VILLA ROMANA DI CASIGNANA: Ricca Di Mosaici Eccezionali È Destinata a Divenire Un Grande Motivo Di Attrazione Per Il Turismo Nazionale E Internazionale
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VILLA ROMANA DI CASIGNANA: Ricca di mosaici eccezionali è destinata a divenire un grande motivo di attrazione per il turismo nazionale e internazionale L’area archeologica di Contrada Palazzi di Casignana si estende per circa 10 ettari a monte e a mare della SS.106, e il suo nucleo centrale e monumentale, cui si riferiscono i ruderi oggi visibili, è rappresentato da una grande villa extraurbana, con ambienti termali e residenziali, che costituisce uno dei complessi più importanti di epoca romana dell’Italia Meridionale, e conserva il più vasto nucleo di mosaici finora noto in Calabria. Dal 1998 a oggi il Comune di Casignana, in collaborazione e con la supervisione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, ha intrapreso e realizzato una serie di interventi, acquisizione dei terreni, indagini geo-archeologiche, scavo, restauro e opere di vario genere, finalizzati alla scoperta, alla valorizzazione e alla fruizione della Villa di Palazzi, già nota per gli scavi della Soprintendenza Archeologica a partire dagli anni 70. Con l’utilizzo di diversi finanziamenti nazionali ed europei, il Comune ha promosso una serie di campagne di scavo archeologico in estensione che hanno portato alla luce cospicue ed interessanti parti del complesso monumentale ancora sepolte e hanno consentito la scoperta di numerosi ambienti pavimentali a mosaico e a intarsi marmorei. Oltre ai lavori di scavo sono stati eseguiti i restauri dei pavimenti e dei rivestimenti degli ambienti termali della villa. I mosaici di Villa Romana a Casignana La scoperta risale a 47 anni fa. Si stava scavando per la costruzione di un acquedotto quando vennero alla luce i primi elementi del complesso monumentale diventato nel tempo una meravigliosa realtà, grazie all’impegno del Comune di Casignana, della Regione Calabria e della Soprintendenza ai Beni culturali. I risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti, con il vantaggio indiscusso di aver posto al centro dell’attenzione un sito archeologico di eccellenza, destinato ad aumentare sui 10 ettari limitrofi acquistati dall’Amministrazione comunale, con il contributo della Comunità montana dell’Aspromonte orientale. La necessità di proseguire con indagini sistematiche era stata avvertita sin dal 1968. L’avvedutezza degli amministratori locali ha fatto il resto. Ed eccoci, dunque, ai meravigliosi mosaici, che oggi si possono ammirare, sia pure in parte, in attesa di pronto recupero e restauro definitivo, lungo il percorso reso possibile da piani di interventi mirati, su pedane agevoli e sotto tettoie di protezione. La località in cui si trovano è conosciuta con il nome di Contrada Palazzi, lungo il tratto della strada ferrata e della statale 106, compreso tra Bovalino e Bianco. La villa, alla quale appartengono, ha un nucleo centrale originario del I secolo d.C. Presenta una grande ristrutturazione effettuata nel IV. Rivela infine tracce evidenti di frequentazione fino al VII. I ruderi da ammirare sono imponenti. L’ala residenziale dovette avere aspetti sfarzosi, adatti alla dimora di un personaggio importante, console, magistrato o patrizio, che volle edificare accanto ad essa due impianti termali di uso privato, con pavimenti a mosaico di grande interesse. Uno bellissimo con thiasos ( figure celebranti il culto di un dio) si ammira in un ambiente del frigidarium, nella Sala delle Nereidi delle Terme orientali. L’effetto scenico è dato dall’incastro di tessere marmoree bianche e verdi. Le ninfe marine rappresentate sono quattro, ciascuna in groppa a un animale (toro, leone, tigre e cavallo) con coda a forma di pinna. In un'altra pavimentazione si riconosce nel personaggio centrale Bacco, con accanto un satiro, che ha il compito di sorreggere il dio ebbro. A ovest delle Terme occidentali è posizionata una fontana monumentale con cisterna. I vari ambienti dell’ala abitativa si affacciano su un unico grande spazio, un tempo giardino, abbellito da porticato, aperto sull’ingresso principale. Nel lato mare, tra strada e ferrovia, esistono altre pavimentazioni di notevole pregio. In una sala, utilizzata per banchetto e detta delle Quattro stagioni, sono raffigurati i volti personificati di autunno, inverno, primavera ed estate in forma allegorica. Mosaici a disegni geometrici caratterizzano aree abitative e di passaggio. Anche il più grande ambiente finora ritrovato, ribattezzato Sala absidata, presenta scene di grande interesse archeologico e artistico. Il sito di Casignana è considerato il più vasto fra quelli scoperti finora in Calabria. La sua importanza è rilevante in tutta l’Italia meridionale. In origine, l’enorme ed elegante edificio non ebbe la divisione attuale. Forse fu stazione di posta ai margini del collegamento tra Locri e Reggio. Al complesso termale si accedeva attraverso un porticato. Il frigidarium è del III secolo d.C. Ha pianta ottagonale con 4 lati absidati e 2 vasche per la raccolta di acqua fredda. Il calidarium, dotato di impianto di riscaldamento a ipocausto e tubi fittili sulle