CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI CATANZARO Escursione “ FERDINANDEA – CASCATE DEL MARMARICO”

INIZIO ESCURSIONE: In Località “Ferdinandea” di ,- quota m.1061 - ore 10,00 circa. CARATTERISTICHE: Difficoltà: EE ; Lunghezza: km. 8 ; Dislivello: m. 400 ; Durata: ore 5 Soste Escluse. ULTIMA RICOGNIZIONE EFFETTUATA: in data 09.09.2013 STATO DEL SENTIERO RILEVATO: In stato di degrado per assenza di manutenzione, ma percorribile agevolmente. RIFORNIMENTO ACQUA: Disponibile al punto di partenza sia dell’andata che del ritorno. ACCOMPAGNATORI : Gabriele Fera tel. 339 289 6149 ,Enzo Peris,Scotto Salvatore,Salvatore Messina.

INQUADRAMENTO TERRITORIALE “ Fresca profonda verde foresta. La luce vi è mite, delicatissima, il cielo pare infinitamente lontano; è deliziosa la freschezza dell’aria; in fondo al burrone canta il torrente, sotto le felci canta il ruscello….Questa è Ferdinandea “ (Matilde Serao, settembre 1886)

Il territorio oggetto di questa escursione ricade nell’ambito di quello relativo alla Ferdinandea, che ha una estensione di 3600 ettari e rientra all’interno delle Serre Calabresi e dei Comuni di Serra S. Bruno, , Bivongi, . La zona è ricoperta quasi interamente da boschi di faggio e di abete bianco e pino rosso, sono presenti però anche il castagno, la quercia ed il pioppo; inoltre qui hanno origine le sorgenti delle fiumare Assi e Stilaro; quest’ultima dà luogo alle cascate del Marmarico di Bivongi che saranno la mèta della nostra escursione.Il nome trae origine da Ferdinando II di Borbone che a partire dal 1832 utilizzò tale possedimento come riserva di caccia, costruendovi una villa residenziale per se stesso. Successivamente l’intera area venne adoperata come polo siderurgico e vi furono costruite la ferriera, la caserma, gli edifici residenziali ed amministrativi, le scuderie e le stalle. Con la nascita dello stato unitario, il governo italiano mise in vendita tutti gli stabilimenti siderurgici ed i boschi del circondario, tramite un’asta vinta dall’ex garibaldino e poi parlamentare del nuovo regno Achille Fazzari, nel 1874, undici anni dopo la fondazione a Torino del Club Alpino Italiano. Fazzari tentò di rivitalizzare il polo siderurgico, ma per la mancata disponibilità di finanziamenti pubblici da parte del governo, non riuscì nel suo intento, per cui trasformò tutto in azienda agricola-pastorale. Tuttavia grazie all’abbondanza di acque, in questa zona fu possibile creare diverse segherie ed una piccola centrale idroelettrica, successivamente integrata, nel 900, nella centrale idroelettrica di Marmarico, ormai dismessa, ma di cui resta, ancora oggi, testimonianza dell’impianto originale, quale esempio significativo di archeologia industriale.

