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BOZZA PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2016-2018

1. OGGETTO DEL PIANO 1.Il piano triennale per la prevenzione della corruzione, è redatto ai sensi del comma 59 dell’art. 1 della L. 190/2012 e secondo le linee di indirizzo dettate dal Piano Nazionale Anticorruzione approvato dall’ANAC con delibera 72/2013, nonché dalla determinazione n. 12 del 28 ottobre 2015, ad oggetto “Aggiornamento 2015 al Piano nazionale Anticorruzione”. Quest’ultimo documento, tenendo conto di una attività di monitoraggio svolta in relazione ad una pluralità di PTPC, ha avuto come suo obiettivo quello di offrire un supporto operativo che consenta alle PP.AA. di apportare eventuali correzioni volte a migliorare l’efficacia delle misure di prevenzione della corruzione. Il PTPC si prefigge i seguenti obiettivi: a) ridurre le opportunità che favoriscono i casi di corruzione; b) aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione; c) stabilire interventi organizzativi volti a prevenire i rischi di corruzione. 2.Per raggiungere le predette finalità, il piano: evidenzia e descrive il livello di esposizione degli uffici e delle relative attività al rischio di corruzione e di illegalità, e indica gli interventi organizzativi e/o normativo- regolamentari volti a prevenire il medesimo rischio. 3.Destinatari del piano, ovvero soggetti chiamati a darvi attuazione, che concorrono alla prevenzione della corruzione mediante compiti e funzioni indicati nella legge e nel Piano nazionale Anticorruzione, oltre che nel presente documento, sono: - il Responsabile della prevenzione; - l’Organo di indirizzo politico; - i Responsabili dei Servizi, Referenti del Responsabile della Prevenzione della corruzione, relativamente ai settori di propria competenza; - l’ OIV o organismo corrispondente, se istituito; - l’Ufficio di supporto al responsabile della Prevenzione della Corruzione; - l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD); - tutti i dipendenti dell’Amministrazione, ciascuno per quanto di propria competenza; - i collaboratori, a qualsiasi titolo, dell’Amministrazione, tenuti altresì all’osservanza delle prescrizioni contenute nel codice di comportamento. 4. I referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione, coincidenti con i responsabili dei Servizi, curano la tempestiva comunicazione delle informazioni nei confronti del Responsabile della Prevenzione della corruzione, secondo quanto stabilito nel piano.

2. IL PROCESSO DI AGGIORNAMENTO DEL PIANO 1. Entro il 20 dicembre di ogni anno ciascun Responsabile di Servizio- Referente del RPC trasmette al Responsabile della prevenzione le proposte aventi ad oggetto l'individuazione delle attività nelle quali è più elevato il rischio di corruzione, suggerendo, altresì, le concrete misure organizzative da adottare dirette a contrastare il rischio rilevato. Qualora tali misure comportino degli oneri economici per l'Ente, le proposte dovranno indicare la stima delle risorse finanziarie occorrenti. In caso di mancata trasmissione di indicazioni da parte dei predetti Referenti, provvederà il responsabile della Prevenzione della corruzione. 2. Entro il 31 dicembre, il Responsabile della Prevenzione, anche, eventualmente, sulla scorta delle indicazioni raccolte ai sensi del precedente comma, aggiorna il Piano di prevenzione della corruzione, predisponendo una bozza aggiornata di quello della precedente annualità. 3. La bozza di piano, conformemente a quanto suggerito dalla determina ANAC 12/2015, che invita ad attivare, nell’aggiornamento dello strumento, la massima divulgazione, viene pubblicata all’Albo pretorio, con invito alla collettività a concorrere nella individuazione di aree di rischio specifiche, garantendo la partecipazione alla elaborazione del Piano ai portatori di interessi esterni ed in particolare alle associazioni impegnate sul territorio nella promozione della legalità, alle associazioni di categoria e imprenditoriali, ai cittadini portatori di interessi collettivi e/o diffusi. 4. Contestualmente alla pubblicazione all’albo pretorio, viene trasmessa apposita comunicazione alla Giunta comunale e a tutti i Consiglieri comunali, invitandoli a prendere visione del predetto documento e richiedendo, anche in considerazione della conoscenza del contesto territoriale, socio- economico e politico, una eventuale collaborazione volta alla individuazione di ulteriori misure specifiche e puntuali. 5. Entro il 31 gennaio di ogni anno (termine ordinatorio) la Giunta approva il Piano. 6. Come da comunicato del 18 febbraio 2015 del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità, una volta approvati, devono essere esclusivamente pubblicati sul sito istituzionale dell’Amministrazione, nella Sezione “Amministrazione Trasparente”, sotto sezione “Altri contenuti- corruzione”. Nessun documento, pertanto, deve essere inviato all’Autorità. 7. Nella medesima sottosezione del sito viene pubblicata, a cura del Responsabile, entro i termini indicati da disposizioni normative o da provvedimenti dell’ANAC, la relazione recante i risultati dell'attività svolta. 8.Per l’anno 2015, il RPC ha provveduto alla pubblicazione della relazione nella predetta sezione di Amministrazione Trasparente. 9. Il Piano potrà essere modificato anche in corso d'anno, su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione, qualora mutamenti legislativi o organizzativi, o motivate indicazioni dei referenti, ne suggeriscano l’opportunità. 10. Qualora la Giunta comunale non voglia procedere alla adozione del Piano per come elaborato e trasmesso dal Responsabile della prevenzione della corruzione, provvederà a redigere apposita relazione dando atto delle modificazioni apportate al predetto.

