Rassegna del 23/07/2018

FEDERAZIONE ITALIANA RUGBY 23/07/18 Gazzettino Rovigo 13 Rugby Svelati i gironi di Badia (A), cadetti Rovigo e Villadose (C1) Gardina Andrea 1 - Il girone del Badia niente derby in C1 23/07/18 Gazzettino Treviso 19 FemiCz, McDonnell "scarica" Francescato P.R. 3 23/07/18 Giorno Sport 15 L'Eccellenza cambia volto: ora diventa Top12 ... 4 23/07/18 Resto del Carlino 19 Femi Cz nel caos, Mc Donnell unico coach Ma la dirigenza gli ha Prestia Osvaldo 5 Rovigo voltato le spalle - Coach, tutte le incognite L'incontro Casettato- Azzi dopo l'assemblea dei soci 23/07/18 Resto del Carlino 19 Arriva Zerbinati: «Una bella avventura» ... 7 Rovigo 23/07/18 Voce di Rovigo 39 Bersaglieri a tavola una grigliata rossoblù per unire il gruppo - Spano Stefano 8 Venco: "Grigliata rossoblù" 23/07/18 Voce di Rovigo 39 Fir aderisce a "X Rugby" ... 10 WEB 23/07/18 ONRUGBY.IT 1 Rugby - Top 12: Petrarca e Calvisano ripartono ... 11 23/07/18 ONRUGBY.IT 1 Nel mondo di Andrea Cavinato ... 13 23/07/18 R1823.IT 1 Coppa Italia: cambia il nome, non la sostanza ... 18 22/07/18 RUGBYMEET.COM 1 Verona Rugby: 29 giocatori per il Top12, 8 nuovi innesti - ... 19 Campionato italiano rugby Eccellenza - Rugbymeet - il social network del rugby 23-LUG-2018 da pag. 13 Dir. Resp.: Roberto Papetti foglio 1 / 2 www.datastampa.it Tiratura: 0 - Diffusione: 3763 - Lettori: 59000: da enti certificatori o autocertificati Superficie: 47 %

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FEDERAZIONE ITALIANA RUGBY 10 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web

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Rugby - Top 12: Petrarca e Calvisano ripartono

Le due finaliste ’17/’18 si radunano oggi in vista della nuova stagione ph. Ettore Griffoni Il 19 maggio scorso, Petrarca e Calvisano erano, assieme, sul campo dello Stadio Plebiscito di Padova, per contendersi il prelibato titolo di campioni d’Italia. A distanza di poco più di due mesi dal trionfo patavino, di fronte al numeroso pubblico amico, le due compagini ripartono, ancora una volta “assieme”, in vista di una nuova importantissima stagione ovale. Leggi anche: i movimenti delle squadre di Top 12 (in aggiornamento) Il club della bassa bresciana ha aperto ufficialmente la propria stagione questa mattina al PataStadium di Calvisano. Qualche ora d’attesa in più, invece, per la squadra veneta, che si radunerà questo pomeriggio, alle 16.30, al “Centro Geremia”, per aprire le danze della nuova annata sportiva. Confermati i due allenatori (Marcato a Padova, Brunello a Calvisano), entrambi i team hanno modificato le proprie rose, operando sia in modo oculato sia in entrata che in uscita, assecondando le rispettive esigenze. Il rinnovamento di Calvisano Salutata la talentuosa coppia argentina Novillo-Paz, e lasciati partire in direzione celtiche diversi talenti giovani (Daniele Rimpelli, Giosuè Zilocchi a Parma, e Giovanni Pettinelli a Treviso) oltre che l’esperto numero 8 Jimmy Tuivaiti, la squadra del presidente Alessandro Vaccari ha provato a sopperire immediatamente agli addii (senza dimenticare anche quelli intra Top 12 di Ugo D’Onofrio, Enrico Cafaro, Michele Mortali e Lorenzo Giovanchelli), innestando elementi di peso dal background variegato. In Lombardia sono arrivati dall’Accademia Nazionale due ragazzi reduci da un brillante mondiale under 20 come il terza linea Antoine Koffi ed il centro Damiano Mazza, mentre, sempre in chiave giovani, sono stati promossi dalla squadra cadetta Gianmario Ferrari e Carlo Amadei. Sono tornati, invece, in Italia, dopo esperienze all’estero di vario genere, l’ex terza linea azzurro Samuela Vunisa (in arrivo da Glasgow), l’apertura Paolo Pescetto (che intervistammo un paio di anni fa, da Narbonne) ed il tallonatore Marco Manfredi (da Montpellier). Poi il grande colpo in prima linea, con l’innesto glitterato di Matteo Zanusso, liberato dal Benetton Treviso e pronto ad impattare in modo sonante sul Top 12. Una rosa, quella bresciana, ulteriormente rafforzata dagli inserimenti di Van Zyl e Michael Van Vuuren, prelevati da San Donà, e Sam Lane, proveniente dall’Australia. Un rinnovamento non banale, che, stando a quanto riportato da ‘Bresciaoggi‘, potremo iniziare a pesare concretamente sul campo a partire dal prossimo 24 agosto, quando i gialloneri disputeranno la prima amichevole contro il Mogliano di Andrea Cavinato, mentre sarebbero ancora da ufficializzare un altro paio di appuntamenti di rodaggio primo del debutto in campionato, previsto nel weekend del 15/16 settembre, quando scatterà il Top 12. “Siamo soddisfatti del mercato estivo

