leghisti? No grazie (pag. Stefano Cristelli 10) - Liu Bolin (pag.31) Lorenzo Dalmonte Giorgia Folgheraiter Attualità Prataiola: Scienza: Enrico Dal Fovo - Caso bermuda (pag. 11) - In Giappone l’uomo diventa Claudia Genovese robot (pag. 32) Angelica Giovannini - Cileni (pag. 12) Musica: Elisa Moser - Cinque cileni al Prati (pagg. Matteo Pavesi 13-14) - Rubrica musicale (pag. 27) Gaia Pedron - Consulta (pag. 19) - Il critico, la malinconia e la Andrea Sachs musica (pagg. 28-29) Enrico Sebastiani - Work in progress (pag. 20) Yassmin Zouggari Intrattenimento: - 16 marzo 1861 (pag. 21) COPERTINA: - Macarons alle mandorle (pag. - Ma perché non guardiamo la Giulia De Martin 33) realtà? (pag. 34) - Poesie (pag. 35) GRAFICA: Anno all’estero: Sofia Nepi - Domande e risposte (pagg. 15-18) FOTO COPERTINA: Lavinia Calzolari

E-mail: [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Trento Web: http://praticantationline.wordpress.com n°1390 del 1 luglio 2009 3 Magreb e Medioriente: rivolte e sete di libertà. Di Silvio Defant Com’è la faccenda lo sappiamo. Sappiamo come è nata, sappiamo cosa l’ha preceduta, sappiamo le cause e sappiamo gli effetti. Ma non sappiamo come andrà a finire. Per cercare di avvicinarci anche solo di poco Intervista a più alla risposta, ci siamo voluti informare ancora meglio, accostandoci di un passo più vicino ai fatti ed a Fabrizio tutte le persone coinvolte. Abbiamo quindi deciso di approfondire e spigare parte degli eventi con Fabrizio Franchi, caposervizio della rubrica sull’attualità de “L’Adige”, già ospite della nostra scuola durante una Intervista a Franchi delle scorse assemblee d’istituto. Fabrizio Franchi

Gran parte dei popoli e degli stati, dal Medio Oriente all’Africa Credo ci siano motivazioni molteplici e probabilmente anche Settentrionale, sono in rivolta. Quali sono le motivazioni? contraddittorie tra loro. La rivolta in Libia ad esempio mescola istanze di democrazia e libertà con il tentativo di una parte della vecchia oligarchia di andare oltre Gheddafi, mantenendo però il potere, evitando così che l'emergere di una nuova classe dirigenti spazzi via i loro privilegi. In qualche modo in Tunisia, ma anche in Egitto, non è così, mentre nello Yemen o in Siria mi pare stiano prevalendo elementi religiosi legati al mondo islamico che non si notano in alcune altre rivolte. Credo comunque che una spiegazione generale la possiamo vedere nella globalizzazione: certi processi di democrazia, anche solo di rivendicazione di un ruolo, sono ormai patrimonio comune a masse di miliardi di uomini e penso che lo vedremo prossimamente anche in Paesi come la Cina.

E le origini? Credo che risiedano in tante cose. Desiderio di libertà, di democrazia. Povertà in aumento che porta alla disperazione milioni di persone, che ormai non hanno più nulla da perdere. La divaricazione crescente tra la ricchezza materiale di chi governa e la povertà crescente di chi è governato.

Perché i giovani e gli studenti hanno avuto un ruolo primario in Perché proprio le giovani generazioni sono quelle che meglio questi eventi? vedono questa frattura tra ricchezza e povertà. Perché non possono accettare di avere un futuro di sottomissione, mentre i loro coetanei nel resto del mondo hanno davanti una vita ricca di opportunità.

Che importanza hanno avuto i media e i social network? Fondamentale. Ormai il mondo è così talmente interconnesso, che nessuna censura può impedire la crescita di consapevolezza che porta alla maturazione, all'indipendenza di pensiero, al porsi domande e quindi alla ribellione davanti a ingiustizie palesi. E la Rete non potrà essere spenta, perché altrimenti si fermano anche gli stessi governi.

Le rivolte popolari si pongono in maniera così diversa rispetto Perché la storia va avanti. Ci sono dei momenti in cui avvengono alle precedenti, magari negli stessi luoghi, a cui la storia ha dei salti, delle forzature, ma per fortuna non tutto nella storia si assistito? Perché? ripete. Cambiano gli attori, le generazioni, conosciamo nuovi strumenti di comunicazione. Nella Rivoluzione francese mica c'era Facebook!

Quali sono le criticità superate grazie all’accaduto e quali Sulle criticità superate non saprei esprimermi. Su quelle nuove è quelle nuove che prima non c’erano? chiaro che andremo incontro a una fase di instabilità e anche a qualche incertezza dettata da situazioni completamente nuove, ma non credo che si debba avere paura.

Perché si teme un neocolonialismo economico? E’ possibile E' la storia del capitalismo: da due secoli a questa parte – diciamo che l’intervento della comunità internazionale sia spinto solo dalla “dottrina Monroe” del 1823 – le grandi potenze cercano di dall’interesse petrolifero piuttosto che dall’aiuto umanitario? governare il mondo, anche con la forza militare. E se allora quello che muoveva il mondo erano altre risorse, nella nostra epoca è il petrolio, o in generale le risorse combustibili. Ma penso che qualche cosa sia cambiato anche negli Stati occidentali, anche grazie a un diverso atteggiamento delle popolazioni che influiscono non poco sui loro governanti, siano essi di Washington, di Berlino, di Parigi o di Roma.

4 E’ alto il pericolo dell’infiltrazione del E' evidente che il pericolo “terroristico” esiste sempre. Ma il terrorismo è frutto terrorismo o del sopraggiungere di nuove sempre di situazioni più grandi, non nasce perché qualche cattivo decide di fare del situazioni critiche? male solo per il gusto sadico di farlo. Mi sembra però che Al Qaeda e in genere l'integralismo islamico siano, almeno per ora, fuori dai giochi. Le giovani generazioni arabe che hanno fatto irruzione nelle piazze sono fortemente laiche e poco inclini a lasciarsi trascinare da visioni da Guerra santa con l'Occidente.

Fino all’avvento delle vicende libiche, il Osservatori esterni credo che non lo siamo più da tempo. Ormai da decenni gli italiani ruolo dell’Italia e della comunità intervengono nei conflitti anche se mascherano con le parole le operazioni: internazionale è sempre stato di “contingente di pace”, “tregua armata”, “forza di pace. Ma sono solo delle definizioni osservatori esterni degli eventi. Con la Libia che servono come schermo. La realtà è che fin dal Libano negli anni '80, o in Somalia però si è presa in mano la situazione. E’ e poi ancora, in Kosovo, in Afghanistan, in Iraq, siamo stati dentro tutte le situazioni di stato un bene o un male? Pagheremo guerra. In Libia penso che non potevamo non intervenire. So che questo farà inorridire quest’iniziativa? i pacifisti, ma qui c'era una richiesta esplicita degli insorti libici, che vedono nell'Italia un “Paese grande” di riferimento come i tunisini o gli algerini vedono la Francia. E Gheddafi li stava massacrando, mica parlava loro di filosofia o di amazzoni e oasi. Non credo che pagheremo, anzi. Gheddafi probabilmente dovrà andarsene e a quel punto gli interlocutori naturali saranno gli insorti del Cnt.

L’intervento in Libia ha fatto emergere degli I linguaggi sono ancora diversi e lo resteranno, anche sul piano diplomatico. E' un aspetti forse in parte inattesi, ma molto problema storico e culturale, legato anche alla formazione del consenso interno che è importanti: la difficoltà nell’accordarsi sulle ovviamente diverso negli Stati Uniti rispetto all'Egitto, solo per fare un esempio. Non questioni basilari e l’interazione della bisogna poi dimenticare che anche la Lega Araba è un organismo al cui interno comunità internazionale, tendenzialmente convivono regimi non propriamente democratici i quali temono fortemente formata da società di tipo occidentale, con l'estendersi delle rivolte. Quindi quando assistiamo a certe prese di posizione organismi di diversa cultura come la lega dobbiamo sempre tenere conto che non sono disinteressate, spesso non sono araba. Quali sono state le motivazioni? sincere, né tanto meno orientate a favorire la democrazia.

La Turchia, in parte europea, in parte Domanda molto difficile. Non ho le certezze di alcuni politici italiani. Diciamo che asiatica, è l’unico stato islamico in entrata spero che avvenga la prima parte della domanda, ma temo che sarà la seconda. nella comunità europea: sarà un ponte Tuttavia, se non vogliamo ragionare solo con la pancia, ossia con certi nostri retroterra verso l’integrazione con il mondo arabo o la culturali, dobbiamo sempre pensare che una mano tesa aiuta chi all'interno di questi porta d’ingresso per nuove incomprensioni Stati guarda all'Occidente, a un modello di democrazia avanzata. La Turchia non è un e contrasti internazionali? monolite: abbiamo situazioni molto difficili, ma anche situazioni estremamente interessanti, dove una società laica ha fatto fare grandi passi avanti alle donne, ai giovani, dove l'economia sta offrendo enormi opportunità di crescita e di lavoro. La città e la regione di Smirne, ad esempio, sono emblematiche rispetto al resto della Turchia. Quindi a volte diffidenze e paure dovremmo gettarle alle spalle, nella consapevolezza però che non saranno rose e fiori.

Libia, Tunisia, Iran, Striscia di Gaza, Siria e Perché il mondo è complesso e anche queste zone, il Medioriente, le zone arabe, diversi altri stati. Tante rivoluzioni uguali, l'Africa settentrionale, solo nella mente di noi europei e occidentali sono un unicum. ma tanti perché diversi: quali? Le loro diversità sono enormi. Per fare solo un esempio: noi tendiamo a vedere l'area del Maghreb come un tutt'uno, ma algerini e tunisini, pur confinanti, non si sopportano tra loro, si guardano con grande sospetto. Quindi ognuno ha motivazioni diverse, che risiedono anche nei diversi regimi che hanno avuto. I giovani tunisini reclamano condizioni economiche migliori e più democrazia, quelli di Gaza la sopravvivenza: nella Striscia ci sono oltre un milione e mezzo di persone che sono praticamente recluse in una prigione a cielo aperto. Entro breve nascerà un'altra Intifada perché tra morire di fame elemosinando aiuti e morire con una bandiera in mano un giovane sceglierà sempre la seconda, che significa almeno avere mantenuto la dignità.

5 Come si poteva evitare questa situazione di Forse era inevitabile, dato quello che stava succedendo, con una vera e propria guerra scontro con la Libia? Quali le mosse civile. Credo che gli errori siano stati a monte. Il nostro premier Silvio Berlusconi azzardate o le scelte precipitose? E quali accreditando un dittatore come Gheddafi ha spostato inevitabilmente l'Italia su una invece le buone pratiche che saranno utili posizione ambigua e pericolosa. Non ci sono solo le pagliacciate della tenda piantata a per costruire una convivenza civile? Roma e le lezioni alle giovani hostess reclutate per una indecente parata “musulmana”. Mi riferisco agli accordi, ai lasciapassare, mentre tutto il mondo ammoniva contro la dittatura della famiglia del rais. Sono decenni che dagli Stati Uniti all'Inghilterra ci ricordano gli attacchi terroristici pagati e organizzati da questo signore. Per non dire delle pesanti violazioni dei diritti umani. L'Italia, per il suo passato coloniale in Libia e per la vicinanza, aveva un obbligo in più di chiedere garanzie e di mettere dei paletti, se non vogliamo che la politica internazionale si riduca a fare solo i predoni del petrolio. Servono per il futuro rapporti diplomatici seri, lontani dalle pagliacciate del bunga bunga, imponendo vincoli chiari sul rispetto dei diritti umani, ma concedendo rispetto e cominciando relazioni serie di collaborazione economiche e culturali con interscambi culturali tra università, applicazione di know how tecnologico, facendo insomma crescere i giovani di quel Paese che possono così capire che lo sviluppo economico si accompagna sempre a quello politico e sociale.

Successivamente a questi avvenimenti si è “Esportare la democrazia” ha tanto sapore di Bush e sappiamo come è andata. E' stata tornati a parlare del famoso e discusso esportata solo violenza e guerra. Credo che la democrazia possa crescere laddove se concetto di “esportare la democrazia”: la ne possano vedere i frutti. Ma è un processo lungo e laborioso. Oltretutto in questo Libia è un possibile obbiettivo per questo momento tutta la zona, non solo la Libia, sta ribollendo. E credo che dobbiamo evitare fine? l'errore di imporre loro dei modelli, ma nemmeno avere paura. Vedere milioni di cittadini, di giovani e di donne, che prendono in mano il loro destino, che diventano protagonisti della loro storia e cacciano dei dittatori, non può che essere che un bene. Poi decideranno loro che sviluppo darsi. Ma sapere che milioni di giovani prendono consapevolezza e abbattono dei regimi dittatoriali è la migliore garanzia che questi regimi non torneranno.