3. ANALISI DEL CONTESTO ESTERNO ED INTERNO 3. 1. ANALISI DEL CONSESTO ESTERNO

L’analisi del contesto esterno, la cui rilevanza è specificamente sottolineata nel provvedimento dell’Autorità Anticorruzione al fine di evitare che le misure adottate siano scollegate dalla realtà di riferimento, può essere svolta, come suggerito dalla medesima Autorità, richiamandosi ai dati contenuti in documenti ufficiali quali ad esempio quelli delle relazioni prodotte sullo stato dell’ordine, della sicurezza pubblica e della criminalità organizzata, presentate al Parlamento dal Ministero dell’Interno. Nell’ultima relazione presentata dal Ministro dell’Interno Alfano, trasmessa alla Presidenza della Camera dei Deputati in data 25 febbraio 2015, si analizza, tra l’altro, la situazione della criminalità organizzata in Provincia di Caserta, caratterizzata dalla presenza di due grandi gruppi criminali operanti, prevalentemente, il primo nel Comune di e il secondo nei Comuni di , , , , e viciniori. La capacità collusiva e di infiltrazione nella P.A. è stata notevole, portando, nel 2013, allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di nonché alle proroghe delle gestioni commissariali dei Comuni di , , Casal di Principe, San Cipriano d’, le cui Amministrazioni sono risultate inquinate da diffuse connivenze tra camorra, politici, amministratori locali e imprenditoria locale. Nella dislocazione dei clan della Provincia di Caserta, la relazione del Ministero dell’Interno indica quali territori di operatività, i seguenti comuni: Caserta, Aversa, Casal di Principe, Gricignano d’Aversa, , Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Trentola Dugenta, , , , , , , , , , Castel Volturno, Cancello Arnone, , , , , , Marcianise, Capodrise, San Marco Evangelista, San Nicola La Strada, Macerata , , , , , Curti, Santa Maria Vetere, , , , , e . Anche nella relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, presentata dal Ministro dell’Interno Alfano alla Camera dei Deputati in data 13/07/2015, è evidenziata la capacità pervasiva della camorra nel tessuto economico- finanziario e politico di vari Comuni della Provincia di Caserta, determinando lo scioglimento dei rispettivi Consigli comunali per condizionamento mafioso. Dai dati predetti emergono, con evidenza, due specifici elementi: - che l’infiltrazione camorristica nelle PP.AA. in Provincia di Caserta è dotata di notevole forza penetrante; - che alcuni territori, quali quelli del Comune di Pratella e numerosi altri confinanti e viciniori risultano, al momento, completamente estranei a certe logiche, probabilmente per una pluralità di fattori concomitanti che hanno determinato l’attuale contesto: fattori di dislocazione territoriale, fattori politici, fattori di tradizione culturale e di legalità. Naturalmente, l’ottimismo derivante dalla conoscenza del contesto odierno non deve essere elemento tale da indurre ad abbassare i livelli di guardia ma piuttosto deve fungere da incentivo, per ciascuno, nell’ambito delle rispettive funzioni e competenze, ad adoperarsi per garantire che la cultura della legalità sia argine sempre maggiore e più forte contro ogni tipologia di fenomeno corruttivo e di illegalità.

3.2- ANALISI DEL CONTESTO INTERNO Quanto all’analisi del contesto interno, il RPC, nel sottoporre la bozza di piano oltre che all’intera collettività, mediante avviso pubblico, al personale interno (Responsabili dei servizi) e agli amministratori dell’Ente ha altresì richiesto ai predetti Responsabili, per adottare misure congrue alle effettive esigenze della struttura, di segnalare, in relazione agli ultimi 5 anni, i seguenti elementi: - i dati sui procedimenti giudiziari a carico dei dipendenti dell’Ente, sia in corso che passati in giudicato; - i procedimenti aperti per responsabilità amministrativo- contabile, dinanzi alla Corte dei Conti; - i ricorsi amministrativi aventi ad oggetto gli affidamenti dei contratti pubblici, e i relativi esiti.

4. ATTIVITA’ A PIU’ ELEVATO RISCHIO DI CORRUZIONE Le aree di rischio obbligatore sono indicate dall’art. 1, comma 16, della L. 190/2012, e risultano essere le seguenti: a) autorizzazione o concessione; b) scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; c) concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; d) concorsi e prove selettive per l'assunzione del personale e progressioni di carriera di cui all'articolo 24 del citato decreto legislativo n. 150 del 2009.

5. MISURE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1.Per ognuna delle aree a più elevato rischio di corruzione, e per i procedimenti nelle stesse ricadenti, sono indicate, nell’allegato 1 al presente Piano, le misure che l’Ente ha assunto o intende assumere per prevenire eventuali rischi corruttivi 2.Alle misure contenute nel predetto allegato, si aggiungono le ulteriori misure contenute nei successivi punti del presente PIANO.

