CCoommuunnee ddiii CCaammppoolloo nnggoo MMaaggggiioorr ee PP..AA..TT.. PPiiiaannoo ddiii AAsssseettttttoo ddeelll TTeerrrrrriiitttoorrriiioo PPrrroovviiinncciiiaa ddiii VVeenneezziiiaa RReeggiiioonnee ddeelll VVeenneetttoo VVAALLUUTTAAZZIIOONNEE AAMMBBIIEENNTTAALLEE SSTTRRAATTEEGGIICCAA SSiinntteessii NNoonn TTeeccnniiccaa

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INDICE

1. INTRODUZIONE...... 3 1.1. LO SVILUPPO SOSTENIBILE ...... 3 1.2. METODOLOGIA E PERCORSO DELLA VALUTAZIONE...... 7 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 9 2.1. CONTESTUALIZZAZIONE GEOGRAFICA ...... 9 2.2. OBIETTIVI PRINCIPALI E AZIONI DEL PAT ...... 10 3. RAPPORTO CON ALTRI PIANI E PROGRAMMI PERTINENTI...... 11 3.1. NUOVO PTRC...... 11 3.2. P.T.C.P. DI VENEZIA ...... 12 3.3. PRT DEL ...... 15 3.4. NUOVA ROMEA...... 15 3.5. SISTEMA METROPOLITANO FERROVIARIO DI SUPERFICIE ...... 16 3.6. PIANO INTERCOMUNALE DELLE ACQUE...... 17 3.7. S.I.C. E Z.P.S...... 17 3.8. CONSIDERAZIONI...... 18 4. LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE...... 19 4.1. ARIA...... 19 4.2. CLIMA ...... 23 4.3. ACQUA ...... 26 4.4. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 31 4.4.1. Uso del suolo ...... 32 4.5. BIODIVERSITÀ...... 36 4.6. PAESAGGIO ...... 39 4.7. PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO, ARCHEOLOGICO...... 41 4.8. SALUTE UMANA ...... 43 4.9. SOCIETÀ ...... 47 4.10. ECONOMIA...... 55 5. PROBLEMATICHE AMBIENTALI...... 62 5.1. SISTEMA FISICO ...... 62 5.1.1. Aria ...... 62 5.1.2. Acqua ...... 62 5.2. SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 62 5.3. SISTEMA AMBIENTALE...... 64 5.4. SISTEMA TERRITORIALE...... 64 6. SCENARI DI PIANO ...... 67 6.1. DESCRIZIONE ...... 67 6.1.1. Scenario zero (in assenza di piano)...... 67 6.1.2. Scenario uno...... 68 6.1.3. Scenario due ...... 70 6.2. VALUTAZIONE DEGLI SCENARI ...... 72 7. VALUTAZIONE DEL PIANO...... 77 7.1. STRUTTURA DEL PAT...... 77 ATO N. 1 SANTA MARIA ASSUNTA...... 78 ATO N. 2 BOJON ...... 79 ATO N. 3 CAMPOLONGO ...... 80 ATO N. 4 LIETTOLI ...... 81 7.2. EFFETTI DETERMINATI DALLE AZIONI DI PIANO ...... 81 7.3. ANALISI DI COERENZA INTERNA ...... 91 7.4. ANALISI DI COERENZA ESTERNA...... 92 7.5. VERIFICA DI SOSTENIBILITÀ ...... 95 7.6. ESITI DELLA VINCA ...... 98 7.7. DEFINIZIONE DEGLI INDICATORI...... 100 7.7.1. Indicatori descrittivi...... 101 7.7.2. Indicatori prestazionali ...... 104 7.7.3. Discussione risultati...... 109 8. MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE ...... 110

9. MONITORAGGIO...... 112

10. CONSIDERAZIONI SULLA STESURA DEL RAPPORTO AMBIENTALE...... 113

11. CONCLUSIONI...... 114

12. BIBLIOGRAFIA...... 117

2 1. INTRODUZIONE Con D.g.r. n. 3262 del 24 ottobre 2006, in attuazione della Direttiva 2001/42/CE della Comunità Europea, sono state formalizzate le procedure e le modalità operative per la Valutazione Ambientale Strategica dei Piani di assetto comunale o intercomunale di cui agli articoli 14, 15 e 16 della l.r. 23 aprile 2004, n. 11. In particolare, l’Allegato C definisce le procedure per la VAS dei PAT redatti con accordo di pianificazione concertata. In questo modo diventa pienamente efficace il disposto di cui all’art. 4 della l.r. 11/04 che comprende i PAT tra gli strumenti sottoposti a VAS, al fine di evidenziarne la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità, alle possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione, individuando le alternative assunte nella elaborazione del piano, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione e/o compensazione da inserire nel piano, secondo i principi di protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile. Con la DGR n. 791 del 31 marzo 2009sono state fornite le nuove indicazioni metodologiche e procedurali in adeguamento delle procedure di Valutazione Ambientale Strategica, a seguito della modifica apportata dal D.L n. 4 del 2008 al D.L. n. 152 del 2006.

1.1. Lo sviluppo sostenibile Lo scopo della Valutazione Ambientale Strategica è quello di assicurare che gli effetti dell’attuazione dei piani e dei programmi sull’ambiente siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile. La definizione di sviluppo sostenibile dato dalle Nazioni Unite (Commissione Brundtland), che trova maggiori consensi è la seguente:piacevole a) uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni; b) un processo nel quale lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico ed il cambiamento istituzionale sono tutti in armonia, ed accrescono le potenzialità presenti e future per il soddisfacimento delle aspirazioni e dei bisogni umani. I più recenti apporti riguardo la materia hanno ancor più definito l’idea, definendo come «la diversità culturale è necessaria per l'umanità quanto la biodiversità per la natura (...) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più

3 soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale»1. Le condizioni generali sulle quali si basa lo sviluppo sostenibile possono essere così sintetizzate: • mantenere un tasso di utilizzo di risorse rinnovabili al di sotto del loro tasso di rigenerazione, questo significa introdurre il concetto di bilancio energetico quale elemento valutativo nelle scelte di sviluppo; • l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la capacità di carico dell’ambiente stesso, non è quindi sufficiente considerare l’inquinamento prodotto, ma è necessario rapportare il carico in inquinati con la capacità del sistema di “metabolizzarli”; • lo stock delle risorse non rinnovabili deve restare constante nel tempo, all’interno del bilancio energetico deve essere fatta particolare attenzione allo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, valutando l’effettivo consumo in relazione alla necessità e alla possibilità di sostituzione con altri beni rinnovabili: • non omologazione delle azioni, questo significa agire sulla base di una conoscenza approfondita non solo dei problemi in essere, ma delle peculiarità e potenzialità locali e culturali, sfruttandole e allo stesso modo salvaguardandole, ritenendo come queste siano beni propri del territorio. La regione Veneto ha definito alcuni criteri di sostenibilità riconducibili ai diversi settori regolati dal sistema di pianificazione e programmazione, descritti all’interno dell’Allegato B alla DGR n° 2988 del 1 ottobre 2004. Si tratta di 10 obiettivi funzionali allo sviluppo di un processo coerente con i principi generali di sostenibilità, articolati in relazione dei diversi ambiti e settori.

Tabella1: Criteri di sostenibilità Criteri per la sostenibilità Settori interessati Descrizione Le risorse non rinnovabili devono Ridurre al minimo essere utilizzate con saggezza e l'impiego delle risorse energia, trasporti, industria, 1 parsimonia, e con un ritmo tale da energetiche non territorio non limitare le opportunità per le rinnovabili generazioni future Considerare l'impiego delle risorse rinnovabili allo stesso ritmo, se non Impiego delle risorse energia, agricoltura, silvicoltura, inferiore, a quello della loro rinnovabili nei limiti turismo, risorse 2 capacità di rigenerazione della capacità di idriche,ambiente, trasporti, spontanea, in modo da rigenerazione industria, territorio conservare, o anche aumentare, le riserve di tali risorse per le

1 Art 1 e 3, Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001

4 generazioni future

Impiegare fattori produttivi meno Uso e gestione pericolosi dal punto di vista corretta, dal punto di industria, energia, agricoltura, ambientale, e soluzioni capaci di 3 vista ambientale, delle risorse idriche, ambiente, limitare la produzione di rifiuti sostanze e dei rifiuti territorio anche attraverso processi di pericolosi/inquinanti gestione dei rifiuti a controllo dell'inquinamento Conservare e migliorare le riserve e qualità delle risorse naturalistiche, comprendenti flora, Conservare e ambiente, agricoltura, fauna, caratteristiche geologiche e migliorare lo stato silvicoltura, risorse idriche, geomorfologiche, le bellezze e le 4 della fauna e flora trasporti, industria, energia, opportunità naturalistiche a selvatiche, degli turismo, territorio vantaggio delle generazioni habitat e dei paesaggi presenti e future, cogliendo anche le interrelazioni tra i diversi elementi e sistemi Considerando come alla base dei sistemi naturali e della vita umana Conservare e agricoltura, silvicoltura, risorse siano la qualità delle acque e dei migliorare la qualità 5 idriche, ambiente, industria, suoli, è necessario proteggere la dei suoli e delle turismo, territorio quantità e qualità di tali risorse, risorse idriche ripristinando e migliorando gli elementi degradati. Essendo le risorse storiche e culturali estremamente sensibili e non rinnovabili, vanno conservati tutti gli elementi, siti e zone rare Conservare e rappresentanti particolari episodi e migliorare la qualità turismo, ambiente, industria, contesti storico-culturali, quali 6 delle risorse storiche e trasporti, territorio testimonianze della vita e culturali dell'interazione tra uomo e ambiente; anche gli stili di vita, i costumi e le lingue rappresentano una risorsa storica e culturale da conservare Definendo come qualità dell'ambiente locale l'insieme della qualità dell'aria, del rumore, estetico e del vivere, e Consevare e ambiente, industria, turismo, considerando come questa sia 7 migliorare la qualità trasporti, energia, risorse caratterizzata da un alto grado di dell'ambiente locale idriche, territorio criticità, va salvaguardata e migliorata sia con interventi di recupero del degrado che con l'introduzione di azioni di sviluppo La produzione di sostanze inquinanti di vario tipo, e Protezione trasporti, energia, industria, provenienti da diversi fattori, hanno 8 dell'atmosfera territorio ripercussioni sullo stato dell'atmosfera nel breve e nel lungo periodo, tali da

5 compromettere gli equilibri locali e globali, a tal fine è necessario ridurre l'emissione di tali sostanze.

Sensibilizzare Sviluppare una consapevolezza maggiormente alle delle problematiche ambientali, problematiche rendendo accessibili le ricerca, ambiente, turismo, 9 ambientali, sviluppare informazioni e sviluppando studi e territorio l'istruzione e la ricerche capaci di analizzare e formazione in campo trovare soluzioni a tali ambientale problematiche Centrale all'interno dei processi decisionali è la pubblica Promuovere la consultazione, sia come controllo partecipazione del dei procedimenti che come 10 pubblico alle decisioni tutti apporto di informazioni e diversi che comportano uno metodi e approcci multi settoriali, sviluppo sostenibile aumentando anche la condivisione degli obiettivi, delle azioni e delle responsabilità Fonte: elaborazione Proteco Ai fini della VAS deve essere redatta una relazione ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano potrebbe avere sull’ambiente, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obbiettivi del piano. Le informazioni da fornire sono: a) illustrazione dei contenuti, obiettivi principali del piano e rapporto con gli altri piani o programmi pertinenti; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del piano; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) individuazione dei problemi ambientali esistenti, pertinenti al piano, compresi quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano ed il modo in cui, durante la sua preparazione se n’è tenuto conto; f) possibili effetti significativi sull’ambiente; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate ed una descrizione di come è stata effettuata la valutazione nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze

6 tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste per monitorare l’attuazione del piano j) sintesi non tecnica.

1.2. Metodologia e percorso della valutazione Dal punto di vista metodologico la VAS è stata pensata in due fasi corrispondenti al processo formativo del PAT. Inizialmente, infatti, si ragiona in termini di obiettivi di piano e di sostenibilità che portano alla formazione del documento preliminare basandosi su un’analisi generale e di contesto complessivo del territorio; in seguito, con il completamento del quadro conoscitivo si hanno gli strumenti necessari per arrivare ad una progettazione del PAT e una valutazione puntuale delle interazioni con l’ambiente. La prima fase, di tipo qualitativo, è finalizzata: • all’approfondimento degli obiettivi di sostenibilità in relazione a quelli di piano che hanno portato alla proposta di documento preliminare oggetto della concertazione e verifica dello stato attuale dell’ambiente; • all’individuazione dei punti di forza e di debolezza, di opportunità e di criticità o rischio del territorio e degli obiettivi di piano, ponendo particolare attenzione alle interazioni: - tra obiettivi e azioni di piano; - tra azioni di piano e componenti ambientali interessate; - tra componenti ambientali e impatti probabili; - a verificare la congruenza tra obiettivi di piano e di sostenibilità; - a individuare gli effetti significativi del piano per fornire considerazioni e suggerimenti sugli scenari di sviluppo da favorire. La seconda fase, di tipo quantitativo, è finalizzata a valutare gli effetti del piano (delle strategie e delle politiche-azioni): • rispetto agli obiettivi ambientali e allo scenario di riferimento che si è concretizzato nel progetto del PAT; • attraverso l’uso di opportuni indicatori; • quantificando gli effetti della possibile evoluzione tra la situazione esistente (scenario tendenziale) e gli scenari ipotizzati dal piano. In particolare lo sviluppo di appropriati indicatori permetterà di valutare e parametrare le trasformazioni previste misurando gli effetti che lo strumento avrà all’interno delle diverse componenti che caratterizzano il contesto fisico, ambientale e sociale. Infine, durante la fase di attuazione del PAT (formazione dei Piani di

7 Intervento) dovrà essere implementato il quadro conoscitivo e svolta l’azione di monitoraggio del piano e dei suoi effetti attraverso gli indicatori precedentemente definiti.

8 2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

2.1. Contestualizzazione geografica Il territorio comunale di si sviluppa con forma allungata ovest-est nel territorio della bassa pianura all’estremità sud occidentale della provincia di Venezia. Il paese confina a nord con i comuni di Fossò e Camponogara; a nord- est/est/sud-est con il di ; a sud e sud-ovest con la provincia di Padova, comuni di Piove di Sacco e Sant’Angelo di Piove di Sacco. Da nord, in senso orario, i confini comunali sono segnati dallo scolo Cornio, dal Brentella-Cornio, dal Fiumazzo e dal Rio Ramo. Elemento incisivo per il territorio comunale è il corso del fiume , che da esso viene attraversato in direzione nord-ovest/sud-est: in destra Brenta si sviluppano i centri di Campolongo – lungo la SP11 Campolongo-Piove di Sacco – e la frazione di Liettoli, al confine con la provincia di Padova. In sinistra Brenta sono invece la frazione di Bojon - sviluppata in forma allungata lungo il corso della SP14 Liettoli-Lova - e Santa Maria Assunta, frazione più recente, localizzata all’incrocio tra la SP14 e la SP13 «Antico Alveo del Brenta». La superficie comunale - che si attesta per 23,53 Kmq – dal punto di vista altimetrico si presenta caratterizzata da una pendenza generale da NW verso SE ed è posta a di sopra del livello medio del mare, a eccezione di un piccolo settore situato a nord dello scolo Fiumazzo. La quota maggiore si trova presso Liettoli, pari a 7 m s.l.m.; le quote inferiori sono comprese tra - 0,5 e 0 m slm. Il dislivello massimo naturale è quindi di circa 7 m.

Figura 1: Inquadramento territoriale

Fonte: elaborazione Proteco

9 2.2. Obiettivi principali e azioni del PAT Gli obiettivi del PAT del Comune di Campolongo Maggiore sono stati sviluppati in relazione ai sistemi che costituiscono il tessuto territoriale. I cinque sistemi individuati sono: • Fisico; • Ambientale; • Territoriale; • Sociale; • Paesaggistico. Gli obiettivi, in primo luogo, trovano diretta relazione con le criticità emerse in prima fase di analisi dello stato ambientale, e successivamente si considerano ipotesi di sviluppo e valorizzazione. Per valutarne la reale e concreta applicabilità sono state individuate le strategie utili al raggiungimento dell’obiettivo e le azioni specifiche. Lo schema così strutturato permette di individuare obiettivi che non rimangano dei desiderata, ma che producano effettivamente risultati leggibili attraverso un percorso coerente e verificabile. Gli obiettivi di completare i centri, riqualificare parti di tessuti insediativi esistenti, riorganizzare la mobilità vengono assunto come obiettivi strategici del PAT. A questo scopo viene definito il dimensionamento strategico del PAT, organizzata la perequazione urbanistica, predisposta la procedura degli accordi di pianificazione. Costruzione del nuovo e riqualificazione dell’esistente non procedono più separati, i nuovi margini della crescita e della trasformazione urbana, sono tutti finalizzati alla riqualificazione dei centri urbani, dell’ambiente, del paesaggio. Si promuove una significativa azione di riordino e riqualificazione ambientale ed urbanistica di tutto il tessuto insediativo esistente attraverso: 1. l’individuazione delle aree di riqualificazione e riconversione, di quelle idonee al miglioramento della qualità urbana e territoriale; 2. il sostegno al recupero del tessuto edilizio degradato mediante il credito edilizio; 3. la rilocalizzazione delle attività produttive obsolete e/o dismesse in zona impropria; 4. il completamento del sistema viario secondario; 5. il completamento del sistema dei servizi, con il rafforzamento delle polarità esistenti (scolastiche, sportive, ricreative, del tempo libero). Lo spazio agricolo dovrà essere riqualificato valorizzandone la componente paesaggistica ed ambientale, anche mediante la realizzazione di specifici corridoi ecologici, connessi con la rete ecologica di scala territoriale.

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3. RAPPORTO CON ALTRI PIANI E PROGRAMMI PERTINENTI

3.1. Nuovo PTRC Il Nuovo P.T.R.C., adottato con delibera di G.R. n° 372 del 17.02.2009, considera la diverse componenti fisiche e strutturali che costituiscono il sistema regionale identificando una serie di i sistemi che definiscono i diversi temi di sviluppo territoriale, considerando le componenti fisiche, naturalistiche, paesaggistiche e socio-economiche. Il nuovo PTRC inquadra il comune di Campolongo Maggiore nell’ampio sistema metropolitano policentrico incentrato su Padova e Venezia. Anche da un punto di vista ambientale, i suoi caratteri lo rendono assimilabile al sistema che copre l’ampia area retrostante la laguna, più precisamente esso rientra nell’ambito definito «bassa pianura padovana». È un ambito in cui uno dei maggiori elementi strutturanti è dato dall’orditura idraulica che non rappresenta una semplice evidenza, ma la matrice da cui si è sviluppata l’organizzazione stessa del territorio e dei suoi collegamenti. La maglia insediativa mantiene la propensione storica al modello sparso facendo emergere alcune polarità quali Piove di Sacco e un infittimento insediativo lungo gli assi sud orientali che da Padova scendono verso il Polesine. Tale struttura insediativa e relazionale si inserisce in un territorio in cui i sistemi colturali sono dominati dai seminativi e colture orticole specializzate.

Figura 2: Estratto Tavola 9 del PTRC del Veneto

Fonte: Piano Territoriale Regionale di Coordinamento 3.2. P.T.C.P. di Venezia Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), adottato dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n. 2008/104 del 05/12/2008, in applicazione della L.R. 11/2004, è stato elaborato con un vasto processo di partecipazione e ha assunto, da subito, un forte carattere sperimentale, legato ad una legge innovativa nei modi e nei soggetti che ha determinato un processo interpretativo e formativo continuo. Quello veneziano infatti, più di altri territori, per la sua intrinseca fragilità e la sua stessa artificialità e per la rilevanza universale dei valori in gioco, per effetto dei cambiamenti climatici globali è bersaglio di peggioramenti nelle condizioni ambientali. Rilevanti sono i cambiamenti che si prospettano anche in campo economico e sociale, con lo spostamento dall’industria di base verso nuove forme dell’economia della cultura e della conoscenza; ancora maggiore l’evoluzione in campo infrastrutturale, data dal totale riassetto dei trasporti che sarà causato in parte dal «Passante» di Mestre, in parte dal progresso della portualità e della nautica, connesse anche agli sviluppi del turismo. Le risposte del Piano si collocano perciò all’interno di un quadro normativo in movimento, a scala internazionale – con le politiche comunitarie collegate al Piano di sviluppo rurale e agli indirizzi di valorizzazione promossi dalla Convenzione Europea del Paesaggio - a scala nazionale, con le integrazioni al Codice dei Beni Culturali e del paesaggio e il Codice dell’Ambiente, e con i nuovi processi di governance del territorio, e a scala regionale, proprio con la sperimentazione applicativa della LR 11/2004. Alla luce degli scenari evolutivi del territorio e dell’ambiente del contesto regionale il Piano si sviluppa considerando le diverse componenti che caratterizzano il tessuto territoriale e sociale della provincia di Venezia, articolandosi poi in relazione alle aree territoriali che costituiscono la provincia stessa. Il Piano considera quindi lo stato di fatto attuale dei diversi contesti e delle dinamiche che si sono venute a sviluppare nei tempi più recenti. Il Comune di Campolongo Maggiore rientra in un’area che lo Schema Direttore ha definito «Brenta». Le linee strategiche tracciate per tale ambito territoriale sono le seguenti. Per il sistema insediativo, produttivo e della mobilità: ƒ riorganizzare il sistema insediativo mantenendo il Brenta come asse strutturante, limitare drasticamente il consumo di suolo privilegiando, agli incrementi episodici e destrutturanti, l’addensamento in corrispondenza dei centri primari e delle frazioni storiche;

12 ƒ riqualificare funzionalmente il sistema insediativo diffuso designando quale sede principale dei servizi alla popolazione i centri storici e le stazioni del trasporto pubblico; ƒ ristrutturare le attrezzature commerciali e produttive verso forme di concentrazione con la conseguente creazione di poli di livello sovra locale; ƒ agevolare le iniziative di coordinamento tra le attività produttive e promuovere servizi di supporto ai distretti produttivi; ƒ completare la rete SFMR con la creazione di stazioni prossime ai centri intermedi e parcheggi per lo scambio intermodale, adeguare quindi al nuovo ruolo le infrastrutture esistenti nonché garantire le connessioni tra TPL e SFMR. Per il sistema ambientale: ƒ aumentare la capacità di deflusso dei corsi d’acqua superficiali con la creazione di invasi di laminazione, assicurando la funzionalità della rete, limitando l’impermeabilizzazione dei suoli e favorendo gli impianti arborei; ƒ preservare le aree agricole in prossimità degli insediamenti favorendo colture orticole destinate al mercato locale o turistico; ƒ potenziare la rete ecologica favorendo le relazioni tra laguna e terraferma attraverso il coinvolgimento degli agricoltori nelle azioni di impianto di fasce tampone boscate e nella manutenzione delle canalizzazioni, nonché con la qualificazione e il potenziamento dei giardini e parchi pubblici e privati; ƒ proseguire le azioni intraprese in merito alla promozione turistica dirette allo sviluppo di un’offerta di «carattere e rango», alla qualificazione paesistica delle aree fruibili a partire dal lungo Brenta e infine l’organizzazione di percorsi con mezzi alternativi al veicolo privato su strada.

Le indicazioni del Piano in quanto all’area di Campolongo Maggiore si rivolgono: Per il sistema ambientale e paesaggistico: • complesso sistema fluviale, al quale si riconosce il valore di componente essenziale della percezione dei luoghi, quello del Brenta è definito «segno ordinatore» del territorio, elemento e sistema complesso che deve essere considerato anche nella sua funzione di integrazione tra i sistemi ambientale, insediativo e infrastrutturale. Come insieme di risorse per una fruizione ambientale, ricreativa e sportiva, dovrà essere oggetto di un generale progetto di tutela ambientale e di riqualificazione delle attrezzature fruitive; • assumendo l’obiettivo primario della conservazione della biodiversità del territorio, il Piano individua il progetto delle

13 Reti Ecologiche, quale azione strategica per lo sviluppo degli ecosistemi. Gli elementi della rete ecologica che connotano il territorio di Campolongo Maggiore sono rappresentati dai corridoi ecologici di area vasta del Brenta, del Brentella Cornio e del Fiumazzo oltre che da un ganglio secondario individuato lungo il Brenta, tra Campolongo e Piove di Sacco.

Per il sistema storico-culturale: • il Piano procede ad una nuova ricognizione del centro storico, nello specifico Campolongo e Liettoli, per meglio valutare la rilevanza di alcuni segni relitti e per valorizzare ulteriormente il territorio; • individuando il sistema degli itinerari di interesse storico- culturale, ambientale e turistico, con il fine di valorizzarne e conservarne i tracciati, il Piano identifica il corso del Brenta come itinerario ambientale primario, all’interno della rete fruitiva, itinerario che si relaziona con la rete ciclabile del triveneto; alcuni tratti di viabilità secondaria sono invece individuati come itinerari secondari, derivanti dall’analisi della rete ciclabile di livello provinciale, dall’individuazione dei percorsi turistici (itinerari eno-gastronomici, itinerari letterari ecc.) e dalla necessità di collegamento intercomunale degli elementi storico-culturali, ambientali e di servizio al sistema insediativo.