WEB 11 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web perché, come ogni anno, siamo riusciti a coniugare gioventù ed esperienza, con elementi che si faranno sentire dentro e fuori dal campo”, ha dichiarato il presidente Alessandro Vaccari, sempre sulle colonne dello stesso quotidiano bresciano. La stabilità del Petrarca Meno movimenti in casa patavina, con i campioni d’Italia che hanno salutato solamente sette uomini della rosa della passata stagione. Hanno detto addio, tra gli altri, , apertura dell’under 20 passata stabilmente in Pro14 al Benetton, Enrico Bacchin (andato a San Donà) e la funambolica ala Simone Rossi, che, come ci ha recentemente raccontato in un’intervista, ha deciso di dare priorità allo studio, trasferendosi a Milano (e all’ASR). Saranno agli ordini di Marcato, invece, un campione del calibro di , di ritorno dall’esperienza britannica, e alcuni promettenti ragazzi visti all’opera con l’Under 20 in Francia, come Lodovico Manni e Michele Mancini Parri, che, assieme a Cannone, Lamaro e Borean saranno inseriti all’interno del piano permit player per il Benetton Treviso, come ci aveva annunciato anche il DG dei Leoni Antonio Pavanello. In entrata anche Luca Zini, uno dei protagonisti dell’Italseven di Andy Vilk, dal CUS Genova, Tommaso Cugini dalla Lazio e Nicola Grigolon da Viadana. onrugby.it © riproduzione riservata TAG: Calvisano Eccellenza petrarca Top 12

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Nel mondo di Andrea Cavinato

