<<

1- Benedetta Barchielli – Silvia Cacciamani Patrimonio Mondiale Liceo Scientifico Statale “Evangelista Torricelli” 2 -Giada Dafano – Francesca Marcucci Roma L’industria tessile in Lombardia Corso di Disegno e Storia dell’arte – Prof.ssa Flavia Pusic 3 - Sara Quadraccia – Silvia Quadraccia 2012/2013 La famiglia Crespi

4 - Michela Campolo – Giulia Paravati Città operaie in Europa: Italia e Inghilterra

5 - Sara Boscherini – Giorgiana Rapagna La storia del Villaggio Crespi d’Adda Crespi d’Adda 6 - Arianna Arigoni – Giulia Cancellara I fondatori – Le ville

7 - Andrea Sabatucci La Villa castello - Architettura Neogotica

8 - Alessandra Albani – Ludovica Iezzi Ingresso – Case operaie – Fabbrica

9 - Davide Morelli – Tiziano Ortelli Storia della Fabbrica dalla costruzione ai nostri giorni

10 - Lorenzo Pecere – Luca pellizzaro Chiesa - Cimitero

11 – Andrea Barigelli – Guido Casarano Scuola – Dopolavoro

12 – Simone Mancini Centrale idroelettrica Taccani

13 – Sara Quadraccia – Silvia Quadraccia Da 1929 ad oggi 1 Crespi d’Adda Patrimonio Mondiale

UNESCO PATRIMONIO CULTURALE

Barchielli-Cacciamani IL PATRIMONIO MONDIALE DELL'UNESCO E I CRITERI PER L'INSERIMENTO

• I beni culturali sono definiti come monumenti o insiemi eccezionali storicamente, artisticamente o scientificamente. I siti naturali sono formazioni fisiche o biologiche che hanno valore estetico o scientifico straordinario. I siti misti, frutto dell'azione combinata della natura e dell'uomo, conservano la memoria di modi di vita tradizionali e rappresentano il legame tra la natura e la cultura.

• Per essere inseriti nella "WORLD HERITAGE LIST" bisogna rispondere a determinati criteri. I criteri sono dieci. I primi 6 criteri si riferiscono ai siti culturali e gli altri 4 a quelli naturali. Criteri Siti Culturali I° Criterio Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell'uomo II° Criterio Aver esercitato un'influenza considerevole in un dato periodo o in un'area culturale determinata, sullo sviluppo dell'architettura, delle arti monumentali, della pianificazione urbana o della creazione di paesaggi III° Criterio Costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione culturale scomparsa IV° Criterio Offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana V° Criterio Costituire un esempio eminente di insediamento umano o d'occupazione del territorio tradizionale, rappresentativi di una culturale (o di culture) soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili VI° Criterio Essere direttamente o materialmente associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee credenze o opere artistiche e letterarie con una significanza universale eccezionale (criterio da applicare solo in circostanze eccezionali o in concomitanza con altri criteri) Criteri Siti Naturali I° Criterio Rappresentare esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra, compresa la presenza di vita, processi geologici significativi in atto per lo sviluppo della forma del territorio o caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative

II° Criterio Essere un esempio eccezionale di processi ecologici e biologici in essere nello sviluppo e nell’evoluzione degli ecosistemi terrestri, delle acque dolci, costali e marini e delle comunità di piante ed animali,

III° Criterio Contenere fenomeni naturali superlativi o aree di bellezza naturale eccezionale e di importanza estetica VI° Criterio Contenere gli habitat più importanti e significativi per la conservazione in situ delle diversità biologiche, comprese quelle contenenti specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista scientifico o della conservazione Criterio IV: Offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana.

Criterio V: Costituire esempio eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura, soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili. • E' un esempio unico di villaggio operaio per via della sua posizione privilegiata e del suo stile architettonico e urbanistico inalterato.

• Testimonia il periodo più cruciale dell'evoluzione della società moderna: il periodo della rivoluzione industriale PUBBLICI PRIVATI Lieve deterioramento Ben conservati

• Scuola -> Restauro della scuola affinché sia utilizzata come Museo, Biblioteca e Centro Riunioni

• Edifici Fabbrica -> Ristrutturazione di queste strutture ed il loro utilizzo come testimonianze del passato industriale del villaggio

• Centrale Idroelettrica -> Situazione critica in quanto si sta ancora lavorando sui progetti per trasformarla in museo del patrimonio industriale. http://www.crespidadda.org/ http://www.alpcub.com/tesi%20sandra/testo/cap%20II/3%20gli_elementidivillaggio _ope.html http://www.sitiunesco.it/crespi-dadda-linsediamento-industriale.html http://www.globopix.net/fotografie/crespidadda_1.html 2 Crespi d’Adda Industria tessile in Lombardia

Busto Arsizio Il cotonificio Carlo Ottolini Le fasi della produzione

Dafano-Marcucci L’ industria tessile

L'industria tessile è un'attività manifatturiera che produce e lavora le fibre tessili. La sua origine è antichissima e deriva dall'esigenza dell'uomo di ripararsi dal freddo e dalle intemperie, usando materiali diversi dalle pelli conciate. Busto Arsizio

In città si ebbe formazione di un ceto di imprenditori che avviò le prime manifatture tessili. Contemporaneamente si creò la figura dell'operaio- contadino che trovava impiego in tali manifatture senza però mai trascurare completamente le attività agricole. Busto Arsizio iniziò ad essere chiamata "la Manchester d'Italia“. Dopo la pausa corporativa del ventennio fascista gli imprenditori di Busto Arsizio si unirono nell'Unione Bustese degli Industriali nel 1949. Nel 1995 fu creata, sul confine sud della città, la cosiddetta "Mostra del Tessile". Il cotonificio Carlo Ottolini è uno tra i primi insediamenti di tipo produttivo sorto a Busto. Il cotonificio Carlo Ottolini

I finestroni sono ad arco acuto con aperture monofore e bifore e sono legati tra loro da una fascetta dentellata all'altezza dell'imposta dell'arco.