Figura 3: Estratto Tavola 4 del PTCP della Provincia di Venezia

Fonte: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

14 3.3. PRT del Veneto Il Piano Regionale dei Trasporti del Veneto si sviluppa sulla base del presupposto che esso stesso non sia da considerare come un semplice piano settoriale, dal momento che deve relazionarsi con tre distinti ambiti, per i quali la Regione esercita rilevanti competenze: il territorio, l’economia, l’ambiente. Lo scenario complessivo all’interno del quale il Piano si articola è quello della dimensione europea: la Regione è chiamata oggi a giocare un ruolo di primo piano all’interno dei processi di trasformazione e sviluppo che coinvolgono il proprio territorio su scala nazionale e internazionale. Sulla base di tali assunti, e recependo i principi definiti a livello internazionale riguardo allo sviluppo sostenibile e i diritti individuali e collettivi – Libro Bianco dei Trasporti – il piano recepisce il quadro internazionale definendo le priorità locali, gli indirizzi di sviluppo e le opere infrastrutturali primarie che coinvolgono il Veneto. La rete è definita su più livelli e in riferimento alle diverse modalità di trasporto, nell’ottica della realizzazione di un sistema gerarchizzato basato sulla creazione di maglie strutturate sulla base delle scale di relazione e di nodi funzionali. Le opere principali si articolano su:

• livello autostradale • rete stradale primaria • Sistema ferroviario Alta Velocità/Alta Capacità • SFMR • Sistema della logistica (porti, aeroporti, interporti) • Sistema idroviario. A partire dalla definizione delle linee guida e dall’individuazione delle opere, sono definite le priorità infrastrutturali. Il territorio comunale di Campolongo Maggiore rientra all’interno di un ambito di territorio coinvolto da una serie di trasformazioni rilevanti sul piano locale ma anche in relazione al disegno territoriale complessivo provinciale e regionale. In particolare, il comune è interessato direttamente dalla realizzazione del SFMR e indirettamente, poiché l’opera attraversa il territorio limitrofo di Campagna Lupia, dalla Romea Commerciale.

3.4. Nuova Romea Il progetto «E55 Nuova Romea», che interessa sia il territorio veneto che quello emiliano-romagnolo, si inserisce nel territorio lagunare veneziano, nell’area del Delta del Po, con un tracciato di oltre 130 Km che collega Ravenna alla città di Mestre. I principali obiettivi del progetto sono:

15 • realizzazione di un’infrastruttura che rappresenta la continuazione funzionale del sistema autostradale del Corridoio plurimodale Adriatico «acqua-ferro-gomma»: il tratto Ravenna - Mestre è al momento l’unico tratto non dotato di viabilità autostradale; • miglioramento dell’accessibilità del territorio, attraverso la separazione dei traffici commerciali e di transito da quelli locali e turistici (attuale SS 309); • aumento del livello di sicurezza stradale: all’oggi la SS 309 è tra le arterie a più alta incidentalità, con un livello di traffico che raggiunge i 22-24 mila veicoli/giorno caratterizzato in particolar modo da mezzi pesanti. Nel progetto preliminare del promotore ai fini dell’approvazione ( ex Art. 165 D.Lgs 163/2006 e ss.mm.ii) e nell’allegato SIA vengono indicate due ipotesi di tracciato autostradale. L’ipotesi “A” interessa il territorio comunale nell’ambito più ad est e l’ipotesi “B” fuori dal comune dove l’infrastruttura corre parallela all’attuale SR 309. Lo stesso SIA pur riportando le due alternative privilegia la soluzione “B”.

3.5. Sistema Metropolitano Ferroviario di Superficie Il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale del Veneto (SFMR) nasce con il Piano Regionale dei Trasporti redatto nel 1989: da qui è stato firmato un Protocollo d’Intesa con il Ministero dei Trasporti e Ferrovie dello Stato per la redazione dello studio generale di fattibilità del SFMR (1990). In seguito a ciò la Regione avvia le procedure per la realizzazione del SFMR a partire dalla redazione del progetto esecutivo approvato dalla Conferenza di servizi nel gennaio 1999. Il nuovo PRT considera il SFMR risposta alle esigenze di fondo del Veneto e in particolare della sua area centrare al fine di:

• definire un sistema di trasporto che sia in grado di servire e assecondare lo sviluppo di un territorio metropolitano, caratterizzato dalla policentricità degli insediamenti produttivi, economici e residenziali, coinvolgendo gran parte del territorio regionale; • garantire adeguati livelli di accessibilità tra i vari poi dell’area centrale, che ora decrescono a causa della crescente congestione della rete stradale. In dettaglio, il SFMR si prefigge di:

• garantire la mobilità della popolazione veneta in un contesto territoriale a struttura policentrica; • aumentare la qualità dei servizi regionali di trasporto collettivo in modo da renderli competitivi con il trasporto individuale; • contribuire al contenimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico generati dalla mobilità;

16 • aumentare la sicurezza del trasporto, che nel Veneto costituisce elemento di particolare gravità. Per quanto riguarda il comune di Campolongo Maggiore, è interessato dagli interventi di adeguamento dell’ attuale linea ferroviaria. In particolare gli adeguamenti riguardano: la realizzazione di una viabilità alternativa all’attuale SP14, interrotta dalle barriere mobili della linea stessa, dal rifacimento del ponte ferroviario sul fiume Brenta e da altri interventi resi necessari alla chiusura dei passaggi al livello privati. 3.6. Piano intercomunale delle acque Dopo gli eventi metereologici eccezionali meteorologici del 26 settembre 2007, è stato nominato dalla regione Veneto un commissario delegato per l’emergenza idraulica. Con la nota prot. n. 191991 del 09.04.2008 e la nota prot. n. 315406 del 17.06.2008 il commissario indirizza i comuni e i consorzi di bonifica al piano delle acque nella pianificazione comunale. Il comune di Campolongo Maggiore, con delibera di C.C. n° 4 del 25/01/2010 e delibera n° 51 del 21/05/2010 adotta e approva il “piano delle acque comunale” redatto in convenzione con i comuni di Campagna lupia e Camponogara e con i consorzi di bonifica relativi. Il Piano delle Acque Comunale prevede la realizzazione di alcuni interventi volti ad eliminare delle situazioni di criticità idrauliche esistenti nel territorio comunale. Il piano individua le “fossature esistenti” (consortili, comunali e private), è dotato di una regolamentazione per il mantenimento ed il miglioramento delle stesse ed inoltre propone interventi, che in alcuni casi interessano anche proprietà private, qualora siano state riscontrate delle criticità e delle sofferenze del regime idraulico, al fine di migliorare l’attuale situazione della rete di raccolta delle acque. Nella Tav. 2 “Relazione sulla Gestione” che in parte integra l’attuale e vigente Regolamento di Polizia rurale, norma gli interventi, le distanze, i divieti e i permessi, le manutenzioni, le fasce di rispetto, i tombinamenti e le sanzioni.

3.7. S.I.C. e Z.P.S. All’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore non rientrano aree di pregio naturalistico, come classificate dalla Rete Natura 2000. I siti più prossimi al territorio comunale si trovano a est, all’interno del comune di Campagna Lupia ( S.I.C. IT 3250002, IT 3250018, IT 3250024, IT 3250002, IT 3250007 ). Le possibili ripercussioni all’interno di tali sistemi sono studiati in modo più approfondito all’interno della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale.

17 Figura 4: SIC e ZPS

Fonte: siti natura 2000 (agg. 2008)

3.8. Considerazioni Osservando la strumentazione pianificatoria sovraordinata si evince come quello di Campolongo Maggiore sia considerato un territorio baricentrico ai poli di Venezia-Mestre e Padova. Un territorio a buona utilizzazione agricola, dove sono anche in campo dinamiche rilevanti sul piano infrastrutturale. Si evidenzia, dalla lettura dei diversi strumenti, come anche il territorio di Campolongo Maggiore sia interessato da interventi di natura infrastrutturale, con ricadute positive sul tessuto sociale e produttivo, quali il sistema SFMR e il passaggio della nuova autostrada Romea Commerciale, grazie alla quale dovrebbe migliorare anche l’accessibilità delle aree produttive. Si riconosce al territorio una preziosa ricchezza in termini di elementi storico-archeologici – per i quali si sollecitano interventi finalizzati alla salvaguardia della memoria storica e inseriti all’interno del sistema degli itinerari di interesse storico-culturale. Si riconosce inoltre nella rete principale dei corsi d’acqua (il Brenta, il Cornio ed altri fiumi consortili) un insieme di ambiti di particolare interesse naturalistico e ambientale e per gli stessi – e per le aree agricole ad essi prospicienti. Relativamente al sistema idraulico, viene riconosciuta dalla pianificazione le criticità presenti nel territorio mettendo in campo gli interventi necessari alla messa in sicurezza e alla prevenzione dei dissesti derivanti sia dalla rete dei grandi fiumi, sia dal sistema di bonifica.

18 4. LO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE

4.1. Aria Per definire la qualità della componente aria nel comune di Campolongo Maggiore è stato preso in esame il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (PRTRA).Tale piano deve provvedere, secondo quanto previsto dal D.Lgs.n. 351/99 «Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente» a individuare le zone del proprio territorio nelle quali i livelli di uno o più inquinanti comportino il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme. Sulla base dei valori rilevati il comune è stato assegnato ad una determinata classificazione, alla quale corrisponde uno specifico piano da adottare per il raggiungimento/mantenimento delle concentrazioni ammesse dalle normative vigenti. Si riporta, in prima istanza, come all’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore, ne in sua prossimità, siano localizzati punti di misurazione della rete di monitoraggio dell’ARPAV. Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 3195 del 17/10/2006 si determina infatti una nuova classificazione del territorio regionale, basata sulla densità emissiva (quantità di inquinante su unità di superficie) di PM10 primario e secondario di ciascun comune.

È stata definita poi la seguente classificazione:

Tabella2: Classificazione per densità emissiva

ZONA DENSITA' EMISSIVA DI PM10

A1 Agglomerato Comuni con densità emissiva di PM10 > 20 tonn/anno kmq

A1 Provincia Comuni con densità emissiva di PM10 tra 7 e 20 tonn/anno kmq

A2 Provincia Comuni con densità emissiva di PM10 < 7 tonn/anno kmq C Provincia Comuni con altitudine superiore ai 200 m s.l.m. Z.I. PRTRA Comuni caratterizzati dalla presenza di consistenti aree industriali Fonte: Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera

I comuni – come Campolongo Maggiore - con densità emissiva tra 7 e 20 t/anno kmq, inseriti nelle aree A1 Provincia, rappresentano una fonte media di inquinamento per se stessi e per i comuni vicini, ai quali devono essere applicate misure finalizzate al risanamento della qualità dell’aria e, se necessario, piani di azione di natura emergenziale.

19 Figura 5: Zonizzazione amministrativa della Provincia di Venezia

Fonte: ARPAV 2006 Dai dati rilevati presso comuni confinanti in occasione della campagna di monitoraggio dell’aria – eseguita mediante laboratori mobili per il controllo della qualità dell’aria in Provincia di Venezia nell’anno 2006 e 2007 – emerge un peggioramento della situazione, in riferimento alle PM10. Tenendo in considerazione l’area più vasta, i comuni limitrofi, in particolare Campagna lupia e Camponogara, presentano livelli di inquinanti tali da rientrare all’interno di classi a rischio. In entrambi i comuni le campagne di monitoraggio hanno rilevato un superamento del valore limite di PM10 molto frequente. Lo stesso vale per la concentrazione giornaliera di PM10 è stata ben superiore. In assenza di un inventario regionale delle emissioni in atmosfera, l’Osservatorio Regionale Aria ha prodotto una stima preliminare delle emissioni su tutto il territorio regionale, elaborando i dati di emissione forniti con dettaglio provinciale da APAT – CTN-ACE (Centro Tematico Nazionale – Atmosfera Clima Emissioni) per l’anno di riferimento 2000. L’elaborazione è stata realizzata attuando il cosiddetto processo di «disaggregazione spaziale» dell’emissione, ovvero assegnando una quota dell’emissione annuale provinciale a ciascun comune, in ragione di alcune variabili sociali, economiche e ambientali note. Per la valutazione delle emissioni comunali le sorgenti di emissione sono state suddivise in 11 macrosettori: 1. combustione, settore energetico 2. combustione, non industriale 3. combustione, industriale 4. processi produttivi

20 5. estrazione e distribuzione combustibili 6. uso di solventi 7. trasporti stradali 8. sorgenti mobili 9. trattamento e smaltimento rifiuti 10. agricoltura 11. altre sorgenti I 21 inquinanti per i quali sono state fornite le stime di emissione sono i seguenti:

• ossidi di zolfo (SO2 + SO3);

• ossidi di azoto (NO + NO2); • composti organici volatili non metanici;

• metano (CH4); • monossido di carbonio (CO);

• biossido di carbonio (CO2);

• protossido di azoto (N2O);

• ammoniaca (NH3); • articolato minore di 10 µm (PM10); • arsenico (As); • cadmio (Cd); • cromo (Cr); • rame (Cu); • mercurio (Hg), • nichel (Ni); • piombo (Pb), • selenio (Se); • zinco (Zn); • diossine e furani; • idrocarburi policiclici aromatici (IPA);

• benzene (C6H6).

21 I diversi valori sulla base delle fonti di emissione2 sono:

Tabella3: Sostanze inquinanti per macrosettore

Inquinante/Unità Macrosettore TOTALE di misura 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

CO - t/a 0,0 82 3,1 5,5 0,0 0,0 649,7 38,6 10,0 0,8 0,0 790

CO2 - t/a 0 15.206 13.761 289 0 194 20.337 3583 0 0 657 54.028

CH4 - t/a 0,0 4,5 0,3 0,1 64 0,0 7,2 0,3 0,5 29,1 0,0 106

SOx - t/a 0,0 1,6 8,7 0,8 0,0 0,0 2,3 0,6 0,0 0,0 0,0 14

NOx - t/a 0,0 16,9 9,2 0,1 0,0 0,0 132,4 50,1 0,4 0,0 0,0 209

N2O - t/a 0,0 1,3 0,3 0,0 0,0 0,0 1,8 0,9 0,0 10,7 0,0 15

NH3 - t/a 0,0 0,0 0,0 1,0 0,0 0,0 2,5 0,0 0,0 48,3 0,0 52

PM10 - t/a 0,0 3,3 1,0 0,3 0,0 0,0 11,2 6,9 0,6 0,1 0,0 23

IPA - kg/a 0,0 7,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 0,1 1,5 0,0 0,0 10

Benzene - t/a 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 2,3 0,2 0,0 0,0 0,0 3 Diossine e furani - g(TEQ)/a 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0

COV - t/a 0,0 7,6 0,7 2,3 11 62,4 120,5 14,9 0,5 0,1 0,0 220

Zinco - kg/a 0,0 1,9 2,0 0,8 0,0 0,0 0,2 0,3 0,0 0,0 0,0 5

Arsenico - kg/a 0,0 0,1 4,7 0,0 0,0 0,0 0,0 0,2 0,0 0,0 0,0 5

Cadmio - kg/a 0,0 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0

Mercurio - kg/a 0,0 0,3 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0

Nichel - kg/a 0,0 4,2 1,9 0,6 0,0 0,0 0,0 9,8 0,0 0,0 0,0 17

Piombo - kg/a 0,0 0,4 0,9 0,0 0,0 0,0 121,5 0,7 0,0 0,0 0,0 123

Rame - kg/a 0,0 0,3 0,7 0,0 0,0 0,0 0,5 0,3 0,0 0,0 0,0 2

Selenio - kg/a 0,0 0,0 3,1 0,0 0,0 0,0 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 3

Cromo - kg/a 0,0 0,2 2,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 3

Totale 0 15.339 13.800 300 75 256,5 21.390 3.707 13,5 90 657 55.628

Fonte: Quadro Conoscitivo regione Veneto, elaborazione Proteco Sulla base dell’analisi così sviluppata in relazione ai macrosettori fonte di sostanze inquinanti dell’aria, si osserva come all’interno del comune di Campolongo Maggiore siano maggiormente elevate le emissioni di CO2, originato dalla combustione incompleta dei combustibili organici.

La sorgente principale di emissione è costituita dai trasporti stradali (in particolar modo i veicoli a benzina) a cui si attribuisce il 38% delle emissioni. A seguire, le combustioni non industriali – combustioni civili, di impianti fissi con l’impiego di carbone, olio combustibile,

2 Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera, anno 2002.

22 legno – con il 28% del carico di emissione e le combustioni industriali (25%).

Figura 6: Contributo dei macrosettori

CONTRIBUTO DEI MACROSETTORI (riferimento anno 2000)

7% 0% 1% 28%

38%

0% 1% 25%

1 - settore energetico 2 - combustione non industriale 3 - combustione industriale 4 - processi produttivi 5 - distribuzione combustibili 6 - uso di solventi 7 - trasporti stradali 8 - sorgenti mobili 9 - smaltimento rifiuti 10 - agricoltura 11 - altre sorgenti

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, dati anno 2000, elaborazione Proteco

Tabella4: Stato di fatto della risorsa Aria ARIA DPSIR Stato attuale Trend

S ?

Livelli di concentrazione degli inquinanti Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

Osservatorio 2000 aria - ARPAV * Fonte: elaborazione Proteco

4.2. Clima La situazione climatica dell’area in cui si estende il territorio comunale è caratterizzata da un notevole grado di continentalità, tipico del compartimento climatico padano – benché con forte influenza del mare - con inverni rigidi, estati calde e notevole umidità atmosferica. Caratteristica principale è proprio l’elevato grado di umidità, specialmente sui terreni irrigui, che rende afosa l’estate e dà origine a nebbie frequenti e fitte durante l’inverno. Dai dati ricavati dalle stazioni meteo dell’ARPAV presenti sul territorio, risulta che la temperatura presenti un valore medio annuo di 14.9 ºC ed un’escursione media annua di circa 20ºC. Il mese più

23 freddo è gennaio, con una temperatura media di 4.6 ºC e quello più caldo è luglio, con una temperatura media di 23.3 °C. Le precipitazioni sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno, ad eccezione dell’inverno che risulta la stagione più secca: nelle stagioni intermedie prevalgono le perturbazioni atlantiche, mentre in estate vi sono temporali assai frequenti e spesso grandigeni. In media la precipitazione totale è di circa 850 mm annui, con una estrema variabilità da un anno all’altro: il regime pluviometrico risulta decisamente equinoziale con due massimi di precipitazione - uno in primavera e uno, meno pronunciato, in autunno, con due minimi, uno in inverno e in estate. Prevale in inverno una situazione di inversione termica, accentuata dalla limitata ventosità, con accumulo di aria fredda in prossimità del suolo. Sono allora favoriti l’accumulo dell’umidità che dà origine alle nebbie e la concentrazione degli inquinanti rilasciati al suolo che arrivano di frequente a valori elevati soprattutto nel centro urbano. In prevalenza vi sono venti deboli provenienti da N-NO specie in inverno e venti >2m/s provenienti prevalentemente da NE e da E-SE, tipici del semestre freddo e più intensi in autunno.

Come si evince dall’andamento della serie «media mensile» - a sua volta ricavata dalla media delle precipitazioni mensili degli anni 1996- 2007 – le precipitazioni presentano due periodi di massima in corrispondenza della stagione primaverile (77 mm) e di quella autunnale (105 mm). La stagione meno piovosa è quella invernale, con un minimo nel mese di febbraio (36 mm) mentre in estate si registrano precipitazioni intorno ai 70 mm

ANDAMENTO PRECIPITAZIONI (anni 1996 - 2007)

250,00

200,00

150,00

100,00

precipitazioni (mm) 50,00

0,00 123456789101112 mesi Medio mensile 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Fonte: elaborazione Proteco

24 Per quanto riguarda le temperature si nota come le più basse si registrano nei mesi di dicembre e gennaio, mesi in cui il valore medio dei valori minimi delle minime giornaliere mensili è di circa 0°C. Nel periodo estivo la temperatura minima raggiunge invece i 16,4°C nei mesi di luglio e agosto. In quanto alle temperature massime, esse si raggiungono nei mesi estivi, in cui il valore medio del valore massimo delle massime giornaliere è intorno ai 28,7°C nei mesi di luglio e agosto. Più significativo è il trend della curva gialla che, rappresentando la media per le tre stazioni meteorologiche di riferimento del valore medio delle medie giornaliere mensili, fornisce un’informazione precisa sull’andamento reale delle temperature durante l’arco temporale dell’anno solare. La temperatura media più bassa si registra nel mese di gennaio (0,1°C) per poi crescere nei mesi successivi fino a raggiungere il massimo durante i mesi di luglio e agosto, con temperature intorno ai 23°C. La temperatura decresce poi dal mese di settembre fino a raggiungere i 3,5°C nel mese di dicembre.

VALORI MEDI DI TEMPERATURA

35,00

30,00

25,00

20,00

15,00

10,00 temperatura (°C)

5,00

0,00 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC mesi

valore medio (anni 1996 - 2007)del valore minimo delle minime giornalieri mensili valore medio (anni 1996 - 2007)del valore medio delle medie giornalieri mensili valore medio (anni 1996 - 2007)del valore massimo delle massime giornalieri mensili

Fonte: dati Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

Per la valutazione del clima si prende in considerazione anche il parametro dell’umidità relativa.: più significativo dell’umidità assoluta - valore che dipende dalla temperatura dell’aria - questo parametro è dato dal rapporto tra umidità assoluta e umidità di saturazione; da esso dipende la formazione delle nubi, delle nebbie e delle precipitazioni. Dai dati si nota come i valori più bassi di umidità relativa si registrino nei periodi estivi mentre nei mesi invernali i valori minimi di umidità relativa sono sempre superiori al 60%. Tali dati sono a conferma del

25 fenomeno della nebbia, il quale si manifesta con maggior frequenza nei mesi più freddi. I valori medi dell’umidità relativa sono, durante l’intero arco dell’anno, superiori al 70%. In quanto alle massime, in tutti i periodi dell’anno sono stati raggiunti valori di umidità relativa vicini al 100%.

4.3. Acqua La ricca rete idrografica che alimenta il territorio di Campolongo rientra all’interno del Bacino Scolante della Laguna di Venezia. La rete idrografica è rappresentata in primis dal ramo della Brenta Nuova, detto «Cunetta», che attraversa l’intera lunghezza del territorio comunale in direzione NO/SE ad un livello più alto rispetto al piano campagna – costretto in parte tra imponenti arginature - e scolante nel corpo idrico della Laguna di Venezia. Ad esso si affianca lo scolo Brentella, come il Brenta gestito dal consorzio Bacchiglione-Brenta. La rete idrografica minore – legata per lo più a un ambiente agricolo di bonifica recente, con appezzamenti di ampie dimensioni e prevalenza di monocoltura - è invece rappresentata da una maglia di canali di varie dimensioni, per lo scolo naturale e artificiale delle acque e per l’irrigazione. Il sistema delle acque comunali è gestito in massima parte dal Consorzio di Bonifica «Brenta-Bacchiglione» (82,51% del territorio comunale); per una ridotta porzione del territorio, la frazione di Santa Maria Assunta, il Consorzio di riferimento è il Sinistra Medio Brenta (17,49%). Il confine tra i due consorzi è determinato dal tracciato della SP 13 e dallo Scolo Fiumazzo. In quanto ai valori specifici della qualità delle acque del fiume Brenta - nel suo tratto all’interno del territorio di Campolongo ma in generale in tutto il tratto della Cunetta - non sono al momento a disposizione dati di monitoraggio. Tuttavia si è proceduto alla valutazione dello stato delle acque in considerazione dei dati presenti all’interno del Piano di Tutela delle Acque e dei monitoraggi effettuati dall’ARPAV, prendendo in esame le sezioni di rilevamento situate a monte e a valle del territorio comunale in corrispondenza del fiume Brenta presso la stazione di Ponte di Brenta (PD) e di . Considerando la distanza tra i punti di monitoraggio e il territorio comunale non appare significativo considerare i valori misurati all’interno del Brenta. In fase di monitoraggio del piano sarà opportuno considerare la necessità di approfondire la tematica individuando sezioni di monitoraggio della qualità delle acque capaci di evidenziare le relazioni tra corso d’acqua e tessuto insediativo locale.

26 Tabella5: Stato di fatto della risorsa Aria ACQUA DPSIR Stato attuale Trend

S / /

Qualità acque superficiali Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

ARPAV / /

Fonte: elaborazione Proteco Per valutare il livello di inquinamento delle risorse idriche sono stati presi in esame due parametri: il carico organico potenziale ed il carico trofico potenziale. Il carico organico potenziale fornisce una stima, espressa in abitanti equivalenti (A.E.3), dei carichi organici (biodegradabili) totali presenti in una certa area derivanti da attività di origine civile o industriale.

