Comune di San Marco Evangelista PROVINCIA DI OGGETTO: P.O.R. F.E.S.R. 2007-2013 ASSE 1 “Sostenibilità ambientale e attrattività culturale e turistica” OBIETTIVO SPECIFICO 1.B “Rischi naturali” OBIETTIVO OPERATIVIO 1.6 "Prevenzione dei rischi naturali ed antropici" Supporto alle province ed ai comuni per l'aggiornamento, la diffusione e l'informazione del Piano Comunale di Protezione Civile D.G.R. n.146 del 27/05/2013

Piano di Emergenza Comunale

Tavola : Relazione Tecnica Illustrativa

Il Sindaco : Il R.U.P.: Scala di rappresentazione:

Il Dirigente della P.M. REL. dott. Gabriele Cicala dott. Cap. Giusepppe Castiello Tavola N.:

Il Tecnico: RT. 01 Data di approvazione Ente: geom. Mauro De Lucia Indice PREMESSA ...... 4

ADEMPIMENTI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE ...... 7

NORMATIVA E DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO ...... 9

Normativa nazionale: ...... 9

Normativa regionale: ...... 10

Documentazione di supporto: ...... 12

1. INQUADRAMENTO GENERALE ...... 13

1.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 13

1.2 POPOLAZIONE ...... 14

1.3 LA RETE DELLE INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO ...... 17

1.4 LA RETE DELLE INFRASTRUTTURE DI SERVIZIO ...... 19

1.5 IL CLIMA ...... 19

1.6 GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO ...... 21

1.6.1 Uso del suolo ...... 23

1.6.2 Anagrafe edilizia ...... 25

1.6.3 Edifici strategici, di interesse pubblico e sensibili ...... 29

1.6.4 Strutture Sanitarie presenti sul territorio Comunale ...... 31

2. SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI ...... 32

2.1.1 Rischio idrogeologico ...... 32

Stralcio del Comune di San Marco Evangelista della carta del Rischio frane:Errore. Il segnalibro non è definito.

Stralcio del Comune di San Marco Evangelista della carta del Rischio idraulico:Errore. Il segnalibro non è definito.

...... Errore. Il segnalibro non è definito.

Altri eventi meteorologici avversi ...... 38

2.1.2 Rischio sismico ...... 40

Vulnerabilità sismica dell’edificato ...... 49

Elementi esposti ...... 51

Scenari di danno ...... 51 2.1.3 Rischio incendi boschivi e d’interfaccia ...... 53

Incendi di interfaccia ...... 55

2.1.4 Rischio antropico: rischio chimico - industriale ...... 58

Caratteristiche generali ...... 58

Valutazione degli effetti di danno ...... 59

Valutazione del livello di rischio – scenario di riferimento ...... 60

3. INDICATORI DI EVENTO E SISTEMA DI RISPOSTA DI PROTEZIONE CIVILE...... 62

3.1.1 Aree di emergenza...... 62

3.1.2 Aree di attesa della popolazione ...... 62

3.1.3 Aree di ricovero/accoglienza ...... 65

3.1.4 Aree di ammassamento ...... 67

3.1.5 Sistema di allertamento rischio idrogeologico ...... 69

4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE ...... 75

4.1.1 Salvaguardia della popolazione ...... 84

4.1.2 Verifica dell’idoneità delle risorse disponibili ...... 84

4.1.3 I soccorritori ...... 85

4.1.4 Rapporti con le Istituzioni locali per la continuità amministrativa e supporto alle attività di emergenza ...... 86

4.1.5 Informazione alla popolazione ...... 86

4.1.6 Ripristino della viabilità e trasporti ...... 88

4.1.7 Funzionalità delle telecomunicazioni ...... 88

4.1.8 Funzionalità dei servizi essenziali ...... 89

4.1.9 Relazione giornaliera sull’intervento ...... 89

4.1.10 Struttura dinamica del Piano ...... 90

5. MODELLO DI INTERVENTO ...... 92

5.1.1 Catena di Comando e Controllo ...... 92

Eventi Prevedibili ...... 92

Eventi NON prevedibili ...... 93

5.1.2 Centro Operativo Comunale...... 94 5.1.3 Attivazioni in Emergenza ...... 96

5.1.4 Attivazioni comuni alle diverse tipologie di rischio ...... 96

Delimitazione delle aree a rischio ...... 96

Predisposizione delle aree di ammassamento dei soccorritori ...... 97

Allestimento delle aree di ricovero della popolazione ...... 97

5.1.5 Rischi NON prevedibili ...... 99

5.1.6 Rischi prevedibili ...... 100

5.1.7 Procedure Operative ...... 104

6. APPROVAZIONE DEL PIANO E SUCCESSIVI AGGIORNAMENTI ...... 105

7. INTERVENTI MITIGATIVI ...... 106

Rischio Idrogeologico ...... 107

Modello di intervento ...... 107

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PREMESSA

Lo scrivente, geom. Mauro De Lucia, è stato incaricato dal Comune di San Marco Evangelista (CE) con Determina di Settore n. 65 del 19/10/2015 (Registro Generale n. 397) per la redazione del “Piano Comunale di Protezione Civile” conformemente alle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della Protezione Civile e dalle linee guida approvate dalla Giunta regionale della Campania con propria deliberazione n. 146 del 27/05/2013. Il Piano Comunale di protezione civile è uno strumento finalizzato soprattutto alla pianificazione delle attività ed agli interventi di emergenza e soccorso che devono essere attuati in occasione del verificarsi di eventi che condizionano la sicurezza delle persone, ovvero interferiscono anche in modo grave con il normale andamento delle attività antropiche. Tale strumento è orientato principalmente alla salvaguardia della vita umana e secondariamente, dove la risposta dell’ambiente fisico-grafico lo consente, alla protezione dei beni. Il Piano di Protezione Civile è uno strumento ”indispensabile” per la mitigazione degli effetti producibili a seguito del verificarsi di un evento calamitoso: inondazione, terremoto e/o frana, in tutte quelle aree dove l’attività di minimizzazione del rischio con altri strumenti (opere, norme, vincoli, delocalizzazioni) è condizionata dal ridotto grado di libertà imposto dal sistema antropizzato, ovvero dai tempi lunghi che spesso sono necessari per lo sviluppo di tali interventi. Il Piano, inoltre, è uno strumento “necessario” che deve essere approntato anche in quelle aree in cui, l’adozione di altre tipologie di interventi, pur riducendo gli effetti, ovvero la frequenza, comporta comunque il perdurare di un rischio residuale. Va però detto che, sebbene il piano nasca per gestire situazioni di elevata criticità, in realtà, per le analisi di rischio che sviluppa al suo interno e per le metodologie che adotta assume significati e valenze certo ben più ampie. In sintesi, il Piano di Emergenza è un documento finalizzato alla salvaguardia dei cittadini e dei beni attraverso una serie di procedure da affidare ad identificabili persone, per affrontare un evento calamitoso o una situazione di allarme e per adottare i necessari sistemi di ricognizione, monitoraggio e presidio in vista di un evento prevedibile. Nel piano è quindi necessario individuare i compiti e le responsabilità dell’Amministrazione,

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delle strutture tecniche, delle organizzazioni e degli individui in caso di incombente pericolo o di emergenza, definendo, nello stesso tempo, la catena di comando, le modalità di coordinamento organizzativo nell’attuazione degli interventi e le risorse umane e materiali necessarie per fronteggiare e superare l’emergenza stessa. Il lavoro effettuato viene articolato nel seguente modo: Relazione Tecnica Illustrativa (RT01), che ripropone un inquadramento del territorio comunale e delle criticità relative ai rischi principali che gravano sullo stesso (rischio idrogeologico, rischio sismico, rischio incendi boschivi, rischio incendi di interfaccia, rischio industriale, ecc.); Modello d’Intervento (MI01) - Procedure Operative per il Rischio Sismico Modello d’Intervento (MI02) – Procedure Operative per il rischio incendi d’interfaccia Modello d’Intervento (MI03) - Procedure Operative per il rischio chimico-industriale Il modello di intervento consiste nell’assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell’emergenza a livello comunale. Nel modello vengono riportate le procedure suddivise in diverse fasi operative per l’attuazione più o meno progressiva delle attività previste nel piano, in base alle caratteristiche ed all’evoluzione dell’evento, in modo da consentire l’utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di Protezione Civile presenti sul territorio. Modulistica allegata al piano (MA01) – Modelli e schede fac-simile in formato digitale. Alla presente relazione illustrativa sono inoltre allegate le seguenti cartografie tematiche, che risultano parte integrante della stessa: TER. 01 – Corografia del territorio comunale – scala 1:25.000; TER. 02 – Aereofotogrammetria – scala 1:5.000; TER. 03 – Carta degli assi viari principali – scala 1:5.000; TER. 04-1 – Carta idrografica – scala 1:25.000; TER. 04-2 – Carta idrografica – scala 1:5.000; TER. 05 – Carta d’uso del suolo – scala 1:5.000 (Elaborato 5 estratto dal PUC Territoriale); TER. 06 – Carta degli elementi sensibili ai fini di Protezione Civile – scala 1:5000; TER. 07 – Strutture di aggregazione e di accoglienza (aree di Protezione Civile);

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SIS. 01 – Carta della Pericolosità Sismica (Tavola Sismica estratta dal PUC del territorio comunale con inserimento delle aree di protezione civile) – scala 1:5000; INC. 01 - Carta Rischio Incendi Boschivi – scala 1:5.000; INC. 02 - Carta del Rischio da Incendi di Interfaccia – scala 1:5.000; INC. 03 - Carta degli incendi pregressi – scala 1:5.000; CHI. 01 - Insediamenti produttivi nel territorio comunale – scala 1:5.000.

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ADEMPIMENTI DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

In conformità all’art. 15 della Legge 225/1992 ed all’art. 108 del D.Lgs. 112/1998, il Sindaco è l’Autorità comunale di Protezione Civile e, pertanto, ha il compito di gestire e coordinare i soccorsi e l’assistenza alla popolazione, dando attuazione alla pianificazione di Protezione Civile. In quest’ottica ogni Comune, secondo la normativa italiana, ha l’onere di predisporre un Piano di Protezione Civile, i cui obiettivi prioritari sono i seguenti: 1. Individuare i rischi presenti nel proprio territorio, attraverso l’analisi di dettaglio delle caratteristiche ambientali ed antropiche della zona. Tale attività permette di individuare degli scenari di riferimento sui quali basare la risposta di Protezione Civile. 2. Affidare responsabilità e competenze, che vuol dire saper rispondere alla domanda “chi fa/che cosa”. L’individuazione dei responsabili, se pianificata in tempo di pace, permette di non trovarsi impreparati al momento dell’emergenza e di diminuire considerevolmente i tempi di intervento. 3. Definire la catena di comando e controllo e le modalità del coordinamento organizzativo, tramite apposite procedure operative, specifiche per ogni tipologia di rischio, necessarie all’individuazione ed all’attuazione degli interventi urgenti. Definire la catena di comando e controllo significa identificare: chi prende le decisioni, a chi devono essere comunicate, chi bisogna attivare e quali enti/strutture devono essere coinvolti. 4. Istaurare un sistema di allertamento, cioè definire le modalità di segnalazione di un’emergenza e di attivazione delle diverse fasi di allarme, per ciascuna tipologia di rischio. Tale attività è connessa all’organizzazione del presidio operativo. 5. Individuare le risorse umane e materiali necessarie per fronteggiare e superare la situazione di emergenza: quali e quante risorse sono disponibili e come possono essere attivate. Il Piano di protezione civile diventa così lo strumento trasversale che attraversa tutti i diversi livelli di pianificazione (in particolare gli strumenti urbanistici generali ed il piano di bacino) pur non appartenendo intrinsecamente a nessuno di essi. Il Piano di emergenza non può infatti essere equiparato e/o sostitutivo e/o alternativo né allo studio di piano urbanistico comunale in chiave puramente urbanistica, né alla

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pianificazione di bacino così come indicato dalla L. n. 183/89 sulla difesa del suolo, ma, ad entrambi, può fornire importanti supporti. Ciò, soprattutto a fronte del fatto che, rispetto ai contenuti, il Piano di Protezione Civile costituisce, nella norma, l’unico strumento nell’ambito del quale, ad oggi, sono effettuate analisi dettagliate e finalizzate del rischio a livello comunale. In tal senso è quindi uno strumento che può risultare propedeutico, ovvero integrare i contenuti di altri strumenti di Pianificazione territoriale. Rispetto al contesto di altri strumenti si evidenzia che il Piano di Protezione Civile risulta un utile supporto per: La realizzazione di Piani di delocalizzazione e riurbanizzazione di aree sottoposte ad elevato rischio ovvero di quelle strutture ad elevata vulnerabilità per le quali non risultano attuabili altre tipologie di intervento; Per definire norme e vincoli nell’ambito dello sviluppo ed adeguamento dei Piani Generali dei comuni; L’individuazione a scala comunale, ove il Piano di Bacino non risulti operante, ovvero dove questo non fornisce adeguato dettaglio, di interventi strutturali da inserire nel contesto dei Programmi di intervento Regionali e Provinciali.

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NORMATIVA E DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO

Di seguito si riporta una sintesi della normativa e della documentazione consultata per la redazione del presente piano:

Normativa nazionale:

Legge ordinaria del Parlamento n°225 del 24/02/199 2 – Istituzione del Servizio nazionale della Protezione Civile (pubb. Gazz. Uff. Suppl. Ord. n°64 del17/03/1992); Legge 11 agosto 1991, n. 266 – Legge quadro sul volontariato; Decreto Presidente della Repubblica n.194/2001 – Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle organizzazioni di volontariato nelle attività di protezione civile; D.Lgs. n°112 del 31/03/1998 – Conferimento di funz ioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997 (pubb. Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n°92 del 21/04/1998); Legge ordinaria del Parlamento n°267 del 3 agosto 1998 – Conversionei n legge, con modificazioni, del decreto – legge11 giugno 1998, n°180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico (pubb. Gazz. Uff. Serie Generale. n°183 del 07/08/1998); Legge n°265 del 3 agosto 1999 – Disposizioni in ma teria di autonomia e ordinamento degli enti locali, nonché modifiche alla legge 8 giugno 1990, n°142 (pubb. Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n°183 del 06/ 08/1999); Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 maggio 2001; Legge ordinaria del Parlamento n°401 del 09/11/200 1 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto – legge 7 settembre 2001, n°343, recante disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile (pubb. Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n°262 del 10/11/2001); Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ordinanzan°3274 del 20 marzo 2003. Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica (pubb. Gazz. Uff. n. 105 del 08/05/2003) e s.m.i.; Legge quadro in materia di incedi boschivi n°353 d el 21/11/2000; Decreto Presidente Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 “Indirizzi operativi per

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la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile”, come modificato dal medesimo provvedimento del 25 febbraio 2005; Atto di indirizzo 28 maggio 2004, recante “Indirizzi operativi per fronteggiare gli incendi boschivi”, a seguito del quale il 21 giugno 2004 è partita la “Campagna estiva lotta attiva agli incendi boschivi”. È doveroso aggiungere la Legge n. 100 del 12 luglio 2012 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto – legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile e che in effetti modifica, tra l’altro anche la Legge ordinaria del Parlamento n°225 del 24/02/1992 – Istituzione del Servizio nazionale della Protezione Civile (pubb. Gazz. Uff. Suppl. Ord. n°64 del17/03/1992).

Normativa regionale:

Legge Regionale n°8 del 07/02/1994 – “Norme in materia di difesa del suolo – Attuazione della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive modificazioni ed integrazioni”; Legge Regionale n°9 del 7 Gennaio 1983 – Norme per l'esercizio delle funzioni regionali in materia di difesa del territorio dal rischio sismico; (Pubb. Bollettino Ufficiale della Regione Campania n°8 del 07/01/1983); Deliberazione di Giunta Regionale n°1697 del 10/09 /2004; Legge regionale n°16 del 22 dicembre 2004 “Norme sul governo del territorio”; D.P.G.R.n°299 del 30/06/2005 pubblicato sul B.U.R. C. in data 01/08/2005; Piano Stralcio Difesa Alluvioni del bacino Fiume Volturno. Tra la normativa regionale è doveroso aggiungere la Delibera di Giunta Regionale n.146 del 27/05/2013 che tra l’altro approva le Linee Guida per la Redazione dei Piani di Emergenza Comunali. Nell'ambito del quadro ordinamentale, di cui alla normativa vigente in materia di autonomie locali alla Prefettura spetta, nell’ambito del territorio provinciale, la direzione dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite dalla calamità ed inoltre essa coordina le attività svolte da tutte le amministrazioni pubbliche, dagli enti e dai privati. Fermo restando quanto previsto dall’art. 14 della legge 225/1992 e s.m.i., il Prefetto, che in sede locale rappresenta il Governo, assicurerà agli enti territoriali il concorso dello Stato e le relative

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strutture periferiche per l’attuazione degli interventi urgenti di protezione civile, attivando tutti quei mezzi ed i poteri di competenza statale, e realizzando in tal modo quella insostituibile funzione di “cerniera” con le ulteriori risorse facenti capo agli altri enti pubblici. Al Prefetto spetta, altresì, la competenza esclusiva nella pianificazione dell’emergenza esterna per il rischio industriale e nelle emergenze di difesa civile (attività di emergenza poste in essere in occasione di crisi causate da situazioni che mettono in pericolo la sicurezza dello Stato, fino all’ipotesi estrema della guerra). Le Regioni possono approvare con propria deliberazione il piano regionale di protezione civile, che può prevedere criteri e modalità di intervento da seguire in caso di emergenza sulla base delle indicazioni operative adottate dal Dipartimento della protezione civile e il ricorso a un piano di prevenzione dei rischi. Il piano regionale di protezione civile può prevedere, nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, l’istituzione di un fondo, iscritto nel bilancio regionale, per la messa in atto degli interventi previsti dal medesimo piano per fronteggiare le prime fasi dell’emergenza. Alla Regione spetta, inoltre, la competenza in ordine all’attività di predisposizione dei programmi di previsione, prevenzione ed attuazione degli interventi urgenti in caso di calamità e di quelli necessari a garantire il ritorno alle normali condizioni di vita, unitamente alla formulazione degli indirizzi per la predisposizione dei piani comunali di emergenza. Gestisce gli interventi per l’organizzazione e l’utilizzo del volontariato di protezione civile, per il quale è previsto un apposito albo regionale. Alla Provincia spetta la competenza in ordine all’attuazione delle attività di previsione e prevenzione previste dai relativi piani regionali, oltre che la vigilanza sulla predisposizione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da parte delle strutture provinciali di Protezione Civile. Ai Comuni spetta l’attribuzione, nell’ambito territoriale di competenza ed in quello intercomunale, di funzioni analoghe a quelle conferite alle amministrazioni provinciali, nonché l’ulteriore compito relativo all’attivazione dei primi soccorsi necessari a fronteggiare l’emergenza. In modo particolare provvedono alla predisposizione ed all’attuazione, sulla base degli indirizzi regionali, dei piani comunali di emergenza ed alla predisposizione di misure atte a favorire la costituzione e lo sviluppo, sul proprio territorio, dei gruppi comunali e delle associazioni di volontariato di Protezione Civile. Per quanto riguarda le aziende a rischio di incidente rilevante, i comuni sono tenuti a fornire l’informazione alla popolazione

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sulle procedure da seguire in caso di evento che interessi l’area esterna agli stabilimenti individuati dalla pianificazione di emergenza. Il Sindaco rappresenta l'autorità comunale di Protezione Civile. Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il Sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale. Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto ed al sistema di Protezione Civile, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di Protezione Civile. Il Sindaco si avvale del Centro Operativo Comunale C.O.C. per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita. Il C.O.C., così come meglio specificato e descritto in seguito, segnala alle Autorità competenti l’evolversi degli eventi e delle necessità, coordina gli interventi delle squadre operative comunali e dei volontari ed informa la popolazione. Il C.O.C. è composto da dipendenti del Comune che, per le ordinarie funzioni svolte, per la professionalità acquisita nei vari e distinti ruoli ricoperti, per la tipologia dei servizi erogati e per la gestione delle risorse e delle infrastrutture comunali, rispondono al meglio per ricoprire le funzioni di supporto della Pianificazione Comunale.