Questo edificio è stato progettato dall’architetto Camillo Crespi Balbi. Istituito a museo nel 1997, è situato nell'edificio che ospitava il reparto Filatura dell'antico cotonificio Ottolini (1896). Le collezioni sono articolate su tre piani e suddivise secondo i cicli produttivi tessili come filatura, tessitura, stampa. Altre sezioni sono dedicate alle fibre nuove. Le fasi della produzione

• Filatura • Torcitura • Tessitura • Finissaggio LA FILATURA

Processo con il quale vengono stirate le fibre,ricavando così del filato e del filo.

Fino al 1800 ca. in Svizzera prevalse la filatura a mano, compiuta con l'ausilio di strumenti quali il fuso a mano e l'arcolaio. La filatura meccanica si sviluppò più tardi e con molto meno vigore: nel settore serico dal 1824, in quello del lino dal 1839 e in quello della lana d'esportazione, pettinata o non, dal 1866. LA TORCITURA

L'avvolgimento di due o più fili per ottenere filati più resistenti per la cucitura, il ricamo e la tessitura.

Il prodotto di denomina: • filato,se è avvenuta una torsione a Z • torto,se è avvenuta una torsione a S LA TESSITURA

La realizzazione di prodotti tessili tramite l'intreccio di una serie di fili posti perpendicolarmente (trama e ordito).

La produzione tessile si meccanicizza quando Joseph-Marie Jacquard, francese, inventa il telaio Jacquard,all’inizio del XIX.

Questo tipo di telaio permette l'esecuzione di disegni molto complessi con il lavoro di un solo tessitore. Si esce così da un ambito artigianale e domestico. IL TELAIO DI JACQUARD

Nel 1804, l'imprenditore francese J.-M. Jacquard pensò d'introdurre nei telai di legno della sua azienda di Lione, che produceva stoffe, delle lunghe schede di cartone forato: ad ogni scheda corrispondeva un preciso disegno, formato da forellini.

Il dispositivo di lettura delle schede era costituito da file di aghi che potevano attraversare solo dove c'erano i fori: i fili venivano così alzati automaticamente permettendo il passaggio della trama e il lavoro procedeva molto più in fretta, aumentando la produzione. IL FINISSAGGIO

Comprende i trattamenti compiuti per migliorare le caratteristiche di un tessuto.

Alcune operazioni alterano la struttura dei tessuti per apportare miglioramenti qualitativi, altre portano modifiche superficiali per renderne più gradevole l'aspetto.

Il finissaggio può essere di due tipi: • chimico • meccanico.

3 Crespi d’Adda La famiglia Crespi

Sara Quadraccia-Silvia Quadraccia Nacque a Busto Arsizio nel 1833. Era il primogenito di Antonio Crespi, discendente di una famiglia di imprenditori tessili - detti "Tengitt" (tintori). dopo aver eseguito gli studi classici, si diplomò in ragioneria. Vaprio

Dopo aver aiutato il padre nel commercio di tessuti tinti, diede Vigevano vita insieme alla famiglia agli opifici di Ghemme. Negli anni seguenti riuscì ad ampliare il raggio della sua impresa con nuovi investimenti Busto Arsizio Nel 1878 fondò lo stabilimento di Crespi d'Adda Ghemme Vaprio Vigevano Crespi d’Adda Nel 1904 costruì la centrale idroelettrica di Trezzo sull'Adda Trezzo d’Adda (oggi chiamata "Taccani") Milano Morì a Milano nel 1920. Busto Arsizio

stemma della città di busto arsizio

Attualmente Busto Arsizio è un italiano di 82.982 abitanti della provincia di Varese, in Lombardia. È il comune più popoloso della provincia e supera il capoluogo di circa un migliaio di abitanti . Ha occupato un posto preminente nella storia dell’economia: i dati statistici lo confermano ai primi posti, per numero d'imprese e volume di affari, tra i paesi dell'Altomilanese. Scorrendo nomi e ditte, già agli inizi dell'800 vi troviamo la ditta "Benigno Crespi“.

HOME Archinto-Vaprio HOME

Dopo gli studi C.B. Crespi entrò alle dipendenze di una banca e in seguito fu assunto alla sede di Milano della ditta bustese di F. Turati.

Intorno al 1863, disponendo di un modestissimo capitale di poche centinaia di lire, si mise in proprio portandogli considerevoli guadagni.

1864 prese in affitto lo Stabilimento nazionale “Archinto” a Vaprio d'Adda.

In seguito ad una"carestia" di cotone che aveva colpito l’industria europea nel 1865 lo stabilimento Archinto venne messo all'asta e Fiore del cotone Fuso fu acquistato dal duca Raimondo Visconti di Modrone. Filatura di Vigevano HOME

Privato della fabbrica di Vaprio, Cristoforo Benigno Crespi attivò dal 1867, in una ex cartiera di Vigevano, una piccola filatura (circa 5.000 fusi nel 1876).

Alla morte del padre (1883) fu assegnata al fratello Giuseppe (1846-1922). Con il quale Benigno si era presto trovato in aspro contrasto.

filatura HOME Filatura di Ghemme

Nel 1869-1870 Cristoforo Benigno Crespi decise di procedere ad una nuova iniziativa industriale, fondando a Ghemme (), assieme agli altri fratelli Carlo (1838- 1910) e Pasquale (1850-1920), un'altra filatura.

La filatura di Ghemme conta qualche migliaio di fusi, alla quale furono aggiunti più tardi anche dei telai.

Ghemme antica Nuovi investimenti HOME

Cristoforo Benigno Crespi lasciò a Carlo e Circa tre anni dopo fu aperto anche un a Pasquale lo stabilimento di Ghemme. reparto di tintoria , cosicché all'aprirsi del nuovo secolo la ditta si presentava come Nel febbraio 1877 ottenne una delle poche aziende cotoniere italiane l'autorizzazione ad utilizzare una con tecnologie così avanzate. derivazione d'acqua dal fiume Adda, di cui intendeva servirsi come forza motrice e fondò un proprio stabilimento.