CARICO POTENZIALE ORGANICO Anno Popolazione Carico potenziale Carico organico 2001 organico Civile AE Industriale AE 3.253 9.196 12.313

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco Il carico potenziale organico civile è direttamente proporzionale al numero di abitanti del comune; il carico potenziale organico industriale viene invece calcolato sulla base del numero di addetti che operano in uno specifico settore e utilizzando dei coefficienti opportuni che variano a seconda dell’attività. Come si osserva dai dati forniti dall’ARPAV per l’anno 2001, le attività industriali presenti nel comune di Campolongo Maggiore sono responsabili dell’inquinamento delle acque in misura maggiore rispetto alla popolazione residente nel territorio. Il secondo indice - il carico trofico potenziale - fornisce la stima, calcolata per azoto e fosforo, delle quantità potenzialmente immesse nell’ambiente appunto di azoto e fosforo, derivanti da attività di origine civile (carico potenziale trofico civile per N e P in t/anno), agricola (valutando separatamente gli apporti zootecnici, da terreni coltivati e da terreni incolti - carico potenziale trofico agro-zootecnico per N e P in t/anno ) e industriale (carico potenziale trofico industriale per N e P in t/anno).

3 Per abitante equivalente (A.E.) si intende il carico organico biodegradabile avente una richiesta di O2 a 5 giorni (BOD5) pari a 60gr di O2 al giorno.

27 CARICO POTENZIALE TROFICO DA AZOTO Carico potenziale Carico Potenziale Carico potenziale Anno trofico Civile AZOTO Agro Zootecnico trofico Industriale 2001 t/a AZOTO t/a AZOTO t/a 41,4 285,1 82,0 CARICO POTENZIALE TROFICO DA FOSFORO

Anno Carico potenziale Carico Potenziale Carico potenziale 2001 trofico Civile Agro Zootecnico trofico Industriale FOSFORO t/a FOSFORO t/a FOSFORO t/a 5,5 124,1 7

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

L’azoto e il fosforo, per la loro azione eutrofizzante e le conseguenti interazioni con la disponibilità di ossigeno disciolto nelle acque, costituiscono una potente chiave di lettura delle pressioni generate dal sistema antropico sugli ecosistemi acquatici. I dati riportati in tabella dimostrano che il settore agro-zootecnico detiene il peso elevato nell’immissione nei corpi idrici di azoto e fosforo. Le attività agricole e zootecniche – che a Campolongo Maggiore hanno una presenza di circa 500 aziende con allevamenti e circa 20.000 capi tra bovini, suini e avicoli - utilizzano infatti azoto e fosforo come fertilizzanti in quanto elementi nutritivi fondamentali per soddisfare i fabbisogni delle piante. Va sottolineato come il fenomeno dell’eutrofizzazione dei corsi d’acqua non vada trascurato, dal momento che l’immissione di alte concentrazioni di nutrienti in acqua può avere ripercussioni negative non soltanto sull’ecosistema locale ma anche sull’ecosistema lagunare tenendo conto che le acque che scorrono nel comune di Campolongo Maggiore rientrano nel bacino scolante della Laguna di Venezia. Il «Piano per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella laguna di Venezia» o «Piano 2000» focalizza la propria attenzione sulle sorgenti inquinanti del Bacino Scolante e prevede la riduzione dei carichi che si vengono a concentrare all’interno della Laguna di Venezia. Il Piano Direttore 2000, oltre a definire degli obiettivi di qualità per il corpo idrico lagunare, stabilisce pertanto degli obiettivi Va detto che solo una parte dei nutrienti versati nel reticolo idrografico del bacino scolante raggiunge la Laguna di Venezia; durante la loro permanenza nella rete idrica superficiale tali carichi subiscono infatti una riduzione ad opera delle capacità di autodepurazione dei corsi d’acqua. In conseguenza dei meccanismi di abbattimento naturale dei nutrienti l’ambiente ideale per la denitrificazione e la defosfatazione è costituito da corsi d’acqua lenti con fitta vegetazione sommersa e riparia, quali sono in genere i collettori della rete idrica secondaria (canali di bonifica). Anche la rete

28 idrica principale del Bacino Scolante, formata da canali artificiali e da corsi d’acqua di pianura a corrente lenta, costituisce un ambiente piuttosto favorevole all’abbattimento dei nutrienti.

Tabella6: Carichi inquinanti delle risorse idriche CARICHI INQUINANTI DPSIR Stato attuale Trend

P ?

Carichi inquinanti delle risorse idriche Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

ARPAV * 2001 Fonte: elaborazione Proteco Per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque sotterranee si considera l’indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee), che definisce dal punto di vista chimico il grado di compromissione degli acquiferi per cause naturali e antropiche. La situazione idrogeologica comunale è caratterizzata da un sistema a più falde sovrapposte e in pressione, alloggiate nei materiali più permeabili, quali le sabbie, separate da letti di materiali argillosi praticamente impermeabili. Esiste poi una falda superficiale di tipo freatico – non in pressione – la cui superficie si trova appena al di sotto del piano di campagna. In realtà, più che di una singola falda trattasi di un insieme di piccole falde superficiali, in comunicazione idraulica tra loro e talora dotate di debole pressione. Dalle analisi condotte da ARPAV negli anni tra i 2002 e il 2005, prendendo in considerazione lo stato qualitativo delle acque sotterranee – e nello specifico l’indice SCAS, che esprime sinteticamente la qualità chimica delle acque di falda – emerge come il pozzo n.16, rientrante all’interno del territorio di Campolongo, mantenga negli anni la classe 0. Essa rappresenta uno «stato particolare» dell’acquifero, dovuto alla presenza per fattori esclusivamente naturali di sostanze definibili come inquinanti: l’impatto antropico è quindi nullo o trascurabile, nonostante le particolari caratteristiche idrochimiche naturali siano al di sopra della classe 3 (impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con segnali di compromissione). In quanto alla qualità dell’acqua consumata dai cittadini, ARPAV ha valutato, tra i parametri chimici, in particolar modo i livelli dei nitrati, a causa dell’impatto negativo che gli stessi hanno sulla salute umana. In quanto al grado di vulnerabilità della falda freatica – come da PTRC – esso viene individuato attraverso il metodo SINTACS, un

29 sistema parametrico a punteggi, che si basa sulla valutazione di parametri quali soggiacenza, infiltrazione efficace, tipologia della copertura, caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero, conducibilità idraulica dell’acquifero, acclività della superficie topografica. Per il comune di Campolongo si è individuato un livello di vulnerabilità dell’acquifero medio.

Figura 7: Stato di fatto della risorsa Acque sotterranee ACQUE SOTTERRANEE DPSIR Stato attuale Trend

S

Concentrazione di nitrati Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

ARPAV ** 2002-2003

Fonte: elaborazione Proteco All’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore la società «Veritas» si occupa della gestione del ciclo integrato delle acque, e cioè prelievo, trattamento e distribuzione di acqua ad uso civile; raccolta e trasporto dei reflui prodotti nel territorio; coordinamento della gestione del servizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il comune è dotato di una rete acquedottistica completa e di una rete fognaria – nera e mista – di circa 21 Km di lunghezza, a copertura quasi totale del territorio comunale con un sistema di depurazione della totalità delle acque reflue convogliate nella rete stessa. All’oggi le acque reflue raccolte nella pubblica fognatura sono collettate, per il trattamento, all’impianto di depurazione di Fusina – gestito in convenzione con l’ASPIV di Venezia e dimensionato per circa 500.000 abitanti equivalenti – in cui sono trattati complessivamente 35.500.000 m³ di liquami all’anno. Secondo il Piano d’Ambito A.A.T.O.Laguna di Venezia, le criticità principali rilevate sono: - una buona percentuale della rete fognaria è in cemento- amianto; - è necessaria una ricerca delle infiltrazioni; - a fonte dei cambiamenti climatici e dell’urbanizzazione risulta insufficiente la rete dei canali minori; - è medio-alto il valore della vulnerabilità del suolo e dei pozzi privati, numerosi soprattutto in località Campolongo e Bojon.

30 4.4. Suolo e sottosuolo Gli aspetti geomorfologici principali di Campolongo Maggiore sono di origine relativamente recente e legati essenzialmente alla morfologia fluviale del fiume Brenta e dei suoi numerosi rami. Il territorio è caratterizzato per la maggior parte da depositi fluviali della pianura alluvionale recente: si individuano numerosi dossi fluviali, riconoscibili spesso dai tracciati delle vie di comunicazione e dalla dislocazione dei centri urbani, che si sono andati formando proprio lungo queste forme. Si ipotizza, dall’osservazione stereoscopica e dall’analisi della tessitura granulometria, una composizione data da banchi sabbiosi o sabbioso-limosi con buone caratteristiche drenanti. Tra i dossi fluviali, che si allungano prevalentemente in direzione nord-ovest/sud-est e le zone più depresse, verso la laguna, si individua la presenza di ampie zone di pianura costituite da depositi alluvionali indifferenziati, composti da sedimenti limosi e limoso-sabbiosi. Anche queste aree, che coinvolgono gran parte del territorio comunale, sono interessate da forme di antiche divagazioni fluviali. Dagli studi effettuati dalla Provincia di Venezia4 risulta come nelle aree non intensamente urbanizzate siano presenti tratti di paleoalvei caratterizzati da un andamento meandriforme con granulometria sabbioso-limosa nella loro parte superficiale passando a sabbiosi talora anche sciolti in profondità.

Figura 8: Inquadramento geomorfologico del comune di Campolongo Maggiore

Fonte: Provincia di Venezia Considerando il contesto, l’intero territorio comunale è sottoposto a scolo di tipo meccanico: sono presente una serie di idrovore – fuori

4 osservazioni effettuate per la realizzazione dello studio «Geomorfologia della provincia di Venezia, a cura di A. Bondesan e M. Meneghel, 2004.

31 territorio comunale - necessarie per convogliare le acque che altrimenti non riuscirebbero a defluire. Si sono individuate anche le zone critiche legate al rischio idraulico da rete di bonifica, basandosi sui dati raccolti dai Consorzi di Bonifica stessi in quanto agli allagamenti degli ultimi 5-7 anni. Sono state individuate in tal modo alcune aree – in realtà ampiamente estese – tali da evidenziare un’estrema fragilità del territorio comunale, e da considerare la possibilità che, con eventi meteorologici di particolare intensità, si possano verificare allagamenti per la quasi totalità del territorio. All’interno del territorio comunale risulta individuabile una serie di cave di ridotte dimensioni, che ha avuto origine dagli scavi per la costruzione degli argini del Brenta. L’utilizzo del materiale ricavato non ha dato origine ad ulteriori attività estrattive. Parte dell’area delle cave - situata lungo il corso del Brenta, verso il tratto sud-orientale del confine comunale – è interessata all’oggi dalla realizzazione di un progetto didattico, attraverso la ricostruzione di un villaggio paleoveneto e la realizzazione di un percorso educativo -ricreativo che colleghi il villaggio stesso al museo archeologico di Bojon. Si fa presente che all’interno del comune di Campolongo Maggiore non sono presenti discariche. È in programmazione la realizzazione di un ecocentro, atto al ricevimento di rifiuti urbani o loro frazioni, che non prevedono l’istallazione di strutture tecnologiche e processi di trattamento.

4.4.1. Uso del suolo In quanto all’uso del suolo all’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore, attraverso l’analisi delle foto aeree e della strumentazione urbanistica vigente è stato possibile selezionare ogni area del territorio con caratteristiche omogenee, distinte in relazione all’utilizzo antropico o agricolo. Osservando l’immagine appare subito chiaro come il tessuto urbano all’interno del comune di Campolongo Maggiore sia distribuito per la maggior parte lungo la principale via di comunicazione definita dalle diverse vie che una dopo l’altra collegano il centro di Campolongo Maggiore alla frazione di Bojon; per essere più precisi si fa riferimento al continuum creato tra le vie Piera, Roma e Passo nella parte sud del fiume Brenta per poi continuare dopo il suo attraversamento in via Villa e via Lova. Sempre legato all’aspetto urbano, sia esso di carattere residenziale sia produttivo, si denota un consumo di superficie a favore dell’edificato simile tra la frazione di Bojon e il capoluogo Campolongo. Nella parte a Ovest del comune, confinante con la provincia di Padova, si trova la frazione di Liettoli, il centro residenziale si sviluppa in maniera radiale dall’incrocio tra la SP12 e SP14

32 soprattutto in direzione del capoluogo, scendendo poi lungo la SP14 verso Piove di Sacco si trova la zona artigianale di modeste dimensioni rispetto al centro urbano. Dalla parte opposta del territorio comunale rispetto a Liettoli invece c’è la frazione di Santa Maria Assunta, corrispondente alla zona est dell’antico alveo del fiume Brenta, considerata una delle zone basse del comune dove la malaria era presente fino agli inizi del ‘900 ora vivace realtà produttiva. La superficie stante l’intorno dei centri urbani è caratterizzata dalla presenza di strutture residenziali sparse disposte lungo le strade comunali e formano una fitta rete che va copiosamente ad insinuarsi nella matrice agricola. Passando ora alla descrizione del tessuto agricolo si può osservare (tavola della Copertura del suolo agricolo) come questo sia per la maggior parte caratterizzato da appezzamenti di dimensioni medio- piccole dedicati alla coltivazione di mais e da altre tipologie di seminativi in aree irrigue come soia e barbabietola da zucchero. Per quanto concerne le colture di pregio non si riscontrano estese coltivazioni a vigneto, in genere se ne trovano di modeste dimensioni legati alle aziende agricole, uniformemente distribuiti sul territorio comunale. Nel territorio comunale poi si osservano superfici coltivate a vivaio, sono stati cartografati però solamente quelli che risultano essere permanenti ma nella realtà la superficie complessiva a vivaio risulta essere più estesa, si tratta però di vivai “temporanei” per la produzione di piantine di due o tre anni.

Figura 9: Carta dell’uso del suolo

33 Zone di particolare interesse sotto il profilo della valenza ambientale non sono presenti, se non lungo il corso del fiume Brenta e nelle aree di ex cava presenti nelle vicinanze dello stesso fiume, soprattutto nel suo ultimo tratto più a sud del territorio comunale. Le cave hanno avuto origine dagli scavi per la costruzione degli argini del Brenta, l’utilizzo del materiale estratto non ha poi dato origine a successive attività di scavo ma a un progressivo abbandono delle superfici, per questo motivo si sono potuti avviare processi di rinaturalizzazione spontanea. Parte di queste aree oggi è soggetta alla realizzazione di un progetto didattico attraverso la ricostruzione di un villaggio paleoveneto e la realizzazione di un percorso che lo colleghi al museo archeologico di Bojon.

Codice Corine Land Cover Superficie Superficie Descrizione tipo uso del suolo (ha) (%) 11210 Tessuto urbano discontinuo denso con uso misto (Sup. Art. 50%-80%) 145,21 6,87 11220 Tessuto urbano discontinuo medio, principalmente residenziale (Sup. Art. 30%-50%) 89,78 4,25 11230 Tessuto urbano discontinuo rado, principalmente residenziale (Sup. Art. 10%-30%) 23,26 1,10 11300 Classi di tessuto urbano speciali 0,81 0,04 11320 Strutture residenziali isolate 114,62 5,42 12110 Aree destinate ad attività industriali 22,99 1,09 12130 Aree destinate a servizi pubblici, militari e privati 10,94 0,52 12220 Rete stradale secondaria con territori associati 89,68 4,24 12230 Rete ferroviaria con territori associati 2,37 0,11 13300 Aree in costruzione 5,47 0,26 14100 Aree verdi urbane 14,65 0,69 14200 Aree destinate ad attività sportive ricreative 10,90 0,52 21200 Terreni arabili in aree irrigue 89,72 4,25 21211 Mais in aree irrigue 1072,43 50,75 21212 Soia in aree irrigue 102,47 4,85 21213 Barbabietola in aree irrigue 47,11 2,23 21216 Foraggere in aree irrigue 9,03 0,43 21221 Cereali in aree irrigue 110,08 5,21 21230 Vivai in aree irrigue 63,35 3,00 21241 Orticole in pieno campo in aree irrigue 21,83 1,03 21250 Piante industriali in aree irrigue 1,40 0,07 21280 Superfici a riposo in aree irrigue 17,81 0,84 22100 Vigneti 86,78 4,11 22200 Frutteti 0,35 0,02

34 22410 Arboricoltura da legno 12,68 0,60 22420 Pioppeti in coltura 3,52 0,17 23100 Superfici a copertura erbacea: graminacee non soggette a rotazione 16,28 0,77 23200 Superfici a prato permanente ad inerbimento spontaneo, comunemente non lavorata 52,55 2,49 24200 Sistemi colturali e particellari complessi 10,59 0,50 31100 Bosco di latifoglie 2,59 0,12 31152 Robinieto 1,24 0,06 31196 Querco carpineto planiziale 1,64 0,08 41100 Ambienti umidi fluviali 18,93 0,90 51110 Fiumi, torrenti e fossi 35,42 1,68 51210 Bacini senza manifeste utilizzazione produttive 0,94 0,04 61100 Gruppo arboreo 1,76 0,08 61200 Filare 33,52 1,59 61300 Fascia tampone 13,36 0,63 Totale STC 2358,07 111,60

Tabella7: Ripartizione colturale della superficie comunale

All’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore il riferimento principale per le criticità idrogeologiche è il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico del Brenta-Bacchiglione, redatto dall’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione. Il PAI inserisce la gran parte del territorio comunale all’interno di un’area a pericolosità moderata, P1, caratterizzante un po’ tutta l’area della Saccisica. L’unica porzione di territorio esente da caratteri penalizzanti si riconosce alla sinistra idraulica del Brenta, in cui si è sviluppato il centro urbano di Bojon. Nello specifico: ƒ in P1 tutta l’area ad ovest dello Scolo Cornio Nuovo fino al confine comunale; ƒ in P1 tutta l’area a est della SP 13 fino al confine comunale; ƒ in P4 – pericolosità molto elevata – una stretta fascia lungo l’alveo del fiume Brenta, individuata come “area fluviale”. Prendendo invece in considerazione i dati forniti dai Consorzi di Bonifica, in relazione agli allagamenti degli ultimi 5-7 anni, l’analisi degli scenari di rischio idraulico associati alla rete idrografica minore mette in evidenza un’estrema fragilità del territorio, e la possibilità che, in particolari circostanze e con eventi di particolare intensità, si verifichino allagamenti pressoché ovunque. Le aree allagate negli ultimi 5-7 anni sono individuabili in:

35 ƒ una zona molto ampia si estende per circa 500 metri su entrambi i lati dello Scolo Liettoli, dal confine comunale ad ovest fino allo Scolo Cornio Nuovo, comprendendo la porzione a nord del centro abitato di Liettoli. In essa gli elementi sensibili interessati sono la Chiesa e il cimitero; ƒ buona parte del territorio del centro abitato di Campolongo, a nord e sud dello Scolo Saverga, che interessa un lungo tratto della SP 11 e l’intero centro abitato, con un’estensione di circa 3 Kmq. Gli elementi sensibili che ricadono all’interno dell’area in oggetto sono il Municipio, una scuola primaria, un magazzino comunale, la scuola dei volontari della protezione civile, gli impianti sportivi comunali e una scuola media; ƒ parte del territorio di Santa Maria Assunta; ƒ un’area poco estesa, all’estremità sud-orientale del territorio comunale, compresa tra il corso del Brenta e il confine comunale con Piove di Sacco, e attraversata diagonalmente dallo Scolo Condotto. All’interno della zona indicata trovasi un tratto della ferrovia Venezia-Adria. .

4.5. Biodiversità La biodiversità - che garantisce l’evoluzione delle specie - sta a indicare la misura della varietà di specie animali e vegetali in un dato ambiente - risultato dei processi evolutivi - e alimenta la continua evoluzione, ovvero il continuo mutamento genetico e morfologico, fino a originare nuove specie viventi. La biodiversità è quindi sia causa che effetto della biodiversità stessa, per il fenomeno di retroazione (feedback) secondo il quale gli effetti di un processo influenzano le cause dello stesso. La biodiversità può essere suddivisa in tre livelli:

• biodiversità genetica • biodiversità specifica • biodiversità ecosistemica Quest’ultima è legata alla varietà di ambienti in una determinata area naturale (nicchie, biotopi, ecotoni, ecc.). Le modalità con cui le specie utilizzano le risorse del loro habitat, sono l'espressione della biodiversità ecosistemica: un livello elevato di biodiversità si raggiunge nelle aree che possiedono un'alta diversità ambientale, in grado di sostenere un’elevata diversità di specie con popolazioni capace di riprodursi in condizioni di equilibrio dinamico, ovvero di automantenersi in buone condizioni nel corso del tempo. L'Italia possiede, nel panorama europeo, un patrimonio di biodiversità tra i più significativi, per la varietà di ambienti presenti, la posizione centro-mediterranea, la vicinanza con il continente africano, la presenza di grandi e piccole isole. Nel complesso l’Italia ospita il 65%

36 degli habitat prioritari indicati nella direttiva europea «Habitat», oltre un terzo delle specie animali (oltre 57 mila) distribuite in Europa e quasi il 50% della flora europea, su una superficie di circa 1/30 di quella del continente. All’oggi il fiume Brenta rappresenta l’elemento più rappresentativo della biodiversità dell’area e uno dei maggiori corridoi di connessione ecologica, la dorsale principale di relazione ambientale dell’intera rete. L’abbandono delle terre in seguito alla decadenza romana e alle devastazioni esercitate dalle incursioni barbariche porta alla disgregazione del paesaggio agricolo e allo spopolamento delle campagne ma, a partire dal VI secolo, la bonifica dei territori riprende ad opera dei monaci benedettini di Verona i quali – per passaggi di proprietà ecclesiastiche – acquisiscono vari possedimenti a Campolongo e nella Corte di Sacco. La ripresa delle attività agricole porta alla ricolonizzazione delle aree umide e ad ampi interventi di bonifica e dissodamento: le colture specializzate sono la vigna e il frutteto ma soprattutto quelle cerealicole. È durante il governo della Serenissima che prende forma la configurazione moderna della campagna, con il modello dell’azienda agraria basata sulla rotazione biennale maggese-cereali e sulla produzione agricola mista vegetale-animale. Le trasformazioni ambientali e le vicende storiche di questo territorio sono legate a un territorio solcato dal fiume Brenta nelle sue divagazioni naturali e nei suoi molteplici reindizzamenti artificiali, come in parte da terre emerse e sommerse che a partire dal 1800 furono in massima parte prosciugate e bonificate per recuperare terreni all’ agricoltura e per migliorarne le condizioni igienico- sanitarie. Il territorio è il risultato perciò di un’azione antropica incisiva, che ha notevolmente trasformato la rete idrografica come il sistema agro-vegetazionale. Oggi l’agricoltura, un tempo attività predominante, si esplicita attraverso estese colture di mais e frumento, soia e vite. I filari arborei e i boschetti interpoderali non hanno più funzione di produttori di legna e foraggio e sopravvivono per lo più in alcune zone lungo i corsi d’acqua in cui ancora si osservano formazioni vegetali tipiche delle zone umide. Le associazioni vegetali che si accompagnano all’ambiente di riva sono tipiche del bosco ceduo ripariale, con la presenza di saliceti. In relazione all’ambiente umido si riscontra la presenza di flora ripariale. Nelle aree destinate a prati stabili si trovano piante erbacee (erbai, miscugli di leguminose, graminacee) che derivano dall’attività dell’uomo e sono sottoposte a periodica concimazione e sfalcio.

37 La pianura di Campolongo rappresenta, considerando il livello di naturalità, habitat variegati e ideali allo sviluppo di molteplici nicchie ecologiche. I mammiferi sono rappresentati da specie di piccola taglia quali soricid - toporagno d’acqua (Neomys fodiens) e crocidura minore (Crodidura soaveolens) – e muridi, quali topolino delle case (Mus domesticus), surmolotto (Rattus norvegicus), ratto nero (Rattus rattus) e arvicola campestre (Microtus arvalis). Relativamente diffusi sono il riccio (Erinaceus europaeus), il moscardino (Moscardinus avellanarium), la talpa (Talpa europaea) e la donnola (Mustela nivalis); tra le specie di taglia più elevata sono presenti lepre (Lepus europaeus), sporadicamente volpe (Vulpes vulpes) e la faina (Martes foina). Diffusione particolarmente abbondante ha la nutria (Myocastor coipus), piani di contenimento sono attualmente condotti da alcune amministrazioni provinciali: la complessità del reticolo idrografico, la forte adattabilità della specie e l’elevato tasso riproduttivo sono i fattori che rendono difficilissima l’eradicazione di tale roditore, che crea – grazie alle ampie gallerie scavate – non pochi problemi alla stabilità degli argini, soprattutto dove le popolazioni sono più numerose. Negli ambienti agrari impoveriti la quasi mancanza di una vegetazione che evolve spontaneamente condiziona in modo negativo la presenza dell’avifauna: le moderne tecniche agricole hanno modificato profondamente la campagna, tanto da renderla inadatta a molte specie, per cui le comunità sono costituite per lo più da passera d’Italia (Passer italiae) e storno (Sturnus vulgaris). Dove insistono ancora le abitazioni rurali e gli annessi rustici sono ancora relativamente frequenti civetta e rondine (Hirundo rustica). All’interno del territorio comunale di Campolongo Maggiore non sono presenti aree di particolare interesse naturalistico classificate dalla Rete Natura 2000. Si mette in rilievo l’importanza della presenza, anche se interamente nel territorio comunale di Campagna lupia di alcune aree individuate dalla rete Natura 2000: S.I.C. IT 3250002, IT 3250018, IT 3250024, IT 3250002, IT 3250007. E’ un’area paludosa popolata da vegetazione igrofila, quale cariceti e canneti, importante per la nidificazione, la migrazione e lo svernamento di passeriformi, ardeidi e rallidi.

