Alla scoperta del prezioso repertorio museale che connota il territorio della provincia di , all’ombra delle Dolomiti patrimonio mondiale dell’umanità. Sono presìdi elluno B e istituzioni culturali che riflettono un’ampia gamma di ambiti: musei d’arte, storici, archeologici, etnografici, naturalistici, specializzati, rovincia di p come si può rilevare anche dalla cartina che ne fissa della la collocazione geografica. I Rotary Club della provincia di Belluno, promotori di questa ollezioni c iniziativa editoriale, augurano al lettore e al visitatore di scoprire, pagina dopo pagina, luogo dopo usei luogo, gioielli piccoli e grandi, M e prima ancora di vivere l’emozione M dell’approccio a un sistema “diffuso”, usei meritevole di essere conosciuto e collezioni visto da vicino. Con questa guida della p ragionata, che segue un itinerario rovincia di ideale dal sud della provincia verso Belluno l’Alto Bellunese, mettendo in luce continuità e differenze e che si presta ad essere letta anche tutta d’un fiato. a cura di Iolanda Da Deppo musei e collezioni della provincia di belluno Musei collezioni della provincia di Belluno Un patrimonio da scoprire a cura di Iolanda Da Deppo Terza edizione rivista e aggiornata a cura di Maurizio Busatta e Iolanda Da Deppo

Testi a cura di Iolanda Da Deppo lavora nel campo dell'etnografia e svolge la sua attività di ricerca in ambito bellunese e Iolanda Da Deppo . In questi anni si è dedicata anche ad attività inerenti la museologia, soprattutto etnografica, curando l'allestimento di alcuni musei locali e coordinando progetti di valorizzazione culturale. Dal 1996 collabora in maniera continuativa con il Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi.

Comitato guida Referenze fotografiche Maurizio Busatta Le fotografie riprodotte sono state fornite dai Musei e dagli Enti proprietari. Rotary Club Belluno Per altre referenze fotografiche si ringraziano: Ennio Rossignoli (†) Erich Casanova, Esercito Italiano - Museo Storico del 7° Reggimento Alpini, Rotary Club -Cortina Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, MIBAC, Nadia Grassi, Nicola Bombassei, Renato De Col, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto (SBAV), Tiziano Sartor Nicole Quinz, Stefano Zardini, www.bandion.it Rotary Club Si ringraziano tutti i responsabili dei Musei e delle collezioni per la collaborazione e l'aiuto fornito per la redazione di questa guida. Ci scusiamo se, per cause indipendenti dalla nostra volontà, [email protected] sono state omesse alcune referenze fotografiche. © Tutti i diritti riservati

■ Museo archeologico ■ Museo civico storico ■ Museo storico della guerra ■ Museo specializzato ■ Museo etno-antropologico e storico ■ Museo naturalistico ■ Museo d’arte Indice

Alano di Piave ■ Museo civico storico territoriale pag. 10 Quero Vas ■ Museo di storia naturale di Montebelluna Sezione naturalistica di Schievenin 11 ■ Museo del Piave Vincenzo Colognese 12 Feltre ■ Museo civico di Feltre 13 ■ Galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda 15 ■ Museo diocesano Belluno-Feltre 17 Pedavena ■ Centro visitatori Il sasso nello stagno 20 Feltre ■ Museo dei sogni e della memoria 21 Arsiè ■ Casa museo Maddalozzo 22 Seren del Grappa ■ Museo fotografico della Grande Guerra 22 Lamon ■ Museo civico archeologico 23 Cesiomaggiore ■ Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi 25 ■ Museo storico della bicicletta Toni Bevilacqua 28 San Gregorio nelle Alpi ■ Museo delle zoche 29 Sedico ■ Museo storico del 7° Reggimento alpini 30 Borgo Valbelluna ■ Museo civico archeologico di Mel 32 Belluno ■ Musei civici di Belluno. La collezione d'arte di Palazzo Fulcis 34 ■ Museo archeologico di Palazzo dei Giuristi 37 ■ Museo naturalistico Dolomiti Bellunesi 38 ■ Esposizione naturalistica permanente di Tisoi 38 ■ Rassegna attrezzi e oggetti del passato Museo Valentino Del Fabbro 39 ■ MIM Museo interattivo delle Migrazioni 39 Chies d'Alpago ■ Museo di storia naturale dell’Alpago 40 Tambre ■ Casa museo dell’alchimista 42 ■■ Museo dell’uomo in Cansiglio Anna Vieceli Centro etnografico e di cultura cimbra 43 ■ Museo ecologico Giovanni Zanardo 45 ■ Museo della Grande Guerra 1915-1918 45 Rivamonte Agordino ■ Centro visitatori Uomini di Imperina 46 ■ Museo dei seggiolai 47 Gosaldo ■ Museo etnografico del seggiolaio 47 ■ Museo della latteria 47 La Valle Agordina ■ Museo La Valle 48 Agordo ■ Museo geologico‐minerario dell’Istituto statale Umberto Follador 49 ■ Museo geologico-paleontologico 49 ■ Museo collezioni ottiche e occhiali 50 Taibon Agordino ■ Museo dei Vigili del fuoco e Museo etnografico di Taibon 51 Falcade ■ Museo Augusto Murer 52 Canale d'Agordo ■ Museo Albino Luciani 53 ■ Museo della latteria 53 Selva di Cadore ■■■ Museo civico Vittorino Cazzetta 54 Rocca Pietore ■ Museo della Grande Guerra in Marmolada 56 Livinallongo del Col di Lana ■ Museo di storia, usi, costumi e tradizioni della gente ladina 57 Cortina d'Ampezzo ■ Museo d’arte moderna Mario Rimoldi 58 ■ Museo paleontologico Rinaldo Zardini 60 ■ Museo etnografico Regole d’Ampezzo 62 ■ Musei all’aperto della Grande Guerra del , 5 Torri e Sasso di Stria 64 ■ Museo storico della Grande Guerra al forte Tre Sassi 66 San Vito di Cadore ■ Museo etnografico delle tradizioni popolari di San Vito di Cadore 67 Cibiana di Cadore ■ Messner Mountain Museum 68 Val di Zoldo ■ Museo del ferro e del chiodo 70 ■ Museo degli usi e costumi della Valle di Goima 71 Zoppé di Cadore ■ Museo etnografico di Zoppé di Cadore 72 Longarone ■ Museo Longarone Vajont Attimi di storia 73 ■ Museo etnografico degli zattieri del Piave 75 ■ Museo della pietra e degli scalpellini 77 Ospitale di Cadore ■ Museo di comunità 77 Perarolo di Cadore ■ Museo del cidolo e del legname 78 Pieve di Cadore ■ Museo archeologico cadorino 79 ■ Museo etnografico arti e mestieri del passato 80 ■ Casa natale di Tiziano Vecellio 81 ■ Museo dell’occhiale 82 Lorenzago di Cadore ■ Tracce e ricordi dei Papi 84 Lozzo di Cadore ■ Museo della latteria 85 Auronzo di Cadore ■■ Museo Palazzo Corte Metto 86 ■ Museo della Grande Guerra, Piani di Lavaredo, Monte Piana 87 Comelico Superiore ■ Museo La stua 88 ■ Algudnei Spazi per la cultura ladina in Comelico 89 ■ Museo della cultura alpina e ladina del Comelico 91 Danta di Cadore ■ Museo paleontologico Le radici della vita 92 San Pietro di Cadore ■ Museo casa Angiul Sai 93 Santo Stefano di Cadore ■ Museo Regianini 94 Sappada ■ Piccolo Museo della Grande Guerra 95 () ■ Casa museo della civiltà contadina - Puicher s’Kottlars haus / schtòl 96 ■ Museo etnografico maestro Giuseppe Fontana 97 Presentazione

envenuti al Museo. La storia comincia Ed è proprio con tale assunto che i Ro- approfondimenti ulteriori e tessere veri e Bquando Tolomeo II Filadelfo, sovrano tary Club della provincia di Belluno hanno propri racconti. Non è azzardato dire che si d’Egitto, fondò ad Alessandria la “Casa delle il piacere di offrire all’opinione pubblica la aprono “finestre” tante volte inimmaginabi- Muse”, il luogo in cui convenivano i dotti del presente pubblicazione, la quale dà conto dei li, capaci di mettere insieme le generazioni mondo antico per esercitarvi il sapere e farne numerosi “scrigni” che pullulano il nostro ter- e i loro saperi esaltando quella che si può un laboratorio di studi filosofici e scientifici ritorio. Curata con attenzione e rigore da Io- chiamare una formazione permanente alla di assoluta eccellenza. Si era nel terzo secolo landa Da Deppo, studiosa fra le più impegnate cittadinanza. prima di Cristo, da allora sono passati i mil- nel campo della ricerca, la guida è rivolta in I beni culturali, che i musei portano in lenni, ma dopo avere superato indenni persino particolare al mondo della scuola e ai tanti scena, sono documenti fondanti della storia le minacce futuriste, i musei sono ancora oggi turisti che frequentano le Dolomiti patrimonio locale. Da qui l’idea di mettere a disposizione gli “edifici per la cultura” della concezione fa- mondiale Unesco. una mappa ragionata di questa particolare raonica, con in più la funzione di custodi delle Sotto i più diversi punti di vista, le isti- lente di conoscenza delle comunità bellune- produzioni creative dell’uomo, di conservatori tuzioni di seguito illustrate sono un vero e si, nell’ambito delle quali i Rotary Club sono di un passato in cui le persone ritrovano gli proprio presidio sul territorio, snodi cruciali presenti con una consolidata rete di attività antefatti e le ragioni del loro stesso esistere lungo “percorsi” allo stesso tempo conoscitivi culturali, sociali, umanitarie. L’afflato di cui nel presente. Dunque una funzione sociale ed ed educativi. Pur sulla base delle loro specifi- i musei e le collezioni della provincia sono educativa, secondo un principio affermatosi in cità e dimensioni organizzative, il panorama espressione aiuta a tracciare un nuovo rap- età romana, quando al collezionismo privato dei musei e delle collezioni della provincia porto anche con sé stessi. si contrappose il diritto dei cittadini di fruire di Belluno si presenta di tutto rispetto, con È con simile auspicio che i Rotary Club, delle raccolte di opere d’arte, da considerarsi numerosi punti di eccellenza. Coinvolgere promotori di questa iniziativa editoriale, au- patrimonio culturale di pubblica utilità. attorno a questo straordinario repertorio gurano al lettore e al visitatore di scoprire In seguito, specie con la diffusione straor- l’attenzione e la curiosità che la sua fruizione grandi e piccoli capolavori, ma prima ancora dinaria del Sette e Ottocento, alla impostazione merita è lo scopo che la pubblicazione intende di godere un’esperienza particolarmente in- “quantitativa” venne un po’ alla volta sosti- raggiungere. tensa e suggestiva di vita e di senso, all’in- tuendosi una concezione critica, documen- Si tratta di siti ed esposizioni che in- segna di valori autentici e duraturi. Questo taria, in rapporto a un determinato ambito tersecano le più diverse aree d’interesse e agile strumento conoscitivo vuol essere pure specialistico, e la frequentazione del museo di manifestazione dell’ingegno umano, a una testimonianza d’amore nei confronti assunse perciò il carattere di uno strumen- dimostrazione di un “retaggio” culturale di un territorio ricco di storia, arte, cultura to di conoscenza e di razionalizzazione della che pervade il tessuto locale dalla preistoria (cultura anche materiale), oltre che di ecce- conoscenza, decisivo nei processi della civiltà fino ai giorni nostri. Un ordito denso di ri- zionali monumenti naturali. Sono elementi, basati sui valori della cultura: processi le cui ferimenti e relazioni. Le schede, che scandi- avrebbe detto Giuseppe Mazzotti, che «a componenti vanno comunque cercate, oltre scono questa pubblicazione, rappresentano questa terra danno un volto fra i più belli e che nei più grandi e celebri musei del mondo, altrettante tessere di un mosaico composito. civili d’Italia». Buona lettura e buon viaggio, nella trama delle realtà “minori” e periferiche, Strutture grandi e piccole, segni di civiltà, dunque, attraverso un territorio che è esso sempre numerose e spesso misconosciute. che, una volta visitate, possono sollecitare stesso “museo diffuso”.

7 Introduzione di Iolanda Da Deppo e Daniela Perco

Musei e collezioni locali indotto da un presente sfaccettato e insicuro. patrimoni oggettuali di valore regionale e na- I musei sono divenuti in questi ultimi A questo si aggiunge l’interesse del turismo nei zionale, è indubbio che il loro legame con il decenni luoghi privilegiati di interpretazione, confronti della cultura e della “storia minore”. I territorio sia uno dei maggiori punti di forza. rappresentazione e valorizzazione degli aspetti musei, anche quelli di valore meramente locale, Per ragioni legate alla loro fondazione, molte culturali, storici e naturali del territorio, ai quali sono entrati lentamente tra le mete privilegiate di queste realtà sono inoltre ospitate in pa- le comunità locali riconoscono significati e valo- dei turisti, accanto a monumenti, a siti archeo- lazzi d’epoca, in edifici di rilevanza storica o ri identitari. I musei, dunque, rivestono un ruolo logici o di interesse paesaggistico. di valore sociale-collettivo (scuole, latterie, fondamentale nelle politiche di patrimonializza- A partire dagli anni ‘60-’70 del Novecento stalle pubbliche) che rappresentano di per sé zione messe in atto a livello nazionale e locale si è assistito a un proliferare di nuovi musei/col- un’importante testimonianza del patrimonio dai diversi soggetti pubblici e privati. Secondo lezioni, un fenomeno che ha interessato anche architettonico della provincia ed evidenziano il la nota definizione dell’International Council of la provincia di Belluno, in maniera particolare saldo legame tra i musei e il “sistema diffuso” Museums (ICOM), il museo è «un’istituzione per- dagli anni ‘80-’90 del secolo scorso. dei beni culturali locali. Un sistema articolato manente, senza scopo di lucro, al servizio della intorno a singoli beni, che si arricchiscono e società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico La realtà della provincia di Belluno acquisiscono nuovi significati e contenuti nel e compie ricerche che riguardano le testimo- Il patrimonio di musei e di collezioni per- momento in cui s’incontrano e sono affiancati nianze materiali e immateriali dell’umanità e manenti della provincia di Belluno risulta ricco a beni di altra natura. del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, e differenziato in relazione alle modalità di Da qui l’idea di proporre una guida non le comunica e, soprattutto, le espone a fini di organizzazione e alla tipologia: musei d’arte, strutturata per ambiti tematici o aree storiche studio, educazione e diletto» (Seul 2004). Risulta storici, archeologici, etnografici, naturalistici e (Feltrino, Val Belluna, Zoldo, etc.), ma che pre- pertanto opportuno distinguere i musei dalle specializzati. Alcuni di questi musei hanno ot- senti il patrimonio museale e culturale bellunese collezioni aperte al pubblico: i primi, accanto tenuto da parte della Regione del Veneto il rico- seguendo un itinerario ideale che dal sud della alla conservazione e all’esposizione degli og- noscimento di “interesse locale” (L.R. 50/1984). provincia porta verso l’Alto Bellunese, mettendo getti, sulla base di efficaci criteri di rappresen- Si tratta in genere di istituzioni con importanti in luce continuità e differenze. tazione e di comunicazione, svolgono anche collezioni oggettuali o che sono in possesso Per orientare il lettore e il visitatore si sono attività di ricerca scientifica e offrono servizi dei requisiti minimi in tema di conservazione, comunque evidenziate, con colori differenti, educativi; le collezioni hanno come obiettivo organizzazione e servizi erogati. le strutture in base alle tematiche prevalenti. principale la tutela e la preservazione del pa- Quindici di questi musei sono entrati a far Si è scelto inoltre di presentare tutte le realtà trimonio oggettuale. Non si tratta dunque di parte della Rete Museale della provincia di Bel- esistenti nel territorio, piccole e grandi, dando conferire maggiore o minore importanza alle luno, costituitasi nel 2010 per volontà dell’Am- maggiore spazio a quelle più importanti per differenti realtà, ma piuttosto di individuarne ministrazione provinciale; mentre nell’Alto collezioni, attività educative e per facilità di ruoli e funzioni utili per un’adeguata loro va- Bellunese si è andata consolidando in questi accesso e limitando, talvolta a una semplice lorizzazione e di quella del territorio. anni una rete informale di musei del territorio, segnalazione, quelle che, pur significative per La crescente attenzione verso i musei, so- grazie alla volontà politica che ha operato, an- il contesto locale, presentano una fruibilità non prattutto locali, è espressione di una società in che attraverso finanziamenti europei, secondo immediata. forte cambiamento, che guarda e ha guardato un progetto di ampio respiro di riqualificazione I Musei civici, musei della città, ma nel caso al passato come a un importante punto di rife- dell’offerta e dei servizi culturali. bellunese soprattutto musei delle “memorie rimento di valori certi, contro lo spaesamento Sebbene molti musei possano vantare storiche e antiche”, si trovano nei centri più

8 importanti dal punto di vista storico, politico Numericamente rilevante è il patrimonio Sai a Costalta di Cadore e la Casa Museo della e amministrativo: Belluno e Feltre, ma anche di musei e collezioni di carattere etnografico, civiltà contadina di Borgata Cretta, a Sappada, Pieve di Cadore, dove il Palazzo della Magnifica che è andato formandosi, in linea con quanto dove è possibile cogliere specificità culturali Comunità di Cadore ospita, non solo un museo accaduto a livello regionale e nazionale, a par- delle diverse aree che costituiscono il Bellunese. archeologico, ma anche un importante patri- tire dagli anni ‘60-’70 del Novecento, grazie Di notevole interesse, per la ricostruzione monio culturale rappresentativo dell’intera area soprattutto all’opera di appassionati locali, che dei periodi storici più antichi del territorio, sono cadorina. In questi musei si riscontrano tipo- hanno raccolto e preservato le testimonianze, i numerosi reperti conservati nelle collezioni logie eterogenee di beni (artistici, archeologici per lo più materiali, del passato rurale e pre- civiche, nel Museo dell’Uomo in Cansiglio e nei e storici) che documentano anche l’idea, otto- industriale. Si tratta di collezioni riferibili a un musei archeologici di Mel, di Selva, Auronzo e novecentesca, di belle arti e “memorie patrie”. Di arco temporale compreso tra l’Otto e il Nove- Pieve di Cadore, che testimoniano la frequen- grande valore artistico, oltre che religioso, sono cento, che documentano alcuni aspetti rilevanti tazione dell’uomo in queste terre già a partire le opere del Museo diocesano di arte sacra di dell’economia boschiva e della lavorazione del dal Paleolitico. Lo documentano ad esempio le Feltre, che raccoglie beni provenienti dall’intera legno, dell’allevamento del bestiame e delle selci provenienti dagli scavi sul Monte Avena, provincia e rappresenta pertanto un importante attività agricole. Trovano adeguato spazio in conservate al Civico di Belluno, dove è esposta momento di sintesi e confronto. Tra i musei questi musei anche il racconto delle attività anche la sepoltura del cacciatore epigravet- storico-artistici vanno segnalati la Galleria artigianali, molte legate all’emigrazione stagio- tiano della Val Rosna. Di eccezionale valore d’arte moderna Carlo Rizzarda, che espone la nale, come quelle dei seggiolai dell’Agordino o è lo scheletro di un altro cacciatore (Uomo collezione d’arte e la produzione del maestro dei chiodaioli zoldani. Dedicati ad aspetti par- di Mondeval) ritrovato a oltre 2000 metri di feltrino del ferro battuto; il Museo dedicato a ticolari della storia del territorio bellunese sono altezza, perfettamente conservato, e databile Augusto Murer, che conserva le opere dell’im- i due musei dell’occhiale di Agordo e Pieve di a più di 7000 anni fa, oggi esposto al Museo di portante scultore agordino e il Museo d’arte Cadore. Quest’ultimo affianca all’illustrazione Selva di Cadore. Di grande interesse sono pure moderna Mario Rimoldi, a Cortina d’Ampezzo, dell’evoluzione degli strumenti ottici, quella i reperti provenienti dalle necropoli di Mel e che possiede una delle più interessanti e presti- delle vicende dell’occhialeria bellunese. Infine, dai siti cadorini di Lagole e di Monte Calvario, giose raccolte d’arte moderna in Italia. nei musei etnografici di Cortina d’Ampezzo e di questi ultimi con iscrizioni in lingua venetica. La narrazione delle vicende belliche, legate Dosoledo di Comelico Superiore, alcune sezioni La straordinaria bellezza e ricchezza del pa- soprattutto alla Prima Guerra Mondiale, è affi- sono dedicate all’illustrazione dell’Istituto Re- trimonio ambientale del Bellunese è documen- data a numerose strutture museali e a itinerari. goliero, peculiare forma di proprietà e gestione tata in alcuni musei naturalistici. Di notevole Questi ultimi sono nati dal recupero e dalla muse- collettiva del territorio, ancora viva nella parte importanza è la collezione Zardini, conservata alizzazione delle testimonianze materiali (trincee, settentrionale della provincia. nell’ omonimo museo di Cortina d’Ampezzo, o postazioni, gallerie e altri manufatti) conservatisi All’interno di questo panorama si distingue quella di proprietà dell’Istituto minerario Folla- sulle cime delle montagne, che hanno permesso il Museo etnografico della provincia di Belluno dor di Agordo. Hanno un interesse soprattutto la creazione di percorsi tematici, in quota e non, e del Parco nazionale Dolomiti bellunesi che locale le collezioni del Museo di storia naturale anche di spiccata valenza escursionistica. La Re- conserva manufatti e documenti dell’intero dell’Alpago o del Museo di Auronzo di Cadore. A gione del Veneto e le Province di Belluno,, Bellunese, configurandosi al tempo stesso queste e alle altre realtà minori si deve un’im- Venezia e Vicenza hanno promosso in questi anni come centro di ricerca e di documentazione portante attività educativa sul territorio. la creazione dell’Ecomuseograndeguerra, con nel campo etno-antropologico. L’auspicio è che questi presidi culturali, l’obiettivo di dare vita a una rete dei luoghi, dei A cavallo tra valorizzazione del patrimonio faticosamente costruiti nel corso degli anni, musei, dei sacrari, dei centri di documentazione architettonico ed etnografia sono alcune espe- possano continuare ad esistere e a far fronte e dei campi di battaglia, che hanno come tema rienze di musealizzazione di abitazioni rurali, alle richieste dei visitatori che speriamo sempre centrale la Grande Guerra. come Casa Maddalozzo ad Arsié , Casa Angiul più numerosi.

9 ■ a l a n o d i p i av e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo civico storico territoriale

Alano di Piave ■ Il territorio delle province di Belluno, Vicenza, Treviso, Venezia porta ancora oggi i segni dei loc. Campo drammatici eventi del Primo Conflitto Mondiale. In provincia di Belluno la linea del fronte, tra il Via don Lino Mondin 1 1915 e il 1917, si estendeva dalla Marmolada al tel. 0439 779018 (municipio) Col di Lana, alle , dal alle creste 0423 86232 (solo per visite guidate) del Comelico. Durante la ritirata di Caporetto, nel 1917, l’esercito italiano si ritirò sul massiccio del [email protected] Grappa e sul Piave, estendendo così il territorio [email protected] direttamente coinvolto nel conflitto. Il Museo di www.feltrino.bl.it/alano Alano di Piave è il primo dei musei che troviamo percorrendo da sud la provincia di Belluno. Il Museo è inserito nell’Ecomuseo della Fondata nel 1983, ma istituita nell’attuale ■ Cannone Déport da 75 mm. Grande Guerra che si sta costituendo sede nel 2000, la struttura si articola in due per iniziativa della Regione del Veneto in collaborazione con le Province principali sezioni dedicate alla Grande Guerra e po’ ovunque. Il recupero e la raccolta di quanto di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza all’emigrazione, in particolare verso le miniere del abbandonato dagli eserciti divenne per molti (www.ecomuseograndeguerra.it). Belgio. uomini una possibilità di reddito integrativo Il Museo è nato grazie all’iniziativa di un gruppo nell’immediato dopoguerra. di reduci della Grande Guerra con l’intenzione Un’altra piccola ma interessante sezione espone Apertura di mantenere viva la memoria degli eventi che li cimeli risalenti alla seconda guerra mondiale. Il tutto l’anno la domenica 15.00-19.00 avevano visti protagonisti e che hanno segnato, patrimonio oggettuale e documentario, frutto e su prenotazione tanto profondamente, la storia del comune di donazioni di collezioni private, è ricco e ben di Alano che, nel corso dell’ultimo anno di conservato, con la presenza di alcuni reperti di Ingresso guerra, venne quasi completamente distrutto. grande valore, come il cannone Déport da 75. a pagamento L’esposizione si sviluppa attraverso la messa in La sezione sull’emigrazione nasce come Servizi mostra di oggetti, fotografie, testi e piccoli diorami complemento al percorso dedicato alle vicende visite guidate, laboratori didattici che ricostruiscono la vita quotidiana dei soldati sul belliche. Il fenomeno migratorio, infatti, si sviluppò fronte del Grappa. in seguito alla situazione di estrema povertà Proprietà Risulta di particolare interesse la documentazione creatasi dopo le due guerre mondiali. I volti degli pubblica, Comune di Alano di Piave sull’attività dei “recuperanti”. Dopo l’armistizio emigranti accompagnano il visitatore lungo il del 4 novembre 1918, una notevole quantità percorso, dove sono esposti gli attrezzi da lavoro e Gestione Associazione Amici del Museo della di materiale bellico rimase abbandonata negli toccanti ricostruzioni delle dure condizioni di vita Grande Guerra di Alano di Piave accampamenti, nei depositi, nelle trincee e un nelle miniere di carbone in Belgio.

10 ■ q u e r o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo di storia naturale di Montebelluna Sezione naturalistica di Schievenin

■ La Valle di Schievenin si trova sul versante ecologici e geologici della Valle di Schievenin. Quero meridionale del massiccio del Grappa, nel L’esposizione permanente e le sue collezioni Comune di Quero. Una valle ricca di sorgenti rappresentano il punto di partenza per percorsi Valle di Schievenin e ruscelli, rocce calcaree e grotte carsiche, di educazione ambientale da effettuarsi sul sede distaccata del Museo dove ci si può imbattere nella fauna selvatica territorio. Con la guida di personale esperto, di Storia Naturale e Archeologia e conoscere i camminamenti della Prima la struttura offre escursioni a tema di una o di Montebelluna (Treviso) Guerra Mondiale. In questo contesto, nel 1975 mezza giornata: alla Grotta della Madonna e tel. 0423 300465 don Vittorino Vedova ha fondato il Museo lungo sentieri segnati, per conoscere il bosco fax 0423 602284 naturalistico di Schievenin. Alla sua morte, e le interazioni tra l’uomo e e il territorio; alle don Vittorino ha lasciato in donazione le Sorgenti del Tegorzo, per parlare di tematiche www.museomontebelluna.it/il-museo/ proprie raccolte al Museo di Storia Naturale legate all’acqua, o ancora alla Miniera, per sezione-schievenin.aspx e Archeologia di Montebelluna e nel 1984 conoscere gli aspetti geologici dell’area e l’esposizione di Schievenin è divenuta una l’impatto dell’uomo sull’ambiente. sezione staccata del Museo di Montebelluna. Inoltre, nei locali del Centro Parrocchiale, L’allestimento è stato totalmente rinnovato appositamente adibiti, vengono proposte attività nel 2007 ed esibisce animali tassidermizzati, didattiche di preparazione e di approfondimento rocce e fossili, che consentono al visitatore alle attività escursionistiche sul territorio rivolte di approfondire la conoscenza degli aspetti soprattutto a un pubblico giovane.

