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GIANNI PAPI

DUE O TRE PRECISAZIONI SUL NATURALISMO DI GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI

Nonostante l'attenzione appassionata rivoltagli in più collocare cronologicamente il lavoro di quest'ultimo nelle di una occasione da Andrea Emiliani, Giovan Francesco Marche. Così si è detto che la 'Maddalena penitente' Guerrieri rimane ancora un pittore difficile da valutare. I) (fig. I) già a Fossombrone (ora in collezione privata a La cospicua presenza del suo corpus artistico nelle Marche Roma) del Guerrieri, nonostante la sua superba precocità e la prevalente permanenza del personaggio nella sua terra (è datata I6II), che costituisce, se non si hanno preven­ natale - dopo un iniziale, ma certo non breve soggiorno zioni, la carta da visita di un artista originale e tutt'altro romano 2) - ha favorito, peraltro non a torto, il consoli­ che secondario, potrebbe essere una conseguenza del­ darsi di un'immagine provinciale della sua attività, tutta l'influenza della 'Maddalena' di Fabriano del Genti­ circoscritta e legata agli umori e alle emozioni culturali leschi, per la quale non esiste attualmente alcun motivo, vissuti esclusivamente nel territorio compreso fra Fos­ né storico né stilisti co, per pensare che possa essere stata sombrone, Fabriano, Pergola e Fano. Se ciò è indubbia­ mente vero, in particolare per gli anni finali del Guer­ rieri, è altrettanto indubitabile come l'esistenza del pit­ tore e i suoi rapporti non autorizzino solo un'interpreta­ zione periferica del suo ruolo, ma possano indicare altri motivi di indagine, altre letture che mi sembra siano state finora poco tentate. L'Emiliani a questo proposito ha esplicitamente confessato di essersi "innamorato della fisionomia di un pittore contadino, ... perfino di una certa grossolanità del Guerrieri quando lavorava in casa propria e per parroci poveri" e di ritenere che "il pittore con­ tadino desse così il maggior compimento possibile e pre­ visto ad un naturalismo annunciato, fin da quando, ri­ tornato nella campagna da una Roma ormai attraversata da altri spiriti per lo più monumentali e decorativi, il Guerrieri aveva deciso insomma di ritirarsi nella povera, abbandonata patria roveresca". 3) Lo stesso Emiliani, con molta onestà, ugualmente ha dichiarato il proprio disappunto al momento del recupero da parte di Paola Della Pergola dei documenti relativi ai fregi di Palazzo Borghese, che andavano ad "offuscare il volto terragno, la dimensione provinciale del Guerrieri che più si voleva amare" ; 4) recupero che avveniva proprio mentre lo s~udioso licenziava il suo pionieristico studio sul marchi­ glano. È vero che la decorazione di Palazzo Borghese resta un "episodio compatto e irripetuto ", ma un suggeri­ mento importante che si può trarre dal suo rinvenimento, al di là dello specifico significato artistico del ciclo, è l'invito ad accreditare al pittore una gamma espressiva e interessi culturali più complessi del previsto; a intuire cioè la presenza di una più aggiornata disposizione men­ tale, quale doveva inevitabilmente derivare da un sog­ giorno prolungato a Roma negli anni cruciali fra primo e secondo decennio, se si era artisti ricettivi e sensibili, come il Guerrieri più di una volta dimostra di essere.

Una conseguenza implicita dell'interpretazione pre­ valentemente provinciale dell'attività del pittore è stata anche quella di vedere il suo cammino naturalistico in­ fluenzato da - per la presenza delle sue opere a Fabriano e ad Ancona - e addirittura di in­ dividuare nelle presunte riletture del marchigiano dagli I - ROMA, COLLEZIONE PRIVATA esiti dell' artista toscano preziosi termini ante quem per GIOVAN FRANCESCO GUERRIERr: MADDALENA PENITENTE

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Quest'ultimo dipinto viene citato come opera del Gen­ tileschi nelle guide più antiche di Fabriano,6) e anche l'Emiliani, nonostante in un primo tempo abbia assegnato interamente l'opera al Guerrieri,7) ha subito dopo rile­ vato, su suggerimento di Roberto Longhi, i caratteri fortemente gentileschiani dell'angelo ed ha avanzato l'ipo­ tesi dell'intervento, massiccio e posteriore, del marchi­ giano su un' opera interrotta dal Gentileschi, o completata da lui, ma poi sinistrata. 8) In quell' occasione lo studioso ha sottolineato inoltre la dipendenza della composizione dal quadro di Andrea Commodi in San Carlo ai Catinari a Roma, cui viene assegnata - errore questo compiuto da tutti gli studiosi che si sono occupati del quadro di Fabriano - una data­ zione inaccettabile intorno al 1612-1613. 9) Si dovrà subito precisare che la tela romana del Commodi va posticipata al 1621-1622, come ho potuto dimostrare sul piano delle tracce storiche e soprattutto sul piano dell' evoluzione stilisti ca del pittore fiorentino, e come del resto parzialmente già suggeriva anche Fiorella Sric­ chi a Santoro nel 1975. IO) Il prototipo iconografico del ' San Carlo' appartiene tuttavia lo stesso al Com modi, poiché nel 1613 egli già eseguiva la tela conservata nella Parrocchiale di Soriso (Novara), spedita da Roma, e nel 16I4 veniva pagata la redazione della chiesa di San Marco a Cortona. II) En­ trambe le tele non sembrano avere avuto collocazioni così centrali da consentire una diffusione tanto importante e fortunata della composizione, come invece è stato; si deve pensare, o alla perdita di un esemplare del Commodi molto precoce (almeno prima del 1614), eseguito per una chiesa romana, o all'eventualità, del resto non impro­ babile stando anche alle parole del Mancini, 12 ) della fre­ quentazione dello studio del pittore da parte di molti artisti residenti a Roma, dal momento che sia il quadro di Soriso, sia verosimilmente anche la tela di Cortona, furono realizzati nella città pontificia. Ma a parte questa precisazione, che rende più logica una frequentazione Commodi-Gentileschi, come ho già brevemente accennato in altra sede, 13) di un rapporto diretto Commodi-Guerrieri, che non trova nell'opera dei due artisti validi motivi stilistici per essere evocato, mi sembra che la tela di Fabriano, esaminata dal vero, di­ 2 - FABRIANO, CATTEDRALE DI SAN VENANZO sperda molti dubbi e dia pacificamente ragione ai primi ORAZIO GENTILESCHI: SAN CARLO BORROMEO ORANTE compilatori delle guide della città. Non c'è ragione in­ PER LA CESSAZIONE DELLA PESTE fatti per non rilevare nel dipinto le caratteristiche dello stile del Gentileschi; a partire dalle scelte cromatiche compiute, tutte giocate su gamme fredde, con netto do­ compiuta nel primo decennio; e pure si è detto che la minio dei grigi, dei viola cupi, degli azzurri minerali, , Circoncisione' di Sassoferrato del Guerrieri, per la mentre il Guerrieri, almeno nella sua attività giovanile quale non c'è cronologia certa, derivi compositivamente fino al terzo decennio, non mostra mai simili propensioni, (affermazione questa già molto discutibile a mio parere) caricando di tinte robuste e accese, di contrasti luministici dal quadro di identico soggetto dipinto da Orazio per il arditi le proprie composizioni. Anche un gusto così sti­ Gesù di Ancona (oggi alla Pinacoteca Podesti della stessa lizzato e arcaizzante dell'impaginazione è estraneo al città), che alla pari non si sa quando sia stato eseguito, giovane Guerrieri (compreso il ciclo Borghese), come si anche se viene spesso, secondo me con molto azzardo, vede in particolare in quel paesaggio così deserto e ap­ collocato intorno al 1605; e proseguendo, che il 'San piattito, con il cielo cristallino popolato da strati di cirri Carlo Borromeo orante per la cessazione della peste' quattrocenteschi, che è tipico di certo Gentileschi e non (fig. 2) di San Venanzo a Fabriano, ormai prevalente­ si vede mai nel Guerrieri, che anzi nel 'Miracolo della mente dato al Guerrieri, costituirebbe un'implicita testi­ canna' (fig. 3) di Sassoferrato (chiesa di Santa Maria monianza del rapporto fra i due artisti, abbinati da un del Piano del Ponte) dà vita a uno dei paesaggi più mo­ comune destino marchigiano, in quanto il pittore di derni e anticipatori di tutto il primo Seicento, con quella Fossombrone potrebbe essere subentrato nel portare a sua dinamica profondità atmosferica, pilotata dal magni­ termine o magari nel ridipingere un quadro sini strato e fico cielo preguercinesco. Inoltre l'evidenza gentileschiana precedentemente dipinto dal Gentileschi, malgrado che, dell'angelo - con quella veste giallo paglierino apparte­ come ha rilevato lo Zampetti, 5) la tela del ' San Carlo ' nente al più riconoscibile repertorio del pisano -, non non presenti alcuna traccia di traumi e di aggiunte. sfuggita al Longhi e notata anche dall'Emiliani, è a mio ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