Fu impresa tecnicamente assai ardua. ebbe l'accortezza di adottare soluzioni tecniche d'avanguardia (ad esempio, l'impiego di funi di canapa per le trasmissioni) e di approntare locali capaci di contenere in futuro un insieme di fusi assai più imponente. *Il satin o raso è un tessuto fine, lucido, uniforme, dalla mano morbida. Costruito con armatura a raso, in Cominciò così a specializzarsi soprattutto cui i punti di legatura sono radi e largamente distribuiti nella produzione di satin* nero, un così da apparire nascosti. Il suo materiale d'elezione è articolo destinato prevalentemente la seta, ma si può realizzare anche in fibre artificiali. all'esportazione nell'America Latina, nei Balcani e anche nell'Estremo Oriente. www.villaggiocrespi.it

www.paesaggioitaliano.eu

www.treccani.it

Wikipedia 4 Crespi d’Adda Città operaie in Europa: Italia e Inghilterra Italia Inghilterra

Michela Campolo-Giulia Paravati Italia: Crespi d’Adda  Villaggio operaio, fondato nel 1878 da Cristoforo Benigno Crespi e Silvio Benigno Crespi.  Architettura: 1. Situata lungo il fiume Adda 2. Strutturato come un feudo, castello 3. Distinzione tra case operaie e case dei dirigenti 4. Introduzione di vari servizi pubblici 5. Presenza di vari stili architettonici Silvio Benigno Crespi Nasce a Milano nel 1868, è imprenditore, inventore e politico italiano. Primogenito di Cristoforo Benigno Crespi e di Pia Travelli collaborò e poi succedette al padre nella conduzione del cotonificio di Crespi d'Adda che ampliò insieme al villaggio operaio. Si recò in Francia, Germania e Inghilterra per seguire gli sviluppi dell'industria cotoniera. Dopo aver notato le caratteristiche delle città operaie inglesi decise di utilizzarle come stampo per la propria città. Nel 1889 entrò nell'azienda paterna e ne assunse la procura generale, quindi, nel 1906, rimase solo nella direzione. svolse un'intensa attività in parlamento a favore dell'industria e del commercio, rivolgendosi anche a problemi legati alle condizioni di lavoro degli operai: l'abolizione del lavoro notturno nelle fabbriche, il diritto al riposo festivo settimanale, la riduzione delle ore di lavoro e la tutela sul lavoro dei minori. Impressionato favorevolmente dalla consimile associazione inglese, nel 1894 si fece promotore con altri imprenditori della Associazione fra gli industriali cotonieri e Borsa cotoni, di cui divenne il primo presidente. Durante gli anni della conduzione di Crespi d’Adda si interessò a varie imprese tra cui la centrale idroelettrica Trezzo sull’Adda. Nel 1929 ci fu una grave crisi causata dall’eccessivo acquisto da parte di Silvio di cotone grezzo, comprato a un prezzo superiore a quello del guadagno. Morì a Cadorago (Como) nel 1944. Il villaggio L’Ingresso I capannoni della fabbrica

La ciminiera, le palazzine dirigenziali e Queste strutture si ripetono in una il cancello in ferro battuto creano una composizione affascinante lungo la via superba composizione architettonica, principale simbolo dell'architettura industriale a cavallo tra Otto e Novecento. La villa-castello Le case operaie

La struttura riprende il castello La struttura è ripresa dalle case operaie feudale e simboleggia il potere del inglesi; sono abitazioni molto semplici padrone. ma d’avanguardia e rappresentano la parte più importante del villaggio. Le ville La Chiesa

Assegnate ai dirigenti, nascono Copia perfetta della Chiesa della dopo le case operaie. Sono città natale della famiglia Crespi. costruite utilizzando uno stile Costruita seguendo lo stile eclettico. rinascimentale. La scuola Il cimitero

Costruita poiché ritenuta molto Costruzione piramidale a gradoni importante dalla famiglia Crespi che si erge imponente con stile per la formazione di nuovi operai. eclettico sulle piccole lapidi a croce degli operai. Inghilterra: alcune città operaie

 Testi e trattati sulla funzione dei cottages (John Wood il Giovane, Bruce Allen e H. Roberts)  Villaggio di Saltaire  Villaggio di Bournville  Villaggio di Bath I trattati sui Cottages  Nel 1781 John Wood il giovane aveva pubblicato “A series of plan for cottages or habitations of the labourer” nel quale spiegava come costruire le case per gli operai, chiamate cottages in Inghilterra. Queste case dovevano essere monofamiliari e progettate per un numero ristretto di persone.  Bruce Allen pubblicò a Londra il suo trattato per “la costruzione di cottages per i lavoratori indigenti”. I tipi di cottages proposti sono dunque un rimedio e favoriscono l’emancipazione di classi diseredate nelle nuove periferie urbane.  Nel 1850 H. Roberts, nel testo sulle abitazioni delle classi operaie, presenta una raccolta di progetti di cottages generalmente a blocchi di due, dove però con cura è stata evitata la comunicazione delle due famiglie ponendo le porte d’ingresso alle due estremità, con il camino al centro. Villaggio di Saltaire Creato dall’industriale laniero Sir Titus Salt, il villaggio era formato da circa 800 case operaie e da un insieme di servizi come la scuola, la lavanderia, la Chiesa e i bagni pubblici. Fabbrica e residenze erano divise dalla linea ferroviaria e dal parco. Sul Fabbrica versante destro erano posti i

