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dicembre 2015 Quaderni Quaderni Calidonensi Calidonensi

indirizzo e-mail: [email protected] Quaderni Calidonensi Sommario

Presentazione ...... pag. 2 Com’era e dov’era il castello di Caldogno ...... pag. 3 di Giovanni Cattelan. Frutta e verdura a ridosso del Timonchio...... pag. 10 di Eleuterio Marinoni. Don Felice Ponso ...... pag. 13 di Rossana Agnolin. Emigrazione a Caldogno. Storia di “Angela”...... pag. 16 di Gianfranco Toniolo. Il profugato vicentino...... pag. 19 di Marisa Todescato. Arte a Caldogno. Calcografia ...... pag. 29 Capovilla e il suo capitello...... pag. 37 di Pino Contin. Caldogno romana ...... pag. 42 di Galdino Pendin. Le nostre strade: i Musicisti...... pag. 44 di Carlo Toniolo. Gaudete in Domino. Il maestro “Gigetto Rocco” e il suo coro ...... pag. 46 di Adriano Palentini. Caldogno e i frati Servi di Maria nel Novecento ...... pag. 55 di Sergio Pachera e Federico Bauce. Caldogno: famiglie e capitale sociale...... pag. 58 di Giampaolo Burlando. Poesia “Ai due novelli sacerdoti”...... pag. 61 di Luigi Tamiozzo. Residenza “Villa Caldogno”- Azalea...... pag. 63 di Adriano Palentini

Disegni di Vico Calabrò. Grafica a cura di Alessandro Dal Bello e stampa di Grafiche Dal Bello snc, Caldogno. pagina 1 Quaderni Calidonensi Presentazione

Anche quest’anno l’edizione dei “Qua- Un accurato sguardo all’archeologia ci derni calidonensi” si presenta densa di ricorda, in successione, le tracce in paese contributi interessanti sulla storia del no- della presenza romana. stro paese, vedendo tra l’altro crescere, Di natura diversa, un altro contributo, con nostro compiacimento, il numero omaggio ai musicisti, ci presenta l’opera degli appassionati che collaborano alla di due di loro: Gioacchino Rossini e Ar- sua realizzazione. Rileviamo, inoltre, rigo Pedrollo. come nel tempo aumentino gli spazi che narrano di avvenimenti e persone delle Ampio è il saggio dedicato ad illustrare varie zone del territorio: troviamo, così, la figura di Luigi Tamiozzo e alla storia assieme ad articoli riguardanti il capo- del suo coro, importante occasione in luogo, apporti sulle frazioni e su locali- passato di cultura artistica (religiosa e tà meno indagate dagli studiosi come laica) e di socializzazione. Capovilla e Scartezzini. Ci limitiamo, di Una inedita ricerca archivistica ci parla seguito, ad elencare, in estrema sintesi, dei frati Servi di Maria, del secolo scorso, i temi affrontati nel presente quaderno. originari del paese. Apertura dovuta è la seconda parte del Ma, occorre far presente, i quaderni documentato e vasto saggio, uscito nel sono aperti pure ai periodi più vicini per numero precedente, volto ad attestare la cui si riferisce, in un altro articolo, della precisa ubicazione e la struttura edilizia significativa esperienza, tuttora in corso, del Castello di Caldogno. del “Cerchio della vita”, gruppo di fami- Due contributi poi riguardano Capovilla: glie impegnate a vivere la solidarietà a la generale fortuna dei fruttivendoli e la tutto tondo. costruzione del Capitello e della sua piazza. Non viene trascurato, infine, l’aspetto Nella consueta rubrica di grafologia, si artistico. Alla calcografia è riservato, in- analizzano gli specifici tratti del caratte- fatti, l’inserto centrale che allinea alcune re di don Felice Ponso, parroco di Cal- opere rappresentative di autori locali, dogno degli inizi del Novecento, mentre prodotte negli anni. una ricostruzione, fondata sulla memo- Il tocco poetico finale è affidato al com- ria personale e collettiva, ci introduce al ponimento del maestro Tamiozzo nella problema dell’emigrazione riportando ricorrenza della consacrazione sacerdo- l’odissea di Angela, una compaesana agli tale di due nostri compaesani: il figlio albori del Novecento. Giandomenico e Marcello Palentini. Particolare interesse riveste l’impegna- Augurando buona lettura esprimiamo il tivo studio sulla questione dei profughi nostro sentito ringraziamento alla Azalea nel Vicentino durante la Prima guerra Srl per il sostegno economico assicurato. mondiale.

Marcello Vezzaro Luisa Benedini Sindaco Assessore alla Cultura pagina 2 Quaderni Calidonensi Com’era e dov’era il castello di Caldogno - 2^ parte

di Giovanni Cattelan

Una preziosa mappa contraddire quanto si è detto sui tempi di realizzazione della villa. Ad oggi sembra che nessuno si Una delle prove che portarono a sia ancora reso conto dell’impor- determinarne la costruzione an- tantissima mappa scoperta e se- ticipata fu per la verità una inter- gnalata ancora nel 2007. Eppure pretazione errata della località in già allora, dopo aver pubblicato cui sorge la villa stessa. È pertan- il risultato delle prime analisi dei to da rivedere il recente studio documenti autentici dell’archivio che, citando una voce dell’estimo di Casa Caldogno-Curti ed altri, relativo agli anni 1541-1564, ha in extremis, si era anche prodot- identificato la ta una insperata mappa, risalente contrà del borgo Alo- come area sulla quale sarebbe all’anno 1557, che ci aveva fatto cho sorta la villa, solo perché a quel sobbalzare quando ci si rese conto tempo Losco da Caldogno pareva che essa, per quanto a prima vista avere in tale borgo il nucleo più naif, riportava con incredibile pre- consistente dei suoi edifici. Fu cisione l’insieme di tutti gli edifici questo uno degli elementi portati che allora costituivano il nucleo in campo per avvalorare l’ipotesi centrale dell’abitato di Caldogno. di un anticipato avvio dei lavori Ivi in particolare è riportato in pri- di costruzione della villa da parte mo piano un abbozzo del castel- dello stesso Losco, mentre, con le lo, posto esattamente laddove lo precisazioni che si andranno a ri- indicavano le descrizioni notarili ferire, essa pare di massima com- di 250 anni prima, analizzate nel- piuta interamente dal figlio Ange- la prima parte di questo lavoro, lo, come affermato nell’iscrizione riproposto nei ‘Quaderni Calido- in facciata. nensi’ lo scorso anno. Questa constatazione pertanto Il borgo Alocho pone la costruzione di Villa Caldo- gno ad anni successivi alla stesura di tale mappa, mettendo in discus- Indagando al proposito, si è sco- sione alcune recenti ipotesi secon- perto invece che il borgo Alocho, do le quali la villa sarebbe stata o ‘a Lucho’, si trovava da tutt’altra iniziata 20÷25 anni prima dell’an- parte e nulla aveva a che fare con no 1570, inciso sulla facciata della il nucleo insediativo circostante villa stessa, riconducendola ad una la chiesa di Caldogno, trovandosi progettazione giovanile del Palla- da tutt’altra parte. Tale borgo era dio e giustificando così alcuni ele- infatti costituito da un insieme di menti costruttivi non consoni alla fabbricati in un contesto di oltre maturità del grande architetto. cinque campi, in estimo con il va- lore di ducati 950, cui una scritta Ma non è solo questa mappa a

pagina 3 Quaderni Calidonensi postuma aggiungeva un ulteriore nimi antichi di Caldogno (Si tratta valore di 237 ducati per migliorie dell’atto notarile del 19 dello stesso mese di poco successive ad un primo so- di dicembre che ratificava il passaggio pralluogo fiscale. Ora, premesso di proprietà da Enrico di Caldogno a che il termine ‘borgo’ nel medio- Francesco e Alberto da Caldogno con la evo veniva attribuito per lo più ai presa di possesso dei beni da parte di nuclei abitati esterni e contigui alle questi ultimi). Ebbene in questo atto mura di una città, va detto però si rileva che il borgo Alocho si tro- che ‘borgo’ indicava più generica- vava dopo il Sesto (Via Fogazzaro), mente un qualsiasi abitato isolato, tra le Pantane (Via Cantarana e Via anche rurale, privo di grandi ope- Dante sud) e la contrà del Canton re difensive, ma comunque circo- (Via Roma): in ogni caso in tutt’al- scritto e protetto blandamente con tro contesto che non a ridosso del- muri, fossati, spinate e quant’altro la chiesa dove invece si trovava la potesse ostacolare una facile pene- strada Androna al principio della trazione di estranei, per cui trovia- quale si trovava il ‘castro Androne’ mo anticamente così definito an- (finora non si è mai individuato un che il più antico insediamento di toponimo antico corrispondente a Via Cresole; ‘a lucho’ invece stava ad Dante, se non tardivamente: contrà de’ indicare la vicinanza di un bosco, Signori per la parte alta e Crosetta per quindi una collocazione periferica la parte bassa). Tale localizzazione di un centro abitato più grosso. In è ancora più puntualmente con- ogni caso il borgo Alocho di Cal- fermata in un atto di divisione di dogno ricompare nuovamente e beni del 1369 in cui è detto che la più circostanziato e meglio deli- stessa casa con due campi si trova- neato in un altro libro del citato va ‘in ora Cantonis sive burgi a Lo- estimo, avendo all’interno altre ‘tre chi’, cui fa perfetto riscontro ‘in ora case a paia’ tenute da poveri fitta- burgi Lochi sive Cantonis’ riportato voli, una delle quali, legata a due in un altro atto del 1417 inerente campi, già compariva nell’atto del una ennesima divisione di beni 22 dic. 1308, più volte citato nel tra fratelli Caldogno: cioè a dire precedente intervento, un docu- e ribadire che tale borgo si trova- Estratto da ‘Disegni mento importantissimo, mai stu- va e quasi si immedesimava con la antichissimi di Caldogno’ diato abbastanza, che si è scoperto contrà del Canton, oggi Via Roma. conservati presso l’Archivio utile per individuare molti topo- di Stato di . L’origi- nale del disegno, risalente alla prima metà del ‘500, è l’unico riquadro rimasto scollatosi da un disegno composto da almeno altri sette riquadri andati per- duti. L’assenza di qualsiasi indicazione scritta non consente di stabilire l’esat- ta località riprodotta, ma l’isolato sopra riportato, mostra come poteva essere organizzato il Borgo Alocho di Caldogno: un piccolo abitato autonomo con due casette e tre casoni, quasi una ‘curtis’ povera, con una strada passante e pres- soché circondato da fossati.

pagina 4 Quaderni Calidonensi Il castello di Caldogno dall’assemblaggio di schizzi ripre- e le molte sorprese si da punti diversi, sia di minore contenute in una mappa rilevanza per quanto di connessio- ne con i documenti trecenteschi Ora, tornando alla zona di nostro studiati. In secondo piano infatti interesse, bisogna riconoscere che sono riportati in modo impressio- la nostra mappa del 1557, in luo- nante, anche se stilizzati, gli edifi- go dell’odierna Villa Caldogno, ci trecenteschi: due case domini- riporta una struttura ripresa da cali, contraddistinte dai rispettivi est, non delineata a caso, ma vo- camini, e altri quattro edifici mi- lutamente differenziata da tutti gli nori, corrispondenti alle quattro altri edifici, composta da tre corpi ‘tezze’, come compendiato in uno contigui ed allineati su un medesi- dei documenti del 1308. Da no- mo asse nei quali si possono indi- tare come una delle due dimore viduare in sequenza: signorili sia costruita sopra un ter- 1°- una piccola costruzione di cui razzamento artificiale di cui si ve- non si vede l’accesso, che potreb- dono due arcate. Non c’è dubbio be essersi sviluppata su un antico che lo schizzo voglia riprodurre posto di guardia all’ingresso; le case domenicali dei Caldogno 2°- un ‘androne’, alta e breve a sera della chiesa parrocchiale struttura muraria di passaggio ap- come dovevano ancora presentar- parentemente scoperta; si nel 1557. 3°- un consistente edificio dal tetto Accentuatamente staccata per a padiglione articolato in una pro- darne risalto, ma posizionata tra i paggine, ma senza camino segno due corpi signorili, vi è inserita la che non è abitata da signori, con chiesa parrocchiale di San Zuane portale a sud e con piccole fine- attorno alla quale sono evidenzia- stre posizionate in alto: per quan- te le grosse sorgenti che andavano to modesto, quello che è rappre- ad ingrossare il rio che ne deriva il sentato altro non può essere che il nome. Non è riportata l’abitazio- castello di Caldogno come si ritro- ne del parroco, che fin dal primo vava prima dell’inizio dei lavori di ‘600 compare in alcune mappe

costruzione di Villa Caldogno. affiancare la chiesa e il campani- E non è che il resto della map- le verso sera, lungo la strada della pa, per quanto risulti composta piazza e quindi fuori vista dal pun-

pagina 5 Quaderni Calidonensi to di ripresa. Da ultimo, sopra tutti gli altri, si ve- dono degli edifici scomposti: nep- pure quelli appariranno frutto di fantasia se immaginiamo che essi siano stati rilevati dalla campagna a nord-ovest dell’antico centro abitato, per essere poi inseriti nel disegno d’insieme tali e quali. In questo modo diventa subito facile

Stralcio di mappa del 1738 di Carlo Crestani che dichiara di aver ricopiato la parte B da un disegno vecchio e la parde D da altro disegno del 1644. Nella parte superiore della piazza vecchia di Caldogno, isolati da una consisten- te mura, compaiono ancora gli stessi edifici richiamati nei documenti trecenteschi, presenti anche nella mappa del 1557. Pure l’impian- In questo montaggio, con la chiesa, tagliata to della chiesa sembra lo stesso del 1557 con dal contesto e rimessavi al negativo a titolo l’aggiunta della seicentesca canonica, mentre orientativo, appare chiara la disposizione nel frattempo i conti Caldogno hanno comple- degli edifici del 1557 visti dalla campagna tamente rimaneggiate le loro case dominicali. a nord della piazza, che oggi, integrati con altri, costituiscono la parte superiore della lineate in direzione della chiesa, vecchia piazza di Caldogno, e che sostanzial- compaiono quelle che abbiamo mente sono ancora gli stessi riportati in una riscontrato essere state nel ‘300 mappa del 1738. le altre uniche case dei Caldogno presenti su quel lato della piazza, riconoscere il rustico pressoché oggi Casa Casarotto-Toniolo ed ex inalterato, oggi Cattelan, affianca- Casa Soranzo. to ad est da una casa torre, che, Una immagine realistica di tale come già fatto notare, insisteva su ristretto agglomerato pressoché quella che oggi è Casa Censi, nella inalterato compare in più mappe cui parete ovest permane tuttavia del perito Carlo Crestani come l’impronta dell’antica colombara quella proposta del 1738. fino al tetto originario, più basso dell’attuale costruzione. Ed è pro- Osservazioni su recenti ritrova- prio la cinquecentesca colombara menti in Villa Caldogno. che trova corrispondenza in quel- Durante i lavori di recupero dei la che nel 1308 era la casa ‘solarata giardini della villa palladiana con- e merlata’, ma non dominicale, e dotti nei primi anni del 2000 sono che nella mappa del 1557 è anco- state fatte alcune scoperte interes- ra mancante del simbolico cami- santi come i cunicoli in mattoni di no che distingueva le case ricche drenaggio delle acque, il pozzo e da quelle povere. E quindi, disal- l’antica peschiera, oggi riportata

pagina 6 Quaderni Calidonensi alla luce, che attira molta atten- circolare discosta. Se ne deduce zione. La scoperta invece del viale che successivamente il continuo di accesso da nord in acciottolato, rialzarsi del suolo abbia compor- ancorché ben sotto il livello del tato l’opportunità di eliminare suolo, fu considerata importante le arcate seppellendone le basi solo per la sua funzione di asse di assieme al viale e sostituendo la impostazione della villa. loro funzione con la più recente In realtà questo acciottolato, che peschiera lineare riportata il luce si trova qualche decina di centi- oggi e sostitutiva di quella vecchia metri più basso dei resti dell’absi- circolare. de della primitiva chiesetta di San Nel seminterrato dell’attuale villa Giovanni sotto il coro dell’attuale palladiana si possono ancora scor- chiesa parrocchiale, è impostato gere i muri di base dell’antico ca- sul percorso dell’androne che nel- stello che permisero al compianto la mappa del 1557 appare ancora prof. Renato Cevese di giustificare sussistere e che per secoli ha dato l’asimmetria dei locali della villa, e il nome alla località. Il viale rive- dallo stesso assegnati ad un solido la che la villa, oltre ad essere stata edificio più piccolo preesistente, impostata sulle basi dell’antico ca- risalente al sec. XV, non potendo stro Androne, fu anche tenuta su egli immaginare che ivi fosse l’an- un piano più elevato. Il livello del tico castello che si è ampiamente suolo in quegli anni si andava in- dimostrato in essere già alla fine fatti rapidamente rialzando a cau- del sec. XIII. Le misure esterne sa dei depositi melmosi lasciati nel del nucleo centrale, rilevate all’in- centro di Caldogno dalle ricorren- terno del seminterrato della vil- ti alluvioni del Timonchio un cui la, sono di m 11,15 x 10,55. Nelle ramo nella prima metà del ‘500 era venuto a portarsi fin presso la villa, tanto che nel 1628 si dovet- te decidere di alzare il pavimento della vicina chiesa.

Sarebbe interessante scandagliare il sottosuolo della villa per scopri- re quanto più alta sia stata impo- stata la sua base rispetto a quella dell’antico castello. Ciò nonostan- te oggi la ritroviamo alquanto infossata ribadendo, considerati i processi alluvionali cui si sta ri- mediando in questi anni senza te- nere conto degli apporti detritici del Timonchio-Leogra, di quanta entità possa essere l’innalzamento del livello del suolo causato dalle inondazioni. Al viale d’accesso dal Viale in acciottolato in Villa Caldogno, retro fu posto rimedio fin da su- impostato sull’androne di accesso al castello, bito con l’erezione di tre arcate a se- in cui si leggono le lettere: ƒ L C sto ribassato, resesi necessarie per (Foto Giorgio Vezzaro) consentire il passaggio del rio di San Giovanni e mandarne l’acqua Più visibili le lettere: ƒ LC ai mulini nella contrà della Levà in ciottoli neri sul viale (oggi Via Giaroni terminale), come retrostante Villa Caldogno si vede nella mappa del 1601, che (particolare tratto da foto di mostra pure la vecchia peschiera Giorgio Vezzaro)

pagina 7 Quaderni Calidonensi

strutture portanti la volta a crocie- ciottolato del viale, costituito da ra centrale si notano mattoni più riquadri delimitati da corsi di mat- antichi della misure di cm 27-29 x toni in costa, appena riscoperto si 14 x 5-6, aventi cioè uno spessore leggessero evidenti le lettere fatte maggiorato rispetto a quello dei con ciottoli neri: ƒ L C che, mattoni cinquecenteschi usati ad ad avviso dello scrivente, stanno a esempio nella costruzione delle significare “fece Losco Caldogno”. volte contigue aggiunte. Gli stessi La signorilità di questo viale, le mattoni più consistenti si notano lettere citate e i documenti espo- anche sull’apertura sbrecciata sti suggeriscono una intenzione della volta dell’interrato fra le due di Losco da Caldogno di stabilirsi torrette in direzione dell’androne in quella che era chiamata la ‘casa dove doveva trovarsi un ulteriore rossa’, ottenuta nel 1541 in segui- punto d’interdizione all’accesso al to a divisione di beni tra il fratel- torrione. lo Francesco e il cugino Antonio, Strano che nessuno studio fatto e nella quale va ravvisato l’antico finora abbia rilevato come sull’ac- castello costruito in mattoni senza