3 - SASSOFERRATO, CHIESA DI SANTA MARIA DEL PIANO DEL PONTE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI : MIRA­ COLO DELLA CANNA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

4 - SASSOFERRATO, CHIESA DI SANTA MARIA DEL PIANO DEL PONTE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI: MIRA­ COLO DELLE ROSE DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

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zione simile conservata presso la Galleria Spada di Roma) da Federico Zeri nel 1954. 17) L'ipotesi era ripresa dal­ l'Emiliani nel 1958 e, seppur con qualche trasparente interrogativo, anche nell' ultima occasione appena citata, mentre nel 1970 Evelina Borea aveva recuperato il nome della Gentileschi per il quadro di Firenze. 18) È logico che, esaminando una tela come quella della Palatina, lo Zeri notasse, riferendosi al Guerrieri, un " evidente riflesso caravaggesco, mediato attraverso Orazio Gentileschi "; cosicché, se il quadro fosse veramente del Guerrieri, costituirebbe una prova inoppugnabile di un inizio (lo Zeri data la tela Pitti verso il 1605-1610) del pittore di Fossombrone tutto influenzato da levigatezze cromatiche e da raffinatezze di disegno, per le quali pare uso legittimo, o piuttosto tradizionale, fare riferimento al pisano. 19) Ma un esame stilisti co dell' opera mi pare che non confermi oggi, con conoscenze più approfondite nei riguardi di molti pittori che erano assai meno defi­ niti all'epoca in cui scriveva lo Zeri, l'attribuzione al Guerrieri. Quanto al confronto fra le redazioni Spada e Pitti, non è detto che esse appartengono alla stessa mano, e comunque credo che nel quadro romano (fig. 6) si possa riconoscere un notevole risultato giovanile di Ar­ temisia. Per la ( Madonna col Bambino' della Galleria Palatina, per la quale non può essere escluso il nome della pit­ trice, dovrà a mio avviso essere tenuta in conto l'esecu­ zione da parte di un pittore fiorentino, ma piuttosto che al Fontebuoni, al quale la Sricchia Santoro 2~) l'aveva av-

5 - FIRENZE, GALLERIA PALATINA PITTORE FIORENTINO, 1620 CIRCA (GIÀ ATTRIBUITO A GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI): MADONNA COL BAMBINO

parere la conferma definitiva della vera identità dell' au­ tore della pala, senza dover giustificare tale inserto con macchinosi ricorsi a ipotetici incidenti o interruzioni, che, come si è detto, lo stato della tela, priva di rappezzi e di sovrapposizioni pittoriche, non legittima affatto. D'altra parte è mia convinzione, che dovrà essere ul­ teriormente meditata e più articolatamente presentata, che la cronologia del Gentileschi, che non è basata su nessun dato sicuro nei primi due decenni del secolo, oltre all'impegno accertabile nel Casino delle Muse, 14) debba essere in più di un caso ritardata e che la vocazione arcaizzante del pittore rimanga dominante ed evidente più a lungo del previsto, come in questo 'San Carlo Borromeo', che potrebbe essere una delle prime opere eseguite dal pisano per le Marche (se non la prima), malgrado la sua cronologia debba collocarsi con probabilità fra il 1613 e il 161 7. 15) Anche un altro dei motivi che giustificherebbero il presunto rapporto Gentileschi-Guerrieri mi pare non rappresenti un elemento probante. Penso alla 'Madonna col Bambino' (fig. 5) della Galleria Palatina di Firenze, che recentemente è stata riproposta come opera del Guerrieri alla mostra di San Severino e di Bologna. ,6) Come si sa, il dipinto, già riferito ad Artemisia Gentile­ 6 - ROMA, GALLERIA SPADA schi, veniva assegnato al marchigiano (insieme alla reda- : MADONNA COL BAMBINO >