Case servizi. I nastri di maggior Ferrovia traffico si trovavano sul Servizi perimetro e la rete viaria interna all’abitato era loro ortogonale. Villaggio di Bournville Creata dall’industriale Cadbury era invece il risultato di concetti più evolutivi di quelli che avevano dato vita a Saltaire. Infatti Bournville voleva rappresentare un vasto esperimento nella progettazione comunitaria, nella quale dovevano essere compresi lavoratori di qualsiasi categoria. Nel villaggio infatti circa il 50% della popolazione non lavorava alle dipendenze della Ditta Cadbury. Villaggio di Bath Si trova nella regione inglese del Sud Ovest nella contea del Somerset, famosa come centro termale: il suo nome, infatti, prende origine dai bagni romani, in inglese "bath". Le sue terme sono le uniche naturali del Regno Unito. Ricostruita da Giorgio IV nel XVIII secolo in stile georgiano, ha molti monumenti in stile neoclassico. Il villaggio è formato da edifici pubblici e privati, anche qui ci sono molti servizi come l’abbazia, e i bagni pubblici, erano presenti case residenziali progettate da John Wood il Vecchio e realizzati dal figlio. Vi erano, inoltre, molte piazze e fu collocata accanto a delle sorgenti termali, ancora oggi è un importante città termale. Lo stile architettonico dominante è quello georgiano. •http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Crespi •http://www.treccani.it/enciclopedia/silvio-benigno- crespi_%28Dizionario-Biografico%29/ •http://www.villaggiocrespi.it/ •https://www.google.it/search?hl=it&client=firefox- a&hs=I1H&rls=org.mozilla 5 Crespi d’Adda La storia del villaggio

Sara Boscherini-Giorgiana Rapagna Le calme acque del Naviglio , della Maltesana , costruito nel XV secolo , per irrigare i campi , con le acque dell’Adda, scorrono lente e alimentano i mulini e le centrali elettriche di questa parte della Lombardia .. Proprio in questo magico luogo sorge Crespi d’ Adda . “Tutto ebbe inizio quando due capitani d'industria illuminati - Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno - vollero costruire sulle rive dell'Adda un villaggio ideale del lavoro, un piccolo feudo dove il castello del padrone fosse simbolo sia dell'autorità sia della benevolenza, verso gli operai e le loro famiglie." Il Villaggio di Crespi d'Adda è certamente la più importante testimonianza in Italia del fenomeno dei villaggi operai: ha costituito una delle realizzazioni più complete ed originali nel mondo. La fabbrica e il villaggio di Crespi d'Adda furono realizzati a cavallo tra Ottocento e Novecento dalla famiglia di industriali cotonieri Crespi, quando in Italia nasceva l'industria moderna. sempre nel settore tessile cotoniero.

Era questa l'epoca dei grandi capitani d'industria illuminati, al tempo stesso padroni e filantropi, ispirati a una dottrina sociale che li vedeva impegnati a tutelare la vita dei propri operai dentro e fuori la fabbrica, colmando in tal modo i ritardi della legislazione sociale dello Stato stesso. La progettazione urbanistica del villaggio e della fabbrica fu affidata per circa 50 anni all’architetto Ernesto Pirovano.

Egli diresse per circa cinquant’anni i lavori che portarono poi alla realizzazione del villaggio di Crespi d’Adda. L’assetto urbanistico del villaggio è caratterizzato dalla presenza della fabbrica, che si sviluppa lungo l’asse viario principale, occupando la zona occidentale affacciata sull’Adda. Accanto alla fabbrica si trova la villa padronale di stile neomedievale che, con la sua torre, si erge maestosa ed imponente sopra la borgata. Il fatto che essa sia caratterizzata da uno stile neomedievale, rimanda all’antica concezione del feudo …

… Nel caso del villaggio di Crespi d’Adda si tratta di un feudo di tipo industriale. Le case del medico e del cappellano, poste a nord dell’abitato, sono separate dal resto delle abitazioni e sorgono su un’altura, quasi a sottolinearne il primato morale e spirituale sopra ogni altro interesse. La chiesa, la scuola ed il teatro si sviluppano nel nucleo del villaggio ed erano insieme alle restanti attività culturali . Intorno al nucleo del villaggio si sviluppano le lunghe file di case operaie ben allineate, divise da orti e giardini. Gli isolati di case sono separati da una maglia regolare di strade parallele, quasi ad indicare l’importanza dell’ordine e del rispetto delle cose che Crespi voleva trasmettere ai suoi lavoratori. Le case operaie furono ideate da Silvio Cresi, figlio dei fondatori del villaggio,. Egli rese sunto dalle case operaie inglesi, che egli poté ammirare tramite i suoi viaggi. In aggiunta alle case operaie noi possiamo ritrovare, visitando il villaggio, anche le ville dei capi reparto e dei dirigenti . Le prime sono cinque ville in cui vivevano dalle due alle tre famiglie.

Le seconde si trovano in un luogo isolato rispetto alle case operaie. Naturalmente in entrambi i tipi di ville ritroviamo famiglie di rango benestante. Nella zona meridionale ritroviamo il cimitero che fu istituito a fine ottocento e progettato dall’architetto Moretti.

Esso è situato nella parte finale del villaggio poiché sta a indicare l’ultima tappa terrena dei dipendenti. All’interno del cimitero ritroviamo un grande monumento costituito da una serie di gradinate. Le tombe dei lavoratori sono poste anch’esse in maniera ordinata lungo un ampio … 6 Crespi d’Adda I fondatori e le ville

I fondatori Le ville

Arianna Arigoni-Giulia Cancellara I FONDATORI

Cristoforo Benigno Crespi

• Nacque a Milano nel 1833 • Aiutò il padre nella sua industria artigiana e nel commercio di tessuti tinti • Sposò Pia Travelli, la cui famiglia aveva una grande fama poiché erano amministratori della città di Busto Arsizio • Ebbe cinque figli: Silvio, Bice, Maria, Daniele e Guido • Dopo aver lavorato presso il cotonificio del conte Turati, uno dei maggiori pionieri dell’industria tessile italiana, si mise in proprio fondando numerosi stabilimenti • Nel 1877 fondò il villaggio di Crespi D’Adda. Scelse quest’area vicina al fiume Adda per costruire un cotonificio. In particolare i lavori di costruzione vennero affidati all’architetto Ernesto Pirovano e all’ingegnere Pietro Brunati • Nel 1904, con il figlio Silvio, diede inizio ai lavori per la costruzione della centrale idroelettrica • Muore a Milano il 5 gennaio del 1920 Silvio Benigno Crespi

