Spaziofilosofico 2/2016
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© SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 SPAZIOFILOSOFICO 2/2016 Fondatori Enrico Guglielminetti Luciana Regina Editorial Board Enrico Guglielminetti (Direttore) Erica Benner Silvia Benso Edward S. Casey Gianfranco Dalmasso Susan Haack Ágnes Heller Simo Knuuttila Thomas Macho Ugo Perone Luciana Regina John Sallis Brian Schroeder Bernhard Waldenfels Jason M. Wirth Palle Yourgrau Editorial Advisory Board Teodolinda Barolini Peter Dahler-Larsen Mario Dogliani Jennifer Greene Hans Joas John D. Lyons Angelo Miglietta Angelo Pichierri Notger Slenczka Francesco Tuccari Redazione Ezio Gamba Comunicazione e Stampa Alessandra Mazzotta Progetto Grafico Filippo Camedda © 2016 SpazioFilosofico Tutti i diritti riservati ISSN: 2038-6788 172 © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 Gli articoli Della rivista sono sottoposti a blinD review. La pubblicazione è suborDinata per ogni articolo all’approvazione dei valutatori anonimi esterni alla direzione e all’accoglimento di eventuali richieste di revisione. 173 © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 SPAZIOFILOSOFICO 2/2016 GRAZIA a cura di Alessandra Cislaghi © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 INDICE A. CISLAGHI, Charme e chance. Editoriale 181 A. CISLAGHI, Charm and chance. Editorial 183 TEORIA A. CISLAGHI, Charis, Kairós. La riuscita della grazia 187 (E. COZZI, Appendice: Kairós: un rilievo dell’XI secolo a Torcello) E. GUGLIELMINETTI, Filling the Void or Filling the Full? On the Concept of Grace 201 L. ŠKOF, An Interval of Grace: The Time of Ethics 211 M. CACCIARI, Oltre il dono 225 U. PERONE, L’artificio della grazia. Il sogno infranto della modernità 231 L. IRIGARAY, Il toccare della grazia 239 POLITICHE R. MANCINI, Invece del sacrificio: lo scandalo della grazia 251 PRATICHE M. CAROU, El mate, o la cotidianeidad de charis y kairós en la América profunda 263 B. COLOM, La gracia percibida 273 STUDI F. DINGREMONT, Charis du Kairos et Kairos de la charis, une spécificité homérique 285 S. ZORZI, In principio era Aglaia. Storia del divorzio tra charis e divinità nella filosofia (tardo)antica 301 B. HENRY, Grazia, responsabilità e teurgia in alcuni testi kabbalistici 315 D. CAMPESI, Natura, arte, bellezza. Il tema della grazia nella AkaDemie-Rede di Schelling 327 F. DE LUSSY, L’image chlorophyllienne de la grâce chez Simone Weil 337 M. CABAUD MEANEY, Understanding Simone Weil’s “Science of the Supernatural” within the Context of Rationalism 351 E. LISCIANI-PETRINI, La “grazia” del reale. Alcune considerazioni a partire da Jankélévitch 367 Sugli Autori/About the Authors 377 178 © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 GRAZIA © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 CHARME E CHANCE EDITORIALE Nella grazia c’è tutto e ancora di più. È il sorprendente. Ma non il perturbante. Accade infatti in un tempo che è il suo – il tempo favorevole – manifestandosi all’improvviso. Stupisce ma non spaventa, perché la conseguenza Della sua manifestazione è sempre un’aggiunta di bene, un incremento nel positivo, cui corrisponde il sentimento di piacere e Di gioia. QuanDo accade, essa non toglie nulla, aggiunge, Dona, Dà1. SorprenDe perché supera anche il desiderio, attraverso la donazione dell’inatteso, e così ottiene la felicità possibile, in quegli accadimenti che si sono rivelati maggiori Delle speranze. Si libera in tal caso un’eccedenza e da lì la gioia appagata della gratituDine. L’accadimento accidentale, che sposta la rotta e la traiettoria degli eventi, conducendo alla scoperta Di ciò che nemmeno era cercato, si compone talora con una sovrabbondanza compresa come segnale di favore. Se da fortuito l’accidente si fa fortunato, assume i contorni Della grazia, la quale si mostra in quanto opera; essa funziona operativamente, fa essere. Questo vale alla lettera, cioè fa sì che l’essere sia. Agisce prima, propriamente crea, oppure, il che non è Da meno, trasforma. La trasfigurazione, messa in opera Dalla grazia, riguarda la trasformazione Del meDesimo, la sua più autentica ripresa, non la metamorfosi in altro Da sé. L’operare con questo stile – con grazia –, nelle relazioni e nelle proDuzioni, renDe visibile l’essenziale. Di solito ci si accorge che l’essenziale è ciò che manca. Si potrebbe subito concluderne, almeno tra filosofi, che ovviamente è così, perché ciò che radicalmente manca è l’origine. Eppure la grazia riesce, nel presente dato, a far scaturire impreveDibilmente ciò che neppure sembrava mancasse, così che alla grazia segue una contentezza superiore alle attese. Donando l’essenziale, essa supera d’un colpo il necessario e il superfluo, dunque non si riduce mai né al bisogno, né all’ornamento. Il possibile – per grazia – si fa reale, nell’indipendenza sia dall’utile, sia dall’irrilevante. S’instaura