Successivamente a questi avvenimenti si è “Esportare la democrazia” ha tanto sapore di Bush e sappiamo come è andata. E' stata tornati a parlare del famoso e discusso esportata solo violenza e guerra. Credo che la democrazia possa crescere laddove se concetto di “esportare la democrazia”: la ne possano vedere i frutti. Ma è un processo lungo e laborioso. Oltretutto in questo Libia è un possibile obbiettivo per questo momento tutta la zona, non solo la Libia, sta ribollendo. E credo che dobbiamo evitare fine? l'errore di imporre loro dei modelli, ma nemmeno avere paura. Vedere milioni di cittadini, di giovani e di donne, che prendono in mano il loro destino, che diventano protagonisti della loro storia e cacciano dei dittatori, non può che essere che un bene. Poi decideranno loro che sviluppo darsi. Ma sapere che milioni di giovani prendono consapevolezza e abbattono dei regimi dittatoriali è la migliore garanzia che questi regimi non torneranno.

L’inizio delle recenti situazioni di guerra ha Il termine “clandestino” non mi piace, è diventato di uso comune per fare passare coinciso con il ritorno massiccio delle misure contro gli immigrati. Credo che nell'ondata migratoria di questi ultimi giorni si immigrazioni, concentrate mescolino tante cose, quel che è certo è che non si tratta di turisti in viaggio di piacere. fondamentalmente in Italia. Si tratta di A nessuno piace lasciare famiglia e amici per andare in una terra straniera a cercare rifugiati di guerra o clandestini? Cosa può lavoro, affrontando su barconi sgangherati viaggi pericolosi. E' chiaro che qui sta fare la comunità internazionale per mancando l'Unione europea. Ma non è da oggi che accade. Non ho soluzioni in tasca, salvaguardare queste popolazioni afflitte e ma mi indignano le ipocrisie di chi governa, che finge di evocare “aiuti in loco” e poi perché il problema non ricada taglia ai minimi termini i fondi per gli aiuti internazionali. Il paradosso del mondo di oggi esclusivamente sul nostro paese? lo ha messo bene in evidenza l'ultranovantenne Stephan Hessel, nel suo libriccino rivolto alle giovani generazioni, “Indignatevi”: abbiamo uno sviluppo e una ricchezza come mai abbiamo visto nella storia dell'umanità, mentre sempre più uomini sono ridotti in povertà. Hessel contribuì a stendere la Dichiarazione dei diritti dell'Uomo. Ecco, forse, per collocarci meglio, in piedi e con lo sguardo sereno verso il futuro, dovremmo ripartire da quelle fondamenta. Il preambolo della dichiarazione recita: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo....” Forse sono parole di utopia, ma se non la smettiamo di essere lupi tra noi e non sogniamo un futuro migliore per tutti, qual è lo scopo della nostra vita?

6 Good Bye Mubarak! Di Stefano Cristelli

Telegiornali ne abbiamo sentiti tanti. Articoli? Letti, letti tutti. La radio, poi... Nessuno l'ascolta. Allora? Che facciamo lo so io. Intervistiamo. Una persona, intendo. La intervistiamo e le cose le racconta lei, voglio dire, quella persona e nessun altro. Sì? Ok. Dai...

E' passato qualche tempo dalle prime notizie d'insurrezione nel Magreb (si cominciò a parlarne verso la metà di gennaio) e ormai tutti ce ne siamo fatti un'idea, chi più e chi meno vaga. Noi del giornalino, a questo proposito, abbiamo pensato d'intervistare qualcuno che potesse parlarci in toni più dettagliati, sia a livello di informazioni che a livello di sentimenti. Proprio per questo la scelta è caduta sul gentilissimo Guirgis Adel Samir, 45 anni, egiziano, titolare della pizzeria San Michele a Trento, il quale con spirito e partecipazione ha permesso di riportarvi quanto segue.

Buongiorno, signor Samir. Può descriverci, secondo il suo punto di vista, cosa è accaduto in Il governo, comunque, è ora in mano ai militari... Egitto oltre un mese fa? Esattamente. Si tratta di un governo provvisorio, in Certo. In Egitto è scoppiata una rivolta perché il attesa che ci siano delle votazioni. Nel frattempo sono sistema era molto vecchio, e si sentiva il bisogno di stati cambiati alcuni articoli della costituzione, come cambiare (Mubarak è rimasto in carica per circa un quello che prevedeva la presidenza a vita, così ci si trentennio, NdR). Questo lo hanno dimostrato per potrà esprimere più liberamente. primi i giovani, che chiedevano tre cose in particolare: una vita migliore, la possibilità di lavorare e, infine, la Anche la Libia ha seguito l'esempio egiziano e si è libertà. Lo hanno dimostrato per primi perché si sono ribellata. Che cosa pensa di Gheddafi e della sua accorti che davvero il sistema non stava al passo, politica? mentre loro erano cresciuti nel mondo di internet, delle comunicazioni a distanza e così via. Sono contrario a chi ritiene di dover zittire i propri avversari politici. Gheddafi doveva ascoltare il suo Crede che sarebbe comunque successo, prima o popolo, perché quello era il suo compito, e invece lo dopo? ha bombardato più di una volta. Ma come fai, mi chiedo, se è la tua gente (!) Sì, o almeno posso crederlo per l'Egitto: le nuove generazioni soffrivano perché non erano ascoltate e i Abbiamo visto immagini molto belle, durante la loro interessi non venivano considerati minimamente rivolta egiziana, nelle quali cristiani e musulmani si (io ho ancora diversi amici lì, nonostante viva in Italia univano in segno di pace e tolleranza (un simbolo dal 1984). forte è stata la fusione della croce con la luna islamica). Quanto può essere importante il ruolo Che cosa si sente di dire rispetto al governo di del rispetto nella società egiziana futura? Mubarak? Ho molti amici sia musulmani che cristiani, in Egitto. Mubarak non è mai stato un dittatore. Io penso sia Credo però che i giovani del mio paese, ora come ora, stato un personaggio che ha portato del bene vogliano solo una vita democratica. Una delle richieste all'Egitto; ritengo però che sia stato tradito da certe sorte da questa rivolta, del resto, è stata proprio persone, come ad esempio i suoi ministri, persone che quella di togliere il dato “religione” dalla nostra carta di gli gravitavano attorno e che alla fine gli hanno voltato identità. Fra gli slogan più frequenti, invece, ce n'è uno le spalle. Tanti ora sono in carcere e la polizia sta che dice: “L'Egitto è degli Egiziani”. Si è liberi di conducendo diverse indagini sul loro conto. pensare ciò che si vuole, in questo frangente. 7 Quindi esclude, come altri al contrario hanno Torniamo alla rivolta e al ruolo dei giovani. E' ipotizzato, un coinvolgimento delle forze stata davvero un'unica generazione a fondamentaliste islamiche... mobilitarsi? Oppure anche i più anziani hanno aderito alla protesta? Credo che quella sia una realtà, ma penso che l'80 % dei rivoltosi siano “normali”, per così dire. Le vecchie generazioni sono state entusiaste della rivolta, perché proprio loro non riuscivano a metterla Fin dove arriverà, a suo parere, la rivolta in opera. Anch'io mi inserisco fra questi, ma mediterranea? continuo a credere che l'esperienza di chi è più grande vada sempre ricercata. Questa serie di episodi sono un fenomeno che ha svegliato via via tutti gli stati nordafricani, ed è facile Ultima domanda: qual è il compito dell'Italia nei che la gente oppressa si lasci trasportare da confronti dei profughi nordafricani? Mi riferisco messaggi di rinnovamento. La Libia mi sembra un soprattutto a quelli libici, eritrei e tunisini caso particolare, mentre altri paesi (Bahrein, Tunisia) bloccati per ora in alcune città della penisola. dovranno dimostrare le proprie capacità: hanno altri sistemi di governo, naturalmente, e il risultato non è Spero trovino una sistemazione: in questi casi è il assicurato. Spero comunque che imparino a governo che deve cercare selle soluzioni. Se sono conoscere bene la democrazia, magari arrivati fino in Italia è perché probabilmente sono dall'Occidente, anche se ci vorrà molto tempo. scappati da situazioni difficili, ma è vero anche che ognuno ha il diritto di essere tranquillo a casa sua. Qual è la funzione di ONU e NATO in questi processi rivoluzionari?

Se posso dire una cosa (ma qualcuno la penserà diversamente!), quando l'America entra in un paese lo disfa e niente altro. Per fare un esempio, appena avuto notizie di quanto accadeva in Egitto hanno subito schierato due portaerei, a nord e a sud del paese. A me sembra che non dovrebbero intromettersi in situazioni che riguardano un solo popolo. Obama premeva perché Mubarak se ne andasse, ma come può dirlo un presidente in carica da due anni? Mubarak in esperienza ne sapeva molto di più, obiettivamente. Pensa che sarà possibile, un giorno, unire il Magreb sotto un'unica moneta e realizzare qualcosa di simile all'attuale Europa?

La Lega Araba c'è già, ma non vanno mai d'accordo, purtroppo. Tutti sperano in un progetto simile, anche se l'idea di una moneta unica mi sembra difficile da realizzare.

Ringraziamo il signor Samir per la disponibilità e per la simpatia dimostrata. Il forno ormai non scotta più. La chiesa è di un bianco che sembra latte.

8 Il Maghreb chiede libertà Di Lorenzo Dalmonte

Non si sarebbe mai potuto immaginare una cosa del genere, in così poco tempo, con tanta forza. Indubbiamente prima o poi la scintilla doveva scoppiare, ma nessuno avrebbe mai osato pensare che da una rivolta del pane si sarebbe potuti arrivare, ora come ora, ad una vera e propria guerra civili. In questo articolo vorrei concentrarmi su due Stati, la Libia e l’Egitto. Entrambi hanno vissuto per decenni sotto il peso di una dittatura distruttiva, che l’Egitto è riuscito a vincere mentre la Libia sta combattendo strenuamente. L’Egitto è riuscito a ribaltare la tirannia senza una vera e propria guerra, avendo comunque un grande numero di vittime causate dagli scontri tra i civili e la polizia. Ora il potere è in mano all’esercito che, si spera, faccia il suo compito con democrazia e libertà. Per oltre trent’anni il popolo egiziano non ha potuto avere un ruolo determinante per le decisioni dello Stato. Il tasso di disoccupazione è riuscito a toccare il 12,5%, mentre il 40% della popolazione su un totale di 85 milioni viveva e ancora vive con meno di 1,50 euro al giorno; il livello di corruzione è molto alto, la ricchezza tutt’ora è divisa in modo non equo, ma l’attuale capo di Stato, anche se provvisorio, ha dichiarato che cercherà di attuare riforme che aiutino il Paese a rialzarsi economicamente. Parlando di Libia, si fa tutto più difficile, avendo ancora una guerra civile tra “ribelli’’ ( che, secondo il mio parere, dovrebbero essere chiamati “liberatori’’) e il dittatore Mu’ammar Gheddafi che non ha intenzione di ritirarsi. Anzi, i “ribelli’’ si stanno ritirando giorno dopo giorno all’avanzata dell’esercito, che sta riconquistando le città occupate. Una frase dichiarata da Gheddafi mi ha colpito molto: “L’Africa non necessita di democrazia, ma di pompe d’acqua. La popolazione ha bisogno di medicine e cibo”. Se potessi essere d’accordo sulla seconda parte della frase, la prima mi toglie alcun consenso. Secondo il mio parere, è la mancanza di libertà che porta povertà e fame. L’Africa ha bisogno di democrazia, ora più che mai, poiché questa, se ben attuata, porta al Paese interessato ricchezza. La Libia è un Paese molto ricco di risorse naturali, purtroppo sfruttate male. Se solo qualcuno di potente si interessasse al popolo invece che ai propri guadagni, capirebbe che l’unica cosa da fare non è diminuire l’esportazione del petrolio affinché ne cresca il prezzo e bruciare i passaporti dei cittadini per evitare che espatrino, ma cercare di diminuire i combattimenti, aiutare il popolo, e rafforzare la sicurezza dei cittadini. Questa guerra sta creando un altro problema in Italia, l’immigrazione, che in tre mesi ha superato i livelli di tutto il 2010. Su questo si sono formate molte polemiche, e la cosa più demotivante, secondo il mio parere, è che molte persone pensano solo alla conseguenza dell’immigrazione, non alla causa. Questi hanno il coraggio di sostenere che i profughi dovrebbero tornare nel loro Paese, perché come dicono loro, “in Italia ci sono già troppi stranieri”. Io credo che individui del genere non sappiano neanche cosa vogliano dire le parole dittatura e guerra, perché per arrivare a dire queste affermazioni ci vuole davvero tanta ignoranza, ma non nel senso culturale, ignoranza nel senso del capire cosa possono provare delle famiglie che devono abbandonare la propria casa e la propria patria e devono arrivare in un paese straniero dopo un orribile viaggio in mare. Io spero ardentemente che nessuno di noi possa la situazione che ora patiscono i Libici, perché non potremo mai immaginarci cosa sia sopportare una dittatura per più di trent’anni e vivere durante una guerra civile.