• Nacque a Milano il 24 settembre del 1868 • Si laureò in giurisprudenza all’università di Pavia e studiò all’estero gli sviluppi dell’industria manifatturiera, soprattutto degli impianti meccanici e tessili • Nel 1889 entrò nell’azienda paterna assumendone la procura generale • Nel 1898 acquistò i brevetti Thomas Prevost per la mercerizzazione dei tessuti e nel 1906 ottenne il Gran Premio all’esposizione universale di Parigi • Sostenne la battaglia doganale contro la Svizzera e pubblicò uno studio sui mezzi per prevenire gli infortuni sul lavoro e per l’assistenza sociale dell’industria • Si batté nella lotta per l’abolizione del lavoro notturno nelle fabbriche • Venne eletto deputato al Parlamento italiano • Affrontò il problema sul diritto di tutti al riposo festivo settimanale, la riduzione da 12 a 8 ore di lavoro e la tutela sul lavoro di minori, donne in gravidanza e uomini al fronte durante la prima guerra mondiale • Firmò il trattato di Versailles e di Saint Germain • Morì a Como il 15 gennaio del 1944, venne sepolto a Crespi D’Adda accanto alla sua famiglia e ai suoi operai HOME LE VILLE

• Le ville vennero costruite nella seconda metà degli anni ‘20 in stile eclettico (unione di più stili) • Eleganti, incantevoli erano assegnate principalmente a direttori, capireparto e impiegati • Si trovano verso sud, nella zona più appartata del paese • In origine tinteggiate dello stesso colore, presentano decorazioni e si rifanno alla tradizione lombarda: elementi in cotto, come le greche del sottotetto, le modanature di porte e finestre, e il marcapiano, spiccavano sull’uniforme colore chiaro delle pareti • Erano precedute da un fiorito e accurato giardino Le ville dei capireparto

• Vennero costruite tra il 1925 e il 1930 • Le cinque villette sono costruite in una zona più isolata e si differenziano da quelle degli operai per lo stile architettonico, per l’articolazione volumetrica e per la ricchezza di elementi decorativi • Erano abitate, come quelle degli operai, da due o tre famiglie secondo la consistenza dei nuclei familiari che le abitavano Le ville dei dirigenti d’azienda

• Sono in tutto otto • Diverse l’una dall’altra e situate in zone isolate • La loro particolare architettura riflette lo stile anglosassone • Sono state costruite con diversi materiali; una di esse è costruita con graniglia martellinata, mentre altre in pietra viva. Tra queste vi è anche la villa del direttore generale dello stabilimento, che si differenzia dalle altre per un terrazzo porticato in legno che separa l’abitazione vera e propria da una depandance • Tutte queste ville sono circondate da giardini bellissimi, somiglianti a piccoli parchi La villa patronale

• E’ situata accanto al cotonificio vicino l’ingresso del paese • Ricorda molto lo stile medievale del tredicesimo secolo, coprendo un’area di 700 metri quadrati • Presenta due torri: una a cuspide dall’altezza di 50 metri e una, di minore altezza, terminante a terrazza contenente il serbatoio dell’acqua • Esternamente ha il pianterreno rivestito di cespo dell’adda e la parte superiore di laterizi a vista • I contorni delle finestre sono in mattoni sagomati di diversi colori e in terracotta scolpita e smaltata • Vi sono alcune parti in cemento per sfondati e riquadri con motivi frequentemente ripetuti • La policromia esterna è completata da pitture a , da mosaici di Venezia e da altorilievi in marmo di Carrara • I serramenti sono ornati da bronzi, dorature e ferri battuti ricchi di intagli • Le sale interne erano circa 40 • Presente un atrio di 100 metri quadrati di superficie circondato da loggiati con ricca decorazione ad intagli e a colori, coperto da un doppio lucernario Le villette bifamiliari

• Attorno alla fabbrica il villaggio operaio si sviluppò ulteriormente: fu abbandonata la tipologia di cala plurifamiliare a “caserma” e si adottò la nuova tipologia di casette bifamiliari circondate da un orto e da un giardino • Questa nuova tipologia fu scelta ed operata da Silvio Crespi in seguito alla sua esperienza lavorativa, constatando i disagi sostenuti dagli operai che vivevano in case plurifamiliari, disagi come scarsa igiene, facile diffusione di malattie, cattivi rapporti di vicinato e disturbo Egli riteneva infatti che il più importante compito di un imprenditore fosse quello di migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli operai, per ricavare anche una produzione redditizia

HOME http://www.villaggiocrespi.it/ http://www.treccani.it/enciclopedia/silvio-benigno- crespi_(Dizionario-Biografico)/ http://www.anticobenessere.it/territorio_crespi.php 7 Crespi d’Adda La villa-castello

Andrea Sabatucci La villa padronale dei signori Crespi, è simile a un imponente castello medioevale, trionfale e tempestivo monito della presenza del padrone. Oggi come ieri il castello medioevale rievoca la presenza del feudo: una sorta di nuovo feudalesimo, dove il signore governa dal suo castello il suo moderno “feudo industriale”: la sua fabbrica, il suo villaggio e i suoi abitanti-operai. Nella sua architettura si può notare la chiara influenze della nuova corrente neogotica. L’ARCHITETTURA NEOGOTICA

Nella struttura dell’edificio è evidente l’influenza dell’architettura neogotica, affermatasi in Europa con l’avvento del Romanticismo. L'architettura neogotica fu, nella storia dell'arte occidentale, uno stile che intorno al XIX secolo reintrodusse le forme dell'architettura gotica. Il questa corrente artistica è l'espressione diretta della cultura romantica che si diffuse in Europa a partire dalla fine del Settecento in contrapposizione all'Illuminismo. Dapprima il neogotico si sviluppò in letteratura per poi affermarsi anche in campo architettonico. La conseguente riscoperta del Medioevo, inteso come periodo di intensa spiritualità e di battaglie per l'affermazione dei popoli, portò ad una rivalutazione dell'architettura gotica, termine che fino ad allora aveva implicato un significato negativo, quello cioè di arte dei barbari. In Inghilterra, caso unico in Europa, l'architettura medioevale aveva continuato a svolgere la propria influenza nei secoli, superando persino le contaminazioni palladiane introdotte da Inigo Jones a partire dal Seicento. IL NEOGOTICO IN ITALIA