Figura 10: SIC e ZPS

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Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

4.6. Paesaggio Il percorso per la definizione dei contenuti paesaggistici del PAT si sviluppa attraverso la sovrapposizione di tre diversi piani di lettura del territorio: • lettura fisico-geografica, • lettura estetica, • lettura percettiva. Lettura fisico-geografica Studio delle dinamiche storiche di trasformazione del territorio e analisi delle componenti fondamentali del sistema ambientale, insediativo, infrastrutturale e produttivo. Tale analisi mira all’individuazione delle porzioni di territorio fisicamente definite (da elementi morfologici importanti) che per le caratteristiche ambientali omogenee (o all’interno delle quali si risolve il sistema delle relazioni ambientali, percettive, funzionali) esprimono particolari valori estetici e storico-culturali. Allo stesso tempo si sviluppa un analisi volta all’individuazione delle componenti caratteristiche dell’ambiente e del sistema delle permanenze, o morfologia del paesaggio storico (rete idrografica storica, aree boschive relitte, rete viaria storica, edifici storici con relative pertinenze, sistemazioni agricole storiche). Lettura estetica Messa a fuoco di una «immagine del paesaggio condivisa» o dei diversi tipi di paesaggio così come risultano dallo studio delle iconografie, immagini, memoria collettiva. Si tratta di individuare le diverse immagini del paesaggio presenti

39 nell’immaginario collettivo. Lettura percettiva Analisi del sistema di percezione del paesaggio attraverso: • l’individuazione delle porzioni di territorio ove prevale un tipo di paesaggio; • l’individuazione delle parti di territorio dove tale il paesaggio è particolarmente integro, riconoscibile e visibile (o percepibile); • l’individuazione degli itinerari, ovvero delle linee lungo le quali si sviluppa la percezione del paesaggio; • la selezione dei percorsi dai quali è particolarmente interessante la vista sul paesaggio e lungo i quali sono localizzati i coni visuali significativi; • l’individuazione delle porzioni di territorio percepibili con uno sguardo (cono visuale) dove il paesaggio presenta carattere di grande rilevanza e unicità (iconicità, riconoscibilità generale, identità condivisa, valenza simbolica) e quindi aree particolarmente rappresentative delle diverse tipologie di paesaggio meritevoli di tutela e protezione. A partire da tali considerazioni sono stati individuati gli elementi che caratterizzano il contesto locale, sia per le loro caratteristiche attuali, di valore paesaggistico, che per la potenzialità che questi vengono a esprimere. Il comune di Campolongo Maggiore si sviluppa in un territorio attraversato e dominato dall’ampio corso del Brenta, rivolto ai maritimi fines, cioè alla laguna di Venezia. L’area è assolutamente pianeggiante, con un’organizzazione agraria, di «strutturazione» romana su precedente substrato paleoveneto, che testimonia l’impegno a contrastare il formarsi di paludi e acquitrini a causa della scarsa pendenza del terreno. L’ordinatura idraulica di questa zona - che la caratterizza e la accomuna all’ambito territoriale della Saccisica – non rappresenta solo uno degli elementi paesaggistici determinanti ma costituisce una vera e propria ossatura fatta di canali, scoli e collettori realizzati per regolamentare le acque, prevenendo alluvioni e rotte degli argini. Elemento predominante del paesaggio è quindi la campagna con la sua tramatura, risultato di un dominio faticosamente guadagnato dall’uomo sul territorio lagunare - per utilizzarlo in agricoltura – attraverso numerose e diversificate opere di bonifica idraulica e di regimazione dei corsi d’acqua. In questo contesto prevalentemente rurale la movimentazione del paesaggio è data sia dalle arginature sia dalla ricca presenza di siepi campestri, alte alberature, colture legnose, corridoi arborei che spesso mantengono i caratteri floristici degli antichi boschi planiziali.

40 In quest’area di territorio agricolo l’insediamento umano è diffuso e il paesaggio risulta quindi articolato, con campi coltivati, argini e alberature, ma anche centri abitati e stabilimenti industriali connessi all’agricoltura. Le dimore rurali lasciano frequentemente il campo a case private con aiuole fiorite al posto delle vecchie corti ma, allontanandosi dalle strade principali, è ancora possibile trovare le originarie tipologie architettoniche rurali che tanto arricchiscono il patrimonio storico-architettonico di Campolongo.

4.7. Patrimonio culturale, architettonico, archeologico Benché il primo documento che faccia riferimento a Campolongo risalga al 12 ottobre 895, i dati provenienti dai numerosi rinvenimenti consentono di stabilire che nella zona di Campolongo esistessero nuclei abitati almeno fin dal XII secolo a.C. In particolare, recentissimi ritrovamenti archeologici nella frazione di Santa Maria Assunta a una profondità di 1,5 metri sotto il piano campagna - sotto uno strato di sabbia fluviale – hanno permesso di identificare l’esistenza di un antico villaggio di agricoltori-allevatori primitivi, di circa sei ettari, circondato da un argine. La posizione e la vita del villaggio dipendevano da un antico alveo del fiume Brenta, il Cornio attuale, che ne determinò la fine, sommergendolo nel IX sec. a.C. A questa fase protostorica è seguita poi la civiltà dei Veneti, come testimoniato dal ritrovamento, sul finire del secolo scorso, di un piccolo ciottolo ovoidale schiacciato, di pietra dura grigia, quasi perfettamente conservato, che reca incisi su una sola spirale dei caratteri veneto-etruschi, e un tripode di bronzo raffigurante un albero, rinvenuto non molti anni orsono. Fino ad oggi si sono succeduti ritrovamenti di numerose suppellettili tombali, bronzetti votivi e vasi in ceramica, a testimonianza del legame dei paleoveneti con il mondo greco, con Este, con Adria e con Padova, da cui dipendevano amministrativamente. Nel II sec. a.C. cominciò in Veneto il processo di romanizzazione, con la fondazione della colonia romana di Aquileia: Campolongo fu probabilmente sede di un magister (magistrato locale) in quanto il suo toponimo compariva, nel IX secolo, con il termine vico, specifica per i villaggi di una certa importanza. Le caratteristiche che facevano di questo luogo un insediamento preferito sono da ricercarsi essenzialmente nella presenza del Cornio. Campolongo trovava infatti nel tratto terminale del fiume Brenta e nelle zone da esso bagnate le componenti necessarie per il suo sostentamento, oltre che il riferimento per scambi commerciali sia verso la città sia verso il mare, favoriti anche dalla vicinanza sia dello scalo fluviale di Lova che della Laguna di Venezia. Determinante fu anche la vicinanza (Lova) della via Poppilia: strada consolare del 132 a.C, connetteva Ravenna e Adria con Altino, passando per Lova, raggiungibile quindi facilmente da Campolongo per mezzo di strade non consolari i cui ritrovamenti sono stati rilevati

41 nel territorio ad est tra Lova e Boion. La mostra permanente didattico-archeologica allestita al Centro Civico di Boion e il Museo di via Lova, all’interno delle ex scuole elementari - organizzati dal gruppo archeologico Mino Medauco – si propongono, attraverso tutti i reperti raccolti nel territorio dell’intorno, di far conoscere la realtà dei territori veneti compresi tra la e la parte a sud-est della provincia di Padova. Il comune di Campolongo conserva al suo interno, tra il centro urbano e le frazioni, alcune particolari emergenze storico-architettoniche: rappresentativa di un periodo storico quale quello della Serenissima è Villa Loredan, detta «Cà Trolese», che si trova a Liettoli, in una zona residenziale fuori dal centro abitato. Nata come casa dominicale nel XVII secolo, convertita più tardi a residenza rustica, la villa sorge su un lotto rettangolare, disposto in prossimità dell’incrocio tra via Rialto e via Bosco Sacro e a poca distanza dal fiume Brenta. L’edificio ha una facciata principale, orientata a nord. Essa si sviluppa su due livelli e sette assi, riconoscibili solo al piano terra: quest’ultimo presenta nell’asse centrale di simmetria l’ingresso architravato, con una piccola scalinata d’accesso. Il secondo livello è scandito da tre aperture ad arco ribassato, disposte in corrispondenza dei fori sottostanti: il granaio è esteso per tutto il piano. Il fronte principale è poi concluso da un cornicione a dentelli che sorregge una copertura a quattro falde, culminante con un piccolo pinnacolo lapideo. Di fattura settecentesca è anche l’edificio di Cà Mondini-Zoccoletti: le cronache locali raccontano della nobile famiglia veneta dei Mondin, che usava trascorrere la villeggiatura a Liettoli, dove possedeva un’abitazione e alcune proprietà terriere. Dalla famiglia prese il nome un’antica contrada di cui rimane ancora oggi un’appendice e proprio in essa, all’imboccatura della strada principale, sorge l’edificio. Tra gli edifici rurali più rappresentativi c’è anche Cà Callegaro, tipica casa rurale edificata dalla famiglia Callegaro secondo i canoni dell’edilizia rurale del Settecento. Sul fronte sud, che si affaccia sulla strada, si apre il portico a tre arcate, su tutta la facciata dell’originaria parte abitativa. Da menzionare anche la Fattoria Niero: fu edificata nell’antica località di Calbarello. Il complesso colonico si compone di due sezioni: la parte più antica – corredata da tre archi e da alcuni dipinti alle pareti esterne riproducenti immagini sacre, e la parte rustica, di costruzione più recente, che si compone di un’ampia stalla o scuderia e del fienile o «tesa». Si menzionano inoltre la Boaria Giaretta, a Santa Maria Assunta e la Casa Marchiori, in via Rovine. La chiesa di Campolongo risale ai primi anni del Novecento, su di un edificio preesistente, risalente al secolo XII. La facciata esterna, in stile neoclassico, è arricchita da quattro colonne e da una finestra semicircolare in vetro colorato. Rilevante il piccolo oratorio sul lato nord-est dell’edificio, di fine ottocento, abbellito da una cupola

42 rivestita con lastre di piombo, piuttosto insolita all’interno del panorama artistico locale. All’interno della chiesa si trova un altare maggiore, di periodo settecentesco, proveniente dalla chiesa di San Francesco, abbattuta a Piove di Sacco nel 1833. Dal punto di vista artistico è interessante anche il campanile, più antico della struttura principale, della chiesa cinquecentesca di Boion - dedicata a San Nicolò Vescovo: a base quadrata, pur avendo subito nel 1866 il rafforzamento della stessa con contrafforti sempre in mattoni, conserva intatte le linee strutturali tipiche dell’architettura romanica dell’XI secolo, quali ad esempio le piccole volte in rilievo erette sopra le centine. Notevole, infine, la pala di Veronese presente all’interno della chiesa di Liettoli, chiesa intitolata a San Lorenzo, della quale si ha notizia fin dal 1398. 4.8. Salute umana Le radiazioni ionizzanti – che rappresentano energia in grado di modificare la struttura della materia con cui interagiscono – hanno sorgenti appartenenti a due categorie principali: sorgenti naturali legate all’origine naturale terrestre ed extraterrestre, le cui principali componenti sono dovute ai prodotti di decadimento del radon, alla radiazione terrestre e ai raggi cosmici. Le sorgenti artificiali derivano invece da attività umane, quali la produzione di energia nucleare o di radioisotopi per uso medico, industriale e di ricerca. La causa principale di esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti è costituita dal radon, gas radioattivo derivato dall’uranio le cui fonti primarie di immissione sono il suolo e alcuni materiali da costruzione. Per il comune di Campolongo Maggiore è stato stimato che solo lo 0,1% delle abitazioni superi il livello soglia potenzialemnete critio per la salute umana.

In quanto alle fonti di inquinamento elettromagnetico, il territorio comunale risulta attraversato da tre linee dell’alta tensione: la prima, linea a 132 kV, lambisce il centro abitato di Liettoli; le altre due, a 380 kV, parallele, attraversano la porzione più orientale del territorio comunale. Nessuna delle due interferisce con elementi sensibili.

Tabella8: Linee elettriche che attraversano il territorio comunale TENSIONE CODICE NOME KM

132 kV 28.580 - PIOVE DI SACCO 4,04

21.351 DOLO – PORTO TOLLE 0,58 380 kV 21.352 DOLO – ADRIA SUD 0,58

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

43 L’indicatore «Percentuale di popolazione esposta a determinati livelli di CEM per tipologia di sorgente» è stato elaborato per tre diverse soglie: oltre alle distanze di rispetto stabilite dalla LR 27/93 (soglia 0.2 microtesla), sono state considerate anche le soglie 3 microtesla (obiettivo di qualità – DPCM 8 luglio 2003) e 10 microtesla (valore di attenzione - DPCM 8 luglio 2003).

Tabella9: Popolazione e livelli di CEM pop pop pop esposta esposta esposta livello di livello di livello di Popolazione CEM - % CEM - % CEM - % Comune soglia 0,2 soglia 3 µT soglia 10 µT (LR (DPCM µT (DPCM 27/93) 8/7/2003) 8/7/2003) 9.196 96 1,04 39 0,42 24 0,26

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

In quanto alle antenne per la telefonia mobile, esse sono dislocate presso tutti i nuclei urbani che compongono il comune (un’antenna a Liettoli, alcune a Campolongo, un paio a Bojon): l’ubicazione è però esterna ai centri urbani e nelle zone industriali.

Tabella10: Popolazione esposta a livelli soglia RADIAZIONI NON IONIZZANTI DPSIR Stato attuale Trend

P ?

Popolazione esposta a livelli soglia Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

ARPAV * 2003

Fonte: elaborazione Proteco

Il riferimento principale per il rumore è la Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 477 del 1995, cui sono seguiti numerosi decreti attuativi, concernenti svariati settori d’applicazione specifica, tra i quali il DPCM del 14/11/1997 di recepimento, che ha definito i valori limite delle sorgenti sonore. In ambito regionale la Legge Regionale n. 10 del 1999 ha recepito le indicazioni della L. 447/95. Il comune di Campolongo non è fornito di Piano comunale di

44 Classificazione Acustica: la fonte principale utilizzabile per lo stato dell’inquinamento di origine acustica è quindi il Piano dei Trasporti del Veneto. Il Piano, in base al numero di infrastrutture principali che attraversano il territorio comunale e al loro livello di rumorosità, inserisce il comune all’interno di un livello di criticità acustica alta, per i valori diurni (il comune è attraversato da strade che presentano livelli di emissione diurni >67 dBA) e medio-alta per i valori notturni (strade con livelli di emissione >61 dBA).

Tabella11: Livelli di rumorosità stradale RANGE LAeq. (dBA) NOME NOME STRADA diurno notturno SP n.12 Casello 9 – Piove di Sacco 65-67 <58

SP n.13 Antico Alveo del Brenta <65 <58 SP n.40 Dei Vivai >67 >61

Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco

Le due strade maggiormente imputabili sono la SP40 – Strada dei Vivai e la SP12 – Casello 9-Piove di Sacco. La prima – ultimata nell’ultimo tratto di circa 6 Km mancante, da Liettoli alla Strada dei Pescatori – è di importanza fondamentale per tutti i veicoli che partendo da Padova si dirigono verso Ravenna, a sud e verso la zona di Mestre-Venezia, a nord; l’arteria ha una valenza strategica che supera la dimensione locale, perché su di essa poggiano i collegamenti con la Romea, i rapporti commerciali tra Padova e Chioggia, il traffico turistico di Padova, diretto alle spiagge a sud della laguna. Al momento la strada interessa ancora alcuni centri urbani tra i quali quello di Liettoli. Per la stessa il Piano della Viabilità della Provincia di Padova individua il flusso medio orario in direzione Padova pari a 1.318 veic/h e in direzione Piove di Sacco pari a 646 veic/h, con una portata giornaliera di traffico tra i 12.000 e i 14.000 veicoli, di cui circa l’11% corrispondente a traffico pesante. La seconda, strada che collega Piove di Sacco alla Riviera del Brenta ma anche alla nuovo casello autostradale di Dolo, presenta – all’ingresso di Campolongo, all’incrocio con la SP11 - un livello di traffico che si colloca in un range tra i 12.000 e i 14.000 veicoli al giorno, di cui il 20% dati da mezzi commerciali pesanti e leggeri.

Tabella12: Livelli di rumorosità ferroviaria

RANGE LAeq,D RANGE LAeq,D Lunghezza LINEA (dBA) (dBA) ferrovia (km) FERROVIARIA livelli diurni livelli notturni

Adria - Mestre < 65 < 57 4.421

45 Fonte: Quadro Conoscitivo Regione Veneto, elaborazione Proteco La linea della ferrovia Mestre – Adria, che pure attraversa il territorio di Campolongo - interessato dalle due stazioni di Bojon e Campolongo Maggiore – non rientra all’interno delle infrastrutture che creano criticità nel campo della rumorosità La linea non supera infatti i 65 dBA diurni e i 57 dBA notturni e rientra quindi all’interno dei limiti imposti per legge.

Figura 11: Estratto dalla Carta della Criticità Acustica

Fonte: Piano Regionale dei Trasporti

Tabella13: Classificazione della rumorosità sulla base del PRT RUMOROSITA’ DPSIR Stato attuale Trend

P ?

Classificazione della rumorosità Fonte del Disponibilità Copertura dato del dato temporale

Regione del * 2008 Veneto Fonte: elaborazione Proteco

46 In base alla L.R. n. 22 del 27/06/97 «Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso» e al Dgr n. 2301 del 22/06/98 il comune di Campolongo Maggiore non rientra in una zona di protezione particolare dagli Osservatori e dai Siti Astronomici.

4.9. Società L’orizzonte demografico è utile a definire il carico insediativo complessivo che dovrà essere assunto dal Piano di Assetto Territoriale. Bisogna tener conto non solo della dinamica della popolazione (nati, morti, immigrati, emigrati, saldo naturale e sociale) ma soprattutto di quella delle famiglie, perché è proprio da quest’ultima fonte che deriva la parte più consistente della nuova domanda di alloggi per i residenti. Nei primi cinquant’anni del secolo scorso Campolongo Maggiore ha conosciuto una lenta crescita, passando dai circa 4.800 abitanti di inizio secolo agli 8.300 abitanti del 1951.

12.000 popolazione ai censimenti

10.000

8.000

6.000

4.000

2.000

- 1901 1905 1911 1915 1921 1925 1931 1936 1941 1946 1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001 2006 Dopo la riduzione di popolazione degli anni ’50 e la stasi degli anni ’60, ha pian piano recuperato abitanti, raggiungendo i 10.108 abitanti nel 2008. In particolare, negli ultimi quattro anni, l’incremento demografico è continuato al ritmo di circa 150 abitanti all’anno. È ipotizzabile che, sulla base di una curva di interpolazione di lungo periodo, un incremento nel prossimo decennio di almeno 1.100 persone, dovuto in gran parte al saldo sociale (attualmente il saldo naturale incide meno del 10%) determinato da un’offerta di condizioni ambientali e favorevoli, sia alla scala territoriale che a quella locale. Per il periodo successivo è lecito attendersi incrementi annuali di entità decrescente, fino al raggiungimento della soglia di saturazione, che tuttavia sembra (al momento) attestarsi intorno alle 11.500 unità. Anche a Campolongo Maggiore nel campo della dinamica naturale si è registrata una fortissima contrazione dell’indice di fertilità femminile (connesso con l’innalzamento dell’età della prima gravidanza e con la riduzione del numero dei figli pro capite). Questo fenomeno è stato accompagnato dal corrispondente allungamento dell’età media, che pur registrando una fortissima differenza tra classi d’età maschili e femminili in età avanzata (a causa del diverso indice

47 di sopravvivenza), si attesta per le donne sopra gli ottant’anni e per gli uomini sopra i settantacinque anni.

Classi di età della popolazione al 1971

90 e più 80-84

70-74

60-64

50-54 40-44

30-34

20-24

10-14 0-4 - 50 100 150 200 250 300 350 400 450 maschile femminile Fonte: ISTAT 1971. Tuttavia, va rilevato come siano ormai evidenti i segni di una importante inversione di tendenza: la popolazione scolastica tende nuovamente a crescere, grazie ad una ripresa del numero delle classi di popolazione più giovane, in cui è sempre più significativa la presenza degli immigrati dall’estero. Tutto questo è influenzato direttamente da un robusto innesto di nuova popolazione, giovane, con una propensione ad integrarsi socialmente ed a fare figli (almeno nella prima generazione) che tuttavia porrà ancora di più il tema della residenza: sia degli alloggi di prima accoglienza, che di quelli destinati alla permanenza definitiva. D’altra parte tutto questo ha già ora, ed avrà ancora in futuro, dei riflessi importanti su molti aspetti della vita civile, e dunque dello spazio fisico: innanzi tutto un diverso orientamento dei servizi per la popolazione immigrata e gli anziani, determinando una riorganizzazione dell’assistenza organizzata. Ci sarà più necessità di spazi destinati al tempo libero. L’indice di dipendenza (il rapporto tra la popolazione con meno di 20 anni o più di 65 e quella compresa tra i 20 ed i 65) è sceso negli anni 1970-2001 dal 83% al 50% (forte contrazione del numero dei giovani) attestandosi successivamente intorno al 62% (peso crescente degli anziani, che tuttavia hanno maggiori fonti di reddito rispetto ai giovani, sempre più scolarizzati).

48 Andamento dell'indice di dipendenza 90% 83% 80% indice di dipendenza % 70%

60% 62% 58% 56% 50% 52% 50% 52%

40%

30%

20%

10%

0% 1971 1991 1996 2001 2006 2011 2016

Fonte: elaborazione Proteco Dall’analisi del trend del saldo sociale si vede chiaramente che l’incremento demografico del comune, non sia più ripartito tra saldo naturale e saldo sociale interno, mostrandosi sempre più condizionato dall’immigrazione proveniente da altri paesi.

200 Saldo naturale Saldo sociale

150

100

50

- 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 -50

-100

Fonte: elaborazione Proteco Al 2007 gli stranieri ufficialmente iscritti presso l’anagrafe comunale costituivano il 4,74% della popolazione (472 unità ufficialmente residenti), con una netta prevalenza della comunità marocchina, una buona componente dell’est europeo (Romania e Albania) ed una presenza maschile e femminile relativamente equilibrata (i maschi costituiscono circa il 47%), ad indicare una tendenza all’integrazione sociale, rafforzata da una significativa presenza di minori (circa il 29% degli stranieri, contro il 18% della quota totale).

49 120 Saldo sociale interno Saldo sociale esterno 100

80

60

40

20

-

-20 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005

-40

-60

-80

Fonte: elaborazione Proteco Si tratta di un dato di poco inferiore alla media provinciale (che al 2006 si attesta poco al di sopra del 5%), probabilmente destinato crescere. Pertanto è molto probabile che la crescita demografica futura del comune di Campolongo Maggiore resti condizionata da un rafforzamento della corrente di immigrazione. La dinamica demografica di Campolongo Maggiore si svolge pertanto sotto il segno della complessità, e, nel futuro, dovrà essere accompagnata da un’attenta politica di gestione territoriale, per canalizzare le nuove spinte in termini più consapevoli, finalizzandole alla costruzione di un disegno urbano qualificato, che arricchisca il patrimonio ambientale, incrementi la dotazione di servizi, migliori la viabilità. Su una popolazione totale residente all’interno del territorio comunale di Campolongo di 9.627 abitanti, risulta che il tasso di occupazione si attesti intorno al 50,2%, tasso leggermente superiore a quello dell’intera provincia. Sempre in considerazione dei dati forniti dalla Regione Veneto, rispetto al contesto provinciale si rileva come il tasso di disoccupazione sia invece di qualche punto inferiore alla media provinciale, attestandosi al 4,6%.

Tabella14: Occupati Tasso di Tasso di Popolazione Occupati occupazione disoccupazione (%) (%) Campolongo 9.627 4.027 50,2 4,6 Maggiore Provincia di 428.073 351.533 47,2 5,2 Venezia

Fonte: Regione Veneto, servizio statistica, elaborazione Proteco

50 Notevole interesse rivestono i dati riguardanti l’evoluzione del numero delle famiglie e la composizione stessa del nucleo familiare. Questi, confermando una tendenza diffusa su tutto il territorio nazionale, dimostrano come il numero delle famiglie sia cresciuto in maniera sensibile rispetto all’andamento demografico (si passa dalle 1.500 famiglie del 1951, alle 3.400 del 2007).