9 Rottamatori? Neofascisti? Leghisti? NO, GRAZIE!

Di Edoardo Bertotti Franchi

Ci sono molti problemi in Italia in questo periodo; all'estero ci vedono come fossimo dei pagliacci, non hanno tutti i torti in effetti! Sta prendendo, o almeno cercando, di prendere il potere una nuova classe politica: i giovani rottamatori. Il personaggio più famoso ed importante di questa "classe emergente" è il sindaco di Firenze: Matteo Renzi. Sostengono che qualsiasi persona sopra ai quarant'anni sia da mandare in pensione. Vogliono tagliare tutto e ripartire da zero, senza contare quello di buono fatto prima. Per loro l'importante è solo l'età e non l'esperienza. Ma se ogni volta si parte da zero non si arriverà mai al dieci! Questa ideologia sembra aver contagiato tutti i ragazzi, facendo pensare loro che solo con i capelli folti si può cambiare il paese e che i "vecchi" vanno disprezzati, ma come insegna Omero: vecchio vuol dire saggio! Non per caso non si può entrare in senato se si hanno meno di quarant'anni.

Dall'erbaccia passiamo alle piante velenose. Cinque senatori del PDL hanno proposto di abolire la legge costituzionale che vieta l'apologia del fascismo.

Come può passare solo per la mente un idea così folle? Con tutti i danni e i mali causati dal fascismo gente che propone cose simili dovrebbe essere in galera, invece è in senato a decidere della nostra sorte!

Poi c'è sempre la Lega, con le sue idee che non sono troppo lontane da quelle del partito fascista. Il razzismo è il frutto dell'ignoranza e della paura che loro sfruttano per prendere voti con la triste conseguenza che in Italia la xenofobia cresce sempre più. Resta viva l'idea-suicidio di dividere in due un paese secondo criteri ideologici, tradizionali e geografici inesistenti.

10 Caso bermuda

In merito al famoso “Caso Bermuda”, che nei giorni prima delle vacanze ha fatto parlare molto noi studenti e non solo, pubblichiamo la inviata alla redazione de “Il Trentino” dalla Preside, pubblicata il 19 aprile 2011.

Gentile Direttore, una scuola è una comunità educante e tutti coloro che vi operano agiscono con il preciso intento di formare i giovani.

In una comunità educante, il dialogo e il civile confronto sono i principali strumenti attraverso i quali si realizza il disegno educativo.

Qualunque educatore sa bene che se agisse attraverso l’imposizione acritica di divieti, otterrebbe solo di interrompere il dialogo e non potrebbe più operare a favore dello sviluppo della maturità, della consapevolezza e della responsabilizzazione del giovane. Per questo io, educatrice, non ho mai vietato l’uso di determinati capi d’abbigliamento all’interno del liceo Prati. Non avendolo mai vietato, non posso neppure aver cambiato opinione grazie a presunte pressioni esterne.

Tuttavia, da educatrice, devo anche comunicare il valore del rispetto, sia quello che ciascuno deve avere verso gli altri, sia quello che negli altri deve saper suscitare. Tra gli strumenti che quotidianamente utilizziamo per ottenere rispetto c’è anche l’abbigliamento.

Questo era l’argomento del mio intervento presso alcuni studenti del liceo che dirigo.

Il dialogo educativo si esplica con l’iniziale confronto, seguito dalla riflessione personale e si conclude con la scelta consapevole.

La decisione degli studenti, di venire a scuola usando un abbigliamento uniforme, come risposta al mio intervento, mi ha positivamente colpita, poiché ha confermato che il processo educativo si è svolto correttamente, fino alla formulazione di una scelta consapevole.

Infatti, obiettivo, forse il più importante, dell’educazione scolastica superiore, è formare menti pensanti, non fornire pensieri precostituiti.

Maria Pezzo Preside del Liceo classico “G. Prati”

11 Giovanni Prati, Trento ha stretto amicizia con Alcide De Gasperi, La Serena Di Giorgia Folgheraiter

Parlando di Cile balzano subito Sapere ciò che gli stranieri alla mente la capitale spagnola pensano dell’Italia, confrontarsi Santiago, le dune sabbiose del sui diversi metodi di deserto di Atacama e le acque apprendimento di nazione in cristalline dell’isola di Pasqua. nazione è sempre interessante. Ad esempio in Cile la scuola è Nell’agosto 2010 alcuni studenti strutturata in modo differente: prataioli avrebbero potuto vedere infatti tutto il percorso scolastico tutto ciò dal vivo, ma il grave si svolge nello stesso edificio. Ai terremoto ha fatto slittare il 4 anni d’asilo, seguono 8 di viaggio all’estate 2011 quando scuola elementare e a 14 anni si massimo 20 studenti scelti in accede alla scuola superiore base a una graduatoria, i cui uguale per tutti gli studenti. Al criteri sono già stati stabiliti e terzo nonché penultimo anno si presentati agli studenti, scelgono le diverse materie di partiranno per La Serena. Il indirizzo per prepararsi all’ programma per gli studenti cileni università dove si accede in base si è invece svolto regolarmente. al punteggio ottenuto nella PSU Benjamin, Carlos, Catalina, (la nostra maturità). Interessante è Gabriela, Gianmarco e Rachele anche il modo in cui nella scuola sono stati ospitati da gennaio a A. De Gasperi di La Serena si marzo da alcuni studenti liceali gestisce l’orario scolastico. Dalle frequentando la maggior parte 8.05 del mattino seguono 3 ore di delle lezioni nelle quinte ginnasio. lezione divise in due blocchi, Tutti loro si sono da subito trovati intervallati da una pausa di 15 bene con i compagni, dai quali è minuti. Il pranzo si consuma nella stato difficile separarsi l’11 mensa e nel pomeriggio ripartono marzo, giorno della partenza. le lezioni fino alle 17.00. Abituati a Addirittura, per salutare al meglio passare tutto il giorno a scuola, gli amici cileni, è stata per i ragazzi è stato scioccante e organizzata una festa in loro nello stesso tempo rilassante onore il 5 febbraio a cui hanno adeguarsi al nostro orario breve. partecipato parecchi studenti del ginnasio. Stralcio di conversazione clandestina tratta dagli appunti di storia

Io: Ti mancano il Cile, la tua famiglia gli amici?

Carlos: La famiglia, la mamma, il fratellino, il papà sì un pochino. Gli amici ci sono qui e con questi mi trovo bene.

Io: Oh mi fa piacere :) poi scommetto che quando tornerai in Cile ti mancherà l’Italia, sempre così quando si parte.

Carlos: Of course, non voglio andarmene :(

12 Cinque cileni al Prati Di Camilla Bortolotti

Come probabilmente saprete, da fino allo scorso mese la nostra scuola ha ospitato cinque ragazzi provenienti da una scuola di La Serena, in Cile, con la quale il nostro liceo ha stretto un gemellaggio. Praticantati avrebbe voluto farveli conoscere tutti e cinque, ma riuscita ad intervistare solamente Catalina e Gabriela perché gli altri purtroppo non si sono prestati al gioco.

Parlaci un po’ di te Mi chiamo Catalina Maria Mi chiamo Gabriela Paz Mery Jesus Carrasco Breuis, sono Muñoz e sono nata il 25 aprile nata il 5 dicembre 1995 e abito 1996. a La Serena. Com’è la tua famiglia? Ho tre fratelli, due sono più Nella mia famiglia siamo in grandi e uno più piccolo. Il cinque. Ho una sorella di nome maggiore si chiama Mario, ha Victoria che ha 9 anni e viene 21 anni e studia all’università di nella mia stessa scuola. Uno ingegneria civile. L’altro fratello dei miei fratelli, Aluaro, che ha più grande di me si chiama 17 anni, adesso è in Finlandia a Felipe, ha 20 anni e vuole studiare per un anno. Mio papà diventare architetto; tutti e due si chiama Marcelo, ha 44 anni e adesso abitano a Santiago. Il lavora come impresario, mia più piccolo, Enrique, ha 10 mamma si chiama Veronica, ha anni. Ho anche una sorella, 40 anni e fa la casalinga. Victoria, di 12 anni. I miei Anch’io ho due cani, una si genitori si chiamano Ximena e chiama Mona ed è un boxer, Mario. Ho anche due cani, Ron l’altro si chiama Teodoro ed è e Naila. Siamo in molti! un barboncino. Cosa ti piace fare nel tempo Mi piace guardare la Nel tempo libero mi piace libero? televisione, giocare al uscire con gli amici. Quando computer… sono stanca mi piace dormire, anche di pomeriggio, ma purtroppo non posso farlo spesso. Mi piace fare sport ma non ho molto tempo: qualche volta riesco ad andare a correre sulla spiaggia. Ti è piaciuta Trento? Mi sono trovata molto bene, Trento mi è piaciuta molto, mi è infatti penso di ripetere presto piaciuto il centro perché ci l’esperienza. Ho conosciuto sono degli edifici molto vecchi molte persone simpatiche e ho e dai colori antichi. Sono visto luoghi diversi da quelli in rimasta affascinata dalle cui abito io: qui ci sono le montagne, e dalla tranquillità di montagne, mentre a La Serena certi paesi, come Ospedaletto c’è il mare. La cosa che mi è e Montagnago, perché io abito piaciuta di più è stata la in città e per un po’ di tempo è cioccolata calda. bello vivere in un paesino.

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Ti sei trovata bene? Mi sono trovata molto bene sia Mi sono trovata bene in tutte e in famiglia che a scuola. In tre le case in cui sono stata e famiglia erano tutti molto gentili anche in classe. Mi è piaciuto con me, e mi hanno insegnato conoscere tanta gente gentile e tante cose nuove. Mentre in simpatica. Ma la cosa che ho classe, nella V B, mi sono preferito di più è stata la gita trovata bene perché sulla neve! Anche il cibo assomigliava alla mia classe in italiano è buonissimo, da Cile. Credo che io e Gabriela leccarsi i baffi. siamo state fortunate a capitare in V B. Quindi grazie a tutta la classe per l’accoglienza e a Sabrina e Camilla per l’ospitalità e la gentilezza! Com’è la scuola a La Serena? Vedi risposta di Gabriela La mia scuola si chiama “Scuola Italiana Alcide De Gasperi” ed è una scuola trentina. Comincia alle 8.05 e finisce alle 17.00. Pranziamo a scuola, infatti c’è una mensa. Non abbiamo lezione il sabato e il venerdì usciamo alle 13.05. Dato che siamo una scuola trentina festeggiamo San Vigilio (che da loro cade durante il periodo scolastico ndr) e mangiamo la polenta!

La Scuola Italiana Alcide De Gasperi di La Serena La Serena (Cile)

14 Domande e Risposte Di Yassmin Zouggari e Claudia Genovese

Nome e cognome: • Riccardo Schoefberger; • Ester Gubert • Giulia Bortolotti • Nicola Benigni

Dove sei andato/a? • Sono andato a Graz, una città in Austria. • In Australia. • Honduras. • Germania del Nord. Poco distante da Amburgo.

Come ti sei trovato? • Molto molto bene, penso che meglio di così sia difficile. • All'inizio sola e spaventata poi sempre meglio. • Incredibilmente bene. Meglio di quanto potessi sperare. • Bene senz’altro.

Com’era la famiglia che ti ha ospitato? • Non sono in famiglia, ma in un collegio, cosa secondo me più comoda e indipendente. Questo perchè non sono andato con un'associazione, ma grazie alla borsa di studio della Regione Trentino Alto-Adige. • La famiglia è molto carina, ospitale, ho legato con loro più che con ogni altro. • La mia famiglia è (non uso l’imperfetto perché rimarrà sempre la mia famiglia) meravigliosa. Fin dal primo giorno mi hanno accettato come una vera figlia/sorella. • Assolutamente gentile, carina e tedesca. E' sempre stata disponibile cosicché abbiamo vissuto molto assieme.

Descrivici una tipica giornata tipo: • Sveglia alle 7 (Il collegio si trova a ridosso del centro), colazione alle 7.10, alle 7.25 mi incammino verso la scuola, alle 13.20 finisce la scuola, torno in collegio, pranzo, due orette di relax o siesta, nel pomeriggio solitamente vado al parco con amici oppure, se devo studiare, studio qualche ora, cena alle cinque e mezza/sei (è stato difficile abituarsi, ma il fatto è che la mensa chiude alle sei e mezza), dopo cena esco o all'Irish pub, al parco se fa bel tempo o nel weekend in qualche locale dell'Univiertel (un quartiere universitario pieno di locali) e poi a dormire. • Sveglia alle 6.40, colazione, 45-50 minuti di pulmann, scuola dalle 9 circa fino alle 15.30, una volta a casa passeggiata di un'ora o più nell'aperta campagna, un po' di studio, cena, chiacchiere, nanna! • 5.30 sveglia, mi faccio la doccia, mi vesto e faccio colazione. 6.00 bus, arrivo a scuola alle 7.00. Alle 7.30 iniziano le lezioni e finiscono alle 14.20. Arrivo a casa alle 15.30, pranzo, compiti e poi, o esco (se ho delle commissioni da fare), o passo del tempo con la mia famiglia. • Sveglia, è presto, buio e stanchezza ovunque, ciò nonostante la madre ospitante è già in piedi da almeno un’ora. Colazione con Müsli Müsli Mjam Mjam Mjam e poi a scuola. Tra un’ora e l’altra sempre pausa, i compagni mangiano in continuazione e ci si intrattiene. Ritorno a casa e pranzo, dialogo con i famigliari ospitanti. Lettura del giornale e accumulo di vocaboli. Bighellonare. Inizio compiti contro voglia e troppo tardi. In bici via di casa e allenamento. Ritorno, cena e ulteriore dialogo. Telegiornale a volte. Tentativo di terminare i compiti fino a tardi. Finalmente dormire.