Particolare della citata mappa del 1601 che mostra come dopo il centro di Caldogno sia stato risolto la ripartizione ed il deflusso delle acque dei rii di San Giovanni e di San Michele in funzione del servizio d’acqua corrente per gli usi della villa palladiana con uno scarico di troppo pieno lungo la strada (Via Zanella), fossato che non esisteva prima della costruzione della villa. Si nota anche che le case nobiliari dei Caldogno a ovest della chiesa hanno assunto un impianto molto simile a quello pervenuto ai nostri giorni, mentre la villa palladiana, oltre ai rustici e ad alcune adiacenze, in seguito demolite, presenta una inattendibile facciata con finestrone termale che da sulla strada, mentre il rio di San Giovanni, superato da un ponte in muratura del vialetto-androne di accesso dal retro alimenta una peschiera circolare su piccolo giardino all’italiana alquanto discosto. pagina 8 Quaderni Calidonensi intonaco esterno: quanto alla re- che le acque di falda superficiale alizzazione del progetto palladia- in aggiunta a quelle di forti o in- no si propende di dar credito alla sistenti piogge siano state causa scritta incisa sulla facciata della di intasamento o rigurgito delle villa: condotte sotterranee esterne che pur venute alla luce, se anche col- ANGELUS CALIDONIUS te nella loro funzionalità, proba- LUSCHI FILIUS MDLXX. bilmente non vennero ripristinate in modo adeguato, e comunque Considerazioni su cui non ne venne tenuto debito conto riflettere manomettendo il rio di San Gio- vanni: se ne ricava l’impressione è L’innalzamento del suolo, di cui si che proprio per questo attualmen- è cennato, causato dalle ricorren- te si debba essere intervenuti per ti e sistematiche inondazioni del la bonifica degli interrati di Villa paese, succedutesi per quel che ci Caldogno. riguarda in poco più di settant’an- Tornando alle nostre ricerche, ni di (1570-1643), ha per certo va osservato che tale rio fu il col- creato problemi alla villa, ma non lettore naturale di tutte le acque quello dello di scarico delle acque sorgive e meteoriche di un esteso dal momento che, per i lavaggi bacino che, da Capovilla ovest alla interni sia della biancheria che strada pedemontana, comprende delle botti, essa era dotata di una le piazze di Caldogno e tutta la condotta d’acqua derivata dal rio zona di recente urbanizzata. Tutto di San Michele, la quale passava questo si può osservare nelle an- per il centro del seminterrato (la tiche mappe, in particolare quella notizia di tale scoperta è apparsa di del 1601, qui proposta per altro recente sulla stampa locale e senz’altro scopo, che illustrano l’andamento ne sapremo di più da una annunciata naturale dei corsi d’acqua molto relazione a fine lavori) e si scaricava meglio di qualsiasi carta topogra- sul rio di San Giovanni mediante fica, per quanto aggiornata, ma cunicoli che in ogni caso garanti- che rivelano anche con quanta vano anche il drenaggio di eventu- cura venisse un tempo tutelato il ali infiltrazioni o ritenzioni delle territorio. acque meteoriche. Pochi anni or sono vari lavori di Seguito della 1^ parte pubblicata sot- ‘riordinamento’ delle adiacenze to il titolo: ‘I Signori, il Castelliere, il intercettarono danneggiando tali Castello di Caldogno’ su i Quaderni condotte di scarico, mentre il rio Calidonensi, dicembre 2014. di San Giovanni, essendone persa la memoria, fu scambiato per un generico fosso, e quindi tombina- to in modo del tutto inadeguato con tubi del diametro di non più FONTI UTILIZZATE: di cinquanta centimetri, per di più posti ad un livello molto più liberamente tratto da Microstoria di in alto del corso originario del rio piccole comunità: Caldogno, Cresole, Ret- (rio era un corso naturale d’acqua torgole … Anconetta del medesimo au- sorgiva). Per quanto si sia deviata tore, a cui si rimanda per i riferimen- la maggior parte delle acque di ti archivistici e bibliografici, peraltro provenienze superiori sul rio di disponibili in versione completa de- San Michele (a suo tempo tombina- stinata a pubblicazioni specifiche. to a sua volta probabilmente senza previsioni di uno sviluppo urbanisti- co futuro), oggi si deve constatare

pagina 9 Quaderni Calidonensi Frutta e verdura a ridosso del Timonchio

di Eleuterio Marinoni

Fin dagli anni cinquanta del secolo alla commercializzazione, per poter- scorso, una posizione di eccellenza a ne ricavare una ricompensa adeguata Caldogno l’hanno avuta la frutta e la al lavoro svolto. verdura, infatti i “frutaroli de Caldo- Cominciarono allora i pionieri. Un gno” sono stati, e sono tuttora, famo- carretto trainato da un asino o da un si in tutta la provincia di Vicenza. cavallo, oppure una bicicletta con La presenza in paese degli addetti ai una cassetta di legno davanti e una lavori in questo settore era massiccia. dietro. Al mattino, quando era anco- Il censimento del 1951, che registra a ra buio, partivano per il mercato di Caldogno una popolazione di 4.537 Vicenza con l’obiettivo di fornirsi di residenti, attesta che il settore econo- frutta, la verdura in genere veniva mico principale in paese era proprio raccolta dagli orti dei propri campi, quello dell’agricoltura, con una per- ma quando il fabbisogno superava centuale del 40,9 %; dato che supera- certe quantità anch’essa veniva ac- va di circa 6 punti percentuali la cor- quistata al mercato ortofrutticolo. rispondente media provinciale. Il tragitto di ritorno dal mercato di I duri anni dell’immediato dopo Vicenza era diverso ogni giorno della guerra avevano affinato l’ingegno settimana, veniva stabilito in base alla dei nostri concittadini per poter sbar- zona da percorrere e alle consegne care il lunario. degli ordinativi prenotati nei giorni I primi fruttivendoli, per lo più con- precedenti. centrati nella zona di Capovilla, si Le ore di lavoro in una giornata era- organizzarono per iniziare la loro no variabili; l’approvvigionamento e attività, a fianco dei cosiddetti “car- la vendita dei prodotti venivano effet- rettieri” che scavavano nel Timon- tuati generalmente nella prima parte chio per estrarre sabbia e ghiaia da della giornata e non si rincasava fin- vendere alle imprese edili di Vicen- ché il carretto o le cassette sulla bici- za per costruire gli edifici dell’epoca cletta non erano vuoti. post-bellica. Nell’arco di pochi anni Le occupazioni pomeridiane erano l’attività di estrazione si esaurì men- quelle rivolte alla sistemazione e alla tre le colture di verdura si estesero cura dei campi e degli attrezzi neces- sul territorio. sari alla produzione e alla commer- Le famiglie inizialmente coinvolte in cializzazione. questo tipo di attività furono: Cer- Le difficoltà non mancavano, una vato, Pilotto, Lebrocchi, De Tomasi, delle principali era il tempo meteo- Pozzo, Nardello e Cunico. rologico. La coltivazione dei campi produceva Soprattutto durante la stagione in- ortaggi di vario tipo. I contadini ave- vernale la pioggia battente, la neve e vano cura della semina e della cresci- il freddo non permettevano di usci- ta del prodotto, ma pensavano anche re per il consueto giro e così a volte,

pagina 10 Quaderni Calidonensi passava anche qualche giorno senza no soddisfare le esigenze della usuale vendere nulla. vita quotidiana. All’inizio degli anni sessanta si videro I clienti all’ingrosso invece erano i ri- i primi mezzi motorizzati: furgoni e storanti, le trattorie e le realtà dove camion di piccola taglia. quotidianamente venivano eroga- Il cassone era adattato con strutture ti un elevato numero di pasti, quali di ferro appositamente costruite dai mense aziendali, asili, ricoveri e co- fabbri per esporre in modo visibile e munità varie. ben ordinato le cassette contenenti A questo tipo di clientela bisognava la frutta e la verdura. offrire un servizio quasi giornaliero,

Battista Cervato sul carro trainato da un “fedele collaboratore”

I fruttivendoli di Capovilla con questi ma ne valeva la pena perché acquista- mezzi più veloci e più sicuri amplia- vano quantitativi, è il caso di dire, “di rono il loro giro d’affari e arrivarono un certo peso”! con il loro servizio a domicilio ad es- Gli anni passavano e i nostri con- sere presenti nella maggior parte dei cittadini dediti alla produzione e al comuni della provincia di Vicenza. commercio di frutta e verdura au- I clienti abituali al dettaglio erano le mentavano sempre di più, così come casalinghe. Esse sapevano il giorno e cresceva anche la richiesta di merce l’ora di arrivo del “frutarolo” nel loro da parte dei consumatori. D’altro quartiere e, riunite in piccoli gruppi, canto si moltiplicavano anche le dif- si preparavano ad accoglierlo. Spesso ficoltà nello svolgere l’attività e le il ritrovo tra loro avveniva con con- regole da rispettare diventavano più gruo anticipo in modo da potersi numerose; alcune erano davvero di scambiare informazioni sulla qualità fondamentale importanza. dei prodotti da acquistare e sul loro Per esempio, se l’interessato faceva utilizzo in cucina. Le casalinghe con- parte della categoria degli imprendi- sideravano prezioso il servizio offerto tori agricoli, più comunemente chia- dagli ambulanti, perché erano sprov- mati coltivatori diretti, poteva vende- viste di mezzi di locomozione; inoltre re al pubblico solo merce di propria nei paesi, soprattutto quelli più pic- produzione. Se vendeva altra merce coli, non c’erano negozi che poteva- era considerato commerciante e, in

pagina 11 Quaderni Calidonensi quanto tale, doveva avere l’apposi- no immediatamente e, oltre alla li- ta licenza rilasciata dalla Camera di cenza agricola conseguivano anche Commercio che, naturalmente, com- la licenza commerciale. Altri invece portava ulteriori pratiche burocrati- erano fortemente legati alla terra e che da sbrigare e soprattutto tasse in pensare all’acquisizione di una licen- più da pagare. za commerciale sembrava di tradire, La polizia municipale dei paesi fre- in qualche modo, le loro origini con- quentati dagli ambulanti calidonen- tadine. si era sempre allertata e appena ve- Comunque la voglia di fare, tipica di deva un furgone lo fermava e, oltre quegli anni di sviluppo esponenzia- alla consueta richiesta di patente e le, non si fermava davanti a nulla e libretto, chiedeva il documento che i nostri ambulanti continuavano ad autorizzava il commercio. Quasi tut- incrementare i loro giri quotidiani. ti esibivano l’iscrizione alla categoria Dall’inizio degli anni settanta del degli imprenditori agricoli, ma non novecento fino a verso la fine del se- colo i nostri conterranei conobbero un periodo fiorente. Qualcuno di loro divenne “stanziale” cioè aprì un negozio fisso; altri scelsero un posto fisso ai mercati settimanali dei quar- tieri della città o nei paesi più popo- lati, anziché girare nelle varie zone della provincia, altri ancora facevano l’uno e anche l’altro. Le ore di lavo- ro erano tante, dalle prime ore del mattino fino a sera, ma la soddisfa- zione di vedere la loro azienda fami- liare funzionare e dare i frutti sperati compensava le fatiche. Negli ultimi vent’anni le cose sono un po’ cambiate. I figli e i nipoti di chi aveva avviato l’attività si sono orientati verso lavori ritenuti più interessanti per le nuove A destra Giovanni Cervato bastava più. generazioni. Inoltre il diffondersi dei a sinistra Rino Zimbolani Finché sul furgone c’erano insalata e centri commerciali ha penalizzato le e la verza in bella vista verze era facile dimostrare la produ- attività di piccola taglia. sul furgone zione propria; le pere e le mele pote- I “frutaroli de Caldogno” sono comun- vano passare anche se alberi da frut- que sempre presenti e attivi nel tessu- ta a Caldogno ce n’erano in quantità to economico del nostro paese e sono molto limitate. Il problema nasce- sempre proverbiali nell’ambito del- va, però, quando sul mezzo c’erano la provincia di Vicenza tuttavia sono arance e banane: era difficile dimo- meno numerosi degli anni passati. strare che a ridosso del Timonchio Ora in paese sono ancora presenti esistessero coltivazioni di agrumi e si una ventina di ambulanti e, oltre a vedessero alberi di banane in fiore. loro, ci sono quattro negozi di frut- Gli agenti redigevano il verbale e ne ta e verdura: De Tomasi I Fruttaroli, spedivano copia al sindaco di Caldo- veterano del settore; Da Roberto, che gno, sollecitandolo ad interessarsi af- vende salute a peso; Delizie e Sapori a finché gli ambulanti si mettessero in Cresole - Rettorgole; regola per l’esercizio della loro attività. El Frutarolo de Caldogno, caratteriz- Il sindaco li convocava e spiegava zato dal biologico e dal km zero. loro la necessità di rispettare la nor- mativa in vigore per evitare sanzioni di qualsiasi tipo. Alcuni si adeguava-

pagina 12 Quaderni Calidonensi Don Felice Ponso

di Rossana Agnolin

“Una vocazione Il mio “personale” incontro con don sacerdotale che profuma Felice avvenne diversi anni or sono. di santità” Fui incaricata dall’allora Parroco di Caldogno don Giuseppe Parolin e Don Felice Ponso nacque il 22 novembre dal Consiglio Pastorale di redigere 1861 a Settecà, frazione di Vicenza. Dopo una Consulenza Grafologica su mol- aver studiato nel Seminario diocesano fu te lettere autografe e appunti di pre- ordinato sacerdote nel 1888 dall’allora diche reperite in parrocchia. Vescovo Mons. Antonio M. De Pol e nello Il motivo era di individuare quali gra- stesso anno fu nominato cappellano nel- fie fossero autografe di don Felice e la parrocchia di Caldogno di cui divenne quali invece dell’allora suo cappella- poi arciprete nel 1901. Nel 1908 fu trasfe- no don Camelotto, in prospettiva di rito alla direzione delle suore Dorotee e no- un possibile inizio di Causa di Bea- minato canonico della Cattedrale. Morì tificazione di don Ponso. Devo dire a Vicenza l’8 marzo 1911. Riposa nella che la sua scrittura mi attrasse sin dal Chiesa Arcipretale di Caldogno. (Galdino primo istante in cui la vidi. Pendin, “Don Felice Ponso - Il Parroco Come si può notare, essa presenta Santo”, Caldogno 2007). alcune particolarità tipiche delle gra- fie dei primi ‘900: tratto molto sottile e minuta, anche a motivo del mezzo grafico allora usato, il pennino e la cannula. E’ una grafia molto picco- la, molto ordinata e uguale nel suo dipanarsi, tipica di personalità intel- ligenti e profonde. È curata, mai trascurata, minima- mente pasticciata. Gli ispessimenti, gli intoppi del tratto grafico sono pressoché inesistenti. Si rivela una scrittura veloce, scorrevole, molto pendente verso destra il che rivela un accentuato calore affettivo del Sa- cerdote. La pressione del tratto grafico e il calibro di penna sono lievi, leggeri e rivelano sensibilità e delicatezza d’animo. Una certa forza caratteriale si evince dal ripetuto svolazzo finale di lettera, particolare e accentuato. Riprendendo in considerazione le

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caratteristiche che emergono dalla mente alle altre caratteristiche ri- grandezza della scrittura del “parroco scontrate. santo”, da un punto di vista intelletti- vo l’intelligenza risulta acuta, di tipo sintetico; buone sono le capacità di osservazione; l’attenzione alle cose, agli eventi, alle persone è profonda e vivace così come la loro memorizza- zione e quella dei particolari. Riguar- do invece all’aspetto sentimentale, don Ponso era serio, modesto, umile. Rivedendo quindi quanto sopra r Aveva un rispetto per gli altri molto portato, il riccio in esame riflette una alto e a volte questo poteva andare profonda convinzione, una serena anche a scapito di se stesso. certezza, una affermazione non di La grafia è anche curata, priva di in- sé stesso ma del messaggio che por- tozzature, pasticci e cancellature che tava quotidianamente: una traspa- non siano dovuti all’inchiostro usato. rente spiritualità, sostenuta da una Queste caratteristiche riflettono un fede profonda, dalla preghiera, dalle ordine interno fisico, psichico e spiri- sue devozioni particolari. Spiritua- tuale unito a un deciso rigore psico- lità sempre e comunque incarnata logico e morale, chiarezza di idee e nel vivere quotidiano, nell’impegno di intenti. Essa è altresì una scrittura verso le persone, i problemi e le ten- veloce, scorrevole, molto pendente sioni sociali, culturali e sacerdotali. A verso destra, tendenze proprie di conclusione, voglio riportare una ca- una persona con automatismi sciolti, ratteristica relativa alla Firma di don fluidità del pensiero e anche calore, Ponso. Come si evince, la firma riper- tenerezza affettiva, spinta naturale corre stile e excursus grafico di tutta verso l’altro. Queste naturali predi- la scrittura di don Ponso con le relati- sposizioni vanno a stemperare il suo ve caratteristiche caratteriali rilevate innato rigore interno e fanno di don sopra. La “firma” la possiamo inten- Felice un pastore “ad hoc”: come di- dere come proiezione della nostra ceva Papa Giovanni Paolo I parlando immagine pubblica a differenza della di Dio, sapeva il nostro essere “Pa- scrittura che è la manifestazione gra- dre e Madre” coniugando la giusti- fica della nostra immagine privata. zia alla misericordia. Altre caratteri- stiche che emergono dalla grafia di don Felice sono la ripugnanza per la violenza, i soprusi e nel contempo il rispetto della volontà e della libertà altrui. Il parroco non aveva una spe- cifica attitudine al comando e la sua delicatezza e riguardo spesso lo por- tavano a “mettersi in ombra” pur di non forzare le persone né apparire Il loro confronto è utile al grafologo lui stesso più del necessario. per capire in che rapporto stanno que- È presente un riccio particolate a ste due immagine nella vita e nel com- finale di lettera, si interpreta unita- portamento del soggetto scrivente.

pagina 14 Quaderni Calidonensi parte di scrittura autografa racchiusa da parentesi grafa, è il caso del no- stro caro parroco don Felice. Lui non aveva un disequilibrio tra l’essere e il voler apparire diverso, meno o più di quanto era: come era la sua essenza così si manifestava, senza paure ne ti- more di confronti.

L’ultima annotazione è riguardo alla sua causa di beatificazione del “Par- roco santo”: purtroppo, nonostante l’impegno in più direzioni di don G.Parolin, del professore A. Dani, di don G. Tamiozzo e di coloro che so- stenevano e credevano nell’impegno e li affiancavano, il tutto si è arenato prima ancora di lasciare… Caldogno.

fede Ben poche persone infatti si compor- abbandono. lasciare certezze giganti dai tano allo stesso modo in mezzo alla piedi d’argilla. gente, a scuola, al lavoro e nelle re- Sostenere il peso di sicurezze che franano lazioni con la famiglia, con gli amici, sviano da certo cammino. nella sfera privata insomma. C’è chi è Sentirsi risucchiati in un vortice. intimorito davanti ed in mezzo a tan- Fluisce dentro erompe spezza catene. te persone, chi si sente a proprio agio Fede, credere non toccare. nello scambio con poche o addirittu- Sentirsi figli. amati. ra una sola persona, chi si sente si- E’ mistero è dono è trasformazione. curo nell’anonimato della folla e chi Nessun privilegio nessuna bilancia. invece nel rapporto uni personale. Data a chiunque. Quando il grafologo è in possesso sia A chi è a brandelli, ha l’animo sereno della scrittura estesa che della sotto- o indifferente. scrizione di una persona, deve valu- Entra da fessure quasi invisibili. tare il grado e la qualità dell’omoge- Giorno dopo giorno si espande neità tra di loro. Se entrambe hanno conquista conduce. lo stesso stile e la stessa grandezza, Attira, si fa trovare. il soggetto scrivente vive una omoge- In un attimo comprendi quel che neità tra realtà sociale e realtà inti- forse già sai. sin dall’alba dei tempi. ma: come si propone così è. Calde gocce di speranza. Questo, come si può ben vedere nella Fede. Rossana Agnolin

pagina 15 Quaderni Calidonensi Emigrazione a Caldogno nel primo Novecento

di Gianfranco Toniolo

La vicenda di Angela, nata e vissuta giore dei quali era la perdita della a Caldogno sul finire dell’Ottocento casa e/o dei campi sin dall’anno suc- fino alla prima guerra mondiale. cessivo a cominciare dal giorno di S. Angela, si chiamava, ed era la terzo- Martino. La perdita di quel seppur genita di una povera famiglia di con- magro lavoro avrebbe significato get- tadini trasferitisi a Caldogno durante tare la famiglia su una strada e ridur- l’Ottocento. la al lastrico. E la tragedia era sempre in agguato. Nei primi due decenni del Novecento in quella angusta casa di Angela sarebbero nati altri tre ma- schi e due femmine. L’ultima di que- ste aveva una grave malattia psico fisi- ca che l’avrebbe portata alla tomba in giovane età. In complesso, nel corso degli anni, arrivarono fino a dieci le bocche da sfamare e le uniche risorse erano i magri raccolti dei campi con- dotti in affitto, con l’aggiunta degli importi da pagare ai Pagello per la povera casa e gli annessi rustici.

I PAGELLO E LA FIGURA DEL CASTALDO

I Pagello erano inesorabili gendar- Angela col marito Earl Morris la figlia mi della vita di quella povera gente Laura da piccola e un conoscente e lo strumento da essi utilizzato per infierire sui sottoposti era l’ammini- Vivevano nel centro del paese,poco stratore di tutti i beni, detto da tutti lontano dalla Villa che a quel tempo il castaldo, figura che non si lasciava era la casa estiva dei conti Pagello, certo commuovere ed era inflessibi- padroni allora di gran parte del ter- le con tutti. Era lui che sorvegliava i ritorio del paese. Avevano i Pagello lavori della povera gente sottomessa, ereditato dai conti Caldogno questa vigilava su tutta la proprietà dei con- specie di feudo che governavano con ti, stabiliva gli affitti e decideva a fine attenzione e una certa severità. Era- stagione la proroga del lavoro della no terribili le condizioni di vita per terra, mentre i facoltosi proprietari tutti quei poveri fittavoli. In caso di stavano in città. Nei fine settimana qualche inadempienza scattavano arrivava la contessa accompagnata inesorabili i provvedimenti, il peg- dal conte Ascanio. Si facevano vede-

pagina 16 Quaderni Calidonensi re nella piazza alla domenica per la Messa delle undici a loro riservata omaggiati da tutti quelli che si tro- vavano nei paraggi, altrimenti sareb- bero stati guai. Pochi però erano i popolani disposti ad affrontarli. E meno di tutti i familiari della nostra Angela, ancora troppo giovane lei e i suoi fratelli, mentre i genitori non Angela, la figlia Laura avrebbero mai avuto la forza ed il co- alla Cresima e il marito raggio di affrontare quel potere da secoli così mal costituito, ma ci sarà il novecento, il nuovo secolo, con le sue grandi novità a far esplodere il vecchio mondo, soprattutto questo nostro mondo, un residuato del feu- dalesimo con in più la grande guerra che farà emergere nuove esigenze e a stabilire nuovi rapporti sociali a volte con l’esplosione di vere rivoluzioni. Il nuovo secolo darà anche alla nostra gente di Caldogno nuove possibilità guerra mondiale, si ammalerà delle economiche grazie ai lavori che si febbri spagnole e morirà. Maria, per- aprivano e alla emigrazione. E la no- so il lavoro, lascerà la casa e si trasfe- stra ragazza ormai diventata adulta si rirà con una sorella ed un fratello a distingue in questo anche se sarà vit- dai Marzotto dove inizierà tima a sua volta di altre tristi vicende. una nuova vita. Anche gli altri fratelli La mamma aveva dato alla luce ben in qualche maniera si sistemeranno. otto figli inoltre aveva avuto delle Ci fu un momento in cui la situazio- gravidanze non concluse. La povera ne di Angela stava precipitando e donna, ancora, negli intervalli fra un questo accadde quando per un’an- parto e l’altro, prendeva a balia neo- nata disastrosa la sua famiglia, non nati di altre donne da allattare. Alle ebbe la possibilità di pagare l’affitto. compaesane offriva il suo latte con ge- Avevano chiesto una tregua all’am- nerosità, alle signore di Vicenza, che ministratore e lui, per tutta risposta, non intendevano dare il loro latte ai aveva tolto loro l’appezzamento della piccoli o non avevano una sufficiente Campagnola che a S. Martino sareb- alimentazione da dare, chiedeva un be stato assegnato ad altri. Il fatto era compenso. E mentre la mamma si grave ma nessuno in casa aveva il co- industriava con queste cose, il marito raggio di reagire. Angela non si per- lavorava i campi, sempre insufficienti se d’animo. Prima affrontò l’ammini- per la famiglia, per cui i figli, appena stratore, senza successo, poi si recò a potevano, andavano alla ricerca di Vicenza nella casa dei padroni dove un nuovo lavoro o lasciavano la casa. ottenne accoglienza e la soddisfazio- La situazione col tempo mutava gra- ne di vedere tolta la decisione del zie all’emigrazione. castaldo. Tornò a casa trionfante ma l’arcigno amministratore le avrebbe LA FAMIGLIA SI SFALDA fatto pagare caro questo affronto per cui bisognava prepararsi al peggio. La prima nata, Maria, durante la pri- A scanso di equivoci Angela pensò ma guerra mondiale, aveva trovato bene di andarsene. Tre fratelli, come occupazione presso il farmacista del detto sopra, se ne sarebbero andati a paese che le affiderà i lavori della Valdagno e altri tre, tra i quali c’era casa e la cura dei figlioletti. E proprio Angela, avrebbero preso la via per le quel farmacista, sul finire della prima Americhe e si sarebbero trasferiti a Chicago. Non erano i soli a partire.

