Il Museo Nazionale Del Bargello Di Firenze. Quattrocento E Cinquecento

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Il Museo Nazionale Del Bargello Di Firenze. Quattrocento E Cinquecento A106 21 Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze A107 ItInerArIo 21 l Museo Nazionale del Bargello ha sede in gie di Dante Alighieri, coetaneo e amico di Iuno dei più antichi palazzi pubblici fio- Giotto et amato da lui per le rare doti che rentini e raccoglie una delle maggiori colle- la natura aveva della bontà del gran pitto- zioni di scultura italiana del Rinascimento. re impresse»). Fu questo il primo passo che Il Museo L’edificio è fortemente legato alla storia del- diede l’avvio al processo di recupero e di la città e venne trasformato in sede espositi- restauro del palazzo, la cui austerità archi- Nazionale va soltanto nel 1865, nel periodo storico che tettonica ben si adattava al revival medieva- del Bargello vide Firenze capitale dell’Italia unita e in un leggiante che caratterizzò il Romanticismo clima di affermazione delle radici identita- non solo italiano ma anche europeo. Nuo- di Firenze. rie del nostro Paese che culminarono nelle ve decorazioni pittoriche e ornamenti “in celebrazioni dedicate a Dante Alighieri. stile” furono aggiunti alle sale del palazzo, Quattrocento Il complesso architettonico risale al XIII del quale si intendeva recuperare l’aspetto secolo e ospitò dapprima il Palazzo del Ca- dell’età comunale. e Cinquecento pitano del Popolo, poi, dal 1574, la sede Il museo nacque dunque all’insegna del Capitano di Giustizia (il Bargello). Tale della conseguita Unità d’Italia; dapprima trasformazione determinò una serie di pro- destinato a celebrare l’arte e la storia della fonde alterazioni, tra cui le aggiunte delle Toscana, fu quindi promosso al rango di carceri che indussero persino a chiudere le Museo Nazionale. La collezione si costituì logge dell’ampio cortile. Il palazzo, che con inizialmente accogliendo opere provenien- la sua mole imponente testimonia ancora ti dagli ordini monastici soppressi, ma an- oggi la propria rilevanza simbolica nell’im- che grazie a donazioni di altri importanti pianto urbano cittadino, fu testimone della musei fiorentini, tra cui gli Uffizi e Palazzo travagliata storia fiorentina, in particolare Pitti, nonché di numerosi privati. Alla fine durante il conflitto tra guelfi e ghibellini. La dell’Ottocento, in occasione del centenario rivalutazione del palazzo avvenne soltanto di Donatello, il museo accolse importanti nel XIX secolo soprattutto in virtù del rin- opere di scultura fiorentina del primo Rina- venimento di un ritratto di Dante che, nelle scimento; infine, con la cospicua donazione Vite, il Vasari ricorda tra le opere di Giotto dell’antiquario Louis Carrand, la raccolta Via del Proconsolo, 4 («ancor oggi si vede ritratto nella cappella del Bargello si caratterizzò sempre più per Firenze del Palagio del Podestà di Fiorenza l’effi- la presenza di oggetti di arte applicata. Piante dei piani terreno, primo e secondo. 2 4 8 9 10 19 1 11 5 20 12 15 3 7 2 6 13 14 18 16 17 1. Cortile 7. Sala di Donatello 14. Sala delle maioliche 2. Porticato 8. Sala islamica 15. Sala di Giovanni della robbia 3. Sala di Michelangelo 9. Sala donazione Carrand 16. Sala di Andrea della robbia 4. Sala della scultura medievale 10. Cappella del Podestà 17. Sala del Verrocchio 5. Sala delle esposizioni 11. Sacrestia 18. Sala dei Bronzetti temporanee 12. Sala degli avori 19. Sala delle armi 6. Verone 13. Sala donazione Bruzzichelli 20. Sala del medagliere 21 Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze A107 21.1 opera si presenta molto degradata, avendo L’ mantenuto fino al 1832 l’originaria collo- cazione esterna, sulla porta di Casa Palmieri a agostino di duccio Firenze, in via di Pietrapiana. Datata e firmata (1418-ca 1481) alla base, essa rappresenta lo statista e scritto- re Matteo Palmieri in una espressione di grande Madonna del Carmine naturalezza, che denota una diretta meditazione dell’artista su prototipi antichi. La morbidezza del Circa 1455-1460. Marmo, altezza 83 cm volto, dalle labbra carnose e leggermente soc- Scultore e architetto fiorentino,Agostino di Duc- chiuse – del tutto appropriate alla celebrata elo- cio si formò nell’ambito di Donatello e di Micheloz- quenza dell’effigiato –, le linee dell’espressione, zo; conseguita la maturità stilistica, praticò spesso il naso pronunciato e le arcate sopraccigliari ben l’arte della plastica in funzione di complessi monu- definite producono nel loro insieme un effetto mentali. nel 1441 fu accusato insieme ai fratelli di di presa diretta, una immediatezza raramente aver rubato l’argento della Compagnia dell’osser- conseguita con tanta efficacia nella scultura di vanza; condannato all’esilio, fu obbligato a con- questi anni. Una folta capigliatura incornicia il durre una vita irrequieta che lo vide attivo in varie viso, pronto ad incontrare lo sguardo dell’osser- città dell’Italia settentrionale. Dopo i soggiorni a vatore. Modena e a Venezia, si recò a rimini, dove rea- lizzò la decorazione del tempio Malatestiano. La sua maniera risente fortemente