15 La pietanza che ti è piaciuta di più? • Direi il kebab, qua è pieno di kebabbari e costa sui due euro. • Ho mangiato cibo da tutto il mondo.. sono indecisa tra il sushi e un granchio enorme: il "mud crab". In ogni caso la cucina trentina non la batte nessuno! • Mmmm tutto…una cosa deliziosa sono le “Baleadas” ovvero tortillas de harina (una specie di piadina + sottile) con fagioli e mantequilla (un formaggio cremoso). • Zuppa di lenticchie, patate, carote e wurstel salato.

Le abitudini del luogo sono molto diverse dalla nostre? Ci fai un esempio? • Bisogna contare che l'austria è molto vicina all'Italia, ma comunque si riscontrano delle differenze nella mentalità della gente. La mentalità dell'austriaco medio è molto più rigida di quella dell'italiano medio. Per fare amicizia o prendere confidenza con un austriaco ci vuole un sacco di tempo, anche se ovviamente non si può generalizzare. A Graz ho apprezzato molto gli immigrati, soprattutto dell'ex- jugoslavia (ce ne sono veramente tantissimi), simpaticissimi e con una mentalità molto simile a quella italiana. • Sì sì, ad esempio sono molto più dipendenti dalla tecnologia, se non hai un bollitore, il microonde, il tostapane significa che vivi in un altro pianeta! • Sì, sono molto differenti. Per esempio, gli honduregni mettono il sale su tutto, addirittura sulla frutta (qui si mangiano arance con sale, anguria con sale, mango con sale ecc.). La carta igienica non si tira nel sanitario, ma nel cestino. Ci si muove sempre in taxi. La mentalità è molto “machista”. Questi sono solo alcuni esempi. • Appunto: ad esempio è molto raro trovare qualcuno che attraversi la strada se il semaforo pedonale è rosso, benché non passi alcuna auto. Oppure: i limiti di velocità vengono sempre rispettati o ancora: dentro casa c’è posto per l’estintore d’emergenza! C’è inoltre da dire che i tedeschi attribuisco importanza vitale a piccoli particolari che ai nostri occhi appaiono insignificanti.

Ti sei trovato/a bene nel loro sistema scolastico? • Assolutamente sì, lo trovo molto migliore di quello italiano. Qua la scuola è molto meno stressante e meno pesante ma si impara più facilmente. I professori sono molto sistematici e imparziali. Nelle materie scientifiche sono però molto più avanti di noi. I voti qua in Austria vanno dal 5 (il voto più basso) all'1 (il voto più alto). Apprezzo soprattutto il fatto che ci sia solo un voto negativo, mentre in italia ce ne sono ben quattro. • Al college puoi scegliere le materie che più ti piacciono quindi è difficile trovarsi male, l'unico problema è che si dedicano più che altro all'ozio (non quello latino) e spesso mi annoiavo! • Màs o meno. La mia scuola è veramente ben organizzata, ma alcune cose non riesco ancora ad accettarle. Per esempio che diano più importanza alla forma che al contenuto. Un giorno la mia insegnante di spagnolo voleva togliermi punti in un compito perché l’avevo fatto su un foglio a righe invece che su uno in bianco (mentre i miei compagni l’avevano copiato tutti nell’ora precedente). Un’altra cosa è la severità per la divisa. Se i ragazzi non mettono la cintura o non hanno i calzini bianchi, o se le ragazze hanno un filo di trucco o lo smalto, la preside non li lascia entrare in classe. • Essenzialmente sì! Punti di divergenza con quello italiano sono: le pause tra le ore, l’intensivo lavoro di gruppo, l’assenza di interrogazioni, la frequente esposizione e insegnamento di temi alla classe attraverso la ricerca specifica effettuata da un compagno, le modalità di svolgimento della maturità, ovvero durante l’ultimo anno e non alla fine di esso e la presenza di bambini dalla I media in poi nella scuola.

Come è impostato il loro orario scolastico? • L'orario scolastico è molto più leggero qua che in Italia. Le ore durano 50 minuti e tra un'ora e l'altra ci sono dieci minuti di pausa. La mia scuola dura dalle 7.40 alle 13.20, con zero pomeriggi (nei pomeriggi ci sono solo i corsi per chi deve fare la maturità) e niente scuola al sabato, cosa che può sembrare indifferente ma che rende molto più lungo il weekend (e non è poco). • L'orario è fantastico! Funziona bene o male così: 1 ora e mezza di lezione, 30 minuti di pausa, un'altra ora e mezza, pausa pranzo di un'ora, ultima ora e mezza di lezione. Altro che 11 minuti per la ricreazione! • In Honduras tutte le scuole buone sono private (le pubbliche sono un disastro) e la maggior parte delle scuole private sono bilingue. Io faccio tutti i giorni 8 lezioni di 45 minuti l’una. Il sabato facciamo “trabajo social”, i cosiddetti lavori socialmente utili. Materie: Inglese, Matematica, Fisica, Filosofia, Computer, Bibbia (in inglese), Spagnolo, Storia ed educazione fisica (in spagnolo). • Vige uniformità tra una scuola e l’altra: ore di 45 minuti, il sabato sempre libero e un totale di ore in settimana fisso per classe. Poi c’è la possibilità di scegliere profili, ma non le singole materie. A seconda del profilo varia il numero di ore di una particolare materia in settimana.

16 Che attività offriva la scuola? • Oltre all'orario scolastico normale, la scuola offre dei corsi per pressochè qualsiasi materia, attività pomeridiane. Si va spesso a teatro o al cinema colla classe e si fanno gite. • Il mio college propone scambi culturali all'estero, campeggi, eventi sportivi. • Squadre di calcio, pallavolo e basket. Io ho fatto parte di quella di calcio (il football femminile è molto comune in Honduras) e del coro della scuola. • A dire il vero non molte. Nessun corso di approfondimento, nessun torneo e la cogestione non esiste. Al contrario però i rappresentanti dell’istituto si impegnano molto per organizzare il ballo di Natale e la Festa dopo la Maturità.

Ti è mancato il Prati? • Il Prati mi è mancato soprattutto perchè ha qualcosa che nella mia scuola in Austria manca quasi completamente: l'interesse umanistico. Al Prati sono molto importanti le materie umanistiche come latino, greco e filosofia, mentre qua la scuola è più diretta verso le materie scientifiche. Mi mancava, insomma, quel perenne contatto con l’antichità che si respira al Prati. • Non molto in realtà! • Devo ammettere che qualche volta sì. In particolare la serietà e la preparazione dei professori. • Stop. Ad essere sincero sì. In particolare per tutte le cose belle che avrei potuto imparare e per il bell’ambiente quasi intellettuale. Ma alla fine il desiderio di imparare un’altra lingua e scoprire a fondo un’altra cultura, che sempre mi interessò, ha prevalso.

Cosa ti manca del paese in cui sei stato/a? • In Austria ci sono ancora fino a luglio. Qualcosa che sicuramente mi mancherà in Italia saranno gli amici che mi sono fatto qua e la città in sè. Graz è completamente un'altra cosa rispetto a Trento. Ci sono molto spazi per giovani, moltissimi locali (come del resto una città con 40.000 studenti universitari è logico che abbia), è organizzata meglio. Insomma, un altro mondo, non si respira quell'aria da provincialismo stanco che c'è a Trento. • L'immensità del cielo. • Devo ancora partire, ma so che mi mancheranno moltissimo il calore e l’ospitalità degli honduregni. Inoltre le squisite pietanze, gli amici, la mia famigliia. • Ancora non me ne sono andato. Se devo pensare a quello che mi mancherà, direi l’efficienza e serietà professionale della gente.

Cosa pensano degli italiani? E dell'Italia? • Non sono assolutamente razzisti verso gli italiani, anzi sono molto curiosi. Ovviamente c'è il classico clichè di Berlusconi, spaghetti, pizza e mandolino, ma sempre in senso simpatico. Ci adorano. • L'Italiano è un gran lavoratore e mangia tutto il giorno. L'Italia è pasta, pizza, lasagne e mozzarella. • Mmmm devo ammettere che la frase “italiani mafiosi e mangia-pizza” l’ho sentita anche qui, ma la loro conoscenza dell’Italia non è così limitata, anzi. Molte volte mi stupisco di quanto la nostra bella e piccola penisola sia conosciuta all’estero. Anche se devo ammettere che il primo mese tutti mi chiamavano bambina (tentando di imitare l’intonazione siciliana) e facevano strani gesti con le mani (qui tutti hanno visto il padrino e agli italiani dicono sempre le poche parole che hanno imparato). • Italia e italiani stanno simpatici ai tedeschi. Ma oltre al mangiare e ai bei posti di vacanza non sono presi sul serio. Il clichè naturalmente è quello dell’italiano meridionale, quindi chiacchierone e con poca voglia di lavorare.

Hai trovato l'Italia quando sei tornato/a? • Sono tornato in Italia nelle vacanze di Natale e devo dire di averla trovata sempre messa peggio. A cominciare dai treni di Trenitalia, sporchissimi e scassati a com’è ridotta la società e la politica. Devo dire che però all'estero uno si rende conto di quanto veramente tiene al suo paese, e mi sono reso conto di provare molto affetto per questo paese. L'Italia ha qualcosa che altri paesi non hanno, peccato che spesso il negativo superi il positivo. • Preziosa e piccina come un portagioie. • Non sono ancora tornata, ma so che sarà piuttosto difficile integrarmi di nuovo nella mia cultura. Questa esperienza ti cambia molto, ma in Italia tutto resta come l’hai lasciato. E spesso capita che, quello che ti piaceva e ti richiamava l’attenzione prima di partire, non è più lo stesso quando torni. • Zeus sia lodato, non sono tornato ancora.

17 Ci fai un paragone fra i due Stati? • Se l'Italia e l'Austria fossero due persone, l'Italia sarebbe una persona sporca, trasandata, disoccupata senza futuro però simpatica, l'Austria sarebbe un uomo in giacca e cravatta molto formale con un buon lavoro che però nel tempo libero sa come divertirsi. • Non saprei come paragonarli, sono due mondi opposti! • Italia: ricca di storia, arte, una paese sviluppato, ma molto disunito e inconsapevole delle proprie origini. Honduras: ricco di cultura, secondo paese più povero dell’America (il primo è Haiti), ma molto nazionalista e patriottico. • E' chiaro: le leggi in Germania sono rispettate per paura della pena e punizione, che tra l’altro è certa e severa, più che per il senso di comunità. In Italia le leggi vengono semplicemente non rispettate. •

Cosa ti è piaciuto dell'organizzazione dello Stato che hai visitato e che porteresti in Italia? • L'Austria è molto molto più ben organizzata, facendo un giro a Graz ce ne si rende conto subito. La cosa che non mi piace è che con tutta questa organizzazione perde di fantasia. L'anima dell'Austria è fredda e severa. • Passo. • Mmmm devo dire che lo Stato in Honduras è piuttosto assente e corrotto. Quindi dal punto di vista politico non mi sento particolarmente arricchita. • Ripeto nuovamente: l’organizzazione è in tutto molto buona, ma assicuro: addirittura pedante e troppo pignola per un italiano.

Il viaggio è stato organizzato bene? • Il viaggio me lo organizzo da solo e vado in treno (12 ore). • La mia esperienza è stata autonomamente organizzata ed in effetti ci sono stati un po' di problemi burocratici, per questo aspetto è più comodo affidarsi ad un'associazione. • Per quanto mi riguarda sì, anche perché non ho mai avuto problemi gravi. Altri amici invece hanno avuto alcune divergenze con AFS, ma si sono presto risolte. • Certo, anche se nel mio caso non ho dovuto prendere nessun aereo.

La moda del momento nel paese dove sei stato/a? • Direi che qua va molto di moda il modo di vestire stile "skater" o "snowboader", insomma vestiti Burton, giacche variopinte, capellini da baseball. Qua la gente si veste spesso in colori sgargianti. • Stile vintage: vita alta, vestiti della nonna, maglioni larghi, colori sgargianti o tessuti a fiorellini.. Vanno di moda i "second hand shop". • Senza dubbio il famosissimo BB (BlackBerry). Qui ce l’hanno tutti, figli e genitori (ovviamente chi se lo può permettere). Praticamente pagano 10£ al mese e hanno libero accesso a internet e la BBchat, una specie di MSN dove però si può chattare con tutti gli amici anche se non sono online (come dei messaggi però gratis). • Urban Skaters Style, Hollister e Picaldi (quest’ultima marca produce vestiti piuttosto militareschi).

Saluta i Prataioli con una parola nuova che hai imparato! • "Boje ista nego nista!" (bosniaco, significa "meglio qualcosa che niente) o "Alles fix oida!" (una specie di "tutto a posto, vez!" nel gergo giovanile). Ciao o molto curiosi! • Bye bye jellyfish :) • Hasta Pronto Nerdo :D • La parola è: Mordsgaudi! Non ha origine germanica, ma si rifà appunto al latino. Saluto in particolare la mia classe, che invito a scoprire il corto messaggio cifrato contenuto nella mia intervista.

