digital magazine giugno 2009 N.56

EELS tragedie, licantropie e altre storie maisie cantare a squarciagola contemplare l’infinito

scanner lascia entrare la voce Private Entertainment - Clues - Soap&Skin The Field - Toy Fight - Peter Broderick DJ Vadim - Tiziano Milani Angelica 2009 - - Star Trek Sentireascoltare n.56

Turn On p. 6 Private Entertainment 7 The Field

8 Toy Fight

9 Clues

10 Soap&Skin

11 Peter Broderick CURRENT 93 “ALEPH AT HALLUCINATORY MOUNTAIN” CROCODILES “SUMMER OF HATE” THE EX “30: 30 YEARS OF THE EX COMPILATION” LPX2/CD (COPTIC CAT) LP/CD (FAT POSSUM) LPX2/CDX2 (EX RECORDS) “ALEPH AT HALLUCINATORY MOUNTAIN” È L’ATTESO RITORNO IN STUDIO DEI IL DUO DEI CROCODILES GIUNGE DI SOPPIATTO DA OXFORD, MISSISSIPPI. L’ECO DEL IL GRUPPO OLANDESE RACCOGLIE IN UN BELLISSIMO DOPPIO ANTOLOGICO ALCUNE CURRENT 93, CON UN CHE SI PRESENTA AD OGGI COME IL LORO PIÙ LO-FI E LA LUNGA OMBRA DEI VELVET UNDERGROUND NELLA LORO MUSICA, MA DELLE SUE COMPOSIZIONI PIÙ RAPPRESENTATIVE: DALL’HARDCORE EVOLUTO DEGLI AMBIZIOSO. MESSE DA PARTE LE ATMOSFERE PIÙ PRETTAMENTE ACUSTICHE, L’ALEPH ANCHE IL POP RUMOROSO DALLA TERRA D’ALBIONE, QUELLO CHE ANTICIPAVA LE ESORDI AL ROCK SPERIMENTALE E TESO CHE LI HA RESI UNA DELLE FORMAZIONI DI TIBET SI CONFIGURA COME UN DISCO FORTEMENTE PSICHEDELICO, GRAZIE MOSSE DELLO SHOEGAZE. QUESTO ED ALTRO IN SUMMER OF HATE, GIÀ DEFINITO PIÙ IN VISTA DELLA SCENA CONTINENTALE. UN DOPPIO CD CHE INTRODUCE IL ANCHE ALL’APPORTO DEI CHITARRISTI KEITH WOOD (HUSH ARBORS) E JAMES DA PIÙ PARTI COME LA RISPOSTA CALIFORNIANA A PSYCHOCANDY DEI JESUS & VASTO CATALOGO DELLA BAND, CON IN BELLA VISTA LE COLLABORAZIONI CON IL Rubriche BLACKSHAW. TRA GLI ALTRI OSPITI LE VOCI DI RICKIE LEE JONES, BABY DEE E MARY CHAIN. VIOLONCELLISTA TOM CORA E LE FREQUENTAZIONI NEI QUARTIERI ALTI NEWYORKESI Tune In 114 Giant steps ANDRIA DEGENS (PANTALEIMON). (LEGGI ALLA VOCE THURSTON MOORE E LEE RANALDO) 12 Dj Vadim 115 Classic album 16 Scanner 116 La sera della prima 20 Tiziano Milani 120 A night a the opera

122 I cosiddetti contemporanei

Drop Out

THE WARLOCKS NAOMI SHELTON & THE GOSPEL QUEENS BLANK DOGS CHINESE MAN “GROOVE SESSIONS VOLUME 1” 24 Eels “MIRROR EXPLODES” “WHAT HAVE YOU DONE MY BROTHER” “UNDER AND UNDER” “GROOVE SESSIONS VOLUME 2” 32 Cantare a squarciagola, contemplare l’infinito/ Intervista ai Maisie LP/CD (TEE PEE) LP/CD (DAPTONE) LPX2/CD (IN THE RED) CD (CHINESE MAN RECORDS)

Recensioni 42 Cortney Tidwell, Egle Sommacal, Naomi Shelton, Sylvester Anfang II....

Rearview Mirror 102 J Dilla, The Vaselines, Dntel, Icy Demons... V/A ELFIN SADDLE ZEROS “LIVE IN MADRID” DVD A HAWK AND A HAWKSAW “COMFUSõES 1” “RINGING FOR THE BEGIN AGAIN” + MOONEY SUZUKI “LIVE IN “DELIVRANCE” CD (OUT HERE) LP/CD (CONSTELLATION) MADRID” DVD (MUNSTER) LP/CD (LEAF LABEL) Di r e t t o r e : Edoardo Bridda

Uf f i c i o St a m p a : Teresa Greco IN TOUR A GIUGNO: BRUSCO “4 e !” t a f f : Gaspare Caliri, Nicolas Campagnari, Daniele Follero, Stefano Solventi, Antonello Comunale, Teresa Greco •A HAWK AND A HAWKSAW 10 GIUGNO CARPI (MO)/AUDITORIUM SAN ROCCO S CD (U.B. MAIOR/GOODFELLAS) 11 GIUGNO CUNEO/NUVOLARI LIBERA TRIBÙ - 12 GIUGNO RAVENNA/HANA-BI a n n o collaborato : Leonardo Amico, Gianni Avella, Sara Bracco, Marco Braggion, Luca Collepiccolo, DISCO RICCO DI SORPRESE IL NUOVO BRUSCO, IN H UN’ORA DI MUSICA TUTTE LE SFUMATURE DI UN SOUND •THE DRONES 16/06/2009 MARINA DI RAVENNA/HANA-BI Alessandro Grassi, Gabriele Marino, Francesca Marongiu, Andrea Napoli, Massimo Padalino, Giulio Pasquali, CHE PUR PARTENDO DAI RIDDIM JAMAICANI, AFFRONTA IN MANIERA ORIGINALE NUOVE COMMISTIONI TRA LA •ZU 09 GIUGNO RAVENNA/HANA-BI - 10 GIUGNO MILANO/MAGNOLIA Stefano Pifferi, Andrea Provinciali, Antonio Puglia, Costanza Salvi, Vincenzo Santarcangelo, Giancarlo Turra, PIÙ SOLARE MUSICA POP ED IL REGGAE. TRA GLI 12 GIUGNO TRENTO/C.S. BRUNO - 13 GIUGNO BOLOGNA/TPO OSPITI SUD SOUND SYSTEM, IL TROMBETTISTA ROY PACI Fabrizio Zampighi. E NUOVI FENOMENI DELLA MUSICA REGGAE NAZIONALE 20 GIUGNO GENOVA/SANTO ROCK FESTIVAL - 26 GIUGNO PRATO/TBA COME BIGGIE BASH, KILLACAT E GIOMAN. Gu i d a s p i r i t u a l e : Adriano Trauber (1966-2004) •MORR MUSIC NIGHTS (IT’S A MUSICAL + BORKO + SIN FANG BOUS) 06 GIUGNO VILLAFRANCA (VR)/ARCI KROEN - 11 GIUGNO FUCECCHIO (FI)/LA LIMONAIA - 12 GIUGNO TORINO/SPAZIO 211 Gr a f i c a e Im p a g i n a z i o n e : Nicolas Campagnari 13 GIUGNO GAMBETTOLA (FC)/TREESESSANTA In c o p e r t i n a : Scanner (by Averchenko)

SentireAscoltare online music magazine Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05 Editore: Edoardo Bridda DISTRIBUZIONE / PROMOZIONE / EDIZIONI Direttore responsabile: Antonello Comunale Provider NGI S.p.A. via Fortebraccio 20/A, 00176 Roma (Pigneto) Tel. 06 21700139 Fax: 06 2148346 - e-mail: [email protected] - www.goodfellas.it - www.myspace.com/goodfellasdistribution RADIATION RECORDS Copyright © 2009 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati.La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza news sempre aggiornate su goodfellasblogspot.com VENDITA PER CORRISPONDENZA: Ordini telefonici: +39 06 90286578 - Ordini via e-mail: [email protected] Circ.ne Casilina 44 (Pigneto) 00176 ROMA autorizzazione scritta di SentireAscoltare News a cura di Teresa Greco

  Il multistrumentista Jay Bennett ex- Brendan Canning, i Broken Social Scene stan- mi mesi: oltre un libro (The Portable February) a   I Sigur Ros annunciano un nuovo album in è morto a 45 anni il 24 maggio scorso, per no registrando un album a loro nome con John giugno scritto da David Berman dei Silver Jews, preparazione in questo periodo, l’uscita è prevista cause ancora sconosciute. Aveva fatto parte della McEntire (Tortoise, Sea and Cake)… pubblicherà gli album di Yahowha - Magnificent non prima del 2010… band dal 1994 al 2001, andandosene durante le reg-   Tour americano dei Mice Parade con i col- in the Memory e Larry Jon Wilson - S/T   Le Vivian Girls annunciano un sophomore istrazioni di Yankee Hotel Foxtrot… leghi di etichetta (Fat Cat) Gregory And The Hawk (giugno); a luglio il DVD di Neil Hamburger - album previsto per settembre prossimo, dal titolo   Il frontman degli Inter- e Tom Brosseau… Western Music and Variety; in agosto Helena Everything Goes Wrong, su etichetta In the Red, pol Paul Banks sotto Espvall & Masaki Batoh - Overloaded Ark, la stessa che aveva ristampato il primo disco uscito il moniker Julian Sic Alps - Long Way Around To A Short Cut, per una piccola label… Plenti pubblicherà Six Organs of Admittance - Luminous Night e   La Rhino Records pubblicherà il 15 settembre un album solista su Monotonix; infine a settembre Gary Higgins un cofanetto di 4 CD dei Big Star, Keep an Eye Matador in agosto, – Seconds… on the Sky, che conterrà la produzione del gruppo dal titolo Ju- power pop dal 1968 al 1975, incluse molte unre- lian Plenti Is... leased songs. Sul sito dell’etichetta ((www.rhino. Skyscraper, con com) si può ascoltare in streaming uno degli inediti, contributi di Mike Lovely Day… Stroud (Ratatat),   De La Soul preparano per l’anno prossimo Sam Fogarino e il seguito di The Grind Date del 2004, intitolato Charles Burst (Oc- presumibilmente You’re Welcome, guest saranno casion)… Chuck D, Flavor Flav e Damon Albarn. A proposito   Contrariamente a di quest’ultimo, il gruppo ha collaborato a due can- quanto annunciato, non ci zoni (Sloped Tropics e Electric Shock del nuovo album sarà nessuna uscita dell’album dei Gorillaz, dal titolo provvisorio Plastic Beach. Dark Night of the Soul (Dan- De La Soul e Gorillaz avevano già lavorato insieme ger Mouse + Sparklehorse + David Lynch) nel singolo di quest’ultimi, Feel Good Inc… a causa di una disputa con la EMI. Essendo il disco   Hot Sauce Committee è il titolo del nuovo già uscito in via non ufficiale, si può però comprarne album dei Beastie Boys, che sarà pubblicato il packaging in cui si trovano il libretto di Lynch con probabilmente a settembre… le foto e un CD vuoto da riempire “come meglio si   Sarà pubblicato in estate il nuovo disco dei   Sono stati stabiliti i termini esatti della carcer- crede”… Flaming Lips, che dovrebbe essere doppio…   Tying Tiffany sta lavorando al secondo disco, azione di Phil Spector, detenuto dal 13 aprile   Grinding Halt Concerti presenta Parklife la cui uscita è prevista per fine anno… scorso per l’assassinio di un’attrice, avvenuto nel Festival, il 21 e 22 luglio a Milano al Parco Circolo   A distanza di due anni tornano i Múm con un 2003 nell’ingresso della villa californiana del produt- Magnolia (Idroscalo).Tra gli artisti già confermati: The album in uscita a settembre su Morr Music, dal ti- tore, inventore del wall of sound. Dichiarato colpe- Horrors, Piano Magic, The Chap, Caribou, tolo Sing Along To Songs You Don´t Know. vole, dovrà restare in carcere per minimo 19 anni, Arbouretum, Sleepy Sun, Dent May e Intanto il libro di esordio di Örvar Þóreyjarson uscendo non prima di averne compiuto 88… Monotonix. Per info: www.parklifefestival.it... Smárason è stato tradotto in italiano e pubbli-   Un gruppo di pacifisti inglesi ha fatto un appello   Uscirà su Morr Music in agosto Telekinesis, cato dalla casa editrice italiana Scrittura Pura, con al cantautore canadese con radici ebraiche Leon- progetto a firma Michael Lerner con il moniker il titolo Scapigliata, lisciata. Si tratta di un ro- ard Cohen, per non esibirsi a settembre a Tel Aviv, omonimo all’album. Disco pop prodotto e mixato manzo breve… perché non vorrebbero vederlo nel paese “che ha da Chris Walla (Death Cab for Cutie, The Decem-   Entra nel roster Leaf Vladislav Delay, con bombardato Gaza”. Nessuna risposta dall’autore… berists, Tegan & Sara). La line-up del gruppo oltre a un album in uscita a fine agosto, fatto di sonorità Michael Lerner (a voce, chitarra e batteria), com- e performance acustiche. L’ultimo disco, Whistle- prende Chris Staples (chitarra), David Broecker blower, è stato pubblicato dalla sua etichetta Hu- (basso elettrico ed acustico) e Jonie Broecker (bas- ume Recordings due anni fa. Attivo con i moniker so e tastiere)… Luomo e Uusitalo, condivide con la compagna Antje   Dopo i vari progetti collaterali di Kevin Drew e   Uscite copiose per la nei prossi- Greie il progetto AGF/Delay…

News / 5 The Field Private Entertainment

minimal-synth-Russia Rivitalizzare lo shoegaze secondo l’estetica techno. Dalle ex-terre del Socialismo Reale si sta Questione di mood, dopotutto. diffondendo un nuovo verbo: quello della minimal synth più aliena e marziale.

mmaginate di dover andare ad una serata mini- E il titolare della sigla Gas Wolfgang Voigt, a un paio d’anni a questa parte New York vagamente misticheggiante. Brano che verrà ripreso Imal techno. Prima però, nelle ore immediata- giusto per chiudere il cerchio, sarà colui che permet- Dsembra essersi (ri)affermata capitale mondia- in un mix alternativo per l’ultima di questa lunga mente antecedenti l’evento, vi sorbite, comodamen- terà a The Field, tramite Kompakt, di esordire nel le del minimal-synth-wave grazie a Blank Dogs serie di compilation, Analoges Russland (LP su te sul divano di casa, un brainstorming a base di My 2007 nell’irradiante From Here We Go Sublime. e alle uscite di Sacred Bones; non da meno, però, Kernkrach) manifesto dell’odierna scena electro Bloody Valentine, Slowdive e Seefeel. Poi, giunti Un disco osannato da più parti (per Pitchfork sarà il Vecchio Continente che sforna progetti che nulla russa. Questa volta da Nik e Polly il boss della label alla serata di cui sopra, traversate un corridoio. Lì, 9 netto) dove la techno, traversando un autobahn hanno da invidiare a quelli americani. Cccandy da vuole ben tre pezzi, visto che i nostri si distinguono in quel cunicolo che vi divide tra quello che sarà - lunare alla stregua del pigmalione Voigt (The Deal e Berlino, i lituani Šalta Kava e il progetto di cui per una musica che ben si sposa, almeno idealmente, ovvero la cassa dritta - da quello stato poco prima Sun And Ice) e tenendo sempre a mente il fine di chi parliamo qui: Private Entertainment. Anche le con la tradizione dell’ex-paese del Socialismo Reale: - cioè una coltre di chitarre sognanti - c’è, giusto nel ama guardarsi le scarpe (Everday e Silent), mirerà drit- fredde terre di Russia, insomma, testimoniano come sonorità elettro-meccaniche, testi onirici e surreali, mezzo, Axel Willner nelle fattezze The Field. to alle stelle (A Paw In My Face). Svedese cresciuto gli umori algidi del post-punk e della new-wave più grafiche simil-costruttiviste…come chiedere di più? Shoegaze e musica da club non sono al primo nel mito dei Misfits (“Volevo cantare come Danzig”, elettronici siano giunti anche al di là della vecchia Oltre al nuovo mix dunque troviamo anche In Iso- incontro. Anzi, quello fondamentale lo battezzò Ke- confessa), Willner gode di una forma mentis onirica cortina di ferro. Così ecco che, nella sua spoglia lation, che ricorda i Suicide con la sua cassa scarna vin Shields stesso, che al barrage chitarristico di bypassata via il software modulare Jeskola Buzz, e stanza di Mosca, Nik, alias MD K, da vita al suo pro- e martellante, e Under The Mask, il pezzo più simile Loveless frappose, in Soon, un beat quadrato figlio l’ep The Sound Of Light - quattro piece richieste getto nel ruolo di autore di tutte le musiche, coa- a quello che sarà di lì a poco il loro EP di debutto. dell’allora zeitgeist Madchester. Da quei tempi - cor- da un albergo svedese per testimoniarne l’encomia- diuvato dalla cantante Polly 800, all’anagrafe Olga. Four Tracks, infatti, viene pubblicato sul finire del- reva il 1991 - ad oggi, nel mentre che la musica da bile servizio - conferma una grazia in divenire. I primi passi del duo sono distribuiti tra oscu- lo stesso anno dalla statunitense White Denim su ballo si scoprisse anche “sedentaria” (vedi alla voce In Yesterday and Today carne e plastica sim- re compilation: sul doppio LP Doppelhertz (Ker- vinile 7” trasparente ed è come un breve viaggio, ), l’illuminato connubio dello boleggiano il nuovo livello (nella title track figura nkrach, 2007) troviamo Bioscoop, un minimal synth con tanto di intro, primo e secondo atto, e outro. Ai scozzese ha visto pochi proseliti e qualche variazione. dei Battles), e l’update dal taglio dalle melodie fredde e robotiche che introduce toni generalmente rallentati e narcolettici fa da uni- Per avvertirne gli effetti bisogna giungere al nuovo se- cyber glam - e per di più cantato! - al classico Kor- chiaramente il sound del duo in questione. L’anno co contraltare l’episodio di Dancing In My Belly, con colo: Geogaddi dei Boards Of Canada è un esempio gis Everybody’s Gotta Learn Sometimes (già celebrata successivo – quello delle mille partecipazioni – co- i suoi suoni e ritmi da videogame vintage anni ‘80. di Shoegaze illusorio (o meglio, idealizzato) tra piaghe da per la soundtrack di Se Mi Lasci Ti Cancello) mincia con 38 c (nella compila Geometrik Mu- Se l’album (o gli album) che il duo sta preparando IDM. Ma se l’abiura del mood house da parte del duo osa quel tanto che ascoltato una volta, se ne vorrà zak), un ambient strumentale sorretto solo da un sarà degno compimento a quanto fin qui seminato, favorisce una moderna psichedelia trascendente, con ancora. E noi, come avrete intuito, non aspettavamo beat liquido ed ipnotico; poi è la volta del quadruplo ne vedremo delle belle. Pop di Gas (2000) lo scenario si fa oltremodo ipno- altro. LP della Wierd e del 12” su Venus Noir al quale con- Andrea Napoli tico allorché i bordoni post-Shields sposano la teuto- Gianni Avella tribuiscono con In The Woods, pezzo lungo, lugubre e nica techno di scuola Basic Channel.

6 / Turn On Turn On / 7 Clues

toy fight

unico indizio l’ erre roulant Pop

Dalla Francia con un grande cuore pop, i Toy Fight riescono a stupire e contagiare tra bassa fedeltà e I Clues debuttano sulla lunga distanza, ma di fatto sono “difetti” di pronuncia. il parto nato dall’unione tra l’ex Unicorns, Alden Penner e l’ex Arcade Fire, Brendan Reed, più un nugolo di affiliati canadesi al giro Hotel2Tango.

l segreto sta tutto in quella pronuncia inglese così in sé uno spettro di influenze che va dal dalla tradi- eggendo la sacra bibbia dell’informazione 2.0, più difficile e assai più affollato. E’ in questo senso Ipalesemente transalpina, con quella “erre roulant” zione cantautorale (Gainsbourg) francese fino all’in- LWikipedia, veniamo a conoscenza del fatto che che salutiamo il debutto dei Clues, come lo stato che non riesce ad addomesticarsi alla lingua d’Al- die pop di ultima generazione, specialmente quello “Indie rock è l’abbreviazione di -independent rock-, per- dell’arte dell’indie rock nel 2009. Quindi il miglior bione, con quell’accento impossibile da mascherare. scandinavo che etichette come la Labrador hanno ché molti dei suoi artisti sono o sono stati firmatari ad disco possibile di un genere ben preciso, che di etica Ecco proprio questo “difettosa” peculiarità infonde diffuso magistralmente. etichette discografiche indipendenti, piuttosto che grandi e morale non gliene può fregare di meno, quanto un’eleganza unica e vincente al delicato, semplice e I Toy Fight riescono a far tutto ciò con una sensi- case discografiche. Esso non è strettamente un genere piuttosto dello stile e della musica in primis. spensierato pop dei Toy Fight. bilità e una grazia uniche, nonostante il loro approc- musicale (anche se il termine viene spesso utilizzato per I Clues debuttano sulla lunga distanza, ma di fatto I sei membri del gruppo vivono tutti tra Parigi cio alla materia musicale sia autenticamente lo-fi. far riferimento al suono delle band specifiche o quelle sono il parto nato dall’unione tra l’ex Unicorns, Al- e Lione, e il loro amore per i Belle And Seba- L’intrecciarsi di molti strumenti come batteria, chi- che lo hanno influenzato), ma è spesso utilizzato come den Penner e l’ex Arcade Fire, Brendan Reed, più un stian – prima maniera – non è certo un mistero. tarre elettroacustiche, basso, xilofono, banjo, piano un termine generico che costituisce una vasta gamma nugolo di affiliati canadesi al giro Hotel2Tango: Ben È bene affermarlo subito. Perché tutto, ma proprio e orchestrazioni varie, non è mai invasivo né clau- di gruppi e di stili, collegato da alcuni da un senso di fe- Borden (Les Automates de Maxime de la Rochefou- tutto, dal loro primo ep High Noon al loro album strofobico, anzi: il risultato finale è di una semplicità deltà ai valori della cultura underground, controcultura, e cauld), Lisa Gamble (Gambletron, Evangelista, Hrsta) d’esordio Peplum rimanda senz’ombra di dubbio e di un’immediatezza sorprendenti. Quelle che van- (ogni tanto) descrivibile come appartenente alla musica e Nick Scribner (Chaotic Insurrection Ensemble). al combo scozzese, musicalmente parlando. Ma ciò no a delinearsi in Peplum sono cantilene pop calate rock”. Nasce da qui probabilmente l’uscita del disco per la non rappresenta assolutamente un demerito, altri- ora nella dimensione di ballad primaverili e sognanti, Una definizione ottima perché dice tutto e dice comoda e autorevole Constellation, che pare aver menti, se così fosse, la City Slang si sarebbe sco- ora in quella di sbarazzini e vivaci saliscendi sonori, niente, vaporosa e poco concreta come del resto è abdicato totalmente all’idea di proseguire lungo la modata, puntando molto sui Toy Fight, soltanto per con melodie contagiose, difficili da staccarsi di dos- l’oggetto stesso del discorso. Si può certamente dire strada del post rock d’orchestra. I Clues però fan- la loro caratteristica e personale pronuncia vocale? so, che solo in rari casi superano i tre minuti di du- che l’indie rock è passato dall’essere una filosofia di no proprio gioco a parte nel catalogo dell’etichetta. Esclusivamente per avere dei nuovi Belle And Se- rata. Canzoni pop perfette? Senza il minimo dubbio, fondo, come un vessillo etico e morale, nelle decadi La musica del gruppo parla soprattutto argomenti bastian declinati in francese? La verità è che il loro sì. Se solo in futuro riuscissero a smarcarsi quanto ’80 e ’90, quando il mercato discografico era ben come post-punk, folk e pop. In più mettiamoci un’at- stratificarsi sonoro, nonostante sia indubbiamente basta dalla morsa derivativa dei Belle And Sebastian, diverso da quello attuale e le major facevano il bello tività live vigorosa dalle parti di Montreal che ha e strutturalmente debitore ai primi lavori di Stuart potrebbero veramente puntare in alto. Al momento e il cattivo tempo, a quello che ora è un sottogenere portato la band sulla bocca dei talent scout d’ordi- Murdoch e soci – da ciò si evince tutto il peso spe- ci accontentiamo di questo pregevole “difetto” di tout court. Il tempo in cui i Fugazi imponevano il nanza e la parola “hype” fa presto a fare capolinea cifico che la band di Glasgow ha avuto sulla scena pronuncia, di questo pop dalla erre francese. prezzo di dischi e concerti a 10 dollari è finito da un da dietro l’angolo. indipendente musicale mondiale dalla metà dei No- Andrea Provinciali pezzo e si suona ormai per il puro piacere di suo- Antonello Comunale vanta ad oggi –, riesce con originalità ad assemblare nare e di emergere comunque in un mercato molto

8 / Turn On Turn On / 9 Peter Broderick

fiabe di apparente esilità Soap&Skin Dall’esperienza con i danesi Efterklang ai ritorni e ricordi in nastro magnetico di Ten Duets; i segnali, le forme e la sostanza di un esordio.

veicolare quello che le parole a fatica riescono a in modern-classical ma, sperimentandosi in forme di Anarrare ci pensano i linguaggi del giovane compo- contorno sarà Float (Type-2008).Dagli interessi o Da un misconosciuto villaggio austriaco al songbook sitore e polistrumentista Peter Broderick; origini sta- vocazioni orchestrali adottate in armoniche melodie di Nico. Celata dietro la sigla Soap&Skin, l’esordiente tunitensi dell’Oregon per essere precisi ed europeo di chitarre, violoncello, batteria, banjo, tromba, there- Anja Planshg firma uno dei dischi più intensi d’adozione. Che siano le affinità stilistiche, il trasferi- min o vocalizzi private d’imposte durate o entrate di dell’anno. mento danese e l’atmosfera nordica, qualsiasi sia la scena trasportate in un continuo mutare di eventi di spiegazione, a fare la differenza saranno proprio questi straordinaria polivalenza. trascorsi, incontri e periodi a segnare tra 2007-2008 Quella flessibilità composita che gli permetterà lo a senti cantare e stenti a crederci. Esile, pelle di nella desolazione di Gnas (piccolo villaggio della i risultati migliori. stesso anno di firmare i maggiori consensi di pubblico Lun niveo anticato. Occorre un’istantanea in pri- Stiria) divora, come reazione all’immobilismo circo- Ma facciamo un passo indietro dopo un paio di e critica con gli orientamenti acustici di Home (Bella mo piano, con i lineamenti del viso a parlare da soli, stante, libri e musica. Supportata dal fratello, scopre collaborazioni, Norfolk&Western, Loch Lomond, Lau- Union-2008) demandati al folk, e alle prime in can- a legittimarne le primavere, che sono diciotto. Un di- le possibilità del computer, e il trasloco in quel di ra Gibson, Horse Feathers e non per ultimo Machi- tautoriale, dotandole come sempre d’istanze intime e sco, Lovetune For Vacuum, austero, docile, den- Vienna per frequentare la scuola d’arte è un gesto nefabriek, siamo nel 2007- in fondo non andiamo così minimali. Non conoscono forzatura i duetti in acusti- so. La voce grave e il pianoforte. Puntelli cameristici logico. Lì non smette di suonare, e compone. lontano- Broderick consacra gli esordi con la Type ca e voce, ma condividono storie, che fin da principio (archi, fisarmoniche, elettronica mai invasiva) e liri- Un pezzo in particolare, l’incantevole ballata Mr. Records con un primo 7” dal titolo Retreat/Re- l’artista tratta con magia e diletto a cui appoggiare che da gotico europeo. A memoria d’uomo, un solo Gaunt Pt 1000 poi inclusa nel debutto di cui sopra, lease (Type-2007), in cui far dialogare ampliamente strumentazioni con abilità e leggerezza, concedendovi esordio al femminile, di una femmina poco più che postato sul My Space attirerà il produttore elettro- stesure per orchestrazione e pianoforte. spazio e note nel tentativo di fissare oniriche atmo- adolescente, ha reso quanto quello di Soap&Skin, e nico T. Raumschmere che ne pubblicherà un Grafie affini per raffinata ed esile struttura all’arte sfere in ambient. La padronanza con la strumenta- questi risponde a The Kick Inside di Kate Bush. singolo per la Shitkatapult. Ai tempi, Anja ha sedici di Erik Satie, ordinate in suggestioni e ridotte ai mini- zione è invidiabile, se ne assaporano gli aromi nelle Lei, che all’anagrafe si firma Anja Planshg, è pros- anni, nove dei quali passati a studiare pianoforte e mi termini se si parla di scelte in strumentazione - di intese in Ten Duets il più recente lavoro per la Di- sima all’autrice di Wuthering Heights per l’approccio violino. Il cantato esangue mozza il fiato come se uno rivisitato Arvo Pärt - ma, non per questo prive gitalis Records, esemplare raro in cassetta, di brillante espressionista alla forma canzone, ma altri spauracchi salmodiasse l’ultimo giorno terreno. Strano - ma di cromia.La questione qui si fa sottile acquistando elettroacustica, nuovi fronti in drones, preparazioni ai cingono (e/o rapiscono) la giovane austriaca: Tori vero - ritrovarsela nella soundtrack dell’horror mo- quei vertici in soavità e decadente romanticismo ar- temi in fondali, o presenze in field recording quelli che Amos ad esempio, oppure Sinead O’Connor, vie austriaco Dead in 3 Days. Sul palco suona un pia- monizzati alle maniere dei connazionali Rachel’s ma, sanno riportare i sodalizi migliori con le conosciute o meglio ancora un improbabile crocevia tra Dia- no a coda, e su di esso poggia il laptop contenente i di una sensibilità nordica per fragilità e suggestione scritture acustiche di un piano giocattolo, organo, vio- manda Galas e Enya (si ascolti Marche Funèbre). campioni di archi, nonché il mezzo per raddoppiare tormentata, nello stesso tempo ingenua, limpida e per lino o chitarra. Nessun entusiasmo giovanile o per- L’attualità, inoltre, ci costringe a tirare in ballo nien- la voce. solo piano - dieci tracce per un’unica sessione di regi- corsi da ritrovare o ripescare ma, per Peter Broderick temeno Nico, visto che ha voluto Anja Sguardo ossesso e gestualità ai minimi termini. Si strazione - parliamo della squisita fluidità diDocile e una personalità dal consapevole stile a metà strada tra nel tributo itinerante (con tappa pure nella nostra dispera, urla e s’ottenebra. Ci incuriosisce, affascina della parentesi a chiudere l’anno con la svedese Kning l’elettroacustica, l’ambient e le più eleganti cognizioni Ferrara) A Life Along the Borderline in onore di Chri- e rapisce. Sul perché di un moniker come Soap&Skin Disk, un augurio dei migliori, vedendo frutti del 2008! care ai cosiddetti contemporanei. Un piccolo grande sta Paffgenn. lascia ai curiosi l’interpretazione. Di certo, il sapone A continuare con la Type Records - anima compli- a cui non negare musica da camera o me- Soap&Skin è un po’ di tutto questo ma va an- pulisce, purifica una pelle che vuole farsi linda an- ce, per trame di confine e matrici sperimentali più o lanconiche solitarie acustiche; preziose arti con pochi che oltre: il suo è un mondo a sé stante, la sua una cora una volta. E poi protegge e profuma di buono, meno elettroniche alle scritture del ventunenne Peter suoni ma poesie e battiti d’ali da inseguire. musica senza spazio né tempo. Irreale. Nata da una come l’innocenza. Come lei. Broderick- e a riaprire la questione al metodo in tasti Sara Bracco famiglia votata all’allevamento di maiali, Anja Planshg Gianni Avella senza per questo cadere in trappola di reminiscenze

10 / Turn On Turn On / 11 utto parte come al solito da un disco. E se della scuola illbient. Insomma in quel mondo così in questi giorni di rinascita primaverile non multimediale la parola d’ordine era contaminazione. Tsai bene cosa ascoltare, la scelta probabil- Meltin’ pot ante-litteram che oggi se non lo fai non mente cade su quelle sonorità che scaldano, tipo il ci sei reggae, il dub, il ragga. Scelta che - se la fai - cadi in un mondo in cui troppi pensano sia meglio affidarsi Va d i m o g r a p h y ai grandi, al passato. A prescindere dal presente. Ma Nell’anno della caduta del muro il nostro inizia a se già il mese scorso ci siamo allietati della svolta lavorare a USSR Repertoire (Ninja Tune, 1996), il che il maghetto del dubstep Disrupt ha fatto con il debutto che lo consegna al gotha del turntabismo di suo The Bass Has Left The Building, oggi non classe. Non colpisce per la tecnica (o per lo meno possiamo che riprendere il discorso su quelle orme è così furbo che non la fa pesare), quanto per la sa- che sono sì sporche di passato, ma guardano al fu- piente arte di mescolare i suoni e di creare ambien- turo. Perché è uscita una chicca che pulsa giamaican te. Tutto inzuppato di estetica hip-hop strumentale, soul. Sangue e anima come diceva l’Almamegretta. Il di quell’isolazionismo da cameretta che avrebbe ciddì (meglio sarebbe avere in mano il disco nero di spopolato poi nei tagli corrosivi del Wu Tang Clan. Il profumato vinile) è U Can’t Lurn Imaginashun. disco spopola e il successo è dovuto in gran parte Il nome che compare sulla cover è DJ Vadim. Uno alla capacità di spaziare attraverso il downtempo- che non ti saresti riaspettato di vedere di nuovo. hop, al meltin’ degli inserti con i samples radiofonici (come andava di moda in quegli anni), all’affiliazione Da l l a Ru s s i a c o n a m o r e abstract soul ereditato dagli esperimenti minimal di All’anagrafe lui si chiama Vadim Peare. Nasce Krush, che già nel ‘94 aveva proposto sonorità hop a San Pietroburgo, ma è la Londra dei Novanta il ridotte al midollo nel suo album di esordio. Qui si suo campo di crescita artistica e musicale. Nel 92 sposa l’estetica Ninja con un savoir faire che non il ragazzo si compra un sampler e inizia a lavorare risente del passare del tempo e che si degusta ama- alla musica che poi sarebbe diventata realtà nei due bilmente anche oggi, tanto più che il break ritorna EP di esordio Abstract Hallucinating Gases e in pompa magna anche sul dancefloor. Headz Ain’t Ready per la sua neonata Jazz Fud- E allora se le tracce sono il ‘sign of the times’ ti ri- ge. Ben presto la Ninja Tune si accorge che nelle sue trovi davanti a dei muri uberminimal (Relax with Pep) manine c’è qualcosa di più della tecnica. C’è la testa con quei break secchi e quelle marimbe/vibrafoni di chi viene dall’Est e che ha il mondo nel suo DNA. che da lì in poi sarebbero state affare acid jazz, delle La Ninja di quei tempi puntava al mix di culture rit- cose in slow da viaggio onirico (Headz Still Ain’t Rea- miche da trasformare in suono sui solchi dei 33 giri. dy, Lord Forgive Me) che solo l’UK poteva accettare, L’anno era il 1994 e il tutto era un’affare per maniaci quando gli USA erano ancora troppo concentrati del break. sulle parole e i testi smargiassi, delle visioni lounge Gente come DJ Food che sfornava album con che mescolano mescolano mescolano e che fondano tracce ad uso esclusivo degli assi del giradischi, cose in pochi minuti un chill-hop di qualità poi raramente che se le ascolti oggi non capisci come potessero bissata (Lounge Shiznitz, This Goes Out), un soul che Dj Vadim vendere. Eppure a noi nerd piaceva quella scuola, ritornerà poi mutato nella intelligent jungle dei 4 quell’estetica che prendeva incondizionatamente Hero (i breaks perfetti di Knowledge Vs. Wisdom Pt. qualsiasi fonte sonora come degna di essere (ab) 2 da pelle d’oca) e in generale una capacità di ‘fare usata. Il copia-incolla come status symbol estetico. atmosfera’ che sarà marchio di fabbrica di Burial. Ma non solo. C’era anche il gusto dei Coldcut che Quel gusto gloomy che poi avremmo definito gri- col break facevano dei poemi epici e che riuscivano me/dubstep, prende da qui l’eredità hop trasfigurata ad imbrigliare la tecnica in solchi memorabili che attraverso i samples e gli effetti dei synth sui vocals. Il ritorno in gran spolvero di uno dei padri del suono Ninja 90. poi trasformavano pure in video. C’era quel mutan- In questo piccolo breviario di bbreakz 90 si sposa La rinascita attualizzata col sapore giamaicano te di Amon Tobin che, risorto dalle paludi del l’estetica Ninja con un savoir faire che non risente suo alter ego Cujo, ci andava di drill’n’bass peso e ti- del passare del tempo e che si degusta amabilmente rato, il punto di contatto con l’emergente . Per anche oggi, tanto più che il break ritorna in pompa - Marco Braggion finire poi Funky Porcini si spostava sulla cultura magna anche sul dancefloor. della visionarietà e dello sballo da sogno infarcito di Potremmo descrivere il debutto di Vadim quindi drum’n’bass raccattando le influenze newyorchesi come ‘intelligent hip-hop music’, mutando la D della

12 / Tune In Tune In / 13 dance in H di hip-hop. Perché proprio in quegli anni Colores, gruppo spagnolo che ha sfiorato il Latin nel mondo electro (e principalmente in casa Warp) Grammy. Il suo è un percorso che spazia verso ter- ci si andava di riflessione post-disincanto ‘92. Anche ritori alieni all’hop: le roots rimangono nelle vene, qui si ripensa all’hip-hop uscendo dalle proteste ma l’evoluzione è costante e inevitabile. dei Public Enemy e rinchiudendosi in stanze nerdy, aggiustando alla perfezione la produzione e quindi 2009: Th e Re a l Sh i t ripulendo il tutto dalla sporcizia street, perseguen- L’uomo con gli occhiali che mescola il ritmo fai do una strada che dopo poco avrebbe mutato le presto a capire chi è. Uno che ha collaborato con sorti della lounge (vedi tutto il discorso Kruder The Bug, Dilated Peoples, Stevie Wonder, & Dorfmeister e Vienna sound). Se Krush è il Prince, Public Enemy, Krafwerk e infiniti altri padre di quell’estetica di recupero minimal, Vadim non sai proprio dove metterlo. Men che meno te e Shadow (...Endtroducing è anch’esso datato lo aspetti pronto a chattare su myspace. Invece è ‘96) sono i saggi che costruiscono selectas perfette lì. Altro che vecchio. Lui ha una carica da vendere, e che ci ricordano come la sperimentazione possa una vibrazione positiva che trasuda dalle mail quasi essere ricondotta al puro piacere dell’ascolto. in real time. Parlandoci, scopri poi che il personag- Dopo due anni esce un sequel di remix (USSR gio non è solo grande dal punto di vista musicale. Reconstruction, Ninja Tune 1998). Nel roaster Il gossip dei blog e delle newsletter ci dice che Va- sono presenti tra gli altri DJ Krush, Kid Koala, dim l’anno scorso è stato male. Allora tra le prime Oval, The Herbaliser e altri maestri del piatto cose gli chiedo come stia. Mi risponde così: “l’anno che sottolineano la multi(in)discpilinarietà del per- scorso mi è stato diagnosticato un cancro, mi sono se- sonaggio. Il disco risulta essere un caleidoscopio parato da mia moglie e ho quasi perso un occhio. Tutti di variazioni sulla base hop che si accosta a mon- problemi familiari in un brevissimo lasco temporale. Ma di paralleli quali l’ambient (vedi il remix di Koala), è la vita. Quello che non ti uccide ti rende più forte. Ora l’elettronica glitch (Oval da panico), il minimalismo mi sento così. Devo essere positivo e andare avanti...” onirico di classe (ascoltate che cosa ha fatto Krush insomma. L’avete capito che non stiamo parlando in Variations in USSR) e pure il d’n’b (Animals On con la next big thing modaiola. Qui è la realness che Wheels). conta. Lui è uno che non si ferma mai. Passa un anno e il ragazzo si accorge che ostinar- E non si ferma nemmeno la sua visione fatta di si sul suono è già demodé. Nel ‘99 se ne esce allora Giamaica. Chiedo all’uomo cosa ascolta in questo con USSR: Life From The Othe Side (sempre periodo: “ascolto chiunque, qualsiasi cosa. Cerco di sta- su Ninja). Per proseguire e non restare impantanato re con i piedi per terra e con l’orecchio alla radio! Mi nel math-hop crea la crew The Russian Percussion piacciono Julien Dyne, Fly Low, J Dilla, , Ery- e punta alle vocals. Il terzo disco si stacca quindi kah Badu, Jill Scott, , De La Soul, Common, Soldier frullato con il french-hop di Big Red e 5niz- si è scordata, Game Tight è la ballad glitch-hop con dall’ambient e rientra di brutto nell’hip-hop classi- The Roots, parecchio reggae e ragga”. Allora capisci za, al classic soul-hop di Juice Lee e Rjay (That Life), il pianoforte uberpop che è sempre e solo Krush e co. Samples presi da dischi per bambini mescolati a che ascoltando l’ultimo disco non ci eravamo andati dalla ballad blues al sapore sudamericano (Beijos) al scuola Mo’ Wax, Thrill 103 e Rock Dem Hot i funket- rapping selvaggio che scarica la tensione sul basso, tanto distanti. Vadim ha in mente il soul rimpinzato vocoderismo sempre tarato sull’hop di Saturday con tini poco acidi ma molto italo che fanno cool à la fa muovere il culo e lo proietta ancora una volta di ritmo. Ci aggiungi qualche tastierina e il gioco è Pugz Atomz, dall’electrodub classico di Under Your Raiders of the Lost Arp. verso il successo planetario. Assieme a Mr Thing fatto. Hat (da brivido Kathrin Deboer) allo ska di Hidden Insomma, Vadim è uno che parte da quella gabbia (turntables), Killer Kela (beat box), Blu Rum Treasure con Sabira Jade in estasi. Ma fin qui non ci che nei 90 era l’instrumental-hop e che se ne viene 13 (mc) e John Ellis (keyboards) parte per un’av- No n p u o i i m p a r a r e sarebbe che la mano del produttore. Invece poi ti fuori a testa alta, saltando i generi, credendo alle ventura sonica che lo farà girare tutto il mondo per l’immaginazione vai ad ascoltare le tracce in solitaria e lo senti tutto vibrazioni giuste e alla gente che gli porta positività. un tour di oltre 200 date. Il titolo dell’ultimo disco potrebbe essere tra- il Vadim. Il suo è un inno alla vita, piena di urban soul e ritmo Da lì la carriera è tutta in discesa e saranno in- dotto così. Per uno del suo calibro è poi sempre Lo senti al passo con i tempi di Pritchard e rilassato, qualcosa che senti solo nei grandi, da cui numerevoli i progetti paralleli. Tanto per dirne uno più vero. Ritrasformarsi dopo quasi 15 anni di vita compagnia bella. Perché anche se non si butta nel- è difficile staccarsi. Se lo metti ancora una volta, il prendete The Isolationist, in collaborazione artistica presuppone che l’immaginazione sia ormai la fusione con lo step, il break è sempre la scarica disco suona come la prima. Un highlander. Uno da con DJ Primecuts (campione del mondo di turnta- innestata nell’anima. E quindi visto che da sempre elettrica che anima i suoi neuroni. E allora R3 Imagi- riscoprire e seguire. bismo nel 99) e la crew dell’Antipop Consortium, l’uomo segue le vibrazioni che arrivano da Kingston, nashun è un brivido che chiama in causa il lazer bass che dopo poco avrebbe messo in crisi l’establi- l’uso del ragga è quasi d’obbligo. Basta chiamare dei di londinese memoria (vedi Hudson Mohawke shment hop (sempre su Warp). O se non siete del vocalist che stiano sul pezzo, che abbiano il ritmo in e la rinascita di Squarepusher ), Strictly Rockers tutto convinti che il nostro sappia mettersi in gioco, testa e il disco è già pronto. 215 è quell’electro in slow motion che la Thievery tenete conto che ha pure prodotto i 7 Notas 7 Lo spettro della selecta va dal ragga acustico di Corporation sapeva fare qualche anno fa e che oggi

14 / Tune In Tune In / 15 obin Rimbaud è uno di quelli che hanno fat- a caso a sonorizzare lavori cinematografici di geni to il suono contemporaneo, gli hanno dato della settima arte come Michelangelo Antonioni e Runa visione, una filosofia, un pavimento su cui Jan Luc Godard: “Antonioni, in particolare il suo film poggiare. Dopo anni di presenza assidua nei circuiti L’Eclisse, è stato il cardine intorno a cui far girare il più intellettuali (ed elitari) della scena elettronica, progetto 52 spaces. Il punto di base dell’opera era l’artista inglese ha ormai un profilo istituzionalizza- andare a rintracciare i punti di contatto che legano le to e non è raro vederlo tenere lezioni o seminari immagini ai suoni, e di contro come questi rappresentati in corsi di arte contemporanea. Con un disco nuo- al cinema rivivessero e cambiassero per effetto della vo, in uscita in questi giorni, Rockets, Unto the memoria. E’ anche un lavoro che indaga il mio ricordo di Edges of Edges, si segnala un cambio di registro Roma, visitata per la prima volta insieme ad una perso- abbastanza evidente e si può tracciare un profilo na a cui ero molto legato. Dopo tutto è anche un lavoro che tenga conto di due decenni di sperimentazio- romantico, come tutti gli altri. E’ come se prendessi una ni, uscite e progetti, a cominciare dal celebre moni- cartografia di Roma e la mettessi in relazione con le ker: “Inizialmente il mio interesse principale stava tutto immagini di Antonioni e con i miei ricordi diretti. Sono nell’archiviare, manipolare e convivere con le registrazio- sempre stato sensibile ai personaggi di Antonioni e mi ci ni. Per anni ho registrato di tutto usando walkmen, radio sono immedesimato”. ad onde corte e quant’altro. Scoprì lo scanner in modo Successivamente di Godard rielabora la quasi accidentale verso la fine degli anni ’80 e me ne soundtrack di Alphaville seguendo un po’ l’esempio innamorai subito. Era proprio quello che stavo cercan- precedente di David Shea, per poi dedicarsi sempre do. Uno strumento che fosse in grado di captare voci e più al mondo delle installazioni e della sound art in segnali privati, come una chiave per accedere a segreti generale, con artisti visuali come Edith Garcia e con nascosti da qualche parte e che in alternativa non avrei coreografi come Wayne McGregor o Daniel- Lar mai raggiunto. Da qui ad etichettare con Scanner la mia reu. Insieme all’amico Stephen Vitiello si dedica alla attività d’artista il passo è stato breve”. Da questa de- prima opera di sound-art commissionata dalle Tate scrizione si arriva a farsi un’immagine mentale che Modern Gallery di Londra, fino alle sound polaroid vede con un paio di cuffie e un’an- con Richard Tonne e agli esperimenti più strambi e tenna in mano, intento a captare le onde radio più originali come la serie di concerti in un’unica sera sperdute. condotta da una serie di Scanner che suonavano Un’iconografia romantica, che a sentire le sue in sua assenza. “L’idea stessa della sound-art ha fatto parole non sembra poi così distante dalla realtà: “Lo passi avanti impensabili in questi anni. Ormai è figlia di scanner è uno strumento che mi ha subito conquistato un codice comune generalmente accettato e si trova di scanner proprio in ragione della sua missione: captare segnali fronte un pubblico che è numericamente assai superio- irraggiungibili altrimenti. E’ stata una piccola rivoluzio- re a quello di qualche anno fa. Penso, tra l’altro, che la ne perché mi ha consentito di entrare in connessione sound-art stia andando sempre di più in direzione di un con frammenti di vite che nella mia percezione hanno codice universale, che non necessità neppure di essere un peso specifico se messo in relazione con l’ambien- tradotto. Viene decodificato all’istante in qualunque par- te circostante. Con lo scanner, a seconda del luogo in te della terra ti trovi. E’ una cosa che mi affascina enor- cui mi trovavo, riuscivo a raggiungere voci e vite diverse. memente. Ho lavorato a spettacoli etichettabili come Ero così in grado di disegnare una mappa concettuale sound-art per molte gallerie com il Sonic Process al Ma- lascia entrare la voce degli ambienti, di stabilire connessioni, tracciare storie cha Barcellona, il Sonic Boom alla Hayward Gallery di di luoghi e individui, in modo sempre unico e sempre Londra e al Pompidou Centre di Parigi così come alla diverso. Per questo i miei lavori sono sempre diversi e in Kunsthalle di Vienna, alla Royal Opera House e al teatro qualche modo irripetibili”. Il concetto di narrazione è Bolshoi di Mosca. E’ un momento particolarmente felice A colloquio con Scanner, nome d’arte dell’artista inglese Robin Rimbaud. Due quindi centrale nell’economia del suono dell’artista per questo tipo di performance”. decenni passati a sperimentari su voci captate e registrazioni assemblate. Un inglese. Una narrazione che si basa su pochi, ben se- In parallelo alla sua attività come “Electronic credito infinito nel mondo dell’elettronica contemporanea. lezionati, segnali da decifrare che messi in relazione Master”, Robin Rimbaud prosegue una carriera pa- gli uni con gli altri stabiliscono una rete di riferimen- rallela con i , band più classicamente rock ti. Qualcosa che necessariamente lavora in astratto in compagnia di dei Wire e Malka per immagini (mentali). Forse è per questo che il Spigel dei . “Con Colin e Malka è - Antonello Comunale cinema, e il concetto di immagine in primis, gioca un orma una ventina di anni che ci conosciamo. Siamo mol- fascino particolare su Robin Rimbaud, trovatosi non to amici e ci capiamo all’istante forse proprio per que-

16 / Tune In Tune In / 17 te e la voce per le mie composizioni ed è stato li che di Pietas-Ilulia e anche qui si ricollega alla grande in- mi si sono aperti dei mondi. Lei ha improvvisato le sue fluenza che ha avuto su di me quando studiavo filosofia parti in una maniera straordinaria. La sua voce aggiunge ed ero più giovane. Ad ogni modo, spesso ritorno sulle un sentimento molto umano al background elettroni- sue parole perché spesso ritorno agli studi di filosofia”. co che gli fornisco”. La voce rimane quindi il cardine Robin Rimbaud chiude così una parabola più che della produzione di Scanner, sebbene egli stesso sia decennale che lo ha visto muoversi sapientemente passato attraverso diversi modi e diverse accezioni attraverso diversi mondi e modi di intendere il suo- di produrla e sperimentarla. Il taglio umano troppo no elettronico. umano dell’ultimo disco sembra essere la naturale Rockets è il disco perfetto per chiudere un ci- evoluzione di un discorso lungamente condotto sul- clo e aprirne uno nuovo, in apparenza molto meno le solitudini individuali a partire dai primi dischi. In avanguardista e di rottura, ma artisticamente non molti casi poi, l’uso delle voci registrate diventa un meno esaltante. Da un punto di vista strettamente modo per aprire connessioni, link verso altri mondi, intellettuale il meglio potrebbe ancora venire, ma come note a piè di pagina che rimandano a qual- da uno con una produzione e un’attività così den- cos’altro di correlato. sa e magmatica non puoi certo aspettarti indica- Su Rockets i numi tutelari sono William Bur- zioni chiare sul futuro. Di sicuro ci sono un po’ di roughs e Bertrand Russell: “Ritorno sempre alle voci. cose che lo assorbiranno in maniera inedita: “Sono Anche se non capisci le parole, il linguaggio, c’è sem- diventato professore a contratto allo University Colle- pre qualcosa di naturalmente ‘ umano’ circa la qualità, ge Falmouth, e anche professore al Le Fresnoy National la profondità e la sintassi di una voce. Burroughs ha Centre For Contemporary Arts in Francia, esperienze sto. Il mio interesse nei Githead deriva principalmente tesse subito in primo piano la sua natura gentile, in un sempre giocato una ruolo importante nella mia crescita che occuperanno i prossimi anni della mia vita. Sto per dal fatto che mi piace stare in una band e viverne le modo che fosse per me il più lontano possibile dall’elet- d’artista soprattutto attraverso un approccio che sa di pubblicare un cd in edizione limitata, solo in Italia, con dinamiche. Un mondo molto distante da quello che mi tronica. Quella frase di chitarra fornita da Michael mi è letteratura sperimentale e la sua influenza su Throbbing Lenz Rifrazioni_Festival Natura Dei Teatri in Parma, la circonda quando metto la maschera di Scanner. Per al- sembrata ideale. Siamo amici da anni e ci rispettiamo Gristle, 23 Skidoo e molti altri artisti con cui sono cre- colonna sonora di un lavoro teatrale intitolato ‘Conse- tro si tratta di un’esperienza piacevole sotto ogni punto l’un l’altro come artisti. Lui è stato subito felice di poter sciuto mi ha profondamente influenzato. Ho prodotto gnaci, bambina, i tuoi occhi’. Sto finendo un album con di vista perché semplicemente non ci sono aspettative contribuire al disco, quanto alla parte vocale… Io canto un grande lavoro per una performance qualche anno la cantante Sally Doherty e con la mia band, i Githead, o pressioni. I Githead fanno musica per il puro piacere in un modo molto dimesso. Volevo suonare in qualche fa, nei Paesi Bassi, intitolato ‘Lascia Entrare La Voce’ dove andremo in tour in Canada ed Europa per tutta l’estate. di farlo. Potrebbero anche non avere un pubblico”. E modo intimo”. Dalle parole di Robin si capisce che la già usavo parole di Burroughs come parte integrante Farò un tour solista per un mio lavoro intitolato ‘The veniamo all’ultimo disco, lavoro destinato ad ave- filosofia intorno a cui giraRockets sono i concetti di esso. In qualche modo la sua apparizione in Yellow Nature Of Being’ e sto lavorando ad un po’ di pubblica- re un’economia tutta sua nel percorso artistico di di intimo, personale, umano in senso non tecnologi- Plains… è un tributo a tutto questo. Quanto al celebra- zioni per i prossimi mesi. Ci sono sempre troppi progetti Scanner. “Rockets ha richiesto in assoluto il periodo co e quindi poco elettronico. Gli arrangiamenti or- to filosofo inglese Bertrand Russell… lui parla all’inizio all’orizzonte”. di creazione e produzione più lungo che mi sia capitato chestrali e una particolare enfasi dedicata al suono e in molti modi può essere considerato il mio primo di archi e pianoforti spinge in questo modo il suono disco solista vero e proprio. Ho prodotto molti lavori, di Scanner a lambire territori che gli erano stati ab- per la maggior parte colonne sonore di film, balletti e bastanza preclusi fino ad ora, se non si tengono in quant’altro, ma sentivo veramente il bisogno di produr- considerazioni i riferimenti a musiche sacre spesso re qualcosa di molto più personale, soprattutto dopo utilizzati come campionamenti. un anno molto problematico. Vorrei che la gente avesse I paragoni con i nuovi esteti dell’elettronica neo- una relazione con questa musica e trattandosi di musica classica (Max Richter, Johan Johansoon, Sylvain Cha- elettronica la cosa può non essere così immediata. Voglio veau, Ryan Teague, ecc.) non solo non gli dispiacciono, che la tecnologia sia trasparente, in modo che la verità ma gli sembrano autori verso cui tendere sempre di possa essere osservata attraverso di essa”. più in futuro: “Sono sempre stato interessato alla mu- Quest’ultimo lavoro in uscita per Bine Records sica contemporanea e mi muoverò sempre di più verso viaggia in effetti su coordinate sufficientemente di- questo mondo in futuro, in modo che possa raggiungere verse dai suoi predecessori per poter parlare di tur- un approccio di composizione facilmente ascoltabile. Vo- ning point e momento di svolta. La chiave per entra- glio sentire il cuore così come la testa. Cerco sempre di re nei suoi spigoli viene messa da Robin, subito in toccare le persone con i miei lavori e cercare di creare apertura, con il brano più particolare della raccolta, una relazione unica. Anche per questo ho voluto che una Sans Soleil, dove si esprime in maniera inedita al Patricia in questo disco. Avevo composto un lavoro per canto su un fraseggio di chitarra fornito da Michael uno spettacolo di danza contemporanea, Faultline, per Gira: “Volevo che il disco iniziasse in un modo che met- la coreografa Shobana Jeyasingh. Patricia era la cantan-