6. PRINCIPI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO 1. Per far sì che la gestione del rischio sia efficace, i Responsabili dei Settori e dei procedimenti nelle istruttorie, nelle aree e per i procedimenti a rischio devono osservare i principi e le linee guida che nel piano nazionale anticorruzione sono stati desunti dalla norma internazionale UNI ISO 31000 2010, di cui alla tabella dello stesso piano nazionale, che di seguito si riportano: a) La gestione del rischio crea e protegge il valore. La gestione del rischio contribuisce in maniera dimostrabile al raggiungimento degli obiettivi ed al miglioramento della prestazione, per esempio in termini di salute e sicurezza delle persone, security, rispetto dei requisiti cogenti, consenso presso l’opinione pubblica, protezione dell’ambiente, qualità del prodotto gestione dei progetti, efficienza nelle operazioni, governance e reputazione. b) La gestione del rischio è parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione. La gestione del rischio non è un’attività indipendente, separata dalle attività e dai processi principali dell’organizzazione. La gestione del rischio fa parte delle responsabilità della direzione ed è parte integrante di tutti i processi dell’organizzazione, inclusi la pianificazione strategica e tutti i processi di gestione dei progetti e del cambiamento. c) La gestione del rischio è parte del processo decisionale. La gestione del rischio aiuta i responsabili delle decisioni ad effettuare scelte consapevoli, determinare la scala di priorità delle azioni e distinguere tra linee di azione alternative. d) La gestione del rischio tratta esplicitamente l’incertezza. La gestione del rischio tiene conto esplicitamente dell’incertezza, della natura di tale incertezza e di come può essere affrontata. e) La gestione del rischio è sistematica, strutturata e tempestiva. Un approccio sistematico, tempestivo e strutturato alla gestione del rischio contribuisce all’efficienza ed a risultati coerenti, confrontabili ed affidabili. f) La gestione del rischio si basa sulle migliori informazioni disponibili. Gli elementi in ingresso al processo per gestire il rischio si basano su fonti di informazione quali dati storici, esperienza, informazioni di ritorno dai portatori d’interesse, osservazioni, previsioni e parere di specialisti. Tuttavia, i responsabili delle decisioni dovrebbero informarsi, e tenerne conto, di qualsiasi limitazione dei dati o del modello utilizzati o delle possibilità di divergenza di opinione tra gli specialisti. g) La gestione del rischio è “su misura”. La gestione del rischio è in linea con il contesto esterno ed interno e con il profilo di rischio dell’organizzazione. h) La gestione del rischio tiene conto dei fattori umani e culturali. Nell’ambito della gestione del rischio individua capacità, percezioni e aspettative delle persone esterne ed interne che possono facilitare o impedire il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione. i) La gestione del rischio è trasparente e inclusiva. Il coinvolgimento appropriato e tempestivo dei portatori d’interesse e, in particolare, dei responsabili delle decisioni, a tutti i livelli dell’organizzazione, assicura che la gestione del rischio rimanga pertinente ed aggiornata. Il coinvolgimento, inoltre, permette che i portatori d’interesse siano opportunamente rappresentati e che i loro punti di vista siano presi in considerazione nel definire i criteri di rischio. j) La gestione del rischio è dinamica. La gestione del rischio è sensibile e risponde al cambiamento continuamente. Ogni qual volta accadono eventi esterni ed interni, cambiano il contesto e la conoscenza, si attuano il monitoraggio ed il riesame, emergono nuovi rischi, alcuni rischi si modificano e d altri scompaiono. k) La gestione del rischio favorisce il miglioramento continuo dell’organizzazione. Le organizzazioni dovrebbero sviluppare ed attuare strategie per migliorare la maturità della propria gestione del rischio insieme a tutti gli altri aspetti della propria organizzazione.

7. UFFICIO DI SUPPORTO AL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

1.Come indicato nella determina Anac 12/2015, per garantire una migliore qualità dei PTPC. occorre che il RPC sia dotato di una struttura organizzativa di supporto adeguata, per qualità del personale e per mezzi tecnici, al compito da svolgere. 2.Si provvede, pertanto, con il presente Piano alla istituzione dell’Ufficio di supporto al RPC per l’attuazione del PTPC. 3.Al fine di garantire che l’attività dell’ufficio possa supportare non solo la verifica degli adempimenti di cui al PTPC ma anche il costante monitoraggio del rispetto degli obblighi in materia di trasparenza, l’ufficio è costituito dal Responsabile della prevenzione della corruzione, dai responsabili dei servizi dell’ente- referenti del responsabile della prevenzione della corruzione e dall’organismo indipendente di valutazione o nucleo di valutazione, a far data dalla nomina del medesimo. Fino a tale momento, l’ufficio sarà costituito dal RPC e dai Responsabili dei servizi dell’Ente. 4.I componenti dell’ufficio di supporto verranno convocati, con cadenza semestrale, dal Responsabile della prevenzione della corruzione, al fine di riscontrare e monitorare costantemente lo stato di attuazione del PTPC e del PTTI, e di avanzare suggerimenti per modifiche e integrazioni dei medesimi.

8. VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI CONTENUTI NEL PIANO E RESPONSABILITA’ DISCIPLINARE 1.Il Piano di Prevenzione della corruzione è un documento che, per dispiegare appieno la propria efficacia ed essere strumento concreto e proficuo di una cultura improntata alla legalità, e non mero adempimento formale, necessita della fattiva collaborazione di tutti i diversi soggetti indicati, a vario titolo e con diverse competenze, nel piano medesimo. 2.A tal fine, e tenendo conto delle indicazioni fornite dall’Anac nella determina n. 12/2015, entro il termine di tre mesi dalla entrata in vigore del presente atto, il RPC provvederà a predisporre apposita integrazione al codice di comportamento, introducendo disposizioni volte a sanzionare tutte quelle condotte caratterizzate da insufficiente collaborazione nei confronti del medesimo, tale da esporre l’intera struttura a rischi di non corretto adempimento ed attuazione del Piano. 3.Sempre in attuazione di quanto disposto dalla suddetta determina di aggiornamento del PNA, e cioè della necessità di garantire maggiore attenzione alla responsabilità disciplinare dei dipendenti, i Responsabili dei servizi, con cadenza semestrale, dovranno trasmettere al RPC una sintetica relazione/ attestazione sul rispetto, da parte del personale del Servizio di propria competenza, dei doveri contenuti nel codice di comportamento e dell’attivazione, o meno, di misure disciplinari nei confronti del predetto personale, compresa l’irrogazione della misura del rimprovero verbale. 4.L’attività di verifica del rispetto dei doveri del Codice di comportamento da parte dei Responsabili dei servizi compete al Segretario comunale.