Figura 12: Andamento del numero delle famiglie

4.500 4.000

3.500 3.000 2.500 2.000

1.500 1.000 500 N. Famiglie N. fam (logistica) -

1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001 2006 2011 2016 Fonte: ISTAT, elaborazione Proteco Di contro il nucleo familiare ha subito una progressiva diminuzione dei suoi componenti, seguendo quelle che sono le dinamiche sociali diffuse sul territorio nazionale, passando da una media di 5,54 ad una di 2,85 nel 2007. Questo significa che nel futuro, a fronte di un incremento demografico, aumenterà significativamente il numero delle famiglie residenti a Campolongo Maggiore, stabilizzandosi sopra le 4.500 unità, e con esse la domanda di abitazioni. Nei tempi lunghi si può prevedere pertanto un incremento di oltre 1.100 famiglie. Nel prossimo decennio si può stimare un incremento di circa 500 nuove famiglie, in conformità ad una composizione media del nucleo familiare attestata intorno a 2,66 unità. L’analisi della crescita delle abitazioni occupate mostra che pur in presenza di una crescita ulteriore si è ormai invertita la tendenza, con una riduzione progressiva della percentuale di incremento.

51 Figura 13: Linea di tendenza delle abitazioni

14.000 abitazioni totali (curva logistica) 12.000 abitazioni occupate (curva logistica) N. famiglie ( curva logistic a) Popolazione (logistica) 10.000

8.000

6.000

4.000

2.000

- 1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001 2006 2011 2016 2021 2026 2031 2036 2041 2046 2051 Fonte: ISTAT, elaborazione Proteco L’orizzonte futuro potrebbe essere caratterizzato da un numero di abitazioni occupate sostanzialmente uguale a quello delle famiglie, con un incremento rispetto alle abitazioni attuali di circa 500 unità abitative nel prossimo decennio. In sintesi, per i prossimi 10 anni si può immaginare una popolazione che tende a superare gli 11.000, residenti (aumento di circa 1.100 abitanti), con un incremento degli immigrati stranieri, un aumento di circa 500 famiglie e d’altrettante abitazioni occupate. Dal punto di vista della dimensione media degli alloggi il mercato immobiliare di Campolongo Maggiore è allineato rispetto a quello di altre realtà della Provincia di Venezia. Infatti, la dimensione media di tutti gli alloggi presenti a Campolongo Maggiore nel 2001 è di 472 mc per alloggio medio, (157 mc per abitante), del tutto vicina allo standard regionale di 150 mc/abitante teorico insediato.

Figura 14: Dimensioni medie dell’alloggio

1971

1981

1991

2001

alloggi 1971-81

alloggi 1981-91

alloggi 1991-01

- 100 200 300 400 500 600 700 800

alloggio medio mc. mc/abitante

Fonte: ISTAT, elaborazione Proteco

Quella di Campolongo Maggiore è una realtà policentrica, formata da Campolongo e dalle tre frazioni di Bojon, Liettoli e la recente Santa Maria Assunta. La presenza di una chiesa a Campolongo ha coinciso senz’altro con una prima suddivisione del suo vasto territorio, che a partire dal XII secolo in poi si trova distinto con i toponimi di

52 Campolongo Maggiore, Campolongo Minore di Liettoli; Cazzuolo, Bosco di Sacco (ora località) e Bojone, comuni distinti almeno fino al 1800. Il territorio - che in origine si strutturava su piccoli poli corrispondenti alle principali chiese o porzioni di territorio agricolo particolarmente importanti – ha avuto uno sviluppo edilizio differenziato, in parte con le caratteristiche tipiche dell’edilizia diffusa, in parte espandendosi mantenendo le forme del nucleo originario, in parte avendo come riferimento piccoli nuclei di case sparse. Malgrado l’elevata urbanizzazione, Campolongo è infatti uno dei pochi comuni della provincia in cui più di un quinto della popolazione risiede nelle case sparse (21%) e circa l’11% in nuclei sparsi. Campolongo capoluogo, sviluppatosi in un primo tempo in riferimento alla chiesa intitolata ai santi Felice e Fortunato, nell’area centro-meridionale del territorio comunale, risulta in realtà composta da due nuclei distinti. A separarli ancora, il corso dello scolo consortile Saverga, dopo un tentativo fallito del PRG del 1996 di espandere i due nuclei l’uno verso l’altro. Entrambi i nuclei hanno avuto un primo periodo di forte sviluppo tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, un ventennio che, oltre all’edilizia residenziale, ha visto l’insediamento lungo la viabilità principale anche di capannoni artigianali ed edifici-laboratori. Dopo il 1970 a svilupparsi è soprattutto l’edilizia residenziale, data in particolar modo da case singole e case a schiera. La porzione orientale del nucleo di Campolongo più a nord è quasi completamente risalente agli ultimi decenni. All’estremità occidentale del comune è Liettoli. Il centro abitato, fortemente sviluppatosi soprattutto nelle edificazioni più recenti, si espanso in modo piuttosto compatto, riferendosi in modo particolare all’andamento della viabilità principale, con le vie principali tra le quali via Marconi proveniente da Sant’Angelo di Piove di Sacco, Alto Adige proveniente da Campolongo Chiesa, via Veneto proveniente da Campolongo Municipio, riferentisi tutte a Piazza Milani. A sud-est del nucleo abitato, contornata da zona agricola, si sviluppa una ben ampia zona produttiva. Liettoli si sviluppa a partire da un nucleo consolidato risalente agli anni Quaranta del Novecento, sviluppatosi soprattutto lungo via Veneto. L’espansione, residenziale e artigianale, si è susseguita poi nei seguenti decenni, attestandosi lungo le principali vie di comunicazione. Il centro urbano di Bojon ha avuto notevole sviluppo soprattutto negli anni più recenti, è costituito da un ambiente insediativo che ha seguito nel suo espandersi il corso della SP 14 Liettoli-Lova, creando una cortina edilizia che tende alla saldatura con la frazione di Santa Maria Assunta. A partire dagli anni Settanta si è andata formando, in Bojon, anche la zona produttiva, ora estesa a sud di via Lova,.

53 Si individuano soprattutto a nord del territorio comunale numerose abitazioni rurali, anche antecedenti il XIX secolo, estremamente importanti all’interno del patrimonio storico-architettonico. Molto spesso sono proprio questi gli edifici che mostrano maggior grado di fatiscenza e necessità di azioni di recupero. La viabilità a scala territoriale del comune si sviluppa in relazione ai nodi di Padova, Venezia e Chioggia. La principale via di comunicazione che inserisce il comune di Campolongo all’interno del sistema è la Strada Statale 309 Romea che - pur non interessandolo in modo diretto – integra il suo territorio all’interno del corridoio nord- sud tirreno – adriatico. Elemento focale della rete territoriale è anche la Strada dei Vivai superstrada che svolge un importante ruolo di collegamento tra il nodo viario e autostradale di Padova e l’area litoranea dell’alto Polesine, oltre che di miglioramento della viabilità locale delle provincia di Padova e Venezia che attraversa. L’arteria ha inizio nei pressi della tangenziale est di Padova, svincolo «Padova-Zona Industriale» dell’Autostrada A13 Padova-Bologna. L’ultimo tratto di recente ultimazione riguarda la connessione tra Liettoli e Piove di Sacco – passando a sud ovest degli abitati di Liettoli e Campolongo - oltre che un nuovo svincolo su via Veneto, con collegamento con la S.P. 12 Dolo-Piove. La viabilità di scala locale - con relazioni rivolte prevalentemente a sud verso Piove di Sacco e a nord verso la Riviera del Brenta - è costituita da una maglia fitta di strade provinciali e comunali – spesso anche di alto valore paesaggistico - che relazionano le varie componenti abitate, tra loro e con i comuni limitrofi, tra cui: ƒ S.P.11 «Campolongo-Piove di Sacco», lungo la quale si sviluppa il nucleo urbano di Campolongo; ƒ S.P.12, che connette Piove di Sacco a Dolo; ƒ S.P.14 «Liettoli-Lova», sulla quale si attestano il centro urbano di Liettoli e, in sinistra Brenta, quello di Bojon e di Santa Maria Assunta; tratto stradale che - soprattutto nei pressi di Bojon - è caratterizzato da frequenti e notevoli incolonnamenti, soprattutto nei pressi dell’incrocio della S.P.13-Via XXV Aprile con la S.P.14, a breve distanza da un passaggio a livello che non è possibile eliminare per la forte presenza di abitazioni ai lati della strada; ƒ S.P.13 «Antico Alveo del Brenta» - strada arginale del Brentone parallela alla Romea - che connette i centri della Saccisica alla Riviera del Brenta, associando al traffico di attraversamento quello di breve raggio. E in realizzazione la Variante alla Strada Provinciale 14 «Liettoli - Campolongo Maggiore - Lova», finalizzata a portare il traffico all’esterno dell’abitato di Bojon. Con essa si prevede la realizzazione di una variante alla Provinciale 14 per un tratto compreso tra la

54 Provinciale 13 e il raccordo con la stessa S.P.14 ad est di via Rivelli, a nord-ovest di Bojon. Si realizzerà un tratto si strada extraurbana della lunghezza di circa 2 Km, comprensiva di pista ciclabile e di un sottopasso veicolare e ciclopedonale di attraversamento della linea ferroviaria. Il comune di Campolongo è attraversato dalla linea ferroviaria Venezia - Adria, ed è dotato di due stazioni ferroviarie localizzate nei centri di Campolongo Maggiore e di Bojon. La linea ferroviaria, che svolgerebbe un’utilissima funzione urbana e metropolitana, soffre all’oggi di numerosi disservizi, legati in particolar modo al numero di treni e alla loro frequenza. La linea rientra però all’interno del secondo stralcio da realizzare per il nuovo Sistema Metropolitano Ferroviario di Superficie, per adeguare quindi, anche con parcheggi per lo scambio intermodale e funzioni di servizio, le infrastrutture esistenti.

4.10. Economia Prendendo in esame i dati rappresentativi delle attività economiche insediate all’interno del territorio di Campolongo Maggiore si rileva come, dal 2003 al 2007, le unità locali attive – iscritte alla Camera di Commercio di Venezia – siano aumentate del 2,3%. Andamento contrario a quello del settore agricolo, che dimostra un trend negativo, con un -12,8%.

Figura 15: Andamento delle sedi d’impresa e unità locali attive

Fonte: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura Venezia, anni 2003-2007 I settori più rappresentativi dell’economia locale – costruzioni, commercio e manifatture – dimostrano crescite positive dell’11,7%, del 2,6% e del 4,4% e il settore edile - con un forte indice di sviluppo - ha avuto un incremento assoluto di venti unità e per questo detiene

55 oggi il ruolo di volano dell’economia locale (supportato da un positivo andamento anche dei settori dei servizi alle imprese (+ 40,8%) e alle persone (+29,6%)).

COMPOSIZIONE DELLE ATTIVITA' ECONOMICHE

3% 7% 1% 14% 9% 1% 4%

3% 34% 23%

A D F G H I J K L M N O

Fonte: Elaborazione Proteco, anno 2007

Analizzando gli addetti e la loro distribuzione all’interno delle diverse tipologie di attività, si osserva come la massima concentrazione – corrispondente al 41% - si riconosca all’interno del settore delle costruzioni. A seguire, l’impiego nei settori del commercio e delle attività manifatturiere, con una percentuale rispettiva di 22% e 16%. All’interno dell’area della Riviera del Brenta è stato individuato dalla Regione - ai sensi dell’art. 36 della legge 317/1991 - un distretto industriale: si tratta del distretto industriale della «Calzatura del Brenta» che comprende, oltre a Campolongo maggiore, anche i comuni di Campagna Lupia, Camponogara, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, , e . All’interno della Provincia di Venezia si possono identificare almeno 13 comuni «rurali», ovvero con un’alta quota del suolo dedicata all’agricoltura, per cui solitamente oltre l’80% della superficie totale è agricola e oltre il 70% è classificata come SAU. Campolongo Maggiore rientra in questa classificazione, con Camponogara, , Cona e alcuni comuni della Venezia orientale. La rilevanza del settore primario è dunque un dato importante: la Superficie Agricola Utilizzata ha un’estensione di 1.643,08 ha ed esistono 775 aziende agricole.5 La realtà produttiva di Campolongo è caratterizzata dalla presenza in

5 ISTAT, Censimento Agricoltura, anno 2000.

56 massima parte di piccole aziende – il 46,3% delle aziende ha una superficie pari a meno di 1 ha – che rappresentano però solo il 12% della SAU e rappresentano una marcata polverizzazione della proprietà. Il 24% della SAU è in realtà gestito da un gruppo di aziende con una superficie tra i 10 e i 50 ha, che rappresentano solo il 3% del totale. La realtà agricola dell’area risulta alquanto diversificata: si riscontra la presenza di piccole aziende part-time accanto ad aziende professionali di medie dimensioni, condotte in economia o in via diretta.

DIMENSIONE DELLE AZIENDE (ETTARI DI SAU) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2000

6% 2%

20% 46%

25%

< 1 1 - 2 2 - 5 5 - 10 10 - 20 20 - 30 30 - 50 50 - 100 > 100

Fonte: Istat 2000, elaborazione Proteco Per quanto riguarda l’utilizzazione del suolo agricolo, l’esame delle colture praticate mostra la grande importanza e diffusione del seminativo, che occupa l’88,3% della SAU con 1.451,88 ha: il seminativo è destinato prevalentemente a colture cerealicole e industriali, con mais (75%), barbabietola da zucchero (10,5%) e soia (5%). Il 7% della SAU (110,63 ha circa) è coltivato a vite: la viticoltura risulta piuttosto sviluppata, ma in genere è costituita da modesti vigneti legati ad aziende agricole con superfici aziendali medio- piccole, uniformemente distribuiti sull’intero territorio comunale. Il comune di Campolongo rientra all’interno dell’area dei vini DOC «Riviera del Brenta», che rappresenta un ambito agricolo di primario interesse per il paesaggio del vigneto. L’ambito in oggetto appartiene anche all’area di produzione tipica dell’asparago bianco di Giare, anch’esso ambito agrario di interesse moderato: la produzione orticola risulta coprire una superficie di 25,52 ha, pari a circa il 2% della SAU. In quanto al settore di allevamento e zootecnia, esistono a Campolongo 442 aziende, numero in costante calo, dimostrando una variazione rispetto al 1990 del -21,9%.

57 L’attività zootecnica prevalente è quella dell’allevamento avicolo, con 428 aziende; a seguire allevamento di conigli (109 aziende) e l’allevamento bovino, con 40 aziende e circa 550 capi. Tabella15: Numero di aziende e quantità di capi per tipologia di allevamento Aziende Capi Bovini 40 551 Ovini 1 1 Caprini 11 31 Equini 19 31 Suini 34 106 Avicole 428 18,665 Conigli 109 1,181 Fonte: Censimento dell’Agricoltura, anno 2000. Sulla base dei dati forniti dalla Regione Veneto è stato possibile delineare un quadro abbastanza dettagliato sul sistema dei pendolari nel comune di Campolongo Maggiore. Per motivi di maggior chiarezza sono stati distinti gli spostamenti dei lavoratori da quelli degli studenti e l’analisi è stata condotta su tre livelli distinti: 1. uscite dal comune di Campolongo Maggiore per motivi di lavoro e di studio; 2. entrate nel comune di Campolongo Maggiore per motivi di lavoro e di studio; 3. spostamenti all’interno del comune di Campolongo Maggiore per motivi di lavoro e di studio (auto – contenimento). Pendolarismo per motivi di lavoro Il numero di lavoratori che hanno un’occupazione in un comune diverso da quello di Campolongo Maggiore – loro comune di residenza – è di molto superiore al numero di persone che lavorano invece nel comune di residenza stesso (2407 individui contro circa 698); basso è il numero di individui che da altri comuni si reca in quello di Campolongo Maggiore per motivi di lavoro (455 circa).

Tabella16: Spostamenti di lavoratori NUMERO LAVORATORI % SUL TOTALE ENTRATE 455 13 USCITE 2407 68 AUTO - CONTENIMENTO 698 20 TOTALE SPOSTAMENTI 3560 100 Fonte: Istat, elaborazione Proteco

I residenti nel comune che lavorano nel territorio comunale si spostano con l’auto privata come conducente per più del 50% dei casi; il 32% circa dei lavoratori si sposta invece in bicicletta o a piedi.

58 Più del 30% di coloro che lasciano il comune per motivi di lavoro è impiegato nelle due grandi città metropolitane di Padova e Venezia (rispettivamente 448 individui la prima e 301 la seconda).Elevato è anche il numero di coloro che raggiungono la vicina Piove di Sacco con 327 individui e la zona della manifattura in “riviera del Brenta” (solo il comune di Fosso è raggiunto da ben 151 individui). L’83% dei lavoratori si reca al lavoro utilizzando l’auto privata (79% come conducente e 4% come passeggero); il 5% invece utilizza la bicicletta o va al lavoro a piedi. Il rimanente 13% si suddivide tra autobus extraurbano e motociclette o scooter.

MEZZI IMPIEGATI DAGLI ABITANTI DI CAMPOLONGO MAGGIORE (USCITE - ANNO 2001)

5% 6% 1% 4% 4%

79%

treno tram metropolitana autobus urbano, filobus corriera, autobus extra-urbano autobus aziendale o scolastico auto privata (come conducente) auto privata (come passeggero) motocicletta,ciclomotore,scooter bicicletta, a piedi, altro mezzo

Fonte: elaborazione Proteco

Per quanto riguarda le entrate, i dati a disposizione rivelano che le attività commerciali e industriali presenti all’interno del territorio comunale danno lavoro per circa il 40% a lavoratori provenienti dalla provincia di Padova (circa 200) e, nello specifico, soprattutto dai comuni di Piove di Sacco, Sant’Angelo, , Codevigo. Alta anche la provenienza dai confinanti comuni di Camponogara e Fosso, con 71 lavoratori e Chioggia sempre in provincia di Venezia, con 32 lavoratori. L’analisi condotta sulla tipologia di mezzo impiegato dimostra che lo scenario corrisponde più o meno a quello visto per le uscite dal comune se non che si evidenzia una forte percentuale, l’80% circa, corrispondente all’utilizzo di autovetture private (come conducenti), a discapito di tutti gli altri mezzi. Osservando le cifre degli spostamenti per motivi di studio si osserva, diversamente da quanto visto per il pendolarismo lavorativo, quasi il 50% dei flussi rimane all’interno del comune di Campolongo Maggiore (761 studenti su 1557). Il risultato dell’analisi è facilmente spiegabile se si assume che i

59 bambini in un’età scolare compresa tra i 6 ed i 13 anni frequentano le scuole primarie e secondarie inferiori del comune di residenza. Il 30% degli studenti che frequenta le scuole del comune utilizzano l’autobus scolastico; molto elevata è anche la percentuale di studenti che vengono accompagnati in automobile (40%); solo il 24% utilizzano la bicicletta o vanno a piedi. Per quanto riguarda le uscite, si osserva come gli studenti si rechino in percentuale più o meno uguale ad Piove di Sacco (31%), e Padova (28%) che offrono un’ampia gamma di scuole superiori, Un buon numero di studenti si reca anche a Venezia (16%) dove si trova, come anche a Padova, la maggior parte delle facoltà universitarie, Scarso è il numero di studenti che si reca agli istituti superiori di Dolo (solo il 7% del totale). Il mezzo maggiormente impiegato per raggiungere la scuola è l’autobus extraurbano (39%), molto utilizzata anche il treno (SFMR) come passeggero (13%) ed elevato è il numero degli studenti che utilizzano l’auto come conducente (19%).

MEZZI IMPIEGATI DAGLI STUDENTI PER RAGGIUNGERE LA SEDE IN CUI STUDIANO (USCITE 2001)

6% 2% 13%

19% 8%

11%

2% 39%

treno tram metropolitana autobus urbano, filobus corriera, autobus extra-urbano autobus aziendale o scolastico auto privata (come conducente) auto privata (come passeggero) motocicletta,ciclomotore,scooter bicicletta, a piedi, altro mezzo

Fonte: Istat, elaborazione Proteco

Esiste anche un flusso di studenti dai comuni esterni (circa l’8% del totale). Nel dettaglio circa 50 studenti di Campagna Lupia si recano nelle scuole del comune e altri 40 da Piove di Sacco. Come prevedibile, la maggior parte degli studenti parte da casa per recarsi a scuola tra le 7:15 e le 8:15; il,tempo impiegato per raggiungere l’edificio scolastico varia a seconda della distanza casa – scuola e del traffico ma in genere è sempre inferiore ai 60 min. Per quanto riguarda il tema dei rifiuti, si riporta come il comune di Campolongo Maggiore rientra all’interno del bacino di raccolta di rifiuti VE4, comprendente tutti i comuni del Miranese e della Riviera del Brenta. Prendendo in considerazione la produzione di rifiuti solidi urbani si apprende che la produzione pro capite degli abitanti risulta

60 ammontare a circa 380 Kg annui, una quantità di molto inferiore alla media del l’intero bacino VE4 (485 Kg/anno) e ancora di più rispetto alla media dell’intera provincia di Venezia, che corrisponde a 620 Kg/anno. Anche prendendo in esame i dati caratterizzanti la raccolta differenziata si evince come il comune di Campolongo Maggiore abbia strutturato un buon sistema di separazione dei rifiuti, migliorando di anno in anno la qualità del risultato e raggiungendo prestazioni di gran lunga migliori sia rispetto al bacino VE 4 che alla provincia di appartenenza. La percentuale di raccolta differenziata, all’anno 2009, supera il 60%, valore più alto di quello del bacino (49,4%) e della provincia (45%).

Tabella17: Rifiuti e raccolta differenziata Raccolta Popolazione Rifiuto % raccolta Rifiuti Differenziata al 2009 Totale (Kg) differenziata procapite (Kg) (Kg) Campolongo 10.177 2.358 3.846.791 61,3 378 Maggiore

Totale 266.764 63.943 129.548.752 49,4 485 bacino VE4

Totale 858.731 239.709 532.074 45 620 provincia VE

Fonte: Regione Veneto, anno 2009 Dalle analisi effettuate emerge come il comune di Campolongo Maggiore si posizioni in modo buono rispetto agli obiettivi determinati dalla recente legislazione in materia di rifiuti e raccolta differenziata, raggiungendo, al 2008, una quota percentuale di RD addirittura superiore all’obiettivo fissato per il 2011.

61 5. PROBLEMATICHE AMBIENTALI

5.1. Sistema fisico

5.1.1. Aria Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 3195 del 17/10/2006 si determina una nuova classificazione del territorio regionale, basata sulla densità emissiva di ciascun comune: in base ai rilevamenti ARPAV il territorio di Campolongo Maggiore rientra, per la nuova zonizzazione, nella fascia «A1 Provincia», caratterizzata da una densità emissiva inferiore a 7 t/a km. Dai dati rilevati in occasione della campagna di monitoraggio dell’aria – eseguita mediante laboratori mobili per il controllo della qualità dell’aria in Provincia di Venezia nell’anno 2006 e 2007 – emerge un peggioramento della situazione, in riferimento alle PM10. Tenendo in considerazione l’area più vasta, i comuni limitrofi, in particolare Campagna lupia e Camponogara, presentano livelli di inquinanti tali da rientrare all’interno di classi a rischio. In entrambi i comuni le campagne di monitoraggio hanno rilevato un superamento del valore limite di PM10 molto frequente. Lo stesso vale per la concentrazione giornaliera di PM10 è stata ben superiore. Si osserva come all’interno del comune di Campolongo Maggiore siano maggiormente elevate le emissioni di CO2, originato dalla combustione incompleta dei combustibili organici.

La sorgente principale di emissione è costituita dai trasporti stradali, a cui si attribuisce il 38% delle emissioni. A seguire, le combustioni non industriali – combustioni civili, di impianti fissi con l’impiego di carbone, olio combustibile, legno – con il 28% del carico di emissione e le combustioni industriali (25%).

5.1.2. Acqua Relativamente allo stato qualitativo delle acque superficiali non è possibile esprimere un giudizio significativo relativamente alla qualità della risorsa idrica, ne in relazione ai possibili impatti che si vengono a generare all’interno del territorio comunale. Considerando i carichi inquinanti, in particolare la produzione di azoto e fosforo, si nota come non sussistano particolari criticità. Si ritiene tuttavia necessario colmare la mancanza di una riferimento qualitativo relativo alle acque superficiali in fase di monitoraggio del piano, anche coinvolgendo altri attori ed enti (ARPAV). Anche in relazione allo stato delle acque sotterranee non si rivelano particolari criticità sia per la componente qualitativa che quantitativa.