18 Consulta Di Gaia Pedron e Matteo Pavesi

Ciao ragazzuoli, tanti saluti dai vostri rappr. di CPS (consulta provinciale studenti). Dovremmo qui “riassumervi” ben 3 plenarie (riunioni generali) già tenutesi, ma dato che in realtà i progetti discussi, organizzati, approvati e partiti nel frattempo sono gli stessi che vi abbiamo esposto nell’ultimo numero, ci limiteremo semplicemente a ricordarveli. Poiché ovviamente voi tutti dovrete/potrete partecipare. Dunque, partiamo dall’Horror Vacui, la manifestazione artistica con concerto (forse anche degli stands..) che si terrà il 21 maggio pomeriggio-sera-notte presumibilmente in Piazza Dante, nel fantastico prato di fianco all’oca più grande del mondo! Dal 4 all’8 aprile ci sarà una colletta alimentare il cui ricavato andrà ai Frati Cappuccini, che tutti i giorni organizza e prepara un pasto per i bisognosi della nostra città (dettagli più precisi vi giungeranno in seguito, comunque mettetevi gentilmente nell’ordine d’idee di portare cibo a lunga conservazione). Il 21 maggio mattina poi sarà qui a Trento Giancarlo Caselli, ex magistrato tutt’ora sotto scorta, che ha combattuto sul fronte della criminalità organizzata e del terrorismo, rispettivamente mafia e brigate rosse. Presso il tribunale avrà un incontro con gli studenti e parteciperà all’intitolazione di una sala del nostro tribunale a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La sera invece all’auditorium incontrerà chiunque della popolazione che vorrà partecipare. Le classi possono aderire e assistere all’incontro della mattina, tra un po’ comunque vi verrà richiesto forse più formalmente, intanto cominciate magari a parlarne di classe. Per info in più domandate a Gaia (1D secondo piano). Last but not least, durante l’ultima plenaria (16 marzo) si è tenuto l’incontro con l’assessore all’istruzione Marta Dalmaso al quale hanno partecipato anche i rappresentanti d’istituto (per noi c’era Angelo). L’assessore ha chiarito alcuni dubbi degli studenti in merito alla riforma della scuola partita quest’anno e risposto alle numerose domande. Verrà creato un video di questo incontro che potrà essere diffuso in tutte le scuole, così che i chiarimenti possano giungere anche a tutti gli altri studenti. Bene, per ora è tutto. A presto! Gaia e Matteo

19 WORK IN PROGRESS

“INDIA E INDUISMO: ASPETTI SOCIALI E RELIGIOSI” L’11 aprile alle 17.30 si terrà una conferenza in Aula Magna dal titolo “India e Induismo: aspetti sociali e religiosi”. La relatrice è Suor Cecilia Impera, 84 anni, missionaria e viaggiatrice, esperta della religione induista e dell’India stessa dalla quale è rientrata da poco dopo. Il referente dell’evento è il prof Rolando Pizzini.

LA CLASSE IE ALLA SCOPERTA DELLA CARTA ANTICA Un’attività veramente originale quella che ha impegnato la classe IE in febbraio, con la supervisione del professor Stefanini e della professoressa Doniselli. Gli studenti sono stati introdotti all’affascinante mondo della carta dall’esperto Roberto Piazza, imparando come vengono prodotti i fogli. La classe ha infine realizzato in prima persona alcuni fogli di carta, utilizzando anche materiale riciclato.

FESTA STUDENTESCA AL PALALEVICO! È un evento imperdibile la festa studentesca del 9 aprile 2011, che coinvolgerà Da Vinci, Prati, Galilei e Vittoria! Organizzata completamente dai rappresentanti di istituto, si preannuncia essere una notte mai vista prima, oltre che una festa di proporzioni incredibili! Gruppi studenteschi quali i Twaddlers, Sunday Drivers, Bob and the Apple, Groove’s Buddies e The Swines si esibiranno prima delle 22.00 quando sul palco saliranno I Ministri! È disponibile un servizio navette ed è già possibile acquistare i biglietti.

PROGETTO MoVE: Mobilità Verso l’Europa Organizzato dal Servizio Europa - Provincia Autonoma di Trento, il progetto propone periodi di studio e tirocinio professionale all’estero di varia durata per diplomati, qualificati e laureati residenti in provincia di Trento. Il servizio è gratuito e copre paesi quali Germania, Francia, Irlanda, Malta, Spagna e Regno Unito. Sul sito internet www.fse.provincia.tn.it è possibile documentarsi sui requisiti richiesti e su ulteriori dettagli del progetto, che avrà inizio nel maggio 2011.

FONDAZIONE RUI: 10 POSTI GRATUITI Tramite il sito internet ww.fondazionerui.it/10gratis è possibile accendere al concorso per l’ammissione ai College della Fondazione Rui, che offrono dieci posti gratis ai migliori candidati per il prossimo anno scolastico.

PREMIO “GIORNALISTA PER UN GIORNO”: IL NOSTRO LICEO È TRA I FINALISTI! Il Liceo Prati si è distinto notevolmente con la sua partecipazione al progetto “Giornalista per un giorno” (La Repubblica) è sarà considerato tra i finalisti del Premio Nazionale. Il 6, 7 e 8 aprile a Chianciano Terme la nostra scuola sarà premiata durante il Meeting Nazionale Alboscuole. Il liceo ha inoltre meritato il riconoscimento del Diploma di Gran Merito. La redazione di Praticantati si congratula con tutti gli studenti che hanno preso parte al progetto contribuendo ad un simile successo!

NON SOLO ANITA: LE ALTRE DONNE DEL RISORGIMENTO ITALIANO Il 6 aprile alle 17.00 il professor Zorzi e la professoressa Grillo Laino terranno una conferenza sulle donne protagoniste del Risorgimento italiano. L’incontro si svolgerà nell’Aula Magna del nostro liceo.

20 16 Marzo 1861 2011. Di Martina Folena

Il Prati ritorna indietro nel tempo. Letteralmente. personalità ottocentesche tra mura a loro volta Mercoledì 16 marzo i corridoi, già allestiti in ottocentesche. occasione della mostra sul 150° anniversario Non meno importante è la mostra organizzata dell'Unità d'Italia, vengono improvvisamente da alcuni studenti del liceo con la invasi da studenti vestiti come gentiluomini e collaborazione di Fabrizio Casati e del professor dame dell'Ottocento. È solo una piccola parte Bonazza. I ragazzi hanno raccolto una serie di delle numerose iniziative proposte dal liceo per documenti recuperati dagli storici archivi del Prati, risalenti il 1861 e gli anni precedenti: una celebrare la Festa Nazionale del 17 marzo. Ad preziosa testimonianza di cosa succedeva nel esempio, lungo la scalinata è stata appesa nostro liceo mentre l'Italia era scossa dalle un'imponente bandiera italiana lunga 13 metri guerre di indipendenza che l'avrebbero disseminata delle centinaia di firme degli condotta al fatidico 17 marzo. Chiaramente la studenti del liceo (chi di voi non ha mai guardato nostra regione non festeggiò l'Unità d'Italia nel tutti quei nomi quando sale le scale, 1861: ci vorrà la Prima Guerra Mondiale perché distinguendo qua e là qualcuno che conosce?). il Trentino diventi parte della nostra nazione. Durante questa vigilia della Festa Nazionale in Quel 17 marzo del 1861 la vita scorreva più o molti classi sono stati utilizzati preziosi testi meno normalmente all'Imperial Regio Ginnasio d'epoca per svolgere le lezioni, in particolare Superiore. nell'ambito delle lettere antiche e delle scienze. Potrete approfondire l'argomento visitando la Inoltre all'inizio della giornata ogni classe ha mostra, divisa in tre parti (laboratorio, mostra, ricevuto una copia dell'orario scolastico biblioteca) che sarà aperta al pubblico fino al 27 dell'epoca, dettagliato e impressionante: le marzo. lezioni degli studenti dell'Imperial Regio Ginnasio Superiore dovevano essere molto intense e senza dubbio alquanto severe. La parte più insolita dei festeggiamenti è sicuramente stata l'idea di venire a scuola vestiti con abiti ottocenteschi: un'iniziativa libera e quindi non adottata da tutti gli studenti, ma da abbastanza per suscitare meraviglia e qualche risata sui corridoi. C'è chi ha optato per un look più sportivo, da cavallerizza austriaca, chi ha scelto un sobrio vestiario da dama in età da marito, chi si è tramutato in un elegantissimo gentiluomo con tanto di coccarde, mentre molte ragazze si sono vestite da uomini, ricordandoci che nel 1861 le donne non erano affatto ammesse al liceo infine qualcuno ha forse confuso epoca storica e si è vestito con abiti medievali o simili. Comunque sia, ha certamente fatto un certo effetto veder passeggiare certe

21 A che cosa serve la poesia? Di Martina Folena

Ma a che cosa serve la poesia?

Abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda durante un ciclo di conferenze organizzato dalla professoressa Nadia Scappini e promosso da Unicredit. Con l’aiuto di figure di rilievo nel mondo della poesia contemporanea italiana, è stato approfondito il ruolo del poeta e di ciò che il poeta scrive nella nostra società. Inoltre sono state colonna portante delle conferenze cinque risposte date dagli studenti del Liceo alla domanda fatidica. Ciò che è emerso è stata la difficoltà nell’afferrare una domanda del genere e darle risposta senza divagare o prendere strade parallele. D’altronde per rispondere a questa domanda bisogna divagare ed esplorare altre strade, perché non si tratta di un concetto isolato, ma collegato ad altre infinite tematiche. Non si può dire a cosa serve la poesia prima di definire cosa sia la poesia, ad esempio. Io mi sono sempre chiesta con che criterio si dica che qualcosa è poesia oppure no. Durante il primo incontro è stato detto che la poesia viene considerata tale quando smuove una folla, una massa. Io sono completamente in disaccordo con questa definizione, ma piuttosto che insistere sulla mia posizione di contrasto con tali affermazioni preferirei farvi notare come, appunto, sia complicato rispondere alla domanda iniziale, quando non si riesce neppure ad essere d’accordo su cos’è poesia. Perché Carducci non mi comunica niente e Bukowski invece sì? Perché le belle parole di D’Annunzio non mi lasciano nulla dentro mentre Eliot mi impedisce di smettere di leggerlo? Ma soprattutto perché ciascuno di questi signori si è messo a scrivere? A cosa pensava che servisse? In fin dei conti la risposta alla domanda di partenza non è stata data. La serie d’incontri si è però conclusa con un reading a cui ha partecipato la Compagnia degli Ipocriti, il gruppo di teatro classico del liceo, con alcuni studenti di III A per la lettura di testi in tedesco, e due esterni. La lettura è stata accompagnata da musica eseguita dagli studenti del Liceo Prati sotto la guida del professor Lutterotti. Lo scopo del reading era approfondire la poesia contemporanea italiana, quella che non si studia a scuola. Quindi, dopo una breve introduzione a base di lirici greci e latini, sono stati letti autori italiani, con qualche parentesi tedesca e spagnola. Il reading è stato concluso con la lettura di testi composti dagli studenti stessi. A mio parere gli incontri sono stati più utili per far sentire la mia riguardo l’argomento trattato che per dare una risposta alla domanda in sé. Mi sono resa conto di quanto abbia delle idee abbastanza precise riguardo la questione, idee probabilmente non condivise dalla maggior parte del pubblico in sala ma che sono per me grande fonte di ispirazione. Ad ogni modo, per quanto si possa non aver dato risposta alla domanda-cardine del ciclo di conferenze, ritengo sia sempre essenziale parlare di questi argomenti. Siccome è tramite la parola che una cosa resta viva, è parlandone che abbiamo la sicurezza che lo rimanga. Se parliamo della poesia questa non sarà mai morta, e servirà sempre. Ad esempio, perché Saffo è tanto popolare tra gli stati di facebook? Questo dovrebbe bastare a dare la risposta che cerchiamo.