9. MONITORAGGI 1.I Responsabili dei Servizi, quali referenti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, trasmettono, con cadenza annuale, entro la data del 20 dicembre, al Responsabile per la prevenzione della corruzione, le informazioni sull’andamento delle attività a più elevato rischio di corruzione, segnalando le eventuali criticità ed avanzando proposte operative. I suddetti Responsabili sono tenuti a trasmettere apposita relazione di monitoraggio anche nell’ipotesi in cui non si sia verificata alcuna criticità attestando, sotto la propria responsabilità, la carenza di situazioni di anomalia. 2. Delle predette relazioni, il Responsabile per la prevenzione della corruzione tiene conto nella adozione del proprio rapporto annuale e nella proposta di eventuali modifiche al PTPC.

10. TUTELA DEI DIPENDENTI CHE SEGNALANO ILLEGITTIMITA’ 1.La identità personale dei dipendenti che segnalano episodi di illegittimità non viene resa nota, fatti salvi i casi in cui ciò è espressamente previsto dalla normativa. A tal fine, gli eventuali esposti o le segnalazioni dovranno essere consegnati al protocollo dell’Ente in busta chiusa, recante l’indicazione “oggetto riservato”. 2.Gli spostamenti ad altre attività di tali dipendenti deve essere adeguatamente motivata e si deve dare dimostrazione che essa non è connessa, neppure in forma indiretta, alle denunce presentate. I dipendenti che segnalano episodi di illegittimità devono essere tutelati dall’ente rispetto ad ogni forma di mobbing. 3.Si rappresenta altresì che con comunicato dell’Autorità nazionale Anticorruzione del 9/01/2015 sono state previste ulteriori modalità per la segnalazione di illeciti. E’ stata infatti riconosciuta la competenza dell’Autorità a ricevere segnalazioni di illeciti di cui il pubblico dipendente sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro, aprendo un canale privilegiato a favore di chi, nelle predette circostanze, scelga di rivolgersi all’Autorità e non alle vie interne stabilite dall’Amministrazione di appartenenza. 4.E’ stato quindi istituito un protocollo riservato dell’Autorità, in grado di garantire la necessaria tutela del pubblico dipendente: sono assicurati la riservatezza sull’identità del segnalante e lo svolgimento di un’attività di vigilanza, al fine di contribuire all’accertamento delle circostanze di fatto e all’individuazione degli autori della condotta illecita. 5.Le segnalazioni possono essere inviate all’indirizzo: [email protected].

11. ROTAZIONE DEL PERSONALE 1.L’art. 1, comma 10, lett. b) della L. 190/2012 stabilisce che il responsabile della Prevenzione della Corruzione provvede alla verifica, d’intesa con il dirigente/responsabile competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività per le quali è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione. 2.La ratio della norma generale è quella di evitare che un soggetto sfrutti un potere o una conoscenza acquisita per ottenere un vantaggio illecito. Nel contempo, la rotazione del personale consente all’Ente di essere più flessibile e di sfruttare appieno le conoscenze e le potenzialità dei propri dipendenti, consentendo ai dipendenti stessi di accumulare velocemente una buona esperienza in funzioni e in settori diversi, perfezionando così le proprie potenzialità e capacità. 3. la misura della rotazione del personale addetto alle aree a rischio rientra tra le misure obbligatorie di prevenzione del rischio da adottare, previa adozione di criteri generali di rotazione, da parte di tutte le Pubbliche Amministrazioni. 4.Tuttavia, nell’intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali raggiunta in sede di conferenza unificata del 24/07/2013 ai sensi dell’art. 1, commi 60 e 61 della L. 190/2012, si legge che l’attuazione della misura deve avvenire in modo da tener conto delle specificità professionali in riferimento alle funzioni e in modo da salvaguardare la continuità della gestione amministrativa; ove le condizioni organizzative della gestione non consentano l’applicazione della misura, l’Ente ne deve dar conto, con adeguata motivazione, nel PTPC. 5. Nella deliberazione Anac 72/2013 si legge: “Le Pubbliche Amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del D. Lgs. 165/2001 sono tenute ad adottare adeguati criteri per la rotazione del personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità operante nelle aree a più elevato rischio di corruzione. Per il personale con qualifica dirigenziale, la rotazione integra altresì i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali ed è attuata alla scadenza dell’incarico, fatti salvi i casi previsti dall’art. 16, comma 1 lett. 6 quater. 6. Pur nella condivisione della efficacia della misura della rotazione rispetto alla prevenzione dei fenomeni di corruzione, l’adozione di adeguati sistemi di rotazione del personale addetto alle aree a rischio deve essere quindi attuata con l’accortezza di mantenere e salvaguardare continuità e coerenza della gestione amministrativa, e tenendo conto delle specificità professionali in riferimento alle funzioni e necessarie competenze delle strutture. Presupposto per la corretta applicazione della rotazione è pertanto la valutazione della possibilità di assicurare e garantire, da parte delle figure professionali che si intende far ruotare, per profilo e capacità professionali possedute, l’esercizio del nuovo servizio assegnato. 7. Alla luce della attuale struttura organizzativa del Comune di Pratella, priva di figure dirigenziali e con due soli responsabili di servizi, va considerata la non opportunità della rotazione dei predetti responsabili in quanto la stessa potrebbe comportare gravi ripercussioni sulla correttezza e continuità dell’azione amministrativa. 8. Stante l’impossibilità di effettuare la rotazione dei soggetti apicali, si propone invece di provvedere, ove possibile, alla rotazione dei responsabili del procedimento così come confermato anche nel PNA ( allegato 1, paragrafo B.5) dove si legge che: “ Nel caso di impossibilità di applicare la misura della rotazione per il personale dirigenziale a causa di motivati fattori organizzativi, l’amministrazione pubblica applica la misura al personale non dirigenziale, con riguardo innanzitutto ai responsabili di procedimento”. 9. A tal fine il responsabile del servizio, almeno ogni 5 anni a decorrere dall’originario termine di approvazione del piano 2014/2016, provvederà all’attuazione di detta rotazione tra il personale assegnatario della responsabilità del procedimento. Naturalmente, come già precisato, il Responsabile di servizio dovrà valutare attentamente l’eventuale ripercussione negativa che la stessa rotazione potrebbe comportare, avvalendosi anche della facoltà di proporre all’amministrazione specifici percorsi formativi o la stipula di apposite convenzioni con altri enti locali che consentano uno “scambio” periodico di professionalità. Per evitare inefficienze, la rotazione dovrà essere preceduta da un periodo di affiancamento, d’intesa con il responsabile del servizio. 10. Ulteriore strumento per assicurare la rotazione è poi rappresentato dal ricorso alle convenzioni con altri enti o alla mobilità temporanea, previo il rispetto di tutti i presupposti stabiliti dalla normativa vigente in materia.