pagina 17 Quaderni Calidonensi C’erano sempre persone anche qui loro e lei dovette arrangiarsi nella as- a Caldogno, prima e dopo la prima soluta necessità di far fronte alla vita guerra mondiale, che lasciavano il sua e del nascituro. Un fratello, nel paese e c’era una specie di filo che frattempo, tornerà in Italia. L’altro si legava quelli che partivano con quel- darà all’avventura con i fabbricanti di li che restavano e fu così che anche alcoolici in tempo di proibizionismo. Angela progettò di partire con due Le rimesse di danaro spedite in Italia fratelli per Chicago dove già si erano permetteranno alla famiglia di qui di stanziati alcuni loro cugini ed altri riscattarsi e di acquistare la casa e le compaesani. Avrebbero lasciato nella terre che erano state dei Pagello. Poi i vecchia casa i due vecchi genitori con rapporti con la famiglia si allenteran- un altro fratello e la sorella malata. no. Angela solo più tardi avrà la gioia di un matrimonio “regolare” con un PARTENZA ED ARRIVO signore di origine tedesca e avrà altri NEL NUOVO MONDO figli. Una figlia laureata in medicina presterà servizio militare presso una Prima di partire, negli ultimi caserma della Nato in Germania. Di anni di residenza qui da noi, seguito, la nostra protagonista ed il Angela aveva conosciuto un marito avranno un’altra avventura. giovane con cui si era lega- Acquisteranno un podere nell’Ore- ta sentimentalmente. Nel gon dove si trasferiranno in tarda età frattempo lui si era trasferi- e non avranno successo. Torneranno to a Chicago e anche questo di nuovo a Chicago dove la comunità deve avere avuto un peso di Caldogno si è ingrandita con nuo- per la scelta della ragazza vi compaesani. I rapporti con loro e di attraversare l’oceano. La con i parenti a Caldogno si affievo- partenza per il nuovo mondo non liscono. Il marito, come detto, è di Angela e il marito in primo era stata presa così, alla leggera. Dati origine tedesca ed ha poca dimesti- piano, il fratello Antonio i tempi che correvano non si poteva chezza con la comunità dei caldogne- di fronte e la sorella lasciar partire una povera ragazza per si. Lei, Angela, è una praticona che Giuseppina a destra con un mondo lontano dove poter rag- fa mille mestieri ma non ha mai im- coppia di amici giungere il fidanzato. Là c’erano altri parato a scrivere in italiano. Una sua costumi e la ragazza andava a unirsi conoscente, la Rita, colà residente, al fidanzato conosciuto per troppo funge da portavoce di questi compa- poco tempo. I genitori che garanzie esani soprattutto di quelli che hanno potevano avere? Allora, come in altre scarse abitudini di scrivere o ne sono occasioni, era valsa l’idea che le ragaz- incapaci. Angela si servirà di lei per ze che partivano per andare a vivere far giungere le sue scarne comuni- col “moroso” lontano sarebbero state cazioni a quelli di qua dell’oceano, più garantite se i due si accordavano ma non vedrà più i suoi parenti in di far celebrare il matrimonio per Italia ed i suoi genitori muoiono sen- procura e la cosa andò a genio per za averla più vista. Sul finire, anche entrambi. Lei con colui che sostituiva il fratello un po’ vagabondo la lascia il futuro marito, si presentò dal cele- e torna in Italia. Venuti a conoscen- brante ed il matrimonio fu sancito, za in modo un po’ rocambolesco anche civilmente. Ma un brutto de- della presenza della nipote medico stino era in agguato. Fatto il viaggio e in Germania, due fratelli dell’Ange- raggiunto il nuovo mondo la ragazza la si mettono in contatto con lei e scoprì di essere stata raggirata: lui, il stabiliscono di raggiungere la lon- marito per procura, aveva già una sua tana sorella. È solo una visita poi la famiglia e Angela dovette suo mal- lasciano. Angela ormai è vecchia ed grado adattarsi alla nuova realtà. Al- ha scarsi ricordi della madrepatria e tro grande disonore quando si seppe della famiglia. Riposerà col marito in che la giovincella era rimasta incin- un cimitero della grande metropoli ta. I fratelli non la volevano più con americana.

pagina 18 Quaderni Calidonensi Il profugato vicentino

di Marisa Todescato

Il 2015 è l’anno dedicato alla L’avvio della grande memoria della profuganza. guerra Vogliamo partecipare ricordando i profughi della Grande Guerra La Grande con una ricerca sugli esuli vicenti- guerra che ni ospitati a Caldogno, uno studio ha visto uno che cerca di approfondire una vi- dei fronti cenda quasi dimenticata, o comun- principali que non considerata in modo ade- nelle valli e guato. sulle monta- Il fenomeno della profuganza, gne vicenti- dramma che ha riguardato du- ne, ha rap- rante il Primo conflitto mondiale presentato più di 5 milioni di persone appar- per il nostro tenenti ai vari Paesi belligeran- territorio un ti, è stato quasi ignorato fino agli evento sto- anni Novanta del secolo scorso. rico che ha La Grande Guerra ha coinvolto, segnato la nelle zone occupate dalle ope- vita sociale, razioni militari, centinaia di mi- culturale e gliaia di civili che sono stati co- l’ambien- stretti a lasciare le loro case e a te naturale. essere “sparpagliati” in varie regio- Fin dal 23 ni a loro estranee e spesso ostili. maggio 1915 Creando dovunque problemi mai l’intero ter- affrontati prima legati all’assisten- ritorio della provincia di Vicenza Passaporto per l’interno za e all’inserimento di nuovi con- veniva dichiarato “zona di guerra”: testi, di centinaia di migliaia esuli. questo comportava varie restrizio- Il profugato vicentino, una parte di ni: l’oscuramento notturno (per quelle migrazioni, si inserisce nel limitare i danni dei bombardamen- fenomeno più generale degli esodi ti) di tutti i centri abitati e no- di massa causati dallo spostamento tevoli limitazioni nei movimenti, del fronte italiano; esodi che han- per transitare da un comune in un no riguardato soprattutto tre mo- altro era necessario fornirsi di un Pas- menti particolarmente drammatici saporto per l’Interno, la circolazione del periodo bellico: le evacuazioni civile non doveva essere d’intralcio d’autorità iniziali, l’esodo a segui- alle complesse operazioni militari, e to della Strafexpedition e la fuga per i controlli antispionaggio. Le dopo Caporetto, e che hanno inte- comunità erano impoverite dalla ressato in Italia circa 630.000 civili. chiamata alle armi degli uomini e

pagina 19 Quaderni Calidonensi dai provvedimenti governativi qua- ne inerme delle zone occupate li il razionamento dei consumi, il dall’esercito austriaco. Riportiamo blocco dei prezzi, il progressivo tes- la descrizione di quei giorni anno- seramento dei generi alimentari. tata dal Parroco di nel La fonte primaria di reddito era suo diario, pagina 107: “Nell’anno l’agricoltura (alla quale si aggiun- 1916 continua terribile la guerra euro- geva l’allevamento del baco da pea con miliaia e miliaia di morti. Le seta) questa fonte veniva assogget- strade della Parrocchia sono trascorse tata alle requisizioni governative: note e giorno da convogli militari che le amministrazioni comunali dove- si portano al fronte. Molti reparti dei vano fornire precise informazioni nostri bravi soldati vengono mandati a sulla quantità di cereali, di bovini, godere qualche decina di giorni di di carri, di paglia e di fieno presen- meritato riposo nelle nostre contrade ti nei paesi e verificare la quantità e fraternizzano colla popolazione. Nel necessaria alla popolazione. maggio del 1916 dagli austriaci viene Il mattino del 24 maggio 1915 iniziata una terribile offensiva sugli l’Italia apriva le operazioni di guer- Altipiani di . Rotte le nostre li- ra con un colpo di cannone spara- nee, il nemico si impadronisce di Ar- to dal forte Verena, quasi prannun- siero e di Asiago e minaccia seriamente ciando che l’Altopiano avrebbe la pianura Vicentina. Mentre brigate avuto durante tutto il conflitto intere di soldati accorrono ad arginare una posizione strategica. l’avanzata nemica, torme di profughi, Sul confine trentino, che era sta- con pocchissime massarizie […]”. to per secoli causa di scontri e di reciproci sospetti, difeso da pode- rose fortificazioni austriache, l’of- fensiva italiana non conseguiva successi significativi. La popolazio- ne impaurita subiva le prime con- seguenze della guerra, insieme alla diffidenza del comando italiano, che sospettava tutti i civili, compresi i preti, di connivenza con il nemico.

L’esodo

I primi mesi di guerra dal punto di vista militare sono stati abbastanza tranquilli, fino al 15 maggio 1916 quando alle sei del mattino era ini- Profughi in fuga ziata la Strafexpedition: l’armata austro-ungarica passava all’attacco fra la val d’Adige e la Valsugana La diaspora sfondava il fronte italiano e dila- gava fino in pianura. Così come Con l’inizio della Strafexpedition l’esercito anche la popolazione ci- la provincia di Vicenza da “zona di vile è stata colta di sorpresa dall’of- guerra” diventava “prima linea”, es- fensiva, i carabinieri passarono di sendo delimitata da due snodi cen- casa in casa ordinando lo sgom- trali del fronte italiano: l’Altipia- bero totale entro poche ore a tut- no di Asiago e il monte Grappa. ta la popolazione. Lo sfollamento I civili non vi potevano rimanere. diventava necessario per la libertà L’ordine di evacuazione ha provo- di movimento e di tiro dell’eserci- cato un esodo di massa, che ha co- to in ritirata e anche per evitare involto più di 80.00 mila persone le rappresaglie sulla popolazio- provenienti da 24 comuni dell’al-

pagina 20 Quaderni Calidonensi to vicentino. La fuga improvvisa, della Valsugana sono stati inviati in è avvenuta senza alcun tipo di or- vari centri raccolta profughi spar- ganizzazione da parte dello Stato, si per l’Italia, raggruppati per par- almeno in un primo momento, rocchia e accompagnati dai loro perché si pensava che dovesse con- parroci3. Per alcune comunità era cludersi in poche settimane. La stata fissata, seppure non obbliga- provincia vicentina è stata “invasa” toriamente, la zona di sfollamento: dai profughi. Il vescovo di Padova la popolazione di Asiago a Noventa Mons. Luigi Pellizzo, il 22 maggio Vicentina, quella di a Barba- 1916, così descriveva al Pontefice rano, quella di Gallio ad ,

Benedetto XV quei giorni terribi- e così via. Si trattava di una sistema- li per le parrocchie vicentine della zione provvisoria, perché molti di sua diocesi:1 “Pur troppo le mie tristi loro successivamente sono stati de- previsioni si sono avverate: tutto l’al- stinati ad altri luoghi del vicentino, topiano di Asiago – dieci parrocchie – oppure verso le principali città del fu sgombrato in questi giorni e in quali nord, una piccola parte nel Meri- condizioni! Allo sgombero dell’Altopia- dione. no seguì quello di , Velo etc. in

Valdastico […] Quanti feriti! Mi dice Gli esulPassaportoi os pperitati l’interno a il mio maestro di camera tornato or ora Caldogno a stento da ! Quanta confusio- ne! Oggi pure avviene lo sgombero di Caldogno du- tutta la Valsugana: Borgo, Olle, Telve, rante e dopo Carzano, furono sgombrati da giorni, la Strafexspe- oggi viene sgomberato Strigno e gli altri dition, è stato paesi che da un anno tenevano i no- coinvolto (co- stri.” E, sempre il vescovo di Padova me tanti al- il 29 maggio 1916, scriveva: “L’eso- tri paesi), nel do continua e come! […..] si aggiunge dramma dei , , Fontanelle, sempre sui profughi e, monti. In poi, sopra Thiene, contempora- Cogollo, Masson, Piovene: e sono in neamente nel- pericolo di essere sgombrati tutti i paesi l’accantona- della riviera da Thiene a Bassano, etc. mento dei repartiMilitari italiani militari, ospiti della famiglia cheCattaneo si Militari italiani ospiti Nella Valsugana da Borgo in giù tutti sono insediati nelle nostre case. della famiglia Cattaneo i paesi occupati sono stati sgombrati: L’arrivo nel territorio vicentino e nel sono almeno 12. […]. Oggi partì Pio- nostro paese di centinaia di sfollati vene, grossa parrocchia, fu una vera e contemporaneamente di miglia- disperazione: Rovigo, Ravenna, Bre- ia di militari con le conseguenti scia, Sondrio, Como, Genova: mem- necessità imposte dalle ristret- bri della stessa famiglia in località tezze alimentari, dagli accanto- diverse;2 i sacerdoti che non sanno dove namenti e alloggi per comandi e seguirli” . Contemporaneamente truppe, dalle salmerie, dalle stalle ai profughi sono stati spostati in per i cavalli e muli, un insieme di pianura i municipi, le preture, le fattori che, probabilmente non banche, gli oggetti più preziosi, hanno agevolato quella compren- insieme a quelli delle chiese. Gli sione e quell’ospitalità che avreb- italiani si sono resi conto per la bero potuto alleviare in par- prima volta che una sconfitta tat- te le sofferenze degli esuli. tica poteva significare l’invasione I profughi erano prevalentemen- nemica. te donne, bambini e anziani, gli Vicenza si è trovata ad allestire una uomini erano pochi a causa del vera e propria tendopoli nei pressi richiamo alle armi e/o perché as- della stazione ferroviaria centro di sunti come operai militarizzati. smistamento degli sfollati. Gli esuli Sul fenomeno del profugato a Cal-

pagina 21 successivamente sono stati destinati ad altri luoghi del vicentino, oppure verso le principali città del nord, una piccola parte nel Meridione.

Gli esuli ospitati a Caldogno Caldogno durante e dopo la Strafexspedition, è stato coinvolto (come tanti altri paesi), nel dramma dei profughi e, contemporaneamente nell'accantonamento dei reparti militari, che si sono insediati nelle nostre case. L’arrivo nel territorio vicentino e nel nostro paese di centinaia di sfollati e contemporaneamente di migliaia di militari con le conseguenti necessità imposte dalle ristrettezze Quaderni alimentari, dagli accantonamenti e alloggi per Calidonensi comandi e truppe, dalle salmerie, dalle stalle dognoper i cavalli mancano e muli, un leinsieme fonti di orali,fattori che, non to con la documentazione dei pre- sonoprobabilmente state trovate non hanno tracce agevolato di memoquella - fetti, le relazioni dei Patronati di riecomprensione tramandate; quell’ospitalit possiamoà che avrebbero tentare assistenza e le istanze dei profughi, dipotuto ricostruire alleviare in in parte parte le sofferenze quel dramma degli esuli. emerge che le emergenze imme- attraversoI profughi erano i documentiprevalentemente dell’Archidonne, bambini- e diateanziani, chegli uomini cercarono erano pochi di a causa affrontare del é viorichiamo Storico alle armi Diocesano e/o perch assunti di Vicenza come operai e militarizzati.erano quelle del ritrovamento dei Sul fenomeno del profugato a Caldogno mancano le fonti orali, non sono state trovate tracce di dell’Archiviomemorie tramandate Storico; possiamo del tentare Comune di ricostruire familiari in parte quel dispersi dramma attraversodurante i documenti lo sfolla - 6 didell Caldogno.’Archivio Storico Diocesano di Vicenza e dell'Archivmentoio Storico, dei del vestiti Comune edi delCaldogno. “materia -

4 TabellaTabella trattatratta dalle dalle Relazioni Relazioni del Parroco del Parroco all’Ordinario all’Ordinario per gli anni 1916 per egli 1917 anni4; sono 1916 i questionari e 19174; compilati sono daii que - stionariparroci relativi compilati alle parrocchie dai parroci di Caldogno, relativi Creso alle leparrocchie e Rettorgole, di dai Caldogno, quali abbiamo Cresole una serie e Rettorgole, di dati che ci dai quali abbiamopermettono una di conoscere serie di ladati dimensione che ci permettonodel fenomeno. di conoscere la dimensione del fenomeno. Parrocchiani Battezzati Morti Soldati sotto le Profughi vicentini armi ospitati 1916 Caldogno 2750 94 60 600 632 Cresole 1085 25 16 130 80 Rettorgole 218 3 3 30 19

1917 Caldogno 2800 71 66 450 950 Cresole 825 19 11 127 88 Rettorgole *(400) 212 8 2 34 24 *(Il numero dei parrocchiani di Rettorgole ha due dati diversi). *(Il numero dei parrocchiani di Rettorgole ha due dati diversi). IlIl Parroco Parroco didi Caldogno Caldogno Don DonGiuseppe Giuseppe Rezzaro Rezzaro dichiara: dichiara:che il clero parrocchialeche il clero si parrocchiale occupa dell’assistenza si occupa alle dell’assistenzafamiglie povere dei alle richiamati; famiglie dei povere profughi dei si richiamati;occupa un Comitato, dei profughi con il quale si iloccupa clero collabora un Comitato,; gli esuli sono tutti vicentini e sono collocati “sufficientemente bene”. con il quale il clero collabora; gli esuli sono tutti vicentiniL’elemento e sono che colpiscecollocati nei“sufficientemente documenti conservati bene”. nell ’Archivio Storico Comunale è il grado di coinvolgimento e l’iniziale delega dell’assistenza ai vari Comitati e Patronati. In particolare il L’elementoPatronato per i Profughiche colpisceVicentini5, istituitonei doper -iniziativale lettereccio”. dell’Opera Bonomelli L’11 si Ottobre fece carico 1916 cumentianche della vigilanzaconservati sul loro trasferimentonell’Archivio e dell a continuitil Prefettoà del soccorso di Vicenza statale ai profughi. scriveva ai StoricoDopo la spinta Comunale dei parlamentari è ilveneti grado sul governo di perSindaci: il varo urgente “Mi diviene misure riferito assistenziali, che leil ma- coinvolgimentoPrefetture con la Commissione e l’iniziale Amministratrice delega dei terialeprofughi, lettereccio, attraverso i Municipiche agovernavano richiesta ildei dell’assistenza ai vari Comitati e Pa- Sigg. Sindaci si spedisce nei vari Comu- tronati. In particolare il Patronato ni per conto dello Stato e per esclusivo3 per i Profughi Vicentini5, istituito uso dei profughi bisognosi, venga in per iniziativa dell’Opera Bonomel- qualche località distribuito indifferen- li, si fece carico anche della vigi- temente a tutti i poveri. Se ciò fosse la lanza sul loro trasferimento e della distribuzione sarebbe irregolare …”. continuità del soccorso statale ai In quella guerra tra poveri, i pro- profughi. fughi correvano il rischio di essere Dopo la spinta dei parlamentari ve- percepiti non come dei connazio- neti sul governo per il varo urgente nali bisognosi, ma come pericolo- di misure assistenziali, le Prefettu- si concorrenti. Dopo l’emergenza, re con la Commissione Ammini- la vita quotidiana dei profughi era stratrice dei profughi, attraverso incentrata intorno all’erogazione i Municipi governavano il sistema del sussidio, alla quale provvedeva assistenziale. I documenti mostra- il Comune che ospitava i profughi, no una realtà complessa a comin- la somma doveva essere richiesta ciare dalla necessità di stabilire la alla Prefettura, in base al numero e condizione di profugo “bisogno- all’età degli esuli. I profughi oltre so”, di assistenza e di tutela. Perché all’alloggio e al sussidio di una lira scriveva il Prefetto “il sussidi non al giorno, avevano diritto “all’assi- vanno confusi con il risarcimento stenza medica e alla fornitura gratuita dei danni della guerra, del quale dei farmaci”. Il prefetto di Vicenza tutti hanno diritto”. Invece i sussi- Grignolo, il 4 maggio 1918, scri- di dovevano essere erogati solo ai veva ai Sindaci e Commissari Pre- profughi più poveri. Dal confron- fettizi: “Si è constatato che, in diverse

pagina 22 Quaderni Calidonensi circostanze, le famiglie dei profuhi non guerra, l’incombenza della morte, hanno potuto sistemarsi stabilmente, i drammi, le difficoltà della fami- per la difficoltà di trovare alloggi conve- glia e di tanta altra povera gente; nienti. è necessario che le SS.LL. usino insieme ad alcune informazioni della loro autorità per interporre mezzi sulla vita trascorsa nel nostro pa- conciliativi presso i proprietari di case, ese dal 1916 al 1918. Conosciamo a favore dei profughi, onde impedire che anche il calvario di Pietro che ha siano sfrattati dai loro alloggi o corra- dovuto combattere su tutti i fronti no pericolo di essere vittime di ingorde più insanguinati: il Carso, Caporet- speculazioni. Tenuto presente il dovere to, l’altopiano di Asiago, il Piave. di corrispondere un congruo affitto, si Tra i profughi la presenza femmi- vorrà far presente ai proprietari che, nile era considerevole, erano don- non riuscendo le vie conciliative, dovrei ne (come Elisa), rimaste sole con procedere alla requisizione dei locali ai i figli, in ansia per i loro uomini sensi del D. 30 Ottobre 1915 n. 1570”. mandati al fronte e che ora doveva- Mancano le fonti orali, sui profu- no affrontare l’esilio “con angoscia ghi ospitati nel nostro paese, ma ci al cuore sto attendendo le vostre noti- vengono in aiuto due libri preziosi, zie […] il mio pensiero e i miei occhi è unici nel loro genere, che testimo- [sono] sempre stirrati sopra quelle mon- niano la loro presenza a Caldogno: tagne le quali mio caro marito si trova Un uomo e una donna. Un epistolario sopra”. (16/6/1917). di guerra dalla Val Posina di Giorgio Quelle montagne dove il cannone Havis Marchetto; e Il Gioco dell’oco continuava a farsi sentire e il frago- Elisa e Pietro Caprin di Esulino Sella. re dei colpi faceva tremare i vetri con il figlio Ettore