5.2. Suolo e sottosuolo Il territorio comunale di Campolongo non è interessato dalla presenza

62 di cave attive: si riconosce una serie di piccole cave presso il tratto di fiume Brenta che interessa la porzione a sud del territorio comunale, originate dagli scavi per la realizzazione degli argini del fiume. L’utilizzo del materiale per la costruzione delle arginature del Brenta non ha però mai dato origine ad attività di scavo vero e proprio per cui all’oggi le cave sono state «riconquistate» dalla vegetazione spontanea. È stato approvato un progetto didattico di riqualificazione che si incentra sulla ricostruzione di un villaggio paleoveneto e il disegno di un percorso educativo-ricreativo a collegamento del villaggio con il museo archeologico di Bojon. In base al Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico del Brenta- Bacchiglione (PAI) - redatto dall’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione – si individua come quasi l’intero territorio comunale sia classificato come area a pericolosità moderata – P1 – in quanto a rischio idrogeologico. Nello specifico si individuano alcune aree ben determinate: ƒ in P1 tutta l’area ad ovest dello Scolo Cornio Nuovo fino al confine comunale; ƒ in P1 tutta l’area a est della SP 13 fino al confine comunale.

Si sono individuate anche le zone critiche legate al rischio idraulico da rete di bonifica, basandosi sui dati raccolti dai Consorzi di Bonifica stessi in quanto agli allagamenti degli ultimi 5-7 anni. Sono state individuate in tal modo alcune aree – in realtà ampiamente estese – tali da evidenziare un’estrema fragilità del territorio comunale, e da considerare la possibilità che, con eventi meteorologici di particolare intensità, si possano verificare allagamenti per la quasi totalità del territorio. Individuate come maggiormente a rischio, perché hanno subito eventi di allagamento negli ultimi 5-7 anni, le aree sono: ƒ una zona molto ampia si estende per circa 500 metri su entrambi i lati dello Scolo Liettoli, dal confine comunale ad ovest fino allo Scolo Cornio Nuovo, comprendendo la porzione a nord del centro abitato di Liettoli. In essa gli elementi sensibili interessati sono la Chiesa e i campi sportivi; ƒ buona parte del territorio del centro abitato di Campolongo, a nord e sud dello Scolo Saverga, che interessa un lungo tratto della SP 11 e l’intero centro abitato, con un’estensione di circa 3 Kmq. Gli elementi sensibili che ricadono all’interno dell’area in oggetto sono il Municipio, una scuola primaria, un magazzino comunale, la scuola dei volontari della protezione civile, gli impianti sportivi comunali e una scuola media; ƒ in territorio tra Bojon e Santa Maria Assunta, una porzione a nord del nucleo urbano, all’interno della quale si intersecano lo Scolo Cossigola (E-W), lo Scolo Rivelli (N-S) e lo Scolo

63 Brentella Vecchia Nord (N-S). In essa ricadono la Chiesa, il Patronato e il Campo Sportivo parrocchiale; ƒ un’area poco estesa, all’estremità meridionale del territorio comunale, compresa tra il corso del Brenta e il confine comunale, e attraversata trasversalmente dallo Scolo Condotto. All’interno della zona indicata trovasi un tratto della ferrovia Venezia-Adria; ƒ due aree poco estese, in zona agricola, lungo il confine nord- orientale e sud-orientale. 5.3. Sistema ambientale Il territorio di Campolongo Maggiore è interessato dal passaggio del corso principale del fiume Brenta, che rappresenta, oltre che uno dei rami principali della rete ecologica della Provincia di Venezia, uno dei più grandi serbatoi di biodiversità di tutta la zona, vista anche la presenza di estese aree umide lungo il suo corso. Alla presenza del Brenta si unisce quella di una notevole quantità di canali - quali Fiumazzo, Cornio, Brentella e Boligo – oltre che una fitta rete di canali minori, scolmatori e fossati, molti dei quali con un’importanza ecologica di carattere comunale. Tutti collaborano alla composizione di un contesto caratterizzato da una trama idraulica ordinata e di notevole valore paesaggistico che caratterizza in modo determinante tutto il paesaggio agricolo. L’individuazione delle principali componenti ambientali comporta l’individuazione delle criticità relative alla frammentazione e all’isolamento delle componenti stesse. Già nel passato, il legame che la rete idraulica principale deteneva con la Laguna di Venezia e le sue valli è stato di molto limitato attraverso la realizzazione prima di nuove infrastrutture idrauliche – quali il Brentone nel 1500, il Canale Novissimo nel 1600, la Cunetta nell’Ottocento – più di recente con nuove infrastrutture viarie, sempre con orientamento nord-sud, quali la SS 309 Romea. La rete infrastrutturale è andata a gravare in modo determinante soprattutto sui corsi d’acqua, orientati per la maggiore in direzione est-ovest. A questa si aggiungano le infrastrutture viarie – ed in particolar modo quelle della linea ferroviaria e della SP 13 – che tagliano incisivamente il corso del principale corridoio ecologico rappresentato dal Brenta e i centri urbani, e nello specifico quello del nucleo di Bojon, aree edificate che si attestano in modo prorompente sul corso del Brenta, interrompendone o comunque entrando prepotentemente in conflitto con la sua funzione di corridoio ecologico. Gli stessi elementi critici intervengono negativamente anche sul paesaggio agrario, interferendo nelle sue parti più valevoli sul patrimonio della biodiversità, delle specie floro-faunistiche e dei relativi habitat.

5.4. Sistema territoriale Il territorio di Campolongo Maggiore è attraversato da tre linee

64 dell’alta tensione: le due linee a 380 kV, parallele - orientate in direzione Dolo-Porto Tolle - attraversano la porzione più orientale del territorio comunale, l’estremo lembo ad est, in territorio agricolo. La linea a 132 kV, Dolo-Piove di Sacco, lambisce il centro abitato di Liettoli e qualche nucleo sparso sviluppatosi a nord dello stesso. Le tre linee però non hanno alcun modo di interferire con gli elementi sensibili rilevati all’interno del comune e quindi asili, scuole elementari, scuole medie e parchi pubblici. Anche l’indicatore percentuale di popolazione esposta a elettromagnetismo - elaborato per tre diverse soglie in base a diverse distanze di rispetto e relativi limiti – si limita all’1,72% di popolazione. Le antenne della telefonia mobile sono dislocate presso tutti i nuclei urbani che compongono il territorio comunale (un’antenna è a Liettoli, alcune sono a Campolongo, un paio a Bojon). L’ubicazione di ognuna di esse è comunque esterna ai centri urbani, di norma all’interno di zone produttive. Sulla base al numero di infrastrutture principali che attraversano il territorio comunale e al loro livello di rumorosità, inserisce il comune di Campolongo all’interno di un livello di criticità acustica alto - per i valori diurni – e medio-alto per i valori notturni. Le due infrastrutture maggiormente imputabili sono la SP12 Casello9-Piove di Sacco e la Strada dei Vivai. La Provinciale 12 presenta, all’incrocio con la Provinciale 11 proprio all’ingresso meridionale del centro urbano di Campolongo. All’interno del territorio comunale di Campolongo si individuano due aree in cui è possibile rilevare un tessuto edilizio degradato: il primo è identificabile in località Giare, al limite sud-orientale del comune, nei pressi dell’attraversamento ferroviario del fiume Brenta. Si tratta di un gruppo di residenze fatiscenti, sorte da un agglomerato di baracche, sulle quali al momento è in progetto un intervento dell’ATER finalizzato all’abbattimento e alla ricostruzione. La seconda area è identificabile a Bojon, all’interno dell’antico alveo del Brenta. L’area, caratterizzata dalla presenza di numerose case singole, è sorta in una fascia di territorio compressa tra la linea ferroviaria Venezia-Adria e la SP 13, presentando oggi gravi problemi di accessibilità. Per quanto riguarda il sistema produttivo si evidenzia la presenza di due attività a rischio industriale, come definite dal Piano Comunale di Emergenza6, a cura della Protezione Civile. La prima azienda è uno stabilimento per la lavorazione del legno: è insediata all’estremità sud-orientale dell’area produttiva di Liettoli, prospiciente alla SP 14, nelle vicinanze di case sparse. Le abitazioni si

6 Aggiornamento al 2008.

65 trovano a meno di 40 metri dalla stessa. Il fabbricato della seconda attività, legata alla lavorazione di tessuti e simili, è realizzato all’interno della zona produttiva di Bojon, a confine con aree agricole e una zona residenziale. Le abitazioni più vicine si trovano a circa 100 m a sud del fabbricato stesso. Oltre a ciò, si rileva come, nonostante la presenza di due ben definite aree produttive – a sud del centro urbano di Liettoli e all’estremità orientale di Bojon, a nord della SP14 – sia abbastanza accentuata la presenza di attività produttive in zona impropria. Le infrastrutture con il carico di traffico maggiore - individuabile in un range tra i 12.000 e i 14.000 veicoli/giorno - sono la Strada dei Vivai e la SP 12. Le infrastrutture viarie che soffrono maggiormente di problematiche legate ad un alto tasso di traffico - e quindi risentono sovente di code e incolonnamenti – sono le Provinciali 14 e 13. La SP 14 «Liettoli- Lova» - sulla quale si attestano il centro urbano di Liettoli e, in sinistra Brenta, quello di Bojon e di Santa Maria Assunta – rivela il punto maggiormente critico proprio all’incrocio, presso Bojon, con la SP 14, tra l’altro a breve distanza da un passaggio a livello che non è possibile eliminare perché fortemente urbanizzato ai lati. La SP 13 «Antico Alveo del Brenta» connette i centri della Saccisica a quelli della Riviera del Brenta, ma su di essa si associano il traffico di breve raggio – in alternativa alla SS Romea – e quello di attraversamento, rendendo critico un po’ tutto il suo corso. Altri punti critici evidenziati sono il centro di Campolongo, zona Chiesa, il crocevia di Liettoli e l’incrocio tra via Scardovara e via Piera, ai limiti meridionali del territorio comunale. Si associano ad alcuni tratti infrastrutturali caratteristiche di congestionamento dovuto al sovrapporsi del carico del traffico estivo – proveniente in particolar modo dal padovano e diretto alle spiagge del litorale di Chioggia – a quello quotidiano. Il recente completamento della Strada dei Vivai ha contribuito a migliorare la viabilità comunale, ovviando al sovrapporsi dei flussi. Si fa evidente il passaggio di un ramo del metanodotto appartenente alla rete regionale, all’interno della zona nord-occidentale del territorio comunale, a monte della SP14.

66 6. SCENARI DI PIANO

6.1. Descrizione

6.1.1. Scenario zero (in assenza di piano) E necessario considerare in prima istanza il possibile assetto che il territorio potrebbe assumere in seguito alla decisione di non adottare alcuna azione, assecondando una dinamica di continuità con la vigente strumentazione urbanistica e le tendenze socio-economiche che interessano l’area, in assenza di un nuovo strumento pianificatorio. In questo scenario il disegno territoriale vede il graduale consolidamento dei centri esistenti. Campolongo municipio rimane pressoché invariato, Campolongo chiesa va a completarsi tra via Roma e V.le chiesa, Liettoli si rafforza a ridosso del centro, Boion si densifica lungo la provinciale seguendo l’originale morfologia. Se da un lato le lottizzazione programmate sono quasi tutte compiute, dall’altro le potenzialità offerte dal PRG per le zone urbane sono ancora in grado di soddisfare un parte della domanda emergente. A partire dalle località esterne ai centri, il sistema insediativo diffuso, si addensa in modo spontaneo, regolato unicamente dalla normativa per le zone agricole e da provvedimenti straordinari come il “Piano Casa”. In questo scenario il soddisfacimento di tutte le legittime esigenze insediative porta conseguenze negative sul piano delle relazioni ambientali e sull’assetto idraulico del territorio. Sul piano della viabilità, i centri sono attraversati da importanti direttrici di scala provinciale: da una parte le connessioni nord – sud raccordano il territorio della Riviera del Brenta con i centri della Saccisica, dall’altra la SP 14 supporta i flussi viari provenienti dalla direttrice dei “Vivai” e dalla SR 309 Romea. Nello scenario ipotizzato la nuova circonvallazione a nord di Boion, consente di liberare il centro dal traffico di attraversamento con risultati positivi sulla vivibilità complessiva. Se questo intervento porta a benefici misurabili, rimangono però irrisolti molte delle criticità legate all’interferenza della mobilità viaria sugli abitati. In particolare a S. Maria Assunta dove il costruito è progressivamente cresciuto lungo la provinciale fino ad occupare quasi interamente il fronte strada. Per il sistema produttivo, lo scenario prevede il completamento delle due polarità presenti di Liettoli e Boion. In particolare le previsioni per l’insediamento di Boion comportano il raddoppio dell’area oggi esistente. Nei nuovi lotti disponibili vanno a collocarsi prevalentemente attività incongrue presenti oggi sul territorio, portando sicuramente benefici alla qualità dei centri urbani. Il punto di debolezza delle due aree produttive rimane comunque l’accessibilità: se da un lato quella Liettoli, con il completamento della superstrada

67 dei Vivai ha migliorato le connessioni con la viabilità di grande scala, a Boion, proprio in vista del raddoppio, il tema rimane irrisolto. Sul piano ambientale, la pianificazione vigente non predispone nessuna azione attiva. L’asse del Brenta, la linea del fiume Cornio sono importanti corridoi ecologici, ma non vengono attivati interventi in grado di rinforzare le relazioni sul piano locale. In sintesi, il PRG risponde ad una sostanziale riaffermazione dell’attuale struttura territoriale: un capoluogo costituito da due nuclei indipendenti, Liettoli un centro compatto, Boion una lunga conurbazione appoggiata alla dorsale provinciale.

Figura 16: Scenario n. 0

Fonte: elaborazione Proteco

6.1.2. Scenario uno Si individua un possibile scenario di sviluppo per Campolongo Maggiore orientato ad una riorganizzazione generale del sistema infrastrutturale, a favorire le dinamiche localizzative del settore produttivo, ad assecondare interamente la domanda sociale emergente e le nuove opportunità residenziali. La circonvallazione a centro di Boion viene diventa il primo tratto di un importante sistema di raccordo tra la Superstrada dei Vivai e la nuova autostrada Romea. Il nuovo by- pass in costruzione perde così la sua funzione locale (liberare il centro dal transito di

68 attraversamento), per assumere un forte ruolo di supporto a grandi flussi viari. La grande accessibilità territoriale data dalla nuova viabilità porta ricadute positive sul sistema produttivo con un notevole rafforzamento del polo di Boion.. Nell’ipotesi di un casello di accesso a pochi chilometri , l’area di Boion entra direttamente nel sistema commerciale della Nuova Romea. Contrariamente perde importanza l’insediamento artigianale di Liettoli che va progressivamente verso un riconversione ad attività che non richiedono grande visibilità e accessibilità territoriale. Nello scenario, i centri, liberati completamente dal traffico, vedono accentuata la loro vocazione residenziale. A Boion vengono allontanate le nuove espansioni verso l’infrastruttura per lasciare spazio ad ambiti di mitigazione con l’abitato. I centri del capoluogo, isolati dai grandi flussi di attraversamento, si espandono lungo via Roma fino a compattarsi in un unico grande nucleo urbano. Per il sistema insediativo esterno ai centri, lo scenario va ad assecondare i processi già in atto. Si assiste ad un forte addensamento lungo via Lova, via Rovine, via Rivelli, via Veneto, via Pave, via Alto Adige. Questa tendenza porta a conurbazioni lineari date dall’occupazione di quelle aree ancora libere lungo il fronte strada. La conseguenza è la progressiva separazione del tessuto agricolo in frammenti sempre più limitati e sconnessi. In sintesi lo scenario 1 va ad interpretare una forte crescita urbana attraverso con una espansione del costruito che si attesta sui nuovi margini viari. Nello scenario si va ad perseguire la peculiarità tipica di questo territorio: la marcata vocazione residenziale data dalla equidistanza tra Padova e Venezia e dal forte pendolarismo presente.

69 Figura 17: Scenario n. 1

Fonte: elaborazione Proteco 6.1.3. Scenario due L’ipotesi in campo con lo scenario di piano, vede il consolidamento dei centri esistenti nel rispetto della loro identità, il completamento del quadro infrastrutturale di scala locale, la costituzione di nuovi poli funzionali. Il territorio di Campolongo Maggiore ha superato la fase della crescita insediativa e si prospetta, con lo scenario di piano, una nuova fase incentrata sul riordino urbano. Gli interventi sono rivolti alla riqualificazione e riconversione dell’esistente. Alcuni ambiti centrali come l’ambito produttivo a ridosso delle scuole nel capoluogo, l’ambito della stazione a Boion ed altri minori, sono interessati da azioni di riconversione e miglioramento della qualità urbana. Nello scenari programmato si assiste ad un completamento dei centri senza modificarne l’identità. Il capoluogo rimane articolato in due nuclei di riferimento anche se viene ipotizzato l’inserimento di un elemento di dialogo centrale, Liettoli cresce ai margini, a Boion e S.M. Assunta cambia il tendenziale sviluppo lineare con un accentramento dei nuovi abitati a nord e a sud dei centri. La caratterizzazione di ogni realtà avviene attraverso i servizi. A Boion, in prossimità del polo sportivo presente a nord, viene ipotizzata l’implementazione delle strutture esistenti in ragione di una nuova accessibilità data dalla circonvallazione. Nel capoluogo l’elemento baricentrico a Campolongo chiesa/municipio diventa il nuovo polo dei servizi. Il nodo costituito dallo svincolo dei Vivai e l’innesto con la nuova circonvallazione di Piove di Sacco, diventa un importante crocevia alle porte del piovese dove si posizionano attività di servizio

70 che richiedono grande visibilità. Il miglioramento della qualità dei centri è perseguito nello scenario attraverso una capillare riorganizzazione della viabilità. La nuova viabilità non è funzionale a canalizzare transiti di lunga percorrenza (scenario 1) ma ha un ruolo esclusivamente locale. Si prevede il proseguimento del by pass sino alla SR 309 in modo da liberare il centro abitato di S.M. Assunta e vengono puntualmente inseriti tratti complementari per migliorare la viabilità interquartiere. La ricerca di qualità territoriale nello scenario programmato si traduce nell’attivazione attraverso il PAT in una strategia di tutela e rafforzamento della componente ambientale. Vengono individuati due corridoi all’interno del territorio comunale: quello del Brenta, che attraversa trasversalmente il territorio e quello del fiume Cornio. Il primo andrà integrato alla scala locale con le zone agricole dove andranno rafforzate le caratteristiche ecologiche, nel secondo, che costituisce un importante connessione verso la laguna di Venezia, vanno promosse azioni di sicurezza idraulica attraverso interventi di contenimento idraulico a scala locale. Con lo scenario di piano Campolongo Maggiore è vista come il territorio tranquillo, dove produrre e abitare. Un territorio che conserva una buona integrità del paesaggio agrario e importanti valenze ambientali che lo attraversano. Un insieme di paesi dotati di un elevato standard di servizi alla residenza. Figura 18: Scenario n. 2

Fonte: elaborazione Proteco

71 6.2. Valutazione degli scenari Il sistema di valutazione si basa sulla considerazione degli effetti che le azioni strategiche dei tre scenari possono venire a produrre all’interno delle componenti ambientali principali, e degli elementi che possono avere attinenza con le trasformazioni indotte dal PAT. Al fine di effettuare una comparazione degli scenari vengono definite in modo sintetico le linee d’azione principali che definiscono gli scenari.

Tabella18: Elenco azioni per i diversi scenari Scenario 0 Crescita del sistema insediativo diffuso Mantenimento del modello insediativo policentrico Rafforzamento area produttiva Boion Realizzazione circonvallazioni di scala locale Rifunzionalizzazione assi viari urbani Scenario 1 Consolidamento residenziale dei diversi nuclei Rigenerazione dei tessuti urbani esistenti Crescita del sistema insediativo diffuso Superamento del modello insediativo policentrico Rafforzamento area produttiva Boion Realizzazione sistema viario di scala sovralocale Rifunzionalizzazione assi viari urbani Scenario 2 Consolidamento residenziale dei diversi nuclei Rigenerazione dei tessuti urbani esistenti Rafforzamento area produttiva Boion Conservazione di un sistema insediativo policentrico Realizzazione circonvallazioni di scala locale Completamento del sistema dei by pass di scala locale a S.M. Assunta Riorganizzazione della mobilità di interquartiere Rifunzionalizzazione assi viari urbani Mantenimento dell’equilibrio idraulico Rafforzamento dei corridoi ecologici del Brenta e del Cornio Riorganizzazione dei servizi all’interno delle nuove polarità Fonte: elaborazione Proteco

A partire dalla descrizione degli scenari sono state evidenziate le principali azioni che caratterizzano i disegni territoriali prefigurati. Ogni linea di azione è stata quindi definita in relazione al sistema ambientale in cui maggiormente si esplicita, considerandone le specifiche proprie di ogni scenario. Il sistema di valutazione si basa sulla considerazione degli effetti di ogni singola azione, per ognuno dei due scenari, ai quali è attribuito un peso che definisce il grado di alterazione della componente ambientale dagli stessi interferita.

72 Le matrici di valutazione considerano per ogni sistema – fisico, naturalistico, paesaggistico e antropico – le componenti che hanno maggiori possibilità di risentire degli effetti prodotti dall’attuazione delle azioni.

In ogni componente si individuano quindi i diversi fattori che permettono di specificare e misurare il grado di alterazione prodotto dalle singole azioni. L’effetto delle stesse è definito da tre parametri: la direzione, che specifica se il fattore migliora o peggiora rispetto allo stato attuale; la magnitudo, che definisce il grado di alterazione; l’estensione spaziale, che determina il grado di coinvolgimento, in termini spaziali, del territorio comunale. Al fine di misurare gli effetti si è stabilito un range che va da 0 a 3, dove 0 rappresenta una sostanziale invarianza e 3 il grado massimo di alterazione. L’analisi è stata sviluppata costruendo una matrice per ogni azione di cui la tabella seguente riporta la sintesi. I valori sintetici sono il risultato di una serie di elaborazioni: ƒ calcolo dell’intensità dell’alterazione del fattore, dato dal prodotto dei tre parametri; ƒ calcolo del grado di alterazione prodotto dall’azione, dato dalla sommatoria delle intensità; Questo ha permesso di definire un valore rappresentativo delle alterazioni prevedibili in relazione ai singoli fattori di ogni scenario. Tale valore è stato calcolato come media dei parametri che hanno definito gli impatti delle matrici rappresentanti le diverse linee d’azione. A partire da questi sono stati calcolati i pesi degli effetti indotti per singolo scenario, al fine di comparare i tre scenari e l’opzione 0. Il valore di sintesi è stato definito come la somma delle medie sopra descritte. La valutazione delle singole componenti permette di esprimere un giudizio di sintesi per le singole componenti ambientali, utili a valutare tra loro i tre scenari. I parametri di confronto scelti quali indicatori delle alterazioni sono stati definiti considerando alcuni aspetti principali: ƒ componenti rappresentative dei sistemi territoriali; ƒ attinenza con le competenze di piano; ƒ coerenza con le problematiche e criticità individuate; ƒ rappresentatività di un livello strategico la valutazione degli scenari infatti avviene in considerazione di scelte strategiche e non localizzative o di definizione specifica di interventi.

73 In tal senso non appare applicabile l’utilizzo dei medesimi indicatori che si utilizzeranno per la valutazione del PAT, ma di appositi indicatori utili alla valutazione delle alterazioni complessive del sistema locale. Allo stesso modo la definizione dei gradi di alterazione è ti tipo qualitativo, pur essendo espressa in valori numerici, al fine di rappresentare il grado di alterazione, dal momento che non possono essere misurati gli effetti specifici sulla base di quanto detto in precedenza.

Tabella19: Esempio di matrice di analisi degli effetti delle azioni di piano Riorganizzazione dei servizi all'interno di Linea d’azione: 13.2 inuove polarità

Componenti dell'indice d'effetto

Componente Fattore effetto SPAZIALE SPAZIALE DIREZIONE ESTENSIONE MAGNITUDINE MAGNITUDINE

Acqua Alterazione dellʹassetto / 0 0 0

Artificializzazione + 1 1 1 Suolo e Sottosuolo Rischio idraulico / 0 0 0

Biodiversità e Zone protette / 0 0 0 paesaggio naturale Naturalità di progetto + 1 1 1

Rumore Rumorosità - 1 1 -1

Territorio Miglioramento qualità territoriale + 1 1 1

Estensione insediamenti + 2 1 2

Edificazione + 1 1 1

Qualità insediamenti + 1 1 1 Antropico Effetti settore produttivo + 1 1 1

Effetti settore commerciale + 1 2 2

Peso del settore primario / 0 0 0

Sintesi 9

Fonte: elaborazione Proteco A partire dalle singole matrici delle diverse azioni si procede all’elaborazione di una matrice di sintesi che riporti, per ogni scenario, dei valori che mettano in relazione gli effetti prodotti da ogni azione. Il calcolo è stato sviluppato è il risultato della media dei valori degli impatti di ogni azione sulle diverse componenti in relazione ai quattro scenari. Il valore di sintesi che definisce il livello di alterazione di ogni singolo scenario è definito dalla sommatoria di tutti gli effetti.