12. IL RESPONSABILE ANTICORRUZIONE 1.Il Segretario comunale è il Responsabile della Prevenzione della corruzione. 2.Allo stesso, in considerazione dei compiti attribuiti in materia di controlli interni ex D.L. 174/2012, convertito in legge 231/2012, nonché, appunto, dei compiti di Responsabile della Prevenzione della corruzione, non devono essere conferiti ulteriori incarichi quale responsabile di settori ex art. 97 del D. Lgs. 267/2000, se non in casi di assoluta necessità ed urgenza o per eventuali sostituzioni di responsabili assenti e per periodi di tempo brevi e definiti ( cd. ad interim). 3.Quale responsabile della prevenzione della corruzione, il Segretario: a) propone l’aggiornamento annuale del piano triennale di prevenzione della corruzione; b) predispone, adotta, pubblica sul sito internet, alle scadenze previste dalla legge o dai provvedimenti dell’ANAC, la relazione sulle attività svolte, nell’anno precedente, in materia di prevenzione della corruzione; c) individua, previa proposta dei Referenti/ Responsabili dei Servizi, il personale da inserire nei programmi di formazione; sottopone, nel corso dell’anno, il relativo piano di formazione alla Giunta comunale; d) procede con proprio atto (per le attività individuate dal presente piano, quali a più alto rischio di corruzione) alle azioni correttive per l'eliminazione delle criticità, anche in applicazione del regolamento sui controlli interni, sentiti i Responsabili dei Servizi e tenuto conto delle relazioni dagli stessi trasmesse ai sensi degli articoli 9 e 14. 4.Al fine di prevenire e controllare il rischio derivante da possibili atti di corruzione il Segretario, in qualsiasi momento, può richiedere ai dipendenti che hanno istruito e/o adottato il provvedimento finale di dare per iscritto adeguata motivazione circa le circostanze di fatto e le ragione giuridiche che sottendono all’adozione del provvedimento e può acquisire ogni forma di conoscenza di atti, documenti ed attività del Comune, anche in via meramente informale e propositiva. 5.Il responsabile della Prevenzione della corruzione può in ogni momento, anche a seguito di segnalazione proveniente da terzi, verificare e chiedere delucidazioni per iscritto e verbalmente a tutti i dipendenti su comportamenti che possono integrare, anche solo potenzialmente, il rischio di corruzione ed illegalità. 6. Le funzioni ed i poteri del Responsabile della prevenzione della corruzione possono essere esercitati: a) in forma verbale (il Responsabile si relaziona con il soggetto senza ricorrere a documentare l’intervento); b) in forma scritta; in quest’ultimo caso, il Responsabile può manifestare il suo intervento:  nella forma del Verbale a seguito di intervento esperito su segnalazione o denuncia;  nella forma della Disposizione, qualora debba indicare o suggerire formalmente la modifica di un atto o provvedimento, adottando o adottato, o di un tipo di comportamento che possano potenzialmente profilare ipotesi di corruzione o di illegalità;  nella forma della Denuncia, circostanziata, da trasmettere all’Autorità Giudiziaria qualora ravvisi comportamenti e/o atti qualificabili come illeciti.

13. COMPITI DEI DIPENDENTI IN MATERIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1.Al fine di concorrere alla prevenzione di fenomeni corruttivi, i dipendenti comunali devono porre in essere le seguenti attività.  I dipendenti destinati ad operare in settori o in procedimenti particolarmente esposti al rischio di corruzione, secondo le indicazioni contenute nel presente piano, attestano di essere a conoscenza del piano di prevenzione della corruzione e provvedono a svolgere le attività per la sua esecuzione; essi devono astenersi, ai sensi dell’art. 6 bis della legge 241/1990, in caso di conflitto di interessi, segnalando tempestivamente ogni situazione di conflitto, anche potenziale;  i predetti dipendenti, inoltre, relazionano semestralmente, entro il 10 giugno e il 10 dicembre per ciascun semestre precedente, sul rispetto dei tempi procedimentali e su qualsiasi altra anomalia accertata, indicando, per ciascun procedimento nel quale i termini non sono stati rispettati, le motivazioni in fatto e in diritto di cui all’art. 3 della legge 241/1990, che giustificano il ritardo. La relazione, prodotta sotto la responsabilità personale del dipendente, deve essere trasmessa al responsabile del settore di appartenenza anche qualora non sia stata riscontrata alcuna anomalia;  Tutti i dipendenti, nel rispetto della disciplina del diritto di accesso ai documenti amministrativi di cui al capo V della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, rendono accessibili in ogni momento agli interessati, le informazioni relative ai provvedimenti e ai procedimenti amministrativi, ivi comprese quelle relative allo stato della procedura, ai relativi tempi e allo specifico ufficio competente in ogni singola fase.