22 Le risposte degli studenti del Liceo Prati alla domanda “a che cosa serve la poesia?”

Oscar Wilde diceva che tutta l'arte è completamente inutile, la poesia è arte, quindi anche la poesia dovrebbe essere inutile. Inutile quanto l'aria che respiriamo: non c'è, non si vede, ma è essenziale per sopravvivere. Goethe diceva che la poesia è "cogliere l'essenziale e osare esprimerlo", ma per rispondere con le parole del Piccolo Principe: "l'essenziale è invisibile agli occhi". La funzione della poesia c'è ma non si vede. La poesia serve a cercare di comprendere quello che non riusciamo a capire con tutti i mezzi che la scienza ci offre: noi stessi. (Simone Panza)

La poesia è il mezzo con cui l'anima si fonde con il mondo e le persone, ciò che, come la musica, la danza e qualunque altro tipo di arte, fa nascere e crescere un'emozione così grande e potente da poter competere con la stessa forza dell'amore. (Silvio Defant)

La poesia non serve a nulla, a ben pensarci. Se non ci fossero i poeti il mondo non ne resterebbe davvero scalfito. Il mondo cambierebbe se non ci fossero i medici, le forze dell'ordine, gli architetti, gli operai (ma ancora per poco), gli spazzini e i venditori di ombrelli. La poesia (come, del resto, l'arte in generale) ha davvero un'influenza relativa, minima, quasi nulla, sulla vita dell'uomo. Della mancanza della poesia ne risentirebbero soltanto qualche professore universitario e i pochi che di questa arte sono riusciti a fare una fonte di sopravvivenza. La domanda è piuttosto un'altra: perché quasi tutto ciò che è creativo non serve, e quasi tutto ciò che serve non è creativo? Se la creatività è, alla fin fine, ininfluente sulla vita dell'uomo, qual è il suo scopo? E, soprattutto, la creatività è o meno una responsabilità? (Angelo Naso)

La matematica e le scienze potranno essere la mente dell’uomo, ma l’arte e la poesia ne sono la coscienza. Io non ho intenzione di rinunciare alla mia coscienza. E se questo non vi basta, sappiate che è anche la coscienza a spingere l’uomo a compiere una determinata azione. Cuore e cervello coesistono, lottano e lavorano insieme. Solo la produzione artistica rappresenta l’umano come tale, completo di ogni piccolo pezzetto di cervello e

23 In memoria di Anna Altman Di Martina Folena

Anna Altman produce shirtwaists, le camice più in graffiare la porta e spingerla e rompersi le unghie voga del momento. Non le produce nel senso che nel tentativo di aprire una via. Le finestre sono ha un’impresa, un negozio o un’azienda. Anna l’unica via d’uscita e qualcuno si butta. Quella Altman fa shirtwaists assieme ad altri 500 uomini e porta non la apre nessuno se non il fuoco. donne nella sede della Triangle Shirtwaist Max Blanck e Isaac Harris saranno assolti, al Company, a New York City. Lavora con loro negli processo che seguirà l’incidente. Pauline non lo sa ultimi tre piani di un palazzo che ne conta dieci, nel ma l’assicurazione pagherà ai due proprietari 445 cuore della città. Sono tantissimi a perdere il dollari per la sua morte; li pagherà per ognuno dei numero dei punti da dare a quel colletto o a 146 operai che perdono la vita in questo incendio, controllare che gli infernali macchinari funzionino a nel pomeriggio del 25 marzo 1911. La tradizione fa dovere, ma ad Anna sembra di conoscerli tutti. risalire questo avvenimento non al 25 marzo 1911, Anzi, di conoscerle, perché sono per la maggior com’è invece storicamente accertato, ma all’8 parte donne, immigrate italiane, molte ebree nate marzo, motivando così la scelta di questa data nell’Europa dell’Est, giovani, alcune giovanissime, come Giornata internazionale della donna, in quasi delle bambine. quanto ricordo delle operaie che persero la vita Anna Altman guadagna sette dollari alla settimana. perché abbandonate dai padroni nella fabbrica in Non ha figli e riesce quasi a sopravvivere con fiamme. In realtà il motivo della scelta dell’8 marzo dignità, ma c’è chi di bambini ne ha, e tanti, c’è chi per festeggiare la donna nasce in Russia: l’8 marzo sta per averne, chi forse si sposerà e ne avrà, e 1917 le donne di San Pietroburgo manifestarono con quei sette dollari non può neppure permettersi per la fine della guerra, un letto in più. accendendo la scintilla che porterà alla fine del È per questo che sono scese in piazza a gridare regno dello Zar. Successivamente fu la Seconda contro la Triangle Shirtwaist Company, conferenza internazionale delle donne comuniste a quell’incredibile 22 novembre 1908, tutte insieme, stabilire che l’8 marzo sarebbe stato la “Giornata loro ragazze di New York e donne di tutta internazionale dell’operaia”. l’America, ventimila in tutto. Sembrava impossibile Questa è soltanto l’origine della Giornata che dopo quella fiumana di voci e di desideri così internazionale della donna. Oggi è un’occasione forti, tutto rimanesse uguale. per ricordare, al di là dello sfondo politico, la Invece, in questo pomeriggio del 25 marzo 1911, le condizione della donna attuale, le libertà negate in cose non sono diverse da come lo sono state molti paesi del mondo e le libertà conquistate dalle negli anni precedenti. donne venute prima di noi. Lavorano alle belle camicie della Triangle Shirtwaist Non scrivo queste parole tanto per sfatare il mito- Company, rumori di macchine che cozzano contro simbolo della fabbrica bruciata l’8 marzo assieme le voci delle ragazze, quando scoppia l’incendio alle sue operaie, ma scrivo per dare un nome a all’ottavo piano del palazzo.Anna si trova al decimo quelle operaie e per ricordare che sono esistite piano e la prima cosa che arriva è l’odore del fumo. veramente. Lo School Kheel Center ha stilato una lista Pensa che salga dalla strada come un qualunque completa delle vittime raccogliendo informazioni altro odore di New York. Va alla finestra e non vede tramite le famiglie di quegli operai che hanno perso alcun fuoco. Il fuoco è due piani sotto di lei e il la vita nel 1911. Anna Altman è esistita sul serio. fumo, più rapido delle fiamme, filtra dalle fessure. Aveva sedici anni, era ebrea, nata in Russia e Max Blanck e Isaac Harris, i proprietari della aveva vissuto cinque anni negli Stati Uniti. fabbrica, sono fuori dalla porta della stanza del Anna Altman è esistita, così come Ada Brooks, decimo piano, controllando che gli operai non Jennie Rosenberg, Fannie Lasner, Emilia Prato, facciano pause non autorizzate o trafughino Clara Dockman e tutte le altre. qualcosa. Loro sì che se ne accorgono del fuoco, e E si ricordano, ogni tanto, quelle donne morte nella subito. Se la danno a gambe senza preoccuparsi fabbrica in fiamme, quelle donne che l’8 marzo di aprire la porta della stanza. 1911 erano ancora vive. Quando Anna e gli altri operai sentono le prime grida provenire dall’ottavo piano, capiscono. E a quel punto non basta bussare alla porta, non basta 24 La petite madamoiselle Di Enrico Dal Fovo

Può essere soggetta a pesanti critiche la scelta del tema di questo articolo, in relazione anche a chi scrive. Ma ci sono possibili giustifiche. La prima sostiene che, a dispetto dell’opinione comune, la moda è importante, sia come branca dell’arte moderna e contemporanea, sia come specchio della società odierna, per non parlare dell’aspetto economico. La seconda si scusa con tutte le lettrici, quando asserisce che uno sguardo maschile potrebbe, con un largo margine di cliché, avere una certa qual resistenza al fascino di quei capolavori in tessuto e accessori che costituiscono l’alta moda: ciò vuol dire parziale freddezza rispetto alla calda ammirazione femminile, ma forse una freddezza necessaria per un quadro obiettivo. Consapevole quindi della garanzia di odio incondizionato da parte di tutte le signore che avranno la compiacenza di leggere questo articolo, mi accingo a raccontare la storia di uno scampolo di stoffa, una brevissima trama drappeggiata alla vita che ha avuto Legatasi ad uno stravagante rampollo della nobile più fortuna dell’iPhone e del tacco alto. La petite famiglia Plunket Green, vive con lui alla giornata demoiselles, la minigonna. fino a che Alexander (questo il suo nome) non eredita: comprano una casa e vi aprono un Sixties. Il mondo ribolle. E’ iniziata la guerra in Vietnam, ristorante e una boutique, Bazaar. I giovani inglesi impazza la Pop Art, e Martin Luther King riceve il Nobel soggetti al conformismo della madrepatria per la pace. Il boom economico che elettrizza il mondo accolgono con entusiasmo chi sa finalmente cosa tocca anche l’universo della moda: la foggia dell’abito piace loro, cosa indossano e come vivono. Così, a perde il prestigio proprio delle classi superiori per una dispetto dei malevoli benpensanti, l’irrispettosa e più attenta considerazione della qualità e degli accessori; anticonformista Bazaar non andò fallita, e anzi svanisce il completo per l’occasione, il “vestito buono” è vide la nascita di quei pochi centimetri di stoffa surclassato da un abbigliamento casual costituito da che insieme alle lunghe chiome maschili e alla capi di produzione industriale, la cui diretta conseguenza Beatlesmania sarebbe diventata il simbolo degli è l’enorme importanza che griffe e marche acquistano. anni ‘60. Dunque, nel 1963 la parrucchiera Gli abiti si proletarizzano, si differenzia la moda degli diciassettenne Leslie Hornby diviene la prima top adulti dalla moda giovane (con incursioni sempre meno model teenager: col nome di Twiggy, grissino (che discrete della prima nella seconda). Il vestito a sacco la dice lunga sulla taglia e sull’idea di modella in degli anni ’20, elegante e signorile, è stravolto dal quegli anni), è l’indossatrice che lancia la responsabile artistico della casa Dior, Yves Saint Laurent, minigonna di Mary Quant. Anche se lo stilista senza nessun taglio raffinato, in tessuti rigidi, più corto. André Courregès rivendicò per anni come suo il Lo scopo è lo “svecchiamento” generale, l’apparenza giovanile e poco convenzionale degli abiti per chi non copyright della miniskirt, avendo presentato abiti bada alla propria età effettiva. corti e linee a trapezio pressoché E’ in questo contesto che nella sua boutique londinese simultaneamente a Mary, la stessa Quant declinò il primato e affermò che “le vere creatrici della mini Mary Quant inventa la minigonna. Colei che fu definita da Bernard Levin “l’alta sacerdotessa della moda degli anni sono le ragazze, le stesse che si vedono per Sessanta” nacque nel 1934 a Blackheath, Londra. I suoi strada”. Comunque sia, la crème di Londra e del genitori, entrambi gallesi ed entrambi insegnanti, mondo squadrava dall’alto in basso l’orlo sopra il avevano in serbo per lei un tranquillo e dignitoso futuro ginocchio di quei micro foulard, fin troppo da insegnante, ma la figlia ha altri progetti: a sedici anni sfrontato, alieno e multicolore per la civile fugge di casa per andare a vivere la bohème nella City. decenza.

25 E fu solo grazie a perseveranti migliaia di paia di gambe nude che il comune senso del pudore digerì finalmente l’affronto. Così, il processo inizia: stivali alti di vernice, nuove calze dette collant … Barbie sbarca in Europa nel 1965. Saint Laurent, Rubane, l’eccentrico Warhol, e Fiorucci seguono l’onda di piena liberalista che travolge il mondo. Dopo gli anni ’80 il punk di Westwood e McLaren porta a minigonne in pelle nera, ed è di nuovo un’inondazione. Versace dichiara che la minigonna è tutto, e invita le donne a “buttar via tutte le palandrane per stare al passo coi nuovi tempi: dinamici”. Nel 1987 Lacroix reinventa la minicrinolina, e le minigonne diventano minuscole architetture barocche sopra eleganti calze strafirmate, mentre Moschino preferisce stravaganze ed eccentricità come zip e patchwork. Versace rilancia la minigonna nella linea Versus, la cui punta di diamante è nientepopodimeno Carla Bruni. Da qui in poi, rifacimenti vari mantengono la piccola sulla cresta dell’onda fino ad ora. La gonnellina appare oggi su una collezione di francobolli emessi dalla Royal Mail il 13 gennaio 2009, assieme a simboli dell’orgoglio britannico tra cui le cabine telefoniche, il supersonico civile Concorde, la mappa della metropolitana e il vermiglio bus a due piani.

E Mary Quant? E’ icona della Swinging London, fondatrice del “Ginger Group”, che esporta i suoi prodotti negli US, e di una linea di cosmetici e calzature. E Cavaliere della Corona Britannica, con tanto di onorificenza direttamente dalle mani di Sua Maestà Elisabetta II.

Un adagio celebre tra i grandi stilisti recita: “Ciò che è di moda è ciò che passa di moda”. Secondo un sondaggio londinese del 2009, la minigonna è il capo simbolo della moda che non dovrebbe mai mancare in un guardaroba rispettabile. Si direbbe che la petite demoiselles, questo grintoso, irriverente e malizioso scampolo di stoffa quasi cinquantenne abbia rotto ancora una volta le tradizioni.

26 Con la musica alla radio Di Giorgia Folgheraiter

Quella che segue vuole essere una sorta di rubrica musicale che verrà proposta in ogni numero di Praticantati: un piccolo spazio per tutti quelli che hanno voglia di aprire i loro orizzonti a nuovi generi, mettendo in pause il cervello da tutto quanto ci circonda per sintonizzarci solamente su quelle note che, giungendo alle nostre orecchie, ci fanno sognare.

Peter Gene Hernandez, meglio conosciuto come Bruno Mars nasce nel 1985 e debutta come cantante e produttore discografico partecipando anche a successi internazionali come “Right round” di Flo Rida o “Waving Flag” dell’estate passata.

A luglio 2010 esce il suo primo grande successo “Just the way you are” seguito da “Grenade”, entrambi al primo posto nella Billboard Hot 100 (classifica settimanale dei 100 singoli più venduti, trasmessi dalle radio negli Usa).

Insomma, l’imminente domani non si prospetta niente male per il cantante statunitense, per ora in cima alle classifiche con la sua “Lazy song” uscita il 15 febbraio.