74

Tabella20: Matrice riassuntiva della valutazione degli scenari Componenti dell'indice d'effetto

Componente Fattore Opzione 0 Scenario 1 Scenario 2 Acqua Alterazione dellʹassetto - - 0,29 0,60 Artificializzazione 0,20 - 0,86 0,60 Suolo e Sottosuolo - 1,20 0,90 Rischio idraulico 0,43

Biodiversità e Zone protette 0,20 - 0,90 paesaggio naturale Naturalità di progetto - - 0,57 0,80 Rumore Rumorosità - 0,40 - 0,43 - 0,20 Territorio Miglioramento qualità territoriale 0,40 0,29 0,60 Estensione insediamenti 0,40 2,29 0,50 Edificazione 0,40 1,00 0,60 Qualità insediamenti 1,80 1,86 1,70 Antropico Effetti settore produttivo 0,60 1,29 0,60 Effetti settore commerciale 1,00 2,29 1,40 Peso del settore primario 1,20 0,14 0,90

Sintesi 7,00 6,57 9,90

Fonte: elaborazione Proteco Prendendo in considerazione i risultati della matrice di comparazione dei diversi scenari, emerge come lo scenario uno sia quello che prefigura uno sviluppo più contenuto in termini complessivi ed, in particolare, non prefigura azioni significativamente migliorative rispetto al sistema ambientale. Allo stesso modo non appaiono determinanti gli effetti delle azioni previste sul sistema territoriale e antropico. In tal senso, emerge come la stessa opzione zero risulti migliore, e come quindi sia addirittura meglio l’attuale assetto del territorio rispetto alle conseguenze delle scelte del primo scenario. Realizzando l’opzione zero si nota però come comunque, pur risultando ampi gli effetti positivi che caratterizzano i sistemi fisico e ambientale, risultano poco significativi i miglioramenti all’interno del sistema antropico. Come prevedibile, lo scenario due risulta quello caratterizzato da azioni che hanno effetti migliorativi sostanziali su tutte le componenti ambientali, con effetti evidenti all’interno dei fattori di carattere

75 naturalistico e antropico. Confrontando questo ultimo scenario con il numero uno si nota come appaia significativamente migliore, tenendo in considerazione quanto la differenza sostanziale tra i due sia legata ad azioni di carattere ambientale e idraulico e diverse soluzioni infrastrutturali. Nello scenario due, infatti, la scelta è quella di un sistema di by pass di carattere locale che pur avendo limitate ricadute sul settore produttivo e commerciale incide in modo minore sulle componenti ambientali e fisiche. La soluzione indicata nello scenario di piano è infatti quella di un sistema che libera i centri dai transiti di attraversamento creando le opportunità per una riqualificazione della viabilità esistente e dei tessuti edilizi nei centri urbani. Oltre a ciò, si considera come tale disegno non incide sulla componente agricola e aumenta l’efficienza delle relazioni ecologiche lungo i corridoi già presenti.

76 7. VALUTAZIONE DEL PIANO

7.1. Struttura del PAT Il piano si sviluppa definendo l’assetto del territorio su base delle caratteristiche territoriali e l’aspetto quantitativo determinato dal dimensionamento di piano. Ne deriva la determinazione del disegno di sviluppo del P.A.T. che - in considerazione degli elementi costitutivi del territorio, sulla base degli elementi morfologici, legati alla rete dei corsi d’acqua e alla viabilità – definisce una figura in grado di esprimere l’organizzazione strutturale del territorio di Campolongo Maggiore, definendo le varie porzioni che lo costituiscono in diverse tipologie di ambiti (ATO – Ambito Territoriale Omogeneo).

ATO comune di Campolongo Maggiore Sulla base delle consistenze abitative attuali, e delle dinamiche di sviluppo insediativi e demografico che coinvolgono il sistema territoriale e il contesto di Campolongo Maggiore, il PAT ha definito la sua dimensione insediativa, privilegiando la crescita all’interno delle ATO di tipo insediativo, al fine di mantenere l’identità dei diversi nuclei urbani.

77 ATO n. 1 Santa Maria Assunta L’ambito comprende la parte più orientale del territorio comunale, ed è delimitato dai corsi d’acqua Cornio e Fiumazzo e dall’argine sinistro di una delle diversioni idrauliche dell’alveo del Fiume Brenta su cui scorre la SP 13. È attraversato longitudinalmente dalla SP 14 su cui si appoggia il tessuto insediativo della Frazione di Santa Maria Assunta, fino all’addensamento corrispondente alla zona produttiva di recente realizzazione. Di rilievo il corridoio ecologico in prossimità dei due corsi d’acqua ed il paesaggio della più recente bonifica idraulica che conserva contesti figurativi significativi, tra i quali va segnalato quello della Boaria Giarretta adiacente allo Scolo Fiumazzo. Obiettivi strategici - Rafforzamento del nucleo centrale relativo alla piazza parrocchiale, con la qualificazione del fronte. - Realizzazione della circonvallazione a nord dell’abitato. - Valorizzazione del corridoio ecologico del Fiume Cornio e Fiumazzo.

Stato di PRG Previsione TOTALI fatto vigente non aggiuntiva attuato PAT

abitanti 1.299 100 250 1.649 Superficie netta di pavimento aggiuntiva mq -5.333 13.333 18.667 mc/abitante teorico - 200 200 200 mq/abitante di standard primari 9,54 8,85 15,00 - mq/abitante di standard secondari 40,90 37,98 35,00 - mq/abitante di standard 50,44 46,83 50,00 - standard primari totali mq 12.387 12.387 12.348 24.735 standard secondari totali mq 53.130 53.130 4.585 57.715 standard totali mq 65.517 65.517 16.933 82.450

78 ATO n. 2 Bojon È l’ambito più esteso della Sinistra Brenta, delimitato ad est dal corridoio della SP 13 e della ferrovia Venezia – Adria. È attraversato longitudinalmente dalla SP 14 (Via Villa) su cui si appoggia il tessuto insediativo della Frazione di Bojon, organizzato intorno a delle penetrazioni ortogonali alla viabilità principale, alcune raccordate a nord con Via Corsivola, naturale limite dell’abitato e prossima dorsale di circonvallazione. La frazione ha un nucleo compatto di servizi pubblici ed un ampio territorio agricolo, in cui si registra la presenza di nuclei insediativi diffusi dislocati in corrispondenza della viabilità locale. Le aree prossime al Fiume Brenta costituiscono un’importante connessione ecologica a scala territoriale. Obiettivi strategici - Consolidamento del centro abitato entro i limiti naturali del sistema infrastrutturale ed ambientale e rafforzamento dei servizi pubblici. - Completamento della circonvallazione a nord dell’abitato e del sistema della mobilità interna. - Riqualificazione della polarità «del Casello». - Valorizzazione del corridoio ecologico del Fiume Brenta come Dorsale lenta, corridoio ecologico, percorso di visitazione turistica e creazione di un Ethno-Park.

Stato di fatto PRG vigente Previsione TOTALI non attuato aggiuntiva PAT abitanti 3.466 375 600 4.441 Superficie netta di pavimento aggiuntiva mq - 20.000 32.000 52.000 mc/abitante teorico - 200 200 200 mq/abitante di standard primari 5,45 5,86 15,00 - mq/abitante di standard secondari 25,99 39,58 35,00 - mq/abitante di standard 31,44 45,44 50,00 - standard primari totali mq 18.895 22.505 44.110 66.615 standard secondari totali mq 90.081 152.012 3.423 155.435 standard totali mq 108.976 174.516 47.534 222.050

79 ATO n. 3 Campolongo Il nucleo centrale del Capoluogo è organizzato intorno a due polarità: il Municipio con i principali servizi pubblici e l’area parrocchiale, entrambe appoggiate alla viabilità principale (SP 11 - Via Roma), entrambe interessate da processi di riqualificazione e riconversione necessari per rinforzare il ruolo dei luoghi centrali e la qualità degli spazi d’interesse comune. Di significativo interesse l’area prossima al raccordo con la Strada dei Vivai (SP 40) e quella adiacente alla fermata ferroviaria, prossima stazione del SFMR, in quanto nodi di reti infrastrutturali di scala territoriale. L’ambito adiacente al Fiume Brenta conserva notevole interesse dal punto di vista della connettività ecologica. Obiettivi strategici - Riqualificazione degli spazi centrali di Campolongo Municipio. - Realizzazione della nuova polarità dei servizi tra Campolongo Chiesa e Campolongo Municipio. - Rafforzamento del nucleo di Campolongo Chiesa con la riconversione delle attività incongrue prossime al centro. - Valorizzazione del corridoio ecologico del Fiume Brenta come dorsale lenta, corridoio ecologico e percorso di visitazione turistica. - Riqualificazione nodo accesso alla strada dei Vivai.

Stato di fatto PRG vigente Previsione TOTALI non attuato aggiuntiva PAT abitanti 3.242 400 300 3.942 Superficie netta di pavimento aggiuntiva mq -21.333 16.000 37.333 mc/abitante teorico - 200 200 200 mq/abitante di standard primari 4,91 5,41 15,00 - mq/abitante di standard secondari 28,61 29,44 30,00 - mq/abitante di standard 33,52 34,85 45,00 - standard primari totali mq 15.921 19.700 39.430 59.130 standard secondari totali mq 92.752,00 107.210 11.050 118.260 standard totali mq 108.673 126.910 50.480 177.390

80 ATO n. 4 Liettoli

L’ambito comprende il vasto territorio agricolo posto nella parte occidentale della Destra Brenta, capillarmente marcato da un’edificazione diffusa dislocata in adiacenza alla viabilità locale che converge verso il nucleo abitato di Liettoli. L’incasato è organizzato intorno agli edifici parrocchiali ed ai principali servizi pubblici in adiacenza ai quali si trova una importante area artigianale. La localizzazione a nord dell’abitato della viabilità di connessione con la Strada dei Vivai (SP 40) e l’adiacenza della stessa al centro abitato comporta la necessità di attivare azione di riduzione dell’impatto della circolazione sul sistema insediativo. Obiettivi strategici - Realizzazione di una fascia boscata di mitigazione della strada dei Vivai. - Rafforzamento polo sportivo di Liettoli.

Stato di fatto PRG vigente Previsione TOTALI non attuato aggiuntiva PAT abitanti 2.292 225 250 2.767 Superficie netta di pavimento aggiuntiva mq - 12.000 13.333 25.333 mc/abitante teorico - 200 200 200 mq/abitante di standard primari 9,42 8,81 20,00 - mq/abitante di standard secondari 35,55 32,37 35,00 - mq/abitante di standard 44,96 41,18 55,00 - standard primari totali mq 21.579 22.163 33.177 55.340 standard secondari totali mq 81.478 81.478 15.367 96.845 standard totali mq 103.058 103.641 48.544 152.185

TABELLA RELATIVA AL DIMENSIONAMENTO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E LOGISTICHE

PRG definiti dal TOTALI vigente non PAT attuato

Superficie territoriale mq - 15.000 15.000 Superficie a verde e servizi pubblici mq - 1.500 1.500 superficie a parcheggio mq - 1.500 1.500

7.2. Effetti determinati dalle azioni di piano La valutazione degli effetti del piano è stata condotta in due momenti. In una prima fase sono stati definiti i probabili impatti generati dall’implementazione delle scelte di piano, all’interno di un ottica

81 complessiva. In seconda istanza sono stati simulati gli effetti del piano in termini di alterazione di un fattore chiave, il grado di naturalità. L’analisi del grado di naturalità è stata condotta a partire dallo stato di fatto, identificando e suddividendo gli spazi non costruiti in base alle loro caratteristiche e funzionalità naturalistiche ed ecologiche. L’analisi così sviluppata ha permesso di costruire una classificazione basata sull’identificazione della tipologia di ambiente. Per ogni tipologia di stato è stato assegnato un valore che ne definisce l’indice di qualità ambientale. Tale classificazione ha così portato alla seguente organizzazione:

VALORE MEDIO Categorie TipoUSuolo Tipo naturalità DI NATURALITA' 112 1121 1122 Tessuto urbano discontinuo 2 0,0105 1123 113 1132 1211 Insedimenti industriali, commerciali e dei 1212 servizi pubblici e privati, militari 1213 3 0 1222

1223 Cantieri 133 5 0,0313 Aree verdi urbane 141 6 0,0918 7 0,1986 Aree sportive e ricreative 142 8 0,0105 21200 21211 21212 21213 21214 24 0,0313 21215 21216 Seminativi in aree irrigue 21221 21250 2123 25 0,0918 21241 2126 27 0,0313 2127 2128 28 0,0918 Vigneti 221 Frutteti 222 30 0,0918 2241 Altre colture permanenti 2242 Superficie copertura erbacea 231 31 0,1986 :graminacee non soggette a rotazione

232 Superficie a prato permanente ad inerbimento spontanei, comunemente

82 non lavorata Sistemi colturali e particellari complessi 242 Bosco di latifolgie 311 36 0,8514 Ambienti umidi fluviali 411 49 0,5775 5111 Fiumi, torrenti e fossi 60 0,1986 5121 Gruppo arboreo vicino a corso d'acqua o 61100 65 0,3583 ad area verde Filare vicino a corso d'acqua o ad area 66 0,3583 verde 61200 Gruppo arboreo vicino a seminativo 61100 67 0,0918 Filare vicino a seminativo 61200 68 0,0918 Gruppo arboreo vicino a viabilità 61100 69 0,0313 Filare vicino a viabilità 61200 70 0,0313 Filare vicino a centro urbano 61200 72 0,0105 Fascia tampone 61300 73 0,3583

L’individuazione delle aree così classificate è stata condotta sia per quanto riguarda lo stato di fatto, che per il disegno che viene previsto dal P.A.T., restituendo in modo diretto un immagine degli effetti voluti. Tale analisi è funzionale alla costruzione degli indicatori del sistema ambientale.

Naturalità 2010

83 Naturalità 2030

Confrontando lo stato di fatto con quello previsto dal piano si nota come le espansioni urbane sono contenute e localizzate in continuità con il tessuto edilizio esistente, inducendo quindi una riduzione del grado di naturalità minimo. Le aree maggiormente interessate sono infatti caratterizzate da un basso peso ambientale, risultando in larga parte destinate ad attività agricola con una bassa valenza ambientale di per sé o come elementi di connessione. A fronte di tali riduzioni nello scenario al 2030 si verifica un aumento del valore ambientale, definito da un aumento della qualità naturalistica di particolari ambiti o elementi, che assumono rilevanza per la capacità connettiva del sistema, quanto per la possibilità di creare zone cuscinetto. Si passa così da una situazione attuale, che presenta già un buon livello naturalistico, lungo il fiume Brenta, Cornio e il Fiumazzo ad un sistema maggiormente valorizzato in cui si rafforzano ambientalmente le aree prossime. Le aree prossime alla superstrada dei “Vivai” acquisiscono adirittura un valore naturalistico doppio rispetto a quello di partenza, dato dall’attuazione degli interventi di forestazione predisposti dal PAT.

Gli effetti complessivi legati alle diverse azioni di Piano, considerando i singoli sistemi ambientali, sono stati così definiti:

84 Effetto nullo o voce non significativa Effetto positivo ☺ Effetto negativo ☻ Nel breve periodo ↓ Nel lungo periodo → Effetto che può essere mitigato ○ Effetto che non può essere mitigato ● Effetto reversibile □ Effetto non reversibile ■

85

AZIONE (art. delle N. di A. di SISTEMA Obiettivo Strategia Effetti Tipologia degli effetti riferimento)

Messa in sicurezza del Riduzione dei rischi Limitare le trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ territorio da eventuali nelle aree classificate Prevedere nuove urbanizzazioni che tengano esondazioni o ristagno con gradi di conto della capacità della rete scolante (art. 12) di acqua pericolosità idraulica Aumentare la sicurezza per la popolazione ☺ → per il territorio Fisico Riduzione dei rischi Limitare le trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ nelle aree classificate Salvaguardare le vie di deflusso dell'acqua per Difesa idrogeologica con gradi di garantire lo scolo ed eliminare le possibilità di pericolosità ristagno (art. 12) Aumentare la sicurezza per la popolazione ☺ → idrogeologica per il territorio

SISTEMA Obiettivo Strategia AZIONE (art. delle N. di A. di riferimento) Effetti Tipologia degli effetti Sottrazione di territorio alle trasformazioni ☺☻ ↓ ● □

Tutela dell’agrosistema (art 9) Aumento della qualità degli spazi agricoli ☺ ↓ Salvaguardia e Aumento della conservazione Aumento della qualità ambientale ☺ → biodiversità dell'sistema naturale (flora e fauna) Vincolo alle trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ Eliminazione degli elementi di compromissione della qualità ambientale (art.9) Aumento della qualità ambientale ☺ → Ambiente Sottrazione di territorio alle trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ Individuazione degli ambiti di importanza ambientale (art. 9) Ripristino della Aumento della qualità ambientale ☺ → individuazione dei continuità e corridoi ecologici di realizzazione di un connessione tra le aree sistema integrato di Sottrazione di territorio alle trasformazioni naturali e i nodi locali ☺☻ ↓ ● □ rete ecologica Ripristino della continuità dei corridoi ecologici (art. 9) Aumento della qualità ambientale ☺ →

87 AZIONE Tipologia degli effetti SISTEMA OBIETTIVO STATEGIA (art. delle N. di A. di riferimento) Effetti

Miglioramento della qualità della struttura Limite alle tipologie di trasformazione ☺☻ ↓ ● □ insediativa mediante interventi di riqualificazione e potenziamento dei servizi pubblici e riqualificazione e riordino degli Aumento della qualità degli spazi urbani ☺ ↓ Intervenire Riqualificazione spazi aperti (art. 13) all'interno del tessuto urbana e territoriale esistente Rigenerazione dei tessuti edilizi degradati Aumento della qualità degli spazi urbani ☺ ↓ Territorio (art. 13) Rilocalizzazione e ricomposizione degli Aumento della qualità degli spazi urbani ☺ ↓ edifici incongrui (art. 13)

Limite alle tipologie di trasformazione Limitare la ☺☻ ↓ ● □ Ridurre il consumo Disciplina degli interventi in zona agricola sottrazione di suolo di suolo (art. 15) agricolo Aumento della qualità degli spazi agricoli ☺ →

88

SISTEMA Obiettivo Strategia AZIONE (art. delle N. di A. di riferimento) Effetti Tipologia degli effetti

Limitare le trasformazioni (art. 13) Limitare le trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ Evitare la dispersione Incremento della delle risorse densità territoriale Favorire tipologie insediative finalizzati a Minor consumo di suolo limitare l'uso di superficie (art. 13) ☺ ↓ Sociale Incrementare la dotazione dei servizi pubblici in Aumento della qualità urbana funzione delle necessità (art. 13) ☺ ↓ Efficienze ed efficacia Intervenire all'interno dei servizi pubblici del tessuto esistente Aumentare l'accessibilità dei servizi esistenti Aumento della qualità urbana (art. 13) ☺ ↓

89

AZIONE (art. delle N. di A. di SISTEMA Obiettivo Strategia Effetti Tipologia degli effetti riferimento) Limitare le trasformazioni ☺☻ ↓ ● □ Individuazione dei coni conservazione e valorizzazione dei coni visuali visuali (art. 8) Aumento della qualità paesaggistica ☺ ↓

Predisposizione della rete Aumento della qualità paesaggistica ☺ ↓ di itinerari di interesse predisposizione di nuovi itinerari (art. 8) Creazione di un paesaggistico Aumento della qualità urbana ☺ ↓ Paesaggio sistema territoriale di Riqualificazione del paesaggio e sua valore fruibile Aumento della qualità paesaggistica valorizzazione (art.8) ☺ → Tutela degli ambiti Predisposizione di interventi di restauro territoriali di importanza Aumento della fruizione ☺ → paesaggistica paesaggistico (art.8)

Tutela degli elementi Tutelare edifici e pertinenze di interesse storico Valorizzazione del patrimonio storico- identitari culturale (art.10) culturale ☺ ↓

90 7.3. Analisi di coerenza interna Il Piano, data la sua natura strategica, agisce definendo linee di sviluppo del territorio che toccano contemporaneamente diverse tematiche. La valutazione la relazione tra criticità emerse e obiettivi di piano può essere condotta in riferimento a strategie complessive che toccano i singoli tematismi. A seguito si sintetizza quindi la relazione tra principali criticità emerse in fase di analisi dello stato dell’ambiente e strategie di piano.

Tabella21: Confronto criticità – strategie di piano SISTEMA CRITICITA' STRATEGIA Acqua Rilascio percolazione azoto Regolamentazione delle attività agricole e trasformazioni del territorio Suolo Pericolosità dovuta al ristagno Messa in sicurezza del sottosuolo idrico territorio da eventuali esondazioni o ristagno di acqua.

Limitare l’espansione insediativa e la percentuale di superficie impermeabilizzata Naturalistico Possibili ricadute dovute alla Individuazione di interventi in realizzazione delle nuove accordo con il disegni infrastrutture territoriale (aree produttive e infrastrutture locali) Realizzazione di interventi e azioni di compensazione e mitigazione Pressione antropica del tessuto Realizzazione di interventi e produttivo attuale e di futura azioni di compensazione e espansione mitigazione Antropico Peso del traffico di transito Riorganizzazione di un all'interno dei centri abitati sistema di mobilità che ridistribuisca i flussi Agricolo Peso delle aziende agricole Regolamentazione delle attività agricole e trasformazioni del territorio

Fonte: elaborazione Proteco Si considera quindi come il PAT affronti le criticità che interessano i diversi sistemi ambientali individuando azioni strategiche e di indirizzo al fine di affrontare le problematiche, per quanto di competenza. Va evidenziato come in sede di definizione più specifica delle trasformazioni (PI) possano essere articolati interventi direttamente connessi alla criticità territoriali in modo puntuale, definendo anche le tipologie di azioni e le procedure attuative. 7.4. Analisi di coerenza esterna Al fine di valutare le scelte di piano nella loro sostenibilità e coerenza sono state considerate le relazioni tra quanto stabilito all’interno del PAT e la strumentazione pianificatoria vigente. La valutazione è stata condotta sia in relazione agli strumenti di pianificazione e programmazione territoriali, quali PTRC, PTCP e strumenti conseguenti, quanto a piani e progetti settoriali. Alla luce di quanto emerso all’interno del capitolo 3, si rileva come il PAT recepisca gli indirizzi contenuti all’interno del quadro programmatorio. Nello specifico, infatti, il PAT recepisce le indicazioni definite in relazione al sistema ambientale, che maggiormente coinvolgono il territorio comunale. Anche in considerazione del sistema di tutela del territorio agricolo, e del paesaggio a questo connesso, il PAT recepisce e sviluppa gli obiettivi di salvaguardia della realtà rurale e di produttività agricola, definita a livello regionale all’interno del PTRC quanto della stessa LR 11/2004. È quindi analizzata la coerenza con la pianificazione settoriale considerando i piani vigenti maggiormente attinenti alla gestione del territorio e dell’ambiente.

Tabella22: Corrispondenza tra piani di settore e PAT Piani di settore Denominazione Estremi di Obiettivo Relazione con il PAT del piano approvazione Raggiungere gli obiettivi strategici comunitari e Il PAT non definisce Piano Regionale internazionali sulla obiettivi specifici in di Tutela e Approvato con qualità dell’aria; ridurre materia, tuttavia incentiva Risanamento PCR 57/2004 gli inquinanti soluzioni costruttive che dell’Atmosfera dell’atmosfera nel mirino a una maggiore (PRTRA) rispetto della tempistica sostenibilità ambientale. indicata dalla normativa. Raggiungimento di Per quanto riguarda le livelli di quantità e di zone di espansione, come qualità delle risorse per gli interventi di Piano Regionale Approvato con idriche compatibili con recupero, sono previste di Risanamento PCR 62/1989 le differenti destinazioni azioni finalizzate a delle Acque d’uso; salvaguardia garantire un assetto delle risorse naturali e idraulico compatibile con il dell’ambiente. contesto.

92 Prima adozione con DGR 4453/2004, In riferimento ai corpi trasmesso al idrici significativi, Consiglio l’obiettivo di qualità regionale con ambientale principale è Il PAT non definisce Deliberazione di assicurare lo obiettivi specifici in 94/CR del standard definito materia tuttavia gestisce la 24.07.2007, “sufficiente” dalla rete idrica assicurando la Piano di Tutela integrato con normativa nazionale, funzionalità del sistema delle Acque DGR n. 1518 del entro il 2008, per idrico e azioni di 17.06.2008 arrivare entro il 2015 a miglioramento della (VAS – conseguire lo standard qualità ambientale delle Rapporto ambientale definito aree dove scorrono i corsi ambientale). In “buono” dalla d'acqua principali. fase di normativa sia approvazione da nazionale che parte del comunitaria. Consiglio regionale. Rappresenta lo strumento di coordinamento su scala regionale delle azioni delle Autorità d’Ambito e mira a: fornire acqua di buona qualità alle aree sfavorite del Veneto o quelle che richiedono una integrazione Il PAT non definisce variabile secondo la obiettivi specifici in Modello stagione; consentire materia tuttavia si rileva Strutturale degli Approvato con rapide forniture di come vengano definite acquedotti del DGR 1688/2000 integrazione e indicazioni in relazione Veneto (MOSAV) soccorso; alla gestione delle acque salvaguardare le rispetto alle nuove aree risorse destinate all’uso insediative. idropotabile, riducendo i prelievi e le perdite d’acqua; ottimizzare il servizio di produzione idrica e di grande adduzione, migliorando l’affidabilità del servizio idropotabile e riducendo i costi di gestione. Riduzione alla fonte della produzione di rifiuti; incentivazione della raccolta differenziata, finalizzata prioritariamente al Piano Regionale Il PAT non definisce recupero di materia; di Gestione dei Approvato con obiettivi specifici, tuttavia previsione impiantistica Rifiuti Urbani PCR 59/2004 si rileva come i parametri per il recupero e il (PRGRU) di legge siano rispettati. trattamento nell’ottica dell’autosufficienza; pianificazione del recupero energetico per la frazione residua dei rifiuti urbani.

