Donatella Pegazzano

Cristiano Giometti

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Tre sculture del Rinascimento Recuperi e restauri a Villa La Quiete FUP a cura di Cristiano Giometti FIRENZE UNIVERSITY Donatella Pegazzano PRESS

Tre sculture del Rinascimento. Recuperi e restauri a Villa La Quiete

Curatori del catalogo Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

Comitato scientifico Alessandro Angelini, Lia Brunori, Francesco Caglioti, Fulvio Cervini, Andrea De Marchi, Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino Marco Benvenuti (Presidente), Angela Di Ciommo (Direttore tecnico), Giulia Maraviglia (Dirigente dell’Area Valorizzazione), Alba Scarpellini (Referente di sede), Giuseppe Gulizia (Area Comunicazione)

Tre sculture del Rinascimento Recuperi e restauri a Villa La Quiete

a cura di Cristiano Giometti Donatella Pegazzano

Firenze University Press 2019 Tre sculture del Rinascimento : recuperi e restauri a Villa La Quiete / a cura di Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano. – Firenze : Firenze University Press, 2019. (Cataloghi e collezioni, 12) http://digital.casalini.it/9788864538617 ISBN 978-88-6453-860-0 (print) ISBN 978-88-6453-861-7 (online) foto di copertina Bottega di , Madonna con Bambino, Firenze, Villa La Quiete. Fotografia di Giovanni Martellucci. crediti fotografici Tutte le fotografie delle opere esposte sono state effettuate da Giovanni Martellucci (Dipartimento SAGAS); le fotografie di confronto sono a cura degli Autori. progetto grafico Alberto Pizarro Fernández, Lettera Meccanica SRLs ringraziamenti Un ringraziamento particolare a Terna Group che ha effettuato un’elargizione liberale per il restauro della Madonna con Bambino di bottega ghibertiana. I curatori ringraziano altresì Arteria per la generosa collaborazione alla realizzazione dell’allestimento. Alessandro Angelini, Roberta Barsanti, Matteo Boddi, Suor Chiara delle Montalve de La Quiete, Francesco Caglioti, Elena Cencetti, Sonia Chiodo, Nicola Giagnoni, Maria Maddalena Grossi, Damiano Landi, Michele Maccherini, Giovanni Minutoli, Giovanni Pancani, Rossella Lari, Alba Scarpellini, Arianna Sciarrillo. progettazione e montaggio della mostra Arteria

Certificazione scientifica delle Opere Tutti i volumi pubblicati sono soggetti a un processo di referaggio esterno di cui sono responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifici delle singole collane. Le opere pubblicate nel catalogo FUP sono valutate e approvate dal Consiglio editoriale della casa editrice. Per una descrizione più analitica del processo di referaggio si rimanda ai documenti ufficiali pubblicati sul catalogo on-line (www.fupress.com). Consiglio editoriale Firenze University Press M. Garzaniti (Presidente), M. Boddi, A. Bucelli, R. Casalbuoni, A. Dolfi, R. Ferrise, M.C. Grisolia, P. Guarnieri, R. Lanfredini, P. Lo Nostro, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai, R. Minuti, P. Nanni, G. Nigro, A. Perulli.

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IX Presentazioni Marco Benvenuti Fulvio Cervini, Andrea De Marchi

SAGGI 3 Tre sculture del Rinascimento: recuperi e restauri a Villa La Quiete Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

7 Dal buio alla luce: la Madonna con Bambino della bottega di Ghiberti recuperata Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

15 Una replica donatelliana di «notevolissima qualità»: la Madonna con Bambino della Galleria di Villa La Quiete Cristiano Giometti

23 Nuove terrecotte di Agnolo di Polo de’ Vetri Donatella Pegazzano

RESTAURI 39 Restauri a Villa La Quiete Lia Brunori

43 Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con bambino Maura Masini

49 Seguace di , Madonna con Bambino Francesca Rossi

52 Agnolo di Polo, Cristo Salvatore Shirin Afra

55 Bibliografia

Presentazioni

Marco Benvenuti Presidente Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Firenze

Tra i tanti tesori preziosi che il Sistema Con l’inaugurazione della sala de- Museale di Ateneo dell’Università degli dicata a Capolavori a Villa La Quiete. Studi di Firenze ha l’onore di gestire, Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in Villa La Quiete occupa certamente un mostra nel 2016 il Sistema Museale ha posto particolare. Questo luogo riuni- dato l’avvio ad un nuovo percorso di sce in sé valenze straordinarie di tipo visita alle bellezze più o meno nascoste storico, culturale, sociale, artistico e della Villa, che inizia appunto con la religioso che ne fanno davvero un uni- Sala delle Pale per proseguire poi con la cum. Conservare, valorizzare e rendere visita alla chiesa della SS. Trinità e quin- disponibile alla pubblica fruizione que- di, attraverso il corridoio d’ingresso sto patrimonio richiede un impegno della Villa, alla farmacia seicentesca, al notevole di risorse umane ed economi- Giardino degli Aranci e alle sale affre- che nonché di competenze scientifiche scate. La visita si conclude con un affac- multidisciplinari: una sfida difficile ma, cio sul bellissimo giardino all’italiana, al tempo stesso, entusiasmante. che è in corso di restauro e che auspi- Il patrimonio artistico conservato a chiamo di poter riaprire presto alla fru- Villa La Quiete è il risultato di una stra- izione pubblica. tificazione secolare che ha determina- Il paziente lavoro di conservazione, to la formazione di un nucleo di opere inventario e studio delle opere d’arte con- molto vario e diversificato, per tipologia servate in depositi temporanei all’inter- e cronologia: pitture, sculture, oreficerie no della Villa, effettuato dal personale del e tessuti, frutto non solo della devozio- Sistema Museale in collaborazione con ne delle Signore (poi Suore) Montalve, gli storici dell’arte Donatella Pegazzano e quindi derivanti dalla loro diretta e Cristiano Giometti, ha consentito di committenza, ma anche da quella delle recuperare, dopo un accurato restauro granduchesse medicee, che sempre pro- finanziato in parte con fondi dell’Ateneo tessero e favorirono il convento. di Firenze e in parte con fondi privati, X TRE SCULTURE DEL RINASCIMENTO: RECUPERI E RESTAURI A VILLA LA QUIETE

tre opere di notevole pregio che offria- Nel presente catalogo viene presen- mo con piacere al godimento dei visita- tata un’accurata descrizione delle tre tori della Villa. Si tratta di due sculture opere, del contesto storico-artistico dedicate alla Madonna con Bambino, che ne ha visto la realizzazione, oltre una in stucco di bottega ghibertiana e che degli interventi di restauro che ne un’altra in terracotta realizzata dalla cer- hanno consentito un pieno recupero chia di Donatello; e di un’opera (Cristo e la restituzione all’antico splendore Salvatore), ancora in terracotta, attribu- artistico. ita da Donatella Pegazzano ad Agnolo Un sincero ringraziamento ai due di Polo. Il restauro della prima opera è curatori della mostra e a tutti quanti, in stato reso possibile grazie al contributo vario modo, hanno reso possibile que- finanziario erogato dal Gruppo Terna, a sto ulteriore passo verso una piena valo- cui vanno i nostri sinceri ringraziamenti. rizzazione di Villa La Quiete. PRESENTAZIONI XI

Fulvio Cervini Presidente del Corso di laurea magistrale in Storia dell’arte, Università di Firenze

Andrea De Marchi Coordinatore del Dottorato regionale in Storia delle arti e dello spettacolo, Università di Firenze, Pisa e Siena

Con il calo delle vocazioni e la crisi degli docenti di storia dell’arte che qui inse- ordini regolari, un patrimonio immane gnano non possiamo non sentire il peso di arte e di storia è esposto nel nostro di una sfida che richiederà anni, ma che paese ad un futuro incerto. Si svuota- è stata già bene avviata con la mostra no complessi di grande fascino, su cui Capolavori a Villa La Quiete, nel 2016, si era sedimentato nei secoli un vissuto e soprattutto con le ricerche intraprese di fede profonda e di cura della bellezza. sistematicamente dai colleghi Cristiano La riconversione inevitabile, di cui non Giometti e Donatella Pegazzano. Lo stu- si discute abbastanza, preferendo sotta- dio al pari del restauro contestuale non cere la portata gigantesca del problema, possono che essere le premesse per una è auspicabile avvenga all’insegna di un corretta valorizzazione di un patrimo- uso che sappia sposare armoniosamen- nio simile. Così come per gli apparta- te la funzione con la tutela, la cultura menti monumentali al piano terreno di con la valorizzazione, il passato con il palazzo Marucelli Fenzi – la dimora più futuro, e soprattutto garantire il godi- raffinata di tutta Firenze agli albori del mento pubblico. In questa categoria Settecento, ora sede del Dipartimento il Conservatorio di Villa La Quiete ha SAGAS, per cui si sta finalmente avvian- uno statuto affatto speciale. Luogo squi- do un piano di restauro e di restituzio- sito di devozione caro alle granduches- ne alla dignità e alla fruibilità pubblica se, paradiso di essenze rare, romito per – sarà opportuno accompagnare ogni l’educazione delle fanciulle della miglio- progetto con il lavoro di ricerca, nello re società affidata all’ordine laico delle spirito della massima trasparenza e con- Montalve, attende una rinascita organi- divisione. Il restauro di queste tre ter- ca e rispettosa, mentre urgente è la stes- recotte, rappresentative delle maggiori sa salvaguardia degli spazi dedalici e del botteghe quattrocentesche di produzio- giardino, unico nel suo genere. Grazie ne degli Andachtsbilder a mezzo busto, alla confluenza ottocentesca dei beni immagini affettuose della Madonna delle suore domenicane di San Jacopo teneramente abbracciata al Bambino, a Ripoli, in via della Scala, la Villa la fra Lorenzo Ghiberti e Donatello, o del Quiete conserva un patrimonio straor- Cristo canonizzato da Verrocchio, per dinariamente variegato e rappresentati- mano del suo allievo Agnolo di Polo, vo dei generi della devozione monastica rappresenta un piccolo ma significativo e individuale. L’Università, assieme alla tassello di un percorso promettente, che Regione, ne è ora responsabile e come va costruito giorno dopo giorno.

Saggi

Tre sculture del Rinascimento: recuperi e restauri a Villa La Quiete Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

L’esposizione delle tre sculture che qui si in via dell’Amore a Firenze, fu soggetto presentano costituisce la seconda tappa a due spostamenti fondamentali, in se- di un percorso di studio e valorizzazione guito alle soppressioni volute dal gran- del patrimonio artistico appartenuto alla duca Pietro Leopoldo di Lorena. Infatti, congregazione delle Signore e poi Suore pur non essendo abolite, grazie alla loro Montalve, iniziato nel 2016 con la mostra attività educatrice in favore delle fan- Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e ciulle, le Montalve vennero destinate dal Ridolfo del Ghirlandaio in mostra, curata granduca dapprima, nel 1780, all’ex con- da chi scrive e promossa dall’Ateneo di vento camaldolese di Sant’Agata in via Firenze. In quell’occasione si decise di San Gallo a Firenze, e successivamente riunire nella sala che costituisce la pri- dal 1794, all’ex monastero domenica- ma sezione del futuro museo di Villa La no di San Jacopo di Ripoli in via della Quiete le pale d’altare cinquecentesche Scala, trasformato da Pietro Leopoldo provenienti dall’antico monastero do- stesso in un grande e lussuoso educan- menicano di San Jacopo di Ripoli, l’ul- dato femminile3. In occasione di ogni tima delle sedi cittadine delle “Ancille loro spostamento, alle Montalve venne della Santissima Vergine Maria Madre sempre consentito di recare con sé una di Dio”, poi della “Divina Incarnazione”. parte rilevante del patrimonio artisti- La fondatrice di queste ultime, Eleonora co di ciascuna sede; per questo motivo, Ramirez di Montalvo1, dopo avere isti- quando nel 1886 le due famiglie religiose tuito un primo convento a Firenze, inti- si riunirono a La Quiete per il passaggio tolato appunto alla Divina Incarnazione, al demanio del complesso conventua- scelse Villa La Quiete a Quarto, acqui- le di via della Scala, la gran parte delle stata nel 1650 dalla famiglia Medici, opere e delle suppellettili dei tre diversi come dimora di una seconda congre- luoghi in cui avevano vissuto le sorelle di gazione strettamente legata alla prima Firenze furono trasferite alla villa. Le vi- ma intitolata alla ‘Santissima Trinità’2. cende qui brevemente riassunte possono Mentre le Ancille de La Quiete rimase- quindi far comprendere come questo pa- ro continuativamente nella loro prima trimonio artistico sia il risultato di una sede, il gruppo delle consorelle cittadi- complessa stratificazione verificatasi nel ne, che fino al 1779 abitò nel convento corso di più di trecento anni4. 4 CRISTIANO GIOMETTI, DONATELLA PEGAZZANO