Documentazione di supporto:

“Metodo Augustus” –Linee guida per la pianificazione di Protezione Civile a livello provinciale e comunale – Dipartimento della Protezione Civile (1998); “Criteri di massima per la pianificazione provinciale e comunale di emergenza” – Dipartimento della Protezione Civile; Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Caserta; Piano Urbanistico Comunale di San Marco Evangelista (adottato); Linee Guida per la Redazione dei Piani di Emergenza Comunale – Delibera Giunta Regionale della Campania n. 146 del 27/05/2013.

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1. INQUADRAMENTO GENERALE

1.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il Comune di San Marco Evangelista è ubicato nel territorio della Provincia di Caserta e fa parte del comprensorio di comuni che occupano la porzione della pianura Campana della Regione Campania. Il territorio del Comune ha una superficie pari a circa 5,49 Km2, confina a Nord con i Comuni di Caserta e , ad Est con il Comune di , a Sud con il Comune di e Maddaloni ad Ovest con il Comune di Marcianise. Morfologicamente il territorio è pianeggiante con quote altimetriche variabili tra i min. 29 – max 49 metri s.l.m.. Nell’ambito del territorio comunale lo sviluppo urbanistico, negli ultimi decenni, ha interessato prevalentemente la zona posta a confine con il Comune di San Nicola La Strada. La restante parte del territorio, è caratterizzata, sia a Sud/Ovest, a confine con il Comune di Marcianise, sia a Sud/Est a confine con il Comune di Maddaloni da un forte sviluppo Industriale / Commerciale con la presenza di realtà di media e grande distribuzione, mentre un’area intermedia compresa fra il centro abitato e la zona industriale e à forte connotazione agricola. Di seguito si riporta una sintesi dei dati generali del comune di San Marco Evangelista:

Comune San Marco Evangelista Provincia Caserta Regione Campania Autorità di Bacino Nord Occidentale Autorità di Bacino Estensione territoriale Circa 5,70 km2 Latitudine 41° 2' 22,56'' N Longitudine 14° 20' 33,72'' E Altitudine Casa Municipale 45 m s.l.m.

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Comuni confinanti San Nicola La Strada, , Marcianise e Maddaloni Via Foresta, 25 Sede Casa Comunale 81020 San Marco Evangelista CE tel. 0823 454611 - fax. 0823 421305

Dati generali del Comune di San Marco Evangelista

1.2 POPOLAZIONE

Il Comune di San Marco Evangelista accoglie una popolazione di circa 6.462 abitanti, di cui circa il 8,30% è costituita da persone con più di 70 anni. Il 100% della popolazione è esposta al rischio sismico. I dati di seguito riportati in forma tabellare sono tratti dai dati ISTAT anagrafici aggiornati al 31/12/2014:

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Dati andamento popolazione comune di San Marco Evangelista

Media Data Popolazione Variazione Variazione Numero Anno componenti rilevamento residente assoluta percentuale Famiglie per famiglia

2001 31 dicembre 5.845 - - - -

2002 31 dicembre 5.900 +55 +0,94% - -

2003 31 dicembre 5.967 +67 +1,14% 1.710 3,49

2004 31 dicembre 6.022 +55 +0,92% 1.738 3,46

2005 31 dicembre 6.061 +39 +0,65% 1.777 3,41

2006 31 dicembre 6.061 0 0,00% 1.789 3,39

2007 31 dicembre 6.074 +13 +0,21% 2.094 2,90

2008 31 dicembre 6.108 +34 +0,56% 2.121 2,88

2009 31 dicembre 6.427 +319 +5,22% 2.171 2,96

2010 31 dicembre 6.483 +56 +0,87% 2.194 2,95

2011 (¹) 8 ottobre 6.530 +47 +0,72% 2.231 2,93

2011 (²) 9 ottobre 6.306 -224 -3,43% - -

2011 (³) 31 dicembre 6.297 -186 -2,87% 2.229 2,83

2012 31 dicembre 6.343 +46 +0,73% 2.262 2,80

2013 31 dicembre 6.422 +79 +1,25% 2.258 2,84

2014 31 dicembre 6.462 +40 +0,62% 2.281 2,83

(¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011. (²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011. (³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.

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Distribuzione della popolazione 2015 – San Marco Evangelista

Celibi Coniugati Vedovi Divorziati Maschi Femmine Totale Età /Nubili /e /e /e % % % 0-4 326 0 0 0 171 52,5% 155 47,5% 326 5,0% 5-9 409 0 0 0 201 49,1% 208 50,9% 409 6,3% 10-14 418 0 0 0 207 49,5% 211 50,5% 418 6,5% 15-19 390 1 0 0 194 49,6% 197 50,4% 391 6,1% 20-24 389 19 0 0 197 48,3% 211 51,7% 408 6,3% 25-29 310 109 0 0 199 47,5% 220 52,5% 419 6,5% 30-34 193 259 0 4 234 51,3% 222 48,7% 456 7,1% 35-39 97 387 3 5 238 48,4% 254 51,6% 492 7,6% 40-44 61 491 5 9 274 48,4% 292 51,6% 566 8,8% 45-49 32 467 10 7 260 50,4% 256 49,6% 516 8,0% 50-54 31 404 9 6 236 52,4% 214 47,6% 450 7,0% 55-59 16 315 27 6 185 50,8% 179 49,2% 364 5,6% 60-64 19 296 40 3 166 46,4% 192 53,6% 358 5,5% 65-69 7 290 48 5 183 52,3% 167 47,7% 350 5,4% 70-74 6 168 55 1 109 47,4% 121 52,6% 230 3,6% 75-79 3 103 54 2 78 48,1% 84 51,9% 162 2,5% 80-84 3 36 46 0 39 45,9% 46 54,1% 85 1,3% 85-89 0 9 26 1 14 38,9% 22 61,1% 36 0,6% 90-94 0 2 20 0 4 18,2% 18 81,8% 22 0,3% 95-99 0 0 3 0 2 66,7% 1 33,3% 3 0,0% 100+ 0 0 1 0 1 100,0% 0 0,0% 1 0,0% Totale 2.710 3.356 347 49 3.192 49,4% 3.270 50,6% 6.462

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1.3 LA RETE DELLE INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO

Il territorio di San Marco Evangelista, per la sua particolare posizione geografica, in quanto praticamente a ridosso della periferia nord di Napoli, ha assunto importanza sempre crescente nel quadro delle attività produttive che hanno interessato la provincia casertana e ciò è stato favorito soprattutto dalla presenza di infrastrutture di primaria importanza che rendono agevole e immediato il collegamento sia con il capoluogo regionale che con le aree a nord della provincia e con il basso Lazio, nonché l'entroterra beneventano e avellinese. Per quanto riguarda la viabilità del territorio comunale, c'è da segnalare la Strada Statale n. 87 (S.P. 335) che lambisce da nord a sud il confine occidentale del comune con il territorio di Marcianise, collegando Caserta con Napoli e la S.S. n. 265 (S.P. 336) che, attraversando il territorio comunale da Est ad Ovest, collega la suddetta S.S 87 alla S.S. 7 bis. A queste vanno poi aggiunte altre strade provinciali e comunali che collegano il centro urbano con i comuni limitrofi (viale della Libertà, Via Otto Marzo, Via Monti, Via Fabbrica, Via D. Gentile). Il territorio comunale è inoltre servito dall'asse autostradale A2 che grazie all'importante casello di Caserta Sud, situato nella zona sud-occidentale in territorio del comune di Marcianise, smista il traffico autostradale verso Caserta e verso il beneventano. Inoltre il tronco autostradale Caserta Nord - Caserta Sud funge da importante nodo di raccordo in quanto su di esso si innesta il tratto autostradale Caserta Salerno (A30). Di notevole importanza dal punto di vista dei collegamenti è la strada a scorrimento veloce, a doppia carreggiata che collega la zona industriale di Marcianise con l'asse viario Nola-, innestandosi in prossimità di . Per quanto riguarda la rete ferroviaria, non presente sul territorio comunale, attualmente la

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stazione più vicina è quella di Caserta che assicura i collegamenti a mezzo della linea Caserta-Napoli via e via Cancello. In sintesi nell’ambito del Comune di San Marco Evangelista, la viabilità esterna si sviluppa a sud lungo la S.P. 335, ad est lungo la S.P. 336, dove si raggiunge facilmente il casello autostradale di Caserta/Sud e quindi: l’autostrada A1 Napoli - Roma; l’Autostrada A/30 Caserta/Salerno; il capoluogo di Provincia - Caserta; A Sud la S.P. 335 collega San Marco Evangelista con la vicina Maddaloni, la Valle Caudina e il Sannio. A Nord Via Appia si collega facilmente con il Comune Capoluogo di Caserta, con i Comuni di San Nicola La Strada e di Maddaloni, nonché attraverso la variante esterna di Caserta si raggiunge facilmente oltre il Comune Capoluogo i Comuni Sammaritani fino alla città di . La viabilità minore di comunicazione interna è sostanzialmente costituita dalla viabilità interna al centro urbano. In relazione al verificarsi degli eventi di riferimento la rete di comunicazione viaria e quella stradale in particolare, presenta buoni e facili collegamenti con le arterie principali.

Nome strada Larghezza Pendenza max Manufatti presenti Note sigla min (m) (%) (numero) S.P. 335 10.00 3 Ponti 0 La strada raggiunge (ex S.S. 265) Viadotti 0 larghezza minima in Gallerie 0 corrispondenza del centro abitato S.P. 336 10.00 3 Ponti 1 (ex S.S.87) Viadotti 0 Gallerie 0 Autostrada 31.50 2 Ponti 1 Caserta/Salerno Sottopassi 5 Viadotti 0 Gallerie 0

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1.4 LA RETE DELLE INFRASTRUTTURE DI SERVIZIO

In relazione al verificarsi degli eventi di rischio sul territorio possono determinarsi danni ad una serie di infrastrutture di servizio. In particolare: Cabine ENEL MT-BT; Cabine ENEL AT-BT; Centrale telefonica TELECOM; Armadi di distribuzione TELECOM; Rete di adduzione e distribuzione civico acquedotto gestito dal Comune ed in parte dal Consorzio Idrico; Rete di distribuzione del gas (MP-BP) di città; Metanodotto; Rete fognaria; Linee elettriche e telefoniche. In relazione all’andamento dei tracciati rilevati si deve osservare che perdite di funzionalità prolungate sono possibili soprattutto in caso di sisma.

1.5 IL CLIMA

Il territorio comunale di San Marco Evangelista si estende su un’area pianeggiante, presenta una variabilità climatica che è condizionata dai forti mutamenti climatici dell’ultimo decennio e dalla morfologia del territorio. In generale le condizioni climatiche sono quelle tipiche delle regioni a clima mediterraneo, si riscontra un clima caldo e temperato, con una chiara bi – stagionalità caratterizzata da estati calde e asciutte ed inverni miti e piovosi. Il mese di Luglio è il mese più secco, mentre il mese con maggiori precipitazioni è Novembre. La temperatura media annuale di San Marco Evangelista è 15.4 °C, mentre 911 mm è la piovosità media annuale. Nel mese di Agosto, il mese più caldo dell'anno, la temperatura media è di 23.6 °C, mentre nel mese di Gennaio la temperatura media è di 8,0°C (vedi grafico climatico e grafico della temperatura).

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Grafico climatico: piovosità annuale

Grafico della temperatura

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Il territorio comunale di San Marco Evangelista rientra secondo il D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993, nella zona climatica C con un valore di Gradi-giorno pari a 924.

1.6 GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO

Il territorio Comunale di San Marco Evangelista fa parte dell’ampia pianura di Terra di Lavoro, delimitata da una parte dai blocchi carbonatici Giurassici e Cretacei dei Monti Tifatini e dal complesso del Monte Maggiore, dall’altra parte dal mare. Detta struttura si è venuta a delineare con il terminare della fase tettogenetica compressiva del Mio-Pliocene e l’inizio della fase distensiva del Pliocene superiore, che portò all’individuazione di ampi blocchi ribassati delle piane costiere, “graben”, separati da alti strutturali “horst”. Nell’area territoriale del Comune di San Marco Evangelista (CE), i prodotti piroclastici sono in larga parte attribuibili all’attività esplosiva dei Campi Flegrei e sono costituiti da piroclastiti dalle dimensioni delle ceneri medio-fini con pomici sparse, sovrastanti il potente banco tufaceo che costituisce una specie di substrato locale. I meccanismi di messa in posto sono quelli tipici di un’attività esplosiva, con depositi da flusso turbolento piroclastico principalmente e di caduta secondariamente. In particolare nell’ambito del territorio comunale si viene a delineare una successione di prodotti piroclastici ed ignimbritici che, rappresentano tre litotipi fondamentali: piroclastici sciolte; tufo giallo; cinerite grigia (tufo semicoerente grigio). Il materiale piroclastico di copertura, terreno agrario e sabbie piroclastiche sciolte (pozzolane), presenta spessori con tendenza ad incrementi dalla fascia orientale verso la fascia occidentale, in particolare si va dai circa 2,00 metri nel limite territoriale est ai circa 5,00/6,00 metri nel limite territoriale ovest, evidenziando prevalentemente, per i primi metri più superficiali delle caratteristiche di rimaneggiamento dovuti ai fenomeni dilavanti operato dalle acque superficiali e solo parzialmente si trovano in giacitura primaria con una stratificazione orizzontale. Al di sotto delle precitate piroclastici sciolte è presente un bancone tufaceo compatto e litoide “cd. tufo giallo”, la cui potenza supera in alcune zone i 10,00 metri ed il cui spessore tende a decrescere dalla fascia nord-orientale del territorio verso quella sudoccidentale.

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Nella parte sottostante il tufo giallo è presente la facies della cinerite di colore grigia, a granulometria sabbiosa-ghiaiosa con intercalazioni di livelli di pomici e scorie; detto strato si spinge ben oltre i 35 metri investigati con le diverse campagne d’indagini. La predetta stratigrafia viene ricostruita dall’analisi delle diverse campagne d’indagini eseguite sul territorio comunale, finalizzate alla redazione del vigente PRG, mediante carotaggi continui, nonché dalla nuova programmazione d’indagini geognostiche eseguita con l’aggiornamento del PUC adottato. L’area in questione, facente parte del lembo Nord-Orientale della Pianura Campana, presenta un’unica classe di pendenza compresa tra 0 e 1%, pertanto il territorio comunale di San Marco Evangelista (CE) è da considerarsi totalmente pianeggiante. La massima quota è di + 54,0 metri s.l.m. nell’estrema fascia nord-est mentre la minima quota è di + 28,4 metri s.l.m. nell’estrema fascia sud-ovest. Per quanto riguarda il rilievo geomorfologico di massima, l’analisi delle caratteristiche litologiche, idrogeologiche, morfologiche, non evidenziano elementi particolari per l’individuazione di fenomeni gravitativi in essere. Non si riscontrano attualmente evidenze di fenomeni di erosione superficiale che possano influire in maniera negativa sul terreno di sedime, n’è l’area risulta interessata da corsi d’acqua o solcata da canali di scolo. Pertanto, nell’ambito della quasi totalità dell’area comunale, non risultano evidenze di dissesti dipendenti da fattori morfologici. E’ però da mettere in evidenza che su porzioni limitate e concentrate di territorio sono presenti: diverse cave a fossa che in un passato non molto lontano da oggi, sono state interessate dalla coltivazione per l’estrazione del tufo giallo; nel sottosuolo, sistemi pozzi-cavità-cunicoli, limitatamente al centro antico, in cui l’attività estrattiva era finalizzata alla costruzione dei sovrastanti fabbricati e/o manufatti. Pertanto le aree di rischio sono da attribuire agli interventi antropici, con la presenza di cave a fossa per l’estrazione del tufo giallo e, nel centro urbano, con prevalenza nella parte storica, del sistema di pozzi, cavità e cunicoli connesso, come da tradizione locale, all’estrazione del materiale da costruzione per i soprastanti edifici e agli usi domestici e produttivi.

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Delle cavità nel centro storico si evidenzia un’attenta distinzione delle diverse condizioni attuali, descrivendone il comportamento dei terreni circostanti in caso di evento sismico: in via generale, l’evento sismico facilita la fessurazione dello spessore tra le volte e la superficie, l’infiltrazione delle acque ed il conseguente indebolimento del terreno superficiale e delle strutture architettoniche presenti.

1.6.1 Uso del suolo

Il territorio comunale di San Marco Evangelista si colloca nella Campania Felix a pochi chilometri da città di importanza strategica come Caserta e Napoli, tra l’altro collegato da grandi vie di comunicazione (autostrada, SS Appia, SP 335, SP 336) che favoriscono l’acquisto e la vendita di prodotti agricoli; pertanto a determinare la sua copertura vegetale sono soprattutto colture agricole considerata l’ottima fertilità delle zone pianeggianti. Il territorio comunale ha una superficie territoriale di ettari 549. La ripartizione del territorio comunale viene di seguito riportata:

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Le aree costituite dal centro abitato, dalle strade, fossi, canali, ferrovia, ecc., coprono una superficie di circa 256 ettari, pari al 46,67% della superficie territoriale, mentre la restante parte del territorio comunale è adibita ad usi colturali; pertanto si ritiene opportuno fare alcune considerazioni sulle singole zone individuate e differenziabili per le tipologie colturali adottate. a) I seminativi irrigui occupano una superficie complessiva di 255,27 ettari, pari all’89,14% della S.A.U. ed al 95,44% della superficie territoriale. Questo indirizzo produttivo, è caratterizzato essenzialmente da cereali a ciclo primaverile estivo quale il mais da granella; in misura minore seguono colture intensive da industria quali possono essere il tabacco la patata ed ortive da mensa. b) I frutteti occupano una superficie di ettari 8,54 pari al 3,19% della S.A.U. Detta superficie corrisponde al 2,98% della superficie territoriale. Tale area è caratterizzata

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prevalentemente dalla presenza di frutteti promiscui con sesti d’impianto irregolari, disetaneità delle piante e ciò indica il ricorso ad una tecnica colturale tipica di una frutticoltura marginale condotta secondo tecniche tradizionali che non rispondono ad una logica di mercato ma per lo più all’esigenza di massimizzare la produttività dei terreni caratterizzati da eccessiva parcellizzazione. Le specie prevalenti sono essenzialmente il pesco, seguito poi da albicocco, ciliegio e susino. c) Gli incolti produttivi occupano una superficie di 3,65 ettari pari all’1,37% della S.A.U. ed al 1,28% della superficie territoriale. Si tratta per lo più di zone lasciate incolte da parecchi anni ma che per il principio dell’ordinarietà, ai fini della classificazione produttiva e del calcolo della PLV vanno trattati come seminativi irrigui. Ai fini dell’attività produttiva la superficie impegnata dagli insediamenti produttivi di rilevanza locale, distribuiti nei settori centro settentrionale (nei dintorni dell’agglomerato ASI) e meridionale del territorio comunale, misura complessivamente ha 59,42; sul territorio comunale prevalgono le imprese dedite alle attività manifatturiere. Le aree attualmente utilizzate per attività produttive sono pari a: 68,11 ha occupati dalla parte dell’agglomerato ASI di Marcianise – San Marco E. compresa nel territorio comunale di San Marco E. (Zona D1 del PUC); 58,58 ha occupati dalle zone per le attività produttive di rilevanza locale comprese le aree libere intercluse (Zona D2 del PUC); 2,25 ha occupati dalle Zone per attività ricettive esistenti (Zona G del PUC).