Come ogni disco dei Bright Eyes, anche “The people’s key” si tratta di una lunga e bizzarra introduzione che lascia all’ascoltatore il tempo di sintonizzarsi prima di farsi risucchiare nella vertigine del disco: due minuti e venticinque secondi di parlato affidati a uno stagionato musicista-predicatore texano, Denny Brewer dei Refried Ice Cream, incontrato per caso in studio di registrazione e che qui farnetica a ruota libera di Genesi e tavole sumere, di Einstein e di Tesla, di Quarta Dimensione e di alieni rettiliformi che avrebbero disseminato il male sul nostro pianeta nella notte dei tempi.

E’ solo l’inizio, perché la voce di Brewer riaffiora in tutto il disco e lo chiude su una nota di speranza esortando l’umanità a praticare tolleranza e misericordia.

Nasce a Londra nel 1988 e subito si interessa alla musica soul. A quattordici anni si iscrive alla Brit School Croydon, una nota scuola di musica. Diplomatasi, aspira a diventare cantante registrando e mettendo su myspace alcuni suoi brani. Attirando l’attenzione dell’opinione pubblica, viene invitata a diversi show televisivi britannici guadagnando in poco tempo una grande notorietà.

Nel 2008 esce il suo primo disco “19”. Dal novembre 2010 le radio stanno trasmettendo singolo “Rolling in the deep”, primo brano tratto dal secondo album della cantante, “21”. Con quest’ultimo singolo Adele spicca tra le prime posizioni di classifiche internazionali raggiungendo il tredicesimo posto della Billboard Hot 100.

27 Il critico, la malinconia e la musica Di Enrico Dal Fovo

Come forse alcuni lettori ricorderanno, è stato detto che molte colonne sonore possono essere considerate musica classica, in quanto eseguite da orchestre sinfoniche o comunque con stile e tecniche proprie dell’etichetta assegnata loro. Immagino già i moti di rifiuto che molti puristi avranno avuto. Ebbene, vorrei raccontarvi di un compositore diplomato, studioso del Barocco, critico musicale e grande pianista, specializzato in colonne sonore, che può essere considerato uno dei pochi anelli di congiunzione contemporanei tra i lontani pentagrammi antidiluviani e gli assordanti amplificatori ultramoderni. Ladies and gentlemen, for you, Michael Nyman.

Michael Laurence Nyman nasce il 23 marzo 1944 a Stratford, Londra, e frequenta negli anni a venire la Sir George Monoux Grammar School e il King’s College, per entrare a diciassette anni nella Royal Academic of Music. Proseguendo lo studio del pianoforte, si accosta tra le altre cose alla musica del Barocco settecentesco, e anche alla musica folkloristica rumena. Anche se apprezzato compositore (nel luglio del ’64 vince il premio Howard Carr Memorial), per un periodo preferisce dedicarsi alla critica musicale: fu uno dei primi a utilizzare in quest’ambito il termine “minimalismo” (vera e propria architettura musicale che si sviluppa su melodie e figure ritmiche immediate, ripetute spesso ossessivamente, mentre armonia e timbro pensano all’espressività dell'opera, grazie anche all’utilizzo di strumenti inusuali, particolari sonorità anche popolari, e modifiche elettroniche), e uno dei più importanti promotori del movimento. Negli anni ’70, comunque, Nyman torna alla composizione a tempo pieno, specializzandosi nelle colonne sonore; soprattutto la collaborazione col regista Peter Greenaway (The Draughtsman’s Contract, Prospero’s Books, Drowning by Numbers) rappresenta un importante passo della sua carriera. Oramai conosciuto a Hollywood, è consacrato al successo grazie alla colonna sonora del film vincitore dell’Award Prize del 1993 Lezioni di Piano (The Piano) di Jane Campion. I pezzi di Nyman cominciano a essere eseguiti come brani a sé, e lo stesso compositore si dedica anche ad armonie esenti da contesti. Nel 2005 nasce l’etichetta personale dell’artista, la MN Records. Un caposaldo dell’opera di quest’autore rimane però dal 1976 la Michael Nyman Band: formatasi in occasione de Il Campiello di Carlo Goldoni, in origine constava di antichi strumenti come la ribeca e la cennamella affiancati da altri più moderni come il sassofono. L’obiettivo era di produrre un suono il più alto possibile senza amplificazioni, ma nel tempo si è affermato il contrario: l’assetto moderno della MNB consta di un quartetto d’archi, un trombone basso, trio di sassofoni, un basso acustico e un pianoforte, tutti rigorosamente – e ironicamente – amplificati. Al momento Nyman gira il mondo con la sua Band.

28 Michael sostiene di aver scoperto l’estetica della sua opera eseguendo l’aria Madamina, il catalogo è questo dal Don Giovanni di Mozart, nello stile di Jerry Lee Lewis: essa “ha dettato la dinamica, l’articolazione e la stesura di tutto ciò” che avrebbe composto successivamente. In ogni caso, la ripresa di modelli illustri o meno è un tratto fondamentale di Nyman: spesso le composizioni si reggono sulla “minimalistica” ripetizione di frasi elementari che rimandano ad adagio settecenteschi. Ma non solo: per esempio, il tema principale del già nominato Lezioni di Piano è una sonata per pianoforte in la minore, di una malinconia trascendente che riassume tutto il film, ma che al contempo caratterizza l’opera di Nyman. In effetti, in qualunque sua creazione è eminente un crepuscolare senso di morte. Lo stesso compositore lo confessa, sostenendo di considerare “la Messa da Requiem come la massima espressione della musica dei secoli scorsi in relazione alla morte. La sua ritualità serviva ad esaltare la dimensione sacrale e spirituale”. E anche evitando la dimensione religiosa, Nyman riconosce l’onnipresenza di una riflessione sul trapasso, soprattutto nelle collaborazioni con Greenaway.

Quella di Michael Nyman è una musica ariosa, visionaria, non tanto onirica quanto piuttosto mnemonica, nostalgica, e perfettamente razionale. Un velo d’incanto misterioso, di possibile rivelazione, si fonde con un’alchimia di classicismo e modernità per fare dell’opera un’arcana e meravigliosa creazione. Con un sogno: che tutto il mondo possa trarne beneficio personale, la gente in discoteca come gli accademici. Mirabile fusione di intuizione ultramoderna e seria scienza antidiluviana.

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29 Santorini e la città di Oia (IA) Di Elisa Moser

Santorini, una delle isole più meridionali La città di Oia (o Ia) si trova a circa 1 km dalla dell'arcipelago delle Cicladi, ha per capoluogo capitale ed è costituita da sei borghi, due dei la cittadina di Phirà. La sua creazione è dovuta quali si trovano alla base della caldera. E' all'eruzione del suo vulcano. Le estati sull'isola collegata al mare tramite due scale tipiche a sono piuttosto fresche. Al largo della costa gradoni, che oggi possono essere percorse occidentale si trova la caldera, le cui pareti anche a dorso d'asino. Nelle vicinanze, si rocciose sono state formate anch'esse dalle staglia la chiesetta di Ai-Nikolas. Il suo eruzioni del vulcano. Il paesaggio varia a sviluppo economico si basa sulla flotta e sul seconda delle zone: sul lato orientale presenta trasporto nel Mediterraneo, nella Russia ed in un dirupo ripido e scosceso, mentre sul Alessandria. Nel 1890 era attivo un piccolo versante occidentale si sviluppano i massicci cantiere navale ad Armeni. Oggi Oia è la calcarei con suolo pianeggiante e fertile. Il seconda città per grandezza. Paesino terreno è facilmente coltivabile proprio per dall'aspetto molto pittoresco, ha case l'attività del vulcano. Il prodotto più famoso “scavate” che un tempo appartenevo dell'isola è certamente il vino”nychteri” che soprattutto agli equipaggi delle navi. Le deriva da uve non pigiate, ma che vengono dimore signorili erano a due piani e ammassate e schiacciate dal loro stesso peso appartenevano ai capitani di mare. Si (il nome deriva proprio da questo particolare affacciavano sul piazzale del villaggio. Le procedimento). Sull'isola prosperano anche strade sono lastricate di marmo. Il tramonto e piccoli pomodori con cui gli abitanti le chiese della città hanno una bellezza producono un concentrato che conservano spettacolare. Rimangono ancora poche rovine per l'inverno. Un'altra attività molto redditizia è del complesso che sorgeva al posto della città lo sfruttamento della pietra pomice, un e del “goulàs” che si trovava nel punto più alto materiale isolante molto esportato anche in della zona. Ad Ia c'è uno stupendo Museo passato. Negli ultimi anni l'isola è diventata Nautico. un'importante meta turistica per la sua bellezza e per i siti archeologici che presenta. Le casette sono molto caratteristiche, per i loro tetti a cupola blu.

OIA (IA) Arcobaleno di colori dorati, profumi speziati. Il sole che accarezza la pelle, la notte piena di stelle. Le casette bianche coi tetti blu, le acque limpide del mare quaggiù. Pace e tranquillità, per una vacanza in serenità. Luoghi incantati, profumi da riscoprire, dove ognuno dovrebbe venire. Questa meraviglia, che volete che sia, si chiama Ia.

30 Liu Bolin: mimetismo, trasformazione e appello all’umanità. Di Angelica Giovannini

Stavo sfogliando distrattamente “Io Donna” (settimanale del Corriere della Sera -12 marzo 2011), quando mi sono imbattuta in un articolo su un giovane artista cinese di cui avevo già sentito parlare (Corriere della Sera - 4 maggio 2010): Liu Bolin.

Laureato alla Central Academy of Fine Arts di Pechino, ha ottenuto fama internazionale con le sue fotografie, che sono state esposte in musei, gallerie e festival di tutto il mondo: per citarne alcuni, Dashanzi Art Zone a Pechino (2007), Galerie Bertin-Toublanc a Parigi (2007), Eli Klein Fine Art a New York (2008), Boxart Gallery a Verona (2008), Forma - Centro Internazionale di Fotografia a Milano (2010). Stupefacenti le Dragon Series, ma la più eclatante, nonché la più originale e famosa, a cui l'artista ritiene di dovere il suo successo, è la serie Hiding in the City (2010), “Nascondendosi in Città”.

Ore e ore di sedute di trucco, uno scatto e niente Photoshop: ecco che il soggetto scompare nello sfondo, e lo sfondo diventa il soggetto. A Milano si è mimetizzato con il palco e il sipario della Scala, con la balaustra del grattacielo della regione Lombardia, con il marmo di Candoglia del Duomo – per riprodurlo sulla tuta e sul film protettivo, che indossa sul viso per proteggerlo dai colori acrilici, i suoi truccatori hanno impiegato cinque ore. A Venezia, ha scelto Piazza San Marco, il ponte dei Conzafelzi e il ponte di Rialto, dove era stata per caso ormeggiata una gondola, e che è stata noleggiata per ore per poter essere inclusa nello scatto.

L'arte di Liu Bolin è mimetizzazione. Non trasformazione: non diventa l'ambiente, ma si adegua ad esso. Rinuncia a distinguersi, si arrende al paesaggio che è la sua proiezione. O lui è la proiezione del paesaggio. O forse queste due affermazioni sono entrambe vere. Liu Bolin - Hiding in the City Dicono, “chi lo vede ha davvero occhio”. Non essere visto non è (Supermarket II) però l'intenzione dell'artista. Vuole proprio l'effetto contrario. ! Non cerca certo di riportare in auge il mito dell'Arcadia, per ristabilire un contatto con il paradiso perduto della natura: ormai è troppo lontano per noi. Ci siamo allontanati talmente tanto dal paesaggio da quasi perderne la forma e la concezione stessa. Quello di Bolin è quindi un tentativo estremizzato all'ultimo per far riflettere l'uomo sulla sua umanità. Un messaggio di denuncia: “L’uomo sta scomparendo nel suo ambiente. La tecnologia ha portato molto sviluppo materiale, ma per restare umani cosa si deve fare?” si chiede, e per rispondere si appiattisce, si livella sul piano dell'ambiente per dare volume al suo appello.

“Il mimetismo è l'arte di vivere nel tempo e nel luogo che ti sono toccati in sorte, essendo se stessi senza la necessità di esibire il proprio io” - Maurizio Maggiani

Liu Bolin – Hiding in Italy (Ponte di Rialto) !

