DISSENSI EDIZIONI Direttore Editoriale: Gianluca Ferrara
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D I S S E N S I 1 © 2018 – DISSENSI EDIZIONI Direttore editoriale: Gianluca Ferrara www.dissensi.it Distribuzione MESSAGGERIE Promozione NFC 1a Edizione – Febbraio 2018 ISBN 9788885518094 Grafica e impaginazione | [email protected] 2 G I A N L U C A F E R R A R A L’IMPERO DEL MALE I crimini nascosti da Truman a Trump 3 4 «Gli affari dell’America sono gli affari.» CALVIN COOLIDGE «L’America non ha amici o nemici perma- nenti, solo interessi.» HENRY KISSINGER «Questo è l’impero del male. Io, al con- fronto, sono un dilettate.» GORDON GEKKO 5 6 Dedicato a chi, nonostante tutto, continua a credere e impegnarsi per costruire una socie- tà orizzontale che possa essere finalmente li- bera da schemi verticali. 7 8 Introduzione di Ferdinando Imposimato Sono stato per molto tempo acerrimo nemico dei cosiddetti complottisti nell’analisi sulle stragi commesse in Italia e nel mondo e in altri eventi che si temeva fossero collegati con con- giure politiche. Rispondendo a coloro che vedevano complicità politiche nella vicenda Moro, affermavo con sicumera: «Dietro le Brigate Rosse c’erano le Brigate Rosse». Dopo trent’anni dalla fine delle istruttorie, ho consultato documenti e ascoltato testi- monianze che mi erano stati intenzionalmente nascosti da alcu- ne istituzioni infedeli, poi li ho recuperati grazie al coraggio di politici e Ministri fedeli alla Repubblica. Sbagliavo. L’ho am- messo pubblicamente. Ma non potevo dirlo, la quasi totalità dei media nazionali e internazionali era attestata sulla posizione della esclusiva responsabilità delle BR. I servizi americani, in- glesi, tedeschi e sovietici c’entravano pienamente. Ho spiegato come e perché superando le obiezioni che servizi in guerra non potevano perseguire lo stesso scopo. Così accadde con la valutazione della matrice relativa alla strage dell’11 settembre 2001. Ritenni all’inizio la esclusiva par- tecipazione dei terroristi islamici, e l’estraneità degli USA nella strategia della tensione mondiale. Anche nella fattispecie, do- vetti fare i conti con una marea di prove e indizi che spuntarono come funghi da tutte le parti. Mettevano in risalto l’implicazio- 9 ne del Governo di George Bush jr che aveva agito in sintonia con i neoconservatori ebrei Michael Ledeen, Karl Rove, Paul Wolfowitz, Richard Perle, Dick Cheney, infiltrati nel Governo americano. Quegli stessi che avevano costruito un falso dossier con l’aiuto del Governo Berlusconi e accusarono di terrorismo Saddam Hussein, per giustificare la guerra all'Iraq. Perle, Le- deen e Bush avevano sempre accusato le Nazioni Unite di ogni nefandezza. Il saggio di Gianluca Ferrara è una straordinaria ricostruzio- ne degli eventi che riguarda la storia degli Stati Uniti, dalla na- scita fino ai nostri giorni, scritto con un assoluto rispetto dei fat- ti e con precisi riferimenti alle fonti. L’esordio è significativo: in nessun articolo della Costituzione americana del 1787 si legge il riferimento alla parola «democrazia», mentre in quella italiana essa appare fin da subito, nell'articolo 1. In realtà gli USA sono una plutocrazia, essa è da sempre il governo di pochi ricchi, che spesso si tramanda il potere da padre in figlio. Di grande inte- resse è la storia dei primi Presidenti degli USA Thomas Jeffer- son e Alexander Hamilton, che considerano i neri esseri inferio- ri, che meritavano di essere sfruttati dai bianchi. Ferrara parla della nascita della democrazia in Grecia nel 508 avanti Cristo. Io vorrei ricordare lo storico che per primo intro- dusse il termine democrazia: Erodoto (Giovanni Sartori Demo- crazia 2000 Rizzoli p 25). L’avvento del popolo al governo del Paese avvenne in questo modo. Erodoto, dopo l’abbattimento della tirannide di Cambise, 529 - 522 a.C. re di Persia, che aveva ridotto il popolo in schiavitù, fa dire a Otane, uno dei protago- nisti della rivolta, nel decidere quale forma di governo creare per sostituire la dittatura, le ragioni della preferenza della de- mocrazia alla monarchia e alle altre forme di Governo: «Anche il migliore degli uomini, una volta salito a tale autorità, il potere assoluto lo allontanerebbe dal suo solito modo di pensare. Dai 10 beni presenti gli viene l’arroganza, mentre sin dalle origini è in- nata in lui l’invidia. E quando ha questi due vizi, ha ogni mal- vagità, perché molte scelleratezze le compie perché pieno di ar- roganza e di invidia. Eppure, un sovrano dovrebbe essere privo di invidia dal momento che possiede tutti i beni. Invece egli si comporta verso i cittadini in modo ben differente, è invidioso che i migliori siano in vita e si compiace dei cittadini peggiori ed è prontissimo ad accogliere le calunnie. Ma la cosa più scon- veniente di tutte è questa, se qualcuno lo onora moderatamente, si sdegna di non essere onorato abbastanza, se invece uno lo onora molto si sdegna ritenendolo un adulatore. Il