Enrico Prampolini Tra Arte E Architettura

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Enrico Prampolini Tra Arte E Architettura Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Dottorato di Ricerca in Architettura Scuola di Dottorato in Ingegneria Civile ed Architettura XXVI Ciclo di Dottorato Enrico Prampolini tra arte e architettura. Teorie, progetti e Arte Polimaterica Presentata da: dott.ssa Eva Ori Coordinatore Dottorato: prof. Annalisa Trentin Relatore: prof. Giovanni Leoni Correlatore: prof. Micaela Antonucci Settore Concorsuale: 08/E2 – Restauro e Storia dell’Architettura Settore Scientifico Disciplinare di afferenza: ICAR/18 (prevalente), L-ART/03 Esame finale anno 2014 Ai miei cari INDICE Introduzione pag. 5 Ringraziamenti pag. 9 Abbreviazioni pag. 10 1. PRAMPOLINI E L’ARCHITETTURA 1.1 I contatti di Prampolini con le avanguardie e la cultura artistica europea pag. 12 1.2 Manifesti e scritti sull’architettura e sugli architetti pag. 20 1.2.1 Un’idea di architettura totalizzante pag. 20 1.2.2 Prampolini e gli scritti sugli architetti pag. 29 1.3 Progetti d’architettura: dall’allestimento d’interni alle “città effimere” pag. 32 1.3.1 Gli anni Venti: “decorazioni d’ambiente” e progetti di design pag. 32 1.3.2 Gli anni Trenta e Quaranta: i progetti d’architettura pag. 36 1.4 Progetti di architettura: verso qualcosa di concreto? pag. 46 1.4.1 Occasioni mancate: il Monumento ai Caduti di Como e il Centro Futurista pag. 46 a Marina di Pietrasanta 1.4.2 Idee per Roma: la polemica contro Brasini pag. 52 1.4.3 Idee per Roma: progetti per l’E42 e progetti inediti pag. 53 2. DALLA PLASTICA MURALE ALL’ARTE POLIMATERICA 2.1 La plastica murale futurista pag. 97 2.1.1 La Prima e la Seconda Mostra Nazionale di Plastica Murale per l’Edilizia pag. 97 Fascista 2.1.2 “Pittura murale” e “Plastica Murale” pag. 105 2.1.3 L’Università della Plastica Murale di Prampolini pag. 110 2.1.4 Le opere murali di Enrico Prampolini pag. 113 2.2 L’Arte Polimaterica pag. 117 2.2.1 Il movimento futurista e il polimaterismo pag. 117 2.2.2 Polimaterismo e Plastica Murale nell’opera di Prampolini pag. 120 2.2.3 L’Arte Polimaterica di Enrico Prampolini pag. 128 2.2.4 Funzione architettonica dell’Arte Polimaterica pag. 131 2.2.5 Dall’Arte Polimaterica all’Arte Concreta pag. 135 3. SINERGIE TRA ARTE E ARCHITETTURA: IL CONTRIBUTO DI PRAMPOLINI 3.1 La legge per l’arte negli edifici pubblici pag. 152 3.1.1 Arte e architettura durante il Fascismo pag. 152 3.1.2 Verso una legge per l’arte negli edifici pubblici pag. 158 3.1.3 La legge 839/1942 o “legge del 2%” pag. 164 3.1.4 Il dibattito italiano sui rapporti tra arte e architettura: prima e dopo la “legge del 2%” pag. 167 3.2 Il contributo di Prampolini al dibattito sull’arte negli edifici pubblici pag. 173 3.2.1 La rivista “Noi” e la Casa d’Arte Italiana pag. 173 3.2.2 La “lotta” per i diritti per gli artisti pag. 177 3.2.3 La collaborazione tra arte e architettura, tra artisti e architetti: la “legge del 2%” pag. 182 3.2.4 Opere di Prampolini negli edifici pubblici pag. 188 Conclusioni pag. 202 APPARATI Profilo biografico di Enrico Prampolini pag. 207 Regesto bibliografico: scritti sull’arte e l’architettura di Prampolini pag. 212 Regesto delle opere (arredo, opere murali, ambientazioni, progetti architettoniche pag. 215 Selezione di scritti di Enrico Prampolini pag. 219 Referenze fotografiche pag. 246 BIBLIOGRAFIA GENERALE