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vlcmata, mi pare che in quel magistrale, levigatissimo trattamento delle pelli, nell' andamento tubolare dei pan­ neggi, nei delicati risvolti delle pieghe, si debba ricono­ scere un artista molto prossimo a Andrea Commodi nel suo momento fiorentino, dopo il lungo soggiorno romano 2 1 conclusosi probabilmente nel 16I4. ) Per il momento credo sia meglio non insistere oltre, poiché studi molto prossimi alle vicende suggerite dal quadro Pitti sono an- cora in corso. 22) , Non resta nulla insomma di veramente sicuro per poter accertare l'influenza del Gentileschi sul Guerrieri; essa non ha vere basi nello stile, essendo i due pittori molto diversi, né sul piano delle invenzioni iconografiche, tanto che per quanto riguarda la ' Maddalena' la direzione dell'ascendente - se questo ci fu veramente in due ver­ sioni nelle quali si possono contare molte differenze - potrebbe addirittura essere invertita, visto che l'unica data sicura e molto precoce è quella del quadro del Guer­ rieri, che si trovava a Fossombrone fin da quando fu ese­ guito, a portata di mano del Gentileschi cioè, quando egli sarà venuto a Fabriano per affrescarvi la cappella del 7 - ROMA, GALLERIA DORIA PAMPHILI Crocefisso in San Venanzo. GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI (QUI ATTRIBUITO): ADORAZIONE DEI PASTORI Non mi pare illecito dunque cercare una diversa col­ locazione allo sviluppo del Guerrieri, una diversa pro­ spettiva che cominci a liberarlo dal ruolo subalterno in cui il presunto legame col pittore pisano lo ha finora te­ perfici, troverà uno stretto parente nel Gramatica auten­ nuto. Si tratta di trovare un nuovo contesto evolutivo al tico, le cui composizioni sono sempre invase da una luce suo linguaggio, che ha caratteristiche molto precise e ori­ scura e calda, che secca ogni umidità corporea, ogni seri ca ginali, specialmente nei primi anni di attività, quelli vis­ lumescenza. suti prevalentemente a Roma. A questo filone di pittura caravaggesca, calcinato, sa­ La visione diretta dei primi quadri del pittore - la turo - bruciante se si pensa ai suoi esiti più maturi, , Maddalena ' già a Fossombrone (fig. I), le tele di Sas­ quelli di Giovanni Serodine - , appartiene a mio avviso soferrato (figg. 3 e 4), le tele Borghese, fino alla bellissima il Guerrieri; anche se non pochi sono i segnali eclettici , Santa Caterina' del Duomo di Fossombrone, del 1622, nel suo percorso (ad esempio negli affreschi di Palazzo dipinta già qualche tempo dopo il ritorno nelle Marche Borghese, dove la Giffi ha riscontrato legami con il Caro­ - non lascia dubbi riguardo alla sua lontananza dal mon­ selli), 24) il pittore marchigiano deve essersi nutrito prin­ do del Gentileschi e rivela un Guerrieri inedito, cui non cipalmente del particolare naturalismo elaborato nel­ rendono giustizia le riproduzioni fotografiche. l'ambito dell' atelier di Antiveduto, tramite l'amicizia di Il colore ha un ruolo dominante nelle composizioni, questi col Borgianni e la presenza, probabile a mio avviso, quasi si potrebbe dire che in certi casi le plasmi, lasciando del giovane Serodine, che in quell'ambiente - in rapporto indietro qualsiasi progetto disegnativo, come si potrà col Gramatica, ma mi sembra plausibile a questo punto notare soprattutto nei due capolavori di Sassoferrato, i considerare anche l'eventualità dell'ascendente del Gra­ , Miracoli di San Nicola da Tolentino' (figg. 3 e 4), dove matica sul ticinese - muoveva i primi passi. 25) una luce dal voltaggio solare abbronza le pelli, squarcia Per quel che riguarda le relazioni artistiche fra il Guer­ le candide nubi del paesaggio, getta ombre da mezzo­ rieri e il Gramatica, mi sembra il caso di ripresenta re giorno in appartati cortili, accentua di luminoso chiaro­ un'opera che, se guardata senza pigrizia, denuncia la scuro espressioni facciali stupite e assorte, dà inconsueto paternità del pittore di Fossombrone : l' ' Adorazione dei spessore spazi aIe (una vera e propria circolazione aerea pastori' della Galleria Doria Pamphili di Roma (fig. 7), si avverte nel 'Miracolo della canna ', e si noti la dif­ finora considerata uno dei capolavori di Antiveduto, per ferenza in modernità rispetto al 'Miracolo di San Bene­ la quale, oltre agli elementi di corrispondenza con opere detto' del De Magistris in San Benedetto a Fabriano, del marchigiano già discussi in altra sede 26) (il tipico pro­ che certamente, come ha notato il Pizzo russo, 23) costi­ filo della Madonna, le fattezze sottili, calligrafiche del tuisce il modello iconografico per la tela del Guerrieri) Bambino, la stesura rapida e pittorica delle mani e dei a scene affollate con naturalezza quotidiana, che non ri­ volti maschili), si può ancora portare a confronto il volto schiano - come succede spesso alla grafica ispirazione del vecchio con le braccia conserte, rispetto allo stesso del Gentileschi - di consumarsi per intero in eleganti modello che nel 'Miracolo della canna ' di Sassoferrato movimenti sul primo piano. si sistema sul naso gli occhiali per meglio osservare l'even­ L'intensità di questa luce meridiana, dorata, che esalta to. E ancora, quel comporre le teste a gruppi che ricorre le tinte brune e la melanina delle pelli può trovare affi­ in particolare nei quadri di Sassoferrato (che aiutano pro­ nità sulla scena del primo Seicento romano in un Bor­ babilmente a collocare la tela Doria in prossimità delle gianni raddensato nelle forme e senza il livido croma­ loro date 1613 e 16I4), si trova la sua più matura con­ tismo, ma certo molto simile nel magro allungarsi dei corpi clusione nell' equilibrato movimento dei pastori dell" Ado­ (si guardi, per convincersi del rapporto, al personaggio razione' di Roma, precoce documento dell'interesse pau­ seminudo sulla sinistra del' Miracolo della canna " fig· 3), peristi co sviluppato da quello che, estensivamente o per e nel fluido luminismo che batte sulle epidermidi. E quel comodità nominale, continuiamo a chiamare "l'atelier colore, così saturo e abbronzato, che permea tutte le su- del Gramatica ", nel cui ambito è ancora da definire, ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