La famiglia Caprin

Giorgio Havis Marchetto, ha rac- colto in un volume un epistolario di circa 500 lettere, scritte da Elisa Bagattini e Pietro Caprin, dal giu- gno del 1916 al maggio 1919, epi- stolario che dà voce anche all’espe- rienza e alla memoria dei profughi ospitati a Caldogno. Elisa e Pietro Caprin sono due giovani sposi (24 e 27 anni) di Posina. Quando du- rante la Strafexpedition i soldati austriaci hanno invaso la Val Posi- na, Pietro era partito per la guerra da pochi giorni. Elisa con i figlio- letti Guido di 3 anni e Ettore di un anno è costretta a sfollare in poche ore, senza avere il tempo di portare il necessario per sé e per i figli. è partita insieme alla fami- glia del marito e si rifugia nel no- stro paese. Elisa per la prima volta si trovava sola, in un paese che non era il suo. Dai dialoghi dei giova- ni sposi possiamo ricavare alcune notizie sulla condizione dei profu- ghi, le loro paure e le loro speran- ze, esse ci permettono di rivivere giorno per giorno gli anni della

pagina 23 Quaderni Calidonensi delle case di Caldogno. dovete per nessun caso fermarvi assieme Come durante tutta la Grande con nessuno a discorrere che non appar- Guerra le donne si sono sostituite tengono alla nostra casa e più ancora a agli uomini e hanno svolto un ruo- nessuno di quelli che son vestiti da sol- lo di primo piano, così anche nel dato”. (10/4/1917). “so cosa è i tali profugato hanno assunto un ruo- soldati che dopo aver tradito una intera lo decisionale fino allora inimma- famiglia se possono poi se ne ridono e ginabile “Carissima moglie […] pen- cambiano paese”. (12/4/1917). Elisa sate bene che vi trovate in condizioni raccontava, ma anche rassicurava il molto delicate, avete da cercare il bene marito “vi faccio sapere che qui a Cal- non solo per voi ma anche per i nostri dogno da 2-3 giorni è arrivato tanti sol- figli e i miei genitori”. (7/6/1916). dati e anche il Tribunale di guerra ora “Marito mio carissimo […] io mi ave- sta qui che da pochi giorni ha fucilato va trovato una casetta con un’altra anche un soldato ma non state avere so- stanza […] e avrei fermato contratto”. spetto di niente che io non vado in cerca Richiedevano un sussidio e/o un di nessuni ”. (5/1/1918). Passaporto per l’Interno necessa- Le profughe potevano trovare solo rio per spostarsi da un paese all’al- occupazioni saltuarie perché do- tro nelle zone di guerra. “ma ora mi vevano dedicarsi alla cura dei figli. ho fatto fare il permesso […] almeno “caro Marito finora a lavorare fuori di per un anno se ho bisogno di andare corte dei padroni non sono ancora an- a qualche parte non vengo fermata e data ma non so forse ora che il tempo mandata di ritorno”. ( 6/4/1918 ). della sesola andrò a spigolare forse qual- Per le donne la condizione di pro- che ora”. (27/6/1917). Aiutavano fughe aveva rappresentato anche i padroni di casa a “vendemmiare il bisogno di scrivere, come dimo- e dietro altri mestieri”. (20/91917). stra l’imponente mole di lettere al Allevavano i bachi da seta “l’altro fronte, di lettere spedite agli uffici ieri abbiamo venduto le ultime ga- comunali e ai comitati di assisten- lete anche scarse e non tutte belle ”. za. Elisa e Pietro si sono scritti qua- (26/6/1918). L’accantonamento si ogni giorno “tante e tante volte vi militare aveva dato a molte fami- ho detto aspetto vostre notizie perché ho glie (comprese quelle dei profu- bisogno di trovare un po’ di conforto in ghi) il modo di integrare le entrate questa mia vita lontana e pericolosa e “vi dico ancora che qui ci sono arrivati solo voi me lo potete dare [….] guar- dei soldati […] ma mi dispiace dirvi do sempre in direzione di Caldogno ma che qui tanto vostra sorella come vostra non posso vedervi ne voi né i nostri fi- madre non fa come io esse ne tengono gli”.(10/5/1917). “Carissima moglie anche col lavarli le robe e dicono che […] mi è rincresciuto molto che avete bisogna anche andare a guadagnarse tardato 4 giorni a scrivermi […] io un soldo”. (2/10/1917). “vi ho scrit- invece […] vi scriverei anche cammi- to anche caro marito che qui ci sono nando”. (11/5/1917). Erano don- diversi soldati di stranieri e di tagliani ne indifese, dovevano lottare per [….] che i vostri genitori ha accettato non essere sopraffatte. Ai soldati qui in casa a mangiare dei france- al fronte arrivavano molte dicerie si automobilisti”. (21/2/1918). Le sul comportamento delle donne e profughe dovevano tra l’altro far anche delle profughe, per Pietro fronte anche al rincaro crescente Caprin il suo essere lontano, con del prezzo dei generi alimentari7. la moglie profuga in un paese stra- La difficile relazione con le comu- niero nel quale venivano alloggia- nità ospitanti è stato un altro pro- ti molti soldati, rappresentava un blema che, in molti casi, gli esuli pericolo “osservate che non siete più hanno dovuto affrontare. La man- assieme al presente e nemmeno a casa canza di ricordi tramandati sul vostra”. (7/6/1916). “Farete senza fa- dramma dei profughi, fa supporre tica tutto quello che vi dico ora 1- Non che non ci sia stata la possibilità

pagina 24 Quaderni Calidonensi d’integrazione tra la popolazione do anche quei pochi uomini che per dei paesi ospitanti (compreso Cal- tale età sono rimasti a casa. La det- dogno) e i profughi, o per lo meno ta epidemia chiamasi spagnola. Per che non sia stata incoraggiata. farsi un’idea di questa epidemia basti Le due comunità rimasero quasi pensare che mentre scrivo, a Motta vi estranee l’una all’altra. Una estra- sono circa 70 ammalati. La contrada neità, in alcuni casi subita e deter- più colpita è Culdisacco che da sola ne minata a volte anche dalla lingua conta più di 30 in un sol giorno. In parlata, il cimbro8 che accentuava una fam glia di 15 persone se ne tro- la diversità e i sospetti; in altri casi vano 12 a letto. Quanto ai morti di voluta. Pietro consiglia alla moglie questa settimana sono 6. Una giovane di “non andate a conversazione con di 29 anni, una sposa di 36 e una di nessuni neanche nel cortile ma solo 42, il resto bambini”. Dal diario re- la casa e la famiglia e i figli dovete datto da don Luigi Maltrotto par- aiutare e vivere in concordia in questi roco di Motta, nell’ottobre 1918. brutti tempi per noi”. (25/6/1917). “Marito mio carissimo”[…] sappia- Dalle lettere di Elisa si com- te che qui sono delle famiglie intiere prende che nel nostro paese ha in letto dalla febbre e non si sa come avuto rapporti solo con il pa- andrà perché tanti morono da quelle drone di casa, il Comune, il me- malattie”. (11/10/1918). “Marito dico, il parroco, e la levatrice. mio carissimo […] sappiate che è in Assieme alle donne, anche i bam- pochi giorni di malattia è morto anche bini hanno sofferto grandi disa- lo speziale10 e ce n’è di morti tanti da gi dalla difficile situazione, sono queste malattie e ne more ora presen- stati colpiti dalle malattie che, in te.” (17/10/1918). “Marito mio Ca- breve tempo si sono diffuse tra i rissimo oggi [….] abbiamo un gran profughi, a seguito tra l’altro an- dovere verso Iddio di ringraziarlo di che alle precarie condizioni igie- tante e tante grazie che per noi ha ver- niche. Malattie che hanno inciso sato voi che in guerra avevi la morte in modo consistente sull’alto tasso sempre sopra il capo […] e io sebbe- di mortalità infantile “Vi faccio sa- ne mi trovo qui che molte spose gio- pere che alla nostra comare Candida vani e ragazze da queste malattie ora ci sono morta la sua bambina e dopo si trova all’altro mondo e io che le ho dieci giorni ci sono morti anche il suo avute anche me sono ancora qui e ab- bambino […] potete immaginare a bastanza in salute”. (10/11/1918) vedersi mancati due bambini in così Elisa e Pietro travolti dalle vicen- pochi giorni”. (29/9/1916). “qui in de belliche, continuamente nel- questo paese è [ sono ] morto tanti bam- le loro lettere, si aggrappavano bini perché fanno la infiammazione a agli affetti più cari e a Dio con forza di tossire”. ( 5/9/1917). ) “con una fede semplice e genuina. gran dispiacere e disperazione vi devo dare la triste e brutta notizia che abbia- mo perduto il nostro caro (figlio) Gui- Esulino Sella nato do[…] potete immaginarvi anche per a Caldogno me che giorni sono questi disperati”. (11/11/1917). Elisa e Pietro Ca- Durante i tragici giorni della prin hanno perso a Caldogno oltre Strafexpedition, Enrico Sella (se- al figlioletto Guido, tre nipotini. gretario comunale di Posina) e la moglie Maria Bressan (incinta La spagnola9 di 7 mesi) sono stati costretti a fuggire da Tonezza e a sfollare a “Mentre la guerra fa strage della gio- Caldogno, dove il 1 luglio 1916 è ventù maschile in tutta Europa, una nato Esulino. Si è trattato di una malattia nuova fa strage dei bambini sistemazione provvisoria, per- e delle donne fino a 50 anni colpen- ché successivamente sono stati

pagina 25 Quaderni Calidonensi Il ritorno e la ricostruzione

Finita la guerra per i profughi si presentava un altro grande pro- blema: la ricostruzione. Soprattut- to per gli abitanti dell’Altopiano, dove i combattimenti in prima li- nea sono continuati per tutti i 41 mesi del conflitto e i danni sono stati maggiori. Il Comando mili- tare, aveva vietato a chiunque di salire sui monti che erano stati teatro di guerra e soprattutto ai profughi di ritornare ai loro paesi, perché erano un ammasso di rot- tami, assolutamente inabitabili. Nell’inverno 1918-1919 l’Altopia- no era abitato prevalentemente da soldati inquadrati in attesa del congedo e da migliaia di prigio- nieri di guerra (cinquantacinque I coniugi Sella reparti), trattenuti (su richiesta dei esuli a Caldogno loro governi, che avevano pregato destinati ad Arona (dove il pa- il nostro di ritardare il rimpatrio) dre Enrico aveva trovato lavoro). perché nei loro paesi d’origine Nel 1921 i Sella sono ritornati nel si moriva di fame e di spagnola. vicentino. Laureato in giurispru- Molti reparti militari italiani occu- denza, giornalista, latinista e scrit- pati alla bonifica del terreno dai tore, Esulino Sella è stato anche residuati bellici, hanno raccol- un appassionato di anagrammi, to e seppellito migliaia di salme tanto da essere inserito nel 1998, cercando di dare loro un nome. nel Guinness dei primati (capito- I giovani e gli uomini maturi era- lo «Arte e spettacolo») per aver no ancora obbligati nel servizio di composto 1918 anagrammi, frasi leva e quindi le principali incom- di senso compiuto ottenute com- benze gravavano sulle donne e binando... frasi a senso compiuto, sugli anziani. C’era penuria di combinando le dodici lettere del viveri, i prezzi dei generi alimen- suo nome e cognome; Sella chia- tari erano stati esageratamente mava la sua tecnica “l’allusionese” aumentati, scarseggiava l’acqua, (altro anagramma). Gli anagram- mancava il pane perché i forni mi che sintetizzano momenti im- non erano ancora stati ricostruiti, portanti della sua vita, personaggi i ritornati vivevano tra gli stenti. e avvenimenti storici, sono stati Servivano uomini per lo sgom- raccolti nel volume autobiografico bero delle macerie, per la bonifi- Il gioco dell’oco 11; titolo autoironico, ca dei campi, per livellare i prati ispirato al popolare gioco dell’oca. sconvolti dalle trincee. Per affron- Esulino Sella coniugava la passio- tare queste difficoltà ai reparti ne per l’anagramma con quella del Genio militare, del Genio ci- dell’ex libris. Nel suo divertente vile, alle compagnie degli operai passatempo ha coinvolto 50 artisti militarizzati, si erano aggiunti le (tra i quali Vico Calabrò) chiamati cooperative di lavoro, le impre- ad illustrare ogni frase con un’im- se locali e i parroci (ritornati alle magine, le illustrazioni raccolte loro sedi); inoltre sono state cre- nel libro sono mezzo migliaio. ate delle cooperative di consumo

pagina 26 Quaderni Calidonensi

Il duomo di Asiago distrutto (spacci di viveri per evitare le spe- una lingua, il cimbro, che da se- culazioni), cucine economiche coli era parlata dagli abitanti della e dei Consorzi comunali per la comunità montana. Oltre alla ri- ricostruzione dei paesi distrutti costruzione materiale, diventava necessario recuperare anche il pa- Tornano anche i Municipi trimonio culturale che la guerra aveva frantumato. Nella primave- Con il progressivo rientro dei Mu- ra del 1922, alla vigilia dell’Ascen- nicipi, necessario per evadere le sione, dopo sette anni riprendeva pratiche burocratiche, per i sussi- la Grande Rogazione, il tradizio- di e per ottenere i passaporti fami- nale rito di ringraziamento della liari per i rientri, entrava in fun- popolazione dell’Altopiano scam- zione anche un ufficio tecnico per pata a tanti flagelli, accompagnata Lo spostamento del la stima dei danni ai terreni agri- dal suono festoso delle campane, fronte italiano dopo la coli, la patrimonio zootecnico, ai ritornate dopo sei anni sui campanili. Strafexpedition boschi e per l’istruzione delle do- mande di risarcimento dei danni di guerra. Senza i finanziamenti non si poteva ricostruire. La pre- senza di tante armi abbandonate e quella degli ordigni inesplosi continuavano a provocare lutti e mutilazioni, specialmente tra i re- cuperanti e chi voleva riprendere l’attività agricola. Alla fine del 1921 in quasi tutto l’Altopiano le case di abitazione erano state ricostruite, “uniformate negli stili e nei volumi, in una certa armonia alpina”. L’esilio forzato dei pro- fughi, segnava anche la fine di

pagina 27 Quaderni Calidonensi

NOTE

1. Lettere n. 20 del 22 maggio e n. 21 del me è stato lanciato a (Vicenza) 29 maggio 1916, in Scottà, I vescovi veneti nel settembre del 1918, i decessi causati e la Santa Sede, volume I, pp.66-67-68-71. dall’’epidemia sono stati più di 375.000. 2. Le liste dei bambini smarriti a Milano e 10. Il farmacista Girolamo Borin era nato a accolti provvisoriamente presso l’Opera Caldogno nel 1876. Aveva 42 anni quando nel Bonomelli erano impressionanti. Si tratta- 1918 moriva di spagnola; aveva contratto la va di centinaia di minori dai 3 ai 14 anni malattia come tutti i componenti della fami- smarriti dai propri genitori durante la fuga glia, 5 figli e la moglie, che sono sopravvissuti. o che si erano trovati su un altro treno. 11. Esulino Sella è stato redattore della Rai, 3. I parroci hanno accompagnato e gui- ha curato per trentacinque anni una rubri- dato la gente nell’esodo e hanno assunto ca radiofonica “Leggi e sentenze”, per la poi il difficile compito di tenere i collega- quale, e per i suoi servizi sulla Corte Costi- menti con i fedeli sparsi per mezza Italia. tuzionale, nel 1966 ha vinto i premi Saint 4. Le Relazioni dei parroci per l’anno 1918 Vincent e Napoli. È stato direttore del Ci- non sono state consegnate al Vicario Fora- mone e sindaco di Tonezza dal 1970 al 1975. neo; nella grande confusione degli ultimi Esulino è morto nel 2010 all’età di 94 anni. mesi di guerra non sono state compilate. 5. Fondato dal Vescovo di Vicenza Mons. Ferdinando Rodolfi, dal 1914 presidente FONTI UTILIZZATE: onorario dell’Opera Bonomelli. Il Vescovo di Vicenza aveva collaborato intensamente con le autorità civili e militari, nonostan- Bonato S., Lobbia N., Il ritorno dal te queste avessero processato e internato profugato. Altopiano dei Sette Comuni numerosi parroci della sua diocesi, ingiu- 1918. Kerabar Hòam- torniamo a stamente accusati di scarso patriottismo. casa. Istituto di Cultura Cimbra - 6. La dispersione e lo smembramento dei , 2008 paesi e perfino dei nuclei familiari per tutta Italia, fu generale. Per fare solo un esempio, Capitolo IV: i profughi della i profughi di Rotzo, che avrebbero dovuto strafexpedition. - Cime e trincee. fare riferimento a Barbarano, erano sparsi www.cimeetrincee.it/capitolo 4. tra Vicenza, Padova, Pavia, Venezia, Modena e Torino. Il problema della dispersione dei Ceschin D., Gli esuli di Caporetto. profughi complicò l’attività di assistenza, in- I profughi in Italia durante la Grande nalzò significativamente le spese e impedì il Guerra. Laterza, Roma-Bari 2006. controllo della qualità della vita dei profughi. 7. “A molti manca il latte, le uova in mol- De Mori G. Vicenza nella guerra, 1915- te parti mancano del tutto, quantunque si 1918. CTO, Vicenza, maggio 2014. paghino 85 centesimi per ciascun uovo” (valore attuale di 0,80 euro). Dal diario di Marchetto G. H., Un uomo, una don Luigi Maltrotto, Parroco di Motta, 1918. donna. 1915-1918. Un epistolario di 8. Il Cimbro, la lingua comunemen- guerra della val Posina. Meridiano te parlata dagli abitanti dell’Altopia- Zero, Padova 2010. no di allora, assai simile al tedesco, po- teva far immaginare, oltre all’affinità Pieropan G., La montagna brucia. etnica, anche una complicità col nemico. La grande guerra in Terra Vicentina. 9. L’epidemia spagnola è stata una pan- CTO, Vicenza, 1998. Sella E., Il demia influenzale che fra il 1918 e il 1920 ha ucciso più di 50 milioni di per- gioco dell’oco. Fogola, Torino, 1988. sone nel mondo. È stata descritta come la più grave forma di pandemia della storia Sella E., Il gioco dell’oco. Fogola, dell’umanità. In Italia dove il primo allar Torino, 1988.

pagina 28 Quaderni Calidonensi Arte a Caldogno Calcografia

La Redazione

In Quaderni Calidonensi del dicembre 2011 il sin- gioso calcografo di Vittorio . daco Marcello Vezzaro e l’assessore Luisa Benedini Altri maestri incisori sono poi stati invitati ad un esprimevano la volontà di usare questo mezzo di incontro dimostrativo di particolari e desuete fasi comunicazione per “dare spazio” a quanti hanno a tecniche: i vicentini Maurizio D’Agostini, uno dei cuore Storia, Arte, Cultura, Tradizioni e vogliono rari esperti dell’ impegnativo procedimento al buli- offrire ai concittadini testimonianze orali o d’ ar- no, e Silvio Lacasella profondo conoscitore dell’ uso chivio relative a Personaggi e Avvenimenti. dell’ acquatinta. Ad ogni occasione gli appassio- In quella pubblicazione ha trovato posto un inserto nati del Gruppo Arte Caldogno hanno partecipato con documentazione fotografica relativa a tre temi: con vivo interesse. “Tracce di civiltà rurale a Cresole”, “Obiettivo sul Attraverso tutti questi incontri di conoscenza e que- sacro a Rettorgole”, “Come eravamo”. ste occasioni di apprendimento hanno intrapreso e Ora, con la supervisione di Vico Calabrò, si vuole praticato l’ arte dell’ incisione i nostri concittadini proporre il tema “Arte” e trattare di un procedimen- Bruno Bortolan, Adalgisa Cola, Giuseppe Franzi- to tecnico non molto praticato e forse poco conosciu- na, Liliana Grendene, Roberto Meneguzzo, Gian to: l’incisione calcografica, cioè l’arte di incidere Battista Nitti, Mirella Soffini ed Ettore Stegagnolo. una lastra di metallo al fine di ottenere una matri- Sviluppatosi così l’interesse per la stampa grafica, ce per la stampa al torchio. sono state allestite alcune mostre ospitate in Villa L’incisione si può praticare direttamente scavando Caldogno con l’appoggio del Comune e della Pro la lastra con un punteruolo (puntasecca) oppure Loco: nel 1988 una Collettiva degli allievi dei corsi mediante l’azione corrosiva dell’acido nitrico (ac- di Caldogno e Le litografie della Stamperia Busato quaforte). Oltre ai tratti incisi si possono ricavare, di Vicenza, nel 1989 Le incisioni del Torchio di sempre per mezzo di morsure in acido, delle campi- Thiene e L’arte dell’ex libris, nel 1990 Le acquetin- ture di diversa intensità con effetti di chiaroscuro te di Luigi Marcon. (acquatinta). In queste pagine sono stati riuniti In seguito, in occasione di una mostra collettiva di gli elaborati di operatori del nostro paese che in oc- 50 amici di Vico, organizzata dal Comune in Villa casioni diverse si sono dedicati a questa espressione Caldogno con l’ intento di dare inizio ad una rac- artistica. colta comunale di artisti contemporanei, sono state Merita ricordare che le prime esperienze nel nostro ricevute in dono, oltre a dipinti e sculture, anche comune furono fatte per iniziativa del Gruppo Arte opere grafiche di Elio Armano di Padova, Corra- Caldogno, fondato nel luglio 1986 e diretto da Et- do Balest di Belluno, Gabriele Mucchi di Milano tore Stegagnolo, appassionato cultore in proprio del e Tono Zancanaro di Padova, opere oggi esposte procedimento incisorio e fattivo proponente di molte nella Biblioteca comunale e in Municipio. manifestazioni culturali. Da allora si sono succeduti nel territorio altri ope- Una prima proposta, appoggiata dall’Assessorato ratori dell’arte incisoria, come Ernesto Di Battista alla cultura, dalla Pro Loco e dal Comitato della di origine abruzzese, i coniugi Yumiko Ui e Hideo Biblioteca, fu l’istituzione di un corso di incisione Sakata giunti dal Giappone e divenuti cittadini condotto da Vico Calabrò, da poco tempo residente di Caldogno, e infine alcuni giovani usciti dalle a Caldogno. Iniziato nel gennaio 1988 nei locali Accademie di Belle Arti di Verona e di Venezia, della Scuola Media, il corso ha visto la partecipa- come Alessandro Dal Bello, Anna Minchio e Irene zione di una trentina di appassionati provenienti Palentini. dall’intera provincia di Vicenza. L’anno seguente Proponendo ora questa rassegna di grafica ci au- fu organizzato un secondo corso, questa volta ospi- guriamo di poter proseguire con la presentazione tato presso la vecchia sede del municipio. di altre espressioni artistiche nei prossimi appunta- Come maestro fu chiamato Luigi Marcon, presti- menti con Quaderni Calidonensi.