Abbiamo intervistato il nuovo allenatore del Mogliano, che ci offre il suo punto di vista su diversi temi ph. Corrado Villarà Ha scelto di trascorrere un anno a Montebelluna, in Serie C2, e non si può dire che se ne sia pentito. Per la prossima stagione, però, Andrea Cavinato non ha resistito alla proposta del Mogliano ed è tornato subito nella massima serie italiana, ribattezzata di recente Top 12. Personaggio tanto rispettato nel movimento nostrano quanto controverso, il tecnico trevigiano è al solito un fiume in piena e, nell’intervista rilasciata a On Rugby, non si smentisce. Innanzitutto le chiedo cosa l’ha convinta a tornare in Top 12 e a prendere la guida del Mogliano Non è che servisse convincermi molto. L’adrenalina che ti dà il rugby allenandolo all’alto livello nazionale è comunque importante e soprattutto mi ha convinto il progetto che mi ha sottoposto il mogliano di costruire una squadra attraverso il loro vivaio, estremamente competitivo e forte e di lavorare con ragazzi giovani e con una nuova struttura. Che obiettivi si pone alla sua prima stagione alla guida di questo club, considerando anche i dieci volti nuovi e le diciotto partenze? Sicuramente la salvezza. Dopodiché un giocatore e una società di rugby devono pensare come mi ha insegnato Georges Coste: in grande. Se uno non pensa in grande, difficilmente può andare avanti. Non vuol dire essere presentuosi, ma far capire ai propri giocatori che si può andare oltre i limiti prefissati e agli obiettivi determinati prima. Nulla è impossibile, sotto il mio punto di vista. Negli ultimi anni il Mogliano si era spesso distinto per un gioco anche molto bello da vedere, quando funzionava. Attorno a quali princìpi si fonderà il suo Mogliano? Non è mai l’allenatore che determina la qualità della squadra, ma i giocatori. La bravura di un allenatore non è nell’imporre il proprio gioco, ma sfruttare le qualità dei propri uomini. Nel primo Scudetto a Calvisano giocai praticamente con una mischia e una touche estremamente forte e dei trequarti che giocavano solo in contrattacco; il secondo Scudetto è arrivato con una mischia non così competitiva, ma con una squadra molto organizzata nell’attacco. Penso sia fondamentale capire quali sono i punti di forza e i punti deboli. Abbiamo cercato di dare una solidità alla mischia, perché è stata carente lo scorso anno, mentre penso che Federico Dalla Nora abbia fatto un ottimo lavoro con i giocatori giovani. Sulla trequarti abbiamo inserito Jackman, che spero possa avere lo stesso impatto di Shaun Berne del mio Calvisano 2011/2012: un giocatore che sia da chioccia ai giovani. Che atteggiamento si aspetta dai suoi giovani? E come giudica chi esce dall’Accademia? Tempo fa aveva riservato loro qualche critica. Dicevo che i giovani che uscivano dall’Accademia erano un po’ presuntuosi e troppo sicuri di sé. Tra i ragazzi usciti di recente, invece, vedo che è stato fatto un notevole passo in avanti nella mentalità e nella