All’ex monastero di San Jacopo di volta in questa sede ad Agnolo di Polo – Ripoli appartennero le opere più antiche dimostrano altresì la grande diffusione tra quelle oggi a La Quiete, in virtù del- all’interno dei contesti conventuali e le vicende secolari di quel complesso e non solo, di prototipi fortunati. Queste della ricchezza dei suoi apparati, come tre sculture sono una significativa testi- si evince dall’Inventario degli oggetti monianza della eterogeneità delle opere d’arte, Chiesa e Convento delle Signore presenti alla Villa che, in quanto mi- Montalve in Ripoli5 del 1862, e dal pre- crocosmo apparentemente sospeso nel cedente inventario risalente al 1797, tempo, ha preservato una ingente quan- tempo in cui le Montalve si trovavano tità di oggetti realizzati nelle tecniche e in quel convento6. Le già menziona- nei materiali più vari, offrendo così un te pale degli altari della chiesa di San panorama significativo delle diverse re- Jacopo di Ripoli, realizzate da Ridolfo alizzazioni artistiche e artigianali succe- del Ghirlandaio e da Sandro Botticelli, dutesi a Firenze nel corso dei secoli. restano tra le testimonianze artistiche Del resto, anche in botteghe impor- più rilevanti e ormai ampiamente inda- tanti come quelle di Lorenzo Ghiberti e gate in sede critica; tuttavia esistono nei Donatello la produzione seriale in ma- depositi di Villa La Quiete molte altre teriali economici rispetto al marmo e al opere, delle più diverse tipologie, appar- bronzo era ampiamente praticata a fron- tenute all’antico monastero di via della te di una crescente richiesta sia da parte Scala poco note o ancora del tutto da di privati sia da ordini conventuali8. Per studiare. Per alcune di queste si era del questi ultimi è logico pensare che pesas- tutto perduta l’originaria appartenen- sero le direttive dei predicatori sul ruo- za a quel contesto a causa della diversa lo delle immagini nella vita spirituale. collocazione nella villa e degli interventi In particolare la diffusione di sculture volti a mutare, spesso per motivi devo- emotivamente accostanti di tipo maria- zionali, la facies primigenia di alcuni di no, in primis i gruppi della Madonna con questi manufatti. È ad esempio il caso Bambino, è stata più volte associata della Madonna con Bambino di bottega alla figura del domenicano Giovanni ghibertiana, esposta in questa occasione Dominici (1356-1419), autore di laudi e dopo un attento e delicato restauro effet- della Regola del governo di cura familia- tuato da Maura Masini e finanziato con re9 (1400-1405), riferimento che ci sem- un’elargizione liberale di Terna Group bra particolarmente calzante nel nostro (si veda in questa sede la relazione re- caso, se consideriamo che la Madonna datta dalla stessa restauratrice e il sag- in stucco di Villa La Quiete che qui si gio di Lia Brunori), che presentava una espone proviene proprio dal monastero pesante ridipintura di colore nero, pro- domenicano di San Jacopo di Ripoli. Le babilmente dovuta ad una religiosa che parole del Dominici ben si accordano in- nutriva una particolare devozione per fatti agli scambi affettivi tra la madre e il questo tipo di iconografia7. Questa scul- bambino plasmati nelle terrecotte e negli tura in stucco, e le altre due in terracotta stucchi di questi anni. Nella Lauda Dì, che la accompagnano – una Madonna Maria dolce, l’accostamento dei volti tra con Bambino della cerchia di Donatello e le due figure avviene quando la Madonna un Cristo Salvatore riferito per la prima sveglia il suo Bambino addormentato, TRE SCULTURE DEL RINASCIMENTO: RECUPERI E RESTAURI A VILLA LA QUIETE 5 momento che sembra essere raffigurato Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in proprio nelle nostre immagini: «Quando mostra, Catalogo della mostra di Villa La talora un poco el dì dormia, / E tu destar Quiete, Firenze University Press, Firenze volendo il Paradiso, / Pian piano andavi, 2016, pp. 21-33. che non ti sentia, / E poi ponevi il viso 4 L. Brunori, Il Patrimonio artistico di al santo viso: / Poi gli dicevi con mater- Villa La Quiete. L’acquisizione dei beni no riso: / Non dormir più, che ti sarebbe del monastero di Ripoli, in Capolavori a rio»10. Come non pensare che Dominici Villa La Quiete, cit., pp. 3-19. non avesse davanti una delle tante 5 Firenze, Gallerie degli Uffizi, Archivio Madonne già allora – siamo nel primo Storico dell’Ufficio Catalogo, C. Pini, decennio del Quattrocento – così diffuse Inventario degli oggetti d’arte, Chiesa e nelle case e nei conventi fiorentini? Convento delle Signore Montalve in Ripoli, 1862 (d’ora innanzi F. GU. ASTUC, Pini, Note Inventario 1862). 6 Firenze, Archivio di Villa La Quiete, 1 Dell’ormai copiosa bibliografia su Archivio delle Minime Ancille della Eleonora si rimanda da ultimo a M.P. Beata Vergine Maria, Inventario Generale Paoli, Ramirez Motalvo, Eleonora, in del Regio Ritiro delle Montalve in Ripoli, Dizionario Biografico degli Italiani, n. 4100, cc.n.n. vol. 86, Roma 2016, pp. 308-311; ven. 7 Comunicazione orale di suor Chiara del- L. Ramirez de Montalvo, Gloria alla le Montalve de La Quiete, dicembre 2018. Santissima Trinità. Preghiere, laudi, po- 8 Sulla diffusione della scultura in terra- emi e istruzioni su: Trinità, Dio, Gesù cotta e in altri materiali e la produzione Cristo, testo critico a cura di A. Pellegrini quasi seriale di modelli fortunati presso e suore Montalve, Pagnini, Firenze 2015 le botteghe di scultura del Quattrocento (seconda edizione emendata 2016); si rimanda a L. Bellosi, Ipotesi sull’ori- L. Ramirez de Montalvo, Gloria alla gine delle terrecotte quattrocentesche, in Santissima Trinità. II: Preghiere, laudi G. Chelazzi Dini (a cura di), Jacopo del- e istruzioni sulla Vergine Maria, Madre la Quercia fra gotico e rinascimento, Atti di Dio, Immacolata, testo critico a cura del convegno (Siena 1975), Centro Di, di A. Pellegrini e delle Suore Montalve, Firenze 1977, pp. 163-179; G. Gentilini, Pagnini, Firenze 2017. Nella rinascita delle antichità, in A. 2 G. Leoncini, La fondatrice, Eleonora Paolucci, G. Conti (a cura di), La civiltà Ramirez de Montalvo, e la Minime Ancelle del cotto. Arte della terracotta nell’area fio- della Santissima Trinità e della Divina rentina dal XV al XX secolo, Catalogo del- Incarnazione, in C. De Benedictis (a cura la mostra di Impruneta, Officine Grafiche, di), Villa La Quiete. Il patrimonio artisti- Firenze 1980, pp. 67-99; L. Bellosi, I pro- co del Conservatorio delle Montalve, Le blemi dell’attività giovanile, in A.P. Darr, Lettere, Firenze 1997, pp. 31-49. G. Bonsanti (a cura di), Donatello e i Suoi. 3 C. Giometti, D. Pegazzano, Novità Scultura fiorentina del primo rinascimen- e precisazioni sugli apparati decorati- to, Catalogo della mostra di Detroit e vi di San Jacopo di Ripoli al tempo delle Firenze, La Casa Usher, Milano-Firenze Montalve, in C. Giometti, D. Pegazzano 1986, pp. 47-54; L. Bellosi, Donatello e (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. il recupero della scultura in terracotta, in 6 CRISTIANO GIOMETTI, DONATELLA PEGAZZANO

Donatello-Studien, Bruckmann, München 9 Su Giovanni Dominici si veda ora 1989, pp. 130-145; B. Boucher, Italian G. Festa, Giovanni Dominici e i pri- Renaissance Terracotta: Artistic Revival mi conventi dell’Osservanza in Italia, of Technological Innovation? e Schede, in «Memorie domenicane», 40, 2009 B. Boucher (a cura di), Earth and Fire. (2010), pp. 113-128. Per l’influenza del- Italian terracotta Sculpture from Donatello le sue predicazioni sulla produzione ar- to Canova, Catalogo della mostra di tistica quattrocentesca si veda E. Belli, Houston e Londra, Yale University Press, Madonne Bardini. I rilievi mariani del New Haven-London 2001, pp. 1-31; L. secondo quattrocento fiorentino, a cura Bellosi, Da Brunelleschi a : le ori- di A. Nesi, Centro Di, Firenze 2017, pp. gini del Rinascimento, in L. Bellosi (a cura 39-40, con bibliografia precedente. di), Masaccio e le origini del Rinascimento, 10 Laude spirituali di Feo Belcari, Catalogo della mostra di San Giovanni Lorenzo de’ Medici, Francesco d’Albizzo, Valdarno, Skira, Milano 2002, pp. 14-51; Castellano Castellani e di altri. Comprese A. Galli, Calchi in stucco del primo rinasci- nelle quattro più antiche raccolte, con mento: quattro Madonne della Fondazione alcune inedite e con nuove illustrazioni, Giorgio Cini, «Saggi e memorie di storia presso Molini, e Cecchi dietro il Duomo, dell’arte», 27, 2005, pp. 159-180. Firenze 1863, p. 122, n. CCVXX. Dal buio alla luce: la Madonna con Bambino della bottega di Ghiberti recuperata Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano

Questa scultura in stucco policromo (al- questo tipo di figurazione, presentando tezza 80, larghezza massima 64, spesso- due scudi per stemmi in posizione ango- re massimo 17 cm; figg. 1-2) ha ricevuto lare, nei quali non è più possibile ravvisa- fino ad ora una scarsa, se non inesistente re alcun simbolo araldico, e il motivo di attenzione da parte della critica, a causa due putti alati che reggono una ghirlanda delle pesanti ridipinture e integrazioni all’interno della quale era forse in origine che ne avevano ricoperto l’intera su- presente il monogramma mariano. Per perficie e per la sua lunga collocazione quanto riguarda la composizione delle in locali non accessibili al pubblico di figure la Madonna sostiene il Bambino Villa La Quiete. Fanno comunque ecce- con la mano sinistra, mentre quest’ulti- zione la scheda ministeriale redatta da mo muove le gambette poggiando il piede Daniela Castellucci nel 1977 e quella di sinistro sul polso della madre e il destro Lisa Venturini all’interno del libro sul sul palmo della sua mano, mostrando al patrimonio di Villa La Quiete curato da riguardante la pianta del piede. Molto Cristina De Benedictis nel 1997. Qui la stretto è il rapporto affettivo espresso studiosa riconobbe la derivazione da un dalle due figure, dove la madre inclina la prototipo importante, forse originaria- testa in modo da appoggiarla su quella del mente in terracotta, prodotto nella bot- Bambino (fig. 4), mentre quest’ultimo si tega di Lorenzo Ghiberti tra il 1415 e il aggrappa con la manina sinistra allo scol- 14201. A oggi si conoscono molteplici de- lo dell’abito della Madonna. Entrambi in- rivazioni di questo modello tradotto nei dossano vesti che non sembrano mostrare più diversi materiali quali lo stucco, come traccia di decorazioni particolarmente in questo caso, gesso e cartapesta, e con elaborate, se si eccettuano alcune doratu- varianti che investono le figurazioni pre- re sul bordo della camiciola del Bambino, senti nelle basi, l’interazione tra le mani del mantello della Vergine e della fusciac- della Vergine e le gambe del Bambino, la ca chiara che le ricade morbidamente sul foggia del velo della Madonna e la poli- petto. Il lembo molto leggero di un velo si cromia nella decorazione delle vesti. intravede ancora sulla fronte al di sotto Nell’esemplare qui analizzato possia- del mantello blu da cui fuoriescono due mo innanzitutto notare che la tipologia ciocche di capelli dorati, così come d’oro della base (fig. 3) è quella prevalente per sono i ricci del Bambino. I volti, che con- 8 CRISTIANO GIOMETTI, DONATELLA PEGAZZANO DAL BUIO ALLA LUCE: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA BOTTEGA DI GHIBERTI RECUPERATA 9

servano in gran parte il roseo incarnato ori- ginario, hanno fattez- ze molto delicate ed in particolare Maria si caratterizza per la forma allungata degli occhi, con le palpebre segnate da una tenue rigatura, e con la bocca sottile ma di un colore rosso molto intenso. Da un punto di vi- sta compositivo e sti- listico, questo gruppo scultoreo si può agevol- mente confrontare con un rilievo conservato presso il Museo della Misericordia di Firen- ze (fig. 5), restaurato nel 20122 in occasione della mostra La Prima- vera del Rinascimento, che si differenzia dal nostro soprattutto per l’assenza dei putti reg- gighirlanda sulla base e per una policromia e una decorazione delle vesti più raffinate, così come per un modella- to più delicato3. Inoltre ambedue i pezzi reca- no sul lato destro della base una identica cret- tatura che si protrae fin sul corpo del Bam- bino; il che potrebbe far pensare alla deriva- Fig. 1 Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con zione da un medesimo Bambino, Firenze, Villa La stampo. Un altro utile Quiete (dopo il restauro). Fig. 2 Bottega di Lorenzo paragone si può istitui- Ghiberti, Madonna con Bambino, Firenze, Villa La re con la Madonna con Quiete. 10 CRISTIANO GIOMETTI, DONATELLA PEGAZZANO

Fig. 3 Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con Bambino, Firenze, Villa La Quiete (particolare).

Fig. 4 Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con Bambino, Firenze, Villa La Quiete (particolare). DAL BUIO ALLA LUCE: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA BOTTEGA DI GHIBERTI RECUPERATA 11

Fig. 5 Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con Bambino, Firenze, Museo della Misericordia.

Bambino conservata al Museo Bardini di vozione delle monache, piuttosto che per Firenze che reca una base similare, ben- una destinazione privata o più prestigiosa. ché anche in questo caso una cromia delle Fu Wilhelm von Bode a ricondurre vesti più ricca ma una qualità del model- questa tipologia di rilievi alla bottega di lato dei volti forse meno raffinata4. La li- Lorenzo Ghiberti osservando come nel mitazione di elementi preziosi, come oro gruppo conservato nel Museo di Berlino e ornati, nelle vesti delle figure del gruppo da lui diretto fosse presente sulla base la de La Quiete potrebbero costituire un ul- stessa figura di Eva che compare nel fre- teriore conferma che l’opera fu realizzata gio della Porta del Paradiso, elemento per un contesto conventuale e per la de- difatti che caratterizza alcuni di questi 12 CRISTIANO GIOMETTI, DONATELLA PEGAZZANO

invece la prossimità con «il gotico di- namicissimo del Sacrificio di Isacco del Brunelleschi per il concorso del 1401»8. In ultimo, Aldo Galli ha avanzato una ulteriore ipotesi attributiva avvicinando questo gruppo di altorilievi al nome di Nanni di Banco9, proposta rifiutata da Gentilini che è tornato ad affermare la paternità ghibertiana con una datazio- ne intorno al 1420, chiamando anche in causa Michelozzo che «potrebbe aver con- tribuito a fianco del Ghiberti alla formu- lazione di questo modello così fortunato», poiché la coppia di putti in volo della base sembra derivare dal rilievo del ba- samento del Tabernacolo di Parte Guelfa di Orsanmichele, eseguito appunto da questo artista10. Lo stesso studioso tro- va conferma dell’attribuzione a Ghiberti nella scoperta, avvenuta nel 2006, di una bellissima Madonna con Bambino in ter- racotta policroma rinvenuta nel palazzo vescovile di Fiesole e oggi esposta presso il Museo Bandini (fig. 6), considerata da lui e da altri autori come un’opera autografa del grande scultore per l’altissima qualità e l’accuratezza del modellato11. Si tratte- rebbe di uno dei primi esemplari di questa tipologia di Madonne dal quale sarebbero 5 Fig. 6 Lorenzo Ghiberti, esemplari . Questo assunto critico risulta derivate, con l’introduzione di minori o Madonna con Bambino, Fiesole, Museo Bandini. ancora oggi prevalente come ben sintetiz- maggiori variazioni, tutte le altre. zato in una recente scheda di Giancarlo La Madonna di Villa La Quiete è quin- Gentilini6, sebbene Luciano Bellosi rite- di un ulteriore esempio della fortuna di nesse invece questo gruppo di sculture di- questa composizione evidentemente così pendente da modelli derivati dal Maestro diffusa12. Nel tracciarne la storia materia- di San Pietro di Orsanmichele, ovvero le, abbiamo individuato una citazione in- Filippo Brunelleschi7. Basandosi sull’a- ventariale che potrebbe suffragare l’ipotesi nalisi della Madonna in terracotta oggi di una provenienza dal monastero dome- in Palazzo Davanzati, proveniente dalla nicano di via della Scala, luogo dal quale chiesa di Ognissanti, da lui ritenuta «la provengono del resto tutte le opere più an- più antica scultura in terracotta eseguita tiche che fanno parte oggi delle collezio- a Firenze in epoca moderna», Bellosi sot- ni della Villa. Nel già citato Inventario del tolineava la lontananza di questa scultura Regio Ritiro delle Montalve in San Jacopo dal gotico ghibertiano per evidenziarne di Ripoli del 1797, nel «ricetto davanti ai DAL BUIO ALLA LUCE: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA BOTTEGA DI GHIBERTI RECUPERATA 13 coretti» viene ricordato un «tabernacolo vera del Rinascimento, cit., pp. 426-427, con un’immagine di rilievo rappresen- con bibliografia precedente. tante la Madonna del Rosario con due 5 W. von Bode, Lorenzo Ghiberti als führen- corone d’argento e suo cristallo di faccia»; der Meister unter den Florentiner Tonbildern tale riferimento potrebbe ben descrivere la der eresten Hälfte des Quattrocento, nostra scultura che, prima dell’attuale re- «Jahrbuch der Königlich Preussischen stauro ed evidentemente ben prima della kunstsammlungen», 25, 1914, pp. 71-79. verniciatura nera, presentava sia le due co- 6 G. Gentilini, scheda n. 7, in F. Gualandi (a rone sia il rosario indicati nel documento. cura di), Unici. Secoli XIII-XVI, Catalogo Non sappiamo dove venisse collocata la della mostra di Bologna (Antichità all’O- Madonna una volta giunta a La Quiete ma ratorio), Bologna 2016, pp. 18-31. le schede ministeriali del 1977 la indicano 7 L. Bellosi, Filippo Brunelleschi e la scul- nel coro di San Gabriello, ovvero lo spazio tura, «Prospettiva», 91-92, 1998, pp. 48- riservato alle educande perché assistessero 69, segnatamente pp. 64-65, fig. 28. alle funzioni della sottostante chiesa. 8 L. Bellosi, scheda n. 3, in L. Bellosi (a cura di), Masaccio e le origini del Rinasci- Note mento, Catalogo della mostra di San Gio- vanni Valdarno, Skira, Milano 2002, pp. 1 D. Castellucci, scheda OA 00079048; L. 98-101, segnatamente p. 98. Venturini, scheda n. 53, in De Benedictis 9 A. Galli, scheda n. VIII.1, in Paolozzi (a cura di), Villa La Quiete, cit., pp. Strozzi, Bormand (a cura di), La Primavera 176-177. del Rinascimento, cit., pp. 424-425. 2 M.M. Simari, M. Masini, Bottega di Lo- 10 Gentilini, scheda n. 7, in Gualandi (a renzo Ghiberti, Madonna con Bambino, cura di), Unici, cit., p. 28. «Kermes», XXV, luglio-settembre 2012, 11 L. Speranza, R. Moradei, (a cura di), La pp. 57-61. Madonna di Fiesole. Scoperta e restauro di un 3 A. Nesi, scheda n. VIII.3, in B. Paolozzi capolavoro, Tipografia Risma, Firenze 2008. Strozzi, M. Bormand (a cura di), La 12 Oltre a quelle già citate nel testo, tra le Primavera del Rinascimento. La scultura e numerose repliche di questa tipologia di le arti a Firenze 1400-1460, Catalogo della Madonna, che presenta lo stesso movi- mostra di Firenze e Parigi, Mandragora, mento delle gambe del Bambino, si se- Firenze 2013, pp. 428-429, con biblio- gnalano quelle dell’Oratorio dei Bini di grafia precedente. Per prima ricognizio- Firenze (terracotta policroma), del Louvre ne sulla tipologia della Madonna delle (senza base, stucco dipinto), della Pieve Misericordia e le sue repliche si veda G. di San Martino di Sesto Fiorentino (senza Gentilini, scheda n. 26, in La Misericordia base, stucco policromo), della Fondazione di Firenze. Archivio e raccolte d’arte, Cini di Venezia (stucco), di Torino, già Officine Grafiche, Firenze 1981, pp. 214- collezione Gualino (stucco policromo), 217; A. Galli, Calchi in stucco del primo del Cleveland Museum of Art (base con rinascimento: quattro Madonne della Eva; terracotta policroma); della chiesa di Fondazione Giorgio Cini, «Saggi e memo- San Felice in Piazza di Firenze (stucco), rie di storia dell’arte», 27, pp. 159-180. del Seminario Arcivescovile di Firenze, del 4 A. Nesi, scheda n. VIII.2, in Paolozzi Museo della Collegiata di Sant’Andrea di Strozzi, Bormand (a cura di), La Prima- Empoli (stucco con tracce di policromia).