1.6.2 Anagrafe edilizia

Per evidenziare la vulnerabilità del tessuto edilizio si è fatto riferimento all'Anagrafe Edilizia allegata al P.U.C. adottato e in corso di approvazione al momento della redazione del presente Piano di Protezione Civile. L'Anagrafe Edilizia è stata condotta sulla base del censimento ISTAT 2001 e dalla schedatura si evidenzia che: Al censimento 2001 risultano 2.087 abitazioni delle quali 1.874 occupate dallo stesso numero di famiglie e 213 non occupate. A tale dato corrisponde un totale di 8.319 stanze delle quali 7.516 occupate da 5.828 residenti e 803 non occupate. La consistenza del patrimonio immobiliare non occupato è pari a 213 alloggi per 803 stanze, con una composizione media dell’alloggio di 4,01 stanze.

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Sempre dal censimento 2001 risulta che: su un totale di 2.087 abitazioni, 1.189 (64,09%) sono occupate da persone residenti in proprietà; 421 (22,70%) da persone residenti in affitto; 245 (13,20%) da persone residenti ad altro scopo; 232 (11,1%) risultano non occupate; le abitazioni costituite da 1 stanza occupate da residenti sono 24 (1,3%); da 2 stanze sono 145 (7,8%); da 3 stanze sono 369 (19,9%); da 4 stanze sono 756 (40,77%); da 5 stanze sono 396 (21,35%); da 6 o più stanze sono 164 (8,84%); le abitazioni di superficie inferiore a 49 mq occupate da residenti sono 122 (6,64%); quelle con superficie tra 50 e 79 mq sono 299 (16,28%); quelle con superficie tra 80 e 99 mq sono 420 (22,86%); quelle con superficie tra 100 e 149 mq sono 820 (44,63%); quelle con superficie di 150 mq e oltre sono 176 (9,58%); gli edifici e i complessi di edifici sono 1.156; di questi 1.097 (94,9%) sono utilizzati, 1069 (97,44%) sono utilizzati a scopo abitativo, 59 (5,1%) non sono utilizzati, 28 (2,55%) sono utilizzati per altro scopo; 835 edifici (78,1%) sono in ottimo o buono stato di conservazione; 121 edifici ad uso abitativo (11,31%) sono stati costruiti prima del 1919; 82 sono stati costruiti tra il 1919 e il 1945 (7,6%); 80 sono stati costruiti tra il 1946 e il 1961 (7,48%); 217 sono stati costruiti tra il 1962 e il 1971 (20,3%), 372 sono stati costruiti tra il 1972 e il 1981 (34,79%), 151 sono stati costruiti tra il 1982 e il 1991 (14,12%), 46 sono stati costruiti dopo il 1991 (4,3%).

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N° di abitazioni e condizioni di affollamento per sezioni di censimento al 2011

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Sezioni di censimento del Comune di San Marco Evangelista Il punto più importante emerso dal suddetto studio è relativo al fatto che la maggior parte dell'anagrafe edilizia del territorio comunale di San Marco Evangelista risulta appartenere ad epoche passate in cui l’attenzione e le tecniche costruttive, nonché le modalità di realizzazione non tenevano conto del terremoto dell’Irpinia del 1980, pertanto la maggior parte dei fabbricati non risultano essere antisismici. Infatti la tipologia costruttiva delle

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strutture individuate, soprattutto nel centro urbano antico, risulta essere prevalentemente di muratura; le stesse non presentano però particolari situazioni di criticità. In tale aree l'amplificazione sismica di base è media alta.

1.6.3 Edifici strategici, di interesse pubblico e sensibili

Gli edifici strategici sono quelle strutture all’interno delle quali vengono svolte funzioni nell’ambito delle attività di Protezione Civile. Nel territorio comunale di San Marco Evangelista l’unico edifico strategico è costituito dalla sede di Protezione Civile Comunale ubicata presso la sede della Casa Comunale.

Luogo Indirizzo Telefono/Fax

Sede COC sede della Protezione Civile Comunale Via Foresta, 25 0823/454633 c/o Sede del Comune di San Marco 0823/454611 Evangelista

Edifici strategici del comune di San Marco Evangelista

Gli edifici di interesse pubblico sono quegli edifici che, in caso di evento calamitoso e dopo accertata fruibilità e funzionalità, sono potenzialmente utilizzabili per attività di Protezione Civile. Per l’area di raccolta e le aree di accoglienza. A questa categoria appartengono, ad esempio, edifici scolastici, sedi di uffici comunali, strutture ricettive turistiche e di altro tipo, impianti sportivi, ospedali, parcheggi privati e/o pubblici, presidi ASL, Uffici Postali etc..

Luogo Indirizzo Telefono/Fax

Campo Sportivo Comunale Via Fabbrica

Area prospiciente Campo Sportivo Via Fabbrica Comunale

Area Mercato Via Cupa Quaranta

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Area parcheggio cimitero comunale Via Viciglione

Parcheggio prospiciente Cimitero Via Fabbrica Comunale

Sede Comunale Via Foresta, 25 0823454611

Istituto Comprensivo “R. Viviani” – Via L. da Vinci Scuola Infanzia e Secondaria di Primo Grado Istituto Comprensivo “R. Viviani” – Viale della Libertà Scuola Primaria

Palestra Comunale di via L. da Vinci

Edifici di interesse pubblico del comune di San Marco Evangelista

Gli edifici sensibili sono quei complessi edilizi che in caso di evento necessitano di particolare attenzione per il controllo e l’evacuazione di beni e persone in essi presenti, ad esempio scuole, biblioteche, edifici di culto.

Luogo Indirizzo Telefono/Fax

Sede Comunale Via Foresta n. 25 0823 454611 Istituto Comprensivo “R. Viviani” – Scuola Via Leonardo da Vinci, 4 Infanzia e Secondaria di Primo Grado 0823 457911 Istituto Comprensivo “R. Viviani” – Scuola Viale della Libertà Primaria 0823 457911 Scuola Paritaria La Sirenetta Via Vanore, 65 0823 457373 Scuola Paritaria Ore Liete Via Aurora, 4 0823 457304 Scuola Paritaria I.T.E. Centro Scolastico L. Trav. Via Labriola, 16 Vanvitelli – Secondaria di Secondo Grado 0823 1872480

Chiesa dello Spirito Santo Via Aurora

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Chiesa dello Spirito Santo Piazza Gramsci Cappella di Sant’Anna Via Gramsci Ex Casa Comunale (centro Via Gramsci rifunzionalizzazione) Ufficio Postale Piazza Gramsci

Edifici sensibili del comune di San Marco Evangelista

1.6.4 Strutture Sanitarie presenti sul territorio Comunale

Studio Medico - Dr. Vincenzo Zitiello Via 8 Marzo 0823/423408 Studio Medico Dr. Pietro Casella Via Lenin, 04 0823/459904 Studio Medico Dr. Alessandro Gallo Via Roma, 10 0823/450181 Studio Pediatrico Dr. Arcangelo Carozza Via S. Marco Vecchio, 0823/457358 04 Studio Medico Via Cavour, Dott.ssa Ciaramella Rosa 08 Studio Ortopedico Dr. Franco Rodolfo Gabriele Gallo Via G. Di Vittorio, 08 0823/457448 Studio Odontoiatrico Franco Imondi Viale Della Libertà,16 0823/458288

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2. SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI

Per scenario dell'evento di riferimento si intende la valutazione preventiva delle caratteristiche dell'evento e del danno conseguente all'evento o agli eventi di riferimento più significativi, ai fini della quantizzazione delle risorse e utili alla pianificazione dell'emergenza. La misura dell'evento è espressa sia in termini di estensione dell'area interessata e sia attraverso i parametri di intensità che caratterizzano l'evento (Magnitudo, Accelerazione di picco, Intensità Macrosismica per un evento sismico, oppure tirante di acqua per un alluvionamento, oppure altezza del fronte, velocità e densità per una frana rapida etc.). La misura del danno è espressa attraverso la valutazione della variazione di stato degli elementi a rischio più significativi: POPOLAZIONE: morti, feriti, senzatetto; STRUTTURE ABITATIVE E PRODUTTIVE: edifici crollati o inagibili; INFRASTRUTTURE: collegamenti viari interrotti, ponti e viadotti crollati o insicuri; PATRIMONIO AMBIENTALE E CULTURALE.

2.1.1 Rischio idrogeologico

Il rischio idrogeologico R è definito come “l’entità del danno atteso in una data area in un certo intervallo di tempo, in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso”. Per un dato elemento a rischio l’entità dei danni attesi può essere valutata attraverso: La pericolosità (H): la probabilità di occorrenza dell’evento geologico – idraulico entro un certo intervallo di tempo ed in una zona tale da influenzare l’elemento a rischio; La vulnerabilità (V): il grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi esposti a rischio, risultante dal verificarsi dell’evento temuto; Il valore dell’elemento a rischio (E) (espresso in termini monetari o di quantità di unità esposte) della popolazione, delle proprietà e delle attività economiche, inclusi i servizi pubblici, a rischio in una data area. Sotto determinate ipotesi il rischio può essere espresso semplicemente dalla seguente espressione, nota come “equazione del rischio”: R = H x V x E Spesso è difficile giungere ad una stima quantitativa del rischio per la difficoltà di parametrizzazione, in termini probabilistici, della pericolosità e della vulnerabilità e, in

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termini monetari, del valore degli elementi a rischio. Si può ricorrere a delle sintesi parziali delle informazioni valutando anziché il rischio totale R, il cosiddetto “rischio specifico” Rs o il “danno potenziale” D, definiti come segue: Rischio specifico Rs: grado di perdita atteso quale conseguenza di un particolare fenomeno naturale. Può essere espresso da: Rs = H x V Danno potenziale D: l’entità potenziale delle perdite nel caso del verificarsi dell’evento temuto. Sotto determinate ipotesi può essere espresso da: D = V x E

La valutazione del rischio consiste nell’analisi dei rapporti che intercorrono fra i vari fattori di vulnerabilità del territorio e le diverse forme di pericolosità possibili. In particolare le aree di pericolosità idraulica e di pericolosità da frana verranno valutate rispetto alle zone a cui sono legati dei livelli di danno atteso. Dal prodotto Danno x Pericolosità deriva il rischio secondo le seguenti matrici di rischio:

Sono individuate le seguenti classi di rischio idraulico e idrogeologico: R1 – moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali; R2 – medio, per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture

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che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo svolgimento delle attività socio- economiche; R3 – elevato, per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi e l’interruzione delle attività socio - economiche, danni al patrimonio culturale; R4 – molto elevato, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attività socio - economiche. I valori delle classi del rischio idraulico si ottengono dalle tre matrici riportate di seguito. In particolare, nella prima, i valori del danno incrociano quelli della pericolosità nelle aree soggette a fenomeni di allagamento da esondazione; nella seconda, quelli della pericolosità nelle aree soggette ad invasione di flussi iperconcentrati (colate); nella terza, quelli della pericolosità nelle aree soggette a fenomeni di trasporto liquido e trasporto solido da alluvionamento:

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Dove sono definiti i livelli di pericolosità: P4 – pericolosità molto elevata; P3 - pericolosità elevata; P2 - pericolosità media; P1 - pericolosità moderata

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Pa – aree a suscettibilità alta per fenomeni di trasporto liquido e trasporto solido da alluvionamento Pm – aree a suscettibilità media per fenomeni di trasporto liquido e trasporto solido da alluvionamento Pb – aree a suscettibilità bassa di invasione per fenomeni di trasporto liquido e trasporto solido da alluvionamento

E livelli di danno: D4 danno altissimo: comprende i centri urbani, le zone di completamento ed espansione, le zone di attrezzature esistenti e di progetto, i nuclei ad edificazione diffusa non presenti nei PRG, le case sparse, le aree attraversate da linee di comunicazione e da servizi di rilevante interesse, i laghi e le aree di riserva integrale e generale delle aree protette. In queste aree un evento catastrofico può provocare la perdita di vite umane, di ingenti beni economici e di valori ambientali inestimabili; D3 danno alto: le aree archeologiche, i SIC e le aree di riserva controllata delle aree protette. In queste aree si possono avere problemi per l’incolumità delle persone e per la funzionalità del sistema economico; D2 danno medio: comprende le aree extra urbane, poco abitate, di infrastrutture secondarie, destinate sostanzialmente ad attività agricole o a verde pubblico. In queste aree sono improbabili problemi per l’incolumità delle persone e sono limitati gli effetti che possono derivare al tessuto socio economico; D1 danno basso o nullo: comprende le aree incolte libere da insediamenti. In queste aree non esistono problemi per l’incolumità delle persone e sono limitati gli effetti che possono derivare al tessuto socio economico. La mitigazione del rischio può essere attuata, a seconda dei casi, intervenendo nei confronti della pericolosità, della vulnerabilità, o del valore degli elementi a rischio. Sia la valutazione che la mitigazione del rischio richiedono quindi l’acquisizione di informazioni territoriali sui caratteri geologico–ambientali e su quelli socioeconomici dell’area in esame. L’obiettivo del presente piano di emergenza è quello di identificare le aree a rischio e delineare degli scenari di evento per i casi di frana ed alluvione più significativi. Le competenze in materia di rischio idrogeologico, per la raccolta ed elaborazione dei dati in materia di dissesti e di caratterizzazione geologico-geomorfologica del territorio sono

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svariate e pertanto si è reso necessario fare una scelta che fosse guidata dallo specifico obiettivo della pianificazione dell’emergenza. I dati disponibili sono i seguenti: Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PSAI) redatto dall’Autorità di Bacino Nord Occidentale della Campania; Relazione Geologica allegata al Piano urbanistico Comunale adottato a firma del dott. geol. Giuseppe Sparaco; Informazioni varie da fonti differenti. Fra quelli citati lo strumento di riferimento più idoneo allo scopo è ovviamente il PSAI dell’Autorità di Bacino competenti sul territorio comunale. Le carte tematiche redatte dall’Autorità di Bacino Regionale competente, ex Campania Nord-Occidentale, riportano il territorio comunale di San Marco Evangelista (CE) sempre esterno alle zone perimetrate dai relativi rischi idrogeologici. Non rientra nella perimetrazione del rischio idraulico, né in quella del rischio frane. In riferimento alle situazioni di pericolosità idraulica e pericolosità frane il Comune di San Marco Evangelista non rientra nella perimetrazione della carta tematica dell’Autorità di Bacino competente, pertanto non è presente nessuna pericolosità.

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Altri eventi meteorologici avversi

Tra gli eventi meteorologici avversi, seppur rari, rientrano le trombe d’aria/tornado definiti come una colonna d'aria in violenta rotazione pendente da un cumulonembo e quasi sempre osservabile come una "nube a imbuto" o tuba. L’intensità di tali fenomeni è valutata in conformità alla scala Fujita che fornisce una misura empirica dell'intensità di un tornado, in funzione dei danni inflitti alle strutture costruite dall'uomo, come riportato nella tabella sottostante:

Velocità Frequenza Categoria del vento Danni potenziali relativa [km/h]

Danni leggeri. Alcuni danni ai comignoli e caduta di rami; F0 105–137 38.9% cartelli stradali divelti.

Danni moderati. Asportazione di tegole; danneggiamento di F1 138–178 35.6% case prefabbricate; auto fuori strada.

Danni considerevoli. Scoperchiamento di tetti; distruzione di F2 179–218 19.4% case prefabbricate; ribaltamento di camion; sradicamento di grossi alberi; sollevamento di auto da terra. Danni gravi. Asportazione tegole o abbattimento di muri di F3 219–266 4.9% case in mattoni; ribaltamento di treni; sradicamento di alberi anche in boschi e foreste; sollevamento di auto pesanti dal terreno. Danni devastanti. Distruzione totale di case in mattoni; F4 267–322 1.1% strutture con deboli fondazioni scagliate a grande distanza;

sollevamento totale di auto ad alta velocità.

Danni incredibili. Case sollevate dalle fondazioni e Meno dello F5 >322 scaraventate talmente lontano da essere disintegrate; 0.1% automobili scaraventate in aria come missili per oltre 100 metri; alberi sradicati.

Scala Fujita Tipicamente in Italia l’intensità delle trombe d’aria è generalmente inferiore alla categoria

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F3. Le trombe d’aria, per definizione, sono fenomeni meteorologici osservabili nell’atmosfera che traggono origine dalla modificazione del vapore acqueo che si trasforma in un insieme di particelle d’acqua, liquide o solide, in sospensione o in caduta. Data la rapidità con cui si verificano tali fenomeni meteorologici, violenti e di dimensioni circoscritte, la loro prevedibilità a volte non è possibile o non lo è con un congruo anticipo. Qualora l’evento dovesse manifestarsi sul territorio questo evento improvviso con caratteristiche di calamità ed effetti rovinosi per le strutture e per la sicurezza della popolazione, si attuano le misure per l’emergenza, con l’avvio immediato delle operazioni di soccorso. Anche le nevicate, specie se avvengono in contesti urbani in cui tale fenomeno non risulta essere particolarmente frequente, può rappresentare un rischio considerevole per la popolazione e per le attività economiche e, a causa di un’eccessiva impreparazione, può accadere che in caso di nevicate anche non particolarmente eccezionali ci si ritrovi nella situazione in cui non siano fattibili gli interventi di sgombero con i normali mezzi a disposizione degli Enti preposti. La natura prevedibile dell’evento di carattere nevoso impone in particolare, di dedicare la massima attenzione alle previsioni meteorologiche che precedono l’evento.

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2.1.2 Rischio sismico

Qualsiasi terremoto sufficientemente forte produce tre tipi di effetti principali: sul suolo, sugli edifici e sulle persone. Pertanto dato un evento sismico di caratteristiche prefissate il rischio è dipendente, dall’estensione e dalla tipologia della zona interessata dall’evento, dal valore dei beni esposti e dal numero di persone coinvolte. Per un sistema urbano il rischio (R) può essere descritto simbolicamente dalla relazione:

R = Pr x (Pl × Eu × Vs) dove: Pr – pericolosità di riferimento – definisce l’entità massima dei terremoti ipotizzabili per una determinata area in un determinato intervallo di tempo. Questo fattore è indipendente dalla presenza di manufatti o persone, non può essere in alcun modo modificato dall’intervento umano essendo esclusivamente correlato alle caratteristiche sismogenetiche dell’area interessata. Costituisce l’input energetico in base al quale commisurare gli effetti generabili da un evento sismico. Pl - pericolosità locale – rappresenta la modificazione indotta da condizioni geologiche particolari e dalla morfologia del suolo all’intensità con cui le onde sismiche si manifestano in superficie. Eu – esposizione urbana – descrive tutto quanto esiste ed insiste su di un determinato territorio, dalla consistenza della popolazione, al complesso del patrimonio edilizio – infrastrutturale e delle attività sociali ed economiche. Vs – vulnerabilità del sistema urbano – è riferita alla capacità strutturale che l’intero sistema urbano o parte di esso ha di resistere agli effetti di un terremoto di data intensità. Può essere descritta per mezzo di indicatori sintetici come la tipologia insediativa, o dalla combinazione di parametri quali materiale, struttura, età, numero di piani di un fabbricato ecc., al fine di definire zone a vulnerabilità omogenea. Dalla valutazione effettuata a partire dalle suddette analisi sismologiche è stata elaborata la mappa di pericolosità sismica dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).

Nella nostra Regione sono presenti 8 classi di amax, con valori che variano gradualmente tra 0.075 g lungo la costa, a 0.275 g nell’area dell’Irpinia, ad eccezione delle aree vulcaniche

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Vesuvio – Ischia – Campi Flegrei dove si hanno valori mediamente compresi tra 0.175 g e 0.200 g.

Mappa di pericolosità sismica del territorio Nazionale. Nel riquadro rosso rientra il comune di S. Marco Ev.

Dalla mappa della pericolosità riportata si passa alla definizione di nuove zone sismiche. Sono le Regioni che poi hanno il compito di formare ed aggiornare gli elenchi dei Comuni classificati in esse.