WEB 13 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web capacità di capire che non sono già arrivati solo perché sono chiamati in Accademia, e che devono invece continuare a dimostrare. Negli ultimi due anni si è vista questa nuova mentalità nelle Accademie Nazionali, forse anche per demerito mio, visto che le ho allenate a mia volta. Qualcosa è cambiato, in positivo. Se c’è qualcuno che vuole negare questo, solo per dar contro alla Federazione e al presidente federale… Beh, queste persone le considero veramente delle persone che vanno contro gli interessi del rugby italiano. Sono giovani formati da tecnici di valore e in una struttura di valore. Poi se è uno invidioso… L’invidia è un brutto male. Il Mogliano, come tutte le altre società venete di Eccellenza, sembra molto più legato al Benetton rispetto al passato. Cosa ne pensa di questo rapporto tra i club? Quando allenavo il Petrarca, Conor ha girato tutte le società e ha parlato con tutti gli allenatori. E lo sta facendo ancora adesso. All’epoca mi ero confrontato molto anche con Ciccio De Carli e con i preparatori atletici. Ora a Mogliano è lo stesso: i preparatori si sono confrontati con quelli della Nazionale e delle franchigie. Tutto questo sparare contro la Nazionale e la Federazione, dire che non c’è organizzazione… Sono mezze verità o mezze falsità. Le chiamano fake news ora. Già c’erano nell’Antica Roma, quando mettevano mezze verità in giro per poi screditare le altre persone. Credo che lo staff della nazionale stia facendo un buon lavoro, anche i video analyst sono molto disponibili. Tutto questo male, che in Veneto qualcuno vuole vedere nei confronti della Federazione, non esiste proprio. Forse il male principale sono loro, perché invece di costruire pensano a disfare quello che gli altri stanno facendo. Questo cambiamento nei rapporti a livello tecnico tra club, franchigie e staff della nazionale però è avvenuto in tempi recentissimi. Molte critiche nei confronti della Federazione, in questo senso, erano condivisibili. Quando ho vinto lo Scudetto a Calvisano nel 2005 ero già in ottimi rapporti con la Nazionale. Nel momento in cui hai bisogno di qualcosa, devi anche imparare a chiedere, non solo aspettare. Qualche giorno fa ho parlato con Franco Ascione, e gli ho chiesto di inviarmi una volta o due volte al mese un allenatore per i calciatori, perché onestamente non ne capisco niente di gioco al piede. E non me ne vergogno. Mi ha risposto che si sarebbe subito attivato e che Corrado Pilat o un altro tecnico regionale veneto sarebbe sicuramente venuto ad aiutarci. L’importante è iniziare a dialogare, e non pensare che tutto ti debba essere dato e che tutto ti debba essere portato, e che se magari non te lo danno è per farti un dispetto. Forse sei tu a non chiederlo. La Federazione, in questi ultimi anni, si è mossa molto nel territorio. Chi dice il contrario lo fa solo per screditare il lavoro altrui o per interessi personali. Nell’ex Eccellenza è cambiato qualcosa negli ultimi due anni perlomeno dal punto di vista tecnico? Ha visto un’evoluzione o è rimasto tutto immobile? L’anno scorso ho seguito parzialmente, perché mi divertivo molto a Montebelluna in Serie C2 ed ero molto preso dall’allenare dei ragazzi che giocavano solo per piacere. Ho cominciato a vedere le partite e purtroppo ho visto, rispetto agli anni scorsi, un campionato molto mediocre a livello di gioco e di intensità. Si vedeva che alcune squadre giocavano senza pressione. D’altronde, quando non ci sono retrocessioni, è tutta un’altra cosa, io l’ho provato sulla mia pelle alle . Si fa molta fatica a motivare i giocatori in alcune occasioni; quando sai che non retrocedi fai il compitino, punto.