Una replica donatelliana di «notevolissima qualità»: la Madonna con Bambino della Galleria di Villa La Quiete Cristiano Giometti

Nella galleria coperta del conservatorio anche una sua eventuale provenienza dal delle Montalve, sulla cui volta si dispiega monastero domenicano di San Jacopo di il mirabile affresco di Giovanni da San Ripoli resta ipotetica dal momento che Giovanni con l’Allegoria della Quiete che l’inventario della sede cittadina delle pacifica i venti (1632), si conserva anche Montalve redatto da Carlo Pini nel di- un rilievo in terracotta policroma raffi- cembre del 1862 non ne fa menzione2. gurante la Madonna che tiene in braccio Analogo silenzio si riscontra nell’elenco il Bambino, avvolgendolo, in parte, con delle opere di Villa La Quiete compilato il suo stesso manto (fig. 1). Le due figu- dall’Ispettore Rondoni nell’ottobre del re sono coinvolte in un gentile colloquio 1863 che alla voce «Galleria» si sofferma che si manifesta attraverso il contatto unicamente nella descrizione del «pre- dei volti e i gesti giocosi del Bambino gevolissimo affresco»3. Un primo rico- che con la mano destra solletica il mento noscimento in sede critica della nostra della madre mentre con l’altra le si affer- terracotta si ebbe nel 1933 quando venne ra al pollice (figg. 2-3)1. La policromia esposta alla Mostra del Tesoro di Firenze recuperata dal restauro, mirabilmente Sacra con una datazione alla prima metà effettuato da Francesca Rossi, ha resti- del Quattrocento4, ma è soltanto nel 1986 tuito intensità di toni al manto blu bor- con la presenza alla rassegna Donatello e dato d’oro, alla veste rossa della Vergine i suoi che il profilo critico dell’opera si è e agli incarnati di un delicato rosa pa- delineato con maggiore chiarezza grazie stello. Alloggiata in una piccola nicchia all’individuazione del prototipo da cui il ricavata nella muratura di una delle pa- rilievo deriva5. reti brevi della Galleria (fig. 4), la scul- Si tratta della cosiddetta Madonna tura è alta 69,8 centimetri e larga 43,2 Ford: già di proprietà di Luigi Grassi, fu e, prima del restauro effettuato in occa- acquistata nel 1925 da Eleanor Clay Ford sione di questa esposizione, presentava che ne fece dono al Detroit Institute of uno strato diffuso di vernice color ocra Arts nel 1976 (fig. 5)6, scultura che con- che ne ricopriva la policromia più antica divide con la nostra anche l’uniformità compromettendo la piena comprensione delle dimensioni (69,8 x 43,2). La vicenda Fig. 1 Seguace di del fine modellato. La storia materiale critica di questa pregevolissima opera ri- Donatello, Madonna con Bambino, Firenze, Villa dell’opera è ancora piuttosto nebulosa e sulta di grande interesse poiché evidenzia La Quiete. 16 CRISTIANO GIOMETTI

8 Fig. 2 Seguace di un nodo cruciale della storia della scul- influence» . Nel recensire l’esposizione Donatello, Madonna con Bambino, Firenze, Villa La tura fiorentina d’inizio Quattrocento, del 1938, Middeldorf accoglieva la pro- Quiete (particolare). e cioè il rapporto dialettico tra Lorenzo posta attributiva di Valentier mentre Fig. 3 Seguace di Donatello, Madonna con Ghiberti maestro già affermato e il gio- Ragghianti – che cita anche la versione di Bambino, Firenze, Villa La Quiete (particolare). vane Donatello che tra il 1404 e il 1407 la- Villa La Quiete pur ritenendola in stuc- vorò sotto la direzione di quest’ultimo nel co – la avvicinava ai «prodotti del goti- cantiere della porta Nord del Battistero7. co declinante o tardivo», situandola «in L’esordio negli studi del gruppo oggi a prossimità del Maestro della Cappella Detroit risale al 1938 quando fu espo- Pellegrini», poi identificato con Michele sto alla mostra Italian Gothic and Early da Firenze9. Se il parere di Ragghianti Renaissance Sculptures allestita al Detroit rimase pressoché inascoltato, la via ghi- Institute of Arts; Wilhelm R. Valentiner, bertiana andò invece affermandosi e curatore della rassegna, lo assegnò a trovò in John Pope-Hennessy uno dei Ghiberti proponendo dapprima una suoi più vigorosi assertori. Lo studioso datazione alla fase matura del maestro, dapprima pensò di assegnare a Vittorio per poi anticiparne la cronologia ad un Ghiberti, figlio di Lorenzo, un gruppo di periodo precoce, comunque precedente rilievi tra cui anche la Madonna Ford10, al 1425, riconoscendovi «the early style per poi virare convintamente sul padre of Ghiberti untouched by Donatello’s che avrebbe eseguito l’opera di Detroit UNA REPLICA DONATELLIANA DI «NOTEVOLISSIMA QUALITÀ»: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA GALLERIA DI VILLA LA QUIETE 17

negli anni Trenta, per una stretta analo- 1986, in occasione delle mostre allestite Fig. 4 Veduta della Galleria di Villa La Quiete. gia formale con il rilievo della Puerpera a Detroit e Firenze per il sesto centena- della Porta del Paradiso11. rio della nascita di Donatello, e fu in quel Tuttavia, alla metà degli anni Settanta contesto che Bellosi assegnò allo sculto- del secolo scorso, il panorama critico è re anche la Madonna Ford evidenzian- andato radicalmente mutando grazie do come la testa della Vergine ripetesse agli studi di Luciano Bellosi il quale ha «quasi alla lettera quella del David mar- individuato un gruppo di opere in ter- moreo del Bargello»13 (fig. 6). Secondo racotta, variamente attribuite e datate, lo studioso la riscoperta della tecnica assegnandole all’attività giovanile di della terracotta e la naturale propensio- Donatello12. Questo primo nucleo – di ne di Donatello alla sperimentazione cui, tra le altre, facevano parte le tre scene porterebbero ad ascrivere allo scultore della Genesi del cassone del Victoria and fiorentino questo gruppo di opere «di Albert Museum e quella con la Creazione altissima qualità, tradizionalmente attri- di Eva del Museo dell’Opera del Duomo buite al Ghiberti, ma il cui ghibertismo di Firenze, e ancora le Madonne in fal- si spiega bene nell’ottica di un’attività distorio di Londra (Victoria and Albert giovanile di Donatello ancora legata per Museum) e Detroit (Detroit Institute of certi aspetti al grande orafo-scultore»14. Arts) – subì qualche assestamento nel Alla rassegna fiorentina fu esposta la 18 CRISTIANO GIOMETTI

Fig. 5 Seguace di Madonna Ford e al suo fianco comparve – non si è tuttavia interrotta con i fon- Donatello, Madonna con Bambino, Detroit, The anche la versione di Villa La Quiete, ap- damentali studi di Bellosi: se infat- Detroit Institute of Arts. prezzata da Giorgio Bonsanti per «la no- ti nella scheda della mostra succitata Fig. 6 Donatello, David, Firenze, Museo Nazionale tevolissima qualità esecutiva» e dunque, Alan Philip Darr accettava dubitativa- del Bargello (particolare). Fig. 7 Seguace di per lo studioso, da porre «molto in alto mente l’attribuzione a Donatello per la Donatello, Madonna con Bambino, Firenze, Villa La nell’albero delle discendenze dell’arche- Madonna Ford, nel catalogo della scul- Quiete. tipo di Detroit»15. Bellosi è poi tornato a tura italiana del Detroit Institute of Arts riconfermare la validità del suo assunto del 2002 tornava a sostenere l’autografia ancora nel 2002 ribadendo come in que- ghibertiana come quella più convincen- sto gruppo di terrecotte «gli aspetti ghi- te, in attesa che nuovi apporti critici e bertiani, che pure vi compaiono, sono documentari dimostrassero il contra- superati da una vibrazione chiaroscu- rio17. Il riesame dell’attività giovanile rale, da un’intensità psicologica, da un di Donatello ha visto da ultimo un im- panneggio a pieghe mirabilmente mo- portante contributo nato dalla collabo- dellate con effetti di increspature, com- razione di quattro studiosi – Francesco pletamente diverse dalle pieghe sempre Caglioti, Laura Cavazzini, Aldo Galli, perfettamente lisce del Ghiberti»16. Neville Rowley – i quali, sulla base dei L’oscillazione critica del rilievo di documenti esistenti e di stringenti con- Detroit – e dunque anche del nostro fronti stilistici, hanno rivisto il corpus UNA REPLICA DONATELLIANA DI «NOTEVOLISSIMA QUALITÀ»: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA GALLERIA DI VILLA LA QUIETE 19 20 CRISTIANO GIOMETTI

delle opere realizzate dal maestro tra il 4 Mostra del Tesoro di Firenze Sacra, Tipo- 1406 e il 1417 e da questo hanno espunto calcografia Classica, Firenze 1933, p. 89. la Madonna Ford ritenendola «too weak La mostra si svolse presso il Convento di in quality to be more than an indirect San Marco dal 6 maggio al 1 ottobre 1933. derivation from Donatello»18. Il rilievo 5 G. Bonsanti, scheda 24, in A.P. Darr, G. di Detroit viene quindi indicato come Bonsanti (a cura di), Donatello e i Suoi. lavoro di un seguace il quale potrebbe Scultura fiorentina del primo rinascimen- aver ricevuto dal maestro un modello to, Catalogo della mostra di Detroit e originale da cui trarre alcune repliche, Firenze, La Casa Usher, Milano-Firenze tra cui quella «di notevolissima qualità» 1986, p. 135. delle Montalve (fig. 7)19. 6 A.P. Darr, scheda n. 48, in A.P. Darr, P. Barnet, A. Boström, Catalogue of Ita- Note lian Sculpture in the Detroit Institute of Arts, I, Harvey Miller, London 2002, pp. 1 Per una una prima disamina critica 82-84. dell’opera si rimanda a D. Castellucci, 7 V. Herzner, Regesti donatelliani, «Rivi- scheda OA 09 00079314, 1976; L. Ventu- sta dell’Istituto Nazionale d’Archeologia rini, scheda n. 52, in C. De Benedictis (a e Storia dell’Arte», 3a serie, II, 1979, pp. cura di), Villa La Quiete. Il patrimonio 169-228, doc. 2. artistico del Conservatorio delle Montal- 8 W.R. Valentiner, Italian Gothic and ve, Le Lettere, Firenze 1997, pp. 175-176. Early Renaissance Sculptures, Catalogo 2 F. GU. ASTUC, Pini, Inventario de- della mostra di Detroit, The Detroit In- gli oggetti d’arte, chiesa e convento delle stitute of Art, Detroit 1938, cat. 25; Id., Signore Montalve in Ripoli, 1862. Ana- Donatello and Ghiberti, «The art quar- logamente, non se ne riscontra traccia terly», 3, 1940, pp. 182-214, da cui è tratta nell’Inventario del medesimo monastero la citazione. del 1797 (Firenze, Archivio di Villa La 9 U. Middeldorf, Die Ausstellung italie- Quiete, Archivio delle Ancille della Be- nischer Renaissanceskulptur in Detroit, ata Vergine Maria, Inventario del Regio «Pantheon», 22, 1938, pp. 315-318; C.L. Ritiro delle Montalve in San Jacopo di Ragghianti, La mostra di scultura italia- Ripoli, n. 4100, cc.n.n). Una verifica sugli na antica a Detroit (U.S.A), «La Critica inventari al tempo della proprietà me- d’Arte», 3, 1938, pp. 170-183, segnata- dicea, per appurare l’eventuale presenza mente p. 174. di rilievi devozionali, non ha portato ad 10 J. Pope-Hennessy, Italian Gothic Sculp- alcun risultato (Archivio di Stato di Fi- ture, Her Majesty’s Stationary Office, Lon- renze, Mediceo avanti il Principato, 104, don 1955, ed. 1972, p. 215. Inventario del 27 luglio 1476). 11 Secondo Pope-Hennessy, la Madon- 3 «Nel soffitto è la Quiete, soggetto alle- na Ford deve essere considerata «one gorico composto di varie figure al vero of the few works of its class for which a di ambo i sessi, ed alle estremità de’ lati direct ascription to Ghiberti and a da- sono vari putti etc. figure come sopra, ting to the mid-1430’s can be seriously affresco pregevolissimo […]» (F. GU. sustained» (J. Pope-Hennessy, The Sixth ASTUC, Rondoni, Inventario degli og- Centenary of Ghiberti [1978], in The Stu- getti d’arte, 1863). dy and Criticism in Italian Sculpture, UNA REPLICA DONATELLIANA DI «NOTEVOLISSIMA QUALITÀ»: LA MADONNA CON BAMBINO DELLA GALLERIA DI VILLA LA QUIETE 21

Metropolitan Museum of Art-Princeton (a cura di), Masaccio e le origini del Ri- University press, New York-Princenton, nascimento, Catalogo della mostra di San 1980, pp. 65-68). Giovanni Valdarno, Skira, Milano 2002, 12 L. Bellosi, Ipotesi sull’origine delle ter- pp. 14-51, segnatamente p. 26. recotte quattrocentesche, in G. Chelazzi 17 A.P. Darr, scheda n. 23, in Darr, Bon- Dini (a cura di), Jacopo della Quercia fra santi (a cura di), Donatello e i Suoi, cit., Gotico e Rinascimento, Atti del convegno pp. 132-135; Id., scheda 48, in Darr, Bar- di Siena (2-5 ottobre 1975), Centro Di, Fi- net, Boström, Catalogue of Italian Sculp- renze 1977, pp. 163-179. ture, cit., pp. 82-84. 13 L. Bellosi, I problemi dell’attività gio- 18 F. Caglioti, L. Cavazzini, A. Galli, N. vanile, in Darr, Bonsanti (a cura di), Do- Rowley, Reconsidering the Young Dona- natello e i Suoi. Scultura fiorentina del tello, «Jahrbuch der Berliner Museen», primo rinascimento, cit., 1986, pp. 47-54, 75, 2015 (2018), pp. 15-45, segnatamen- segnatamente p. 49. te p. 42. 14 Bellosi, I problemi dell’attività giovani- 19 Da ultimo Darr (scheda 48, in Darr, le, cit., p. 47. Barnet, Boström, Catalogue of Italian 15 G. Bonsanti, scheda n. 24, in Darr, Sculpture, cit., p. 82) segnala una ver- Bonsanti (a cura di), Donatello e i Suoi, sione già nella collezione del principe cit., p. 135. Nikolaus di Romania, venduta dalla gal- 16 L. Bellosi, Da Brunelleschi a Masaccio: leria Jürg Stuker di Berna (21-23 maggio le origini del Rinascimento, in L. Bellosi 1964, n. 3427).