anche dell’opera di alcuni pittori contemporanei, in particolare An- 21.3 21.1 drea del Castagno e Filippo Lippi. tornato a Firen- ze nel 1463, l’artista si iscrisse all’Arte dei Mae- stri di Pietra e Legname e ricevette la commissione mino da fiesole per alcune figure monumentali destinate all’ope- (1429-1484) ra del Duomo. Piero de’ Medici l rilievo è ancora inserito nell’originario taberna- Icolo quattrocentesco proveniente dalla Chiesa 1455-1460. Marmo, altezza 55 cm del Carmine a Firenze. La Madonna e il Bambi- tipico esempio di artista-imprenditore di età ri- no appaiono circondati da angeli atteggiati in nascimentale, Mino da Fiesole stabilì fiorenti una straordinaria varietà di pose e di emozio- botteghe sia a roma sia a Firenze, avvalendosi ni. Il movimento e la vitalità che promanano da di una folta schiera di allievi e collaboratori. La queste figure minori produce, intorno al gruppo frequentazione costante delle due città ne fece centrale, un senso di profondità e di dinamismo. un tramite di trasmissione dei modelli culturali e L’uso sapiente dello stiacciato donatelliano molti- dei generi maggiormente in voga nei due centri plica i piani spaziali, in una successione estrema- artistici. Incerte rimangono le circostanze del- mente variegata che viene rafforzata dalla mul- la sua formazione; Vasari lo vorrebbe allie- tidirezionalità degli sguardi dei vari personaggi. vo di Desiderio da Settignano. nel 1464 Forte è l’influenza di Donatello, soprattutto nella Mino risulta iscritto all’Arte dei Maestri di rappresentazione degli angeli sulla sinistra: i volti Pietra e Legname di Firenze, condizione emergono letteralmente dalla superficie marmo- che ne agevola l’inserimento nelle cer- rea come fosse materia liquida. L’andamento on- chie più esclusive della committenza dulato dei panneggi e delle capigliature accentua medicea. Fu anche per assecondare i questa sensazione di fluidità e di morbidezza. gusti di tale sofisticata clientela che Straordinario rilievo è dato alla rappresentazione lo scultore si cimentò nel genere del delle mani della Vergine: le dita lunghe e affuso- busto-ritratto di derivazione romana; late si distendono intorno al corpicino del Cristo una pratica che incoraggiò la sua pro- 21.2 pensione al naturalismo. bambino in segno di protezione. 21.3 opera è citata dal Vasari, che ne descrive an-- L’ che la collocazione originaria e ne precisa l’affiancamento a un ritratto femminile. La de- 21.2 stinazione architettonica conferma l’ispirazione classica di questi busti, realizzati a modello del- antonio rossellino la ritrattistica romana di età repubblicana. Piero (1427-1428/1479) de’ Medici era il padre di Lorenzo il Magnifico ed era a sua volta primogenito del vecchio Cosimo. Ritratto di Matteo Lo sguardo fiero e intenso trasmette l’immagi- ne di un uomo affermato e sicuro di sé; gli abiti Palmieri raffinati, di prezioso broccato, ne testimoniano l’estrazione sociale e il gusto. Mino dà prova di 1468. Marmo, altezza 60 cm un pieno controllo delle proporzioni anatomiche, modulando con sapienza la trattazione della nato a Settignano, Antonio Rossellino appartie- superficie marmorea attraverso la quale ne a una prolifica generazione di artisti, tra i quali riesce ad imitare efficacemente il cor- Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole e lo stes- so fratello Bernardo rossellino, che promosse un petto in velluto, il cotone della camicia significativo rinnovamento della scultura toscana visibile sul collo e il morbido brocca- del Quattrocento. Fortissima fu, nella sua forma- to. La compostezza della testa e delle zione, l’influenza dell’eclettico Mino da Fiesole spalle, erette e possenti, esalta la for- nonché lo studio dell’arte antica, probabilmente za espressiva del volto leggermen- mediata da disegni, medaglie e sarcofagi più che te ruotato verso destra, mentre un da un soggiorno a roma. Le opere della maturità lieve aggrottarsi della fronte lascia mostrano un crescente interesse per la rappresen- intendere l’elaborazione di un pen- tazione del movimento e del sentimento. siero o l’affiorare di un ricordo. A108 Itinerario 21 21 Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze A109 prigioniero in primo piano a destra, completamente isolato, al quale corrispon- de il personaggio femmi- nile all’estrema sinistra. Il vortice di movimento che trova il suo fulcro nella figu- ra centrale di ercole, ispire- rà la Battaglia dei centauri del giovane Michelangelo e troverà forse un lontano riscontro nella Battaglia di Anghiari dipinta da Leonar- do in Palazzo Vecchio. Va infine sottolineato come il tema della battaglia di nudi fosse divenuto, nel secon- do Quattrocento, terreno di indagine per molti artisti fiorentini. ne è l’esempio maggiore la Battaglia di nu- 21.4 di di Antonio del Pollaiolo, un’incisione che ebbe 21.4 ampia diffusione anche nell’Italia settentrionale. Allo stesso Pollaiolo, oltretutto, si attribuisce un bertoldo di giovanni rilievo (perduto) dello stesso soggetto e un’altra (ca 1430-1491) incisione con Ercole e i giganti. Scena di battaglia Circa 1479.
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