14. COMPITI DEI REFERENTI- RESPONSABILI DEI SERVIZI- IN MATERIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 1. Al fine di concorrere alla prevenzione di fenomeni corruttivi, i Responsabili dei Servizi devono porre in essere le seguenti attività:  essi devono astenersi, ai sensi dell'art. 6-bis della Legge n. 241/1990 e del DPR n. 62/2013, in caso di conflitto di interessi, anche potenziale, segnalando tempestivamente la circostanza al Responsabile della prevenzione della corruzione per l’adozione delle necessarie misure.  I Responsabili dei servizi provvedono semestralmente, ciascuno per il settore di propria competenza, al monitoraggio del rispetto dei tempi procedimentali e alla tempestiva eliminazione delle anomalie, informando con una relazione semestrale, entro il 20 giugno e il 20 dicembre di ogni anno, il Responsabile della Prevenzione della corruzione.  Nella predetta relazione devono altresì indicare: - l’elenco dei procedimenti conclusi oltre il termine previsto dalla legge; - l’elenco dei procedimenti conclusi con un diniego; - l’elenco dei contratti sopra soglia affidati con procedura negoziata ( artt. 56 e 57 del Codice degli appalti) e le ragioni a giustificazione dell’affidamento; - l’elenco dei lavori affidati con somma urgenza e le ragioni a giustificazione dell’affidamento; - l’elenco dei contratti in relazione ai quali il responsabile abbia provveduto alla applicazione di penali o a risoluzione anticipata; - l’elenco dei contratti prorogati e i motivi giustificativi dell’istituto.  I Responsabili dei Servizi devono inserire nei bandi di gara l’obbligo del rispetto dei protocolli di legalità o integrità, se adottati dall’Ente, prevedendo, in caso contrario, la sanzione della esclusione; attestano semestralmente, sotto la propria personale responsabilità, al responsabile della prevenzione della corruzione il rispetto del presente obbligo, sempre che l’Ente abbia proceduto alla adozione dei suddetti protocolli di legalità o integrità.  I Responsabili dei Servizi, almeno tre mesi prima della scadenza dei contratti aventi per oggetto la fornitura dei beni e servizi, o almeno quattro mesi prima del termine iniziale della erogazione di un servizio, attivano la procedura di selezione secondo le modalità indicate dal D. Lgs. 163/2006; i responsabili indicano al Responsabile della prevenzione della corruzione, entro il 31 marzo di ogni anno, le forniture di beni e servizi e i lavori da appaltare presumibilmente nei successivi dodici mesi.  Ciascun responsabile di Servizio propone, entro il 30 novembre di ciascun anno, al Responsabile della prevenzione della corruzione il piano annuale di formazione per il proprio Settore, con esclusivo riferimento alle materie inerenti le attività ad elevato rischio di corruzione individuate nel presente piano. La proposta deve contenere: a) le materie oggetto di formazione; b) i dipendenti che svolgono attività nell’ambito delle materie sopra citate; c) il grado di conoscenza e formazione dei dipendenti nelle materie/attività a rischio di corruzione. 2. I Responsabili dei servizi, conformemente a quanto disposto dall’allegato 4 del PNA, adottano altresì le seguenti misure di prevenzione della corruzione: a. verifica a campione delle dichiarazioni sostitutive di certificazione e di atto notorio rese ai sensi degli artt. 46-49 del d.P.R. n. 445/2000; b. promozione di accordi con enti e autorità per l’accesso alle banche dati, anche ai fini del controllo di cui sopra; c. strutturazione di canali di ascolto dell’utenza e delle categorie al fine di raccogliere suggerimenti, proposte e segnalazioni di illecito, utilizzando strumenti telematici; d. svolgimento di incontri periodici tra dipendenti per finalità di aggiornamento sull’attività, circolazione delle informazioni e confronto sulle soluzioni gestionali; e. regolazione dell’istruttoria dei procedimenti amministrativi e dei processi mediante circolari e direttive interne; f. attivazione di controlli specifici, anche ex post e a campione, su processi lavorativi critici ed esposti a rischio corruzione; g. aggiornamento della mappa dei procedimenti con pubblicazione sul sito delle informazioni e della modulistica necessari; tale obbligo dovrà essere necessariamente assolto entro il mese di ottobre dell’annualità 2016. Il mancato rispetto di tale adempimento configura illecito disciplinare a carico del soggetto inadempiente; h. rispetto dell’ordine cronologico di protocollazione delle istanze, dando disposizioni in merito; i. redazione degli atti in modo chiaro e comprensibile con un linguaggio semplice, dando disposizioni in merito; è preferibile non utilizzare acronimi, abbreviazioni e sigle, se non quelle di uso più comune; è opportuno esprimere la motivazione con frasi brevi, intervallate da punteggiatura. Questo per consentire a chiunque, anche a coloro che non sono estranei alla pubblica amministrazione e ai codici di questa, di comprendere appieno la portata di tutti i provvedimenti; l. adozione delle soluzioni possibili per favorire l’accesso on line ai servizi con la possibilità per l’utenza di monitorare lo stato di attuazione dei procedimenti. 