WEB 14 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web Questa è la sensazione che ho avuto anche vedendo l’Eccellenza lo scorso anno. Senza retrocessioni, è stato un campionato estremamente falsato e con poco senso, secondo me. Che nessuno si offenda. Ho visto un rugby peggiore, spero ci sia più competitività dalla prossima stagione. Basteranno delle retrocessioni per “sbloccare” il campionato? Indubbiamente. Quando sai che non hai nulla da perdere, non hai mai la pressione e l’angoscia. È quello che ho provato con le nazionali italiane giovanili, o quando giocavo l’Heineken Cup con Calvisano. Facevamo partite stratosferiche, poi la stampa ci dava addosso perché con i Wasps campioni d’Inghilterra perdevamo 35-21 o 45-12. Poi quando andavamo a Catania rischiavamo di perdere. Lo stesso discorso si può fare con le nazionali giovanili. Facevamo la partita della vita con l’Under 20 contro Francia e Inghilterra; se le avessimo fatte anche contro la Scozia, avremmo sempre vinto. Quando hai la pressione di vincere, fare risultato o salvarti, cambia tutto. C’è poco da fare. Non giochi più tanto per giocare, o per fare la partita della vita. Questo è uno dei più grandi mali del rugby italiano. Pensiamo alla Nazionale: anni fa abbiamo tenuto testa agli All Blacks, ma poi prendevamo 50 punti al Sei Nazioni da squadre inferiori. La mentalità vincente va costruita vincendo, dando consapevolezza ai giocatori che per farlo servono qualità fisiche, tecniche e mentali. Da allenatore del Mogliano, considerando che siamo arrivati ultimi, spererei che ci fosse lo stesso campionato, così sarà più facile salvarsi. Un miglioramento del campionato passa anche da un atteggiamento diverso da parte di allenatori e arbitri: a che punto siamo secondo lei? Tocchiamo un punto abbastanza dolente. Ogni volta che andavo ad un incontro con gli arbitri italiani, rispetto alle riunioni con direttori di gara del Pro12 o Sei Nazioni, il rapporto era sempre maestro/allievo. Loro ti dicono come arbitreranno e tu sei lì ad ascoltare. Se dici qualcosa, hanno sempre ragione loro. Non c’è modo di confrontarsi. Gli arbitri italiani stanno facendo un grosso lavoro a livello tecnico, ma devono imparare una cosa fondamentale: che non sono padroni del gioco. Sono lì per far giocare le squadre. La maggior parte, invece, si pone sempre in una situazione di superiorità e di antagonismo rispetto a giocatori e allenatori. Non è un caso che nelle coppe il gioco sia sempre più facile e fluido, ma non perché gli arbitri stranieri siano più bravi; sono più semplici. Riescono ad essere a contatto con tutti, senza essere spocchiosi. Ti faccio un esempio. Prima dell’ultima semifinale con il Petrarca, abbiamo fatto due allenamenti con il responsabile degli arbitri per allenare insieme la mischia. Arriviamo alla partita di semifinale, vado dall’arbitro e gli spiego che è venuto questo tizio a fare degli allenamenti. La sua risposta: “Ah allora prenderai un sacco di calci contro”. Questa è la verità, ho testimoni. Se gli arbitri non si mettono d’accordo con il loro tutor, come possiamo pensare che i giocatori possano essere d’accordo con gli arbitri in campo? Questo è un grossissimo problema in Italia. A certe riunioni ho assistito ad arbitri che litigavano tra di loro su una regola, davanti agli allenatori. Sono cose vergognose. Lo dico perché non sono Andrea Cavinato, ma perché dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione e non fare le primedonne. Troppi arbitri in Italia, invece, fanno le primedonne e mettono in discussione la carriera di parecchie persone. Loro possono dire “Eh, ma noi siamo dilettanti”, sì, ma con tre errori tuoi io vengo esonerato. Servirebbe più serenità. A

WEB 15 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web se stesso e agli altri allenatori, invece, che consiglio darebbe per migliorare? Quello che dà sempre il presidente federale a me: parlare meno e lavorare di più. Si parla molto della lega di club, ma di comunicazioni ufficiali ancora non ce ne sono. Alcuni mesi fa si diceva che le prime iniziative sarebbero state senza portafoglio. Secondo lei, quali provvedimenti nel breve termine dovrebbe prendere un’eventuale Lega per cercare di rendere migliore questo campionato? Senza portafoglio non si fa niente. La prima iniziativa deve essere la creazione di un portafoglio, poi dare delle sicurezze a staff tecnici e giocatori. Il rugby italiano si basa sulla precarietà in Eccellenza, quindi è necessario avere delle polizze assicurative e una salvaguardia per le carriere delle persone, in modo che si possa lavorare con serenità e non sempre sentendosi in bilico. Se non cominciamo a capire che gli staff di Eccellenza devono essere composti da professionisti correttamente retribuiti, con un’assicurazione e con la possibilità di avere una pensione, il rugby italiano non andrà mai avanti. Non può continuare ad essere sempre una cosa solo buttata lì. Un’altra cosa molto importante, secondo me, è trovare un nome, perché il nome di Eccellenza viene confuso con il campionato calcio. Meglio riprendere a chiamarlo Top 12, come si faceva un tempo. Se lo chiami Élite, e poi hai la Serie A, è difficile capire per tifosi e sponsor di cosa si tratta (nel frattempo, il campionato è stato effettivamente rinonimato come Top 12. L’intervista è stata realizzata giovedì, ndr). La prima cosa che dovrebbe fare la lega è sviluppare dei dirigenti con competenza. Molte volte si guarda alla competenza di allenatori, preparatori e giocatori, ma mai a quella di direttori sportivi e manager. Parlo di una squadra, come la definisce Giampaolo Montali, invisibile. E se non è di qualità questa, nemmeno quella visibile avrà qualità. A livello di club è un altro grande problema. Poi c’è anche una questione di immagine. Arrivi in certi campi che, diciamo la verità, sono inqualificabili per la massima serie. Sono vergognosi. Nelle dirette streaming ci sono persone in panchina che fumano, con i calzettoni sopra la tuta, disordine… Come architetto, penso anche ad una questione di visibilità. Non si può più vedere gente che bestemmia, secchi d’acqua a bordo campo… Bisogna dare una regolamentazione. Sai che la partita sarà data in diretta streaming? Devi avere determinati standard. Certe volte si vedono delle sciatterie incredibili. La forma non deve superare la sostanza, per carità, ma nemmeno si devono vedere alcune cose da anni ‘50. Dovremmo pensare molto meno al terzo tempo e di più al primo e al secondo. L’ultima domanda riguarda la sua sfera personale. In quali aspetti si sente arricchito – umanamente e professionalmente – questi ultimi anni di carriera, molto particolari per un motivo o per un altro, trascorsi tra Pro12 Eccellenza e Serie C2? Come tutti, in questi anni ho incontrato persone stupende e persone che farei fatica a salutare. Dalle Zebre ho imparato la professionalità, da un mondo estremamente diverso da quello rugbistico italiano; l’organizzazione, la puntualità, l’uso di poche parole ed essere diretti, la fatica di essere davvero professionista e del viaggiare in continuazione… Ho imparato a gestire giocatori di varie nazionalità e con interessi completamente opposti. A Calvisano, allo stesso modo, ho appreso tantissimo. Se Calvisano fosse in Veneto, vincerebbe uno Scudetto dietro l’altro a mani basse con la capacità organizzativa e gestionale. Sono particolarmente legato alla città: lì è nata la