Nuove terrecotte di Agnolo di Polo de’ Vetri Donatella Pegazzano

Il busto di Cristo Salvatore, in terracotta avere ormai perso la sua collocazione dipinta a freddo, che viene presentato in originaria, probabilmente l’interno di un questa sede (fig. 1), è un’opera inedita e tabernacolo o di una nicchia della chiesa qui attribuita al plasticatore fiorentino o del convento, come prova il retro della Agnolo di Polo de’ Vetri (1470-1528), scultura trattato molto sommariamente una personalità artistica dai contorni (fig. 2). Non sappiamo dove la scultura ancora in parte sfuggenti, che sappiamo venisse ubicata al momento del suo arri- molto attiva nella produzione di scul- vo a Villa La Quiete, insieme al resto del ture in terracotta di soggetto religioso patrimonio di San Jacopo di Ripoli, ma la destinate soprattutto alle chiese e ai con- scheda ministeriale del 1977 la menzio- venti di Firenze e della Toscana. Nel no- nava nel Coro Alto della chiesa e quindi stro caso appare quasi certo che il busto in una collocazione meno defilata e mag- provenga, come la Madonna in stucco giormente consona al suo ruolo devozio- ghibertiana e forse anche quella in terra- nale2. Fu probabilmente al suo arrivo alla cotta di un seguace di Donatello esposte villa che il busto fu inserito in una bella in questa occasione, dal monastero di San teca mistilinea settecentesca, nella quale Jacopo di Ripoli di via della Scala, come è stato fino ad oggi racchiuso. del resto la gran parte delle opere più an- La scultura, alta 38 cm (larga, alla tiche di Villa La Quiete. Nell’Inventario base, 44 e 17 di spessore massimo), è re- degli oggetti d’arte, Chiesa e Convento alizzata in modo da escludere le braccia. delle Signore Montalve in Ripoli del 1862, Cristo è raffigurato come nobilmente ve- redatto da Carlo Pini, è infatti ricordato, stito di una tunica ‘all’antica’, rosso scuro, come collocato in una «Guardaroba», bordata, lungo lo scollo, da passamaneria un «Busto del Salvatore in terracotta co- gialla (con lievi tracce di un’antica dora- lorata»1, si tratta dell’unica scultura con tura) tutta punteggiata di piccole cavità questo soggetto presente nel monastero un tempo riempite di lacca o smalto ros- delle domenicane e che quindi si può so e blu, di cui restano minime tracce, ad ragionevolmente identificare con la no- imitare una decorazione di pietre prezio- stra. Giudicato dall’estensore del docu- se3. Il mantello, appoggiato sulla spalla mento «opera assai mediocre» e posto in sinistra, è blu e caratterizzato da un am- Fig. 1 Agnolo di Polo, Busto di Cristo Salvatore, una posizione appartata, il busto doveva pio e piatto risvolto, colorato di un verde Firenze, Villa La Quiete. 24 DONATELLA PEGAZZANO

da una scriminatura centrale e scendo- no sulle spalle in spirali sinuose, con le ciocche che terminano con un ricciolo a ‘chiocciola’. La testa infine non risulta perfettamente frontale ma è leggermen- te inclinata in basso verso destra (fig. 4), una posizione dovuta probabilmente al fatto che in origine la scultura doveva go- dere di una posizione abbastanza elevata, in modo che lo sguardo triste e dolente

Fig. 2 Agnolo di Polo, di Cristo si posasse sui riguardanti, po- Busto di Cristo Salvatore, Firenze, Villa La Quiete. sti più in basso. Questa immagine acco- stante stabiliva così un legame emotivo coi devoti, o le devote visto che in questo caso la scultura si trovava in un mona- stero femminile, che erano così indotte a meditare sul sacrificio che Cristo aveva compiuto per la salvezza del genere uma- no. Mi sia permessa la lunghezza di que- sta descrizione, che non mi appare oziosa dal momento che sono numerosi i busti in terracotta di questo soggetto, riferiti ad Agnolo di Polo, caratterizzati da mol- ti dei particolari iconografici e stilistici qui illustrati e ormai considerati parte del suo repertorio. Non è stato difficile, infatti, proprio in virtù di questi pecu- liari aspetti, riferire la nostra terracotta a Fig. 3 Agnolo di Polo, questo artista, poiché essa è agevolmente Busto di Cristo Salvatore, Firenze, Villa La Quiete confrontabile sia con l’unico busto do- (particolare). cumentato di Agnolo, quello risalente al brillante. Il volto smagrito del Cristo è 1498 eseguito per la sala dell’Udienza del connotato da labbra piene e semiaper- Camarlengo della Sapienza di Pistoia (fig. te, zigomi alti e arrotondati, occhi dalle 5)4, sia con quello, ancora più pertinen- palpebre carnose e ben segnate, naso pic- te, già nella Piero Corsini Gallery a New colo leggermente all’insù (fig. 3). L’ampia York (fig. 6) che certamente presenta le fronte è segnata dalle gocce di sangue che maggiori somiglianze con il nostro. colano altresì lungo il collo, segno che Agnolo di Polo de’ Vetri apparteneva originariamente la testa doveva recare ad una famiglia di artisti e artigiani fio- una corona di spine, realizzata in ma- rentini visto che il nonno, da cui prese il teriali naturali oppure in metallo, e ora nome, era un maestro vetraio che aveva perduta. I lunghi capelli, ancora segnati lavorato anche per la cattedrale, attività da lumeggiature d’oro ormai quasi imper- che spiega il cognome dell’artista, men- cettibili, sono ordinatamente scompartiti tre il padre Polo era un formatore di ma- NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 25

schere mortuarie e aveva una sua bottega laboratorio degli invetriati robbiani, for- Fig. 4 Agnolo di Polo, 5 9 Busto di Cristo Salvatore, sul Ponte Vecchio . Il mestiere paterno se anche ben prima del 1517 , quando è Firenze, Villa La Quiete. Fig. 5 Agnolo di Polo, e quindi la consuetudine con materiali documentata la sua collaborazione con Busto di Cristo Salvatore, come la cera, lo stucco e la terracotta non Giovanni della Robbia10. Penso si possa Pistoia, Museo Civico. Fig. 6 Agnolo di Polo, saranno stati senza conseguenze nella infatti ipotizzare una vicinanza con il pa- Busto di Cristo Salvatore, già New York, collezione prima formazione di Agnolo che tuttavia dre di quest’ultimo, ovvero Andrea, alla Piero Corsini. ad un certo punto entrò nella bottega di cui eleganza formale sono forse debitrici Andrea Verrocchio6, secondo quanto at- alcune delle sue opere. Stabilitosi a Prato testato da Vasari che, nel dedicargli po- nei primi anni del Cinquecento11, Agnolo che righe all’interno della biografia del lavorerà poi, come già detto, in stret- ben più famoso artista, ce lo indica come to contatto con la bottega di Giovanni un bravo e prolifico plasticatore che però della Robbia per la vasta impresa deco- avrebbe in qualche modo disatteso alle rativa dei gruppi in terracotta policro- aspettative7. Solo in tempi abbastanza re- ma per il Sacro Monte di San Vivaldo a centi ci si è interessati del suo operato in Montaione12, terminando poi la sua car- maniera più sistematica, con la monogra- riera con l’altare della Cappella Spadari fia di Lorenzo Lorenzi e altri contributi; ad Arezzo, luogo dove, forse a causa della anche se sono emersi opere e documenti peste, lo colse la morte nel 1528. nuovi8, molti aspetti della sua attività ri- Nel busto del 1498 per la Sapienza di mangono ancora oscuri e il suo catalogo Pistoia Agnolo, allora ventottenne, appa- un po’ confuso. Quel che sembra chiara è re già un artista con dei caratteri definiti, comunque, oltre alla prolificità a cui del e l’opera conferma il retaggio della sua resto faceva riferimento anche Vasari, la formazione poiché è stata accostata al sua esclusiva specializzazione nell’ambi- Verrocchio, essenzialmente alla tipologia to della terracotta colorata, poiché non della testa di Cristo così come venne fis- si conoscono sculture da lui realizzate in sata da questo artista nel gruppo in bron- altri materiali. Questo precipuo campo di zo dell’Incredulità di San Tommaso per azione lo avrà certamente spinto, dopo la nicchia del Tribunale della Mercanzia aver lasciato l’atelier verrocchiesco e an- all’esterno della chiesa di Orsanmichele a che a fronte di un’attività indipendente in Firenze. Da questa figura (fig. 7) definita una sua propria bottega, a frequentare, da Luca Landucci nel suo Diario fioren- offrendo le sue capacità di modellatore, il tino, «la più bella testa del Salvatore che 26 DONATELLA PEGAZZANO

di nitore formale, che si allontana dalla carnosi- tà, dalla sodezza e dagli effetti chiaroscurali pre- senti nei volti delle figure di Cristo del Verrocchio. Il Cristo Salvatore di Villa La Quiete ha in co- mune con quello di Pistoia la forma del volto, i capelli, per quanto più corposi e ‘verrocchieschi’ quelli del- la figura pistoiese, il men- to con la corta barba che si biforca al centro in due pizzetti distinti. Anche le pieghe della tunica sono, 13 Fig. 7 Andrea Verrocchio, ancora sia stata fatta» , si è inoltre soliti nella loro piattezza e schematizzazione, L’incredulità di San Tommaso, Firenze, far discendere tutti i busti del Redentore assai affini, così come simile è la bordura Museo di Orsanmichele (particolare). che, numerosi, vennero prodotti non sol- dorata punteggiata di piccoli fori ovali che tanto da Agnolo di Polo, che sembra aver certamente, in ambedue i casi, contene- prediletto questa tipologia, ma da altri vano un tempo degli smalti simulanti la scultori fiorentini e toscani tra la fine del lucentezza delle pietre preziose. Diverso Quattrocento e gli inizi del secolo suc- però è il taglio dei due busti poiché quello cessivo, ad esempio Pietro Torrigiano o pistoiese è più grande, comprendendo an- Matteo Civitali, oltre che da plasticatori che le braccia. Più in generale quest’ultimo rimasti ancora anonimi14. L’influenza del ha un aspetto più solenne e fisso, anche per modello verrocchiesco sarà stata poi rin- la presenza di un’alta fronte lucida e bom- vigorita dall’esempio della testa di Cristo bata e per uno sguardo quasi inespressivo. nel Monumento Forteguerri, a Pistoia, All’interno dei busti di Cristo, ormai rico- dalla quale Agnolo potrebbe aver trat- nosciuti come parte del catalogo di Agno- to un calco, se è suo quello conservato lo, ve n’è uno che presenta somiglianze nell’Archivio Capitolare della medesima ancora più stringenti con il nostro: si tratta città15. Il Cristo di Pistoia però, pur pre- del già citato esemplare, di dimensioni più sentando innegabili affinità tipologiche grandi (46 cm di altezza), un tempo nel- con le già citate teste del Verrocchio, se la collezione dell’antiquario Piero Corsini ne discosta anche molto per una sempli- a New York, riferito all’artista da Everett ficazione formale, sia nei panneggi sia nei Fahy18. Con questo il Cristo Salvatore della tratti del volto, che sembra voler fornire Quiete condivide il taglio che non com- un’immagine più idealizzata e trascen- prende le braccia, la stessa tipologia della dente del soggetto, così come hanno già tunica e del mantello, caratterizzato dal osservato Anna Padoa Rizzo16 e Lorenzo piatto e uniforme risvolto verde. Quasi Lorenzi17. Si tratta comunque di una fi- identici i capelli, le cui ciocche ricadono gura di grande politezza, nella sua ricerca con le stesse ondulazioni, e il volto, con la NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 27 testa leggermente piegata sul lato destro e lo sguar- do rivolto verso il basso. Anche altri busti riferiti ad Agnolo di Polo po- trebbero facilmente esse- re accostati a quello della Quiete, andando a for- mare un gruppo tipologi- camente e stilisticamente uniforme, ma per limi- tarci a quelli conservati in chiese o musei, poiché sono svariati quelli in collezione privata o che sono emersi dal mercato artistico, mi limiterò a citare quello conservato al Museo della marrà immutata nel suo repertorio fino Fig. 8 Agnolo di Polo, Busto di Cristo Salvatore, Fondazione Horne (fig. 8), riconosciuto alla fine della sua attività. Questa terracot- Firenze, Fondazione come opera di Agnolo da Filippo Rossi nel Horne. ta tuttavia – così come quella di Pistoia, Agnolo di Polo, 19 Fig. 9 1966 , ed alcune delle figure di Cristo pre- dell’esemplare un tempo nella collezione L’andata al Calvario, Montaione, Sacro Monte di senti nei gruppi in terracotta colorata nelle Corsini di New York e il Cristo in pietà di San Vivaldo. già menzionate cappelle del Sacro Monte cui tratterò più avanti – mostra un Agnolo di San Vivaldo a Montaione. Per queste di Polo ancora capace di fare cose di otti- da tempo sono stati supposti diversi inter- ma qualità, come gli riconobbe il Vasari. venti di Agnolo di Polo in un équipe che In queste sculture l’artista rivela, come si doveva avere a capo Giovanni della Robbia è detto, la tendenza a rappresentare una e che, vista la vastità del progetto, vide la bellezza idealizzata che poté derivargli da- partecipazione di altre personalità artisti- gli esempi di Andrea della Robbia e dove che, come quelle di Marco della Robbia o non fu estranea l’attenzione verso le ope- Benedetto Buglioni, tutte comunque legate re, soprattutto i crocifissi, di Benedetto da alla figura di Giovanni20. Tra le immagini Maiano, un’influenza, quest’ultima, che di Cristo nelle varie scene modellate a San può averlo indotto a rendere più delicati Vivaldo risultano ad esempio particolar- i tratti delle sue figure e a conferire loro mente vicine al busto della Quiete quella quell’espressione di patetico lirismo, abba- raffigurata nella scena che lo vede davanti stanza lontana dalle strutture salde e vigo- al sommo sacerdote Anna, oppure quella rose dei volti di Verrocchio. di Cristo dell’ Andata al Calvario (fig. 9), o Se il busto della Quiete si può cronolo- in Casa di Simone Fariseo21. gicamente collocare all’interno dei primi Il Cristo Salvatore della Quiete, si col- anni del Cinquecento e se proviene, come loca in un momento, i primi anni del molto probabile, dal monastero di San Cinquecento, in cui Agnolo, verificata la Jacopo di Ripoli, risulterà inoltre interes- fortuna di questo genere, si avvierà verso sante l’ipotesi, già a suo tempo formula- la codificazione di una tipologia che ri- ta da Giancarlo Gentilini22, che a fianco 28 DONATELLA PEGAZZANO

