Liu Bolin (Pag.31) Lorenzo Dalmonte Giorgia Folgheraiter Attualità Prataiola: Scienza: Enrico Dal Fovo - Caso Bermuda (Pag

Liu Bolin (Pag.31) Lorenzo Dalmonte Giorgia Folgheraiter Attualità Prataiola: Scienza: Enrico Dal Fovo - Caso Bermuda (Pag

1 EDITORIALE Ciao ragazzi! Riposati dopo le vacanze? Già pronti per le prossime? Nonostante sia passato un po’ di tempo dall’ultimo numero Praticantati in questi mesi ha lavorato tanto e speriamo che in questo numero si vedano bene i frutti del nostro lavoro. I cambiamenti che avevamo annunciato, i concorsi per loghi e grafiche varie sono finiti, ed ora ce li possiamo gustare. Per quanto riguarda la copertina, non c’è niente da dire, è un capolavoro! Già prima che questo numero uscisse, ha riscosso molto successo tra le persone che hanno contribuito alla sua realizzazione, che ringraziamo, specialmente Giulia che come tutti i mesi l’ha realizzata, Lavinia che ha scattato le foto e tutti i professori che hanno voluto partecipare a questo gioco. Ma la novità più “consistente” è sicuramente la nuova grafica, realizzata da Sofia che speriamo renda la lettura più piacevole ed il tutto graficamente più efficace! Ma passiamo alla seconda parte del nostro lavoro: gli articoli. Già all’inizio dell’anno avevamo proposto di ampliare ed arricchire la rubrica dedicata all’attualità con la discussione di vari argomenti in modo più approfondito grazie ad una sorta di dossier. E ciò che è successo negli ultimi mesi nel mondo non ci poteva che far ricadere su questa scelta editoriale. Abbiamo così deciso di soffermarci su quello che è accaduto nel Maghreb, in particolare in Libia, e nel Medio Oriente con ben due interviste ed un articolo. Abbiamo voluto addentrarci nei fatti ed avvicinarci davvero a questa terribile situazione, e per farlo, cosa meglio di parlare con persone che in un modo o nell’altro stanno vivendo davvero sulla loro pelle quest’importante evoluzione storica? Lasciamo a voi la scoperta dell’approfondimento. Ma non solo questo: ci siamo continuati ad occupare di tutto ciò che succede a scuola, delle varie novità che abbiamo visto e sperimentato quest’anno e di quelle che probabilmente vedremo in futuro. Il tutto, naturalmente, senza dimenticare di dare spazio al piacere non prettamente intellettuale e scolastico, con le rubriche dedicate alla musica, alla moda, ai viaggi e molto altro! Quindi ora non perdiamo tempo in ulteriori chiacchiere! La redazione di Praticantati vi augura una buona lettura ed un buon mese o poco più di fine scuola! In bocca al lupo a tutti! Silvio & Martina 2 SOMMARIO REDAZIONE: Praticantati è il giornalino del Liceo Prati n° 3 anno 13 aprile/maggio 2011 DIRETTORE RESPONSABILE: SOMMARIO: Maria Pezzo Intervista: Approfondimenti e riflessioni: CAPOREDATTORI: Martina Folena - Intervista Fabrizio Franchi - A che cosa serve la poesia e Silvio Defant (pagg. 4-6) (pagg. 22-23) - Intervista Samir (pagg. 7-8) - La vera storia dell’otto marzo REDATTORI: (pag. 24) Edoardo Bertotti Attualità: - La petite madamoiselle Franchi - Magreb (pag. 9) (pagg. 25-26) Lorenzo Borga - Rottamatori? Neofascisti? Camilla Bortolotti - Santorini (pag. 30) Leghisti? No grazie (pag. Stefano Cristelli 10) - Liu Bolin (pag.31) Lorenzo Dalmonte Giorgia Folgheraiter Attualità Prataiola: Scienza: Enrico Dal Fovo - Caso bermuda (pag. 11) - In Giappone l’uomo diventa Claudia Genovese robot (pag. 32) Angelica Giovannini - Cileni (pag. 12) Musica: Elisa Moser - Cinque cileni al Prati (pagg. Matteo Pavesi 13-14) - Rubrica musicale (pag. 27) Gaia Pedron - Consulta (pag. 19) - Il critico, la malinconia e la Andrea Sachs musica (pagg. 28-29) Enrico Sebastiani - Work in progress (pag. 20) Yassmin Zouggari Intrattenimento: - 16 marzo 1861 (pag. 21) COPERTINA: - Macarons alle mandorle (pag. - Ma perché non guardiamo la Giulia De Martin 33) realtà? (pag. 34) - Poesie (pag. 35) GRAFICA: Anno all’estero: Sofia Nepi - Domande e risposte (pagg. 15-18) FOTO COPERTINA: Lavinia Calzolari E-mail: [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Trento Web: http://praticantationline.wordpress.com n°1390 del 1 luglio 2009 3 Magreb e Medioriente: rivolte e sete di libertà. Di Silvio Defant Com’è la faccenda lo sappiamo. Sappiamo come è nata, sappiamo cosa l’ha preceduta, sappiamo le cause e sappiamo gli effetti. Ma non sappiamo come andrà a finire. Per cercare di avvicinarci anche solo di poco Intervista a più alla risposta, ci siamo voluti informare ancora meglio, accostandoci di un passo più vicino ai fatti ed a Fabrizio tutte le persone coinvolte. Abbiamo quindi deciso di approfondire e spigare parte degli eventi con Fabrizio Franchi, caposervizio della rubrica sull’attualità de “L’Adige”, già ospite della nostra scuola durante una Intervista a Franchi delle scorse assemblee d’istituto. Fabrizio Franchi Gran parte dei popoli e degli stati, dal Medio Oriente all’Africa Credo ci siano motivazioni molteplici e probabilmente anche Settentrionale, sono in rivolta. Quali sono le motivazioni? contraddittorie tra loro. La rivolta in Libia ad esempio mescola istanze di democrazia e libertà con il tentativo di una parte della vecchia oligarchia di andare oltre Gheddafi, mantenendo però il potere, evitando così che l'emergere di una nuova classe dirigenti