Dovremo invece fare il percorso inverso nel caso della , Salomè' (Chagrin Falls, Ohio, collezione Howell) che nel 1972 lo Spear assegnava al Guerrieri, 30) restituendola al Gramatica (qualche dubbio semmai sorge nel decidere fra Antiveduto e Imperiale, dopo le recenti restituzioni 1 al Gramatica junior), 3 ) cui chiaramente appartiene: la sigla dei panneggi arcaizzanti, con fitte pieghe arroton­ date, e l'espressione fissa, vagamente imbambolata del volto equivalgono a una firma del senese. Ma il punto di contatto più mimetico fra il Guerrieri e il Gramatica viene raggiunto nel Duomo di Spoleto, nelle due lunette della cappella dell'Icone, per le quali, a un'altezza cronologica più matura (1623-1626 circa) - rispetto ai fatti finora esaminati - è assai difficile pro­ pendere per l'uno o per l'altro artista; tanto che, dopo aver tenuto conto delle varie prese di posizione a favore di Gramatica o di Guerrieri, mi pare oggi più prudente considerare i due dipinti frutto della collaborazione tra il senese e un altro artista a lui collegato. 32) Il legame con il Gramatica si fa ancora più complesso se si tiene conto della coincidenza d'interessi da parte di importanti committenti nei confronti dei due artisti. La famiglia Borghese innanzitutto, decisiva per l'attività romana del Guerrieri, ma tutt'altro che marginale anche per l'opera del Gramatica 33) (e non mi sembra fuori contesto ricordare che qualche anno più tardi, nel 1623, si scala l'impiego del Serodine nella decorazione a fregio - perduta - di tre stanze di Palazzo Borghese). 34) 8 - MILANO, ARCIVESCOVADO - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI: Ancor più stimolante è rilevare come anche il Guerrieri SAN SEBASTIANO CURATO DA !RENE abbia contribuito, e molto presto, nel 1614, alla diffusione dell' iconografia camaldolese, con un dipinto raffigurante 'San Romualdo', datato e firmato, eseguito per una chiesa importante come doveva essere quella dell'abbazia perché appena all'inizio è la sua nuova valutazione, il di Valdicastro (Ancona), dove il Santo fondatore del­ livello di protagonismo avuto dal Guerrieri. l'ordine morì nel 1027. 35) Purtroppo non mi è stato pos­ Allo stesso giro di interessi partecipa anche il bel ' San sibile vedere il dipinto, di cui non esiste documentazione Sebastiano curato da Irene' (fig. 8) dell' Arcivescovado fotografica (una visita all' abbazia, divenuta proprietà di di Milano, la cui provenienza dal monastero dei Silve­ una cooperativa agricola, mi lascia credere che il dipinto strini di Serra San Quirico (Ancona) mi pare che deponga sia oggi disperso o, meno probabilmente, collocato in definitivamente (se l'analisi stilistica non bastasse) a fa­ ambienti dell' edificio monastico, comunque inaccessibili vore del riconoscimento di una delle opere più intima­ ai visitatori). Sarebbe perciò azzardato formulare qualsiasi mente ispirate e magistralmente composte del pittore di ipotesi in merito; tuttavia non si resiste alla tentazione Fossombrone, che sfodera, in questo momento di fra­ di immaginare rapporti figurativi e stilistici con le serie tellanza con Antiveduto, quelle tonalità fonde e bruciate, camaldolesi di Frascati e di Napoli, tanto più che l'abba­ di scura brillantezza, caratteristiche dell'artista di origine zia di Val di castro possedeva molti dipinti 36) - non più senese. conservati in loeo - nelle celle e in altri ambienti dell'ere­ Lo stesso può dirsi per il bel' San Matteo e l'angelo ' mo, relativi a fatti di vita camaldolese, secondo un pro­ della collezione Fiano-Almagià, segnalato nel 1972 presso getto iconografico che, in mancanza di verifiche, è almeno il Circolo della Caccia di Roma, per il quale Richard E. consentito immaginare simile a quello dei Camaldoli di Spear, pur lasciando senza attribuzione l'opera, evocava Napoli, che vide all'opera i collaboratori del Gramatica. il nome del Gramatica, e che mi pare invece appartenga Se la perdita delle suppellettili artistiche di Val di castro all'attività del Guerrieri, forse già nel terzo decennio. 27) ci priva di una tessera, forse decisiva, per ricostruire le Con maggiore audacia e con qualche rischio in più componenti del "naturalismo camaldolese" e ci co­ (soprattutto perché non mi è stato possibile esaminare il stringe a sospendere il consuntivo sui crediti e sui debiti dipinto dal vero) si può ancora proporre di stornare dalle del Guerrieri rispetto al "giro" del Gramatica (com­ attribuzioni al Gramatica per avvicinarlo a questo nuovo presi i rapporti col Borgianni e il Serodine, e natural­ Guerrieri, dalla robusta e aggiornata vena caravaggesca, mente le commissioni Borghese, visto che anche l'attività il ' Concerto popolare ' (fig. 9) del Louvre, 28) che sembra per l'eremo camaldolese di Frascati potrebbe testimoniare presentare ritmi compositivi ed elementi figurativi (si l'interessamento della potente famiglia romana), 37) un pensi al rustico cappello di paglia) assai simili a quelli altro episodio sembra contenere, seppur dosati in modo presenti nelle tele appena discusse, nonché - su un diverso, gli stessi ingredienti. Alludo a un quadro dalla piano già più sovraffollato e slegato, che denuncia i paternità controversa come il 'Giuseppe che spiega i primi segnali di decadenza - all' 'Ercole che fila ' Bor­ sogni' (fig. IO) della Galleria Borghese - dipinto per il ghese, 29) dove non sarà difficile notare la somiglianza quale non è da escludere una diretta commissione Bor­ stilistica e di funzione della figura femminile di sinistra ghese -, che figurava fra le collezioni della famiglia nel rispetto al personaggio che, ugualmente sistemato a si­ 1693 con il significativo riferimento a Antiveduto Gra­ nistra, aiuta a bere l'ubriaco nella tela di Parigi. matica. 38) Fra le molte attribuzioni che l'opera ha ricevuto ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