pagina 29 Quaderni Calidonensi

Bruno Bortolan, acquaforte-acquatinta

Vico Calabrò - acquaforte

pagina 30 Quaderni Calidonensi

Adalgisa Cola - acquaforte

Alessandro Dal Bello – acquaforte-acquatinta

pagina 31 Quaderni Calidonensi

Ernesto Di Battista - acquaforte

Giuseppe Franzina – acquaforte pagina 32 Quaderni Calidonensi

Liliana Grendene - acquaforte

Roberto Meneguzzo - acquaforte-acquatinta

pagina 33 Quaderni Calidonensi

Anna Minchio – acquaforte-acquatinta

Gian Battista Nitti - acquaforte-acquatinta pagina 34 Quaderni Calidonensi

Irene Palentini – Alce Rossa - acquaforte-acquatinta

Hideo e Yumiko Sakata – acquaforte-acquatinta

pagina 35 Quaderni Calidonensi

Mirella Soffini -acquaforte-acquatinta

Ettore Stegagnolo - acquaforte-acquatinta pagina 36 Quaderni Calidonensi Capovilla e il suo capitello

di Pino Contin

Capovilla, pur non essendo una frazione specie tra i giovani, verso i coetanei del sul piano amministrativo, è sempre stata centro. una località piuttosto a sé stante rispetto Esisteva, occorre dire, anche una certa al paese nel suo insieme. dose di pregiudizio da parte degli abi- Dal punto di vista urbanistico, nel perio- tanti del Capoluogo, che innescava, pro- do preso in considerazione, cioè gli anni babilmente, determinate loro reazioni. Trenta del Novecento, essa era costituita Una specie di confine “non segnato” tra da pochi agglomerati. C’erano, infatti, le le due parti era dato, infine, dall’inizio abitazioni di contrà Tomasina, il gruppo di Via Montegrappa ossia situato poco di case ubicate verso la fine di via Mon- oltre la corte dei Tamiozzo. tegrappa e quelle di via IV Novembre oltre ad un nucleo più consistente affac- Tra le due guerre mondiali ciato, nella maggioranza, sulla piazzetta attuale e, in parte, dislocato poco dietro Dal punto di vista numerico, la popola- l’edificio delle Scuole elementari. A ciò zione di Capovilla nel 1921 ammontava si aggiungevano delle case sparse qua e a circa 960 abitanti quindi rappresenta- là lungo le vie di comunicazione minori va il 24% del totale del Comune, che al- che attraversavano, nelle varie direzioni, lora contava poco più di 4.000 residenti. i terreni coltivati della campagna. Non possediamo dati certi sul decen- Anche per la memoria collettiva, la netta nio successivo ma, restando pressochè separazione dal Capoluogo comincia ad costante il numero complessivo dei ca- attenuarsi solamente a partire dagli anni lidonensi (3.955 nel 1936) e in mancan- Sessanta del secolo scorso col diffonder- za di grosse ondate di emigrazione, che si di un maggior benessere, con l’elevar- veniva peraltro ostacolata dal Fascismo, si del grado d’istruzione e con la nascita si può ritenere che pure in quel periodo nel suo territorio di importanti attività a Capovilla vivesse poco meno di un mi- economiche ad opera di alcune famiglie gliaio di persone. (Spigolon, Zanella in primo luogo). La denominazione di “Siberia”, con cui In precedenza lo stesso linguaggio dia- si usava comunemente indicare questa lettale si differenziava, per l’uso di certi località, lasciava intendere non solo il di- termini e la cadenza che connotava spes- stacco fisico dal centro più vivo e svilup- so il discorso, dalla modalità espressiva pato del paese ma attribuiva inequivo- degli abitanti del Capoluogo. L’abbiglia- cabilmente alla stessa caratteristiche di mento pure denotava, a volte, l’apparte- generale arretratezza e relativa povertà. nenza a questa zona isolata (si veda la Inoltre, pure l’aspetto della via d’accesso maggior diffusione delle sgalmare come al posto allora più abitato, Via Capovilla, calzature) come del resto più istintivi e fiancheggiata da buche, montagnole, ce- spontanei figuravano, in genere, gli at- spugli, rovi e alberi in abbandono, dove teggiamenti se non i comportamenti dei prima scorreva il Timonchio, forse aveva “Siberiani”, con un aperto antagonismo, contribuito a diffondere tra i compaesa-

pagina 37 Quaderni Calidonensi ni quell’appellativo. all’8% della popolazione totale. Di fatto, poche erano le famiglie bene- Considerando, infatti, che degli indi- stanti, c’era anche chi viveva in baracche. genti “ufficiali” ben 176 erano del cen- Il bisogno, insomma, era molto esteso tro, significa che il 58% delle persone riflettendosi ovviamente pure sul tipo che figuravano nel suddetto documento di alimentazione, in generale povera e risiedeva appunto nel Capoluogo men- carente. Il lavoro disponibile era poco tre la percentuale scendeva al 12% per ed esisteva, in qualche caso, perfino il la zona di Capovilla, la cui popolazione costume di ricompensare col cibo le pre- rappresentava, per contro, il 25 % circa stazioni occasionali di qualche operaio del totale comunale. nei campi o in altre incombenze. Ma forse una spiegazione può essere tro- Al riguardo, i documenti conservati vata, almeno parzialmente, nel fatto che nell’Archivio storico comunale non la- in qualche modo parecchie famiglie, sciano dubbi sulle condizioni di vita più anche se al limite della sopravvivenza, disagiate della popolazione della zona, riuscivano a condurre la loro magra esi- sia che si faccia riferimento alla dimen- stenza grazie all’apporto di un piccolo sione delle aziende e alla produzione appezzamento di terreno, coltivato di- agricola (specie di grano e vino) sia che rettamente, che assieme all’orto, al vi- si scorrano i ruoli dei contribuenti per gneto, alla proprietà della vacca e del le principali imposte da dove emerge la maiale, spesso alla disponibilità dell’asi- contribuzione ufficiale dei cittadini alle no, del pollaio e di qualche altro anima- entrate del Comune. le da cortile (conigli, ecc.) consentiva Così, a metà degli anni Trenta, solo i fra- almeno di sfamare i propri componenti. telli Benvegnù figurano tra coloro che Non va tralasciato, inoltre, il fatto che, conducevano (nella fattispecie come af- nei primi decenni del Novecento, e so- fittuari) delle aziende agricole con discre- prattutto dopo la Prima guerra mondia- to reddito e che impiegavano qualche le, un ragguardevole numero di abitanti avventizio. Mentre possiamo classificare della zona aveva dovuto emigrare verso come appartenenti, per allora, al ceto i più ricchi Stati europei o l’America del medio un gruppo decisamente ristretto Nord. Pertanto è probabile che periodi- di operatori del commercio. Tra questi camente arrivassero alle famiglie d’ori- troviamo un carrettiere (Paolo Cunico), gine degli aiuti economici, assai preziosi due osti (Gaetano Pegorin e Angela De pure se, magari, di modeste entità. Tomasi), un alimentarista (Giovanni Al riguardo, riportiamo alcuni dati sul Zaccaria), un commerciante in vino (Sil- flusso migratorio verso l’estero concer- vio Spigolon), due commercianti in gra- nenti il totale comunale e la quota di esso naglie (Giovanni e Giuseppe Fontana) e rappresentata dagli abitanti di Capovilla:

un altro in frutta (Francesco Pilotto). Pur non disponendo della serie com- Sorprende, invece, che solo 36 siano gli pleta di dati, superando largamente la abitanti di Capovilla iscritti nell’Elenco percentuale degli emigrati di Capovilla dei poveri che ammontavano a Caldo- la sua porzione sul totale del paese, ab- gno, a metà degli anni Trenta, alla ri- biamo qui un’ulteriore conferma della levante cifra di 301, equivalente quasi condizione di relativo sottosviluppo di

pagina 38 Quaderni Calidonensi quella zona. Ma concludendo su tale la piange nelle tombe nominando, in- aspetto, serve anche considerare che la vocando ‘Maria’. Il neonato indossa la mentalità corrente riteneva il Comune medaglia di Maria, il morente stringe il un ente distante in grado solo di chie- Santo suo Rosario.” Inoltre anche l’arte, dere contributi ai cittadini e non anche la poesia, la musica, la scultura, l’archi- di dare una mano a chi era in difficoltà tettura e la pittura, egli ricordava, aver serie. celebrato nella storia la bellezza di Ma- ria. Venendo all’origine del monumen- Il capitello della Madonna to, egli riferiva che pure questa contra- da “se non del tutto, fu assai trascurata, In questo contesto, un fatto nuovo, av- fin dalla sue origini, poiché tutte le co- venuto nel 1939, è degno di essere ri- modità, tutte le istituzioni, tutti gli uffi- cordato anche per le implicazioni più ci furono pel Centro e nel Centro della ampie che ebbe per tutta Capovilla: la Parrocchia-Comune. Anche in fatto di costruzione del Capitello alla Madon- manifestazioni di fede Capovilla ne fu na. Le vicende che hanno consentito di sempre priva”. È pertanto comprensibi- realizzare quello che era stato un vivo le che si sentisse “da tempo... il bisogno desiderio degli abitanti della zona sono non solo di alcuni provvedimenti per raccontate in un opuscolo, scovato for- l’igiene, per l’edilizia, pel miglioramen- tunosamente nella biblioteca del capo- to dell’ambiente, quanto sopra tutto luogo berico. Forse ispirato dall’Arci- per risollevarne lo spirito religioso e la prete, don Emilio Menegazzo, uno dei pietà cristiana. Di qui la necessità di ave- più convinti promotori, porta la data re un po’ di centro migliorato, un po’ di del 13 agosto di quell’anno e risulta piazza conveniente, un segno dei tempi stampato a Vicenza. L’anonimo auto- nuovi”. Aggiungeva che “ultimamente re, che si sigla A.B.C., sviluppa il suo discorso in quattro parti: nella prima si chiede il perchè dell’edificazione di tale monumento, nella seconda narra la sua origine; di seguito descrive i lavori resisi necessari e infine, reso omaggio ai mag- giori sostenitori dell’opera, chiudeva il suo scritto con una grande preghiera “Alla Vergine” del Petrarca. Nella pre- fazione parlava dell’inaugurazione “del grandioso monumento alla Madonna, che Capovilla di Caldogno volle eretto nel centro della sua nuova e splendida piazza” e affermava che l’argomento della “glorificazione di Maria Santissi- Lavoranti ma” fra tutti è il “più caro e spiritual- le stesse Autorità Comunali e Politiche mente utile a tutti i buoni fedeli”. … si erano interessate del caso... ma Da queste prime parole apprendiamo, per un complesso di cose indipendente- intanto, che questa costruzione fu l’oc- mente dalla buona volontà di tutti, non casione, come vedremo, di creare uno si venne a capo di nulla”. Certo con toni spazio pubblico centrale di cui la località leggeri e nell’intenzione evidente di era assolutamente priva. L’autore si sof- non ferire la sensibilità dei residenti del fermava, poi, sul valore dei monumenti luogo, le frasi appena riportate dicono in generale sostenendo che “anche il già abbastanza della precaria situazione più modesto monumento mariano sor- generale di Capovilla di quel periodo. passa nel suo scopo tutti i più grandiosi monumenti della terra” e faceva presen- La spinta di don Emilio te che “un monumento a Maria dedi- cò la pietà del popolo cristiano che La Ma ecco sopravvenire una fortuna impre- canta nelle culle, la celebra nelle nozze, vista quando “al Sig. Domenico Ortigara

pagina 39 Quaderni Calidonensi ex cittadino di Caldogno e ora dimorante dua”, che si trovava al numero 218 di Ken- a Chicago, temporaneamente venuto tra i sington Avenue di Chicago, ad adoperarsi suoi venne la felice e generosa idea di of- per raccogliere il sostegno per l’opera. frire al Rev.mo Arciprete la possibilità di Il sacerdote comunicava, così, in una lette- disporre dell’area davanti le scuole e an- ra del 2 agosto del 1939, a don Emilio che che di una non piccola somma di danaro “i bravi cittadini di Caldogno residenti in per una S. Immagine della Madonna”. questa parrocchia hanno corrisposto al La comunicazione della notizia da parte suo invito dando tutti secondo le loro fa- di don Emilio a tutti i capi famiglia di Ca- coltà”. Egli lamentava, però, che difficoltà povilla, appositamente radunati, provocò esistevano anche in quella terra dove non un “vivo entusiasmo” tanto che “ad una era stata sconfitta la miseria a giustifica- voce essi hanno gridato: Vogliamo una zione della modestia di certe somme. Ag- piazza, vogliamo un capitello alla Madon- giungeva, comunque, che le “offerte che na Immacolata”. le mandano vengono proprio dal cuore e Per provvedere alle risorse necessarie sono certo che Iddio vedendo i loro sacri- all’esecuzione dei lavori e alla festa previ- fici li ricompenserà”. Una trentina erano sta a completamento dell’opera, “seduta le persone che avevano voluto contribui- stante, si scelsero 12 persone suddivise in re a questa iniziativa della loro località tre Comitati”. Quanto progettato, tuttavia, d’origine e tra queste, insieme a Maria non fu di facile realizzazione nel concre- Spigolon e Alba Carta, nell’elenco figu- to. Infatti si dovette “abbassare la strada ravano Silvio Spigolon, Francesco Carta, circostante e appianare la vasta bassura. Giuseppe Visentin, Natale e Domenico Ma Capovilla sebbene poverissima di ri- Pesavento tra coloro che avevano elargito sorse, si anima, si orienta... e (sempre con le somme maggiori. Ma le famiglie Bar- le parole dell’autore) sotto la direzione din, Lebrocchi, Trevisan, Ortigara, Zene- attiva e intelligente del suo Rev. mo Arci- re, Cunico, Casarotto, Pegorin, Toniolo, prete, sorpassa ogni ostacolo, supera ogni Canale, Ghiotto, Meneguzzo e altre, pre- difficoltà, scopre ogni mezzo per compie- senti nel rendiconto di padre Chiminello, re la sua impresa”. ci attestano come larga sia stata l’adesione Occorre, a questo punto, accennare al alla richiesta del loro vecchio Arciprete. positivo rapporto che don Emilio aveva sempre cercato di intrattenere con gli Dall’idea alla realizzazione emigrati della sua parrocchia, con corri- spondenza epistolare, specie con un folto I Comitati costituiti si organizzano e “lavo- gruppo che si era trapiantato negli Stati rano alacremente, ciascuno pel compito Uniti d’America, come ci attestano do- assunto. Una buona somma di denaro è cumenti conservati nell’Archivio parroc- già raccolta. Centinaia di persone, fan- chiale. Al punto che, nel 1930, aveva pro- ciulli e fanciulle, uomini e donne, d’ogni gettato un viaggio in Nord America dove stato e d’ogni età, da mane a sera, son si prefiggeva di incontrare la folta comu- pronte per ogni incombenza, per ogni nità di calidonensi residenti a Chicago, ai trasporto, per ogni lavoro. Vogliono far- quali avrebbe, tra l’altro, voluto recapita- si onore...” Sicchè, nel breve tempo di 15 re un consistente numero di copie di una giorni, ci viene detto che “tutto è bell’è sua recente pubblicazione di devozioni. compiuto per la solenne inaugurazione Purtroppo il permesso di espatrio gli fu del magnifico monumento e dell’ampia negato dalle autorità fasciste che temeva- e bella piazza”. Ma ciò non fu, è bene no, probabilmente, una sua propaganda ricordare, opera solo di volonterosi par- avversa al Regime tra quegli italiani. In rocchiani in quanto “anche le autorità tale frangente, comunque, egli intensifi- comunali e politiche, visto l’accordo e il cò i rapporti con diversi di loro facendosi coraggio della buona popolazione... coo- interprete dell’importanza che avrebbe perarono non solo alla buona riuscita dei rivestito un certo aiuto economico per la lavori già intrapresi, ma posero mano con realizzazione del monumento. Nella circo- ogni impegno ad altri di non piccola im- stanza fu il Rev. Joseph Chiminello della portanza, quali la sistemazione delle vie, parrocchia italiana “St. Anthony of Pa- l’ornamento del piazzale delle scuole e

pagina 40 Quaderni Calidonensi specialmente il restauro e l’abbellimen- e la geniale iniziativa degli abitanti di Ca- to del fabbricato scolastico che prospetta povilla. Essi, infatti, nel volgere di pochi la nuova piazza.” Dunque, proclamava decenni, sono stati protagonisti di uno soddisfatto il commentatore, “Capovilla, sviluppo economico impensabile, capace forse disprezzata col soprannome di ‘Si- di annullare del tutto il distacco con il re- beria’, è risorta a nuova vita. Ha il suo cen- sto del paese. tro riattato e pulito; le sue vie appianate e rettificate; il suo fabbricato scolastico ben tinto e fornito di cortile con piante e se- dili. Ha il suo ampio e aperto piazzale e, soprattutto, il suo magnifico monumento alla Madonna”. A dimostrazione che “una popolazione, anche non numerosa, quan- do ravviva la sua fede e si mette in pieno accordo, compie delle cose grandi. E cosa grande per Capovilla è il monumento che ha innalzato alla ‘Vergine, figlia, madre, ancilla e imperatrice’, scrive il nostro ano- nimo osservatore. Nell’opuscolo, cui ci siamo in gran parte riferiti, non si trascu- ra di porgere un omaggio e di ringraziare, oltre al Podestà del tempo, Egelio Altissi- mo, don Emilio Menegazzo e il suo col- laboratore, don Antonio Grandi e coloro che maggiormente hanno contribuito al Inaugurazione. buon esito dell’impresa: Domenico Orti- gara (fu Bortolo), Silvio Spigolon, Ange- lo Boldrin, Giovanni Pegorin, Domenico Spigolon (di Silvio), Giovanni Zaccaria, FONTI UTILIZZATE: Giuseppe Fontana, Olinto Perosa, Alessio De Donati (fu Secondo), Giulio Pesaven- A.B.C., Un monumento alla madonna in Ca- to, Giuseppe Tronca, Luigi Spigolon e povilla. Caldogno 13.8.1939, Vicenza 1939 Antonio Campese. Ma anche altri avreb- P. Bonotto, Relazione Piani di recupe- bero dovuto figurare nell’elenco come ad ro di Via Tomasina, Caldogno 1994 esempio Ludovico Pesavento, che aveva P. Contin, Don Emilio Menegazzo e la sua effettuato il trasporto delle colonne e di Caldogno (1923-1957), Caldogno 2007 altri componenti del costruendo manu- Archivio Parrocchia S. Giovanni Battista di fatto dalla zona di San Bonifacio, come Caldogno viene ancora ricordato da qualche testi- Archivio storico Comune di Caldogno mone. La ricostruzione di questo significa- Archivio di Stato di Vicenza (carte topografiche) tivo episodio della vita di Capovilla, ormai lontano nel tempo, ci può insegnare che, Intervista a Rino Rech 5.11.2013 effettivamente, l’impegno collettivo bene “ a Licio Spigolon 1.3.2014 orientato ad un fine condiviso non astrat- Nota di Adriano Palentini 19.4.2014 to è spesso in grado di ottenere risultati Alcune altre interviste mirate ad anziani di insperati. Tale esempio, pure limitato, Capovilla, marzo 2014 conferma, credo, come la collaborazione tra iniziativa popolare e provvedimenti pubblici sia un elemento prezioso per af- Indicazioni bibliografiche: frontare i problemi di una comunità, da coltivare con cura anche ai nostri giorni. A. Lazzarini, Campagne venete ed emigra- Infine, la sintetica descrizione della gra- zione di massa (1866-1900), Vicenza, 1981 vosa situazione socio-economica che ha E. Franzina, Stranieri d’Italia. Studi introdotto la presente narrazione ci con- sull’emigrazione italiana dal Risorgimento al sente di riconoscere la grande laboriosità Fascismo, Vicenza, 1994

pagina 41 Quaderni Calidonensi Caldogno romana

di Galdino Pendin

Che Caldogno sia stata una borgata manipolazione dell’argilla, con una risalente per lo meno all’epoca roma- punta di chiodo o qualcosa di simile, na è un fatto risaputo da tempo, e gli aveva inciso su una faccia il proprio storici si trovano concordi nel ritene- nome: Cimmano. Questo sarebbe per- re che il nome del primitivo insedia- tanto il primo e più antico nome che mento sia sopravvissuto nel toponimo conosciamo di un abitante di Caldo- “Sesto”, oggi identificato prevalente- gno; ed egli, portando un solo nome, mente con via Roma. Ma anche delle e non i tre tipici dei cittadini romani, concrete testimonianze archeologiche deve essere stato sicuramente di condi- confermano questo dato di fatto. zione servile, oppure un liberto affran- La più antica documentazione di ri- cato da poco. trovamenti di quell’epoca qui avve- Inoltre dagli studi di Aldo Benetti sap- nuti ci è data alla fine del XIX secolo piamo che tutto il territorio a nord del dal grande studioso di epigrafia latina centro abitato era interessato da una Teodoro Mommsem, che nel suo Cor- centuriazione agraria, risalente pro- pus Iscriptionum Latinarum, nel volume babilmente alla fine del I secolo a.C. 5° riporta la notizia del ritrovamento Quindi tutta una serie di cardi e de- di un mattone con il bollo di fabbrica cumani, strade verticali e orizzontali, Quintus Curius Cai Filius, venuto alla attraversavano allora la campagna alto- luce nella zona dei campi novali. vicentina, dove non era raro imbattersi In quale parte del territorio comunale in qualche modesta abitazione di con- questo appezzamento fosse localizzato tadini, ex soldati congedati, assegnata- non lo sappiamo, ma sappiamo che ri dei lotti agricoli, o di qualche picco- con lo stesso marchio di fabbrica sono lo agglomerato di case, che saranno il stati rinvenuti numerosi altri fram- primo nucleo dal quale si svilupperan- menti di embrici anche nei paesi dei no poi tante attuali borgate. dintorni, come a Novoledo, dove ne Uno dei decumani maggiori di que- sono venuti alla luce pure col marchio sta centuriazione è documentato con di Titus Dellius Serenus e di Svetonus. sicurezza, e ancor oggi segna il confi- Di un ulteriore ritrovamento di un ne nord del comune di Caldogno, là mattone romano nel territorio di Cal- dove l’attuale via Scartezzini lo divide dogno ci informa il De Bon che, pub- da . Questa strada, ricalcando blicando il suo studio “Romanità del un precedente sentiero paleoveneto, Territorio Vicentino” nel 1937, ci dice di collegava direttamente i centri abitati aver notato un mattone romano nei di e Montecchio Precal- pressi di via Scartezzini, poco lontano cino; e quando nel 1970 l’Amministra- dalla fornace che allora lì esisteva, la zione Provinciale di Vicenza, cui com- quale, però era stata costruita nel 1906 peteva allora la strada, ha provveduto ed è stata abbattuta nel 1972. In quel a rifare il sottofondo stradale, a circa mattone il figulo, operaio addetto alla 80 centimetri sotto l’attuale asfalto, ha

pagina 42 Quaderni Calidonensi messo in mostra per lunghi tratti il sel- bre del 2014 durante i lavori di esca- ciato sottostante, costituito da sassi di vazione del bacino di laminazione del circa 20 cm. di diametro, fortemente Timonchio, non fa che confermare il cementati fra loro. quadro generale della situazione. Il tutto è stato poi ricoperto dal nuovo I pochi frammenti di cocci ed embri- materiale lapideo, e giace ancora sot- ci lì affiorati in superficie e le tracce to l’attuale asfalto, visto solamente dal di cenere hanno subito confermato sottoscritto, da qualche abitante della in quel luogo la presenza almeno di zona e dagli operai addetti ai lavori, i un piccolo insediamento e quindi di quali con i camion e le ruspe hanno qualche famiglia come le tante altre rapidamente proseguito nello svolgi- che dovevano essere dislocate allora mento del loro compito lavorativo. in tutta la campagna. Ma queste trac- Dalla campagna tra Caldogno e Mot- ce, dopo che sono state approfondite, ta, inoltre, traeva origine l’acquedotto sembrano suggerire e avvalorare una che riforniva il municipium di Vicetia di più interessante ipotesi: visto che i din- acqua fresca e potabile; e il suo traccia- torni del luogo di ritrovamento sono to è chiaramente indicato dalle poche ricchi di ottima argilla, quelle tracce arcate ancora superstiti nella zona di di cenere, risultate più abbondanti in Lobia. Del ritrovamento di un piccolo profondità, potrebbero testimoniare tubo in laterizio per la condotta sot- in quel luogo la presenza di una ru- terranea dell’acqua da una delle tante dimentale fornace per la produzione fontane che lo alimentavano, fino alla di manufatti in terracotta, visto che cisterna di partenza, rinvenuto sotto l’ attività laterizia era allora ampiamen- gli stabilimenti dell’ Arc Linea, abbia- te diffusa nell’altovicentino, ma finora mo notizia dalle cronache degli anni non è stata localizzata ancora alcuna cinquanta del secolo scorso. vera e propria fornace: questa sarebbe Tutte queste informazioni ci testimo- la prima che viene identificata nel no- niano che 2000 anni or sono tutto il stro territorio. territorio attorno a Caldogno appa- La posizione dei ritrovamenti, a pochi riva frequentato, attivo e rigoglioso, metri dall’attuale Timonchio, ma allo- ben coltivato ed irrigato, tanto da es- ra zona di scorrimento della Stramara- sere scelto qualche secolo dopo anche na, era il luogo ideale per tale attività, come insediamento di una arimannia che poteva attingere l’acqua necessa- o postazione militare del popolo lon- ria per gli impasti proprio dal torren- gobardo. tello, il cui corso è stato usurpato dal Il ritrovamento di frammenti di embri- Timonchio nei primi decenni del Mil- ci romani avvenuto nel mese di otto- leottocento.

