Struttura E Funzionamento Di Un Cantiere Pittorico. Beato Angelico E

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Struttura E Funzionamento Di Un Cantiere Pittorico. Beato Angelico E Struttura e funzionamento di un cantiere pittorico. Beato Angelico e Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto Carla Bertorello Materiali e tecniche nella pittura murale del Quattrocento - I 93 Struttura e funzionamento di un cantiere pittorico. Beato Angelico e Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto Il ciclo pittorico della cappella di San Brizio riveste un particolare interesse per le modalità e i tempi in cui la grande impresa decorativa è stata realizzata, con la par- tecipazione nel cantiere di due figure di spicco della pittura quattrocentesca, in un lasso di tempo che copre circa mezzo secolo, fino alle soglie del ’500. La ricca documentazione d’archivio, conservata presso l’Opera del Duomo di Orvieto, fa inoltre luce sulle modalità dei contratti, sulle spese per i ponteggi e i materiali, impiegati nel corso del tempo per adempiere all’impegno1. I dati tecnici relativi all’esecuzione dei dipinti, rilevati nel corso del restauro recente, documentano le giornate di lavoro, i metodi di trasposizione del disegno, i materiali impiegati nella pittura e nelle dorature. Dati di questo tipo, da tempo entrati a far parte della corretta documentazione di un restauro, assumono maggior rilevanza nel caso di decorazioni complesse come quella in esame, laddove la ricostruzione della cronolo- gia interna può essere confrontata con i dati documentari e stilistici2. A supporto dei ragionamenti svolti sull’evoluzione tecnica interna al cantiere, si ritiene utile richiamare brevemente la successione cronologica delle decorazioni pittoriche, quale ricostruibile dai documenti e dalla letteratura storico-critica3. La costruzione della Cappella Nova vede la fine nel 1444; tre anni dopo, giacché le pareti risultano ancora nude, si delibera di affidarne la decorazione a Fra Giovanni da Fiesole. Nel contratto di allogagione del 14 giugno del 1447 figurano anche gli aiuti: Benozzo di Lese detto Gozzoli, Giacomo di Antonio da Firenze e Giacomo Poli; nel luglio i Soprastanti mettono poi a disposizione dell’Angelico il pittore orvietano Pietro di Nicola Baroni. L’Angelico si trattiene ad Orvieto da luglio a settembre del 1447; in quel breve periodo dipinge, nella prima campata sopra l’altare, la vela del Cristo Giudice e quella adiacente raffigurante il coro dei Profeti; sempre a lui si deve l’ideazione del- l’intero impianto decorativo dei costoloni e delle fasce che incorniciano le vele con motivi floreali, alternati a piccoli ritratti entro esagoni. Volume II, Figura 1, Quando ancora si sperava in un ritorno dell’Angelico4, i lavori sulle volte, per i soli pagina 23 1 In occasione del completamento dell’ultimo restauro è stato pubblicato il volume La Cappella Nova, a cura di G. Testa, Milano 1996 (ristampa 1998). In appendice sono pubblicati a cura di Laura Andreani i documenti relativi all’edificazione, alla decorazione ed ai restauri storici succedutisi nell’edificio, cfr. L. ANDREANI, La ricerca d’archivio; I documenti, pp. 416-467. Per la relazione tra studio delle fonti scritte e dati tecnici si veda in questo stesso volume Eadem, La ricerca archivistica: tipo- logia delle fonti documentarie. 2 Un rapporto completo, corredato di ampia documentazione fotografica, su quanto rilevato sulla tecnica esecutiva delle pit- ture murali della cappella di San Brizio è contenuto in La Cappella Nova, cit.: cfr. C. BERTORELLO, La tecnica della pittura di Beato Angelico e Luca Signorelli, pp. 327-348; per quanto concerne il processo ideativo cfr. C. VAN CLEAVE, I disegni pre- paratori, in La Cappella Nova, cit., pp. 241-252 e T. HENRY I cartoni, ivi, pp. 253-268. 3 Per una lettura storico-critica aggiornata si veda La Cappella Nova, cit.: G. TESTA e R. DAVANZO, Vicende della decorazio- ne, problemi di committenza e piani iconografici, pp. 35-64; G. TESTA, Et vocatur dictus magister pictor frater Johannes, pp. 77-86; L.B. KANTER […] da pagarsi di tempo in tempo secundo el lavoro che farà […], pp. 95-134, ed inoltre Benozzo Gozzoli allievo a Roma, maestro in Umbria, a cura di B. Toscano e G. Capitelli, Cinisello Balsamo 2002. 4 In una delibera del maggio del 1449 si conviene che Pietro di Nicola Baroni potrà continuare la sua opera sulle pitture della Materiali e tecniche nella pittura murale del Quattrocento - I Cappella Nova solo in qualità di aiuto di Giovanni da Fiesole, cfr. L. ANDREANI, La ricerca d’archivio…, cit., doc. 100. 