allora una logica sconcertante, eppure subito persuasiva, quella del dono (la grazia, per antonomasia). In una tale economia Domina la munificenza, vale la Dismisura dell’inesauribile, mentre è bandito il calcolo o il rendiconto. Questa straordinaria economia influisce anche sulla giurisprudenza e le due discipline, sotto l’egida della grazia, ragionano nei termini della generosità e dell’equità, conformi all’eccezione della singolarità, oltre i limiti della mera giustizia. Anche l’estetica si spinge con la grazia al di là della misura Della bellezza. La raDiosità Di un soggetto (Di un fenomeno) pieno Di grazia affascina, ha charme. E l’azione di grazia ha un tempo, la chance Della sua riuscita. Charme e chance si Danno dunque 1 Inevitabilmente l’uso del termine “aggiunta”, secondo la trasposizione concettuale di Enrico Guglielminetti (cfr. E. GUGLIELMINETTI, Troppo. Saggio filosofico, teologico, politico, Mursia, Milano 2015 e ID., La commozione del Bene. Una teoria dell’aggiungere, Jaca Book, Milano 2011), s’impone in un pensiero della grazia. 181 nell’intreccio d’incanto e opportunità. La loro irruzione è indeducibile, imponderabile e tuttavia, per essere colta e non andare perduta, esige una preparazione. L’esercizio verso la grazia esclude però l’ascesi, quale rinuncia sacrificale, configurandosi diversamente, come formazione umanizzante che allevia e aggiunge, anziché togliere. La dimensione inaugurata dalla grazia spalanca uno spazio d’invenzione, dove interagiscono passività e attività: nel passivo della grazia si declinano le azioni proprie Del soggetto, che si scopre responsabile, libero attore e insieme tramite. A questo soggetto, che si libra nel Dinamismo Della grazia, basta la natura per stare in sé, senza caDute narcisistiche, primo osservatore Della magnificenza che lo investe. Non a caso, tanto in antico, quanto nel moderno, la grazia ha espresso la condizione umana migliore, uno stato Di serena beatituDine, equilibrio Da bilanciare sempre meglio tra sensibilità e ragione; ha significato una via aperta nei sensi, l’idea di umanità cui approssimarsi o di umanizzazione che proceDe ad infinitum sino a farsi immagine divina. Pensata come immagine mobile Di necessità e libertà, la grazia conserva nel corpo lo strumento per mostrare la sua capacità incantatrice e Donante. SeconDo il mito, la grazia è la cintura Di Venere, che può ottenere ogni cosa; “cintura Di Venere” è anche il nome astronomico del bagliore rosato dell’alba o del tramonto, un processo irradiante generalmente interpretato come un presagio fausto. Ovunque traluce così la polisemia della grazia, come aura di primavera, come un’imperdibile chance, come ciò che più conta. Questo pensiero chiama in causa l’educazione della sensibilità intera e veicola forti istanze politiche, trasformative. A questa idea è stato recentemente DeDicato un convegno internazionale Dal titolo Charis kairós. La grazia e l’occasione (Università di Trieste, Dipartimento Di StuDi Umanistici, 15-16 ottobre 2015). Il presente numero Della rivista graziosamente raccoglie i testi preparati per quel convegno e ne aggiunge altri, nella forma accelerata e aperta Di una pubblicazione telematica. Viene così Data ampia risonanza a una parola a tutta prima fuori corso, ma Dalla storia imponente e pervasiva a ogni livello Del linguaggio e del sapere. Alessandra Cislaghi 182 © SpazioFilosofico 2016 – ISSN: 2038-6788 CHARM AND CHANCE EDITORIAL Grace implies everything anD beyond. It is what surprises us, yet it is not the uncanny. It happens in its own time – the favorable time – and manifests itself sudDenly. It astonishes, yet it Does not frighten us because the consequences of its happening are always an aDDition of gooD, an increase in what is positive; feelings of pleasure anD joy correspond to this. When it occurs, grace Does not take anything away; grace aDDs, Donates, gives1. Grace surprises us because it surpasses our Desires by giving us what was unexpecteD; thus, grace realizes a possible happiness in occurrences that are revealed as greater than the hopes one had for them. In these instances, an exceDence is releaseD that generates the fulfilleD joy of gratituDe. Chance occurrences, which twist the trajectory of events anD leaD to Discovering what one was not even looking for, at times combine with a surplus unDerstood as a mark of favor. When coinciDences turn from chance to luck, then they assume the traits of grace. Grace reveals itself insofar as it is operative; grace works operatively, it makes beings be. This is true literally; that is, grace makes being be. Grace acts in aDvance, it truly creates or –which is no less work – transforms. The transfiguration that grace effects concerns the transformation anD the most authentic retrieval of the same, and not its change into what is other than itself. Operating accorDing to this style,