mo si colloca assai bene, peraltro, in un periodo in cui le religiose si sottrassero al tradizionale con- trollo dei frati di Santa Maria Novella per avvicinarsi a quelli di San Marco e all’insegnamento savonaroliano di cui potrebbe co- stituire una conseguenza anche l’arrivo del Crocifisso, oggi a La Quiete, che Baccio da Montelupo scolpì per loro24. Alle indicazioni provenienti dal frate ferrarese si fa infatti dipendere, tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Fig. 10 Giovanni della di Giovanni della Robbia, quando questi successivo, la moltiplicazione di immagi- Robbia e aiuti, L’incredulità di san Tommaso, Firenze, realizzò le lunette invetriate sormontanti ni per la devozione, privata o conventua- Villa La Quiete. le pale ghirlandaiesche per gli altari della le, in cui a buon titolo si possono inserire chiesa delle domenicane, su commissio- queste sculture, e, più in generale, le nu- ne di Niccolò Antinori, vi fosse Agnolo merose altre terrecotte di Agnolo di Polo di Polo. A quest’ultimo infatti lo studioso raffiguranti il Cristo Salvatore. imputa l’insistenza dei caratteri verroc- Tra le opere di Agnolo che possono chieschi, iconografici e formali, presenti essere inserite nel piccolo nucleo dei suoi in quelle opere che tuttavia Gentilini data lavori migliori di cui fa parte il busto del- molto tardi, alla fine del secondo decen- la Quiete e quelli, già citati, ad esso più nio del Cinquecento, mentre dovrebbero prossimi, si trova un inedito Cristo in pie- essere state realizzate, in un progetto uni- tà o Imago pietatis, una mezza figura, di tario voluto dal ricchissimo committente, collezione privata (figg. 11-12) che, già nel giro di pochi anni e non travalicare diversi anni orsono Ulrich Middeldorf il 1507-1508, data probabile della secon- riferì ad Agnolo di Polo, attribuzione in da pala di Ridolfo del Ghirlandaio per la seguito confermata anche da Giancarlo chiesa23. Se Agnolo frequentò dunque il Gentilini25. Il Cristo, a cui un restauro re- monastero in quel periodo, fornendo ad cente ha restituito l’originaria policromia, esempio la sua collaborazione a Giovanni doveva un tempo emergere da un sarco- della Robbia per il rilievo in terracotta, fago, sostituito poi da una base non coeva il più marcatamente verrocchiesco (for- che ne testimonia il passaggio da oggetto se per una richiesta precisa del commit- devozionale a opera da collezione. La figu- tente Antinori?), con l’Incredulità di San ra è rappresentata con le braccia incrociate Tommaso (fig. 10), potrebbe essere stata sul davanti del perizoma e le mani mostra- quella l’occasione di realizzare per le do- no i segni delle stimmate, così come è vi- menicane anche il suo busto di Cristo sibile la piaga sanguinante sul costato. La Salvatore, che, appartenendo ad una di- testa, inclinata sulla spalla destra, è nimba- versa tipologia ed essendo un suo lavoro ta (fig. 13), con un’aureola probabilmente indipendente, mostra invece caratteri di- originale, mentre le gocce di sangue che versi. L’intonazione pietistica di quest’ulti- macchiano la fronte di Gesù presuppon- NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 29

Fig. 11 Agnolo di Polo, Imago pietatis, collezione privata. Fig. 12 Agnolo di Polo, Imago pietatis, collezione privata (particolare). Fig. 13 Agnolo di Polo, Imago pietatis, collezione privata (particolare). gono l’esistenza, in origine, di una corona medesimi caratteri presenti sia nel busto di spine. Altre macchie di sangue costel- della Quiete sia in quelli di Pistoia e già lano inoltre l’intera superficie del corpo, in collezione Corsini. Lo stesso si può un aspetto che induce ad ipotizzare che la affermare per le ciocche dei capelli che figura fosse un tempo contornata, all’in- si inanellano in maniera similare, per la terno di una nicchia o di un tabernacolo, corta barba e soprattutto la struttura del dagli strumenti della Passione e che il san- volto scavato e con gli alti pomelli rile- gue si riferisca allora alle ferite inflitte. vati degli zigomi; simile anche la bocca, Acquistato sul mercato antiquaria- carnosa e semiaperta, dove si intravede la le fiorentino agli inizi del secolo scorso, dentatura. L’immagine ha inoltre la stessa questo altorilievo (che misura 79 cm di intonazione patetica che abbiamo rileva- altezza, 48 di larghezza e 23 di spessore to nei busti della Quiete e Corsini. Per massimi) ha molte caratteristiche che quanto riguarda la forma del torso questa possono a buon titolo confermare l’au- è avvicinabile ad un’altra terracotta quasi torevole attribuzione sopra menzionata. sicuramente da riferire ad Agnolo, ovve- La conformazione della testa, con l’al- ro il Cristo morto nella Cappella del Santo ta fronte liscia e leggermente bombata Sepolcro a San Vivaldo, che, per quanto e i capelli divisi in modo simmetrico si di minor qualità rispetto alla scultura qui possono confrontare senza sforzo con i presentata, reca lo stesso modellato nella 30 DONATELLA PEGAZZANO

Fig. 14 Benedetto da Maiano, Crocifisso, Firenze, Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

maniera di segnare l’ossatura delle costole dovette guardare con interesse agli aspetti e delle clavicole rilevate sotto la pelle. più rilevanti dell’arte scultorea contem- Il fatto che questa Imago pietatis sia poranea, o di quella appena trascorsa, e connotata, rispetto ad altre opere di muoversi all’interno di coordinate diverse Agnolo, da una maggiore qualità mi per- che andarono ad aggiungersi a quelle della mette di inserirla nel piccolo gruppo di sua prima formazione. Questi riferimenti opere, di cui fanno parte le immagini del possono essere individuati nelle botteghe Redentore già citate, collocabili nei primi di Andrea della Robbia, come si è accen- anni del Cinquecento, che sembrano ap- nato, e di Benedetto da Maiano, l’esempio partenere al momento migliore dello scul- dei quali fu importante per raggiungere tore, già apprezzato da Vasari e prima di uno stile più raffinato e nobilitante. Del dare avvio ad una produzione più corren- resto, uno scultore che aveva fatto del te e ripetitiva. Fu una fase in cui Agnolo soggetto del Cristo uno dei suoi temi pre- NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 31 diletti non avrebbe potuto non guardare alla grande produzione di crocifissi che caratterizzò Firenze in quegli anni e che aveva soprattutto nella bottega maianesca uno dei suoi centri più fecondi. In questo altorilievo sembra che Agnolo abbia te- nuto in considerazione le sculture del più famoso artista, vale a dire a quanto di più raffinato e al contempo popolare, si potes- se vedere a Firenze negli anni novanta del Quattrocento. Tra le opere di Benedetto da Maiano che avranno sollecitato l’inte- resse di Agnolo figurano probabilmente i suoi vari crocifissi lignei, ma in partico- 26 lare quelli di San Gimignano , e la scul- Robbia, a cui rimandano la composizione Fig. 15 Andrea della Robbia, Cristo in pietà, tura per la Cattedrale di Firenze (fig. 14) e l’eleganza formale che lo connotano. Mi Firenze, Cassa di – collocata in Duomo solo nel 1510, ma pare pertinente citare a questo proposito Risparmio. probabilmente risalente alla metà degli la lunetta di terracotta invetriata, antica- anni novanta del Quattrocento27 – per la mente sormontante l’ingresso della sede delicatezza e l’eleganza dei tratti ma anche del Monte di Pietà vicino alla Chiesa di per la maniera di modellare la muscolatu- Santo Spirito a Firenze (fig. 15), un’ope- ra, l’ossatura rilevata del torso e la confor- ra che Andrea modellò intorno al 1495 e mazione della testa e del volto. dove la figura di Cristo condivide con l’al- Che l’interesse verso l’arte del più fa- torilievo l’elegante piegamento laterale del moso scultore non fosse del resto estra- torso, e che fu una tipologia poi ripetuta nea al nostro plasticatore era già stato a lungo, soprattutto nelle predelle delle rilevato anche per altri suoi lavori, anche pale invetriate di Andrea e dei suoi figli29, se cronologicamente più tardi. Anna Pa- e dallo stesso Agnolo nel bassorilievo alla doa Rizzo, aveva già individuato come un base dell’altare Spadari ad Arezzo. possibile modello per la Madonna con Deve in ultimo essere sottolineata la Bambino di Agnolo che si trova al centro singolarità di questo Cristo in pietà di dell’Altare Spadari di Arezzo (1526), la Agnolo che per ora rappresenta un uni- Madonna dell’Umiltà (1480) in terracotta cum nel suo problematico catalogo, poiché di Benedetto da Maiano per la Cattedrale non è frequente trovare in area toscana, di Prato28. Ma anche in lavori più antichi con l’esclusione di Lucca e gli esempi di di Agnolo di quelli citati, come la San- Matteo Civitali30, altorilievi con la mezza ta Maria Maddalena del 1495 di Pistoia figura di Cristo. Questo poi, anziché avere (oggi al Metropolitan Museum di New le braccia aperte, così come nell’esempla- York) si possono evidenziare, anche se re robbiano appena citato e in molti altri solo nel modellato della testa, similitudi- di questo tipo derivanti da quella botte- ni con la stessa scultura pratese. ga, le tiene raccolte con le mani incrocia- Alla realizzazione del Cristo in pietà te sopra al perizoma31. Un’iconografia non saranno poi stati estranee le figura- molto più frequente in pittura come ad zioni di ugual soggetto di Andrea della esempio, per restare in ambito fiorenti- 32 DONATELLA PEGAZZANO

no, negli affreschi 4 I documenti di allogagione di questo di Beato Angelico busto furono rinvenuti da Peleo Bacci, il nel Convento di primo studioso a dedicare uno studio cri- San Marco, men- tico allo scultore. P. Bacci, Agnolo di Polo tre in scultura allievo del Verrocchio, «Rivista d’Arte», III si possono cita- (9), 1915, pp. 164-166, 169. re pochi casi, il 5 Per un profilo di Agnolo, oltre al citato rilievo bronzeo Peleo Bacci, si veda soprattutto la prima di Donatello per ricognizione monografica a lui dedicata: l’altare del Santo L. Lorenzi, Agnolo di Polo. Scultura in ter- a Padova oppu- racotta dipinta nella Firenze di fine Quat- re, per un caso trocento, Belriguardo, Ferrara 1998. Per le che certo non attività dei suoi parenti si veda ivi, p. 14. fu sconosciuto 6 È stato però giustamente rilevato (A. Pa- ad Agnolo, nella doa Rizzo, Per la scultura a Pistoia tra ’400 Pietà in marmo di e ’500: nuove proposte, «Antichità viva», XXXIV [5-6], 1995 [1996], p. 23) come in sulla tomba del realtà Agnolo non dovrebbe essere consi- vescovo Benozzo derato proprio un allievo del Verrocchio e Federighi in Santa se, nato nel 1470, era entrato in quella bot- Figg. 16-17 Agnolo di Trinita. I casi rammentati, e altri che si tega presumibilmente nei primi anni Ot- Polo, Busto di Cristo Salvatore, Firenze, potrebbero menzionare per la Toscana, tanta, il suo arrivo dovette coincidere con Villa La Quiete. appartengono tutti alla prima metà del la partenza, nel 1483, del grande scultore Quattrocento e si potrebbe pensare ad un per Venezia, dove Andrea morì nel 1488, voluto arcaismo, derivato forse dalle indi- quando Agnolo aveva diciotto anni. La cazioni della committenza, con una ten- bottega di Andrea, comunque, condotta denza alla ripresa di tipologie più antiche in sua assenza e poi dopo la sua morte, da che non è estranea alla cultura figurativa Lorenzo di Credi, potrebbe essere stata da di questo periodo e allo stesso artista. lui frequentata ancora per qualche anno. 7 «Fu suo allievo ancora Agnolo di Polo, Note che di terra lavorò molto praticamente ed ha pieno la città di cose di sua mano, e se 1 F. G.U. ASTUC., C. Pini, Inventario de- avesse voluto attender l’arte da senno, areb- gli oggetti d’arte, Chiesa e Convento delle be fatto cose bellissime». G. Vasari, Le vite Signore Montalve in Ripoli, 1862, n. 73. de’ più eccellenti pittori, scultori et architet- 2 D. Castellucci, scheda OA nr. tori … di nuovo ampliate, Firenze 1568, ed. 09/00079015, 1977, SBAS Fi. Il busto, in G. Milanesi (a cura di), Le opere di Gior- dopo la mostra verrà esposto permanen- gio Vasari, Sansoni, Firenze 1878-1885, 9 temente al pubblico insieme alle pale d’al- voll., I-VII, 1878-1881, III, pp. 371-372. tare di San Jacopo di Ripoli nella sala ad 8 Oltre alla già citata monografia di Loren- esse dedicata di Villa La Quiete. zo Lorenzi si segnalano i seguenti interven- 3 Per questi residui dell’antico decoro del- ti: Padoa Rizzo, Per la scultura a Pistoia tra la veste rimando alla relazione della re- ’400 e ’500, cit., pp. 22- 24; F. Falletti, Note stauratrice Shirin Afra in questo catalogo. storiche sul monumento Forteguerri dopo la NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 33 morte del Verrocchio, in Ead. (a cura di), I co pratese», LXIII Medici, il Verrocchio e Pistoia. Storia e re- (1-2), 1987, pp. stauro di due capolavori nella cattedrale di 23, 26. San Zeno, Sillabe, Firenze 1996, pp. 34-36; 12 Per questa im- P. Francioni, La Madonna del Presepe nel- presa si rimanda la Pieve di Terranuova e…Agnolo di Polo, a: L. Lorenzi, Le in P. Francioni, L. Speranza, Il restauro del terrecotte policro- gruppo del Presepe, Biblioteca Comuna- me di San Vival- le, Terranuova Bracciolini 1997, pp. 41-54; do. Precisazioni in A. Giannotti, Schegge fiorentine nello spec- margine ad alcune chio di Arezzo. Una guida alla scultura, in sculture del com- L. Fornasari, A. Giannotti (a cura di), Arte plesso gerosolimita- in terra d’Arezzo. Il Cinquecento, Edifir, Fi- no, in S. Gensini (a renze 2004, pp. 157-159; L. Pisani, Appunti cura di), Una Ge- su Agnolo di Polo, «Zbornik za umetno- rusalemme toscana stno zgodovino», XL, 2004, pp. 114-126; sullo sfondo di due Ead., Francesco di Simone Ferrucci. Itine- Giubilei. Atti del rari di uno scultore fiorentino fra Toscana, convegno di studi Romagna e Montefeltro, Olschki, Firenze (San Vivaldo, 4-6 2007, pp. 48-49; L.A. Waldman, Sogliani, ottobre 2000), Si- and his patrons: new research on the Albiz- smel, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2004, zi, Bernardi, and Serristori altarpieces, «Pa- pp. 109-120. ragone», LIX (3, 78), 2008, pp. 74-76; L.A. 13 L. Landucci, Diario fiorentino dal 1450 Waldman, The terracotta sculptor Agnolo di al 1516…, continuato da un anonimo fino Polo de’ Vetri: the prison, the pievano, the al 1542, pubblicato sui codici della Comu- pratese, and the cook, «Mitteilungen des nale di Siena e della Marucelliana, con an- kunsthistorisches Institutes in Florenz», LI notazioni, da Iodoco del Badia, Sansoni, (3-4), 2007, pp. 337-350. Firenze 1883, p. 45. 9 Nel giugno di questo anno infatti Agno- 14 Per un utile riepilogo sulla fortuna di lo venne pagato per conto di Giovanni questa tipologia si rimanda a F. Petruc- della Robbia per una ‘Tavola del Sacra- ci, in Matteo Civitali e il suo tempo. Pitto- mento’ per la chiesa del convento del ri, scultori a Lucca nel tardo Quattrocento, Buonsollazzo in Mugello. Un’opera oggi Catalogo della mostra (Lucca, Museo Na- dispersa che Giovanni, in collaborazione zionale di Villa Guinigi, 3 aprile-11 luglio appunto con Agnolo, aveva eseguita tra 2004), Silvana editoriale, Cinisello Balsa- il 1513 e il 1517. A. Marquand, Giovanni mo (Mi) 2004, scheda n. 3.17, pp. 388-389. della Robbia, Princeton University Press, 15 Secondo quanto ipotizzato da Franca Princeton 1920, pp. 63-66. Falletti, Note storiche sul monumento For- 10 Ipotizza infatti una contiguità con teguerri, cit., p. 34, fig. 27. i della Robbia, prima del 1517, anche 16 A. Padoa Rizzo, Per la scultura a Pisto- Anna Padoa Rizzo (Per la scultura a Pi- ia, cit., pp. 22- 24. stoia tra ’400 e ’500, cit., pp. 22-24). 17 L. Lorenzi, Agnolo di Polo, cit., pp. 28-30. 11 R. Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato 18 Si trattava di una comunicazione ora- fra il XV e il XVI secolo, «Archivio stori- le dello studioso formulata il 16 maggio 34 DONATELLA PEGAZZANO