pareti, è del IV. Ha pianta ottagonale, pavimenti a mosaico costituito di piccole tessere, mentre quello della sala, di forma rettangolare, è formato da lastre di marmo colorate. La grandiosità storica della struttura è indiscutibile. Per rendere fruibile l’area oltre la 106, è stato necessario costruire un sottopassaggio con il finanziamento della Regione, impegnata anche nelle opere di copertura, scavi e restauro. L’aspetto culturale è diventato di grande respiro con promozione e interventi andati di pari passo. La canalizzazione delle acque segue progetti rigorosi, inalienabili nel recupero totale dei mosaici policromi di 20 ambienti, 4 dei quali figurati. Video-sorveglianza, stazione di monitoraggio delle condizioni micro- climatiche e uffici vari servono a preservare quanto scoperto da eventuali danni umani e temporali. La presenza della Villa mira alla valorizzazione diretta di nuovi itinerari, passando attraverso voci precise dell’area geografica jonica, da considerare non solo sotto il profilo storico e archeologico, ma anche dal punto di vista agro-alimentare. Vitigni autoctoni, ai limiti della Costa dei Gelsomini, danno prodotti unici nel panorama internazionale, con Greco di Bianco e Mantonico posti in primo piano. CATTOLICA DI STILO La Cattolica è una chiesa bizantina a pianta centrale di forma quadrata, e si trova alle falde del monte Consolino a Stilo in provincia di Reggio Calabria. Dal 2006 fa parte della lista dei candidati, insieme ad altri 7 siti basiliano-bizantino calabresi, per entrare a far parte dell'elenco UNESCO dei siti Patrimonio_dell'umanità. Il nome La denominazione di Cattolica stava ad indicarne la categoria delle "chiese privilegiate" di primo grado, infatti con la nomenclatura impiegata sotto il dominio bizantino nelle province dell'Italia meridionale (soggette al rito greco), la definizione di katholikì spettava solo alle chiese munite di battistero. Cosa che è rimasta fino ad oggi in certe località legate per tradizione a questo titolo, come ad esempio la chiesa Cattolica dei Greci di Reggio Calabria che fu la prima della città. Storia Soggetta all'impero di Bisanzio fino all'XI secolo, la Calabria conserva oggi numerose testimonianze dell'arte orientale, la Cattolica ne è un valido esempio. La Cattolica era la chiesa madre tra le cinque parrocchie del paese, retta da un vicario perpetuo (succeduto al protopapa di epoca bizantina), che aveva diritto di sepoltura al suo interno. Ne sono testimonianza i resti umani rinvenuti in un sepolcro marmoreo con un anello di valore. L'architettura La Cattolica di Stilo, è un'architettura bizantina, assimilabile alla tipologia della chiesa a croce greca inscritta in un quadrato, tipica del periodo medio-bizantino. All'interno quattro colonne dividono lo spazio in nove parti, all'incirca di pari dimensioni. Il quadrato centrale e quelli angolari sono coperti da cupole su delle colonne di pari diametro, la cupola centrale è leggermente più alta ed ha un diametro maggiore. Su un lato sono presenti tre absidi. Questa tipologia è simile a quella delle chiese di San Marco di Rossano e San Giorgio di Pietra Cappa presso San Luca e a quella degli Ottimati di Reggio Calabria, nella sua forma originaria. Esterno L'aspetto generale dell'edificio è di forma cubica, realizzato con un particolare intreccio di grossi mattoni uniti tra loro dalla malta. Sulla parte di ponente la costruzione si adagia per lo più sulla roccia nuda, mentre la parte di levante, che termina con tre absidi, poggia il suo peso su tre basi di pietra e di materiale laterizio. La Cattolica esternamente è quasi priva di decorazioni, a parte le cupolette che ne sono ricche, rivestite di mattonelle quadrate di cotto disposte a losanga, e di due cornici di mattoni disposti a dente di sega lungo l'andamento delle finestre. Interno Vista superiore. Vista panoramica. La particolare disposizione delle fonti di luce all'interno, mette in risalto lo spazio e conferisce maggiore slancio (mediante un sottile richiamo al meccanismo simbolico della gerarchia e della scala umana). Questa dilatazione dello spazio serviva a mettere in risalto gli affreschi di cui i muri della chiesa erano interamente ricoperti in origine, decorazioni pittoriche dunque a cui era affidato il compito di decontestualizzare la superficie muraria. Il piccolo ambiente della chiesa è munito di tre absidi sul versante orientale: quella centrale (il bema) conteneva l'altare vero e proprio, quella a nord (il prothesis) accoglieva il rito preparatorio del pane e del vino, mentre quella a sud (il diakonikon) custodiva gli arredi sacri e serviva per la vestizione dei sacerdoti prima della liturgia. In particolare sopra l'abside di sinistra è posta una campana (di manifattura locale) del 1577, risalente all'epoca in cui la chiesa fu convertita al rito latino, che raffigura a rilievo una Madonna con Bambino e, limitata da croci, un'iscrizione: « Verbum Caro Factum Est Anno Domini MCLXXVII Mater Misericordiæ » Un pezzo di colonna antica nell'abside prothesis, fu adibito a mensa per la conservazione dell'eucarestia, mentre le quattro colonne che sostengono le cupolette, poggiano su basi differenti, recuperate da epoca molto più antica (es.