31 In Giappone l’uomo diventa robot Di Enrico Sebastiani

! In Giappone si sa, la tecnologia! non conosce si dice. Difficile quindi che possa rimpiazzare le limite. Se poi si parla di robotica ci si chiede che sue colleghe in carne e ossa, piuttosto le potrà cosa non abbiano ancora inventato, eppure affiancare nelle classi a corto di insegnanti. questo paese non smette di sorprendere. Dopo Che dire del robot che ti porta la colazione a aver creato ogni sorta di robot , ora i Giapponesi letto? Si chiama “Trendy –one” appena uscito hanno pensato di creare anche gli uomini- robot. dai centri di ricerca di Waseda con gran Si proprio così, dai centri di ricerca giapponesi è successo. Trendy-one è dotato di 200 sensori ed uscita Samy. Si tratta di un robot che in tutto e è in grado di prendere toast e cucinarli senza per tutto imita un essere umano a partire dalle farli cadere. La precisione tuttavia non è la sua espressioni facciali(ben 18 motori facciali), al unica dote: all’occorrenza sfodera tutta la sua comportamento. E’ stata creata per essere un forza e, come la più esperta delle badanti, aiuta insegnante-robot che impartisca lezioni di malati e disabili nei loro spostamenti. In scienze ai ragazzi.Conta un centinaio di commercio dal 2015 a 200 000 dollari. centraline interne computerizzate che elaborano Si potrebbe andare avanti per ore a parlare di dati per mandarli ai cosiddetti ”motori” che robotica giapponese, dal robot che si controlla permettono di muovere il robot. Samy è stata con il pensiero al cellulare che scarica gli aromi. così messa alla prova in un’aula scolastica vera Un paese che ha puntato tutto sulla ricerca e la e propria per insegnare ai ragazzi scienze. Samy produzione di tecnologie sempre parlava e spiegava e se in classe c’era troppo all’avanguardia , cosa che l’ha portato a essere rumore cambiava espressione e chiedeva il una grande potenza economica mondiale. silenzio. E non solo; infatti attraverso un sistema di telecamere riusciva a percepire se qualcuno avesse alzato la mano per fare una domanda a cui rispondere (naturalmente la domanda doveva essere formulata correttamente). Nonostante l’inesperienza se la cava bene tra un appello e l’altro grazie al suo dizionario integrato di 700 vocaboli. Ma niente verifiche o interrogazioni, anche perché non ha la capacità di elaborazione. In altre parole non capisce un tubo di quel che le

32 Macarons alle Mandorle Di Andrea Sachs, la ragazza di Miranda

È arrivata la primavera! Non la sentite l’aria profumata come Macarons color pastello?

Le giornate si allungano, la temperatura si alza e, come crisalidi, le fashion victims cominciano ad uscire dal bozzolo invernale, a mettere i maglioni pesanti nell’angolo più recondito dell’armadio e a tingersi di colori nuovi! E a quanto pare questa primavera/estate ci sarà l’imbarazzo della scelta in fatto di stile! Dalle sfilate di un po’ tutto il mondo (che mi sono premurata di guardare integralmente- che grande sacrificio!- e tra cui annovero anche una trasferta a Milano durante la settimana della moda) spicca un nuovo vento di freschezza fatto di ampi vestiti fiorati e pizzi dal sapore antico per Dolce&Gabbana, di gonne stampe variopinte e abitini bon ton/navy leggeri come ali di farfalla per Chanel Resort, e di un nuovo jeans/denim che torna in versione camicia da indossare con gonnellini gipsy e bangles etnici! Hot Pants sempre in prima linea, ma da usare/ osare con moderazione!

Last but not least il Color Blocking, ovvero l’accostamento di capi di colori diversi senza sfumature o fantasie; un viola per il top e un verde palude per i pantaloni, insieme ad un blazer arancione, per esempio. Tuttavia, mie care, non è cosa facile! Infatti tutte queste nuance mescolate, o meglio, abbinate insieme, devono dare un effetto armonioso, senza che un colore/capo prevalga sull’altro oscurandolo o facendo lo stesso effetto di un vandalico scarabocchio con l’evidenziatore su di un acquerello! Quindi a voi la sfida se volete cimentarvi nell’impresa! Ma prima vi consiglio di dare una sbirciatina alla nuova collezione di Gucci, maestro del Color Blocking, che impreziosisce il tutto con accessori dorati! Très Chic!

Insomma, sbrizzarritevi! Osate con stampe dal sapore impressionista, con macrofiori abbinati a smalti dai colori vivaci (il 287 La Sunrise di Chanel sta andando a ruba!) e soprattutto divertitevi dando vita a nuove combinazioni! Mai come in questa stagione si può essere più creativi!

Fashion Dictionary: la parola del mese è Matelassè, ovvero una particolare lavorazione della stoffa la quale viene imbottita e percorsa da cuciture che creano disegni geometrici o ricami. Questa accurata rifinitura contraddistingue maison come Chanel (vedi l’intramontabile 2.55) e Dior (come la it-bag Lady Dior creata appositamente per Lady Diana).

Stilista del mese è Alexander McQueen (Londra, 17 marzo 1969 – Londra, 11 febbraio 2010): in questo numero voglio rendere omaggio ad uno stilista che ha fatto della moda una forma d’arte studiata per raggiungere i limiti del possibile e dell’impossibile. A lui si devono abiti scultura (quelli indossati da Lady Gaga in Bad Romance) che trasfigurano la figura femminile in mantidi religiose, in creature spaziali, dame gotiche, in vere e proprie poesie visive. A lui si devono le incredibili Armadillo Shoes, emblema della sua arte visionaria e la must have Skull scarf. God Bless you Mr. Mcq.

IN del mese: l’immancabile Trench non tramonterà mai! Rivisitato da Burberry che lo riempie di borchie, da “Colazione da Tiffany” al “Tenente Colombo” (che paragone! -.-) è un capo che non passerà mai di moda.

OUT del mese: dopo l’estinzione dei Mammut per piedi (chi ha letto il numero precedente sa a cosa mi riferisco), avvenuta probabilmente per l’innalzamento delle temperature come tutte le catastrofi naturali (anche se a me piace sperare in un improvviso vostro rinsavimento), mi batterò per l’abolizione della calza color carne che fa più o meno l’effetto un cotechino prima di venir messo a cuocere nel forno. Se volete indossare una gonna o degli shorts e i leggins suscitano in voi solo gelidi pensieri invernali, puntate su collant velati di colori pastello o fumé; per chi vuole osare, consiglio anche calze con ricami verticali (smagriscono e allungano a gamba) e, per quando le temperature si alzeranno ancora di più, a rete finissima sempre di colori chiari (da evitare il nero e non devo essere io a spiegarvi il perché!).

Non mi resta che augurarvi buono shopping primaverile! A presto

33 Ma perché non guardiamo la realtà per quello che è?

Di Lorenzo Borga

Sulla scorsa uscita di Praticantati è stato queste iniziative gestite da ragazzi/e di quarta pubblicato un articolo di Martina Folena “Di c’è ne erano state anche alle assemblee ginnasio e di liceo” che secondo me, precedenti. Per quanto riguarda invece i nonostante non sia polemico, non tiene conto giornalini invece questo stesso articolo e i tre degli ultimi eventi, e per quello che ne so io dell’ giornalisti quartini (perdonatemi ho finito i ultimo anno. In questo articolo (si può leggere sinonimi) del Malandrino dimostrano che siamo anche sul sito di Praticantati) è scritto vivaci anche a scrivere. Anche i rappresentanti fondamentalmente che i “terzini” o comunque i d’istituto hanno ammesso che un annata così liceali, sono i protagonisti del Prati, quelli che (per loro fortuna) di quarte non l’avevano mai intervengono alle assemblee, fanno teatro e vista. scrivono sui giornalini scolastici, mentre noi studenti di quarta (a qualcuno infastidisce Forse siamo invidiosi della vostra autonomia, essere chiamato quartino) siamo il pubblico, il delle vostre ragazze/i o dei vostri modi di fare pubblico che aspetta di salire sul palco. Questo ma su come vivere il Prati sembra ormai che poteva essere vero fino all’ anno scorso forse, abbiate poco da insegnarci. Quindi oltre che non lo so, ma di certo negli ultimi tempi le cose inopportuna questa visione non tiene nemmeno sono un po’ cambiate. Lo dicono i dati: per conto dei dati reali e se pensate davvero che noi esempio durante l’assemblea dibattiti tenutasi quartini siamo timorosi e restii a metterci in 23 febbraio i gruppi tenuti da ginnasiali erano gioco vi sbagliate di brutto! cinque, i liceali invece organizzavano solo Sarebbe bello se liceo e ginnasio potessero quattro dibattiti. Ma la cosa che più fa riflettere è andare d’amore e d’accordo certo, magari che di quelle cinque discussioni, quattro erano togliendo anche le due denominazioni separate, di studenti del primo anno. Con una piccola ma allora smettiamola con questa solfa che i operazione possiamo constatare che senza il ginnasiali partecipano poco e restano a nostro aiuto quell’ assemblea sarebbe stata guardare, poiché ormai è solo un misero assai povera con appena quattro gruppi. Ma di stereotipo.

In risposta Di Martina Folena

In risposta alle accuse mosse da Lorenzo Borga all’interno del Prati ha completamente travisato al mio articolo “Di ginnasio e di liceo”, posso lo scopo dell’articolo stesso. Non ho mai avuto semplicemente dire che tutto quello che ho la presunzione di giudicare il ruolo di ginnasiali e scritto è basato su esperienze personali e liceali. Il mio articolo era un insieme di memorie pertanto su una visione esclusivamente e basta. soggettiva di quella che è stata la mia Detto questo ringrazio chi ha apprezzato esperienza da ginnasiale e poi da liceale. La l’articolo, e ringrazio anche Borga che ha realtà dei fatti, dei miei fatti, è quella di cui ho contribuito a metterne in chiaro lo scopo. parlato. Mi dispiace ma chiunque ha visto il mio articolo come un giudizio sulle dinamiche sociali

34 Poesie

De Instincto Traein L’istinto dell’uomo è marcare il confine, Tuona il treno, urla e ma πόλις e φύσις non sono vicine. Morde il freno alle ruote. Respira. Il civite alfa non può alzar la zampa Si sdraia l’eco, non muore: se non per rischiare berlina di stampa. rincorre quei chicchi Comunque l’ingegno uno sfogo ha trovato: di acqua, di ghiaccio, di sangue d’occhi l’orgoglio di adulto, di incontrastato, chioccia il ferro e gocciano saluti, si esplica in un incosciente ed incauto, il treno soffia, stride, frana, finisce, tu-tuona, tu-tuona, tu-tuona … maschio e spavaldo posteggio dell’auto. Enrico Dal Fovo Enrico Dal Fovo

E d'un tratto la nostra notte d'amore Finito il tempo delle dolci parole mi risovvien alla mente e al cuore finito il tempo di noi due sole. i tuoi gemiti mi par di riudirli Finito il tempo del tuo languore i tuoi desider mi par di riservirli quando mi chiedevi altro amore. ma per quest'effimera gioia poco spazio: Finito il tempo del nostro sorriso, più forte di tutto è lo strazio d'averti persa, di saperti lontana dei miei baci sul tuo viso. di dover parlarti tramite una lapide che tutto è, Iniziato il tempo del dolore fuorché umana o Dafne, ritorna mio amore.

New Saffo New Saffo

Quale occhio guaderà qui dentro che il mare non mi pare meno profondo, e il cielo meno vasto, e il ventre del mondo meno spaventoso Chi sezionerà questo cuore confuso e irrisolto e rosso, e scenderà in questo smarrimento E la vita pulsante E me E la mia vita? Le faremo sapere.

Martina Folena

35 R I F L E S S I O N I S U U N PROFESSORE: allora, lui è sposato, Piero di I E non riesco a ma staccarti gli occhi di così giovane, spettasua moglie 2 anni non che è dosso! Sei bellissimo! sarà ancora più avvizzita e io Sgriff, Nacalassa, By Tu Sai Chi sarò ben messa meglio, nel fiore dei miei anni e fresca della Scartozza e Sarza. Terry… mia gioventù, a l l o r a ⋯ Vi do un 6 terrybile! MUHAHAHAH! Sarà mio!!! Piani malefici di una pazza TOZZO Sof:D W le ZIP, M i bottoni (8)! innamorata! F&M P.S. Cava allacciali tutti! Arianna Pirotta hai una voce bellissima. E.

Faccio ammenda per un errore commesso personalmente. Il Per J.S. e le ingenue “ginnasiali messaggio scrio era rivolto a Rawr! Significa “ti Maeo Scozzi e non a J.S. che voglio bene” in … … smo profondamente. Chiedo in love” lasciate perdere se s cu s a an co ra. Qu ar n a dinosaurese! anconformista unita non è alla saggeza dono Vivo nel profondo dei tuoi occhi grigio-azzurri e la tua voce è assai funesto è la bellezza! Visita il famoso acquario della 4B!!! la musica del mio cuore… Whisky, Mary e Brandy Wana cavolo quanto mi piaci.. <3 by By quartina anticonformista saranno felici di ricevervi! Costo: una Quartina “Incidens in caramella (da consegnare all’entrata) amorem” (cioè “innamorata”)

Eric IA sei

bellissimo!!! Ma… A Pavesi in riferimento all’intervista ai dove sei finito??? I love u rappresentanti dello scorso numero: “Studio matto e Johnny, Ruby, Ruby! <3 disperatissimo” è una Pippa… ch…pe! citazione di Leoprardi, ma Michele P. IB, ma sei forse non lo sai, dato che W Lillà! 4B sopra avevi affermato che davvero così non credi nelle citazioni. maligno?! XD Live and let live

Lucrezia Van Stegel È VERBIS ti amo! By M.P. IV A E.K. un consiglio Bonetti 6 un figo!!! Van Stegel 6 g*****! spassionato da due by Ginnasiale Pazza care amiche: trovane Karin Piffer! Senza 6 una di te uno migliore! A e G. Terry 6 g***** non vivo! By fantastica! By Baby- - innamorato pazzo! Miri Bea I love u, ! girls Mary & Silli

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