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Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della protezione civile Ufficio rischio sismico e vulcanico Classificazione sismica al 2015 Recepimento da parte delle Regioni e delle Province autonome dell'Ordinanza PCM 20 marzo 2003, n. 3274. Atti di recepimento al 1° giugno 2014. Abruzzo: DGR 29/3/03, n. 438. Basilicata: DCR 19/11/03, n. 731. Calabria: DGR 10/2/04, n. 47. Campania: DGR 7/11/02, n. 5447. Emilia Romagna: DGR 21/7/03, n. 1435. Friuli Venezia Giulia: DGR 6/5/10, n. 845. Lazio: DGR 22/5/09, n. 387. Liguria: DGR 19/11/10, n. 1362. Lombardia: DGR 11/7/14, n. X/2129 Marche: DGR 29/7/03, n. 1046. Molise: DGR 2/8/06, n. 1171. Piemonte: DGR 12/12/11, n. 4-3084. Puglia: DGR 2/3/04, n. 153. Sardegna: DGR 30/3/04, n. 15/31. Sicilia: DGR 19/12/03, n. 408. Toscana: DGR 26/5/14, n. 878. Trentino Alto Adige: Bolzano, DGP 6/11/06, n. 4047; Trento, DGP 27/12/12, n. 2919. Umbria: DGR 18/9/12, n. 1111. Veneto: DCR 3/12/03, n. 67. Valle d'Aosta: DGR 4/10/13 n. 1603

Zone sismiche AUSTRIA (livello di pericolosità)

SVIZZERA 1

1-2A BOLZANO ! 2

2A SLOVENIA 2A-2B

2B AOSTA TRIESTE ! ! 2A-3A-3B

NO VENEZIA 2B-3A

MILA ! !

3

3s CROAZIA

TORINO

!

3A

BOSNIA

3A-3B

ERZEGOVINA 3B

BOLOGNA ! GENOVA 3-4

! 4

! ANCONA MARE FIRENZE ! LIGURE

PERUGIA !

! L'AQUILA

ROMA ! MARE CAMPOBASSO ! ADRIATICO

BARI !

!

POTENZA NAPOLI !

MARE MARE TIRRENO IONIO

CAGLIARI ! CATANZARO !

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Classificazione sismica al 2015 del comune di San Marco Evangelista

In basso si riportata la zona sismica per il territorio di San Marco Evangelista, indicata nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale della Campania n. 5447 del 7.11.2002.

Zona sismica Zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti 2 abbastanza forti.

I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima (ag) su

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suolo rigido o pianeggiante, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.

Accelerazione con Zona probabilità di Fenomeni riscontrati sismica superamento del 10% in 50 anni

Zona con pericolosità sismica alta. 1 Indica la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti ag ≥ 0,25g terremoti.

Zona con pericolosità sismica media, dove possono verificarsi 2 0,15 ≤ ag < 0,25g terremoti abbastanza forti.

Zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a 3 0,05 ≤ ag < 0,15g scuotimenti modesti.

Zona con pericolosità sismica molto bassa. 4 E' la zona meno pericolosa, dove le possibilità di danni sismici ag < 0,05g sono basse.

Inoltre i dati tratti dalla “Mappa di pericolosità sismica” per le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (DM del 14/01/2008 – all. A), evidenziano come il territorio comunale di San Marco Evangelista sia esposto ad una PGA al suolo compresa tra 0.100 e 0.125 g, e probabilità di ritorno in 50 anni pari al 10%, al 50° percentile.

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Nodo 1

Fig. 1 - Mappa di pericolosità sismica per le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (DM del 14/01/2008 – all. A)

Dalla disaggregazione (variabilità in termini di magnitudo e distanza) dei nodi della griglia, nella quale è compreso il territorio comunale di San Marco Evangelista, sono evidenziati (per probabilità di accadimento in 50 anni ed il percentile 50 - ai sensi delle NTC2008), i seguenti dati Magnitudo distanza. Dai dati di disaggregazione si deduce che il territorio comunale di San Marco Evangelista può essere interessato da eventi con Magnitudo massima compresa tra 5.96 e distanza epicentrale compresa tra 28.6 km.

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Dati di disaggregazione nodo n. 1 in fig. 1

La microzonazione sismica di sito, base necessaria ai fini dell’elaborazione di scenari di rischio dettagliati è stata effettuata nell’ambito delle indagini geologiche allegate al Piano Urbanistico Comunale adottato e in fase di approvazione. Essa è stata impostata sulla redazione di una carta tematica in prospettiva sismica che ha per scopo la suddivisione in zone omogenee del territorio comunale, sulla base del loro diverso comportamento in caso di evento sismico. Tale classificazione è stata effettuata a valle della determinazione sperimentale dei valori medi della velocità di propagazione, per i primi trenta metri di sottosuolo, delle onde di taglio nel sottosuolo (VS30). Il nuovo schema indicativo di riferimento per la determinazione delle categorie di sottosuolo è il seguente:

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Categorie Suoli di fondazione (D.M. 14 gennaio 2008) In generale il fenomeno dell’amplificazione sismica diventa più accentuato passando dalla classe A alla classe E. Alle cinque categorie descritte, se ne aggiungono altre due per le quali sono richiesti studi speciali per la definizione dell’azione sismica da considerare.

Categorie Suoli di fondazione (D.M. 14 gennaio 2008)

Dallo studio geologico allegato al PUC del Comune di San Marco Evangelista adottato e in fase di approvazione è stato possibile risalire alla caratterizzazione sismica dei singoli strati significativi, costituenti il sottosuolo del Comune di San Marco Evangelista, tali dati mettono in evidenza che i terreni costituenti il sottosuolo del Comune di San Marco Evangelista (CE) presentano una certa omogeneità litostratigrafica e sismica con valori della VS30 sempre

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compresi nel range tra 360 m/sec e 800 m/sec, fornendo come categoria di sottosuolo “B”. La pericolosità sismica di base del territorio comunale risulta quindi media. Difatti la classificazione in seconda categoria sismica in aggiunta alle contenute distanze dalla fascia sismogenetica e magnitudo attesa di medio–alti valori, si accompagna ad una microzonazione sismica che evidenzia terreni sostanzialmente molto buoni, cioè caratterizzati da bassi valori di amplificazione sismica. Non si riscontrano terreni che implicano elevate amplificazioni locali. Inoltre dalla verifica della liquefazione risulta che parte del territorio deve essere soggetto a considerazioni circa il potenziale di liquefazione dei terreni, inoltre emerge che il territorio di San Marco Evangelista (CE) non è interessato da direttrici neotettoniche, sismogenetiche, quindi la sismicità del territorio comunale è di tipo indotta e non diretta, ossia attribuibile principalmente ai terremoti attesi in area Appenninica (sismi di elevata intensità) e secondariamente a quelli attribuibili ad un’origine vulcanica (sismi con intensità nettamente inferiori). Tali analisi permettono di escludere, in linea generale, la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione, in caso di un evento sismico. Bisogna però ricordare che l’amplificazione sismica è condizionata anche dalla morfologia del territorio, pertanto bisogna tener conto anche delle categorie topografiche nelle quali è suddiviso il territorio comunale.

Categorie Topografiche (D.M. 14 gennaio 2008)

Si sottolinea che rientrano nello scenario di rischio sismico anche gli eventi sismici legati alla possibile ripresa dell’attività vulcanica del Vesuvio. In tal caso il Sindaco, in qualità di Autorità locale di Protezione Civile, dovrà mettere in atto le misure per la gestione delle emergenze tipiche di questa tipologia di rischio, ponendo particolare attenzione alle attività di ripristino e messa in sicurezza delle infrastrutture di mobilità.

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Vulnerabilità sismica dell’edificato

La vulnerabilità sismica di un edificio rappresenta un suo carattere comportamentale descritto attraverso un processo di causa – effetto, in cui la causa è il terremoto e l’effetto è il danno. E’ possibile indicare genericamente con s e con w i due parametri che misurano rispettivamente il sisma e il danno. Il parametro s è usualmente costituito, nelle analisi a

dimensione territoriale, dalla intensità macrosismica Imax, espressa mediante i gradi di una scala internazionale, oppure dalla accelerazione massima del suolo PGA. L’impiego di ciascuna delle due citate grandezze presenta vantaggi e svantaggi. L’intensità consente di fruire del grande archivio di dati forniti dalla sismicità storica e dall’osservazione dei danni in siti colpiti recentemente da terremoti di intensità nota; è adatta soprattutto per valutazioni effettuate su basi statistiche, aventi come oggetto grandi classi di edifici considerate nel loro insieme, ma di contro, non è direttamente utilizzabile come input nelle stime della vulnerabilità utilizzando l’analisi strutturale. Utilizzando invece l’accelerazione si ha a disposizione una minore quantità di dati, che si limitano ai terremoti recenti per i quali vi sono registrazioni strumentali. Si dispone inoltre, di una variabile dotata di un chiaro significato meccanico. L’impiego dell’accelerazione risulta più idoneo per le valutazioni effettuate su base analitica, rivolte ad edifici esaminati singolarmente. Per il parametro w si è ricorso ad una rappresentazione molto diffusa ed applicata in Italia, che si basa sugli stati di danno (nullo, lieve, ecc.), simili a quelli che sono alla base delle scale macrosismiche. Ogni stato di danno è configurato mediante una descrizione più o meno dettagliata dell’entità e dell’estensione delle lesioni che gli corrispondono. Con questo approccio si ha il vantaggio di una lettura del danneggiamento che non privilegia a priori nessuna delle sue conseguenze; d’altra parte vi può essere il pericolo di interpretazioni soggettive della descrizione degli stati e si perde il vantaggio di operare con una variabile numerica continua. In questo caso però, la continuità della variabile può essere recuperata con l’introduzione dell’indice di danno d, che è definito da valori compresi tra 0 e 1. Esso consiste nel considerare gli stati di danno, ordinati in successione peggiorativa, come ascisse opportunamente distanziate tra 0 e 1. Impostazioni alternative sono quelle che fanno riferimento agli indicatori meccanici di

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danno. Si prende allora in esame non l’edificio esistente, ma un suo modello meccanico per il quale l’inizio del danno e il collasso vengono associati al raggiungimento di stati limite, mentre l’aumentare del danno intermedio è collegato all’evoluzione delle variabili meccaniche. Le difficoltà connesse a questo approccio sono relative alla aderenza del modello meccanico all’edificio reale, difficoltà che sono tanto maggiori quando si tratta di edifici antichi in muratura. In realtà ogni rappresentazione del danno è in qualche modo convenzionale: devono però essere garantiti alcuni requisiti fondamentali, quali: la rispondenza degli estremi della variabile adottata a reali situazioni estreme dell’edificio; la coerenza fra il suo aumentare ed un effettivo aggravamento delle condizioni del fabbricato; l’assenza di ambiguità che possano creare problemi agli operatori. In recenti elaborazioni di dati raccolti dopo terremoti avvenuti in Italia è stato impiegato un indice di danno ibrido, espresso in funzione delle diverse estensioni e gravità del danneggiamento nelle diverse parti della costruzione e del loro peso economico. Tale indice di danno è compatibile con la scheda di rilevamento sul campo attualmente impiegata in Italia, predisposta dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti. Con tale scheda si registra infatti, per ogni piano dell’edificio, il danno nelle diverse componenti costruttive (strutture verticali, strutture orizzontali, scale, tamponature) in base a sei stati di danno (Livello del danno A: Nessun danno; B: Danno lieve; C: Danno medio; D: Danno grave; E: Danno gravissimo; F: Danno totale) precisati attraverso una descrizione dettagliata nel manuale d’uso della scheda stessa. I microdati di principale interesse ai fini dell’aggiornamento delle mappe di rischio sismico sono quelli relativi alle caratteristiche degli edifici e alla popolazione residente in ciascuna sezione di censimento. Per la realizzazione delle mappe di rischio e l’aggiornamento delle basi dati sugli scenari di danno sono state effettuate delle elaborazioni, applicando specifiche metodologie, su alcune caratteristiche degli edifici: tipo di materiale usato per la struttura portante, epoca di costruzione, contiguità, numero dei piani fuori terra, numero di interni, numero di abitazioni, superficie, popolazione residente. Al fine di definire i diversi livelli di criticità per la valutazione della vulnerabilità del territorio comunale di San Marco Evangelista, si è proceduto ad un’analisi di tipo esplorativo cluster non gerarchica, con il metodo K-means per classificare gli edifici in cinque gruppi omogenei: 1. A maggiore vulnerabilità, è relativo agli edifici “antichi” costruiti prevalentemente nel

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periodo prima del 1945, aventi mediana massima di 2 piani fuori terra in muratura; 2. Con vulnerabilità ancora elevata, costituito dalle costruzioni del periodo post-bellico (1946-1971), la cui peculiarità principale è l’altezza, con una mediana massima di 4 piani, sono realizzati prevalentemente in cemento armato e in buono stato di conservazione; 3. Mediamente vulnerabile, raggruppa gli edifici a bassa densità abitativa, mediana tre piani, di costruzione risalente dal 1972-1991, in cemento armato; 4. Molto simile al precedente come vulnerabilità complessiva, ha un’altezza mediamente simile, costruiti in un periodo dopo il 1991; 5. Bassa criticità, contiene i nuovi edifici che a differenza dei primi due gruppi sono più recenti e realizzate nel rispetto della NTC del 2008.

Elementi esposti

La valutazione degli elementi esposti riguarda gli edifici che possono essere danneggiati e la relativa popolazione residente che potrebbe essere coinvolta dal loro collasso. Le informazioni relative alla caratterizzazione degli edifici presenti sul territorio non sono particolarmente accurate e, pertanto, la stima della vulnerabilità, e quindi dei danni attesi, è stata effettuata unicamente sulla base di informazioni tipologiche-statistiche.

Scenari di danno

La valutazione degli scenari di danno sismico, in termini di previsione degli effetti, rappresenta uno strumento utile allo studio del comportamento del territorio sotto l’azione di un evento sismico e, nel contempo, ha lo scopo di ridurne l’impatto attraverso una risposta pronta ed efficace di tutte le risorse di Protezione Civile coinvolte in emergenza. Con particolare riferimento alle attività di pianificazione, gli scenari di danno, alla base dei Piani di Emergenza Comunali, rappresentano le possibili situazioni da fronteggiare a seguito di eventi sismici di riferimento, aventi un definito impatto sul territorio e conseguentemente un definito livello di attivazione del piano e dei soggetti interessati. In considerazione dell'importanza che tale stima riveste, in relazione alla quantificazione delle risorse umane e materiali da considerare nei Piani, bisogna precisare che il dato relativo agli scenari di danno e di rischio è di tipo probabilistico, pertanto le stime possono essere in qualche modo disattese. La metodologia di valutazione della vulnerabilità del patrimonio abitativo utilizza

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un approccio tipologico–statistico e che utilizza gli indicatori relativi alla tipologia costruttiva e all’anno di costruzione. La metodologia di valutazione del rischio utilizzata si fonda sull’ipotesi di stazionarietà degli eventi sismici, congruente con il calcolo della pericolosità che ne è alla base. Pertanto, vengono determinati i valori medi annui relativi ad alcuni parametri ritenuti significativi. Nell’ipotesi stazionaria il rischio, in un dato intervallo di tempo ∆T, è definito come un valore medio annuo di un determinato parametro moltiplicato per tale intervallo temporale. È da notare che questa ipotesi semplificativa equivale a considerare costante anche la vulnerabilità, la quale invece varia nel tempo e, soprattutto, dopo un evento sismico. Per la stima dei danni al patrimonio abitativo si definiscono: 1. Abitazioni crollate; 2. Abitazioni inagibili; 3. Abitazioni danneggiate. Il danneggiamento atteso sugli edifici in seguito ad un evento sismico viene, quindi, valutato determinando la vulnerabilità degli edifici costruiti sul territorio mediante un apposito indice di vulnerabilità che tiene conto della tipologia edilizia della costruzione (cemento armato, muratura, acciaio, ecc.), dell’età della costruzione e dello stato di manutenzione. L’analisi dei dati ha portato alla valutazione su base probabilistica, delle diverse risorse da impegnare in fase di emergenza. In particolare, il dato fondamentale è rappresentato dalla valutazione della popolazione da assistere in caso di evento sismico molto grave. Nel seguito si riporta una stima dei cittadini potenzialmente coinvolti: 80 morti; 400 feriti; 3.260 sfollati. Pertanto si dovrà prevedere un numero di aree di accoglienza proprie ed improprie idonee ad ospitare tale numero di persone. Lo scenario così definito risulta spalmato su tutto il territorio comunale e non avendo precisi dati sull’edificato non è possibile ubicare su apposita cartografia la vulnerabilità del sito. Si allega alla presente relazione, dunque, una Carta della Pericolosità sismica di base, sulla scorta della cartografia geologica del PUC adottato in fase di approvazione. Dalla stessa si deduce che l’area a maggior possibilità di amplificazione sismica è quella ubicata nel centro antico del Comune, caratterizzato dalla presenza di edifici storici a maggior vulnerabilità

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sismica. Per il rischio sismico devono essere utilizzate tutte le aree di attesa indicate.

2.1.3 Rischio incendi boschivi e d’interfaccia

Con il termine rischio incendi boschivi si intende la probabilità che un incendio prettamente boschivo si verifichi e causi danni a persone e cose, intendendo con il termine incendio boschivo “un fuoco con suscettibilità a espandersi su aree boscate, cespugliate ed arborate, comprese eventuali strutture ed infrastrutture poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree”. A livello regionale, in conformità alla Legge Quadro 353/2000 sugli incendi Boschivi, la Regione Campania ha elaborato e mantiene aggiornato il Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, (ultima rev. 2014-2016), in cui sono definiti i criteri per la valutazione del rischio sull’intero territorio regionale ed è definito il sistema di allertamento ed attivazione in caso di evento. Si riporta la mappa della media degli incendi boschivi avvenuti in Campania dal 2003 al 2012. Il Comune di San Marco Evangelista nell’ultimo decennio non è stato interessato da nessun incendio boschivo.

COMUNE N°INCENDI Sup.Boscata ha. Sup.non Boscata ha. Tot. SAN MARCO EVANGELISTA 0 0,00 0,00 0,00

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Media degli incendi nella Regione Campania nel decennio 2003-2012 [Fonte: Piano AIB 2013]

Come si può osservare dallo stralcio della Carta sul Rischio Incendi della Regione Campania sotto riportata, il Comune di San Marco Evangelista è classificato R = 3. Dall’analisi del territorio si è potuto constatare che il comune di San Marco Evangelista non presenta superficie boscata tale da far considerare un alto rischio incendi boschivi, pertanto nella tavola allegata alla presente relazione (Tav. INC. 01) si è tenuto conto di piccole superfici cespugliate ed arborate come perimetrate nell’elaborato 5 uso del suolo allegato al

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PUC territoriale.

Carta del Rischio Incendio Boschivi per tipi vegetazionali nella Regione Campania [Fonte: AIB 2013]

Incendi di interfaccia

Si definisce incendio di interfaccia urbano-rurale l'incendio che minacci di interessare aree di connessione tra il tessuto urbano e quello rurale, cioè aree o fasce nelle quali l'interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta, luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono, e pertanto un incendio possa sia innescarsi sia propagarsi da una zona all’altra. Tale tipo di incendio può avere origine sia in prossimità dell'insediamento (ad es. dovuto all'abbruciamento di residui vegetali o all'accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi urbani e/o peri-urbani)

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sia come derivazione da un incendio boschivo. In generale, è possibile distinguere tre differenti configurazioni di contiguità e contatto tra aree con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate: interfaccia classica: frammistione di strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione (come ad esempio avviene nelle periferie dei centri urbani o dei villaggi); interfaccia mista: presenza di molte strutture isolate e sparse nell'ambito di territorio ricoperto da vegetazione combustibile; interfaccia occlusa: zone con vegetazione combustibile limitate e circondate da strutture prevalentemente urbane (come ad esempio parchi o aree verdi o giardini nei centri urbani).