9 - PARIGI, MUSEO DEL LOUVRE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI (?): CONCERTO POPOLARE

è singolare la chiamata in causa del Serodine da parte l'estrema destra (che sembra precorrere il Magini, che del Bodmer nel 1936,39) che non mi pare completamente del resto era delle stesse parti del Guerrieri), se da un ingiustificata, non foss'altro per l'implicita individuazione lato conferma la magistrale maturità del pittore nell'af­ di componenti culturali e di un clima che sono quelli, frontare il genere, con argomenti che già superano la compresi i rapporti con Vouet e con Guercino che più stretta osservanza caravaggesca, come dimostrava la tardi sono stati giustamente notati nella tela Borghese, 40) 'Santa Caterina' di Fossombrone del 1644, dall'altro pone in mezzo ai quali il ticinese a mio parere maturò artisti­ molti dubbi sulla vera identità dell' esangue e più arre­ camente. trato autore della 'Natura morta' Molinari Pradelli.42) Credo di non essere il primo a pensare, dal momento Al Guerrieri estraneo a riduttive dipendenze gentile­ che esistono già i pareri avversativi da parte del Longhi e schiane - anche quando intervalla il recupero di un I del Nicolson alla proposta,4 ) che nel 'Giuseppe che spie­ registro più calligrafico e arcaizzante, cromaticamente più ga i sogni' sia da ravvisare un capolavoro del Guerrieri, chiaro e appiattito, come nella ' Circoncisione' di Sasso­ da collocare probabilmente sul finire della sua fase romana. ferrato o in alcuni affreschi (non in tutti) di Palazzo Non starò a dilungarmi sui confronti stilistici, poiché Borghese, o nell" Ercole che fila' - e sempre più impe­ la tela, a una visione diretta e senza prevenzioni, è più gnato nel preparare il naturalismo del terzo decennio, convincente di qualsiasi commento. Basti sottolineare la sulla direttrice che porterà al Serodine e a , stretta somiglianza nella disposizione dei panneggi - si può forse essere accostato anche questo dipinto intri­ guardi alle ampie volute delle coperte su cui siede il pa­ gante, dall'anomala iconografia (probabilmente una' De­ nettiere rispetto al trattamento delle vesti dei personaggi collazione del Battista' (fig. n), ma svolta in modo del del 'Trionfo della religione' di Palazzo Borghese -, tutto inconsueto, senza alcuni attributi ricorrenti e con certi particolari tipologici di assoluta identità (le mani l'inserimento, fuorviante, di altri inediti, come la benda di tutti i protagonisti, fra cui particolarmente confortante davanti agli occhi del Martire o il perizoma bianco al la destra del panettiere, col tipico mignolo piegato e un posto della pelliccia o del drappo rosso che tradizional­ po' anchilosato; il profilo di Giuseppe, da paragonare a mente cingono i fianchi del Battista), noto soltanto at­ quello della' Maddalena' già a Fossombrone (fig. I), o, traverso una fotografia conservata presso la Fondazione ancor più precisamente, a quello della donna seduta in Longhi di Firenze, dove viene rubricata nella cartella primo piano a destra nell" Ercole che fila '), la gestualità intestata a T ommaso Salini. enfatica e l'assestarsi ondulato dei corpi - si confrontino Anche in questo caso, pur giudicando dalla sola ri­ il 'Miracolo della canna' (fig. 3) e il 'Miracolo delle produzione fotografica, mi sembra che la proposta Guer­ rose' (fig. 4) di Sassoferrato. Ugualmente convincente rieri possa essere presa in considerazione. Non è forse è infine la tonalità scura e accesa della tavolozza, abbas­ casuale, se i due dipinti appartengono allo stesso autore, sata e satura, molto simile a quella che domina il 'San che l'eccentrico svolgimento di un'iconografia consacrata Sebastiano' (fig. 8) dell'Arcivescovado di Milano o la possa in qualche modo ritrovarsi anche nel 'Giuseppe , Maddalena'; mentre la stupefacente natura morta al- che spiega i sogni' (fig. IO) , nel quale il pittore non si 153 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

IO - ROMA, GALLERIA BORGHESE - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI (QUI ATTRIBUITO): GIUSEPPE CHE SPIEGA I SOGNI

cura di connotare il coppiere rispetto al panettiere, e (in particolare quella sul' San Carlo Borromeo orante ' di San Ve­ anzi preferisce intorbidire le acque, raffigurando nudo nanzo a Fabriano) in Andrea Lilli nella pittura delle Marche tra . Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra (Ancona), Roma 1985, il panettiere e lasciando vestito di tutto punto il coppiere, pp. 209-219; C. PIZZORUSSO, Rivedendo il Gentileschi nelle Marche, tanto che, se non fosse per l'ambiente carcerario e per il in Notizie da Palazzo Albani, XVI, 1987, I, pp. 57-75 (pp. 63-68 numero tre chiaramente indicato dalle dita di Giuseppe, sul Guerrieri) ; IDEM, La pittura del Seicento nelle Marche, in La pittura in Italia. 1/ Seicento, Milano 1989, I, pp'. 383-385; P . ZAM­ si potrebbe dubitare del significato della scena. PETTI, schede sul Guerrieri in Giovan Battista Salvi .. 1/ Sassofer­ A parte questa constatazione, per più probanti esami rato ", catalogo della mostra (Sassoferrato), Bergamo 1990, pp. stilisti ci, si consideri l'analogia di alcuni particolari delle 27-31. A talt testi SI nmanda anche per le Illustrazioni di opere del figure ; nonché un modo di legare i personaggi fra loro, Guerrieri citate e non raffigurate in questa sede. attraverso increspature sentimentali sottolineate da tutto 2) Secondo A. VERNARECCI, Di tre artisti fossombronesi / Gian­ francesco Guerrieri - Camilla Guerrieri - Giuseppe Diamantini, 1892, un invocare, indicare, guardare, pregare, un angolare di p. 6, il trasferimento del pittore dalla natia Fossombrone a Roma teste, un girare di sguardi, che riconosciamo come patri­ avvenne nel 1606. I documenti recuperati dalla Della Pergola (op. monio espressivo del pittore marchigiano (un valido cam­ cit.), attestano la presenza del Guerrieri nella città pontificia fino pionario da confrontare è esibito nei due • Miracoli', più al settembre 1618. Durante questo periodo, come è noto, si scalano sicuramente temporanei ritorni nelle Marche. volte citati, di Sassoferrato). 43) 3) EMILIANI, in cat. cit., 1988, p. 35. 4) EMILIANI, in cat. cit., 1988, p. 39. 5) ZAMPETTI, in cat. cit., 1985, pp. 218 e 219. Su questo dipinto molto dibattuto si vedano anche gli interventi di EMILIANI, Giovan I) A. EMILIANI, Giovan Francesco Guerrieri da Fossombrone, Francesco Guerrieri .... cit., 1958, pp. 75 e 76 (come opera del Guer­ Urbino 1958; IDEM, Oraz io Gentileschi : nuove proposte per il viaggio rieri) ; IDEM, Oraz io Gentileschi ..., cit., 1958, pp. 46-48 (intervento marchigiano, in Paragone, IX, 1958, 103, pp. 38-57; IDEM, in Giovan del Guerrieri su un'opera sinistrata del Gentileschi) ; F .M . ALIBERTI, Francesco Guerrieri. Dipinti e disegni / un accostamento ali' opera, in Opere d'arte restaurate, catalogo della mostra, Urbino 1965, pp. catalogo della mostra (San Severino- Bologna 1988), Bologna 1988, 26 e 27 (Guerrieri); F.M. ALlBERTI GAUDIOSO, in Opere d'arte re­ con bibliografia aggiornata. Fra gli altri interventi sull'argomento staurate, catalogo della mostra, Urbino 1969, pp. II2 e II3 (Guer­ sono da ricordare ancora : P. DELLA PERGOLA, Giovan Francesco rieri); R. WARD BISSELL, Orazio Gentileschi and the Poetic Tradition in Guerrieri a Roma, in Bollettino d'Arte, XLI, 1956, pp. 214-237; Caravaggesque Painting, University Park (Pennsylvania) 1981, p. 207 G . DONNINI, Due tele inedite del Guerrieri a Fabriano, in Prospettiva, (Guerrieri); ZAMPETTI, in cat. cit., 1985, pp. 218 e 219 (Gentileschi­ 1979, 19, pp. 48 e 49; P. ZAMPETTI, schede su Orazio Gentileschi Guerrieri) ; PIZZORUSSO, op. cit., 1987, pp. 63 e 64 (Guerrieri).