spazzi via i loro privilegi. In qualche modo in Tunisia, ma anche in Egitto, non è così, mentre nello Yemen o in Siria mi pare stiano prevalendo elementi religiosi legati al mondo islamico che non si notano in alcune altre rivolte. Credo comunque che una spiegazione generale la possiamo vedere nella globalizzazione: certi processi di democrazia, anche solo di rivendicazione di un ruolo, sono ormai patrimonio comune a masse di miliardi di uomini e penso che lo vedremo prossimamente anche in Paesi come la Cina. E le origini? Credo che risiedano in tante cose. Desiderio di libertà, di democrazia. Povertà in aumento che porta alla disperazione milioni di persone, che ormai non hanno più nulla da perdere. La divaricazione crescente tra la ricchezza materiale di chi governa e la povertà crescente di chi è governato. Perché i giovani e gli studenti hanno avuto un ruolo primario in Perché proprio le giovani generazioni sono quelle che meglio questi eventi? vedono questa frattura tra ricchezza e povertà. Perché non possono accettare di avere un futuro di sottomissione, mentre i loro coetanei nel resto del mondo hanno davanti una vita ricca di opportunità. Che importanza hanno avuto i media e i social network? Fondamentale. Ormai il mondo è così talmente interconnesso, che nessuna censura può impedire la crescita di consapevolezza che porta alla maturazione, all'indipendenza di pensiero, al porsi domande e quindi alla ribellione davanti a ingiustizie palesi. E la Rete non potrà essere spenta, perché altrimenti si fermano anche gli stessi governi. Le rivolte popolari si pongono in maniera così diversa rispetto Perché la storia va avanti. Ci sono dei momenti in cui avvengono alle precedenti, magari negli stessi luoghi, a cui la storia ha dei salti, delle forzature, ma per fortuna non tutto nella storia si assistito? Perché? ripete. Cambiano gli attori, le generazioni, conosciamo nuovi strumenti di comunicazione. Nella Rivoluzione francese mica c'era Facebook! Quali sono le criticità superate grazie all’accaduto e quali Sulle criticità superate non saprei esprimermi. Su quelle nuove è quelle nuove che prima non c’erano? chiaro che andremo incontro a una fase di instabilità e anche a qualche incertezza dettata da situazioni completamente nuove, ma non credo che si debba avere paura. Perché si teme un neocolonialismo economico? E’ possibile E' la storia del capitalismo: da due secoli a questa parte – diciamo che l’intervento della comunità internazionale sia spinto solo dalla “dottrina Monroe” del 1823 – le grandi potenze cercano di dall’interesse petrolifero piuttosto che dall’aiuto umanitario? governare il mondo, anche con la forza militare. E se allora quello che muoveva il mondo erano altre risorse, nella nostra epoca è il petrolio, o in generale le risorse combustibili. Ma penso che qualche cosa sia cambiato anche negli Stati occidentali, anche grazie a un diverso atteggiamento delle popolazioni che influiscono non poco sui loro governanti, siano essi di Washington, di Berlino, di Parigi o di Roma. 4 E’ alto il pericolo dell’infiltrazione del E' evidente che il pericolo “terroristico” esiste sempre. Ma il terrorismo è frutto terrorismo o del sopraggiungere di nuove sempre di situazioni più grandi, non nasce perché qualche cattivo decide di fare del situazioni critiche? male solo per il gusto sadico di farlo. Mi sembra però che Al Qaeda e in genere l'integralismo islamico siano, almeno per ora, fuori dai giochi. Le giovani generazioni arabe che hanno fatto irruzione nelle piazze sono fortemente laiche e poco inclini a lasciarsi trascinare da visioni da Guerra santa con l'Occidente. Fino all’avvento delle vicende libiche, il Osservatori esterni credo che non lo siamo più da tempo. Ormai da decenni gli italiani ruolo dell’Italia e della comunità intervengono nei conflitti anche se mascherano con le parole le operazioni: internazionale è sempre stato di “contingente di pace”, “tregua armata”, “forza di pace. Ma sono solo delle definizioni osservatori esterni degli eventi. Con la Libia che servono come schermo. La realtà è che fin dal Libano negli anni '80, o in Somalia però si è presa in mano la situazione. E’ e poi ancora, in Kosovo, in Afghanistan, in Iraq, siamo stati dentro tutte le situazioni di stato un bene o un male? Pagheremo guerra. In Libia penso che non potevamo non intervenire. So che questo farà inorridire quest’iniziativa? i pacifisti, ma qui c'era una richiesta esplicita degli insorti libici, che vedono nell'Italia un “Paese grande” di riferimento come i tunisini o gli algerini vedono la Francia. E Gheddafi li stava massacrando, mica parlava loro di filosofia o di amazzoni e oasi. Non credo che pagheremo, anzi. Gheddafi probabilmente dovrà andarsene e a quel punto gli interlocutori naturali saranno gli insorti del Cnt. L’intervento in Libia ha fatto emergere degli I linguaggi sono ancora diversi e lo resteranno, anche sul piano diplomatico. E' un aspetti forse in parte inattesi, ma molto problema storico e culturale, legato anche alla formazione del consenso interno che è importanti: la difficoltà nell’accordarsi sulle ovviamente diverso negli Stati Uniti rispetto all'Egitto, solo per fare un esempio.

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