Frammenti di mattoni con il bollo QCURICF (Quintus CVRIus Cai Filius), Quin- to Curio figlio di Caio, rinvenuti a Novoledo, della stessa fornace di quello trovato a Caldogno.

pagina 43 Quaderni Calidonensi Le nostre strade: i musicisti

di Carlo Toniolo

Le nostre strade, lunghe, spaziose ed una cornice paesaggistica suadente, eleganti, non sono solo le vie neces- circondata da monti ricchi di glo- sarie ai nostri tragitti da percorrere ria, abitata da una comunità seria, a piedi o in automobile, ma possono impegnata, aperta al dialogo e alla diventare utili stimoli per un “per- solidarietà umana. A questa intima corso culturale” se sappiamo leggere soddisfazione si aggiunge un’insolita in alto... sulla targa il nome che vi è emozione quando la mia attenzione inciso. Ne elenchiamo alcune: Via A. si sofferma a leggere questi “cartelli Ponchielli, Via B. Leoncavallo, Via U. stradali” che ricordano tante illustri Giordano, Via G. Puccini, Via G. Verdi, personalità e genialità del suono e Via V. Bellini, Via D. Cimarosa, Via A. del bel canto. Vivaldi, ecc. Musicisti noti e famosi. Chi La lettura di una qualsiasi targa che non rammenta le “Quattro stagioni” di indichi una strada si fa stimolo al sa- Vivaldi, la “Danza delle ore” di Ponchiel- pere e, non essendo simbolo di fac- li, la “Gazza ladra” di Rossini o la “Mar- ciata, proietta nella nostra mente cia trionfale” dell’Aida di Verdi o la “Ge- idee e valori, ricordi e sentimenti; ri- lida manina” dalla Bohème di Puccini? sveglia la memoria, parla un linguag- La denominazione di queste arterie, gio che si inserisce nel territorio che voluta dall’Amministrazione comu- attraverso l’avvertenza del cittadino nale, non è un’etichetta puramente si appropria di nuovi apporti cultura- formale ed esteriore, legata alla di- li e umani. sciplina toponomastica e stradale. Ogni iscrizione si fa messaggio, sto- Via Gioacchino Rossini rico, morale, etico, artistico, sociale, ecc, allorquando al nostro sguardo si Percorrendo Via Rossini, mi sovven- accompagnano l’interesse o la curio- gono alla mente le opere buffe, serie sità verso quel nome: un “medium” di e semiserie del grande Maestro pe- formazione umana e civile che diven- sarese (nato nel 1792). Le sue “Ou- ta in questo modo patrimonio perso- vertures” mi balzano alla memoria nale e collettivo e un atto di rispetto e soprattutto mi affascinano i tipici verso la Tradizione. “crescendo” con il loro ritmo incal- Quando sono giunto a Caldogno, nel zante e trascinante e le scansioni in maggio del 1998, non pensavo che mi vertiginosa ascesa, nel quadro del- sarei trovato a vivere in un contesto lo schema bipartito adagio–allegro. ambientale e culturale così consono Vale la pena ricordare i temi travol- alla mia personalità. L’impatto con la genti e sprizzanti di alcune introdu- “Città” di Caldogno mi fu particolar- zioni ad opere fondamentali: “Il si- mente gradito; e negli anni successivi gnor Bruschino” (1813); “L’italiana in Gioacchino Rossini nel la mia residenza è stata lieta e sere- Algeri” (1814), “Il barbiere di Siviglia” ritratto di L. Nauer. na. La località è piacevole, cullata da (1866), “La gazza ladra” (1817), “Se-

pagina 44 Quaderni Calidonensi miramide” (1823), “Guglielmo Tell” elementi che ci ricordano lo stile di (1829), ecc. Wagner. La sicura visione tonale lo La vasta produzione di Rossini com- pone tra quei musicisti europei che prende 40 opere teatrali, 18 Cantate, non si sono piegati ai disegni rivolu- 7 Inni, 12 Opere di musica sacra, 40 zionari di Stravinski e di Schönberg. di musica vocale, 26 brani di musi- La linearità e la solennità delle sue ca strumentale e i famosi “Péchés de composizioni lo inseriscono nella va- vieillesse” scritti a Parigi ove si recò lorosa schiera di quei musicisti italia- nel 1855 e dove abitò fino alla mor- ni del Primo Novecento che hanno te avvenuta nel 1868. Riposa nella saputo rinnovare la musica senza sov- chiesa di S. Croce di Firenze con gli vertire l’ordine della scala naturale. altri Grandi. Non possiamo omettere Ricordiamo fra le sue opere liriche la “Messa di gloria” (1820) e la “Peti- “Terra promessa” (1908), “L’uomo che te Messe Solennelle” (1863) per la loro ride” (1920), “Sofonisba” (1920), “De- tessitura armonica e per un cantare litto e castigo” (1926), “Primavera fio- liturgico che spinge alla Fede e alla rentina” (1932). L’artista compose Speranza, nonché per la loro raffi- sinfonie, balletti, elegie, concerti, nata orchestrazione. Queste opere cantate; ed ebbe l’onore di ascolta- sono caratterizzate da uno stile an- re la sua “Prima sinfonia” diretta dal cora classico e post-romantico, ricco grande Arturo Toscanini. Sono an- di humour e di ritmi originalissimi, che da ricordare la cantata “S. Cateri- vivaci e spiritosi. Lo chiamavano “Il na da Siena” e la conosciuta “Masche- cigno di Pesaro”, “Il Mozart italiano”, “Il rade”. Fu direttore d’orchestra della sole di Roma”, per la sua versatilità al RAI – allora E.I.A.R. – a Milano e poi suono piacevole e brillante, aperto al a Torino e tenne concerti, oltre che popolo (suo padre svolgeva il com- in Italia, in Inghilterra, in Belgio e in pito di “trombetta” comunale ed era Polonia. Muore e Vicenza nel 1964 e soprannominato “vivazza” per il suo riposa a dove carattere gioviale). L’opera n. 15 “Ri- il suo paese natale gli ha dedicato diamo! Cantiamo! Che tutto sen va...” ri- una cappella a perenne memoria. mane l’espressione del suo carattere La comunità di Caldogno, nota tra ottimistico, del suo impareggiabile l’altro per il suo imponente Coro linguaggio vocale e sinfonico rivolto di chiesa e per le sue tante iniziative a suscitare sentimenti di allegria e di musicali promosse dal Comune, dal- gioia. la Biblioteca e dalla Pro Loco, è or- gogliosa di avere immortalato, lungo Via Arrigo Pedrollo le sue strade, tanti celebri “Artisti del Suono”, anche nel ricordo del concit- Figlio di un organista e direttore di tadino Luigi Tamiozzo, che molto ha banda, Pedrollo nasce a Montebello dato all’arte organistica, al Coro par- Vicentino nel 1878 e studia al Con- rocchiale e alla diffusione del “Nobile servatorio di Milano. Conseguito il Canto”. diploma nel 1914, vinse successiva- Arrigo Pedrollo mente un concorso bandito dall’edi- tore Sonzogno per l’opera “Juana”. Nel 1920 fu nominato direttore musi- cale al “Canneti” di Vicenza e nel 1930 ottenne la cattedra di composizione al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, dove insegnò fino al 1941, per poi tornare a dirigere il “Canneti”. Autore di 10 opere teatrali, Pedrollo posse- deva, come Rossini, il senso costrutti- vo del suono, l’equilibrio della strut- tura armonica, la ricchezza tematica:

pagina 45 Quaderni Calidonensi Gaudete in Domino. “Gigetto Rocco” e il suo Coro Caldogno1 di Adriano Palentini

UN’ANIMA D’ARTISTA

C’è stato un tempo, non molto lon- tano, ma molto diverso da oggi, in cui aleggiava su Caldogno un’ani- ma d’artista. Era presente ovunque nella vita religiosa e nella vita civile del paese, ma non disturbava, non era invadente, era leggero come la cultura, era utile come il servizio, era giusto come la conciliazione. Lo conoscevamo tutti: Gigetto Roc- co, o Bieto Roco, come si firmava. Il suo vero nome era Luigi Tamioz- zo, nato a Caldogno il 10 febbraio 1910. Ma la personalità di un suo nonno Tamiozzo Rocco 2, appun- to, classe 1842, falegname e sagre- stano, aveva lasciato un’impronta forte nell’immaginario collettivo di Caldogno e aveva determinato che il suo nome sarebbe stato traman- dato come il soprannome della sua discendenza. Gigetto aveva ereditato dal nonno il ruolo di sagrestano e campanaro, ma di suo aveva aggiunto molto al- tro in campo professionale, associa- tivo, civile, ricreativo. E viveva il tut- to con un delicato senso artistico. In parrocchia era considerato come mata sete di verità, in continua ricer- direttore della Schola Cantorum e ca di ciò che per un uomo dà senso organista, in diocesi per il suo “spiri- alla propria vita. Ha fatto un percor- to ceciliano”, in Comune era Giudice so interiore lungo, sottile, raro, len- Conciliatore, in società, in famiglia e to e impercettibile, che lo porterà ovunque era stimato per la sua versa- solo verso la fine della vita, come per tilità, disponibilità e umanità. una illuminazione, a capire dove sta Un’anima d’artista, si è detto, forse l’essenza della vita stessa. E questo è distratta da mille cose e da mille in- anche per noi motivo di “Gaudio nel teressi, ma pur sempre con una affa- Signore”.3

pagina 46 Quaderni Calidonensi L’UOMO “GIGETTO ROCCO”. da apicoltore appassionato a poeta capace di immortalare e descrivere Uomo di chiesa, viveva vicino al Si- gli eventi straordinari della vita pro- gnore ma, annebbiato dalla consue- pria e altrui; da promotore turistico tudine, non se ne accorgeva; il Si- con le gite per i cantori piccoli e gnore lo guardava da vicino, ma lo grandi, a rappresentante di macchi- lasciava libero e attendeva. Passò così ne da cucire; da esperto suonatore quasi tutta la sua vita. del campanon (per l’ultima volta sul campanile per la Messa Novella del figlio Giandomenico: ha suonato a campane fisse muovendo il batac- chio con delle corde) a strumen- tista vivace di organo, pianoforte, fisarmonica, mandolino e violino, che si era costruito sotto la guida del cugino liutaio Bepin Zamberti .5 Un fisico piuttosto fragile, ma “servi- tore” scattante dei tanti doni ricevuti da Dio; un cuore a volte trasparente La campana grande da bambino, a volte tentato dalla glo- del 1896 ria vana del mondo; un’intelligenza è stata sostituita arguta ed intuitiva; una parola fran- il 20 ottobre del 2015. ca e colorita; una scrittura elegante e (Foto Antonio Balasso) chiara; una grande capacità relaziona- le e organizzativa; ma soprattutto una passione musicale senza confronto!” 6

Gigetto attore, GIGETTO MUSICISTA cavallerizzo, apicoltore, Noi, che lo abbiamo conosciuto, il violino di Gigetto lo vediamo ancora seduto alla con- nelle mani solle dell’organo dietro l’altare, dei figli Anna e in un posto angusto, addossato ad Giandomenico; una parete storta, che quasi gli si e Gigetto fante appoggiava sulla schiena. Oppure lo vediamo, nel ricordo, asciutto e magro, scattante, diritto davanti ad “Uomo dalla personalità complessa, un leggio, con la partitura aperta e con tonalità a volte contrastanti, di due occhi vispi e sicuri che saltano grande sensibilità e rigido nella disci- da una sezione all’altra dei cantori. plina, e ancora ricchissimo di qualità. Ecco, il maestro Gigetto è lì, pronto a Madre natura lo aveva dotato di tanti fare la cosa che gli piace di più, che più doni. Sapeva fare e ha fatto svariatis- lo caratterizza: il musicista. La sua era sime cose nella sua vita: da sacrista a una passione fatta concretezza, forte, organista; da campanaro a direttore di coro; da falegname provetto, come i suoi avi, a maestro di canto; da pit- tore e decoratore a responsabile di zona dei fanti; da autista del pulmi- no dell’asilo parrocchiale a giudice conciliatore del paese; da meccani- co di biciclette a rappresentante di onoranze funebri; da agricoltore ad attore teatrale di spicco nonché pro- motore della locale filodrammatica4;

pagina 47 Quaderni Calidonensi carica di entusiasmo e di impegno sen- costante sforzo lo compì nel trascrive- za riserve, che tuttavia poggiava su una re10, con qualche aiuto, nelle lunghe solida formazione teorica e pratica. notti invernali, partiture e fogli di mu- Quando il 22/11/1924 mons. Erne- sica ancora presenti nella soffitta di sto Dalla Libera, Segretario Generale casa Tamiozzo e forse anche della ca- dell’Associazione Italiana Santa Ce- nonica. Cominciava da lì il suo lavoro cilia, con sede in Vicenza dal 1922, di Maestro della Schola Cantorum di aprirà la Scuola Ceciliana diocesana7 Caldogno, che di pentagrammi, neu- e chiederà a tutti i parroci di sostene- mi e solfeggio non sapeva quasi nulla. re l’iniziativa per migliorare la qualità del canto liturgico, allora alquanto GIGETTO MAESTRO scadente, quasi irriverente, il parroco di Caldogno don Emilio Menegazzo A lui piaceva essere chiamato “Ma- sceglierà due ragazzi, che conosceva estro” dai suoi cantori ed anche dai bene. Così quel prete, lungimirante tanti alunni ed alunne che ricorreva- e appassionato anche di musica, il no a lui per i primi passi nell’affasci- 30 novembre 1924 verserà £.100 alla nante mondo della musica. Scuola Ceciliana quale prima rata8 L’appellativo di “Maestro”, d’altron- per la frequenza di Luigi Tamiozzo de, non era velleitario o immeritato, e Giovanni Casarotto al 1° corso, sez. come abbiamo visto. 1^. Riceveranno l’Attestato di Promo- Fu uno dei primi a istituire corsi di zione al Corso successivo il 2 luglio educazione musicale in Caldogno e a 1925, dopo aver superato con profitto Isola Vic., presso il convento di Santa gli esami di: Canto gregoriano e Li- Maria del Cengio11, molto prima che turgia, insegnante mons. Ernesto Dal- la musica diventasse materia di inse- la Libera; Teoria musicale, Divisione e gnamento nelle scuole. E fu tra i pri- Solfeggio, ins. cav. prof. Gino Visonà; mi ad insegnare nelle scuole di Sta- e Harmonium, ins. Giuseppe Calia- to, a Vicenza, con l’incarico nei corsi Attestato di ro9. Prenderanno il diploma nel 1927. popolari di orientamento musicale, Promozione - Scuola I due ragazzi continueranno lo studio promossa dal Provveditorato agli Stu- Ceciliana 1925 della musica: Luigi Tamiozzo conse- di per l’anno 1964-65. Negli appunti guirà il Diploma d’organo nel 1929, per una lezione presso la Scuola sta- a 19 anni, e Giovanni Casarotto nel tale di Orientamento musicale scrive- 1930. Gigetto ricorda altri insegnan- va: “La musica è l’arte che parla con mag- ti: il prof. Ettore Fornasa e il maestro gior suggestività allo spirito: lo persuade, prof. Antonio Mozzi. E in una nota ha lo plasma, essa è l’indefinito e sublime lin- aggiunto: “Da quel momento ho dedicato guaggio che Dio ha elargito agli uomini quasi tutta la mia esistenza all’arte musi- affinché possano esprimere sentimenti di cale, sia come organista che quella del can- un ineffabile godimento spirituale”. In to corale, polifonico, lirico e folcloristico”. queste parole sentiamo come il suo Compose anche qualcosa, spesso ri- animo d’artista si perdesse nel soave fece l’armonizzazione dei canti per mare dei suoni. renderli più accessibili ai suoi canto- Ricorda Ettore Stegagnolo: “Una vol- ri. Allora non c’erano fotocopiatori o ta è riuscito a mettere insieme un’or- PC con stampante, per cui un grande chestra di circa 30 ragazzi insegnando loro l’uso di diversi strumenti musica- li: sono cose che restano nella mente e nei ricordi con nostalgia”.12 Sapeva poi coordinare gli alunni del corso di orientamento, il complesso gli Spar- vieri13 con il figlio Pierangelo, e la Schola Cantorum per dare spettacolo alla popolazione con il saggio di fine anno, coinvolgendo anche le suore e i bambini dell’asilo parrocchiale.

pagina 48 Quaderni Calidonensi Dava lezioni private di pianoforte e con- Si proponeva pure di essere con la sigliava lo strumento da acquistare.14 Schola un Maestro di vita. Così scris- Insegnò a leggere la musica ai cantori se nel preambolo dello Statuto, fir- delle Scholae Cantorum cercando di mato da lui: “Essa mira a formare una superare il canto mnemonico prati- gioventù distinta, che anche per mezzo del cato fino ad allora, e suonò l’organo canto ricreativo, sappia trovare ideali che sia a Caldogno che in molte altre par- servino a fondamento della loro vita”. rocchie: Cresole, Rettorgole, Motta, Mons. Dalla Libera gli riconosce: Vicenza ai Carmini e a S. Agostino, “Che cosa non deve la vita liturgi- Polegge, Isola, Castelnuovo, Valli del co-corale di Caldogno al popolare Pasubio...” Gigetto Rocco?.... ascoltatissimo, per- In particolare è essenziale, per capire ché stimato e perché è un donato- la sensibilità e l’impegno educativo e re di autentico spirito cristiano... è disciplinare che il Maestro Gigetto l’istruttore e l’organista per i canti di Rocco dedicava, ricordare i suoi Pue- chiesa...”. ri Cantores. Insegnava loro i canti e li sapeva gratificare accompagnando- LA SCHOLA CANTORUM DI li a Monte Berico, in Cattedrale, nei CALDOGNO concerti, ed offrendo loro il miele prodotto dalle sue api, che allevava Riportiamo solo alcune espressioni nell’orto davanti a casa, e a Natale con cui sono stati riconosciuti e si te- la cioccolata al bar ACLI.15 Oppure stimoniano il grado di bontà e il pre- seguiva il coretto preparato da don stigio che caratterizzava la Schola di Mario Galzignato, ne registrava di Caldogno nelle sue prestazione litur- nascosto le voci, che lui giudicava giche, liriche e ricreative. “celestiali”, e gliele faceva riascoltare Cattedrale di Vicenza, 29 giugno complimentandosene, per nulla ge- 1953. Si presenta la Schola Cantorum loso dell’attività educativo-musicale di Caldogno. Scrisse mons. Dalla Li- dei cappellani. Proprio perché rite- bera: “Sessanta cantori fra uomini e neva le voci dei bambini “incompa- ragazzi, con la Messa Eucaristica di rabili” voleva che fossero i bambini a Perosi. Così la Cattedrale si era assi- cantare le pastorelle nella Messa del- curata un servizio, oltrechè artistico, la mattina di Natale. anche solenne. Splendide le voci di