18 / Tune In Tune In / 19 ma nel senso di campo di forze, uno dalla forte con- abituale ci riconduce in qualche modo al nostro notazione temporale. mondo. La rappresentazione del tempo musicale di- D’altronde Milani è, per sua stessa ammissione, viene, e deve essere secondo me, di tipo percettivo: un tecnico che si è imbattuto quasi casualmente ogni singolo ascoltatore e’ chiamato a costruire e con i principi dell’acustica, intesta, nell’accezione definire il proprio personale concetto di tempo. In originale, come scienza dell’udire. Ma l’approccio fase di creazione musicale cerco di non vincolare del tecnico non è, in Milani, quello dello scienziato i suoni alla dimensione temporale sia intesa come Lo Spazio del Suono/4. puro – tecnico, insomma, non fa rima, qui, con tec- ritmo che come durata ( nella riproduzione su cd nicismo. I lavori di Milani, pubblicati su etichette o questo aspetto viene meno). Ognuno infatti e’ libe- net-label all’avanguardia nel contesto del linguaggio ro di reinterpretare il proprio tempo sonoro anche sperimentale, molto chiedono all’ascoltatore, ma in base al luogo e alle condizioni di ascolto. Svilup- molto offrono in cambio, in dettaglio e perché no, pando il concetto di indeterminazione e casualita’ Tiziano Milani da un punto di vista meramente percettivo. Ben lun- sto cercando di svincolare ogni composizione dalla gi dall’incappare nelle pericolose maglie della ricerca dimensione spazio-temporale. fine a sé stessa, il percorso artistico del lombardo Marcel Duchamp diceva: “Esiste un’esplo- è andato affinandosi con il tempo in un confron- sione nel significato di certe parole: hanno to serrato con la musica colta del XX secolo, oltre un valore molto più esteso del loro signi- che con i ritrovati tecnologici più all’avanguardia nel ficato riportato nel vocabolario”. In quel campo della ricerca sonora, così com’è accaduto secondo linguaggio che è, a tuo modo di nei recenti lavori Music As A Second Language vedere, la musica che posto, di preciso, (Setola di Maiale, 2007) e Im Innersten (Afe Re- occupa il termine “spazio”? cords, 2008). Abbiamo intervistato il musicista: ci è La musica è il solo linguaggio in grado di parlare allo - Vincenzo Santarcangelo e Sara Bracco parso uno degli artisti, tra quelli finora interpellati, stesso tempo alla testa e alla pancia. Sono convinto più consapevoli delle implicazioni teoriche sollevate che il linguaggio musicale non sia rigido ma cambi dal fare-suono. secondo regole che dipendono dalla cultura e dal “Che cosa resta nella musica se gli si to- progresso. Adattandosi alle circostanze spaziali e glie il tempo? Una folla di sensazioni che temporali, il linguaggio musicale si evolve elaboran- hanno bisogno del tempo per manifestar- do sintassi secondo percorsi creativi sempre nuovi si ma che esistono senza di esso.” Il tem- che nascono dalla genialità del singolo uomo. E’ per po, così come lo spazio, sono per Iannis questo motivo che credo che l’essenza primaria del i sono una serie di leit motiven che accomunano gli approcci allo spazio degli artisti sin qui ana- Xenakis strutture di base della musica. “suono” va cercata principalmente nel contesto, lizzati, indipendentemente dalla scelta che il singolo pone alla scelta e alla disposizione materiale Che significato hanno per te e per il tuo nello spazio in cui muta e si rigenera, ovviamente Csonoro. Interessante è notare come la questione di confronto nata in questa sede ha portato in approccio alla composizione? secondo le obiettivi di chi lo usa. Il luogo nel quale superficie concetti comuni quali il tempo, il luogo, la geometria e l’inevitabile attenzione dagli artisti posta Concepisco la musica come una architettura del- un certo tipo di suono si sviluppa contribuisce alla sulla possibilità d’interazione tra questi elementi. Elementi che rispondono prima di tutto a prioritarie esi- lo spazio primordiale del nostro inconscio e quin- definizione delle sue caratteristiche. La musica è un genze percettive: è a questo primo livello, quasi elementare, che gli artisti interpellati iniziano già a chiedere di interno a noi. Lo spazio che mi avvolge mentre particolare (organizzato) del suono. Da Varese in coscienza d’ascolto. Con Ralph Steinbruchel la massa sonora era a servizio dello spazio, immaginato o ascolto musica o semplicemente suoni e’ come una poi chiunque voglia creare musica deve considerare sospeso tra minuzie sonore infinitesimali, superfici in tonalismo e panorami di dettaglio Spazio che diventa- architettura fluida (Novak per citare un esempio) anche lo spazio nel quale viviamo e quindi fondere va mezzo di propagazione per Rafael Toral, attraverso cui il suono, fisico, mentale e visuale, filtra, occupato che condiziona fortemente la mia sensazione di i suoni musicali con i suoni ambientali. Da anni il da monologhi acustici di macchine improvvisate. Oggetti sonori generati più o meno artificialmente su un esistere, di essere in uno spazio, non inteso come mio percorso musicale è volto allo studio della cor- fondale di silenzio, come ci ha insegnato il non-suono che insegue Shinkei, essenziale per rivalutare la insieme di oggetti misurabili in lunghezze ma inteso rispondenza tra le possibili relazioni delle sorgenti varietà di sensazioni acustiche e le vibrazioni dello spazio. come forze e momenti misurati come tempi. Quan- sonore nello spazio (un ambiente urbano come una “Architetto acustico”, si definisce Tiziano Milani, a partire dalle prime incursioni nell’universo della musica do creo musica, come nel progetto Im Innersten, lo singola stanza d’appartamento). Quindi lo spazio è di ricerca risalenti alla seconda metà degli anni ‘90. E dunque, il deputato ideale per la nostra rubrica. Per- spazio assume una valenza estremamente fisica e elemento primario nella mia evoluzione artistica. La ché il sound-artist lombardo, spinto ai primi esperimenti di registrazione da una smania collezionistica nei rigorosa: i suoni si armonizzano con lo spazio in cui capacità di interazione dei suoni, con le caratteristi- confronti dell’oggetto-suono, riserva sin dagli esordi una attenzione particolare alle relazioni spaziali dei vengono creati fino a fondersi in una sola astrazio- che del contesto/spazio mi affascina, d’altra parte materiali utilizzati in fase compositiva. ne che va oltre i due concetti originari e separati. non mi reputo musicista ma semplicemente un tec- “Concepisco la musica come un’architettura dello spazio primordiale del nostro inconscio e quindi intorno a In ogni singola composizione sonora cerco sempre nico con propensione verso l’acustica. noi”, dichiara l’artista: uno spazio psichico, dunque, prima ancora che materiale, soggettivo piuttosto che oggettivo: di considerare lo spazio come un’entità che si mo- Puoi parlarci di Im Innersten (Afe, 2009), “lo spazio che mi avvolge mentre ascolto musica o semplicemente suoni”, “un’architettura fluida che condiziona difica e si muove intorno a noi e che dopo- aver lavoro strettamente legato al suono in fortemente la mia sensazione di esistere”, uno spazio “non inteso come insieme di oggetti misurabili in lunghezze”, ci trasportato in una dimensione diversa da quella sé, ai termini di percezioni, alle proprietà

20 / Tune In Tune In / 21 del suono e del materiale sonoro. Se non è tutta nelle mie mani e nella mia creatività: un luo- partecipazione attiva da parte dell’ascol- terrore del silenzio. E’ divenuto un nemico che deve sbaglio partendo proprio dall’utilizzo di go “estremamente mio” che apro agli altri che lo tatore. Aggiungerei che la mia musica costantemente essere bandito” (Sardar, 1999). Con- una camera riverberante…C’è un riferi- vivono secondo le mie regole. Nell’installazione il chiede quiete e pazienza”...che cosa ne divido profondamente la concezione di Cage del si- mento alla meticolosità e all’archiviazio- luogo diventa di possesso del visitatore che decide pensi? Desideri che l’ascoltatore si di- lenzio che è molto vicina alla mia : “il silenzio non è ne scientifica? come e quando rileggere a sua discrezione il suono. sponga in un particolare stato di atten- acustico. è un cambiamento della mente. Il silenzio Il cd e’ concepito come un flusso continuo, “dove Il luogo non può prescindere dall’evento sonoro. zione estetica per fruire della tua musi- come una esplorazione della non-intenzione, una ri- tutte le cose e tutti gli eventi di diversa provenienza ca? volta interiore. interagiscono tra loro in modo tale che ognuno di Il nostro è un mondo popolato di altoparlanti: e essi contiene in se stesso tutti gli altri.” L’intervento come se non bastasse tendiamo sempre di piu’ a è centrato sulle relazioni suono-spazio. Importan- costruirci dei “microspazi musicali” autonomi che te studio all’interno di tali relazioni risulta essere sono in grado di seguire i nostri spostamenti. Le l’esperienza di ricerca sonora attuata all’interno di caratteristiche della mia musica, “etichettata” a vol- una camera riverberante. Lo scopo e’ stato quello te come ambient, altre electroacustica in relazione di modificare suoni a partire dalle improvvisazioni all’utilizzo di drones o aiutandomi con gli “strumenti elettroniche ed acustiche, con la contaminazione di acustici” ecc, lascia all’ascoltatore un ampio margine oggetti “diversamente musicali” ma con caratteri- di scelta sul come collocarsi in uno spazio costi- stiche sonore “sensibili”. La ricerca si è svolta attra- tuito da suoni. La scelta suono/spazio ovviamente verso rilevazioni acustiche standardizzate, volte alla predispone una coscienza di ascolto, magari non quantificazione dell’assorbimento acustico (UNI tutti i suoni vengono percepiti in relazione ai limiti ISO 354/89) su provini di diverso materiale ( bloc- dei sensi di ogni fruitore. Ovviamente per riuscire chi, pannelli ecc). L’analisi del “potere” fonoassor- a comprendere le diverse dinamiche dell’ascolto, da bente del materiale si svolge attraverso procedure parte del fruitore dei suoni come del “composito- complesse (soprattutto per la difficoltà di ottenere Sempre in relazione alle proprietà fisiche re”, è necessario cessare di considerare la musica gli stessi risultati), ma entusiasmanti allo stesso tem- del suono e alle tue indagini spaziali, puoi come un prodotto che viene realizzato da un auto- Come è nato il tuo interesse al suono nel- po.cLe varianti in gioco sono molte e diversamente parlarci del tuo lavoro con Luca Sciarrat- re (o da un gruppo di autori) ma deve essere inter- la sua tridimensionalità, da dove è parti- riproducibili. Disposti i provini sul pavimento sono ta SIRR? C’è una sorta di legame con le in- pretato dagli ascoltatori. Quest’interpretazione tra- ta la tua indagine, dove ti porterà o dove stati introdotti i suoni “improvvisati” all’interno della dagini spaziali di Ryoji Ikeda, svuotate da sforma l’ascolto in un evento incerto perché ogni vuoi che ti porti? stanza attraverso una sorgente sonora (amplificato- ogni superfluo in modo da lasciare pieno ascoltatore ricontestualizza l’opera secondo coor- “Un paesaggio sonoro è un qualsiasi campo di stu- re).Successivamente 6 microfoni hanno ricatturato dialogo tra corpo e le identità sonore? dinate anche molto diverse. Vista in questo modo dio acustico (Murray Schafer).Potrei fermarmi qui, i suoni modificati perché integrati con le proprietà Ho conosciuto Luca dopo aver ascoltato il suo lavo- la musica non può essere un dato fissato: diviene in questa frase è racchiuso il senso del mio fare mu- riverberanti della camera e le caratteristiche degli ro pubblicato per l’etichetta di Stefano Giust (Seto- piuttosto un flusso, una dinamica nella quale l’ascol- sica.Per parlare del mio lavoro devo parlare delle oggetti inseriti all’interno. La variazione del tempo la di Maiale). Mi ha subito incuriosito questa miscela tatore viene coinvolto; un territorio dalla topografia mie idee. In primo luogo ribadisco la mia non ap- di riverbero, dovuto alle proprietà dei materiali, è il di suoni glitch-noglitch ed elettroacustica, l’ho con- incerta sempre soggetta a mutazioni. partenenza all’area “colta” musicale, sono architetto soggetto principale di tale misurazione. tattato e la nostra collaborazione e’ nata quasi per La musica e’ come qualcosa che nasce e “acustico” e la mia indagine sonora parte da qui: I suoni ottenuti sono poi stati assemblati gioco. Ho chiesto a Luca di lavorare su alcuni suoni scorre - malgrado tutti gli sforzi fatti da- l’architettura.Architettura e musica: due linguag- in studio.In uno dei primi articoli di que- che avevo registrato all’interno di diversi spazi fisici gli esseri umani per renderla più fedele. gi sostanzialmente simili anche se l’architettura in sta serie, Ralph Steinbruchel ha parlato mentre io ero impegnato a “formare” Im Innersten. Parlando del silenzio, Shinkei pone atten- questo momento manca di immaginazione, l’ecces- di spazio come di uno strumento addi- Avevo già in mente ciò che doveva scaturire dalla zione alla cultura orientale “Nello Zen si so e il superfluo sono vantati come valori primari, zionale di cui disporre in occasione di in- nostra collaborazione: una sensibile forma di suo- definisce il silenzio come quel non-suono mentre l’utilità e la funzionalità sono accessori. Sia- stallazioni e performance. Cosa ne pen- no dove le componenti minime delle frequenze e che comprende l’ascolto di tutti i suoni”. mo sempre più di fronte ad una architettura che si a proposito? Qual è il tuo approccio al delle caratteristiche essenziali del suono dovevano O ancora, quel suono astratto “estremo risulta essere lenta nel recepire le novità.Ricono- luogo nell’installazione? prevalere sul resto. Il legame con Ikeda si puo’ co- in cui dirigere la mente”, come diceva scendo questa forma di stasi nell’architettura del- Amo la musica che usa come strumento l’architet- gliere chiaramente nel lavoro di Luca che è interve- Arthur Russell..cosa ne pensi? le soluzioni, (quella che porta alla creazione degli tura di un luogo e quindi le condizioni dell’installa- nuto sensibilmente “nei” suoni mediante l’utilizzo di La società occidentale è terrorizzata dal silenzio. edifici - la più diffusa quella delle villette tutte uguali zione influenzano la scelta dei materiali, la disposi- software, sottolineando come i luoghi attraverso il Silenzio che esiste, peraltro, solo in sede sociale. Il e dei centri commerciali) ho concentrato gli sforzi zione geometrica e spaziale. Il suono muta da spazio suono siano sottomessi alle leggi virtuali dei numeri. silenzio è un fenomeno ben conosciuto; è “imba- sull’aspetto di interazione tra suono e architettura a spazio, sia a livello percettivo che creativo: un suo- Il mondo stesso, per quello che ne so, è il risultato razzante” e “pericoloso” (Jespersen, 2001), e deve dell’eccesso che crea architetture “visionarie” con no usato per un’ installazione risponde a criteri di- di un immenso e ricchissimo processo algoritmico. essere vinto con ogni mezzo possibile. “Noi siamo l’aiuto del suono (il rapporto Xenakis/Le Corbusier versi rispetto allo stesso creato in una esecuzione Parlando del soggetto ascoltatore, Shin- spaventati da ciò che pensiamo sia l’opposto del ru- ne è esempio). Diciamo pure che il mio cemento dal vivo e viene anche percepito dall’ascoltatore in kei ha dichiarato che “la musica lowerca- more – il silenzio. Associamo il silenzio a sofferenza, armato è il suono. Vivere il presente e’ già futuro. un modo diverso. Dal vivo la costruzione dei suoni se richiede attenzione ed una volontà di oppressione, isolamento e morte (…). Viviamo nel

22 / Tune In Tune In / 23 Oliver Everett. Nato il 10 aprile del 1963 a McLean, stato della Virginia ma a poche miglia di Washington, tanto per cominciare è il figlio di Hugh Everett III, considerato uno dei più importanti matematici del ventesimo secolo, padre della teoria quantistica co- siddetta dei “molti mondi”. Una speculazione dalle straordinarie conseguenze scientifiche, filosofiche ed esistenziali, tra cui la capacità di esaltare tutti i fan di Star Trek o anche solo quelli che sono andati in sollucchero con Sliding Doors. Siccome un grande scienziato non deve essere per forza un bravissimo padre, essendo anzi il cogitare solitario pittosto incompatibile col menage familiare, il rap- porto tra lui e il figlio non fu propriamente idilliaco, più indifferenza che ostilità a dirla tutta. Forse anche per questo Mark crebbe con una fisiologica irre- quietezza, se è vero che nel fiore dell’adolescenza ebbe a conoscere il buio della cella per problemucci di droga e teppismo. Nel 1982 comunque, Hugh morì nel sonno fulmi- eels nato da un infarto. Non aveva ancora compiuto 52 anni. Fu ovviamente un colpo tremendo per la fami- glia Everett, da cui la sorella maggiore di Mark, Eliza- beth, già tendente alla depressione, non si riprende- rà mai veramente. Finché non si suicidò, anno 1996. A ruota, nel 1998, ci fu il cancro che uccise sua ma- dre Nancy. Infine, macabra ciliegina sulla triste tor- Tr a g e d i e , l i c a n t r o p i e e ta, una cugina di Mark faceva parte dell’equipaggio del Boeing che si schiantò sul Pentagono il 09/11. Quanto a porte sbattute in faccia dal destino cinico a l t r e s t o r i e e baro (altro che “porte scorrevoli”), direi che può bastare, no? Circolano storie sull’infanzia di Mark, tipo che a “I’m a hard worker. What I’m trying quattro anni gli avrebbero acquistato una batteria giocattolo ad un mercatino dell’usato. Nei successi- vi dieci anni l’avrebbe suonata ogni giorno, ininter- to say is: thanks.” rottamente. Bene, è una storia vera. Lo stesso Mark l’ha confermata in una recente intervista rilasciata al sito spinner.com, aggiungendo: “devo essere grato a mio padre, al posto suo non so se lo avrei permesso. - Stefano Solventi Sarei diventato pazzo”. Fatto sta che il ragazzo pas- sò l’adolescenza a conciliare le turbe caratteriali e una spiccata propensione musicale, galeotta l’amata sorella Liz col suo stereo sempre in moto (dicono Ba d Du d e fosse una fan di Neil Young, che la terra le sia Non sembra un tipo abituato a darsi delle arie. Ma se un giorno dovesse vantarsi i sono musicisti la cui biografia sorpren- lieve) e una di lei chitarra acustica che, carpita dal di esser tra coloro - pochi - che hanno ridefinito i codici e gli standard del pop rock, de per la sostanziale normalità. Ti scon- famelico Mark, divenne il mezzo su cui abbozzare le certano per la mancanza di eventi signi- prime canzoni. Seguì una trafila abbastanza consueta non potremmo certo biasimarlo. Fertile e geniale l’ispirazione, tragicamente amaro il ficativi che in qualche modo giustifichino di band giovanili (dove tra le altre cose suonò spes- leC intuizioni, gli slanci, le bizzarrie, le sfuriate disse- so e volentieri la batteria), fino ad una prima prova destino: storia di e dei magnifici Eels. minate nel repertorio. Non è certo il caso di Mark autarchica, quel Bad Dude In Love tirato in 500

24 / Drop Out Drop Out / 25 copie nel 1985. Siamo quindi nel cuore degli eigh- tastierine carine, gli assolo arguti ma d’ordinanza. Li f e Is Ha rd amworks, etichetta appena fondata da David Geffen ties, c’è un ventiduenne che si fa chiamare semplice- Spiccano sulle altre Are You & Me Gonna Happen per 1994, dunque. A marzo esce Mellow Gold di con Jeffrey Katzemberg (già al timone della Disney) mente E (“Non ho cambiato il mio nome, è lui che ha l’efficacia melodica e l’intensità dell’interpretazione Beck, ad agosto è il turno di Dummy dei Por- e Steven Spielberg, che scritturano la band licenzian- cambiato me”, sostiene in un’intervista del 2000 alla (prime ruggini nella voce, quelle che in futuro pren- tishead, a settembre Protection dei Massive done l’esordio (Dreamworks, radio australiana Channel V), ci sono canzoni che deranno splendidamente il sopravvento) e una E’s Attack. Il rock insomma è un’altra cosa, cerca di 1996, 7.6/10). Prodotto assieme al multistrumenti- premono per uscire in una forma adeguata, in un Tune che sprimaccia la malinconia di sogni Beach muoversi su frequenze diverse, si reinventa attraver- sta , a Mike Simpson dei Dust Brothers ambiente adeguato. Nel 1987 Mark Oliver Everett Boys. so cortocircuiti musicali (i loop, i samples, le strate- (a loro volta produttori di Odelay) e a Jim Jacob- mise tra sé e il suo passato un continente intero: si In quei primi anni novanta spazzati dal tifone del gie dub e hip-hop), abbeverandosi all’immaginario sen, fin dalle primissime note - con quei fruscii pseu- trasferì a . grunge, quello strano tipo di Mr. E dovette sembrare delle arti affini (il cinema, i fumetti, il clip televisivo). do-vinilici, lo swing lo-fi e gli archi ectoplasmatici - ti un residuo avariato degli ottanta, cuginetto sfigato Per Mark fu un’illuminazione, un’ancora di salvezza, sbatte in faccia il mutamento dello scenario, poi la A Br i l l i a n t Fu t u r e ? e disilluso dei new romantic, nipotino malmesso dei un’iniezione d’adrenalina che lo rimise in moto con voce in primissimo piano, il vibrafonino ipnotico e L’impatto con la città californiana non fu dei più Billy Joel e dei Randy Newman. Tuttavia, gli in- un entusiasmo e una determinazione mai provati. l’impetuosa flemma di basso-chitarra-batteria defi- semplici, Mark si dette agli espedienti, finì a lavorare granaggi si misero in moto, il buon Mark si trovò ca- Assieme al bassista e all’amico bat- niscono un sound sbalzato su più dimensioni, l’arti- in un autolavaggio, ebbe modo insomma di covare tapultato in tour lungo gli States ad aprire per Tori terista Jonathan “Butch” Norton, inizia a smeriglia- ficio come emblema esistenziale, narrazione filmica la sua viscerale disaffezione per lo stare al mondo. Amos incassando una non trascurabile quantità re il nuovo suono su una pletora di pezzi appena o fumettistica, ellissi e simbolismo espressionista, Ma non smise un attimo di fare musica. Al punto che di applausi. Fu quindi con spirito ringalluzzito che sbocciati. Per rimarcare la differenza con la passata parole sgranate come dadi impietosi (“life is hard/ la Musa si accorse di lui. O la dea bendata, se pre- si mise al lavoro su Broken Toy Shop (Polydor, produzione, Mark decide di presentarsi come una and so am i/you’d better give me something/so i don’t ferite. Che in questo caso si chiamava Polygram. Fu dicembre 1993, 6.3/10), album che ha ben poco band vera e propria, battezzando il trio Eels, “anguil- die”): è , pezzo-passepartout il produttore Davitt Sigerson, impressionato da un da invidiare al predecessore anzi mette in mostra le”, scelta poi motivata con un’affermazione tanto per qualsivoglia chart più o meno indie. Melodia demotape, a convocarlo e scritturarlo per la glorio- qualche apprezzabile passo in avanti in direzione del demenziale quanto credibile: “Volevo che sugli scaffali semplicissima, immediatamente memorizzabile, un sa etichetta. Sul contratto erano previsti due album, Tom Petty più abboccato (la solennità amarognola dei negozi i dischi della band fossero messi accanto a delirio volatile e giocoso nel ritornello, la genialità una manna per questo ragazzo quasi trentenne che di Most Unpleasant Man, l’appassionata Shine It All On, quelli miei da solista, non avevo pensato a quanti album adesiva degli espedienti sonori, e di contro tutto sfogava l’ossessione sonica riempiendo cassette nel- l’impellente Tomorrow I’ll Be Nine), ammiccando obli- degli Eagles ci sarebbero stati nel mezzo”. quel disagio, il malanimo senza ritorno, quella fragili- la perfetta solitudine del proprio monolocale. Il de- qui turgori un po’ Costello e un po’ Rundgren Alcuni singoli attirano l’attenzione della Dre- tà così dolce e disperata. butto A Man Called E (Polydor, 1992, 6.2/10) fu (la tragicomica She Loves a Puppet, una cartilaginosa Una confessione di alterità confessata un piccolo caso discografico trainato dalla fortunata The Day I Wrote You Off sintonizzata sulle afflizioni con disarmante franchezza (“some people Hello Cruel World, ballatina sul filo di un malanimo ir- future), sprofondando un’agra malinconia Lennon think you have a problem/but that problem recuperabile e dolciastro (“the angry mob/the happy tra riff sintetici quasi Pet Shop Boys (Permanent lies only with them/just ‘cause you are not mass/this birthday cake may be the last/i’m looking out Broken Heart). like the others”) in quella ninna nanna da to find another way”) su cui Mark spalma bava pop Anche sul versante dei testi vanno segnalate melodramma mitteleuropeo della title anni ottanta, versante Cars e Supertramp più perle che t’inchiodano, ora per lo spleen laconico track, poi però svolti l’angolo e trovi il carezzevoli. (“poor river/empty river/i’m feeling just like you”, “she guizzo fiero della speranza (“one day the La scrittura è ovviamente fresca ma piuttosto had a brilliant future/i have a past/i have my memories/ world will be ready for you/and wonder how acerba, non tanto per le liriche già piuttosto effi- but they’re fading fast”), ora per l’irrecuperabile ab- they didn’t see”) nella struggente Spunky. caci nel tratteggiare i contorni di questo anti-nerd bandono (“and there’s no place i can go/and this noise Così come spunta una rabbia che oltre- disadattato, il suo conflitto senza quartiere e assie- inside my head/it comes and goes”), ferma restando passa l’autocommiserazione, come nella me quel sottaciuto bisogno di tenerezza (“have two sullo sfondo uno straccio di speranza (“i’d like to tesa Rags To Rags (“rags to rags and rust eyes/but i cannot see/i have a heart/but i cannot feel spend at least/one life with you/eight lives left/and a to rust/how do you stand when you’ve been anything/don’t give up now/i’m almost there”), roba che heart that wants/to be true”). Nel complesso però il crushed?”, echeggiando in qualche modo viene voglia d’abbracciarlo se non fosse per quei sound fatica a proporsi, la disinvoltura e a tratti la il Dylan di Like A ) o nella primi sintomi di licantropia (“i will run through the brillantezza con cui Mark confeziona queste quat- ruvida Mental (“they say i’m mental but streets/i will howl at the moon/if you and me cannot be tordici tracce non bastano a renderlo riconoscibile i’m just confused/they say i’m mental but happening soon”) o la disperata alienazione (“oh she in un panorama parecchio affollato e rumoroso. La i’ve been abused/they say i’m mental ‘cause comes on like a fog/and then she goes out/like a neu- mancanza di un singolo dall’effort contagioso come i’m not amused by it all”), quest’ultima ca- rotic dog/so now i’m sitting here/thinking all day long/ Hello Cruel World fece il resto, condannando l’album pace di accogliere senza sforzo istanze looking out the window/with a blue hat on”). Quanto ad un flop commerciale senza appello. quasi grunge. Gli influssi dello slacke- alle musiche e ai suoni, la quadratura fa acqua, az- Puntualmente scaricato dalla Polydor, mortificato rismo beckiano e del noir cinematico zardando tessiture Brian Wilson e ariosità Tom in un cul de sac creativo e macerato dall’indifferenza bristoliano complottano piccoli capola- Petty complicate da orchestrazioni tra il facilone e del pubblico che diserta regolarmente i suoi show, vori come , roba l’eccessivo, senza mai smarcarsi dal sospetto dell’ar- Mr. E arrivò molto vicino ad appendere gli spartiti al da scomodare parentela con un altro tificioso non padroneggiato, coi synth eccessivi, le chiodo. Ma era il 1994, l’inizio di una nuova era. disadattato e per di più omonimo, quel

26 / Drop Out Drop Out / 27 bassista Tommy Walter, ma sempre più simbiotico Malgrado le perplessità della Dreamworks, l’al- e archi) con la partecipazione del membro aggiunto il rapporto col batterista Butch, Mark continuò a bum ebbe un clamoroso successo. La morte della . Ne fu estratto il disco live Oh What vivere in una fase di grazia artistica, l’ispirazione in- madre, avvenuta durante il tour promozionale, non A Beautiful Morning (E Works, 2000, 6.9/10) dolenzita ma indomita. Confermati i co-produttori colse certo di sorpresa Mark, che reagì ripartendo che diverte appunto per quel suo mestare tra fre- di Beautiful Freak con l’aggiunta del dj Mickey P (già esattamente da dove si erano spenti gli interruttori. gole acustiche e jazzistiche, allargando da par suo al lavoro su remix beckiani), Electro Shock Blues il recinto estetico e poetico attorno al fenomeno porta il sound su un piano di maggiore veridicità, So u n d s Of Fe a r Eels. L’episodio successivo fu un altro contropiede, precipitandolo tra sbigottimenti trasognati, fanta- Terminato il tour, Mark si mise subito al lavo- ispirato dall’incontro con durante un smagorie rugginose e malinconie sfibrate. ro su (Dreamworks, 14 Top Of The Pops del ‘98. Più che un concept album è un reality album, sul- marzo 2000, 7,5/10), il disco della maturità dopo la I due se la intesero subito e si lasciarono con la la scia della catarsi primordiale operata da Lennon tempesta, la cui uscita fu però congelata per alcuni promessa di un album, realizzato tre anni più tardi, in Plastic Ono Band con pezzi quali Mother e My mesi, un po’ per lasciare al pubblico (e al mercato) il a ridosso della più grande tragedia contemporanea Mum Is Dead. Con la differenza che Mark si mantie- tempo di metabolizzare Electro Shock Blues, un vissuta dagli USA: (Dreamworks, set- ne in bilico su una consapevole ambiguità, si scher- po’ per la mancanza di un pezzo da lanciare come tembre 2001, 6.7/10), prodotto da Parish - che suo- nisce dietro la cortina fumogena della messinscena, singolo. La decisa svolta folk-pop che sconfessava na la consueta pletora di strumenti - con l’ospitata una quasi-realtà che garantisce il distacco minimo gran parte degli slackerismi precedenti - con la be- del produttore e polistrumentista losangelino Kool Mark Linkous che aveva debuttato l’anno prece- per non lasciarsi sopraffare. Altrimenti già con l’ini- nedizione di e Grant Lee Phillips, di G Murder, è una collezione aspra, torva, il tentativo dente sotto l’egida Sparklehorse. Impressionano ziale Elizabeth on the Bathroom Floor si rischierebbe nuovo tra gli ospiti di lusso - lasciò interdetti i boss di rappresentare in sciroccata chiave pop il lato scu- poi per l’inventiva episodi quali Flower - col passo l’esondazione emotiva o peggio il tracollo melò. In- della Dreamworks, restii a cambiare le carte in tavo- ro del sogno americano, la minaccia dietro l’angolo trip-hop, il coro spiritual, l’ukulele e la slide - e quel- vece, quell’arpeggio cartilaginoso, le insidie oniriche la di un prodotto vincente. La situazione si sbloccò anzi immanente nel sistema stesso, scegliendo quale la Susan’s House che ammicca al Beck di Odelay - il dei synth e la voce rappresa sembrano galleggiare col compromesso di Mr. E Beautiful Blues, il famoso emblema un serial killer realmente esistito. Va detto giro di basso, la ritmica dinoccolata - cospargendolo come una steady cam nell’acquario della memoria: singolo mancante, una frizzante e irresistibile can- che gli “strappi” operati da Souljacker Pt. 1 (nipotina di pietas e tenerezze Bacharach. siamo in un non-luogo dove la tragedia è un’eco, nel zoncina pop, l’arpeggio argentino ossessivo e la bal- avariata degli zii Stones e Stooges), dall’hardco- Un disco compatto e caleidoscopico, casa di cuore dell’empasse emotivo di Mark, il cui dolore danza indolente, ché malgrado tutto “goddamn right re-punk trafelato di What Is The Note? e da Dog Faced specchi caramellati piena di botole, angoli di rifles- affiora nella delicatezza di quella mancata quasi rima it’s a beautiful day”. Boy (col fuzz scabro e il passo dinoccolato come un sione e abbandono. Dove mettere in scena un di- finale (“My name’s Elizabeth/my life is shit and piss”). Il pezzo finì nel programma solo come anonima mashup tra Blur e ) funzionano sagio che da intimo si fa emblematico, paventando E’ la stura di un teatrino crudo e nevrastenico, grot- ghost track, compromesso che permise ai restanti benissimo, per non dire della rumba acida in That’s un’apatia vicina all’insofferenza per l’american way tesco e struggente, tenero e lancinante: dal caracol- quattordici pezzi di veder la luce: la fierezza bucolica Not Really Funny (“you must not continue to emascula- of life, dentro cui inseguire comunque una strada da lare torvo di Going to Your Funeral, Pt. 1 (un nipoti- e autarchica di I Like Birds e A Daisy Through Concrete, te me/the neighbor children through the window/clearly tracciare a colpi di cinismo e tenerezza. Molto cini- no stravolto di Tom Waits) ai palpiti vellutati di il gotico fumettistico di Flyswatter e The Sound Of see”) e del mostriciattolo cyber-psych-errebì di Te- smo, parecchia tenerezza. Una formula immediata e Medication Is Wearing Off (quasi dei Fear, le dolcissime nostalgie di Jeannie’s Diary e della enage Witch (“heaven can’t help a teenage witch/from potente che spalancò molte porte: quelle dei festival frugali) passando dai Morphine in fregola rumba title track, le malinconie a cuore aperto di It’s A Mo- sinking deeper down into the ditch”), mentre la balzana più importanti (Lollapalooza in primis), del cinema di Hospital Food alla fiabesca malinconiaBelle And therfucker e Selective Memory (in quest’ultima quasi Jungle Telegraph ammicca con una certa sfacciataggi- (per una Your Lucky Day In Hell utilizzata in Scream Sebastian di Dead of Winter, senza scordare quella insostenibili). Malgrado il piglio più rilassato - anzi ne il Beck complice di Jon Spencer. 2, c’è un’inedita Bad News per il Wim Wenders di Cancer For The Cure come potrebbe Nick Cave in forse grazie a questa ritrovata serenità - la scaletta Ma l’artificio questa volta non riesce del tutto, The End Of Violence) e della televisione (il clip un cartoon di Tim Burton. non teme il confronto con l’illustre predecessore, non sembra appartenere davvero al suo autore, di Novocaine For The Soul guadagnò riconoscimenti Fino ad approdare a forme più canonicamente definendo altresì un songwriting tanto agile quanto che sembra più che altro occupato a sostenere una ed heavy rotation su MTV). folk, in virtù degli amici accorsi al capezzale: Jon intenso, arguto e trepidante, capace di confrontar- posa che segni il distacco dal fenomeno pop - sem- Come sappiamo però altre porte stavano per Brion, T-Bone Burnett e Grant Lee Phillips si con giganti quali Lennon, Brian Wilson e Randy pre più apprezzato dal cinema di cassetta e da Mtv chiudersi. Prima il suicidio della sorella Elizabeth, nella toccante semplicità di Climbing to the Moon, Newman, di ostentare orchestrazioni anche impo- - che stava diventando. Ciò spiega tra l’altro quel quindi il cancro ai polmoni diagnosticato alla madre Lisa Germano e il suo splendido violino in Ant nenti però mai eccessive, sempre strettamente fun- look shockante da maniaco urbanizzato, con tanto Nancy: in due anni, dal ‘96 al ‘98, la vita di Mark fu Farm. Dopo averci sprimacciato il cuore con frasi zionali, rilanciando le istanze della tradizione senza di cappuccio e barba talebana - ispirato pare alla stravolta. Entrambi traumi con cui fare i conti. E li del tipo “can you take me where you’re going/if you’re mai sembrare fuori corso. Quello che si dice: un figura di Unabomber - così come il sempre più ci- fece. Fino in fondo. Con sfacciata franchezza. Il se- never coming back” e soprattutto “pink pill feels good/ instant classic. Raggiunto l’apice artistico, la carrie- nico e sferzante rapporto coi media. Inevitabile il condo album a nome Eels, Electro Shock Blues finally understood/take me in your warm embrace” (da ra di Mark e dei suoi Eels sembrò assestarsi su un senso di schizofrenia stilistica ed emotiva di fronte (Dreamworks, 20 ottobre 1998, 7.8/10) è una toc- uno scritto della stessa Elizabeth su cui è struttura- piano qualitativamente medio-alto. Gli anni duemila ad episodi più pacati e malinconici come Bus Stop cante e per certi versi sbalorditiva auto-terapia pop. ta la title track), con i tintinnii e gli archi carezzevoli non hanno visto ripetersi i fasti dei primi tre album, Boxer e World Of Shit o al pop carezzevole di Fresh Una dichiarazione rilasciata nel 2005 alla BBC è in della conclusiva P.S. You Rock My World sembra quasi tuttavia si sono mantenuti interessanti grazie al di- Feeling (pervasa di miraggi cameristici in differita da tal senso illuminante: “Ho trattato il ricordo e il dolo- che Mark voglia rassicurarci: “and i was thinking ‘bout spiegarsi di una personalità enigmatica, capace di Daisies): altrettanti tentativi di mantenere vivo il re per la mia famiglia come un progetto artistico. Era how/everyone is dying/and maybe it is time to live”. svolte imprevedibili come il tour che nel 2000 girò cordone ombelicale col canone eelsiano, sostanzial- l’unico modo per mettermici in relazione”. Salutato il Come dire, terapia riuscita. il mondo in guisa di brass band (ance e ottoni, legni mente riusciti anche se traspare una certa fiacchez-

28 / Drop Out Drop Out / 29 za melodica. una raccolta piuttosto sbrigliata e gradevole, confe- (Vagrant, 19 aprile 2005, 7.1/10) è un doppio album, Ha rd Wo r k e r Se non fosse per l’undicisettembre che calò un zionata in evidente stato di relax rispetto alle ope- trentatré canzoni per un’ora e mezza abbondante Sono passati quattro anni da allora, un periodo di manto di tragedia cosmica sul mondo occidentale e re precedenti, rispetto alle quali compie una specie di messinscena nostalgica e briosa. Un barcamenarsi silenzio discografico spezzato dal primo live ufficiale, un altro tragico scherzo del destino per Mark, la cui di sintesi introducendo qualche elemento di novità divertente e incantevole, narrando una storia che il buon Live At Town Hall (Vagrant, 20 febbraio cugina perì nell’attentato al Pentagono, potremmo tutt’altro che clamoroso. Guardando ai Beatles poi è (forse, anzi sicuramente) vita e dolori dello 2006, 7.1/10), uscito anche in DVD, un’antologia in sostenere che nel 2001 il principale problema per col riflusso blues di Abbey Road, al folk errebì stesso Mark. Certi guizzi dolceagri (la squillante Lo- chiave cameristica sulla scorta dell’esperienza Eels l’uomo chiamato E fosse il rapporto di attrazione/ dell’amato Leon Russell e ai languori del power sing Streak, la madreperlacea From Which I Came / A With Strings, e da due doppie antologie vere e pro- repulsione con lo shobiz, che raggiunse un emble- pop, la scaletta annovera momenti di torvo turgo- Magic World, il surf squinternato di Hey Man), certe prie, Meet The Eels (Universal / Geffen, 15 genna- matico apice con la partecipazione di My Beloved re blues rock (Agony, All In A Day’s Work) dal piglio toccanti mestizie (il country vaporoso di Railroad io 2008, 7.0/10) e Useless Trinkets (Universal / Monster - pezzo quanto mai opportuno - alla OST pressoché inedito nel canone eelsiano, ma a sor- Man, la sospensione d’archi e piano di The Stars Shi- Geffen, 15 gennaio 2008, 7.2/10), quest’ultima con- di Shreck, film d’animazione Dreamworks dal pi- prendere è più che altro quel senso di posa che ne In The Sky Tonight, la soavità stritolacuore di If You tenente rarità e b-side. Contemporaneamente, l’uo- glio abbastanza disturbato e dissacrante, ai cui se- sterilizza il malanimo, l’icastica profusione di ottoni See Natalie - Lennon/ mo chiamato E fa il quel non a caso gli Eels continueranno a prestare e chitarre effettate al servizio di un romanticismo McCartney da punto di una vita (an- canzoni. veemente e umorale, forse mero esercizio di stile una parte e Alex che) in musica pubbli- oppure - stando a quanto dichiara lo stesso Mark Chilton dall’altra), cando l’autobiografia Lo n e Wo l f - una pratica di autodifesa: “(...) if you are really de- ed ecco recuperato Things The Gran- A proposito di cinema, più impegnativo (e “impe- pressed, romanticizing it might be the only thing that il tocco struggente, dchildren Should gnato”) fu il lavoro per la OST di Levity (Pleximu- gets you through it”. il ghigno surreale, Know, tanto per sic, 22 aprile 2003, 6.2/10), film di Ed Solomon con Sia quel che sia, lo stesso senso di “costernato di- l’inquietudine mario- ribadire il senso di Holly Hunter e Morgan Freeman: due pezzi inediti stacco” permea il pop rock tompettyano di Wrong nettistica, la capacità punto e accapo. targati Eels (l’onirica Taking A Bath In Rust e la delica- About Bobby e Rock Hard Times, la mestizia roboti- d’irradiare sensazioni Dal canto nostro, ta Skywriting, soffici malinconie altezza Daisies) più ca à la Beautiful Freak di Love Of the Loveless, la dalla tenerezza quasi se dovessimo trac- una dozzina di strumentali che sembrano rielabora- palpitazione Wilco di Numbered Days e il trepido insostenibile.Un pro- ciare un bilancio non re frammenti del repertorio, diluendoli in un brodo falsetto Lennon di Fashion Awards, per non dire dei gramma generoso di potrebbe che risul- allibito e sognante. Il produttore della soundtrack pop rock dinoccolati Saturday Morning (strutturato tensioni e rilasci, di tare positivo. Gli Eels risulta essere un tal Sir Rock-A-Lot, moniker su riff Dandy Warhols via Blur) e Dirty Girl, op- arrangiamenti vividi hanno imposto co- dello stesso Mark, utilizzato anche per i crediti di pure dei folk affogati in crema di archi e slide (The (campanellini, otto- dici e standard ine- (Spin Art Records, 8 aprile Good Old Days, Restraining Order Blues) tipo il Beck ni, slide guitar, synth, ludibili per chiunque 2003, 6.4/10), disco firmatoMc Honky, fantoma- di Sea Change: storie fin troppo normali e perciò organi, organetti…), voglia cimentarsi in tico e stagionato cantante di Silverlake con un’anti- anomale per uno spostato fisiologico come Mark. di apnee diafane e ambito pop rock. Il ca esperienza nel Rat Pack di Sinatra e Sammy Sentirlo in Lone Wolf mentre ci serve la sua lupesca preziosismi vari. Ol- canzoniere è copioso Davis Jr, di cui Mark si sarebbe invaghito dopo alterità (“i am a lone wolf/it blows my mind/that people tre venti i musicisti e qualitativamente di averne sentito le gesta in una cassetta. In realtà, ov- wanna try to get/inside my tired head”) in salsa pop- coinvolti, tra cui le rilievo, con un pugno viamente, I Am The Messiah è un progetto so- errebì degna di una Gwen Stefani qualsiasi, ob- ospitate eccellenti di di pezzi capaci di gio- lista di Mark, coadiuvato da Butch, Joey Waron- bedisce allo spirito di un disco di ordinari depistaggi. Tom Waits (ghi- carsela coi capolavo- ker e dal solito Koool G Murder. Tra febbri e deliri O di transizione, se preferite. gni, espettorazioni ri di Beatles, Randy electro-dance, miraggi chamber-soul, fatamorgane Venne quindi un altro tour mondiale a cui se- e frignate nell’erre- Newman, Todd Run- cinematiche e funky-house futuristici, la scaletta si guì un riposo forzato dovuto ad una cisti alle corde bì giocattolo Going dgren, Brian Wilson consuma eccitante e carezzevole, rivelando solo a vocali. Figuriamoci: per l’ipercinetica ispirazione di Fetal), Peter Buck e via discorrendo. A tratti la propria natura eelsiana (scopertamente in Mark, non poter esibirsi né incidere fu una specie (al dobro e al basso 46 anni, l’instancabile What A Bringdown, sotto una coltre sordida in My di tortura. Senza contare le nubi che si addensava- nella delicata To Lick Mark Oliver Everett Bad Seed). Digressioni su digressioni, un distrarsi da no sulla sorte della band: dopo otto anni di fedele Your Boots) e John si appresta a ripartire sé in studio e sul palco, coi live sempre più impreve- militanza Butch aveva mollato, intanto che la Dre- Sebastian (auto- con dibili (ora al calor bianco, ora a spine staccate) e all amworks veniva fagocitata dalla Universal la quale harp in Dusk: A Peach In The Orchard). (Vagrant, 6 giugno 2009). Altri licantropismi. Altri over the world. pensò bene di tagliare quegli squinternati degli Eels Se pop doveva essere, lo fu ad un livello di stra- incantesimi. Ghigni minacciosi e vicinanza sconcer- Obbedendo ad una fertilità ai limiti del prodigio- dal proprio catalogo. In questo scenario tutt’altro ordinaria efficacia e densità, tanto nei momenti più tante: il nemico è tra noi, è dentro di noi. Ti carezza, so (“Non ho mai ricevuto alcuna sollecitazione dalla che favorevole, Mark trovò la determinazione per complessi (l’enfasi quasi-prog di In The Yard, Behind ti asseconda, civilmente convive. E’ un uomo. Lupo mia etichetta. Consegno un nuovo disco ben prima delle guardarsi dentro e in prospettiva. Recuperò spunti e The Church) che in quelli più immediati (vedi l’irre- tra gli uomini. scadenze imposte”, dichiarerà serafico), quello stesso idee abbozzati ad inizio carriera, mise del fieno nuo- sistibile inezia pop-soul per piano di Ugly Love). Una anno realizzò il quinto album targato Eels. Shoo- vo in cascina, insomma cucinò un rientro in grande specie di ulteriore consacrazione. tenanny (Dreamworks, 3 giugno 2003, 6.3/10) è stile: Blinking Lights And Other Revelations

30 / Drop Out Drop Out / 31 Quei geniali, sfigati, carissimi Maisie sono tornati con un doppio album di inediti che chiama in causa tutto il loro campionario di sciroccate baldanze, tenerezze derelitte, quotidiane perversioni e quant’altro. S’intitola Balera Metropolitana, quarantaquattro tracce col resto di ventidue, scartate perché un triplo album sareb- be stato troppo anche per loro. Una dimostrazione di fertilità assieme prodigiosa e disarmante, sorretta da un’intensità e una freschezza che non sempre ti aspetti da una band giunta oramai al sesto titolo. Di tutto ciò, tra le altre cose, abbiamo chiacchierato in questa intervista corale via mail, durante la quale non potevamo esimerci dal tirare in ballo la sporca dozzina d’anni passata (anche) in compagnia di Snowdonia.

- C’è la tendenza ad identificare i Maisie teressantissimo corso sulla storia della musica dalle con Cinzia e Alberto, invece i membri ef- origini a oggi, eccomi qui. fettivi della band sono ben sette (senza contare quelli “ad honorem”). Facciamo A volte ho l’impressione che i Maisie fac- chiarezza: mi indichereste telegrafica- ciano al pop quello che Pazienza faceva ai mente il ruolo che ognuno ricopre nella personaggi Disney: una caricatura buffa e band? malata che svela un meccanismo perver- Alberto: Cinzia interpreta il ruolo di Annette Pe- so. Che ne dite? acock, Carmen quello di Milva, Serena quello di An- Alberto: il gioco è anche troppo facile. Ogni anima tonella Ruggiero. Alberto dà il meglio di sè come ca- pura riesce a intravedere l’abisso del male assoluto Cantare a squarciagola ricatura di Frank Zappa, Luigi è magistrale nei panni dietro la dentiera di Michele Cucuzza, l’alone mor- di e Michele in quelli di Arto Lindsay. Do- tifero che avvolge i nostri vicini di casa, la noia del nato è un fragile e commovente Eric Dolphy. matrimonio e la stronzaggine del figlio che reclama contemplare l’infinito Carmen: Viaggiatrice indefessa, cantante instanca- a gran voce le chiavi della macchina. Topolino è un bile, pignolissima cesellatrice di armonizzazioni. pedante bastardo, Paperino un fallito e la sua tipa Cinzia: voce, registrazione, editing e premix delle una sciacquetta. I Maisie, la Snowdonia, e noi. Uno sguardo sul vero miracolo italiano voci, cavaliere errante lungo la penisola, armata di Cinzia: Hai centrato in pieno l’obiettivo: ci piace neumann tlm123 e digi001, come fonico della corale alzare il tappeto del soggiorno ordinato e lindo e - Stefano Solventi Maisie, e supervisore ai mixaggi. svelare cosa ci sta sotto. Nonostante l’apparente Donato: Io sono l’anima “acustica” del gruppo ma perfezione, spesso vi si nascondono mucchietti di mi infilo un po’ ovunque ce ne sia bisogno cambian- polvere e chewing gum. Semplicemente, senza scan- do spesso ruolo: arrangio, registro, suono e prego dalizzarci o stupirci, spesso anzi ridendone, lo rac- per il futuro della band. contiamo. Luigi: Per me è il primo con i Maisie e, nel disco, ho Donato: Come i fumetti di Pazienza queste canzo- lavorato agli arrangiamenti e alle orchestrazioni dei ni possono divertirti ma farti incavolare: le canti ma brani. Mi sono divertito un mondo a fare il sound ti lasciano un sapore amaro in bocca, sono vere e designer, o producer (o altre parole anglofone atte a parlano di verità. Lo fanno, a parer mio, con distacco descrivere il ruolo). Dal vivo suono un gran numero ed eleganza. Alberto è un osservatore acutissimo, di strumenti, che cerco di ridurre, senza riuscirci: sul pochi testi mi colpiscono quanto i suoi… raccon- palco sono l’unico che scappa da una parte all’altra ta la società (e l’umanità) come chi da lontano la ad ogni cambio di pezzo e alla fine mi ritrovo avvol- contempla disincantato, proprio come Pazienza dal- to dai cavi! la sua stanza di fuori sede in affitto raccontava la Michele: Chitarrista, suonatore di ukulele, soste- Bologna del Movimento Studentesco. Nello sfiorare gno vocale, arrangiatore e motivatore per quanto poi i diversi linguaggi musicali, conservando sempre riguarda la questione live, guidatore di renault 19. intatta una stessa anima di fondo, Balera Metropoli- Specializzato in scrittura di brani in 48h. tana ha sicuramente molto in comune con Le Stra- Serena: Fino a ieri cantavo solo sotto la doccia, ordinarie Avventure di Pentothal. È questo quello ma dopo aver conosciuto Cinzia e Alberto a un in- che succede quando hai in camera lo stereo con

32 / Drop Out Drop Out / 33 sù i Pere Ubu ed in cucina la tv accesa sull’ultima Carmen: Nove anni fa, quando ero ancora una figlioli: con le pastorelle”… cd, gli album tornano a durate... viniliche, edizione di San Remo. “dark lady”, ascoltai per la prima volta la mia voce Cinzia: Se un artista ha dato forma musicale alla tra i trenta e i quaranta minuti. E voi ci Luigi: Sicuro. Se i Pooh erano Paperino, i Maisie su un pezzo dance - nato come una ballata folk e sua necessità di comunicare, questo messaggio ar- sbattete in faccia un programma di due sono Robin Hood Daffy. successivamente remixato da Cristiano Santini dei riva: I Maisie amano, con la stessa passione, ascol- ore e venti. Cos’è, lo fate apposta di an- Michele: Credo sia un’ottima visione delle inten- Disciplinatha -e inorridii. Per questa stessa ragione, tare sia Pupo che Zappa, sia i Throbbing gristle che dare controcorrente? zioni del gruppo. Parlando del rapporto Maisie-Pop quando Alberto e Cinzia mi hanno proposto di can- i Ricchi e Poveri, in diversi momenti della giornata, Alberto: i fanatici dei dischi non esistono più. Esi- mi viene in mente il termine “irriverenza”. tare “Balera Metropolitana”, ho fatto un po’ di ca- in relazione ai diversi umori. Poi lo mescolano con ste una figura amorfa e trasversale di consumato- Serena: Se intendi dire che facciamo vedere cosa pricci… Ma, una volta letto il testo, mi sono tolta la ciò che succede loro intorno e, dopo averlo rumi- re-coniglio. Il consumatore-coniglio è il giornalista si nasconde dietro sorrisi e altruismo di facciata, la spocchia e ho iniziato a lavorare sull’interpretazione nato, lo riformulano... ma si, lo confesso, siamo una medio, il ragazzino intellettuale così come il bullo da risposta è si... La gente indossa maschere per ingan- vocale del brano. Amo molto fondere Stanislavskij specie di termovalorizzatore: tutta la materia ci dà discoteca, l’onanista da forum di webzine così come nare e le nostre caricature malate sono direttamen- con Brecht e mi fa davvero piacere scoprire che tu energia. il curiosone ottimista di sinistra. Da qualche parte te proporzionali alla loro ipocrisia. abbia colto a pieno - nonostante quel “forse” - il Luigi: L’hai detto, fratello. però si nasconde una razza di mutanti sfigatissimi mio atteggiamento. che prendono il nome di iper-ascoltatori. L’iper- - Anche nei momenti più... sbarazzini non Cinzia: Ci piace molto cantare sbarazzini, immagi- - Domanda da menagramo: dopo un al- ascoltatore è qualcosa che sta viene meno la coerenza tra forma, con- nare che ci sia davvero un mondo scintillante di vera bum doppio, due cd pieni zeppi di can- tra l’eremita, lo zombie e tenuto e interpretazione. vita dentro cui divertirsi e ballare, senza pensare ad zoni che percorrono tutto il caleidosco- il topo da biblioteca. Ad esempio, la title altro, per cui ci caliamo come nel metodo Stanisla- pio estetico maisiano - praticamente il A vederli sono es- track: se la musi- vskij, nella parte: poi man mano escono gli zombi vostro Blonde On Blonde, il vostro Exile seri ripugnan- ca pesca nella dalle bare e i cadaveri cominciano a camminare. On Main Street, il vostro The River, il vo- ti ma tutto paccotti- Donato: Notti insonni e decine di bottiglie di ta- stro Ummagumma - non temete di aver quello che glia e nei chipirina. licenziato l’opera definitiva? Voglio dire, vogliono l u s t ri n i Luigi: Personalmente seguo il metodo Stanislavskij. dopo i titoli che vi ho citato, quei mostri è un po’ d e l l a Ho effettuato una full- nel back-stage di sacri dei loro autori non sono riusciti a ri- d’amo- disco- Amici, frequentando le ragazze di Maria De Filippi, petersi allo stesso livello, artisticamente r e . pop, i per sei mesi e undici giorni, prima di lavorare a que- parlando... Que- t e s t i sto disco. Alberto: a me piace scrivere canzoni. Su “Balera sto sono Serena: Il nostro lavoro consiste nel riuscire ad Metropolitana” ne abbiamo messe 44, sul prossimo disco u n ascoltare noi stessi, in mezzo a questa caciara e a ne metteremo 13 o 14. Finchè ci saranno mariti fru- è per sus- queste vetrine di plastica che ottundono i sensi. strati con moglie tiranna e amante stronza, mogli in- loro. si- felici con mariti infedeli e giornalisti che scambiano Cin- dia- Canzoni come Ballata tristissima ipotiz- il pop inglese per indie rock italiano alternativo, noi zia: Ti r i o zano un mondo alternativo dove Loretta avremo materiale per infiniti dischi epocali. Chiara- p o s s o di ap- Goggi si fa produrre da Brian Eno. Que- mente, più o meno chiunque troverà il nostro pros- dire la ve- pas- sto impasto di alto e basso profilo - se simo album peggiore di “Balera Metropolitana”, lo rità? I pezzi sionata mi consentite - è una chiave della poetica penseranno ancor prima di ascoltarlo, ma solo per pubblicati sono sottocul- Maisie? pregustare la gioia di poter dire dell’ancora succes- 22 in un cd e 22 c in tura da Alberto: In un mondo ideale Loretta Goggi e Brian sivo: “I Maisie ritornano ai livelli di Balera Metro- nell’altro. Gli inediti zia aspiranti tro- Eno sarebbero la stessa persona. In un mondo ide- politana”. Funziona così e noi ci stiamo dentro alla sono altri 22. Solo la pe- nisti o veline ale ci sarebbe un tempo per cantare a squarciagola grande. nuria di mezzi, oltre all’innata Alb erto istituzionali, can- e uno per contemplare l’infinito. Nel nostro mondo Cinzia: Per fortuna amiamo suonare: come dico modestia e la discrezione che ci contraddistinguo- tati col languido turgo- se ascolti la Goggi sei un cretino e se ascolti Brian sempre, per me la musica è il fine, non il mezzo per no, ci hanno impedito di fare un triplo cd. Insomma, re o il devoto abbandono di chi si affida Eno sei un derelitto emarginato che i compagni ottenere un qualunque risultato (denaro, successo, vista da questa prospettiva, è una versione ridotta. totalmente ad un simulacro culturale, di classe si divertono a ricoprire di pece e piume. fama). Quindi, se avremo altre cose da raccontare, (Cosa bizzarra: la cartella dei progetti dei 66 pezzi, di cui in cuor suo sospetta - forse - l’in- Qualcosa davvero non funziona. lo faremo. del nostro 6° disco, in totale, pesava 66,6 gb, per sulsaggine. Quanto lavoro c’è dietro? (ri- Carmen: Assolutamente sì. Credo che i Maisie Donato: Mi basta ascoltare il disco per fantastica- 6606 file. Roba da far rabbrividire i gruppi metal). spondete pure coralmente e ognuno per rappresentino - in ambito popular - ciò che Satie, re di avventurosi sviluppi. Donato: Dovendo viaggiare molto per lavoro, ave- le proprie... competenze) negli anni Venti, rappresentò per la musica colta eu- Luigi: Difatti, il nostro prossimo passo sarà entrare vo bisogno di un disco bello corposo che coprisse Alberto: il pop è desiderio di innocenza, ostinazio- ropea: la commistione tra “musica d’arte” e “musica in politica. le lunghe distanze. ne tenera e ottusa. Giochi, tutto contento, con una triviale” dà sempre buoni frutti. Del resto, come di- Serena: ...mmm.. speriamo d no.! :( Luigi: Vero. Personalmente sto già interessandomi scatola colorata e poi scopri che dentro ci stanno le ceva Picasso, “i migliori quadri sono fatti allo stesso ad una ristampa di Balera Metropolitana in otto vi- bollette da pagare. Ci si resta proprio male. modo di come i prìncipi fanno i più belli dei loro - E ancora: dopo la sbornia da riempi-il- nili (di cui due trasparenti), presentati in un elegante