Apertura periodo estivo e invernale sabato e domenica su prenotazione gli altri giorni

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate sul territorio laboratori didattici

Proprietà Curia di Belluno

Proprietà e gestione delle collezioni pubblica, Museo di Montebelluna

11 ■ v a s ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo del Piave Vincenzo Colognese

Vas ■ Il repertorio oggettuale esposto nel Museo di battaglia, lettere), fotografie, libri e riviste del Piave è frutto, come spesso accade in questa d’epoca. Una sezione è dedicata all’esposizione Caorera tipologia di musei, dell’intensa attività di raccolta di divise, complete di accessori, dei militari di appassionati di storia locale, per ricordare gli che hanno combattuto in questa zona: Alpino Via Piazza Caorera, 1 eventi bellici che hanno visto coinvolte queste italiano, Chasseur alpin francese, Offiziers- tel. 0439 789009 terre durante la Grande Guerra. La frazione di stellvertreter austriaco, ecc. Da segnalare anche (museo) Caorera fu evacuata nel novembre 1917 e rimase la grande barca austroungarica, recuperata dalle cell. 347 8322665 occupata fino alla fine di ottobre 1918. Il primo ghiaie del fiume Piave nel 2002, esposta nella (segreteria) nucleo di reperti fu raccolto da don Antonio sala centrale. Molto interesse suscita la sezione [email protected] Pavan, che si attivò a reperire le testimonianze dedicata al volo e alle armi aeree con la messa in affinché la memoria di quanto accaduto non mostra di numerosi modellini di aerei fedelmente www.museodelpiavevincenzocolognese.it andasse perduta. La sua opera, che portò alla ricostruiti e la dotazione di 5 postazioni per la Il Museo è inserito nell’Ecomuseo della creazione di una mostra permanente ospitata simulazione di volo. Ad attrarre l’attenzione Grande Guerra che si sta costituendo nella canonica, venne proseguita da Vincenzo degli appassionati, infine, è il modello in scala per iniziativa della Regione del Veneto Colognese a cui si deve la fondazione del Museo. reale del leggendario SPAD XIII, il biplano sul in collaborazione con le Province Accanto ai manufatti bellici (elmi, baionette, quale Francesco Baracca fece il suo ultimo volo, di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza (www.ecomuseograndeguerra.it). stufe da campo, fibbie e cinture, ecc.) sono precipitando il 19 giugno 1918 nei pressi di esposti documenti cartacei originari (piani Nervesa della Battaglia. Apertura dal 16 marzo al 31 ottobre sabato e domenica 15.00-18.00 dal 1° novembre al 15 marzo domenica14.30-17.30

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate, biblioteca

Proprietà pubblica, Comune di Vas

Gestione Associazione Museo del Piave Vincenzo Colognese

12 ■ f e lt r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo civico di Feltre

■ ll Comune di Feltre è proprietario e gestisce Feltre due importanti Musei della città: il Museo civico e la Galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda. Due Via Lorenzo Luzzo, 23 spazi che, inseriti nel centro storico e lungo due tel. 0439 885241-242 delle più suggestive vie cittadine, consentono di avvicinarsi alla conoscenza della storia fax 0439 885246 dell’intero territorio feltrino. Il primo nucleo [email protected] di oggetti, dal quale è sorto il Museo civico, fu www.musei.comune.feltre.bl.it/ donato dall’aristocratica Antonietta Guarnieri Dal MuseoCivico Covolo. Si tratta di un gruppo eterogeneo di beni di differente natura, dai quali partire, secondo quanto desiderato dalla nobildonna feltrina, per la creazione di un’istituzione locale di “memorie patrie”. La costituzione del Museo venne votata dal Consiglio comunale il 15 giugno del 1903. Nel 1928 l’istituzione trovò la sua sede definitiva nel Apertura cinquecentesco Palazzo Villabruna, divenuto nel da martedì a domenica e festivi: frattempo di proprietà della Città e restaurato da gennaio a giugno dall’architetto Alberto Alpago-Novello, a cui si 10.30-12.30 / 15.00-18.00, ■ Lorenzo Luzzo, Madonna con Bambino, affresco, XVI sec. da luglio a settembre deve anche il primo progetto di allestimento. 9.30-18.00 Al piano terra si trova un’esposizione di reperti da ottobre a dicembre archeologici che illustrano la storia più antica del Nel sottoportico e al primo piano è esibita una 10.30–12.30 / 15.00-18:00 centro cittadino. Tra i manufatti più significativi, rassegna di stemmi nobiliari feltrini, di rettori chiuso i lunedì non festivi figurano due iscrizioni a caratteri retici, un’ara veneziani e di ecclesiastici. Il percorso si sviluppa dedicata alla divinità italica Anna Perenna e una attraverso le sale arredate con mobili, suppellettili Ingresso a pagamento lapide con un’iscrizione dedicata a C. Firmio e dipinti di differenti epoche, che rievocano i Rufino, cavaliere e patrono deidendrofori raffinati ambienti di una dimora nobiliare nel Servizi (trasportatori di legname), fabri (artigiani) e corso del tempo. Degni di nota il Putto con cigno, visite guidate centonari (fabbricatori di vesti e coperte di lana). modello in legno per una fontana mai realizzata, laboratori didattici, Sono inoltre esposti basamenti, cornici, capitelli e opera dello scultore Valentino Panciera Besarel mostre biblioteca e archivio altri elementi architettonici provenienti da edifici (Astragál di Zoldo1824-1902), due Padreterni in feltrini in alcuni casi scomparsi, come il Convento legno policromo dorato del XVI sec. provenienti Proprietà e gestione di Santo Spirito, e databili tra l'VIII e il XVI secolo. da chiese feltrine e due canterani seicenteschi pubblica, Comune di Feltre

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riccamente intagliati di produzione veneta. Marescalchi (Feltre?1522-1589). Di Giovanni Sempre di ambito veneto sono i dipinti Battista Cima da Conegliano è esposta la appesi alle pareti, tra i quali è da segnalare, pala di Zermen, effigiante laMadonna con per il valore documentale, la Veduta di bambino, San Vittore e San Dionisio e Cristo Feltre di Domenico Falce (Feltre 1619-1697). benedicente tra San Pietro e San Paolo Suscita interesse la ricostruzione di una nella lunetta. Nella stessa sala, inoltre, è cucina con secchiaio in pietra e recipienti conservato il Ritratto di prelato di Gentile per l’acqua in rame, cassapanche in legno Bellini (Venezia 1429-1507). Proseguendo il di varie epoche e una credenza in abete percorso di visita si trovano la Resurrezione dipinto a tempera con fiori, foglie e uccelli di Lazzaro di Jacopo Negretti, detto “Palma su fondo verde. I dipinti più importanti il Giovane” (Venezia 1548 ca.-1628), Santa della pinacoteca del Museo trovano posto al Lucia di Nicolas Régnier, le scene di genere secondo piano. La raccolta, arricchitasi nel di Andries Both e una piccola antologia tempo con progressive nuove acquisizioni e di Pietro Liberi, oltre alla straordinaria donazioni, è sistemata seguendo un ordine Flagellazione, in passato attribuita al cronologico. Il salone centrale presenta lombardo Luigi Miradori, detto il Genovesino. importanti testimonianze pittoriche del Una sala, infine, è completamente dedicata ‘500 feltrino: le opere di Lorenzo Luzzo alle opere settecentesche del pittore locale ■ Gentile Bellini, Ritratto di prelato, tavola, XV sec. (Feltre 1485 ca. - Venezia 1526) tra le quali Girolamo Turro (Pedavena 1684-Feltre 1739), la Madonna col Bambino, il Redentore, San tra cui spiccano L’adorazione dei Magi e Vito e San Modesto, concessa in deposito La santissima Trinità con la Vergine dal dalle Gallerie dell'Accadeimia e Pietro de’ Convento di Santa Maria degli Angeli.

■ Valentino Panciera Besarel, Putto con cigno, legno ■ Interno, ricostruzione di una cucina feltrina scolpito, XIX sec.

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Galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda

■ La Galleria fu istituita per volontà Le sue opere vennero esposte a Venezia, Parigi, Feltre testamentaria di Carlo Rizzarda, uno dei Monza, Barcellona, Milano, Roma, Atene, Lipsia più importanti artisti del ferro battuto del e Boston. Lo stesso Rizzarda aveva acquistato, Via Paradiso, 8 primo ‘900. Nato a Feltre nel 1883, dopo aver nel 1926, Palazzo Cumano allo scopo di creare tel. 0439 885234-242 frequentato le scuole locali, nel 1904, grazie a un museo delle arti decorative. Scomparso a soli una borsa di studio, si trasferì a Milano dove 48 anni, lasciò in eredità al Comune di Feltre il fax 0439 885246 frequentò i corsi tenuti dalla Società Umanitaria Palazzo, tutti i ferri battuti e la sua collezione [email protected] e fu apprendista presso l’officina di Alessandro d’arte. Quest’ultima è formata da 196 opere tra www.musei.comune.feltre.bl.it/ Mazzucotelli. Nel 1911 Rizzarda si mise in proprio quadri, mobili e oggetti d’arte di vari autori come GalleriaRizzarda/ e nel 1923, alla Biennale di Arte decorativa di Felice Casorati, Egon Schiele, Giovanni Fattori, Monza, ottenne i primi riconoscimenti. Da quel Telemaco Signorini, Carlo Carrà, Adolfo Wildt e momento la sua carriera fu sempre in ascesa. Gaetano Previati. La raccolta di oggetti in ferro

Apertura da gennaio al 14 giugno, da martedì a domenica e festivi: 10.30-12.30/ 15.00-18.00 dal 15 giugno al 16 settembre da martedì a giovedì: 10.30-12.30/ 15.00-18.00 venerdì sabato domenica e festivi 9.30-18.00

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici mostre biblioteca e archivio

Proprietà e gestione pubblica, Comune di Feltre

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battuto realizzati da Rizzarda tra il 1910 e il i vetri, molti dei quali prodotti dalla ditta 1930 comprende oltre 400 lavori: balaustre, Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & Co: lampade, cancelli, alari da camino, gabbie tra questi la Zucca e il Vasetto realizzati per volatili e manufatti zoomorfi e su disegno di Carlo Scarpa tra il 1927 fitomorfi di straordinaria bellezza. Il primo e il 1928. Di grande interesse anche le allestimento della collezione del 1938 si ceramiche di Enrico Mazzolani: Carezze, deve ad Alberto Alpago-Novello, architetto Centauro e ninfa (Il Sogno), Maschera bellunese, attivo a Milano a fianco di tragica (il dramma), Fanciulla con i capelli Giò Ponti, di Giovanni Muzio e di altri biondi e altre ancora. Nel salone centrale importanti personaggi dell’epoca. Al primo sono esposti manufatti in ferro battuto piano di Palazzo Cumano si concretizzò di grande raffinatezza e di spiccato gusto l’idea di una “casa-museo” che esprimesse, estetico che documentano la qualità attraverso i quadri, i mobili e gli oggetti artistica della lavorazione fabbrile nel della raccolta la personalità e il gusto del campo delle arti decorative. collezionista/artista. Al piano superiore Il Museo conserva, inoltre, un importante vennero esposti i ferri battuti. L’originario fondo fotografico costituito da numerose ■ Carlo Rizzarda, Paracalorifero, ferro battuto, XX sec. impianto museale subì negli anni successivi lastre e stampe, pellicole e 4 album del importanti cambiamenti: agli inizi degli campionario artistico del fabbro. Di grande anni ’70, a causa di un furto, la collezione interesse anche l’archivio con disegni, studi fu disallestita e i pezzi più pregiati e bozzetti realizzati da Rizzarda per i suoi vennero conservati in caveau. lavori. Dopo una prima temporanea Nell’ampia sala dell’ultimo piano della riapertura nel 1996, la Galleria è esposta la collezione di arte Galleria fu definitivamente contemporanea donata alla città di Feltre aperta al pubblico nel 2007 da Liana Bortolon, giornalista e nel 2001. L’attuale critica d’arte di origine feltrina. La raccolta percorso espositivo, è costituita da 90 opere tra dipinti e lavori costruito secondo di grafica dei maggiori artisti del ‘900, criteri cronologici come Mario Sironi, Gino Severini, Massimo e tipologici e una Campigli, Marc Chagall, Pablo Picasso, larga concessione Ennio Morlotti, Bruno Cassinari e altri all’estetica, consente ancora. L’8 agosto 2009 è stata inaugurata al visitatore di una sala dedicata agli artisti che hanno focalizzare l’attenzione animato l’ambiente feltrino del ‘900: tra i sui singoli oggetti, quali Tancredi Parmeggiani, Renzo Biasion, valorizzati ed esaltati nel Bruno Milano, Romano Ocri, Toni Piccolotto loro pregio artistico. Della e Gianpiero Fachin. collezione Rizzarda, esposta al Sono conservati nella Galleria gli archivi primo piano, oltre ai mobili in stile di Liana Bortolon e del letterato e critico ■ Carlo Rizzarda, Elemento decorativo, ferro battuto, XX sec. Déco meritano particolare attenzione feltrino Silvio Guarnieri.

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Museo diocesano Belluno-Feltre

■ Il Museo diocesano Belluno-Feltre ha sede araldico nell’androne d’ingresso, venuto alla luce Feltre nell’antico palazzo vescovile di Feltre, all’interno durante i restauri del 2006, risale al XVI secolo della cittadella rinascimentale. L’edificio – l’ingresso a Feltre del vescovo Antonio Pizzamano Via Paradiso, 19 recentemente restaurato e inaugurato nel 2018 nel 1504. Gravemente danneggiato durante la tel. 0439 844082 con l’apertura di 25 sale espositive - presenta una Guerra della Lega di Cambrai, l’edificio fu oggetto (nei giorni di apertura del museo) struttura complessa e articolata, determinata dai di restauri che interessarono in particolare l’ala numerosi interventi voluti dai vescovi che si sono ovest, dove è ancora visibile parte degli affreschi cell. 329 7512121 (tutti i giorni) succeduti nel tempo. rinascimentali. Interventi successivi portarono alla Il Palazzo, sviluppatosi a partire dal XIII secolo costruzione della torretta e a lavori di decorazione www.museodiocesanobellunofeltre.it attorno a due antiche torri urbane, fu ampliato e abbellimento. L’occupazione napoleonica nel [email protected] nel corso dei secoli XIV e XV, raggiungendo le 1797 diede l’avvio al lento declino dell’edificio, che attuali dimensioni. Il sorprendente apparato venne destinato a differenti e molteplici funzioni

Apertura Orario estivo (1 giugno-30 settembre) 9.30-13.00; 14.30-19.00 Orario invernale (1 ottobre-31 maggio) 9.00-13.00 / 14.00-18.00 Su prenotazione sono possibili visite guidate per gruppi durante gli altri giorni della settimana

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici mostre

Proprietà privata

Gestione Unione Montana Feltrina e Associazione Ars Sacra

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che portarono alla rovina degli arredi e delle Dall’androne, percorrendo la scala il Vecchio (1560 c. – post 1649) e l’Ultima decorazioni. monumentale sulle cui pareti sono dipinte Cena cinquecentesca che dominava il Il Museo rappresenta un’occasione unica a monocromo imponenti figure di armigeri, refettorio dei monaci. per ammirare e conoscere dipinti, sculture, il visitatore raggiunge il piano mezzanino – Nella cappella Gera sono esposte le opere argenti e oggetti di arte sacra provenienti che presenta interessanti dipinti provenienti più significative del museo, tra cui ilCalice dalle chiese del Bellunese. da cappelle private del territorio feltrino. del diacono Orso del VI secolo, considerato Ad accogliere il visitatore è l’androne al Al piano nobile, il salone Gradenigo è uno dei più antichi calici eucaristici piano terreno, affrescato nel 1504 con interamente dedicato alle opere provenienti dell’occidente, l’Altare portatile della stemmi ed elementi decorativi di pregnante dalla Certosa di Vedana: il punto focale Cattedrale di Feltre risalente al XII secolo, il valenza simbolica. dell’esposizione è costituito dalle due grandi Busto-Reliquiario di S. Silvestro realizzato La visita può quindi iniziare dalla sala tele raffiguranti ilBattesimo di Cristo e la nel 1497 dall’orafo fiorentino Antonio di multimediale, posta a piano terra, dove un Madonna con Bambino, S. Ugo di Grenoble Salvi, la Croce post-bizantina in legno di grande schermo touch-screen illustra la e S. Bruno di Colonia dipinte da Sebastiano bosso, autentico capolavoro di microscultura storia della diocesi, del palazzo vescovile Ricci, artista di origine bellunese ma di scolpito in ambito greco nel 1542 con 52 e dei restauri che lo hanno interessato nel importanza internazionale. Attorno ad nicchie e 485 figure, che rappresentano – in tempo. esse gravitano numerosi dipinti di epoca e circa 40 cm - le principali festività dell’anno In un ambiente seminterrato già adibito provenienza diverse che ornavano un tempo liturgico e il ciclo della Passione. a cantine, scavato nella roccia nota come gli ambienti certosini, tra cui emergono Un’ampia sezione del museo è dedicata “scaglia rossa di Feltre”, si ammirano alcuni la grande pala d’altare della Crocifissione alla scultura lignea, che presenta numerose reperti lapidei di epoca altomedievale. eseguita nel 1608 da Francesco Frigimelica testimonianze inedite e occupa ben quattro

■ Salone Gradenigo 18 ■ f e lt r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Affresco dell'androne, sala conferenze sale, rispettivamente dedicate ai Santi della napoletano Luca Giordano (1634-1705), la Diocesi, alla Madre di Dio, al Crocifisso e pala di Colcerver del pittore carnico Nicola alle opere del grande scultore bellunese Grassi (1682-1748), oltre a opere di Nicolò Andrea Brustolon (1662-1732), del quale è De Stefani, Francesco Frigimelica, Gaspare possibile ammirare – tra l’altro - quello che Diziani. comunemente è ritenuto il suo capolavoro, La Sala d’attesa, caratterizzata da una finta ovvero la Madonna Assunta realizzata nel tappezzeria a fasce bicrome bianche e verdi 1702 per la cappella del Seminario di Feltre. risalente alla metà del Cinquecento, ospita Nelle salette affrescate che costituivano quattro straordinari dipinti del pittore gli ambienti privati del vescovo sono viterbese Domenico Corvi ((1721-1803), conservati alcuni preziosi paramenti liturgici, mentre la successiva Sala degli affreschi disposti in ordine cronologico, mentre la presenta una finta loggia affacciata su cinquecentesca Sala delle udienze ospita vedute della cinquecentesca campagna una selezione di dipinti su tela databili tra feltrina e contiene arredi sacri cinque- XVI e XVIII secolo, tra cui si segnalano la seicenteschi, una collezione di piatti Madonna e il Bambino tra i santi Vittore elemosinieri e alcuni reperti archeologici e Nicola, capolavoro di Jacopo Tintoretto ritrovati recentemente nell’area del ■ Monaco del Monte Athos (?), (1518-1594), il S. Girolamo penitente del vescovado. Croce post-bizantina, bosso, 1542

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■ Calice del diacono Orso, argento, V-VI sec. ■ Messale e indice segnalibro Nella Cappella Gradenigo, trovano spazio argento provenienti dall’intera diocesi. contemporanea e infine alcuni capitelli alcune preziose tavole dipinte tra XV e XVI Al piano terra, ai lati del Corridoio provenienti dai conventi feltrini soppressi in secolo. Gradenigo, le sale ospitano una collezione epoca napoleonica. La Sala dell’oreficeria liturgica, all’ultimo di icone, alcune significative testimonianze Le sale espositive sono spesso sede di mostre piano, dove si trovavano le antiche prigioni della devozione popolare in area bellunese, temporanee, attente anche alle espressioni del palazzo, è impreziosita da suppellettili in una raccolta di opere d’arte sacra contemporanee dell’arte sacra.

Pedavena

Piazza 1° Novembre, 1 Centro visitatori Il sasso nello stagno tel. 0439 301943 ■ Nel centro di Pedavena, a pochi chilometri da Feltre, è sorto il centro visitatori del Parco nazionale [email protected] Dolomiti Bellunesi. Lo straordinario fascino di questo territorio, associato alla sua ricchezza floristica, www.dolomitipark.it/it/c_pedavena.html faunistica, paesaggistica e storico-antropica, è documentato in modo originale nell’allestimento de Il sasso nello stagno. Non un semplice centro informativo “tradizionale”, ma un’“officina di pensieri Ingresso per viaggiare nel Parco”, ovvero un luogo dove interrogarsi e riflettere sui complessi rapporti tra libero l’uomo e l’ambiente. La presenza di semplici supporti interattivi favorisce un approccio facile, mirato alla comprensione delle complesse dinamiche ambientali, presupposto essenziale per assumere Apertura tutto l’anno in orari e giorni differenti comportamenti ispirati alla sostenibilità e alla valorizzazione delle risorse naturali, patrimonio che deve chiuso gennaio, febbraio e novembre essere reso disponibile anche per le future generazioni.

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Museo dei sogni e della memoria

■ L’iniziativa si deve alla Comunità Villa San Feltre Francesco del CIF di Venezia, Ente Morale nato nel 1948 per offrire un servizio educativo e loc. Casonetto assistenziale a minori e non, che si trovano presso Cooperativa Sociale in difficoltà familiari e personali. Gli ideatori Arcobaleno ’86 onlus l’hanno voluto chiamare Museo dei sogni, della (CIF - Comunità Villa San Francesco) memoria e della coscienza perché conserva le tel. 0439 300180 / fax 0439 304524 testimonianze materiali e il ricordo della storia soprattutto novecentesca e di questi primi [email protected] anni del 2000. Avviato nel 1999, il progetto www.comunitavsfrancesco.it ha trovato riscontro e sostegno da parte delle istituzioni e di importanti personalità che ne hanno riconosciuto il valore sociale, formativo, culturale e politico. L’esposizione è organizzata per aree tematiche, ciascuna delle quali dedicata a un tema e a una specifica tipologia di oggetto. Berlino; un mattone della città di Danzica donato Una sezione raccoglie più di 2000 esemplari al Museo dal leader politico polacco Lech Walesa; di presepi provenienti da 149 Paesi, alcuni dei un pezzo di muro della piscina fatta costruire per quali di pregevole fattura e qualità. Seicento i sui studenti da don Milani e del soffitto della sono le tipologie di acque che, giunte da fiumi, scuola elementare di San Giuliano; una tegola mari e laghi dei 5 continenti, sono conservate proveniente dalla città di Hiroshima; alcuni in una anfora da cui continuamente sgorgano frammenti delle Torri gemelle tragicamente per poi rifluire all’interno e vogliono essere distrutte nel 2001 e altri oggetti-testimoni, quasi il simbolo di un impegno a realizzare i sogni 700 in tutto. Apertura personali e collettivi. Tra i reperti conservati, Al centro del Museo una grande sfera, destinata tutti i giorni alcuni sono testimonianza degli eventi e delle a raccogliere la terra proveniente da tutti i 198 vicende ritenuti tra i più importanti che hanno paesi del mondo, è stata scelta a rappresentare Ingresso segnato la storia recente : una pietra a forma l’ideale di fratellanza e di unione tra gli uomini. gratuito di cuore proveniente da Fuente Vaqueros, città L’iniziativa è rivolta principalmente ai giovani che ha dato i natali al poeta Gracìa Lorca e una ai quali l’esposizione vuole dare un messaggio Servizi visite guidate dal Groote Schuler Hospital di Città del Capo, sull’importanza della memoria come risorsa dove il medico Christian Bernard ha effettuato educativa e fondante di percorsi di riflessione e Proprietà e gestione il primo trapianto di cuore; un pezzo di Muro di di costruzione di identità individuali e collettive. privata, CIF provinciale di Venezia

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Casa museo Maddalozzo

Arsié ■ Casa Maddalozzo, in località Campagna di Rocca ad Arsié, rappresenta un interessante e ben conservato esempio di abitazione rurale antica. loc. Campagna di Rocca L’edificio presenta una serie di elementi funzionali tel. 329 6412444 all’economia agricola della zona, dove prevaleva [email protected] la coltivazione del vigneto (cantina, ballatoi lignei per l’essiccazione dei prodotti della terra, vasca www.arsie.com esterna per la preparazione del verderame). Le stanze e le suppellettili sono testimonianza di epoche diverse: la grande cucina con il focolare e il secchiaio in pietra con lo scolatoio in legno, la cucina più moderna con il gas e i mobili degli anni 50-60, la cantina la cantina, con il soffitto a volte, il piccolo casello per il latte e i numerose attrezzi da lavoro, compresi quelli legati alla pesca. Nella zona, dopo la realizzazione del lago artificiale, si cominciarono a costruire delle imbarcazioni in legno, usate anche per far raggiungere i vigneti rimasti nell’altra sponda del bacino, adattando le tecniche tradizionali di pesca nel fiume Cismon a quelle necessarie per la pesca nel lago.

Seren del Grappa

Museo fotografico della Grande Guerra Via G. Marconi, 19 tel. 0439 44013 ■ Apertura Si tratta di una piccola collezione di reperti e di riproduzioni (municipio) estate e su prenotazione fotografiche degli scatti realizzati dai fotografi dell’esercito austroungarico nell’anno dell’invasione dei Comuni del Grappa fax 0439 394147 Ingresso (1917-1918). L’esposizione, frutto di una donazione privata al [email protected] a pagamento Comune, è situata in due sale della biblioteca e rappresenta un buon www.comune.serendelgrappa.bl.it Proprietà punto di partenza per escursioni sulle montagne circostanti che privata furono teatro di guerra.