Interfaccia classica = frammistione di strutture ravvicinate tra loro e la vegetazione (es. periferie dei centri urbani o villaggi).

Interfaccia mista = presenza di molte strutture isolate e sparse nell’ambito di un territorio ricoperto da vegetazione combustibile.

Interfaccia occlusa = zone con vegetazione combustibile limitate o circondate da strutture prevalentemente urbane (es. parchi urbani, aree verdi, giardini, ecc.).

Schematizzazione delle possibili tipologie di incendi di interfaccia Al fine di adempiere alle disposizioni dell'OPCM 3606/2007 "Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi

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dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione", il Dipartimento di Protezione Civile ha predisposto un apposito "Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile" nel quale vengono date indicazioni per l'elaborazione di piani d'emergenza con riferimento al rischio incendi di interfaccia. In particolare, vengono date indicazioni per pianificare sia i possibili scenari di rischio derivanti da tale tipologia di incendi, sia il corrispondente modello di intervento per fronteggiarne la pericolosità e controllarne le conseguenze sull'integrità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture esposte. In ordine alla responsabilità operativa, in occasione degli interventi di estinzione è importante rilevare che nel 2008 è stato sottoscritto un Accordo tra il Ministero dell'Interno ed il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, che ha chiarito le competenze relative alle operazioni di spegnimento nel caso di incendi di interfaccia, laddove si verifica l'intervento del personale sia del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che del Corpo Forestale dello Stato. Il rischio incendi d’interfaccia è valutato, in conformità a quanto indicato nel Manuale Operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile, attraverso l’applicazione della seguente metodologia: Perimetrazione della fascia di interfaccia = aggregazione degli esposti finalizzata alla riduzione delle discontinuità fra gli elementi presenti, ottenuta raggruppando tutte le strutture la cui distanza relativa non sia superiore ai 50 m. Perimetrazione delle fasce perimetrali = fascia esterna alla fascia d’interfaccia di larghezza pari a 200 m e individuazione del tipo di vegetazione presente. Valutazione della pericolosità all’interno della fascia perimetrale. Valutazione della vulnerabilità (in funzione della tipologia di esposti e del numero) presenti all’interno in prossimità della fascia di interfaccia. Stima del rischio in funzione dei parametri di vulnerabilità e pericolosità valutati in precedenza. In particolare, si può osservare che il territorio comunale di San Marco Evangelista non presenta una contiguità e contatto tra aree con dominante presenza vegetale ed aree antropizzate.

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2.1.4 Rischio antropico: rischio chimico - industriale

Caratteristiche generali

Il rischio chimico-industriale deriva da attività potenzialmente pericolose quali il deposito, la produzione, la lavorazione o la trasformazione di sostanze che, per loro natura, per quantità o modalità di lavorazione, possono dar luogo allo sviluppo di incidenti di rilevante portata per la popolazione e per l'ambiente. Si parla di rischio industriale ogni qualvolta che, in un contesto territoriale, vi è la contemporanea presenza di stabilimenti industriali, che detengono e/o utilizzano sostanze pericolose, e di un tessuto territoriale urbanizzato. Le sostanze e preparati pericolosi sono quei composti chimici che provocano effetti dannosi sull’organismo umano se inalati, ingeriti o assorbiti (sostanze tossiche), oppure, che possono liberare energia termica (infiammabili) e/o barica (esplosivi). Le loro caratteristiche chimiche, chimico-fisiche, e tossicologiche comportano classificazioni di pericolo, in conformità a quanto previsto dal Regolamento Europeo CLP n° 1272/2008 e s.m.i.. La cosiddetta direttiva Seveso (Direttiva 96/82/CE), recepita in Italia dal D.Lgs. 334/99 successivamente modificato dal D.Lgs. 238/2005, è la norma europea tesa alla prevenzione ed al controllo dei rischi di accadimento di incidenti rilevanti, connessi con determinate sostanze classificate pericolose. Ai fini dell’applicazione della direttiva Seveso, le sostanze/preparati che risultano classificati come pericolosi sono suddivise in macro-categorie di pericolo come segue: Tossici e molto tossici; Comburenti; Esplosivi; Infiammabili, facilmente infiammabili ed estremamente infiammabili; Pericolosi per l’ambiente acquatico. La tipologia di incidente che origina il rilascio di dette sostanze viene definita come incidente rilevante cioè un evento quale “un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento industriale e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”. Si anticipa fin da ora che in conformità alle indicazioni di cui all’allegato IV, punto 2 del Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 ed in conformità alle linee guida emanate con

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DPCM 25 febbraio 2005, la gestione delle emergenze per gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante è affidata alla Prefettura – UTG di competenza, che ha l’onere di elaborare, mantenere ed applicare il Piano di Emergenza Esterna (PEE). L’elenco degli stabilimenti a rischio d’incidente rilevante presenti in Italia è disponibile on- line attraverso la consultazione dell’Inventario Nazionale degli Stabilimenti a Rischio di incidente Rilevante, aggiornato semestralmente sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Dall’analisi di tale database, non risultano presenti stabilimenti a rischio d’incidente rilevante all’interno del Comune di San Marco Evangelista, così come non è rilevata la presenza di stabilimenti a rischio incidenti in prossimità del territorio comunale di San Marco Evangelista.

Valutazione degli effetti di danno

Per quanto riguarda gli scenari conseguenti ad incidenti rilevanti, i potenziali impatti sullo stabilimento ad alto rischio e sul territorio circostante sono valutati, in funzione di parametri caratteristici dello scenario in esame (irraggiamento termico, tossicità, onda di sovrappressione, ecc.), rispetto a valori soglia relativi agli effetti attesi sull’uomo (individuo primo di protezione) e sulle strutture circostanti, in conformità a quanto riportato nel DM 09/05/2001 e di seguito illustrate. Le aree di impatto sono le aree calcolate attraverso l’applicazione dei modelli di simulazione per la stima delle distanze di danno.

Soglie Danni alle Scenario incidentale Elevata Inizio Lesioni Lesioni strutture/ letalità letalità irreversibili reversibili Effetti Incendio domino (Irraggiamenti 12,5 kW/m2 7 kW/m2 5 kW/m2 3 kW/m2 12,5 kW/m2 stazionari) BLEVE/Fireball Raggio fireball 350 kJ/m2 200 kJ/m2 125 kJ/m2 200-800 m Flash-fire LEL7 ½ LEL** - - -

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Soglie Danni alle Scenario incidentale Elevata Inizio Lesioni Lesioni strutture/ letalità letalità irreversibili reversibili Effetti domino (irraggiamenti instantanei) UVCE - VCE 0,3 bar (Unconfined Vapour (0,6 spazi 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar Cloud Explosion - aperti) esplosioni) Rilascio tossico LC50 9 8 - IDLH *** (dose assorbita) (30min,hmn)

Ai fini della pianificazione degli interventi di protezione civile, le distanze di danno per le soglie sopra indicate possono essere raggruppate in zone, in conformità al DM 25/02/2005: Zona 1 = zona "di sicuro impatto": (soglia elevata letalità) caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalità per le persone. Zona 2 = zona "di danno": (soglia lesioni irreversibili) esterna alla prima, caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. Per quanto riguarda fenomeni di irraggiamento istantaneo (flash fire) si farà riferimento alla soglia pari al ½ LEL. Zona 3 = zona "di attenzione": caratterizzata dal possibile verificarsi di danni, generalmente non gravi anche per i soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico. Per quanto riguarda eventuali dispersioni tossiche, ai fini della gestione delle emergenze, viene fissata una soglia di attenzione relativa a lesioni reversibili pari al LOC = Level of Concern, soglia oltre la quale si hanno i primi effetti sulla popolazione.

Valutazione del livello di rischio – scenario di riferimento

Per la valutazione del rischio potenziale associato a ciascuno scenario incidentale è indispensabile valutare la popolazione eventualmente esposta, le eventuali strutture

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sensibili ricadenti all’interno degli areali di danno, nonché infrastrutture coinvolte. Come si evince dallo studio effettuato, non risultano potenziali impatti generati da scenari connessi ad incidenti rilevanti che coinvolgono il comune di San Marco Evangelista in maniera rilevante.

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3. INDICATORI DI EVENTO E SISTEMA DI RISPOSTA DI PROTEZIONE CIVILE

3.1.1 Aree di emergenza

Per ciò che concerne le aree di protezione civile, è necessario individuare, le aree di emergenza che si distinguono in aree di attesa, aree di accoglienza/ricovero ed aree di ammassamento soccorsi.

3.1.2 Aree di attesa della popolazione

Si definiscono aree di attesa, i luoghi di prima accoglienza per la popolazione evacuata, immediatamente dopo l’evento calamitoso, o, in modo preventivo, successivamente alla segnalazione della fase di preallarme. In tali aree, la popolazione, in attesa di ritornare nelle proprie case (eventi di breve durata – inferiore alle 8 ore) o di essere ricoverate in strutture adeguate (emergenze di durata superiore alle 8 ore) riceverà le prime informazioni sull'evento e i primi generi di conforto. I criteri da seguire per l’individuazione delle aree di attesa sono: posizionamento in zone sicure, esterne alle aree a rischio; facilità di raggiungimento attraverso percorsi sicuri; facilità di accesso da parte dei mezzi di soccorso. In generale si possono utilizzare piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati ritenuti idonei. Sono segnalate in verde sulla cartografia e devono altresì essere indicate con adeguata segnaletica sul territorio. Si riportano di seguito le schede di sintesi indicante le aree di attesa previste in caso di evento calamitoso:

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Descrizione: Aree di Attesa Caratteristiche dell’area

Parcheggio Via Leonardo da Vinci Estensione 940 mq

Ricettività* 400

Vie di accesso Via L. da Vinci

Illuminazione Si

Prese d’acqua No

Accessi carrai Si

Servizi igienici Si

Scenari di Sismico,

rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico- industriale

Villetta Comunale 27 Maggio 1977 Via Otto Marzo Estensione 3.365 mq

Ricettività 1.000

Vie di accesso Via Otto Marzo – Via L. da Vinci

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai No

Servizi igienici Si

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Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico- industriale

Piazzetta Cantone Viale della Libertà Estensione 3.700 mq

Ricettività* 900

Vie di accesso Viale Libertà, via Manzoni, via De Gasperi

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici No

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico- industriale

2 * il valore è stato stimato considerando come spazio minimo per ciascuna persona 2 m

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3.1.3 Aree di ricovero/accoglienza

Si definiscono aree di ricovero o accoglienza per la popolazione luoghi al chiuso in grado di accogliere la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni per tempi medio-lunghi. Tali aree sono preferibilmente strutture esistenti, al coperto, idonee ad accogliere la popolazione (alberghi, scuole, palestre, ecc.). Qualora non fossero disponibili, si possono allestire: tendopoli; insediamenti abitativi di emergenza (casette prefabbricate). Al fine di individuare tali aree i criteri da seguire sono i seguenti: numero di persone potenzialmente a rischio; posizionamento in zone sicure, esterne alle zone a rischio; vicinanza ad una viabilità principale ed ai servizi essenziali (acqua, luce, e smaltimento acque reflue). Tali aree sono segnalate in rosso sulla cartografia e devono essere indicate con adeguata segnaletica sul territorio.

Descrizione: Aree di ricovero/accoglienza Caratteristiche dell’area

Campo Sportivo di via Fabbrica – Tendopoli Estensione 6.800 mq

Ricettività* 1.360

Vie di accesso Via Fabbrica

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici Si

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico-

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industriale

Complesso Scolastico di via L. da Vinci Estensione 2.320 mq

Ricettività* 460

Vie di accesso Via L. da Vinci

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici Si

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico- industriale

Chiesa dello Spirito Santo Estensione 750 mq

Ricettività 150

Vie di accesso Via Aurora

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici Si

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, incendi di interfaccia, chimico-

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industriale

2 * il valore è stato stimato considerando come spazio minimo per ciascuna persona 5 m

3.1.4 Aree di ammassamento

Le aree di ammassamento dei soccorritori sono zone del territorio comunale dove è possibile concentrare tutti i soccorritori ed i mezzi necessari per l’emergenza, sia comunali, sia quelli eventualmente provenienti da fuori area. Rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con il territorio. Tali aree devono essere predisposte sulla viabilità principale o, comunque, essere facilmente raggiungibili, anche con mezzi di grandi dimensioni, possibilmente non all’interno del centro abitato e, ovviamente, in zone non soggette a rischio incombente. L’area scelta è indicata in giallo sulla cartografia e deve essere segnalata con adeguata segnaletica sul territorio.

Descrizione: Aree di Ammassamento Caratteristiche dell’area

Parcheggio Cimitero Comunale Estensione 1.210 mq

Vie di accesso Via Fabbrica

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici Si

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, vulcanico, incendi di

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interfaccia

Area Mercato – Asse viario Estensione 4.500 mq

Vie di accesso Via Cupa Quaranta

Illuminazione Si

Prese d’acqua Si

Accessi carrai Si

Servizi igienici No

Scenari di Sismico, rischio idrogeologico, vulcanico, incendi di interfaccia

Per quanto riguarda la viabilità in condizioni di emergenza, sono state distinte due tipologie di percorsi: Vie di esodo per la popolazione, verso le aree di attesa:  Viale della Libertà  Via Aurora

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 Via G. di Vittorio  Piazza Gramsci  Via Foresta  Via Otto Marzo  Via L. da Vinci  Via Monti  Via Cupa Quaranta

Vie preferenziali per mezzi di soccorso:  S.P. 336  Viale della Libertà  S.P. 335 Via Fabbrica  Via Appia  Via Monti Tali percorsi posso subire variazioni in funzione della tipologia di evento in atto e quindi in funzione delle aree di emergenza individuate come più idonee.

3.1.5 Sistema di allertamento rischio idrogeologico

La Regione Campania, ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/04/2004 è suddivisa in 8 zone di Allerta e il Comune di San Marco Evangelista ricade all’interno della zona di Allerta 1 (Piana Campana, Napoli, Isole e Area Vesuviana), come mostra l’immagine sottostante:

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Suddivisione delle zone di allerta nella Regione Campania Il Centro Funzionale Regionale, acquisiti i dati pluviometrici registrati dalla rete di monitoraggio in tempo reale, li elabora, confrontandoli con ciascuna soglia di allerta definita per le singole zone di allerta. In particolare, in funzione del superamento di determinati valori soglia sono identificate quattro diverse fasi operative. In generale, in conformità a quanto riportato nel Manuale Operativo – ottobre 2007, al rischio idrogeologico ed idraulico sono associati, in funzione di un predefinito sistema di soglie pluviometriche, i seguenti livelli di criticità: ORDINARIA = associabile a precipitazioni con tempo di ritorno compresi tra 2 e 5 anni o a fenomeni intensi quali temporali di incerta prevedibilità (es. smottamenti localizzati, allagamenti di sottopassi, rigurgiti fognari, ma anche fenomeni localizzati critici come piene improvvise e colate rapide); MODERATA = associabile a precipitazioni con tempo di ritorno compresi tra 5 e 20 anni (es. esondazioni ed attivazione di frane e colate in contesti geologici critici);

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ELEVATA = associabile a precipitazioni con tempo di ritorno almeno pari a 20 anni (estese inondazioni e frane diffuse). I livelli di criticità corrispondono a definiti scenari dinamici, che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteo- idrologici attesi, nonché degli scenari di rischio anche sulla base della possibilità di superamento di soglie pluvio-idrometriche complesse.

Gli scenari associati ai diversi livelli di criticità sono così definiti:

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Livelli di Fenomeni Scenario d’evento Effetti e danni criticità Temporali accompagnati da - Allagamento dei locali fulmini, rovesci di pioggia e interrati; METEO grandinate, colpi di vento e - Interruzioni puntuali e trombe d’aria provvisorie della viabilità, in

Possibilità di innesco di prossimità di piccoli impluvi e

fenomeni di scorrimento a valle dei fenomeni di Eventi meteo- superficiale localizzati con scorrimento superficiale; ORDINARIA idrologici GEO interessamento di coltri CRITICITA’ localizzati ed - Occasionali danni a persone e detritiche, cadute di massi e anche intensi casuali perdite di vite umane. alberi. Fenomeni di ruscellamento superficiale, rigurgiti fognari, IDRO piene improvvise nell’idrografia secondaria e urbana. - Interruzioni puntuali e provvisorie della viabilità in prossimità di piccoli impluvi e a valle dei fenomeni di scorrimento superficiale;

- Danni a singoli edifici o piccoli - Frequenti fenomeni di centri abitati interessati da instabilità dei versanti di fenomeni di instabilità dei tipo superficiale di limitate versanti; MODERATA dimensioni; GEO - Allagamenti e danni ai locali CRITICITA’ - localizzati fenomeni tipo interrati, provvisoria interruzione colate detritiche con Eventi meteo- della viabilità stradale e possibile riattivazione di idrologici ferroviaria in zone depresse conoidi. intensi e (sottopassi, tunnel, ecc.) in persistenti prossimità del reticolo idrografico; - Danni alle opere di contenimento, regimazione e attraversamento. - Allagamenti ad opera dei - Danni a attività agricole, ai canali e dei rii e fenomeni cantieri di lavoro, agli di rigurgito del sistema di insediamenti artigianali, IDRO smaltimento delle acque industriali e abitativi ubicati in piovane; aree inondabili; - Limitati fenomeni di - Occasionali perdite di vite inondazione connessi al umane e possibili diffusi danni a

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Livelli di Fenomeni Scenario d’evento Effetti e danni criticità passaggio della piena con persone. coinvolgimento delle aree prossimali al corso d'acqua e moderati fenomeni di erosione; - Fenomeni localizzati di deposito del trasporto con formazione di sbarramenti temporanei; - Occlusione parziale delle sezioni di deflusso delle acque; - Divagazioni d'alveo, salto di meandri, occlusioni parziali o totali delle luci dei ponti.

- Diffusi ed estesi fenomeni - Danni alle attività agricole ed agli di instabilità dei versanti; insediamenti residenziali ed industriali sia prossimali che - Possibilità di riattivazione distali rispetto al corso d'acqua; di frane, anche di grandi GEO dimensioni, in aree note, - Danni o distruzione di centri

legate a contesti geologici abitati, di rilevati ferroviari o

particolarmente critici. stradali, di opere di

Eventi contenimento, regimazione o di Meteo- attraversamento; idrologici - Intensi fenomeni di ELEVATA diffusi intensi erosione e - Possibili perdite di vite umane e CRITICITA’ e alluvionamento; danni a persone.

persistenti. - Estesi fenomeni di

inondazione con

coinvolgimento di aree IDRO distali al corso d'acqua, connessi al passaggio della piena e dovuti a puntuali fenomeni di tracimazione, sifonamento o rottura degli argini.

Le condizioni di criticità previste e/o rilevate attivano quattro fasi operative, che possono

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essere sintetizzate nel seguente schema: Lo stato di Preallerta è attivato dalla Sala Operativa Unificata Regionale (SORU) sulla PREALLERTA base dell’avviso di Allerta Idrometeorologica, anche con livello di criticità ordinaria, in almeno 1 zona di Allerta Lo stato di Attenzione è attivato dalla SORU sulla base dell’Avviso di Allerta con livello di criticità Moderata o Elevata in almeno 1 zona di Allerta. Lo stato di Attenzione è ATTENZIONE attivato anche quando almeno uno dei precursori puntuali o areali superano i valori soglia di attenzione (periodo di ritorno pari a 2 anni).