95 Carla Bertorello Beato Angelico e Luca Signorelli, cappella di San Brizio, prima e seconda campata costoloni e le fasce decorative, furono affidati all’aiuto orvietano Pietro di Nicola Baroni, per cui figurano pagamenti fino al 1450, ma il maestro, già impegnato nella cappella Niccolina, non tornerà più ad Orvieto. La decorazione viene quindi sospe- sa e per circa mezzo secolo laboriose trattative con numerosi artisti non approdano ad alcun risultato: viene esclusa una possibile prosecuzione dell’opera per mano del giovane aiuto dell’Angelico, Benozzo Gozzoli; i Soprastanti non ritengono soddisfa- cente la prova commissionata a Pier Matteo da Amelia, né si concludono le trattati- ve con Antonio da Viterbo, che stava lavorando agli affreschi della tribuna absidale. Sono ancora più laboriose e comunque senza esito le trattative con il già famoso e assai richiesto Perugino; con lui viene stipulato un contratto e gli incontri per solle- citarne l’adempimento si protraggono fino a marzo del 1499 quando, non essendo pervenuti ad un accordo sul prezzo, viene definitivamente sciolto l’impegno5. Il 5 aprile dello stesso anno il lavoro viene affidato al Maestro Luca da Cortona: al Signorelli viene commissionato di completare «la parte delle volte già principiate a colorire» dall’Angelico e per cui sussistevano i disegni, cioè il Coro degli apostoli e i Simboli della Passione nella campata sopra l’altare. Il pagamento è fissato in Volume II, Figura 1, centottanta ducati d’oro più l’alloggio. pagina 23 La decorazione delle volte sarà portata a compimento nel 1500 con Il coro dei mar- 5 Cfr. R. MENCARELLI, Intermezzo: Piermatteo d’Amelia, Perugino, Antonio del Massaro e Pinturicchio, in La Cappella Materiali e tecniche nella pittura murale del Quattrocento - I Nova, cit., pp. 87-95. 96 Struttura e funzionamento di un cantiere pittorico. Beato Angelico e Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto Luca Signorelli, decorazioni della seconda campata tiri, I patriarchi, Le vergini, I dottori della Chiesa della seconda campata. Il 27 apri- le dello stesso anno un secondo contratto fissa le modalità per la prosecuzione del lavoro, sulla base dei progetti presentati dall’artista per le pareti: sono a carico della fabbrica le spese per oro, azzurro, calcina, sabbia e ponteggi, inoltre l’abitazione per il maestro e gli aiuti, grano e vino per tutta la durata del lavoro6. 6 Per i contratti a Luca Signorelli, cfr. L. ANDREANI, La ricerca d’archivio…, cit., docc. 218-221, 223-227. Materiali e tecniche nella pittura murale del Quattrocento - I 97 Carla Bertorello La complessa decorazione delle pareti, terminata nel dicembre del 15047, raffigura Il Giudizio Universale, che si svolge in quattro tempi, nella campata dell’altare: Paradiso, Ascesa degli eletti, Caduta dei dannati, Inferno; completano il ciclo, nella seconda campata, Le storie dell’Anticristo, L’Apocalisse di Giovanni, La resurrezione della carne. Volume II, Figura 2, Come già detto la decorazione dei costoloni e delle fasce decorative delle volte, per le pagina 23 parti non completate dall’Angelico nella sua breve permanenza ad Orvieto, fu affidata al pittore Pietro di Nicola. A lui sono attestati pagamenti per l’acquisto di colori tra cui: biacca, azzurro fino, verde azzurro, giallorino e fogli d’oro8. Tale decorazione presen- ta una cesura – con il passaggio al cantiere di Signorelli – a circa tre metri dal peduc- cio in pietra da cui nascono le membrature delle due crociere, evidentemente in corri- spondenza di un piano di ponte montato nelle due campate. Doveva trattarsi di un pon- teggio costituito da un tavolato, appoggiato su travature inserite nelle buche pontaie delle pareti, appena sotto le volte, a coprire l’intera luce delle due campate e forse reso più stabile per mezzo di legature che lo assicuravano all’estradosso attraverso apertu- re ancora presenti al centro della volta. I costoloni sono dipinti, come di norma, proce- dendo dall’alto verso il basso, in giornate piuttosto ampie secondo un modulo di 80- 100 centimetri di lunghezza; le fasce che fanno da cornice alle vele sono sempre rea- lizzate prima della parte figurata. Il percorso esecutivo delle scene figurate dell’Angelico è improntato ad una notevole simmetria e prevede che le teste dei per- sonaggi siano sempre dipinte separatamente dalle vesti; le giunzioni delle giornate seguono precisamente il profilo del capo, fino allo scollo dell’abito. Questa ripartizio- ne potrebbe rimandare ad una precisa organizzazione interna al cantiere, che tenesse conto delle diverse abilità presenti. Si può ad esempio ipotizzare che, terminata la gran- de figura del Cristo Giudice al centro della scena omonima, si procedesse contempo- raneamente a destra e a sinistra sulle due schiere angeliche e che chi dipingeva le teste si alternasse dalle due parti con un valido aiuto che campiva i panneggi, realizzati su giornate autonome. Nel caso di decorazioni complesse come queste in esame, le gior- nate di esecuzione sono difficilmente numerabili progressivamente per semplice via intuitiva: nei casi frequenti che ad una giornata se ne sovrappongano altre due, dando luogo a ramificazioni del percorso, la sequenza si complica e si avverte la necessità di un controllo della coerenza del rilevamento. L’esigenza di una formulazione scientifi- ca del problema, più volte sollevata da chi si è posto il problema di dare una lettura consequenziale delle giornate di lavoro, ha portato allo studio di un modello matema- tico e alla realizzazione di un software in grado di facilitare l’individuazione della sequenza e quindi il percorso esecutivo nella stesura delle giornate9.
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