3. In ogni determinazione di propria competenza, il responsabile di servizio dovrà inserire i seguenti passaggi: “ rilevato che in relazione al presente provvedimento il sottoscritto responsabile ha verificato l’insussistenza dell’obbligo di astensione e di non essere, quindi, in posizione di conflitto di interesse”; “ dato atto che il responsabile del procedimento non ha rilevato, né segnalato, alcuna ipotesi, anche potenziale, di conflitto di interesse”. 4. In ogni determinazione inerente l’acquisizione di beni o servizi, il responsabile di servizio dovrà attestare: - di avere effettuato la preventiva verifica su consip/mercato elettronico della disponibilità del bene o servizio; -di avere rispettato il divieto di frazionamento artificioso dell’importo contrattuale; - in sede di liquidazione, di avere preventivamente riscontrato che la prestazione è stata eseguita in modo perfettamente conforme a quanto richiesto dalla P.A. 5. Per tutti gli appalti di lavori – servizi e forniture: devono essere pubblicati, sul sito web dell'Ente, i seguenti dati ai sensi dell'art. 1, comma 32, L.190/2012: - oggetto del bando; - struttura proponente; - elenco operatori invitati a presentare le offerte; - aggiudicatario; - importo aggiudicazione; - tempi di completamento dell'opera, servizio e fornitura; - importo delle somme liquidate. 6. Quanto alle proroghe e ai rinnovi contrattuali, si rappresenta quanto segue: - il rinnovo sta ad indicare una prosecuzione del rapporto contrattuale con un medesimo soggetto, a seguito di nuova negoziazione e presuppone un nuovo contratto preceduto da determina a contrattare (art. 57, comma 5, lett. b) del D. Lgs. 163/2006). Ad oggi, la possibilità di rinnovo è consentita solo in caso di ripetizione di servizi analoghi, che comporta un nuovo e diverso vincolo contrattuale, con un oggetto conforme ad un progetto base e può aver luogo solo nel triennio successivo alla stipula dell’appalto iniziale (ex multis Tar Lazio- Roma, sez. III ter, 2/8/2007, n. 7465). In ogni caso è espressamente vietato il rinnovo tacito. Quanto alla proroga, con essa viene modificato il termine finale dello stesso rapporto contrattuale, spostando in avanti la scadenza del contratto. Tale istituto, generalmente vietato dall’ordinamento in quanto in contrasto con i principi comunitari posti a base dell’evidenza pubblica, è assolutamente eccezionale. La proroga è consentita nei limitati casi in cui, per ragioni non dipendenti dall’Amministrazione, vi sia l’obiettiva necessità di assicurare il servizio in base al principio di continuità dell’azione amministrativa, mettendo l’Amministrazione al riparo dalle circostanze che possono comportare l’allungamento dei tempi di gara. Oltre, dunque, alle limitate situazioni in cui è ammessa, la proroga, essendo equiparata ad un affidamento senza gara (Consiglio di Stato, sez. VI, 16/02/2010, n. 850) è illegittima, in quanto il ricorso all’affidamento diretto è giustificato solo nelle ipotesi di cui all’art. 57, comma 5, del codice dei contratti. 7. Tenuto conto dei suggerimenti contenuti nella determina n. 12 del 28/10/2015 dell’ANAC, si dispongono le ulteriori seguenti misure, in materia di contratti pubblici, trasversali a tutti i servizi dell’Ente: a) Accertamento, entro il termine di tre mesi dalla entrata in vigore del PTPC 2016-2018, della esistenza di convenzioni Consip “attive” in relazione ai settori per i quali il legislatore ha posto l’obbligo di adesione, verifica di eventuale deroga e adozione dei necessari atti consequenziali. b) Per ridurre/eliminare il rischio di sottostima del valore del contratto e di elusione della normativa sulle modalità di svolgimento delle procedure di gara, è posto l’obbligo di pubblicare (in Amministrazione Trasparente) e di trasmettere al RPC un report semestrale, relativo ad ipotesi di sforamento degli importi previsti a base di gara, e che abbiano consentito il ricorso ad una diversa procedura (ad esempio affidamento diretto al posto di procedura aperta). c) Al fine di favorire la rotazione dei componenti delle Commissioni di gara nelle procedure di affidamento dei lavori pubblici, entro 60 giorni dalla adozione del presente piano, il Responsabile dell’UTC dovrà provvedere alla pubblicazione di un avviso volto alla formazione di un elenco di dipendenti di altri enti locali, in possesso dei necessari requisiti professionali, tra i quali estrarre, mediante sorteggio, i nominativi dei commissari per la singola procedura. d) Obbligo di comunicazione al RPC delle procedure di gara aperte alle quali abbia partecipato una sola ditta: la presenza di un’unica offerta ricevuta potrebbe rappresentare un indice di procedure disegnate ad hoc con la specifica finalità di favorire un determinato operatore economico. e) Per tutte le varianti che non siano di competenza della Giunta comunale, obbligo di trasmissione di una relazione, con valore interno, da inviarsi dal RUP al RPC, che espliciti l’istruttoria interna condotta sulla legittimità della variante e sugli importi economici e contrattuali della stessa, sull’indicazione dell’acquisizione delle autorizzazioni e dei pareri richiesti, se necessari, e con attestazione dell’assolvimento dell’obbligo di trasmissione della medesima variante all’Anac.

