Due O Tre Precisazioni Sul Naturalismo Di Giovan Francesco Guerrieri
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.... ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte GIANNI PAPI DUE O TRE PRECISAZIONI SUL NATURALISMO DI GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI Nonostante l'attenzione appassionata rivoltagli in più collocare cronologicamente il lavoro di quest'ultimo nelle di una occasione da Andrea Emiliani, Giovan Francesco Marche. Così si è detto che la 'Maddalena penitente' Guerrieri rimane ancora un pittore difficile da valutare. I) (fig. I) già a Fossombrone (ora in collezione privata a La cospicua presenza del suo corpus artistico nelle Marche Roma) del Guerrieri, nonostante la sua superba precocità e la prevalente permanenza del personaggio nella sua terra (è datata I6II), che costituisce, se non si hanno preven natale - dopo un iniziale, ma certo non breve soggiorno zioni, la carta da visita di un artista originale e tutt'altro romano 2) - ha favorito, peraltro non a torto, il consoli che secondario, potrebbe essere una conseguenza del darsi di un'immagine provinciale della sua attività, tutta l'influenza della 'Maddalena' di Fabriano del Genti circoscritta e legata agli umori e alle emozioni culturali leschi, per la quale non esiste attualmente alcun motivo, vissuti esclusivamente nel territorio compreso fra Fos né storico né stilisti co, per pensare che possa essere stata sombrone, Fabriano, Pergola e Fano. Se ciò è indubbia mente vero, in particolare per gli anni finali del Guer rieri, è altrettanto indubitabile come l'esistenza del pit tore e i suoi rapporti non autorizzino solo un'interpreta zione periferica del suo ruolo, ma possano indicare altri motivi di indagine, altre letture che mi sembra siano state finora poco tentate. L'Emiliani a questo proposito ha esplicitamente confessato di essersi "innamorato della fisionomia di un pittore contadino, ... perfino di una certa grossolanità del Guerrieri quando lavorava in casa propria e per parroci poveri" e di ritenere che "il pittore con tadino desse così il maggior compimento possibile e pre visto ad un naturalismo annunciato, fin da quando, ri tornato nella campagna da una Roma ormai attraversata da altri spiriti per lo più monumentali e decorativi, il Guerrieri aveva deciso insomma di ritirarsi nella povera, abbandonata patria roveresca". 3) Lo stesso Emiliani, con molta onestà, ugualmente ha dichiarato il proprio disappunto al momento del recupero da parte di Paola Della Pergola dei documenti relativi ai fregi di Palazzo Borghese, che andavano ad "offuscare il volto terragno, la dimensione provinciale del Guerrieri che più si voleva amare" ; 4) recupero che avveniva proprio mentre lo s~udioso licenziava il suo pionieristico studio sul marchi glano. È vero che la decorazione di Palazzo Borghese resta un "episodio compatto e irripetuto ", ma un suggeri mento importante che si può trarre dal suo rinvenimento, al di là dello specifico significato artistico del ciclo, è l'invito ad accreditare al pittore una gamma espressiva e interessi culturali più complessi del previsto; a intuire cioè la presenza di una più aggiornata disposizione men tale, quale doveva inevitabilmente derivare da un sog giorno prolungato a Roma negli anni cruciali fra primo e secondo decennio, se si era artisti ricettivi e sensibili, come il Guerrieri più di una volta dimostra di essere. Una conseguenza implicita dell'interpretazione pre valentemente provinciale dell'attività del pittore è stata anche quella di vedere il suo cammino naturalistico in fluenzato da Orazio Gentileschi - per la presenza delle sue opere a Fabriano e ad Ancona - e addirittura di in dividuare nelle presunte riletture del marchigiano dagli I - ROMA, COLLEZIONE PRIVATA esiti dell' artista toscano preziosi termini ante quem per GIOVAN FRANCESCO GUERRIERr: MADDALENA PENITENTE 147 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte Quest'ultimo dipinto viene citato come opera del Gen tileschi nelle guide più antiche di Fabriano,6) e anche l'Emiliani, nonostante in un primo tempo abbia assegnato interamente l'opera al Guerrieri,7) ha subito dopo rile vato, su suggerimento di Roberto Longhi, i caratteri fortemente gentileschiani dell'angelo ed ha avanzato l'ipo tesi dell'intervento, massiccio e posteriore, del marchi giano su un' opera interrotta dal Gentileschi, o completata da lui, ma poi sinistrata. 8) In quell' occasione lo studioso ha sottolineato inoltre la dipendenza della composizione dal quadro di Andrea Commodi in San Carlo ai Catinari a Roma, cui viene assegnata - errore questo compiuto da tutti gli studiosi che si sono occupati del quadro di Fabriano - una data zione inaccettabile intorno al 1612-1613. 