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Museo civico archeologico di Lamon

■ L’esposizione, promossa dal Comune di Lamon, siti frequentati durante l’epoca preistorica che Lamon raccoglie reperti archeologici provenienti dagli si distribuiscono lungo i terrazzi fluviali del scavi della necropoli di epoca romana di San territorio (come ad esempio a Rugna, Cioè, Via Resenterra Donato. Campagna, Guana, via Oma) anche il colle di tel. 328 3118336 Le ricerche condotte a partire dal 2000 in località San Pietro, grazie ad alcune recenti indagini, ha Piasentot hanno portato alla luce un’ottantina svelato una significativa stratigrafia antica, che [email protected] circa di sepolture che si datano ad un periodo sembra testimoniare un’occupazione del sito compreso tra il I e il IV secolo d.C. Si tratta di in età preromana e medievale. I ritrovamenti inumazioni in nuda terra deposte all’interno andranno in futuro ad arricchire la collezione di fosse di forma ovali. I defunti presentavano esposta al Museo. in genere una posizione rannicchiata, con la schiena appoggiata alla parete della fossa e il capo rivolto a est. Le prime analisi antropologiche hanno evidenziato che si tratta, nella maggior parte dei casi, di individui di età adulta dotati di corporatura robusta. I corredi funebri, maschili e femminili, si compongono di oggetti d’uso quotidiano, di abbigliamento e di ornamento in argento, bronzo e vetro: orecchini, collane, fibule e numerose monete. Di grande interessanti risultano i coltelli a serramanico rinvenuti nelle tombe maschili, utilizzati Seren del Grappa presumibilmente per piccoli lavori quotidiani, e gli orecchini delle sepolture femminili, di foggia Apertura particolare detta “a B”. Ad attrarre l’attenzione periodo estivo e su prenotazione degli studiosi è stato anche il ritrovamento dello scheletro intero di un bue, la cui sepoltura Ingresso effettuata con particolare cura (la testa libero dell’animale è appoggiata su una pietra che la tiene leggermente rialzata) induce a ritenere che Servizi visite guidate si tratti di una deposizione sacrificale. Il territorio di Lamon continua a riservare Proprietà e gestione sorprese. Accanto alla presenza di numerosi pubblica, Comune di Lamon

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■ Ex Villa Avogadro degli Azzoni, sede del Museo etnografico della provincia di Belluno ai piedi del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi 24 ■ cesiomaggiore ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi

■ Il Museo rappresenta un importante punto di (lettere, diari, ecc.) ai quali si affianca una ricca Cesiomaggiore riferimento per le realtà che in Veneto operano ed esaustiva collezione oggettuale. Il Museo, nel campo della museologia e della ricerca che ha sede nell’ottocentesca villa di campagna Via Seravella, 1 etno-antropologica. L’istituzione non è solo appartenuta ai conti Avogadro degli Azzoni, ai tel 0439 438355 / fax 0439 439007 uno spazio espositivo, ma un luogo di studio, di piedi del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, è catalogazione, di interpretazione e di restituzione dotato di una biblioteca specializzata, di archivi, [email protected] della cultura popolare bellunese e veneta, dalla di una sala conferenze e di un ampio spazio per www.museoetnograficodolomiti.it seconda metà del XIX secolo a oggi. L’intensa le mostre temporanee. Nell’edificio padronale è attività di studio condotta dal Museo ha portato allestito il percorso espositivo, punto di arrivo alla produzione di un numero considerevole (e di partenza) di una riflessione sul significato di materiali sonori, filmici e fotografici e alla del vivere in montagna: pratiche e consuetudini creazione di un archivio di documenti cartacei alimentari, mobilità e attività tradizionali

Apertura da martedì a venerdì 9.00–13.00 sabato e domenica 15.00 - 18.00 chiuso il lunedì

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici mostre biblioteca archivio documentale fotografico visivo e audio

Proprietà e gestione pubblica, Provincia di Belluno

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■ Il giardino di rose antiche del Museo di Seravella

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■ Sala del pendio ■ Tremolo per capelli, filigrana d'argento

(alpeggio, fienagione, transumanza ed secondo principi prevalentemente formali. emigrazione), immaginario fantastico Al primo piano dell’edificio si incontra una e creatività narrativa (fiabe e leggende, sezione dedicata alle implicazioni del vivere musica e canti), dialetti, scrittura, saperi in montagna, dove la pendenza del terreno naturalistici ed etnobotanica. La narrazione richiedeva particolari adattamenti nella è affidata a differenti codici comunicativi: costruzione degli insediamenti abitativi, il testo scritto, il documento sonoro e nell’organizzazione delle attività agricole filmico, le immagini storiche e attuali, le e di allevamento, nell’impiego di mezzi di testimonianze materiali. Il museo accoglie trasporto, nella postura del corpo. il visitatore con l’esposizione di alcuni Di grande impatto emotivo sono le stanze oggetti emblematici, di cui è possibile destinate al tema dell’emigrazione: in ascoltare la storia dalla voce di coloro che Brasile dove molte famiglie bellunesi e ■ L'Om Salvarech li hanno donati. La sala in cui sono esposti venete si recarono alla fine del secolo XIX immateriali è il filo conduttore dei si affaccia sul giardino di rose, realizzato attratte dal miraggio della terra a buon percorsi espositivi dedicati ai dialetti e alla raccogliendo nel territorio bellunese talee mercato; in molte città del Nord e Centro scrittura, alla fiabe e leggende e ai suoni. Il di varietà antiche. Nella ex cucina della Italia verso cui si diressero centinaia di patrimonio di saperi intorno alla natura e il villa, unico spazio di ricostruzione di un giovani madri per allattare i rampolli rapporto tra l’uomo e gli animali domestici ambiente domestico, e nelle sale successive, dell’aristocrazia e dell’alta borghesia e selvatici sono i perni intorno a cui si si dipana un percorso sul sistema italiane. Le balie da latte feltrine e bellunesi organizza l’esposizione del secondo piano alimentare in provincia di Belluno, con erano costrette ad abbandonare per del museo di Seravella. Particolare rilievo è le sue differenze tra la fascia prealpina e un anno i propri figli, in cambio di un stato dedicato all’allevamento dei bovini, quella dolomitica, che si conclude con uno trattamento economico decisamente fondamentale nell’economia tradizionale spazio dedicato alla biodiversità delle piante privilegiato. Ricco di documenti, oggetti bellunese, e delle galline, un tempo coltivate. A piano terra trova collocazione e fotografie è lo spazio dedicato a Maria esclusivo appannaggio delle donne. anche la collezione di oggetti etnografici, Canova, balia da latte di Luchino Visconti Al Museo fa da cornice un paesaggio di appartenuti allo scrittore e alpinista di Modrone, che le rimase molto legato grande suggestione, ai piedi del Parco trevigiano Giuseppe Mazzotti, e raccolti tutta la vita. La valorizzazione dei beni nazionale Dolomiti Bellunesi.

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Museo storico della bicicletta Toni Bevilacqua

Cesiomaggiore ■ Chi entra a Cesiomaggiore viene accolto dal da bambino, quelle da lavoro, quelle militari, cartello “Paese della bicicletta” e dai nomi delle le biciclette da passeggio e quelle da corsa. La Contrada Anquetil strade principali dedicate ai grandi ciclisti. Ma quantità e la sequenza ravvicinata suggeriscono è soprattutto il Museo storico della bicicletta la straordinaria ricchezza e varietà dell’oggetto. Via Grei, 6 a rilevare la grande passione e la competenza Ad attrarre il visitatore è innanzitutto il tel. 0439 438431 del suo ideatore, Sergio Sanvido, che dopo aver settecentesco celerifero da alcuni ritenuto (Museo) dedicato una vita ad aggiustare e raccogliere l’antenato della bicicletta: due ruote collegate 0439 43480 biciclette ha deciso di donare la sua collezione al da un telaio di legno privo di sterzo, che veniva (Biblioteca comunale)) Comune. Nel 2007 viene inaugurato il museo con messo in movimento grazie allo scalciamento [email protected] oltre 180 esemplari che delineano l’evoluzione di alternato dei piedi sul terreno. Quello esposto questo mezzo di trasporto. Il percorso è ordinato al museo incuriosisce per la peculiare forma www.museostoricodellabicicletta.it cronologicamente e per categorie: le biciclette del telaio che riprende la sagoma di un grosso

Apertura sabato e domenica 10.30–12.30 / 15.00–18.00 luglio, agosto e settembre sabato e domenica 9.30–12.30 / 15.00–18.30 altri giorni su prenotazione

Ingresso Gratuito Visite guidate a pagamento

Servizi visite guidate, laboratori didattici archivio fotografico

Proprietà e gestione pubblica, Comune di Cesiomaggiore

28 ■ cesiomaggiore ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Celifero di fine Settecento ■ La Bianchi di Fausto Coppi serpente di colore rosso. Nella stessa giornalaio e altri ancora. di Marco Pantani. Fanno bella mostra di sé sala fanno bella mostra gli ottocenteschi Un percorso di visita parallelo e inoltre la “Bianchi” di Fausto Coppi, con la bicicli, che hanno segnato una tappa complementare è offerto dalla rassegna quale nel 1950 dominò la Parigi-Roubaix, fondamentale nella storia della bicicletta. di parti meccaniche (freni, cambi, pedali) e la “Bartali” di Gino Bartali. Le biciclette La dotazione di grandi ruote anteriori e di accessori (fanalini, campanelli, dei due campioni sono accompagnate consentiva al conducente di coprire borracce) che appassiona l’intenditore per anche dalle magliette, dalle scarpe, dagli distanze maggiori in rapporto al numero la completezza documentale e stupisce il occhiali e dalle lamette da barba da loro di pedalate, ma rendeva la guida alquanto visitatore per l’inaspettata varietà. Ma la sponsorizzati. Alle pareti infine sono difficile e talvolta anche pericolosa. Gli grande passione del collezionista Sanvido esposte numerose immagini, fotografie, esemplari della collezione Sanvido sono di è per le biciclette da corsa e per le imprese poster pubblicitari e disegni che parlano di fabbricazione inglese, francese, italiana e dei grandi campioni. Si possono ammirare ciclismo e di biciclette; grande ammirazione americana, come la “Columbia” del 1890, la dunque, tra le tante, la “Maino” del 1905 suscita anche la raccolta di copertine della cui ruota anteriore ha un diametro di 140 di Giovanni Gerbi, detto Diavolo Rosso, la "Domenica del Corriere" disegnate da Walter cm. Di grande interesse la “Saint Etienne” “Colnago” di Giuseppe Saronni e la “Wilier” Molino e Achille Beltrame. francese, con la quale, per affrontare le salite, si pedalava all’indietro, o la “FIAT” San Gregorio nelle Alpi prodotta dalla casa automobilistica torinese via dell’Emigrante, 19/b a partire dal 1909. Al Museo sono esposti Museo delle zoche ex sede Baita a l’Arte anche alcuni modelli di biciclette da lavoro utilizzate da artigiani e venditori ■ Nel Comune di San Gregorio nelle Alpi è aperto da alcuni tel. 338 8375256 / 0437 800018 anni Il Museo delle zoche, un’esposizione di sculture in legno, ambulanti che proponevano i loro servizi Ingresso e la loro merce nelle piazze di paesi e molte delle quali ricavate da grandi radici o ceppi, e di lavori libero città: l’arrotino, il fotografo, il panettiere, il a intarsio realizzati perlopiù da artigiani e scultori locali. Servizi visite guidate 29 ■ s e d i c o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo storico del 7° Reggimento alpini

Sedico ■ Il 7° Reggimento alpini venne costituito nel 1953, in coincidenza con la nascita della il primo agosto 1887 a Conegliano Veneto Brigata Alpina Cadore, fino allo scioglimento Via Villa Patt, 1 ed inquadrò inizialmente i battaglioni Feltre, di quest’ultima nel 1997 e il passaggio del Cadore e Gemona, a cui si aggiunse nel 1908 7° Alpini alla Brigata Alpina Julia. Reparti tel. 0439 438355 il battaglione Tolmezzo. Dopo il trasferimento del 7° Reggimento alpini hanno partecipato [email protected] degli ultimi due sotto l’8° Reggimento e alle campagne d’Africa di fine ‘800; hanno www.belluno.ana.it/ l’istituzione del battaglione Belluno nel 1910, il combattuto nelle guerre di Libia, d’Albania il_museo_del_7_22-97.aspx 7° Reggimento inquadrò definitivamente le sue e d’Etiopia e nelle due Guerre Mondiali. Nel tre storiche unità. Le vicende susseguitesi nel secondo dopoguerra il Reggimento ha svolto tempo videro importanti cambiamenti nella sua funzioni di presidio, di ordine pubblico e azioni organizzazione, come lo scioglimento dei reparti di soccorso alle popolazioni civili, in occasione dopo l’8 settembre 1943 e la ricostituzione di calamità naturali. Nel corso degli ultimi anni

Apertura Il museo è visitabile solo su prenotazione o in occasione di eventi

Servizi visite guidate laboratori didattici in collaborazione con l’ISBREC

Proprietà e gestione pubblica, Provincia di Belluno in collaborazione con le sezioni ANA di Belluno, Feltre e Cadore

30 ■ s e d i c o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Postazione di artiglieria sopra Castel Tesino (Trento) ■ Trincea di Montucoli - Col di Lana

è stato impiegato in diverse importanti a Tolmezzo, ritornò nel capoluogo bellunese. dell’evoluzione delle armi e degli missioni internazionali. Sull’onda emotiva nata dallo scioglimento equipaggiamenti. Al piano superiore alcune Il Museo ripercorre, attraverso i suoi cimeli del battaglione Cadore, il desiderio di dare gigantografie sintetizzano le tappe più e documenti, le tappe di questa articolata un adeguato valore alla raccolta fu sentito importanti della storia del Reggimento, storia, fortemente intrecciata con quella quasi come un dovere. Nel 2007, dopo anni mentre un diorama illustra efficacemente della popolazione e del territorio bellunese. di lavoro, il Museo del 7° Reggimento alpini la vita in trincea. Nelle sale sono esposte Il primo nucleo del Museo nacque nel è stato inaugurato nella sede di Villa Patt a numerose fotografie, oggetti e interessanti 1939 quando, in tre sale della caserma Sedico, con un allestimento di grande valore documenti storici e di propaganda politica Salsa, trovarono spazio importanti reperti scenografico. e militare. Il cuore del museo è senz’altro legati al Reggimento: bandiere, labari, Il percorso di visita offre ai visitatori la l’archivio storico, visitabile con guida, che cimeli della guerra d’Africa e della Grande possibilità di conoscere le vicende e gli conserva le memorie del Reggimento: Guerra, armi e fotografie, diari, documenti eventi che hanno visto protagonisti gli raccolte fotografiche, diari storici dei reparti topografici e altro materiale ancora. Durante alpini del 7° Reggimento, dalla nascita risalenti alla prima Guerra Mondiale e una l’occupazione tedesca della città di Belluno, il fino agli avvenimenti più recenti. Gli completa raccolta di cartoline reggimentali. patrimonio venne messo in salvo e, dopo un appassionati di storia militare troveranno È in via di allestimento una sezione breve periodo durante il quale trovò rifugio grande interesse nella documentazione dedicata alle recenti missioni internazionali.

31 ■ b o r g o v a l b e l l u n a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo civico archeologico di Mel

Borgo Valbelluna ■ A poche centinaia di metri dal centro di Mel, maniera irregolare e di sette recinti funerari a seguito di alcuni rinvenimenti casuali, sotto composti da lastre infisse nel terreno, al cui Mel, Palazzo delle Contesse la direzione della Soprintendenza alle Antichità interno erano collocate alcune sepolture. Il delle Venezie, furono avviate, tra il 1958 e il rinvenimento della struttura a circoli e l’analisi Piazza Papa Luciani, 7 1964, sistematiche campagne di scavo che dei materiali hanno favorito interessanti ipotesi tel. 0437 556223 / 555274 portarono alla luce una necropoli veneta antica sulla tradizione funeraria veneta antica e (municipio) riferibile al periodo compreso tra l’VIII e il V sull’organizzazione sociale della necropoli. tel. 333 8535629 secolo a.C. Lungo la valle del Piave, asse di penetrazione (Associazione La Fenice) Le attività, seguite da Giovanbattista Frescura, privilegiato e di collegamento tra la pianura ed [email protected] all'epoca assistente di scavo, svelarono la il comparto alpino orientale, il nucleo di Mel e la presenza di circa ottanta tombe disposte in sua necropoli occupano una posizione centrale www.museomel.it

www.fenicefeltre.it ■ Area archeologica di Mel

Apertura tutto l’anno sabato e domenica festivi 9.00-12.00 / 15.00-18.00 e su prenotazione

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate laboratori didattici

Proprietà e gestione pubblica, Comune in collaborazione con l’Associazione La Fenice di Feltre

32 ■ b o r g o v a l b e l l u n a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Palazzo delle Contesse ■ Particolare di una vetrina sugli scavi e strategica. I materiali archeologici emersi L’insieme dei reperti provenienti dagli fusaiole) e da vasellame non interamente parlano infatti dello stretto rapporto con scavi di emergenza e da collezioni private riconducibile all’uso funerario. Tra i i grandi centri della pianura veneta, ma hanno trovato spazio al secondo piano materiali di corredo si possono ammirare anche delle vicinanze con la cultura di del seicentesco Palazzo delle Contesse, alcune fibule riccamente decorate, uno Golasecca e dei contatti con l'area trentina in centro al paese, che rappresenta così scettro in bronzo, paste vitree e perle di e transalpina. un punto di partenza fondamentale per ambra. Riferibile alla seconda Età del ferro, Interventi più recenti hanno portato la conoscenza della storia antica di quel è una bella applique in bronzo a forma di alla luce un’ampia porzione di strutture territorio. Il percorso di visita è articolato volto umano di gusto celtico. riconducibili all’abitato veneto di Mel, in sezioni, secondo un criterio cronologico. Non mancano inoltre testimonianze per strategicamente rivolto alla media valle Di particolare interesse sono i vasi ossuari l’epoca romana, come i numerosi ex voto del Piave, dove il modulo abitativo sembra in ceramica o in bronzo, che contenevano di varia tipologia depositati all’interno di riprendere quello tipico di ambito prealpino. i resti del defunto cremato ed erano un profondo pozzo votivo. Le strutture I piani pavimentali in battuto conservano accompagnati da oggetti di ornamento murarie della domus di età imperiale, ancora numerosi frammenti di recipienti personale (fibule, spilloni, braccialetti, opportunamente restaurate, sono visibili di uso domestico che hanno permesso di armille e anelli in bronzo), da strumenti di sotto il pavimento dell'edificio delle poste a attribuire l’abitazione al V secolo a. C. lavoro (coltelli e punteruoli in ferro, aghi e Mel a fianco del Palazzo delle Contesse.

33 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Musei civici di Belluno La collezione d'arte di Palazzo Fulcis

Belluno ■ Nelle sale di Palazzo Fulcis (già de Bertoldi), storia cittadina e locale. Il percorso di visita, da gennaio 2017 è ospitata la collezione cronologico e per sezioni tematiche, prende Via Roma, 28 d’arte dei Musei civici di Belluno. Il Museo l’avvio al piano terreno con il Lapidario, civico ebbe origine in seguito alla donazione, che raccoglie reperti (stemmi e ornamenti tel. 0437 956305 nel 1872, di una raccolta di dipinti da architettonici) provenienti per lo più dalla [email protected] parte del medico Antonio Giampiccoli, alla città. www.mubel.comune.belluno.it quale andò ad aggiungersi, poco dopo, la Al primo piano si trova la presentazione collezione di antichità del nobile Florio Miari del Museo e della Pinacoteca Giampiccoli (bronzi, monete, medaglie, manoscritti e con l’esposizione di due Madonne con il libri di interesse locale). L’istituzione aprì Bambino, di fine Quattrocento, del pittore nel 1876 dotando così la città di un museo vicentino Bartolomeo Montagna (1440?- che era innanzitutto testimonianza della 1499), opere tra le più considerevoli del

■ L'alcova, al primo piano di Palazzo Fulcis

Apertura tutto l’anno martedì, mercoledì, venerdì. 9.30-12.30 /1 5.30-18.30 giovedì 9.30-12.30 sabato, domenica 10.00-18.30 lunedì chiuso

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici mostre

Proprietà pubblica

Gestione Comune di Belluno Fondazione Teatri delle Dolomiti

34 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo. Nelle sale successive si trovano Proseguendo, si giunge alle sale dedicate 1631 che risparmiò la città. Su questo i lavori di alcuni artisti bellunesi, come al Cinquecento dove l’influenza di Tiziano piano trova spazio anche la mostra di il Sant’Antonio abate tra i santi Giovatà, si avverte anche nelle opere di artisti alcune collezioni donate, in momenti Gottardo, Bartolomeo e Antonio di locali come Madonna con il Bambino differenti, al Museo, tra queste la raccolta Padova di Simone da Cusighe (m. ante attribuita a Nicolò De Stefani (?-1599). di grafica comprendente anche l’album di 1416) e il trittico a tempera su tavola Cristo davanti a Pilato, la grande tela disegni dello scultore Andrea Brustolon; Madonna con il bambino di Matteo Cesa di Domenico Tintoretto (1560-1635), quella di gioielli popolari bellunesi e (1435/1440-1510/12). Con l’esposizione figlio di Jacopo, consente invece di la composita collezione Zambelli, che dei frammenti degli affreschi di Jacopo conoscere il ciclo di dipinti, oggi disperso, include porcellane di produzione italiana da Montagnana (1440/1443-1499) e appartenuto alla chiesa di Santa Croce di ed europea e pezzi cinesi e giapponesi. di Pomponio Amalteo (1505–1588 ), il Belluno, demolita agli inizi del XIX secolo. Al secondo piano, la visita inizia con la visitatore ha modo di scoprire le antiche Nelle stanze successive sono presenti sala dedicata al Barocco bellunese e ad decorazioni del Palazzo dei Nobili di opere di pittori quali Palma il Giovane, Andrea Brustolon (1662–1732) di cui si Belluno (detto la Caminata), demolito (1548/1550–1628),Compianto sul Cristo può ammirare Cristo Crocifisso, opera nel 1838. Lo straordinario ciclo venne morto, e Francesco Frigimelica (1470 matura dell’artista. Proseguendo, ci si riprodotto dall’incisore Melchiorre Toller e ca- post 1649), a cui si deve La pietà e il imbatte nel frammento di affresco con dal pittore Ippolito Caffi, grazie ai quali è rettore Vittore Correr, ex voto pubblico la testa della Samaritana, di Sebastiano stata possibile la ricostruzione di quanto commissionato da Vittore Correr, podestà Ricci, unica testimonianza del ciclo si è conservato dopo la distruzione. di Belluno, in occasione della peste del di affreschi perduto, che decorava il

■ La sala dedicata al Barocco bellunese e ad Andrea Brustolon (sullo sfondo il Crocifisso,1729 c.a.

35 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

salone di Villa Belvedere a Belluno. Ampio spazio è dedicato a Valentino (1829-1902) e Caterina Panciera Besarel (1867-1947). Il primo conosciuto e ammirato scultore e intagliatore, che lasciò diverse opere nel Bellunese, la seconda artista e imprenditrice, entrambi di origine zoldana. Nelle sale seguenti, dedicate al XIX secolo, sono esposte le opere del pittore e patriota bellunese Ippolito Caffi (1809-1866), tra i maggiori vedutisti italiani dell’epoca, di cui si segnala la veduta di Belluno con il Monte Dolada, mentre Concerto bandistico di Piazza Campitello di Alessandro Seffer (1832-1905) restituisce una suggestiva immagine di Belluno a fine ‘800. Di grande interesse anche la messa in mostra delle tavolette votive provenienti dalla chiesa di Sant’Andrea sita un tempo in piazza Duomo e demolita nel 1874. Al terzo piano si trova lo straordinario camerino d’Ercole con i preziosi stucchi e le grandi tele, datate agli inizi del ‘700, che Sebastiano Ricci dipinse proprio per la famiglia Fulcis. Alle pareti campeggiano Ercole al bivio, Ercole e Onfale e Giobbe schernito, di particolare intensità La caduta di Fetonte, ricollocata sul soffitto del camerino in occasione del nuovo allestimento. ■ Sebastiano Ricci, Caduta di Fetonte, una delle tre tele custodite nel camerino d'Ercole, XVIII sec. Palazzo Fulcis ■ L’edificio settecentesco, recentemente restaurato (2012), Camerino d’Ercole con stucchi tardo barocchi di Bortolo si sviluppa su 5 livelli intorno a una corte interna dotata di Cabianca, sono l’alcova (vedi pag. 32), anch’essa decorata a un portico ad archi. Appartenuto a una delle famiglie più in stucchi, il salone a doppia altezza affrescato, nella seconda vista della città, il complesso conobbe una prima importante metà del XVIII secolo, da Costantino Cedini e, infine le originali ristrutturazione agli inizi del ‘700, quando Pietro Fulcis ottenne consoles e specchiera ricollocate nel palazzo per cui erano il titolo di Cavaliere di Malta. Di notevole interesse oltre al state create.

36 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Tavoletta votiva proveniente dalla scomparsa chiesa di S. Andrea in Belluno, Il ritorno del cavaliere, XV sec.