Lo stato di Preallarme è attivato dalla SORU quando i precursori puntuali o areali superano i valori soglia di preallarme (periodo di ritorno pari a 5 anni). Lo stato di Pre- PREALLARME allarme specifico per il rischio idraulico è attivato quando gli indicatori idrometrici superano i valori di livello ordinario, prima del passaggio del colmo di onda di piena o con condizioni meteo avverse persistenti previste per le successive 24 ore. Lo stato di Allarme è attivato dalla SORU quando i precursori puntuali o areali superano i valori soglia di allarme (periodo di ritorno pari a 10 anni). Lo stato di Allarme specifico per il rischio idraulico è attivato quando gli indicatori idrometrici ALLARME superano i valori di livello straordinario, prima del passaggio del colmo di onda di piena o con condizioni meteo avverse persistenti previste per le successive 24 ore, tenuto conto delle informazioni provenienti dal territorio.

L’attivazione e la disattivazione dei diversi stati di allerta è disposta dalla SORU sulla base delle previsioni meteorologiche, dei valori dei precursori e degli indicatori di evento elaborati in tempo reale dal Centro Funzionale, nonché dalle informazioni provenienti dal territorio. Per tutte le fasi di emergenza, il Sindaco ha facoltà di attivare uno stato di Allerta in autonomia decisionale, in quanto è sempre necessaria la valutazione e l’osservazione in locale degli effetti al suolo. In questo contesto riveste un ruolo fondamentale l’attività di monitoraggio osservativo del territorio che deve essere attivata dalle fasi iniziali dell’evento: Preallerta.

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4. LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

Il Sindaco, come anticipato, è Autorità comunale di Protezione Civile (art. 15, comma 3, L. 225/92, come successivamente modificata dalla L. 100/2012). Al verificarsi dell’emergenza, tale figura, infatti, assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale e ne dà comunicazione al Prefetto, al Presidente della Provincia ed alla Regione (al Presidente della Giunta Regionale ed alla Sala Operativa di Protezione Civile Regionale). Il Sindaco, per l’espletamento delle proprie funzioni, si avvale del Centro Operativo Comunale (COC). Il COC, in generale, ha le seguenti funzioni: In tempo di pace Centralino – chiamate di emergenza; Aggiornamento del Piano e Banche dati; Gestione Risorse (manutenzione e mantenimento dei materiali e mezzi di protezione civile); Organizzazione esercitazioni; Informazione alla popolazione; Monitoraggio del territorio; Gestione delle attività di mitigazione dei rischi; Gestione dei rapporti con gli altri componenti del sistema di protezione civile (Regione, Prefettura, Provincia, Comuni limitrofi, Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Provinciale, Vigili del Fuoco, 118, volontariato, Corpo Forestale delle Stato, ecc.). In emergenza Attivazione dei livelli di allarme in funzione della tipologia di evento; Gestione dei flussi di comunicazione bidirezionali tra:

o Centro Operativo ed operatori in campo; o Centro Operativo e le parti tecniche di protezione civile (VVF, 118, CFS, Forze dell’Ordine, ecc.);

o Centro Operativo e gli altri Enti preposti alla gestione delle emergenze (Provincia, Prefettura e Regione); Gestione dell’emergenza mediante l’attivazione delle funzioni di supporto a livello comunale;

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Gestione delle risorse disponibili.

Il COC è composto dai REFERENTI DELLE FUNZIONI DI SUPPORTO, che costituiscono il team tecnico deputato a supportare il Sindaco di San Marco Evangelista nella gestione delle emergenze. L’organizzazione del Centro Operativo Comunale prevede l’individuazione di un COORDINATORE COC che ha i seguenti compiti in tempo di pace: - gestire i turni del personale; - garantire l’efficienza delle attrezzature e delle dotazioni di sala; - seguire gli aspetti amministrativi e burocratici; - gestire le attività di mantenimento in tempo di pace, coordinando l’operato dei referenti tecnici di sala operativa. Le linee guida nazionali proposte dal Metodo Augustus e dal Manuale Operativo – ottobre 2007, indicano che, a livello comunale, devono essere attivate N° 9 funzioni di supporto, in particolare:

FUNZIONI DI REFERENTE SUPPORTO Ruolo Nominativo Sostituto

1.Tecnica scientifica e Dirigente Settore LL.PP. Arch. Maurizio Ing. Michele di pianificazione degli Cante Ciaramella interventi 2. Sanità, assistenza Dirigente Settore Polizia Cavallo Michele Sparaco Nicola sociale e veterinaria Municipale

Coordinatore Associazioni Palermo Pietro Agliotti Domenico 3. Volontariato Dirigente settore Servizi Dott. Convertito Arch. Maurizio 4. Mezzi e materiali Finanziari Alessandro Cante

Dirigente Settore Dott.ssa Rosa De Dott.ssa Mirella 5. Servizi essenziali e Commercio attività scolastica Rosa Giugno Impiegato Settore Geom. Luigi Geom. Angelo 6. Censimento danni a Urbanistica ed Edilizia persone e cose Ciaramella Amoroso

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7. Strutture operative Dirigente Settore Polizia Dott. Castiello Cavallo Michele locali – viabilità Municipale Giuseppe

Dirigente Settore Dott.ssa Mirella Di Maio Michele 8. Telecomunicazioni Depenalizzazione Giugno

Dirigente Affari Generali Di Maio Michele Dott.ssa Mirella 9.Assistenza alla popolazione Giugno Individuazione dei referenti delle funzioni di supporto

Nella tabella seguente sono definite, per ciascuna funzione di supporto, da attivare a livello comunale, le competenze e responsabilità richieste, sia in tempo di pace che di emergenza.

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1. TECNICA E DI PIANIFICAZIONE Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Controlla gli avvisi emessi dalla Regione, i dati provenienti dal monitoraggio osservativo e valutare l’evento per pianificare gli eventuali interventi necessari. Questa funzione è la prima che deve essere Funge da supporto tecnico al Coordinatore COC per il attivata, in quanto ricopre il ruolo di “braccio destro” mantenimento ed aggiornamento del piano. del Sindaco. Pianifica e programma le attività di protezione civile, Questa funzione assume il compito di presidio ad esempio le esercitazioni. operativo al fine di garantire lo svolgimento di attività Mantiene aggiornato il GIS (sistema informativo di tipo tecnico per il monitoraggio del territorio, sulla geografico). base degli avvisi emessi dal Centro Funzionale Regione Mantiene aggiornati gli scenari di rischio. Campania, già dalle fasi di preallerta e di attenzione. Si coordina con la Provincia ai fini della valutazione e Attua un continuo collegamento con gli altri enti programmazione degli interventi mitigativi. coinvolti ed con i responsabili delle squadre degli operatori in campo. Coordina le attività delle componenti tecniche per poter seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, poter seguire costantemente l’evoluzione dell’evento, provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio. Inoltre verifica la reale agibilità e funzionalità delle aree di emergenza e degli edifici strategici. Coordina, di concerto con la funzione “censimento”, gli eventuali sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e dei danni. A tale funzione può essere attribuito anche il ripristino della filiera economico-produttiva attraverso la previsione di misure di recupero funzionalità dei principali elementi economico produttivi a rischio. provvedendo ad aggiornare gli scenari di rischio. Inoltre verifica la reale agibilità e funzionalità delle aree di emergenza e degli edifici strategici. Coordina, di concerto con la funzione “censimento”, gli eventuali sopralluoghi per la valutazione del rischio residuo e dei danni. A tale funzione può essere attribuito anche il ripristino della filiera economico-produttiva attraverso la previsione di misure di recupero funzionalità dei principali elementi economico produttivi a rischio.

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2. SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Il referente dovrà mantenere contatti con i responsabili della Sanità locale e delle organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario. Provvede al censimento in tempo reale della popolazione all’interno delle strutture sanitarie Si relaziona con i referenti della Provincia, della eventualmente a rischio e verifica la disponibilità Regione e della Prefettura. delle strutture per accogliere i pazienti in Mantiene aggiornati i dati relativi alle strutture trasferimento. sanitarie locali. Assicura che venga attivata l’assistenza sanitaria e Mantiene i contatti con i referenti della Sanità locale psicologica durante la fase di soccorso ed evacuazione ed eventualmente definisce convenzioni. della popolazione nelle aree di attesa e di accoglienza. Infine è compito di tale funzione la gestione delle problematiche inerenti l’allevamento (smaltimento di carcasse, evacuazione di bestiame, ecc.).

3. VOLONTARIATO Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Il referente della presente funzione avrà il compito di Si relaziona con i referenti della Provincia, della coordinare e rendere disponibili le risorse di Regione e della Prefettura. volontariato di propria competenza da impiegare Mantiene aggiornate le informazioni relative alle operativamente. associazioni di volontariato presenti sul territorio, in Avrà la direzione delle squadre di volontari attivate e termini di responsabili, risorse, materiali, dovrà gestire le richieste di soccorritori e dei mezzi, specializzazioni disponibili. coordinandosi – ove necessario – con i referenti del Partecipa ed organizza attività di formazione, volontariato a livello sovracomunale. addestramento ed esercitazioni.

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4. MATERIALI E MEZZI Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Tale funzione ha il compito di gestire le risorse disponibili di competenza comunale. Si relaziona con i referenti della Provincia, della Attiva e coordina l’utilizzo di mezzi e materiali Regione e della Prefettura. durante l’emergenza, garantendo tempestività ed Censisce i materiali e mezzi disponibili, in particolare i efficienza d’intervento. mezzi appartenente al Gruppo comunale di Nel caso in cui le risorse locali non fossero sufficienti, Volontariato di Protezione Civile. su richiesta del Sindaco, dovrà richiedere il supporto Ha un quadro costantemente aggiornato delle risorse agli organi sovracomunali: COM, CCS, COR e/o SORU. censite, pianificare la manutenzione dei mezzi, A tale funzione può essere attribuito anche il compito conoscerne la dislocazione sul territorio. di acquisire beni e servizi necessari alla gestione dell’emergenza.

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5. SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Il referente deve garantire la funzionalità ed il Si relaziona con i referenti della Provincia, della ripristino delle dorsali d’interesse comunale delle reti Regione e della Prefettura. erogatrici dei servizi essenziali (luce, acqua, gas, Mantiene rapporti con I gestori delle infrastrutture fognature, ecc.), coordinandosi con i gestori di tali critiche. servizi. Mantiene/crea convenzioni con gli enti gestori per l’utilizzo in emergenza dei lori servizi. Dovrà mantenere costantemente aggiornata la Mantiene rapporti con i dirigenti scolastici. situazione circa l’efficienza e gli interventi sulle reti. Assicura la funzionalità dei servizi nelle aree di emergenza e nelle strutture strategiche. Inoltre, ha il compito di coordinare e mantenere in efficienza la struttura scolastica. A tale funzione può essere attribuito anche il mantenimento della continuità dell’ordinaria amministrazione del Comune (anagrafe, ufficio tecnico).

6. CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Tale funzione ha il compito di dirigere e coordinare le attività atte alla stima dei danni provocati a persone e/o cose (popolazione, edifici pubblici e privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive, beni culturali, infrastrutture pubbliche,

agricoltura e zootecnia, ecc.), con lo scopo di Censisce e mappa i beni di competenza comunale. comprendere l’effettiva entità dell’evento e concentrare l’attenzione sull’efficacia degli interventi. Questo compito viene eseguito tramite la redazione di un rapporto giornaliero che indichi lo stato di evoluzione dell’evento in atto, in coordinamento con il referente della funzione 1.

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7. STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITÀ Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Tale funzione è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al trasferimento dei mezzi, all’ottimizzazione dell’esodo lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei cancelli di accesso per regolare il flusso dei soccorritori, facilitandone l’accesso nell’area a rischio. Ha il compito di coordinarsi, con la Polizia Locale, i Si relaziona con i referenti dei comuni limitrofi (in Carabinieri, la Polizia Provinciale, ANAS, Ferrovie dello particolare con i referenti dei comuni facenti parti del Stato, al fine di individuare le potenziali COM), della Provincia, della Prefettura, ed problematiche nelle vie di trasporto in condizioni di eventualmente della Regione, Polizia Stradale, emergenza e individuare dunque azioni immediate di Carabinieri, Polizia Provinciale, ANAS, Ferrovie dello ripristino in caso di interruzione o danneggiamento, o Stato e Ferrovie Complementari. di provvedere all’interdizione di parti del territorio Aggiorna e reperisce dei dati relativi al traffico, allo attraverso l’istituzione di blocchi del traffico (cancelli) stato delle strade, ecc. con conseguente predisposizione di una viabilità alternativa. In emergenza collaborerà con il coordinatore degli interventi in emergenza ai fini di mantenere i rapporti con le strutture operative locali per il superamento dell’emergenza.

8. TELECOMUNICAZIONI Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace Si relaziona con i referenti della Provincia, della Regione e della Prefettura. Tale funzione deve garantire che le reti di Mantiene aggiornate le rubriche e pienamente comunicazione siano mantenute attive in emergenza operativi gli apparati di comunicazione (telefoni, fax, e poco vulnerabili, in particolare dovranno essere rete radio, ecc.). garantite le comunicazioni da e verso il COC. Mantiene contatti con i gestori delle telecomunicazioni.

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9. ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE Competenze in emergenza Competenze in tempo di pace

La presente funzione deve saper fronteggiare le Si relaziona con i referenti della Provincia, della Regione esigenze della popolazione colpita, in particolare di e della Prefettura. Mantiene aggiornate le informazioni quella evacuata. le informazioni sul numero delle persone residenti nelle Dovrà collaborare con la funzione “sanità” per aree a rischio. l’assistenza ai colpiti e con le funzioni “volontariato” e Mantiene aggiornate le informazioni ed i dati relativi “materiali e mezzi” per le operazioni di soccorso. alle aree di emergenza, verificandone l’effettiva Il funzionario incaricato dovrà fornire un quadro delle funzionalità. disponibilità di alloggiamento esterne alle aree colpite Mantiene aggiornato, collaborando con il Servizio e dialogare con le autorità preposte all’emanazione Servizi Sociali del Comune di , il degli atti necessari per la messa a disposizione degli database delle persone affette da problemi motori e immobili o delle aree. malattie gravi (disabili gravi certificati) in modo da conoscerne l’esatta ubicazione all’interno del territorio comunale.

Come anticipato, la direzione dei referenti di funzione e degli interventi in emergenza è gestita attraverso il supporto della figura del coordinatore COC che funge da ausilio al Sindaco nel suo ruolo di Autorità di Protezione Civile.

Funzione Referente

COORDINATORE COC Arch. Maurizio Cante

Qualora l’emergenza non sia più gestibile a livello comunale, in quanto: 1) le risorse comunali necessarie a fronteggiare l’emergenza non sono più sufficienti 2) il fenomeno è esteso, con coinvolgimento di più Comuni Deve essere attivata la gestione coordinata dell’evento e quindi è richiesto l’intervento del livello provinciale. In particolare la richiesta è inviata a: Centro Operativo Misto Centro Coordinamento Soccorsi – Prefettura di C Protezione Civile Regionale nonché per conoscenza alla Sala Operativa Regione Unificata (SORU) della Campania. In particolare, il Centro Operativo Comunale sarà ubicato presso la sede della Casa Comunale di Via Foresta, 25.

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4.1.1 Salvaguardia della popolazione

La salvaguardia della popolazione è l’obiettivo prioritario della gestione dell’emergenza ed è responsabilità del Sindaco, in quanto alla pianificazione comunale spetta “il primo intervento” in caso di evento calamitoso. Le attività di salvaguardia della popolazione sono di due tipologie: Attività preventiva in tempo di pace: consiste nel mappare le aree a rischio, individuare la popolazione potenzialmente esposta, individuare le persone, che in caso di emergenza e conseguente evacuazione avrebbero necessità di aiuti maggiori per inabilità o malattia o età, nonché attività di formazione/informazione ai cittadini sui rischi del proprio territorio e sui comportamenti da seguire in caso di evento. Attività protettiva, in emergenza: finalizzata all’allontanamento preventivo della popolazione dalla zona di pericolo, in caso di eventi con preavviso, oppure, finalizzata al soccorso dei colpiti ed all’assistenza degli evacuati, in caso di emergenza in atto. In quest’ottica, l’identificazione degli scenari di rischio permette di perimetrare, in modo preventivo, le aree a maggior pericolosità e/o vulnerabilità sul territorio comunale e, quindi, di stimare il numero di persone potenzialmente coinvolte. Tali scenari, di tipo statico, dovranno essere verificati, modificati e/o integrati in tempo reale, in caso di emergenza. In caso di evacuazione della popolazione da un’area a rischio, dovranno essere pianificati i percorsi di esodo e dovranno essere predisposte le aree di attesa e, se ritenuto necessario, di accoglienza per la popolazione.

4.1.2 Verifica dell’idoneità delle risorse disponibili

In tempo di pace, le attività di: creazione e mantenimento di un database delle risorse disponibili (umane e tecniche - materiali, mezzi e strumenti) sottoscrizione di apposite convenzioni con le altre strutture di protezione civile permettono di condurre, durante un’emergenza, le operazioni di verifica dell’idoneità e della reale disponibilità delle risorse in modo rapido ed efficace. La tempestività dei soccorsi è il parametro fondamentale ai fini della salvaguardia della popolazione, soprattutto in presenza di feriti. In fase di emergenza, inoltre, è necessario, in funzione della popolazione coinvolta dall’evento, effettuare tempestivamente una stima del numero di soccorritori necessari per

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l’evacuazione dei cittadini dalle proprie abitazioni o edifici pubblici e luoghi di lavoro. In generale, si può considerare che il numero di soccorritori dipende dalla tipologia di soggetti da soccorrere: il numero di soccorritori dovrà quindi essere incrementato in presenza di persone non autosufficienti e bambini di età inferiore ai 5 anni. Tale attività deve essere svolta dal referente della funzione di supporto tecnico – scientifica e di pianificazione con l’ausilio del referente della funzione di volontariato e del referente della funzione sanità – assistenza sociale e veterinaria.

4.1.3 I soccorritori

Gli operatori che sono chiamati alla gestione dell’emergenza devono essere preventivamente formati sui rischi del territorio su cui si trovano ad agire, sulla struttura del sistema di gestione delle emergenze del Comune di San Marco Evangelista, nonché essere preparati anche psicologicamente ad affrontare l’evento in atto. Le dimensioni psicologiche, infatti, che animano le situazioni di crisi sono così pervasive e complesse, da giustificare l'impiego e l'impegno di figure specificatamente preparate, quali: volontari della protezione civile, forze dell'ordine, polizia locale, vigili del fuoco, tutte chiamate a fronteggiare emergenze di grande portata come disastri (terremoti, alluvioni) o ad intervenire in eventi tragici quotidiani, come incidenti stradali. I soccorritori si trovano, quindi, a operare in ambienti non definibili a priori, a gestire situazioni complesse, a interagire con diverse professionalità (medici, infermieri, psicologi), a confrontarsi con la morte e a dover prestare servizio a persone spesso in preda all'ansia o allo shock. I singoli operatori, all'interno del proprio specifico ruolo, possono contribuire in modo significativo all'impresa riparatrice conseguente l'evento critico; questa azione sarà tanto più efficace quanto maggiore sarà la consapevolezza che, ogni gesto individuale assume, in emergenza, un significato collettivo. A prescindere dallo scenario emergenziale, infatti, è proprio il sentimento comunitario a fare degli operatori, persone dotate di buona sensibilità empatica e delle capacità di gestire con calma ed intelligenza le emozioni complesse che si intrecciano tra le vittime. Poiché questo, nella maggior parte dei casi, accade naturalmente, possiamo dire che gli operatori svolgono una funzione di sostegno psicologico in senso ampio, mostrando come solidarietà e competenza possano garantire ascolto e rassicurazione.