34 / Drop Out Drop Out / 35 cofanetto di marmo del peso di 5 kg. mente da che parte stiamo e chi siano gli artisti ai pieno di collaborazioni: uno si doveva chiamare Ba- Michele: La varietà di culture, sottoculture e per- quali guardiamo con rispetto e ammirazione: “Ma lera metropolitana, tutto registrato nello stesso stu- sonaggi narrati nel disco, ma anche la varianza di le voleva bene” di Virgilio Savona e soci, non è cer- dio, in cui venivano i vari ospiti musicisti a suonare, generi, richiedevano un po’ più di quaranta minuti to meno pungente della nostra “il giorno più bello l’altro Festa in casa, in cui invece ero io ad andare per essere esplicati e illustrati appieno. Forse è per della mia vita” e sicuramente il loser spaccone e registrare a casa dei Musicisti. Ho fatto davvero il questo che il disco dura così tanto. O forse siamo ubriacone, cantato da Piero Ciampi nella sua “Te lo giro della penisola e sono stata in viaggio, in totale, solo mitomani.. boh. faccio vedere chi sono io”, potrebbe essere il padre per 11 mesi e mezzo: in certi momenti mi è cambia- Serena: ...io credo sia la mente di Alberto che è o il nonno dei protagonisti di molte delle nostre to il clima intorno e quindi il guardaroba non andava controcorrente.. perchè è trooooppooo creativa... canzoni. più bene. Così, in un’atmosfera molto anni ‘70, un “vero Cinzia..”?? ahahahahah Donato: Per quello che mi riguarda registro con amico mi ha dato il piumino, un’amica mi ha dato davanti le foto di Battisti e Graziani. Ogni tanto mi le scarpe per l’inverno, un’altra maglione e pantalo- - Ovviamente la quantità di riferimenti, giro a guardare il poster dei Gaznevada. ne invernali, un altro ancora una borsa per mettere influenze, citazioni e ammiccamenti si Luigi: Per quanto mi riguarda, nell’orchestrazione tutto dentro e ho proseguito il viaggio, incontrando sprecano tra una traccia e l’altra. Vi chie- dei brani ho sempre perseguito un’idea di “quasi- bellissime persone, suonando e registrando, e dan- do di aiutare il povero recensore: quali pop”, che però facesse storia a sé su ogni brano. do forma al progetto che avevamo in mente. sono stati i veri “spiritual guidance” del Per me è anche abbastanza faticoso tornare indie- Luigi: Si. In balera non cominciano a suonare se lavoro? tro con la memoria a due anni fa, quando lavoravo a non si è perlomeno in dieci a ballare. d e i Alberto: per me sicuramente Ivan Graziani. Cre- queste canzoni (quante volte è stato detto che que- Serena: .....non so.. ma io credo che sia stata tutta no- do che sia il cantautore, poeta, musicista che in Ita- sto disco è stato una gestazione infinita?). In Blues una strategia commerciale... perchè avere tanti ospi- stri pez- m ic lia, più di ogni altro, abbia saputo raccontare quello finito male, ad esempio, credo di aver strizzato l’oc- ti e un libretto grosso fa più figo, ecco! zi, in cui he le che lo circondava con semplicità, arguzia e purezza. chio agli Eels, che in quel periodo accompagnavano la invitavamo Se solo un minuto del disco fosse degno di “Moto- un momento importante della mia formazione. - Amy Denio canta stupendamente in a suonare e cantare. cross” potrei morire felice. Michele: Il Papa e la gente comune. Ma soprattut- quel gioiello canterburyano che è Si Sve- L’amore tra noi è nato a prima vista: lei ha subito ac- Cinzia: Volendo rozzamente semplificare, ci sono to il Papa. glia. Multistrumentista, sperimentatrice, cettato la collaborazione a distanza e ne ero felicis- fondamentalmente due modi antitetici di racconta- jazzista sul versante dell’avanguardia: un sima. Figurati poi che gioia quando, dopo pochi mesi, re la società: quello piuttosto diretto, rude, spesso - A chi è venuto in mente di includere la personaggio incredibile. Come è nato il ha accettato di venire appositamente dall’America populista e didascalico, che appartiene a molti can- cover de La Licantropia di Pippo Franco? suo coinvolgimento nelle vicende maisia- per entrare 10 giorni con noi in studio a registra- tautori cosidetti “impegnati” e quello allusivo, sotti- Alberto: A me. Fino all’ultimo sono stato indeciso ne? re. Per me, per la mia crescita artistica, è stato fol- le, ma in fondo ben più velenoso, di Ivan Graziani e tra questa e “Io ho una moglie”. Ho scelto la lican- Alberto: Vale il discorso di prima. Quando stimia- gorante l’incontro con lei: dal punto di vista degli Piero Ciampi o, dei Gufi e del Quartetto Cetra, su tropia perchè gli accordi sono più semplici, ma mi mo un musicista sentiamo l’irrefrenabile bisogno di arrangiamenti vocali, io non avrei nemmeno osato un fronte più “leggero”. Direi che è la stessa differen- riservo di arrangiare l’altra per il prossimo disco. averlo con noi. Cerchiamo il modo di contattarlo e accennare un’armonizzazione. Dopo l’incontro con za che, parlando di cinema, Michele: Adoro quella canzone. Risuonar- il poveretto/a di turno è fregato. Amy nello specifi- Amy, dal punto di vista vocale il disco ha cambiato passa tra Ken Loach la è stato puro divertimento. Soprattutto i co- co è una donna incredibile: gira il mondo con il suo volto: prima forse c’era qualche contro canto, ades- e Luciano Salce. retti e gli ululati. Un pezzo d’altri tempi: quan- sax e la sua fisarmonica e non sembra mai stanca. so siamo la corale Maisie! Credo si sia do anche il divertissement era fatto con gusto. Suona perchè si diverte, perchè suonare la fa sentire c a p i t o felice. - Flavio Giurato non è certo una sorpresa, chia- - La lista degli ospiti è impressionante Cinzia: Amy è una persona meravigliosa, piena di at- sorprende semmai la straordinaria inte- ra- per quantità e per i nomi coinvolti, già di tenzioni per tutte le persone con cui si trova in con- razione tra la sua e la vostra sensibilità... per se somiglia ad una presa di posizio- tatto, un giro con lei a Napoli è stato come un viaggio Alberto: Flavio vive in un mondo tutto suo, è un ne. Il progetto di Balera Metropolitana lo nei suoi ricordi: ogni luogo, ogni angolo le ricordava autentico alieno. Gli ho proposto il testo di Ivana e prevedeva fin da subito? qualcuno con cui era stata là, o qualcun’altro con Gabriella e lui dopo due ore lo aveva già musicato e Alberto: per noi un disco è come un album delle cui aveva suonato lì e allora lei prendeva il telefono arricchito con inserti poetici che si legavano perfet- figurine. Giurato? Ce l’ho. Pezzali? Mi manca. Non e lo chiamava per salutarlo. La stessa cosa ha fatto tamente alla storia che volevo raccontare. Il giorno passa giorno che non pensiamo a qualcuno da invi- con noi: aveva partecipato a una nostra compilation dopo probabilmente non ricordava neppure cosa tare. Se avessimo rimandato ancora di qualche mese nel 2000, Pakistani Space Album. Anni dopo, mentre aveva fatto. Un genio. l’uscita del disco magari ci avreste trovato dentro si trovava in provincia di Messina per suonare, ci ha Carmen: Quello con Flavio è stato un incontro Baglioni, Mimmo Cavallo, Bennato, Gerardo Carmi- chiamato per salutarci. Io sono andata al concerto speciale. La sua voce - calda e profonda - e la sua ne Gargiulo o chissà chi altro. Avevamo quasi con- con una boccia di olive in salamoia e una ciotola di figura – snella, ma imponente - mi mettevano piut- cluso con Sandie Shaw, è rimasta fuori per un pelo. mostarda con noci e cioccolata, fatte da mia mam- tosto a disagio... Così, ho lasciato che il mio canto si Cinzia: Si, ci piace stare in buona compagnia. Il di- ma, per farle assaggiare delle cose tipiche siciliane, e abbandonasse alle emozioni suscitate dalla sua voce sco doveva fin dall’inizio essere un doppio album, con un mucchietto di cd che contenevano le tracce e dal testo. Non mi si punti contro il dito se non n e

m r a c 36 / Drop Out Drop Out / 37 sono stata abbastanza “brechtiana”… sione. Se non vivessimo in un mondo all’incontrario, Luigi: Boh. A me piacciono i Baustelle! commerciale - alle Cinzia: Devo innanzitutto ringraziare Antonio sarebbe lui l’ammirato e amato vincitore del festival Serena: No :P porte? Genna, per averci messo in contatto con Flavio, sen- della canzone italiana e non un ragazzotto stonatel- Alberto: Non è za la sua collaborazione non avremmo avuto modo lo con la smania di rivalsa sul destino crudele. - Quanto di serio e di faceto c’è nella una novità. Que- di conoscerlo. Conoscevo Flavio e lo amavo come Riguardo agli “emergenti” sono particolarmente “Nostalgia Canaglia” dei tempi del PCI sto fenomeno musicista; adesso che lo conosco anche come per- contento di vedere tra i crediti gli El-Ghor (nella così deliberatamente ostentata? A pro- di sdogana- sona, posso dirti che Flavio è magnifico: stralunato sconcertante La centrale nucleare). Come li avete posito, so che siete amici di altri “nostal- mento com- ma concreto al tempo stesso, affettuoso ed espan- conosciuti? gici” come gli Offlaga Disco Pax... m e r c i a l e sivo un attimo, chiuso e riservato l’attimo dopo. Re- Alberto: tramite Paolo Messere. Ce li ha fatti Alberto: ho scritto quel testo per sfottere bo- avviene ci- gistrare in studio ad Anagni insieme a lui è stata una ascoltare e dieci minuti dopo li avevamo già coop- nariamente Max Collini, però, a quanto pare, qual- clicamente. bella esperienza che mi piacerebbe poter ripetere tati. cuno mi ha preso sul serio. Sono figlio di un co- Ieri è toc- in futuro. Cinzia: In studio a Napoli: avevamo un testo e un munista e anche io sono abbastanza comunista, cato ai Lit- Donato: Flavio è una persona stupenda oltre che pezzo e li abbiamo inviati via mail a Luigi, che è amico anche se mi sembra primario l’abbattimento della fiba, doma- uno straordinario cantautore, forse l’ultimo grande del nostro ex chitarrista, chiedendogli di trovare la Balivo rispetto all’innalzamento del salario me- ni forse agli cantautore italiano. Ho ascoltato i suoi dischi fino ad linea vocale della canzone e di cantarla. Quel pezzo dio e questo, oggi, nessun comunista lo dice. Da Afterhours, innamorarmene e suonare con lui è stata una delle è defunto, ma è stata l’occasione per incontrare con ragazzino pensavo che il socialismo reale fosse sempre che più belle esperienze musicali della mia vita. Ascol- Luigi e Ilaria. Da là è nata la nostra amicizia; dopo un fighissimo. Oggi gioco con il pop. Non c’è alcuna non facciano tarlo registrare la voce su Ivana e Gabriella è stato paio di anni, li abbiamo invitati a suonare la centrale differenza, per cui non posso provare nostalgia. la fine di Recoba. emozionante; la sua pazienza, umiltà ed entusiasmo nucleare, cosa che hanno fatto con gioia. Carmen: ...bella questa! Nei Maisie impegno e leg- Non credo che toc- Lu ig sono quelli che solo i veri artisti gerezza vanno a braccetto. La pensiamo in un certo cherà mai ai Maisie, siamo i sanno regalarti. - Anche se Miaostelle mi fa sospettare modo - forse anacronistico - e non ne facciamo un troppo ambigui. che non apprezziate particolarmente la mistero, ma non ci prendiamo mai troppo sul serio. Donato: Può darsi…resta il fatto che - Invece la pre- band di Bianconi, trovo che abbiate in In “Nostalghia Canaglia” – la “h” è di fondamentale ancora poche cose riescono davvero ad interessar- senza di Ma- comune perlomeno la capacità di subli- importanza, perché svela la doppia citazione – sono mi ed appassionarmi. Due nomi su tutti: Mariposa e rio Castel- mare messaggi politici anche complessi Tarkovskij e Romina&Albano ad andare a braccet- Aidoru. nuovo mi all’interno di narrazioni stranianti, drib- to… Luigi: Magari fosse così facile… stupi- blando la retorica sul nascere. Potremmo Michele: Potrebbe. Ma credo sempre più ferma- sce non prendere come esempio Il liberismo ha i - Altro che Influenza A, non credete che mente in un legame inversamente proporzionale tra poco, e giorni contati per Baustelle e le vostre Io in Italia sia in corso una “sindrome M”? sdoganamento e qualità. Eccezioni a parte. in po- non protesto io amo oppure Elena. Non Maisie, Mariposa, Marta Sui Tubi, X-Ma- sitivo. vi pare? ry (tolta la X, vabbè), il Maniscalco Mal- - Snowdonia ha compiuto i dodici anni di C o m e Alberto: I Baustelle mi sconcertano. Trovo geniale destro... Per certi versi messi assieme attività. Chi se la sente a v e t e l’idea di far interpretare delle canzoni pop, di scuola fate una specie di scena bizzarra e vitale, di fare un bilancio?

a pensa- anglosassone, a un cantante italiano assolutamente fatta di recuperi e tradizioni dissacrate, Alberto: siamo n e r to a lui? stonato. È qualcosa di straniante, autenticamente di beffa senza riguardo e sciroccata in- contenti, non e s Alberto: d’avanguardia. Riguardo ai testi è vero, possono es- tensità. Che ne dite? abbiamo fat- “È piazza serci dei punti di contatto, una poetica comune che, Alberto: Circa 3 mesi fa, ho scritto ai Mariposa to il boom del campo” a partire dall’osservazione di fatti “minori”, arriva al che tutti i gruppi italiani più fighi iniziano per M, con (e que- sta da sempre dramma esistenziale. Resta però il fatto che Bianco- una sola eccezione. Lascio a te il compito di scoprire sto era nella mia top ten ni è un ragazzo , un giovane uomo che indossa quale band faccia eccezione e poi ti chiedo: come ti ampia- dei dischi italiani più occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico senti ad avere il mio stesso senso dell’umorismo? mente belli di ogni tempo. L’idea mistero. Da un po’ l’impressione di quegli esisten- Luigi: Questa domanda non la dimenticherò mai. previ- che abbia interpretato una nostra zialisti dandy che, con la loro aria da menagrami, Serena: W la M anche come M..da.. che porta for- s t o ) canzone mi fa sentire più figo di Burt Bacharach. rimorchiano alle feste. I Maisie, al contrario, vanno tuna..!! Anche questa è una strategia commerciale, m a Cinzia: Mario Castelnuovo è un grande cantautore, puntualmente in bianco. In sintesi: se i Baustelle sono si capisce! abbia- scrive delle bellissime canzoni ed è un fine poeta; Io i Cure, noi siamo i Velvet Underground. mo un e Alberto lo amiamo come musicista e ci è venuto Cinzia: Sinceramente, ho ascoltato per la prima - Inevitabile a questo punto chiedervi un picco- semplice pensare a lui: lo abbiamo scoperto essere volta una canzone dei Baustelle l’altro ieri, sul letto- consulto sullo stato del pop-rock itali- lo ma- proprio come lo immaginavamo, un uomo elegante, re i-river di un mio amico, che mi chiedeva un pa- co. L’operazione Il Paese è reale capita- n i p o l o cortese, generoso. Per me è stato un onore scrivere rere. Che posso dire? Si, l’i-river è un buon lettore, nato dagli Afterhours potrebbe essere il di disa- un testo e sentirlo cantato nella sua bellissima ver- paragonabile all’i-pod, ma un poco meno caro. segnale di uno sdoganamento - almeno dattati che

d o n a T oo 38 / Drop Out th Drop Out / 39 ci segue e ci vuol bene. Pubblicare dischi è diverten- - Ho una vecchia curiosità da togliermi ri- te, una buona recensione e qualche complimento ci guardo ai succitati - nonché corregionali - gratificano, siamo persone estremamente semplici. Marta sui Tubi. Ascoltando il loro esordio Cinzia: Quando i miei cugini, che sono persone mi dicevo: com’è possibile che non siano serie, posate e sposate, mi chiedono, “Ma perchè targati Snowdonia? Non c’è mai stato al- butti così i soldi, per fare dischi, potresti fare cose cun contatto? importanti, tipo prendere la macchina nuova, farti Alberto: Si, ci avevano mandato il demo e a noi delle vacanze, mettere soldi in banca. E perchè lo era piaciuto moltissimo, solo che lo abbiamo ascol- fai? Poi che ti resta in mano? Niente. “ Io rispondo tato tardi e quando li abbiamo contattati già aveva- loro che, se spendessi 5000 euro ogni anno per fare no preso accordi con un’altra etichetta. La stessa un viaggio di un mese in Cina, in India, in Messico, cosa, più o meno, è successa con Dente. Non c’è ragionando in questa logica, alla fine del viaggio, cosa che dire: siamo proprio imprenditori nati. mi resterebbe in mano? Null’altro che ciò che ho io dalla musica: odori, ricordi, sensazioni, immagini, - Tornando al presente, ascoltando il di- incontri. E chi si sognerebbe di dire che sia niente? sco dei Masoko mi chiedevo un paio di Di solito funziona: il cugino in questione boccheggia cose. La prima: che ci fa un disco di pop- come un pesce e non più ribatte nulla. La Snowdo- rock accattivante ma piuttosto innocuo nia e i Maisie sono la mia vita: mi sono sentita crea- nel catalogo Snowdonia? tiva, viva e felice. Direi che il bilancio è grandemente Alberto: siamo fierissimi di avere i Masoko in scu- in attivo. deria e penso che, in fondo, non siano molto diversi dai Maisie. La loro musica è più lineare ma, come - Il vanto e il rimpianto principali? noi, si guardano intorno, descrivono personaggi, li Cinzia: Essere riusciti a fare trasparire dalle nostre amano e li detestano nello stesso tempo, si sentono maisie a la plage scelte editoriali la logica ferrea che permea la per- coinvolti in una certa realtà, pur volendosi distin- sonalità multiforme e solo apparentemente schizo- guere da essa. frenica della snowdonia, ad aver comunicato con il Cinzia: Secondo me i Masoko sono pungenti e ar- to (?) della vostra esperienza, avete una 4. Una catastrofe psicocosmica. nostro linguaggio senza aver cercato di compiacere guti e a Snowdonia stanno bene come il cacio sui proposta per svecchaire e movimentare Michele: A mio avviso il problema del così detto i gusti dell’ipotetico pubblico, o adeguandoci alle va- maccheroni. lo scenario musicale italiano? scenario musicale italiano sta nel fatto che si rischi rie mode. Se siamo cambiati nel tempo è stata solo Alberto: bisognerebbe che i giovani ascoltassero davvero poco. E svecchiare e movimentare sono la nostra naturale evoluzione o maturazione. Rim- - La seconda: con un po’ di airplay questi meno Coldplay e più Casadei. due situazioni che prevedono almeno in parte una pianto: purtroppo so che, a causa dei nostri limita- diventano il tormentone dell’estate. Ma Cinzia: Molto semplicemente ogni musicista do- qualche forma di rischio, di temerarietà. Sicura, con- tissimi mezzi economici, non posso mai fare tutto cosa si deve fare per guadagnarselo, que- vrebbe essere capace di raccontare la sua realtà, fortevole e a quattro corsie, è la strada già percorsa ciò che vorremmo per promuovere i gruppi della sto benedetto airplay? mettere in musica le sue esperienze e non cercare da altri. snowdonia, che davvero non hanno nulla da invidia- Alberto: Sposarsi con una soubrette televisiva, sterilmente di scimmiottare uno stile, che sia rock, Serena: Dal basso della mia esperienza, posso dire re a tanti gruppi di successo. Le leggi che regolano mostrarsi felici e innamorati. Sul più bello però bi- indie, soul, jazz. Eduardo de Filippo soleva dire: “Chi che non si tratta tanto di svecchiare e movimentare, il mercato della musica non sono diverse da quelle sogna ammalarsi gravemente, arrivare al coma per cerca la vita trova lo stile. Chi cerca lo stile trova la quanto di educare i ragazzi, fin da bambini, all’in- del mercato delle merendine o dei detersivi: non poi miracolosamente uscirne. Fatto questo occorre morte.” trospezione e alla sensibilità verso ogni forma arti- necessariamente vende di più il prodotto di qualità rilasciare un’intervista in cui si dichiara di aver ritro- Luigi: SI. A seguire i punti. stica, intesa come espressione del proprio mondo migliore, ma quello più reclamizzato. vato la fede, in seguito a quella tremenda esperien- 1. Uno smascheramento subitaneo di una serie, interiore e non come uno scopiazzamento ridicolo za. Dopo qualche mese tocca divorziare, entrare in pressoché infinita, di personaggi boriosi, che trave- di 4 ragazzini presuntuosi posizionati davanti a una - Qual è la caratteristica genetica che ren- depressione, farsi dimenticare dal pubblico e poi stono da velleità autoriali i loro subdoli bisogni ses- telecamera a fare cattivo spettacolo. de inconfondibile un disco snowdoniano? studiare qualcosa di altrettanto buffo per tornare in suali da rockstar. Alberto: l’urgenza. Pubblichiamo un disco solo se voga. È una vitaccia, caro Stefano, credimi. 2. La presa di coscienza che, chi guida realmente una avvertiamo, da parte dell’autore, quel particolare Donato: presentarsi ai prossimi provini di X-factor fetta del panorama della musica giovanile, sono le sentimento tipo: “o lo faccio o mi ammazzo”. nella categoria gruppi vocali. case produttrici di strumenti e apparecchiature mu- Cinzia: A prescindere dal genere, per me la cosa Luigi: Cos’è l’airplay? sicali, che creano mode cicliche, che poi diventano importante è che si senta che dentro c’è passione, Serena: Sabotare una stazione radio per trasmet- “cultura” e qualcuno ci scrive dei libri, eccetera. sangue, vita. tere la tua canzone per un giorno intero secondo 3. Distinguere nettamente tra due categorie di au- Serena: L’appetito, il colore, la cazzonaggine, la sin- me è un idea.. oppure inserire all’interno di una can- tori: quelli che vogliono fare musica e quelli che cerità, l’introspezione, la perdizione, lo stordimento, zone spezzoni di film in cui recita Scamarcio.. ) vogliono fare i musicisti. Smascherare i secondi ed il raziocinio. Dal vostro punto di osservazione, dall’al- esporli al pubblico ludibrio.

40 / Drop Out Drop Out / 41 ►►►►Recensioni::::giugno::::

65daysofstatic - Escape From New ai Jennifer Gentle notturni di Gli oggetti, dai ten- h i g h l i g h t York (Monotreme Records, Mag tativi di di Hallo Winter al blues espanso 2009) di Go Home. Tanto che ci si resta quasi male quando Ge n e r e : p o s t -r o c k allo scoccare del trentottesimo minuto si arriva a Cortney Tidwell - Boys (City Slang, Giu 2009) Una tra le formazioni al contempo più misteriose e fine programma. Ge n e r e : s o n g w r i t i n g prolifiche del panorama chitarristico mondiale tor- Ma è forse questa la virtù maggiore del progetto Un disco evocativo, una canzone d’autore al femminile struggente e rarefatta, questa la cifra sti- na all’assalto con una nuova prova. Escape From solista di Matteo Bernacchia: trasformare un listica di Cortney Tidwell da Nashville, arrivata al suo secondo lavoro sulla lunga distanza. Non è New York non è però il nuovo album di 65DOS, home-recording come ce ne sono tante in un dialo- per niente sudista però la sua ascendenza nonostante le origini, anche come figlia d’arte, con una ma la cosiddetta “prova del live”. go serrato ma al tempo stesso misurato, descrittivo madre cantante country (Connie Eaton) e essendo nipote di una delle stelle del Grand Ole Opry Il problema, diciamolo subito, non è la confezione, e dalla notevole varietà espressiva. Nascondendo negli anni Cinquanta. bensì il contenuto. Se già l’idea di impreziosire col dietro ai cambi d’umore propri di un’estetica indie Infatti qualcosa della compostezza formale esibita con maestria sfugge al suo controllo, di tanto dvd allegato una tipologia di prodotto, quello del ormai diffusa, una visione solida della propria arte. in tanto, mostrando increspature e sommovimenti sotterranei. I suoi live album, lascia ormai il tempo che trova in quan- (6.8/10) brevi trascorsi punk e goth riaffiorano qua e là musicalmente, in alcune to ad originalità, c’è da aggiungere anche il fatto Fabrizio Zampighi atmosfere percussive cupe e metalliche, lievemente ossessive; ma è che i 65DOS sembrano aver esaurito quella spinta essenzialmente una vena lirico-melodica di chiara derivazione dream creativa degli esordi che illuse molti sulla possibile Abulico - Behind (Seahorse pop/shoegaze con derive post rock che la caratterizza nella sua essen- rinascita del moribondo post-rock a colpi di inne- Recordings, Apr 2009) za. Una Hope Sandoval allora o una Liz Frazer più cantautorale, sti elettronici. Escape From New York – un 10 Ge n e r e : p o s t -r o c k / p o p /n o i s e anche una Bjork meno arzigogolata e più diretta, con la musicalità tracce pure troppo ben prodotto e pulito – non Seahorse Recordings continua a perseguire una li- sospesa di una Laura Veirs al suo meglio. aggiunge nulla di nuovo al combo inglese ma anzi fa nea di condotta piuttosto rigorosa e coerente. Nello Una sintesi la sua ben bilanciata di questi elementi, fra compostezza ed pure temere che si cerchi di raschiare il barile con specifico, privilegiare realtà musicali di buon impatto impeto, a cui l’elettronica fa da sottotrama sonora. Da seguire con molta attenzione. produzioni indirizzate ai fan più affezionati. L’album capaci di una notevole flessibilità stilistica. Non fan- (7.2/10) schedulato per la fine dell’anno ci saprà dire sul- no eccezione gli Abulico, che in Behind si aggirano Teresa Greco lo stato di salute della band from Sheffield. Per ora tra rimembranze pop (i prima manie- questo live lascia solo un senso di annoiato deja-vu ra di Destiny) e (Fixed), Smiths su a chi abbia la voglia di cimentarcisi. impalcature post-rock (Betrayer) e noise, mappature (5/10) folk (Not Time To Think The Past) e alternative. Stefano Pifferi La band napoletana applica il teorema con tutti i no dischi in uscita per Alien8 e Important) ecco qui che appare un po’ troppo fine a se stesso. La title suoi corollari ma pur mostrando buone doti inter- l’ennesima pietanza imbandita da Kawabata Makoto track è più liquida e kosmische in senso etimologico, Above The Tree - Minimal Love pretative e pur lavorando egregiamente su suoni e che torna con la sua congrega di freaks tecnoar- raddoppia il minutaggio del primo pezzo e lancia un (Boring Machines, Mag 2009) arrangiamenti, raggiunge solo in parte l’obiettivo. caici a stuzzicare le voglie più dilatate degli psych- drone fluttuante che è un viaggio totalizzante nelle Ge n e r e : e l e t t r o -f o l k Ovvero garantire personalità e un filo conduttore addicted. distanze siderali dello spazio più profondo, capace Un mondo a sé stante, questo esordio ufficiale di logico a dodici episodi troppo debitori nei confronti Interstellar Guru And Zero – nell’immaginario di trascinare in egual misura verso alterazioni di co- Above The Tree (prima, solo un’autoproduzione, di un universo musicale già ampiamente metaboliz- apocalittico del collettivo, il titolo sta per Ground scienza o noia tremebonda. Blue Revenge, del 2008). Sunto efficace di folk, zato. Zero – consta come spesso accade di due pezzi Qualcuno online si è chiesto perché AMT non af- blues, psichedelia, elettronica minimale, caratteriz- (6.5/10) monstre per un minutaggio a dir poco elefantia- fittino un satellite così da diffondere la loro musica zato da una notevole creatività. Che come nella mi- Fabrizio Zampighi co di un’ora: Astral Projection From Holy Shangrila si nell’etere 24/7; sarcasmo bloggistico a parte, si ha gliore tradizione delle opere sul genere, vanta un avviluppa per venti minuti buoni su una struttura a volte l’impressione che tanta elefantiaca produ- carattere quasi “indecifrabile”, pur nell’ottica di un Acid Mothers Temple - Interstellar circolare in cui all’intro a base di angeliche voci in zione non permetta di focalizzare bene ciò che si sentire che rimane coerente con le proprie aspi- Guru And Zero (Homeopathic loop e al finale in dissolvenza cosmico-tradizionali- ha in mente finisca col sostituire alla creatività la razioni. C’è spazio per tutto e di più nelle quindici Records, Apr 2009) sta (l’arpeggiare del sitar manipolato da Makoto) fa ripetitività. tracce del disco. Dalle arie folkeggianti di Bunny In Ge n e r e : freakedelia da contraltare la cacofonia chitarristica della parte (6.2/10) Love – vicine a certe cadenze dei Blake/e/e/e – Iperprolifici come al solito (solo questo mese han- centrale, vero e proprio trip nel rumore di chitarra Stefano Pifferi

42 / recensioni recensioni / 43 Adam Franklin - Spent Bullets Aggrolites (The) - IV (Hell Cat, Giu e Novanta (in collaborazione con Roberto Turatti fù che è tutta nostalgia amara di macchia, resine e (Second Motion Records, Mag 2009) e Micky Chieregato) ma con origini elettroniche e salmastro. T’immergi in questo acquario abitato da 2009) Ge n e r e : s k a r e v i v a l new wave, Styloo è tornato di recente sulle scene clandestini e guardiani, migranti e turisti, pescatori Ge n e r e : e m o indie Si deve dare un certo credito a questo quartetto musicali con l’aiuto dell’artista comense. d’anime e di pesci. Ti aggiri tra isole spaccate e ab- Secondo album a proprio nome per Adam Franklin, californiano, partito sei anni or sono come band di Atmosfere “malate” quindi infette come da titolo, bracci millenari. Ti rifletti in uno specchio d’acqua chitarrista e cantante già artefice della mesta scirop- supporto del Tim Armstrong solista: impresa nel senso di decadenti, di diretta derivazione Settan- appena, in mezzo ai tormenti del mondo. posità Swervedriver e dei più spacey Toshack non facile costruirsi una carriera credibile all’om- ta Lou Reed- e affine movimento (7.2/10) Highway. In questo Spent Bullets mette in fila bra di gente importante, ancor più se referenti e new wave che ne derivò. Queste le ascendenze del Stefano Solventi undici tracce all’insegna di melodia oppiacea, impe- radici conducono vero un passato lontano e stili Nostro. to narcotizzato e inquietudine visionaria, mantenen- ampiamente codificati. Insomma, se le mani pallide Suoni rarefatti e wave, molto vicini per attitudine al Anthony (Tony) Buck - Self Titled do una morbidezza d’approccio decisamente catchy su reggae, ska e rocksteady ce le misero già Clash mentore Garbo, un’elettronica calda tra Depeche (Staubgold, Giu 2009) come potremmo distillare dai Foo Fighters più e Specials, di conseguenza non puoi aggiungere Mode, Roxy/Ferry/Sylvian e Ultravox! Con Ge n e r e : No i s e r o c k pop guarniti da emulsioni Elliott Smith, panegi- granché. Tuttavia, pastic- la bella ripresa di Criminal World dei Metro (1977), Disco che per certi versi lascia interdetti, non fosse rici post-post David Pajo e venature psych Ver- ciando allegramente con pezzo feticcio dell’epoca, già coverizzato in Let’s altro per la statura e le intenzioni dell’autore. Tony ve. la black (il vibrante “reg- Dance dall’ex-Duca Bianco. Buck batterista extraordinaire che ha associato co- Roba ben confezionata ma abbastanza epidermica, gae and blues” Gotta Find Un’anima prettamente pop anima l’album, che lo stantemente il suo nome a quello del trio austra- muzak per malanimi a bassa densità. Non so se la Someone Better) e lo stile avvicina parecchio alle ultime cose fatte dal suo co- liano The Necks, si dedica anima e corpo ad un caligine shoegaze vivrà - sta già vivendo? - una rifio- tastieristico appartenu- produttore. disco rock, in cui suona tutti gli strumenti, eccezion ritura: casomai, germogli del genere lasciano inten- to a Jackie Mittoo (belle (6.8/10) fatta per il basso elettrico, lasciato in dote a tal Dave dere che sarà una stagione breve e piuttosto arida. What A Complex e Musi- Teresa Greco Symes. (5.7/10) cally On Top), il quartetto Il desiderio di cimentarsi con la sei corde in stanze Stefano Solventi ne esce dignitosamente rammentando un’ennesima Anna Maria Castelli/Paolo presumibilmente rumorose, giunge da una passione volta l’importanza dell’errebì per la musica giamai- Bergamaschi/Simone Guiducci - mai sopita del nostro per AGF/Vladislav Delay - Symptoms cana. Mare di mezzo (Isabella Network l’elettrica, elemento che (BPitch Control, Feb 2009) Lo spiegano con dovizia di particolari le tracce mi- Records, Mar 2009) in maniera del tutto arbi- Ge n e r e : m i n i m a l e l e c t r o g l i t c h gliori oltre a quanto già citato: le Firecracker e Soul Ge n e r e : e t n o f o l k j a z z traria si ode di rado nelle Torna Ripatti / Luomo / Delay / Uusitalo con la Gathering intrise di funk; Tear That Falls, nello stile Questo è dichiaratamente un concept album. Tema: distese ambient-jazz degli compagna nella vita come nell’arte AGF. E se già del giovane Marley; i validi apocrifi della banda il mediterraneo. Ovvero, Mare di mezzo. Un con- stessi The Necks. Tra fe- nell’ultima prova di lei avevamo sentito che era ne- Dammers Wild Time e It’s Time To Go. Apprezzabile cetto di cui Mediterraneo, una lunga ballata errabon- roci stop’n’go e rimasugli cessario un album interno per (ri)approfondire il è inoltre la disinvoltura con la quale i ragazzi af- da tra coste, sponde e approdi, tra riverberi d’antico di una cultura industriale legame tra i due, eccoli qua: una la splendida fusione frontano in The Sufferer e Brother Jacob il rocksteady, e tremori contemporanei, cerca di riappropriarsi. E’ - a tal proposito ascolta- dell’anima electropop di Uusitalo e quella ‘natural- fase intermedia del rallentamento ritmico che con- la traccia più bella di questo viaggio in nove tappe te la rivisitazione di Masters Of War di Dylan, quasi mente glitch’ di Antye. dusse a quel reggae che altrove interpretano con per altrettanti temi. Ne sono autori Paolo Bergama- un outtake da una raccolta noise-rock newyorkese Sembra di tornare ai vecchi tempi dell’electrogaze invero minor scioltezza. Nel prosieguo, tocca anche schi (veterinario di professione, parlamentare euro- di metà ‘80 - Buck decide che questo è il momento dei vari Lali Puna e della Morr, una flessione femmi- rilevare come settantacinque minuti di surata siano peo, autore di musiche e testi nonché cantante), Si- opportuno per liberare il demone sotto la pelle. nile degli approcci di To Rococo Rot e Pan Sonic: troppi e la penna qui e là si infiacchisca. Spiace, per mone Guiducci (chitarrista e compositore jazz) e la Ne vien fuori un quadro inedito come dicevamo in dunque delicatezza nei bassi insistendo maggior- quanto sappiate che competenza e sincerità rega- cantante (nonché attrice e performer) Anna Maria apertura, a tratti scontroso, dove il nostro si im- mente sugli FX che accompagnano a meraviglia le lano agli Aggrolites qualcosa in più dell’assoluzione Castelli. Un progetto appassionato e ambizioso, ben provvisa addirittura cantante. Projekt Transmit trame di AGF. Troviamo infine l’ambient à laFake in d’ufficio. Di questi tempi, elevarsi di poco sopra la scritto e ben suonato (una misurata orchestrazione sembra in tutto e per tutto un disco degli eighties, Connection, gli esperimenti dell’ultima Björk (Down- media è ormai un elogio, ma mica è colpa loro. di percussioni, violino, mandolini, chitarre e fisarmo- fortemente legato ad un immaginario post-punk, li- town Snow, Smileaway), le cose mentali della Berlino (6.6/10) nica), reso terribilmente attuale dalle drammatiche vido. Apprezzabile l’idea di un musicista e composi- post-00 ovvero il trip hop à la Tarwater di Congo Giancarlo Turra vicende della cronaca e quelle misere della politica, tore quale Tony Buck di ridurre le distanze con la Hearts, nonché la microhouse drilley di In Cycles. roba che se ci fosse ancora De André ne avrebbe primitiva essenza del rock, rimane semmai aperta A distanza di quttro anni da Explode, la confer- Alberto Styloo - Infective da dire e da cantare. la questione sull’utilità di un disco simile.Ma a volte ma di due dei personaggi più coerenti della scena (Discipline Venus, Mag 2009) Così non resta che ritornare con la mente al grande l’arte è davvero imponderabile e per chi ha seguito berlinese, tra minimal e installazione, sopra e sotto Ge n e r e : w a v e , e l e c t r o p o p Faber, quello pervaso di etno folk, di misteri ad altez- le gesta del nostro è anche intuibile il perchè. Mai l’electro. La Discipline è l’etichetta che ruota attorno al lavo- za d’uomo e sguardo nudo sulla magia immanente e sazio e continuamente alla ricerca di un’ispirazio- (7.2/10) ro di Garbo, Luca Urbani e Alberto Styloo. Pro- la tragedia incombente: puoi scorgerne il profilo ne ne ‘altra’ Buck è passato senza colpo ferire da so- Marco Braggion prio quest’ultimo esce ora con un lavoro in proprio, Il cacciatore di uomini, in quella Simone che scomo- lipsismi e mirco-magie elettro-acustiche a vibranti prodotto insieme a Garbo, autore di alcune liriche e da pure il miglior Bertoli, nella dura, commovente danze etno-punk (con gli indimenticati Kletka Red), musiche. Nome della storica italo dance tra Ottanta Dall’altra parte della forntiera, in una Le cicale di Cor- ricordando come lo spirito improvvisativo ed una

recensioni / 45 ricerca improntata a destabilizzare ne informino il del progetto Atleticodefina. Una band che prende le pio, con tanto si sax e cori femminili, se levigata nel Bhava - Double Jump Carpiato DNA. mosse dall’esperienza di Pasquale Defina con i suono farebbe impallidire anche l’edulcorato fan di (Bloody Sound Fucktory, Apr 2009) Non uno dei suoi lavori più memorabili l’omonimo Volwo e che conta al suo interno anche Daniele Daryl Hall. I funk di Credit e Beverly Kills pure. Tutto Ge n e r e : n o i s e -r o c k debutto con la sigla Projekt Transmit, per certo un Raggi, Andrea Samonà, e Dave Muldoon. il bagaglio di è qui, dal falsetto di Among Double Jump Carpiato è, come da titolo, un tuf- ulteriore tassello che va ad aggiungersi alla corposa Detto questo non rimane che spiegarvelo, questo Dreams all’andamento Lou Reed-iano di Life in L.A., fo nel nero più dipinto di nero alla faccia di Modu- discografia del musicista. Magari con la promessa di disco. Denunciando, magari, il debito che nutre verso nel beat ’60 di Helen a quello garage di My Molly. gno e delle canzonette. Un quarto d’ora bruciante, un come-back più entusiasmante un blues-rock informale e sfacciatamente italianiz- Anche una cover del classico This Night irrispettoso di nomi tutelari e influenze più o meno (5.9/10) zato. Che non significa decontestualizzato e gretto Has Opened My Eyes. dichiarate, oltre che privo di qualsiasi cosa non sia Luca Collepiccolo come si potrebbe pensare. Ma elastico. Abbastanza Non manca nulla se no l’etichetta (è una self-re- l’essenzialità più diretta. da permettere a chi suona di modificarne le strut- leased): come infatti lo si troverà solo ai concerti. Si dirà che 15 minuti non sono abbastanza per po- Astrid Williamson - Here Come ture magari sulle corde di una slide guitar fangosa Le compilation spesso fanno da spartiacque tra un ter giudicare, ma chi si avventuri nell’ascolto degli 8 The Vikings (One Little Indian, Mag (Hey Oh!) o su dei Jesus Lizard in smoking (Voglio periodo all’altro. Se saggezza e raziocinio sono nelle pezzi del disco non resterà deluso, perché brevità 2009) un dottore e Esattamente corde del Nostro, aspettiamoci qualcosa di specia- invita a concisione e lucidità di intenti. Vi si trove- Ge n e r e : p o p r o c k la nostra volontà). Alla lun- le. rà così una miscela angolare e spigolosa di grunge “Ogni album che ho fatto tende ad uscire fuori dai ga capita una cosa strana, (7.0/10) cupo e primordiale (os- trend”. Questo, più o meno, dice la fascinosa Astrid tra le chitarre elettriche Gianni Avella sia amore per un senso Williamson alla vigilia del suo quarto album solista. e le batterie tribali degli melodico malato e se- Di origini inglesi, nativa di Brighton, Astrid suona un undici brani in scaletta. E Bellini - The Precious Prize Of polto dalle distorsioni), pop rock così scolastico e radiofonico, che non rie- cioè che ci affeziona allo Gravity (Temporary Residence, Mag spezzature da now-wave sci a capire come possa permettersi di pronunciare stile pur rimirandone i 2009) tra Skin Graft appeal e frasi come quella, ma ragionandoci sopra in modo difetti. Nello specifico, Ge n e r e : n o i s e -r o c k japanoise per frattali (la più attento, non c’è da darle proprio torto. Il nuovo una classicità che sembra talvolta scivolare nella ma- Il comeback dei Bellini parte con la martirizzazio- a-linearità delle compo- disco, in uscita per One Little Indian, tolta la produ- niera, capace tuttavia di mostrare una vena artistica ne del blues in chiave noise alla maniera dei primi sizioni), guerresca attitu- zione ruffiana con la voce due o tre spanne sopra al florida. Roba intensa, insomma, che parla del gruppo Unsane, supportato però da pulizia produttiva e dine post-hardcore (la grana grezza e spessa delle missaggio degli strumenti, denuncia richiami ameri- come di un abile comunicatore in grado di riman- riconosciuta perizia strumentale. chitarre). Sammer, Il Mio Compleanno, L’Impero Delle cani e infatti Astrid, nel suo piccolo tira parecchio al dare al mittente tutte le panzane sull’“italiano lingua Quel mid-tempo che tanti solchi ha riempito quan- Vacche Di Bhava sono schegge impazzite di furore di là dell’oceano. I riferimenti sono tutti di un certo poco musicale per il rock”. do aveva ancora un senso riempirne; quelle chitarre giovanile, impreziosite da un flusso di incoscienza “spessore” radiofonico. A tratti somiglia a Sheryl (6.9/10) così intrinsecamente albiniane che non invecchiano che si muove su liriche italiche fuor di metrica. Crow, soprattutto quando si cimenta nelle ballad Fabrizio Zampighi nonostante i capelli si facciano bianchi e l’anagrafe (7/10) mid tempo ammiccanti come How You Take My Bre- chieda il conto; quel cantato insieme melodico ep- Stefano Pifferi ath Away, Crashing Minis oPinned. Convincono meno Ariel Pink’s Haunted Graffiti – pure indolente, disamorato eppure caustico. Tutto il gli episodi più sostenuti in direzione di un pop rock Grandes Exitos (Self Released, Giu solito armamentario che sarebbe lecito attendersi - Eating a presa diretta, ma sufficientemente abrasivo da non 2009) in un disco dei Bellini si ritrova nel terzo disco a Us (Memphis Industries, Mag 2009) scontentare i rockers d’ordinanza. Storm ad esempio Ge n e r e : indie loro nome, senza però mai però assumere le grot- Ge n e r e : m e l o d i e à l a Air hai suoi perché con quel suo piglio Tanya Don- Con l’avanzare degli anni, Ariel Pink pare ne stia tesche forme di un tributo ad un passato che non Sembrano gli Air ai tempi di quel video bomba con nelly, ma altre cose si fanno apprezzare meno. Per guadagnando in saggezza e raziocinio; e la scelta tornerà più o l’abbandono ad una nostalgia fine a se le ragazze che giocano a ping pong. Sembrano sol- Sing The Body Electric non so se devo tirare in bal- di accompagnarsi ad un gruppo, la Haunted Graf- stessa se non addirittura controproducente. tanto però. In comune avranno anche il e lo Natalie Imbruglia o Alanis Morisette. fiti Band, la nascita della Cooler Cat Records e la Il viscerale suonare che si sprigiona dai10 pezzi di l’armamentario tastieristico vintage, ma a Pittsbur- Insomma… un ascolto piacevole, ma non segue i pubblicazione del primo, necessario Greatest Hits The Precious Prize Of Gravity è semplicemen- gh, , i ragazzi condiscono da anni un ap- trend solo perché è la solita solfa di sempre. certificano il (un) nuovo andazzo. te ciò che la spina dorsale di Bellini – Agostino Tilot- peal da live band con reminescenze rave (e senza (5.5/10) Grandes Exitos ha il gravoso compito di rastrellare ta e Giovanna Cacciola, ma anche i degni compari farsi mancare spunti folky). Antonello Comunale quanto di meglio da un catalogo sterminato e sfug- Alexis Fleisig (GvsB) e Matthew Taylor (ex Soulside) Con un suono così la novità è rappresentata dall’ame- gente che, come sapete e sappiamo, a seguirlo si – sente come proprio da almeno un paio di decenni ricanità dei protagonisti che per fortuna nostra non Atleticodefina - Revolwo (Lucente, rischia il collasso. Ventitré tracce sono tuttavia più se non più. Una dichiarazione d’appartenenza, l’en- sono l’ennesimo gruppo UK post-Broadcast dal- Mag 2009) che sufficienti a centrare il personaggio. Marcus Ro- nesima, se ce ne fosse ancora bisogno, ad un suono le parti di Warp e Too Pure. Semmai sono molto vi- Ge n e r e : r o c k senberg suona pop, ma lo fa secondo l’ortodossia e un sentire che sta via via scomparendo, seppur cini ai texani Octopus Project (con i quali hanno La cronaca vuole la sua parte. La confiniamo allora lo-fi. Più che canzoni finite, i suoi sembrano acetati paradossalmente continui ad esistere per sempre. collaborato nel 2006), ma quella è un’altra storia e a inizio recensione, citando tra i crediti del disco prossimi a farsi compiuti. Manca un produttore - (7/10) il rovescio della medaglia è un altro: al quarto disco, Saturnino, Giorgio Canali – alla produzione magari a là Dave Friedmann - in grado di esaltarne Stefano Pifferi i Black Moth Super Rainbow di melodia non artistica –, Mauro Pagani e sottolineando come una sostanza che ci certo non manca. ne macinano una, anzi viaggiano in un equilibrio di con Revolwo ci si trovi di fronte al terzo episodio Una canzone come Can’t Hear My Eyes, ad esem- convenienze con il groove protagonista quando la

46 / recensioni recensioni / 47 frittata è fatta. L’aspetto più stravagante è trovarci re (Obama non rientra nel disegno epico di I Feel h i g h l i g h t comunque di fronte a una band potente e d’espe- A Change Comin’ On), che ci fa Robert Hunter rienza: i begli intagli di tastiere psych, le chitarrine a coscrivere liriche qui sardoniche e là elementari spacey (ma anche banjo tradizionale), il live drum- da istillare il dubbio della metafora infinita e/o della Egle Sommacal - Tanto Non Arriva (Unhip Records, Mag 2009) ming possente e le sporcate di laptop alla bisogna presa in giro? Perché se è nato tutto da un solo bra- Ge n e r e : f o l k b l u e s hanno il senso dello spazio e del colore. Esempi? Il no - Life Is Hard bella interpretazione da inquietan- Una brass band d’altri tempi in marcia nel cuore malato dei tempi, a decollo con archi sintetici alla Beatles nel finale te crooner - destinato a una pellicola del francese ritmo di blues, folk e swing, il piglio schivo di chi ha capito - ha preso di Born On A Day The Sun Didn’t Rise, il bel riff al Oliver Dahan, cos’è questa unitarietà intessuta atto, ha deciso - che tenere il passo della contemporaneità significa synth della successiva Dark Bubbles, gli inserti noise di tex-mex, felpate dodici battute e fisarmonica del smarrire un bel pezzo d’anima, assieme alla capacità di interpretare il dentro ad American Face Dust. Al desk, ok, c’è sua “lobo” David Hidalgo sugli scudi? Perché se la mondo. Ecco allora che Egle-Brancaleone imbraccia la chitarra, riem- eminenza Mr Dave Fridmann e spiega un po’ sensazionale Beyond Here Lies Nothin’ è Black Ma- pie le giberne di gravità, di ebbrezza pensosa, di lucido delirio, quindi di cose, però però bisognava frenare la voglia pop, gic Woman rifatta dal Tom Waits di Rain Dogs e chiama a sé tre amici (sassofoni e bombardino) perché non sono viaggi tutto qui. Twin Of Myself è il brano migliore del lotto Forgetful Heart padroneggia cupo folk bluesato, un da fare in solitario, e: s’incammina. ed è una spanna sotto la media delle dream band paio di episodi suonano teneri esercizi di stile? E S’incammina lungo undici stazioni strumentali all’insegna d’arcaica baldanza, di crepuscolare vita- inglesi. Non ultimo: le melodie si somigliano troppo. come la mettiamo con If You Ever Go To Houston e i lismo, di grottesco abbandono, scortati dagli spiriti solenni e ridanciani di John Fahey e Tom Si rischia il diabete. suoi paradossi da senile Blonde On Blonde sudista, o Waits. Il suo è uno sguardo desueto, dissonante se vogliamo, ostinatamente fuori sincrono (5.5/10) con la romanza latina This Dream Of You, che spinge eppure piantato nel cuore dell’odierna crisi (esistenziale prima che economica). Titoli come Alla Edoardo Bridda a ipotizzare sulla bellezza di un disco intero di Sua Ricerca Di Un Lavoro, Hospital Blues e Fumatori Di Carta (dal titolo di una poesia di Cesare Pavese) Maestà con i Calexico? già di per sé segnano un mood. Se lo straordinario impasto di malinconie folk blues e jazz mel- - Together Through Life Insomma: eccoci alle prese con un cruciverba per moso di Alcuni Dicono Buonanotte, La Sera (da una poesia di Emily Dickinson) è l’apice drammatico (, Apr 2009) nulla facilitato e privo di soluzioni. Mai fornite dal ’62, del programma, la onirica Elefanti (con l’aggiunta di una tromba tex-mex) sembra suggerire un’im- Ge n e r e : c l a s s i c r o c k quelle, ed allora che comprendi l’errore di chiedere possibile quiete. Gran disco. Il “problema” con Dylan resta il solito da che saltò a costui risposte già nei “favolosi” Sessanta, perché (7.4/10) giù dal baraccone per tramite di quel famoso inci- il punto era ed è tuttora porre domande. Oppure Stefano Solventi dente in motocicletta eccetera: ti aspetti un capola- scappare dal riflettore nel momento più propizio, a voro a ogni decennio perché così sei stato abituato. prescindere dalla forza nelle gambe. Del resto, sap- Per Blood On The Tracks hai mandato giù un Selfpor- piamo bene che il poeta è un fingitore. Farsene una trait; dietro la copia di Oh Mercy giaceva nascosto ragione, quello sì che è davvero complicato. Saved; la forza di Time Out Of Mind spegneva i pas- (7.3/10) dark che sono il suo marchio di fabbrica. Irresistibile do Dropping The Writ, potrebbe essere questo. si incerti e pleonastici. Per arrivare ai giorni nostri Giancarlo Turra il crescendo in estasi progressiva verso accenni di Premessa che dice già metà di quello che questa ed escludendo l’intenso voci angeliche, cose nordiche e synth che pulsano recensione dovrebbe sviluppare con una dovizia di e pregevole scavo cui Burial/Four Tet - Moth / Wolf Cub un quattro onirico. La farfalla notturna vola verso la particolari un po’ maggiore che un motto. E allo- Zimmie ha sottoposto i (Text Records, Apr 2009) luce. Tutto in 9 minuti da brivido. Il lato B poi. ra cerchiamo di dire qualcosa di più. Per differenza. propri archivi, eravamo Ge n e r e : IDM-s t e p La folgorazione Four Tet per il minimalismo di Music Cosa c’era nel fu Cass che oggi manca? Melodia? C’è pronti e per quanto pos- Due mondi che collidono e collassano. Il ritorno dei for 18 Musicians. L’omaggio a Steve Reich innestato ancora, anche se meno efficace. Un senso delicato sibile fiduciosi. Lo rimar- padri di due estetiche che ritenevamo opposte, ma con i trattamenti post-goa. Sì, perché qui c’è tutto del ritmo che si accoppiava in modo mirabile alla remo, giacché il suo al- che con questo vinile sono lì che si corteggiano e quel chilling-out che ritorna scomposto e decostru- suddetta melodia, creando bozzetti di trascinante bum numero quarantasei che in fondo in fondo pescano dalla stessa matrice. ito per noi robot. Wolf Cub è il cucciolo che deve pop-rock? Ecco, questo è presente in misura molto sbaraglia sì i coevi rivali, L’IDM dei Four Tet e il dubstep alieno di Burial. Due ancora crescere. L’animale che diventerà lupo ci fa minore, e senza essere mai del tutto convincente, se ma per un misto - ine- entità che hanno fondato un suono e che non han- ballare il cervello con delle staffilate di basso obli- non addirittura un po’ noioso (Prima Donna). Ma c’è. guale: prevale la seconda componente - di mediocri- no mai fatto parte di scuole. Perché ad ogni uscita que che stanno lì in tutta la loro solidità, mescolan- Tradizione e astrazione dalle mode? Di certo ne- tà dei contendenti ed effettivo valore. Inoltre, ed è erano indifferenti a quello che stava attorno. Due dosi con quelle voci dosate al punto giusto, quelle anche in questo album non c’è nulla che pare fatto l’altro aspetto della questione, da chi veleggia verso masticatori di stili. percussioncine che ti cullano. Balliamo con i lupi. per seguire una tendenza. Opulenza mai pesante? la settantina davvero non sapremmo dire fino a che E allora bastano venti minuti per riconfermare la (7.5/10) La terza traccia di Catacombs, You Saved My Life, è punto sia lecito confidare, soprattutto esigere. linea che il dubstep sta prendendo. L’avvicinarsi alla Marco Braggion fatta pressoché solo di questo. Nondimeno, Together Through Life si racconta di- contaminazione IDM e alle compilation della Warp Ma usando una metafora diremmo: Cass non ci fa sco classicamente dylaniano nell’accezione posi- prima maniera ci viene proposta ormai da mesi. Ma Cass McCombs - Catacombs più scodinzolare. In Dropping The Writ c’era tiva, enigmatico e sornione come si conviene; una è questo split che suggella l’attimo e lo rende eterno. (Domino, Giu 2009) qualcosa in più rispetto a tutto questo, che in Ca- ben orchestrata sciarada collocato sotto il naso Moth parte con un pad che è Boards of Canada. Ge n e r e : p o p cantautoriale tacombs semplicemente manca. E la condanna è dell’ascoltatore, il quale crede d’esser lui a giudicare E dopo poco arriva il basso di Burial. Quello che co- “Del soffrire di alte aspettative”. Il titolo di un tratta- auto-indotta, specie quando notiamo che tra i brani e non viceversa. Perché se questo è un disco d’amo- nosciamo, quello non troppo acido, con quegli echi tello su Catacombs, nuovo lavoro dopo lo splendi- ce n’è uno che si intitola Lionkiller Got Married, che