■ Sebastiano Ricci, Il dio Pan e la ninfa Siringa, XVIII sec. (proprietà Fondazione Cariverona) ■ Porcellana, manifattura veneta Cozzi, operante dal 1763 al 1812, collezione Zambelli-Perale Museo archeologico di Palazzo dei Giuristi Belluno ■ Nel Palazzo dei Giuristi, già sede del Museo civico, in piazza Duomo, la sezione Archeologia espone Piazza Duomo, 16 reperti che testimoniano la storia della provincia dal paleolitico medio all’età alto-mediovale. Spiccano Apertura in particolare la Tomba di un cacciatore del paleolitico superiore (12.000 anni fa), la chiave cerimoniale tutto l’anno del VII sec. a.C., i corredi della necropoli di Cavarzano della seconda età del ferro, i mosaici di età da martedì al sabato romana provenienti dalla città e gli oggetti ritrovati in alcune sepolture longobarde della provincia. Nel ore 11,30-12,30 vicino Auditorium sono conservate lapidi, sarcofagi ed elementi architettonici provenienti da Belluno e Ingresso dal territorio. L’importante collezione è in attesa di una nuova, definitiva, collocazione a Palazzo Bembo biglietto di Palazzo Fulcis (Ospedale Vecchio) di cui è stato ultimato il restauro. o su prenotazione 37 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo naturalistico Dolomiti Bellunesi

Belluno ■ In Piazza Piloni, nell’ex Caserma dei vigili di fuoco, ha trovato sede il Museo naturalistico del Piazza Piloni, 25 Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, che custodisce tre importanti erbari di epoche differenti. Il Centro culturale Piero Rossi più antico, risalente alla prima metà del XIX tel. 0439 3328 secolo, si deve ad Alessandro Francesco Sandi; il (Parco nazionale Dolomiti Belunesi) secondo erbario fu messo insieme dall’ispettore [email protected] forestale e naturalista Francesco Caldart, mentre www.dolomitipark.it il più recente, di notevole consistenza (25 mila e banche dati relative alla flora e alla vegetazione fogli circa), è quello del botanico Cesare Lasen, del Parco nazionale, che così valorizza la propria Apertura profondo conoscitore della flora bellunese. presenza in città. tutti i lunedì ore 14.30-17.30 I fogli d’erbario scansionati sono consultabili in Il Museo naturalistico ospita schermi digitali Ingresso due postazioni informatiche, senza pregiudizio interattivi che illustrano la flora e la vegetazione gratuito per la conservazione degli esemplari. Dalle stesse del Parco, uno straordinario compendio della Servizi postazioni si possono consultare anche checklist biodiversità. Per le scolaresche visite guidate su richiesta, sala conferenze, biblioteca specializzata, supporti multimediali Altri gioielli (scientifici) da scoprire Esposizione■ Il Comune di Belluno naturalistica dispone di consistenti permanentee Francesco Sandi di e quella Tisoi geologico-mineralogica- Proprietà pregiate collezioni scientifiche, conservate peraltro paleontologica di Torquato Taramelli, nonché gli Comune di Belluno ■ Nelin modo Comune non deldi Bellunotutto accessibile è presente al pubblico. un’esposizione Tra naturalisticaeccezionali reperti costituita di Girolamo da quasi Segato. 600 reperti (proprietario degli erbari storici) e Parco nazionale Dolomiti Bellunesi tra lefossili, altre, minerali,la collezione specie del geologo botaniche e naturalista e animali tassidermizati.Al riguardo, La collezione si sottolinea si chetrova il primo nelle nucleoex scuole elementariTomaso Antoniodella frazione Catullo, di quella Tisoi. dell’ornitologo L’iniziativa si deve al musealeGruppo aNatura Belluno Bellunese, era proprio molto di stampo attivo nel Gestione campoAngelo della Doglioni, ricerca, quella dello del studio botanico e della Alessandro divulgazione inscientifico. provincia di Belluno. Parco nazionale Dolomiti Bellunesi

Belluno-Tisoi Via Tisoi, 46 [email protected] Esposizione naturalistica permanente www.grupponaturabellunese.it ■ Nella frazione Tisoi di Belluno è presente un’esposizione naturalistica costituita da quasi 600 reperti Apertura tra fossili, minerali, specie botaniche e animali tassidermizati. La collezione si trova nelle ex scuole su richiesta elementari della frazione di Tisoi. L’iniziativa si deve al Gruppo Natura Bellunese, molto attivo nel Gestione campo della ricerca, dello studio e della divulgazione in provincia di Belluno. Gruppo Natura Bellunese 38 ■ b e l l u n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Rassegna attrezzi e oggetti del passato Museo Valentino Del Fabbro

■ L’agricoltura, la fienagione, gli artigiani, il nel loro vivere quotidiano: la forca da letame, Belluno bosco, l’illuminazione, il focolare, la cucina, la il rastrello per il fieno, la zappa per sarchiare, il lavorazione del latte, i mezzi di trasporto sono filatoio a pedale, il telaio a mano, la gonna di loc. Cavarzano alcune delle aree tematiche in cui sono stati mezzalanza, la pentola in rame, la casseruola in via Sperti ordinati gli “attrezzi" e gli "oggetti del passato” che alluminio, il porta candele e così via. Quasi 3000 costituiscono la collezione etnografica di Fioretto oggetti, ognuno messo in mostra a rappresentare tel. 0437 30828 / 333 9621026 Bortot. Una grande passione ha guidato e guida se stesso e a suggerire saperi, abilità, modi e storie (responsabile Fioretto Bortot) questo collezionista bellunese a raccogliere le di vita. Particolarmente ricche e interessanti sono testimonianze materiali della storia dei contadini le sezioni che illustrano le attività artigianali, e degli artigiani della Val Belluna e delle vallate come quella dedicata alla bottega del marangon, limitrofe, tra la fine dell’800 e la prima metà dove è esposta una rassegna di pialle per del secolo scorso. Strumenti di lavoro, attrezzi e differenti usi, o quella del calzolaio con il tavolo Apertura oggetti d’uso domestico raccolti inizialmente nelle dove sono appoggiati martelli, chiodini, brocche ultima domenica di ogni mese discariche o nelle soffitte, dove erano stati gettati e lesine e, ancora, la sezione dedicata all’edilizia e su prenotazione o messi da parte, perché inutili e ingombranti con la cassela de le inpreste, i frattazzi e le livelle. testimoni di un tempo da dimenticare, e che oggi Il visitatore che vuole conoscere la storia degli Ingresso sono custoditi e ammirati nella esposizione di oggetti ha a disposizione una piccola guida o gratuito Cavarzano. L’attenzione del raccoglitore non è può affidarsi a Fioretto Bortot, che accompagna i Servizi stata orientata verso i pezzi curiosi o rari, né si è singoli visitatori, le scolaresche e i gruppi, dà loro visite guidate soffermata a contemplare l’esteticamente bello, in mano gli oggetti per far capire il peso di un ma si è rivolta a raccontare la molteplicità degli martello, la durezza di un legno, la consistenza di Proprietà e gestione oggetti che hanno accompagnato gli uomini una tela tessuta a mano. privata, Fioretto Bortot

Belluno

Via Cavour 3 MIM Museo interattivo delle Migrazioni tel. 0437 941160 [email protected] ■ Il fenomeno migratorio ha avuto un peso importante nella storia della provincia di Belluno fino alla www.mimbelluno.it metà del secolo scorso. Gli abitanti della montagna bellunese emigravano per mancanza di lavoro e per integrare i redditi insufficienti provenienti dalle attività agricole, di allevamento e boschive. A questo Apertura tema, agli emigranti alle loro storie e ai loro ricordi è dedicato il nuovo Museo interattivo delle Migrazioni, lunedi, martedì, giovedì, venerdì 8.30 – 12.30 / 15.00-18.00 ospitato nella sede dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. Lo sguardo non è rivolto soltanto al passato e mercoledì 8.30 – 12.30 nella piccola esposizione hanno trovato voce anche gli immigrati che oggi arrivano nella nostra terra. sabato e domenica su prenotazione Ingresso a pagamento con Percorso 360° 39 ■ c h i e s d ' a l pa g o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo di storia naturale dell’Alpago

Chies d'Alpago ■ “Dal museo al territorio”: con queste parole riferimento alle aree di diffusione anche nel si può sintetizzare la mission del Museo di contesto locale. Viale Manzoni, 215 storia naturale di proprietà della Comunità Di grande efficacia didattica sono i disegni e le Montana dell’Alpago. La struttura è stata aperta fotografie che accompagnano il percorso di visita tel. 0437 470309 / fax 0437 1830294 al pubblico nel 2002 dopo un paziente lavoro di e che rendono l’esposizione particolarmente cell. 340 8445323 sistemazione ed esposizione dei numerosissimi fruibile da parte di un pubblico giovane e [email protected] reperti che ben illustrano la ricchezza faunistica, dalle scolaresche. Il primo piano si articola in botanica e mineralogica del territorio bellunese. 4 sezioni: entomologia, mineralogia, geologia, www.museisitialpagocansiglio.it Al piano terra gli innumerevoli esemplari di paleontologia e anatomia umana. Al centro della vertebrati offrono da subito la chiave di lettura sezione dedicata alla geologia, un grande plastico dell’intera esposizione, basata sull’organizzazione fornisce la visione d’insieme della provincia sistematica dei campioni e sul puntuale di Belluno, con evidenziati i siti minerari che,

Apertura da metà giugno a metà settembre sabato e domenica 15.00-18.00 e su prenotazione

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici

Proprietà pubblica Unione Montana dell’Alpago

Gestione Associazione Alpago Storia Natura

40 ■ c h i e s d ' a l pa g o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■ in un passato anche recente, sono stati sfruttati per l’estrazione del rame, del ferro, dello stagno e di altri minerali. Di grande interesse il repertorio di minerari e fossili ed esemplari di rocce provenienti da varie aree della provincia e, in particolare, dall’Alpago. Ad attrarre l’attenzione sono soprattutto i diorami che rappresentano efficacemente processi geologici complessi come la fossilizzazione. Nella sala paleontologica e di anatomia umana, la prima sezione accoglie la ricostruzione di utensili di uso agricolo e domestico riferibili al Paleolitico, mentre la seconda illustra, attraverso grandi immagini, il sistema muscolo-scheletrico e quello circolatorio e nervoso del corpo umano. Lo spazio è, inoltre, organizzato per ospitare conferenze e incontri di approfondimento. Nel sottotetto la sezione ■ Particolare della xiloteca centrale è dedicata alla micologia e al bosco; è presente anche una xiloteca, dove sono esposti 90 campioni di conifere e latifoglie che vegetano nel territorio bellunese. I rimanenti spazi sono dedicati alla botanica e alla ricostruzione di ambienti naturali e antropici: un nido con ghiri in letargo e le loro scorte di cibo; un canneto, con piante e uccelli tipici del Lago di S. Croce; una scena di vita familiare ■ Sezione zoologica, gufi e barbagianni ■ Sezione geologica e mineralogica, particolare della riconducibile al Paleolitico. vetrina dei fossili

41 ■ ta m b r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Casa museo dell’alchimista

Tambre ■ Non può non destare curiosità la storia di questo edificio, oggi conosciuto come loc. Valdenogher Casa dell’Alchimista. L’assetto originario cinquecentesco presenta tre arcate al piano tel. 0437 470309 terra, chiuse successivamente con dei muri, fax 0437 1830294 e altri elementi architettonici estranei [email protected] all’edilizia tradizionale locale che rimandano a certi palazzetti veneziani. La facciata del www.museisitialpagocansiglio.it primo piano, quest’ultimo sostanzialmente conservato, mostra l’uso di pietra scolpita, recuperata e rinnovata anche nel successivo intervento settecentesco. I restauri condotti dalla Soprintendenza, hanno portato alla luce alcuni elementi che suggeriscono una nuova lettura della storia dell’edificio, di cui e spiegazione dei simboli che decorano la le testimonianze di archivio avevano fornito facciata, inizia la narrazione affascinante Apertura poche e incerte notizie. L’apparato iconografico del mondo dell’Alchimista. Tre erano le fasi da metà giugno a metà settembre cinquecentesco, rilevato dalle decorazioni in principali dell’opera alchemica, corrispondenti sabato 10.00-12.00 pietra, sembra manifestare la presenza di una alla sequenza dei cambiamenti cromatici del domenica 15.00-18.00 forte simbologia alchemica, rafforzata anche metallo, alle quali rimandano, per analogia, Ingresso dall’uso di pietra rossa locale, il cui colore i tre piani della casa: Nigredo, Albedo e a pagamento rimanda ancora una volta alla magia. Rubedo. La documentazione iconografica e Numero massimo di visitatori Alcuni elementi emersi durante la sistemazione la riproduzione di alcuni testi fondamentali che possono accedere degli interni, come le possibili tracce del pensiero alchemico si accompagnano contemporaneamente alla casa: 5 di un athanor, il forno utilizzato per la all’esposizione di strumenti e di oggetti quali pestelli, alambicchi, botti, sali di tartaro, Servizi trasformazione dei metalli, hanno suggerito visite guidate che il primo abitatore della casa fosse dedito l’athanor a tre piani, che sollecitano la curiosità a pratiche magico-esoteriche. Da questa del visitatore ed evocano atmosfere di magia. Proprietà suggestiva ipotesi è nata l’idea di allestire un Il percorso si conclude nel sottotetto con la pubblica percorso conoscitivo dedicato a questo tema. proiezione delle incisioni tratte dall’opera Unione Montana dell’Alpago Dopo la visita alle stanze del piano terra, Atalanta fugiens, dell’alchimista seicentesco Gestione destinate alla documentazione degli Michael Maier, accompagnate, in sottofondo, Associazione Alpago Storia Natura interventi di restauro e all’interpretazione da 50 fughe composte dallo stesso autore.

42 ■ ta m b r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo dell’uomo in Cansiglio Anna Vieceli Centro etnografico e di cultura cimbra

■ Il Museo dell’uomo in Cansiglio (MUC) Oltre ai numerosi reperti di selce, sono esposti Tambre si propone di offrire una lettura del territorio i resti vegetali (piccoli rami, coni di conifere, attraverso la documentazione e la narrazione aghi, foglie) databili a 12-10.000 anni fa che loc. Pian dell’Osteria della presenza dell’uomo nel Cansiglio. La visita consentono di sviluppare importanti ipotesi sul tel. 0438.581757 / fax 0438 581003 prende il via in uno spazio di presentazione del clima e sul paesaggio di quel tempo. Lo studio percorso espositivo e del contesto naturalistico del polline e degli strati di residui vegetali trovati divulgazione.formazione e storico dell’altopiano. Un diorama illustra lo in depositi torbosi, inoltre, ha permesso la @venetoagricoltura.org straordinario sito della torbiera di Palughetto, costruzione di un diagramma che traccia la linea www.venetoagricoltura.org tra i più interessanti giacimenti archeologici dell’evoluzione della vegetazione nel territorio e paleobotanici del Tardoglaciale in Europa. circostante negli ultimi 16.000 anni.

■ Cippo veneziano della confinazione interna tra pascolo e foresta

Apertura periodo estivo e su prenotazione

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici piccola biblioteca e cineteca sulle minoranze linguistiche

Proprietà pubblica, Azienda Regionale Veneto Agricoltura

Gestione Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio, Veneto Agricoltura

43 ■ ta m b r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Sezione dedicata ai Cimbri, popolazioni di origine germanica

La sezione archeologica prosegue con un approfondimento sul tema della prima antropizzazione in Cansiglio. Il ricco patrimonio oggettuale proveniente da siti risalenti al Paleolitico e al Mesolitico attesta l’insediamento diffuso di accampamenti frequentati presumibilmente da gruppi di cacciatori non stanziali. Accompagnano i reperti testi esplicativi e disegni che ricostruiscono scene di caccia, di lavoro e di vita domestica. In una grande sala centrale, ■ Pannello sulla torbiera di Palughetto ■ Sezione dedicata alla fabbricazione dei remi posta nel sottotetto, è ospitata la sezione sfruttamento del bosco. in loco dai Cimbri: la fabbricazione di storica, dove vengono tracciate le vicende Una intera sezione è dedicata all’”Arte del scatole e altri attrezzi in legno destinati al che hanno interessato il Cansiglio e la sua remo”, attraverso la ricostruzione di alcuni commercio. Appesi a una griglia in ferro, foresta dall’età romana fino al XIX secolo. strumenti di lavoro tipici della bottega del trovano spazio anche gli oggetti di uso La narrazione è affidata soprattutto alla remer e una rassegna di remi di differente quotidiano: il paiolo per la polenta, una parola scritta e a una ricca riproduzione di tipologia. La foresta del Cansiglio, infatti, sessola per i cereali, la mastella per l’acqua, mappe, disegni, documenti cartacei frutto durante la dominazione veneziana forniva il le racchette da neve. Più intimo e raccolto di un’intensa attività di ricerca archivistica. legno di faggio per la fabbricazione di remi è l’angolo dedicato alla memoria visiva, con Ben documentato è il periodo della per galere e altre imbarcazioni. le fotografie di alcuni gruppi familiari, di dominazione veneziana, quando la foresta Conclude la visita il racconto della un momento di lavoro e dei villaggi. Infine, divenne una preziosa riserva di legname storia del gruppo di famiglie cimbre che, l’esposizione di una trappola per animali, destinato all’Arsenale. Proseguendo, il dall’Altopiano d’Asiago, si stanziarono una striglia, alcuni chiodi, una chiave, visitatore giunge alla sezione dedicata al in Cansiglio alla fine del 1700. In questa due forchette e un cucchiaio e di altri XIX secolo, dove sono in mostra modelli sezione sono messi in mostra gli strumenti oggetti arrugginiti e non sempre integri, lignei, plastici e strumenti di lavoro che di lavoro (asce, pialle, cunei, coltelli a due come antichi reperti archeologici, danno raccontano, con particolare attenzione gli manici, ecc.) e i manufatti che hanno testimonianza dei vecchi insediamenti aspetti etnografici e le importanti attività di connotato la principale attività praticata abitativi ormai scomparsi.

44 ■ ta m b r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo ecologico Giovanni Zanardo

■ In Pian del Cansiglio si trova il Museo aspetti naturalistici della foresta del Cansiglio. Tambre ecologico Giovanni Zanardo. Nata nella seconda Di particolare rilevanza sono le collezioni di metà degli anni ‘60 grazie all’Ispettore Forestale mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e insetti che loc. Pian Cansiglio Zanardo, la piccola ma esauriente esposizione abitano l’area dell’altopiano e del gruppo tel. 0438 57033 conserva interessanti reperti naturalistici montuoso Col Nudo-Cavallo. Alcuni diorami riguardanti l’altopiano. Il materiale è di differente offrono una ricostruzione realistica dei più [email protected] tipologia: fotografie che documentano i interessanti ambiente della foresta del Cansiglio. www.museisitialpagocansiglio.it fenomeni carsici, animali tassidermizzati, una Il centro, durante il periodo estivo, offre una ricca rassegna di fossili rinvenuti nell’area e una attività educativa che si svolge anche attraverso collezione di stampe che illustrano i diversi visite guidate sul territorio.

Apertura periodo estivo e su prenotazione

Entrata gratuita Tambre Servizi loc. Tambruz Museo della Grande Guerra 1915-1918 visite guidate Tel. 0437 439700 Proprietà ■ La collezione si articola in due sezioni dedicate alla Grande Guerra pubblica, Carabinieri Forestali, e al Secondo Conflitto Mondiale. La raccolta è ordinata per tipologia di Unità Territoriale per la Biodiversità oggetti e risulta particolarmente ricca nella documentazione delle divise di militari. Nelle due sale sono presenti diorami che ricostruiscono alcuni Gestione Servizi momenti della vita in trincea, come la baracca-ricovero austriaca e il pubblica, Carabinieri Forestali, visite guidate punto di infermeria italiano. Posto fisso Pian Cansiglio

45 ■ r i v a m o n t e a g o r d i n o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Centro visitatori Uomini di Imperina

Rivamonte Agordino ■ Il villaggio minerario di Valle Imperina, sorto alternava spesso con l’attività di fabbricazione per lo sfruttamento delle miniere di pirite di sedie, che, fino alla metà del secolo scorso, loc. Le Campe cuprifera, accoglie al suo interno un centro era ampiamente praticata nel Basso Agordino. visitatori del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, Nel percorso espositivo vengono pertanto [email protected] che ha curato, assieme alle Amministrazioni documentati l’organizzazione del lavoro www.dolomitipark.it locali, il recupero di questo importante sito dei seggiolai, gli strumenti e le tecniche del minerario. Il centro visitatori, allestito nella ex mestiere, le tipologie delle sedie. Alla leggendari centrale idroelettrica, in stile Liberty, è dedicato figura dell’Uomo Selvatico ’Om( selvarech) agli uomini che vivevano e lavoravano nell’area, è dedicato uno spazio nel piano superiore secondo una prospettiva storico-etnografica, dell’edificio. Il centro visitatori costituisce un alle attività di estrazione mineraria e metallurgia punto di partenza per la lettura degli edifici praticate nella Valle Imperina, di cui si ha del villaggio minerario, tra cui gli interessanti documentazione certa già a partire dal XIV forni fusori, e dei percorsi utilizzati dai minatori secolo, e all’impatto ambientale che tali attività per accedere alle miniere e per trasportare il ebbero sul territorio. Il lavoro in miniera si minerale. Apertura maggio, giugno, settembre sabato, domenica e festivi 13.30-18.30

luglio, agosto tutti i giorni 13.30-18.30

Entrata gratuita

Servizi visite guidate

Proprietà Comune di Rivamonte

Gestione Ente Parco nazionale Dolomiti Bellunesi

46 ■ r i v a m o n t e a g o r d i n o ■ g o s a l d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo dei seggiolai

■ L’importanza del mestiere del seggiolaio, Rivamonte Agordino conza, in questa parte della provincia di Belluno è documentata da due mostre permanenti, frazione Tos dedicate al tema. tel. 0437 69304 A Rivamonte Agordino, nella frazione di Tos, presso l’ex edificio scolastico sono stati messi in [email protected] mostra oggetti e fotografie, raccolti dai volontari www.clubunescoagordino.it dal Club Unesco Agordino, che raccontano la storia di questi artigiani-emigranti, abili fabbricatori di sedie impagliate. l caregheta, la Apertura cui attività si protrasse fino alla metà del secolo agosto scorso, erano organizzati in gruppi composti da e su prenotazione uomini esperti (conza) e da giovani apprendisti (gaburo). Ingresso Come spesso accade a chi pratica un lavoro gratuito ambulante, anche i seggiolai avevano gergo per Gestione comunicare tra loro senza farsi intendere dagli Club Unesco Agordino estranei (scapelament dei conze). ■ Seggiolaio con apprendisti al lavoro in Francia

Gosaldo Via Roma 1 Museo etnografico del seggiolaio Museo della latteria tel. 0437 68288 ■ I volontari dell’Union Ladin da Gosalt hanno raccolto nel corso ■ Nell'edificio dell'ex latteria di degli anni materiali finalizzati all’apertura di uno spazio espositivo, in Saresin, sono esposti gli attrezzi e Apertura luglio e agosto centro a Gosaldo, sui mestieri agricoli e artigianali locali e sul lavoro i macchinari del vecchio caseificio 9.00-12.00 del seggiolaio. Tra i reperti esposti vi sono abiti e biancheria da camera accompagnati da alcune grandi e su prenotazione di fine ‘800, pentole e suppellettili tipici del focolaio domestico, molti immagini . La latteria venne fondata strumenti di lavoro e manufatti fabbrili: serrature, chiavi e chiodi. nel 1923, negli anni '30 del '900 Ingresso Gli oggetti sono spesso accompagnati da immagini storiche che ne contava una cinquantina di soci e gratuito illustrano il contesto di utilizzo. lavorava ca. 1.215 quintali di latte. Gestione Uno spazio adeguato è dedicato al lavoro del seggiolaio (conza), Info: Union Ladina da Gosalt con la messa in mostra degli attrezzi del mestiere (coltelli da petto e tel. 0437 768105 morsa facilmente trasportabile). (municipio) 47 ■ l a v a l l e a g o r d i n a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo La Valle

La Valle Agordina ■ Ospitato presso la sede municipale, il Museo è pensato come luogo di conoscenza Via Chiesa, 1 e interpretazione del territorio agordino e lavallese, con particolare riguardo per le attività tel. 0437 62298 tradizionali dei settori agro-silvo-pastorali. Il www..comune.lavalleagordina.bl.it progetto museologico ha inoltre privilegiato uno sguardo sulle trasformazioni del paesaggio conseguenti alle attività antropiche nei secoli XIX e XX. Questo tema si sviluppa in due sezioni, la prima dedicata al territorio e al suo utilizzo e la seconda all’architettura con lo studio approfondito dell’edilizia, e la sua interazione con l’economia locale, e le caratteristiche tipiche delle aree alpine. Al centro delle sale tematiche sono esposti due oggetti simbolo: un modello tridimensionale del territorio di La Valle e la statua della Madonna Apertura di Loreto, detta comunemente Madonna Neigra. tutto l’anno Il plastico, senza nessun riferimento agli aspetti lunedì, giovedì naturali e antropici permette di osservare 14.00-18.00 martedì, mercoledì, venerdì il territorio nella sua morfologia essenziale. 8.00-13.00 La statua della Madonna, sopravvissuta alla La documentazione della cultura materiale disastrosa frana del 1701 (la Boa), per inverso, è affidata all’esposizione di pochi oggetti è l’affermazione della presenza dell’uomo e rappresentativi: una cesta, un recipiente in Ingresso del suo legame forte e duraturo con il proprio bronzo, un tagliere in legno, un attrezzo da gratuito territorio. lavoro. Trova posto nel museo anche un centro Servizi Le ricerche d’archivio, bibliografiche e di di ascolto di testimonianze orali raccolte visite guidate rilevamento sul terreno hanno portato tra informatori locali e relative alla storia su prenotazione all’acquisizione di una conoscenza dei luoghi e più recente del paese. Inoltre una piccola anche il fine settimana della loro storia che è stata restituita, a livello biblioteca specializzata consente al visitatore di espositivo, attraverso la riproduzione di immagini approfondire varie tematiche e di rivolgere uno Proprietà e gestione pubblica (dipinti, mappe, grafici), l’utilizzo di testi sguardo critico e consapevole fuori dallo spazio Comune di La Valle Agordina esplicativi e di differenti supporti multimediali. museale.

48 ■ a g o r d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo geologico‐minerario dell’Istituto industriale statale Umberto Follador

■ Una spazio importante nella storia interesse, per il legame con il territorio e la sua Agordo dell'Agordino, fino agli anni '60 del secolo scorso, storia, sono i minerali estratti dai siti agordini, è stato occupato dallo sfruttamento delle risorse da tempo abbandonati quali: Valle Imperina, Via 5 maggio, 16 minerarie del territorio. Il minerale estratto Valle di San Lucano, Colle Santa Lucia. Numerosi (Museo geologico-minerario) era principalmente il rame. Non a caso proprio anche i campioni fossili che risalgono all'era ad Agordo è nato nel 1867 l'istituto Umberto Mesozoica e Cenozoica e per lo più riferibili alla Via 5 maggio (Museo geologico-paleontologico) Follador una delle prime scuole minerarie in serie stratigrafica dolomitica. Tra i campioni più Italia. Nel territorio, oltre all’ex Centro Minerario straordinari e che maggiormente incuriosiscono tel. 0437 62015 / fax 0437 63360 di Valle Imperina, le cui architetture, legate alle risulta la cosiddetta “meteorite di Barcis”, una [email protected] attività estrattive, sono state in parte restaurate meteorite ritrovata nel 1950 durante alcuni lavori www.follador.bl.it e trasformate in un Ostello per la gioventù, sono nei pressi del lago di Barcis (Pordenone) e che presenti due importanti collezioni di interesse recenti studi hanno confermato essere autentica. geologico aperte al pubblico. Fanno parte della collezione anche una raccolta di La collezione mineralogica di proprietà dell'Istituto documenti cartacei e fotografici di interesse storico scolastico Umberto Follador è stata costituita locale, tra questi due stereogrammi raffiguranti agli inizi del ‘900 in seguito ad acquisizioni di le miniere di Valle Imperina nell'Agordino e di campioni finalizzate a scopi didattici e a donazioni Salafossa nel comune di San Pietro di Cadore. private. Nelle vetrine sono ordinati campioni Nelle sale sono in deposito anche alcuni reperti provenienti da tutto il mondo, ma di particolare archeologici frutto di rinvenimenti locali.