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6) V. BENIGNI, Compendioso ragguaglio delle cose più notabili di 26) PAPI, Note al Gramatica ... , cit., 1990, pp. 119 e 120, fig . 25 Fabriano (1728), Tolentino 1924, p. 96; O. MARCOALDI, Guida e (come opera del Guerrieri). Il dipinto è stato attribuito al Gramatica statistica della città e comune di Fabriano, Fabriano 1873, p. 95, n. da R. LONGHI, Quesiti Caravaggeschi: Registro de' Tempi, in Pina­ 55; B. MOLAJOLl, Guida artistica di Fabriano, Fabriano 1936, p. 93, cotheca, I, 1928, pp. 19 e 20, ripubbl. in R. LONGHI, " Me Pinxit" ribadita in IDEM, Guida artistica di Fabriano, Genova 1968, p. 104; e Quesiti Caravaggeschi, Firenze 1968, pp. 138 e 139, fig. 202. concordano sull'attribuzione al Gentileschi : T. MEZZETTI, L 'attività 27) Il dipinto dell' Arcivescovado di Milano è stato riconosciuto di Orazio Gentileschi nelle Marche, in L'Arte, I, 1930, pp. 541-551, come opera del Guerrieri, su indicazione di Roberto Longhi, già e ancora il MOIA]OLl, A proposito del Gentileschi nelle Marche, in dall'Emiliani, Giovan Francesco Guerrieri .... , cit., 1958, p. 79, e la Rassegna marchigiana, IX, 1931, pp. 99-106. paternità del marchigiano è stata ribadita da B. NICOLSON, The In­ 7) EMILIANI, Giovan Francesco Guerrieri ... , cit ., 1~58, pp. 75 e 76. temational Caravaggesque Movement, Oxford 1979, p. 56. Tuttavia non sono mancate proposte alternative (Daniele Crespi, Orazio Ri­ 8) EMILIANI, Oraz io Gentileschi ... , cit., 1958, pp. 47 e 48. minaldi, ) e anche recentemente, nella scheda 9) EMILIANI, ibidem. Solo Pizzorusso (op. cit., 1987, pp. 63 e 64) della Soprintendenza milanese redatta il IO aprile 1983 da Giulio sulla base delle nuove considerazioni proposte dallo scrivente (vedi Bora, dalla quale peraltro apprendiamo la provenienza dell'opera da la nota IO del presente testo), ha correttamente messo in relazione Serra San Quirico (AN), la tela viene classificata come di "cara­ il quadro di Fabriano con le redazioni più precoci del 'San Carlo vaggesco francese, probabilmente lorenese ". Per il quadro Fiano­ Borromeo' eseguite dal Commodi. Almagià cfr. R.E. SPEAR, R enaissance and Paintings from IO) G . PAPI, in Il Seicento Fiorentino, catalogo della mostra, 3 voli., the Sciarra and Fiano Collections, University Park (Pennylvania) 1972, Firenze 1986, I, Pittura, pp. 144 e 145, III, Biografie, pp. 62 e 63; p·32. IDEM, Per Andrea Commodi, in Paragone, XL, 1989, 469, pp. 58 e 28) Anche il 'Concerto popolare' del Louvre, come l" Adora­ 59, 67, figg. 38a e 38b; F . SRICCHIA SANTORO, Baccio Ciarpi da zione dei pastori ' Doria, è stato assegnato al Gramatica da LONGHI, Barga ' maestro di Pietro da Cortona '. I, in Prospettiva, 1975, I, op. cit., 1928, ed. 1968, p. 139. Successivamente il quadro parigino p. 44, n. 26. è stato pubblicato con il riferimento a " scuola romana dell'inizio I I) Cfr. PAPI, in cat. cit., 1986, I, pp. 144 e 145, III, pp. 62 del Seicento" in A. BREJON DE LAVERGNÉE, D . THIÉBAUT, Catalogue e 63; IDEM, op. cit., 1989, pp. 58 e 59, 67. Sommaire illustré des peintures du musée du Louvre (ltalie, Espagne, Allemagne, Grand Bretagne et divers), Paris 1981, R.F. 541; è già 12) G . MANCINI, Considerazioni sulla pittura, (1617-1621 circa), stato presentato con il nuovo riferimento al Guerrieri da chi scrive ed, a cura di A. Marucchi e L. Salerno, Roma 1956-1957, I, p. 248: in PAPI, Note al Gramatica ... , cit., 1990, p. 120, fig. 26. " E di costumi molt'affabili e gentili, partecipa volentier le sue cose, onde per altri tempi, quando stava in Roma, faceva accademie ... ". 13) PAPI, op. cit., 1989, pp. 51 e 52. 14) I pagamenti al Gentileschi per la decorazione, compiuta al fianco di Agostino Tassi, del Casino delle Muse in Palazzo Palla­ vicini Rospigliosi vanno dal 20 settembre 16II al 20 aprile 1612. Per un riassunto dell'argomento cfr. WARD BISSELL, op. cit., pp. 156 e 157. 15) Cfr. EMILIANI, Oraz io Gentileschi ... , cit., 1958, pp. 46-49. 16) A. EMILIANI, G . SAPORI, in Giovan Francesco Guerrieri ... , cat. cit., 1988, p. 68. 17) F. ZERI, La Galleria Spada in Roma, Roma 1954, p. 88, n. 298. 18) EMILIANI, Giovan Francesco Guerrieri ... , cit., 1958, pp. 66 e 67; E. BOREA, e caravaggeschi nelle Gallerie di Firenze, cata­ logo della mostra, Firenze 1970, p. 74. 19) In questo "equivoco gentileschiano" sembra esser caduto recentemente M. NATALE, Peintures italiennes du XIV' au XVIII' siècle, Genève 1979, pp. 64 e 65, n. 80, fig. 80/che ha riferito al Guer­ rieri, su suggerimento di R.E. Spear (1972), una 'Salomè' (Ge­ nève, Musée d'Art et d'Histoire) che, a giudicare dalla foto, mi pare possa essere assegnata senza troppi dubbi a Artemisia Gen­ tileschi. Un simile equivoco induce il Natale (ibidem) ad assegnare al Guerrieri, oltre ad alcune attribuzioni assai discutibili, la • Santa Margherita' (Madrid, Descalzas Reales), già riferita ad Artemisia e a Cecco (cfr. per un riassunto della questione la scheda di A.E. PÉREZ SANCHEZ, in Caravaggio y el naturalismo espanol, catalogo della mostra, Sevilla 1973, n. 21), che chi scrive ha potuto restituire, credo convincentemente, al pittore spagnolo Pedro Nuiiez del Valle. Si veda a questo proposito G . PAPI, Pedro Nunez del Valle e (e una postilla per Francesco Buoneri), in Arte Cristia­ na, 742, 1991, pp. 39-50. 20) F. SRICCHIA SANTORO, " La Madonna di Pistoia" e l'attività romana di Anastasio FOlllebuoni, in Commentari, XXV, 1974, 1-2, p. 44· 21) Su Andrea Commodi si veda il recente studio dello scrivente, PAPI, op. cit., 1989, pp. 30-67, e la bibliografia ivi citata. 22) Tra questi studi si inserisce anche la definizione della vera attività di Sigismondo Coccapani; mi riservo quindi di compiere una verifica dell'ipotesi su Andrea Commodi, qui appena suggerita, in un prossimo articolo sugli anni fiorentini del pittore. 23) PIZZORUSSO, op. cit., 1987, p. 67· 24) E . GIFFI, Per il tempo romano di e gli inizi di Angelo Caroselli, in Prospettiva, 1986, 46, p. 24. 25) Chi scrive ha av uto modo di affrontare l'argomento in più di un'occasione : cfr. G. PAPI, Appunti su Giovanni Serodine, in Arte Cristiana, 1988, 725, pp. 139-152; IDEM, Note al Gramatica e al suo ambiente, in Paradigma, 9, 1990, pp. I07-127; IDEM, Nuove ipotesi sul percorso artistico di Giovanni Serodine, in G. PAPI, R. CONTINI, Ampliamenti per Giovanni Serodine, Lugano 1990, pp. 9-54; IDEM, Note in margine alla mostra " L'arte per i papi e per i principi nella campagna romana I grande pittura del '600 e '700", in Paragone, II - UBICAZIONE IGNOTA - GIOVAN FRANCESCO GUERRIERI (?): XLI, 1990, 485, pp. 73-88. DECOLLAZIONE DEL BATTISTA I55 12 ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte

29) Raffigurato in Giovan Francesco Guerrieri ... , cat. cit., 1988, descrizione dell'iconografia del dipinto e non si sofferma ~ui segnali pp. 72 e 73· stilistici contenuti nell'opera). La tela viene ricordata ancora dal­ 30) R.E. SPEAR, Unknown Pictures by the (with Notes l'EMILIANI, in Giovan Francesco Guerrieri ... , cat. cit., 1988, p. 54. on " Caravaggio and His Followers "), in Storia dell'Arte, 1972, 14, 36) Comunicazione orale di Don Romualdo Bartoletti, parroco pp. 152 e 153, fig. 12. della chiesa dei Santi Biagio e Romualdo di Fabriano, che ringrazio 31) A. MIGNOSI TANTILLO, in L'Arte per i papi e per i principi per la gentile informazione. nella campagna romana I grande pittura del '600 e del' 700, catalogo 37) Sul ruolo decisivo della famiglia Borghese nella fondazione della mostra, Roma 1990, I, pp. 50-52; PAPI, Note al Gramatica ... , dell'eremo camaldolese di Frascati si veda A. NEGRO, in Villa e cit., 1990, pp. lo7-III, figg. 6 e 7; IDEM, Note in margine alla paese. Dimore nobili del Tuscolo e di Marino, catalogo della mostra, mostra ... , cit., 1990, pp. 73-88. Roma 1980, p. 233. 32) Le due tele erano state pubblicate in V. CASALE, G. FALCIDIA, 38) P. DELLA PERGOLA, L'Inventario Borghese del 1693, in Arte F. PANSECCHI, B. TOSCANO, Pittura del '600 e '700 - Ricerche in Antica e Moderna, 1964, 26, p. 222. Umbria 1, Treviso 1976, pp. 29, 30 e 145, con il riferimento alla 39) H. BODMER, Aus dem R6mischen Caravaggio-Kreise: Theodoor cerchia di Simon Vouet (Giovan Battista Mola ?). Seguendo la pro­ van Baburen und Giovanni Serodine, in XIV Congrès International posta in tal senso di Claudio Strinati (C. STRINATI, Recensione a d'histoire de l'art 1936, résumés des communications présentées Pittura del '600 e del '700. Ricerche in Umbria 1, in Antologia di en section, Bern 1936, pp. 98 e 99. Belle Arti, 1978, 6, p. 160) chi scrive aveva in un primo momento Il dipinto ha avuto numerosi riferimenti attributivi negli inven­ assegnato le due tele al Gramatica (PAPI, op . cit., 1988, p. 152). Ma tari antichi e da parte degli studi recenti. Per un riassunto delle varie più tardi, approfondendo ancora i temi proposti dall'atelier del Gra­ proposte fino alla metà di questo secolo si veda la scheda dedicata matica, non ho potuto fare a meno di notare nelle due lunette all'opera in P. DELLA PERGOLA, Galleria Borghese. I dipinti, Roma come sicuramente aveva già fatto Claudio Pizzorusso, che le asse­ 1959, II, pp. 86 e 87. Esse comprendono i nomi di Caravaggio, gnava tout court al Guerrieri (PIZZORUSSO, op. cit., 1989, p. 396 nota Guercino, Valentin, Artemisia Gentileschi, Orazio Gentileschi, II) - una brutalità ed una immediatezza rappresentative (nelle Nicolas Regnier, oltre naturalmente a quello del Gramatica. Suc­ grosse mani della governante in primo piano che tiene Maria in cessivamente J. THUILLIER, Poussin et ses premiers compagnons jran­ braccio, nello schematico panneggio delle sue maniche) che paiono çais à Rome, in Nicolas Poussin, ouvrage publié sous la direction d'An­ segnali eccentrici al Gramatica e più tipici del marchigiano. Cosic­ dré Chastel (Actes du colloque de Paris, 1958), Paris 1960, I, pp. 93 e ché, malgrado altri elementi, come le sembianze e l'abbigliamento 94, fig. 57, ha avanzato il paternità di Claude Mellan, ribadita anche di Sant' Anna, facciano parte del repertorio più consueto del senese, in seguito (IDEM, Claude Mel/an peintre, in Bulletin de la Société quando sono tornato sull'argomento ho optato per una più açerta d'Emulation historique et littéraire d'Abbevi/le, 1968, pp. 285-296). e salomonica soluzione del problema (PAPI, Note al Gramatica ... , Questa proposta è stata accolta nel catalogo della mostra curata cit., 1990, p. 117, figg. 13 e 14). da A. BREJoN DE LAVERGNÉE, J.P. CUZIN, I Caravaggeschi jrancesi, 33) J. MANILLI, Villa Borghese Fuori di Porta Pinciana, Roma Roma 1973, pp. 68-70, e ripresentata con molti interrogativi (in 1650, p. 82, ricorda tre grandi quadri di Antiveduto nella villa: una pratica azzerando nuovamente il problema), da L. FICACCI in "Maddalena al sepolcro", un "quadro d'Hercole, che rompe le Claude Mellan gli anni romani I un incisore tra Vouet e Bernini, corna al Toro" e "quello delle fanciulle Hebree, che cantano pel catalogo della mostra, Roma 1989, pp. 354, 360 e 361. felice passaggio del Mar rosso". Del