WEB 16 RASSEGNA WEB ONRUGBY.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web mia prima figlia, ho vinto Scudetti… Quando torno, la gente mi saluta e mi ama nonostante abbia fatto anche lì delle cavinatate. Al Petrarca considero una grandissima persona Enrico Toffano, così come altri giocatori del Petrarca. Non però quelli che sono all’interno della società in questo mmento, perché credo siano il problema vero della società. Toffano sa guardare avanti, così come lo stesso Alessandro Banzato. Non conoscevo davvero cosa significasse lo spirito d’appartenenza, che è unico a Padova. Non ho mai lavorato con un potenziale così enorme come il Petrarca. Ha una struttura e una possibilità economica che vanno oltre ogni immaginazione, e diventa difficile capire l’ottusità di certe persone. Per Montebelluna tanto di cappello. Parliamo di giocatori che pagano per giocare, una realtà in cui ci si allena dopo aver lavorato in fabbrica o nei vigneti alle otto e un quarto di sera. Quel rugby viscerale, meraviglioso, fatto di lealtà e felicità. C’è un problema, però, a Montebelluna: dopo una partita, devi lasciar stare la macchina perché si beve un po’ troppo. Credo che molti allenatori dovrebbero ritornare indietro e capire quanto bene al rugby vuole questa gente. Noi che abbiamo fortunato a livello più professionale dovremmo farlo ancora meglio solo per gratificare queste persone, che poi vanno allo stadio a vedere la nazionale e tifano. Senti i ragazzi di Montebelluna parlare di giocatori che per me sono la normalità. Una volta ho incontrato Totò (Perugini) e Castro a Treviso, per una partita delle Zebre, e mi son messo a parlare con loro. E i ragazzi di Montebelluna da lontano mi guardavano: li ho chiamati e ho detto loro di venire da me, per presentarglieli. Per loro era come vedere degli dei. Di questo non ci rendiamo conto. C’è ancora questa grande forza motrice nel rugby italiano che non sfruttiamo a pieno. Daniele Pansardi onrugby.it © riproduzione riservata TAG: Andrea Cavinato mogliano

WEB 17 RASSEGNA WEB R1823.IT Data pubblicazione: 23/07/2018 Link al Sito Web

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luglio 23, 2018 Coppa Italia: cambia il nome, non la Gli ultimi articoli di R1823 sostanza

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 RWC Sevens 2018: quella rissa che ha rovinato la festa ovale

Duccio Fumero Giornalista professionista tuttofare. Il suo amore per il rugby nasce dal mix, pericoloso, di tre passioni: la bellezza del gioco, l’Irlanda e la birra. Per dieci anni ha curato il blog Rugby 1823 all'interno della piattaforma editoriale Blogo.