Agordo Museo geologico‐paleontologico ■ L'ex macello pubblico, progettato dal Segusini, ospita una collezione dedicata alla geologia e alla paleontologia Apertura periodo scolastico e su prenotazione con numerosi campioni di rocce, minerali e fossili di provenienza varia. Di particolare rilevanza sono alcuni esemplari di organismi marini come i Graptoliti e i coralli Rugosa del Siluriano (tra i 435 e i 395 milioni di anni fa). Ingresso Grande attenzione è stata riservata agli aspetti didattici, con pannelli illustrativi ricchi di immagini, di grafici e di gratuito testi esplicativi che rendono più accessibile la complessa tematica geologica. Attraverso ricostruzioni, sono ben documentate le tecniche di estrazione del rame. A grandezza naturale è il modello di una rosta per la calcinazione di Servizi visite guidate, archivio alcuni metalli, mentre, a scala ridotta sono le riproduzioni di alcuni forni e altre ambientazioni di lavoro. Esauriente anche la rassegna dei minerali dai quali si estrae il metallo: rame nativo, malachite, azzurrite e calcopirite. Una Proprietà sezione infine è dedicata agli strumenti topografici antichi e moderni di cui si possono ammirare alcune riproduzioni. pubblica, I.I.S. U. Follador

49 ■ a g o r d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo collezioni ottiche e occhiali

Agordo ■ La collezione è ospitata nelle ex scuderie tecnica applicata alla correzione della vista. Gli del settecentesco Palazzo Crotta-de’ Manzoni occhiali più antichi, che trovano spazio nelle Corso Patrioti, 3 di Agordo. L’esposizione, di proprietà del vetrine, risalgono al XVI secolo e sono in fanone Gruppo Luxottica, è aperta dal 1991, ed di balena. Numerosi i fassamani (occhialini con tel. 0437 62926 è composta da più di 1500 esemplari tra impugnatura, da tenere davanti agli occhi con [email protected] occhiali, cannocchiali, binocoli, microscopi la mano) di foggia elegante e fabbricati con e strumenti ottici acquistati per lo più da materiali preziosi: oro e argento finemente collezionisti privati, tra i quali l’ottico genovese cesellati, tartaruga e madreperla con inserti Fritz Ratshuller. Oggi è considerata una delle in pietra e smalti. Settecenteschi sono gli più importanti al mondo. Disposti seguendo occhiali, di manifattura inglese e francese, con il criterio tipologico e cronologico, i reperti stanghette tempiali, studiate per esercitare una testimoniano l’evoluzione delle forme e della leggera pressione sulle tempie così da tenere

Apertura su prenotazione

Ingresso gratuito

Proprietà e gestione privata, Gruppo Luxottica

50 ■ a g o r d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Occhiali da parrucca, acciaio, XVIII sec. ■ Occhiali da sole tempiali, argento e vetro, prima metà XVIII sec. la montatura in posizione sul volto o con fotografiche, cartoline, libri sull’ottica che destinati all’osservazione astronomica: terminali ad anello per potervi fissare due contestualizzano in un ampio orizzonte di il cannocchiale seicentesco di Francesco nastri da legare dietro la nuca. Curiosi riferimento gli oggetti in mostra. Fontana, noto costruttore di cannocchiali risultano gli occhiali da parrucca del Di notevole interesse è la sezione dedicata kepleriani ovvero a oculare convesso; XVIII secolo che i nobili fissavano sotto agli strumenti per vedere da lontano. quello astronomico messo appunto da la capigliatura posticcia. Gli occhiali a Di fattura pregiata i cannocchiali corti Giuseppe Campani, verso la metà del filo in acciaio, sottilissimi e leggeri, sono e i binocoli che nell’800 sono stati i XVII secolo, lungo 8 metri e con ben 85 invece ottocenteschi e montano lenti protagonisti della vita mondana a teatro ingrandimenti e, infine, il cannocchiale di da vista o scure da sole. Nelle vetrine e nelle piazze dell’aristocrazia e della ricca Pietro Beltrami datato 1752, lungo 4,20 e alle pareti trovano spazio, inoltre, borghesia europea. Tra i cannocchiali metri con il tubo in legno con decorazioni incisioni, opere pittoriche, riproduzioni colpiscono soprattutto quelli antichi floreali in oro.

Taibon Agordino

Piazza IV novembre 1918 Museo dei Vigili del fuoco e Museo etnografico di Taibon [email protected] [email protected] ■ Nel Comune di Taibon Agordino sono presenti due piccole realtà espositive. La prima è dedicata ai Vigili del fuoco: nella vecchia "Sala dei pompieri” è custodita una ricca raccolta di fotografie storiche e Apertura di attrezzature pompieristiche, tra cui due pompe a mano del XIX secolo, a testimonianza di un impegno luglio-agosto o su richiesta volontaristico molto sentito nelle valli alpine. La seconda è il Museo etnografico ospitato nella vecchia casa Ingresso detta “Della Maria del Pacifico”, dove sono stati ricostruiti vari ambienti riferibili ai primi del Novecento. gratuito

51 ■ f a l c a d e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo Augusto Murer

Falcade ■ Nato a Falcade nel 1922, Augusto Murer “il stesso affermava, e a cui rimase sempre fedele, solitario di Falcade”, come lo definì lo storico alternandolo al bronzo. Nel dopoguerra l’impegno Via Scola 34 e critico d’arte Raffaele De Grada, iniziò la sua civile lo vide coinvolto nella realizzazione di carriera nell’immediato dopoguerra. A segnare numerosi monumenti pubblici in terra veneta e tel. 0437 599059 la sua strada verso la creazione artistica fu la in provincia di Belluno in particolare. A partire fax 0437 905028 frequentazione breve, intensa e fondamentale, dagli anni ‘50 iniziarono anche i primi importanti [email protected] di Arturo Martini a Venezia. I due si divisero riconoscimenti, che si consolidarono nel tempo presto per seguire fronti politici molto diversi, e trovarono conferma nel 1968 nel concorso www.museomurer.it ma la lezione estetica del grande scultore vinto per la realizzazione di un monumento alla rimase indelebile nel giovane agordino. I primi donna partigiana a Venezia. La fine degli anni lavori erano in legno, un materiale a cui l’artista ‘70 e i primi anni ‘80 furono tra i più intensi e era avvezzo e che “costava poco”, come egli densi di soddisfazioni per le importanti mostre

Apertura periodo estivo e su prenotazione per gruppi di almeno 8 persone

Ingresso a pagamento

Servizi mostre incontri

Proprietà privata, Famiglia Murer

Gestione privata, Associazione Erma

52 ■ f a l c a d e ■ c a n a l e d ' a g o r d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo, allo scopo di far conoscere l’opera di Murer e di accogliere anche mostre di artisti contemporanei. La visita allo studio-Museo inizia nel giardino, dove sono dislocate quasi una trentina di sculture in bronzo realizzate tra la fine degli anni ‘50 e il 1984. Tra queste, va segnalato, l’Orfeo esposto alla XLI Biennale di Venezia nel 1984. Nell’edificio, su due piani, si possono ammirare più di un centinaio tra sculture in legno e in bronzo, quadri, disegni e opere grafiche. Un percorso suggestivo che permette di conoscere l’opera dello scultore e di vivere l’atmosfera dello studio dove l’artista ha antologiche organizzate al Palazzo dei Dopo la sua morte, avvenuta nel 1985, lo immaginato e dato vita alle sue sculture. Il Diamanti a Ferrara, al Museo dell’Ermitage studio progettato dall’architetto trevigiano Museo organizza periodicamente mostre a San Pietroburgo, al Palazzo del Senato a Giuseppe Davanzo (1921-2009) venne dedicate ad Augusto Murer e ad altre Milano e altre ancora. trasformato per volontà degli eredi in personalità vicine alla figura dell’artista.

Canale d'Agordo Piazza Papa Luciani, 4 Museo Albino Luciani www.musal.it [email protected] ■ Il Museo raccoglie ed espone numerosi documenti, fotografie e oggetti personali legati tel. 0437 1948001 - cell. 377 9665237 alla vita e alla formazione spirituale di Albino Luciani (1912-1978) originario di Canale (per prenotazione visite guidate) d’Agordo e divenuto Papa nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo I dopo essere stato patriarca di Venezia. All'interno del Museo si trova inoltre una sezione dedicata alla storia Apertura tutto l'anno della Valle del Biois. Ingresso a pagamento La gestione fa capo alla Fondazione Papa Luciani Onlus.

Canale d'Agordo Museo della latteria frazione Feder tel. 0437 501321 / 334 3292191 ■ In Comune di Canale d’Agordo, nella frazione di Feder, l’ex caseificio di proprietà della locale “Società latteria” è stato recentemente restaurato e aperto al pubblico. La latteria venne istituita verso la metà degli anni ‘80 del Apertura XIX secolo, in seguito alla positiva esperienza della Latteria Sociale di Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo) su prenotazione fondata nel 1872 da don Antonio Della Lucia e prima nel suo genere in Italia. Al suo interno sono esposti a Ingresso scopo didattico i diversi strumenti utilizzati, fino alla metà del secolo scorso, per la lavorazione del latte. gratuito

53 ■ s e lv a d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo civico Vittorino Cazzetta

Selva di Cadore ■ Il Museo civico di Selva di Cadore custodisce delle Dolomiti e la Val Fiorentina. Nella grande uno dei ritrovamenti archeologici più straordinari sala centrale l’esposizione di una ricca varietà Via 4 Novembre, 49 avvenuti sulle Alpi: la sepoltura di un cacciatore di campioni di rocce, di minerali e di fossili del Mesolitico a circa 2200 metri di altitudine. Il delinea la storia del territorio durante il Triassico tel. / fax 0437 521068 museo è dedicato a Vittorino Cazzetta, studioso (251-199 milioni di anni fa); ma l’attenzione del [email protected] autodidatta e profondo conoscitore del territorio, visitatore è soprattutto per la ricostruzione della www.museoselvadicadore.it al quale si deve l’eccezionale rinvenimento oltre grande parete di Dolomia Principale sulla quale ad altre importanti scoperte scientifiche in una proiezione olografica evidenzia le diverse campo geologico e archeologico. piste di dinosauri ritrovate ai piedi del Monte La visita, preceduta dalla proiezione di un Pelmetto. Individuate negli anni ‘80 del secolo filmato introduttivo ai temi del museo, inizia scorso, le “piste del Pelmetto”, furono le prime con la presentazione delle fasi di formazione tracce di dinosauri rinvenute sulle Alpi italiane,

Apertura tutto l’anno con orari differenti in bassa e alta stagione chiuso il lunedì e il mese di novembre

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate attività educative

Proprietà e gestione pubblica Comune di Selva di Cadore

54 ■ s e lv a d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Diorama delle piste del Pelmetto, tracce di dinosauri su rocce triassiche ■ La stele di Monte Pore grazie alle quali si aprì una proficua di una sepoltura di epoca mesolitica che Al piano superiore, si può visitare la sezione stagione di ricerche e studi. Le sale che si conserva, in maniera straordinaria, lo protostorica e storica (con un allestimento succedono sono dedicate all’archeologia scheletro di un cacciatore e il relativo provvisorio). Nelle vetrine addossate alle e alla presentazione dell’ambiente di corredo funerario: poste all’altezza delle pareti trovano posto alcune varietà di Mondeval de Sora frequentato, durante il spalle si sono trovate delle lame di selce, selci di epoca tardo-neolitica e dell’età del Mesolitico, da gruppi umani di cacciatori accanto al collo alcuni denti di cervo forati rame e alcuni frammenti di vasi e un’olla, e raccoglitori. Attraverso l’esposizione che componevano presumibilmente una completamente integra, provenienti dallo di numerosi reperti di selce lavorata, di collana e, sul lato sinistro, utensili litici scavo di Mandriz, in territorio di Selva di ossa di animali cacciati e di carbone e e in corno di cervo. Tra i reperti spicca Cadore. Al centro della sala campeggia attraverso immagini e pannelli illustrativi, in maniera particolare l’arpione in osso la stele paleoveneta rinvenuta nel 1866 il visitatore viene accompagnato verso la abilmente lavorato a denti alterni. sul monte Pore e sulla quale ancora non teca che conserva l’Uomo di Mondeval. Uno schermo propone in 3D un’ipotesi vi è un’interpretazione un’unanime da Immerso nel buio, sotto il cielo stellato della di ricostruzione del volto del cacciatore, parte degli studiosi. Da ammirare infine le costellazione di Orione, si può ammirare, mentre un’immagine a grandezza reale iscrizioni rupestri provenienti dal monte protetto da una spessa lastra di vetro, suggerisce l’abbigliamento e gli accessori Civetta che informano del confine tra i lo scheletro di un cacciatore (del tipo che lo accompagnavano. Particolarmente municipia romani di Bellunum e di Iulium Cro-Magnon) vissuto circa 7500 anni fa. suggestivo ed efficace ai fini didattici è Carnicum. Di grande interesse anche L’eccezionale ritrovamento è avvenuto nel il diorama, con sonoro, che illustra una le pergamene di mappe medievali che 1987 sotto un masso erratico in località scena di vita domestica con un uomo e una documentano la storia di Selva di Cadore e Mondeval, nella Val Fiorentina. Si tratta donna del Mesolitico a grandezza naturale. dei territori limitrofi.

55 ■ r o c c a p i e to r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo della Grande Guerra in Marmolada

Rocca Pietore ■ Ai piedi del ghiacciaio della Marmolada, a 2950 metri, si trova l’interessante esposizione loc. Serauta dedicata agli eventi bellici che, tra il 1915 e il 1917, ebbero come scenario questa montagna. Il tel. 0437 522984 / fax 0437 722972 possesso della Marmolada, fino agli avvenimenti [email protected] seguiti alla battaglia di Caporetto, rappresentò www.museodellaguerra-marmolada.com un fattore strategico per il controllo della Val di Fassa e della Val Badia e dunque dell’intero Il Museo è inserito nell’Ecomuseo Tirolo. I molti reperti, in parte recuperati in loco, della Grande Guerra le riproduzioni di fotografie e di documenti www.ecomuseograndeguerra.it cartacei, provenienti da archivi italiani e austriaci, sono accompagnati dalla visione suggestiva delle montagne dolomitiche, delle postazioni di guerra dei due fronti e dei camminamenti che le collegavano. All’ingresso, una lapide ricorda i caduti di d’epoca, è la raccolta di mappe e carte entrambi gli schieramenti e nelle vetrine sono geografiche storiche. raccolti cimeli che raccontano storie di soldati Sul piazzale antistante la stazione della funivia, austriaci e italiani: gli sci, la macchina fotografica un cippo donato dalla città di Perugia ricorda e la piccozza del capitano Arturo Andreoletti, i 15 fanti che, in prossimità di Forcella a Vu, Apertura da dicembre a metà aprile comandante del settore Ombretta; farsetti, capi furono sepolti dal crollo di una galleria a seguito e da luglio a metà settembre di vestiario e cappelli d’alpino e dell’esercito dello scoppio di una contromina austriaca il 26 09.00-12.00 / 13.00-16.00 austriaco; la portantina per trasportare i feriti settembre 1917. I corpi di questi soldati non sono orari impianti di risalita e gli effetti personali appartenuti ad anonimi stati ancora recuperati. www.funiviemarmolada.com soldati. Al centro della sala un grande plastico La sede dell’esposizione rappresenta il punto Ingresso ricostruisce la “città di ghiaccio”, progettata di partenza ideale per escursioni sui luoghi che gratuito dall’ingegnere austriaco Leo Handl, costituita sono stati scenari di guerra. Grazie a recenti da gallerie, depositi, cucine, dormitori scavati interventi di recupero sono visitabili nei mesi Proprietà e gestione nel ghiaccio, che si estendevano per quasi 12 estivi le grotte e i camminamenti scavati dai privata chilometri e che oggi sono scomparsi e dei soldati italiani sulla Zona Monumentale di Punta Centro Studi e Mostra permanente quali rimangono alcune straordinarie immagini. dei reperti e dei cimeli bellici Serauta, istituita con apposita legge nel 1975 della Grande Guerra Di grande interesse, oltre alla collezione di per ricordare i tremendi avvenimenti della prima sul monte Marmolada fotografie e alla riproduzioni di documenti Guerra Mondiale.

56 ■ livinallongo d e l c o l d i l a n a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo di storia, usi, costumi e tradizioni della gente ladina

■ La Valle di Livinallongo (Fodom in ladino) fu Livinallongo del Col di Lana annessa al Regno d'Italia con il Trattato di Pace del 1919, dopo secoli di appartenenza al Tirolo e Via Pieve, 78 all'Impero austriaco. Fino a questo passaggio, il tel. 0436 7193 / 338 4306071 territorio aveva un'economia e un'organizzazione Franco Deltedesco amministrativa proiettate in maniera particolare (incaricato del Museo) verso il mondo tedesco, pur mantenendo una certa [email protected] autonomia di governo. Inaugurato nel 1996, il Museo documenta alcuni www.ladins.it/ulf/museo.htm aspetti della storia della vallata e della cultura locale www.comune.livinallongo.bl.it soprattutto con riferimento al periodo antecedente anche agli aspetti naturalisti della vallata. La flora, alla seconda Guerra Mondiale. L'esposizione è la fauna e la geologia sono presentati, seguendo lo orientata principalmente sulle testimonianze di sviluppo altimetrico del territorio, con l'ausilio di cultura materiale e si articola in 4 sezioni tematiche: immagini fotografiche e di animali tassidermizzati. la gestione del territorio e l'organizzazione familiare, Ampio spazio è dedicato alle attività tradizionali l'ambiente naturale, l'economia tradizionale, la storia legate all'utilizzo della terra, all'allevamento, alla del Castello di Andraz e la Grande Guerra. All’inizio trasformazione del latte e all'artigianato. è illustrata del percorso di visita, alcuni modellini ricostruiscono la lavorazione della canapa, del lino e della lana con l'organizzazione de la vila, la borgata contadina la messa in mostra di attrezzi e la documentazione che, da sola o aggregata ad altre, costituiva le 16 fotografica di alcuni momenti di lavoro. Particolare Apertura vicinie in cui era suddiviso il territorio di Livinallongo attenzione è stata rivolta al tema dello sfruttamento luglio e settembre / martedì e giovedì fino al 1927. Proseguendo, vengono approfondite boschivo, delle tecniche di taglio ed esbosco e della agosto / da lunedì a venerdì singole tematiche: la casa unitaria, gli opifici, fabbricazione di manufatti in legno. Trovano posto, 16.00-19.00 l'istituzione del maso chiuso, il matrimonio, la inoltre, le vicende dello sfruttamento delle miniere di e su prenotazione nascita, la morte, il costume femminile, le pratiche ferro del Fursil. La visita termina con le drammatiche Ingresso religiose, la scuola, ecc. Una sezione è dedicata vicende della prima Guerra Mondiale. a pagamento

Servizi Il Castello di Andraz visite guidate ■ Il Castello di Andraz, recentemente restaurato, è oggi visitabile. All'interno sono illustrate le piccola biblioteca specializzata trasformazioni architettoniche dell'edificio, dalla sua primitiva costruzione ai giorni nostri. è inoltre Proprietà e gestione approfondita la vicenda del cardinale Nicolò Cusano umanista e scienziato del primo Rinascimento e pubblica, Comune di Livinallongo Vescovo di Bressanone che vi soggiornò per lunghi periodi. del Col di Lana

57 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo d’arte moderna Mario Rimoldi

Cortina d'Ampezzo ■ Le antiche Regole d’Ampezzo (comunioni intelligente e capace di grandi intuizioni, Rimoldi familiari), associate nella Comunanza Regoliera, oltre riuscì a tessere intorno a sé una rete di relazioni e Corso Italia, 69 a gestire un ricco e straordinario patrimonio naturale amicizie che lo portò in giro per mostre e gallerie di boschi e pascoli, sono custodi di tre importanti in tutta Italia e in Europa, consentendogli di tel. 0436 866222 collezioni museali che restituiscono nell’insieme i vari arricchire la sua raccolta di pezzi di grande valore [email protected] aspetti della realtà ampezzana: arte, natura e storia. artistico. Particolarmente proficuo fu il sodalizio www.musei.regole.it Preziosa questa raccolta d'arte, con de Pisis, Morandi, con il pittore Filippo de Pisis, conosciuto a Cortina de Chirico, Semeghini, Campigli, Sironi, Severini, d’Ampezzo nel 1929, tra gli artisti più amati da Martini, Dova, Music, Santomaso, Vedova, alcuni degli Rimoldi. Dopo la morte del collezionista, avvenuta artisti le cui opere vennero acquistate a partire dagli nel 1972, la moglie Rosa Braun donò la parte anni ‘30 del ‘900 da Mario Rimoldi. Collezionista più significativa delle opere d’arte della raccolta

■ In primo piano, Arturo Martini, L'uomo della Maremma, bronzo, 1938

Apertura stagione estiva e invernale, su prenotazione per gruppi in altri periodi

Ingresso a pagamento biglietto cumulativo con gli altri musei delle Regole d’Ampezzo

Servizi visite guidati laboratori didattici archivio e biblioteca tematica

Proprietà e gestione privata, Regole d’Ampezzo

58 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ In primo piano, Alberto Savinio, L'ile des charmes, olio su tela, 1928 alle Regole d’Ampezzo in modo da renderle essenziale (pareti bianche e pavimento laccato accessibili al grande pubblico. L’attuale grigio), il visitatore si imbatte nelle 4 figure percorso espositivo, ospitato nella sede delle di donne, appena abbozzate, delle Bagnanti Regole, restituisce al visitatore un’attenta di Carena e nel San Sebastiano del trentino lettura del gusto artistico che accompagnò Garbari o, ancora, nella grande e intensa Rimoldi nella scelta dei pezzi d’arte. Nelle tela La zolfara di Guttuso. Non mancano otto sezioni sono esposte permanentemente di affascinare le tele il Concerto e Il gineco molte delle opere più importanti dell’intero dipinte nel 1943 da Campigli e, di tutt’altro patrimonio custodito dal Museo, le rimanenti ambito artistico, il Paesaggio invernale in sono accessibili in occasioni di mostre o Cadore di Tomea. Chiude l’esposizione la particolari eventi. Nell’atmosfera intima Composizione-forme contenute, datata 1948, ricreata dai piccoli dipinti posti l’uno accanto di Vedova. Accompagnano il ritmo ordinato all’altro della prima sezione, quasi a rievocare dei dipinti alcune sculture: La sete, in bronzo, lo studio-mostra del collezionista, si trovano di Martini, il Nudo di donna, in gesso di il ritratto di Rimoldi, realizzato dall’amico Sironi con la particolare patina realizzata con Renato Balsamo, e quelli della moglie lucido da scarpe nero, e il Torso di donna, in dipinti da Sironi e Campigli, ma ad attrarre legno di frassino, di Augusto Murer. Il Museo l’attenzione del pubblico è sopratutto la Chiesa custodisce inoltre un corposo e significativo di Cortina del 1937 di de Pisis. Proseguendo carteggio epistolare tra Rimoldi e l’amico de lungo le sale, in una cornice sobria ed Pisis. ■ Filippo de Pisis, Chiesa di Cortina, olio su tela, 1937

59 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo paleontologico Rinaldo Zardini

Cortina d'Ampezzo ■ La passione per i fossili, «...stimolatagli come conferitagli nel 1985 dall’Università di Modena. una folgorazione, dalla scoperta nella Valle del L’insieme delle migliaia di campioni raccolti 1 loc. Pontechiesa Boite di un’impronta di corallo» , accompagnò in decenni di intensa attività e di studio, in per tutta la vita il naturalista Rinaldo particolare dagli strati di San Cassiano dell’area Via Marangoi, 1 Zardini (1902-1988). Passione che lo legò d’Ampezzo, rappresenta una delle più consistenti tel. 0436 2206 profondamente alla sua terra natale, Cortina collezioni paleontologiche esistenti. Parte di tali [email protected] d’Ampezzo e alle Dolomiti delle quali contribuì a reperti è conservata presso gli Atenei di Padova, scoprire e a far conoscere le origini. I molteplici Ferrara e Modena, ma la collezione più ricca si www.musei.regole.it interessi lo portarono a studiare anche la trova in questo Museo delle Regole d’Ampezzo. botanica, ma i risultati maggiori li ottenne nella Aperto nel 1975, il Museo offre un’occasione ricerca paleontologica, che gli valse importanti unica ai residenti e ai turisti che frequentano riconoscimenti come la laurea honoris causa la conca ampezzana per conoscere e capire la

Apertura stagione estiva e invernale, su prenotazione per gruppi in altri periodi

Ingresso a pagamento biglietto cumulativo con gli altri musei delle Regole d’Ampezzo

Servizi visite guidati laboratori didattici archivio e biblioteca tematica

Proprietà e gestione privata, Regole d’Ampezzo

60 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Rinaldo Zardini all'opera ■ Particolari della sezione mineralogiaca ■ Esemplare di megalodonte geologia delle montagne dolomitiche. Il conosciute al mondo, sono i numerosi sono stati ritrovati i fossili. percorso di visita del Museo, ospitato negli megalodonti, molluschi bivalvi con un Il Museo Zardini, oltre alla raccolta ex magazzini di legname delle Regole, oggi guscio di notevole spessore, adattati a un di reperti arricchitasi negli anni da diventati Centro Culturale, è delineato da ambiente marino tropicale poco profondo molteplici donazioni private, conserva un vetrine che raccolgono minerali, rocce e come quello dolomitico di 215-205 ricco archivio cartaceo e fotografico e soprattutto fossili di invertebrati marini, di milioni di anni fa. Ad accompagnare il un’interessante biblioteca tematica. coralli e di spugne, che la finissima sabbia visitatore e rendere più facile la fruizione di calcare, ricoprendoli, ne ha permesso la di una materia tanto affascinante, quanto straordinaria conservazione. Di particolare complessa, ci sono testi esplicativi e 1 M. Raffaelli (a cura di), Il Museo di storia naturale fascino, oltre alle gocce di resina fossile, fotografie, disegni e grafici che descrivono dell’Università degli studi di Firenze. Volume II. , Firenze considerate tra le più antiche ambre le ere e le formazioni rocciose nelle quali 2009, pag. 279.

61 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo etnografico Regole d’Ampezzo

Cortina d'Ampezzo ■ Il Museo, inaugurato nell’agosto del 2011, ha proprietà collettive delle famiglie originarie del trovato sede nell’ex segheria "alla veneziana", luogo. Viene raccontata la storia delle Regole, loc. Pontechiesa cioè azionata ad acqua, di proprietà delle il loro sviluppo e la loro funzione attuale; sono Regole d’Ampezzo. L’edificio rappresenta di per inoltre illustrati i Laudi antichi: la raccolta di tel. 0436 2206 sé un’importante testimonianza della storia norme che in passato regolamentava la gestione [email protected] dell’Istituto regoliero, che è anche il tema del e l’uso della proprietà collettiva, e i Laudi www.musei.regole.it nuovo allestimento. Infatti, nell’opificio attivo attuali che, con funzioni simili, stabiliscono gli fino al 1987 venivano segati e trasformati in organi amministrativi e le funzioni dell’Istituto assi i tronchi provenienti dai boschi ampezzani regoliero. Una sezione è dedicata al Castello di proprietà regoliera. Il percorso di visita di Botestagno che, sede fino al XVII secolo si sviluppa su più piani, nel primo vengono del Capitano e della guarnigione di soldati presentate le Regole d’Ampezzo: antiche alle sue dipendenze, fu distrutto durante la

Apertura stagione estiva e invernale, su prenotazione per gruppi in altri periodi

Ingresso a pagamento biglietto cumulativo con gli altri musei delle Regole d’Ampezzo

Servizi visite guidati laboratori didattici archivio e biblioteca tematica

Proprietà e gestione privata, Regole d’Ampezzo

62 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Sezione dedicata ai prodotti dei campi ■ Sezione dedicata alle attività boschive

Grande Guerra, dopo un lungo periodo di Al secondo piano l’attenzione è rivolta di grande interesse, che documentano abbandono, ed è oggi assurto a simbolo al territorio e alla gestione collettiva dei le produzioni più importanti e originali della storia della Valle d’Ampezzo. boschi e dei pascoli, risorse essenziali dell’artigianato ampezzano, a partire dalla Alcune aree tematiche sono dedicate nell’economia tradizionale silvo-pastorale e seconda metà del XIX secolo (lavori a intarsio anche all’organizzazione familiare e alle oggi importante patrimonio da gestire per con la tecnica Tar Kashi, gioielli di filigrana attività agricole. Ad accompagnare le la salvaguardia dell’ambiente naturale. Due e manufatti in ferro battuto), e il costume immagini e i documenti ci sono alcuni sezioni sono dedicate inoltre al turismo, tradizionale, usato in occasioni di cerimonie oggetti significativi, soprattutto strumenti oggi risorsa economica principale della e feste pubbliche. Una parte dei reperti di lavoro, molti dei quali portano impresso conca ampezzana e al Parco Naturale delle proviene dal Museo Elisabettino istituito il segno de ciasa, segni utilizzati fino ai Dolomiti d’Ampezzo la cui gestione è affidata nel 1909 e chiuso nel 1929 che, secondo il tempi recenti per identificare la proprietà alla Comunanza delle Regole. Al piano modello dei musei civici cittadini, raccoglieva familiare. seminterrato trovano spazio alcuni oggetti varie antichità ampezzane.