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Sarebbe, tuttavia, discutibile se gli operatori non specializzati iniziassero interventi di ascolto più approfonditi ad esempio, provando, durante gli spostamenti o nei tempi di attesa, ad approfondire la narrazione dell'individuo, seppur in direzione del conforto e del sostegno. È doveroso sapere che, in queste specifiche circostanze, l'affetto dimostrato sollecitando ad esprimere racconti ed emozioni, può essere deleterio per la vittima designata. L'evento critico, infatti, può distruggere la precedente visione del mondo (buono, prevedibile) di una persona, creandole serie difficoltà ad adattarsi alla successiva percezione del nuovo mondo (cattivo, imprevedibile). Mentre una volta l'individuo si sentiva al sicuro e in pieno controllo degli eventi e di sé, dopo l'evento, la stessa, sa che è vulnerabile e che gli eventi negativi sono al di fuori del proprio controllo. Con l'esplorazione del vissuto emotivo, lo scarto tra la visione di sé prima e la visione di sé dopo, può provocare profondi scompensi mettendo a repentaglio le difese psicologiche. Le attività di soccorso, il coordinamento dei soccorritori e la logistica degli stessi sono gestiti dalle funzioni di supporto Volontariato ed Assistenza alla Popolazione.

4.1.4 Rapporti con le Istituzioni locali per la continuità amministrativa e supporto alle attività di emergenza

A livello comunale, uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, ecc.) provvedendo, con immediatezza, ad assicurare i collegamenti con la Regione, la Prefettura, la Provincia ed i Comuni limitrofi. Tale attività è gestita attraverso il COC, dal Coordinatore COC, oppure, direttamente dal Sindaco di San Marco Evangelista. Si sottolinea che, in caso di evento, il Sindaco (o suo delegato), deve recarsi immediatamente al COC, in modo da poter utilizzare i mezzi di comunicazione ivi presenti. Inoltre si evidenzia che, in emergenza, il personale dipendente del Comune (ufficio anagrafe, ufficio tecnico, servizi sociali, ecc.) dovrà mettersi tempestivamente a disposizione del Sindaco, anche in periodi al di fuori del normale orario lavorativo, e seguire le disposizioni impartite ai fini della gestione dell’emergenza.

4.1.5 Informazione alla popolazione

L’informazione alla popolazione deve essere condotta, con modalità differenti, sia in tempo di pace, che durante e dopo la conclusione di un evento emergenziale.

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E’ fondamentale, infatti, che il cittadino residente nelle zone, direttamente o indirettamente interessate da un evento, abbia già avuto modo di conoscere, preventivamente: caratteristiche essenziali di base dei rischi che insistono sul proprio territorio; predisposizioni del Piano di Protezione Civile nell’area in cui risiede; comportamento da assumere prima, durante e dopo l’evento; mezzo e modalità diffusione delle informazioni e degli allarmi; localizzazione delle aree di attesa e di emergenza ed indicazione dei percorsi consigliati. Tali informazioni devono essere divulgate dal Sindaco mediante attività specifiche da svolgere periodicamente come, ad esempio: la redazione di opuscoli informativi; la redazione di poster; l’organizzazione di momenti informativi presso le scuole; la realizzazione di pagine/siti web; l’organizzazione di convegni; lo svolgimento di esercitazioni. Oltre all’attività di informazione preventiva, è ovviamente importante realizzare un’efficace e tempestiva comunicazione verso i cittadini, durante l’evento in corso, in particolare sia in fase di Preallarme sia di Allarme - emergenza. Tali comunicazioni possono in generale essere di due tipi: 1. comunicazioni dirette: tramite staffette, altoparlanti, punti informativi, ecc. 2. comunicazioni attraverso mass media. Le prime sono necessarie solitamente per informare un ristretto numero di cittadini, direttamente coinvolti nell’emergenza, sul comportamento da tenere e, soprattutto, sulle modalità e tempistiche di evacuazione. Tale attività è svolta, di norma, direttamente da chi opera in campo, in particolare volontari e/o Forze dell’Ordine. Le seconde sono rivolte ad un pubblico più ampio, devono essere gestite direttamente dal responsabile dell’emergenza (Sindaco) coadiuvato dal Coordinatore COC. Le informazioni attraverso i mass media dovrebbero essere gestite tenendo conto che le comunicazioni devono: essere emesse con periodicità prefissata (e comunicata ai giornalisti); descrivere in maniera esaustiva e dettagliata la situazione attuale e le

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possibili/prevedibili evoluzioni, fornendo il più possibile dati a supporto; essere inviate sempre dalla stessa persona, che viene identificata come portavoce. Infine, sia nelle aree di attesa sia nelle aree di ricovero deve essere predisposto un punto informativo, costantemente presidiato da almeno n° 1 operatore, in collegamento con il COC, che sia in grado di raccogliere e fornire informazioni e supporto alla popolazione. Tale attività deve essere organizzata dalla funzione di supporto del volontariato, con il supporto del referente della funzione assistenza alla popolazione.

4.1.6 Ripristino della viabilità e trasporti

Il ripristino delle vie di trasporto e il regolamento del traffico è onere del referente della funzione di supporto strutture operative locali e viabilità. In caso di eventi che comportino l’interruzione di strade, in particolare per le principali vie di trasporto, dovranno essere previsti interventi urgenti per la riapertura di tali vie di comunicazione, attraverso un’azione coordinata con i principali enti gestori di tali strade: Provincia e ANAS. In quest’ottica, in tempo di pace, dovranno essere stipulati accordi con tali enti al fine di garantire un intervento congiunto. Compito del referente della funzione di supporto strutture operative locali e viabilità è di garantire la regolamentazione del traffico, in particolare: impedendo l’accesso alle aree a rischio (posizionando opportunamente blocchi presidiati per il traffico - cancelli); impedendo l’accesso nelle area oggetto di evacuazione (con il supporto delle Forze dell’ordine, ai fini di scongiurare eventuali azioni di sciacallaggio); facilitando l’esodo della popolazione dalle aree a rischio; garantendo un rapido accesso e transito dei mezzi di soccorso. In particolare, è di importanza fondamentale evitare che il centro urbano del Comune sia isolato a seguito di un’emergenza, cioè che le vie di ingresso/uscita dell’abitato non siano percorribili.

4.1.7 Funzionalità delle telecomunicazioni

Fondamentale ai fini di una corretta gestione dell’emergenza, è garantire un costante flusso di informazioni da e verso il COC. Il referente della funzione di telecomunicazioni deve verificare la funzionalità delle rete telefoniche e delle radio per i collegamenti sia con le

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squadre sul posto, sia con le altre strutture tecniche ed Enti coinvolti. In tempo di pace, il Sindaco valuta l’eventuale l’opportunità di stipulare un accordo con l’ente gestore della rete telefonica locale, attraverso, ad esempio, una specifica convezione, per il rapido ripristino delle comunicazioni.

4.1.8 Funzionalità dei servizi essenziali

La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali sarà assicurata dagli Enti competenti (es. rete elettrica – Enel; Telecomunicazioni - Telecom, ecc.) mediante l’utilizzo di proprio personale. Tale personale provvederà alla verifica ed al ripristino della funzionalità delle reti e delle linee e/o utenze in modo in ogni caso coordinato. Il referente della funzione di supporto servizi essenziali ed attività scolastica, in tempo di pace, deve prendere contatti con i referenti dei gestori delle reti erogatrici dei servizi di luce, acqua e gas al fine di garantire le massime condizioni di sicurezza ed evitare periodi prolungati di disservizio che potrebbero influire negativamente sulla salvaguardia della popolazione.

4.1.9 Relazione giornaliera sull’intervento

Il coordinatore COC, a fine giornata, dovrà riunirsi insieme con il Sindaco al fine di valutare lo stato di avanzamento dell’emergenza in atto e rilevare eventuali problematiche o azioni necessarie ai fini della salvaguardia della popolazione. A seguito di tale incontro, dovrà essere redatta una sintesi delle attività svolte, ricavando i dati dalla modulistica prodotta nella giornata e previa una riunione di coordinamento a cui parteciperanno i referenti delle funzioni di supporto attivate. Le relazioni giornaliere hanno il duplice scopo di: 1. Fornire indicazione sull’evoluzione dell’evento in atto ed eventuali disposizioni da attuare (ad esempio comportamenti da seguire da parte della popolazione); 2. Fungere da strumento di verifica dell’esito della gestione effettuata a fine emergenza, per verificare l’efficacia del Piano ed eventualmente apportare le opportune correzioni alle procedure operative ivi presenti. In accordo con il Sindaco, il coordinatore COC potrà fornire le indicazioni sull’evoluzione dell’evento e delle attività effettuate ai mass – media locali.

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Gli eventuali giornalisti, potranno essere ospitati in apposito spazio all’interno della sede del COC.

4.1.10 Struttura dinamica del Piano

L’ufficio comunale di protezione civile, è il mantenimento e l’implementazione del piano di protezione civile. Mantenere il piano vuol dire, periodicamente: aggiornare i database di piano (anagrafica, infrastrutture, elementi vulnerabili, risorse, mezzi, rubrica); aggiornare gli scenari di rischio; aggiornare la cartografia del piano; verificare ed eventualmente aggiornare le procedure operative e/o il modello organizzativo a seguito di un evento; effettuare esercitazioni e campagne formative del personale di protezione civile. Per quanto riguarda le esercitazioni, queste possono essere suddivise in: 1. esercitazioni per posti di comando (table-top) con eventualmente l’attivazione dei centri operativi e della rete delle telecomunicazioni; 2. esercitazioni a scala reale (full-scale) con azioni sul territorio e possibile coinvolgimento della popolazione. Ad una esercitazione a livello comunale dovranno partecipare tutte le strutture operanti sul territorio coordinate, ovviamente, dal Sindaco. La popolazione, qualora non coinvolta direttamente, deve essere informata dello svolgimento dell’esercitazione. Gli elementi fondamentali da definire nella fase di progettazione di una esercitazione di Protezione Civile devono essere riportate in un documento detto “Documento di Impianto” in cui sono riportate le seguenti informazioni (qualora applicabili, in funzione del tipo di esercitazione): data di svolgimento e località interessate; obiettivi dell'esercitazione; definizione di uno scenario di rischio di riferimento, sui cui basare l’addestramento; individuazione delle componenti e strutture operative partecipanti; individuazione di un determinato sistema di allertamento; definizione di un sistema di coordinamento; attivazione ed utilizzo delle aree di emergenza;

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definizione delle modalità di coinvolgimento della popolazione; stima dei costi anche in termini di applicazione dei benefici di legge; cronoprogramma delle attività. Oltre alle esercitazioni di protezione civile, possono essere organizzate anche delle semplici “prove di soccorso” cioè esercitazioni che coinvolgono una sola struttura operativa e quindi delle sole risorse di tale struttura. Gli elementi fondamentali da definire nella fase di progettazione di una prova di soccorso sono: data e località di svolgimento; componente o struttura operativa che promuove e svolge la prova; cronoprogramma e descrizione delle attività. Più in generale, la pianificazione dell’esercitazione o della prova di soccorso deve essere sviluppata in un apposito documento, che deve essere trasmesso alle Autorità territorialmente competenti per opportuna informazione e, se del caso, per le necessarie autorizzazioni, nonché al Dipartimento della Protezione Civile.

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5. MODELLO DI INTERVENTO

5.1.1 Catena di Comando e Controllo

Il Modello di Intervento, è l’insieme delle procedure operative da attivare e seguire per la gestione dell’emergenza, in relazione ad una qualsiasi tipologia di rischio, finalizzate al soccorso ed al superamento dell’emergenza. Di fondamentale importanza dal punto di vista del coordinamento operativo tra i vari Enti ed Organismi competenti in materia di Protezione Civile, è la funzionalità del sistema delle comunicazioni/attivazioni, cioè il sistema di allertamento, atto a garantire l’efficace flusso di informazioni sia dall’alto verso il basso sia dal basso verso l’alto. A tale scopo è indispensabile che i Piani di Protezione Civile comunali prevedano i flussi comunicativi nonché le modalità con cui garantire collegamenti telefonici e fax, e se possibile, via e-mail, con gli Enti coinvolti: la Regione, la Prefettura, la Provincia ed i Comuni limitrofi, eventualmente interessati dall’emergenza, nonché le componenti e strutture operanti sul territorio quali: Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine (Polizia di Stato e Carabinieri), Soccorso Sanitario (118), Gruppo di Volontariato di protezione civile, ecc. per un continuo scambio di informazioni, soprattutto in situazioni di criticità. Il Modello di Intervento e le procedure operative si articolano diversamente a seconda che gli eventi di riferimento siano legati a rischi prevedibili oppure non prevedibili/improvvisi.

5.1.2 Eventi Prevedibili

Nel caso di eventi calamitosi con possibilità di previsione (allagamenti, frane, eventi meteorologici pericolosi) il Modello di Intervento prevede una risposta graduale del sistema secondo i seguenti livelli di allerta/fasi di allarme: Preallerta Attenzione Preallarme Allarme L'inizio ed il termine di ogni fase sono stabiliti, in collaborazione con la Protezione Civile Regionale, sulla base della valutazione dei dati e delle informazioni trasmesse dagli Enti e

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dal Centro Funzionale Regionale agli altri Centri Operativi di Protezione Civile, territorialmente interessati, in riferimento alle soglie di criticità ed in relazione a situazioni contingenti di rischio. Per tutte le fasi di allerta, il Sindaco ha facoltà di attivare uno stato di allerta (attenzione, preallarme, allarme), in autonomia decisionale e sulla base delle proprie valutazioni di opportunità. In altri termini, non sussiste automatismo (corrispondenza univoca) fra stato di attivazione regionale e decisione/azione comunale, che dipende sempre e comunque dalla valutazione/osservazione in locale degli effetti al suolo. La fase di Attenzione viene attivata quando le previsioni relative all'evento fanno ritenere possibile il verificarsi di fenomeni pericolosi. Essa comporta l'attivazione di servizi di reperibilità e, se del caso, di servizi H24 da parte degli Enti e strutture preposti al monitoraggio e alla vigilanza. La fase di Preallarme viene attivata quando i dati dei parametri di monitoraggio (ad es. dati pluviometrici e/o idrometrici per il rischio idrogeologico oppure registrazioni sismiche, alterazioni geodetiche e geochimiche per il rischio vulcanico) superano assegnate soglie o subiscono variazioni significative. Essa comporta la convocazione, in composizione ristretta degli organismi di coordinamento dei soccorsi (COR- CCS- COM- COC) e l'adozione di misure di preparazione ad una possibile emergenza. La fase di Allarme viene attivata quando i dati dei parametri di monitoraggio superano assegnate soglie, che assegnano all'evento calamitoso preannunciato un'elevata probabilità di verificarsi. Essa comporta l'attivazione completa degli organismi di coordinamento dei soccorsi e l'attivazione di tutti gli interventi per la messa in sicurezza e l'assistenza alla popolazione.

5.1.3 Eventi NON prevedibili

Comprende i fenomeni per i quali non è possibile prevedere in anticipo l'accadimento (come, ad esempio i terremoti) mentre è, comunque, possibile elaborare scenari di rischio. In tali casi devono essere immediatamente attivate, per quanto possibili nella situazione data, tutte le azioni previste nel livello di allerta “Allarme-emergenza”, con priorità per quelle necessarie per la salvaguardia delle persone e dei beni.

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5.1.4 Centro Operativo Comunale

Per l’emergenza a livello comunale, in caso di arrivo di una segnalazione di evento deve essere immediatamente attivato il coordinatore COC, che verificata la segnalazione, deve darne tempestiva comunicazione al Sindaco. In caso di emergenza gestibile a livello comunale, il Sindaco ed il coordinatore si riuniscono al COC e, qualora l’emergenza lo richiedesse vengono attivate le funzioni di supporto ritenute necessarie. Il COC deve garantire la ricezione delle segnalazioni di allarme su tutto il territorio comunale H24, il sistema di allertamento, infatti, deve garantire che le chiamate, anche al di fuori dell’orario di lavoro, giungano tempestivamente al Sindaco. Questo può essere realizzato, durante l’orario notturno dalle 20.00 alle 8.00 e nei giorni festivi, mediante l’istituzione di un centralino atto a registrare le chiamate in entrata che devia la chiamata al telefono cellulare del responsabile in servizio di reperibilità. Le attivazioni in emergenza, in generale, rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal Sindaco, in caso di evento in atto, per gli eventi connessi a rischi non prevedibili o in caso di attivazione dei diversi livelli di allerta per i rischi prevedibili. Le azioni da svolgere in emergenza sono dettagliate nelle procedure operative riportate in allegato al presente Piano. Al fine di garantire effettivi contatti con le altre strutture operative di Protezione Civile, in particolare con il Servizio di Protezione Civile regionale, la Prefettura (attraverso il Centro Coordinamento Soccorsi) e la Provincia, è necessario che il Sindaco di San Marco Evangelista invii richiesta formale alle singole strutture, domandando che siano comunicati i nominativi dei referenti specifici da contattare, in caso di emergenza, con indicazione dei numeri di telefono e di cellulare. Questo è necessario per garantire una risposta tempestiva e contatti continui tra tutti i livelli coinvolti, evitando il passaggio da un numero verde e/o pubblico, accessibile a tutti. Il seguente organigramma mostra la catena di comando e controllo.

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Centro Funzionale Sala Operativa NB. TUTTI I FLUSSI DI Regionale Regionale Unificata COMUNICAZIONE SONO BI- - SORU DIREZIONALI

Prefettura Caserta –

Centro coordinamento Soccorsi - CCS

Centro Operativo Misto - COM

Gestione delle emergenze di tipo “a” (Legge 225/92 e Centro Operativo s.m.i.) = il Sindaco ha il Comunale - COC compito di assicurare i primi soccorsi alla popolazione, coordinando

Dipendenti le strutture operative locali Comunali e i gruppi comunali di volontariato di protezione civile.

Coordinatore COC Alla gestione dell’evento collaborano le strutture operative quali:

VVF, Forze dell’Ordine, Referenti funzioni 118, Carabinieri, Corpo di supporto Forestale, Volontariato di protezione civile.

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5.1.5 Attivazioni in Emergenza

Nel seguito sono descritte le azioni da intraprendere in caso di evento, al fine della corretta gestione delle emergenze; in particolare saranno definite indicazioni comuni alle diverse tipologie di rischio, quali la delimitazione delle aree a rischio e la predisposizione/approntamento delle aree di emergenza, nonché indicazioni di dettaglio specifiche per tipologia di scenario emergenziale, in funzione della prevedibilità degli eventi.

5.1.6 Attivazioni comuni alle diverse tipologie di rischio

Delimitazione delle aree a rischio

In caso di emergenza, le aree coinvolte dal fenomeno calamitoso devono essere delimitate attraverso l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di viabilità. Tali cancelli devono essere posizionati, attraverso l’ausilio della funzione di supporto “Strutture operative locali, viabilità”, secondo i seguenti criteri: Impedire l’accesso all’area colpita di curiosi o cittadini ivi residenti; Sorvegliare l’accesso all’area evacuata al fine di scongiurare episodi di sciacallaggio; Regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dall’area, al fine di facilitare l’eventuale evacuazione; Regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dall’area, al fine di facilitare l’arrivo dei mezzi di soccorso. La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari principali, onde favorire manovre e deviazioni. Per la sorveglianza degli accessi ed il controllo del traffico, il Sindaco si avvale dell’ausilio delle squadre di volontari comunali e delle squadre della Polizia Locale. Il Sindaco può richiedere inoltre l’ausilio anche delle forze statali quali Polizia di Stato e Carabinieri. Le squadre addette ai cancelli dovranno essere composte da almeno due volontari, affiancati da una persona appartenente alle Forze dell’Ordine. Nel caso in cui non sia disponibile personale delle forze dell’ordine, la squadra dei volontari deve essere composta da tre elementi, almeno per i cancelli principali. Tali volontari dovranno indossare apposita divisa di volontariato e cartellino di riconoscimento al fine di essere chiaramente identificabili. I cancelli devono essere segnalati e chiaramente identificabili mediante barriere, cartelli

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stradali di divieto di accesso e segnaletica luminosa per la notte. Inoltre, le squadre di volontari a presidio dei cancelli devono mantenersi in contatto con il COC (funzione di supporto ”volontariato”) e con il proprio caposquadra, tramite ricetrasmittente o cellulare.