Monografie, cataloghi di mostre e atti di convegni pag. 250 Articoli di quotidiani, periodici e riviste pag. 263 Fonti documentarie pag. 275 Introduzione La scelta di dedicare una ricerca di dottorato alla figura di Enrico Prampolini (Modena, 20 aprile 1894 – Roma, 17 giugno 1956) si poneva sin dall’inizio come una sfida, dato che moltissimo è stato pubblicato su questo poliedrico artista italiano fra monografie, cataloghi di mostre o contributi in volumi generici sul Futurismo: a partire dai contributi scritti da Federico Pfister (in arte Depistoris), che ha elaborato la prima, ma ancora tra le più puntuali biografie sull’amico e collega (1940); dagli scritti di Pierre Courthion (1957) e di Palma Bucarelli (1961), che ha curato la prima retrospettiva nazionale dell’artista; poi ancora quelli di Filiberto Menna (1967) e i cataloghi delle mostre degli anni Settanta e Ottanta della Galleria Civica di Modena e della Galleria Fonte d’Abisso; per giungere alla corposa opera corale curata da Enrico Crispolti e Rossella Siligato (1992) nata a seguito della donazione degli eredi Prampolini dell’Archivio al Comune di Roma; sino all’ultimo contributo monografico di Giovanni Lista (2013)1 – per citare i contributi più significativi. Tutto insomma sembrava essere stato detto sul Prampolini pittore, scultore, scenografo, teorico: ma è sempre rimasto in qualche modo in secondo piano, all’interno di questa ricchissima produzione bibliografica, l’aspetto del suo rapporto con l’architettura. Obiettivo principale della ricerca Enrico Prampolini tra arte e architettura. Teorie, progetti e Arte Polimaterica è quindi quello di aggiungere questo tassello mancante, attraverso una nuova chiave di lettura, alla complessa attività artistico-teorica di un così versatile personaggio. Questo lavoro, oltre a riordinare e raccogliere tutto ciò che riguarda l’architettura e il rapporto di quest’ultima con le arti nell’opera di Enrico Prampolini – operazione finora mai fatta dagli studiosi – coglie l’occasione per puntualizzarne aspetti ancora poco esplorati, grazie anche all’analisi sistematica dei documenti originali – in parte inediti – dell’artista conservati presso il Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive del Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Nel corso della sua carriera, Prampolini ha portato un appassionato contributo al dibattito sull’unione delle arti e dell’architettura in Italia tra gli anni Venti e Quaranta, grazie alla sua competenza, alla sua tenacia e ai suoi tanti rapporti formali e amicali con i principali esponenti delle avanguardie europee. Negli anni Venti egli veniva soprannominato «il saettante» «per la sua imprevedibile attività»2 e, più avanti negli anni Cinquanta, Umbro Apollonio lo definisce «un energico uomo d’azione, uno stimolatore di modernità»3, che si batteva con tutte le sue forze al rinnovamento artistico italiano. 1 F. Pfister, Enrico Prampolini, Hoepli, Milano 1940; P. Courthion, Enrico Prampolini, De Luca, Roma 1957; P. Bucarelli (a c. di), Enrico Prampolini, catalogo della mostra, De Luca, Roma 1961; F. Menna, Enrico Prampolini, De Luca, Roma 1967; Enrico Prampolini, 1894-1956: continuità dell'avanguardia in Italia: Galleria civica, 1978, gennaio-marzo, catalogo della mostra, Cooptip, Modena 1978; A. B. Oliva (a c. di), Prampolini: 1913-1956, catalogo della mostra, Galleria Fonte d’Abisso, Modena 1985; E. Crispolti, R. Siligato (a c. di), Prampolini dal Futurismo all’Informale, catalogo della mostra, Edizioni Carte Segrete, Roma 1992; G. Lista, Enrico Prampolini futurista europeo, Carocci, Roma 2013. 