del 1986, come riportato nella scheda 26 Per questo si rimanda a: M. Macche- della scultura in: Italian Renaissance Art. rini, Una nuova opera di Benedetto da Selections from the Piero Corsini Galle- Maiano per San Gimignano: il Crocifisso ry, catalogo della mostra (Museum of dell’Ospedale di Santa Fina, in Id. (a cura Art, University Park, 25 gennaio-8 mar- di), Benedetto da Maiano a San Gimigna- zo 1987), a cura di B. Wollesen-Wisch, no. La riscoperta di un crocifisso dimen- Pennsylvania State University, 1987, nr. ticato, Comune di San Gimignano, San 24, pp. 64-65. Su questa attribuzione con- Gimignano 2009, pp. 33-59. corda anche Giancarlo Gentilini, come 27 G. Amato, Benedetto da Maiano e il riportato da Lorenzi; L. Lorenzi, Agnolo Crocifisso ligneo di Santa Maria del Fiore, di Polo, cit., pp. 86-87, fig. 12. in B. Santi (a cura di), Il Crocifisso di Be- 19 F. Rossi, Il Museo Horne a Firenze, Electa, nedetto da Maiano, Mandragora, Firenze Firenze, 1966, p. 152, tav. 94. Per le schede 2017, p. 23. riassuntive con i dati sull’opera si rimanda 28 Padoa Rizzo, Per la scultura a Pistoia, anche a L. Lorenzi, Agnolo di Polo, cit., p. cit., p. 24. 76, fig. 7 e a E. Nardinocchi, in La bellezza 29 Per il rilievo si rimanda alla scheda di salvata. Firenze 1966-2016, catalogo della Monica Bietti in G. Gentilini (a cura di), mostra (Firenze, Palazzo Medici Riccardi, I della Robbia e l’arte nuova della scultura 12 gennaio 2016- 26 marzo 2017), a cura di invetriata, Catalogo della mostra (Fieso- C. Acidini Luchinat, E. Capretti, M. Ciatti, le, Basilica di Sant’Alessandro 29 mag- G. De Micheli, E. Di Renzo, Sillabe, Livor- gio-1 novembre 1998), Giunti, Firenze no, scheda n. 18, p. 182. 1998, n. II. 15, pp. 204-205. 20 Per una ricognizione dello stato degli 30 Penso ad esempio al disperso Cristo eu- studi sulle cappelle di San Vivaldo si ri- caristico già nella chiesa di Santa Maria manda a L. Lorenzi, Le terrecotte policro- della Rosa riferito al Civitali e a quello di me di San Vivaldo, cit., pp. 109-120. medesimo soggetto e autore dell’altare del 21 È stato Lorenzo Lorenzi, ad individua- Sacramento nella chiesa dei Santi Jacopo re, nelle cappelle sopra menzionate, l’in- e Maria a Lammari. Per questo tipo di ico- tervento di Agnolo di Polo. Ivi, p. 111. nografia si veda: M. Ferretti, Tre temi da 22 G. Gentilini, I della Robbia. La scultu- approfondire, in Petrucci (a cura di), Mat- ra invetriata del Rinascimento, II, Canti- teo Civitali e il suo tempo, cit., p. 182. ni, Firenze 1992, p. 282. 31 Si tratterebbe, Cristo morto che si erge 23 Per le pale di Ridolfo del Ghirlanda- dal sepolcro con le mani incrociate da- io e le lunette che le sormontavano si ri- vanti, della sola immagine che si può cor- manda a: D. Pegazzano, Le pale di Ridolfo rettamente definire come Cristo in pietà del Ghirlandaio e di Michele Tosini per il o Imago pietatis, derivante dall’antico di- monastero di San Jacopo di Ripoli, in C. pinto conservato nella Chiesa di Santa Giometti, D. Pegazzano (a cura di), Ca- Croce in Gerusalemme a Roma, collegata polavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ri- all’evento dell’apparizione di Cristo a San dolfo del Ghirlandaio in mostra, Firenze Gregorio durante la messa. Per la storia di University Press, Firenze 2016, pp. 38-40. questo tipo di figurazione e la sua funzio- 24 Ivi, p. 53. ne si veda: C.T. Gallori, L’“Imago Pietatis” 25 Secondo pareri espressi oralmente dai e gli istituti di carità: problemi di iconogra- due studiosi. fia, «Acme», LIX (1), 2006, pp. 75-125. NUOVE TERRECOTTE DI AGNOLO DI POLO DE’ VETRI 35

Restauri

Restauri a Villa La Quiete Lia Brunori

La piccola ma raffinata mostra, Tre scul- no costituito per secoli immagini care ture del Rinascimento: recuperi e restauri alla devozione sia privata che pubblica a Villa La Quiete, presenta alcune scul- riproducendo, in più modesti materiali, ture di soggetto sacro provenienti dall’ex i prototipi dei grandi maestri dell’epoca. convento delle suore Montalve e così non Provengono dai luoghi più interni e solo offre la possibilità di ammirare opere riposti del convento femminile, non im- finora nascoste allo sguardo di visitatori magini di gloria medicea o di nobiliari e studiosi, ma permette di aggiungere un committenze, ma dolci e domestiche ico- ulteriore tassello alla salvaguardia e valo- ne della devozione monacale, collocate rizzazione del ricco patrimonio artistico nella penombra dei cori e illuminate da che nei secoli si è sedimentato in questo piccole luci; oggetti di silenziose preghie- luogo straordinario che è Villa La Quiete. re custoditi con amorevole cura da gene- Sono così raccolte nella chiesa della razioni di suore, dalle Montalve e ancor villa tre opere affini per caratteristiche prima dalle domenicane di Ripoli, dal cui tecniche, tipologiche e culturali che, re- convento giunsero alla Quiete, nel 1886, staurate per l’occasione, hanno potuto gli arredi più antichi ancora conservati, e recuperare la piena leggibilità delle for- forse anche queste stesse sculture. me e quindi consentire una loro corretta Così tali opere sono arrivate a noi analisi e inquadramento storico artistico, cariche di storia e di vita, trasformate e nonché una rinnovata godibilità ed una ‘consumate’ da un culto quotidiano che sicura garanzia di conservazione per gli ricercava il contatto concreto con l’im- anni a venire. magine delle proprie preghiere, pertanto, Si tratta di tre sculture policrome: un nelle loro caratteristiche da una fede che busto in terracotta di gusto verrocchiesco ha rispecchiato i cambiamenti di pensie- raffigurante Cristo Salvatore attribuito ad ro e le esigenze liturgiche del tempo. Agnolo di Polo e due altorilievi, uno fittile Tutto questo intreccio di storia e de- e l’altro in stucco, riproducenti altrettante vozione ha reso i nostri manufatti oggetti Madonne con Bambino tratte da modelli ‘vivi’ che hanno visto alterare i loro tratti Fig. 1 Agnolo di Polo, ghibertiani e donatelliani. Tali opere pro- originari con i più vari interventi, dalle Cristo Salvatore, terracotta pongono soggetti molto fortunati nella drastiche puliture alle plurime ridipintu- policroma, prima del restauro, Firenze, Villa La scultura rinascimentale fiorentina e han- re e alle applicazioni sulle superfici dei più Quiete. 40 LIA BRUNORI

ni sull’opportunità di tali interventi e sul- le scelte di volta in volta da attuare. Condizioni globalmente simili pre- sentavano il Cristo Salvatore (fig. 1) e la Madonna ghibertiana (fig. 2). Il primo, per il quale le suore Montalve avevano una particolare devozione e che si con- servava nel coro alto dove esse pregavano in clausura, era ricoperto da tre strati di ridipinture, delle quali l’ultima partico- larmente grossolana era realizzata con colori di sintesi. Queste stesure coprivano il raffinato modellato e l’elegante decora- zione che sono riemersi durante la puli- tura; recuperata la policromia originale, sono apparsi anche fini particolari come le lumeggiature dorate su barba e capelli e il ricercato motivo del colletto dorato, punzonato e ornato da conchette policro- me che simulavano pietre preziose. Più critica la situazione del retro dove este- se rotture erano state rincollate e coperte da una tela di lino; pezze di stoffa, garze e stoppa rivestivano anche un pezzo di legno posto nell’interno della terracotta con funzione di sostegno. Nel rimuove- re questi materiali è emerso anche un frammento di tela con un ‘imparaticcio’ a ricamo (fig. 3), tenero segnale di come le suore mettessero a disposizione quello che avevano per queste casalinghe ripa- razioni. Il tutto, poi, è giunto a noi con- servato in una teca lignea intagliata e dorata di fattura settecentesca nella quale Fig. 2 Bottega di Lorenzo disparati materiali. A ciò si aggiungano le l’opera verrà poi ricollocata a fine mostra Ghiberti, Madonna con Bambino, stucco condizioni atmosferiche e ambientali che per mantenere il contesto devozionale policromo, prima del restauro, Firenze, Villa La spesso hanno danneggiato lo stato della nel quale è giunta fino a noi (fig. 4). Quiete. materia così che queste opere sono giun- Particolarmente interessante era poi la Fig. 3 Frammento di tessuto con imparaticcio te a noi in assetti che hanno reso difficile situazione della Madonna con Bambino di ricamato rinvenuto nel Cristo Salvatore. riconoscere la grazia e la raffinatezza del- bottega ghibertiana, anch’essa venerata nel Fig. 4 Manifattura toscana, le forme che gli antichi maestri avevano cuore del convento, nella parte più interna teca lignea del Cristo Salvatore. inteso dare loro. del coro di San Gabriello. Questa scultura Da qui la necessità di affrontare il loro fu, infatti, trasformata probabilmente in restauro che ha richiesto lunghe riflessio- epoca ottocentesca in una ‘Madonna nera’ RESTAURI A VILLA LA QUIETE 41 attraverso una coprente e pesante stesu- ra di tempera sintetica. Tale intervento fu accompagnato dall’apposizione di una sfavillante stesura di porporina sulla veste della Vergine mentre una pioggia di stelle ne punteggiò il manto; il piccolo abito di Gesù fu nuovamente decorato e allunga- to con inserti di tessuto sulle spalle e sulla coscia per coprire ‘zone indiscrete’ e con lo stesso sistema furono ‘imbraghettati’ pure i due angioletti reggicorona della base (figg. 5-6). L’intera superficie del rilievo risultava costellata da chiodi che, testimo- niando la presenza di corone ed ex-voto, come consuetudine, ricordavano l’intensa devozione cui l’opera era oggetto. Elemento comune dei numerosi inter- venti che si sono sedimentati nel tempo su queste sculture è stato un reverenzia- le rispetto per i volti sacri che sono stati Figg. 5-6 Inserti di tessuto applicati nella Madonna risparmiati nelle varie ridipinture, eccet- con Bambino di bottega to ovviamente il caso della stesura fina- ghibertiana. le nera della Madonna ghibertiana. Tale metodica, nel far ipotizzare un diretto intervento delle suore nelle azioni di ma- nutenzione delle opere, ha permesso un più agevole recupero delle belle fattezze dei volti e ci ha incoraggiato nell’azione di pulitura confermando la volontà de- vozionale di mantenere l’effigie originaria raggiati nell’azione di recupero. Anche in dell’immagine sacra, che quindi l’azione questo caso la rimozione degli strati co- di restauro andava a recuperare. prenti ha restituito la delicatezza del mo- Molto sofferta e pensata è stata la ri- dellato e la piena dolcezza dei volti sacri. mozione della stesura nera: come verrà Diversa la situazione conservativa dettagliato nella relazione di restauro, della Madonna realizzata su un model- questa è stata preceduta da analisi e veri- lo donatelliano (fig. 8); in questo caso fiche per capire se la ridipintura non fosse compariva un unico strato pittorico di stata sovrapposta ad uno strato più antico colore ocra a coprire tutto il modellato e che ne testimoniasse una storicizzazione solo nelle zone del manto e della veste si significativa. Non avendo riscontrato ciò soprammetteva un ulteriore film policro- ed anzi vedendo affiorare la delicata, an- mo che lasciava gli incarnati ‘a risparmio’. corché abrasa, cromia originale arricchi- Queste stesure erano piuttosto grossola- ta da raffinati particolari, quali il velo sul ne e le analisi chimiche hanno rilevato capo di Maria (fig. 7), siamo stati inco- la presenza di zinco nel campione di blu 42 LIA BRUNORI

semplare con lo stesso soggetto del museo di Detroit, tanto che in fase di rintegrazione pittori- ca è stato deciso di riprendere in sottotono questo particolare in modo da ricostruire la lettu- ra del panneggio lasciando però comprensibile l’integrazione. Fig. 7 Particolare del velo della Madonna con La scelta metodologica di Bambino di bottega ghibertiana dopo il base di tutti gli interventi è stata restauro. quella del massimo rispetto del manufatto e delle sue vicende, della volontà di capire le evolu- zioni dei vari passaggi attraverso il riconoscimento della tecnica di realizzazione e delle caratteristi- che delle stratigrafie cromatiche, del ricercare la stabilità strut- turale con gli opportuni conso- lidamenti, e di procedere con estrema cautela nelle puliture e nelle rimozioni degli strati ri- dipinti. Si è agito anche con as- sottigliamenti selettivi e operato con rigore nella ritessitura della pellicola pittorica, che è stata in- tegrata nelle piccole abrasioni e in quelle più ampie ritoccata ad acquerello secondo il metodo del puntinato che, steso con attenta sensibilità dalle restauratrici, ha permesso di ricucire la visione globale, pur rendendo visibili ad un occhio ravvicinato le lacune. I dettagli degli interventi ver- Fig. 8 Seguace di ranno esposti nelle schede di re- Donatello, Madonna con Bambino, durante del stauro che seguono redatte dalle restauro. restauratrici che hanno lavorato del manto facendo ipotizzare un qualche con estrema professionalità e con la co- intervento otto-novecentesco. La corsivi- stante vigilanza della scrivente quale fun- tà della stesura policroma era avvalorata zionaria responsabile di territorio della dal fraintendimento del risvolto inferiore Soprintendenza Archeologia, Belle Arti del manto della Madonna, che non era e Paesaggio per la città metropolitana di stato dipinto come invece avviene nell’e- Firenze e le Province di Pistoia e Prato. Bottega di Lorenzo Ghiberti, Madonna con bambino Maura Masini