9) Si dovrà subito precisare che la tela romana del Commodi va posticipata al 1621-1622, come ho potuto dimostrare sul piano delle tracce storiche e soprattutto sul piano dell' evoluzione stilisti ca del pittore fiorentino, e come del resto parzialmente già suggeriva anche Fiorella Sric chi a Santoro nel 1975. IO) Il prototipo iconografico del ' San Carlo' appartiene tuttavia lo stesso al Com modi, poiché nel 1613 egli già eseguiva la tela conservata nella Parrocchiale di Soriso (Novara), spedita da Roma, e nel 16I4 veniva pagata la redazione della chiesa di San Marco a Cortona. II) En trambe le tele non sembrano avere avuto collocazioni così centrali da consentire una diffusione tanto importante e fortunata della composizione, come invece è stato; si deve pensare, o alla perdita di un esemplare del Commodi molto precoce (almeno prima del 1614), eseguito per una chiesa romana, o all'eventualità, del resto non impro babile stando anche alle parole del Mancini, 12 ) della fre quentazione dello studio del pittore da parte di molti artisti residenti a Roma, dal momento che sia il quadro di Soriso, sia verosimilmente anche la tela di Cortona, furono realizzati nella città pontificia. Ma a parte questa precisazione, che rende più logica una frequentazione Commodi-Gentileschi, come ho già brevemente accennato in altra sede, 13) di un rapporto diretto Commodi-Guerrieri, che non trova nell'opera dei due artisti validi motivi stilistici per essere evocato, mi sembra che la tela di Fabriano, esaminata dal vero, di 2 - FABRIANO, CATTEDRALE DI SAN VENANZO sperda molti dubbi e dia pacificamente ragione ai primi ORAZIO GENTILESCHI: SAN CARLO BORROMEO ORANTE compilatori delle guide della città. Non c'è ragione in PER LA CESSAZIONE DELLA PESTE fatti per non rilevare nel dipinto le caratteristiche dello stile del Gentileschi; a partire dalle scelte cromatiche compiute, tutte giocate su gamme fredde, con netto do compiuta nel primo decennio; e pure si è detto che la minio dei grigi, dei viola cupi, degli azzurri minerali, , Circoncisione' di Sassoferrato del Guerrieri, per la mentre il Guerrieri, almeno nella sua attività giovanile quale non c'è cronologia certa, derivi compositivamente fino al terzo decennio, non mostra mai simili propensioni, (affermazione questa già molto discutibile a mio parere) caricando di tinte robuste e accese, di contrasti luministici dal quadro di identico soggetto dipinto da Orazio per il arditi le proprie composizioni. Anche un gusto così sti Gesù di Ancona (oggi alla Pinacoteca Podesti della stessa lizzato e arcaizzante dell'impaginazione è estraneo al città), che alla pari non si sa quando sia stato eseguito, giovane Guerrieri (compreso il ciclo Borghese), come si anche se viene spesso, secondo me con molto azzardo, vede in particolare in quel paesaggio così deserto e ap collocato intorno al 1605; e proseguendo, che il 'San piattito, con il cielo cristallino popolato da strati di cirri Carlo Borromeo orante per la cessazione della peste' quattrocenteschi, che è tipico di certo Gentileschi e non (fig. 2) di San Venanzo a Fabriano, ormai prevalente si vede mai nel Guerrieri, che anzi nel 'Miracolo della mente dato al Guerrieri, costituirebbe un'implicita testi canna' (fig. 3) di Sassoferrato (chiesa di Santa Maria monianza del rapporto fra i due artisti, abbinati da un del Piano del Ponte) dà vita a uno dei paesaggi più mo comune destino marchigiano, in quanto il pittore di derni e anticipatori di tutto il primo Seicento, con quella Fossombrone potrebbe essere subentrato nel portare a sua dinamica profondità atmosferica, pilotata dal magni termine o magari nel ridipingere un quadro sini strato e fico cielo preguercinesco. Inoltre l'evidenza gentileschiana precedentemente dipinto dal Gentileschi, malgrado che, dell'angelo - con quella veste giallo paglierino apparte come ha rilevato lo Zampetti, 5) la tela del ' San Carlo ' nente al più riconoscibile repertorio del pisano -, non non presenti alcuna traccia di traumi e di aggiunte. sfuggita al Longhi e notata anche dall'Emiliani, è a mio ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte 3 - SASSOFERRATO, CHIESA DI SANTA MARIA DEL PIANO DEL PONTE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI : MIRA COLO DELLA CANNA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO 4 - SASSOFERRATO, CHIESA DI SANTA MARIA DEL PIANO DEL PONTE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI: MIRA COLO DELLE ROSE DI SAN NICOLA DA TOLENTINO I49 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte zione simile conservata presso la Galleria Spada di Roma) da Federico Zeri nel 1954. 17) L'ipotesi era ripresa dal l'Emiliani nel 1958 e, seppur con qualche trasparente interrogativo, anche nell' ultima occasione appena citata, mentre nel 1970 Evelina Borea aveva recuperato il nome della Gentileschi per il quadro di Firenze. 18) È logico che, esaminando una tela come quella della Palatina, lo Zeri notasse, riferendosi al Guerrieri, un " evidente riflesso caravaggesco, mediato attraverso Orazio Gentileschi "; cosicché, se il quadro fosse veramente del Guerrieri, costituirebbe una prova inoppugnabile di un inizio (lo Zeri data la tela Pitti verso il 1605-1610) del pittore di Fossombrone tutto influenzato da levigatezze cromatiche e da raffinatezze di disegno, per le quali pare uso legittimo, o piuttosto tradizionale, fare riferimento al pisano. 19) Ma un esame stilisti co dell' opera mi pare che non confermi oggi, con conoscenze più approfondite nei riguardi di molti pittori che erano assai meno defi niti all'epoca in cui scriveva lo Zeri, l'attribuzione al Guerrieri.