2 For., Enrico Prampolini parla di architettura, pittura, scultura, scenografia e futurismo, in “ll Regno”, 1 maggio 1925. 3 U. Apollonio, Stimolatore di modernità, in “La Fiera Letteraria”, XII, 28 luglio 1957, n. 30. 5 Prampolini è stato, negli anni tra le due guerre, uno dei pochi a ricercare e a mantenere forti legami con quegli artisti italiani e stranieri e quei movimenti che avevano inciso profondamente sugli sviluppi artistici del panorama europeo dall’inizio del secolo scorso sino ad oggi. Un uomo che sapeva captare in anticipo i mutamenti della società, della cultura e dell’arte con la conseguenza che tutta la sua produzione è sempre stata in continua metamorfosi, e quindi anche inficiata dal rischio frequente di incappare in atteggiamenti contraddittori. Il rapporto con il Futurismo è stato sicuramente centrale nella sua evoluzione artistica – un tema, questo, indagato approfonditamente negli studi sopra citati; ed è attraverso questo che Prampolini si approccia all’architettura. L’architettura nel movimento futurista italiano è stata ampiamente indagata da autorevoli studiosi, a partire dall’esponente universalmente riconosciuto tra i suoi protagonisti, Antonio Sant’Elia. Come ha notato Enrico Crispolti, l’interesse storiografico per l’architettura futurista è già evidente nel 1936 attraverso l’opera di Nikolaus Pevsner, Sigfried Giedion (1941) e Reyner Banham (1955, 1957), che ritengono Sant’Elia figura cruciale per la formazione dell’avanguardia architettonica europea nei primi anni Venti e del Razionalismo italiano4. In Italia, invece, l’argomento viene affrontato cercando un superamento della figura di Sant’Elia quale “padre” dell’architettura razionalista già a partire dalla raccolta Dopo Sant’Elia (1935) alla quale partecipano tra gli altri Edoardo Persico, Giuseppe Terragni e un giovane Giulio Carlo Argan. Tramite l’opera di Maria Drudi Gambillo e Teresa Fiori con gli Archivi del Futurismo del 1958, seguita dagli scritti di Umbro Apollonio, Leonardo Mariani, Calvesi (1958, 1959), ancora Banham (1960), Luciano Caramel e Alberto Longatti (1962) il discorso viene rilanciato con approfondimenti su altri architetti futuristi prima sottovalutati, come Mario Chiattone, Virgilio Marchi, Giacomo Balla, Ivo Pannaggi ed appunto Enrico Prampolini5. Il rapporto dell'artista modenese con l’architettura è già stato affrontato nel numero speciale di “Controspazio”, curato da Luciano Patetta e Virgilio Vercelloni (1971) e nelle pubblicazioni di Ezio Godoli (1983) ed Enrico Crispoliti (1980 e 1984)6: ma sempre trattandolo come un tema autonomo e in qualche modo secondario nella sua produzione. 4 E. Crispolti (a c. di), Ricostruzione futurista dell’ universo, catalogo della mostra, Comune di Torino, Torino 1980, p. 44. N. Pevsner, Pioneers of the modern movement from William Morris to Walter Gropius, Faber & Faber London 1936, trad. it. I pionieri del movimento moderno da William Morris a Walter Gropius, Rosa e Ballo, Milano 1945. S. Giedion, Space, time and architecture: the growth of a new tradition, Harvard University Press, Cambridge 1941 trad. it. Spazio, tempo ed architettura. Lo sviluppo di una nuova tradizione Hoepli, Milano 1954.
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