Stucco dipinto altezza cm 80, larghezza cm 64, spessore cm 17

Inizio lavori: 16 marzo 2018 Fine lavori: 4 gennaio 2019

Restauratrice: Maura Masini Alta sorveglianza: Lia Brunori, Soprintendenza ABAP di Firenze Pistoia e Prato

L’opera, sicuramente ricavata da uno stampo prodotto nella Bottega di Lorenzo Ghiberti, è realizzata in stucco bianco. Lo stucco è un’antica tecnica per plasti- care di cui ci sono state tramandate diverse ricette e la più comune è quella che utilizza un impasto di polvere di marmo e sabbia come inerti e calce o gesso come legan- ti. È questo l’impasto che fu usato anche antica maniera di dipingere. L’oro che ge- per la realizzazione del bassorilievo con neralmente veniva usato e che abbiamo Madonna con bambino di Villa La Quiete. ritrovato anche qui, consunto ed interrot- La forma in stucco veniva modificata to specie sui capelli, sulla base e qualche o arricchita nei volumi e dipinta con tem- piccola traccia sulle vesti, è un oro appli- pere grasse e oro. Benché sia impossibile cato con la tecnica così detta a conchiglia. nello specifico identificare il legante orga- Esistono altri altorilievi simili a questo nico, che tiene insieme i pigmenti, sappia- di Villa La Quiete che si trovano in chiese, mo che generalmente si trattava di tuorlo musei e collezioni private che spesso sono d’uovo o collette animali. La lucentezza e stati in passato ridipinti per apportare, la consistenza, che caratterizza gli incar- non solo manutenzione, ma anche abbel- nati dei volti del nostro bassorilievo, rive- limenti dettati dalla moda del momento. lano che sicuramente la tecnica impiegata Anche la Madonna con Bambino di per la sua realizzazione è proprio questa Villa La Quiete è un’opera d’arte che appar- 44 MAURA MASINI

tiene a questa tipologia di Madonne devo- no la preziosa presenza di parti originali zionali e nasce come oggetto intimamente quattrocentesche. dedicato alla preghiera e al ringraziamen- Sempre a scopo devozionale erano to, un’opera a portata di mano da accarez- stati inseriti numerosi chiodi di ferro ai zare come un sacro oggetto familiare nel quali erano agganciati ex-voto di vario quotidiano. Anche per questo motivo si tipo e sulla testa della Vergine era posta può immaginare quanto compromessa una corona metallica. potesse essere la sua conservazione. Molte erano le gocce di cera di candela Durante questo restauro si sono in- che sono state trovate sulla testa, sul ba- dividuati vari interventi, purtroppo non samento, sulla schiena del bambino e un documentati, di ridipinture e integrazioni po’ ovunque. Appartenente ad un vecchio plastiche avvenute in passato, l’ultimo dei restauro è l’incamiciatura a tergo dell’ope- quali, stando alla qualità di alcune pelli- ra che per buona parte della superficie del cole pittoriche ritrovate soprattutto sugli basamento e della testa ricopre lo stucco incarnati, è relativamente recente e aveva originale. Questo irreversibile rinzaffo di previsto il ripristino delle caratteristiche malta cementizia grossolana è di notevole che l’opera aveva acquisito forse nel XIX spessore e il motivo della sua presenza è secolo quando era stata completamente sicuramente legato alla volontà di con- ridipinta con colori a tempera sintetica e trastare l’apertura di una fessura che at- trasformata in una ‘Madonna nera’ (fig. 1). traversa la figura dell’angioletto di destra Gli incarnati erano stati dipinti di nero, le sul basamento. Questo particolare colle- vesti impreziosite da stelle e decori in por- ga quest’opera allo stesso stampo da cui porina dipinte su lucenti stesure di colore proviene anche la Madonna con bambino blu come nel manto e rosso nel caso della appartenente alla Venerabile Arciconfra- veste del bambino. L’abito della Madon- ternita della Misericordia di Firenze, che, na era stato completamente ridipinto con prima del restauro del 2012, aveva una smagliante porporina ad imitazione della fessura più o meno nello stesso punto e preziosità dell’oro. Il velo, che non passa molto simile. A tergo della testa della Ma- sulla testa come in altri modelli analoghi donna vi sono tre chiodi fermati ancora perché in realtà si ferma intorno al collo da malta cementizia e quindi irreversibi- e scompare sulla spalla destra, era nasco- le. Le vibrazioni che si sarebbero causate sto sotto uno strato di tempera grumosa nel tentativo della rimozione dell’inca- biancastra con sopra delle righe verticali miciatura cementizia, anche se solo per di porporina ormai ossidata. consumazione, avrebbero messo a rischio Sull’avambraccio, sulla coscia e sulla l’adesione della pellicola pittorica a fronte. schiena del Bambino, vi erano stati po- Si è pensato quindi di trattare i tre chiodi sti inserti di tessuto di cotone incollati e ferrosi con acido tannico per trasformare dipinti ad imitazione di reali vestiti; con gli ossidi instabili e anzi li abbiamo sfrut- la stessa modalità era stato coperto l’in- tati collegandone due tra di loro ricreando guine dei due angioletti che sostengono così un indispensabile aggancio di sicu- la ghirlanda sul basamento. rezza per l’opera sostenendola nella sua In generale tutta la superficie era ri- voluta e lieve inclinazione in avanti. La dipinta con colori sintetici di fabbrica treccia di filo metallico inserita per con- totalmente coprenti e che nascondeva- giungere i due chiodi è stata rivestita con BOTTEGA DI LORENZO GHIBERTI, MADONNA CON BAMBINO 45 un tubicino di gomma in modo da am- mortizzare eventuali sfortunati strattoni. Sul fronte, durante un intervento pregresso, erano state eseguite delle in- tegrazioni gessose sulle pieghe del velo dalla parte sinistra fraintendendone però il profilo. Una parte della cornice del basa- mento sia inferiore sia superiore, risultava ricostruita con una forma poco accettabi- le e in una precaria stabilità. L’apice del naso della Madonna è di integrazione ed L’altra tecnica usata sugli stessi cam- era stato realizzato con uno stucco nero pioni è stata OCT (tomografia ottica a molto granelloso e irreversibile. luce coerente) che serve a misurare gli La dissonanza tra la pessima qualità strati pittorici. Nel nostro caso non hanno pittorica e la rigorosa bellezza semplice dato informazioni imbattendosi nell’in- del modellato ha spinto la prima fase del valicabile strato iniziale scuro compatto e restauro verso un’indagine mirata al ten- non trasparente dato dalle tempere plau- tativo di riscatto della pittura originale. 1 sibilmente sintetiche di superficie . Prima di intraprendere il restauro si In ogni caso la sofferta decisione sul è molto ragionato sul da farsi cercando da farsi ovvero se togliere o no le vecchie di capire se sotto le pellicole di colori ma abbastanza recenti dipinture, si è fa- fittizi vi fosse rimasto ancora qualcosa cilmente conclusa guardando la bellezza di originale. Per questo sono stati ese- della qualità delle piccole aperture fatte guiti numerosi saggi a bisturi e stereo- sugli incarnati (fig. 3). Questi sarebbero microscopio per capire le stratigrafie e le presunte quantità di colore originale da poter recuperare (fig. 2). Una capillare documentazione fotografica testimonia la non facile e scrupolosa indagine. C’è stata l’opportunità di fare dei prelievi di nove piccoli campioni di materiale pittorico indicati dalla Soprintendenza per sottoporli alle indagini non inva- sive FORS (spettroscopia in riflettanza a fibre ottiche) attraverso le quali non si sono potuti identificare i leganti ma solo alcuni dei pigmenti degli strati su- perficiali più recenti. Solo il risultato del campione n. 7 sulla veste della Vergine ha fatto ipotizzare la presenza di carmi- nio generalmente usato per la prepara- zione di lacche di colore rosso, ritrovato infatti proprio al di sotto dello strato di porporina (fig. 2). 46 MAURA MASINI

potuti essere anche frammentari ma si Purtroppo si è intuito fino da subito mostravano assolutamente di alta qualità. che il colore originale nella parte inferio- In accordo con la Soprintendenza e re dell’opera era molto rovinato. Prima con la committenza si è così proceduto della ridipintura avvenuta probabilmente alla rimozione della pellicola pittorica nell’Ottocento, l’opera doveva essere in un della ridipintura su tutta l’opera, ripor- pessimo stato di conservazione dovuto pro- tandola allo stesso livello stratigrafico de- babilmente alla permanenza dell’oggetto in gli incarnati, indagando soprattutto sui ambiente espositivo con risalite di umidità. confini tra un colore e l’altro, spazi questi Evidenti abrasioni e graffi profondi furo- in cui grazie alle sovrammissioni si capi- no probabilmente fatti appositamente per sce meglio la sequenza degli strati (fig. 4). meglio far aderire i nuovi colori a tempera, risparmiando però fortunatamente i volti forse proprio perché erano ben conservati e furono soltanto dipinti di nero. Sulle mani della Vergine e sulle gambe e il braccio del Bambino la pellicola pittori- ca risulta totalmente persa eccetto che per qualche piccolissimo frammento (fig. 5).

Diversi metodi di pulitura sono stati at- tentamente provati sulle varie tipologie di pellicola pittorica, utilizzando vari solventi e miscele di soluzioni acquose, alcooliche, con ammonio carbonato o solventi aroma- tici. I risultati non erano però soddisfacenti perché poco controllabili nonostante l’uti- lizzo anche di alcuni gel di supporto acidi o basici di ultima generazione. Il risultato ottenuto in alcuni casi era troppo blando e in altri troppo aggressivo col rischio di rimuovere oltre alla ridipin- tura anche la bellissima patina acquisita nel tempo dalle superfici dipinte originali che, soprattutto sui volti della Madonna e del Bambino, si intuiva sorprendente- È lecito pensare che già all’epoca della mente ben conservata. ridipintura ottocentesca, di conseguen- La pulitura è stata quindi affrontata za ad una grave decoesione materica, la totalmente a bisturi con l’ausilio di lente o porosità dello stucco nella parte inferiore stereomicroscopio a seconda delle zone, dell’opera fosse già molto avanzata. alternandola ad un intervento di conso- Questo è dimostrato anche dal fatto lidamento localizzato della pellicola pit- che il colore nero applicato sugli incarna- torica sollevata e del suo substrato con ti è penetrato profondamente nella fragi- iniezioni di nanocalce. le materia dello stucco. BOTTEGA DI LORENZO GHIBERTI, MADONNA CON BAMBINO 47

Sul manto, al di sotto del blu-azzur- questo si avvicina all’abito del Bambino. ro con stelle di porporina coevo al nero Sulla veste si appoggia il velo che si pre- sugli incarnati, si è trovato un blu molto sentava bianco gessoso con righe dorate frammentario e parte della bordura dora- a porporina e sempre con l’ausilio del mi- ta a conchiglia originale. croscopio e, con l’impiego di bisturi, si è Sotto l’oro a porporina applicato riportato alla luce il colore originale. Qui sull’abito della Vergine si è ritrovata una un frammentario ceruleo pallido con po- stesura color arancio pallido di prepara- che tracce di oro e due, tre frammenti di zione alla porporina stessa, sotto la quale blu e rosso risulta veramente molto raffi- si è recuperato un rosso scuro con scarsa nato e conforme ad altri veli di modelli di unità organica, molto graffiato, che co- Madonne coeve. stituisce l’originale vestito della Vergine. L’abito del bambino era stato dipinto Un frammentario incarnato degli angeli di rosso con ghirigori in porporina, sotto si è trovato sotto la dipintura a porpori- a cui si trovava lo stesso arancio pallido na sul basamento con stemmi e angeli. di preparazione che era presente anche Sulle parti anatomiche degli angeli al di sull’abito della Madonna. sotto del bolo di supporto alla porporina Dopo aver eseguito numerosi saggi è di colore rosso arancio si è trovato una stato deciso di rimuovere per consumazio- sottilissima, frammentaria pellicola de- ne la brutta integrazione di modellato del bole e decoesa di colore celeste ceruleo velo della Madonna, che erroneamente sor- sopra ciò che resta degli incarnati (fig. montava anche una parte del manto blu. 6). Questo dimostrerebbe che c’era sta- Si sono create delle mascherine di ve- to un restauro del basamento in epoca lina giapponese fermate con cera e resi- antecedente all’intervento di ridipintura na attorno ai chiodi per evitare la perdita ottocentesco, avvalorando ancor di più di frammenti di materiale e di pellicola la supposizione che lo stato di conserva- pittorica durante l’estrazione dei medesi- zione della parte inferiore fosse già forte- mi. In alcuni casi si è dovuto penetrare mente compromesso. attorno al metallo con un punteruolo piccolo e scalzare leggermente con sot- tilissimi strumenti da dentista prima di estrarre le bullette e, una volta rimossi, si è provveduto a consolidare con iniezioni di colla acrilica la materia pittorica e lo stucco sottostante. Sulle grandi e profonde lacune pre- senti su tutta la superficie sono state eseguite delle stuccature con gesso da do- ratori e resina acrilica. È stata integrata la In alcuni punti, sul rosso origina- parte del velo mancante seguendo i punti le dell’abito della Madonna, si trova una di riferimento dell’originale con tre strati traccia di collante sul quale forse ade- di gesso da doratori levigato successiva- rivano dei decori in oro dei quali non è mente (fig. 7). Il ritocco pittorico è stato rimasta traccia se non un piccolo fram- realizzato con colori ad acqua e fiele di mento soltanto nella parte dell’abito dove bue come tensioattivo. Le integrazioni 48 MAURA MASINI

delle lacune più grandi sono state ese- bellissima patina originale ritrovata sui guite a selezione cromatica a puntinato volti, in modo da far sì che la luminosità ad imitazione dei colori attigui. Tecnica fosse parte della materia stessa. che poteva garantire la trasparenza e la La scelta di non usare vernici è deri- leggerezza necessarie per avvicinarsi alle vata proprio dall’osservazione della qua- stesure originali presenti. lità della pittura dei volti dove la morbida Un lavoro di ricucitura cromatica si è lucentezza è nella materia, chiamata ap- svolto sulle piccolissime mancanze delle punto tempera grassa, e non derivata da superfici che non potevano essere stucca- vernici di superficie come avviene sui di- te a causa proprio delle loro micro misu- pinti (fig. 8). re. Sulle superfici abrase degli incarnati mancanti, come le braccia, la gamba e i Note piedi del bambino e le mani della Vergine, ci siamo riferiti alle poche tracce presen- 1 Le indagini diagnostiche FORS e OCT ti di colore originale, raccordando tutto sono state eseguite con l’autorizzazione con qualche velatura eseguita sempre con della Soprintendenza in collaborazione colori ad acqua. Durante il ritocco, sulle con dott.ssa Giulia Iorio seguita dalla vesti e sulla parte inferiore del basamen- dott.ssa Raffaella Fontana del CNR-INO to, sono stati passati veli di cera microcri- presso il laboratorio di metrologia ospi- stallina per arrivare alla somiglianza della tato dall’OPD, Firenze. Seguace di Donatello, Madonna con Bambino Francesca Rossi