15. TRATTAMENTO DEL RISCHIO- MISURE GENERALI 1. Per il triennio 2016-2018, per ciascuno dei procedimenti a rischio, sono individuate, in via generale, le seguenti attività finalizzate: a) Monitoraggio dei rapporti, tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere. Con cadenza semestrale i referenti comunicano al Responsabile della prevenzione un report circa il monitoraggio delle attività e dei procedimenti a rischio del settore di appartenenza, anche verificando, eventuali relazioni di parentela o affinità fino al secondo grado, sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti dei soggetti che con l'Ente stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere e i titolari di P.O. e i dipendenti che hanno parte, a qualunque titolo, in detti procedimenti. b) Individuazione di specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge La trasparenza va intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche.

16. MISURE DI PREVENZIONE RIGUARDANTI TUTTO IL PERSONALE 1. Ai sensi dell’art. 35-bis del D.lgs. 165/2001, così come introdotto dall’art. 1, comma 46 della L. 190/2012, coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale: a) non possono fare parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l'accesso o la selezione a pubblici impieghi; b) non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all'acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati; c) non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o l'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere. 2. Il dipendente, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, è tenuto a comunicare – non appena ne viene a conoscenza - al Responsabile della prevenzione, di essere stato sottoposto a procedimento di prevenzione ovvero a procedimento penale per reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale. 3. Ai sensi dell’art. 6-bis della L. n. 241/90, così come introdotto dall’art.1, comma 41, della L. 190/2012, il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale, ai loro superiori gerarchici. I Responsabili dei servizi formulano la segnalazione riguardante la propria posizione al Segretario comunale. 4. Ai sensi dell'art. 54-bis del d.lgs. 165/2001, così come introdotto dall’art. 1, comma 51, della L. 190/2012, fuori dei casi di responsabilità a titolo di calunnia o diffamazione, ovvero per lo stesso titolo ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile, il dipendente che denuncia all'autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia. Nell'ambito del procedimento disciplinare, l'identità del segnalante non può essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell'addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l'identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato. La denuncia è sottratta all'accesso previsto dagli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 24, e successive modificazioni. 5. Restano ferme le disposizioni previste dal D.Lgs. 165/2001 in merito alle incompatibilità dei dipendenti pubblici, e in particolare l’articolo 53, comma 1 bis, relativo al divieto di conferimento di incarichi di direzione di strutture organizzative deputate alla gestione del personale (cioè competenti in materia di reclutamento, trattamento e sviluppo delle risorse umane) a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici ovvero in movimenti sindacali oppure che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni. 6. A tutto il personale del Comune, indipendentemente dalla categoria e dal profilo professionale, si applicano il “Codice di comportamento dei dipendenti pubblici” approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 08.02.2013, nonché il regolamento per lo svolgimento degli incarichi extra istituzionali per i dipendenti approvato con deliberazione di Giunta n. 26 del 30/04/2014. 7. Si provvederà, in tempi congrui, alla approvazione del codice di comportamento integrativo per il personale del Comune di Pratella.

17. RAPPORTI TRA RESPONSABILI DI SERVIZI E ORGANI POLITICI 1. La scelta su come gestire in concreto l’attività amministrativa per realizzare gli obiettivi indicati dagli organi di Governo spetta ai responsabili di Settore. 2. Laddove, pertanto, un amministratore cerchi di ingerirsi nell’esercizio dell’attività amministrativa, volendo forzare, modificare o influenzare, direttamente o indirettamente, la gestione del procedimento, il dipendente, a prescindere dal suo ruolo, dovrà tempestivamente relazionare per iscritto al Responsabile della prevenzione, indicando con puntualità quanto accaduto. 3. Successivamente, il Responsabile della prevenzione dovrà segnalare tempestivamente la vicenda al Prefetto e al Presidente del consiglio comunale.

18. IL NUCLEO DI VALUTAZIONE – L’ORGANISMO INDIPENDENTE DI VALUTAZIONE 1.Il Nucleo di Valutazione/ Organismo indipendente di valutazione verifica la corretta applicazione del presente piano di prevenzione della corruzione da parte dei responsabili di Settore; il rispetto delle disposizioni contenute nel presente piano concorre alla determinazione della retribuzione di risultato. 2.Tale verifica comporta che nel piano della performance siano previsti, tra gli obiettivi, anche il perseguimento di attività e azioni indicate nel presente piano.

19. FORMAZIONE DEL PERSONALE 1.I costi per l’attività di formazione relativa alla prevenzione della corruzione si aggiungono al tetto del 50% della spesa per la formazione sostenuta nel 2009, stante il carattere obbligatorio di questa attività. 2. Tenuto conto che per l’anno 2015 non è stata svolta attività formativa esterna, il RPC, sentiti i referenti, proporrà un piano di formazione per l’annualità 2016. 3. La giunta provvederà ad autorizzare, compatibilmente con le risorse finanziarie dell’Ente, il predetto programma.

20. ALTRE DISPOSIZIONI 1.Il piano triennale per la Trasparenza e l’integrità (PTTI) è adottato con specifico provvedimento della Giunta su proposta del responsabile della Trasparenza. 2.Concorrono a garantire il rispetto delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione il PTTI ed il regolamento per gli incarichi che possono essere svolti dai dipendenti ex articolo 53 DLgs n. 165/2001 di cui alla delibera della giunta comunale n. 26 del 30/04/2014.

21. SANZIONI 1.Il Responsabile della Prevenzione della corruzione risponde ai sensi dell’art. 1, commi 12, 13 e 14, primo periodo, della L. 190/2012. 2.Ai sensi dell’art. 1, comma 14, secondo periodo, della L. 190/2012 la violazione, da parte dei dipendenti dell’Ente, delle misure di prevenzione previste dal presente piano, costituisce illecito disciplinare. 3.Qualora il Responsabile ravvisi comportamenti e/o atti qualificabili come illeciti, inoltrerà denuncia all’Autorità Giudiziaria.