48 / recensioni recensioni / 49 sembra un seguito di quella Lionkiller, prima traccia ginarli come l’ideale contraltare musical-oriented sto è un marchio di fabbrica della sensibilità post- suonare una chitarra. Da allora non poco si è mosso del disco precedente, che era un’autentica locomo- delle musiche più marcatamente rock degli austra- femminista delle ragazze). E non dimentichiamo che per Wes e soci, e oggi la Hospital di Dominick Fer- tiva isolata per stile ma da manuale per la capaci- liani Drones. Un esordio insomma che è un otti- nel disco c’è proprio di tutto: Stereo Total, amati ‘60 now (alias Mr. Prurient) rilascia un Cd con tutto tà di trasportare un’ipnosi orientale nel pop-rock mo concentrato di musiche datate e demodé, ma via Ronettes (Buzz), l’acid pura (Extended Paintbrush), il materiale finora pubblicato, fatta esclusione per il cantautoriale. Apripista e spartiacque. Produttrice per nulla affatto noiose o vecchie. il surf più fico e poshy (Super Surfer Girl), una krau- famigerato EP The Trees Grew Emotions And di acquolina in bocca. La canzone oggi ha avuto una (7/10) tissima sporca devozione ai Kraftwerk (da panico Died; troviamo dunque il primo 12” Coma Po- sanzione matrimoniale, pur essendo, con quella fle- Stefano Pifferi i synth di Sewing Machine), una svisata fidget à la tion e la tape Electronic Dreams, entrambi tirati bile linea di tastiera sotto la marcia in bella vista, Crookers (il remix di Christoper Just) ecc ecc. in sole cento copie dalla Heartworm Press dello uno dei pezzi migliori del lotto. Perché non met- Chelonis R. Jones - Chatterton Insomma, le Chicks sono tra noi e son cazzi amari stesso Eisold, e il 7” Painted Nails, giù uscito su terla all’inizio, ci domandiamo, magari ridotta per (Systematic, Apr 2009) con un pizzico di nostalgia canagli, perché questo Hospital. lunghezza? Perché non sfruttare la felicità di quella Ge n e r e : deepoptronica disco ci fa ridere, ballare, pensare, il tutto con una Il retaggio dei toni esacerbati tipici dell’hardcore si trovata? Ma ora basta. Non siamo né musicisti né Secondo album per il reietto dell’electro. Catalo- leggerezza e un distacco che è prerogativa di pochi, fa sentire nei pezzi del primo demo LP: più brevi consiglieri. Non ci resta che ponderare un voto sen- gare Chelonis mica ci riesci. Perché è uno che ti si ma anche di un una generazione fa. Ad ogni modo e violenti, crudi ed urla- za basarci solamente sulla scorta dell’illustre ingom- insinua con quella voce ammaliante. Un po’ come un ritorno imprescindibile. Art fucking Rulez again! ti; un trash synth-punk brantissimo antecedente. Il che significa comunque in altri lidi riesce a fare Anthony e qui è puro deep. (7.5/10) acerbo e sguaiato. Di rimanere appena al di sopra di quella cosa che Cass Quelle cose che come per magia ‘ci stanno’ pre- Marco Braggion tutt’altra fattura, invece, rifuggiva senza fatica, solo grazie al suo talento: la scindendo dai generi e ci senti l’anima. Ispirazioni le tracce della cassetta, media. Condizione esistenziale da cui può uscire in così ultimamente ne abbiamo sentite nella minimal City Center - City Center (Type assai più sulfuree ed ip- cinque minuti, lo sappiamo. di Circlesquare e da pochi altri, Chelonis si affianca Records, Mag 2009) notiche, come negli otti- (6.7/10) alla produzione con quel romanticone che è sempre Ge n e r e : a m b i e n t , s h o e g a z e mi episodi di Poison Ber- Gaspare Caliri stato Mark Romboy e ti spara delle tracce che I City Center - alias Fred Thomas e Ryan Ho- ries e Roman Skirts. Due segneranno traiettorie importanti. ward - vengono da e sembrano un po’ modalità espressive queste che si incontrano e ben Cesarians (The) - Self Titled Basterebbe Tornography: 7 minuti e più di visione i fratellini di Benoit Pioulard, sia per l’uso del si amalgamano nei pezzi del 7” (qui in testa al Cd) in (Cesarians, Mag 2009) soul con una cassa dritta, calda e suoni alieni. Visioni droning digitale (voce e chitarra acustica ampiamen- cui ferocia sonora e sporcizia ambientale si fondono Ge n e r e : r o c k c a b a r e t da mondi diversi. Esperimento cosmico calato nella te riverberate) sia per l’immaginario da meglio gio- per una manciata di minuti emblematicamente an- The Cesarians si apre con Q.M.S.D con delle note tradizione. E’ già instant karma. Poi le vocals in eco ventù eurobianca anni 00. Le differenze vagano tra goscianti. C’è poi spazio anche per qualche bonus: di piano a dir poco Cavernose che si sviluppano ver- e senza detonazione in Rehabilitation, il gusto New un’incorruttibile fedeltà agli Slowdive, un certo An Understanding, già presente sul 7” split con Cro- so certe aperture andanti alla Motherhead Bug. York via Arthur Russell in The Cockpit, il tiro assurdo esotismo alla Animal Collective e una marcata codiles e Blessure Grave, e due pezzi inediti A ruota segue il singolo Flesh Is Green, una ballad di e completamente wave di Underdog Anomaly, la pro- componente elettronica stile Type degli esordi. posti in chiusura (la rumoreggiante Swallow The Sun piano dal mood notturno e dal piglio incisivo che gressività trancey di Pompadour (barocco da pelle Disco riassuntivo del filone post-shoegaze di deriva e la notturna E Dreams) che ben mettono a fuoco rievoca il gusto mitteleuropeo caro a Kurt Weill. d’oca), l’acido di For The Last Time / Psycho Audio Cou- ambient, City Center è un album mediamente no- l’anima più introversa ed ombrosa dei gruppo. Un Running Horse è un vaudeville orchestrale che pro- ture e per finire una ballad, Sky Is Sea. ioso e niente più che un discreto esordio. opportuno punto della situazione che introduce le cede per slanci ed esplosioni come una marcetta Lo passi decine e decine di volte e il potere di Se la vetta di genere è ben raggiunta, da gente come prossime, numerose uscite Cold Cave. tardo-vittoriana scanzonata e sboccata. Chatterton cresce e cresce. Difficile uscirne vivi. Twells e soci continuiamo ad aspettarci di più. (7/10) Charlie Finke (voce), Justine Armatage (piano, ex (7.4/10) (6.2/10) Andrea Napoli Christian Death), Jan Noble (batteria), Alison Be- Marco Braggion Francesca Marongiu cket (clarinetto), Suzi Comaneci - Girl Was Sent To Owen (trombone) e Chicks On Speed - Cutting The Edge Cold Cave - Cremations (Hospital Grandma’s in 1914 (Madcap Alison Hutchinson (fli- (Chicks On Speed, Giu 2009) Productions, Mag 2009) Collective, Mag 2009) corno) sono i Cesarians Ge n e r e : t r a s h y retrofuture e l e c t r o p o p Ge n e r e : s y n t h -w a v e Ge n e r e : f o l k e come si sarà capito – Zibaldone per zibaldone le Chicks possono anche Per chi si fosse lasciato sfuggire il passaparola me- Un compito arduo convincervi che il nuovo EP dei dalle sommarie descri- tacere per un po’ ma quando tornano sbordano, diatico che li ha visti protagonisti nell’ultimo anno, Comaneci – il full-lenght è previsto per quest’in- zioni dei pezzi, ma anche specie quando nel lasso temporale si sono infrattate Cold Cave è il progetto (dapprima solista, ora con- verno – rappresenta una svolta minimalista per il dall’insolito armamen- e infettate nelle gallerie d’arte e nel sistema moda solidato come quartetto) di Wes Eisold, musicista gruppo ravennate. Visto e considerato che la for- tario – non sono affatto proprio come delle star off della No New York. di Philadeplhia con un passato da cantante in band mula base del terzetto prevedeva già agli albori male. Sono teatrali, melodrammatici, orchestrali al Le esperienze tra i vari MoMA, Pompidour, Yoox hardcore come Some Girls e Give Up The l’utilizzo della sola chitarra acustica, del violoncello limite del circense, cameristici e cabarettistici, bohe- sono dunque il pane di questo doppio ennesimo Ghost; verso la fine del 2007 il nostro decide di e di un’elettrica pulita. Eppure di questo si tratta, mienne, maudit, ubriachi e claudicanti, pieni di pizzi che macina un po’ di fighetteria art gallery con re- chiudersi in una frigida stanza d’appartamento – da come testimoniano la temporanea(?) nuova line-up e svolazzi, oltre che di quella eleganza quasi noir trofuturismo della casa che deve tanto a Miss Kittin qui appunto il nome del progetto – e sperimenta- della formazione – Francesca Amati alla voce insieme mitteleuropea ed elegantemente vittoriana; (la splendida rivisitazione dei 90 in Art Rules, singolo re con i freddi suoni elettronici di tastiere ed altra e Glauco Salvo alla chitarra – e le scarsissime tutto frullato insime, tanto che non si fatica a imma- per l’estate 2009) quanto ai B-52 (in Vibrator il te- strumentazione per cui non fosse necessario saper sovraincisioni di contorno. A parlare per i musici-

50 / recensioni recensioni / 51 sti ci sono una Time Will Tell che disperde psichede- la propaggine occidentale di uno shire britannico. h i g h l i g h t lia rurale, una In A Week che si lascia cullare da un Brandon Welchez e Charles Rowell erano rispet- banjo depresso, una Pumpkin Snatching (Song Of A tivamente voce e chitarra dei misconosciuti e bel- Cold World) dalle malinconie soffuse, la filastrocca di lamente ignorati punk sandieghini The Plot To Naomi Shelton - What Have You Done, My Brother? (Daptone 13-23-03 che richiama il Volcano disco d’esordio, Blow Up The Eiffel Tower e sentirli ora sot- Records, Mag 2009) una Battle che sembra uscita da qualche registrazio- to le nuove vesti fa de- Ge n e r e : v i n t a g e s o u l ne ancestrale di Alan Lomax. Come dire dal folk cisamente uno strano Viene voglia di prendere un aereo e recarsi di persona a Brooklyn, alla sede della Daptone per al blues e ritorno, insomma, e qui si nota più che effetto. Se provenienza e abbracciare il boss Gabriel Roth. Perché esce nel momento più opportuno What Have altrove. Anche qualcos’altro, si nota. Che le preoc- frequentazioni farebbero You Done, My Brother?, nel mezzo cioé di un ritorno della soul music che inizia a stancare a cupazioni per un futuro incerto hanno preso il po- propendere subito per il causa delle figurine che vengono issate sul carrozzone. Troppe copie sto delle rilassatezze da camera ascoltate in passato. calderone shitgaze o al carbone delle Duffy e Winehouse in circolazione ed è tutto dire, Che il tour americano della Amati di qualche tempo limite synth-pop in lo-fi mentre non abbastanza lodi fioccano perBettye LaVette e Can- fa al seguito di Bob Corn ha lasciato un segno tan- (stessa città e stessa eti- di Staton, per Mavis Staples e Sharon Jones. In costoro giace gibile sui suoni. Che la ricchezza degli arrangiamenti chetta di Wavves, tan- ciò che dalle loro parti chiamano il “real deal”; loro hanno trasfuso è spesso inversamente proporzionale alla qualità to per fare un nome), è più lecito inserire il duo nel anni di sofferenza e calci in faccia in musica sublime che - come quella delle melodie. filone bubblegum-noise alla No Age, non a caso i dei Maestri - custodisce la fiamma di esaltazione e sudore, di elevazio- (7/10) principali sdoganatori del suono Crocodiles quan- ne e catarsi. Non puoi cantare l’anima se non la possiedi, no. Fabrizio Zampighi do questo non era che agli inizi. Rispetto agli ex Proprio dalle Signore Jones e Staples - costei un referente primario Wives, però, i Crocodiles sono ancora più inglesi e per l’ugola ruvida - conviene partire, facendo tappa presso quel Como Now: The Voices Of Comfort - Sleep Talking Shared non solo per il nome rubato ad un album di Echo Panola Co., Mississippi che esaltammo nel 2008: non soltanto perché medesima è l’etichetta, (Off Records, Mag 2009) & The Bunnymen, quanto per quel gusto della semmai in virtù del filo rosso che lega i tre dischi ed è un gospel robustamente allacciato al soul. Ge n e r e : p o s t , c i n e m a t i c a depravazione che porta le melodie pop ad essere La storia della Shelton la raccontiamo altrove: qui preferiamo sottolineare come una cantante La miscela scura, avvolgente e sensuale del trittico immerse in feedback, delay, echi spacey, riverberi classe 1940 che ha speso la quasi totalità dell’esistenza a cantare in chiesa la domenica e nei locali iniziale è suggestiva e cesellata alla frazione di tono. dopati, drumming distorto e cavernoso alla manie- la sera sia giunta soltanto ora a fare un disco e come, di conseguenza, esso non possa essere che Drumming che puoi dire McEntire / Herndon, ra dei Jesus & Mary Chain. I Wanna Kill (vero sfavillante. Di come sia giusto partire dal fondo, dalla A Change Is Gonna Come tatuataci sul cuore chitarra Jeff Parker e effetti del giro dei perso- e proprio outtake da Darklands) e Sleeping With tramite l’originale di Sam Cooke e dalle versioni di Otis, Aretha e i Neville Brothers e naggi del giro Tortoise / City Slang di ieri e The Lord sono esplicative di questo procedere, ma è che al confronto non sfigura quanto a intensità ed emozione. In un attimo capisci - ed è cosa buo- di oggi. Il tutto, è vero, concorre per un equilibrio tutto l’album e l’immaginario dei due ad odorare di na e giusta che accada subito - quanto sia sbagliato parlare di revival a proposito di chi c’era già. sostanzialmente perfetto tra suonato e processato Inghilterra secondi anni ’80. Non assisiti a reinvenzioni o pantomime perché chiunque sa il fatto suo senza ostentare: da Bo- e se vogliamo tra le più comode macro categorie Shoegaze lo chiameremmo se fossimo indietro di sco Mann che produce all’arrangiatore e organista provetto Cliff Driver fino agli strumen- del caso: Sud (leggi, legni, Africa) e Nord (leggi jazz qualche lustro; art-punk renaissance, l’ha definita tisti, ognuno conduce una vita lontana dai riflettori, fatta di orgogliosa e quotidiana fatica. Logico sulfureo, Chicago). troppo enfaticamente Rolling Stones. A dirla tutta infine che ogni dettaglio, dal sound caldo della registrazione alla grafica, sia confortevole proprio Non di meno, nell’ottica del grande cinema, badan- di originalità ce n’è ben poca e i rimandi al deja-vu in quanto antico e costituisca la forza di tanto splendore. E’ solo così che fondi sacro e profa- do troppo alla coralità a perderci è la passione del sono piuttosto evidenti, ma è innegabile che, com- no come nell’irresistibile “call and response” della quasi title-track e nello shuffle blues What Is singolo, limite soltanto se ve ne fate carico come plice anche la nostalgia che ci avvolge sempre più This, nell’incalzante What More Can I Do? e nelle tinte country di I’ll Take The Long Road, in una By pure il problema nell’ascolto si presenta se per for- spesso, un colpetto al cuore i Crocodiles lo metto- Your Side struggente e sudista e nel traditional Jordan River, a mezza via tra Stax e Motown. Tanto za non potete fare a meno di derivare-da o ricon- no a segno. varrebbe citarle tutte, queste dodici canzoni irregolarmente divise tra originali scritti da Mann e durre-per-forza-a qualcosa il disco. I Pisani a tutto (6.8/10) cover, ma sarebbe tempo sottratto all’ascolto e dunque sprecato. Grazie della benedizione, Lady ciò rispondono parlando della propria musica come Stefano Pifferi Shelton. “una moderna colonna sonora per un film fellinia- (7.7/10) no d’oggi”. Non c’è niente di neanche lontanamente Current 93 - Aleph At Giancarlo Turra ninesco però. Hallucinatory Mountain (Coptic (6/10) Cat, Mag 2009) Edoardo Bridda Ge n e r e : a c i d f o l k David Tibet è sempre più il vate dell’avant intelli- Crocodiles - Summer Of Hate (Fat ghenzia. Ama circondarsi degli artisti più chiacchie- clutati per dipingere questo e quello, mentre il mae- pregio di sapere dove correggere o cambiare rotta, Possum, Mag 2009) rati, quelli che sembrano rappresentare l’aria dei stro di cerimonie declama la sua visione, impartisce per non ripetere una formula che potrebbe presto Ge n e r e : n o i s e -p o p tempi, con quel pizzico di snobismo intellettuale che la sua lezione e ci spiega ancora una volta com’è stancare, ma anche per muoversi ininterrottamente Americani che puzzano d’Inghilterra fino al midollo non guasta, ma che anzi ci mette un po’ di sale in il mondo visto dalle tenebre. Aleph At Halluci- avanti. Se Black Ships era un disco nato sotto il questi Crocodiles, come se l’assolata California da più che necessita. David Tibet e la sua corte quindi. natory Mountain è in questo senso una sorta segno dell’inquietudine folk, per lo più trascritta in cui provengono – San Diego, ad esser precisi – fosse Un manipolo di ammirati guerrieri che vengono re- di Black Ships parte seconda. Tibet ha il giusto sei corde da Ben Chasny, questa volta l’opera nasce

52 / recensioni recensioni / 53 sotto il segno dell’acidità, tradotta in un oceano di 26 April 2007, e un nuovo album dei Current 93 se secondo momento. Il materiale è prodotto dal duo to canzoni sopra la media. Purtroppo questi due distorsione doom che fa l’occhiolino tanto a Ste- n’è andato. chicagoano Flosstradamus, e si pone in perfetta elementi, testa e cuore, non sempre all’interno di phen O’Malley (Sunn O))), KTL, Aethenor) quanto (7/10) continuità con le cose dei newyorkesi: insomma, è uno stesso album hanno convissuto alla perfezione, ad Al Cisneros (Sleep, Om), non a caso spiriti affini, Antonello Comunale un disco dei De La. Cantati souleggianti, fiati jazz, difettando il risultato finale. A ciò non fa eccezione entrambi con collaborazioni di corredo. carichi funk, basi più rockettose, paciosa brown psy- Kingdom Of Rust. Prima di ricevere un’inequivocabile avvertimento David Cunningham/Yasuaki Shimizu chedelia ad aprire e chiudere (e sono forse le cose E dispiace non poco quando ci imbattiamo in brani all’inizio del promo cd, anche se sentenziato da una - One Hundred (Staubgold, Feb migliori), qualche puntellatura elettronica (addirit- melodicamente incisivi e non banali come la title placida voce di bambina: “This is a promotional cd. An- 2009) tura techno) con alti e bassi. Al di là della musica in track, Winter Hill e Compulsion, constatando che il yone copying, uploading or downloading this material is Ge n e r e : a m b i e n t /elettronica sé, si può spaccare il capello soprattutto per la pro- resto non ne è all’altezza ma soltanto cerebro-auto- condamned to eternal hellfire. Happy listening. God is Artisti non nuovi ai collettivi d’avanguardia e dal- gettualità, dato che il tema “corsa” emerge davvero compiacente e fine a se stesso. I Doves, sicuramente love”, l’introduzione è tanto caricaturale quanto im- le molteplici collaborazioni, David Cunningham e nei testi come nelle dinamiche della musica solo da una spanna sopra agli ultimi Coldplay ma infinita- pregnata di senso del mitico: “Almost in the beginning YasuaKi Shimizu. Per ricordarne alcune segnaliamo metà traccia in poi. mente distanti da quella testa di radio che il cuore it was a murder”. Si tratta appunto di un’invocazione, per il primo, non solo il cast ma, anche la qualità di (5.9/10) lo sa ascoltare eccome. Invocation Of Almost, che introduce al lavoro scio- Fourth Wall (Virgin,1981) continuazione di Flying Gabriele Marino (6.3/10) rinando tutto un rosa- Lizards (Virgin,1980), e per il secondo i lavori con Andrea Provinciali rio di disperazione e di- , e . Dietmar Dath/Kammerflimmer storsione in un modo al Le registrazioni di One Hundred risalgono a una Kollektief - Im Erwachten Garten Ducktails - Self Titled (Not Not quanto inedito da queste performance del dicembre 2004 ora pubblicata da (Staubgold, Mag 2009) Fun, Mag 2009) parti. I segnali premoni- Staubgold che trovano al sax tenore piano e delays Ge n e r e : s o u n d t r a c k n o v e l Ge n e r e : p s y c h b e a c h s o n g s tori c’erano stati, soprat- Shimizu e alla chitarra + footpedals + delays e Ka- I Kammerflimmer Kollektief forniscono una Ogni tanto ne spunta fuori un altro dall’intricatissi- tutto con il precedente limba David Cunningham. Parliamo di ambient con- soundtrack all’ultimo romanzo di Dietmar Dath, mo underground americano. Uno che si fa carico di ep, Birth Canal Blues, sapevole alla Brian Eno, minimalismo e free jazz. giornalista tedesco per svariate riviste. Questo di- tutto l’hype che la blogosfera è capace di produrre e ma ora ne prendiamo La sublimazione è tutta nel trittico di mezzo ( Doors, sco è quindi una registrazione dello stesso Dietmar di portare sulle proprie spalle il peso di essere sta- pienamente coscienza e salutiamo quindi l’evidenza Cornerse Traces) e i momenti di ordinaria abilità non Dath che legge tutto il suo libro, intitolato Die Ab- ti scelti come eletti del di un disco dei Current 93 che suona pressoché mancano (Rotts e Lines). schaffung Der Arten (ovvero L’Abolizione delle settore. Che poi il cosid- rock, anche se un rock molto stoned and dethroned. (6.9/10) specie), mentre la band sottolinea i diversi passaggi detto underground ame- Il linguaggio folk non è stato del tutto abbandonato Sara Bracco con il consueto rosario di post rock jazzato da ca- ricano sia ormai sempre per la nuova via. A prendersi carico delle chitarre mera. C’è qualcosa di profondamente noioso in una meno una faccenda di acustiche ci sono le mani di Keith Wood (Hush Ar- De La Soul - Are You In? (Nike Inc., idea simile, quella di ascoltare per un ora buona, la scene, quanto proprio bor) e James Blackshaw. Apr 2009) voce di qualcuno che parla in tedesco. La cosa è di singoli individui che in Nascono così mantra folk aciduli e malevoli come Ge n e r e : h i p -h o p aggravata anche dai Kammerflimmer Kollektief che proprio fanno cose e le Poppyskins e UrShadow, che spezzano ammirevol- Nel 2006 la Nike (sì, le scarpe) mette in opera il non intervengono più di tanto e restano adombra- fanno girare, riducendo mente il flusso dei brani distorti, soprattutto quelli progetto Original Run: fornire colonne sonore d’au- ti nel loro profilo di tappeto sonoro, senza troppa tutto sempre più ad una valvola di sfogo individua- più imponenti come On Docetic Mountaine Not Be- tore per le corse dei joggers americani. Insomma, inventiva, salvo qualche intermezzo qui e li, soprat- le, questo è solo un effetto secondario dell’epoca cause The Fox Barks. Non a caso i brani più lunghi. venderti non solo scarpe e completino, ma anche tutto nella terza traccia. Davvero troppo poco però. che viviamo. Tra qualche anno saremo impossibilitati Il problema che sorge a questo punto è l’eccessiva la musica che passa dalle cuffiette, il tutto griffato. Davvero troppo tedioso. Probabilmente per un te- ad andare dietro a chiunque, perché staranno tutti monotonia che sopraggiunge quanto il riff si inca- Coinvolti nell’ordine i Crystal Method, gli LCD desco o per qualcuno che conosce l’affascinante lin- facendo cose, dischi, concerti, etichette… i diy sta glia, senza modifica alcuna, per brani che viaggiano Soundsystem (!), Aesop Rock (!) e A-Trak, gua d’Alemagna è diverso, ma noi viviamo in Italì… diventando un buco nero senza fine. sugli otto minuti di media. Una cosa che nello sto- tutti commissionati di un unico lungo pezzo, sui (4/10) Tutto sto papiro per dire che le quotazioni, nel mag- ner rock viene usata e abusata da sempre, ma che quarantacinque minuti, la durata media di una cor- Antonello Comunale gio del 2009, sono decisamente a favore di Matthew nei Current 93 non sembra funzionare del tutto. setta nel parco, impegni permettendo. Nessun rici- Mondanile, un ragazzotto del , che con Complice forse, anche il continuo e già monotono clo, solo materiali creati ad hoc, e una cura per gli Doves - Kingdom Of Rust (EMI, Apr una serie di moniker sta dietro ad un po’ di musiche di suo, spoken word di Tibet, a cui danno una mano stessi che forse non ci si aspettava. Ma operazione 2009) notevoli in una terra di mezzo che dai blog di mp3 giusto Andria Degens e Sasha Grey (un’ eccellente da noi praticamente passata sotto silenzio. Ge n e r e : Po p va fino alle cassette e ai cdr casalinghi. Questo po’ di pornostar, che si sta purtroppo perdendo per una Adesso tocca ai De La Soul, che già l’hanno scor- Gli inglesi Doves giungono al quarto album e il ter- nomi sono Predator Vision, Dreams In Mirror Field, vita da starlette abbottonata di serie A….). Detto so avevano collaborato con Nike per disegnare il ritorio è sempre il medesimo: pop rock alla stregua i promettenti Real Estate e i qui presenti Ducktails, che nella ciurma delle guest star per questo disco si modello da basket Dunk SB, e che qui colgono oc- di U2, primi Radiohead, Coldplay e Elbow. La band al debutto ufficiale sulla spettacolare Not Not Fun, segnalano anche Alex Neilson, Matt Sweeney, Baby casione per celebrare il ventennale di 3 Feet High. capitanata da Jimi Goodwin fin da subito si è fat- giusto in tempo per cavalcare anche l’attenzione di Dee, John Contreras, Andrew W.K, Steven Stapleton Come per le prime quattro uscite, si tratta in pra- ta notare per un accentuato approccio cerebrale Pitchfork e soci. Quella che Mondanile produce con e quel genio malato di Andrew Liles, salutiamo la tica di un mixtape, qui dieci pezzi, e di un prodotto alla materia musica, il quale, quando sostenuto da il nome di Ducktails è una pletora di bozzetti ariosi, psych ballad definitiva per la fine dei nostri tempi, per iTunes, destinato a finire su supporto solo in un una sensibilità emozionale vincente, ha cristallizza- molto solari, decisamente informali e liquidi, figli di

54 / recensioni recensioni / 55 h i g h l i g h t Rooms; ma sono le ballate sghembe e gli episodi in- energica e quasi onnipresente: a partire dalla falsa solitamente soffusi che segnano più a fondo questa fanfara di Muskeg Parade (che sembra strizzare l’oc- seconda produzione, richiamando alla memoria le chio agli ultimi Parenthetical Girls), passando Neokarma Jooklo Trio - Time’s Vibes (Conspiracy Records, Mag cantilene di TV Personalities e Clean. Questo per il drumming incendiario di The Living Light (or- 2009) dunque il nuovo percorso intrapreso dagli Eat Skull: nata da controcanti dal profumo trobadorico), fino Ge n e r e : psichedelia pezzi più classici, sia in senso folk (Cooking A Way To ad arrivare in una piazza di paese dove Emi narra Made in Italy da esportazione. Questo stanno diventando o meglio… questo sono sempre stati, Be Happy; Who’s In Control?) che in senso punk-rock un’antica leggenda giapponese (The Procession). i Jooklo di David Vanzan e Virginia Genta. Il culto intorno alle loro diversificate espressioni con (Nuke Mecca); melodie studiate senza ovviamente E se il paragone con gli A Hawk And A Hack- tanto di elaboratissimi e colorati vinili su Troglosound si sta lentamente espandendo all’estero, cadere in nessun barocchismo (Oregon Dreaming), saw sembra doveroso, gli Elfin Saddle hanno mentre in Italia ci parliamo addosso come al solito. Time’s Vibes, annichilisce e sorprende ad brani che non si vergognano di esplorare il lato più certamente l’aria più innocente dei loro colleghi ogni traccia, come sempre. E’ stato registrato a Milano da Maurizio notturno del gruppo e che, nel farlo, non fallisco- americani: qui non v’è alcun intellettualismo dichia- Abate lo scorso giugno 2008 e può a ragion veduta essere etichettato no di certo (Talkin’ Bro In The Wall Blues; Surfing The rato e la musica etnica occidentale, come quella come il disco dei Jooklo dall’afflato più cosmico. Stairs). tradizionale giapponese, sono vissute con piace- Rifinito moltissimo nei suoni, al punto che qualcosa della selvaggia al- Può sembrare antipatico sottolinearlo ancora, ma re e senza troppo impegno. D’altro canto l’imma- chimia live delle prove precedenti si perde, ne acquista molto in defi- dischi come questo sono la testimonianza di come ginario evocato può vantare una personalità non nizione della formula, ovvero una psichedelia mai così spregiudicata e un vero gruppo sappia andare avanti sulla propria indifferente, rafforzata dall’attività di artisti visuali conscia di se stessa. Elevation of the carpet introduce alla meraviglia con strada, apportando le giuste modifiche pur senza (la vecchia lanterna in copertina è frutto di un’in- un umore d’oriente, una folata di chitarre effettate che sanno di popoli snaturare il tutto, e soprattutto senza il bisogno di stallazione realizzata con materiali di recupero). gitani e chincaglierie da bazar sauditi e il tappeto percussivo di una riciclare in eterno le buone intuizioni messe a segno Registrato al famigerato Hotel2Tango, che da sempre giungla africana che consiglia alla danza, allo sbattimento dei corpi, a produrre sudore e stordi- nei primi singoli. ospita i dischi Constellation, e prodotto da Efrim mento. Si distende un panorama di minareti e danze di sufi tra le trame diStrange Land con i flauti (7.2/10) Menuck (Godspeed You! Black Emperor, ad ipnotizzare i cobra più feroci e le visioni notturne di Night revelation animate da una chitarra Andrea Napoli Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra che culla teneramente ritmi e voci effettate. & Tra-La-La Band), Ringing For The Begin Quando i Jooklo cominciano a navigare intorno ai meridiani più esotici ci sono davvero pochi Elfin Saddle - Ringing For The Again è destinato ad entrare nel novero delle mi- eguali. C’è sicuramente qualcosa del krautrock meno flemmatico e ortodosso così come la psi- Begin Again (Constellation gliori uscite di un’annata un po’ ingenerosa. chedelia è per forza di cose intinta nelle coloriture della word music più orientalista. Per questo Records, Mag 2009) (7.3/10) a tratti possono ricordare spiriti affini comeAcid Mothers Temple o Masters Musician Ge n e r e : f o l k , traditional Francesca Marongiu Of Bukkake ma sono davvero paragoni di massima. I Jooklo assomigliano a loro stessi, soprat- Jordan McKenzie ed Emi Honda sono l’en- tutto quando si lasciano prendere dall’andamento più dolce e circolare della trance. nesima coppia che farà girare la testa agli amanti Ent - Welcome Stranger (Preco (7.7/10) del folk contaminato con la tradizione popolare. Records, Giu 2009) Antonello Comunale Dal loro secondo disco, Ringing For The Begin Ge n e r e : In d i e p o p Again, promanano una spiritualità dal sapore bibli- Una gradita sorpresa, che purtroppo rischia di cade- co e un incanto da fiaba nipponica. Come accade re nel dimenticatoio dell’iper-produzione discogra- spesso in questi casi, l’una e l’altra componente si fica (nonostante la crisi). Sarebbe un peccato. Per- alternano, guidate dalle ché Welcome Stranger è sintesi perfetta di analogico una psichedelia minore. Eat Skull - Wild And Inside ataviche melodie di Emi e digitale. Niente di nuovo, per carità. Nei momenti migliori (Beach Point Pleasant, Friends) (Siltbreeze Records, Mag 2009) e da quelle più ruvide e Ma il giapponese Atsushi Horie, unico titolare della i campionamenti vanno in loop e le chitarre si sciol- Ge n e r e : c a v e p o p traditional di Jordan. I sigla Ent, lo fa con una delicatezza e una gentilezza gono in un waa-waa caraibico/hawaiano estivo, che Ad un anno di distanza dal rumoroso debutto, tor- due si scambiano spesso estreme che ben lo evidenziano in quel mare ma- sa di spiaggia, surf e bikini. C’è tutta una nostalgia nano i ragazzi di Portland con un nuovo full-length gli strumenti principali gnum indietronico. Sette tracce malinconiche ma della bella stagione dietro congegni malinconici che sempre per la storica casa di Tom Lax e con esso (percussioni, ukulele, fi- eterogenee che riescono ad evocare simultanea- si accartocciano su tastierine più che lo-fi (Horizon), fanno fare un passo in avanti al proprio sound. Ab- sarmonica), affidandone mente il Cornelius di Drop, i Tunng, i Mew, i primi se non proprio scheletri di vecchie hit da spiaggia e bandonati gli eccessi lo-fi del primo Sick To De- altri ad ospiti di tutto American Analog Set e, soprattutto, i Pinback (Girl ombrellone, di cui rimane giusto un ritmo elettro- ath, infatti, il gruppo sembra mostrare una volon- rispetto: Nathan Gage (Shapes And Sizes) sfiora il plagio). nico e qualche chitarrina effettata. Ducktails dissot- tà di focalizzarsi su composizioni tendenzialmente a tuba e contrabbasso, Jessica Moss (Thee Sil- Proprio in quest’ultimo riferimento risiede il valore terra una serie di polaroid di un grappolo di estati più tradizionali che non necessitano, per risultare ver Mt. Zion Memorial Orchestra & Tra- aggiunto di questo debutto discografico: quella gen- che furono, con un modus che sta a metà tra Ari- efficaci, di essere sepolte sotto quintali di sozzume La-La Band) al violino e Nick Scribner alla tile circolarità indierock viene qui elaborata e im- el Pink e Cameron Stallones (Magic Lantern, sonoro. tromba. McKenzie all’occasione suona anche ban- preziosita digitalmente con un raffinato gusto pop e Sun Araw). Certo c’è ancora un po’ di spazio per le distorsioni jo, xilofono e chitarra. sublimata dalla soffice vocalità del Nostro. La Morr (7/10) sature che avevano caratterizzato il disco d’esordio, Il risultato è un folk vestito a festa che va a scon- Music avrebbe di che guadagnarne. Anche perché Antonello Comunale come ben testimoniano Heaven’s Stranger e Killed By finare in territori pop, suffragato da una pulsazione il disco difficilmente verrà distribuito dalle nostre

56 / recensioni recensioni / 57 parti. Al momento non rimane che il Web per dargli mondo che se vuoi puoi pure chiamarlo space disco, strettamente dipendente dalle parti – la formazione squallida e stereotipata di MP nella BG, dal battere il nostro ma che qui approda da strade infarcite di glitch e è variabile -, dall’altro non rinuncia a convertirsi an- veloce di Respira ancora. Anche se sotto la superficie, (7/10) IDM. La proposta non si discosta molto da quanto che in percorsi individuali pregevoli. questa volta, pare che ci sia dell’altro. Fondamen- Andrea Provinciali già affermato nell’esordio/bomba di qualche anno fa Come quello del qui pre- talmente uno stemperarsi dalle tensioni superficia- (Here We Go Sublime, Kompakt 2007), anche se si sente Forni, uno capace, li, che se da un lato richiama etiche quasi autoriali Fausto Rossi - Becoming Visible riconosce una maggior apertura alla warmness, quel con Tempi meravi- brillanti ma non insospettabili – il Fossati in sal- (Interbeat, Apr 2009) basso caldo che fa molto Erlend Øye e Boards gliosi, di circoscrivere il sa americana di Tutti gli uomini -, dall’altro sembra Ge n e r e : s o n g w r i t i n g of Canada, quella ripetitività che sappiamo essere il proprio raggio d’azione mollare un po’ la presa, mostrando una disillusione Il favoleggiato ritorno di Fausto Rossi (l’artista chia- biglietto da visita della minimal nordica. Tutto però a un blues acustico dal mista a stanchezza. Non nei testi, quelli rimangono mato Faust’o negli Ottanta) si è infine compiuto, senza strafare e con un’onestà che toglie qualsiasi passo sicuro. Materia- lucidi e affilati. Piuttosto nella musica, sofferente per dopo più di un decennio (12 per l’esattezza dall’ul- ombra di dubbio poshy: il ragazzo ci fa accomoda- le che naviga in acque un senso di distacco che, in qualche caso, suona per- timo Exit). Becoming Visible esce sull’indipendente re nella sua dimensione onirica, nel ricordo che già tranquille e senza grossi sino prevedibile. Se il Lou Reed di Nuvole senza Interbeat, prima online e poi attraverso i canali di Nathan Fake elevava a mito fondante il battito. scossoni tra il Clapton versione Robert John- il Messico riesce ancora a scuoterci, diversa sorte diffusione tradizionali, grazie all’incontro con Luigi La pulsazione dello svedese ‒ ossessivamente con- son di Non Adesso e la Dead Or Alive neorealista di tocca a Rifugi d’emergenza, Schegge vaganti o la con- Piergiovanni (Rosybyndy), ed è il primo di una serie centrata sul loop ‒ si muove sulla lunga distanza Blue Venom Bar, gli amori sudamericani di Fortuna e clusiva Mme Et Mr Curie. Appiccicate come sono ad di tre lavori futuri. che richiama le esperienze trancey di belgica me- il charlestone/ragtime di Tre metri sotto terra. Con in un autoreferenzialità osmotica che è scorrere irre- Rossi ridiventa a noi “visibile” alla sua maniera, moria (sempre a nord siamo), ovviamente rallen- più l’omaggio ai padri fondatori della Voodoo Child quieto nelle intenzioni, ma convenzione nella prati- con un disco perlopiù acustico ed essenziale can- tate in accordo col canone Kompakt. E allora si fa (Slight Return) in versione acustica posta in chiusu- ca. Si parla di sfumature di colore, è evidente, non di tato in inglese, scarno all’osso ma non per questo presto a dire trip. I 10 minuti della traccia che dà ra, che non sarà fedele all’originale – e mai avrebbe cedimenti strutturali, che tuttavia influenzano l’eco- meno bruciante. Il senso della sua alterità è imme- il nome all’album sono un viaggio tra percussio- potuto - ma mostra un carattere e un gusto non nomia del disco. Lasciando Nostra signora della diatamente percepibile ni math (il disco è stato contaminato dal batteri- comuni. Insomma, il blues a Roma non è solo Alex dinamite nel limbo delle produzioni “piuttosto” sin dalle prime note di sta dei Battles John Stainer, che qui si sente di Britti con le sue vasche e i suoi settemila caffè, ma interessanti, invece di farne, com’era lecito atten- questo comeback che lo brutto) e basso slappato post-funk-Squarepusher. passa anche per i suoni notturni e i toni pacati di dersi, una delle migliori uscite dell’anno. mostra acuto osservato- L’altro marchio di fabbrica sono i samples vocalici Francesco Forni. Uno che all’autostrada del pop (6.9/10) re della realtà odierna. I bianchissimi con l’aggiunta di qualche synth a 8 bit preferisce la sterrata di una canzone d’autore alla Fabrizio Zampighi Wish I Was An Alien canta di casa Röyksopp (The More That I Do) e qualche maniera di New Orleans. nell’iniziale Foolish Things inevitabile accenno al basso in sedicesimi di mo- (6.8/10) Gray Field Recordings (The) - The (l’unica non acustica, dove roderiana memoria (Sequenced cavalcata da urlo). Fabrizio Zampighi Weaver’s Daughter (Anticlock, afferma non a caso la sua Un altro piccolo tassello che ingrandisce il mosaico Mag 2009) non omologazione rispetto all’oggi) ma un alieno electrospace. Ieri, oggi. E domani? Tra una decom- Giorgio Canali - Giorgio Canali Ge n e r e : d r e a m f o l k nel panorama nazionale lo è effettivamente sempre pressione e l’altra stai a vedere che non esce di e Rossofuoco - Nostra signora Rebecca Loftiss è una solitaria ragazza, probabilmen- stato. Dopo il blues spiazzante del penultimo, qui nuovo il botto. Kosmische Fields Forever. della dinamite (La Tempesta te figlia di immigrati polacchi, originaria di Stillwater, c’è un profondo senso della melodia e dell’armonia. (7.1/10) Records, Mag 2009) piccola centro campagnolo dell’Oklahoma. Rebec- Tutto è conciso e nello stesso tempo funzionale a Marco Braggion Ge n e r e : r o c k d’a u t o r e ca manda avanti in proprio una piccola etichetta musica e parole. Un’ulteriore asciugatura dello stile Uno e trino come Dio. Ma meno superbo. Perché chiamata Anticlock, condivide con il marito Frank che esprime l’essenziale, quello che è invisibile agli Francesco Forni - Tempi per Giorgio Canali l’importante è sempre stato il Suchomel già attivo in proprio come Inalonelyplace occhi. Ma quello che importa veramente per chi ha meravigliosi (Fiori Rari, Mag 2009) contenuto, non lo status che si raggiunge. Oltre il il progetto Language Of cuore e orecchio per coglierlo. Ge n e r e : b l u e s deserto ideologico di buona parte del rock nostra- Light, ma soprattutto si Un album estremamente personale ed intimo allora E’ sufficiente dare una scorsa ai crediti e ai ringra- no, le fondamenta in polistirolo di certe avanguar- esprime in proprio dietro che ce lo rivela come sempre è stato, nel corso di ziamenti del disco per saperne di più su Francesco die, le convinzioni religiose della nuova borghesia l’appellativo Gray Field una incessante ricerca interiore. Forni. Tra i nomi citati Pino Marino, Filippo Gatti, Ro- indie, c’è sempre lui. Chitarrista nell’ultimo P.G.R., Recordings. E’ certamen- (7.5/10) berto Angelini, Andrea Pesce e un po’ tutta la scena mecenate de Le luci della centrale elettrica, musi- te una figura elusiva, che Teresa Greco autoriale romana confluita all’interno del Colletti- cista solista – feat. Rossofuoco - in questo Nostra si tiene volutamente in vo Angelo Mai, di cui, tra l’altro, lo stesso Forni fa signora della dinamite. A sottolineare, come se disparte. Esisteranno si e Field (The) - Yesterday And Today parte. Un nutrito gruppo di artisti che ha colto le ce ne fosse stato bisogno, lo spessore artistico di un no due foto, che la raffi- (Kompakt, Mag 2009) potenzialità della reciprocità e dello scambio libero personaggio che a cinquant’anni suonati continua a gurano per altro con una corona di spine e come Ge n e r e : p r o g r e s s i v e h a p p y s p a c e -d i s c o - delle idee in musica, unendo alla voglia di promuo- dare lezione di coerenza agli esordienti, con dischi se non bastasse, in un’epoca di iperpresenzialismo l o o p i n g vere manifestazioni artistiche di spessore, iniziative stracolmi di impeto barricadero. underground, riduce al minimo la sua produzione Secondo album per la creatura di Alex Willner. orientate al conseguimento di una giustizia sociale Il quinto episodio in solitaria del Nostro non fa ec- discografica. Il precedente disco, Hypnagogia nel 6 tracce lunghe come va di moda oggi, seguendo le reale. Il tutto nell’ottica di una concezione musica- cezione in questo senso, almeno a giudicare dai cre- 2005 aveva goduto anche di un ottimo riscontro di orme di Lindstrøm e Prins Thomas. Di quel le che se da un lato rimane parto corale pur non scendo di Quello della foto, dal ritratto dell’italietta critica, ma da allora più nessun segnale.

58 / recensioni recensioni / 59 Arriva quindi a sorpresa un seguito a quel lavoro, Green Day - 21st Century h i g h l i g h t in una maniera silenziosa, quasi di nascosto. Musica Breakdown (Reprise, Mag 2009) del genere chiede di essere trovata, non viene lei da Ge n e r e : p u n k y p o p te. The Weaver’s Daughter è per altro una fac- E dire che con lo scorso American Idiot ci aveva- Peter Broderick - Ten Duets (Digitalis, Apr 2009) cenda al quanto complessa e ostile ed è destinato no provato e, in parte, ci erano riusciti a recuperare Ge n e r e : elettroacustica /m o d e r n c l a s s i c a l ad essere consumato dai pochi che sapranno dedi- un’aura di pseudo maturità. Ok, era tutta una mon- Viaggi in nastro magnetico per Ten Duets, partenze, quelle senza cargli quel minimo di predisposizione che richiede. tatura fatta di produzione studiata alla perfezione e meta e dal bagaglio volutamente troppo piccolo - 35 minuti scarsi: Gli altri probabilmente lo troveranno tedioso. Sorta il messaggio politico era dei più sterili e puerili. Ciò ci penseranno i ricordi a segnare il ritorno, fatti di appunti rubati al di concept album dedicato a Seigul Polk, il nonno non di meno, sull’onda di quel successo bilionario, le passaggio, immagini che via via si ingrandiscono ed allontanano o quel di Rebecca che fa bella mostra di se in una foto sorti possono sempre peggiorare e loro sono sem- filo sottile di fantasia che sa di imbrogliare il tempo, persino quello in bianco e nero all’interno dell’artwork del disco pre i soliti stronzi. d’interminabili attese. (chiuso per altro con tanto di cera lacca e timbro, Il breakdown te lo fanno 2 quarantenni che fanno le E dire che era passato solo un’anno da Home (-2008) dai come un oscuro grimorio del trecento…) il disco smorfie e 1 che inganna gli anni (e bene). Gente che primi amori in cantautorato, o due dai saggi pianistici di Docile (Type conferma il trademark dei precedenti lavori, ovvero ti dichiara che essere punk con la ferrari e una vita 2007) ma gli stilemi e le curiosità del giovanissimo Peter Broderick difficilmente si fanno catalo- quello di una musica dalle cadenza morbidamente upperclass è realmente possibile. E, per giunta, lo gare, preferiscono scivolare oltre, senza per forza scendere a compromessi con i termini propri folk e oscuramente dream, con più di qualche con- è grazie a un AOR senza al genere. nessione con gli episodi più onirici della 4AD, This vergogna, ballad che rici- Sfumati ed inafferrabili, i contorni in dieci tracce di Ten Duets, accompagnati da dieci Polaroid, Mortal Coil e His Name Is Alive in primis. clano le solite loro (peg- una per ogni coppia di strumenti. A rubare l’anima allo strumento ci pensa la sensibile scrittura Detto che la maggioranza dei brani vive su un fasci- gio 21 Guns ruba il ritor- dell’artista, confrontate tra circolari trame in ripetizione e acustiche sedute in ambient, lambite noso, ancorché morboso, spoken word non distante nello a All The Young Dudes tra privazione, isolazionismi o nutrite a cristalline anime in luce. da quello dei Meanwhile Back In Communi- di Bowie) e soprattutto I segreti camminano in punta di piedi trai tasti d’un pianoforte giocattolo, mentre le tre dimensioni st Russia, The Weaver’s Daughter è un disco anthem punk post-Blink e gli orizzonti toccano ai riverberi d’una chitarra, ad una viola e ai laptop le creature più minimali che eccelle nel bozzetto dreamy in una maniera che 182, ovvero quando es- e infine ad un’harmonium le chiusure del LatoA. Decide di tornare alla voce l’intro al LatoB tra farebbe gioire David Lynch, cui moltissimi momenti sere punk diventò una violini in mantra, Theremin e mandolino, per poi sprofondare nelle offerte stasi in field recording, farebbero rima se sonorizzati da queste musiche. faccenda da bambini pure prendere fiato per un attimo nelle corde in nylon della nona traccia, rialzarsi e, in quest’ultime C’è un certo gusto per un’elettronica di arredo, sotto i quattordici e squali senza scrupoli pronti a danze a due di banjo&piano, ritrovare quella luminosa, leggera e consapevole via di ritorno. molto riverberata che oscilla come i carillon abban- sodomizzarli fino all’ultimo centesimo. Una scatola magica sonora che decide volutamente di lasciarsi rubare e smagnetizzare dal tempo, donati e ritrovati nelle soffitte (The Weaver’s Dau- Per chi ascolta pogo ottimizzato in studio, ideale al ma rimarrà traccia per chi anche solo per un attimo avrà la fortuna di incrociare il suo svolgersi ghter). A volte si propende verso una pantomima del passaggio radiofonico, dovrebbero inventare delle e riavvolgersi. macabro che cita gli ultimi Coil (Tiny Music) in altre spalline da football americano apposite. Lo dico a (7.5/10) si incede a due passi da una vera e propria paesaggi- tutti quelli che potrebbero produrle. L’idea è gratis. Sara Bracco stica del sogno, con l’uso di voci filtrate, field recor- E naturalmente tra un TRL e un pimpante Pastore a dings, campionamenti e minimali inserti strumentali intervistarli sarà un successo. L’importante è capire (In Milky Twilight). che il target non siete voi ma loro, i poppanti. Non La peculiarità di R. Loftiss è sicuramente quello di fate pedofilia, andateci di o fatevi un giro architettare astratti e gracilissimi haiku dream-folk, sull’iguana. Ma anche li, fate a meno di leggervi l’ulti- minuzioso in direzione della filigrana dei suoni e del stesso Kowalsky: “Stavo cercando un nuovo metodo che irretiscono proprio in virtù della loro sempli- mo articolo sulle droghe di Rolling Stone. modo con cui vengono prodotti. per comporre e suonare, in modo da allontanarmi dal cità. Il capolavoro è probabilmente l’inserto di un (3/10) Gregg Kowalsky non è esente da queste questio- regno del digitale. Mi sentivo limitato dalle infinite pos- brano del repertorio folk, datato 1960 e scritto da Marco Braggion ni come dimostrano le sue passate produzioni su sibilità della produzione digitale. Ho passato due anni Max Hunter, intitolato Wake Up, Wake Up, You Drowsy etichette come Root Strata e la stessa Kranky, ma sperimentando con loop di nastri, registratori e cassette Sleeper cantata da Olivia Hauser, che introduce Gregg Kowalsky - Tape Chants sembra essere arrivato ad una sorta di compromes- player, synth analogici, oscillatori, mixer, microfoni e varie Transmissions From The Terminal un origami folk che (Kranky, Mag 2009) so con se stesso in virtù della quale le sue ipotesi fonti acustiche di suono. Attraverso questi esperimenti presto evapora in una eterea nube ambient. Una Ge n e r e : d r o n e m u s i c di metodo e le sue sperimentazioni sul mezzo non ho sviluppato una serie chiamata Tape Chants, che è musica del genere, oggettivamente, appartiene alle Il problema della drone music e in particolare svalutano la comunicatività della sua musica, seppur composta da performance live e composizioni che usa- ore notturne, come lo sono le ninna nanne. dell’elettroacustica di ricerca, è sempre stato quel- sempre di settore. Tape Chants è l’ultimo disco no i nastri come fonte principale, così come gli speaker (7.5/10) lo di propendere verso un’impostazione eccessiva- di una serie che sperimenta l’uso dei nastri, con un mono di svariati player di cassette”. Il risultato finale Antonello Comunale mente accademica, dimostrando spesso una mag- occhio all’interazione tra analogico e digitale, po- è una affascinante distesa ambientale che fa teso- giore attenzione per il mezzo di produrre musica nendosi su un crinale molto attuale. ro della progressione continua dei nastri, del lento piuttosto che per la musica stessa. Per apprezzarne Un po’ di tempo fa su queste pagine non a caso protrarsi di rumori di feedback e di sottofondo. i risultati quindi, un requisito minimo sarebbe quello parlammo di elettroshifting. Sul modus operandi se- Come una sorta di rappresentazione ideale di un di essere disposti alla concentrazione, allo sguardo guito e sulla visione da perseguire è chiarissimo lo nastro perfetto. Da qui il lentissimo climax che con-

60 / recensioni recensioni / 61 traddistingue tutte le composizioni, così come il Hacienda (The) - Conversation Less to da un viaggio automobilistico in Nuova Zelanda un linguaggio universale. Si spiegano così gli umori continuo lavorio di suoni trovati e campionati che EP (Black Candy, Apr 2009) con i Platters come colonna sonora, poggia sulla zen per giardinetti giapponesi di Music Of The Dark animano continuamente questa sorta di tela imma- Ge n e r e : indie w a v e spontaneità delle radici sonore americane, offerte Torrent, il focolare notturno che riscalda nel più ginaria. Un lavoro intelligentissimo, in una sua ma- I cinque The Hacienda da Firenze esordiscono man- con la naturalezza serena di chi possiede la consa- fitto del bosco di Birch- niera molto sottile e da scoprire, e che va a fare il dando allo sbaraglio questo Conversation Less pevolezza adatta. Wood Bower e ancora il paio con il debutto di Darwinsbitch su Digitalis. EP, sei tracce in cui trovano puntuale conferma e Senza proclami o messaggi, arrivi alla fonte e l’acqua Neil Young radiografato Non a caso compagni l’uno dell’altra. compimento le sensazioni provocate col Rockcon- fresca è country swing puro (Little Sparrows; The Win- sullo sfondo della Monu- (7.2/10) test vinto nel 2005. Che dire: ci sanno fare. Hanno ding Corn Maze, dall’aroma latino) oppure venato di ment Valley in Eibhli Ghail Antonello Comunale il passo del caso. L’attitudine, se volete. Smerigliata lieve rock (June Bugs, la scintillante Petrified Forest); Chiuin Ni Chearbhail. a furia di concerti su concerti. Sono frenetici, ner- sono valzer folk (Darling, My Darling) e infine passi Permane un taglio grez- Groundation - Here I Am (Naive, Giu vosetti, turgidi, battenti, trafelati, stradaioli, birboni, doo-wop, vaghezze soul e lustrini da crooner (Love zo che sa di heavyness, 2009) compatti e asprigni. Is Like, più del resto tesa; l’organo di My Friend; una sia nei bozzetti più dark Ge n e r e : r o o t s r e gg a e Poi, ok, le coordinate sono chiare, per quanto com- The Loneliness Of Magnets da far impazzire il giovane come Carved In Aspen e Facile e veritiero affermare che i Groundation stan- posite, un buglione ristretto di Arctic Monkeys, Ferry). Il tutto realizzato con senso del dettaglio Light Cycle che nei frangenti più space rock, come no agli U.S.A. come gli Africa Unite al nostro The Kooks, The Vi- e cura d’artigiani nel garage di casa ad Albuquerque, nelle frequenze cosmiche della title track. Il risultato paese: entrambi sono gruppi composti da bianchi nes, The Libertines, speziando la ricetta con lap steel, chitarra classica e finale è un disco che fa coppia con gli esperimenti di che trafficano con la battuta in levare, che vantano The Strokes, persino una batteria felpata e discreta. Economia di mezzi Steven R. Smith dietro il moniker di Ulaan Kohl. una lunga carriera alle spalle - decennale quella degli un tocco di Rapture degna dei Low che furono sommata a un pizzico di Sono uomini soli che sfidano il mondo armati solo statunitensi, ormai all’ottavo album - e l’onore di e Franz Ferdinand, straniamento contemporaneo (farebbero un figuro- della propria chitarre e di un manipolo di effetti. La aver raccolto ampi consensi per il globo grazie a poi un bel rewind fino ai ne dentro a un film di Lynch, i due: ascoltare per solita, cara, vecchia storia. un approccio al reggae classico ma non troppo. Nel Jam e ai Cure più tra- credere una perla come l’iniziale Linger, Let Me Lin- (7/10) senso che da Here I Am estrai per lo più carte felati, con un pizzico di ger…), malgrado le atmosfere appartengano a una Antonello Comunale che portano con sé il respiro di una classicità anni Modern Lovers, qual- malinconia calda e avvolgente, a un romanticismo Settanta fatta di consapevole suono “roots”, tutta- che barbaglio Smiths e febbricola PIL (sentitevi da calar della sera. Se ritenete che di sentimenti si Heiner Goebbels – The Italian via nel contempo si sperimenta con moderazione la folgorante title track). Ok, se proprio ve lo devo sia in musica ragionato sin troppo, date una chance Concerto (I Dischi Di Angelica, e bello stile pur non concedendosi astrattezze dub. dire non mi smuovono più di tanto l’immaginario a Honey Moon e cambierete idea. Disco incantato e, 2009) Eloquente l’apertura Run The Plan, sette minuti di (sarà colpa dell’età). Tutttavia gli riconosco un piglio per questo, incantevole. Ge n e r e : Av a n g u a r d i a passo cammellesco rigogliosi di fiati che si aprono che potrebbe mietere apprezzamenti, soprattutto (7.3/10) Quasi quattro anni orsono, il compositore tedesco dopo una lunga intro di sapore jazz. Rimarrà l’arti- oltremanica, laddove hanno già aperto concerti per Giancarlo Turra Heiner Goebbels (ex Cassiber, per chi avesse una colo migliore in assoluto di un’ora baciata da una Mando Diao e The Wombats. certa dimestichezza con l’art rock) sbarcava a Bo- robustezza d’insieme oggigiorno rara e pertanto da (6.5/10) Harvestman - In A Dark Tongue logna, su invito del Festival Angelica, per una serie lodare. Stefano Solventi (Neurot, Mag 2009) di concerti dedicati alla sua figura di compositore e Nel prosieguo la tecnica esecutiva si racconta infat- Ge n e r e : p s y c h r o c k musicista. Benché negli ultimi anni fosse stato lonta- ti pertinente e fantasiosa e la cura del particolare Handsome Family (The) - Honey Più passano gli anni, più Steve Von Till sembra anda- no dalle scene per i suoi impegni legati, soprattutto, impreziosisce una calligrafia fluida, capace di maneg- Moon (Carrot Top, Apr 2009) re alla ricerca di qualità mitiche e primitive per la alla regia, Goebbels accettò di buon grado l’invito giare le regole del manuale nelle innodiche You Can Ge n e r e : a m e r i c a n a propria musica. Come se stesse cercando le chia- di Massimo Simonini alla rassegna Concerti Con- Profit e So Blind, nel serpeggiare di Time Come e By Resta sostanzialmente un mistero il perché dopo vi per aprire il cuore stesso della propria missione temporanei. Caso volle, che a tenergli compagnia ci All Means e in una solare trapunta d’ottoni e orga- anni di onorata carriera, un corposo pugno d’album d’artista. Quindi non sorprende, che messa da parte fosse anche il suo caro amico dai tempi dei Cassi- no come Blues Away; regole poi sovvertite con Not e omaggi in forma di cover da parte di Andrew la forma più canonicamente folk generalmente ri- ber, nonché ex membro di Henry Cow e , So Simple, attacco prossimo alla fusion e snodarsi Bird e Christy Moore, ancora parliamo degli servata per le uscite soliste a proprio nome, viri la . sorprendente però accorato, con un’adeguatamen- Handsome Family come di un nome per intenditori. psichedelia del progetto Harvestman lungo le coor- Una tre-giorni sulla via Emilia, partendo da Bologna te mediorientale Golan To Galilee e l’ombrosa title Chissà che questo nuovo lavoro non smuova qual- dinate primigenie del folk. Questo non vuol dire che e arrivando a Reggio Emilia, passando per Modena. track, colpita al cuore da una tromba davisiana. Si cosa a loro favore, benché si tratti di gesto intimo ci troviamo di fronte ad un disco folk, quanto ad un Un’occasione da non perdere, per vedere all’opera approda a fine programma persuasi e, se proprio come pochissimi da chi coppia lo è anche nella vita: disco che gira intorno all’idea del folk. uno dei compositori più interessanti della seconda non è amore causa qualche leggero eccesso di vir- per festeggiare il ventesimo anno di matrimonio, in- Von Till evolve la formula della sceneggiata per chi- metà del Novecento. Infatti, non ce la siamo persa tuosismo, rimane senz’altro una solida amicizia. Del fatti, Brett e Rennie Sparks consegnano una tarra psichedelica lasciando i precedenti esperimen- e abbiamo avuto così la possibilità di goderci (e do- resto, chi conosce la storia e ne fa buon uso è da dozzina di canzoni lontane dai consueti toni cupi ti compiuti nel settore, a partire dai vecchi Culper cumentare) a suo tempo, la bellissima performance sempre tra i beniamini di chi scrive. e southern gothic. Non si pensi però a saccarosio e Ring, molto indietro. Cita gli Hawkwind nei bra- del duo Cutler-Goebbles (The Italian Concerto), (7/10) sdolcinatezze, perché è a una magia spirituale che ni più infuocati come By Wind And Sun e The Hawk l’incontro tra la tradizione orchestrale occidentale Giancarlo Turra si deve fare riferimento; a un senso dell’amore che Of Achill, gli episodi principali intono a cui erigere e la cultura dei Griot africani di Ou Bien Sunyatta, permea ogni aspetto della realtà circostante. Ispira- astratti brani di un folk idealizzato come fonemi di la versione per trombone e orchestra di Die Faust