Il Neogotico italiano segue quello francese. Importanti cantieri si aprono per il completamento delle maggiori chiese gotiche italiane, come quelli per la costruzione delle fredde facciate delle chiese fiorentine di Santa Croce (1857 - 1863) e Santa Maria del Fiore (1866 - 1887), disegnate rispettivamente da Niccolò Matas ed Emilio De Fabris. Caso singolare è quello del Duomo di Milano, la cui costruzione, avviata nel 1386, fu completata solo nell'Ottocento: gran parte delle guglie e delle decorazioni architettoniche risalgono al periodo a cavallo tra ilXVIII secolo e il XIX secolo e riprendono, solo per coerenza con l'impianto originario, lo stile gotico. Tuttavia, la facciata della cattedrale milanese, pur essendo costruita in piena epoca napoleonica, è l'elemento che più di ogni altro si distacca dalla tradizione gotica. In Italia, per tutto il secolo, il Neogotico sopravvive sino all'epoca del Liberty come stile più eclettico. Facciata chiesa: Santa Croce, Firenze.

Facciata chiesa : Santa Maria del Fiore, Firenze. 8 Crespi d’Adda Struttura del villaggio

Ingresso Case operaie Fabbrica

Alessandra Albani-Ludovica Iezzi HOME

L'ingresso del cotonificio di Alessandra Albani Crespi è oggi l'immagine più conosciuta dai visitatori. La ciminiera, le palazzine dirigenziali e il cancello in ferro battuto creano una superba composizione architettonica. Le linee eleganti delle palazzine dirigenziali ai lati dell'ingresso colpiscono per armoniosità ed equilibrio di proporzioni. Il bell’ingresso della fabbrica è collegato con il parco pubblico tramite il Viale Vittorio Emanuele II. L'alta ciminiera di Crespi, curata nei piccoli particolari, si impone come vera e propria icona dell'era industriale vincente. Alessandra Albani

Le case operaie sono ordinate lungo linee stradali rigidamente geometriche e sono dotate tutte di orto e giardino. Queste sono alternate nei colori rosso e verde. Ciascuna casa veniva assegnata fino a quando un membro della famiglia lavorava in fabbrica. Nelle case coabitavano due nuclei familiari, che pagavano un affitto annuale di pochi centesimi. La scelta di questa nuova tipologia abitativa fu operata da Silvio Crespi in seguito alla sua esperienza lavorativa in Francia, Germania e soprattutto Inghilterra, dove aveva constatato i disagi sostenuti dagli operai che vivevano in case plurifamiliari (disturbo, scarsa igiene, facile diffusione di malattie, cattivi rapporti di vicinato). Egli riteneva, infatti, che il più importante compito di un imprenditore previdente fosse quello di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei propri operai. In questo modo gli operai si recano in fabbrica senza problemi, curano il proprio lavoro, rendono di più ed evitano anche gli infortuni, spesso causati dalla stanchezza o dalla disattenzione. Quindi, se da un lato Silvio Crespi cercava di evitare disagi ai propri dipendenti, dall’altro cercava anche il proprio interesse. HOME

Ludovica Iezzi

Garanzia della Il canone d’affitto separazione fra i sessi, deve essere commisurato soprattutto all’interno al salario percepito dell’abitazione. dall’operaio.

La casa deve essere situata nelle Gli alloggi operai nel loro vicinanze del posto di lavoro complesso devono garantire un oppure il luogo dell’abitazione deve ambiente salubre essere fornito di un buon servizio di trasporto pubblico, che la colleghi facilmente allo stabilimento. La fabbrica era stata costruita vicino ai due fiumi per sfruttare la forza motrice dell'acqua. Questa è Ludovica Iezzi a piano unico ed è caratterizzata da capannoni che si ripetono in una affascinante prospettiva lungo la via principale. Questi ultimi, decorati con cotto e mattoni a vista e rosoni a stella ottagonale denotano la volontà di coniugare il bello con le esigenze funzionali dell'industria. E’ divisa in quattro reparti - filatura, tessitura, tintoria e macchine - ai quali si aggiungevano numerosi magazzini. All'apertura della fabbrica erano stati disposti 5000 fusi che nel 1884 diventarono 20000. Si assiste quindi ad una integrazione orizzontale e verticale dell'azienda, che si caratterizza per il suo filato di alta qualità e la sua propensione all'esportazione. Molte donne lavoravano in fabbrica. Il modello di fabbrica permette certamente un aumento straordinario della produttività e una riduzione dei prezzi di alcuni beni indispensabili, ma è anche portatore di un Il modo di vivere nuovo modello di vita e subisce pesanti trasformazioni; il ritmo di società. dell’orologio, il suono della sirena di inizio e fine turno, il salario a giornata fanno lentamente tramontare il mondo contadino, abituato al tempo scandito dal sole, dalle stagioni, dalle campane della chiesa, all’autoconsumo. HOME

9 Crespi d’Adda Storia della fabbrica dalla costruzione ai giorni nostri

Davide Morelli-Tiziano Ortelli La fabbrica di Crespi d’Adda è situata a sud del villaggio industriale e possedeva 4 reparti: 1 – Filatura; 2 – Tessitura; 3 – Tintoria; 4 – Macchine.

3

1 2 4 La fabbrica di Crespi d’Adda fu realizzata per volere di Cristoforo Begnigno Crespi a partire dal 1875. I lavori di costruzione vennero affidati a:

Architetto Ernesto Pirovano Ingegner Pietro Brunati

La fondazione ufficiale risale al 1878. Nel 1875, Cristoforo Benigno Crespi, fabbricante di tessuti proveniente da Busto Arsizio (Varese), acquistò un kmq di terreno nell'avvallamento situato tra le rive del Brembo e dell'Adda, a sud di Capriate, con l'intenzione di avviare una filatura di cotone sulle rive dell'Adda. La costruzione fu intrapresa nei primi mesi del 1878 sul modello allora abituale in Europa. Quando il figlio del fondatore, Silvio Benigno Crespi, subentrò alla direzione della fabbrica nel 1889, concluse e modificò il progetto iniziale secondo un approccio urbanistico differente e una ideologia meglio definita. La crisi del 1929 e la severa politica fiscale del governo fascista obbligò la famiglia Crespi a vendere tutto il villaggio alla STI, impresa italiana del tessile, che a sua volta la cedette nel 1970 alla Rossari e Varzi, la quale Veduta dell’ingresso principale della fabbrica vendette la maggioranza delle case. Il villaggio passò in seguito alla società Legler. Lo stabilimento appartiene attualmente al gruppo industriale Polli. A fronte della validità concettuale del disegno ideale, che riscrive sul territorio essenzialità di linee progettuali, fa riscontro una piacevole meticolosità d'inventiva, persino quasi ossessiva, nella decorazione e nei dettagli realizzativi di ogni edificio, tanto più rimarchevoli quanto più prossimi al padrone e all'azienda. Vi sono alcuni accorgimenti costanti che danno alla borgata una caratterizzazione particolare sotto il profilo decorativo: l'uso del mattone a vista per il disegno dei Veduta dello stabilimento al lato nord del cotonificio contorni delle finestre dei capannoni dello stabilimento e delle abitazioni; l'elegante gioco della dicromia fra l'intonaco chiaro ed il rosso del laterizio; la copertura degli edifici con tetti poco spioventi e tegole marsigliesi rosse; le tubature del convoglio delle acque piovane a vista: elementi significativi spiccati soprattutto quando gli edifici erano di colore bianco perlaceo.Gli stessi capannoni dello stabilimento sono ingentiliti da finestrelle orbicolari cieche, con ghiera stellata ad otto punte, mentre le finte porte verticali neogotiche sono impreziosite da rosoni in cotto incastonati nei contorni delle stesse. 1. www.villaggiocrespi.it

2. www.crespidadda.org/

3. http://it.wikipedia.org/

4. www.sitiunesco.it/ 10 Crespi d’Adda Chiesa e Cimitero

Lorenzo Pecere-Luca Pellizzaro Origine Chiesa

Costruita tra il 1891 e il 1893 la Chiesa del villaggio, in stile bramantesco, è copia quasi identica della Chiesa di Santa Maria di Busto Arsizio, paese d’origine dei Crespi. La famiglia Crespi la volle infatti riproporre nel villaggio, come segno di affetto verso la cultura Italiana. Presenta i caratteri tipici dell’architettura rinascimentale, caratterizzata da una giusta proporzione tra gli elementi, che produceva un’insieme armonico, pulito e ordinato, oltre a un ritmo modulato e regolare

Foto d’epoca della facciata principale Caratteristiche Chiesa

Esterno

Presenta un basamento in ceppo dell’Adda (pietra sedimentaria), una zoccolatura esterna in travertino ed il portale in marmo rosso di Verona. La pianta è quadrata, sormontata da un’ampia cupola ottagonale circondata, all’esterno, da un loggiato ingentilito da colonnine in marmo

Veduta esterna della Chiesa Caratteristiche Chiesa

Interno All’interno, la cupola domina tutta l’area destinata ai fedeli. Vi sono tre altari, il battistero e la cantoria, con l’organo posto sopra il portale d’ingresso Pareti laterali Alle pareti laterali sono esposte due tele del cinque-seicento, raffiguranti la natività. La chiesa possiede anche un dipinto attribuito a Gaudenzio Ferrari, un crocefisso settecentesco ed un ostensorio d’argento di rito ambrosiano

Altare della parete laterale Funzioni della Chiesa

Aperta al culto nel 1893 come Chiesa sussidiaria alla Chiesa parrocchiale di Capriate d’Adda (che era la Chiesa- Madre), divenne Vicariato parrocchiale nel 1926 (con possibilità di celebrare tutte le sacre funzioni). Nel 1984 l’edificio venne donato alla Comunità e divenne Chiesa parrocchiale solo nel 1990 Veduta posteriore della Chiesa Il cimitero di Crespi d'Adda nacque da una specifica necessità: evitare che i cittadini dovessero percorrere circa otto chilometri per recarsi al camposanto di Canonica d'Adda, territorio su cui sorgevano allora parte del grande opificio e il rispettivo villaggio.

La posizione del cimitero rispetto al villaggio

Non trovando un accordo definitivo per la costruzione di un unico cimitero tra le frazioni di Capriate e Crespi d’Adda, il Commendator Crespi indette, nel giugno del 1896, un pubblico concorso per mezzo dell'Accademia di Brera di Milano. Tra i vari progetti esaminati venne scelto quello realizzato dall'Architetto Gaetano Moretti. Nell'estate del 1905 ebbero inizio i lavori. Architetto Gaetano Moretti TERZO ORDINE

L'impatto visivo della totalità del cimitero è imponente, con il lato frontale occupato dal gigantesco SECONDO ORDINE mausoleo della famiglia Crespi, sviluppato sopra una scalinata a tre PRIMO ORDINE piani ed in stile eclettico Dalla zona inferiore del mausoleo (PRIMO ORDINE), a cui si accede attraverso una imponente scalinata a tre piani degradanti, si raggiunge il SECONDO ORDINE, preceduto da una ricca porta in bronzo che dà accesso alla cappella per le funzioni religiose ed alle scale discendenti alla cripta. Questa parte di edificio è coronata da motivi di are e di festoni. Il livello superiore (TERZO ORDINE) è ornato da tre statue raffiguranti le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) Al termine dello scalone e all’interno del portale vi è una cappella abbellita da un fine mosaico, con al centro un altare e ai lati due porte che conducono al piano inferiore ove sono sistemati i sarcofagi contenenti le salme dei Crespi. Lo spazio antistante al mausoleo è diviso in campi santi (1) nei quali si notano dei cippi (o lapidi) in cemento e a forma di croce, che la ditta Crespi aveva messo a disposizione gratuitamente per tutti i defunti crespesi, fatta eccezione per coloro che desideravano costruire una tomba diversa a proprie spese. In questo caso però la tomba, tutta in pregiato marmo di Carrara e ricchi di interessanti epigrafi, doveva essere costruita appoggiata al muro di cinta, per non spezzare l’armonia tra il mausoleo ed i prati antistanti. Veduta dal 2° ordine del Mausoleo

Nella fascia centrale delle tombe vennero sepolti numerosi bambini, morti per epidemie di febbre spagnola (1919) e di gastroenterite (1928-1932). Ai lati della cancellata del cimitero, costruita in ferro battuto, sorgono due costruzioni in cemento: una serviva come casa mortuaria, l’'altra come deposito degli attrezzi. Il cimitero, come del resto tutto il paese, è posto sotto la tutela della Sovrintendenza ai Beni Culturali. Quello che quindi nacque per motivi di praticità, e da precise necessità congiunturali e strutturali, venne, in pieno "stile Crespi", trasformato e risolto con un qualcosa di "bello a vedersi".