1947: esibizione in “Villa Caledonii”- n.135 iscritti)

pagina 49 Quaderni Calidonensi ragazzi, ben educati, nutrito il coro torum era composta di 15 elemen- dei bassi, aggraziati i tenori: abba- ti; direttore era Giovanni Toffanin19, stanza stilizzato il canto gregoriano, ruolo che continuerà a svolgere per potente il Cristus vincit finale. Esecu- diversi anni.20 A quei tempi veniva zione vigorosa, ben diretta dal giova- mantenuta in parrocchia una netta ne Rino Rech. Don Angelo Maggio, separazione tra maschi e femmine: in il sorridente assistente della Schola, chiesa le donne stavano nelle sedie o si faceva in quattro per rendersi utile, nei banchi dietro agli uomini, inol- senza apparire. tre le donne non potevano far parte Ma la figura più caratteristica è quel- della Schola Cantorum, ma potevano la dell’organista Luigi Tamiozzo...” 16 aggiungere la loro voce come coro di Non meno lusinghiere sono le pa- risposta “ai Toni comuni e al Credo” 21 role che l’anno prima il Presidente e nei canti religiosi di natura popola- dell’E.N.A.L. aveva scritto al M.° Ta- re. Tra le suore Serve di Maria di Ga- miozzo e al suo Complesso Corale leazza, dette Mantellate, chiamate a in chiusura de “L’Ora del Dilettan- Caldogno nel 1923 da don Emilio Me- te”.... “per le preziose prestazioni che negazzo, suor Luisa Piccioni di Mon- hanno determinato il successo della ferrato era maestra di piano e canto22. manifestazione”. Non è da ritenersi È da credere, quindi, che da quell’an- eccessivo quel “hanno determinato”, no la musica in parrocchia fosse ar- perché sappiamo quanto, con il suo ricchita anche dalle voci femminili. duplice repertorio di musica sacra e di musica profana, la Schola di Cal- Il Coro di Gigetto. dogno fosse considerata di primissi- Abbiamo visto che Gigetto nel 1927 mo livello nel panorama provinciale si era diplomato come maestro di e regionale. canto e nel 1929 come organista. Ancora complimenti per uno “spet- Cominciò allora e durerà fino al 1989 tacolo denso di sorprese, esecuzioni il periodo, qui preso in considera- curate artisticamente, belle voci con zione, della Schola Cantorum che un vasto repertorio di canzoni, il possiamo definire “del M°. Gigetto tutto incorniciato dal più fine folclo- Rocco”, come dirà l’arciprete don re”, sono stati espressi dalla dirigen- Giuseppe Peroni nel 1961: “La chia- za ACLI e dal Segretario Generale mo sua: ne ha tutto il diritto e l’or- dell’Ente Fiera di Vicenza nel 1957.17 goglio.” 23 Nel 1932 diresse il coro di quaranta cantori il cappellano don LA SCHOLA CANTORUM Ciro Ellero e Gigetto, che suonava DI CALDOGNO HA 140 ANNI l’organo, lo aiutava nella formazione canora di altri 39 aspiranti cantori. Pur con un paio di crisi, ha una Poi venne la guerra e le apprezza- storia ultracentenaria e brillante. te voci virili partirono. “La Scuola di È addirittura ragionevole pensa- canto si assottigliò a poco a poco sempre re che la Schola Cantorum di Cal- di più fino a quando scomparve qua- dogno compia quest’anno 140 anni. si del tutto... Quanti di questi giovani, Certamente esisteva nel 1908, set- di questi amici - i miei cantori - … non te anni prima della visita pastorale sono più tornati...!”, scriverà Gigetto. di mons. Rodolfi. Allora la dirigeva Ma già il 28 agosto 1945 sarà in gra- Giacomin e i cantori erano sostenu- do di eseguire, con il battitempo Rino ti dal suono di un organo Zordan.18 Rech, perché Gigetto era all’organo, Ma considerando che questo organo una messa a 4 voci dispari di Perosi. è stato acquistato dalla parrocchia E il 2 aprile 1952 potrà riscuotere un nel 1875, e se c’era un organo a quei enorme successo schierando in con- tempi molto facilmente c’era anche certo ben 120 cantori presso l’Istituto un coro, è credibile che la Schola Salvi e qui riceverà l’ambito Diplo- Cantorum di Caldogno sia nata in ma della “Repubblica di San Zulian”. quel periodo! Festeggiamo allora con Gigetto incontra questo scritto anche i suoi 140 anni! Un dialogo interessante. In chiesa le mons. Onisto Sappiamo che nel 1921 la Schola Can- regole sul canto erano sempre molto pagina 50 Quaderni Calidonensi rigide. Antonio Tamiozzo riferisce a avvertire e/o a trasportarli . Andava an- questo proposito un dialogo signifi- che a prendere i ragazzi, li trasportava cativo tra il papà Gigetto e il vescovo sulla canna della bicicletta e, d’inver- mons. Zinato: “Maestro, non si può fare il no, li copriva con il suo mantello nero. coro misto!” Era il tempo in cui la Chiesa Le ragazze poi potevano uscire solo locale aborriva la promiscuità. Rispose se erano loro a chiederlo ai genitori. Gigetto: “Monsignore, quando sono assie- Così si componeva la Schola Can- me non succede niente, è quando sono sepa- torum, con pazienza e persuasione, rati che può succedere...”. Comunque da e così cresceva in numero e qualità. allora Gigetto ha lasciato andare il coro Gli ultimi anni. Quando Gigetto fu misto. Dopo anni, finalmente, anche le costretto per l’età a rallentare il suo donne poterono entrare nella Schola impegno anche la Schola Cantorum Cantorum. Sempre il vescovo Zinato: quasi si spense per la seconda volta. “Maestro, perché non fa un bel coro misto?”. Ma si riprese con vigore a cavallo degli A cui Gigetto rispose schietto e diret- anni ‘90, che videro il Coro Polifonico to, senza peli sulla lingua com’era nel primeggiare soprattutto con la musi- suo carattere: “El prova lù adesso a méta- ca classica. Recentemente la direzio- re insieme el coro, dopo che lo ghemo sfas- ne del coro è stata affidata al maestro sà...”. Tuttavia la tentazione era trop- Mariano Doria. All’organo, dopo Gi- po forte per lui, e Gigetto ricostituì il getto Rocco, siedono sua figlia Anna suo coro misto, lo portò a prestazioni Patrizia e il nipote Sergio Marcante. di alto livello in qualità e popolarità. ATTIVITà CONCERTISTICA Il maestro col tabarro. E RICONOSCIMENTI

Gaudete, gioite, è il tema della terza do- Il maestro col tabarro menica d’Avvento, in cui si interrompe trasporta un bambino la penitenza in preparazione del Nata- per i canti di Natale le, si depone il colore viola, il sacerdote veste il colore rosa, si pongono i fiori sull’altare e si torna a suonare l’organo. Lo sa bene il sacrestano ed organista Gigetto. Gaudete, era anche il sussulto emotivo che provava dentro di sé quando vedeva i suoi cantori sereni e contenti. Poteva accadere dopo una gita, una cena, un brindisi, o per i complimenti che giun- Niente era facile in quel Dopoguerra, gevano in seguito alle loro performan- tempo di emigrazione, nel quale anco- ces canore. Era felice lui, per quel sano ra non si vedevano grandi spiragli di orgoglio e per l’ambizione che lo spin- ripresa economica. Togliere tempo al gevano sempre più avanti e più in alto. lavoro e alla famiglia per frequentare Erano felici i suoi cantori, gratificati dei la Scuola di musica poteva scoraggiare. sacrifici fatti per frequentare le prove e Eppure quella Scuola era l’unico di- le uscite per i concerti. versivo alla monotonia dei giorni che Dal 1952 i successi si susseguivano con si susseguivano, sempre uguali, nel pe- sempre maggiore intensità. La Schola sante lavoro dei campi o dei pochi la- Cantorum usciva dal paese e si faceva boratori artigianali. Si vedeva allora Gi- conoscere e apprezzare in Provincia: a getto, a volte con il cappellano, davanti Monte Berico, a Santa Maria del Cen- ai pilastri della latteria con i foglietti in gio, in Cattedrale con il passaggio in 1° mano a ricordare ai contadini, uno per Grado25. E poi la musica classica, popo- uno, l’appuntamento per le prove di lare e folkloristica, gli sketch, il Concor- canto. Oppure Gigetto passava di casa so provinciale A.C.L.I.26, il Diploma di in casa, con don Mario e la sua 600, ad Elogio al Concorso Vicariale, la parteci-

pagina 51 Quaderni Calidonensi pazione al Concorso Corale Diocesano, La stessa opinione la espresse Mons. la premiazione al cinema-teatro Roma Dalla Libera, a commento della presta- di Vicenza da parte dell’E.N.A.L., per zione dei cantori in cattedrale, eseguita la partecipazione all’Ora del Dilettante con l’organista M.° Bepi De Marzi: Essi con il Diploma di 1° Grado; il citato Di- “tengono al loro gruppo corale, espres- ploma della “Repubblica di San Zulian”; sione vigorosa della vita parrocchiale; e l’entusiasmante partecipazione al “Mi- sanno che per farlo vivere bisogna farlo crofono d’Argento”; lo splendido spettaco- agire... il cav. Tamiozzo non ha difficol- lo offerto ai villeggianti di Mezzaselva di tà a tenerli uniti...”. Roana... E ancora i grandi avvenimenti Il segreto di questo forte senso di ap- in paese: Cerimonia e spettacolo per la partenenza, carta vincente di ogni ag- Prima messa di don Giacomo Crestani, gregazione umana, sta anche in altri degli altri sacerdoti di Caldogno e da ul- timo per la Prima messa del figlio Gian- domenico, di Marcellino Palentini, di Renato Trevisan e di Franco Corà. Personalmente Gigetto ha ricevuto mol- ti gesti di riconoscenza, ma non quanti ne meritava. Su tutti spicca l’ambìto ti- tolo di “Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica”, e la medaglia d’oro alla carriera con pergamena consegna- ta dal Comune di Caldogno. Altre pergamene con espressioni di ri- conoscenza gli sono state consegnate dai vescovi della Diocesi mons. Onisto e mons. Nonis, dalla Filodrammatica in Pergamena della Schola Cantorum 1977 occasione del suo matrimonio con Se- rafina Martello. Ma più cara gli è stata la elementi strategici che Gigetto sapeva pergamena della sua Schola Cantorum gestire con saggezza e costanza: la stima che recita: “Al Maestro/ Cavaliere nell’or- per la sua persona innanzitutto e il ri- dine al merito/ della Repubblica Italiana/ spetto reciproco, il saper valorizzare il LUIGI TAMIOZZO/ a testimonianza della ruolo e le doti di ciascuno, la condivisio- appassionata/ e preziosa attività di inse- ne del canto, dei momenti di svago, la gnante/ di canto e di organista svolta/ tutta ricchezza del repertorio musicale, la va- in seno alla parrocchia di/ Caldogno/ per rietà negli spettacoli, le gite annuali27, le otto lustri/ la scola cantorum/ esaltandone la cene sociali, la gratificazione che scac- lunga opera e la/ squisita sensibilità artistica cia le difficoltà e rinnova l’entusiasmo, che ha/ saputo infondere nei cantori la sua/ la giusta stimolazione e l’impegno con- stessa passione e nella comunità/ un forte seguente, la “bella figura” che il coro vincolo di amicizia e di/ comune amore per permetteva di fare. In ultima analisi Gi- il bel canto/ riconoscente. - 23 aprile 1977.” getto offriva ai suoi cantori un’apertura oltre i confini dei campi di Caldogno e IL SEGRETO DI UN SODALIZIO il poter curiosare nel mondo degli altri senza dover rinunciare al proprio, quel- Aveva esordito proprio con questi ap- lo conosciuto. Ricordava di recente a tal prezzamenti don Giuseppe Peroni nel proposito Catia De Tomasi: “... quante 1961 quando scriveva a Gigetto queste belle serate a cantare e poi ciacolare...” altre constatazioni sui cantori: “...Una 28 Gigetto si beava di queste cose, la fe- volta entrati a far parte della scuola, si licità dei suoi cantori era la sua felicità, sentono ad essa talmente legati da con- non diceva ‘non posso’ o ‘non ho tem- siderare un obbligo ed un onore l’ap- po’, il tempo lo trovava sostenuto dalla partenervi... E di quale spirito fraterno famiglia; solennizzare le cerimonie in traboccante nella gioia più pura e sere- chiesa era dare bellezza al suo ordinario na è permeata la scuola!” lavoro di sacrestano e campanaro.

pagina 52 Quaderni Calidonensi ILLUMINAZIONE tempo si era compiuto. Dopo aver re- citato il “Ti adoro”, preghiera che pro- Ci sono dei passaggi nella vita di un segue con “Ti amo con tutto il cuore”..., essere umano essenziali, fondamen- si sorprese, e confidò al figlio Giando- tali per la conoscenza di se stessi. Il menico: “Non è vero che amo Dio con tut- primo è il momento in cui, da picco- to il cuore, ma solo ora ho capito che Dio li, all’improvviso, ci rendiamo conto mi e ci vuole bene; e pensare quante volte di aver preso coscienza e quasi di po- lo avevo sentito dire dal parroco e anche da ter dominare la nostra grandezza: è mia madre quand’ero piccolo, questa gran- la conoscenza dell’uso della ragione. de verità. Ci ho messo 79 anni a capirlo” 30. Sulla parete vicino alla porta della sua casa, che ha chiamato “la casa dei mira- coli”, in una nicchia ha fatto realizzare dall’amico artista Piero Dani un dipin- to con questa scritta: OMNIA VINCIT AMOR, Su tutto vince l’Amore! Quasi un timbro di autenticazione ed un’eredità di ciò che aveva capito.

GAUDETE IN DOMINO

L’esistenza umana ha un suo ritmo vitale. Gigetto ha percorso la sua con intensità, con entusiasmo, fino al 12 Famiglia Tamiozzo gennaio 1989. Ha creduto di dare sen- L’altro, che giunge pure all’improv- so alla sua vita vivendola da cristiano, viso, da adulti, e non è per tutti, in come gli aveva insegnato la mamma, il cui si prende coscienza della propria parroco, la scuola ceciliana, la lettura pochezza in questo mondo, in que- del vangelo durante il suo servizio in sto universo: è il momento del supe- chiesa; con una dedizione quasi totale ramento della ragione, è il momento agli altri, alla parrocchia, ai suoi canto- della percezione del trascendente, ri, ai cittadini; facendo del suo meglio dell’essenza della vita, è il momento in campo professionale, associativo, dei bilanci, il momento in cui si tro- civile, ricreativo; mettendo a frutto i va risposta alle domande ultime: per- doni ricevuti e il suo delicato senso ar- chè si nasce, perchè si vive, perché tistico. Ma, dunque, solo alla fine aveva si gioisce, perché si soffre, perchè si capito, come una rivelazione, il signifi- muore? Eppure la verità ci cammina cato di tutta la sua vita. E ci viene da accanto, ci sfiora tutti i giorni, milio- ripetere con lui: Gaudete in Domino. ni di particolari ce la suggeriscono Nel santino della morte, per ricordar- ad ogni passo. Ma noi ci perdiamo lo, i figli e la moglie hanno scritto: in mille parole, in una ragnatela di “Ricordare è amare”. Ora tocca a noi distrazioni, in una miriade di fat- ricambiare il suo amore con il nostro ti contingenti e secondari. Gigetto è ricordo. Gigetto, anche nella veste stato una delle anime elette, aiutato di Giudice conciliatore, non merita anche dalla sua sensibilità di artista l’oblio della memoria, né sua moglie e dalla sua religiosità. “In casa si pre- Serafina Martello, che abbiamo cono- gava tutti i giorni”, ha lasciato scritto, sciuto come ostetrica di Caldogno31. “l’Ente supremo: Dio e la Madonna” 29. Sono persone insigni e degne, che Dipinto: “Omnia vincit Amor” Successe una mattina. Aveva da tempo hanno onorato il nostro Territorio. È abbandonato tutte le attività e si era tempo che il Comune le ricordi assie- immerso nelle riflessioni. Aveva recu- me a noi con un segno tangibile di ri- perato gli affetti profondi, sinceri dei conoscenza. Per tutta la cittadinanza famigliari, che sentiva di aver trascura- sarà un ulteriore motivo di “gaudio”. to per il troppo fare. Quella mattina il

pagina 53 Quaderni Calidonensi NOTE miozzo tecnico del suono, e Ottavio Menara, manager e Rinaldo Sansigolo accompagnatore. 1 Per ragioni di spazio non viene citata la biblio- 14 Testimonianza della dr.ssa Brazzale M. Virgi- grafia già presente in: Adriano Palentini,Lauda - nia, farmacista in Castelnovo. te Dominum – La Schola Cantorum e il suo maestro 15 Testimonianza personale e dei figli Anna, - Cresole, in: Quaderni Calidonensi, 2014, a cui si Antonio e Costantino, che ha sempre continua- rinvia anche per approfondimenti. to ad allevare le api, e ancora oggi a Cagliari. 2 Addirittura nelle pubblicazioni di matrimo- 16 E. Dalla Libera, Diari della Cattedrale - 1951 - nio l’Ufficiale dell’Anagrafe lo dichiara figlio 1966; Diocesi di Vicenza, 1990, pag. 115. di Rocco anziché di Antonio. 17 Lettera della Commissione Organizzatrice 3 Citazione di Tamiozzo Luigi in: Brevi cenni A.C.L.I. del 13 settembre 1957. sulla vita della Schola Cantorum “Santa Cecilia” 18 Questionario per la prima visita pastorale di di Caldogno, Vicenza 1961, a pag.16, tratta dal mons. Rodolfi del 07/01/1915: Risposte n.26, capitolo 4°, 4.4, della Lettera di S. Paolo ai Fi- 27 e 44. lippesi: “Rallegratevi nel Signore, perché egli è 19 Relazione del Vicario Foraneo del 1921 sul- vicino a quanti lo invocano con cuore sincero”. la parrocchia – in Contin Pino, Don Emilio Me- 4 Trovo nell’Archivio parrocchiale di Caldo- negazzo e la “sua” Caldogno. 1923-1957, gno i primi tesserati della Filodrammatica: 2007, pag. 13. Casarotto Antonio (classe 1906), Montagna 20 Archivio Parrocchiale: Il 02 settembre 1924 Regolo (1903), Novello Giuseppe (1909), vengono pagate £.128 a Toffanin Giovanni per Rech Antonio (1909), Rech Giuseppe (1905), lezioni di canto. Sansigolo Giovanni (1910), Tamiozzo Costante 21 E. Dalla Libera, Diari della Cattedrale ..., op. (1905), Tamiozzo Luigi (1910), Trevisan Ange- cit. pag. 199, nota. lo (1909), Trevisan Matteo (1907). Ma è molto 22 Contin Pino, Don Emilio Menegazzo …, op. interessante sapere che poco dopo, nel 1926, la cit. pag. 22. Filarmonica è stata composta dai molto affiatati 23 Tamiozzo Luigi, Brevi cenni sulla vita ... op. membri: Vito Stegagnolo direttore attore, Lui- cit. pag. 9. gi Tamiozzo consigliere segretario attore, Ma- 24 Testimonianza di don Mario Galzignato. rio Gollin consigliere attore, Bergamin Silvio 25 Lettera di mons. Ernesto Dalla Libera del 4 consigliere attore, Callisto Zanin attore, Rino giugno 1948. Manni attore, Gollin Pietro direttore scenico 26 Ricordiamo almeno i Duo: Bruno Gual- e cassiere, Domenico Galvan attore, Giovanni tiero-Lino Faresin; Luigino Zanin-Gualtiero; Abbalotti attore, Angelo Contin truccatore e M.Pia Casarotto-Bruno Gualtiero... scenografo, Antonio Stegagnolo suggeritore, 27 Va ricordato senz’altro l’incidente occorso Fausto Basso attore, Oripoli Giovanni attore, alle 6.30 del 13 agosto 1952 sulla via per Trieste Luigi Nardi attore, Antonio Toniolo attore, a all’altezza del Ponte sul Livenza: “Abbattuto il cui si aggiungerà nel 1936 Ceola Isidoro. parapetto del ponte il pullman precipitava... 5 Giuseppe Zamberti, 09/02/1893-1969, figlio ma si arrestava miracolosamente”. di Giuseppe e di Tamiozzo Elisabetta, noto ed 28 Facebook, Catia Katia De Tomasi, 23 gen- apprezzato liutaio di Vicenza. naio 2014. 6 Tamiozzo Giandomenico, Nonno Gigetto, 12 29 Tamiozzo Luigi, Casa dei miracoli, fogli spar- gennaio 2004, manoscritto. si, manoscritto. 7 Palentini Adriano, Laudate Dominum... op. 30 Tamiozzo Giandomenico, Papà Gigetto, 12 cit. pag. 22. gennaio 2010, manoscritto. 8 Fabbricieria Parr.le di Caldogno – Regis. 31 Palentini Adriano, La prima donna che mi ha Dell’Attivo e Passivo. Archivio Parrrocchiale. preso in mano: Serafina Martello in Tamiozzo, in: 9 A.I.S.C., Scuola Ceciliana della Diocesi, Atte- Quaderni Calidonensi 2013, pag. 5-16. stato di Promozione dell’alunno Luigi Tamioz- zo, 02 luglio 1925. Nel 1933 prenderà il Diploma di Licenza anche Erminia Zanin, per la quale il parroco aveva versato £.75 come 1^ rata. 10 Fece anche il copista per l’Istituto musicale Canneti. 11 Lettera del Direttore didattico Carlo Toniolo, 3 luglio 1973. 12 Ettore Stegagnolo, Il Personaggio, in “Arte Caldogno”, dicembre 1986. 13 “Gli Sparvieri” è stato un Complesso mu- sicale famoso in provincia di Vicenza. Nato a Caldogno nella seconda metà degli anni ‘60 attorno ai fratelli Tamiozzo, era formato da: Pierangelo Tamiozzo alla chitarra solista, Etto- re Stegagnolo alla chitarra accompagnamento, Mario Trevisan al basso, Gianni Galvanetto alla batteria, Gianluigi Zanin alle tastiere, Beppe Sansigolo voce e Roberta voce, Antonio Ta- pagina 54 Quaderni Calidonensi Caldogno e i frati Servi di Maria nel Novecento

di S. Pachera, F. Bauce

La comunità di Caldogno, con la fra- zione di Cresole, ha dato i natali a ben cinque frati sacerdoti dell’Ordine dei Servi di Maria, defunti nel Novecento. Di questi cinque, tre furono missionari nelle terre africane dello Swaziland e nel Sud America in Argentina. Con questo breve contributo si inten- de fare memoria dei fratelli con alcune note biografiche, corredate da qualche rara foto d’epoca, conservata tra i do- cumenti personali degli stessi presso l’Archivio Provinciale dell’Ordine, che ha sede a Monte Berico. La speranza è che il loro ricordo non vada perduto, ma che possa essere di sti- molo anche per le nuove generazioni.

Note biografiche

P. Filippo M. Rizzi (Antonio): Nacque il primo dicembre 1889 e ricevette l’abi- to dei Servi il 7 maggio 1905. Emise la diani e portò tante persone alla fede in professione semplice il 24 maggio 1906 Cristo. e quella solenne il 5 maggio 1913. Nel 1936 fu trasferito a Florence Mis- Compiuti gli studi teologici a Roma, sion e qui rimase due anni. Passò poi fu ordinato sacerdote il 2 agosto 1914. alla comunità di San Filippo. Eletto vi- Passò i primi anni della vita sacerdo- cario provinciale nell’anno 1940, rima- tale ad Isola Vicentina, dove fu anche se a Bremersdorp e si impegnò anche priore del convento di Santa Maria del nel servizio pastorale. Cengio dal 1926 al 1928. Nel frattempo Tornò in Italia nel settembre del 1949 si era dottorato in diritto canonico nel- dopo parecchi anni di fatiche nella la facoltà di Venezia. missione per ristorare le sue energie e Dopo aver imparato l’inglese in Inghil- per partecipare al capitolo provinciale terra, arrivò nello Swaziland il 28 ago- della Provincia Toscana dell’Ordine sto 1929. Fu assegnato alla famiglia di dei Servi di Maria. Conoscendo molto Mbabane, poi a quella di Bremersdorp. bene la situazione dello Swaziland, rac- Con semplicità ed austerità di vita, i colse mezzi per la sua missione porgen- due binari su cui scorreva la sua vita do la mano di negozio in negozio. religiosa, compiva i suoi doveri quoti- Fu un frate umile, semplice e sereno, secondo la testimonianza dei confra-

pagina 55 Quaderni Calidonensi telli, perché viveva una vita di continua P. Giacinto M. Striolo (Plinio): Nacque unione con Dio. il 13 maggio 1898 ed entrò nell’Ordine Morì a Milano, a 59 anni di età e 43 nel 1910. Vestì l’abito tra i frati Servi di professione religiosa, il 6 novembre di Maria a Saluzzo il 24 ottobre 1915 1949. ed emise i voti semplici il primo no- vembre 1916. Studiò filosofia a Roma, P. Alfonso M. Sansigolo (Arcangelo): ma per la guerra dovette interrompere Nato il 29 settembre 1890, cominciò il corso. Completò più tardi gli studi a l’anno di noviziato l’8 dicembre 1908 Firenze e venne assegnato per la teo- a Saluzzo, in Piemonte, dove emise la logia nel convento di Isola Vicentina professione semplice l’8 dicembre del Santa Maria del Cengio. Il 29 giugno 1909. 1923 emise quindi la professione solen- Compiuti gli studi filosofici a Saluzzo, ne. Nell’agosto di quello stesso anno fu mandato ad Udine, nel seminario arci- vescovile, e il 28 giugno 1925 fu ordina- to sacerdote. Trascorse un anno a Londra e partì poi per la missione dello Swaziland. Qui ri- mase per ben 25 anni, evangelizzando le popolazioni ed impegnandosi nel

passò a Firenze per le discipline teolo- giche e quindi emise la professione so- lenne il 24 dicembre 1915. Dopo il servizio militare, fu ordinato presbitero il 26 giugno 1921. Esercitò l’ufficio dell’economo in tutte le comunità dove fu assegnato. Era un frate servizievole verso tutti e si distinse per la sua grande benevolenza. Negli ultimi anni di vita soffrì molto afflitto da un male incurabile, ma fu sempre sereno e cercò la volontà del Si- gnore nella sua vita quotidiana. Fu un vero sacerdote di grande carità e per racconto della vita in Africa con articoli diversi anni esercitò il ministero della apparsi sul bollettino “Le Missioni del- riconciliazione a Monte Berico. Morì a la Madonna”. Nel 1951 decise di rien- Vicenza il 5 agosto 1962, a 71 anni di trare in Italia a causa delle malferme età e 52 di vita religiosa. condizioni di salute. Trascorse il resto della vita a Monte Berico, dove, come fedele Servo di Maria, esercitò il min stero della riconciliazione. Qui morì l’11 dicembre 1963.