63 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Musei all’aperto della Grande Guerra del Lagazuoi, 5 Torri e Sasso di Stria

Cortina d'Ampezzo ■ Durante la Grande Guerra, tra il 1915 postazioni all’aperto delle 5 Torri e l’esposizione e il 1918, le montagne che circondano permanente allestita presso il Forte Tre Sassi Passo Falzarego Cortina d’Ampezzo videro fronteggiarsi a passo Valparola: un lungo percorso che si drammaticamente l’esercito italiano e sviluppa entro un raggio di 5 Km. Il Museo tel. 0436 2863 / fax 0436 876700 quello austriaco. L’area venne trasformata e all’aperto del Lagazuoi, raggiungibile a piedi [email protected] organizzata per accogliere migliaia di soldati o con la funivia che parte da passo Falzarego, www.lagazuoi5torri.dolomiti.org combattenti, armi e macchine da guerra. Oggi, propone un percorso che si sviluppa a oltre dopo un lungo lavoro di recupero, di restauro 2800 metri d'altitudine. Durante la Grande Il Museo è inserito nell’Ecomuseo della dei manufatti, di raccolta e di sistemazione Guerra i due eserciti italiano e austro-ungarico Grande Guerra che si sta costituendo dei reperti bellici, è possibile visitare le gallerie scavarono all’interno del Monte Lagazuoi per iniziativa della Regione del Veneto di guerra del Lagazuoi e del Sasso di Stria, le gallerie e ricoveri per uomini e munizioni, in collaborazione con le Province di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza (www.ecomuseograndeguerra.it). ■ Museo all'aperto

Apertura periodo primaverile ed estivo (d'inverno dipende dalle condizioni della neve)

Per maggiori informazioni: http://www.dolomiti.org/ita/cortina/ laga5torri/inverno/grandeguerra.html

Ingresso gratuito

Servizi cartelli informativi sul luogo

Proprietà Comune di Cortina d’Ampezzo

64 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Museo all'aperto del Lagazuoi trasformando la montagna in una sorta di storico quello naturalistico-paesaggistico. dell’Ana, sezione di Treviso, sono state rese fortezza. I manufatti ripuliti e restaurati, Il percorso trincerato si sviluppa per quasi percorribili gallerie, trincee, postazioni e i grazie all’opera di numerosissimi volontari, un chilometro. La parte posta più in alto camminamenti. tracciano un itinerario di visita, che offre la vista sulle Tofane e consente di I percorsi di visita, di difficoltà facile ha carattere escursionistico, allestito visitare alcune postazioni e ripari restaurati o media e durata che va da pochi con cartelli illustrativi e ricostruzioni di o ricostruiti. minuti all’intera giornata, sono tutti postazioni e trincee. Nel corso della Grande Guerra gli accuratamente segnalati e accompagnati Il punto di partenza del percorso proposto austriaci fecero del Sasso di Stria una da cartelli informativi in italiano, inglese e dal museo all’aperto delle 5 Torri è delle postazioni più importanti del fronte tedesco. raggiungibile a piedi o con la seggiovia che dolomitico. Visitare i musei della Grande Guerra è un parte in località Bai de Dones. Situato a fianco della strada del Passo modo nuovo per far conoscere la storia Nell’intera area delle 5 Torri, dove a di Valparola, tra il monte Lagazuoi e il all’aria aperta senza alcun pericolo. partire dal giugno del 1915 fu insediato Col di Lana, assunse un ruolo di difesa Tra i luoghi da vedere, anche l'ossario il Comando del gruppo di artiglieria da contro gli attacchi italiani che puntavano di a Cortina, costruito nel 1935: montagna dell’esercito italiano, è stato a raggiungere la Val Badia e da lì la conserva i resti di 9707 caduti italiani ripristinato il sistema di trincee che oggi Pusteria e il Brennero. Oggi grazie al provenienti da vari cimiteri del Cadore e può essere visitato unendo all’interesse lavoro degli Alpini della Protezione Civile dell'Ampezzano.

65 ■ c o r t i n a d ' a m p e z z o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo storico della Grande Guerra al forte Tre Sassi

Cortina d'Ampezzo ■ Costruito alla fine del XIX secolo dagli accompagnati da immagini e supporti testuali austriaci per impedire all‘esercito italiano che ben illustrano e informano sugli eventi e Passo Falzarego, Val Parola l‘accesso alla Val Badia, all‘entrata in guerra sugli aspri combattimenti che coinvolsero la dell‘Italia nel 1915, il forte fu bombardato Valle d‘Ampezzo e quelle circostanti. Accanto a tel. 347 4970781 / 0436 861112 dall‘artiglieria italiana e fortemente danneggiato diversi esemplari di armi, agli equipaggiamenti www.cortinamuseoguerra.it e conseguentemente abbandonato dai soldati dei soldati e ad alcuni oggetti di uso comune è [email protected] di parte austriaca e non più utilizzato. Dopo il esposto un vecchio proiettile da mortaio Skoda, primo restauro conservativo, nella fortificazione, calibro 305, che sparato da Armentola, in Val Il Museo è inserito nell’Ecomuseo della a partire dal 2003, ha trovato posto l‘eccezionale Badia, fu trovato inesploso sul Col dei Bos sulle Grande Guerra che si sta costituendo raccolta di reperti bellici frutto della passione Tofane. All’esterno del forte è stato ricostruito il per iniziativa della Regione del Veneto in collaborazione con le Province collezionistica della famiglia Lancedelli, a cui è tracciato dei reticolati di difesa. Alcuni supporti di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza affidata la gestione dell‘esposizione. I materiali, testuali accompagnano le escursioni alla galleria (www.ecomuseograndeguerra.it). conservati nelle vetrine, sono stati recuperati Goinginger sul Sass de Stria, alle trincee Edelweiss nell‘area circostante il sito ed esposti al pubblico verso il Setsass, al Monte Sief e al Col di Lana. Apertura tutti i giorni dal 15 giugno al 30 settembre In inverno dal 24 dicembre al 10 gennaio e dal 15 febbraio al 10 marzo In altri periodi su prenotazione per almeno 20 persone

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate anche per i percorsi adiacenti. In inverno visita dei percorsi con le racchette da neve.

Proprietà dell’edificio privata, Regole d’Ampezzo

Proprietà dei materiali e gestione privata, della famiglia Lancedelli

66 ■ s a n v i to d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo etnografico delle tradizioni popolari di San Vito di Cadore

■ Interessante e ricca collezione di oggetti San Vito di Cadore etnografici che spazia in differenti campi tematici: le attività tradizionali agricole e silvo-pastorali, Via Senes, 7 i lavori artigianali, lo sport, il corpo dei Vigili del tel. 0436 9337 fuoco, la produzione tessile locale e altro ancora. Cesare De Vido Una parte della raccolta è esposta nell’ex Latteria (responsabile del Museo) di Resinego; altri reperti hanno trovato sede da [email protected] alcuni anni nella ex stazione della Ferrovia delle Dolomiti che, fino al 1964, collegava Calalzo di www.museosanvitodicadore.eu Cadore a Cortina d’Ampezzo e Dobbiaco. Nell’ex caseificio, al piano terra, sono conservati numerosi strumenti originari legati all’attività della latteria, di particolare interesse la grande caldaia per il formaggio appesa al palo rotatorio e il focolare aperto che testimoniano il sistema antico di riscaldamento del latte precedente a quello a di attrezzatura da pompiere otto-novecentesche: nafta e a gasolio. Nella sala accanto, una rassegna di particolare interesse il vecchio carro munito di di sci nordico e da fondo illustrano l’evoluzione scala e pompa per l’acqua. di questo sport dai primi decenni del ‘900 fino Poco distante dalla ex latteria, nella vecchia agli anni ‘60-’70; mentre alcuni modelli di slitte stazione ferroviaria, in stile liberty, uno spazio Apertura da lavoro, slittini e un vecchio bob in legno è stato dedicato alla storia della Ferrovia delle periodo estivo e su prenotazione documentano l’uso vario, funzionale e ludico, di Dolomiti, con plastici e immagini d’epoca e un questo peculiare mezzo di trasporto di montagna. modellino di treno funzionante. In una sala si Entrata In uno spazio caratterizzato dalla ricostruzione trova esposta anche una raccolta di fossili, di gratuita di un focolare domestico, su cui sono poggiati provenienza per lo più locale, recente donazione di Proprietà dell’edificio “Latteria” un collezionista. treppiedi, pentole e recipienti in bronzo e in ghisa, privata, Regola di San Vito sono messi in mostra i numerosissimi utensili e Accanto all’edificio da alcuni anni è coltivato un le stoviglie tipici delle case sanvitesi della prima piccolo orto didattico in cui vengono seminate Proprietà della stazione ferroviaria metà del ‘900. Infine in una stanza, che ricostruisce alcune delle colture più comuni dell’area cadorina. Comune di San Vito di Cadore l’atmosfera della bottega del falegname, sono A pochi chilometri da San Vito di Cadore, a Borca, Gestione collocati i vari attrezzi legati al taglio delle piante nella sede della pro loco, è inoltre ospitata la privata, Comitato Promotore e alla lavorazione del legno. Al piano superiore, collezione naturalistica Olimpia Perini di proprietà Museo delle Tradizioni Popolari nel sottotetto, è accolta la collezione di divise e del Comune. di San Vito di Cadore

67 ■ c i b i a n a d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Messner Mountain Museum Dolomites

Cibiana di Cadore ■ Il Museo Dolomites, conosciuto anche con di Rozes, Sorapis, , Marmarole. I ruderi il nome di “Museo nelle nuvole”, è parte del dell’ex fortificazione, costruita dagli italiani nel loc. Monte Rite progetto museale Messner Mountain Museum periodo 1912-1914 e fatta saltare dall’esercito (MMM), voluto dall’alpinista Reinhold Messner. austriaco nel 1918, sono stati recuperati con un tel. 0435 890996 / fax 0435 890997 Un percorso che si articola in cinque strutture, importante intervento di restauro conservativo [email protected] collocate in altrettanti straordinari luoghi, dove che ha saputo valorizzare il sito storico con il www. messner-mountain-museum.it si parla di montagna, delle sue bellezze naturali, linguaggio dell’architettura contemporanea. Al delle genti che la abitano, di alpinismo, di arte posto dei cannoni sono state create tre cupole e di cultura. Dolomites si trova sul Monte Rite geodetiche in acciaio e cristallo che fungono da (2187 m), nel cuore delle Dolomiti, ospitato in punti di osservazione panoramici. un ex forte della Prima Guerra Mondiale. Da All’interno hanno trovato collocazione opere qui si gode un panorama unico e affascinante di artisti che, con sensibilità differenti, dal sul Cadore, la Conca Ampezzana, la Valle di Romanticismo all’arte contemporanea, hanno Zoldo e su alcune delle più belle montagne raffigurato i paesaggi dolomitici: dalle vedute dell’area: Civetta, Marmolada, Pelmo, Tofana dell’austriaco Thomas Ender (1793-1875), alle

Apertura giugno e seconda metà di settembre 10.00-17.00 luglio, agosto e prima metà di settembre 10.00-18.00

Ingresso a pagamento

Proprietà Comune di Cibiana di Cadore

Proprietà della collezione e gestione Messner Mountain Museum

68 ■ c i b i a n a d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■ cime dipinte dall’alpinista inglese E.T. Compton (1849-1921) fino alle montagne in gesso del tedesco Stephan Huber (1952). Su un lato del corridoio si aprono le sale, in ciascuna delle quali sono esposti documenti e testimonianze materiali che raccontano la storia delle Dolomiti e delle imprese alpinistiche che le hanno viste protagoniste. Gli appassionati di montagna potranno percorrere un lungo viaggio di conoscenza di queste cime attraverso le parole e le testimonianze che hanno lasciato esploratori e scalatori: il geologo francese Dolomieu, a cui queste montagne devono il nome, l’alpinista Georg Winkler, noto soprattutto per la salita in solitaria nel 1887 della Torre del Vajolet (che oggi porta il suo nome), Emilio Comici, che sulle Dolomiti ha aperto ben 200 nuove vie e il contemporaneo e ormai noto scalatore Alexander Huber. ■ La galleria di dipinti e sculture sulla montagna ■ Un'istallazione nella sala “La roccia” ■ Veduta panoramica, in primo piano il Monte Pelmo

69 ■ v a l d i z o l d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo del ferro e del chiodo

Val di Zoldo ■ Il rumore ritmico e incessante dei grandi produzione di chiodi. magli e dei martelli dei chiodaioli e l’odore Il percorso di visita al Museo, nell’antico Palazzo Via S. Francesco 15 del fumo di carbone hanno segnato per lungo del Capitaniato, si sviluppa su due piani. Al tempo il paesaggio della Val di Zoldo. Le fonti piano terra, alcune immagini e pochi oggetti tel. 0437 78144 (Comune) scritte documentano, già nel XIV secolo, la accompagnati da brevi testi presentano le presenza di forni alla bresciana per la fusione risorse del territorio: l’acqua, fonte di energia [email protected] dei minerali di ferro, di ferriere per la produzione per gli opifici ma anche forza distruttrice a www.comune.forno-di-zoldo.bl.it di acciaio e di ferro dolce e di una decina di causa delle periodiche e violente alluvioni; la piccole fucine. La vocazione siderurgica della terra, che non ha mai garantito la sopravvivenza valle, pur trasformandosi nel corso dei secoli, si alle popolazioni locali; il bosco, che forniva protrasse fino alla metà del ‘900, quando chiuse legname da opera, legna da ardere e carbone; anche l’ultima officina da chiodi (laFusinela l’emigrazione, rivolta soprattutto verso i Paesi dei Pascai ). Nel ‘800 e nel secolo successivo, le europei dove gli zoldani trovarono successo fucine zoldane si specializzarono soprattutto come gelatieri. Fa da cerniera ai due piani un nella forgiatura di chiodi da carpenteria e di pannello con le date più significative che hanno brocche da scarpe, legando il nome di Zoldo alla interessato la Valle: dal 1356, data in cui è

Apertura periodo estivo su prenotazione

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate laboratori didattici

Proprietà e gestione pubblica Comune di Val di Zoldo

70 ■ v a l d i z o l d o ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■ attesta la presenza di forni fusori nella valle, al 1966 quando la grande alluvione del mese di novembre cancellò gli ultimi resti delle fucine e provocò gravi danni. Al primo piano, in un unico grande spazio, grandi fotografie, mappe, documenti d’archivio e l’esposizione di strumenti di lavoro e manufatti fanno conoscere al visitatore le antiche miniere, l’attività dei forni fusori e dei magli e la più recente produzione fabbrile dei secoli XIX e XX. La ricostruzione in pietra della forgia, il banco con martelli, pinze e vergelle e la peculiare incudine da chiodi ricostruiscono la postazione di lavoro del chiodaiolo ■ Ferro da scarpe, brocche e chiodi da scarpe di produzione zoldana (ciodarot) all’interno di una fucina. Una sequenza fotografica descrive le fasi di l’esposizione di un carro a due ruote da lungo il torrente Malisia una fusinela. realizzazione di una brocca da scarpe, trasporto manuale, simboli della mobilità All'interno dell'edificio si possono mentre l’esposizione di chiodi di fogge e e dell’intraprendenza commerciale che vedere le forge in muratura e i ceppi misure differenti e di comuni attrezzi di hanno contraddistinto gli abitanti della Val che costituivano le postazioni di lavoro lavoro dà conto dell’ampia produzione di Zoldo. dei singoli chiodaioli. All'esterno è stata fabbrile zoldana. Il percorso si conclude Nella frazione di Pralongo, a pochi ricostruita anche la tromba idroeolica. La con la fotografia della strada del Canal e chilometri dal Museo, è stata restaurata struttura è visitabile su richiesta.

Val di Zoldo Goima Museo degli usi e costumi della Valle di Goima Ex scuole elementari ■ L’esposizione etnografica, ospitata presso le ex scuole elementari di Goima di Zoldo, è stata aperta tel. 0437 575819 al pubblico nel 1986 per iniziativa di un gruppo di volontari dell’associazione “Al foghèr ladìn de Guoima”. L’obiettivo è documentare, attraverso oggetti e la riproduzione di immagini storiche, la Apertura cultura tradizionale della Valle di Goima. La ricca rassegna di materiale si articola in sezioni, ognuna periodo estivo e su prenotazione delle quali dedicata agli aspetti più rappresentativi dell’economia e della vita quotidiana proprie Ingresso di questi luoghi fino alla prima metà del secolo scorso: l’agricoltura e l’allevamento, la metallurgia libero soprattutto legata alle attività fabbrili praticate localmente fino ai primi decenni del ‘900, lo sfruttamento del bosco, gli ambienti domestici con la ricostruzione di un angolo di cucina col fornèl e Servizi vari utensili. Ben documentata è la produzione delle fibre tessili, quali la lana e la canapa, la tessitura visite guidate e la colorazione delle stoffe con l’esposizione di abiti maschili e femminili otto-novecenteschi. è in Gestione previsione, per il futuro, un intervento di aggiornamento dell’allestimento della mostra, per valorizzare a cura dell’associazione al meglio l’interessante patrimonio custodito. “Al foghèr ladìn de Guoima”

71 ■ z o p p é d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo etnografico di Zoppé di Cadore

Zoppé di Cadore ■ La storia di questo piccolo ma interessante museo è legata al nome del grande artista Via Bortolot, 29 Masi Simonetti nato a Zoppé nel 1903. Sembra, infatti, che proprio il pittore abbia tel. 0437 791000 (Comune) spronato un gruppo di compaesani ad avviare la raccolta di oggetti e documenti che ha 320 28790573 dato vita a una mostra permanente nel 1970. (Zeno Sagui) Inaugurata nel 2004, grazie all’Unione Ladina 0437 791032 de Zopé, l’attuale esposizione è in parte frutto (Simeone Simonetti) di quella importante esperienza. L’edificio www.museoetnograficozoppedicadore.com che ospita la raccolta è l’ex latteria turnaria del paese, un luogo già di per sé significativo per la forte valenza identitaria che riveste per la comunità locale. Il percorso di visita esplicativi, immagini e riproduzioni di documenti si sviluppa all’interno di un’unica sala, lungo che rimandano al contesto territoriale, alla le cui pareti le vetrine, come tante finestre, toponomastica, agli eventi ritenuti più importanti si aprono sugli oggetti etnografici. Alcuni per la storia del paese. Due postazioni multimediali pannelli illustrano l’utilizzo delle risorse del consentono di approfondire alcuni temi specifici, territorio, in particolare l’uso dell’acqua come come i lavori tradizionali e la vita dei pittori Masi forza motrice per il funzionamento di mulini, Simonetti (1903-1969) e Fiorenzo Tomea (1910- Apertura periodo estivo segherie e altri opifici. 1960). Il tema centrale dell’esposizione è tuttavia sabato e domenica Le sezioni sono ordinate per temi e la produzione del carbone, attività praticata fino e su prenotazione documentano in particolare i mestieri agro- ai primi decenni del secolo scorso da molti uomini silvo-pastorali e artigianali che, fino alla metà di Zoppé nei boschi del Cadore e della Val di Zoldo. Ingresso del secolo scorso, erano praticati nel Comune Al centro della sala, all’interno di un’apposita gratuito cadorino. Molti gli oggetti esposti, tra struttura, che ricorda nelle forme una carbonaia Servizi questi: campanacci e collari per il controllo poiat, viene proiettato il filmato della rievocazione visite guidate degli animali al pascolo, la grande fola della produzione del carbone nelle differenti fasi: mostre delle fucine dove venivano forgiati chiodi, dal taglio della legna, alla costruzione della catasta, conferenze chiavi e piccoli utensili agricoli. Numerosi fino alla raccolta dei pezzi di carbone nelle gerle. piccola biblioteca specializzata i manufatti in legno che testimoniano una Recentemente il museo si è dotato anche di una Proprietà e gestione diffusa perizia nella lavorazione di questo nuova sala per accogliere e organizzare mostre privata, Unione Ladina de Zopé materiale. Completano il museo testi temporanee.

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Museo Longarone Vajont Attimi di storia

■ Il 9 ottobre 1963, il distacco di una frana 2009 ha trovato sede nel Centro Culturale di Longarone dalle pendici del monte Toc, precipitata nel Longarone. Il percorso espositivo è tracciato bacino artificiale sottostante, provocò due da 1910 elementi verticali ritorti, tanti quante Piazza Pietro Gonzaga, 1 successive ondate che devastarono dapprima furono le vittime complessive, i quali fanno da tel. 0437 770119 le borgate lungo le rive del lago nel Comune sfondo alle immagini fotografiche e agli oggetti di Erto e Casso e poi gli abitati rivieraschi esposti. fax 0437 770177 del Piave, di Castellavazzo e Longarone. Il percorso di visita inizia con il modello della [email protected] Particolarmente drammatiche furono le diga elaborato dallo studio Ismes di Bergamo, www.prolocolongarone.it conseguenze per il paese di Longarone che sul quale furono effettuati al tempo i vari test venne quasi raso al suolo con più di 1400 morti. di prova e da una gigantografia della vista della Alla memoria di questa tragedia è dedicata frana, della diga e della spianata dell’area in l’esposizione di fotografie e di oggetti che dal cui le acque irruppero, ripresa il giorno dopo

Apertura tutto l’anno lunedì pomeriggio 15.00-18.00 dal martedì al venerdì 10.00-12.30 / 15.00-18.00 sabato, domenica e festivi 9.00-12.30 / 14.00-18.00 dall'8 dicembre a Pasqua, chiuso sabato pomeriggio e domenica luglio e agosto aperto anche il lunedì mattina

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate

Proprietà pubblica, Comune di Longarone

Gestione privata, Pro Loco Longarone

73 ■ l o n g a r o n e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

la catastrofe. Le sale sono organizzate All’uscita la seconda sala è interamente secondo un criterio cronologico. dedicata alla tragedia: alcune immagini Si inizia con la storia di Longarone e della e pochi oggetti testimoniano l’effetto sua gente negli anni antecedenti alla dell’acqua sulle cose, illustrano la tragedia: sono esposte due planimetrie dimensioni del disastro e documentano dell’assetto urbanistico prima e dopo il l’attivazione dei soccorsi, la macchina tragico evento e le immagini delle vecchie della solidarietà messa in moto nelle ore vie del paese, delle case, della piazza, e di successive, il dolore dei sopravvissuti, scene di vita comunitaria o familiare. l’indignazione popolare, il dibattito Nelle sezioni successive l’attenzione si politico e mediatico su quanto accaduto concentra sulla presentazione degli studi e infine la ricostruzione. Al termine geologici e tecnico ingegneristici e della del percorso il visitatore è sollecitato a pianificazione territoriale ed economica riflettere sulla catastrofe del Vajont e su del Longaronese che avevano preceduto la molte altre simili e a lasciare un pensiero costruzione della grande opera. scritto. All’uscita su una grande parete Una parete grigia e curva, che simboleggia sono elencati, in ordine alfabetico, i nomi la diga, introduce al tunnel buio che di tutti coloro che trovarono la morte la segna il passaggio tra il prima e il dopo. notte del 9 ottobre 1963. ■ La diga del Vajont vista da Longarone

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Museo etnografico degli zattieri del Piave

■ Codissago, piccolo borgo posto sulla riva Codissago, dove i natanti erano consegnati a un Longarone sinistra del Piave, è conosciuto come il "paese nuovo gruppo di conducenti che scendevano degli zattieri". Fino ai primissimi decenni del verso il porto di Borgo Piave a Belluno e così di Codissago Novecento, le migliaia di zattere che ogni anno seguito, per tappe, fino alla Laguna veneziana. Via Gianni D’Incà, 1 da Perarolo di Cadore scendevano verso Venezia, Agli zattieri e al loro peculiare mestiere è cariche di legname e di merci varie, erano dedicato questo museo che ospita anche il tel. / fax 0437 772373 abilmente allestite da uomini per la maggior “Centro Internazionale studi sulla zattera”. [email protected] parte provenienti da Codissago: i zater ligador. Il percorso di visita si articola in 10 sezioni, [email protected] A loro era affidato il compito di costruire le ciascuna delle quali è rivolta alla descrizione zattere, con tronchi o squadrati, e di condurle delle differenti fasi di lavoro che, dal taglio delle www.zater.it lungo il tratto di fiume che da Perarolo va a piante fino alla costruzione delle imbarcazioni, www.museozattieri.it

■ Segheria "alla veneziana", XIX-XX sec.

Apertura giugno-settembre tutti i giorni e su prenotazione chiuso il lunedì

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate sala conferenze e video laboratorio di restauro piccola biblioteca specializzata e archivio

Proprietà e gestione privata, Fameja dei Zatèr e Menadàs de la Piave di Codissago

75 ■ l o n g a r o n e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Alcuni strumenti dello zattiere: corda, anghiere, trivella, zappini e lume

■ Modellino di zattera

permetteva la discesa del legname dalle governare i tronchi durante la fluitazione e di boscaioli attenti a consumare il pasto, montagne cadorine alla pianura veneta: sulle numerose opere fluviali poste lungo il alcuni momenti di lavoro lungo il fiume. l’archeologia della zattera; il taglio e la Piave e i suoi affluenti. La presenza di un ex voto, inoltre, ricorda lavorazione del legname; il trasporto dei Una attenta e fedele ricostruzione in che il lavoro dello zattiere era pericoloso e tronchi dal bosco al fiume; la fluitazione; miniatura di vari modelli di zattera pieno di insidie. le segherie; la fabbricazione delle zattere. documenta la diffusione in tutta Europa All’esterno, è stata ricostruita un’intera In ogni sezione vengono approfonditi di questi antichi natanti, evidenziando gli segheria "alla veneziana", della seconda gli aspetti storici e tecnici relativi ai elementi di continuità e di differenza con metà del XIX secolo, proveniente da singoli temi, grande attenzione è rivolta quelli impiegati lungo il Piave. Sottocastello, frazione di Pieve di Cadore. Si alla cultura materiale con l’esposizione Di grande interesse anche la tratta di un reperto interessante per l’ottimo di migliaia di attrezzi da lavoro, che documentazione fotografica che stato di conservazione, che consente di informano sull’evoluzione dei sistemi accompagna gli oggetti e che ritrae i volti visionare i complessi dispositivi che un di taglio del bosco o sulle modalità di dei vecchi zattieri di Codissago, un gruppo tempo ne permettevano il funzionamento.