(1) Veduta aerea del cimitero e dei suoi campi santi

11 Crespi d’Adda La scuola e il dopolavoro di Crespi d’Adda

Andrea Barigelli-Guido Casarano L’edificio scolastico fu costruito nel 1892 al fine di ospitare tutte le iniziative culturali di Crespi: era sede delle scuole elementari, dell’asilo, della scuola di economia domestica e del corpo musicale. Si sviluppa su tre piani e non conserva il suo aspetto originario poiché modificato in epoca fascista.

Le lezioni si tenevano per cinque giorni la settimana e l’orario scolastico era stabilito dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 16.00. La frequenza era gratuita per tutti i ragazzi del villaggio, così come il materiale scolastico (libri di testo, , matite, gomme, pennini, ecc.). La scuola elementare prevedeva solo le prime tre classi, poiché a quell’epoca, in tutt’Italia, i ragazzi di 9- 10 anni erano avviati al lavoro.

Nello stesso edificio scolastico vi era anche la sede del Corpo musicale,ove i membri si ritrovavano per le lezioni di musica 1 in preparazione di eventuali concerti o per la partecipazione a manifestazioni patriottiche o religiose. Il dopolavoro aveva lo scopo di promuovere la ricreazione della popolazione durante il tempo libero attraverso attività quali lo sport, l’istruzione, l’assistenza, la beneficenza ed il soccorso tra i soci.

Vi erano diverse sezioni: la sezione sportiva, quella filodrammatica e cinematografica e la sezione musicale e culturale. Qui gli operai si radunavano, oltre che per le loro assemblee, per conversare con gli amici e per disputare una 2 partita a carte o a bocce. La ditta dei Crespi fece costruire a inizio Novecento, tra i tanti servizi gratuiti, una piscina al coperto, con docce, spogliatoi e acqua calda.

Soltanto I residenti potevano utilizzare la piscina pubblica coperta. www.villaggiocrespi.it

www.paesaggioitaliano.eu

www.treccani.it

Wikipedia 12 Crespi d’Adda Centrale Idroelettica Taccani

STORIA FUNZIONAMENTO

Simone Mancini

•1894 – Cristoforo Benigno Crespi acquistò il promontorio di Trezzo, sul quale si trovavano i resti del castello, con l'intento di costruire una centrale idroelettrica che fornisse energia al suo cotonificio. •1903 - acquisì dai fratelli Rolla, titolari di un opificio situato sul promontorio, un'ulteriore concessione. La filanda "Rolla" già dal 1892 faceva uso di due gallerie sotterranee per azionare una turbina. Da quell’anno iniziò la progettazione e la costruzione. Edificio preogettato in uno stile liberty(1890-1910) riprendente però forme •La realizzazione: Gaetano Moretti (1860-1938), medievali. Al centro è posta architetto ed illustre esponente di una corrente la sala comandi mentre nelle ispirata al modernismo. ali laterali si trovano la sala •Direttore tecnico: Adolfo Covi aiutato da macchine e le turbine. Alessandro Taccani, da cui il nome, ed Oreste Simonatti. Immagine di pietra •Direttiva data da Crespi: impianto ben inserito puddinga da un punto di vista ambientale e non contrastante con i resti del castello visconteo. • Scelta del materiale: tipologia di puddinga, ovvero l’utilizzo di rocce tondeggianti.

L’alternatore è un dispositivo che trasforma energia cinetica in energia elettrica

Il trasformatore è un dispositivo capace di modificare il valore della tensione e della corrente altrernata www.fondoambiente.it/upload/oggetti/Centrale_Taccani_Trezzo.pdf www.archeologiaindustriale.org/cms/centrale-idroelettrica-taccani-mi/ 13 Crespi d’Adda Dal 1929 ad oggi

Sara Quadraccia-Silvia Quadraccia Dal 1929 ad oggi HOME

Nel 1929 Silvio Crespi espose a Mussolini il All'inizio del 1900 a livello comunale fu progetto di procedere ad una fusione proposto un piano regolatore che prevedeva commerciale tra la Benigno Crespi e alcuni nuove edificazioni nell'area del villaggio grandi cotonifici italiani, in particolare il operaio. Diverse persone coscienti del valore cotonificio Veneziano e le Manifatture del villaggio riuscirono a convincere toscane riunite; l'Amministrazione a non realizzare le edificazioni previste nell'area storica del Tra il 16 e il 25 giugno 1930 si formò la villaggio e ad appoggiare la richiesta di società commerciale "Benigno Crespi- inserimento nella Lista del Patrimonio Veneziano e Toscane" (Bcvt). Mondiale dell’Unesco. In agosto la Bcvt venne a trovarsi in una Nel 1994 si avviò il lavoro di redazione del situazione di profonda crisi provocata dal dossier di nomination da presentare calo delle vendite e dell’enorme cifra di all’Unesco. debiti contratti con la Banca Commerciale. Il 5 dicembre 1995 il "Villaggio operaio di Dopo la crisi economica i Crespi furono Crespi" è entrato a far parte della Lista del costretti a cedere la fabbrica alla banca con patrimoni o dell’umanità dell'Unesco. cui si erano indebitati. Lo stabilimento è stato funzionante fino al dicembre 2003. Attualmente è funzionante solo il cotonificio di proprietà del gruppo Polli, mentre il resto del patrimonio immobiliare è stato acquistato da privati o dalla comunità parrocchiale. • http://www.villaggiocrespi.it • http://www.italiamappe.it/arte cultura/palazzi ville castelli/120682