P. Giuseppe M. Giuriato (Vinicio): Nacque a Cresole il 17 giugno 1917 e vestì l’abito dei Servi di Maria il 30 lu- glio del 1934. Emise i voti semplici il

pagina 56 Quaderni Calidonensi la professione semplice. Compiuto il corso classico superiore, nel 1943 fu inviato al Collegio Sant’Alessio Falco- nieri di Roma per gli studi teologici. Il 19 marzo 1944 emise la professione solenne e il 5 aprile 1947 fu ordinato sacerdote. Ritornato in provincia, ven- ne destinato a far parte della comunità di formazione del Collegio San Giusep- pe in Follina (Treviso) dove, salvo una breve interruzione, rimase di famiglia fino al 1967, insegnando pazientemen- te matematica in tutte le classi medie inferiori e ricoprendo l’ufficio di eco- nomo. Richiamato nel 1967 al Collegio Sant’Alessio di Roma, vi esercitò per tre anni il servizio di economo. Qui la sua fragile salute fu colpita da una grave 19 settembre 1935, quelli solenni il 6 malattia che lo porterà poi alla morte. gennaio 1939; venne ordinato sacerdo- Fece ritorno in Provincia nel 1970, ri- te il 18 agosto 1940. Esercitò l’ufficio coprendo l’ufficio di economo prima di economo nel convento di Santa Ma- presso il convento di San Carlo a Mi- ria del Cengio di Isola Vicentina e nel lano, quindi a Madonna di Tirano in 1950 venne inviato nella missione in Valtellina. Argentina (conventi di Sant’Antonio Dedicò la sua vita agli altri, specialmen- da Padova di La Plata, Beata Vergine te ai giovani. Servì il Signore con sere- Addolorata di Buenos Aires e Sacro na mitezza. Nato da famiglia cristiana Cuore di Gesù di Quilmes). Nel 1962 povera ma operosa, apprese dalla ma- divenne priore e parroco a La Plata. A dre, Rosa Dal Lago, rimasta prematu- lui si devono la costruzione della nuo- ramente vedova, una salda fiducia in va chiesa e la realizzazione del collegio Dio, il valore della povertà e del lavoro, parrocchiale, nel quale molti bambini la bontà e la comprensione. Fu religio- ricevettero un’educazione morale e in- so umile, dedito al lavoro, fedele alla tellettuale. Morì nella città argentina il propria vocazione, vissuta con spirito 31 gennaio del 1965, a 47 anni di età e di abnegazione e generosità, in piena 29 di professione armonia con i fratelli. Morì per infarto la sera del 31 maggio 1972, presso la P. Samuele M. Giuriato (Pietro): Nato Casa del fanciullo in Tirano (Sondrio). a Cresole il 14 maggio 1922, iniziò il noviziato il 5 agosto 1939 a Isola Vi- centina, dove l’anno successivo emise

FONTI UTILIZZATE:

Archivio storico della Provincia Veneta dell’Ordine dei Servi di Maria – Vicenza, [email protected]

Nota: il nome dei frati, riportato tra parentesi, è quello risultante dai regi- stri anagrafici del Comune.

pagina 57 Quaderni Calidonensi Caldogno: famiglie e capitale sociale.

di Giampaolo Burlando

Quella di Caldogno è una realtà di scuola statale di Caldogno. Questo paese. Tuttavia sarebbe grossolano ci ha fatto conoscere molte altre fa- fermarsi a questa definizione, infat- miglie, alcune venute da fuori come ti già da qualche decennio, via via noi, altre autoctone ma tutte acco- sempre di più, Caldogno è diventata munate dalle stesse preoccupazioni, meta di molte giovani famiglie che le stesse speranze, gli stessi sogni. hanno scelto di uscire da Vicenza Caldogno nel frattempo cresceva, in cerca di tranquillità e magari di le cose cambiavano, nuove case ve- abitazioni più a buon mercato. Chi nivano costruite, il distretto sani- scrive, a suo tempo, fece proprio tario di Cresole dove mia moglie questo riuscendo a trovare una casa aveva fatto il corso di preparazione ad un prezzo più accessibile rispetto al parto scompariva, spostandosi a a quelli della città. Costabissara, una piazza tutta nuova Fin da subito, arrivando a Caldogno veniva creata “dal nulla” vicino alla ho pensato con mia moglie che pur chiesa di Caldogno, scuola materna, essendo nati e cresciuti a Vicenza elementari e scuola media venivano avremmo dovuto integrarci nella re- fuse per dar vita al novello Istituto altà locale. Non avrebbe avuto senso Comprensivo di Caldogno, via Barco del resto vivere in paese e rimpian- fino ad allora buia riceveva il confor- gere la città . Così da cittadini “im- to dei lampioni… Vicenza ora sem- migrati” abbiamo voluto divenire brava più vicina. via via sempre più calidonensi. Per I nostri figli crescevano e sentivamo i nostri figli abbiamo scelto la scuo- il bisogno di essere preparati per i la dell’infanzia parrocchiale e poi la sempre più difficili compiti educa- tivi che incombono sui genitori del terzo millennio. Oggi ci si sposta facilmente e velocemente, c’è in- ternet, ci sono collegamenti infiniti con realtà diverse. I nostri figli ben presto varcano i confini del comu- ne concretamente o anche solo in modo virtuale. La piccola realtà di paese in fin dei conti non era poi così piccola. È stato proprio rimuginando queste cose che all’inizio degli anni 2000 alcune famiglie, tra cui la mia, han- no ben pensato che affrontare le normali difficoltà della vita sarebbe stato più facile se fosse stato fatto in-

pagina 58 Quaderni Calidonensi sieme e con una certa preparazione. cazione, siamo riusciti a collaborare E fu così che nacque il Cerchio della sempre di più fino a creare il Coor- Vita. Gruppo di famiglie innanzitut- dinamento delle Agenzie Educati- to, persone che credono nell’impor- ve che vuole, pur nel rispetto delle tanza delle relazioni umane e che, singole identità, favorire dialogo e complice il supporto del Comune, si sinergia nelle azioni di formazione sono adoperate e si adoperano nel che ogni anno vengono proposte al proporre, avvalendosi della collabo- territorio. razione di esperti, attività di forma- Abbiamo poi sperimentato sulla no- zione dedicate ai compiti impegna- stra pelle la vicinanza gli uni degli al- tivi ed importanti che le famiglie si tri. Le difficoltà sono arrivate e han- trovano ad affrontare. no bussato alla porta di molti di noi.

Fin dalla nascita del gruppo l’obiet- L’alluvione, un lutto, una separazio- tivo era creare una rete di rapporti ne… Quando qualcosa di importan- umani che potesse sostenere la “nor- te è andato storto c’è sempre stato male amministrazione familiare” qualcuno pronto a dare una mano. (che con l’avvento dei nuovi stili di Ricordo ancora con grande gratitu- vita e delle nuove tecnologie non è dine e affetto quando alla nascita di più quella di una volta) ma voleva- Giovanni, il nostro terzogenito nato mo una rete che potesse sostenere con la Sindrome di Down e proble- anche chi viveva momenti di difficol- mi cardiaci, tutte le famiglie del Cer- tà. Così nel tempo ci siamo divisi in chio abbiano fatto l’impossibile per due rami: uno che faceva proposte sostenerci, ospitando le altre nostre per i giovani genitori e l’altro dedi- due figlie mentre eravamo in ospe- cato alle famiglie che i genitori inve- dale, organizzando ogni cosa per ce ce li avevano anziani. agevolarci… Nel tempo siamo cresciuti, in nume- Tutto questo è una vera e propria ro, competenze ed iniziative. Molti ricchezza. Una ricchezza però che di noi si sono impegnati in organi non si trova già pronta. Non è qual- pubblici come il Consiglio di Istitu- cosa a cui si ha diritto a prescindere. to o il comitato Genitori. Un poco In parte si costruisce e in parte ci è alla volta, assieme a chi a Caldogno regalato. Richiede il nostro contri- si occupa a qualunque titolo di edu- buto ma non segue le regole di mer-

pagina 59 Quaderni Calidonensi cato. Entra piuttosto nella logica del e passare qualche ora assieme in al- dono. Si tratta di un bene che pur legria. non avendo una quotazione econo- Per costruire un paese ci vogliono mica, può cambiare in modo signi- mattoni e cemento, si fanno strade, ficativo la qualità della vita proprio case e scuole, si mettono i lampioni. in momenti nei quali la vita sembra Un buon progetto, un po’ di mate- proprio di pessima qualità. riale da costruzione, un bel po’ di lavoro et voilà… gli spazi, le struttu- re, gli edifici sono belli e pronti. Il paese è fatto. Ma per abitare il paese ci vogliono le persone e perché le persone siano felici è altrettanto im- portante costruire i collegamenti tra le persone. Quelle relazioni di quali- tà che trasformano gli edifici in case dove si abita volentieri, un agglome- rato urbano in un paese di cui ci si sente parte… anche con un certo or- Esiste un nome ben preciso per que- goglio. Questo l’ambizioso obiettivo sto. L’ho scoperto solo molti anni che ci ha da sempre animato. Que- più tardi… i sociologi lo chiama- sta, anche oggi, è la sfida che chiama no Capitale Sociale. Si tratta di un in causa le famiglie all’alba di questo Capitale che si riferisce a quei beni nuovo millennio. In un mondo sem- intangibili che hanno valore più di pre più globalizzato e frammentato ogni altro nella vita quotidiana del- ognuno sente comunque il bisogno le persone: precisamente, la buona di appartenere a qualcosa, ciascuno volontà, l’appartenenza ad organiz- sente il bisogno di avere una Casa. zazioni, la solidarietà e i rapporti Offrire un piccolo contributo per la sociali tra individui e famiglie che realizzazione di una Casa comune, compongono un’unità sociale. In cioè un paese accogliente in cui si pratica consiste nel sistema delle re- torna volentieri. Costruire un buon lazioni interpersonali informali es- Capitale Sociale. Questo l’obiettivo senziali anche per il funzionamento in cui crediamo, questo il fine che di società complesse ed altamente abbiamo perseguito. Anche questo organizzate. fa parte della storia (recente) di Cal- In questi quindici anni ci siamo spe- dogno. si per creare occasioni di formazio- ne con un particolare riguardo per i momenti critici della vita, momenti di riflessione e confronto sulle realtà che come figli, genitori, sposi e cit- tadini ci troviamo a vivere quotidia- namente. Occasioni come la scuola per genitori che ogni anno propone serate a tema, occasioni come il ci- neforum, che attraverso la visione di film e i seguenti dibattiti stimola la riflessione, incontri con esperti du- rante i quali possiamo capire qual- cosa di nuovo ed infine anche le occasioni più “ludiche” come “Met- tiamoci In gioco” la ormai tradizio- nale festa delle famiglie che, all’ini- zio dell’estate attraverso laboratori e giochi, dà l’occasione di incontrarsi

pagina 60 Quaderni Calidonensi “Ai due novelli Sacerdoti”

di Luigi Tamiozzo

Le capacità poetiche e di rima di Gigetto Rocco sono conosciute ed erano apprez- zate. Eglie alietava le feste e sosteneva la “Gioiosa Brigata” con delle poesie. Alcune composizioni di circostanza ci sono rimaste. Mi sembra prezioso questo scampolo di storia narrata con brio e sobrietà. Ci riporta a 45 anni fa, 27 giugno 1970: ricrea il clima religioso, ricorda la fatica dei campi, ipotizza una emigrazione familiare, ci ricollega con la musica in chiesa, curiosa negli archivi impolverati... coglie l’essenziale della vita e lo propone, infi- ne non manca l’affetto del papà per il figlio. (di Adriano Palentini)

Du brai tosi de Caldogno Quanti sogni xe sta fato! da putei i xe andà via Quanti anni xe pur passà... e da grandi i xe tornà e i so veci genitori per far festa in società. godù e crià i ga con lori:

Palentini don Marcello, Lavorando tutto el sorno Don Domenico Tamiozzo, e de note pregar Gesù, dopo de aver tanto studià ch’el li fassa andare avanti, i xe preti in verità. e diventar du preti santi.

Da sinistra: Don Mario Galzignato, Padre Renato Trevisan, Don Giandomenico Tamiozzo, Padre Marcellino Palentini, Don Franco Corà, Don Bonifacio Dalla Paola.

pagina 61 Quaderni Calidonensi Domandeghe a Palentini, Se ti Nane te ve con lù, so pare de Don Marcello, anca mi ve vegno drio, ch’el credea deventar mato da magnare ve farò, dai gran sforzi ch’el ga fato. e perpetua mi sarò.

Ogni giorno in lateria, Su col tempo caro Nane, con la bici o col motore, quel che importa xe l’amore per la strada dei Giaroni: e la fede nel buon Dio, portar el scoro coi bandoni. tutto il resto va finìo.

Nella stala con le vache, Me ricordo quando in cesa, a sudare come on mato, con la vose da usignolo su e so par i so campi, a cantare te sentivi via de corsa, sempre avanti. el toseto Palentini:

Anca lu el fa de tutto On silenzio sepolcrale per portare avanti i tosi, tutti attenti e sbalorditi ma purtropo sul Giaron ascoltar sta vose fina, no vien fora che vin bon. così bella e argentina.

No voria ch’el se stufasse El maestro el ghe disea: de strussiar nei propri campi su Marcelo canta forte, e se Marcello el va via che i te senta in tutto el mondo, el va farghe compagnia. e qua in cesa fino in fondo.

Ma allora la Marieta E adesso el xe qua ancora ghe dirà a so mario: con la barba e coi mostaci, se de ti el xe to fiolo, con la vose da gran basso, e de mi nol x’el me toso? ma il maestro el xe s’on fasso.

E a te, caro Giandomenico, voglio dirti una cosa molto importante: e cioè: che dal tuo bisnonno Tamiozzo Roco, son passati 150 anni dacchè la nostra famiglia pre- sta servizio (con scrupolosa fedeltà) nella Chiesa Arcipretale di Caldogno, tanto è vero che nei vecchi archivi parrocchiali è stato trovato questo documento con tanto di Bolla, firmato dalla Curia e dal defun- to Vescovo di Vicenza: Antonius Dr Feru- leus / Dei et Apostolicae Sedis Gratia / Episcopus Vicentinus, il quale documento dava la facoltà (permesso) a tuo bisnon- no Rocco di toccare i vasi sacri. E adesso, dopo tanti anni, tu mio figlio sei sacerdo- te. Quindi io, tuo papà, auguro che il tuo ministero sia fecondo di bene: che il buon Dio esaudisca le tue aspirazioni, e guidi sempre i tuoi passi. tuo papà Gigeto pagina 62 Quaderni Calidonensi Residenza “Villa Caldogno” nel Complesso Monumentale della Villa Palladiana

di Adriano Palentini

La Residenza Socio Assistenziale di tore è stato Pietro Di Nanto; i lavo- Caldogno non poteva avere una de- ri furono terminati nel 1570 anche nominazione più appropriata: “Villa nella parte affrescata. Il colonnato, Caldogno”. Sorge infatti al centro invece, risale al ‘600, commissionato del paese, nell’ambito delle perti- nel 1676 dal conte Giovanni Caldo- nenze, quasi di rimpetto, alla famosa gno e realizzato da Paolo Trabucco “Villa Caldogno” di Andrea Palladio, di Valtellina. In seguito, a più ripre- in quello che un tempo era il “ brol- se, nell’ambito del complesso mo- lo” della villa, con cui condivide un numentale furono realizzate demo- impareggiabile pregio urbanistico e lizioni, sopraelevazioni e aggiunte ne respira l’aria di solennità. di fabbricati, fino al 1963 quando Luogo ricco di arte, di storia e di fu costruita una chiesa su progetto pace. dell’ing. Gino Canale di Thiene, sul La distanza che la separa dalla villa luogo dove ora c’è la Residenza “Vil- palladiana è valorizzata da un giar- la Caldogno” (1995). dino, da una barchessa con dieci I Caldogno, famiglia divenuta ric- maestose colonne doriche, da una chissima e potente, ha avuto il perio- colombara e da un basso muro in do di maggiore splendore tra il 1500 cotto. Villa e Residenza, pur inserite ed il 1600. Nella seconda metà del in zona residenziale, nei pressi della 1800 rimangono eredi solo femmi- chiesa parrocchiale, sono separate ne e così il casato si estinse. Il nome dal resto del paese da un alto muro dei Caldogno continuerà a vivere ab- di cinta, che dona al complesso mo- binato a quello dei conti Rasi nelle numentale un clima di protezione, famiglie di Adriano Rasi- Caldogno di riservatezza e di serenità raramen- e Alberto Rasi-Caldogno di Padova. te rintracciabili altrove. Da via Gia- I possedimenti dei Caldogno nel como Zanella e da piazzetta mons. 1867, con la morte senza eredi Marcellino Palentini si accede alla dell’ultimo conte Pier Angelo, pas- Residenza e alla Villa attraverso due sarono al conte Pagello, che aveva porte e due passi carrai che si apro- sposato Anna Maria Caldogno so- no sul muro, arricchiti da statue at- rella di Pier Angelo. Seguirono fra- tribuite allo scultore Bendazzoli. I zionamenti e vendite. Nel 1932 il dr. restauri della splendida villa, del ric- Ettore Nordera, direttore del repar- co e stupendo ciclo degli affreschi to di medicina neurologica di San interni (Zelotti, Fasolo, Carpioni e Felice (Vicenza), ha acquistato tutto Pasqualotto), il recupero della bar- il complesso monumentale e circa chessa e il ripristino del giardino 1000 ettari di terreno. conferiscono indirettamente alla Così ha dato avvio all’Istituto Ergote- nostra Residenza una ulteriore valo- rapico con finalità socio-sanitarie-as- rizzazione e prestigio. sistenziali, conosciuto come Istituto Il disegno della Villa, come si è det- Medico Pedagogico “Nordera”. to, è opera di A. Palladio ed esecu- L’Istituto, autosufficiente, ha ospi-

pagina 63 Quaderni Calidonensi tato minorenni bisognosi e ha dato ne di tutta l’area: Centro culturale, lavoro a molti Calidoniensi. Negli Centro scolastico, Centro sportivo anni 1937-1939 furono edificati al- con piscine, Centro residenziale, tri corpi di fabbrica su progetto Centro commerciale, ed anche Cen- dell’ing. Del Conte di Vicenza. Dal tro Comunitario della parrocchia, 1941 al 1944 il complesso fu requisi- poiché una parte a nord est è stata to dall’esercito tedesco e adattato ad a sua volta ceduta dal Comune alla ospedale militare. E’ di questo peri- Parrocchia in permuta dell’ex Cen- odo la realizzazione di un rifugio an- tro Giovanile, ora piazza Europa e tiaereo, il bunker, ancora esistente. fabbricati attigui. Nel Dopoguerra l’Istituto ritornò a Nella zona centrale di tutte queste Caldogno, ma nel 1975 fu chiuso de- attività è situata la Residenza “Villa finitivamente. Caldogno”, struttura privata accre- L’Amministrazione Comunale ac- ditata e autorizzata dalla Regione quisì nel 1978 una parte della pro- Veneto per servizi di accoglienza re- prietà Nordera, oggi sede dell’Isti- sidenziali e semiresidenziali. tuto Comprensivo e della Scuola Un trattamento di favore è riservato Secondaria di primo grado. La cam- ai cittadini di Caldogno. pagna a sud della Villa, la chiesa I primi ospiti vi entrarono il 29 apri- nuova e l’adiacente fabbricato fu- le 1996. rono acquistate dall’ing. Primo Ma- Era nato così un nuovo, prezioso e rangoni, che vi fissò la sua residenza. qualificato Servizio per affrontare Agli eredi del dr. Nordera rimase la e risolvere i bisogni dei cittadini di villa palladiana, l’ampio giardino, le oggi, calidoniensi e non solo. Tra gli barchesse e la collinetta con il rifu- obiettivi prioritari troviamo un’assi- gio antiaereo. A sua volta P. Maran- stenza personalizzata secondo l’evo- goni vendette a Sigfrido Agostini la luzione socio-sanitaria dell’utente al campagna, e si riservò un’area di fine di ripristinare, sviluppare o con- 4.666 mq. comprendente la chiesa, servare le residue capacità funziona- un portichetto e la sua abitazione. li dell’anziano. Finalmente il Comune, per volontà Da parte della “Residenza Villa Cal- dell’Amministrazione Pieropan, ac- dogno” c’è la volontà e l’auspicio di quistò la villa, l’area e i relativi fab- collaborare per una maggiore aper- bricati di proprietà degli eredi Nor- tura al territorio, favorendo al mas- dera. Anche il Marangoni cedette il simo l’integrazione con l’Azienda 28 luglio 1994 la sua proprietà. U.L.S.S., il Comune, i diversi Enti e Acquirente fu la società Azalea s.r.l. il Volontariato locale al fine di iden- che vi fece sorgere la Casa di Riposo tificare obiettivi comuni e realizzare Villa Caldogno. progetti utili al miglioramento della In seguito il Comune ha acquistato vita del singolo e della collettività. anche la proprietà del sig. Agostini L’anno prossimo festeggeremo as- e con una variante al P.R.G. ha de- sieme i Vent’anni di attività. finito le destinazioni ad uso comu-

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