Predisposizione delle aree di ammassamento dei soccorritori

Come area di ammassamento è stata identificata l’area del Campo sportivo Comunale. Il referente della funzione di supporto tecnico materiali e mezzi, in collaborazione con il referente della funzione di supporto di volontariato e del referente strutture operative locali e viabilità, dovrà coordinare le strutture e gli altri enti coinvolti, al fine di raggruppare tutti i mezzi e le risorse nell’area di ammassamento. A tal fine, dovrà verificare: tipologie di mezzi in arrivo; tempi previsti per l’arrivo; accessibilità per i mezzi dalle vie di accesso. Sulla base delle verifiche effettuate, tale funzione, dispone l’invio di una squadra di volontari per gestire l’arrivo dei mezzi e per dare la necessaria assistenza logistica.

Allestimento delle aree di ricovero della popolazione

Ai fini di fornire l’assistenza alla popolazione, nel presente Piano, sono state individuate le aree di attesa e le aree di ricovero per la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni. In emergenza, il referente della funzione di “assistenza alla popolazione” con l’ausilio dei referenti delle funzioni di “volontariato” e di “sanità” deve provvedere tempestivamente all’allestimento di tali aree. Nelle aree di attesa, utilizzabili per emergenze che non superino le 12-24 ore, devono essere garantiti: presenza di un posto medico avanzato - PMA; beni di ristoro (ad esempio cibi e bevande); punto informativo per le prime informazioni sull’evento e la sua potenziale evoluzione; servizi igienici, in funzione del numero di persone da accogliere e del tempo di permanenza previsto. In generale, un Posto Medico Avanzato (PMA) è un dispositivo funzionale di selezione e

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trattamento sanitario dei colpiti, che funge da struttura intermedia tra l’area di attesa e gli ospedali per il ricovero degli eventuali feriti. Esso costituisce, infatti, un centro strategico nelle operazioni di soccorso, permettendo agli ospedali di prepararsi ad accogliere anche un numero improvviso ed elevato di vittime, provocate dall’evento straordinario. In caso di emergenze gravi (emergenze di tipo b e c), in cui è previsto anche l’intervento degli organismi sovracomunali, il PMA può anche costituire una struttura medicalizzata in cui si prosegue il triage, ovvero il processo di suddivisione dei pazienti per classe di gravità, in base alle lesioni e alla priorità di trattamento. Nei casi di emergenza maggiormente grave, inoltre, il personale medico può comprendere la presenza di psicologi (sia per il sostegno ai soccorritori, che ai soccorsi). È anche il luogo presso il quale possono essere somministrati trattamenti per la stabilizzazione dei colpiti e dal quale coordinare l'evacuazione verso gli ospedali idonei disponibili. Il PMA deve essere dotato di sistema di illuminazione e di tele-radio comunicazione per i collegamenti con le centrali operative sanitarie. Nel caso in cui l’evento perdurasse per più di 24 ore, o qualora le condizioni ambientali non permettessero la permanenza all’aperto della popolazione evacuata, devono essere attivate le AREE DI RICOVERO. In tali aree devono essere garantiti i servizi essenziali ed i generi di conforto alla popolazione. L’assistenza agli evacuati nell’area di ricovero deve essere garantita sia da personale specializzato (medici e para-medici) sia da squadre di volontari. Dovranno, inoltre, essere garantite le derrate alimentari ed i beni di prima necessità per il soggiorno della popolazione. In particolare, si può valutare la possibilità di utilizzare le cucine/mense presenti sul territorio comunale oppure nei dintorni, per la distribuzione dei pasti alla popolazione colpita, e presente nelle aree di ricovero. A tal fine, in tempo di pace, potranno essere stipulate convenzioni con aziende private, in grado di fornire il materiale necessario e, inoltre, durante l’evento, potrà essere richiesto il supporto degli organismi di livello superiore nel sistema regionale di protezione civile (Prefettura, Provincia e Regione). Le aree di emergenza sono attivate mediante ordinanza del Sindaco, in funzione della

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prevedibilità del rischio, l’emergenza può essere attivata con diverse modalità.

5.1.7 Rischi NON prevedibili

In caso di rischi imprevedibili è immediatamente attivata la fase di ALLARME/gestione emergenza, e, pertanto, sono attivate con priorità le azioni necessarie per la salvaguardia delle persone e dei beni. Il Sindaco attiva tempestivamente il COC ed eventualmente i propri referenti per la partecipazione al COM e/o al CCS, qualora attivati (in funzione dell’entità dell’evento in corso). Nel presente piano, i rischi prioritari senza possibilità di preannuncio, insistenti sul territorio comunale di San Marco Evangelista, sono: il rischio sismico ed il rischio industriale. Per quanto riguarda l’evento SISMICO si prevedono conservativamente due fasi significative: PREALLARME e ALLARME a seconda del livello di gravità dell’evento (intensità del fenomeno), in particolare: La fase di Preallarme comincia nel momento in cui si riceve la notizia di un evento sismico certo, ma si ignorano le effettive conseguenze sul territorio e la popolazione. Durante la fase di Preallarme il compito principale è quello di verificare con certezza l’esistenza di eventuali danni a persone e/o cose mediante l’attivazione delle strutture tecniche locali, effettuando uno screening preliminare di tipo qualitativo sulla necessità d’intervento a livello centrale. In questa fase, il Centro Operativo Comunale, se ritenuto necessario, sarà attivato in forma ridotta, coinvolgente il referente della funzione di supporto tecnico scientifica ed il referente della funzione di supporto volontariato, al fine di reperire eventuali segnalazioni di danni o richieste di sopralluogo nonché eventuali richieste di soccorso particolari. La fase di allarme si attiva dal momento in cui, oltre alla certezza dell’evento sismico, si ha evidenza anche dei danni prodotti al territorio e alla popolazione, e si necessita pertanto l’attivazione dell’intero Sistema di Protezione civile. Si sottolinea che per terremoti di forte intensità la gestione dell’emergenza passa in capo alla Regione Campania ed il Comune, attraverso il proprio COC, si mette a disposizione e collabora con gli Enti e le strutture sovraordinate. Il Sindaco, tramite il COC, infatti, recepisce le informazioni provenienti dal proprio territorio relativamente a crolli o, comunque, ai danni diffusi, inoltre, come già più volte esposto – si occupa della prima assistenza alla popolazione colpita, ricorrendo anche al coordinamento provinciale (o Regionale) del Volontariato, in relazione alla gravità

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dell’evento ed ai risultati dei censimenti di agibilità degli edifici. Attività fondamentali in caso di sisma, infatti, sono le verifiche tecniche di agibilità sulle strutture comunali ed edifici privati, attraverso l’utilizzo sia di tecnici comunali, sia degli staff delle strutture operative quali i Vigili del Fuoco, Genio Civile, ecc., nonché dei tecnici inviati dalla Regione e/o dal Prefetto. In caso di RISCHIO ANTROPICO, il Comune di San Marco Evangelista supporterà la Prefettura nella gestione dell’evento, sulla base di quanto definito nel Piano di Emergenza Esterna (PEE), coordinando il proprio operato con i Comune limitrofi. In ogni caso, sono attivati il COC e le funzioni di supporto ritenute necessarie alla gestione dell’evento ed è trasmessa la comunicazione dell’attivazione dell’emergenza anche agli Enti sovraordinati, quali Regione - Sala Operativa Regionale Unificata, Prefettura CCS, COM, nonché, ai Sindaci dei Comuni limitrofi.

5.1.8 Rischi prevedibili

I rischi, con possibilità di preannuncio per i quali è possibile valutare una risposta graduale del sistema di protezione civile comunale, sono: il rischio idrogeologico, il rischio vulcanico ed il rischio incendi di interfaccia. Per tali tipologie di rischio il modello d’intervento è strutturato, per fasi, in funzione del sistema di allertamento delineato. Per quanto riguarda il rischio idrogeologico comprensivo del rischio connesso ad eventi meteorologici avversi (es. precipitazioni di breve durata ma forte intensità - bombe d’acqua), le modalità di attivazione dei livelli di allerta sopra definiti possono essere i seguenti: segnalazione tramite bollettini / avvisi di criticità diramati dal Centro Funzionale Regionale; eventi in corso sul territorio comunale. Nel seguito viene riportato uno schema generale del sistema di allertamento nel caso di RISCHIO IDROGEOLOGICO.

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Alla ricezione della segnalazione il referente di turno attiva il Sindaco al fine dell’eventuale necessità di attivazione delle fasi di allerta. Si anticipa fin da ora che in fase di Preallarme deve essere attivato il COC e quindi sono attivati e chiamati a svolgere la propria azione per la gestione delle emergenza i referenti delle funzioni di supporto. In generale, l’attivazione delle fasi di Attenzione, Preallarme ed Allarme sono comunicate dal Sindaco alla Sala Operativa Regionale SOUP. In fase di Attenzione e Preallarme il Sindaco deve disporre le misure di prevenzione e salvaguardia di competenza, informandone la Provincia. Per quanto riguarda il rischio d’interfaccia, in conformità a quanto definito nel Piano Regionale “Piano di prevenzione, prevenzione e lotta attività contro gli incendi boschivi 2014-2016”, nonché nelle connesse “Prescrizioni Regionali Antincendio”, sono identificati due periodi nel corso dell’anno con differente livello di rischio: un periodo ordinario durante il quale la pericolosità di incendi è bassa o inesistente (livello 0); un periodo di intervento durante il quale la pericolosità di incendi boschivi è medio – alta (livelli 1, 2, 3 e 4). Tali periodi vengono definiti annualmente con Decreto della Giunta Regionale, previa pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, in funzione dell’andamento stagionale.

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Nel periodo ordinario, il Centro Funzionale Regionale effettua la normale attività di monitoraggio meteorologico. Durante il periodo di campagna AIB a livello regionale è attiva la SOUP – Sala Operativa Unificata Permanente. La SOUP trasmette via fax, con almeno 12 ore di anticipo, il bollettino di allerta circa la dichiarazione della “giornata ad elevato pericolo”. Tale segnalazione è inviata anche al Comune di San Marco Evangelista, che attiva il sistema di protezione civile comunale. La segnalazione di un incendio inoltre potrebbe avvenire mediante chiamata diretta al centralino del COC da parte di un cittadino, che ha avvistato un incendio, o da parte delle strutture tecniche di supporto già allertate: VVF, CFS o Forze dell’Ordine. Anche in questo caso, una volta verificata la segnalazione, il tecnico di turno ha il compito di allertare il Sindaco, che in funzione dell’entità dell’incendio in corso e della sua vicinanza alle strutture antropiche e/o centri abitati, dichiarerà lo stato di emergenza, attivando le funzioni di supporto ritenute necessarie e prendendo contatti con le strutture tecniche per lo spegnimento dell’incendio. Nel seguito si riporta lo schema esemplificativo del flusso delle comunicazioni per la fase di segnalazione ed allertamento.

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In generale, l’attivazione delle fasi di Attenzione, Preallarme ed Allarme sono comunicate dal Sindaco alla Sala Operativa Regionale SOUP. In fase di Attenzione e Preallarme il Sindaco deve disporre le misure di prevenzione e salvaguardia di competenza, informandone la Provincia. In fase di Allarme e, quindi, in fase di spegnimento e successiva bonifica dell’incendio, il Sindaco, attraverso l’operato del COC, ha l’onere di fornire supporto logistico alle squadre delle strutture tecniche (VVF, CFS, Forze dell’Ordine e Volontari AIB) impegnate nelle operazioni, nonché di gestire gli interventi per il soccorso e la salvaguardia della popolazione. Come si vede dallo schema sopra riportato, per gli incendi di interfaccia, il passaggio dalla fase di attenzione alla fase di allarme è attivato in funzione della prossimità e/o presenza di un incendio all’interno della fascia perimetrale. II rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva, viene disposto dal Sindaco sulla base delle comunicazioni del Centro Funzionale Regionale o Centrale trasmesse dalla Prefettura - UTG, e/o dalla valutazione del presidio territoriale. Il Comune, come meglio dettagliato nelle procedure operative in allegato, nelle fasi di Attenzione e Preallarme: concorre all’attività di vigilanza e di avvistamento antincendio, in raccordo con il CFS e la Provincia, mediante l’impiego del volontariato comunale; provvede ad informare la popolazione invitandola ad evitare comportamenti che possono provocare incendi. Nelle fasi di Allarme e spegnimento mette a disposizione del CFS il volontariato comunale specializzato e, se richiesto dal CFS e dalla Provincia, mezzi e personale tecnico del Comune. Il Sindaco, inoltre, nelle fasi di Attenzione e Preallarme: ricevuta la comunicazione dell’attivazione della fase di Attenzione e di Preallarme dispone opportune misure di prevenzione e salvaguardia di competenza informandone la Provincia mentre nelle fasi di Allarme e spegnimento: fornisce alle Forze impegnate allo spegnimento e successiva bonifica ogni possibile supporto; sulla base delle indicazioni del coordinatore delle operazioni di spegnimento se

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necessario ordina e coordina le operazioni di evacuazione della popolazione e dispone le misure di prima assistenza.

5.1.9 Procedure Operative

Le procedure operative o protocolli di intervento, riportate in allegato al presente documento, sono strutturate per le diverse tipologie di rischio, insistenti sul territorio comunale di San Marco Evangelista. In particolare, in funzione delle diverse fasi di emergenza, tali protocolli riportano le azioni che i referenti delle funzioni di supporto, facenti parte del COC, devono compiere al fine di una corretta ed efficace gestione delle emergenze. Le procedure operative, riguarderanno, ove applicabili, le seguenti tematiche: a) Disposizioni per avvisare tempestivamente, in caso di incidente, gli Enti/Strutture operative coinvolti nella gestione dell’evento (tipo di informazione da fornire immediatamente e misure per la comunicazione di informazioni più dettagliate appena disponibili); b) Disposizioni per coadiuvare l'esecuzione delle misure di intervento adottate all'esterno del sito; verranno definite in maniera puntuale le misure di intervento da adottare al di fuori dell’area dell’evento ai fini di agevolare le procedure di soccorso tecnico e la salvaguardia della popolazione: ad esempio, individuazione delle vie di accesso all’area colpita, vie di fuga, i posti blocco, le aree adibite a punti di raccolta e quelle per il transito o la sosta dei mezzi di soccorso (aree di emergenza); c) Disposizioni adottate per fornire assistenza alla popolazione; d) Modalità di comunicazione e scambio informativo; e) Gestione delle risorse di protezione civile. Si rimanda agli allegati per le procedure operative specifiche per le diverse tipologie di rischio.

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6. Approvazione del Piano e successivi aggiornamenti

Il Piano è redatto dal Comune nella piena responsabilità del Sindaco. Il documento andrà conservato in apposito raccoglitore che conterrà tutte le relazioni e gli elaborati grafici, nonché il DVD contenente l'intera documentazione su file. Il Piano deve essere trasmesso per conoscenza alla Provincia di Caserta, alla Regione e alla Prefettura. La trasmissione dovrà contenere 1 copia di tutti gli elaborati in formato digitale DVD contenente tutti gli elaborati in formato originale e pdf. In particolare è importante fornire gli shp (shapefile) dei tematismi cartografici con sistema di riferimento WGS 84 UTM 33 Nord. L’iter per la redazione e l’approvazione del Piano prevede le fasi di seguito sintetizzate. 1) Redazione del Piano; 2) Presentazione del Piano, in prima stesura, al Consiglio Comunale, per l’approvazione preliminare; 3) Adozione del Piano e collaudo; 4) Revisione del Piano nella versione definitiva; 5) Presentazione ufficiale del Piano al Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva del documento. Le deliberazioni del Comune devono essere pubblicate con affissione all’albo pretorio nella sede dell’Ente per 15 giorni consecutivi, salvo altre specifiche disposizioni di legge. Per un’efficace gestione delle emergenze e per mantenere il Piano dinamico e flessibile, ogni volta che sono disponibili nuove informazioni o che avvengono variazioni delle informazioni relative al territorio, alle sorgenti di rischio, alle risorse e mezzi etc., occorre revisionare la documentazione. Oltre a quanto indicato, il Comune dovrà redigere e mantenere aggiornati i database relativi a: Risorse di protezione civile; Elementi sensibili presenti sul territorio comunale; Persone non autosufficienti, a ridotta mobilità; Rubrica telefonica e referenti comunali.

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7. Interventi mitigativi

Gli interventi mitigativi in generale possono essere suddivisi in: 1) Interventi a breve termine: quando è giudicata possibile l’implementazione nell’arco di un anno; 2) Interventi a medio/lungo termine: quando, per l’implementazione, è giudicato necessario un tempo superiore all’anno. Rispetto alla componente di rischio su cui le mitigazioni possono agire, inoltre, si è adottata la seguente classificazione: a) Interventi preventivi: azioni mirate a prevenire l’insorgere dell’evento calamitoso e, quindi, a ridurre la frequenza di accadimento attesa per l’evento o a fornire approfondimenti per la valutazione del rischio; b) Interventi protettivi specifici: azioni mirate a proteggere i bersagli dagli effetti dannosi dell’evento calamitoso e, quindi, a ridurre la gravità delle conseguenze di danno attese (ovvero la vulnerabilità); c) Interventi protettivi di resilienza del territorio: azioni che determinano una riduzione delle conseguenze di danno per l’incremento della resilienza del territorio colpito. Infine, rispetto all’ambito di attuazione della mitigazione, si è adottata la seguente classificazione: a) Azioni di valutazione: azioni di approfondimento analitico volte a migliorare la conoscenza di situazioni potenzialmente critiche; b) Azioni di controllo: azioni di verifica sul campo e di monitoraggio, verifiche ispettive da parte delle Autorità; c) Azioni di ingegneria: azioni volte a realizzare interventi di ingegneria o comunque tali da determinare un cambiamento fisico dell’area soggetta ad un determinato rischio; d) Azioni di organizzazione: azioni volte ad implementare o migliorare l’organizzazione dei soggetti coinvolti nella gestione dei rischi; e) Azioni di comunicazione: azioni volte a migliorare la comunicazione sui rischi sia in tempo di pace sia durante un’emergenza, volte, in particolare, alla sensibilizzazione ed informazione dei cittadini.

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Si fa presente che il Sindaco del Comune di San Marco Evangelista dovrà nominare formalmente il Coordinatore del COC (e suo sostituto), che opereranno in emergenza secondo le direttive del Sindaco e come supporto degli Enti Istituzionali preposti nel settore della Protezione Civile, nonché i Referenti delle Funzioni di Supporto facenti parte del COC. Inoltre è necessario procedere ad una campagna informativa / formativa sui contenuti del piano, al fine di sensibilizzare la popolazione sui rischi presenti sul proprio territorio e formali almeno sui seguenti temi principali: Localizzazione aree di emergenza; Numeri utili in emergenza; Comportamenti da seguire in caso di evento emergenziale (in funzione delle diverse tipologie di rischio); Ruolo e compiti della Protezione civile comunale.

Nel seguito vengono elencati gli interventi mitigativi necessari alla riduzione del rischio, per i principali rischi presenti sul territorio comunale e per il modello di intervento.

7.1.1 Rischio Idrogeologico

1) Manutenzione delle strade, in particolare attraverso la pulizia delle griglie di raccolta dell’acqua piovana. Tale intervento mitigativo è preventivo, a medio-lungo termine, di tipo ingegneristico.

7.1.2 Modello di intervento

Interventi preventivi a breve termine di tipo “organizzazione”: 1) Registro di sala per annotare le comunicazioni in ingresso ed in uscita in emergenza; 2) Mantenere aggiornato i database dei mezzi e delle risorse; 3) Mantenere aggiornata l’anagrafica; 4) Effettuare censimento disabili gravi presenti sul territorio comunale; 5) Mantenere aggiornata la rubrica dei numeri/referenti utili in emergenza;

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6) Cartellonistica per l’identificazione delle aree di emergenza e della sede COC.

Santa Maria a Vico (CE), lì 01/12/2015

Il Tecnico Incaricato Geom. Mauro De Lucia

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