DESCRIZIONE DEL SENTIERO Il percorso che seguiremo, è una diramazione del Sentiero Italia, segnato dal CAI di Reggio , e rientrante nel tracciato originario del famoso “ Sentiero del Brigante” che, fortemente evocativo di un lungo fenomeno calabrese ancora non perfettamente compreso e storicizzato, parte da Gambarie d’Aspromonte, per terminare a Stilo, dopo aver legato e dato continuità ed armonia al paesaggio rurale e montano attraversato, mettendo in relazione aree di grande interesse naturalistico ed insediamenti rurali, centri abitati, foreste ed emergenze architettoniche ed archeologiche tipo anche industriale, presenti fin dai tempi più remoti. Il sentiero che percorreremo sia all’andata che al ritorno, inizia dal complesso della Ferdinandea a circa m. 1061 s.l.m. nella dorsale di Monte Pecoraro, tra veri e propri boschi di alto fusto di Abete bianco( Abies alba) e Faggio (Fagus silvatica), con sparute presenze di Pino laricio (Pinusnigravar.Laricio) e leccio(Quercusilex) e con sottobosco di Ruscusaculeatus(pungitopo) e Agrifoglio(Ilexaquifolium). A percorrerlo, non ci sono difficoltà tecniche di rilievo, se non, forse, per qualche passaggio esposto, ma di poco conto! L’unica difficoltà oggettiva che si rileva, solo al ritorno, è quella di dover affrontare quasi per intero il dislivello dei 400 m. con un’inclinazione di tutto rispetto e senza soluzioni di continuità, in un contesto ambientale con qualche sparuta zona d’ombra. Il primo tratto di sentiero si sviluppa quasi tutto in piano ed il percorrerlo è davvero suggestivo, perché si sviluppa su una carrareccia realizzata con largo impiego della pietra, sia per il fondo che per il sostegno, secondo manifatture ormai dismesse che, se non risalgono all’epoca borbonica, sicuramente sono da addebitare ai primissimi anni del 900. Terminato tale tratto di lunghezza 2,5 km circa, in corrispondenza del punto di raccordo tra le condotte forzate di cui sopra, si scende in direzione sud, seguendo la dorsale dell’aspro costone sinistro dell’alveo dello Stilaro e percorrendo uno stretto sentiero tracciato su roccia, da cui si aprono ampi squarci panoramici sulla catena dei monti Consolino, Stella , Mammicomito e verso l’intero sviluppo della cascata del Marmarico. Qui i boschi di alto fusto cedono rapidamente il passo alla macchia mediterranea del versante ionico con la presenza arbustiva o di piccolo albero di Leccio e di qualche pianta di Roverella (Quercuspubescens). La vegetazione arbustiva di macchia mostra, invece, la presenza di: corbezzolo (Arbutusunedo), Erica arborea, Fillirea(Gen.Phillyrea), Cisto(Gen.Cistus), Lentisco( Pistacialentiscus), Mirto(Mirtuscomunis). Molto interessante è la presenza, arborea, arbustiva o di cespuglio, di Orniello (Fraxinusornus) o frassino di manna. Al termine della discesa, raggiunto l’alveo del fondo valle, a quota 650 m s.l.m., si guada con facilità, e se ne risale la sponda destra, di poche decine di metri, giusto per ritrovarsi, finalmente, ad ammirare uno spettacolo che ripaga pienamente dalla fatica,.Si tratta della cascata più alta del centro sud, ca.100 m;essa si sviluppa su tre salti e l’acqua, tra balze di roccia, dopo l’ultimo salto, precipita in una deliziosa “gurna” balneabile , fra enormi massi rocciosi, sotto l’ombra imponente dell’Ontano nero (Alnus glutinosa). Qui durante la sosta pranzo, che si raccomanda sia leggera, in vista delle difficoltà del ritorno, ci si potrà ritemprare il corpo, bagnandovisi, se muniti di costume e di comode scarpette da mare o da torrentismo, a causa della natura rocciosa sia del fondo che del contorno!.Meglio munirsi di mutina(1-2 mm) per via delle acque fredde. Riposati e rifocillati, alle ore 15 max avrà inizio il ritorno che avrà durata media di ore 3, adottando un passo tranquillo per non spossare nessuno…questo perché, non più tardi delle ore 18 è buona norma CAI avere concluso l’escursione. Per chi avesse ancora tempo e gambe per camminare ancora, si può optare di allungare ulteriormente il trek, di un tempo non superiore a un'ora, per andare a vedere il laghetto di Ferdinandea, realizzato artificialmente negli anni 60, tramite lo sbarramento della diga “ Giulia”, e raggiungibile mediante un sentiero molto agevole e delizioso che si sviluppa costeggiando un ruscello, in un contesto naturalistico di rara bellezza, con la presenza del biancospino, del melo selvatico e di qualche Acero montano.