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Verona Rugby: 29 giocatori per il Top12, 8 nuovi innesti - Campionato italiano rugby Eccellenza - Rugbymeet - il social network del rugby

Antonio Zanichelli si dice soddisfatto della campagna acquisti, l’allenatore della neo promossa Verone nel nuovo campionato Top12 si è rimboccato le maniche anche nel ruolo di Direttore Sportivo per il mercato estivo. Verona ha raggiunto a maggio la prima e storica promozione nel massimo campionato “dopo i dovuti festeggiamenti ci siamo subito messi al lavoro per non farci trovare impreparati. Il nostro obiettivo primario è la salvezza, ma senza timori reverenziali. Abbiamo costruito una rosa bilanciata e competitiva, consolidando il gruppo esistente e colmando, con innesti oculati, le lacune emerse nel corso della stagione in Serie A. Siamo soddisfatti del lavoro fatto finora: abbiamo inserito giocatori di esperienza e ragazzi giovani abituati al livello richiesto dall'Eccellenza, ma senza spendere troppo. Detto ciò, il nostro mercato è ancora in corso e sicuramente nelle prossime settimane ci saranno degli aggiornamenti”. La matricola Verona si presenta al via con 9 volti nuovi: le terze linee Giacomo Bernini (Petrarca), Guglielmo Zanini (Rovigo), la seconda linea Jacopo Salvati (Petrarca), il tallonatore Vincenzo Delfino (Petrarca), le ali Andrea Buondonno (Mogliano) e Federico Geronazzo (Benetton), il pilone Lasra Masotti (Valsugana) e il mediano di apertura Michele Mortali (Calvisano). Ecco la rosa del Verona Rugby 2018/19: COGNOME NOME RUOLO ANNO CLUB 2017/18 Artuso Marco Terza linea 1992 Verona Rugby Beltrame Filippo Ala 1998 Verona Rugby Bernini Giacomo Terza linea 1989 Petrarca Rugby Padova Buondonno Andrea Ala 1992 Conor Gaston Estremo 1990 Verona Rugby Cruciani Tommaso Estremo 1998 Verona Rugby D'Agostino Luca Pilone 1987 Verona Rugby Delfino Vincenzo Tallonatore 1988 Petrarca Rugby Padova Forzin Niccolo Pilone 1998 Verona Rugby Furia Alessandro Pilone 1991 Verona Rugby Geronazzo Federico Ala 1999 Lastra Masotti Vittorio Pilone 1996 Valsugana Rugby Leso Lorenzo Mediano di mischia 1994 Verona Rugby Mariani Mauro Utility back 1988 Verona Rugby McKinney James Mediano d'apertura 1991 Verona Rugby Montauriol Jean Francois Seconda linea 1983 Verona Rugby Mortali Michele Mediano d'apertura 1990 Pavan Riccardo Centro 1986 Verona Rugby Quintieri Leonardo Centro 1998 Verona Rugby Riccioli Ruben Terza linea 1992 Verona Rugby Rizzelli Cristian Pilone 1985 Verona Rugby Rossi Alessadro Tallonatore 1997 Verona Rugby Salvetti Jacopo Seconda linea 1993 Petrarca Rugby Padova Silvestri Federico Tallonatore 1993 Verona Rugby Soffiato Simone Mediano di mischia 1993 Verona Rugby Spinelli Giampaolo Terza linea 1996 Verona Rugby Zago Mattia Terza

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