76 ■ l o n g a r o n e ■ o s p i ta l e d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo della pietra e degli scalpellini

■ L’estrazione della pietra dalle cave del Il percorso espositivo prende l’avvio Longarone territorio di Castellavazzo è documentata fin dall’illustrazione della storia geologica della dal XV secolo, ma è tra il XVIII e il XIX secolo provincia di Belluno, con la descrizione delle Castellavazzo che si ebbe il massimo sviluppo dell’attività. differenti tipologie litiche presenti e dei siti Via Roma, 16 Nell’Ottocento erano sfruttati una ventina di di cava; segue quindi una rassegna di reperti siti nei quali trovavano occupazione, come che documentano l’impiego della pietra nella tel. 347 9647588 cavatori, gli uomini del luogo, specializzati produzione di manufatti in contesti diversi, [email protected] anche nella lavorazione del materiale estratto, da quello quotidiano delle attività domestiche www.pietraescalpellini.it annoverato nella categoria dei marmi. La pietra a quello urbano, con la fabbricazione di a Castellavazzo risulta un elemento che connota cippi, termini di confinazione, fino all’ambito l’intero territorio comunale: edifici con stipiti, artistico con la creazione di elementi decorativi Apertura gradini e davanzali abilmente scolpiti, fontane, per edifici civili e religiosi. Le tecniche di sabato e domenica strade e sentieri lastricati, scalinate e muretti estrazione e di trasformazione della pietra, e su prenotazione a secco, tutti in marmo grigio o rosso. L’abilità con particolare attenzione alla valorizzazione degli scalpellini locali era riconosciuta anche dei saperi, delle abilità manuali e degli aspetti Ingresso gratuito fuori dalla provincia di Belluno, come attestato storici e sociali che hanno accompagnato le dalla presenza di maestranze castellane al lavoro vicende di vita e di lavoro dei cavatori e degli Servizi a Venezia, a Castelfranco Veneto e in altri luoghi scalpellini, costituiscono il fulcro intorno a cui visite guidate durante il XIX secolo. Il progetto museologico, sono organizzate le restanti sezioni espositive. attività didattiche sviluppato in collaborazione con il Museo Al termine della visita, si può accedere anche Proprietà e gestione etnografico della provincia di Belluno e del Parco alla bottega dell’artigiano, un laboratorio dove privata, Associazione Pietra nazionale Dolomiti Bellunesi, ha messo al centro scalpelli e mazzuoli non sono appesi alle pareti, e Scalpellini di Castellavazzo dell’attenzione l’uomo nel suo rapporto con il ma utilizzati per dare prova che l’arte di lavorare territorio. la pietra a Castellavazzo è ancora viva.

Ospitale di Cadore Frazione Termine Museo di comunità tel. 0437 779002 (municipio) ■ Il Museo è il punto di arrivo di un lungo percorso partecipativo che ha visto gli abitanti delle frazioni Apertura comunali di Rivalgo, Ospitale, Davestra e Termine di Cadore confrontarsi tra loro e interagire con le su prenotazione professionalità coinvolte per raccontare e raccontarsi. Frammenti di storia secolare e la contemporaneità Proprietà trovano spazio nelle quattro sale di un antico edificio della frazione di Termine: sguardi interni ed esterni; Comune di Ospitale di Cadore l'osteria; cose e uomini in movimento; l'ospizio medievale. 77 ■ p e r a r o l o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo del cidolo e del legname

Perarolo di Cadore ■ Il Museo è ospitato in un piccolo edificio ottocentesco, con le facciate completamente Via Regina Margherita decorate, inserito nella sorprendete cornice di un giardino a terrazzamenti La costruzione tel. 0435 71036 (municipio) e il giardino fanno parte di Palazzo Lazzaris- Costantini, appartenuto a una delle più ricche famiglie di mercanti di legname attive a Perarolo di Cadore nel XIX secolo. Al piano terra, l’immagine retroilluminata di una foresta e una slitta per il traino del legname introducono il visitatore al tema del Museo: lo sfruttamento delle risorse boschive nell’area cadorina. Le attività di taglio, di allestimento e di trasporto del legname sono illustrate attraverso alcune nel suo genere, che mentre lasciava scorrere immagini di lavoro e una rassegna dei principali l’acqua arrestava i tronchi che fluitavano a valle attrezzi utilizzati per queste attività fino alla per essere successivamente smistati nelle varie metà del ‘900. Alcuni documenti, provenienti da segherie. Queste chiuse, di cui si ha notizia finora un archivio privato, informano sulle modalità solo in Cadore, erano tre: la prima, attiva fino di gestione e organizzazione della vendita al XVII secolo, sorgeva sul Piave a Domegge di delle piante, mentre attraverso la riproduzione Cadore; la seconda, sempre lungo il Piave, si Apertura trovava in località Sacco a Perarolo di Cadore e periodo estivo schematica di una mappa sono tracciati i orario 10.00-12.00 / 17.00-19.00 percorsi effettuati dalle piante prelevate dalle venne demolita verso la metà del secolo scorso; Natale foreste cadorine e ampezzane per giungere a infine uncidolo, attivo fino alla seconda metà del orario10.00-12.00 Perarolo di Cadore, lungo le acque del Piave e XIX secolo, si ergeva sul Boite in località Carsié. Il e su prenotazione dei suoi principali affluenti. Al piano superiore, la legname trasformato in assi o in squadrati, nelle numerose segherie locali, era trasportato verso la Ingresso narrazione si fa più ritmata: immagine e mappe gratuito storiche, documenti d’archivio e pochi oggetti pianura veneta e verso Venezia sulle zattere che, raccontano di Perarolo di Cadore, del cìdolo, dei proprio a Perarolo di Cadore, erano allestite dagli Servizi menadas (addetti alla fluitazione del legname), abili zattieri della vicina Codissago. Al Museo si visite guidate delle segherie "alla veneziana" e dei mercanti di possono vedere alcuni filmati, risalenti ai primi laboratori didattici legname che gestivano in loco le loro attività. decenni del secolo scorso, sul lavoro dei menadas presso il e dei segantini in una segheria Proprietà e gestione Perarolo di Cadore era il “paese del cìdolo” una cìdolo Comune di Perarolo di Cadore chiusa artificiale costruita su un fiume, unica dotata di teleferica per il trasporto del legname.

78 ■ p i e v e d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo archeologico cadorino

■ La Magnifica Comunità di Cadore fu sede, dal di un ricco patrimonio costituito dal Museo Pieve di Cadore XIV secolo fino all’avvento di Napoleone nel 1807, archeologico cadorino, dall’archivio storico, dalla del “Maggior e Generale Consiglio” che riuniva biblioteca moderna e dal Fondo Celso Fabbro Piazza Tiziano, 2 i rappresentanti dei centenari in cui era diviso (a cui è annesso un fondo stampa e documenti tel. 0435 32262 / fax 0435 32858 amministrativamente il Cadore, compresa Cortina con lettere originali di Tiziano Vecellio), da una d’Ampezzo (annessa all’Impero austriaco dal raccolta di cimeli risorgimentali (parte esposti [email protected] 1511 al 1918). Dopo la soppressione, l’istituzione nella Sala Consiliare del Comune di Pieve di www.magnificacomunitadicadore.it rinacque come ente morale durante il Regno Cadore), da una pinacoteca e numerosi altri beni d’Italia nel 1875. Oggi compongono il Consiglio di valore storico-culturale. un rappresentante di ciascuno dei 22 Comuni Il Museo archeologico cadorino (MARC), al secondo del Cadore e di Sappada, 7 consiglieri tecnici piano del Palazzo della Magnifica Comunità, e l’ArcIdiacono del Cadore. L’Ente è custode conserva ed espone uno straordinario patrimonio

Apertura periodo estivo, festività e su prenotazione

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici

Proprietà privata, pubblica, Magnifica Comunità di Cadore

79 ■ p i e v e d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Bronzetto raffigurante un guerriero con elmo e iscrizione venentica, da Lagole di Calalzo di Cadore

latina o venetico-latina. Vi sono inoltre lamine o frammenti di lamine votive, alcune ancora munite di gancio probabilmente per essere appese, alcune con apparato decorativo e iscrizioni incise a sbalzo. Tra queste di particolare pregio e ottimamente conservata è una lamina con al centro una raffigurazione equina e l’iscrizione che corre lungo i tre lati “Kellos Pittammikos offrì a Trumusiate in dono”. Numerosi e ben conservati sono i bronzetti, alcuni tipici della tradizione veneta, raffigurano guerrieri in posizione stante, ■ Lamina in bronzo con figura di cavallo in centro e iscrizione venetica a cui si aggiungono le figure di oranti e lungo la cornice, da Lagole di Calalzo di Cadore offerenti. Tra i bronzetti di chiaro influsso celtico, attrae l’attenzione la figura di un di reperti preromani e romani, riferibili a un già a partire dalla seconda metà dell’800 e guerriero nudo, con elmo conico in testa, arco cronologico esteso che va dal VI sec. poi tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, riportante sul lato destro un’iscrizione a.C. fino al IV sec. d.C. L’istituzione offre la hanno permesso di accertare l’esistenza venetica dedicata alla divinità sanante delle possibilità di ricostruire ampi frammenti di un santuario per la celebrazione di sorgenti di Lagole. Altri manufatti, che di protostoria e di storia antica del Cadore riti legati all’acqua termale. Buona parte delineano cronologicamente il percorso e di conoscere, in particolare attraverso dei reperti provenienti da Lagole sono di visita, sono alcune tipologie di fibule, i materiali provenienti dal santuario di donaria propiziatori e per grazia ricevuta. monete, situle, tintinnabula, gioielli, anelli, Lagole di Calalzo di Cadore, la cultura e la La classe di oggetti più numerosi consta ganci per appendere la carne e forchettoni da lingua dei veneti antichi. I reperti esposti in manici di simpulum, mestoli attingitoio brace ritrovati in momenti differenti. Suscita provengono principalmente dalla zona del in bronzo, usati nelle attività di libagione particolare interesse l’elmo di tipo celtico Cadore Centrale e dal sito di Lagole, dove i e caratteristici della celebrazione del culto, rinvenuto a Vallesella, frazione di Domegge numerosi ex voto, rinvenuti occasionalmente riportanti iscrizioni in lingua venetica o di Cadore, privo di paranuca e di paraguance e caratterizzato da puntale conico in due Pieve di Cadore - Pozzale pezzi e calotta troncoconica. Al primo piano del Palazzo ha trovato spazio Museo etnografico arti e mestieri del passato un ampio frammento della pavimentazione musiva di un'abitazione d'epoca romana ■ Nella frazione di Pozzale, nell’edifico un tempo adibito a mulino e segheria, è stata del II secolo d.C. , apparsa durante la allestita un piccola esposizione etnografica di oggetti legati alle attività che si svolgevano realizzazione del nuovo Municipio di Pieve di all’interno dell’opificio e all’attività casearia. La struttura è gestita dalla Regola di Pozzale. Cadore nel 1951.

80 ■ p i e v e d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Casa natale di Tiziano Vecellio

■ Poco distante dalla piazza principale di Pieve di Cadore Pieve di Cadore, sorge la casa natale di Tiziano Vecellio (1490?-1576), acquistata dalla Magnifica Via Arsenale Comunità Cadorina nel 1926 dopo che era stata tel. 0435 32262 riconosciuta monumento nazionale. Suscita emozione l’idea di calpestare un [email protected] pavimento, di sedere su una panca o di sfiorare www.magnificacomunitadicadore.it una parete e sapere che essi sono stati toccati da un grande musicista, letterato o pittore di cui si ammira l’opera. Sta in questo il grande fascino emanato dalle case museo, anche quando il visitatore è consapevole, come nel caso della casa natale di Tiziano Vecellio, che ciò che è esposte alcune riproduzioni delle opere pittoriche stato conservato ha subito inevitabilmente e grafiche dell’artista. Al piano superiore un profondi rimaneggiamenti e trasformazioni. corridoio porta a cinque diversi ambienti, il più La dimora nella quale nacque ed è vissuto da suggestivo dei quali è la cucina, con pavimento bambino il grande pittore cadorino, prima di in pietra e il focolare aperto da cui scende trasferirsi a Venezia e nella quale vi soggiornava appeso alla catena il paiolo in rame. In una delle saltuariamente, ormai artista di grande fama, stanze, le cui pareti sono in legno di pino cembro è un edificio di impianto quattrocentesco, che intagliato, sono esposte copie di lettere autografe lascia intravedere i segni di una casa cadorina di Tiziano. di proprietà di famiglia agiata. Per molto tempo L’unica tela conservata a Pieve di Cadore Apertura la dimora fu dimenticata, tanto che verso gli attribuita a Tiziano Vecellio e aiuti è la Madonna periodo estivo, festività inizi dell‘800 molti studiosi erano convinti che la con Bambino e santi (1565-1567 ca.) che si può e su prenotazione casa non esistesse più. I restauri, che portarono ammirare nella chiesa arcidiaconale di Santa Ingresso alla demolizioni dell’avancorpo settecentesco e Maria Nascente. a pagamento al ripristino della facciata originaria, iniziarono Nella casa cinquecentesca di Tiziano Vecellio verso la fine degli anni ‘20 del ‘900 e terminarono detto l'Oratore ha sede la Fondazione Centro Servizi nel 1932. Studi Tiziano e Cadore, nata su iniziativa della visite guidate Al piano terra il visitatore è accolto da un’ampia Magnifica Comunità di Cadore, per promuovere laboratori didattici sala, con pareti foderate in legno, dove sono lo studio dell'opera e della figura del pittore. Proprietà privata, pubblica Magnifica Comunità di Cadore

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Museo dell’occhiale

Pieve di Cadore ■ L’idea di istituire un Museo dedicato agli Il primo passo verso la creazione del museo si occhiali si deve al medico Enrico De Lotto che ebbe nel 1987 con l’acquisto della prestigiosa Via Arsenale, 15 nel 1956, in occasione dei Giochi Olimpici collezione dell’ottico Georges Bodart: 1600 Invernali organizzati a Cortina d’Ampezzo, pezzi (occhiali, binocoli, cannocchiali, astucci), tel. 0435.32953 / fax 0435.500213 inaugurò a Pieve di Cadore la “Mostra cartoline a soggetto, una piccola e interessante [email protected] dell’occhiale attraverso i secoli”. In quegli anni biblioteca tematica, statuette e altro ancora, www.museodellocchiale.it l’occhialeria cadorina era ormai una realtà di provenienza soprattutto francese, ma anche importante nell’economia locale e poteva inglese, tedesca ed extraeuropea. Tra questi vantare una storia più che cinquantennale. Di ultimi vanno segnalati, per la preziosità, gli quella esperienza sono rimaste le fotografie e occhiali in oro e giada di manifattura cinese un buon numero di occhiali e reperti che oggi databili tra la fine del XVIII secolo e gli inizi sono esposti al Museo. del XIX. Si tratta senza dubbio di una delle più

Apertura da settembre a giugno dal martedì al sabato 9.30-12.30 / 15.30-18.30 luglio e agosto tutti i giorni 10.00-18.30 dal 27 dicembre al 7 gennaio tutti i giorni 9.30-12.30 / 15.30-18.30 chiuso 25, 26 e 31 dicembre pomeriggio, 1 gennaio

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici biblioteca tematica

Proprietà e gestione privata, Fondazione Museo dell’occhiale ONLUS

82 ■ p i e v e d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Occhiale ad arco, cuoio, XVI-XVII sec.

■ Occhiale protettivo, tartaruga e seta, inizio XIX sec. interessanti collezioni ottiche a livello prezioso e raffinato, come testimoniano da riproduzioni fotografiche e stampe mondiale. gli eleganti astucci in madreperla, in d’epoca. Nella sezione dedicata agli Un ulteriore cambiamento nella storia argento inciso o in avorio traforato, vere occhiali e al corpo, va segnalata dell’istituzione museale si è avuto nel e proprie opere di oreficeria. Accompagna l’esposizione dell’opera di Michelangelo 2007, quando il Museo è stato trasferito gli oggetti, contestualizzandoli, un Pistoletto “Autoritratto con occhiali gialli” di sede e completamente rinnovato ricco apparato iconografico costituito alla quale sono stati affiancati gli occhiali nell’allestimento. Articolato su due piani, in un moderno edificio a pochi passi dalla Casa natale di Tiziano Vecellio, il percorso di visita presenta oggi, al piano terra, la narrazione dell’evoluzione delle forme, dei materiali e dell’uso sociale degli occhiali e degli altri strumenti basati sull’impiego delle lenti (cannocchiali, binocoli, lanterne magiche, ecc.). In uno spazio circolare e buio la riproduzione di un opera cinetica di Davide Boriani e una sequenza fotografica di volti e sguardi invitano il visitatore a riflettere sul significato del vedere e della vista. Il tema si sviluppa, nelle sale successive, legandosi a quello degli occhiali e al loro sviluppo nell’ambito della scienza e della tecnica e al loro significato in relazione alla società e alla persona. Ampio spazio è stato dedicato anche all’astuccio: “contenitore” protettivo per gli occhiali, ma anche accessorio ■ Alcune sale del secondo piano dedicato alla storia dell'occhialeria cadorina e bellunese

83 ■ p i e v e d i c a d o r e ■ l o r e n z a g o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

segue un itinerario cronologico dove fotografie storiche, documenti d’archivio, vecchi macchinari, filmati, occhiali, lenti e astucci narrano il lavoro di imprenditori, operai e operaie ai quali si deve l’affermazione dell’occhialeria in questa valle e, successivamente, in altre zone della provincia di Belluno. Un’ampia sala accoglie attrezzature e strumenti, risalenti gli anni ’50 del ‘900, dove sono illustrate le tecniche di fabbricazione degli occhiali in metallo e in celluloide. La sezione accoglie anche la rappresentazione degli aspetti sociali del lavoro: l’apprendistato, l’attività delle donne e dei bambini, la salute dei lavoratori, le rivendicazioni sindacali, ecc. Su due schermi sono proiettati, inoltre, un filmato realizzato negli anni ‘40 del Novecento all’interno di un laboratorio locale, dove sono illustrate le tecniche artigianali di produzione degli occhiali donati dallo stesso artista al Museo. in Cadore e nel Bellunese è anche storia in celluloide; un altro filmato, realizzato Al secondo piano trova spazio la storia di emigrazione. Si deve infatti ad Angelo nel 2007, illustra invece la fabbricazione del territorio. Una mola da arrotino Frescura, venditore ambulante, e a di una montatura in tartaruga da parte e il richiamo del petenèr ambulante Giovanni Lozza, arrotino e meccanico, di un artigiano cadorino, tra gli ultimi (venditore di pettini in osso) suggeriscono l'apertura nel 1878 della prima fabbrica di a praticare in Italia questo tipo di al visitatore che la storia dell’occhialeria occhiali a Calalzo di Cadore. L’esposizione lavorazione.

Lorenzago di Cadore Via Costola, 26 Tracce e ricordi dei Papi a Lorenzago tel. 0435 550016 ■ Nel 2005, alla morte di Papa Giovanni Paolo II, si è voluto dedicare uno spazio per ricordare i soggiorni tel. 0435 75043 (parrocchia) papali nel piccolo paese cadorino. Lungo il percorso espositivo, ospitato nell’ex canonica, sono messi in mostra alcuni oggetti particolarmente suggestivi, come i bastoni da passeggio o il messale con la firma autografa. [email protected] Numerose anche le fotografie che ritraggono il pontefice polacco durante le vacanze e le escursioni. www.museodelpapa.it Dal 2007, una stanza è dedicata a Papa Benedetto XVI che ha trascorso a Lorenzago, anche lui, alcune settimane.

84 ■ l o z z o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo della latteria

■ L’edificio che ospita il Museo è stato, tra il Lozzo di Cadore 1962 e il 1984, la sede della Latteria Sociale di Lozzo di Cadore. La storia che il Museo racconta Via Padre Marino, 404 prende l’avvio nel 1884 con la fondazione del tel. 0435 76051 primo caseificio in paese e prosegue fino a (ufficio turistico) oggi, portando con sé i segni dei cambiamenti del territorio cadorino: da latteria a luogo www.lozzodicadore.org della memoria, passando attraverso il boom dell’occhialeria in Cadore, quando una parte della cantina per i formaggi venne concessa in uso a un laboratorio di occhiali. Tra le prime esperienze di Latterie Sociali in Italia, si annovera quella di Canale d’Agordo dove, nel 1872, venne aperta la prima Società Cooperativa che raccoglieva e trasformava il latte dei soci. L’esperienza agordina fu positivamente sperimentata in particolare, è affidata alla narrazione testuale; Apertura Cadore, tanto che alla fine dell’Ottocento ogni mentre l’esposizione degli attrezzi da lavoro, la periodo estivo, festività paese aveva la propria Latteria Sociale. Dopo grande fontana in cemento per la refrigerazione e su prenotazione gli anni ‘70 del Novecento, con la progressiva del latte e le caldaie in rame per la produzione diminuzione delle piccole aziende agricole, i del formaggio, supportati dai documenti visivi Ingresso gratuito caseifici iniziarono a chiudere: quello di Lozzo di (fotografie e filmati) che ne contestualizzano Cadore fu tra gli ultimi. e illustrano l’utilizzo, descrivono le tecniche Servizi Il Museo è oggi chiamato a raccontare questo casearie. In una piccola sala il visitatore viene visite guidate aspetto della storia locale che appartiene a un informato degli aspetti storici ed etnografici delle laboratori didattici passato recente. La conservazione di una parte attività di alpeggio, delle quali si conserva ancora archivio storico importante degli arredi originali del caseificio e la intatto sul territorio il ricco patrimonio costituito Proprietà raccolta, da parte di un gruppo di appassionati, di da casere e stalle poste in alta montagna. è privata, Associazione Latteria Sociale oggetti e di fotografie legati alle attività casearie e stato dato rilievo, inoltre, alla memoria e alle di Lozzo di Cadore di alpeggio hanno offerto lo spunto per tracciare testimonianze orali. In occasione del nuovo il percorso di visita seguendo “la filiera del latte”: allestimento, nel 2010, sono state realizzate Gestione pubblico-privata dalla mungitura in stalla fino alla cantina per delle video-interviste a vecchi e giovani casari e Comune di Lozzo di Cadore la stagionatura del formaggio. La storia delle allevatori. Frammenti di queste testimonianze si e Associazione Latteria Sociale latterie cadorine e della latteria di Lozzo, in possono vedere e ascoltare all’interno del Museo. di Lozzo di Cadore

85 ■ a u r o n z o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo Palazzo Corte Metto

Auronzo di Cadore ■ Palazzo Corte Metto ospita un museo che preziosissime testimonianze dai siti di Monte illustra gli aspetti naturalistici e archeologici del Calvario, borgata Tarin, piazza Vigo e altri ancora Via Dante, 4 territorio del Centro Cadore. in Comune di Auronzo. La maggior parte dei materiali naturalistici, Quello di Palazzo Corte Metto non vuole essere tel. 0435 400216 (museo) molti di provenienza locale, ai quali si è attinto un museo tradizionale, rigidamente diviso per inaugurare nel 2008 il nuovo allestimento in sezioni, l’idea invece è di offrire un filo di 0435 400035 appartenevano a una collezione privata donata lettura unitario e coerente. L’integrazione fra i (municipio) al Comune alcune decine di anni fa. Due sono i diversi aspetti è particolarmente evidente nelle www.comune.auronzo.bl.it temi principali attorno cui si sviluppa il percorso sezioni dedicate alle scienze della vita, con un espositivo: da un lato, la storia naturale della superamento della tradizionale dicotomia fra montagna cadorina e dolomitica, nei suoi aspetti mondo vegetale e animale (piante/animali) e geologici, geomorfologici, botanici e zoologici; senza alcuna indulgenza verso le tradizionali dall’altro, la storia dell’uomo, in questi stessi impostazioni di tipo sistematico e classificatorio. luoghi, intesa soprattutto come storia del passato Al visitatore non sono offerte rassegne distinte archeologico, di cui stanno venendo alla luce di esemplari di funghi, alberi, fiori, insetti, uccelli,

Apertura periodo estivo, festività orari 10.00-12.30 / 15.30-19.00 e su prenotazione

Ingresso a pagamento

Servizi visite guidate laboratori didattici

Proprietà e gestione pubblica Comune di Auronzo di Cadore

86 ■ a u r o n z o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■ mammiferi, ecc., bensì finestre aperte su ambienti come il bosco, o su fenomeni come l’avvicendarsi dei fenomeni biologici, secondo il succedersi delle stagioni o l’alternarsi del giorno e della notte, oppure le dinamiche relative ai rapporti preda- predatore o fiore-insetto. Alcune sale sono riservate interamente alla geologia, come l’ampia serie stratigrafica attraverso la quale il visitatore può prendere coscienza della scala temporale degli eventi che hanno dato origine alle montagne dolomitiche ed alle rocce di cui sono formate. Stretta è anche l’integrazione fra gli aspetti biologici e gli spunti offerti dalle scienze della terra, come nella puntigliosa illustrazione di tematiche relative all’acqua o al suolo. ■ Animali notturni, il gufo ■ Sezione mineralogica I temi naturalistici si affiancano a quelli che riguardano l’uomo. Al secondo piano e frequentato fino al IV secolo d.C. Dallo in questo caso è stato evidenziato il del Museo, la sezione archeologica ospita scavo, ancora in corso, provengono le rapporto con il territorio e l’uomo che lo un’intera sala dedicata alla viabilità antica lamine “a pelle di bue”, i simpula con manici vive, documentando con immagini e con e allo studioso autodidatta, di origini recanti iscrizioni, due dischi in bronzo l’esposizione di campioni di minerali, che cadorine, Alessio De Bon, al quale si devono finemente cesellati e l’ara sacrificale in tufo. si possono incontrare nel territorio di approfonditi studi archeologici in terra Infine, nel sottotetto, trovano spazio i Auronzo, l’importante attività estrattiva di veneta e cadorina. Di grande fascino sono i minerali, con la descrizione di come si piombo, zinco, blenda, oggi abbandonata, reperti provenienti dal santuario di Monte presentano in natura e di come avvengono ma ancora praticata nella seconda metà del Calvario, attivo a partire dal II secolo a.C, i processi di mineralizzazione. Anche secolo scorso.

Auronzo di Cadore

tel. 0435 99603 Museo della Grande Guerra, Piani di Lavaredo, Monte Piana (Consorzio Turistico Auronzo-Misurina)

■ Al terzo piano di Palazzo Corte Metto si trova la sede della locale sezione ANA di Auronzo di Cadore, dove tel. 0435 39034 è ospitata una ricchissima raccolta di riproduzioni fotografiche dedicate alla Grande Guerra sulle Dolomiti. (Rifugio Bosi) Nelle sale sono inoltre ospitati alcuni cimeli della prima e della seconda Guerra Mondiale. L’esposizione www.montepiana.com rappresenta un buon punto di partenza per escursioni a Misurina, ai Piani di Lavaredo e a Monte Piana, luoghi che furono teatro dei drammatici eventi bellici 1915-1918. Al Rifugio Angelo Bosi, sul Monte Piana, è inoltre possibile visitare, durante l’estate, una piccola mostra permanente di reperti raccolti in zona.