Terracotta policroma altezza cm 69,8, larghezza cm 43,2, spessore cm 20

Inizio lavori: 20 marzo 2018 Fine lavori: 20 giugno 2018

Restauratrice: Francesca Rossi Alta sorveglianza: Lia Brunori, Soprintendenza ABAP di Firenze Pistoia e Prato

L’oggetto, qui raffigurato prima del re- stauro (fig. 1), è una scultura in terracotta policroma dipinta a freddo, realizzata in un unico pezzo, prodotto da una replica di un modello di Donatello. È probabile che il manufatto sia stato realizzato su uno stampo a tasselli in gesso. La superficie si presenta policroma: blu il manto e rossa la veste, con tracce di oro a porporina ap- plicato sul bordo del velo della Madonna. Sul retro (fig. 2) è presente un perno me- tallico utilizzato per bloccare il manufatto sciato a vista probabilmente a simulare il alla muratura, incollato alla scultura con tono degli incarnati. una copiosa massa di gesso a pronta presa, Le indagini diagnostiche realizza- con granulometria grossa. Ad un’attenta te con spettroscopia infrarossa (FTIR) analisi visiva la cromia è stata stesa su una sono state utili per l’identificazione e la sottile strato d’imprimitura (gesso e colla caratterizzazione di materiali e dei com- di pelli) sul quale poggia un film pittorico ponenti chimici di tre prelievi eseguiti di colore ocra (fig. 3), presente su tutta la sul manufatto: due sul manto blu ed uno superficie del modellato. Solo la cromia sull’incarnato del volto della Madonna. del manto e della veste sono pigmenti so- Le analisi del manto blu individuano prammessi alla tonalità ocra, il resto la- elementi riconducibili ad una cromia che 50 FRANCESCA ROSSI

strato di gesso. Per la loro diffusione in tutte le epoche è impossibile considera- re questi elementi come riferimento per una datazione certa del manufatto. L’opera si presenta integra nel suo modellato. Non si rilevano mancanze o perdite materiche considerevoli. La su- perficie della terracotta è compatta e non si notano esfoliazioni superficiali, frattu- re o difetti di cottura. Diversamente, il film pittorico si presenta molto degrada- to: lacunoso, con evidenti sollevamenti ed ossidazioni della cromia superstite, che meglio si traducono in ingiallimen- to del colore e diffuso creaquelure, mag- giormente evidente su gli incarnati dei volti. Uno spesso strato di deposito di polvere occulta la cromia originale.

contiene solfati di bario e solfuro di zin- Le cause di degrado sono ricondu- co (fig. 4). Poiché lo zinco è un pigmento cibili principalmente ad una assenza di in uso dalla fine dell’800, si può supporre manutenzione nel corso dei secoli. La che il manto sia una ridipintura succes- particolare esfoliazione del film pittori- siva, ma non è da escludere che possa co, con effetti di arricciamento è possibile trattarsi di una contaminazione poste- attribuirla ad una preparazione dell’im- riore. Il prelievo eseguito sull’incarnato primitura e della policromia eseguita della Madonna, che possiamo affermare con poca cura. Il sottile strato di gesso e essere della stessa natura dell’incarnato colla, applicato ad accogliere le stesure di del Bambino, presenta elementi chimici colore, fanno presumere una realizzazio- riconducibili a pigmenti largamente uti- ne del manufatto molto rapida. lizzati dall’antichità fino ai giorni nostri: Le tracce di oro a porporina sono come gli ossidi di terre, con aggiunta di probabilmente frutto di un vecchio in- vermiglione, applicati sopra un sottile tervento di restauro, poiché eseguite con SEGUACE DI DONATELLO, MADONNA CON BAMBINO 51 polvere metallica ad imitazione del pre- spesso deposito di sporco presente sul- zioso materiale. la superficie della terracotta celava una In accordo con la direttrice dei lavo- situazione estremamente peggiore di ri l’intervento di restauro è stato mirato quello che potevamo dedurre prima di principalmente al recupero della cromia questa operazione. Ove il biscotto è sta- originale superstite supportata da una to ripulito dallo spesso deposito di pol- lieve integrazione cromatica a tono per ri- vere la cromia si è rilevata con tonalità cucire le ampie lacune cromatiche, che la- che vanno dal rosso ossido al rosa cipria, sciavano a vista il biscotto della terracotta. effetto evidente sulla mano del bambino. L’intervento di restauro è stato con- Tale mescolanza di più colori della ma- dotto secondo le seguenti fasi: come pri- teria è riconducibile a difetti di cottura ma operazione è stata eseguita una lieve o dell’unione di diverse terre durante la spolveratura a secco della superficiale realizzazione del manufatto. In seguito con pennelli a setole morbide, al fine di alla pulitura il consolidamento definitivo rimuovere i depositi non coerenti del- del colore superstite è stato eseguito con la superficie, come ragnatele e polvere. Aquazol 500. Successivamente abbiamo proseguito Ove necessario la materia ceramica con il pre-consolidamento del film pit- è stata consolidata con elastomero fluo- torico decoeso e sollevato con la resina rurato. Le integrazioni delle lacune cro- Plexisol 500 al 5% in white spirit e ace- matiche sono state eseguite con colori ad tone. L’abbassamento delle creste del film acquerello con la tecnica del puntinato pittorico è stato eseguito procedendo con e successivamente, dopo la stesura del molta cautela con termocauterio a tem- primo strato di verniciatura, con colori peratura regolabile, con interposto sulla a vernice Gamblin secondo indicazioni superficie originale un foglio di melinex. della direttrice dei lavori. La protezione fi- L’intervento di pulitura è stato precedu- nale della superficie è stata realizzata con to, centimetro per centimetro, dal con- resina alifatica Regal Varnish gloss e matt. solidamento e successivo abbassamento Come provvedimenti futuri, che al- delle scodelle del craquelure del film pit- lontanino l’esecuzione di un nuovo re- torico sollevato, per mezzo della spatola stauro, si suggerisce che l’opera venga calda a temperatura regolabile (termo- conservata in un ambiente climatizzato cauterio). Solo in seguito alla fermatura controllato e possibilmente protetta da del colore è stato possibile procedere ad una teca, per evitare la deposizione delle eseguire le prove di pulitura stratigra- polveri atmosferiche e che possa fare da fiche, procedendo con vari tentativi per filtro alle brusche alterazioni climatiche. mettere a punto il solvente più idoneo. La Una manutenzione controllata permette pulitura della superficie è stata effettuata un monitoraggio attento dello stato di con soluzione di acetone 20% in alcool conservazione dell’oggetto, anche se at- isopropilico, miscelata al supportante tualmente non presenta processi di de- Tylose: metildiidrossiletilcellulosa. Lo grado in atto. Agnolo di Polo, Cristo Salvatore Shirin Afra

Terracotta policroma altezza cm 38, larghezza cm 44, spessore cm 17

Inizio Lavori: aprile 2018 Fine Lavori: giugno 2018

Restauratrice: Shirin Afra Alta sorveglianza: Lia Brunori, Soprintendenza ABAP di Firenze Pistoia e Prato

Esame visivo prima dell’intervento: l’ope- ra, realizzata in terracotta dipinta a freddo, rappresenta un busto di Cristo Salvatore (fig. 1). La superficie pittorica è coperta da più ridipinture realizzate in maniera piuttosto grossolana con colori di sintesi, sui quali è stata applicata una vernice di finitura ormai ingiallita. Al disotto delle ridipinture, nelle piccole lacune presenti, tela di cotone per mezzo di colla animale e si intravedeva la finitura cromatica origi- molto gesso, con funzione di rinforzo. Le nale, soprattutto sul retro. Tale strato pit- rotture sembrano incollate con colla ani- torico sembrava essere stato realizzato con male o mastice ancora funzionali e dotate una tempera (probabilmente di natura di buona tenuta, pertanto se ne è ritenuta grassa) su un turapori di natura organica. inutile, se non dannosa, la rimozione. Dall’interno l’opera era riempita con L’intervento di restauro ha visto l’e- un sostegno, non più funzionale, costi- secuzione di saggi stratigrafici sulla tuito da una stecca di legno su cui erano campitura rossa della veste, che hanno applicate garze e stoppa in quantità. Sono evidenziato l’applicazione di tre strati di presenti molte rotture, alcune certamente ridipintura (fig. 2) sul fronte. Il volto è dovute a errori nella tecnica esecutiva e stato in gran parte risparmiato fatta ec- conseguenti la cottura. Sulle pareti inter- cezione per ricolorature nelle sole lacune, ne, alla base del busto, era applicata una mentre il collo era anch’esso totalmente AGNOLO DI POLO, CRISTO SALVATORE 53

Si è rimossa per prima cosa la tela dal retro, per via meccanica, liberando la poli- cromia originale che risultava però anco- ra coperta da uno spesso strato di colla di coniglio. Procedendo verso il fronte nella rimozione degli strati soprammessi si è studiato un sistema di solventi organici supportati in diversi media, tra questi gel di Carbopol, Klucel G, emulsione stearica (pappina fiorentina), saliva artificiale. Le ricette più utili sono state un Gel di alcool benzilico e EDTA in Carbopol a pH9 per l’ammorbidimento delle ridipinture più recenti e acqua gelificata in Klucel G per l’assottigliamento della colla presente su- gli strati originali sul retro. La rimozione degli strati di ridipintura ha portato alla luce un tenace strato di gesso e colla appli- cato sulla superficie originale, particolar- mente spesso lungo le linee di rottura. La rimozione di questo per via chimica com- portava il rischio di solubilizzazione del- lo strato originale, pertanto si è deciso di procede alla rimozione con l’impiego di ablatore dentistico ad ultrasuoni, liberan- do in maniera sicura la cromia originaria. Le stratigrafie sul collo hanno rivelato delle gocciolature di sangue, realizzate con lacca rossa, molto delicate, perciò la pulitura è avvenuta per via meccanica ridipinto con più strati di colore che ce- mediante l’impiego di bisturi e lenti d’in- lavano l’originale verdaccio. Sul retro, grandimento optiVISOR 30X. invece, l’intera superficie era coperta La situazione più complessa era quella dall’applicazione di tela di lino con colla presente sul colletto, dove una coloratura di coniglio, successivamente ridipinta. I ocra copriva uno strato di gesso e colla che capelli e la barba erano anch’essi ridipin- celava il raffinato modellato. Il colletto, ti, coprendo molte lacune e soprattutto infatti, era interamente dorato con pun- delicate lumeggiature realizzate con oro zonature e piccole conchette riempite con zecchino a conchiglia. lacca rossa e, probabilmente, smaltino, in Prima di eliminare i riempitivi si è maniera alternata, in modo da simulare proceduto alla rimozione delle ridipintu- delle gemme preziose blu e rosso rubino. re per valutare l’effettivo stato di conser- La ridipintura è stata rimossa ammorbi- vazione della superficie pittorica e l’entità dendola con gel basico di alcool benzili- degli incollaggi (fig. 3). co e EDTA, successivamente lavato con 54 SHIRIN AFRA

ligroina 100-140 e alcool etilico (50:50) aranciato simile alla terracotta, proba- mentre lo spesso strato di gesso è stato ri- bilmente colla e pigmento. Si è applicato mosso a secco con lame di bisturi e spicilli pertanto un film acrilico con funzione dentistici, sotto microscopio ottico. di primer nelle sole lacune e queste sono Terminata la pulitura di tutta la su- state ritoccate con colori ad acquerello perficie, che ha rivelato molte lacune, secondo il metodo del puntinato, su una tuttavia facilmente riconducibili, si è base a tempera. Le linee di giunzione del- proceduto alla rimozione dei riempiti- le rotture, invece, sono state stuccate con vi. La stecca di legno è stata sfilata e, per stucco bianco finissimo a base di cellulo- mezzo di impacchi di acqua con spugne sa, quarzo e leganti acrilici, reversibile a il lattice vulcanizzato, si è ammorbidi- secco, con acqua o con acetone. ta la colla e sono state rimosse le garze. Il Busto era corredato di un basamen- L’effettiva tenuta degli incollaggi ha per- to di legno dorato e un’aureola, anch’es- messo in fine l’assottigliamento del gesso sa in legno dorato, non pertinenti. Con impiegato come rinforzo della base. questi apparati il busto era conservato Il biscotto è stato consolidato con entro una teca in legno dorato e vetro. l’applicazione dall’interno di gel di silice Questi elementi sono stati restaurati ese- in fase acquosa al 15%, per imbibizione, guendo una pulitura superficiale dallo mentre nelle linee di rottura è stata ap- sporco generico con saliva artificiale e la plicata resina polivinilbutirrale in fase rimozione delle ridipinture a porporina alcoolica al 5% (MowithalBH60), per per via meccanica. La rimozione della iniezione. La policromia è stata conso- porporina ha svelato una bella foglia d’o- lidata con fluoelastomero (Fluoline CP) ro applicata su bolo rosso. Questa è stata applicato tal quale. integrata nelle lacune con foglia d’otto- Dato lo spessore esiguo della pellicola ne, tonalizzata con colori ad acquerello. pittorica si è deciso di non applicare uno I vetri, che erano fissati con fettucce di stucco di preparazione, altresì perché lo stoffa e colla animale e, in gran parte, ba- strato originale non era preparato a ges- sculanti, sono stati smontati e puliti con so e colla, bensì era stato applicato uno acqua e alcool, poi rimontati con silicone strato con funzione di turapori dal tono trasparente. Bibliografia

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Tre sculture del Rinascimento

Recuperi e restauri Donatella Pegazzano a Villa La Quiete Cristiano Giometti

a mostra a Villa La Quiete è incentrata su Ltre importanti sculture rinascimentali, mai esposte al pubblico. L’accurato restauro delle opere, eseguito in questa occasione, si pone nel solco del recupero del patrimonio artistico della villa intrapreso dall’Ateneo o- Quiete La a Villa e restauri Recuperi Rinascimento. del Tre sculture rentino, a ancato, in questo caso, dal gruppo Terna che ha contribuito, con un’elargizione liberale, al restauro di una delle opere in mostra: si tratta della bellissima Madonna con Bambino in stucco riferita alla bottega di Lorenzo Ghiberti. A questa si a ancano una rara terracotta ra gurante una Madonna con Bambino, di un seguace di Donatello, e un Cristo Salvatore, sempre in terracotta dipinta, realizzato dall’artista Agnolo di Polo, forma- tosi nella bottega di Andrea Verrocchio. Le tre sculture, parte del nucleo più antico delle col- lezioni della villa, sono un esempio rilevante della ra nata produzione delle poliedriche botteghe orentine del Rinascimento. CRISTIANO GIOMETTI è professore asso- ciato di Storia dell’arte moderna presso il Di- partimento di Storia, Archeologia, Geogra a, Arte, Spettacolo (SAGAS) dell’Università di Firenze. Insieme a Donatella Pegazzano ha curato la mostra Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra (2016). DONATELLA PEGAZZANO è professo- ressa associata presso il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geogra a, Arte e Spetta- colo (SAGAS) dell’Università di Firenze dove insegna Museologia. È membro del consiglio scienti co del Sistema Museale dello stesso ateneo. Da alcuni anni studia il patrimonio artistico di Villa La Quiete allo scopo di favorirne la valorizzazione.