62 / recensioni recensioni / 63 h i g h l i g h t progetto Hey! Tonal mette subito in chiaro le cose. chilisti è una faccenda molto più grande di quello Potenza di fuoco e agilità, compattezza di suono e che il r’n’r e i media vogliano farci passare, perché frammentazione di strutture, pieni saturi e vuoti nichilista era il Novecento e indietro l’Ottocento, Scanner - Rockets, Unto The Edges Of Edges (Bine Records, Mag pneumatici; il tutto dosato con attenzione e cura nichilista il male auto inflitto per il bene della fuga. 2009) del dettaglio che sta lì a fare la differenza. Dopo- Fuga che è soltanto paravento però, perché il male Ge n e r e : elettronica tutto l’esperienza c’è; Hey! Tonal è infatti una sor- auto inflitto per il male auto inflitto per il bello del Dal primo brano non diresti mai che si tratta di un disco di Scanner, ma quella che aleggia con ta di supergruppo dell’underground (non solo) a dannarsi è assolutamente e morbosamente affasci- salmodiante taglio dark è proprio la voce dell’inglese Robin Rimbaud, mentre l’elementare e mar- stelle&strisce si tratta, visto che di mezzo ci sono nante e fine a se stesso (e affascinante ancora). ziale frase di chitarra acustica viene dalle mani di . Il brano è Sans Soleil è fotografa membri di Sweep The Leg Johnny, Maps & Uscire da Ford - e dal- alla perfezione il taglio del nuovo disco. Un lavoro che vive su un crinale assai più contaminato e Atlases, Joan Of Arc e Talibam!/Storm & le catene di montaggio spurio del consueto e astratto formalismo digitale. La voce come valvola d’espressione pretta- Stress. della Motor City - parte mente umana piuttosto che come radiogramma di una rete di solitudini urbane, saccheggiate qui La traccia d’apertura, si diceva, non si accontenta di da qua, poi il nichilismo e li dall’etere, tra una conversazione al cellulare e una trasmissione radio captata di sfuggita. mettere sul piatto le tre chitarre di Mitch Cheney, diventa far parte della Robin Rimbaud era quello che usava lo scanner per irretire nei suoi dischi frammenti di suoni e Dave Davison e Alan Mills, ma raddoppia sia i bas- macchina, amplificare il voci fantasma presi chissà dove. Con il nuovo disco non c’è un vero taglio netto con tutto questo, si (c’è Kenseth Thibideau a far compagnia a Theo corpo e farlo suonare. Ed quanto un tentativo tutto personale di arrivare ad una propria forma di canzone. Da qui anche il Katsaounis) sia le batterie con l’ospite Julien Fer- è l’apoteosi. Ma anche la tentativo di scoprirsi l’esecutore di una nuova classica contemporanea che si allinei all’esempio nandez (Passe Montagne, nonché padrone di fine (è vero Thunders?). dei vari Max Richter e Johann Johannsson, con l’esecuzione casa AfricanTape) a dar man forte all’altro furibon- La carne non può farcela di prestigio del soprano Patricia Rozario nelle elegie altissime di Anna do di Kevin Shea. Il risultato però non è un assalto a certi livelli ma se passi il guado, estetica e gioco di Livia Plurabelle e Broken Faultline. E ancora l’uso e l’abuso di strumenta- sonoro come sarebbe anche lecito attendersi bensì mimesi saranno il tuo pane e ad ucciderti, in questo zione analogica, con tanto di pianoforte ed archi, che lo trasformano a una cavalcata che evidenzia la carica sperimentale caso, sarà la depressione (è vero Dee Dee?). tratti in un improbabile incrocio tra Vert e Hauschka. Cose che sa- del progetto: la maniacale attenzione ai suoni in- Per farla breve arrivi all’appartenenza intesa come rebbero state impensabili ai tempi severissimi di Mass Observation nanzitutto; tanti piccoli frammenti che sembrano lunga tradizione, una stirpe di uomini alieni giunti e Delivery, ma qui sta il bello di lavori come questo, quando l’artista scappare in ogni dove per poi tornare all’essenza sulla terra per essere nichilisti e morire tali. Nichi- cerca di tirarsi fuori dall’angolo in cui lo si è relegato. del pezzo. E poi la naturale, cervellotica, reiterata listi erano i gangster nella Chicago negli anni ’30, i Abituati alle sue algide espressioni elettroniche anche il più timido ed ipnotica cura per la struttura dei pezzi che evi- decadentisti parigini, i cow boy del Vecchio West e afflato analogico sembra un lettera d’amore all’umanità. E nonostante tutto, le panoramiche a denzia la matrice di partenza del collettivo: quella i glam rocker in cerca di uscite a Berlino. Se diventi suon di voci alienate non si allontano del tutto. William Burroughs e Bertrand Russell appaiono in math-noise-rock. un highlander puoi ripercorrere la china senza tanti questo mare magnum di malinconia che può assumere i toni neri di una rivoluzione neo industria- Canone quanto si vuole abusato e saturato da cen- patemi fino al più attuale monoloch nihil, il rock. le stile Pan Sonic (Yellow Plains Under White Hot Blue Sky), con opprimenti manierismi elettro- tinaia di prove ma che in questo esperimento Shea- Vecchia biscia Nice to Be Dead. L’inno oltre punk del wagneriani (Through Your Window) e un magistrale tappeto di pulsazioni elettroniche (A Clearing centrico – dai pattern di batteria registrati ed inviati futuro negato e poi assoluto dell’aldilà. Dopo morto Between Earth And Air). L’etichetta tedesca Bine ce lo sta vendendo come il disco più “umano” di ai vari membri partono tutti gli 8 pezzi dell’album ci dev’essere pur sempre una bella soddisfazione: Scanner e forse è vero. Dietro la macchina batte davvero un cuore. – trovano una forma compiuta e, sorpresa, mai no- saperti tale. E ghignarci sopra è inevitabile. In A Ma- (7.5/10) iosa. chine for Loving - murder song / spoken word - Iggy Antonello Comunale (7/10) parla del cane appena defunto. Morale finale: solo da Stefano Pifferi un cane puoi avere l’amore assoluto. E’ lui la macchi- na dell’amore definitiva. - Preliminaires (Capitol, Maturo perché autoironico. Crooner antigravita- Mag 2009) zionle. Mitteleuropeo, Gainsburghiano (Je Sais Que Im Wappen e le Three Songs basate sulla storia degli eseguiti non sono presenti per nulla) gli aspetti più Ge n e r e : Lo u n g e , r o c k Tu Sais), mainstream senza fastidi per l’orecchio, Orazi e i Curiazi, cantate dalla mezzosoprano Jo- interessanti dell’intera rassegna. Imperdibile per chi Iggy torna sul mercato sussurrandoti nell’orecchio l’iguana di Preliminaires è animale casalingo che celyn Smith (ma di quella serata al Teatro Manzoni, non c’era, per chi era presente e anche per chi vo- Les Feuilles Mortes dopo aver letto Michel Houelle- puzza d’eternità. Asheton non poteva avere un com- ricordiamo anche lo splendido omaggio a Giacinto lesse approcciare per la prima volta alla musica di becq e tu invece di pensare a Jacques Brel, come ai miato migliore. Scelsi della violoncellista e sua pupilla Frances-Marie Goebbels. cantautori strappalacrime parigini, non fai altro che (7.2/10) Uitti). (7.6/10) avere incubi sul Bowie berlinese e sulla fine della Edoardo Bridda Finalmente viene pubblicato su cd il cuore di quel- Daniele Follero razza umana cannibalizzata da vampiri assetatissimi le tre performance. Un sunto, necessariamente, ma dai quali non c’è scampo. Ilyas Ahmed - Goner (Root Strata, che tenta di cogliere, sintetizzando (come nel caso Hey! Tonal - Self Titled Vedi Lou Reed bomolettato nel parco azzannar- Mag 2009) del concerto di Reggio Emilia con Chris Cutler, di (Africantape, Mag 2009) ne a centinaia (I Want to Go to the Beach) e Scott Ge n e r e : p s y c h f o l k cui si propone un montaggio di estratti sia dal con- Ge n e r e : m a t h -r o c k Walker (How Insensitive) sbranare gli ultimi rimasti La musica di Ilyas Ahmed tradisce all’istante la fat- certo che dalle prove) o selezionando (alcuni brani È dall’attacco di If Flash Gordon Was A Sk8r che il chiarendoti definitivamente il concetto: essere ni- tura nomade ed errabonda del suo autore. Nato a

64 / recensioni recensioni / 65 Karachi in Pakistan, successivamente trasferitosi nel il surf e i gomiti sbucciati delle rumorose strutture ni prog futuristico/post-moderne (Cerbiatti), così Una stratificazione la loro che porta allora ad un nord del New Jersey, Ilyas conserva questa sorta di angolari a cui il combo – ormai affezionato alla com- come altrove ti sovviene l’arte pop wave-nouveau risultato per accumulo mai fine a se stesso, il pop abbraccio tra oriente e occidente, questo viaggio pagine In The Red – ci aveva abituato. dei Notwist (Pomeriggio alcolico, Sei stata compa- che si reinventa inglobando una miriade di elementi che lo ha visto spostarsi tra le sponde opposte della Sembra un cortocircuito California-Inghilterra che gnia), con le chitarre ora veementi ora impegnate ibridi. Molto più della somma delle parti. terra. Il suo fingerpicking conserva infatti gran parte dà la miccia a Tower. Così come il ritmo sostenuto in un trillare luccicoso, con le tastiere carezzevoli o (7.2/10) dell’estasi mistica di un Robbie Basho, ma non è as- di Saint Bartolomeu (come di Universal Babysitter), se acidule, il tutto casomai bagnato in un abbandono Teresa Greco solutamente un virtuoso. non fosse per i lamenti del synth, sembrerebbe da poetico e morbosetto come potrebbero i cuginet- Non lo è per scelta, perché non gli interessa tan- manuale metà Sessanta. Ma è il ritorno di fiamma ti decadenti dei Perturbazione (Caterpillar Mu- Jana Winderen - Heated: Live in to lavorare sulla propria tecnica come valvola di dello stesso brano, dopo una pausa silenziosa, che sic, ) o i nipotini svenevoli dei Marlene (Touch Music UK, Feb 2009) espressione, come fanno appunto cultori contem- dichiara poi una cosa importante: gli Intelligence Kuntz (Racconti di dischi). Ge n e r e : f i e l d r e c o r d i n g s poranei come e James Blackshaw. stanno giocando, stanno esponendo, una volta per Al momento non è una band da strapparsi i capelli, Prende in prestito strumentazione alla scienza e Ilyahs Ahmed sceglie più tutte, l’elemento ludico del loro fare musica. Il loro ma in questi tredici pezzi c’è una ragion d’essere materiale al paesaggio, l’arte subacquea dell’artista astrattamente la strada essere scanzonati punto. E tanto più interessante è tanto tenace quanto obliqua, ed è il motivo - credo Jana Winderen, abbattendo quei confini sempre più di una psichedelia chitar- questa caratteristica se in ballo sembrano esserci - per cui attraggono oltre i loro apparenti meriti. labili tra bioacustica e sperimentazione sonora. ristica, che unisce tanto anche delle precise reminescenze Wire del perio- (7.2/10) Heated - in uscita per la Touch - è il resoconto di le scale orientali quanto do tra e 154 (centrato sulle loro Peel Stefano Solventi una performance tenutasi a nell’ottobre del i fraseggi western degli Sessions), a cui Fake Surfers fa pensare; come del 2008, due soli lasciti per la Winderen, a breve distan- eroi country. Dopo una resto a Swell Maps. In qualche modo i Novanta Invisible (The) - Self Titled za dall’esordio in 7” di Surface Runoff (Autofact pletora di pubblicazioni sono stati rimossi, la pietra angolare dei primi Fu- (Accidental, Mar 2009) 2009), nonostante, sia alla luce già da tempo la sua in proprio e su etichette gazi anche, e rimane una filastrocca che potrebbe Ge n e r e : p o p preziosa calligrafia sonora, ricordiamo le collabora- di settore come Digitalis e Time-Lag, questo Goner essere stata partorita da un emule di Barrett, ma Il trio composito inglese dedito all’invisibilità ha alle zioni con Chris Watson e CM Von Hausswollf o in rappresenta il parto più lucido e compiuto fino ad molto meno talentuoso, e cotto di mainstream Ses- spalle un nutrito curriculum in band (Jade Fox, Po- Heima dei Sigur Ros. ora. Registrato e mixato da Pete Swanson degli Yel- santa, in Warm Transfers. Le coordinate dei sempre lar Bear, Gramme, Zongamin, Matthew Herbert) e D’incredibile potenza sonora, Heated prende low Swans, che ricopre la maggioranza del suono di citati Nuggets non sono mai state un sottofondo ta- come sessionmen, ed arriva all’esordio non a caso forma da mondi sommersi: le fonti acustiche sono una grezza fragranza distorta, il disco si compone delle ciuto nelle scuderie In The Red. A partire da quelle sulla Accidental di Matthew Herbert, che ha state catturate attraverso un sofisticato sistema di solite ballads acide con canto di fantasma ad aleggiarvi coordinate, però, ci sembra di poter dire che sono anche prodotto il disco. Non sono esattamente de- hydrophones dall’oceano che circonda Norvegia, sopra. le deviazioni che riescono meglio alla band. Cosa gli esordienti allora se li paragoniamo all’età media Groenlandia e l’Islanda e, in un secondo momento, Di tutti i lavori pubblicati finora, questo è quello che che hanno sempre fatto. E che qui sono rappresen- della maggior parte dei componenti i gruppi pop i campioni ottenuti trattati come elementi d’orche- maggiormente somiglia a Naqi il suo lavoro più di- tate da quei brani che “fanno” qualcosa di diverso inglesi. strazione. L’aggiunta di texture granulari, riverberi in storto e rock. Earn Your Blood e Love After Love sono (Fuck Eat Skull e Thank You God For Fix su tutti). Sono Che di pop infatti trattasi nel loro caso, nel sen- soundscape e brontolii in drones vanno infine a re- quasi grunge nel taglio, mentre gli episodi più caden- questi gli Intelligence che preferiamo. Perché capi- so più lato ed esteso cuperarne un’identità di superficie giocandosi così zati come Some Of None e Out Again sono quelli dove to l’andazzo riescono a farci comunque drizzare le del termine. Pop ibrido la differenza dalle sorgenti naturali del Lopez o dalle meglio si vede la particolare malia del suo autore, nel orecchie. rivisto e rielaborato alla affinità in ambient del BJ NIlsen. gioco personalissimo di far convivere Neil Young con (7/10) luce di una sintesi post- Tralasciamo naturalmente l’intro in giapponese di strutture che di occidentale hanno ben poco. Si chiu- Gaspare Caliri moderna. Yasunaga Tetsudo a cui ancora non troviamo un sen- de con l’elegia di Exit Twilight con Grouper alla voce, Ecco allora che i nomi so, i ventisei minuti in mutevole fluidità di Heated, come sempre a due passi dallo scomparire in una nube Intercity - Grand Piano (Intervista obbligati da fare sono un hanno la capacità di aderire al corpo ed alla mente di vapore. Music, Apr 2009) bel po’, dai Radiohe- attraverso stimoli sensoriali in cui l’ascoltatore non (7/10) Ge n e r e : e m o indie p o p ad elettronici passando può fare altro che rimanerne al centro lasciandosi Antonello Comunale Un tempo c’erano gli Edwood da Brescia, oggi - per i Portishead storici, dall’ultimo Burial e al piacevolmente meragliare. stemperata la vena indie shoegaze verso una emoti- 2step alle commistioni prettamente TV On The (7.3/10) Intelligence (The) - Fake Surfers vità melodica in italiano, sintonizzandosi su un’onda Radio, (il nome a cui di frequente sono stati acco- Sara Bracco (In The Red Records, Giu 2009) che pare montante nel Belpaese - ci sono gli Inter- stati negli ultimi mesi), fino alla psichedelia pop degli Ge n e r e : g a r a g e -w a v e -s u r f city. Nel caso specifico va segnalata la peculiarità americani Yeasayer. Jarvis Cocker - Further Più solari che mai, i The Intelligence sfruttano di una proposta capace di foderarsi d’un bozzolo E non solo: si risale agli ’80 di XTC (Constant), Complications (Rough Trade, Mag il post punk che hanno sempre usato – che poi per onirico e stralunato, con quei testi come collanine Scritti Politti e Liquid Liquid, ai poliritmi alla 2009) molti versi è lo stesso a cui guardano i Liars – per febbrili e sordidelle infilzate a mo’ di cut up, cantati Talking Heads mediati dall’Africa sostrato co- Ge n e r e : r o c k ’n’r o l l , g a r a g e virarlo in un quasi sistematico ritmo in levare gara- con lo struggimento balzano d’un Jason Lytle ip- mune, e ancora ad Arthur Russell, al soul funk “Non ho mai detto di essere profondo, ma sono gista. Si potrebbe riassumere così Fake Surfers, notizzato Rosario Di Bella. di Prince, alla vena melodica prettamente brit pop profondamente vacuo”. La miglior risposta a tutte disco fatto di molti picchi e qualche numero sot- A proposito di Grandaddy, capita di pensare ai di ascendenza comune beatlesiana, fino ai Sonic le fronti che si aggrotteranno dopo l’ascolto di Fur- totono, ma in generale convincente sposalizio tra loro inneschi (Odio Anversa) e alle loro palpitazio- Youth e ai Battles. ther Complications la fornisce l’Uomo in perso-

66 / recensioni recensioni / 67 na. I Never Said I Was Deep: più che una giustificazione, rock, un po’ folk, un po’ psichedelico, soprattutto h i g h l i g h t una rivendicazione. Di cosa? Del diritto sacrosanto cantautoriale. Jeffrey Lewis è un cantastorie, niente di non prendersi sul serio, a partire da quella coper- di più, e la musica è un supporto come gli altri; le sue tina che rievoca lo straordinario Bowie senza bus- storie assumono qui delle note musicali come piano Scott Matthew - There Is An Ocean That Divides… (Sleeping Star, sola di Lodger. Nondimeno, Jarvis è cosciente della di espressione, come altrove possono assumere i Mag 2009) radicalità della sua mossa, per questo si tuffa nel gio- suoi fumetti, o entrambe le cose allo stesso tempo, Ge n e r e : s o n g w r i t i n g , c h a m b e r p o p co fino al collo, quale che sia il risultato. In queste come ben sa chi l’ha visto dal vivo. Queste piccole Si diceva l’anno scorso, a proposito del bel debutto omonimo di Scott Matthew, che teatralità, canzoni c’è tutto quello che le parole “Chicago” e narrazioni sono ormai condotte grazie una cosa di pathos e una tensione palpabile lo animavano inconfondibilmente, tanto da farlo accostare alla “Steve Albini” - sì, è andato a registrare fino a lì, cui non ci si accorge subito ascoltando Jeffrey, ov- drammaticità di un Antony Hegarty e all’attitudine e alla voce del primo Bowie più cantau- con quello lì - possono evocare: distorsioni di carta vero il fatto di essere così navigato, così pieno di torale, dalle parti di Hunky Dory, per intendersi. vetrata, bitume rock’n’roll, produzione all’osso. Pra- mestiere nel fare queste cose; ormai Jeffrey Lewis Giunto al secondo disco, il cantautore australiano trapiantato a New ticamente l’opposto del precedente Jarvis, se non è un cantautore navigato, questo lo possiamo dire. York conferma pienamente l’impressione positiva suscitata. Il sopho- addirittura di This Is Hardcore; semmai, lo spirito Il numero di dischi e il numero di anni di attività ci more album dal titolo così chilometrico (There Is An Ocean That leggero e dissacrante è lo stesso di Relaxed Mu- danno ragione. Divides/And With My Longing I Can Charge It/With A Vol- scle, il progetto electro-trash con Richard Hawley ‘Em Are I è molto meno pervaso di quel “caor- tage Thats So Violent/ To Cross It Could Mean Death) la- (correva l’anno 2003) con cui Further Complications dine” (caos nell’ordine pop) rispetto all’altro disco scia intravedere perfettamente la sua volontà di esprimersi sui temi condivide, probabilmen- Rough Trade, City & Eatern Songs, che era de- dell’amore, della perdita e del desiderio. te, il fine: spazzare via cisamente più eccentrico, forse lì sì anti-folk - ma La base folk sulla quale si innestava un chamber pop abbastanza mi- quella fastidiosa aura di ricordiamoci che c’era la mano di alla nimale del Self Titled ora lascia il posto ad una maggiore ampiezza santità aleggiante intor- produzione. Epperò cresce con gli ascolti e piano strumentale e di arrangiamenti, lasciando inalterato il mood che carat- no al nome Pulp. piano uno capisce che quelle che sembrano can- terizzava quell’esordio, vale a dire in buona sostanza l’espressività, ciò che ci ha sempre colpito Niente di meglio allora zoni molto semplici, molto poco complesse, molto per esempio di Antony, Rufus Wainwright o Elliott Smith, il senso anche della fragilità e che l’elementare garage- “piane”, in realtà contengono piccole sofisticazioni, vulnerabilità sottese in ognuno di noi ed espresse al massimo dell’intensità. pop di Angela, gli sgola- una costruzione molto particolareggiata, proprio Musicalmente si oscilla tra ballad minimali, sia pur più arricchite negli arrangiamenti ed un cham- menti della sguaiata title in virtù dell’esperienza di Jeffrey. La complessità si ber pop composito tra fiati, archi, piano ed ukulele più che chitarra. Se prima si notava un senso track, il motorik di Pilchard, lo starnazzare Stooges manifesta esplicitamente forse solo in The Upside- di sospensione e come dì incompiutezza nella musica di Matthew, ora tutti gli elementi sono del sassofono in Homewrecker! (sarà perché in stu- down Cross, una mini-galoppata che ricorda Yo La perfettamente bilanciati al loro posto. L’oceano e la lontananza che lo divide dai suoi desideri ed dio è passato Steve Mackay?), i Sabbath travi- Tengo che si basa sul basso di Jack, il fratello di aspirazioni, generando una tensione più che palpabile riesce ad arrivarci con tutta la sua forza. sati funk di Fuckingsong, nonché una Caucasian Blues Jeffrey, e si sviluppa poi in una melodia accorata e (7.4/10) che par voler fare concorrenza ai Black Lips. Eppe- in un passaggio abbastanza teso. Per il resto queste Teresa Greco rò, nonostante gli sforzi, alla fine il disco non riesce sono canzoni semplicemente efficaci; e il fatto che a suonare come un - ruffianesco quanto volete - la perizia tende a sfuggire fa proprio parte della loro arrembaggio all’indie americano. E non perché, in efficacia. C’è insomma un’estetica che si oppone in fondo, cosucce come la solenne Slush, la decadente qualche modo al disco sopraccitato; ma in definitiva Hold Still (il Bowie di metà ’70, senza troppi fron- va detto che probabilmente è quella di ‘Em Are I dopo del tempo. Jeffrey non parla ai critici, parla ai sono esibiti a un concerto di Harold Budd, con il zoli), gli spassosi e languidi strusciamenti disco alla la “vera” estetica di Jeffrey Lewis, che sembra sem- lettori. Che usano occhi orecchie e ascoltano la sua quale hanno lavorato in periodi diversi. Barry White di You’re In My Eyes il loro debituc- pre cantare come se giocasse con uno stornello fresca fantasia. Mirrorball allora segna l’incontro tra le loro per- cio con i Pulp lo conservano sempre. Anche se in su cui trarre piccole variazioni e costruire canzoni (6.9/10) sonalità artistiche sospeso com’è tra musica da tutta onestà questo non sarà il più riuscito dei suoi standard; sembra sempre non affaticarsi per la co- Gaspare Caliri “chiesa” in senso lato, permeata cioè del misticismo album, la reale differenza sta ancora lì: personalità struzione della canzone, non pensare troppo all’ar- non religioso che li contraddistingue evidentemente (bastino testo e musica della citata I Never Said I Was rangiamento ma seguire il modo in cui funziona la John Foxx/Robin Guthrie - entrambi e ambient. L’incontro tra i layer chitarristi- Deep). Quindi tranquilli, Jarv è sempre lui. Soltanto, “normalità”; invece non è proprio così e insomma Mirrorball (Metamatic, Mag 2009) ci assai pregnanti di Guthrie, i riferimenti al canto non si fa più la barba. questo fa parte del suo personaggio. Ge n e r e : d r e a m a m b i e n t gregoriano, la moltitudine di stratificazioni sonore, il (6.8/10) Una accuratezza dietro a un’apparenza di approssi- L’incontro tra Robin Guthrie e John Foxx non si cantato astratto di Foxx (non in inglese, bensì in un Antonio Puglia mazione che crediamo sia risultata interessante an- direbbe poi così peregrino. Il dell’ex- linguaggio inventato che richiama il latino) ne fanno che agli occhi della Rough Trade. Come il fatto che , e la sua successiva prosecuzione un disco non facilissimo ma allo stesso tempo non Jeffrey Lewis - & The Junkyard – questo è un disco che cresce grazie a un elemento solista strumentale essenziale non sono dissimili, se di difficile ascolto. ‘Em Are I (Rough Trade, Apr 2009) che Lewis sa bene sfruttare, ovvero la dimensione ci si riflette, dai variegati percorsi di Foxx, tra techno Evocativo ed etereo, Mirrorball si pone allora Ge n e r e : cantautoriale r o c k “affettiva” degli ascolti; il fatto che uno si possa af- pop degli ultimi album, ambient e misticismo, si veda perfettamente sulla scia delle ultime ricerche fox- Non sempre capisco da dove arriva la dicitura anti- fezionare a queste piccole storie e a questi picco- la serie Cathedral Oceans. L’idea della collabora- xiane con in più la forte impronta musicale del so- folk per Jeffrey Lewis. ‘Em Are I è un disco di li ritornelli. Ascortarli subito e spesso e ricordarli zione tra i due è nata nel 2005 quando entrambi si dale Guthrie, un incontro a metà strada tra i due.

68 / recensioni recensioni / 69 Un riuscito ed affascinante connubio. sicologico di Alan Lomax e la sua anthology? No. tamente ammaliando. Le decorazioni sonore, com- Varshons è un album tutto di versions. Il 95% è (7.3/10) Completamente fuori strada. A confondere e incu- piute da amici strumentisti tutti figli del piovoso folk suonato in trio e in un paio di canzoni trovia- Teresa Greco riosire ci pensano poi gli stessi parigini affermando Nord-Ovest, sono tante e suggestive, ma è come se mo le citate modelle per davvero. Kate in versione d’essere un misto di Prince e niente meno che restassero spettrali comparse utili soltanto a sanci- dance in Dirty Robot è di gran lunga la migliore. Can- Kid 606 - Shout At The Döner i Throbbing Gristle. Siamo fuori strada ancora re la solennità emanata. ta pure bene e la traccia (Tigerbeat6, Mag 2009) una volta se non che dai secondi deriva sicuramente L’approccio intimista e sentito con il quale Laura godibile e più. Liv, invece, Ge n e r e : a c i d ‘a r d k o r e l’EBM e tutto un mondo dance malato a cui i Kir- Gibson ordisce le sue esistenziali ballad autunnali alle prese con il backing Uno che ha fatto tutto di solito si distrae, punta kor fanno sicuramente sosta. Non dimentichiamo (su tutte, Shadows On Parade, Funeral Song e Sleeper) della super classica di a un genere, si fossilizza e finisce per produrre la infatti che nel continuum tra la proto techno dei fa di Beasts Of Seasons un album atemporale e Cohen non aggiunge se next-big-thing, non lui. Credevamo fosse incapace a Throbbing (Hot On The Heels Of Love) passando per malinconicamente sferzante. non quel che ci si aspetta sputtanarsi ancora. In senso buono, s’intende. Invece il corpo Coil fino agliPsychic TV versione tech- (7.5/10) dall’occasione. La polpa il ragazzo rischia con una mina vagante proponen- no, le possibilità e la freschezza dei risultati ci sono Andrea Provinciali della compila però è tut- doci un trip che come l’acido non si fa problemi: ti si ancora e che a memoria soltanto gli El Guapo di ta nella stravaganza della insinua nel cervello e ti spezza le coordinate, gira di Supersystem sono stati in grado di cavarne qual- Laurent Garnier - Tales Of A tracklist tra cui spicca pure una sorprendente co- qua e di là nei meandri synthetici, ti fotte e gode di cosa di riconoscibilmente nuovo (almeno in ambito Kleptomaniac (Pias, Mag 2009) ver di G.G. Allin – si, il punkamerda GG e la sua brutto perché non ha ormai niente da perdere. diciamo prettamente rock). Ge n e r e : t e c h n o ‘w o u l d b e ’ m e s h canzone è un piccolo must - oltre a un’inaspettata L’urlo al kebab è l’ultima cosa che poteva succedere Dunque degli esordienti ma già scafati Krikor & The Torna il Laurent. E siamo qui in fibrillazione quan- Fragile degli Wire. Altro tocco eccentrico: la scelta di nel panorama ormai ubermesh di elettronici natali. Dead Hillbillies ci propongono una formula dove do sforna una cosa nuova. Perché sappiamo che Gibby Haynes dei come pro- Chi viaggia nel continuum l’azzardo è una tentazione. Suonano piuttosto ine- ci ha dato delle bordate memorabili. Ma se la sta- ducer. In sostanza fa compagnia, anche se ok, nella nerdy l’ha capito da trop- diti per l’arguzia degli accostamenti e le soluzioni gione F Communication è là, nel ricordo del pas- Green Fuz di Randy Alvey & Green Fuz si sente il suo po e pochi sono quelli dance declinate di volta in volta acid (nel senso di saggio del millennio, oggi il non più ragazzo si met- pad rumoreggiarre in sottofondo… che riescono a starsene chitarre psych acide), funk bianchissimo, wave sinte- te di nuovo in gioco e tenta di mescolare la sua (6.5/10) in piedi sulle onde senza tica, bassi quasi dub, qualche cosa d’hardcore 92 e, purezza distillata techno con la sporcizia street. Edoardo Bridda cadere. infine, l’indie per un piccolo spazio (vedi Nicolas Ker Quello che ne viene fuori è una cosa che salta di Dopo una serie di EP dei Poni Hoax prestare la voce in God Will Break qua e di là, tra french-hop di medio prestigio e deep Lissy Trullie - Self-Taught Learner infinita, la lunga cavalca- It All). Siamo un passo oltre il gioco dei rimandi e al stellare (ottimo il pompaggio nei due episodi Gnan- (Wichita Recordings, Giu 2009) ta s’inserisce nell’ard- buon uso di questi linguaggi ma come da manuale (e mankoudji e Back To My Roots appunto), tra blues Ge n e r e : Po p r o c k (f m ) kore continuum di questi tempi (vedi Mr. Wobble’s starà qui l’influenza dichiarata di Prince?) la mancan- jazz in slow motion e dance ormai stantìa, tra tran- La giovane e graziosa Lissy Trullie fa già parlar di sé Nightmare che riprende il titolo dal classico hit dei za di baricentro è il difetto più tipico di queste ope- ce’n’bass (Bourre Pif) e visioni à la O.R.B.. Insomma e purtroppo non (solo) per l’aspetto musicale: unite 4 Hero) e ne esce continuamente attraverso la razioni e Land Of Truth ne è senz’altro vittima. una cosa che viaggia su troppi mondi e che in fon- la parte anatomica ritratta in copertina a un delica- mircopunta che dell’acido è la parte più pesa. Poi Molti deboli album degli Psychic si aggregavano in do vuole dimostrare di essere al passo con i tempi to faccino con tanto di caschetto biondo alla Patsy bordate nervose con citazioni , addirittura nome di un’idea che andava oltre la musica; quest’al- del mesh, ma che invece si rivela poco consistente. Kensit e tirate le somme. NME si è già scomodato la scuola di S. Francisco (Samhain California), un aci- bum che ha lottato a lungo per la propria originalità Perché non torni a fare quella bella techno di un per intervistarla, figuriamoci, svelandoci che la mo- do è un acido è un acido (Hello Serotonin, My Old sembra viceversa vacillare dall’interno. E però vale tempo? Dai Laurent. Ti aspettiamo. della è timida... Friend), drill pesissima in spazi deep (Getränke Nasty), anche il pensiero inverso. Può essere insomma che (6/10) Effettivamente di musica c’è poco di che parlare: sei il fidgeting à la Crookers (Dancehall Of The Dead), la sia tutto a vantaggio del futuro. E che per ora i Kri- Marco Braggion canzoni pop rock à la Strokes o Maritime (oc- techno essenziale (Baltimorrow’s Parties) e l’inevitabi- kor siano al primo step: ci sappiamo fare. chieggiando alle prime Hole) che si vogliono indie le citazione alle tastiere di Aphex (Great Lakes). (6.5/10) Lemonheads - Varshons (Cooking senza esserlo. Kid 606 è (di)nuovo santone. La sua chiesa è aperta Edoardo Bridda, Gaspare Caliri Vinyl UK, Giu 2009) Radiofoniche melodie a presa rapida, banali e senza per affari. Fate un’offerta. Ge n e r e : c o v e r r o c k nerbo né emozioni. Niente di speciale nemmeno la (7.4/10) Laura Gibson - Beasts Of Seasons Dando ha sempre avuto due grandi passioni e, per rilettura di degli . Me- Marco Braggion (Hush, Feb 2009) chi lo conosce bene, non sono certo il punk e il pop. glio guardare la copertina va’. Ge n e r e : In d i e f o l k Una è Gram Parsons e dici folk. L’altra sono le (4.5/10) Krikor & The Dead Hillbillies - Land Il secondo album di Laura Gibson conferma il talen- modelle e dici bellezza. Una ne ha sposata ma vuoi Andrea Provinciali Of Truth (Tigersushi, Giu 2009) to della giovane cantautrice di Portland. C’è qualco- mettere duettare con Liv Tyler o meglio ancora Ge n e r e : s y n t h w a v e sa di sorprendentemente ancestrale tra le pieghe Kate Moss. Kate per le rockstar c’è quel debole Lonely Rat (The) - Self Titled (Ghost Soltanto questa voglia di sabotaggio e già i Krikor delle nove tracce da far credere che la Nostra abbia li. E Liv è figlia di sappiamo tutti chi. Di più il lemon- Records, Mag 2009) & The Dead Hillbillies ci piacciono. Il nome ri- davvero scoperto il segreto del tempo. head è icona anche con la barba e se l’album della Ge n e r e : f o l k chiama ricerche folk arcane? Nossignori fuori stra- È l’incedere folk della chitarra acustica, molto spes- reunion non era niente di che, perché non darci in Diversamente da quanto si pensa, non è affatto faci- da. La copertina mortifera vi ricorda tanto il Dead so anche solo sfiorata, a preparare il letto di foglie pasto quelle amate cover che era dai tempi di Ms le registrare un buon disco voce e chitarra. Di Pink Man (film e soundtrack) quanto l’immaginario mu- sul quale l’inflessione jazz della voce si adagia delica- Robinson che non ne sentivamo più? Moon ce n’è uno ogni quarant’anni e ci sembra di

70 / recensioni recensioni / 71 h i g h l i g h t Louderbach - Autumn (Minus to ciclismo (una frenetica La Volata), per De André Records, Mag 2009) (una erratica Amore che vieni, amore che vai), per i Ge n e r e : m i n i m a l t e c h n o , p o s t -p u n k Radiohead (una suadente No Surprises cantata Sylvester Anfang II - Self Titled (Aurora Borealis, Mag 2009) Prendete i Pan Sonic quando si chiamavano zero dall’estrosa Maria Pia De Vito) e ovviamente Ge n e r e : a c i d v o o d o o barrato, aggiungete un po’ di post-punk virato dark per , di cui trasfigura All Blues in un C’è del marcio nelle Fiandre e i Sylvester Anfang ne sono i profeti. La stramba compagine che e deep firmato Two Lone Swodsmen e so- circospetto delirio electro-fusion. muove le fila della Funeral Folk si ridefinisce dalle fondamenta, passando alla fase numero due stanzialmente il progetto Louderbach eccolo là. E’ Si segnala la presenza del grande trombettista te- delle sue gesta. Ergo ingresso in formazione del meglio del peggio della scena psych-out belga, la seconda prova per Miller e Pierce e Hawtin non xano Roy Hargrove nelle vesti di Clay Ruby (Davenport, Burial Hex), Stef Anus (Kiss The Anus Of A Black poteva farseli scappare. in una Nuvola Grigia che Cat), Father Sloow (l’uomo dietro la Sloow Tapes) e Bram (Ignatz) con conseguente cam- Autumn esce per la M_Nus dell’uomo di plastica e lo è funk-bop nevrastenico bio di registro. smalto minimal e quella voglia di drogarsi intrinseca con malinimi radiohead- Se il difetto maggiore fino ad ora era stato quello di muoversi eccessivamente entro i confini nel lavoro lascia pochi dubbi: è come se Dave Gahan diani. Belle atmosfere e del genere, con architetture psichedeliche e tipico piglio weird-folkish si facesse di eroina con Mika Vainio dentro un cubo intuizioni melodiche in da anni 2000, ritagliandosi un minimo di spazio giusto in virtù di una nero Borg. Naturalmente a spedirceli è stato Alan Ninna Nanna Per La Picco- certa vena agreste e ironicamente pagana, ora la faccenda si fa più se- Vega in persona con risultati tra il deja vu pesante e la Sara (dalle parti degli ria, propendendo per una maschera psichedelica molto più raffinata e qualche bell’androne (One Hundred Reasons). EST più potabili), men- spregiudicata. Il merito principale sembra essere di Ernesto Gonzalez Il ma arriva subito: l’energia è instabile. D’accordo, tre in No Casualties e Nadir, lo sposo e la fata Malika venezuelano di origini, immigrato in Belgio e autore in proprio di osce- Miller non è semplicemente un vocalist, del resto si azzarda un’avanguardia che non perde di vista il ni congegni per chitarre effettate con il moniker di Bear Bones, neanche uno che ha venduto l’anima all’Hell DJ. Ne cuore. Lay Low. è con il suo arrivo che si passa ufficialmente ai Sylvester viene un prodotto necessario quanto i riferimenti (7.3/10) Anfang II, come già dimostrato l’anno scorso da un’infernale jam mo- a cui fa capo non smettono di piacerci con conces- Stefano Solventi dello Ummagumma (Offerbloed Van De Maansekte) messa in uno split con Burial Hex. sioni allo sballo ordinario troppo evidenti (indovi- Gonzales indica alle chitarre la corrente da seguire, scioglie il flusso e ancora le gesta della band nate un po’ a cosa allude Nothing More Than A White Luca Lo Bianco – Ear Catcher ad un taglio più canonicamente psichedelico. Su brani fiume comeNa Regen Komt Zondvloed o The Poison…). Se volete sentire un cantato ugualmente (Fitzcarraldo, 2009) Devil Always Shits in the Same Graves part I e II sembra di ascoltare il Jimi Hendrix di Third Stone sotto effetto ma di carisma nettamente superiore Ge n e r e : Ja z z e d i n t o r n i From The Sun invischiato in qualche palude oscura del nord Europa, con tutta quella ritmica da ce- accostate l’orecchio a Chelonis R. Jones. Li c’è I migranti, i nomadi. Popoli che abbandonano un luo- rimoniale voodoo che fa tanto esoterismo anni ’70. Il meglio arriva proprio seguendo questa linea la deep qua c’è la minimal. Fate i vostri conti, slaves go inospitale per trasferirsi, a volte senza una meta di condotta, con la lenta e mantrica danza macabra di Ossezaaddans o quando si taglia maggior- to Mr Brown. ben precisa, in luoghi “altri”, a contatto con culture mente verso l’estasi più kraut, in particolare nei brani di mezzo, quando si rimane accecati dalle (6.5/10) spesso molto diverse dalla loro. Eppure capaci di ap- visioni Ash Ra Tempel di Burkelbose Boom van de Eerste Menstruatie. Il resto del carattere della Edoardo Bridda prendere “nuovi linguaggi, sovrapponendoli ai ricor- band rimane immutato, a partire dall’incredibile artwork in odor di opera di Willem di di un territorio che non hanno mai avuto” (dalle Moorthamers e dall’ironia maligna in odore di sberleffo che unisce Anton LaVey e Kenneth Anger, Luca Aquino - Lunaria (Universal, note di copertina dell’album). L’etnomusicologia li i Mayhem e le migliori birre trappiste. Mag 2009) definisce “mediatori culturali” (penso agli zingari), (7.7/10) Ge n e r e : j a z z l’ignoranza li relega ai margini della società, mentre Antonello Comunale Che l’Italia sia terra di supertrombettisti apprezzati la poesia romantica ne ha esaltato il grande senso di anche in ambiti (afro)americani è ormai fatto asso- libertà. In ogni caso, le popolazioni nomadi rappre- dato. Si pensi - lasciando stare i senatori Rava e sentano l’essenza stessa della contaminazione, che Fresu - ai Boltro, ai Bosso, ai Falzone, solo nel loro caso diviene necessità, diviene vita. per citarne qualcuno. Apprezzati per il virtuosismo E’ probabilmente questo il motivo che ha spinto poter affermare con una certa sicurezza che il mo- della title-track – e nemmeno gli si può chiedere sì, ma anche per l’intraprendenza un po’ sbarazzi- Luca Lo Bianco a dedicare il suo secondo album mento di sostituire il buon Nick Drake nell’im- di riservare una maturità quasi fuori luogo al disco na con cui - vedi anche i casi Petrella e Bollani proprio ai migranti. Dopotutto il jazz, genere di ri- maginario comune non sia ancora giunto. Questio- d’esordio. Di offrire a chi ascolta un identità for- - impastano la robusta formazione jazz con ambiti ferimento del bassista siciliano, è di per sé musica ne di congiunture, di approccio alla musica, di ricorsi te, pero’, si. E invece al terzo-quarto ascolto ci si meno ortodossi, senza paura di dissacrare la tra- interculturale, interrazziale e (a modo suo) nomade, storici ma anche di sensibilità. Se nel 1972 il Nostro ritrova ancora al punto di partenza, a cercare una dizione sull’altare della contemporaneità. Perché il in quanto linguaggio che ha fatto il giro del mondo, registrava minimale per necessità musical-esisten- chiave di lettura che non sia quella di mettere in jazz o cerca o muore. contaminandosi con qualsiasi stile fosse venuto a ziali, oggi lo si fa perché il lo-fi fa figo, soprattutto in mostra un po’ di mestiere, buone doti sul fingerpi- A proposito di trombettisti e di ricerca, ecco Luca contatto. certi ambienti. cking e un’onesta passione musicale. Insomma, tutto Aquino da Benevento, che dopo il già buono Sopra Dopo il “concept” sulla misteriosa storia del ma- Non fraintendetemi. Matteo Griziotti aka The gradevole, educato, virtuoso e consapevole. Tuttavia Le Nuvole (Emarcy/Universal, 2008) torna a pro- tematico Ettore Majorana (La Scomparsa Di Lonely Rat non se la cava affatto male nel collezio- lontano dall’apparire imprescindibile. porsi come leader con questo Lunaria, dedicato a Ettore Majorana), Lo Bianco ritorna dopo due nare queste tredici stazioni in bilico tra folk, blues e (6.4/10) Freddie Hubbard buonanima e pervaso di più o anni con un album tutto strumentale, che guarda al sporadiche esplorazioni fuori tema – la psichedelia Fabrizio Zampighi meno febbrili omaggi, manie, devozioni. Per l’adora- jazz da una prospettiva molto ampia, passando dal

72 / recensioni recensioni / 73 jazz rock alla fusion (Bar Code), dal funk (Overnight) all’università: Rajes Haldar aka Vitalussureggiante, must - il classico mid tempo al piano con strumenti sviluppi futuri della band è ormai completamente al trip hop (interessante la rilettura di Teardrop dei da , probabili origini indiane, giovane dj, in leggerezza attorno - la Band stupisce ancora una dissipato. Anche perché, alle perse, la produzione in Massive Attack). In una formazione a cavallo fra produttore, arrangiatore, mc, compilatore di boot- volta per i numerosi modi con i quali può svoltarti cd-r di esperimenti rumorosi continua senza sosta. il jazz e il rock (chitarra, basso, batteria e sax) spic- leg indie-dance dal titolo Hello Young World. Nel 2005 (e bene) un brano pop. On The Town, Idiot Child, The (7.2/10) ca il violoncello di Marco di Fonte, che sa rubare mette gratis sul web West Sounds, bastard pop del Liberty Of Norton Folgate e il singolo Dust Devil gio- Stefano Pifferi momenti di grande poesia (They Are Still Watching primo disco di e di Pet Sounds: risul- cano di soundtrack senza appesantire il già farcito Us), abbandonandosi spesso ad un lirismo dall’am- tato non così stravagante come si potrebbe imma- mix, specie nella seconda dove i londoners provano Mark Pritchard - ? / The Hologram pio respiro che dona calore laddove la freddezza lo ginare, e due milioni di download. Nel 2006, lancia- il colpaccio del ritornello killer. (Ho Hum, Mag 2009) richieda. tissimo dall’operazione, il E’ qui che cascano. The Liberty... non possiede grosse Ge n e r e : b b r e a k z (6.7/10) primo disco, per Scena- hit, soltanto abili stoccate di sponda: in Bingo regala- Dopo il disco che ha segnato la prima parte di questo Daniele Follero rio, Order of Operations, no un amabile mix di vaudeville, Kingston e banda di 09 a nome Harmonic 313 (When Machines Exceed disco molto propositivo, paese, in Clerkenwell Polka i profumi dell’Est e nella Human Intelligence) Pritchard torna con un singolo- The Lure – S/t (Emi, Febbraio 2009) “hip-hop ottimista” dice traccia omonima l’apoteosi del mash up intrattiene ne (+ B-side d’obbligo) che rimastica in nuove salse Ge n e r e : Ro c k Ma i n s t r e a m lo stesso Lush, con basi a dovere con ancora bandismi, walzer, soundtrack e la broda breakbeat. E si fionda di brutto nell’elet- La distanza tra Bologna e Los Angeles non è poi curate e varie (da cose giostre. tronica tout court. In quella meditazione che solo tanto grande se si entra nelle grazie di produttori jazzy a electroniche a In piena aria di revival 2 Tone e paraggi (Ub40 e The i grandi in due tracce sanno di poter comunicare. di un certo calibro. Lo sanno bene questi sei gio- DeLaSoul-style). Pun- Specials già partiti, senza che ne sentissimo il biso- Due pezzi. Il primo è intitolato appunto Question vani emiliani, passati dall’ombra delle due torri alla to debole però la voce, un rappato monotonissimo, gno), i Madness puntano dritti alla sostanza. Lunga Mark. E getta appunto una domanda su quello che California grazie all’interessamento di nomi di una tutto uguale, un timbro che passa così. vita e attenzione alla dieta. sarà il futuro. Sei minuti di ambientronica che non certa importanza come il produttore Thomas Lang Esce ora Cassette City, ancora disco one man band, (7/10) te la ricordavi. Pochi suoni e molte sensazioni. Un e l’ingegnere del suono (oltre che attuale chitarri- stavolta anche con parti suonate. La voce migliora, Edoardo Bridda crescendo che guarda alla space e che per poco non sta di Serj Tankian) Dan Monti, che può vantare si fa seguire meglio; le basi peggiorano, sono ancora ci si perde, quasi ci cade in quel buco nero. Un pad collaborazioni nientemeno che con Metallica e più solari, solarizzate, e meno eclettiche, con cer- Magik Markers - Balf Quarry (Drag di synth perfetto, una cosa che ti lascia lì, in attesa di Guns N’ Roses. te sinteticherie fuori posto. Tormentone istantaneo City, Mag 2009) quello che non sai. Due Il percorso successivo della band passa per la Coca (ma con sfumatura negativa) Another Word for Para- Ge n e r e : n o i s e -r o c k accordi. Minimalismo e Cola ed MTV, confermando l’attitudine mainstre- dise, coi , ospiti assieme a Ezra Koenig Balf Quarry prosegue nell’opera di “normalizza- classe. Niente di più. Giri am che la contraddistingue, orientata com’è verso dei Vampire Weekend e il weirdo Ariel Pink. zione” del suono operata dai Magik Markers a co- il lato del disco virtuale un sound che prova a Il tentativo è quello di sposare rapping, electronica minciare da Boss (Ecstatic Peace, 2007), ma confer- e ti ritrovi di nuovo nel tenere insieme il rock e cantautorato-indie. Tentativo però. ma anche quanto di buono usciva dai solchi di quel mondo break con un melodico al femminile (5.8/10) disco. riff che è un distillato di di Elisa e Skin ed i riff Gabriele Marino Non c’è quasi più spazio per il parossistico assal- Portishead nuova ma- metal dei penultimi Me- to white noise che caratterizzava gli esordi in cd-r niera e di Bass: Hologram tallica. Quando i toni si Madness - The Liberty of Norton dell’ormai duo formato da Elisa Ambrogio e Pete è la pulsazione che ti toglie il fiato e che ti fa capire fanno più scuri, lo stile Folgate (Lucky Seven, Mag 2009) Nolan; Magik Markers è ormai una entità ben con- come i 90 siano ancora tutti qua, con quella dar- arriva a sfiorare quello Ge n e r e : Po p scia del proprio potenziale che spolvera, come kness che per l’attitudine starebbe bene in qualche dei Gathering (Bullet- Le tracce del nuovo Madness erano già note da un zucchero a velo, rimasugli di Sonic Youth del compilation grime. Ma che invece il nostro tiene proof; Still Standing) ed è in questi casi che la band anno. La band le aveva presentate all’Hackney Empi- periodo di mezzo (OhioR./Live/Hoosier), fantasmi di stretta a sè e fa coolness. Due tracce. Un segnale. Il rivela il suo lato più interessante, liberandosi (anche re per tre notti filate lo scorso giugno e le impres- Patti Smith/Lydia Lunch emaciati e inaciditi, futuro è ancora nelle tue mani. Go on Mark. se non completamente) dai manierismi del rock da sioni erano state buone. Ancora una volta, il nuovo asperità industriali da primi anni ’80 vs indolenza (7.5/10) classifica. set di canzoni entrava nel novero della grande tra- tipica da downtown newyorchese (Don’t Talk In Your Marco Braggion Visto e considerato quello che producono le major dizione melodica inglese e lo faceva imboccando la Sleep), sbrachi di rumore bianco mai autoindulgente al giorno d’oggi, si tratta senz’altro di un’uscita di cui consueta rotta maestra del vaudeville pop tagliato (lo sberleffo da un minuto e mezzo di Jerks sputa Martyn - Great Leghts (3024, Mar vale la pena, almeno, prendere nota. in levare. in faccia al punk-rock senza remore), cantilene alla 2009) (6.0/10) The Liberty of Norton Folgate conferma tutto dopamina (7/23, per soli rumoretti e voce: il trip- Ge n e r e : t e c h -d’n’b-s t e p Daniele Follero salvo smorzare ancor di più le frivolezze del perio- hop dell’odio?) o funeree e spazzate dal vento (State Martijn Deykers. Il DJ produttore olandese do Dangermen per un deciso piglio meditato e, se Number), qualche dispersione in overdrive (The Ri- bazzica nel ‘giro giusto’ da più di 10 anni. Ma l’hype [Rajes Haldar] - Cassette vogliamo, noir. Tolto lo smalto melodico - al solito cercar Of Dr Clara Haber sembra una versione soft creato attorno alla sua figura nella comunità di bas- City (!K7, Giu 2009) fresco e sempre giovane di Suggs - è tutto un gioco dei Dead C), del sano e vecchio rumore iconocla- sheads risale a 2 anni fa, dato che solo nel 2007 Ge n e r e : Su n n y h i p -p o p d’arrangimenti e testi che per almeno una buona sta (The Lighter Side Of …Hippies). fa uscire le sue prime cose su Revolve:r. Quando il Una teenage da nerd musicale fissato coi giradischi, metà delle canzoni funzionano alla grande. Il cuore Quando si esce dal guscio dei dieci minuti della spet- dubstep viaggiava a mille a South . Oggi è già studi di piano classico e batteria jazz, musica anche è l’esperienza a sette ma piuttosto di focalizzarsi sui trale Shells, il dubbio lasciatoci in dote da Boss sugli più rischioso intromettersi in quel mondo, perché è

74 / recensioni recensioni / 75 h i g h l i g h t botto per la comunità step. Per gli altri vale comun- Non sono trascorsi 2 mesi dalla pubblicazione que la pena. Sia mai che si convertano Bass... dell’opera solista Dekadenz e già ci troviamo con White Denim - Fits (Full Time Hobby, Giu 2009) (6.9/10) un nuovo lavoro tra le mani frutto, questa volta, della Ge n e r e : p r o g -a v a n t -r o c k Marco Braggion combinazione con il tedesco Siegmar Fricke (già È strano perché ascoltando i White Denim di Fits vengono in mente quei nomi che magari presente in Endokraniosis, Stroma-Konkret e uno non pronuncia più da anni (, Jimi Hendrix, per dirne due, e per stupirsi Mastodon - Crack The Skye Primordium). Il risultato è in linea con le ultime nel sentire che suono hanno), e però si ha la netta sensazione che quei mostri sacri mainstream (Warner Music Group, Apr 2009) proposte di Bianchi: serpentoni sonori in bilico tra il non siano un ombrello sotto cui proteggersi, una caverna dove ripararsi. Se dell’incenso di Rolling Ge n e r e : Me t a l fu M.B. e il rinato acquerellista ambient della trilogia Stones qualcosa hanno fatto, i White Denim, è di prendersi coraggio e provare a divertirsi ancora Paladini dell’heavy metal più celebrale ed evoluto, i di fine Anni ‘90. di più con la propria musica. Mastodon, tornano a mietere vittime. Ma lo fanno 6 strumentali atonali e aritmici si fanno strada di- È ancora più strano allora citare a proposito di disinvoltura ed esuberanza quegli Abe Vigo- con un netto cambiamento stilistico. Ci avevano abi- sinteressati ad altro che non concerna la loro stes- da che l’anno scorso hanno convinto un po’ tutti, specie qui dalle parti di SA. E mirabilmente tuati con un metal-core forgiato nel fuoco, claustro- sa esistenza; perciò cerchiamo di contestualizzare il combo di Austin fa per il suo terzo album una traccia per aria che fobico e ipertecnico, con reminescenze di death/ questa raccolta secondo inedite prospettive e la im- chiude un improbabile cerchio. Gli anni Sessanta ma soprattutto i Set- grind; ora con Crack the Skye la formula si arric- maginiamo adatta non tanto per le scene più truci tanta sono tutti lì a riempirci le orecchie (sentite l’Hendrix hard-core chisce di squarci melodi- di un film dell’orrore, quanto magari per attimi di di El Hard Attack DCWYW), ma dalle casse non esce più il garagismo ci e vibrazioni psichede- disorientamento all’interno delle nostre automobili, del primo album, Workout Holiday. Vi si è sostituito un approccio liche. oppure muzak immancabile per pranzi domenicali progressivo che, altra stranezza, giova al disco perché lo rende più che È evidente che i quattro in cui non sembra accadere un bel niente se non mai poco prevedibile, e permette ai vari brani di essere sostanzialmen- Mastodon non hanno dentro di noi. te diversi fra loro – pur in un afflato comune. C’è poi la componente paura di osare quando (7/10) psichedelica; ma è inevitabile forse per un gruppo che si rivolge a più di condensano il nuovo per- Filippo Bordignon due decenni fa e che viene da quel . Ma più di ogni altra cosa c’è il corso in due suite di 11 e senso dell’impasto, della miscelatura, senza che la conseguenza sia un sofisticato obolo pagato al 13 minuti (The Czare The Maximo Park - Quicken The Heart passato. Ascoltate il modo in cui l’hard-blues di Radio Milk How Can You Stand It trova una inclassifi- Last Baron): continui cambi di registro tra evoluzioni (Warp Records, Mag 2009) cabile chiusura. Oppure il jazz-soul mutante di Sex Prayer, con tastiere in direzione ‘67. Comunque chitarristiche che ricordano Neurosis e Tool e Ge n e r e : w a v e , indie r o c k i poliritmi cosparsi qui e là – che fanno un po’ Os Mutantes, ma solo perché la combinazione refrain che fanno tornare alla mente gli ultimi aci- Ricapitoliamo un attimo, tanto per chiarirci le idee: li chiama a nozze, più che per l’effetto musicale. Ma anche l’ipnosi con cui finisce All Consolation; dissimi Alice in Chains. con il primo disco era stato inviato un biglietto da e in generale il modo con cui un brano, una volta finito, non lascia nella memoria il modo in cui Un disco che spaccherà in due i fan: chi starà al gio- visita forse non del tutto convincente, ma con i suoi è iniziato. Una tecnica sì pericolosa, ma in questo caso interessante e riuscita, perché mette quei co e si farà trascinare da un disco oltre modo mas- argomenti (Apply Some Pressure e Going Missing); con mostri sacri in saccoccia, li arrotola in un panno come fossero cubetti di ghiaccio, li sbatte contro siccio e complesso che ti si stampa in testa come il secondo si era lavorato ancora più su personalità il muro e dalla granatina che ne risulta ne fa un freschissimo mojito. Cin. pochi, e chi griderà allo scandalo, come ormai suc- e forma, finendo per convertire gli scettici e consa- PS: avete notato che non abbiamo fatto nessun riferimento ai Mars Volta? cede ciclicamente nella sottocultura metal. crare al pubblico un piccolo fenomeno indie, più che (7.2/10) Noi stiamo dalla parte dei primi: pochi dischi usciti degno della nicchia ritagliatasi. Per questo adesso ci Gaspare Caliri recentemente ti obbligano a un continuo ascolto e a troviamo di fronte al dilemma: che fare di questo un headbanging selvaggio come Crack the Skye. terzo Maxïmo Park? (7.5/10) Quicken The Heart potrebbe benissimo smar- Nicolas Campagnari carsi dalla domanda, se soltanto avesse argomenti convincenti - personalità e forma sono rimaste, ma già stato detto tanto, forse tutto. contaminazione. Le vocals seducenti di Right? Star! Maurizio Bianchi/Siegmar non bastano. In altre parole, signori, qui latitano le Ma se alle spalle hai la gavetta e l’orecchio deviato con un basso in pompa magna che è ormai scuola, la Fricke - Makrokosmikro canzoni; ovvero la materia prima di gente che mo- dal suono di Detroit ce la puoi fare (vedi su altri lidi fascinazione per i suoni di derivazione Hyperdub in (Menstrualrecordings, Giu 2009) stra ambizioni larghe come quelle di Paul Smith e l’ortodossia di Omar S). E allora puoi pure pubbli- Little Things, il dubstep perfetto nell’inno Vancouver, Ge n e r e : m i n i m a l -a m b i e n t compagni. Che dalla loro hanno preferito puntare care un disco che non sconvolge ma che sta in piedi la Detroit nella pulsazione di Seventy Four ed Elden Frequency In Cycles Per Secon, Telepherique, Aube, tutto sull’attitudine, senza spostare le proprie coor- da solo. Questo Great Lenghts è la prova che se St, le camere ambient che ricordano i Lamb in The- Land Use, Nimh, Th26, Mdt, Nobu Kasahara, Hitoshi dinate di una virgola (dal post-punk si è leggermen- la produzione spacca si può arrivare al meritato ri- se Words e l’ineviabile citazione agli incubi di Burial Kojo, Maor Appelbaum, Saverio Evangelista, F.I.C.P.S., te avanzato verso gli eighties, uno scarto non così conoscimento e (speriamo) successo. Perché non in Hear Me. Cheapmachine... questi sono solo alcuni dei nomi percettibile) ma sparando in faccia le loro cartucce di solo dubstep vive l’uomo. Le influenze techno ci La trama di rimandi da genere non mina la coerenza coi quali Bianchi ha collaborato, a partire dal 2003, più appariscenti, dall’irruenza morrisseyana del vo- sono tutte e se impazzite per il suono d’oltreocea- del lavoro, che prende il giusto di qua e di là, come inaugurando una fase del suo percorso estetico in- calist, che riempie tutti gli spazi possibili sconfinan- no, qui troverete pane per i vostri denti. Ovviamen- Boxcutter ci aveva insegnato con il suo indimen- teressata sopratutto alla contaminazione con artisti, do nella prosopopea, alla prepotenza delle chitarre, te mettete in conto che oggi senza mesh non si so- ticato Glyphic. Grande la produzione, un po’ di italiani e internazionali, attivi nell’ambito della de- che spesso predominano sui synth… e a farsi bene- pravvive e quindi parliamo anche (e per fortuna) di instabilità sul versante compositivo. Comunque un composizione musicale. dire le sfumature. Allora l’obiettivo non è l’ascolto,