87 ■ c o m e l i c o s u p e r i o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo La stua

Comelico Superiore ■ In Comelico la rappresentazione della cultura e della storia locale e la conservazione delle Casamazzagno memorie del passato otto-novecentesco trovano spazio nei numerosi musei e raccolte di carattere Via San Leonardo, 11 storico-etnografico presenti sul territorio. tel. 0435 68425 A Casamazzagno nel 1988 è stata allestita, per volontà dell’Associazione "La stua", una mostra permanente di oggetti, attrezzi e strumenti di lavoro, donati dalla popolazione locale, e destinata a testimoniare le memorie materiali della storia otto-novecentesca del paese. La collezione è ospitata in una vecchia casa del “rifabbrico” che si sviluppa su tre piani. Al piano terra la ricostruzione della cucina con il focolare aperto e la presenza di una stua ottocentescchi di una camera da letto con (tinello con pareti foderate in legno dotato di alcuni capi di abbigliamento popolare femminili una grande stufa in muratura), hanno permesso e maschili e la biancheria di un corredo nuziale di rappresentare due tipici ambienti della casa degli inizi del ‘900. Nelle rimanenti sale sono comelicese e di mettere in mostra i caratteristici esposti, seguendo il criterio tematico, attrezzi oggetti e suppellettili: piatti, scodelle, pentole, legati alle attività tradizionali agricole e di macinini, filatoi, vecchie macchine da cucire, ecc.. allevamento, alla lavorazione della canapa e della Alle pareti del tinello, sono appese numerose lana e a differenti mestieri artigianali praticati un fotografie incorniciate che riproducono volti tempo in loco. Apertura di uomini e di donne del paese, di soldati e di Merita attenzione la rassegna di strumenti per periodo estivo e su prenotazione gruppi familiari, quasi a ricordare che dietro il taglio delle piante (asce, segoni, catene per Ingresso agli oggetti ci sono storie e vicende umane. il traino, ecc.) e per la lavorazione del legno gratuito Accanto alla cucina è ricostruita la cantina, con che testimoniano l’importanza di tali attività l’esposizione di una serie di interessanti recipienti nel contesto comelicese. Di interesse anche la Proprietà in pietra e in terracotta per la conservazione raccolta di stampe religiose di carattere popolare Regola di Casamazzagno del burro e dello strutto, i due principali grassi che un tempo erano appese nelle camere da letto utilizzati in Cadore per cucinare fino alla metà o in altre stanze della casa e qui fanno mostra di Gestione privata, Associazione del secolo scorso. sé lungo le pareti delle scale che collegano i tre culturale ladina La stua Ai piani superiori, trovano spazio gli arredi piani dell’esposizione.

88 ■ c o m e l i c o s u p e r i o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Algudnei Spazi per la cultura ladina in Comelico

■ Algudnei: algu (qualcosa) nei (noi), qualcosa e continuità con i carnevali alpini ed europei, Comelico Superiore di noi, della nostra storia, del modo di vivere è uno degli eventi più sentiti e partecipati e interagire con l’ambiente e il contesto in cui dall’intera comunità locale. Nello spazio di Dosoledo abbiamo vissuto e in cui viviamo. Con questo Algudnei, accompagnati dalle immagini in Palazzo della Regola nome il Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico bianco e nero che testimoniano i carnevali dei Superiore e la Regola di Dosoledo presentano primi decenni del secolo scorso, sono esposti i Piazza Tiziano, 2 al visitatore il loro progetto di spazio culturale volti in legno, i costumi e i colorati copricapo tel. 347 4893734 multimediale. Algudnei non vuole essere un che contraddistinguono la tradizionale [email protected] museo, ma un percorso di interpretazione e mascherata che si rinnova ogni anno. Il matazin restituzione di alcuni aspetti della storia del e il lacché sono le caratteristiche maschere www.algudnei.it Comelico: il carnevale, le Regole, il Rifabbrico. del carnevale comelicese che aprono il corteo, La mascaradä comelicese, con le sue analogie precedute dai pagliacci, avanzando a tempo

Apertura periodo estivo e su prenotazione

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate conferenze archivio

Proprietà e gestione privata Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore e Regola di Dosoledo

89 ■ c o m e l i c o s u p e r i o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Le sezioni dedicate, rispettivamente, alle Regole e al Rifabbrico

di musica e compiendo passi di danza ma sicuramente presente già in epoca muratura ordinatamente disposti in attenti e piccoli balzi nell’aria lungo le vie di anteriore, l’Istituto regoliero si trova ancora piani urbanistici. Dosoledo e degli altri paesi di Comelico oggi presente in buona parte del Cadore ed Con una serie di norme, che vanno sotto Superiore. Durante la festa, che si svolge è particolarmente vivo in Comelico. il nome di Rifabbrico, si cercò di porre fine nella piazza del paese, ballano la vecia, Regola sta a indicare il diritto di proprietà ai continui incendi che periodicamente la polka, facendo ruotare i coloratissimi e la gestione collettiva da parte delle devastavano i villaggi. In pochi decenni fazzoletti che compongono il costume. popolazioni originarie del luogo di beni di la tradizione costruttiva del Cadore subì All'organizzazione delle Regole è dedicata interesse agro-silvo-pastorale. una trasformazione radicale, per lasciare la seconda sezione dello spazio espositivo Il percorso di visita termina ilustrando le spazio a un nuovo paesaggio urbano fatto di Algudnei: filmati, immagini, mappe e vicende urbanistiche del Rifabbrico. di edifici squadrati, strade perpendicolari testi si succedono, seguendo la linea del A partire dalla seconda metà del XIX secolo e piazze. Il primo centro a sperimentare tempo, descrivendo l’evoluzione delle gli antichi insediamenti cadorini, costituiti tale evoluzione architettonica e urbanistica Regole e il ruolo che rivestono ancora da agglomerati di abitazioni multifamiliari fu il paese di Padola, frazione di Comelico oggi. e di fabbricati rustici, prevalentemente Superiore, bruciato da un tremendo Comparso in forma ufficiale nel XIII secolo, in legno, vennero sostituiti da abitati in incendio nel 1845.

90 ■ c o m e l i c o s u p e r i o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo della cultura alpina e ladina del Comelico

■ Carri agricoli, carriole, zappe, rastrelli, Comelico Superiore finimenti per cavalli, zangole per il burro e grandi caldaie in rame per la produzione del Padola formaggio, asce e seghe per il taglio delle Vicolo Calvi piante, filatoi a pedale e aspi per avvolgere il filo, ferri da stiro a braci, macchine da cucire: tel. 0435 67021 la collezione esposta a Padola è composta da (Consorzio turistico Val Comelico Dolomiti) migliaia di reperti. Il nome stesso dell’istituzione, tel. 333 2082087 Museo della cultura alpina e ladina del (Gianni Carbogno responsabile museo) Comelico, ne svela le finalità: documentare la cultura materiale del Comelico in un’ottica di comunanza e continuità con quella dell’intero arco alpino e delle valli che sono oggi definite ladine. L’esposizione è stata aperta al pubblico nel 1990 grazie all’appassionato lavoro di Evangelista De Martin, al quale si deve la raccolta di buona parte degli oggetti che sono ospitati nel sottotetto delle ex scuole elementari frazionali. L’istituzione ha visto, fin da subito, il sostegno della Regola e del Comune di Padola e di molti privati. Il percorso di visita, organizzato per sezioni tematiche, alterna alla esposizione di l’esposizione conserva il carattere della raccolta oggetti alcune ricostruzioni d’ambiente: la spontanea. Una sezione è dedicata al ricordo Apertura cucina, la camera da letto, il tinello, un angolo delle due Guerre Mondiali attraverso decine di periodo estivo e su prenotazione di fienile. Tra le sezioni più ricche e interessanti fotografie di coloro che vi hanno combattuto e vanno segnalate quelle dedicate al lavoro nel di numerosi cimeli. Fanno parte del patrimonio Ingresso bosco, importante risorsa economica per le museale anche un’ampia raccolta di fotografie gratuito popolazioni locali, alle attività di fienagione, che illustrano la storia del paese. Di straordinario di allevamento del bestiame e produzione dei interesse è la serie di minuziose riproduzioni Servizi visite guidate latticini. Gli oggetti, accompagnati da brevi in scala di ambienti della casa tradizionale didascalie, sono offerti al visitatore senza vetrine comelicese, dei luoghi di lavoro più significativi e Gestione né particolari dispositivi ostensori, così che di carri, di aratri e di slitte trainate da cavalli. privata

91 ■ d a n ta d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo paleontologico Le radici della vita

Danta di Cadore ■ L’esposizione di reperti paleontologici di i trilobiti, tra i quali un esemplare di Dicranurus Danta di Cadore, paese posto a 1400 metri monstruosus, specie vissuta nel Devoniano (circa Via G. Marconi, 1 d’altitudine, ha aperto al pubblico nel 2008. 400 milioni di anni fa). Di interesse anche il cranio L’iniziativa si deve al naturalista veneziano di un dinosauro e quello di un orso delle caverne, tel. 0435 650072 (municipio) Bruno Berti, che ha donato al Comune parte estintosi dopo l’ultima glaciazione Würniana, della sua raccolta paleontologica ampliata culminata circa 20.000 anni fa. A incuriosire [email protected] successivamente da importanti reperti dati il visitatore, tuttavia, è soprattutto il fossile di www.cadore.it/danta/comune/home in dono dal Centro Studi Ricerche Ligabue cucciolo di dinosauro (Psittacosaurus ), vissuto di Venezia. Le radici della vita espone reperti nell’Asia orientale all’inizio del Cretaceo, circa 110 di fossili vegetali e animali provenienti da milioni di anni fa. Si tratta di un erbivoro bipede, diverse aree del mondo: Messico, Marocco, lungo circa 2 metri, con lunghe zampe posteriori e Sud America, ecc. che coprono il vasto corte zampe anteriori. Le eccezionali condizioni di arco di tempo che va dalla comparsa delle conservazione hanno consentito di ipotizzare che prime forme di vita sulla terra fino all’età dopo essere stato ferito, forse da un predatore, della pietra. Nelle vetrine che tracciano il l’animale si sia ritirato e sia morto senza subire percorso di visita sono conservati numerosi altre predazioni, il corpo è stato successivamente fossili: le impronte di pioggia su un ricoperto da sedimenti fluviali che ne hanno campione di arenaria di 280 milioni di anni permesso la conservazione. L’esposizione ha fa, gli organismi pluricellulari risalenti al particolare valore didattico ed è rivolta soprattutto Proterozoico (circa 600 milioni di anni fa) e alle scolaresche.

Apertura ■ Fossile di cucciolo di dinosauro (Psittacosaurus) periodo estivo luglio ed agosto tutti i giorni e su prenotazione

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate

Proprietà e gestione pubblica Comune di Danta di Cadore

92 ■ s a n p i e t r o d i c a d o r e ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo casa Angiul Sai

■ La ricchezza di boschi del Cadore si è architettura tradizionale e proprio per questo San Pietro di Cadore espressa storicamente anche attraverso l’uso la Regola di Costalta ha voluto destinarla a del legno nella fabbricazione degli edifici civili museo. Alcuni indizi fanno ritenere che l’edificio Costalta e rurali. Tuttavia, con le norme del Rifabbrico, sia costruito con materiali provenienti da altro Via Stadoan, 12 che imposero l’utilizzo prevalente della pietra manufatto esistente poco più a valle, il quale fu nella costruzione delle abitazioni distrutte dagli spostato nell’attuale posizione probabilmente tel. 0437 944688 incendi o di nuova fabbricazione, la fisionomia per motivi di legati alla instabilità del suolo. tel. 333 779032 dei paesi mutò. A Costalta, i numerosi fabbricati L’abitazione, che reca incisa sulla trave di in legno ancora esistenti hanno incoraggiato a colmo la data 1858, è costruita con la tecnica valorizzare l’originale patrimonio architettonico. del blockbau: pianta quadrata, travi incastrate Casa Angiul Sai, dal nome del suo ultimo sovrapposte, scale esterne e ballatoi lignei. proprietario, è un esempio significativo di questa La visita agli spazi interni viene introdotta da

Apertura periodo estivo e su prenotazione

Ingresso gratuito

Servizi visite guidate mostre

Proprietà privata, Regola di Costalta

Gestione Associazione Amici del Museo

93 ■ san pietro di cadore ■ santo stefano di cadore ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Camera da letto ■ Cucina con il focolare aperto

alcuni pannelli che descrivono le tecniche e un tavolo con sedie e panche; il tinello e biancheria dei secoli XIX e XX. Il lato nord costruttive più diffuse nell’architettura con il vecchio forno per cucinare il pane e dell’edificio è occupato dalla stalla, con il tradizionale di montagna. per scaldare. Come accadeva in molte case, pavimento in pietra e tavoloni in larice, I solai, i pavimenti e i muri sono tutti il forno non era dotato di canna fumaria mentre al piano superiore si trova il fienile, in legno, e la casa è stata arredata con e il fumo usciva liberamente attraverso alle cui pareti sono appesi alcuni attrezzi mobili e suppellettili che ricostruiscono un l’ingresso, passando per il corridoio e da lavoro legati alla fienagione e un grande ambiente domestico degli inizi del ‘900: la annerendone le pareti. Al piano superiore crocifisso. Il fienile è anche utilizzato come cucina con il focolare aperto, una piattaia si trova la camera da letto, con arredi, abiti spazio espositivo per mostre temporanee.

S. Stefano di Cadore Costalissoio Museo Regianini Via Garibaldi, 15 ■ tel. 0435 62600 Nel Comune di Santo Stefano di Cadore, nella frazione di Costalissoio, si trova l’esposizione (Regola di Costalissoio) permanente di quadri dell’artista Luigi Regianini. Pittore, scultore e grafico milanese, Regianini era profondamente legato al Comelico e al paese di Costalissoio, la madre era infatti originaria di Apertura Costalta. La sua produzione artistica si colloca nella corrente surrealista contemporanea della quale periodo estivo e su prenotazione è considerato uno dei maggiori esponenti. I suoi quadri sono popolati da personaggi non-sens e mostruosi che abitano un mondo altrettanto surreale. Entrata Grazie alla generosa donazione dell’artista, la Regola di Costalissoio ha allestito una mostra gratuita permanente con le produzioni più significative del pittore. L’esposizione, che si rinnova ogni anno con Proprietà e gestione nuove opere, è articolata in tre aree tematiche, di cui una dedicata alle storie e alle leggende locali. privata, Regola di Costalissoio 94 ■ s a p pa d a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Piccolo museo della Grande Guerra

■ Durante la prima Guerra Mondiale sul fronte Sappada1 del Comelico e di Sappada, l’obiettivo dei due eserciti era quello di mantenere le posizioni e di Borgata Mulbach impegnare periodicamente il nemico allo scopo loc. Cascatelle di alleggerire la pressione su altri fronti. Dallo scoppio delle ostilità, nella primavera del 1915, tel. 0435 469131 fino alla disfatta di Caporetto, nell’autunno del (Ufficio turistico) 1917, l’area non fu mai scenario di importanti www.ilpiccolomuseodellagrandeguerra.it battaglie tali da determinare le sorti della Il Museo è inserito nell’Ecomuseo guerra. Le vicende belliche, tuttavia, segnarono della Grande Guerra la vita delle persone lasciandone un forte www.ecomuseograndeguerra.it ricordo. L’iniziativa museale, avviata a partire dal 2002, Apertura ha visto fin dal suo nascere il sostegno del estate 10.00-12.00 / 16.00-19.00 Comune di Sappada e di molti volontari e da metà luglio a metà settembre associazioni locali. La collezione è costituita martedì, venerdì e domenica da numerosi reperti provenienti dal fronte di Entrata guerra del Comelico e di Sappada e da altri gratuita territori della provincia di Belluno. La maggior parte dei cimeli è stata ritrovata e raccolta sul Servizi terreno da due collezionisti locali, ma molto visite guidate materiale proviene anche da donazioni e Proprietà e gestione prestiti privati. Si trovano esposti oggetti di uso privata quotidiano dei soldati al fronte come pettini e ■ Equipaggiamenti e manifesti militari ferri da barba, borracce e gavette in alluminio per il rancio, racchette da neve e ramponi, un set chirurgico da campo. Gli oggetti sono 1) Il Comune di Sappada è passato alla Regione Venezia Giulia e necessari per spostarsi sui terreni coperti di accompagnati da riproduzioni di documenti fa parte della Provincia di Udine dal neve e ghiacciati e differenti modelli di stufe provenienti da archivi locali e privati (pagine di dicembre 2017, tuttavia si è ritenuto da campo. Di grande interesse è la raccolta giornale, cartoline postali, etc.) e da fotografie opportuno mantenere la segnalazione di equipaggiamenti di entrambi gli eserciti: di singoli soldati in divisa che esibiscono le delle istituzioni museali per il legame elmetti, occhialini, maschere antigas e anche armi in dotazione, ma anche di trincee o di storico con il territorio cadorino e per il permanere di alcune di esse nella Rete armi varie come fucili, granate, baionette, un gruppo di profughi sappadini, giunto in museale Cadore e Dolomiti istituita dalla mazze da trincea e tirapugni. Tra i pezzi anche Toscana dopo il 1917. Magnifica Comunità di Cadore.

95 ■ s a p pa d a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Casa museo della civiltà contadina Puicher s’Kottlars haus / schtòl

Sappada ■ Le abitazioni interamente in legno delle borgate sappadine (heivilan) rappresentano Borgata Cretta uno degli elementi peculiari del paesaggio locale. La Casa Puicher s’Kottlars tel. 0435 469131 (ufficio informazioni turistiche) rappresenta un significativo esempio di questa tipologia di case in stile blockbau. 0435 469126 Abitata fino agli anni ’80 del secolo scorso, (municipio) è stata acquistata dal Comune al fine di adibirla a museo e documentare l’edilizia abitativa tradizionale di Sappada. Gli ultimi due proprietari sono vissuti nella casa le pareti foderate in legno, la stufa in muratura senza apportarvi sostanziali cambiamenti: (kòchlouvn) e un tavolo sul quale sono esposti entrandovi si ha oggi la sensazione che degli oggetti che illustrano i lavori svolti dalle il tempo sia stato sospeso. Discosto dalla donne sappadine durante i lunghi inverni: il strada che attraversa Borgata Cretta, ricamo, la fabbricazione delle scarpe di stoffa, il l’edificio, databile alla metà del XIX secolo, rammendo e il cucito. Al piano superiore si trova si trova immerso nel verde. L’abitazione, il gabinetto (gònk) all’esterno del ballatoio, una secondo l’impianto tradizionale, presenta seconda camera da letto e un piccolo laboratorio al piano terreno un corridoio (labe), che si per aggiustare e fabbricare attrezzi da lavoro. Alla sviluppa da est a ovest, dal quale si accede casa sono annessi, diversamente da come accade alla cucina (kuchl), al tinello (kòschtibe) e in questa tipologia di abitazione, la stalla (schtòl) a una camera da letto (kommer). A stupire e al piano superiore il fienile(dille) . Da alcuni è soprattutto la cucina-affumicatoio: il anni, nello spazio antistante l’ingresso, è stato Apertura fumo del grande focolare aperto, usato ricavato un piccolo orto dove sono seminate, a periodo estivo e su prenotazione per cucinare e per affumicare le carni e le titolo esemplificativo, alcune piante tra le più chiuso in inverno ricotte, ne ha completamente annerito le rappresentative di quelle coltivate un tempo a Entrata pareti impregnando il legno di un intenso Sappada: rafano, erba cipollina, crescione, orzo, a pagamento odore acre. Sul tavolo e sulla semplice segale, avena, fave, patate, rape, cappucci, etc. mobilia che arreda la stanza sono esposte le Non mancano, in un angolo, le erbe aromatiche Servizi vecchie stoviglie: piatti, forchette, pentole utilizzate un tempo come l’assenzio, l’origano, la visite guidate in ferro, un paiolo in rame, piccoli attrezzi menta e il dragoncello (pèrschtròmm), ingrediente Proprietà e gestione tutti appartenuti ai proprietari della casa. fondamentale per condire la ricotta acida pubblica, Comune di Sappada Accanto alla cucina si trova il tinello, con sappadina.

96 ■ s a p pa d a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

Museo etnografico maestro Giuseppe Fontana

■ Sappada (Plodn) è un’isola alloglotta Le sezioni etnografiche sono introdotte dalla Sappada germanofona, la sua fondazione sembra si debba presentazione dell’ambiente naturale della a un gruppo di famiglie provenienti dall’Austria vallata sappadina, attraverso reperti faunistici, Borgata Cima Sappada che si stanziarono nella valle intorno all'XI campioni di minerali e disegni botanici, e delle tel. 0435 469131 secolo. Alla storia e alla cultura sappadine si origini storiche con la riproduzione di documenti (ufficio informazioni turistiche) dedicò con passione Giuseppe Fontana, cultore antichi e fotografie. Sulle pedane, che tracciano e studioso delle tradizioni locali, a lui si deve il percorso di visita, sono messi in mostra abiti, 0435 469126 (municipio) il primo e più importante nucleo di oggetti mobili, suppellettili, strumenti e attrezzi di lavoro che nel 1972 portò all’apertura del Museo che raccontano la cultura materiale espressa etnografico. Dal 2009 l’istituzione, rinnovata localmente in ambito rurale e artigianale, a nell’allestimento, ha trovato sede in un edificio cavallo tra l’800 e il ‘900, prima dell’avvento in Borgata Cima Sappada. del turismo. I vari spazi, ordinati per aree

Apertura periodo estivo, Natale e Pasqua e su prenotazione

Entrata a pagamento

Servizi visite guidate

Proprietà e gestione pubblica, Comune di Sappada

97 ■ s a p pa d a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Manufatti religiosi ■ Strumenti agricoli

tematiche, presentano uno straordinario del culto mariano nel contesto locale. una categoria sociale differente: i poveri patrimonio oggettuale che documenta Vi sono anche oggetti riferibili alla (Pettlar), i contadini (Paurn) e i signori una realtà culturale tipicamente alpina religiosità popolare come le stampe di (Hearn) ai quali si ispirano le differenti e di montagna, basata sull’economia immagini sacre e i crocifissi appesi un maschere del corteo. La maschera più agro-silvo-pastorale. Si distinguono tempo nelle camere da letto e nei tinelli. suggestiva e simbolo del carnevale è il lungo il percorso di visita le sezioni Nella sezione dedicata al carnevale, la Rollate, vestito con una spessa pelliccia dedicate rispettivamente alla religiosità grande maschera del Rollate introduce scura di montone, alla quale è legata in e al carnevale. Nella prima, sono esposti il visitatore alla conoscenza di questa vita una catena per il bestiame da cui interessanti manufatti artistici di ambito tradizionale manifestazione (Vosenòcht) pendono dei rumorosi campanacci (rolln) ecclesiastico, come un’immagine plastica ancora fortemente vissuta e partecipata e da cui la maschera prende il nome. Ha policroma della Madonna che trattiene dalla comunità locale e di forte attrazione il volto coperto da una maschera di legno fra le braccia il corpo del Figlio morto turistica. Il Carnevale sappadino si svolge con evidenti baffi scuri e in mano tiene una (Vesperbild) e una Madonna con Bambino durante le tre domeniche che precedono scopa di saggina che spesso usa su coloro “vestita”, che testimoniano l’importanza la Quaresima, ogni giornata è dedicata a che gli si avvicinano.

98 ■ s a p pa d a ■ musei e collezioni della provincia di belluno ■

■ Sfilata dei Rollate a Sappada. I volti lignei e la ritualità del Carnevale, tradizione vivissima della montagna alpina, trovano spazio anche nei musei del Bellunese

99 Bibliografia

La bibliografia proposta non ha alcuna pretesa di essere esaustiva, ma si limita a segnalare alcuni testi che si ritengono essenziali e risultano di facile reperimento per un primo approccio alla conoscenza dei musei e delle collezioni bellunesi e dei temi relativi a essi.

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101 Indice dei luoghi

A F Rocca Pietore Agordo 49, 50 Falcade 52 Serauta 56 Alano di Piave 10 Feltre 13, 15, 17, 21 S Arsié 22 G San Gregorio nelle Alpi 29 Auronzo di Cadore 86, 87 Gosaldo 47 San Pietro di Cadore B Costalta 93 L Belluno 34, 37 San Vito di Cadore 67 Lamon 23 Cavarzano 39 Santo Stefano di Cadore La Valle Agordina 48 Tisoi 38 Costalissoio 94 Livinallongo del Col di Lana 57 Sappada (Udine) 95, 96, 97 Borgo Valbelluna Longarone 73 Sedico 30 Mel 32 Castellavazzo 77 Selva di Cadore 54 Codissago 75 C Seren del Grappa 22 Canale d’Agordo 53 Lorenzago di Cadore 84 Cesiomaggiore 25, 28 Lozzo di Cadore 85 T Taibon Agordino 51 Chies d’Alpago 40 O Tambre Cibiana di Cadore Ospitale di Cadore 77 Monte Rite 68 Pian Cansiglio 45 P Comelico Superiore Pian dell’Osteria 43 Pedavena 20 Casamazzagno 88 Tambruz 45 Perarolo di Cadore 78 Dosoledo 89 Valdenogher 42 Pieve di Cadore 79, 80, 81, 82 Padola 91 V Cortina d’Ampezzo 58, 60, 62 Q Val di Zoldo Passo Falzarego 64, 66 Quero Vas Forno 70 Caorera 12 D Goima 71 Schievenin 11 Danta di Cadore 92 Z R Zoppé di Cadore 72 Rivamonte Agordino Le Campe 46 Tos 47 Sappada Comelico Superiore S. Pietro di Cadore Danta di Cadore

S. Stefano di Cadore Cortina d’Ampezzo Auronzo di Cadore

Lorenzago di Cadore Livinallongo del Col di Lana Lozzo di Cadore S. Vito di Cadore Selva di Cadore Pieve di Cadore Rocca Pietore Cibiana di Cadore Perarolo di Cadore

Zoppé di Cadore

Falcade Val di Zoldo Canale d’Agordo

Taibon Agordino

Agordo La Valle Agordina Longarone Rivamonte Agordino Gosaldo

Chies d’Alpago

Belluno Tambre

S. Gregorio nelle Alpi Sedico Cesiomaggiore

Lamon Pedavena Borgo Valbelluna

Feltre

Seren del Grappa Arsié

Qureo Vas

Alano di Piave Stampato su carta ecologica Fedrigoni Symbol Freelife Satin prodotta da cellulose provenienti da foreste gestite in maniera corretta e responsabile

Grafica e stampa: Tipografia Piave srl Belluno Novembre 2019 In occasione del 70° anniversario di fondazione del Rotary Club Belluno (23 novembre 1949)