primo rimane probabilmente 40) BREJoN DE LAVERGNÉE, CUZIN, cat. cit., pp. 68-70. un frammento, individuato da Longhi, (o.p. cit., 1928, ed. 1968, p. 139,) nella' Maddalena' del Kunsthistoflsches Museum di Vienna 41) A quanto pare l'ipotesi Guerrieri è stata avanzata in passato, (pubblicata in PAPI, Note al Gramatica .. , cit., 1990, fig. 29). Elena poiché Roberto Longhi, nella ripubblicazione del testo del 1916 Fumagalli gentilmente mi comunica inoltre l'esistenza di un paga­ di Gentileschi padre e figlia, in R. LONGHI, Scritti giovanili, Firenze mento di 50 scudi (Archivio Segreto Vaticano, Borghese 6083, carta 1961, I, p. 257, aggiunge in calce a un commento sulla tela Bor­ 29 s.) al Gramatica in data 24 marzo 1612 da parte del cardinale ghese: "la più recente attribuzione al Guerrieri di Fossombrone Scipione Borghese per l'esecuzione di due quadri non specificati. pare discutibile H, senza però specificare chi ne fosse l'autore (del­ Colgo l'occasione, in questa nota dedicata al Gramatica, di ag­ l'attribuzione); così anche il Nicolson nel 1979 (op. cit., p. 56), giungere una piccola postilla al mio recente articolo sull'artista, pre­ inseriva fra le opere erroneamente riferite al Guerrieri (ma pure in sentando un'altra identificazione di una sua opera citata in inventari questa sede non veniva chiarita la paternità della proposta) il • Giu­ antichi. Si tratta della' Venere con amorini' attribuita al Gramatica seppe' Borghese, assegnandolo invece interrogativamente al Mellan. da G. Briganti ed esposta alla mostra presso la Galleria Gasparrini di 42) Per i pareri espressi sulla tela Molinari Pradelli, che è stata Roma, in Artisti in Roma nel Sei e Settecento, catalogo, Roma 1988, riferita al Guerrieri da EMILIANI, Giovan Francesco Guerrieri .... , pp. 14 e 15 (già pubblicato con la giusta paternità in M. MARINI, cit., 1958, pp. 67 e 68, si veda la scheda di E. SAMBO, in La Raccolta Caravaggio e il naturalismo internazionale, in Storia dell' Arte Italiana, Molinari Pradelli, catalogo della mostra, Bologna 1984, p. 49, n. 8. parte II, voI. II/I, Torino 1981, p. 370, fig. 304). La tela, che mi­ Ripresentata come opera del Guerrieri da G. Sapori e A. Emiliani sura cm 67 X 80, è probabilmente da mettere in relazione con il alla mostra del Guerrieri del 1988 (cat. cit., p. 64), la tela è stata re­ dipinto raffigurante" Una venere con 3 amorini per traverso p.mi centemente respinta dal corpus del marchigiano da A. COTTINO, La 3 con cornice d'oro dell'Antiveduto" che nel 1647 si trovava nella natura morta caravaggesca a Roma, in La natura morta in Italia, casa di Albano di Alessandro Ruffinelli (cfr. M.J. LEWINE, An ln­ a cura di F. Zeri, Milano 1989, II, pp. 667 e 675, fig. 791, per ventory oj 1647 oj a Roman Art Collection, in Arte Antica e Moderna, ricondurla nel gruppo di nature morte costituito in quell'occasio­ 1962, 19, p. 312). ne intorno a un "anonimo seguace del Maestro di Hartford ". Per il rapporto fra il Guerrieri e i Borghese si veda soprattutto DELLA PERGOLA, op. cit., pp. 214-237. 43) Si guardi ad esempio al volto della presunta Salomè, sovrap­ poni bile a quello della donna seduta sulla destra dell" Ercole che 34) L'importante notizia, confortata da documenti, è pubblicata fila', o al tipico atteggiarsi delle mani (vi si ritrova il gesto del' Giu­ in H. HIBBARD, The Architecture oj the Palazzo Borghese, in Memoirs seppe' Borghese e quello della • Maddalena '); si guardi alh ricor­ oj the American Academy in Rome, Roma 1962, p. 94. renza di certe tipologie anatomiche, quali mani e piedi, riscontrabili 35) Il dipinto è citato per la prima volta da VERNARECCI, op. cit., nel • San Rocco' Borghese o nell" Adorazione dei Pastori' Doria pp. 135 e 1 ~ 6, che riporta l'iscrizione in esso contenuta: "FRAN­ (fig. 7). Inoltre non sarà forse inutile rilevare che il VERNARECCI, CISCUS GUERRERIUS FORO SEMPRONIENSIS PINGEBAT A.D. 1614 H. Viene op. cit., 1892, p. 37, ricordava in casa Rossi a Ostra (AN) "una poi citato dal MOLAJOLI, op. cit., 1936, p. 180, e compreso dall'EMI­ decollazione di S. Giovanni Battista del Guerrieri. Quella famiglia LIANI, Giovan Francesco Guerrieri ... , cit., 1958, p. 72, nel catalogo è da più anni estinta, e i suoi mobili furono venduti. Non è noto ove delle opere del pittore (con una scheda che non fornisce alcuna finisse la tela del nostro autore ".