76 / recensioni recensioni / 77 verrebbe da pensare, ma il palco: in fondo è lì, e non Mimes Of Wine - Apocalypse Sets In maniera della band di Pall Jenkins e Tobias ria costruita sulla produzione sporca, batterie che nei negozi di dischi, che si cementa ancora di più il (Midfinger, Mag 2009) Nathaniel, di anni ne sono passati sei da quella staccano come Aphex ha insegnato, bassi che ti culto. Peccato, ché il gothic d’annata di Penultimate Ge n e r e : a r t r o c k data. Troppi per sfruttare il momento buono di cer- avvolgono e dei pad che dell’ambient ne sanno a Church, la power ballad Under A Cloud Of Mystery e le L’esordio lungo dei Mimes Of Wine, creatura sono- te cadenze. Aggiungete una promozione non all’al- pacchi. Insomma, in poco più di mezz’ora ti accorgi emotive trame indie pop ‘80 di I Haven’t Seen Her In ra di Laura Loriga, fa appieno quel che deve, ovvero tezza per un disco che invece avrebbe meritato ben che staccarsi dall’ambient (ormai ricordo 08) si può, Ages avrebbero meritato un contesto migliore. ribadisce calligrafia e attitudine profilate nel folgo- altra sorte e capirete per quale motivo la metà di senza andare per forza dove il lazer bass chiama. (5.5/10) rante ep d’esordio. Cambia però il terreno d’azione, voi non sa nemmeno di chi stiamo parlando in que- Si può ancora sperimentare, come nel finale del- Antonio Puglia dieci canzoni sono una distanza che consentono a sta recensione. la bella cavalcata acida che è Basic Mountain, negli Laura di esplorare con trasporto misurato, lavo- Poco male, verrebbe da dire. Visto e considerato slap deep ereditati direttamente dal nord di Erlend/ MF Doom - DOOM - Born Like This rando sui mezzi toni, concedendo campo agli sdi- che c’è La vedova d’un uomo vivo a ricordar- Röyksopp mescolati agli stop trashy dei Crystal (Lex Records, Mar 2009) linquimenti da chanson jazzata, tallonati da ghigni ci chi sono Davide Landini, Valerio Sartori Castles (Castle Rising) o nell’incubo a una direzio- Ge n e r e : h i p -h o p art-rock ed ossessioni blues. Ogni pezzo una messa e Pier Giorgio Storti. Un disco cantato questa ne che è Narrier, tutto dark e compatto. ‘You can Doom presenta questo disco come sintesi e supe- in scena, variazione teatrale attorno alla dominante volta in italiano ma che nella sostanza non cambia change’ dicevano i Tears For Fears. Beh, Fake sta ramento di quanto fatto finora: a segnalare la svol- irrequieta, il canto pervaso di languori noir e spersa di molto l’approccio del crescendo. Senza leccare il culo alle mode. Per que- ta, anche l’ennesimo aggiornamento del moniker. Di inquietudine, pungenti asprezze e cinematico incan- gruppo rispetto al passa- sto ci piace ancora. svolta però non si può davvero parlare. Il fatto è che to, da qualche parte tra la prima Cristina Donà, to. Confermando invece (7/10) lui ci ha abituati sempre piuttosto bene, e che quindi una Galas narcotizzata, la PJ Harvey meno bru- l’albero genealogico del- Marco Braggion da lui ci si aspetta sempre qualcosa “in più”. Sempli- sca e persino il Wyatt più cupo come potrebbe la le musiche – all’elenco cemente, sembra mancare qualcosa. Qualche pezzo sorellina dark di Antony. dei progenitori aggiun- New Christs, The - Gloria si impone sugli altri, ma mancano le bombe. Il disco Sulle trame di fughe e coaguli del piano - onnipre- gete Current 93 ma (Impedance, Mag 2009) è piuttosto breve, con alcune tracce attorno e addi- sente salvo in quella Long Lifting Road strutturata su anche il Nick Cave di Ge n e r e : d o w n u n d e r s t r e e t p u n k rittura sotto i due minuti, piuttosto scollate tra loro. arpeggio grifagno di chitarra - una tromba s’incari- The Carny per Il campo Mai darli per spacciati certi rockers se sono di razza Flow melmoso e tabac- ca di pennellare malanimo con retrogusto lunare, ha occhi, la foresta orecchi – e la statura artistica dei e, nello specifico diRob Younger, in circolazione coso come sempre (nella con allibito esotismo (la marcetta onirica e sfibrata Nostri. Tra i pregi, oltre all’onirismo affascinante e le da quelle trenta e rotte primavere. Dopo aver incen- bella That’s That accenna di Bolivar), con ambiguo sconcerto (Vernal). Altro- citazioni letterarie sparse tra lentezze inesorabili e diato l’Australia con le leggende Radio Birdman anche uno sgraziatissimo ve il violino è l’accessorio decisivo, come quando suoni dalla vaghezza inquietante, la capacità di tra- e New Race ed essersi dato alla produzione, il cantato finale), quattro esala malanimo nel valzerino quasi brioso di From sformare una svolta epocale - il cambio di idioma di buon Rob si prendeva due decenni fa l’intervallo ne- basi sono di Jake One A Forsaken Bow. Ma è l’impasto ad impressionare, il cui si diceva – in un passaggio per nulla traumatico. cessario - un lustro - per confezionare il trentatre (piuttosto brutta quella tratto sfuggente della scrittura e delle orchestra- Anteposti ai pochi difetti, riassumibili nel ricorso giri d’esordio dei Nuovi di Rap Ambush), due prese zioni, quello spampanarsi un istante dopo lo slancio a un immaginario “romantico” che talvolta vive di Cristi, quel Distemper da beat-tapes di Dilla (o veemente, il ritrarsi protettivo di chi assale senza compiacimento misto ad autoflagellazione. Niente, che è tra le cose più ru- meglio tre, dato che Gazzillion Ear ne incolla due in istinto omicida, vedi una Gozo che rimanda alla Mojo comunque, che influisca sulla qualità finale di questo vidamente preziose mai una), una di Madlib (ma niente di eclatante), le al- Pin di Jeff Buckley rivista dai più spossati Dirty quarto episodio a nome Morose, che è e rimane pervenuteci dalla terra tre dello stesso Doom (che come produttore sa fare Three, o quella specie di prog acustico tra frulli opera originale e di spessore. di Oz. Logico che con molto meglio, vedi lo showcase infinito di Special marziali e fiati sghembi della già notaFishes . (7.2/10) un siffatto background il Herbs, o anche soltanto King Geedorah). Angelz, Un divagare che sa un po’ troppo di ricerca, ed è Fabrizio Zampighi nostro non poteva sem- bella, smezzata con Ghostface Killah a nome Tony questo - a volerlo cercare - il difetto della propo- pre veleggiare ai medesi- Starks, era già uscita su una compilation del 2006, in sta, della quale tuttavia ribadiamo il considerevole Nathan Fake - Hard Islands mi livelli e sarebbe comunque bastato a garantirgli un mix senza ritmica, e probabilmente finirà anche nel peso specifico, la cui ricchezza è proporzionale alle (Border Community, Mag 2009) alcune pagine sulle enciclopedie. Da lì in poi sono disco a due da tempo annunciato e sempre rinviato. aspettative riguardo agli sviluppi futuri. Al momento Ge n e r e : t e c h n o d e e p giunti altri due dischi affatto male e l’ottima reunion In Cellz si sente, inconfondibile, la voce di Bukow- imponderabili. L’avevamo lasciato sui campi electro folk IDM il giova- dei Birdman, line-up rimescolate e ora un nuovo lp, ski, presa da un documentario del 2004, che legge la (7.3/10) ne falso. Oggi ritorna con una cosa che non lo diresti allestito con il sodale di lunga data Jim Dickson e poesia da cui il titolo del disco: intro tempestosa e Stefano Solventi che è sua. Perché c’è la svolta. Ma non va nella direzio- tre figuri ben sbozzati da un recente tour europeo. apocalittica, un po’ troppo Orson Wells coi Manowar, ne ovvia della scuola poppy à la MGMT. Qui ci si tuffa Non aspettatevi novità o sconti, giacché il mondo di un pezzo altrimenti godibilissimo. Da segnalare il Morose - La vedova d’un uomo vivo nel tunnel deep. Una cosa che è puro ritmo. E basta. del Nostro ruota sempre attorno all’abrasività stra- vellutato e algido remix di Gazzillion Ear, disponibile (Boring Machines, Apr 2009) Magari senti ancora qualche eco Boards of Ca- daiola degli Stooges, con al massimo qualche lon- per il solo iTunes US, fatto da Thom Yorke, con Ge n e r e : f o l k o n i r i c o nada. Ma sono i rimasugli. Il cuore di queste 6 tana eco glam e una puntata nel blues maltrattato un bel feel tra le dinamiche di Doom e l’essenziale Three dei Black Heart Procession esce nel tracce è la pulsazione in cassa dritta che non so- dai Birthday Party: Try Something parte a testa ritmica elettronica. duemila. Quando viene pubblicato On The Back spettavi, e che invece ora capisci era alla base del- bassa tra chitarre affilate, ritmica precisa e melodia (6.4/10) Of Each Day (Suiteside, 2006), personalissimo le scampagnate che hanno reso famoso il ragazzo insinuante e il clima non cambierà granché, fatti sal- Gabriele Marino trattato dei Morose su certo folk decadente alla Nathan. In una parola: Techno-Shoegaze. Una teo- vi un filo di tastiere e qualche ombrosità vocale in

78 / recensioni recensioni / 79 più, un rallentamento qui e un deragliare là. Piaccio- un liberato estro e di collaborazioni quali Tony Mai- Orchestra In-Stabile Dis/Accordo – melodia, è cantautorato dolente eppure reattivo, tra no più del granitico resto l’innodia insieme mesta mone (Pere Ubu), Aki Onda, Trevor Dunn, Shahzad Live At Mikalsa vol.1 (Fitzcarraldo, un Paolo Benvegnù e un Andrea Chimenti, e virile di These Reasons, l’agile singolo The Wheel, i Ismaily (Basso), Tubaloe (tuba), (arran- 2009) con ascendenze Marco Parente e Cesare Ba- fiati e il piano che punteggiano un capolavoro come giamenti archi), Doug Wieselman (clarone), DJ Olive Ge n e r e : Ja z z sile, e trame ambient molto . Psych Nurse, l’acidula e ancheggiante Daddy’s Calling. (giradischi) e David Grubbs (voce e organo) e di Che la Sicilia non fosse solo terra di folk, tradizione, Un’eleganza insita in canzoni dai testi evocativi con Conquista soprattutto un classicismo che - in modo una voce capace d’incantare, fermare, glissare e dare arance rosse e cannoli, lo sapevamo. E del fatto che l’amore a fare da ideale collegamento, in delicate assai simile ai Mudhoney - se ne frega del tempo colore. Stupiti e salvati dal solito grigiore. ci fosse una scena jazz di un certo rilievo, aveva- reti sonore ed evanescenze ipnotiche. Da tenere che passa e dei nostri “anta” incipienti perché s’è (7.5/10) mo già avuto un ottimo esempio in musicisti come d’occhio. forgiato da solo quand’era il momento giusto. Da Sara Bracco Francesco Cusa, uno dei suoi maggiori esponenti. (7.2/10) allora, a ben guardare, non siamo cambiati né noi né Ma i membri dell’Orchestra In-Stabile Dis/Accordo Teresa Greco Rob, e ce la passiamo tutti benissimo. Now - Ooodipooomn (Pickled Egg, ci tengono a precisarlo, con il migliore strumento a (7/10) Mag 2009) loro disposizione: la musica, appunto. Patrick Wolf - The Bachelor Giancarlo Turra Ge n e r e : a v a n t p o p r o c k Non è un caso che l’esordio dell’Orchestra (costi- (Bloody Chamber Music, Giu 2009) Sapevate di una scena denominata Utrophia? No? Nep- tuita da un organico variabile di 15 elementi, che ha Ge n e r e : p o p r o c k Niobe - Blackbird’s Echo (Tomlab pure io. Fatto sta che sta accadendo nella zona sud est visto alternarsi, in meno di tre anni, circa 50 musi- Per l’album della maturità (il quarto) di Patrick Wolf DE, Mag 2009) di Londra, Deptford, quattro passi da Greenwich. Colà cisti di diverse nazionalità) abbia scelto di esordire si muovono pedine importanti: , Ge n e r e : elettronica /s o n g w r i t e r /p o p si trova l’Utrophia Project Space, un club dove con- con un live, il contesto espressivo più adatto ad un Matthew Herbert, la violinista Eliza Carthy Fin dall’inizio - dagli esordi giovanili di Radioer- vergono giovani artisti in procinto di immaginare da gruppo di musicisti che fa largo uso delle tecniche e una Tilda Swinton che presta il suo reading satz (Tomlab, 2001) - avevamo imparato a cono- par loro la globalizzazione immanente. Musicalmente, improvvisative. Fondata da Luca Lo Bianco, Fran- quale “voce della speranza” in ben tre pezzi. Una scerli i modi cari all’eclettica Yvonne Cornelius, ciò significa far incontrare cesco Guaiana e Lorenzo Quattrocchi, l’orchestra maturità doppia, che si allunga nel passato (non a d’intelligente stravaganza e di difficile derivazione. la kosmische tedesca con basa le sue performance su brani organizzati a parti- caso l’immagine di copertina rielabora in chiave Dalla glitch-pop passando per le persuasioni etno l’electro, il prog e il folk in re da una serie di istruzioni esecutive (conduction) cyberfiabesca - sembra di Tse Tse (Sonig/Wide, 2003) ai tagli songwriter una prospettiva comun- affidate a singoli musicisti o ad un piccolo gruppo. uscito da AI di Spiel- di White Hats (Tomlab / Wide, 2006) è evidente que pop. Tra le molte band Ne deriva una varietà stilistica che va dal funky “or- berg - il profugo prein- come le gestualità sonore di Niobe amano collezio- che portano acqua al mu- chestrale” (Fiati Sul Collo) alla musica evocativa di dustriale dell’esordio) nare influenze ed atmosfere senza lasciarsi condi- lino, i Now sono tra quel- Sunrise In Japan e It’s A jungle Somentimes, fino alMi - e si profila nel futuro zionare da un’unica nuance. le più coinvolte anche per les Davis post- (Treo). Varietà arric- annunciando l’uscita di A fare il punto delle tecniche collage ci pensa que- ciò che riguarda l’organiz- chita, in un paio di occasioni, dagli esilaranti racconti un sequel (The Con- sto Blackbird’s Echo, confermando gli amori più zazione e la promozione. narrati dall’attore Davide Enia con accento e in- queror) nel 2010. Una acustici e l’elettronica in Fondato nel 1998 da Justin Paton, il combo sembra tonazioni inconfondibilmente siculi (Il Vitello Prodigo; maturità anche impren- frammenti. Le strade in- essersi stabilizzato come quintetto in occasione di Sandro Pizzo). Che oggi la patria del jazz in Italia sia ditoriale, perché l’etichetta di Wolf ha invitato i fan traprese, quelle dai toni questo terzo lavoro che obbedisce al canovaccio sud- proprio la Sicilia? a partecipare al finanziamento del disco versando più intimi ed introspetti- detto offrendocene una versione ingegnosa e visio- (7.0/10) dieci sterline per “azione”, ovviamente online (pare vi, anticipati già ai tempi naria, un soffice stordimento a base di etnicismi wave, Daniele Follero che abbia funzionato: se son rose - magnifiche e di Voodooluba (Sonig/ folk lisergico, malie elettroniche, ghigni noise-jazz e progressive - fioriranno). Wide, 2004) e acquisite ossessioni kraute. Chitarre, percussioni, synth, otto- Paolo Cattaneo - Adorami e Una maturità che significa altresì ritorno sui propri con consapevolezza in ni, archi e cori per confezionare qualcosa di bislacco perdonami (Eclectic Circus, Apr passi raccogliendo le svolte, i segni, le tracce. Il tutto White Hats si consa- ed esotico, vagamente indeterminato e volutamente 2009) al servizio di un musical lucidamente melò, potente crano nelle trame di queste dodici astute “forme artificioso. Nel guado tra le accattivanti sperimenta- Ge n e r e : s o n g w r i t i n g nel procedere melodico, travolgente nelle orche- canzone” rilette, come sempre, in chiave post-mo- zioni Jim O’Rourke e le ipnosi Yo La Tengo, Il precedente secondo album del cantautore bre- strazioni, interpretato con la pienezza di chi ha cir- derna. dei Notwist strattonati Tom Tom Club, certe sciano Paolo Cattaneo, L’equilibrio non basta, coscritto i propri limiti e - soprattutto - le possibi- Ci mancava Niobe, quell’incantato lirismo a perva- perorazioni Stereolab sotto sedativo John Cale, pubblicato nel 2007 ci aveva favorevolmente colpito lità. Una maturità che ha perduto, ahinoi, la fragilità dere ogni elemento, qualunque sia l’origine, dal clas- dei Jefferson Airplane con fregole Velvet Un- innanzitutto per equilibrio formale ed espressività avventata e invincibile di chi si consegna tutto intero sico duetto in acustica e voce (Silicone Soul) alle sba- derground e Can. Non a caso gli è capitato di raggiunti. A distanza di un paio d’anni, il ritorno pro- alle forze del mondo e ne esce vivo giocandosi tut- razzine in raddoppi vocali (You Have A Gift) passando condividere progetti e palcoscenici con gente del ca- dotto insieme a Daniele Sinigallia con la collabora- to, carne e anima, polpa e morale. per i soundscapes in reverse di Time Is Kindling o libro di e Damo Suzuki. zione di Riccardo Sinigallia. Il Patrick Wolf che ha sconfitto la licantropia ingo- le gocciolate epoche in bianco e nero (Blackbird’s Magari non è abbastanza per attendersi l’inaudito, Adorami e perdonami è disco altamente lirico, iandola, che ha imparato l’arte del ritorno e della Echo) e grammofono (Lovely Day). però è apprezzabile lo sforzo di sintetizzare qual- di una intensità e raffinatezza impalpabili, non a caso maschera, che si è fatto uomo e musicista “auto- Ennesimo disco riuscito, questo è certo, non così cosa di nuovo. ideale continuatore del discorso cominciato con il revole”, è capace - tra le altre cose - di spacciare distante da White Hats eppure premiamo questa (6.9/10) precedente. In equilibrio tra songwriting pop e sot- per solenni melodie che starebbero in bocca ad una spiazzante progressione, fluidità e tecnica. Merito di Stefano Solventi tili trame elettroniche, con uno spiccato senso della velina qualsiasi (a proposito: Damaris non vi ricorda

80 / recensioni recensioni / 81 Viva Forever delle Spice Girls?). pertina: Maker, opera seconda degli americani Present (The) - The Way We Are (Lo na all’altro dei suoi grandi amori. Se il primo era Lo abbiamo amato, lo stimiamo. Un giorno impare- Pontiak - lo precedono l’album Sun On Sun e un Recordings, Mag 2009) ovviamente il noise-rock dei primordi col quale si è remo a farne a meno. ottimo e.p. con gli Arboretum in cui si riprende- Ge n e r e : a m b i e n t -k r a u t fatto un nome nell’underground mondiale, l’altro è (6/10) vano anche brani di John Cale - odora di ruggine La giocano ancora sull’incubo cosciente, The Pre- sicuramente la sperimentazione free-form che per- Stefano Solventi e carburante, prefigura in qualche modo un suono sent. Il qui e ora dell’allucinazione per nulla solare vade ogni anfratto di The End Of The Empire, di valvole sature e stordente ipnosi. E’ come pre- che si astrae perché il buio è uguale ovunque. Un comeback dopo l’omonimo di 3 anni fa. Peaking Lights - Imaginary Falcons senziare a un festino desertico e accorgersi che ti po’ ambientale, un po’ industriale, un po’ legato alle Persa per strada la tromba di Peter Evans, Right (Night People, Apr 2009) sta montando dentro un trip che non sarà buono; Loro Oscurità Kraute, un po’ al buon Tibet, The Moves è ormai questione a tre con il drummer ex- Ge n e r e : d r e a m w e i r d che l’unica soluzione è aspettare che finisca e spe- Way We Are è una prova senza dubbio autocom- traordinaire Kevin Shea e il bassista Stuart Popejoy I Peaking Lights sono Aaron Coyes e Indra Du- rare che non danneggi troppi neuroni. piaciuta. Il che vuol dire un po’ di manierismo ma un pronti a supportare la nis, marito e moglie, di recente trasferitisi dalla Bay La lente dell’entomologo parrebbe allora la solita, sapiente sapersi fermare prima dell’ovvio che stufa. liquida chitarra di Mor- Area al Winsconsin. Dopo un paio di cassette de- quella acid-hard-blues, ma - poiché di band contem- Niente di imprevedibile ma un buon ponte tra alcu- gia; ma non è che la re- buttano anche loro con un album vero e proprio poranea si tratta - la pro- ne musiche che, in realtà, si sono sempre parlate da trocessione al rango di e lo fanno sulla label di Shawn Reed dei Wet Hair, spettiva risulta distorta: lontano. power trio incida più di la Night People, che pubblica il qui presente Ima- ad esempio Laywayed Si parte con Medman, una matematica aliena, un tanto sulle musiche, anzi. ginary Falcons in formato vinile (di contro una azzoppa i Black Sabbath riff angolare da avant-noise newyorkese col silen- Il progetto sembra ora versione dello stesso album, ma in formato cassetta, e AASSTTEERR li rimet- ziatore. Space Meadow, titolo che dice già tutto, è addirittura più focalizza- viene smerciata contemporaneamente da Not Not te in piedi, mentre Wax una fumata nera che sa soprattutto di Tangerine to sulla dispersione del- Fun). Le assonanze con i Wet Hair non finiscono Worship allestisce una Dream periodo Alpha Centauri. L’avanguardia le forme e delle matrici qui, ma proseguono anche sul piano musicale, giac- spirale di paranoia che di La Monte Young dietro a Shapeshifter, prima canonicamente rock in un deliquio psycho e free ché i due si dedicano con si morde la coda. Ci si nella trasmutazione in un crogiolo di piatti. Ancora inacidito e inquieto; baricentro emotivo è ovvia- una certa maestria alle aspettano brani interminabili e invece ecco solo i cosmica tedesca (Cluster e pachiderma faustiano) mente la chitarra – anche per le scelte in fase di panoramiche oniriche a tredici minuti della title-track, elastico cavalcare dal- in Press Play. E con il rumorismo dei pianeti con cui produzione – ma il basso di Popejoy scivola soffice e base di strumentazione la California di fine ’60 verso una “post” psichedelia inizia la title-track il gioco è fatto. Non è un caso jazzy “sotto” tutte le composizioni mentre l’usuale cheap e sonorità lo-fi. nervosa e tesa. Roba che non incaselli del tutto per- che questa recensione abbia voluto seguire l’anda- drumming ipercinetico di Shea fornisce un tappeto Quello dei Peaking Lights, ché distante dalla memoria dei Monster Magnet mento dei brani. E che per concludersi ne segua stimolante e mai invadente sul quale la chitarra è forse complice anche i e dagli scopiazzamenti Hawkwind; che non parla l’interminabile pezzo conclusivo. Non è solo per- realmente libera di costruire passaggi a tutto tondo: vocalizzi di Indra, spesso con sottigliezza math-rock però mostra una vaga ché l’andare “di maniera” ha contagiato chi scrive, sotto forme da jazz ambientale e/o da psych-rock sembra la versione sorel- attitudine “obliqua” appartenuta a Thin White ma anzi proprio per seguire quella navigazione tra visionario e subliminalmente geometrico, umorale la del suono di Wet Hair, o comunque una versione Rope ed Engine Kid. Come si spiegano, sennò, mondi che ci porta a compiere questo disco. Che e introspettivo. femminile. Il suono è comunque molto compromes- brevi frammenti come i parossismi noise Headless prosegue, non stupisce neppure questo, in una free- La deriva è verso le spiagge della liquidità ariosa so, volutamente sfocato e nerd, ma la grazia di cer- Conference e Heat Pleasure, la stranita Blood Pride o form ambiental-industriale che decreta l’ennesimo d’area psych che fa tornare in mente indistintamente ti acquerelli ambientali è degna di nota. Se fossimo una Wild Knife Night Fight rigonfia d’echi? punto di contatto tra il trip della musica popolare Pink Floyd, Fushitsusha, San Agustin, Fahey, Sharrock tecnici del suono specializzati in musica leggera, vo- Più stoned che stoner, il disco non fa mistero di e le scorribande intellettuali la musica colta. Non- e compagnia sognante. Cosa niente affatto male di miteremmo per poi dire che come minimo ci sono ispirasi al linguaggio codificato, molto tempo prima ché in un lungo intermezzo pastorale che entra in questi tempi. problemi di missaggio, ma al giorno d’oggi i fiori dei Kyuss, dai Blue Cheer e dal Randy Hol- risonanza con i primi minuti dell’album e si scurisce (7/10) crescono soprattutto nell’immondizia. Ecco quindi il den del misconosciuto Population II. Tuttavia schiarendo quelli. E in una coda infinita che usa per- Stefano Pifferi delay magico di Silver Tongues, Soft Whispers o l’incre- gioca in modo sornione, girandoti - e un po’ giran- sino i Black Dice. In tutto fa più di mezz’ora di dibile marcetta simil Tetris di Wedding Song. Poi per dosi - attorno con mosse feline pregevoli come la brano conclusivo. Robert Gomez - Pine Sticks And carità, musica così danneggiata sul piano del livello ballata fumigante Festival o lo sfaldarsi rauco Honey. Abbiamo cento di questi dischi a cui siamo affezio- Phosphorus (Nova Posta Vinyl, Mag dei suoni non è nuova in assoluto e Kevin Shields Non capisci quanto ci sia di retroguardia e attualità, nati. Molti altri ne abbiamo scartati. Ora ne avremo 2009) aveva già pensato a tutto lui (molti passaggi dei Pe- ti chiedi se discorsi del genere abbiano ancora un cento e uno, a cui fare posto nella nostra discogra- Ge n e r e : In d i e p o p aking Lights assomigliano in effetti ai My Bloody senso allorché l’incantevole folk gotico Seminal Shi- fia. Di formazione classica e jazz, Robert Gomez è un Valentine), però qui è tutto fatto in casa… ning confonde vieppiù le carte. Viene da ripensare ai (7.2/10) giovane pianista texano con già due album alle spal- (7.2/10) di un ventennio fa, dove la differenza tra Gaspare Caliri le, oltre a un nutrito numero di collaborazioni con Antonello Comunale genio e beffa sfumava in una nebbia indistinta. Che svariate band e artisti (South San Gabriel, Sarah Jaf- qui è arancione invece che grigia, nondimeno attrae Right Moves (The) - The End Of The fe, etc). Pontiak - Maker (Thrill Jockey, Apr e spiazza in eguali dosi. Empire (Ultramarine, Mag 2009) Il suo nome è rimasto relegato nell’anonimato ma 2009) (7.3/10) Ge n e r e : psychedelic -r o c k ora ha una nuova occasione di brillare di luce pro- Ge n e r e : p o s t h a r d r o c k Giancarlo Turra Abbandonata la nave La Otracina prima del nau- pria grazie a un importante background artistico A volte si può (quasi) giudicare un disco dalla co- fragio sulle spiagge dell’hard-rock, Ninni Morgia tor- che lo arricchisce e nobilita alla stregua di un El-

82 / recensioni recensioni / 83 liott Smith ultimo periodo (quello beatlesiano), o della scena, frizzi e lazzi, furbi e fessi compresi nella to loud music and that it resembles god”. Altri segni ma dal potenziale moderno, Wax on Wool, nuovo di un Beck versione Sea Change. scatola. particolari: odia Conor Oberst e assomiglia a Dan capitolo del berlinese Me Raabenstein alias Slowcre- Pop intimo, profondo e ben calibrato quello di Pine One Foot In The Rave ha tutto il kit necessario: Deacon. In pratica, il file va under creative nerd. am, è quello che fa per voi. Sticks And Phosphorus. Robert Gomez è sulla strada voci in elio, tastierine spastiche, samples TV e tutto (7/10) Il manifesto si distingueva si distingueva già in Live giusta. ciò che vi viene in mente in quanto a cliché dell’ard- Edoardo Bridda Long and Prosper (Nonine 2008), tra laboriosa e (7/10) kore. Tutto sparato con la prosopopea e la velocità imprevedibile tessitura sonora concessa ai connubi Andrea Provinciali del ragazzo che vuol far moda e sfidare i rivali con il Sick Tamburo - Sick Tamburo (La in frame d’elettronica in cui far convivere classica, classico “prova a fare meglio”. Tempesta Records, Apr 2009) ambient e soundtrack. Slowcream ancòra il suono Rone [Erwan Castex] - Spanish Non ci serve altro per capirlo: l’ardkore è sdogana- Ge n e r e : El e c t r o c r o s s o v e r saturandone gli spazi interstiziali, abbattendo i con- Breakfast (InFiné, Mar 2009) to e la voglia di suonare primi della classe è il clas- Com’è ormai noto, dietro i cappucci e il curio- fini di un genere ed evitando facili catalogazioni. Di Ge n e r e : s o f t -t e c h n o sico passaggio che alla grave ti ci porta veramente. so nome dei Sick Tamburo si nascondono 2/3 del diverso, in Wax On Wool, (in uscita per i cataloghi Esordio su long playing del dj e produttore france- Il furbo calcolino pro posh vuol dire particolari e nucleo storico dei Prozac+, attualmente in pau- della Nonine Recording), abbiamo inoltre la natura- se Erwan Castex aka Dj Rone dopo il maxi- assenza di sbavature (che invece in Zomby erano sa: mentre la cantante Eva Poles è impegnata coi le progressione, le ritmiche semplici ma sospese tra singolo Bora (qui incluso nella versione vocal). Lo risorsa) e ancora una volta la sala giochi 3d perde Rezophonic la bassista si è spostata alla voce di basse frequenze e timbriche vocali, il tutto di una avevamo intercettato al Wintercase Festival di Pa- qualcosa rispetto ai pixeloni dei platform ‘80. Zom- questo progetto che vede Gianluca sempre in regia certa epica.Da qui l’azzardo sul nuovo. lermo, novembre 2008, nome di punta Apparat, by faceva filologia. Shitmat fa matematica. Piacerci ci (mentre della sezione ritmica nulla si sa). I climi sono sempre pacati e mai sbilanciati. Ossessivi per un dj-set a due assieme all’italo-tedesco Luca piace. Ma si ferma li. Come lo Squarepusher rompi L’elettronica annunciata nella presentazione c’era nel dub glitch di Into butter (venature blues), vaporo- Mortellaro. Rone aveva proposto una selezione palle al laser fusion. già nell’ultimo P+ Gioia Nera, ma qui assume un si nei melodici flussi am- eclettica e danzereccia, (6.5/10) ruolo molto maggiore sia per quanto riguarda ef- bient di In the Cave o ma- da roba techno molto Marco Braggion fetti e ritmica (benché un batterista vero ci sia) che cabri per Mild Mountains crauta a cose house per per le distorsioni sintetiche della chitarra. (dilatate corde di basso). tutti i gusti. Rullante pop- Show Is The Rainbow (The) - Wet Non si tratta di un passaggio dal punk al post-punk, Il repertorio predilige gli corn, bassi profondissi- Fist (Retard Disco, Mar 2009) che sarebbe tanto naturale quanto ormai in ritardo intorni più saturi e not- mi, timbro pieno, qual- Ge n e r e : w a v e f u n k b i a n c o - e il talento dei Prozac era stato proprio il tempi- turni, concedendosi co- che campione dai Pink Per i fan del wave funk bianchissimo dei Supersy- smo con cui avevano preso il momento dello sdo- munque al convenzionale Floyd, ottimo gioco stem, Show Is The Rainbow ovvero Darren ganamento in classifica del ‘77, piuttosto si rimane (Luck of The North) o alle pause-riprese, lui suda- Keen potrebbe dare qualche segnale positivo. Ancor negli anni ‘90, con una formula che ricorda degli romantiche simbiosi tra moderno e classico (Wan- tissimo, simpatico, con gli occhiali appannati. di più se al sound precisino del riferimento, la one Ustmamo’ virati Reznor. derlust) procedendo sempre controcorrente (Gwyn- Qui si concentra su una techno minimale dai suo- man band in oggetto oppone creatività DIY e non- Abbandonate le vocali tirate grazie alle quali si an- plaine’s hill). ni soffici, in equilibrio dinamico con dilatazioni am- curanza dell’imperfezione per il classico mix da pop nullava il problema-rime ne emerge qua e là qual- Alla conosciuta dialettica del Raabenstein aggiungia- bient. Si alternano così ballabilità e ascolto in cuffia, “avanti” che lo ami o lo odi. Ma tra canzoni dentro cuna scontata, e la nuova cantante, meno imposta- mo abilità composita. Peculiarità che nelle mani di privilegiando in ogni caso gusto del suono e presen- a canzoni, stili, generi e ta della Poles, indulge a qualche birignao di troppo; un buon artista diventano strumento per quello che tazione a forza della composizione. Il disco è piut- metodi a contrasto, la per il resto, i testi sono le classiche filastrocche che è senza ombra di dubbio un interessante lascito. tosto omogeneo, tranne forse Tasty City, opportuna- dominante è qualcosa di conosciamo, surreali, a volte da schiaffi ma spesso (6.8/10) mente più urbana, e Dame Blanche, contaminata da intrigante: l’incontro tra efficaci nel descrivere isolamento e alienazione, con Sara Bracco suggestioni mediterranee altrove assenti, entrambe certo post-punk spruz- qualche lampo lirico che esplode ogni tanto (a par- più aggressive di tutto il resto. La title track è una zato etno (Roar Means tire da Il mio cane con tre zampe, in pratica la loro Soul Assassins - Intermission delizia di piccoli tocchi. Belleville, con un missaggio One) e la chamber music Everything is broken, e meglio nello slancio disincan- (Gold Dust, Giu 2009) meno morbido, potrebbe anche uscire fuori dal (Wordless Wishper) dice tato di Forse è l’amore e in Parlami per sempre). Ge n e r e : Cr o s s o v e r h i p -h o p 1992. Disco asciutto, veloce, carinissimo. la sua, come pure l’ap- Un progetto insomma che pur cambiando si pone Terza uscita del progetto all-stars curato da Dj (7/10) proccio corale e messianico nei ritornelli. in continuità con il passato, anche per il fatto di mo- Muggs. Le prime due, ‘97 e ‘00, due buoni dischi, il Gabriele Marino Al terzo disco, Keen pare quasi un Adam Pier- strare prima i difetti che i pregi e per la facilità con primo soprattutto, proponevano una versione meno ce misto Talking Heads barra Beck e se sie- cui gli si perdonano, per quanto mi riguarda, senza hc e più soul del linguaggio inventato coi Cypress Shitmat - One Foot In The Rave te capaci di digerire qualche rap maldestro (Come troppo sforzo. Hill: hip-hop come torbida appiccicosa psichede- (Planet Mu Records, Mag 2009) Dry Your Flower) avrete in regalo dei bei falsettati El (6.5/10) lia meticcia, influenze soprattutto latine, e rock, una Ge n e r e : n u -j u n g l e b b r e a k z Guapo (Mother And Son) oppure una ballad come Giulio Pasquali tensione apocalittica nei testi e nelle atmosfere. Un Il continuum post-Zomby in ricordo dei bei tempi They Won’t, il tutto condotto con dei vezzi non lon- linguaggio che ha fatto scuola e ha dettato uno stan- sembra inarrestabile, anzi, dato l’approccio voluta- tani dai Dirty Projectors. Slowcream - Wax on Wool (Nonine dard, adottato spesso da figli degeneri, che ne hanno mente seminale di Where Were You In 92? è Riferimenti sai or die per un personaggio curioso: recordings, Feb 2009) copiato lo stile senza avere lo stile per poterlo fare. logico pensarlo adesso come lo starter di un revival. uno invasato il giusto che crede che “there is a col- Ge n e r e : elettronica /c l a s s i c a Lo dice uno per cui i Cypress Hill non sono certo E allora altro che nu-rave. E’ questo il vero ritorno lective consciousness in a room full of people listening Se siete in cerca di nuovi suoni dall’anima classica la tazza da té.

84 / recensioni recensioni / 85 Intermission vuole essere allora una celebrazione, , Beck) alla viola, Tucker Marti- nelle mani di altri sarebbero potute diventare pura co e sul senso dello spazio tutto attorno. S’approda esce anche in edizione limitata con megalibretto, an- ne (qui anche in veste di produttore) a percussio- paccottiglia - canti d’ispirazione medievale, fiati e una la sinfonia in field recoding che apre e riapre cora una volta i vocal guest sono tanti e prestigiosi, ni e omnichord, Eli Moore alla chitarra, Ashley archi intrecciati a chitarre distorte, citazioni (Miles) dibattiti in texture fatti di primitive sonorità. Niente ma si registra un calo, forse fisiologico, con basi più Eriksson all’organo, Karl Blau a contrabbasso e davisiane - nelle loro si trasformano in quattro trac- male. elettroniche e più generaliste, tante tastiere ariose marxophone e Johanna Kunin alla voce. Infine ce di una perfezione accecante. Prendete la cupa (6.9/10) e pretenziose, e più tamarrate sparse (tipo i piani- riappare il già citato Wieselman, che qui suona sacralità di Big Church costruita su una sapiente al- Sara Bracco smi classicheggianti a reggere il pur bravo Necro anche basso, clarinetto e chitarra. ternanza di accordi e cori femminili. O in Rep Yo Shit). Il disco si ripiglia verso la fine, bello Qualche traccia più allegra o guidata dal piano fa la pace conciliante e inaspettata di Alice che gioca Talibam/Daniel Carter - The New Planet Asia, ma è Planet Asia appunto, in un pez- da riempitivo a un disco forse ancora non perfet- con silenzi e attese come mai ci era capitato di sen- Nixon Tapes (Roaratorio, Giu 2009) zo con base tra carillon russo e coriandoli di vide- to, ma vicinissimo a raggiungere una visionarietà a tire nelle uscite precedenti. Ge n e r e : i m p r o f r e e -j a z z ogame, quasi nauseante, e bello il pezzo conclusivo, tuttotondo. Se il livello della proposta è già alto, per Con Monoliths & Dimensions il quadro diventa Eccoli i nuovi e freschi tapes dell’affaire Nixon. Quali che si stacca da tutto il resto, con piano cabaret-jazz l’opera definitiva aspettiamo le prossime uscite. Da chiaro: quello che differenzia i dischi targati Sunn tremebonde novità saranno contenute in essi? Qua- a guidare la voce di Dust. Poco incisivo l’intervento segnalare la mano di Stephen O’Malley nella O))) – tutti, nessuno escluso – dalle divagazioni col- li altri misteri verranno finalmente svelati dopo la dei Prodigy. cura dell’artwork. laterali dei due primattori sta nel loro approccio loro sbobinatura? (5.5/10) (7.3/10) fortemente massimalista – sempre raffinato e colto Il mistero – lo diciamo subito – era e resterà tale Gabriele Marino Francesca Marongiu certo – un approccio al suono e alla composizio- anche dopo l’ascolto dei due lati di questo vinile, ne per avanza per macrostrutture, per grandi temi. ennesima produzione di Matt Motel e Kevin Shea, al Stebmo - Stebmo (Invada, Apr 2009) Sunn O))) - Monoliths & Dimensions La musica dei Sunn O))) è una narrazione di ampio secolo Talibam! Al duo newyorchese, come da tito- Ge n e r e : j a z z , p r o g (Southern Lord, Mag 2009) respiro, un’epica musicale che difficilmente trova lo, si aggiunge una gloria della stagione free cittadina, Steve Moore lo conosciamo dagli ultimi lavori Ge n e r e : Dr o n e Me t a l eguali nella musica contemporanea, che sia estrema Daniel Carter al flauto, tromba e sax, mentre una degli Earth e da varie partecipazioni nei dischi Dopo gli innumerevoli progetti collaterali (Æthe- o non. comparsata all’epoca (le registrazioni risalgono al di Sunn O))), Laura Veirs, Sufjan Stevens, nor e Ascend su tutti) e la proficua collabora- (7.5/10) 2005) la fece anche il terzo talebano, l’ormai fuoriu- Karl Blau e altri. La prolificità ha senz’altro giova- zione con i Boris, ecco che arriva Monoliths & Nicolas Campagnari scito Ed Bear col suo feedbacksaxphone. to alla maturazione del tastierista-trombettista, tan- Dimensions. The Man From Plato 3000, Whose Resource Efficien- to che l’esordio “solista” a nome Stebmo, si presen- Attacca Aghartha e improvvisamente ti dimentichi Takahiro Kawaguchi - n (Hidari cy… inaugura l’album in ta già maturo e decisamente avvertito rispetto ad di tutto: la mente torna al primo ascolto di The Music, Gen 2009) una singolar tenzone tra un percorso che parte dal Miles Davis elettrico GrimmRobe Demos, Ge n e r e : f i e l d r e c o r d i n g i protagonisti: le caco- per arrivare dritto al prog oscuro dei Guapo. quella chitarra quel dro- Pur legato, per scelta d’autenticità sonora e morbi- fonie dei tre talebani al E il paragone con questi ultimi è senz’altro perti- ne cupo ma umano che dezza di struttura, ai lasciti più sottili delle collabo- solito frantumato ritmi e nente: ascoltate la traccia d’apertura (Waiting Game) ti avvolge e che ti pro- razioni in sette elementi di Septet (Meenna 2007), toni, ma il flauto di Car- per ritrovare la paranoia e l’esoterismo dei miglio- ietta in una dimensione ancora una volta, Takahiro Kawaguchi lavora con ter dona un non so ché ri episodi del combo londinese, oppure un pezzo altra. Ad un tratto spun- frammenti d’identità manifestandoli al silenzio in n, di bucolico al quadretto; come Holding Pattern, dove sembra di sentire le dita ta quella voce: è Attila un lavoro tutt’altro che all’acqua di rose. almeno questo succede indemoniate di Daniel O’Sullivan. Le differen- Csihar che molti anni fa A disporre lo spazio questa volta ci pensano il tic- nella fase ascendente del pezzo, perché poi è un ze si rintracciano in una maggiore adesione al prog aveva animato i nostri chetti di un certo nume- totale sfascio di strutture e crepitio continuo di classico (a scapito della componente core) e in un sogni di black metallers nel debutto dei Mayhem. ro di timer da cucina il grumi di suono in ogni dirzione. La seconda parte atteggiamento più premuroso nei confronti del jazz Poi il riff si placa e il sole si oscura definitivamente; cui ritmo dalla regolarità del disco è occupata dall’altra suite impro Organyst che fu. Si evita la ricerca a favore della fruibilità e si si piomba nel vuoto di una death ambient condotta perfetta è lasciato libe- Dick Hyman, Whose Art Tatum Studies… che oscilla su corteggiano musica da camera e soundtrack d’au- da feedback drones e squarci di pianoforte. ro d’agire sul tempo e toni e ritmi meno furiosi: a tirare le fila, almeno nel- tore. Con Monoliths & Dimensions tutto è cambia- con più o meno casualità la prima parte è il sax di Carter mentre l’interplay E se riallacciarsi alle colonne sonore anni Settanta to e tutto è rimasto uguale in casa Sunn O))). I 4 d’interazione. drums/synth attraversa lo scibile musicale umano: sta diventando una moda, Moore ne mescola sa- anni che ci separano da Black One hanno visto i Non c’è altro. Proprio da ritmi da marching band a reiterazioni di synth, pientemente gli ingredienti: basti citare i cori soft due titolari del progetto sempre molto indaffarati e così. E come è accaduto a sfuriate borderline alla decompressione finale horror di Waiting Game o le sfumature morriconia- presenti (presenzialisti?) sulla scena musicale tanto ai suoni lasciati intatti e agli oggetti decontestualiz- per spazzole e contrappunti senza battere ciglio. ne di Happy Ending, rievocate dal banjo di Doug da farceli quasi odiare, tanto da farci credere che zati di Steve Roden efferati con poesia d’ascolto o La sensazione generale è che, chissà, forse per me- Wieselman (già negli Antony And The Jo- niente sarebbe stato più come prima. Ecco allora ai procedimenti “d’ecologia sonora” di un Lopez, il rito proprio del vecchio marpione Carter, i Talibam! hnsons). che tutti li aspettavano al varco. Tutti pronti a voler tutto ritorna alle placente del minimalismo d’autore abbiano inciso un gran bell’album, equilibrato e ri- Fondamentali le preziose collaborazioni: il jazzista mettere la parola fine alla parabola Sunn O))) ini- mentre la questione, da qui in poi, non è solo di cercato, viscerale e libero, di jazz allo stato brado Todd Sickafoose al basso, Matt Chamber- ziata ufficialmente 10 anni fa con il già menzionato consapevolezza in “catturato”. Infatti, proprio come come non se ne ascoltava da tempo. Sempre in lain (Tori Amos, Pearl Jam e molti altri) a loop The GrimmRobe Demos. altre leve assimilabili, Kawaguchi, valicati i confini del espansione e sempre in esplorazione, il pollice non e batteria, Eyvind Kang (Zorn, , Ma O’Malley e Anderson non cedono. E quello che convenzionale, poggia la mano sui concetti di plasti- può che essere decisamente all’insù, in attesa dei

86 / recensioni recensioni / 87 nuovi lavori su Invada (coi Peeesseye!!) e su E.S.P. al futuro anteriore canzonettaro tenendo ben acce- Thee Oh Sees - Help (In The Red si accentua. In mezzo c’è il peso di una carriera par- (7.2/10) sa sia la spina dell’amplificatore che il cervello (sen- Records, Giu 2009) ticolare rientrata troppo presto nei ranghi. Il conio Stefano Pifferi za scordare il cuore). I romani Tecnosospiri, che ci Ge n e r e : p s y c h -p o p di un genere personalissimo sulla scia dei masto- avevano già convinti col precedente In Confiden- Proprio a una delle etichette più garagy e rumo- donti del rock, la classica pietra angolare (Standars) Taylor Deupree - Weather and za (Cinico Disincanto, gennaio 2005), ribadiscono rose del decennio i Thee Oh Sees di a segnare lo spartiacque tra un prima e un dopo e Worn (12k, Apr 2009) oggi il concetto col terzo lavoro I Lupi, dove col- consegnano il loro disco più pop. Stranezze del sot- infine la cristallizzazione. Ge n e r e : elettroacustica /a m b i e n t /m i n i m a l e gono con lena fiorellini energici Perturbazione tobosco americano che a ben vedere tanto stranez- L’album omonimo (1994) era pressoché perfetto. Mai stanco il buon Taylor Deupree, all’indoma- (Sentieri interrotti) e fragoline intossicate di nostalgia ze non sono. C’è infatti una (neanche tanto) sottile Milions Now Living... fu l’apoteosi di critica. ni di Live1: Mapping (2009,12k) e Sea Last & disdegno Baustelle (Genocidio), a loro volta ben linea rossa sixty rock che attraversa carsicamente TNT visse un po’ di rendita ma assieme al prece- (2008,12k) a cui occorre fermarsi un attimo pri- disposti verso il cantautorato popoular italiano con tutto il catalogo della label losangelina. dente mostrò pregi e difetti e non ultimo piccoli ma d’intraprendere quest’ultimo Weather and qualche ammiccamento alle scorribande energiche Roba di cui è pieno an- enigmi di una formula asciutta eppure densissima Worn.Qualcosa di diverso dalla conosciuta elettro- dell’emo-core e di certo lo-fi. che questo Help, picco- di rimandi, efficacissima nel gestire il feticcio di un nica organica intrapresa con Northern (2006,12k) Ammirevole il tentativo di spalmare sull’immedia- lo capolavoro di psych- riff su una girandola di stili innestati alla tedesca. La già si premetteva nelle aperture di Sea Last. tezza talora didascalica delle melodie l’impegno dei pop energico e rotondo, normalizzazione è arrivata troppo presto, creando Nessun cambio di colore, forma e disincanto alle testi, in bilico tra semplicità accorata e poesia ad solare e zuccheroso, che un vuoto in tanti sensi (il ruolo faro del combo su sintesi minimali della 12k ma, l’impulso spontaneo alzo zero. Talora corrono il rischio della facile re- catapulta indietro nel un certo sottobosco, il senso stesso del progetto) e e l’elemento d’improvvisazione da sempre motivo torica, ma alla fine tutto si tiene e accetti il livello tempo a forza di dirom- il classico assetto di album in serie à la Pink Floyd d’ispirazione per l’artista acquistano qui un senso di del gioco. Co-producono Amerigo Verardi e penti fuzz, coretti e in- per grandiose tournée sembrava quasi paradossale, naturale apertura, adoperata alle accortezze emoti- Maurice Andiloro. trecci vocali da sballo (i peraltro, troppo prematuro per essere vero. Eppure, ve e all’intimità (atteggiamento spesso distante negli (6.6/10) B52’s sono dietro l’angolo e se la ridono), aperture ai tempi di It’s All Around You i Tortoise erano eventi d’ambient in microsuono). Stefano Solventi Nuggets letteralmente da circo, hillbilly retrofuturi- questo: una macchina live potentissima. Dei King Ci sono poi le sottigliez- sta e country deforme da Batcave anni ’80, distorsio- Crimson per la generazione X con il classico co- ze composite che, per le Tenniscoats - Temporacha ni velvettiane e strepitoso senso della melodia acida. rollario in studio: un sound perfettamente acquisito due tracce di Weather (Room40, Mar 2009) Su tutto, scazzo in quantità industriali e irriverenza quasi fastidioso nell’autorappresentarsi. and Worn fanno quasi Ge n e r e : elettroacustica quanto basta; spolverare un velo di lurido stomp A questa bella e confortevole bara superlusso Be- a meno della manipola- Venticinque minuti e sette miniature sonore per blues e di rumorosa e sguaiata attitudine garage ed acons of Ancestorship prova a dire di no, dimo- zione concedendosi alla Temporacha del duo Tenniscoats (Saya e Ueno ecco che avrete servito un 12 pezzi memorabile. strandoci che quelli di TNT sanno ancora detonare strumentazione (chitarra Takashi)in uscita per la Room40, collaborazione che La maturazione di TOS è ormai completa: nono- (freddamente, ovvio) e la miccia gelida di Mc Entire acustica, kalimba e cam- non ha bisogno di presentazioni visti i risultati di stante, infatti, una bella cifra di uscite come d’or- 2009 è lo switch Lo-Fi con una produzione spor- pane) e disposte a dialo- Totemo Aimasho (2007, Room40). dinanza di questi tempi, il gruppo – perché ormai ca, sporcata, mai definita e definitiva. L’esaltazione gare con delicati effetti in loop. Una luce per quasi Per merito della registrazione in lo-fi che regala di gruppo reale si tratta con Brigid Dawson (voce), è tutta per le frequenze dire più convenzionale ma, mai priva d’intelligenza, a imminente magia d’insieme, le essenze sonore di Petey Dammit (chitarra), Mike Shoun (batteria) – di- analogiche. L’abbraccio guadagnarci non è tanto la superficie al suono quan- Temporacha non sono le solite ettroacustiche mostra che questi 12 pezzi sono non solo il miglior indie che volta le spalle to il carico sonoro, profondo, graffiante e tattile mai “paesaggistiche”. concentrato di canzoni uscite dai vari sotto-moni- ai brufolosi di massa e da separato dai colori più caldi e cullato in una perme- Gioioso ed elegante sono gli aggettivi che meglio ker del gruppo (OCS, The Ohsees, Orinoka Crash lì le scelte degli strumen- ante dormiente atmosfera. calzano i field recordings e gli oggetti di contorno Suite) ma anche che il percorso intrapreso qualche ti: moog a profusione (un Per il Weather and Worn in vinile che inaugu- di Ichinichi e End Of The Day - Slight Hunger, conside- anno addietro è arrivato a compimento. È riuscito divertito trionfo analog ra una serie della 12k di successivi lasciti in 7”, un rati dinamici effetti delle punteggiature in armonica, cioè a stendere un immaginario ponte tra passato, soprattutto nella prima esercizio di classe che concorre a sottolineare an- accordeon e pianoforte. presente e futuro in nome di un rock tanto sempli- metà della scaletta), toc- cora una volta il meraviglioso approccio al silenzio A Ninichime, Timeless o Hajimari/Owari - Dream Is ce quanto irresistibile. chi e ritocchi: microscopici field recording, drum di Taylor Deupree. Refreshing invece le geometrie più interessanti, que- (7.4/10) machine (Penumbra), giochi in riverbero (il quasi si- (7.2/10) stione di fonti catturate al paesaggio (canti di uccelli, Stefano Pifferi tar di Gigantes). E su tutto il sound raw. L’annienta- Sara Bracco rumore d’acqua e di traffico) mai trattate come tra- mento della post produzione leccata (compreso il me di fondo ma in corse elettroacustiche a bordo Tortoise - Beacons of fake-Jarre di De Chelly) e un pensiero cattivo: indie Tecnosospiri - I lupi (Cinico strada e registrazioni dal benefico riverbero. Ancestorship (Thrill Jockey, Giu per i Tortoise è come vincere a tavolino. Disincanto, Mag 2009) Matrimoni d’ipnotica improvvisata trasposta ai 2009) Prendete Yinxianghechengqi, un titolo degno di Ge n e r e : e m o p o p bozzetti di fiabesche elettroacustiche adatte per Ge n e r e : p o s t -r o c k Aphex Twin con un sound Crimson epoca Red In Italia sta nascendo, anzi è già nata, una generazio- mezz’ora di sogni dolci e amari. La buona notizia è che i Tortoise sono tornati a come se fosse prodotto da Albini anni ’80. O Monu- ne di neo-emo-melodici. Potremmo vederla come (6.7/10) sperimentare. O meglio, che sono tornati a farci fare ment Six One Thousand, dal groove epoca remix di una reazione all’onda lunga - fin troppo lunga - del Sara Bracco un discorso complesso. La cattiva è il tempo che Rhythms, Resolutions & Clusters, dove ci trovi post rock (e del post-post-rock), quindi un ritorno passa e la distanza da Million Now Living... che i Tortoise di TNT tra hip hop e girovaghi accor-