Governo po- polare invece, anzitutto ha il nome più bello di tutti, l’ugua- glianza dinanzi alla legge, in secondo luogo niente fa di quanto fa il monarca, perché a sorte esercita le magistrature e ha un po- tere soggetto a controllo e presenta tutti i decreti all’assemblea generale. Io dunque propongo di abbandonare la monarchia e di elevare il popolo al potere, perché nella massa sta ogni po- tenza» (Erodoto Le storie Sansone, III, 80). In realtà negli USA, anche nelle democrazie guidate da Geor- ge Bush sr e da George Bush jr, la decisione d’intraprendere le guerre venne presa dal Presidente, con l’avallo della Costituzio- ne USA, come affermò la Suprema Corte americana, nell’assolu- to spregio della volontà popolare, del Congresso e dei principi delle Nazioni Unite. Il disprezzo delle Nazioni Unite da parte degli Stati Uniti emerse a Firenze il 10 novembre 2005, nelle parole di due dei massimi esponenti della politica estera americana: Michael Le- deen e Richard Perle, il primo Advisor dello staff di George Bush, presidente degli Stati Uniti, e il secondo di Bush e di Do- nald Rumsfeld, allora capo del Pentagono. I due neoconservato- ri, in una conferenza che si tenne davanti ad attoniti fiorentini, definirono l'ONU una «organizzazione criminale». Quella defi- 11 nizione sprezzante, divenuta il titolo di Repubblica del 12 no- vembre 2005, doveva essere, nelle intenzioni dei due esperti, il preludio di una nuova guerra preventiva che George Bush jr su input di Dick Cheney e di Ariel Sharon, aveva deciso di scate- nare, nel disprezzo di qualunque veto, contro un altro dei paesi inclusi nell’asse del male: l’Iran. Gli altri erano Siria, Iraq, Libia, Yemen e Corea del Nord. Tutti, allora privi di armi atomiche. L’Iran, nemico numero uno di Israele, stava sperimentando i primi test nucleari, Tel Aviv accusava Teheran di aiutare i terro- risti in tutto il mondo. Ancora una volta, dopo la guerra del marzo 2003 contro l’Iraq, la Casa Bianca aveva scelto l’Italia per preparare il terreno a una nuova offensiva in Medio Oriente. L’anatema di Michael Ledeen e Richard Perle fu lanciato al convegno su «Globalizzazione, lotta al terrorismo, per il ripristi- no della democrazia a livello internazionale tra Europa e Stati Uniti». Alla tavola rotonda nel Salone del Cinquecento a Palaz- zo Vecchio, nel master in alta formazione politico-istituzionale, erano presenti, accanto a Perle e Ledeen, Alessandro Pizzorno studioso di fama internazionale, il sindaco di Firenze Leonardo Dominici. Tra i presenti c’era un giovane politico poco cono- sciuto, Matteo Renzi, presidente della provincia di Firenze; Le- deen non pago degli insulti di Perle, rincarò la dose definendo l’ONU «La più grossa organizzazione criminale al mondo». E aggiunse: «rafforzare l’ONU è come rafforzare la mafia». Ferrara mette in evidenza, con documenti inequivocabili, il controllo quasi totale da parte della CIA e dell’FBI delle comu- nicazioni che avvengono nel mondo, con palese violazione di uno dei diritti inviolabili dell’uomo, protetto da tutte le conven- zioni internazionali: il diritto alla privacy. L’FBI ammise di ave- re usato informazioni per costruire un articolo, pubblicato dalla rivista News Week, per diffamare Jean Seberg. L’attrice, che era 12 incinta, dopo tali pubblicazioni, si suicidò: poco dopo anche il marito, il diplomatico francese Romain Gary. Il libro ricostruisce con chiarezza e incisività la storia delle nefandezze degli Stati Uniti, certamente coinvolti nelle stragi in Italia a partire da Portella Delle Ginestre. E fino alle stragi di Capaci e via D’Amelio. E di quelle commesse nel 1993 a Firenze in via dei Georgofili e a Roma. A San Giovanni e ai Parioli con- tro il giornalista Maurizio Costanzo che aveva esaltato Falcone e accusato Cosa Nostra. Ma questa è divenuta, assieme a Ordi- ne Nuovo, un’agenzia criminale di Gladio Stay Behind. Un in- capace di giornalista ha fatto dell’ironia sulle mie indagini, e temo le farà anche su questo libro, per avere tirato in ballo il gruppo Bilderberg. Purtroppo questo gruppo controlla gran parte della stampa italiana. Come si vede dalla partecipazioni qualificate alle riunioni del gruppo Bilderberg nel mondo. Vorrei anche aggiungere ciò che ho scritto nel libro «La re- pubblica delle stragi impunite» la scoperta che feci nel 2012 del Governo mondiale invisibile e della matrice della strategia della tensione mondiale. Tre documenti, del 1967 e gli altri due del 1969, parlano del Governo mondiale invisibile, della guerra oc- culta e dei suoi obiettivi e dei protagonisti, delle alleanze, dei mandanti e dei finanziamenti. Erano allegati alla requisitoria del Pubblico Ministero di Milano Emilio Alessandrini sulla stra- ge di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Requisitoria e alle- gati mi furono dati nel 2012 dall'ex giudice istruttore poi senato- re Gerardo D’Ambrosio, che con Emilio aveva istruito il proces- so sulla strage.