88 / recensioni recensioni / 89 di David Pajo. Oppure al tripudio moog di Nor- dizione del post-punk inglese degli Swell Maps, vivo invigorisce la performance, ma non si va mai a Anche l’amicizia di Mark Nevers - che aiuta in thern Something... Sono cose da grandi e parlando Mekons e Fall. I Tyvek però hanno dalla loro an- parare nelle stramberie rockish della band madre. fase di incisione - non è cosa da poco. dell’album infatti non si può non citare casi illustri: che un altro patrimonio cui attingere e non certo Insomma, è una musica che gioca su un piano molto (6.4/10) i Portishead di Third, per esempio, per la citata da meno se esso si chiama cinquant’anni di R’n’R più subdolo, dove la voce di Reed è sempre mano- Stefano Solventi volontà d’asciugare all’osso e per la presenza di bra- americano; lascito facilmente riscontrabile nelle hit messa da filtri e stravaganze di ogni genere. ni ombrello come Minors (bei richiami soundtrack, garage Hey Una e Frustra- E’ difficile trovare qualcosa di più azzeccato per so- Wisp - The Shimmering Hour ovvi omaggi morriconiani) e Charteroak Foundation tion Rock. Così, miscelate norizzare gli alieni artworks con cui lo stesso Shawn (Rephlex, Apr 2009) (semplicemente un brano post-rock, e sappiamo sapientemente impulsi- Reed addobba tutte le uscite per la sua Night Peo- Ge n e r e : Am b i e n t , IDM, b r o k e n b e a t s tutti il rifiuto da parte di McEntire e soci di questa vità yankee e nevrosi da ple: omini di ogni fattura, strani paesaggi onirici, che Per chi compra Rephlex - e per chi pensa che la definizione), autentici collanti trans generazionali di vecchio continente, i pez- sembrano il frutto di un Escher sotto acido, colori label abbia già dato - sa già di cosa sto parlando. una band di lungo corso, l’ennesima conferma della zi si susseguono scorre- radioattivi… Dream il primo disco della coppia, L’ultimo arrivato Wisp propone un mix di drill com- caratura di un grande marchio. volmente, tra improvvi- pubblicato in vinile per Not Not Fun, accentua se plicati, ambient e landscape sci fi in forte omaggio a Di contro, Beacons Of Ancestorship non è ca- sazioni cacofoniche (CVS possibile ancora di più il lato cheap delle sonorità, Aphex Twin, Mu-Ziq, Squarepusher e un pizzico di polavoro che ci si aspetterebbe: sono troppi gli sfor- Card) e momenti assai che in molti casi sono a due passi dal commodore Venetian Snares. A distinguere il ragazzo newyor- zi di mimesi volti a cancellare le tracce di pinkfloydi- agitati che si alternano a episodi più sfumati, come 64, da qui tutta un’estetica vintage che si articola chese, interviene un pizzico di rullante drum’n’bass smo presenti in It’s All Around You. Troppa la nell’interessante spunto di Building Burning, proposta lungo le quattro tracce. L’iniziale Cult Electric Annihi- in chiaro, stile che del resto sta tornando. Svelato consapevolezza e la media taratura delle tracce per in due versioni consecutive, la prima narcolettica e lation è il brano che più di tutti conserva ancora ciò, è il solito disco della label, pur con quei bassi elevare il lavoro a livello dei classici. Dove allora c’era dormiente, la seconda schizoide e sferragliante. Il qualcosa dei Raccoo-oo-oon, salvo liquefarsi come che ancora ammaliano, pure con quella cura dei det- l’estasi dei nuovi membri, degli stili da amalgamare e tutto è cucito e tenuto insieme da un serie di skit un cadavere sotto acido al suono della tastierina in- tagli che appunto, proprio loro, forse è il caso che del miracolo groove che ne usciva, ora c’è consape- surfeggianti che ricorrono ogni due o tre pezzi, qua- fetta. vengano meno per drizzarci le orecchie. volezza nel serrare i ranghi e un ritmo-brivido senza si ad accompagnare il cammino dall’inizio alla fine Quest’ultima poi nelle altre tracce straripa e inonda (6/10) scossoni. Prevedibile lo è sempre stato e infatti non del disco. Senza dubbio un degno compenso per la tutto come un distillato di plutonio uscito da una Edoardo Bridda è il mestiere il problema, nemmeno la sincerità. Ver- lunga attesa che ha caratterizzato questa uscita. scora radioattiva. A fare paragoni si potrebbero rebbe da masticare banalità come “tornare indietro (7/10) prendere i Suicide citati da Not Not Fun e ral- - All Reflections Drained è impossibile”. Del resto è innegabile: i Tortoise non Andrea Napoli lentarli, inacidirli, zombificarli, oppure rinchiudere i (Hydra Head, Giu 2009) sono mai stati giovani e, fortunatamente per loro, il Neu in una prigione-fogna per un migliaio di anni. Ge n e r e : b l a c k m e t a l cuore non è mai c’entrato. Per fortuna, ma fino a un Wet Hair - Dream (Not Not Fun, Mag Insomma, una roba molto compressa e implosa, an- Un eco distante riverberato, ma sempre maligno. certo punto. 2009) corché ritmica. Il nuovo Xasthur lascia (6.5/10) Ge n e r e : e l e t t r o w e i r d (7.5/10) dal principio interdetti: Edoardo Bridda I Raccoo-oo-oon non fanno in tempo a chiu- Antonello Comunale lentezza doom, chitarre dere le trasmissioni, che i rimpiazzi sono già pronti. quasi assenti, predomi- Tyvek - Self Titled (Siltbreeze Anche se proprio di rimpiazzo non si tratta, quanto Willem Maker - New Moon Hand nanza di tastiere. Pare Records, Mag 2009) piuttosto di un progetto collaterale di Shawn Reed (Big Legal Mess, Mag 2009) proprio che nel pieno Ge n e r e : g a r a g e p o s t -p u n k e Ryan Garbes, che ora si prende tutte le luci dei Ge n e r e : f o l k b l u e s del trend dello shoegaze Dopo un folta serie di singoli, arriva finalmente al riflettori su di se. Sotto la sigla Wet Hair i due Secondo album per questo ragazzo dell’Alabama, black metal (di cui lui è debutto su lunga distanza il quintetto di Detroit il avevano iniziato a pubblicare cassette sulla label voce cavernosa e febbrile al servizio di un folk ir- stato uno degli iniziatori), cui nome campeggia già da un annetto in pressoché casalinga del primo, Night People, concentrandosi rorato di blues e rock, tremolante di delirio Mike il losangelino faccia un passo indietro abbassando tutti gli articoli riguardanti il “nuovo punk” america- contestualmente su una crescente attività live. Il Scott e visioni John Martin, appassionato e rug- toni e bpm. Ne esce un lo-fi black metal atmosfe- no, e lo fa assemblando un mosaico di sedici tasselli risultato finale è abbastanza diverso da quello dei ginoso come un Will Oldham morso dalla taran- rico, evocativo e malinconico (soprattutto la lunga fedeli ai contorni tratteggiati nei sopracitati 7 pollici. Raccoo-oo-oon. Per la maggior parte dei brani c’è tola Creedence Clearwater Revival (sentite- Masquerade of Incision) che pare uscito da un demo Rimangono dunque le ritmiche elementari e sbilen- una drum machine che insieme ad una tastierina vi White Ladye e Stars Fell On). di . Un ritorno al passato che convince va- che, le chitarre secche e scheletriche, le linee vocali cheap da quattro soldi, concorre a disegnare atmo- Tra i meriti principali c’è la convinzione, quello stare riando un canone già sufficentemente usurato. stonate e ubriache, le stecche e gli errori esecutivi sfere naive, giocose e molto oniriche, morbidamen- a cavallo della contemporaneità pur sotto un front (7/10) volutamente non corretti, come nella migliore tra- te languide. Altre volte il suono della batteria dal porch elettrico da del terzo millennio. Nicolas Campagnari

90 / recensioni recensioni / 91 Libri

Joe Harvard - The Velvet Underground and Nico (No Reply) Renzo Stefanel - Anima latina/Lucio BAttisti (No reply) Traduzione di un’altra delle pregevoli edizioni 33 1/3 della Continuum Books, The Dopo il recente Ma c’è qualcosa che non scordo (Arcana, 2007) dedicato agli anni con Mo- Velvet Underground and Nico (volume uscito in origine nel 2004) affronta la sto- gol, l’ottimo Renzo Stefanel dedica un intero volume della collana Tracks di No Reply a un ria di uno dei più influenti album rock mai pubblicati. Come album fondamentale per la discografia battistiana. Oggi la modernità musicale e l’influenza di consueto, la collana ripresa dalla benemerita casa editri- che l’autore laziale ha avuto nel panorama musicale successivo sono innegabili. Non a caso ce No Reply in Tracks affronta la storia di un disco, conte- molta della musica che gira intorno di questi tempi è derivata stualizzandolo nei suoi vari aspetti e facendone raccontare dalla sua, quel mescolare, all’interno della forma canzone, italianità la storia da un addetto ai lavori, in questo caso il critico e sonorità angloamericane pop rock dei Sessanta e Settanta. A musicale nonché musicista e produttore Joe Harvard. fine volume ci sono non a caso alcune testimonianze in merito da Con puntualità e passione Harvard ripercorre, dopo un’in- parte di fan appassionati (Dente, Dariella-Amari, Fabio Dondelli- tro in cui chiarisce il suo debito nei confronti dell’opera in Annie Hall e Claudio Cavallaro-Granturismo). questione, la genesi del disco d’esordio dei Velvet, parten- Anima latina (1974) segna uno spartiacque importante nella pro- do dall’ambiente in cui è venuta a maturare, dalle due figu- duzione di Battisti e un punto di non ritorno musicale. Troppo re cardine Lou Reed e John Cale e dal loro incontro stretti erano le coordinate in cui era stato/si era confinato negli decisivo con il deus ex machina Andy Warhol. Punteg- anni precedenti, per non tentare di evaderne. Stefanel attraver- giato da note chiarificatrici relative ad estratti di interviste so racconti e interviste traccia un appassionato viaggio intorno e pareri, l’ottimo autore ripercorre pezzo dopo pezzo le all’uomo, al musicista, ai numerosi collaboratori, all’amico Mogol e 11 canzoni, con piglio lucido e nel contempo appassionato, al loro misterioso viaggio in Brasile, da cui partì e si sviluppò l’idea rendendone assai godibile la lettura. Tra storie e aneddoti, del disco. riviviamo la New York dell’epoca e il suo contesto musica- Il cardine del volume è costituito dalle interviste e dalle ricostru- le e artistico. zioni accurate pezzo per pezzo, dalle scoperte a posteriori (il di- Vengono commentate le conseguenze disastrose della sco doveva essere doppio, per dirne una) essendo Battisti come si sfortunata vicenda legata all’uscita del disco e alla sua man- sa molto schivo. Seguendone la tracklist, troviamo notazioni tecni- cata promozione sul mercato discografico. Si resta sempre che, curiosità e rivelazioni di prima mano da parte di chi l’album ha colpiti dal fatto che uno degli album che maggiormente contribuito a costruirlo nota per nota, controversie e dissidi con ha influenzato così tanti musicisti ed addetti ai lavori negli il suo paroliere, che non apprezzava il missaggio a basso volume anni successivi alla sua pubblicazione, grazie a un passapa- della voce nel disco, elemento così moderno invece visto con gli rola appassionato e poi alla sua riscoperta, abbia avuto alla sua epoca, per una serie di occhi della nostra contemporaneità. E segno del progressivo allontanamento dei due che sfortunate concause, e soprattutto per il portato rivoluzionario ben al di là della sua verrà di lì a non molto. epoca, una visibilità così al minimo. Per dirla con Brian Eno, “soltanto cento persone Stefanel ordisce così intorno al disco una sinfonia di voci anche contrastanti tra loro, che acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quei cento oggi o è un converge verso l’intento di svelare appieno il senso di un’opera, un concept album, che critico musicale o è un musicista rock”. Altri tempi, viene da riflettere, durante i quali i suonava così alieno rispetto al contesto della canzone italiana dell’epoca. canali promozionali underground avevano un impatto inesistente sulla comunicazione. Teresa Greco E’ comunque fuor di dubbio che sia il gruppo e che il disco erano sin troppo avanti per la sua epoca e per di più per una major che li pubblicava. Il libro di Harvard ha dalla sua il merito di lasciarsi leggere con fluidità grazie a una agi- lità di fondo, ben resa nella versione italiana e alla varietà delle sue fonti. Teresa Greco

92 / recensioni recensioni / 93 l’elettronica ha senz’altro rappre- live report sentato un elemento predomi- nante nella scelta degli artisti di quest’anno. L’elettronica in tutte le sue forme, dalle elaborazioni scha- effneriane della francese Béran- gere Maximin, di cui abbiamo potuto apprezzare la grande te- atralità, all’interesse per la ripeti- zione e la stratificazione che con- traddistingue lo stile del nostrano Giuseppe Ielasi, il quale ha confermato la fondatezza dell’in- teresse che gli riserviamo da qual- che anno su queste pagine. Non solo, però, l’elettronica “pura”, ma anche le esperienze ibride hanno Live – Angelica 2009 19° anno – cerca”. Un’offerta musicale da cui poter attingere avuto il loro spazio d’espressione: i Momento Maggio (6-23 Maggio – a piacimento e secondo la disponibilità di tempo giocattoli dello statunitense Id M Teatro San Leonardo, Bologna) e voglia: quasi impossibile seguire tutti i momenti Theft Able, i flauti di Manuel Nonostante le difficoltà economiche e il ruolo an- di questa edizione (che oltre ai concerti prevedeva Zurria, l’ensemble di Duncan, cora fortemente marginale, nelle realtà cittadine, anche i classici incontri con alcuni artisti), a meno di hanno incrociato da punti di vista della musica contemporanea di ricerca (la “musica dedicare, con grande devozione, un mese intero ai diversi i suoni elettronici, dando di oggi e di domani” come la definisce Massimo soli eventi di Angelica. vita a paesaggi sonori inediti ed in- Simonini), l’esperienza di Angelica continua con Non ci siamo, ovviamente, persi d’animo, riuscendo triganti. grande determinazione. Come dire: si piega, ma non a collezionare un buon 60% di presenze (molto me- Anche la violinista italo-canadese si spezza. E continua a trasformarsi. Quello che pri- glio di Iva Zanicchi al Parlamento Europeo), a volte Silvia Mandolini (che abbiamo ma era un Festival oggi è sempre più una realtà in selezionandole, altre dovendovi rinunciare per gli intervistato nella rubrica I “Cosid- movimento, che prova ogni anno a cambiare forma.. imprevisti che la vita riserva. detti” Contemporanei), presen- per essere sempre la stessa. La scelta di svolgere tutti i concerti al Teatro San tatasi sul palco del San Leonardo Nel mese del suo diciannovesimo compleanno Leonardo, che è da sempre la “casa” di Angelica, ha con un programma per violino (quel Maggio che, da sempre, ha rappresentato un conferito al ciclo di concerti un’atmosfera di grande solo tutto dedicato ai “contempo- appuntamento fisso con il suo pubblico), Angelica familiarità. L’ambiente ristretto del piccolo teatro di ranei” italiani (Maderna, Dona- cambia volto, abbandonando l’idea dei grandi eventi via San Vitale, ha senz’altro giovato all’intimità che toni, Francesconi, Teatini) john duncan ad Angelica 2009 e optando per una maggiore promiscuità di generi la maggior parte delle performance richiedevano. ha voluto dare il proprio omaggio e stili. A partire dall’apertura di questo Momento Maggio alla musica elettronica eseguen- Un programma esteso a tutto il mese, con ben di- 2009, dedicata ad un’installazione sonora concepita avrebbe occupato la sua musica. Il tentativo di tra- do per la prima volta in assoluto Sil di Giorgio ciassette concerti in cartellone (se si eccettua il da Maryanne Amacher appositamente per il durre il minimalismo elettronico della sua opera Magnanensi (presente in sala) per violino e live ciclo di performance di Lawrence “Butch” San Leonardo, Animation Of Sound Charac- Phantom Broadcast in una partitura strumen- electronics. Una performance che ha rivelato tutta Morris, di fatto un evento a se stante, e la sera- ters In San Leonardo. La Amacher, in due diversi tale è sembrato riuscire in pieno: un’ora di lunghis- la sensibilità della violinista, raccogliendo tantissimi ta dedicata al Festival Iceberg Musica), distribuiti momenti della giornata, ha eseguito altrettanti espe- simi drone puntellati dalle percussioni, che Duncan applausi, a dispetto delle “difficili” scelte dei brani. nell’arco di undici serate, durante le quali si sono rimenti sulla spazialità sonora, diffondendo i suoni in si è limitato ad organizzare e dirigere dal podio. Un Non altrettanto coinvolgente è apparsa la “giova- alternati mondi apparentemente così distanti tra maniera non convenzionale, di modo che la direzio- ruolo inedito, quello di direttore, per uno come lui, ne” Bologna Improvisers Orchestra , che loro (come la “classica” contemporanea, la musica nalità potesse interagire con gli ascoltatori, ai quali abituato a creare suoni piegato su una macchina o insieme a Tristan Honsinger ha rappresentato elettro-acustica, l’improvvisazione radicale e l’elet- era suggerito di muoversi nello spazio (organizzato un laptop. Ad accompagnarlo, gli svizzeri dell’En- il lato più radicale dell’improvvisazione, esibendosi tronica) ma tutti accomunati dal desiderio di speri- a mo’ di bar, con tanto di tavolini e sedie disposte in semble Phoenix Basel, che nella prima parte per quasi due ore (!). L’immagine dei dieci spettatori mentare nuovi linguaggi e abbattere le convenzioni forma circolare attorno ad essi, preparando il pub- della stessa serata, avevano eseguito Okanagon rimasti fino alla fine, la dice lunga su quanto le idee musicali. Di “Un programma aperto” ha parlato il blico, sin dal principio, ad un atteggiamento diverso di Giacinto Scelsi e due composizioni di Alex libertarie degli otto musicisti siano riuscite a calami- direttore artistico Simonini “che prende la forma di rispetto all’ascolto frontale). Tra il pubblico, John Buess. tare l’interesse del pubblico. una programmazione, e che accoglie al suo interno Duncan ascoltava concentrato i gesti sonori della Nonostante la varietà di generi musicali, che ha Poco interessante e, soprattutto, prolissa, si è di- (quasi) tutte le forme musicali che contengono ri- Amacher. Studia lo spazio che, qualche giorno dopo caratterizzato questa edizione appena trascorsa, mostrata anche l’attesa performance di Pamelia

94 / recensioni recensioni / 95 Kurstin che, dopo aver incantato i presenti con e di cuffie antirumore indossate in una sala comple- Pezzi vecchi e nuovi vengono riadattati o stravol- le sue tecniche di stratificazione estemporanea me- tamente deserta. Prima che scatti l’immaginazione: ti (Paper Lover), col rischio di smarrire tra le pie- diante l’utilizzo del theremin in combinazione con pare che la folkster abbia avuto dei reali problemi ghe del rock la cifra essenziale della musicista del dei delay , non ha fatto altro per tutto il concerto, d’udito, aggravatisi nell’ultimo mese. Massachussets. Il risultato complessivo è comunque diluendo smisuratamente le ottime idee di partenza. Ma andiamo con ordine. Ad aprire il concerto è la positivo e l’aggiunta di chitarra elettrica e sezione Il caldo ha fatto la sua parte, rendendo difficoltosa più giovane e acerba Marissa, la stessa che, lo scorso ritmica amplifica l’appeal di pezzi già di per sè note- all’ascolto anche una performance divertente come anno, di spalla ai Charalambides, intonava una voli (Mexican Summer, Dying Breed). In chiusura c’è quella di Vincenzo Vasi, virtuoso “attore” della timida versione di I’m On Fire. Mìse folk da banca- ancora spazio per una cover di Neil Young (Oh voce, che ha rivisitato in maniera del tutto parti- rella globale e incondizionata devozione al passato Lonesome Me) e per un’intensa Mistress strappa ap- colare, una serie di canzoni italiane (dagli Stormy ne ostacolavano già allora l’ascesa all’empireo, ma plausi. Six a Battiato, da Mina a Bruno Lauzi) ac- di certo non sono bastati a relegarla nelle retrovie. Dopo una pausa rientriamo in sala in attesa di Jo- compagnato dall’eclettico tastierista Giorgio Pa- L’avvenuta maturazione si nota fin da subito: le rie- sephine, che arriva in ritardo. Un nutrito gruppo di coring. sce facile ipnotizzare il pubblico, forte di una grazia persone ha spostato le sedie sotto al palco, qualcu- Nessun rimpianto per esserci persi Andrea Re- virginale e di un songwriting etereo e diretto. no se n’è andato e l’età media del pubblico sembra baudengo (che abbiamo avuto modo di apprezza- I primi minuti di set sono per sola voce e chitarra improvvisamente lievitata. La chanteuse siede al pia- re in varie occasioni) Ab Baars (una vecchia co- acustica, a riverberare per tutta la sala e ad alzare no fiera e svagata. Una vena di follia le solca il viso noscenza di Angelica) Alfonso Alberti e Sven il sipario su un’Arcadia da cameretta, in un mix di a metà. Johansson. Ma che pena aver dovuto rinunciare al fotogrammi tra Francesca Woodman e Julia Marga- All’improvviso si apre un varco temporale che con- ventesimo anniversario degli Ex, arrivati a Bologna ret Cameron; poi entra la band (in cui spicca la pre- duce dritti all’abbazia di St. Albans, negli ingranaggi insieme all’etiope Getatchew Mekuria! Quan- senza di Jonas Haskins, un tempo negli Earth, dell’orologio di Richard di Wallingford: salgono sul do ci si mette il destino, c’è poco da fare.. al basso) e l’approccio cambia: si scivola giù da una palco Alex Neilson (recentemente in tour con i Daniele Follero buona metà dei nove cieli del paradiso per assiste- Current 93) e Victor Herrero, per ricreare il re ad un concerto più terreno e tradizionale, tra lussuoso tappeto ritmico e la contemporaneità sen- Black Dice e Mazzy Star, tra l’America suale delle chitarre di This Coming Gladness. Cl u b : In i t , Ro m a (29 a p r i l e ) straconosciuta e quella ancora personale e arcana Ad attirare l’attenzione è Neilson, genio precoce Si rinuncia ad una poesia – quella della semifinale black dice della Giunone di . dal volto emaciato, che spacca in infinitesime parti il tutta british di Champions League tra lo United e i gunners – per un’altra poesia, aspra e contorta: di entrarci nel loop. Se scatta – e per chi scrive, quella di tre nerd americani che hanno e stanno ri- è scattato – allora si parteciperà ad un sabba psy- scrivendo il primitivismo digitale negli anni 00. Poe- ch instancabile e sfiancante che porterà al limite sia fisicamente dolorosa, urticante come i livelli del dell’alterazione di coscienza. Altrimenti non resterà suono di un live che è un flusso unico di macerie che assistere inebetiti alla prova di forza dei tre per post-urbane, accumulo apparentemente free-form una quantità variabile di tempo, prima di allontanarsi di detriti musicali post-industriali. se non indifferenti (non si può essere indifferenti ai Salgono sul palco senza troppe cerimonie Aaron BD) per lo meno poco partecipi. Warren e i fratelli Copeland; e senza altrettanti Che dire se non che questi tre drop out bianchi convenevoli attaccano con loop vertiginosi di synth hanno il groove – seppur sepolto sotto strati e stra- a manetta. L’apparato è scarno: una chitarra giusto ti di rumore – e la capacità, intransigente, di andare per ricordare le origini; due percussioni maltrattate dritti per la loro strada? in modalità tribale ogni tanto; qualche video collage Stefano Pifferi a far da contorno. Su tutto però ampli al massimo del potenziale e ondate di suono che va e viene. Josephine Foster/ Dal muro di suono che fuoriesce dalle casse del lo- Cl u b : In i t , Ro m a (14 m a gg i o ) cale è chiaro da subito che i tre sono decisi a non Assistere ad una serata come questa è un piccolo fare prigionieri e se ne fottono assai se tra i presenti evento per chi ama il folk: la posa cantautorale del- si riproporrà, al solito, la più netta delle divisioni: la Nadler e quella antica di Josephine Foster ben tra quelli che saranno rapiti dal flusso montante rappresentano l’ampio spettro di possibilità che il di scorie radioattive e quelli cui il concentrato di genere può offrire, soprattutto nella variante psych- noise psicotropo scivolerà addosso senza lasciare rock. apparenti segni. Ormai è risaputo: è una questio- Iniziamo subito con un curioso aneddoto su Jose- josephine foster ne di loop, l’assistere ad un live di Black Dice. Anzi, phine: si è vociferato di un soundcheck lunghissimo

96 / recensioni recensioni / 97 su disco: melodie primi Sessanta con l’aggiunta di stadio e i soliti fan con magliette di rigore, soprat- tastierina, jingle jangle e twang all’occorrenza, bat- tutto dei Blues Explosion. Come dire che i Boss teria in stile Maureen Tucker e microfono con eco Hog sono una scusa perfetta per riprendere contat- leggero. Si capisce immediatamente che il mood di- to con Mr. Jon Spencer e intanto dare un’occhiatina pende proprio da quest’ultimo accorgimento: è il alla Martinez sua consorte. E ancora. Che il blues e crooning in resound di JB Townsend a catalizzare i suoi “derivati” aggregano trasversalmente un pub- la magia, un canto che dici Black Angels (die- blico difficilmente etichettabile, tra “chitarrose” te- tro Spacemen 3), pensi Ian Curtis e la mente ste da Novanta e schegge brizzolate di classic rock t’attacca subito dopo i Blank Dogs. Gli amati e e marijuana. Alla fine un buon antidoto ai soliti cool odiati cagnacci, fenomeno indie dentro l’indie hype hunters con cui spesso ci si trova a convivere. del momento, che completa la triade “non è niente Aprono le danze tre giovani impiegate del catasto di originale”, come dicono i soliti bollocks in sala. che rispondono al nome di Micragirls. Finlandesi Cogliere l’essenza del concerto equivale a rivive- nel passaporto e pure nello stile, visto l’entusiasmo re il quantum leap temporale ricreato dalla band e misurato che filtra dall’aplomb nordico, le nostre rileggere i profumi e gli odori di una grande transi- rockers virginali si impegnano in un rockabilly misto zione. Quel qualcosa d’eccezionale che accadde nel a surf e garage. Roba grezza, disciplinata, ortodossa, mondo quando i Cinquanta salutarono per sempre ma ben suonata. Qualche ruvidezza di batteria, ta- il pianeta e i fuochi della rivoluzione cominciarono stiera e chitarra elettrica è tutto quello che si può ad alzarsi. Quando il post war dream entrava in palla chiedere a queste Rough Bunnies sotto anfetamina. e li, ancora Stone e la celluloide, immortalavano il Per un’esibizione che assolve al compito affidatole: giovane Morrison proprio su quella spiaggia. preparare il campo ai Boss Hog e “branzinare” a Il sangue, le energie, l’abbandono alla creatività: i dovere il pubblico. Crystal Stilts suonano con questo preciso stato di Ce n’era bisogno? Diciamo di no. Anche perché con grazia nel cuore e lo sanno benissimo. Lo si capisce gli headliner sul palco è praticamente impossibile da come tengono gli strumenti e soprattutto l’asta restare nelle prime file senza soffrire. Temperatura crystal stilts del microfono. Ti domandi dov’è la sensualità in tut- altissima e presenze numerose rendono roventi i to questo - un qualsiasi gruppo sixties ne avrebbe venti minuti in cui riusciamo a resistere prima di da vendere in questi casi - ed è proprio questa la defluire inevitabilmente verso l’uscita. Dove ci po- tempo, fino a renderlo un mantello agogico di piatti Crystal Stilts differenza: invece d’essere sinuosi e sessuali, i Nostri sizioniamo per il resto del concerto. Nonostante e ride tale da rinverdire l’eco delle Ocean Songs Cl u b : Ha n a Bi, Ra v e n n a (19 m a gg i o ) si presentano come ragazzi ordinari, scoordinati e tutto, la band marcia a pieno regime. Spencer è il dei Dirty Three. Herrero d’altro canto non va Con gli attesi newyorchesi, l’Hana-Bi inaugura le se- curvi sugli strumenti. Nella loro musica tutto ciò si solito automa impeccabile concentrato sulla chitar- sottovalutato: la cura del riverbero è delle più sottili rate Steve McQueen: concerti gratuiti, birra stan- traduce in una certa impersonalità che del resto è ra elettrica. La Martinez rimane dignitosa fino a fine e la mano sembra muovere un theremin, più che dard a 4 euri, grigliate che dicono costose e non funzionale al peculiare approccio anestetico e sero- concerto, calata nel ruolo con i suoi pantaloni di una seicorde. imperdibili e orari come una volta. Prestissimo. Le toninico dei cinque. pelle nera. I tempi delle copertine “naked” e un po’ E infine lo sguardo non può che tornare su Jose- casse e gli amplificatori si spengono infatti a mez- La performance dura oramai il classico minutaggio furbette sono ormai lontani e Cristina ora somiglia phine, vanitosa, elegante, con la voce girata a fare zanotte per combattere l’alcolismo notturno o per da indie band, un ora e un quarto. In mezzo, per più a una madre di famiglia rassicurante e premu- il verso al trovadorato in una veste austera e al spingerlo più in la, verso le disco-qualcosa del cen- l’extra suonato, c’è il siparietto del tastierista, vero rosa che a un sex symbol. Ma la sostanza rimane la contempo civettuola. La solenne delicatezza di The tro. Ed è un bene tutto ciò, specie per chi arriva da comunicatore della serata: si divertirà a intonare stessa. Per lei, come per il resto del gruppo. Che per Garden Of Earthly Delight, la stralunata grazia di All I lontano. Il concerto inizia alle nove e tre quarti di pochi istanti di Louie Louie con la band a seguirlo, in un’ora e venti sferraglia e mena fendenti quasi senza Wanted Was The Moon e l’audacia scomposta della una serata spettacolare: la musica, il vento, lo psych uno sdrammatizzare un po’ piacione e senza neces- tirare il fiato, grazie anche a una Hollis Queens “me- travolgente Lullaby To All vengono infilate una dietro gentile dei Crystal Stilts non potrebbero combinar- sità. Riusciranno i nostri eroi a mantenersi candidi tronomica” alla sezione ritmica e a un Mark Boyce l’altra con disinvolta maestria. La formazione a tre si meglio. Ed è come stare in compagnia di Jim e Pam e intensi? devastante alle tastiere. d’altronde offre un salvagente a un’esecuzione che, davanti a un falò su una spiaggia di Venice Beach con Edoardo Bridda “Professionalità” è la parola che sovviene alla fine se limitata alla sola voce e chitarra, avrebbe rischia- Oliver Stone dietro la macchina da presa. Perché li, dei giochi. Quasi d’altri tempi, verrebbe da dire. to di appiattirsi nel manierismo. a mo’ di prequel ruffiano tanto di moda, “tutto inizia Boss Hog/Micragirls Fabrizio Zampighi A chiusura concerto: giudizi contrastanti su Jose- e tutto ritorna”. Cl u b : Lo c o m o t i v , Bo l o g n a (22 m a gg i o ) phine, allineati su Marissa. La prima si ama o si odia, Si fa sul serio con le suggestioni stasera e la mag- Al nostro arrivo le attenzioni dei Boss Hog sono come tutte le grandi interpreti. Per la seconda vale gior preoccupazione, almeno inizialmente, è che si tutte per delle orride pizze take away. Ne approfit- l’empatia. perda qualche sfumatura nel passaggio dal disco al tiamo per guardare oltre il decongelato ed eccoci Francesca Marongiu live act. I ragazzi rispondono con un sound grosso- qui: qualche frequentatore abituale, cinquantenni in modo identico a quello delle amiche Vivian Girls libera uscita, signorine sciccose, finti nerd all’ultimo

98 / recensioni recensioni / 99 WE ARE DEMO #37 Starframes - Street Politics Napoli, sei guaglioni, rock’n’roll. Dal 2004 covano fregole garage e wave, psych e punk, brit e power-pop. E si sente. Questo Street Politics è I migliori demo giunti nelle nostre cassette postali. Assaggiati, soppesati, vagliati, giudicati un dbeutto e un frutto succoso, c’è polpa e c’è voglia di metterla sul dai vostri devoluti redattori di S&A. Testo: Stefano Solventi, Fabrizio Zampighi. piatto ché il momento buono di gustarla è ora. Chitarre che spingono senza riguardo, che incrociano ruggini piuttosto acide oppure mor- bidamente impegnate a pettinare ballads visionarie, il petto sempre pieno di quella cosa che ti fa stare dritto e ficcare lo sguardo nel cuo- re in subbuglio delle cose, cantandone per come si può - con lirismo selvatico nella voce - la propria versione. Certo, gli capita di crogiolarsi un po’ troppo in certi guazzabugli Verve più espedienti che altro, ma il piglio con cui si disimpegnano Kinks, Dylan e Dream Syndicate, l’avventatezza Lydon prestata alle cavalcate Gun Club e ai lirici turgori Guided By Voices, il coraggio di ibridare Thin White Rope e Ultravox! oppure The Who, Beatles e Small Faces sono segni Domus De Janas - Demo 2009 Per ricavarne sostanze tossiche a basso costo ma ad inequivocabili di un’attitudine che è puro carburante rock. (Autoprodotto, Mag 2009) alto rendimento. (7.2/10) Ge n e r e : f o l k p r o g (6.8/10) Stefano Solventi Nascono come un duo folk, i Domus De Janas da Fabrizio Zampighi Verona, ma in un lustro sono diventati un ottetto, archi e fiati, mandolini e chiatrre, percussioni e ov- Gruppo E3 - Il . di partenza viamente voci, in primis quella assieme pensosa e (Autoprodotto, Giu 2009) terrigna di Lara. Si disimpegnano tra folk di stam- Ge n e r e : r e a d i n g r o c k po bretone talora aureolato prog - un po’ come Da una parte le composizioni poetiche di Lucio Pa- Lalucecontro - Odissey EP pa. Per farlo confeziona dodici tracce wyattiane fino dei Fairport con qualche fregola Jethro Tull (si cifico, non a caso poeta. Più o meno dalla stessa par- (Autoprodotto, Apr 2009) al midollo comprimendo al loro interno violoncelli, senta Pescatori di streghe) - ma perlopiù traditional, te, l’accompagnamento musicale (un quintetto alle Ge n e r e : j a z z r o c k chitarre liquide e voci lubrificate. Alla lunga il tutto venato di un certo impegno che fa inclinare il tut- prese con chitarre, percussioni, pianoforte, moog, Esordiscono con l’ep Odissey questi quattro ragaz- suona un po’ troppo monocorde nei toni, ma le fon- to verso il combat, anche se la trama si mantiene elettroniche, roland, theremin...) segue l’intensità zi milanesi che a sentirli diresti piovere da una realtà damenta sono solide, la scrittura lineare e il gusto ben più densa, intensa e preziosa di certe facilonerie stralunata del reading di Lucio sintonizzandosi sulle parallela dove tempo e musica scorrono con diversi melodico apprezzabile. Modena City Ramblers (si ascolti Lotta). stesse frequenze (ad esempio in Freddoscopare) op- ritmi e così i cicli, le mode, gli stili. Chitarra, basso, (6.5/10) Non sempre le intuizioni e la tensione tengono il pure oppnendogli una calda, insidiosa compensazio- batteria e sax alle prese con un funk-soul morbida- Fabrizio Zampighi passo, affiorano passaggi più risaputi, quasi accade- ne. Ed ecco il Gruppo E3 col suo shock divertente e mente jazzato e asperso rock, carezzevole e arguto, mici se non retorici (Libera). Ma il gioco che hanno snervante, un viaggio dentro ossessioni contempo- dinamico e sinuoso, capace altresì di allestire groove Uross - Fatto in casa scelto di giocare non è certo di quelli facili. In bocca ranee mordendo i polpacci dell’inadeguatezza sen- non esenti da mistero. Li diresti in bilico tra devo- (Autoprodotto, Giu 2009) al lupo. soriale, della difficoltà a comprendere e compren- zione Groover Washington e frenesia estatica Ge n e r e : r o c k d’a u t o r e (6.4/10) dersi “in questa terra malata di noi”. , per non dire dello speziato misti- Sembrano i Ramones del primo disco nella foto di Stefano Solventi C’è la tentazione di metterli sullo stesso piano dei cismo del primo Santana. Una calligrafia talmente copertina. In realtà l’immaginario chiamato in causa Massimo Volume, degli Offlaga o del Brizzi desueta e ad un tempo bastevole di sé che mi ci dagli Uross non potrebbe essere più lontano, visto Gato De Marmo - Self Titled coi Frida X, però qui c’è un senso meno discogra- sono subito affezionato. che i Nostri si occupano di rock d’autore venato di (Autoprodotto, Giu 2009) fico e più da performance teatrale, quasi si avverte (6.6/10) inflorescenze folk-etniche. E lo fanno con un’imme- Ge n e r e : k r a u t r o c k il bisogno di dare un volto all’interprete/interpreta- Stefano Solventi diatezza mista a entusiasmo che è raro incontrare Si parte con un’Intro che sa di trip-hop espanso e zione, di incaricarsene situazionisticamente. Fato sta in ambiti stra-frequentati come i suddetti. Esigenze Beth Gibbons in loop, ma in realtà altri sono che Il . di partenza è un disco tanto bello quanto Persian Pelican - This Cats Wear creative che avvicinano il gruppo al dialetto sopra le i riferimenti di questi Gato De Marmo da Lecce. peculiare. Oltre che, appunto, un punto (fermo) di Skirts To Expiate Original Sin righe di Sckiarrabball come al banjo di Kanto del disin- Principalmente il kraut più muscolare e meno avan- partenza. (Autoprodotto, Giu 2009) cantato, agli aromi tex-mex di Godot come al blues- guardista. Ci si arrangia più che dignitosamente nei (7.1/10) Ge n e r e : r o c k rock di Briganti. Il valore aggiunto della formazione è quarantasei minuti del disco, tra suite lisergiche e Stefano Solventi Non sapevo di questa cosa dei gatti. Credevo che la scarsa aderenza a modelli estetici di genere pre- oppiacei in slow tempo, multistrati strumentali l’invenzione del peccato originale fosse una pre- confezionati, per privilegiare invece una personalità evanescenti e vocalizzi cosmici, montando talvolta rogativa degli uomini. E invece Andrea Pulcini, a volte eccessiva, ma sempre originale. impalcature prepotenti e variabili di scuola quasi aka Persian Pelican ci spiega come anche i nostri (6.9/10) Mars Volta. Insomma, heavy da tagliare con l’LSD. amici felini debbano espiare qualche, presunta, col- Fabrizio Zampighi

100 / recensioni recensioni / 101 Recentemente [SA 54, aprile 2009] abbiamo cercato di mappare il microcosmo- Madlib: uno degli artisti black più interessanti degli ultimi anni, certamente uno dei più ingombranti e decisivi. Il suo ultimo lavoro è un disco bello e importante, J Dilla vera chiusura di un cerchio, personale tributo all’altra colonna del black sound non allineato di questi anni: J Dilla. Quel disco, Vol. 5-6, e l’uscita per Rapster di due asciutte antologie celebrative sono il volano perfetto per ricordare in [aka Jay Dee] maniera altrettanto essenziale vita e musica di questo grandissimo artista

Un a v i t a ufficialmente fino al 2005 (per Counterflow). Dilla nasce Jay Dee e cioè James Dewitt Fiddler è una figura fondamentale, perché presenta Yancey nel 1974 a Detroit. La madre, Maureen (un Jay Dee a Q-Tip degli A Tribe Called Quest, rapporto il loro, forse inevitabilmente, bellissimo e ed è da questa conoscenza che si svilupperà tutta morboso), ha trascorsi da cantante lirica, il padre la carriera di produttore “per altri” del nostro. Da Beverly suona il basso in un gruppo jazz e canta in metà Novanta Jay diventa infatti uno dei vertici fis- un gruppo doo-wop. Fin dai primi mesi di vita James si di due collettivi produttivi, come si dice, seminali, mostra un’inclinazione per la musica che già nei pri- entrambi con Q-Tip di mezzo, entrambi smembra- mi anni diventerà esclusiva e ossessiva: i giocattoli tisi coi Duemila, gli Ummah, che gravitano proprio non gli interessano. Ascolta così e accumula e colle- attorno alla Tribe, e i , con gente del ziona dischi, studia da autodidatta vari strumenti, su calibro di , Common, Mos Def, tutti la batteria, comincia ad armeggiare con musi- Erykah Badu, Questlove e D’Angelo. Dee cassette, giradischi, registratori e microfoni: la stra- mantiene una posizione defilata, poco esposta, tan- da è segnata, totale nerdismo musicale. Nel 1989 to che spesso il suo nome non figura sui dischi, ma il la prima crew, i Senepod (dopeness al contrario), suo apporto è decisivo. Concentrato su un uso dei assieme a quei compagni di quartiere che nel ‘95 campioni inusuale, ritmi, accordi di piano, bassi, colpi diventeranno con lui gli Slum Village: T3 e Ba- di batteria, tutto strano, produce e remixa Phar- atin. Nel 1992 l’illuminazione sulla via di Damasco: cyde (la perla Runnin è del ‘95, e te lo dice chiaro e Hip-hop SOUL conosce il (giovane) veterano Amp Fiddler, che tondo pure nel testo, ma potrebbe essere stata fatta lo inizia alle arti della postazione sampler/drum ma- ieri e da Timbaland), Tribe e Q-Tip, De La Soul, chine della Akai, la mitica MPC60: è una rivoluzione, Common, Busta Rhymes (ogni suo disco vede, si apre il sipario. anche se occulto, lo zampino Jay Dee), Erykah Badu - Gabriele Marino James si chiude in casa e comincia a fare esperimen- (con cose come Didn’t cha Know, languido gelatino- ti. Riferimenti adolescenziali sparsi: Dj Premier, so miagoloso perfetto pezzo soul), Roots, Guru, Diamond D, il collettivo Native Tongues, Proof (assieme a Dee anche nell’effimera espe- su tutti. Tra i tantissimi che lo vanno a rienza dei 5 Elementz), lo stesso Fiddler. Il nostro trovare a casa, curiosi, anche Kariem Riggins e tocca anche punte high-commercial con Jamiro- Marshall Mathers: il futuro Eminem. Nel 1993 quai, Janet Jackson (il clamoroso appiccicoso Jay Dee, come adesso si fa chiamare, fonda il primo remix di Got Til Is Gone), Poe, 2Pac, ma a livello vero gruppo, 1st Down, un duo col concittadino economico i ritorni sono per lui modesti. al microfono. Esce un singolo autopro- Nel 2000 esce finalmente il primo disco ufficiale dotto, No Place to Go, e poi nel ‘95 un altro per la degli Slum, Fantastic Vol. 2 (GoodVibe). Il Vol. 1 PayDay, che però fallisce. Il duo si scioglie, ma i due era circolato molto e seguendo i giri giusti, ottimo continueranno a incrociarsi spesso. Nel ‘95 si fissa la biglietto da visita, Dee nel frattempo aveva avviato formazione Slum Village e grazie all’interessamento le sue frequentazioni importanti, e così su questo di Fiddler, che legge bene le capacità di Jay, i tre co- Vol. 2 finiscono col fare cameo D’Angelo, Common, minciano a registrare materiale. Il disco, Fan-Tas- Pete Rock, Jazzy Jeff, Q-Tip, Busta Rhymes, Que- Tic Vol. 1, è pronto nel ‘97, ma già da un anno stlove. Il disco rielabora materiale da quello prece- circola in bootleg, e finirà col non essere pubblicato dente, ma si nota subito una maggiore complessità

102 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 103 leg. La casa discografica gli propone allora un con- razione. Il 2005 è segnato da lunghi ricoveri, che ri- tratto da solista. Il disco è pronto nel 2003, inteso succhiano tempo ai suoi progetti e al suo lavoro per come showcase delle sue capacità di mc e prodotto altri (i soliti nomi ma anche M.E.D., Guilty Sim- principalmente da altri (Madlib, Pete Rock, Kan- pson, Ghostface Killah) e a fine anno è ormai ye West, Waajeed e altri), ma alla fine neppure costretto a muoversi e a fare le ultime apparizioni questo vedrà la luce ufficialmente, se non, col titolo pubbliche su una sedia a rotelle. Gli viene diagno- Pay Jay, come bootleg a inizio 2008. sticato il lupus, una malattia infiammatoria cronica Scottato da queste esperienze, Dilla si rifugia per del tessuto connettivo, anche questa praticamente sempre presso le indie, e pubblica nel 2003, per la incurabile (e per combattere la quale la madre Mau- già testata Groove Attack, un EP dal titolo Ruff reen creerà poi la “J Dilla Foundation”). Emergono Draft. Si tratta davvero di una brutta copia, o me- anche problemi di glucosio nel sangue, problemi ai glio di una bozza, di quanto di là da venire: la svolta reni, e al cuore, il sistema immunitario globalmente di Dilla autore-produttore. Ci allontaniamo sempre indebolito: Dilla è un rottame. E’ necessario il rico- più dal concetto di produzione come cosa finalizza- vero stabile in ospedale. ta al rapping (anche se il disco è rappato), col ma- La sua stanza diventa un mini-studio di registrazio- teriale che si è fatto più astratto, irregolare, sporco, ne, con via vai di amici vari e colleghi. Oltre che nella collagistico, sempre elegante però, perfettamente musica Jay cerca conforto nella Bibbia. Il giorno del rappresentato da quel capolavoro assoluto di visio- suo trentaduesimo compleanno, il 7 febbraio 2006, narietà sbilenca e futuristica che è Nothing Like This, esce per ST Donuts, completato nei mesi d’ospe- poi opportunamente ripreso, in una versione più dale, con la madre onnipresente, massima immagine gommosa, per il primo volume del collettivo Chro- epica, retorica e drammatica, a massaggiargli le dita me Children della Stones Throw (2006). Nel 2002 addormentate per consentirgli di lavorare al pc. Dil- intanto, Dilla ha cominciato una collaborazione a la muore tre giorni dopo, per arresto cardiaco, il distanza proprio col peso massimo della indie di 10 febbraio. Donuts e la morte al lavoro, come per Peanut Butter Wolf, colui che negli stessi anni, Carpal Tunnel di Derek Bailey. Il disco viene ac- in maniera assai diversa, si sta affermando come l’al- colto benissimo, inevitabilmente, per la botta emo- tro grandissimo produttore, Otis Jackson Jr. aka tiva. Ma è comunque, e come quasi sempre finora, Madlib. La collaborazione parte per curiosità, e un disco grandissimo, il suo terzo (ma è un ordine da stima reciproca, dovrebbe approdare a un pezzo cronologico) picco dopo Fantastic Vol. 2 e Welcome fatto a quattro mani o a un mini, e invece nel 2003 2 Detroit. Trentuno brevi, praticamente tutte sotto viene fuori per ST addirittura Champion Sound. Il i due minuti, schegge senza rapping, ma con tante disco è ottimo ma delude lo stesso, perché presenta voci campionate-trovate, e un menu di fonti aperto produzioni dell’uno con sopra il rapping dell’altro, e illuminante, dai 10cc a Shuggie Otis a Zappa e profondità delle produzioni: è il capolavoro degli per i dettagli (per quanto sia capace di produrre un nessuna vera fusione delle due menti e dei due mo- a Raymond Scott a Galt McDermot. Ultimo Slum e uno dei picchi precoci di Dee. Soprattut- pezzo in dieci minuti), presentando uno spostamen- dus produttivi. L’incontro epocale è solo sfiorato. segnale dell’evoluzione del suo suono, sbilanciato to, si definisce qui lo standard di un suono che è il to, che sarà poi sempre più marcato, verso materiali Dilla è ormai inseritissimo nel circuito che conta, si adesso tra crudezze suonate ed elettronica, figlio suo, e che dagli Slum esporterà in altri contesti, e anche propriamente elettronici, come testimonia accasa ST, l’indie label del momento, tantissimi arti- per altri artisti: quello che oggi chiamano soulful hip- la traccia B.B.E., omaggio all’etichetta e pezzo dal sti chiedono i suoi beat tapes, cd-r o mp3 con basi hop. Si spiega da sé. Sempre nel 2000 esce anche un mood psichedelico minaccioso che cita addirittura tra cui scegliere. E’ arrivato il momento del grande “tappabuchi Slum”, un EP a nome J-88 (questioni gli arpeggiatori vangelisiani. E’ questo il secondo pic- salto: uscire dalla “provincia”. Nonostante le condi- contrattuali) per la tedesca Groove Attack, con ma- co personale di Dilla. zioni di salute sempre in continuo peggioramento, teriali editi ed inediti. Nel 2001 Dee comincia a usa- Nel 2002 viene ufficializzato il distacco dagli Slum. decide di spostarsi nella capitale delle grandi produ- re il moniker J Dilla, per distinguersi dal produttore Nello stesso anno, di ritorno da una gig europea, zioni, Los Angeles, e qui dividerà casa con Common. Jermaine Dupri aka JD. E’ questo l’anno del de- Dilla si sente male ed è costretto a farsi portare in Nel 2005 Dilla fa parte della spedizione di dj e pro- butto solista, col singolo Fuck The Police, non così mi- ospedale. Gli viene così diagnosticata la TTP, o sin- ducer del progetto BrasilInTime della Mochilla naccioso come da titolo, che anticipa il long playing drome di Moschowitz, una rara malattia del sangue (il dvd relativo uscirà nel 2006). Le sue condizioni Welcome 2 Detroit, per la Barely Breaking Even, che causa microtrombosi, malattia sostanzialmente sono pessime, è visibilmente sottopeso, le gambe primo della fortunata serie Beat Generation (ad oggi incurabile e inesorabilmente invalidante. La notizia molli, del Brasile insomma potrà vedere giusto un chiusa dal King of the Wigflip di Madlib). Il di- non viene diffusa. Dilla produce il disco 48 Hours paio di negozi di dischi, e a fatica, ma è comunque sco conferma le peculiarità e la forza di Dilla, i suoi del duo Frank-n-Dank, che viene però rifiuta- contento come un bambino: la bossanova e l’uni- pruriti sperimentali, soprattutto la sua attenzione to dalla MCA e circolerà a lungo solo come boot- verso musicale latin sono una delle sue fonti di ispi-

104 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 105 diretto ed estremo della frammentarietà inaugurata sua estensione esagerata, quella di Dilla affianca alla sottovoce da , forse anche suggestionato quantità notevole e al carattere assai frastagliato la dal modus madlibiano. Ad agosto 2006 esce per BBE non tracciabilità: la necessità anzi di una ricostruzio- The Shining (titolo da Kubrick, e campioni dal film), ne filologica. Dilla è stato il demiurgo sottobanco di con materiali su cui Dilla stava lavorando in punto tanti pezzi famosissimi, e di tanti pezzi meno famosi di morte, supervisionati e completati dall’amico di ma comunque bellissimi, ma lo si è saputo solo col sempre Kariem Riggins. Il disco è sempre roba buo- passare degli anni: all’epoca dei fatti non accreditato, na, ma sta forse un gradino sotto il resto, al livello quindi non riconosciuto, occultato. del primo Slum, per intenderci, col dubbio aperto Demiurgo di un suono peraltro attualissimo, uno di che l’inspessimento di suono che vi si registra sia quei pochi che rappresenta davvero il nostro oggi, il frutto o meno del Dilla-pensiero. nostro essere qui ora, nel bene e nel male: un suo- Da questo momento in poi, tante le uscite di dubbia no di plastica, legno e carne. Dilla ha intercettato- legittimità, e tante quelle di legittimità pari a zero, fiutato-anticipato, fate come volete, il vento nu-soul- sullo sfondo delle liti tra “Mama Dukes”, la mam- r’n’b, brevettando una formula sonora raffinata ed ma di Dilla, e Arthur Erik, amministratore della sua influente, come sempre in questi casi, destinata a eredità, liti che ricordano tanto quelle tra i familiari farsi bastarda e sfruttata da gente che non possie- di Hendrix e Alan Douglas. Nei dischi più diversi de la stessa primigenia consapevolezza stilistica, ma continuano a spuntare nuove e vecchie produzioni soprattutto la stessa intensità emotiva, del suo in- di Dilla, ma pare quasi una moda, e una supposta ventore. garanzia di legittimità artistica. Tanti gli omaggi, i tri- In tempi non certo pioneristici, ma decisamente buti, le celebrazioni, a testimoniare la commozione ancora non sospetti, siamo nel 2004, un solitamen- di un’intera scena per la scomparsa di qualcuno che te parco di elogi dichiarava ha lasciato davvero il segno: da Erykah Badu a Bu- al mondo il nome del suo produttore preferito di sta Rhymes a Common ai Roots. Fino alle estreme sempre. Indovinate un po’. Dilla. Oggi etichettato propaggini di questi giorni, col produttore ed mc con efficace sintesi come producers’ favourite pro- Raydar Ellis che porta in giro un ottetto acustico ducer. E non potrebbe essere diversamente. Il suo che rilegge pezzi di Dilla, pezzi oggetto di un suo suono magico è la chiave che ci apre il suo mondo, apposito corso al Berklee College of Music, dove in- fantasticamente speculare a quello di Madlib: Dilla segna. Sarà forse che cose come la già citata Runnin e Mad gemelli diversi. Un suono vellutato, melan- sono delle perle assolute, fatto sta che la versione colico, ipnotico, liquido e lunare, cerebrale, psiche- di questo Dilla Ensemble non è male. Più significativi delico, urbano, profondamente soul, ma di un soul però, tra tutti questi tribute projects, ci paiono l’ul- che non è certo Al Green 1972, è tutto di questi timo, ad ora, Beat Konducta di Madlib e J Rocc, anni Duemila, anni di intima composta disperazione, che mimano il suono-Dilla mediandolo con le loro anni ultimi. Da qui un veloce flash, una suggestio- costanti stilistiche, in un disco intensissimo che si ne che ce lo accosta a cose appartenenti a universi ricollega alla fame di spiritualità manifestata da Dilla forse differenti forse no come ad esempio Burial. nell’ultimo periodo, e il remix della ormai classica I suoi pezzi sono essenziali a rasentare spesso il mi- Fall in Love degli Slum Village fatto carbonaramen- nimalismo delle voci sonore e del carico timbrico, te da Flying Lotus (Steven Ellison), tra i nuovi arrancanti quando non narcolettici, eppure il beat produttori uno dei più interessanti, e uno di quelli spacca uguale, quel beat così pieno e arioso e allo maggiormente influenzati da Dilla. Passato e futuro stesso tempo così secco e ovattato, quel famoso insomma. clap-clap insomma. Pezzi costruiti spesso su strut- ture o anche solo venati da semplici irregolari bolle Un s u o n o elettroniche. Nella sua atipicità (immerso in un mondo di pri- Ecco, riprendendo quel gioco tanto infantile quanto medonne, superstar ed egotismi patologici), Dilla è efficace già fatto a suo tempo a spese di Mad, se il però una figura tipicissima. Quella dell’artista de- suono-Dilla fosse un colore, sarebbe un viola denso, filato, conosciuto e riconosciuto soltanto “nell’am- profondo e diamantino. biente”, sdoganato, celebrato, mitizzato (e sfruttato) da tutti solo dopo la morte. Se la discografia di uno come Mad si presenta di difficile mappatura per la

106 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 107 condotti al suono dell’etichetta sia perché quest’ul- ma costantemente rispettata, per cui “non vale la Ristampe timo deve qualcosa a quella scena semidimenticata, pensa bruciarsi un bel pezzo dandolo ad una com- come dimostrano l’omaggio e il modo in cui è stato pilation”. realizzato. In sostanza una buona overview per chi, digiuno in Poi certo, il suono generalmente “morr-bido” in materia, volesse una prima infarinatura; per tutti gli qualche modo tradisce la grezzaggine lo-fi e DIY di altri già svezzati, un’uscita sostanzialmente by-pas- buona parte dei gruppi dell’epoca. Ma è tradimento sabile. fino a un certo punto: la fedeltà sta nell’aver risco- (6/10) perto queste piccole gemme del rock sotterraneo, Andrea Napoli A Broken Consort - Box Of Birch AA. VV. - Not Given Lightly - A e dopo averle dissotterrate lustrarle un po’ è nor- (Tompkins Square, Mag 2009) Tribute To The Giant Golden Book male. AA. VV. - Black Rio 2 Original Samba Ge n e r e : p s y c h f o l k Of New Zealands Alternative Music (7/10) Soul 1971-1980 (Strut Records, Come moniker, A Broken Consort è una scelta Scene (Morr Music, Mag 2009) Giulio Pasquali Mar 2009) sottile che dice molto del suo autore. Come ter- Ge n e r e : In d i e p o p Ge n e r e : s a m b a & s o u l mine strettamente legato alla musica inglese indi- Un curioso tributo questo doppio cd della Morr: AA. VV. - The World’s Lousy With Non sempre le seconde puntate vanno a segno nel ca un ensemble composto da strumenti di diversa a leggere il titolo nella versione breve i destinatari Ideas Vol. 8 (Almost Ready, Mag mondo del cinema ed è teorema applicabile anche estrazione, in voga nel periodo barocco del tardo sembrerebbero i VU (i quali c’entrano ma fino a un 2009) alla musica, ma che per lo più questo secondo tomo diciassettesimo secolo. A Broken Consort però è certo punto), in realtà l’etichetta berlinese nel se- Ge n e r e : w e i r d p u n k di soul e funk proveniente dal Brasile smentisce. anche letteralmente un Consorte Spezzato e qui il condo disco celebra se stessa con 16 tracce inedite La serie TWLWI giunge, dopo sette episodi su for- Assemblate dopo un settennato dal predecessore riferimento è all’amata Louise, scomparsa nel 2004 dei suoi gruppi, mentre nel primo attraverso più o mato singolo, alla sua prima uscita su LP e lo fa ra- sempre dal competentissimo DJ Cliffy (che del- e da allora chimera e musa malinconica delle astrat- meno le stesse bands omaggia la scena indie neoze- dunando molti dei nomi che più contano nell’attua- le serate acid jazz londinesi dal sapore brasiliano te geometrie musicali di Richard Skelton. landese degli anni ‘80. le panorama weird punk/shitgaze a stelle&strisce. è figura di punta: si sente chiaro e forte), le trac- Box Of Birch era stato stampato inizialmente in Detto così sembra più di una stranezza, ma in realtà Fin da subito però sorge spontanea una domanda: ce scavano ancor più in pochissime copie, in una tiratura di 28, con confe- l’oggetto del tributo annovera tra i fan nomi quali se una compilation deve essere il manifesto di una profondità nel senso per zione boxata contenente semi e fiori di betulla rac- Sonic Youth (a proposito di VU...), Pavement scena, che senso ha mettere insieme band già ab- il groove peculiare ma colti dalle parti intorno West Pennine Moors, nella e Yo La Tengo; e soprattutto le canzoni merita- bondantemente note al potenziale pubblico, se non ballabile e stiloso, planan- campagna inglese e rilasciato individualmente da vano questa riscoperta. quello di cercare di assicurasi un numero sicuro di do dritti dentro al cuore Richard tramite la sua private press, Sustaine-Rele- Quella che dà il titolo vendite? Si corre il rischio di celebrare qualcosa di dei Settanta verdeoro, ase, al prezzo di niente. Un regalo per esorcizzare i al disco partiva proprio già affermato ed è questo l’errore in cui cade il di- all’epoca in cui la giunta propri demoni e un affare estremamente personale da un verso di Venus In sco in questione. dispotica del generale quindi. Una seconda edizione in tiratura di 100 e Furs ed era opera di quel Si comincia con le Vivian Girls, la cui Lake Hou- Medici teneva sotto con dedica individuale con cartoncino e artwork di Chris Knox che dai new- se è senz’altro il pezzo più interessante dell’intera il proprio tallone quel che restava del movimento Louise, appare subito dopo, ma è ancora un affare yorchesi prendeva il gu- raccolta: fresco, ispirato, coinvolgente e trasognato; Tropicalista e della tradizione autoriale più contro- per pochi selezionati ascoltatori. Josh Rosenthal si sto per il dimesso (come da qui in poi però i toni e di conseguenza l’entusia- corrente. invaghisce del disco e ora lo ristampa su Tompkins dimostra il fatto che la smo vanno scemando, a partite da Blank Dogs Nello spazio tra quelle e la pista da ballo si infila(va) Square, con artwork e musica completamente rin- sua discografia sia stata realizzata praticamente tut- e Times New Viking che offrono dei pezzi già no dunque i diciotto artisti che sfilano qui, devoti a novati. ta in casa). Fatta di un giro di do, una tastierina, una ampiamente sentiti e tutto sommato banali. Si ri- un torrido funk iniettato di ritmi locali e bossanova Per l’occasione infatti Richard riprende le composi- chitarra macinata come su una spiaggia e la voglia prende un po’ di fiducia con gli Intelligence ed il jazzata, reso popolare dalle feste tenute in quel di zioni e le rielabora, con tanto di mastering ex novo. di scrivere un pezzo romantico, Not Given Lightly è loro sound ormai notorio, ma sempre azzeccato ed Rio che cercavano in qualche modo di rendere ac- Ergo il disco che viene pubblicato in questi giorni diventata la cosa più vicina ad una hit del suo intero obliquo a sufficienza per piacere;Guinea Worms cettabili alla gioventù locale Sly Stone e James è una sorta di remake del precedente. Un lavoro canzoniere e qui è affidata a Fleischmann, che e Sic Alps contribuiscono entrambi in maniera Brown. Materiale che pur non raggiungendo i ver- minuzioso ed elegante. Vengono regalate nuove pro- merita l’onore della title track più per la delicatezza un po’ estemporanea. Poi è la volta di Thee Oh tici di genialità di Veloso, Gil e Zé (ma Tema De fondità alle nubi malinconiche di A Sundering Path e della resa che per il fatto di essere al momento il Sees, che presenziano con un pezzo immediato ma Azambuja della semiomonima formazione ci s’avvi- viene aumentato il registro romantico degli archi di nome maggiormente noto dell’etichetta. un po’ scontato, e Tyvek, che infilano un lunga sui- cina…), piega sovente le gambe e ti ubriaca sornio- Weight of Days. Il risultato finale è ancora più denso Tra l’apertura dei Lali Puna in buona vena e la te monotona e claustrofobica nel loro tipico idioma; ne (Our Sound di Guimaraes spedisce al tappeto e struggente e sulla scia di Marking Time sempre chiusura affidata a Aldebaran Waltz sempre di Flei- chiude Kevin Failure alias Pink Reason con forse qualsiasi Santana; semplicemente indiavolata è più in direzione di una nuova classica romantica. schmann, il disco si dipana lungo i suoi 34 brani sen- l’unico brano all’altezza del pezzo di apertura. Così, Renata Lu nell’acid-beat Faz Tanto Tempo); oppure (8/10) za che nel passaggio tra le covers neozelandesi e le anche se gli episodi buoni non sono del tutto as- sculetta sinuosa e policroma chiudendo il cerchio Antonello Comunale novità si registrino grosse scosse (e nemmeno tra senti, l’impressione generale è che molte delle band delle influenze reciproche (Bananeira di Emilio gli inevitabili alti e bassi di un disco di questa lun- coinvolte si siano limitate a fare il proprio compiti- Santiago, Claudia e la fenomenale Salve, Rain- ghezza), sia perché quei vecchi brani sono stati ri- no, ma nulla di più, ossequiando la regola mai scritta, ha), talvolta scivolando in laccate sonorità da carto-

108 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 109 lina o soccombendo all’eccesso di devozione verso tico” olandese e all’etichetta da lui gestita per aver- h i g h l i g h t schemi anglofili. Se oggi si ragiona in termini di baile cene svelato un ritaglio affascinante che, ne siamo funk, sappiate che le radici giacciono in parte anche certi, rappresenta solo la punta di un iceberg ancora Vaselines (The) - Enter The Vaselines (Sub Pop, Mag 2009) tra questi solchi un tempo dimenticati, dai quali ora tutto da esplorare. Ge n e r e : n a i f -g a r a g e -p o p si leva una vivacità inegualmente mista di euforia e (7.4/10) Raramente un gruppo è stato più sdoganato tra i musicisti e al contempo meno dalle vendite, da confusione. Giancarlo Turra quell’entità indistinta che chiamano ascoltatori. Dei Vaselines si citano sempre la vicenda di (7/10) insuccessi commerciali e i momenti di rapida ascesa di visibilità. Come, appunto, quella volta che Giancarlo Turra Charlemagne Palestine - Sound 1 Cobain fece la cover di Jesus Wants Me for a Sunbeam, operazione che riprodusse più di una volta (Alga Marghen, Gen 2009) quando confezionava Intesticide. Oppure quel vuoto di vendite di The Way Of The Vaseli- AA. VV. - Ililta!: New Etiopian Dance Ge n e r e : m i n i m a l nes - A Complete History, con cui la Sub Pop cercò, nel ’92, di raccogliere quei picchi. Music (Terp, Mag 2009) Pochi dubbi. E’ tempo di riscoprire gli inediti firmati Per chi conosce quella raccolta di inizio Novanta, Enter The Vaselines sembrerà un doppione Ge n e r e : w o r l d Alga Marghen! in almeno tre accezioni. In primis perché il primo dei due CD replica sostanzialmente la soprac- Parte come è giusto dalla storia, Terrie Ex, per Ennesimo intrigante lascito e non poteva andare citata Complete History, secondariamente il secondo CD raddoppia di fatto il primo, ne con- spiegare nelle succinte note interne il senso ultimo diversamente: trattiamo di una delle menti più bril- serva l’anima di repertorio e oscillazione continua tra live, demo, take di questo disco. Ovverosia delineare gli sviluppi so- lanti della Downtown New Music Scene della New alternative e produzioni finali di studio, procrastinandone il sapore e nori dell’ultimo decennio, seguito di un’esplosione York degli anni 70, artista visivo e membro di Fluxus, rendendone altre sfumature, lasciando all’ascoltatore la facoltà di pre- culturale che prese le mosse nel 1991 alla fine della profeta irregolare del minimalismo (che lui ama de- ferire una veste oppure un’altra. Insomma non schierandosi; non ag- dittatura e risposta a un periodo di poco riuscita ma finire massimalismo per l’inconfondibile semplice o giungendo nulla – se non forse la cover di I Didn’t Know I Loved You (Till I entusiasta “occidentalizzazione”. Oggi le cose stanno complessa imprevedibilità di stesura). Saw You Rock And Roll) dello scomodissimo Gary Glitter suonata dal diversamente, facciamo Fondamentale, inedito e radicale l’approccio mini- vivo, a Londra. Comunque non dicendo nulla di più dal punto di vista i conti con un presente mal-drone di Sound 1 pubblicato con la collabo- concettuale, fatta esclusione per l’effetto di senso - non trascurabile – di contaminazione tota- razione del Centre Pompidou di Parigi, apre nuovi dato dal prolungamento. Chiedete a un maratoneta in proposito. le che respiri ovunque percorsi pur rimanendo legato per fascino ed estasi Ne manca una: la terza accezione è la replica dell’operazione da parte della stessa Sub Pop, ri- ad Addis e non solo nei ai precedenti compositi. La chiave è lo svolgimento: prodotta oggi come allora. Ed è un punto interessante: più degli altri, ci dà modo di fare “commu- locali notturni e che, so- soffermato ad un unico evento in forma e registro tazione”, un test che mantiene invariate la maggior parte delle costanti e lavora su una variabile prattutto, non si esprime i cui semplici prodotti sonori (onde d’oscillatori, per volta, giudicandone le conseguenze. La variazione è il pubblico a cui si rivolge Enter The attraverso la prestigiosa sfumature di rumore bianco e matrici elettroniche), Vaselines. Non c’è più il promoter Cobain a far da culla e, sull’altro piatto ci sono band di mez- lingua dell’ethio-jazz. E’ sovrapposti, filtrati o mescolati, arrivano a plasmarsi zo mondo che oggi citano i Vaselines. I brani, una covata di piccole creature naives, sono ormai infatti uno splendido tessuto di ritmi ipnotici e on- in un unica primitiva entità sonora. dei classici. Il campanello da bici per bambini di Molly’s Lips ormai proverbiale. Il target però, al deggianti oppure serrati da piegare le gambe, quello I vortici sono scultorei. Fini mistici e ancestrali ado- contrario di tre lustri fa, rimane sfumato. Chissà se ne trarranno beneficio. La tournée già iniziata qui dispiegato; dove trovi voci maschili - declamato- perati ai continui più liquidi. Strumenti a cui conce- ce lo chiarirà. rie, muezziniche - e femminili gioiose e singultanti, dere mondo fisico e in cui riconquistare spazi men- (7.5/10) solcate da fiati free, fisarmoniche e tastiere che tra- tali d’indiscutibile fascino. Gaspare Caliri smettono una gioia di vivere stordente e indicibile. (7/10) Lo esemplifica alla perfezione tutto il programma e Sara Bracco più del resto Eysha (mesmerica) e Ye Salame (conta- giosa) di Asfaw Tseqé, il romanticismo che Ete- DNTEL - Early Works for Me If It nesh Girma infonde in Ababille, la fluvialeMemyew Works For You II (Plug Research, gato 94. Due anni dopo la caduta del continuum che aggiunge brio pur non sfociando mai nel drilling vergata da Chalachew Ashenafi. Altrove spetta Apr 2009) ‘ardkore la senti tutta la disillusione nerdy con quei peso. A qualcuno sembrerà di ascoltare gli Ambient al deserto celtico evocato in Desse Lay dal maestro Ge n e r e : IDM g litchtronica pattern sognanti, marchi di fabbrica della generazio- Works, ma qui a nostro avviso c’è il quid in più ere- Mohammed Jimmy Mohammed, alla cupa Più che come DNTEL, Jimmy Tamborello è co- ne visionaria che nei Boards Of Canada ave- ditato dalle prove sul palco, e quindi anche se non Ayada (Zuryash Abeye) e alle screziature quasi nosciuto per la creatura Postal Service. Ma se il va riposto ogni speranza. L’esordio ci va di effettini c’è la presenza iconica del gruppo, sentiamo nella zydeco (!) di Wube Abeba - responsabile Tesfay rock non fa troppo per voi, la tripla ristampa che prog, synth a 8 bit e percussioncine glitchy che non forma delle tracks quel passaggio attraverso i lidi Wube - allontanarsi dal canone e conquistare de- raccoglie i lavori dal 1994 a oggi sotto il moniker disturbano, discostandosi dall’ambient tirata e glo- rock mutato in electro. E il ragazzo è bravo a saltare finitivamente nel mentre rivelano le sfaccettature di electro, ci fa capire che il ragazzo è a suo agio anche omy di Aphex & Co. dalle visioni ambient’n’bass (Pliesex Sielking) alla pro- uno stile che dici uniforme soltanto a prima vista. in altri lidi. Via le chitarre e le vocals, ci immergia- Se il debutto in sordina (il disco è stato infatti pub- gressività visionaria (Fort Instructions), dal bbreakin’ Un’ora abbondante di modernità di spirito e forma mo volentieri nella dimensione electro che racco- blicato ufficialmente solo nel 2001) sguazza nel nudo e crudo (Danny Loves Experimental Electronics) innestata sul solco della tradizione senza forzatu- glie inevitabilmente l’eredità dei 90 di matrice Warp, prog, il secondo disco (Early Works For Me If all’omaggio ai padri Warp (Sky Pointing). Non stanca re, che indica - oltre a personalità e intuizioni - un però mescolata con le sperimentazioni Tarwater, It Works For You) si concentra sulla percussivi- e convince, pur mantenendosi fedele allo zeitgeist. panorama custode di chissà quant’altre meraviglie. Morr e compagnia ‘gaze di turno. tà e quindi propone una rivisitazione delle sonorità Il terzo e ultimo CD contenuto nell’elegante con- Rendiamo un’ennesima volta grazie al “punk auten- Something Always Goes Wrong è l’esordio tar- ambient con qualche taglio spezzato, qualche pad fezione (Early Works For Me If It Works Fot

110 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 111 You II) è un’appendice al lavoro con i Postal, quel presente autorità di PJ Harvey. In realtà a dirla pensare a Before And After Science di Brian ci guarda negli occhi. Dilla non stravolge, fa suo: glitch-folk di cui si diceva sopra e che oggi lo ascolti tutta il suono di A Mouthful è nato se non vec- Eno; è davvero riuscito il momento di tranquillità in mette la giacca a Busta e Artifacts, o al contra- e dici che è cosa vecchia, ma al tempo era pane per chio già cresciutello e secchione, perché The Do mezzo al brano, con quel pulsare quasi nascosto che rio, ma sempre con eleganza, sporca quella di Four i denti di chi usciva stanco dall’emo. Vocals filtrate sono bravi ma furbi. E sanno di mestiere imbelletta- ci preannuncia che la canzone tornerà arrembante Tet con voce (di ), una specie con un po’ di rumore (Don’t Try), samples che culla- re un brano, dargli una sovrastruttura di originalità. com’è nata. E così è. di palm-muting di tastiere e un ride in levare. Ironia no malinconie poi rielaborate dai Kings Of Con- Siamo portati a giustifi- Prendiamo allora il pezzo a simbolo di memoria del della sorte, Dilla è stato a lungo il responsabile non venience (Darkier Earlier) e qualche break per care l’atteggiamento con proto-synth-pop eno-iano, e salutiamo positivamen- dichiarato di tanti pezzi, che ora restano nella storia spezzare il lungo banchetto sonoro (Incomplete 4). la provenienza parigina di te la citazione poco velata; ma non perché ricerchia- spesso proprio grazie al suo nome. Aspettiamo un L’eterogeneità del triplo CD lo rende un documen- Dan, che denuncia la ten- mo nel nuovo i nostri gusti passati; piuttosto perché volume tre con i pezzi di Dilla per Dilla. to importante sia per chi viaggia sui binari dell’elec- denza a fare proprio (ma – ancora a proposito di lenti – l’elettropop e il synth (6.9/10) tro, sia per chi vuole sapere cosa succedeva tanto per sentito dire da altre pop di tutto l’album risentono, dopo l’ascolto-de- Gabriele Marino tempo fa nelle pianure nebbiose del glitch-folk. Ria- fonti) il suono metic- dica di quell’ambiente, di quella fresca intelligenza scoltandolo ci accorgiamo poi di come siano attua- cio che confluisce nella compositiva. E se ci pensassero qualche volta i più, i Malcolm Goldstein - Early li quelle sensazioni a cavallo del millennio, quando grande città europea. Ma vari Morr-ismi che ci capita spesso di ascoltare, alle Electtronic/Tape collage Music etichettavamo queste sonorità con la sigla IDM e, quando arriva l’Eminem al femminile di Queen Dot possibilità site in questo collegamento, avremmo (Alga Marghen, Gen 2009) inoltre, di come DNTEL abbia saputo costruire un Kong non ci sono più dubbi sulla volontà di usare un più canzoni ballabili come Spywatchers. Il pregio di Ge n e r e : elettronica /i m p r o percorso personale e piacevolmente intimista. Buo- ampio spettro di possibilità per gonfiare un peraltro Icy Demons – che sembrano anche aver capito Jeff Ci pensa la label Alga Marghen a recuperare una na riscoperta. divertente pallone di elio. Parker (Tortoise) e Josh Abrams (Prefuse 73), ospiti porzione d’archivio su nastro del compositore e (7.4/10) Guardando tra un video e l’altro il MySpace della del disco - è la sofisticazione che non si fa sentire, violinista Malcolm Goldstein e a consegnarli a un Marco Braggion band, non si resta stupiti di vedere tra i riferimen- che non appesantisce, che rimane comunque piena limitato numero di copie in vinile. ti dichiarati dal duo (trio dal vivo, con il batterista di indole pop, e diverte l’ascolto. Certo sono cose Siamo negli intorni Americani dei primi ‘60, quelli Dø (The) - A Mouthful (Get Down!, francese Pierre Belleville) Beck e anche Young Mar- che si dicono dai tempi dei , e poi di pre-Fluxus movimento che avremo poi imparato a Giu 2009) ble Giants, Bartok e Peaches. In una parola auto- quelli degli Ultravox… conoscere nei successivi Events e nel minimalismo Ge n e r e : p o p m e t i c c i o consapevolezza. Che, sarebbe stupido non ammet- (7/10) completo di George Brecht. Ed è proprio a questo È passato un anno dalla prima uscita, sempre per terlo, i The Dø sanno gestire e maneggiare. È un Gaspare Caliri periodo che il materiale risale. Get Down!, di A Mouthful, e ora con una nuova dato, ci pare. Ai sondaggi d’improvvisazione cari al Godstein vio- stampa dell’album i The Dø provano a raccogliere (6.6/10) J Dilla [aka Jay Dee] - linista, Early Electtronic contrappone i primi la- l’hype già coltivato in Francia e in Finlandia nei mesi Gaspare Caliri Dillanthology 2 - Dilla’s remixes vori in elettronica di collage soffermandsi sull’indole passati. La formula è chiara quanto seducentemente for various artists (Rapster, Giu maggiormente esploratrice dell’artista tra tecniche galeotta. C’è una voce femminile di Helsinki che per Icy Demons - Miami Ice (Leaf, Apr 2009) strumentali e vocali sottoposti ad estesi studi in au- timbro ricorda tanti esempi – nordici o meno - che 2009) Ge n e r e : h i p -h o p dio e texture. tutti abbiamo in testa, da cui però si distacca con Ge n e r e : e n o -s y n t h -p o p Le due Dillanthology della Rapster non sono at- Al lato A Sheep Meadow e Images of Cheng Hsieh una personalità che ammalia. Ammalia – come ne- Un nome e una copertina che fanno pensare subi- taccabili sotto il profilo del contenuto intrinseco. sono un po’ meno convincenti, lavori come la mag- garlo – anche la bellezza di Olivia B. Merilahti, to all’elettropop. È con questa disposizione d’animo Tredici produzioni “per altri” nella prima, altrettanti gior parte per la Judson Dance Theater . A lato B It come la sua presenza sul palco, dove ha una disin- che ci approcciamo a Miami Ice, terza prova (già remix nella seconda, e si tratta di capolavori, inutile Seemed to me e i seguiti di Judson #6 Piece e Illumi- voltura spiazzante. I video sono lì a dimostrarlo. Ma stampata l’anno scorso da Obey Your Brain, ora ri- stare a filosofare (certo con le prime tredici più ne- nations from Fntastic Gardens, danno invece il via ai anche gli esempi musicali, in assenza dei quali, ovvia- stampata da Leaf) degli Icy Demons, formazione cessarie dei secondi). Si può semmai mettere lingua dibattiti più interessanti. Ovvero suoni tradizionali mente, non staremmo qui a parlarne. In The Bridge Is un po’ di Chicago e un po’ di Philadelphia. sulla natura dell’operazione: quale il filo rosso che e d’elettronica capaci di giocare con le identità so- Broken c’è una Bjork preadolescente, fanciullesca e Le prime due tracce (Buffalo Bill e la title-track), lega i brani, se c’è un filo rosso, forse il suono, o si nore (linee vocali, ambient, big band anni ‘50 o avan- mai folletta, scioltissima nel variare una voce bianca in effetti, sembrano confermare le aspettative, pur tratta di due “greatest hits” e basta, e perché non guardia storica), concedendogli una certa vivacità in con una distrazione raffinata. manifestando un piglio che convince maggiormente farli doppi, eccetera. Resta una certezza: si tratta di stratificazione. C’è poi il tocco negli arrangiamenti e nella scrittura rispetto al 90% delle band che fanno elettropop. La due ottime introduzioni al Dilla-mondo, soprattutto Sono tutti frame, passaggi e leggere stazioni, lacerate delle musiche del parigino Dan Levy a rendere lente si sposta però un poco verso il synth-pop, e per i neofiti con background hip-hop o comunque da anime elettroniche che s’intromettono dimenti- ciò che altrimenti sarebbe solo un piedistallo per si tinge di qualche decennio fa, un po’ per il ritmo black. candosi volutamene di un contesto, sopravvivendo Olivia un impianto sofisticato di musica pop che az- quasi byrne-iano del primo brano, un po’ per i cori Questo volume, copertina emblematica col campio- o imponendosì come entità a sé stanti, slegando zecca alcuni numeri – come l’iniziale Playground Hu- e i synth del secondo. natore Akai, si sovrappone al primo in due pezzi, l’essenza strumentale dalla fonte e concedendogi stle, piccolo happening di voce e ritmo che sembra È però con 1850 che crediamo di aver capito tutto; Slum Village e De La Soul, e contiene altre un nuovo mirabile spazio. derivare dal cortocircuito Finlandia-Australia degli cosa che ci fa in un certo senso tirare un sospiro di due produzioni native-Dilla, Pharcyde e Busta (6.9/10) - e non ne sbaglia sollievo, e proseguire con approccio completamen- Rhymes. Sarà che siamo di parte, ma il tocco di Sara Bracco mai del tutto altri – pur sfociando a volte in un for- te diverso al resto del disco. Tutto in questo brano – Dilla è speciale, è quello: notturno, urbano, liquido, zato folk anglosassone tradizionale, o nella sempre il dinamismo, la struttura, il ritmo, le voci – ci fanno soul, di un soul assolutamente contemporaneo, che

112 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 113 (GI)Ant Steps #28 classic album rev

Mahavishnu Orchestra (The) Jethro Tull

The Inner Mounting Flame (Columbia Records, Thick As A Brick (Chrysalis, Marzo 1972) Agosto 1971)

Quando nel 1971 fu pubblicato Aqualung, molti, sia Jethro Tull, di riprendere il poema dell’enfant pro- tra i critici che tra i fan, lo interpretarono come un dige per musicarlo. Come si può notare, già prima concept album, nonostante Ian Anderson ed il resto dell’ascolto, la costruzione concettuale dell’album è della band si affannassero a dichiarare il contrario. bella e pronta ad orientare l’ascoltatore verso un L’inizio degli anni ’70 è, del resto, un periodo cardine approccio unitario al disco, invitando implicitamen- per l’evoluzione del rock, durante il quale questa te a far scorrere la puntina del giradischi senza mai nuova forma di organizzazione del disco comincia interrompere il “poema”, pena l’impossibilità di co- “La fiamma che monta dentro” è quella del Maha- che anticipa i King Crimson più scuri e cerebra- a manifestarsi chiaramente nelle intenzioni degli au- glierne la coerenza interna. vishnu (“magnanimità divina”) John McLaughlin, li, e così pure il suo solismo chitarristico lo Zap- tori. Ed è forse proprio questo il motivo principale Dal punto di vista dei testi, il sarcasmo crudo e dis- il predestinato. Basta dire che è lui a suonare la chi- pa anni Settanta. Dawn è un’alba che profuma di che ha spinto il pubblico a considerare tale un al- sacrante di Anderson, già sperimentato in brani ir- tarra in , Bitches Brew, tramonto, inizia in punta di piedi per esplodere poi bum come Aqualung, contro lo stesso parere del riverenti e “scandalosi” come My God, trova spazio e che fu lo stesso Miles Davis a consigliargli di solare. The Noonward Race è un prog-funk hendri- suo autore principale. necessario a costruire una denuncia anti-borghese intraprendere la strada da solista. Inner Mounting xiano col cuore in gola, con stop&go tagliati col A sfatare ogni dubbio ci pensa la band stessa l’an- attraverso la narrazione di una storia, in parte auto- Flame è un must delle musica contaminata, teoria bisturi. A Lotus On Irish Streams è un gioiellino di no successivo: quando viene pubblicato Thick As biografica, in parte riferita allo pseudo-autore, che e pratica della quale saranno sempre ossessione composizione, un pezzo quasi cameristico, un idillio A Brick, il cammino dei Jethro Tull appare segnato diventa metafora della vita umana nel mondo con- di McLaughlin, nelle varie travagliate incarnazioni bucolico-fluviale dove emerge prepotentemente la nella direzione di una complessità strutturale pre- temporaneo. dell’Orchestra, e poi con Shakti, Santana, Di filosofia mistico-panteistica di McLaughlin.Vital Tran- cedentemente solo accennata. Che Anderson abbia Sul versante, invece, strettamente musicale, il sound Meola-de Lucia. Questo disco ha però la fre- sformation è un ultra-funk grassissimo con chitarra e seguito le indicazioni del pubblico? Di fatto, il quinto dei Jethro Tull non si discosta molto dalla matri- schezza dell’opera prima e, nonostante gli intrichi violino a sostituire i fiati.The Dance of Maya comin- album della band britannica, può essere considerato ce folk-rock-blues caratterisica della band sin da- della musica, una leggerezza irripetibile. cia anche qui con memorie future dei King Crimson il primo veramente legato alla scena progressive e gli esordi, anche se con delle differenze sostanziali, La chitarra di McLaughlin, autore di tutti i pezzi, è in più inquietati, con un incedere sinistro e sottilmente un concept album a tutti gli effetti. Questo questo rispetto ai lavori precedenti. Prima fra tutte l’uso primo piano, il violino di , poi so- tribale, per diventare poi un atipico rock-blues. You grazie a elementi inequivocabili che testimoniano massiccio dei metri additivi (meglio conosciuti come stituito da Jean-Luc Ponty, la doppia nell’espo- Know , You Know espone un tema che è un capolavo- l’adesione ad un genere (il rock progressivo) che, “tempi dispari”), molto diffusi, all’epoca, in ambito sizione dei temi e contrappunta negli slanci solistici; ro di intensità melancolica, campionato non a caso dopo un fase di gestazione durata qualche anno, si progressive (per fare qualche nome: King Crim- l’ambidestro Billy Cobham, anche lui in session da Mos Def per quel suo capolavoro urban-soul avviava verso la sua codificazione. La forma di suite, son, Genesis, Yes, Gentle Giant). I cambiamen- per il Davis elettrico, espone un batterismo spumeg- che è Kalifornia (i Massive Attack ne useranno il cui utilizzo rappresentava una soluzione abbastan- ti musicali seguono le strofe del testo marcandone giante e che farà scuola. E’ la prima compiuta stesura invece i ricami di tastiera e violino per la loro One za radicale al superamento della forma canzone, di- le differenze, spesso introducendo nuovi temi-guida, della grammatica jazz-rock-fusion, una progressività Love). Awakening è un frenetico prog-jazz-funk, prati- viene qui uno dei caratteri più evidenti della scelta usati in alcuni casi, per richiamare situazioni, solu- che contamina modi e suoni rock con tocco e diva- camente Hiromi Uehara trent’anni prima. stilistica dei Jethro Tull. zioni poetiche e/o narrative, precedentemente ac- gazioni jazzistiche, grande attenzione per giochi di Gabriele Marino Ma ad andare oltre la semplice raccolta di brani cennate, come nel caso del celebre arpeggio inziale, accenti e controtempi, un occhio puntato anche su non è solo la forma, ma anche il contenuto. Basato che apre e chiude la suite. certe forme della musica colta. su una sorta di falso letterario, Thick As A Brick è Una sorta di continuità, dunque, e di corrisponden- Meeting of The Spirits si basa su un arpeggio ostinato presentato, a partire dalle note di copertina (nella za tra il testo e la musica, che conferma, ben al di versione originale concepita come un fantomatico là delle premesse (cover, falso letterario, forma di quotidiano, il St. Cleve Chronicle), come un poema suite), l’intenzione di dare vita, intenzionalmente, scritto da un bambino prodigio, un certo Gerald Bo- ad un lavoro che rispondesse alle nuove esigenze stock, premiato per il suo talento alla tenera età di espressive del rock, ormai abbastanza maturo per otto anni. Oltre alle notizie su Bostock, all’interno provare a superarsi. del Chronicle è annunciata l’intenzione, da parte dei Daniele Follero

114 / Rearview Mirror Rearview Mirror / 115 Star Trek Spielberg piuttosto che a quello del creatore del- ta, da una rivalità iniziale, di un’amicizia tra i due. J.J. Ab r a m s (USA, 2009) la saga originaria Gene Roddenberry; l’ironia In ultima analisi quindi ciò che interessa al regista Rivitalizzare una saga piuttosto in calo come Star che vi è trasfusa è infatti moderna e antifilosofica resta sempre il fattore umano e le tensioni interiori. Trek, riuscendo nello stesso tempo a non scon- (non alla Kubrick, per intendersi), ma piuttosto alla Un altro dei temi portanti della pellicola è infatti tentare i fan storici non era certamente un’impresa Zemeckis, uno al quale il Nostro è vicino, anche l’annoso conflitto tra ragione e passione, sentimenti facile. rispetto alle avventure spazio-temporali. che poi finiscono per completarsi e integrarsi pro- Ci si è cimentato il prodigio della TV americana J.J. Umanizzando i personaggi e rendendo meno algi- prio in Kirk e Spock. Un non fan della serie storica, Abrams, uno che negli ultimi anni insieme al suo da la realtà di Star Trek, Abrams si avvicina al cult per sua stessa ammissione, Abrams sembra allora team autoriale (in questa occasione gli sceneggiato- Guerre Stellari, fondendo il ritmo e il divertimen- guardare più a miti come Superman e The Twi- ri Orci e Kurtzman) ha ribaltato la centralità della to di quest’ultimo con la freddezza della serie origi- light Zone, che hanno esplorato le zone di confi- narrazione della serialità televisiva, trasponendola nale. Anche se rispetto a Star Wars qui è presente ne e le inquietudini sia dei cosiddetti supereroi che poi anche al cinema. L’isola di Lost ne è l’esempio una visione più ottimistica e meno angosciante del- degli ordinary men. più famoso, ma in precedenza ci sono stati Alias la realtà e il senso della cooperazione tra razze e Il film funziona bene per opera di un ben riuscito la- e Felicity e nell’ultimo anno Fringe. Sul grande culture diverse (quest’ultimo aspetto derivato dalla voro di gruppo e a un buon cast, anche da un punto schermo la ripresa di Mission Impossibile (III, serie originale). di vista tecnico. Da segnalare il cameo di Leonard 2006) e poi Cloverfield (2008, con il socio Matt Il film ha un ritmo accelerato, una profusione di ef- Nimoy, lo Spock originale in un incontro illumi- Reeves), senza contare le numerose sceneggiature fetti speciali, e sono ben evidenti gli aspetti umani nante e divertito, frutto delle realtà parallele, con il a suo carico. Insomma un curriculum già piuttosto dei personaggi, il microcosmo a confronto con il suo omonimo giovane. nutrito il suo. macrocosmo e con l’epicità della serie tutta. Sco- Teresa Greco L’undicesimo episodio cinematografico di Star priamo allora le ragioni morali che muovono i pro- Trek è in realtà un prequel, una reinvenzione dei tagonisti, le loro scelte interiori, le loro perdite e Che - L’Argentino / Che - Guerriglia primi anni del capitano Kirk (Chris Pine) e del suo peculiarità dal punto di vista umano (la morte del St e v e n So d e r b e r g h (Us a - Fr a n c i a - Sp a g n a , alter ego Spock (Zachary Quinto, già visto come padre, mai conosciuto, per l’irruento Kirk e il senso 2009) Sylar, il supercattivo della serie Heroes), non an- di vuoto conseguente, il rapporto con la madre ter- Penso che possa essere interessante ricordare le cora entrati quindi a far parte della nave spaziale restre per il razionale vulcaniano Spock), ma anche vicende produttive di questo film. Prima di tutto Enterprise. Usando l’espediente di una realtà alter- con le sue tematiche, ritroviamo così i leit motiv e soprattutto il loro percorso di crescita e la nasci- nasce come progetto da Benicio Del Toro e nativa e del viaggio nel tempo, Abrams rivolge la sua ben noti, vale a dire il viaggio tra presente passa- attenzione narrativa alla vendetta del romuliano to e futuro ma anche i rapporti tra i personaggi, in Nero nei confronti di Spock, e dal futuro che ben si particolare tra genitori e figli e uno spiccato sense conosce della serie, ci si sposta verso il passato degli of humor. E’ palese quindi che il fantasy di Abrams anni giovanili dei due protagonisti. Coerentemente è più vicino allo stile di George Lucas e Steven

116 / La Sera della Prima La Sera della Prima / 117 dalla produttrice Laura Bickford. Furono loro, ini- Films ha acquistato i diritti per gli Usa, distribuendo È l’unico modo per salvare il film da alcuni aspetti zialmente, a darsi da fare per cercare uno sceneggia- il film per una settimana nel dicembre scorso, solo a anche di noiosità. Benicio è un abilissimo trasfor- tore. Peter Buchman aveva già scritto Alexander e New York e a Los Angeles. Fu girata prima la secon- mista non solo nella sua carriera ma anche in que- sembrava la persona giusta per fare un biopic. L’idea, da parte per 39 giorni in Spagna, con un prototipo sto film. Travestito da borghese e sbarbato all’inizio però, rimase in cantiere per molto tempo dal mo- della macchina digitale Red One (che ricrea la grana del secondo film è, in questo senso, emblematico. mento che le ricerche di Buchman sui diari e sulla del super 16), macchina a mano sul modello dei ma- Guevara, invece, è uno straniero. È un corpo “ester- biografia durarono addirittura cinque anni. L’obietti- estri del pedinamento. Lo stesso Soderbergh, sotto no” sia per Castro, sia per gli americani (nel primo vo era quello di concentrarsi solo sulla Bolivia e fare lo pseudonimo di Peter Andrews, a fare il direttore film è, appunto, l’argentino). Nei salotti di Città del un thriller sulla disfatta di Guevara, abbandonato da della fotografia. Poi la seconda, in Messico e a Porto Messico dove il Che incontra Castro è, in fondo, un Castro e sottomesso da oscure vicende geopoliti- Rico, più hollywoodiana: cinemascope, widescreen, ospite. Come ha fato notare Marco Toscano in Duel- che. Durante i cinque anni di scrittura il progetto, inserti d’epoca e una bellissima fotografia sgranata lanti (aprile) è un argentino a cui Fidel deve spiegare però, si modifica. Parve necessario occuparsi anche in b/n che mostra il Che nel suo discorso all’ONU e un termine che non gli è famigliare. A New York, della parte precedente della vita di Guevara, soprat- durante l’intervista concessa a New York nel 1964. invece, è indispettito dalla presenza dell’interprete tutto a partire dal coinvolgimento di Soderbergh, Perché ricostruire le vicende produttive di questo (ricordiamo, poi, che Soderbergh ha voluto il film dopo la rinuncia di Terrence Malick (di lui ri- progetto? Primo perché è una buona metafora sulla in lingua spagnola per farla finita con l’imperialismo mane una traccia solo nei credits). Finalmente due commercializzazione dei miti, compreso il coinvol- culturale di Hollywood che, pur mostrando una cul- anni e mezzo dopo, oltre ai precedenti cinque, il film gimento tardivo della produzione made in USA. Poi tura diversa, gira il film nella propria lingua madre). viene presentato a Cannes. Benicio viene premia- perché, forse, è un modo per smitizzare gli stessi Così si comprende un lato interessante di Guevara: to per l’interpretazione e il film ottiene risonanza. discorsi che hanno scatenato critici e pubblico: ha, il suo visionario progetto di patriota si, ma non della Inizialmente Soderbergh non aveva né apporti fi- Soderbergh, fatto agiografia o non ha fatto agio- propria patria. Un patriota universale, assoluto? Il nanziari nordamericani, né accordi di distribuzione. grafia? E tutti a tirar fuori, ovviamente, le più facili film non lo spiega, semplicemente lo segue: eccolo, Infatti il film fu realizzato con le prevendite estere considerazioni sui “santini” di pailletteS distribuiti infatti, in Congo e in Bolivia a fare quello che NON (54 milioni dei 58 previsti dal budget) coinvolgendo attraverso spilline, giubbotti, magliette, T-shirt e le si poteva fare, cioè esportare la rivoluzione, dopo per il 75% la francese Wild Bunch e per il 25% la miliardi di altre, più o meno coscienti, appropriazio- un’esperienza - secondo alcuni disastrosa - come spagnola Telecinco/Morena Film. Solo dopo l’ottima ni dell’icona fatte nei più disparati ambienti. Vi dirò ministro dell’economia a Cuba. In questo senso la accoglienza a Cannes la compagnia statunitense IFC subito una cosa: non ne voglio parlare. Voglio, invece, parlare di quello che dovrebbe essere ricordato più figura prende forma e interesse: una figura sibillina, spesso: un film, come qualunque altro oggetto del doppia, funerea e mistica. Sicuramente da visionario. discorso, dovrebbe essere analizzato da molteplici L’asma e la solitudine disegnano l’uomo e rendono punti di vista. Il più delle volte non è mai quello che l’operazione ancor più efficace. vorremmo che fosse nelle nostre più convinte ar- Soderbergh cerca di trovare l’immagine più che la gomentazioni, soprattutto quando racconta di qual- spiegazione discorsiva. Non sempre ci riesce, ma ci cosa che contiene già un retaggio di discorsività. A sono punti raffinati: la scena, ripetuta nel secondo maggior ragione quando la vicenda in questione è film, in cui Guevara e Castro sono sulla nave Gran- anche un’icona controversa e un mito stratificato ma e attraversano il Golfo del Messico. Guevara nel tempo. Il fatto che un film ci spinga a pensare, sia osserva Castro. L’inizio dell’avventura. Un’altra sog- anche “rivoluzionario”, assuma quello spirito critico, gettiva (le uniche due) è alla fine, poco prima di mo- schierato, attivo, contrario al debole agire politico rire, prima della dissolvenza. La fine dell’avventura. della contemporaneità non è mai un dato di fatto. A Sono momenti solidi in una linea narrativa che con- me sembra che i due film di Soderbergh non siano tinuamente si spezza, nello stile del regista, in una riusciti a centrare né l’uno né l’altro dei due obiet- miriade di ellissi che eliminano ora cause ora effetti tivi: né celebrazione appassionata né analisi storica. delle azioni. Una specie di andamento a singhiozzo Per la prima cosa sarebbe stata necessaria più forza, che rende bene l’idea e il racconto di un’epopea più pathos, per la seconda, invece, più complessità. disperata e intrepida... E poi, scusate, ma io conti- Non ho sentito né l’una né l’altra. Certo, voi direte, nuo a pensare alla parodia che Allen ha fatto della ci vuole del coraggio ad affrontare questo tema tra guerriglia in Bananas. Che mito! storia e mito del Che. Ha ragione Matteo Columbo Costanza Salvi che in Duellanti (maggio) scrive: “un ideale utopico e, forse, infilmabile”. In fondo il film è doppio e non si può far altro che parlarne in questo senso. Però ci sono alcune cose interessanti. Prima di tutto: Guevara/Del Toro SENZA considerazioni politiche.

118 / La Sera della Prima La Sera della Prima / 119 at the opera

a night Torna Leo Nucci, Rigoletto per eccellenza Straordinario il Brahms di Murray Perahia

La ripresa del celebre Rigoletto di Cobelli raccoglie un successo di pubblico quasi scontato. Così come scontata è l’accoglienza del pubblico bolognese al pianista statunitense Murray Perahia, tornato al Bologna Festival dopo otto anni con un programma dedicato alla “triade” del classicismo tedesco Bach-Beethoven-Brahms.

rigoletto Rigoletto di Giuseppe Verdi – costruite sulla minuzia del dettaglio e su interessan- Teatro Comunale di Bologna (29 ti giochi prospettici (il cortile del palazzo del Duca, Aprile – 8 Maggio 2009) rappresentato da un suggestivo quanto minimale alla mente interpretazioni divenute universalmente carezzare il pianoforte donando una sobrietà quasi Riproporre un allestimento può avere varie motiva- corridoio che si perde nella profondità della scena) famose (le “sue” Variazioni Golberg del 2000, angelica alle pagine di Bach, ma sanno anche far male, zioni. Nel caso della ripresa del Rigoletto con la ce- non rappresenta proprio il massimo della sperimen- oltre a balzare in testa alle classifiche di vendite, riuscendo a sprigionare un’irruenza e un’energia così lebre regia di Giancarlo Cobelli, andato in scena tazione. hanno collezionato anche un Grammy Award e un coinvolgenti da far passare inosservata qualsiasi sba- al Comunale cinque anni fa con la direzione musicale A contribuire involontariamente alla bellezza della Gramophone Award) e uno stile inconfondibilmen- vatura (come nel finale della Sonata di Beethoven e di Daniele Gatti, i motivi della scelta sono mol- scena ci ha pensato il soprano russo Olga Peretya- te personale, forgiato dall’importante amicizia con in molti passaggi delle Variazioni di Brahms), senza teplici: innanzitutto, l’affezione del pubblico all’opera tko, donna affascinante ancor più che brava cantan- Vladimir Horowitz. mai andare a scapito del suono. Il suo pianismo è, verdiana, uno dei titoli più amati dalla platea bolo- te. Peccato solo che Leo Nucci sia stato fermato da Ritorna al Bologna Festival dopo otto anni, Perahia, infatti, sempre molto chiaro nella conduzione delle gnese (e non solo). Secondo, ma non certo per im- un’indisposizione dopo le prime tre recite e non ab- quando si esibì davanti al pubblico bolognese in duo parti, con le voci perfettamente equilibrate, anche portanza, il fattore economico: una riproposizione bia potuto festeggiare proprio con tutti (e neanche con il violinista Kenneth Sillito. E lo fa propo- negli episodi in “fortissimo”. costa meno di un nuovo allestimento di un certo con noi, che per scelta preferiamo evitare le Prime) nendo un programma (variato all’ultimo momento Il tour de force delle 25 variazioni di Brahms (cui livello. Terzo, nel caso specifico, il successo ottenuto i suoi quarant’anni di carriera. nelle opere, ma non negli autori e leggermente ri- è dedicata tutta la seconda parte del concerto) ha dalla precedente versione, che, in momenti di crisi Altro gradito ritorno, quello di Bruno Bartolet- dotto con l’omissione della Sonata in Fa Mag- rappresentato senz’altro il momento più esaltante dell’Opera come questo, rappresenta pur sempre ti, esperto e pluripremiato direttore nel campo giore KV 332 di Mozart) studiato non solo per e coinvolgente della performance di Perahia. Una una garanzia e non comporta eccessivi rischi. Se poi, dell’Opera, che mancava da Bologna da dieci anni, esaltare il suo virtuosismo, ma anche per tracciare pagina intensa, imponente e contraddistinta da una tra gli interpreti, ci sono cantanti come il baritono nonostante avesse fatto la sua fortuna a Firenze, un percorso storico. La successione dei tre brani grande varietà stilistica, chiusa da una fuga che, dopo Leo Nucci (il Rigoletto per eccellenza) e il tenore ad appena un centinaio di chilometri dal capoluogo eseguiti (la Partita n.6 di Bach, la Sonata n.30 mezz’ora, riprende il tema iniziale, ormai perso nei Roberto Aronica (che abbiamo recentemente avuto emiliano. La sua è stata una direzione impeccabile, di Beethoven e le splendide 25 Variazioni e meandri delle sue trasformazioni e che il Nostro modo di apprezzare a Bologna nell’interpretazione filologica, che ben si è prestata alla “fedeltà” di tutto Fuga Su Un Tema Di Haendel di Brahms) interpreta mediante un virtuosismo mai fine a se della Messa da Requiem di Verdi con la regia l’allestimento. si può intendere come una “rappresentazione” del stesso, appassionato ancor prima che agile. di Georges Prȇtre), peraltro già presenti nell’al- linguaggio tonale, attraverso tre momenti emble- Un finale che meriterebbe solo il silenzio, dopo. Ma il lestimento di Cobelli, le aspettative di una buona Murray Perahia – Teatro Manzoni matici delle sue trasformazioni, dalle nobili origini pubblico vuole il bis e Perahia lo accontenta, rispon- riuscita aumentano. di Bologna – Bologna Festival (20 (il contrappunto bachiano) al suo culmine prima dendo agli applausi con un Notturno di Chopin E poi, diciamoci tutta la verità: al pubblico bologne- Maggio 2009) della disintegrazione della tonalità (rappresentato e un brano pianistico di Schubert, che non aggiun- se le regie “classiche” piacciono molto di più delle Un pianista come Murray Perahia non ha certo bi- da Brahms) passando per il suo punto di massimo gono altro (come avrebbero potuto?) rispetto alle rischiose attualizzazioni dei soggetti. E, da questo sogno di presentazioni, almeno per chi è un minimo equilibrio (Beethoven). grandi cose fatte ascoltare in precedenza. punto di vita, il Rigoletto in questione (riadattato da avvezzo alle esecuzioni di musica “classica”. Il nome Il pubblico del Manzoni, nonostante il caldo, pende Daniele Follero Ivo Guerra), pur potendo vantare bellissime scene, del sessantaduenne newyorchese richiama subito dalle mani del pianista statunitense, che sanno ac-

a night at the opera / 121 contemporanei Silvia Mandolini

i cosiddetti Al servizio dell’opera d’arte Dopo l’ottima performance alla Diciannovesima edizione di Angelica, abbiamo incontrato la violinista italo-canadese Silvia Mandolini, che con la grande passione che la contraddistingue, ci ha parlato del suo rapporto con i compositori “contemporanei”, tra improvvisazione, alea ed elettronica

Partiamo dal principio: sei nata a Mon- fatti quella era una passione autentica e felice, vole- treal, ma vivi e lavori in Italia. Ci raccon- vo studiare letteratura. Spesso, poi, sbirciavo al pia- ti un po’ di te? Qual è stato il tuo primo no terra del Conservatoire Supérieur National du approccio alla musica? Quali i tuoi primi Québec à Montréal, dove studiavo e dove c’erano ascolti? i locali dell’Accademia d’Arte Drammatica. Come Sono nata a Montréal in Canada da genitori romani. invidiavo quei ragazzi, come avrei voluto andare lì Sapevo che, prima o poi sarei venuta a vivere quì in a studiare, come mi sentivo attratta e portata per Italia. E infatti, nel 1994 all’età di 24 anni, pur lavo- il teatro francese: Cocteau, de Musset, Molière!.... rando già in diversi gruppi della mia città (l’Ensemble ma.... c’era già la musica... Contemporain, l’Orchestre Baroque), ho deciso di Attualmente sei musicista stabile presso partire, all’inizio senza meta precisa: giusto il tempo l’Orchestra del Teatro Comunale di Bo- di prendere un diploma di violino al Conservatorio. logna, ma in passato sei stata membro Incontrai un buon maestro a Milano e così scelsi di dell’Ensemble Contemporain e dell’Or- vivere lì. Iniziavo un viaggio in con il pretesto della chestre Baroque di Montreal. Insomma, divulgazione della musica contemporanea canadese una carriera che va dal barocco alla mu- e della ricerca di musica italiana. Insomma, volevo un sica del Novecento, passando per l’Ope- piccolo spazio anche qui e la possibilità, allo stesso ra e la musica sinfonica. Che peso hanno tempo, di dare qualcosa di mio all’Italia. avuto queste differenti esperienze nella L’approccio alla musica fu naturale, i primi ascolti tua formazione musicale? Come riesci a arrivarono attraverso un bel giradischi con cui, da far convivere tante anime della musica, piccola, ascoltavo molte cose, dalla nona sinfonia di tanti stili così diversi? è stata una vera rivelazione, pura felicità. e bello accompagnare Leo Nucci in Rigoletto, e poi Beethoven, alla sinfonia del Nuovo Mondo di Dvo- Queste diverse esperienze hanno appagato la mia Cosa prova un musicista a suonare Rigo- tornare a casa a studiare Donatoni e Maderna. Una rak, fino a Wagner, immaginando paesaggi fantastici golosità di musica ed emozioni, non riuscirei a fare a letto una sera ed eseguire Maderna e Do- vita ideale, credo! e storie di cavalieri. Poi un caso assolutamente for- meno di nessuna musica, vorrei suonarle tutte. Ca- natoni il giorno dopo? Come si riesce ad La tua performance ad Angelica ha rice- tunato mi ha portato in una scuola dove si faceva pita anche di concentrarsi di più su alcuni stili, per uscire dall’universo sonoro di Rossini ed vuto un consenso pressoché unanime: i tanta musica: flauto dolce, percussioni, violino, pia- ottenere una carriera di un certo tipo, di una certa immergersi , subito dopo, nel concettua- lunghi applausi ne sono una testimonian- noforte, violoncello. Scelsi il violino in modo anche qualità, ma per me è stato diverso, forse non ho lismo di Xenakis? za inconfutabile. Te lo aspettavi? naturale, ma senza un vero perché. Forse per fare cercato questa opportunità, e quindi ho assaggiato è così che avevo sempre immaginato la mia vita: im- Ho studiato molto i pezzi, per renderli al meglio, per come i miei fratelli, forse perché i ragazzi più tur- varie esperienze in vari contesti. La mia attività più mergersi nell’armonia ed il fraseggio di Puccini, o rendere felici i compositori presenti, per migliorare bolenti sceglievano il pianoforte, forse perché mi costante è sicuramente legata al repertorio con- nella potenza espressiva di Verdi, per poi provare i passaggi molto difficili tecnicamente nelle pagine piaceva... temporaneo per violino solo, oltre, naturalmente, al l’esaltazione assoluta di suonare Haendel in un’or- di Francesconi, e la sonorità in Donatoni.... è sta- C’è stato un momento particolare in cui mio lavoro per Teatro. Sono un esecutore e cerco di chestra barocca, con strumenti antichi, e poi per- to un grosso lavoro, sono contenta che sia piaciuto. hai pensato che la musica, oltre ad esse- adeguarmi ad ogni lavoro, credo sia ciò che di me- dersi nella massa sonora delle sinfonie di Bruck- Sul palco bisogna bilanciare controllo ed abbando- re una passione, sarebbe stata l’attività glio io possa fare con la mia professione. Ciascuna ner e Malher, estremamente stimolanti per uno no: nell’esecuzione stessa vi è sperimentazione, non principale della tua vita? esperienza ha avuto il suo ruolo nella mia formazio- strumentista, sfide tecniche ed allo stesso tempo solo nelle partiture, quindi alla fine decide un po’ Durante l’adolescenza (anni determinanti per chi ne: gli anni passati con l’Orchestre Baroque mi han- espressive. Abbiamo bisogno di ogni cibo nel nostro anche il pubblico se ha percepito un buon momento suona il violino), non mi sentivo una vera musicista. no insegnato lo stile, l’articolazione, un vero tesoro piatto, è una sofferenza pensare a tutto quello che di musica. Credo che il programma, scelto in parte Avevo sempre detto e pensato che avrei scritto, in- della mia vita. In Italia, invece, lavorare per un teatro non riusciremo a suonare. Per me è stato normale da me, in parte da Massimo Simonini, direttore del

i cosiddetti contemporanei / 123 festival di Angelica, fosse molto bello ed intenso. In Quella di “musica contemporanea” è una soprattutto altamente concentrato sull’istante, sul risco solo al lato “esecutivo” ma anche questo caso si, mi aspettavo che il pubblico apprez- categoria che raccoglie espressioni mu- gesto. Magnanensi è anche direttore d’orchestra e all’ascolto.. zasse opere magnifiche come Argot di Donatoni, sicali talmente diverse tra loro (a volte quindi, alla stessa maniera guida l’interprete, prima Molte cose m’ispirano, a volte anche solo rubate ma anche i linguaggi di Francesconi e Magnanensi. esattamente agli antipodi) che rischia di e durante il lavoro. per un istante alla radio...L’uomo in frac...una can- Ci sono compositori del Novecento che non dire nulla. Quindi andiamo più nello Avevi già fatto esperienze con la musica zone di Dalla...molte canzoni di Dalla! In quel mo- prediligi? Per quale motivo? specifico. Sei interessata alle esperienze elettro-acustica? Qual è, più in generale il mento prendono tutto lo spazio, il tempo di una Debussy, Berg, Mahler...insomma vorrei dirne tanti... dell’alea? tuo rapporto con la musica elettronica? canzone diventa per me tutta la musica (così come Bartok...Puccini seppure si trovi fra ottocento e no- è molto interessante suonare la musica aleatoria, Alla fine degli anni ottanta ho studiato musica elet- accade per un lied di Mahler o un quartetto di Bee- vecento, Ligeti, Donatoni....Quanta bella musica nel come nel caso di Pièce pour Ivry di Maderna, in troacustica in conservatorio con Yves Daoust, che thoven).. qualche nostalgico pensiero del passato mi Novecento! Nino Rota, per la sua musica contempo- programma ad Angelica. Molto, molto stimolante appartiene alla grande tradizione francese di Pierre fa amare gli Abba, per tanto ottimismo genuino, mi raneamente tragica e malinconica, i Beatles.... Jaco Pa- dal punto di vista espressivo. Tecnicamente tutto Shaeffer e Pierre Henry. Andavo in giro con un regi- emoziona Luca Carboni... I Beatles.. fondamentali!. storius per la sua sconvolgente padronanza.... Richard va studiato nota per nota, come in qualsiasi pezzo stratore, a registrare suoni, per poi farne un pezzo, Sono universali. Il jazz delle grande dive, impossibile Strauss, Leos Janacek... Semplicemente per ricordi in- di qualsiasi tempo, e poi si crea la propria ricetta a fine anno, usando nastri e lame di rasoio peril non amarlo... delebili nel mio percorso musicale. Donatoni, invece, secondo il gusto e il desiderio personali. La musi- montaggio. Un’esperienza liberatoria in quegli anni Il pop occupa uno spazio estemporaneo nella mia ha un posto davvero speciale nella vita di molti musi- ca aleatoria legata ai decenni scorsi è comunque di duri studi del violino. Oggi mi piacerebbe suona- vita di musicista, quello di un incontro musicale che, cisti, forte essenziale ludico...Universale. molto concettuale, basata sulla tecnica composi- re di più con l’elettronica e, in un prossimo futuro, seppur breve, può cambiare la vita. Forse anche di Esplorare tutte le possibilità dello stru- tiva. Potrebbe risultare arida se ci si distrae. Tutto vorrei approcciare composizioni come Anthième, di notte, tornando a casa in taxi, nel silenzio fra pas- mento, sperimentare nuovi effetti tim- deve essere sempre suonato con gusto e amore. La Boulez, nella magnifica versione con strumenti elet- seggero ed autista, con una radio come unico inter- brici, ricercare altezze al limite dell’udito. musica aleatoria di oggi, caratterizzata da una for- tronici. Ho in programma, inoltre, per l’anno pros- locutore.. In poche parole, creare nuovi linguaggi, te componente d’improvvisazione, come nel caso simo, due commissioni per violino ed elettronica: Tu che conosci bene sia la realtà musicale nuovi codici comunicativi. Le avanguardie delle composizioni di Giorgio Magnanensi, è una una di Giorgio Magnanensi, e l’altra del compositore canadese che quella italiana, dove ti sei del secolo scorso hanno perseguito una musica al servizio dell’interprete. Esalta le qualità canadese Serge Arcuri. sentita più stimolata? Quali sono le prin- ricerca radicale, mettendo in discussione tecniche ed espressive dell’ esecutore, è immediata, Esiste una Silvia Mandolini compositrice? cipali differenze che hai notato? tutti gli stereotipi linguistici della musi- legata all’emozione immanente. E’ un lavoro intimo Scrivi musica? E qual è il tuo rapporto con L’Italia e le persone conosciute qui, (gente di grande ca precedente. Quali sono, secondo te, le compositore-interprete, quasi imprescindibile. Cer- l’improvvisazione? talento, di grande competenza, di assoluto estro ed difficoltà maggiori che uno strumentista to, il compositore sa esattamente quello che vuole Non ho mai avuto questa velleità, scrivo e creo con umorismo) mi hanno dato moltissimo, riempiendo di formazione “classica” deve affrontare e sa come ottenerlo. le parole, la più autentica ed antica passione. Dopo il la mia vita adulta. Certo è, però, che in un paese nell’esecuzione della musica “contempo- Hai concluso la tua performance ad An- recital ad Angelica, Magnanensi mi ha detto:”Adesso dove c’è spazio e meno gente, come il Canada, è ranea”? gelica eseguendo in prima assoluta Sil, basta con questi compositori, adesso fai tu”. Era un naturalmente più facile creare e vedere creatività, Innanzi tutto decifrare la partitura. E’ un lavoro una composizione di Giorgio Magnanensi chiaro invito all’improvvisazione, genere che ho pra- generata dalla spontaneità, dal senso del “tutto è molto lungo all’inizio, a volte molto faticoso. Passa- per violino e live electronics. Che effetto ticato un pò, anche con lui. Ma non so, non voglio possibile”, senza temere il cinismo che può caratte- ta questa fase si può finalmente volare. Potrei an- fa eseguire per la prima volta in assoluto abbandonare i compositori ed i loro lavori, mi sen- rizzare un vecchio continente.... La gioventù è spa- che dire che da quel momento, talvolta, una musica la composizione di un autore (peraltro, tirei triste e persa. Per quanto riguarda la composi- valda e sicura: un giovane paese genera persone alle che sembra tanto complessa si rivela più facile da nel caso specifico, presente in sala)? zione tradizionale, fuga, armonia, contrappunto, rim- quali si dà spazio, con più oggettività, accompagnato eseguire e studiare del minuetto di una sinfonia di I compositori a volte sono molto fragili. Hanno mol- piango molto di non avere imparato nulla, perché mi dallo slancio fresco di un luogo in cui la Storia non Haydn. Nella musica contemporanea bisognereb- ta paura prima di un concerto, possono trasmette- avrebbe dato più solidità, sarebbe una libertà in più. è presente per soffocare l’entusiasmo. be accettare la grande componente di presenza re molta insicurezza all’interprete. Ho conosciuto Ho, in ogni caso, intenzione di utilizzare, in futuro, Ci sono delle musiche che non hai mai af- e di teatro, avere molta scioltezza ed abbandono compositori che non erano mai contenti. Interpre- più spesso l’improvvisazione, che considero un atto frontato e che ti interesserebbe approc- espressivo, creare energia negli effetti, senza timore. tare la loro musica è un compito delicato, difficile, compositivo a tutti gli effetti. ciare? Che progetti hai per il prossimo Rendere proprio anche ciò che non si spiega, accet- ma anche meraviglioso. Posso senz’altro dire che Ci vuole molto studio per eseguire buone improv- futuro? tare il compito di interpretare, magari inventare. Il sono più nervosa ed ansiosa di fare bene se il com- visazioni, affiatamento, padronanza.... a volte, colta Vorrei suonare ancora tanto del grande repertorio compositore non può conoscere tutte le sfumature positore è in sala. Le aspettative sono più alte, ma dalle insicurezze del momento, non riuscivo a suo- per violino, le sonate di Bach, le sonate di Ysaie. Ma possibili da eseguire con lo strumento e quindi met- poi, quando va tutto bene, è una festa. Dopo aver nare senza chiedermi: “ma cosa sto facendo? Esiste mi piacerebbe anche continuare ad eseguire le ope- tersi totalmente al servizio del compositore e della reso felice un compositore sono completamente un pubblico, lo devo rispettare, come oso, io che re dei compositori italiani viventi,. Vorrei suonare al sua partitura, ma neanche abbandonarsi alla mercè appagata, nel mestiere, nella vita, o anche solo per non sono compositrice, proporre il mio stato d’ani- meglio tutto ciò che mi sarà richiesto. Nel prossimo dell’espressività senza alcun compromesso. A volte il tempo di un concerto! Nel caso di Magnanensi è mo del momento?” Sono situazioni delicate, in cui futuro, oltre al mio lavoro al Teatro Comunale di ci può essere un pò di timidezza, di chiusura. Per me un pò diverso: le ansie, le preoccupazioni, non fanno tutto può cadere. Al momento improvviso con un Bologna, ho in programma un concerto alla bien- questa ricerca, invece, è stata fonte di libertà. Liber- parte del suo carattere. Lui crea la musica insieme gruppo di musica etnica del salento, e lo ritengo un nale di Venezia, dove suonerò la Sequenza di Berio, tà di poter esprimere tutto, in un linguaggio astratto all’interprete, è un maestro di musica e di pensiero, lavoro molto serio. un pezzo gigantesco e magnifico, una partitura che che facevo mio, con tutto il piacere che deriva dalla lo è stato per me e per tutti quelli che hanno avuto Nella tua vita di musicista che spazio spero di servire al meglio. ricerca di nuove sonorità. la fortuna di fare musica con lui. E’ ottimista, ma occupa la popular music? Non mi rife- Daniele Follero

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