93 Programma Regionale per la riduzione dei Incremento della Rifiuti raccolta differenziata; Adottato con Biodegradabili da recupero energetico DGR 88/CR del avviare in della frazione residua 13 settembre discarica dei rifiuti urbani, in 2005. (Complemento al accordo con i piani di Piano regionale di settore specifici. gestione dei rifiuti urbani) Adottato con DGR Attenuare la parziale Il territorio comunale è 1671/2005. perifericità del sistema interessato dalla 3° fase di Addendum con di trasporti dell’area sviluppo della SFMR. CR n. 90/2007 padana, tenendo conto All’interno del PAT (controdeduzioni delle esigenze socio- vengono considerati gli Piano Regionale e adozione economiche e di interventi già programmati dei Trasporti Rapporto sviluppo. Colmare il e migliorato il sistema di Ambientale). gap infrastrutturale del accessibilità ai nodi Non ancora Veneto. Promuovere la attraverso l’introduzione di approvato dal mobilità intra-regionale indicazioni puntuali Consiglio di persone e merci. (parcheggio interscambio). regionale.

Il Piano delle Acque Comunale prevede la Il PAT recepisce le realizzazione di alcuni indicazione le piano Piano Approvato con interventi volti ad individuando possibili intercomunale delibera n° 51 eliminare delle ambiti dove realizzare delle acque del 21/05/2010 situazioni di criticità attraverso il PI gli idrauliche esistenti nel interventi prescritti. territorio comunale

Differenziazione delle fonti energetiche; Il PAT non definisce Adottato con contenimento dei obiettivi specifici in DGR 7/2005. consumi energetici e materia, tuttavia Piano Energetico Non ancora delle emissioni incentivare soluzioni Regionale approvato dal inquinanti; promozione costruttive che mirino ad Consiglio delle fonti rinnovabili, una maggiore sostenibilità regionale. dell’autoproduzione ambientale. diffusa. Fonte: elaborazione Proteco

Analizzando i piani di settore si rileva come il PAT risulti coerente con quanto definito su scala superiore, dal momento che molte scelte progettuali derivano dalle specificazioni di quanto contenuto all’interno del quadro pianificatorio vigente. Si rileva come, in relazione alla pianificazione di settore, il PAT appaia coerente con i principi e obiettivi dettati dai diversi strumenti. Pur non sviluppando specifiche azioni in relazione a particolari settori, i principi di tutela e sviluppo delle diverse componenti ambientali e sociali tengono conto delle necessità di garantire un contenimento delle possibili esternalità negative. Più specificatamente la scelta di premiare un’ espansione residenziale basata su metodologie e tecnologie sostenibili appare strettamente connesso ai principi di salvaguardia ambientale che interessa

94 più piani.

7.5. Verifica di sostenibilità Le azioni previste dal PAT sono state quindi analizzate, in considerazione della sostenibilità del piano, in relazione alle componenti ambientali e ai principali obiettivi di sostenibilità. Si rileva come il PAT abbia attinenza diretta solo con alcune componenti mentre con altre produca effetti secondari, che non sono cioè di diretta competenza del PAT ma che risentono altresì delle azioni sviluppate in fase di attuazione del piano stesso. Per quanto riguarda, infatti, il sistema delle acque di superficie e la componente rappresentata da natura e biodiversità, il PAT individua obiettivi e strategie che interessano direttamente gli elementi che costituiscono il sistema. In particolare per il primo, sono indicati espressamente indirizzi di salvaguardia della funzionalità della rete idrica (art.12 delle NTA). La definizione delle invarianti ambientali sviluppa e tematizza le questioni naturalistiche, andando a gestire gli elementi che definiscono le valenze ambientali, tutelando le specificità locali e valorizzando le possibili connessioni ambientali (art. 9 delle NTA). Il piano interviene anche in relazione ad altre tematiche ambientali in modo indiretto, costruendo azioni di incentivo per gli interventi a elevata sostenibilità ambientale (art. 13 delle NTA). Questo si traduce quindi con effetti indiretti all’interno di diverse componenti, significa cioè incentivare azioni che limitino la produzione di sostanze inquinanti per l’atmosfera oltre che una riduzione dei consumi di materie prime. Si esamina quindi la relazione tra le scelte di piano e gli obiettivi di sostenibilità definiti a livello comunitario sulla base di quanto definito dalla Nuova Strategia comunitaria in materia di Sviluppo Sostenibile (SSS), varata dalla Commissione Europea il 9 maggio 2006. Questa si articola, sinteticamente, definendo uno sviluppo sostenibile utile a soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro. La strategia così enunciata costituisce un quadro di riferimento per tutte le politiche comunitarie, tra cui le Agende di Lisbona e di Göteborg.

95 Coerenza del PAT con gli obiettivi della Nuova strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS) Modalità con cui gli Principali obiettivi obiettivi sono stati Tema Obiettivo generale operativi/target considerati all'interno del PAT

Il piano non prevede Rispettare gli impegni stabiliti • obiettivi o azioni specifici in nell’ambito del protocollo di relazione al miglioramento Kyoto (in particolare, entro atmosferico, tuttavia si 2008-12, riduzione del’8% delle incentiva la realizzazione di emissioni rispetto ai livelli del interventi sviluppati 1990 nell’UE15); applicando tecniche e • Condurre una politica materiali capaci di ridurre Limitare i l’impatto sull’ambiente, cambiamenti energetica coerente con gli Cambiamenti questo può aiutare il climatici, i loro costi e obiettivi di sicurezza climatici ed contenimento della le ripercussioni dell’approvvigionamento, energia pulita produzione di inquinanti negative per la competitività e sostenibilità ambientale; causa dell'alterazione società e l’ambiente climatica. • Aumento dell'utilizzo di fonti rinnovabili, diminuzione del Vanno, inoltre, considerate consumo di energia; positivamente le azioni legate allo sviluppo del • Aumentare l’utilizzo di sistema boscato all’interno biocarburanti come del territorio comunale. combustibile per i trasporti.

• Pervenire a livelli sostenibili di Garantire che i consumo di energia nei sistemi di trasporto trasporti e ridurre le emissioni di corrispondano ai gas serra dovute ai trasporti; Il piano prevede una bisogni economici, riorganizzazione della sociali e ambientali • Ridurre le emissioni inquinanti viabilità , con la creazione Trasporti della società, dovute ai trasporti a livelli che di by pass di scala locale e sostenibili minimizzandone minimizzino gli effetti negativi azioni di miglioramento contemporaneament su salute e ambiente; dell’intercambio e le ripercussioni • Realizzare passaggio a modi gomma/ferro. negative di trasporto ecocompatibili; sull’economia, la società e l’ambiente Ridurre inquinamento acustico dovuto ai trasporti.

• Inquadrare lo sviluppo sociale Il piano definisce gli ambiti ed economico nei limiti della di invarianti ambientali e capacità di carico degli paesaggistiche in relazione ecosistemi; al contesto agricolo e Promuovere modelli agroproduttivo, Consumo e di consumo e di • Migliorare le prestazioni promuovendo in tal senso produzione produzione ambientali e sociali dei prodotti; una valorizzazione dei sostenibili sostenibili prodotti specifici, e gestione • Aumentare la quota del del territorio a basso mercato globale nel settore impatto, in considerazione delle tecnologie ambientali e della valenza paesaggistica delle innovazioni ecologiche. di tali ambiti.

Conservazion Migliorare la gestione • Utilizzare risorse naturali Il piano definisce gli ambiti e e gestione ed evitare il rinnovabili a un ritmo di invarianti ambientali e delle risorse sovrasfruttamento compatibile con la loro capacità paesaggistiche in relazione naturali delle risorse naturali di rigenerazione; ai diversi contesti

96 riconoscendo il • Migliorare l’efficienza delle ambientali, promuovendo valore dei servizi risorse tramite promozione di una valorizzazione degli ecosistemici innovazioni ecoefficienti; elementi esistenti e un aumento delle valenze e • Arrestare la perdita di interconnessione tra le biodiversità; diverse aree che definiscono le particolarità • Evitare la generazione di locali e territoriali. rifiuti e promuovere il riutilizzo e il riciclaggio.

• Migliorare la protezione contro le minacce sanitarie Il piano non prevede potenziando la capacità di obiettivi specifici in rispondervi in modo coordinato; relazione alla salute pubblica, considerando • Ridurre le ineguaglianze in anche come non siano materia di salute; Promuovere la salute presenti situazioni critiche. pubblica a pari • Far sì che entro il 2020 le Per quanto riguarda i Salute condizioni per tutti e sostanze chimiche, possibili rischi connessi al pubblica migliorare la antiparassitari compresi, siano sistema agricolo, si rileva protezione contro le prodotte, maneggiate e come l’individuazione delle minacce sanitarie utilizzate in modi che non valenze ambientali e pongano rischi gravi per la paesaggistiche siano salute e l’ambiente; funzionali all’incentivazione Migliorare l’informazione di una gestione mirata alla sull’inquinamento ambientale e compatibilità ambientale e le conseguenze negative sulla quindi con la salute umana. salute.

• Ridurre il numero di persone Il piano non prevede a rischio di povertà e obiettivi specifici, tuttavia si Creare una società esclusione sociale; individuano azioni utili al socialmente inclusiva miglioramento della qualità • Assicurare alto grado di tenendo conto della degli spazi urbani, quindi coesione sociale e territoriale solidarietà tra le coinvolgendo la nonché il rispetto delle diversità generazioni e componente sociale. Inclusione culturali; nell’ambito delle sociale, Lo sviluppo degli ambiti stesse nonché demografia e • Aumentare la partecipazione produttivi, così come della garantire e migliorare migrazione al mercato del lavoro delle riorganizzazione della rete la qualità della vita donne e dei lavoratori più infrastrutturale, tengo conto dei cittadini quale anziani; delle necessità di sviluppo presupposto per un produttivo e lavorativo, in Promuovere l’aumento di benessere duraturo continuità con l’esistente e assunzioni di giovani. delle persone in relazione al sistema infrastrutturale di scala territoriale.

Promuovere • Contribuire al miglioramento attivamente lo del governo mondiale sviluppo sostenibile a dell’ambiente e al livello mondiale e rafforzamento degli accordi Povertà assicurare che le ambientali multilaterali; Il piano non prevede mondiale e politiche interne ed obiettivi specifici ne che sfide dello esterne dell’Unione • Aumentare il volume di aiuti; abbiano relazione con il sviluppo siano coerenti con lo tema. sviluppo sostenibile a Promuovere lo sviluppo livello globale e i suoi sostenibile nel quadro dei impegni negoziati dell’OMC. internazionali

97

7.6. Esiti della VINCA Il Piano è compatibile con le norme specifiche di tutela previste per i siti Natura 2000 dalla Direttiva “Habitat” e “Uccelli”, e gli effetti potenziali sono valutabili in termini di incidenza non significativa. Sulla base di tali considerazioni non risulta necessario affrontare la “Valutazione appropriata” poiché non si rilevano incidenze per i siti Natura 2000 della Laguna di Venezia più prossimi ed esterni alle aree d’analisi (SIC IT3250030 e ZPS IT3250046). A livello generale non sono emerse incidenze significative a scapito di habitat, habitat di specie e specie. Si riporta di seguito la la sintesi contenuta all’interno della Relazione di incidenza ambientale.

98 Esito della procedura di screening

Verificati i luoghi interessati dalle trasformazioni e i relativi ingombri previsti dal PAT di Campolongo Maggiore, sono state definite le aree d’analisi all’interno delle quali si è svolta l’analisi per valutare il verificarsi di possibili incidenze a danno di habitat, habitat di specie e specie. Sono stati verificati gli effetti delle trasformazioni possibili (espansioni previste sia residenziali che produttive, areali volti alla riqualificazione e la riconversione, al miglioramento della qualità territoriale e urbana, gli ambiti di possibile localizzazione, le aree di urbanizzazione consolidata, l’edificazione diffusa, le attività produttive in zona impropria nonché il nuovo sistema viario strategico e locale) previsti dal Piano. Sono state analizzate le possibili fonti di alterazione della qualità delle acque, dell’aria, del suolo e del rumore, anche in relazione allo stato qualitativo attuale. Al termine dell’analisi si conclude che con la realizzazione delle azioni previste nel PAT di Campolongo Maggiore non solo non si sottrarranno habitat protetti, ma sarà obiettivo del Piano (Tavola n°2 e n°4) tutelare le zone aventi un peso ambientale maggiore, che si rinvengono principalmente lungo il corso del fiume Brenta. Alcuni habitat di specie potranno subire delle modifiche (eliminazioni di brevi tratti di siepi campestri, tombinamento o interro di fossati, eliminazione di vigneti, seminativi o prati), ma si ritiene che le conseguenti alterazioni rientreranno in termini di non significatività. Vaste aree saranno tutelate dalle invarianti ambientali e paesaggistiche (art. 9 e 8 delle N.T.A.) con azioni volte al miglioramento e alla perpetuazione degli ambiti rurali e di quelli a maggior naturalità e all’incremento della biodiversità. Queste zone coincidono con i corridoi ecologici tracciati indicativamente lungo il Brenta e gli scoli Cornio e Fiumazzo. Da segnalare anche la vasta area da destinare alla forestazione nella porzione sud-occidentale del Comune a cavallo della SP 40 (Strada dei Vivai). Si raccomanda garantire, in quanto previsto un incremento del verde in ambito rurale al fine di espletare molteplici funzioni (ecologiche, idrauliche, didattiche…). In questo modo le esternalità avranno una ricaduta positiva sul territorio esaminato che a larga scala è molto prossimo alla Laguna di Venezia. In riferimento allle espansioni residenziali e/o produttive, si necessita prevedere il reimpianto di siepi e filari che dovranno essere estirpate o compromesse, nelle zone definite consone dal disegno generale del Piano di Assetto del Territorio, in modo da garantire la funzionalità ambientale preesistente. Le specie da impiegare dovranno essere di tipo autoctono e consone alla zona di impianto, e dovranno essere meglio definite in fase di Piano degli Interventi. Si rimanda alla fase di Piano degli Interventi, ovvero una volta definite le reali attività produttive che si insedieranno nell’ATO n°4, la valutazione della significatività degli effetti delle stesse nei confronti degli elementi della Rete Natura 2000. Per quanto riguarda le acque superficiali e profonde si raccomanda che, sia durante la fase di cantiere e sia durante le fasi di esercizio, eventuali sversamenti accidentali di sostanze nocive o alle acque di prima pioggia dovranno essere raccolte e trattate adeguatamente prima di poter esser reimmesse nella rete idraulica. I rischi di sversamento accidentale di sostanze inquinanti, in fase di cantiere, potranno essere evitati con l’adozione di piattaforme impermeabilizzate per l’effettuazione delle operazioni potenzialmente pericolose.

99

7.7. Definizione degli indicatori Nella scelta degli indicatori viene fatta una distinzione tra indicatori descrittivi e indicatori prestazionali: • gli indicatori descrittivi sono espressi come grandezze assolute o relative e sono finalizzati alla caratterizzazione della situazione ambientale; • gli indicatori prestazionali permettono la definizione operativa e il monitoraggio del conseguimento degli obiettivi e dell’ attuazione delle linee di azione del piano. In entrambi i casi gli indicatori sono individuati all’interno di una relazione di causa-effetto il cui acronimo DPSIR è stato elaborato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ed è concepito nel modo seguente.

La definizione di ogni elemento dello schema è il seguente: • Determinanti (D): le attività umane, cause generatrici, che producono fattori di pressione; • Pressioni (P): l’emissione di residui o la sottrazione di risorse; • Stato (S): lo stato di qualità delle diverse componenti ambientali; • Impatti (I): le variazioni di stato prodotte dai fattori di pressione sulla qualità delle diverse componenti; • Risposte (R): le azioni che vengono intraprese per contrastare gli effetti generati dai determinanti, in modo da limitare la generazione delle pressioni che sono elementi d'insostenibilità; ma anche

100 interventi di bonifica tesi a sanare le situazioni ambientalmente insostenibili, così come misure di mitigazione degli impatti esistenti. I Determinanti a «monte» dell’intero processo possono essere identificati con le attività e i processi antropici che causano le pressioni; a «valle» delle pressioni sta invece lo Stato dell’ambiente, che subisce modificazioni in seguito alle sollecitazioni umane. Ciò comporta Impatti sul sistema antropico, cui la società reagisce con apposite Risposte, finalizzate a rimuovere sia gli Impatti che a modificare i Determinanti. Gli indicatori misurano in quantità fisiche gli elementi di questo ciclo di interazioni tra uomo e natura e offrono informazioni utili per la definizione di politiche e per la valutazione della loro efficacia. Sono stati definiti due sistemi di indicatori: il primo – indicatori prestazionali - determina il grado di raggiungimento degli obiettivi sulla base della coerenza tra azioni di piano e risultati effettivi; il secondo – indicatori ambientali - comprende quegli elementi del sistema ambientale che sono interessati in maniera diretta dalle ricadute che si vengono a generare a seguito dell’implementazione delle scelte di piano.

7.7.1. Indicatori descrittivi Gli indicatori descrittivi sono funzionali alla definizione dello stato ambientale in riferimento alle diverse componenti ambientali e ai caratteri sociali e demografici, capaci di fornire un quadro complessivo della situazione attuale. Questo in funzione di un monitoraggio ambientale che sia in grado di individuare la direzione verso la quale il sistema si sta dirigendo. Si individua quindi una serie di indicatori base che possono, in fase di sviluppo del processo pianificatorio, essere rivisti e ampliati in funzione delle particolari situazioni e tematiche che ci si troverà ad affrontare, sulla base della sensibilità valutativa che può caratterizzare l’implementazione delle scelte di piano. Tali elementi possono essere finalizzati alla valutazione delle ricadute generatesi a seguito delle trasformazioni indotte dal piano, considerando anche gli effetti non previsti, fornendo delle indicazioni sui possibili aggiustamenti del processo pianificatorio.

101

Unità di Componente Indicatore Fonte Anno Valore misura

CO2 ARPAV 2000 54.028 t/anno

CO ARPAV 2000 790 t/anno

PM10 ARPAV 2000 23 t/anno Aria NOx ARPAV 2000 209 t/anno

SOx ARPAV 2000 14 t/anno

Benzene ARPAV 2000 3 t/anno

A.E.(abitanti civile ARPAV 2001 9.196 equivalenti)

carico organico

A.E.(abitanti industriale ARPAV 2001 12.313 equivalenti)

Acqua civile ARPAV 2001 41,4 t/anno carico potenziale trofico azoto agro zootecnico ARPAV 2001 285,1 t/anno

industriale ARPAV 2001 82 t/anno

civile ARPAV 2001 5,5 t/anno carico potenziale trofico fosforo agro zootecnico ARPAV 2001 124,1 t/anno

industriale ARPAV 2001 7 t/anno

102

Componente Indicatore Fonte Anno Valore Unità di misura

Tessuto urbano PAT 2010 385 ha Aree commerciali, PAT 2010 ha industriali e 126 infrastrutturali Suoli in PAT 2010 5 ha trasformazione Aree verdi PAT 2010 15 ha Terreni arabili PAT 2010 1535 ha Colture PAT 2010 103 ha permanenti Suolo Uso del suolo Prati stabili PAT 2010 69 ha Territori agricoli PAT 2010 11 ha eterogenei Territori boscati PAT 2010 5 ha Vegetazione arbustiva ed PAT 2010 ha 0 erbacea ha Vegetazione rada PAT 2010 0

PAT Corsi d’acqua 2010 55 ha

Siepi e filari PAT 2010 49 ha

% abitazioni stimate superare Radiazioni 1996- Salute umana il livello di ARPAV 0,1 % ionizzanti 2000 riferimento di 200 Bq/m3 Rifiuti totali ARPAV 2009 3.846,791 kg/anno prodotti procapite ARPAV 2009 378 kg/anno Rifiuti Rifiuti totali ARPAV 2009 2.358 kg/anno destinati a % di raccolta raccolta ARPAV 2009 61,4 % differenziata differenziata

103

Unità di Componente Indicatore Fonte Anno Valore misura

Numero di abitanti PAT 2009 10.108 -

popolazione/ Residenti per ettaro PAT 2009 4,30 Demografia ettaro Stranieri PAT 2009 525 - Stranieri su popolazione PAT 2009 5,2 %

Numero di famiglie PAT 2009 3.400 ⎯

Numero medio di componenti PAT 2009 2,8 ⎯ per famiglia Società Regione Numero di imprese 2001 640 ⎯ Veneto

Regione Occupati 2005 4.027 - Veneto

7.7.2. Indicatori prestazionali Gli indicatori prestazionali sono di tipo qualitativo, definiscono lo stato di attuazione e gestione degli interventi e delle scelte di piano I diversi parametri sono stati definiti sulla base alla diversità degli obiettivi e in relazione alle singole azioni di piano, al fine di valutare la relazione tra obiettivi da perseguire e azioni agli stessi finalizzate, valutando in questo modo la coerenza tra gli obiettivi di piano e le azioni intraprese. In alcuni casi è stato individuato un unico indicatore per più azioni, questo sulla base della considerazione fatta che molteplici azioni possono produrre contemporaneamente effetti che vanno a modificare lo stato di un unico elemento preso in esame. In altri casi per una stessa azione sono stati considerati diversi parametri, valutando come gli effetti delle trasformazioni indotte si riflettano su più fronti, o siano comunque osservabili secondo valutazioni differenti. In alcuni casi non si è ritenuto efficace individuare alcun indicatore, questo dal momento che le azioni individuate dal PAT trovano una definizione particolare solamente a seguito della determinazione delle azioni più specifiche in fase di redazione dei PI o di progetti specifici. Solamente a seguito di tale specificazione possono, infatti, essere individuati elementi capaci di misurare efficacemente gli assetti territoriali che si vengono a generare. Gli indicatori a seguito definiti derivano da quanto stabilito in prima fase all’interno della Relazione Ambientale, con apposti approfondimenti e

104 modifiche dovute ad una più attenta analisi delle componenti.

7.7.2.1. Indicatori del sistema territoriale La riqualificazione del tessuto urbano può essere misurata sulla base di indicatori specifici che tengano conto degli interventi prospettati in relazione alle trasformazioni urbane. Nello specifico si individuano: • Miglioramento della qualità territoriale: questo indicatore individua la percentuale di superficie di ciascuna ATO idonea al miglioramento della qualità territoriale in relazione alla localizzazione di servizi pubblici o di interesse pubblico di scala territoriale; • Miglioramento della qualità urbana: individua, per ogni ATO, la superficie di miglioramento della qualità urbana; • Elementi puntuali: stima la superficie di ciascuna ATO coperta dalle attività in sede impropria; • Riqualificazione e riconversione: questo indicatore valuta la percentuale di superficie di ciascuna ATO che per le sue caratteristiche risulta idonea ad interventi di riqualificazione o riconversione; • Superficie agricola: il consumo di suolo viene monitorato considerando la dotazione di superficie ad uso agricolo che caratterizza le diverse ATO, definendo un parametro calcolato come il rapporto tra SAU e superficie territoriale.

7.7.2.2. Indicatori del sistema sociale Le dinamiche che interessano il sistema sociale all’interno delle quali agisce il piano riguardano i diversi aspetti che coinvolgono la componente antropica, individuabili in: • Superficie insediativa: estensione del tessuto insediativo in rapporto al numero di abitanti dell’ATO; • Densità abitativa: calcolata come il rapporto tra il numero di residenti e la superficie territoriale di ciascuna ATO; • Standard a servizi pubblici: esso valuta la quantità, in termini di superficie, di standard disponibili per abitante demandando, in fase di definizione puntuale degli interventi strutturali e delle opere pubbliche, l’individuazione di specifici parametri capaci di determinare l’accessibilità dei servizi.

7.7.2.3. Indicatori del sistema ambientale Gli indicatori capaci di definire lo stato dell’ambiente e delle trasformazioni indotte toccano i diversi elementi che costituiscono il sistema naturale. Al fine di valutare lo stato della naturalità in relazione agli interventi di

105 salvaguardia sono stati definiti degli indicatori considerando il valore in termini di biodiversità del territorio non urbanizzato (Superficie di Valore Ambientale) in relazione al grado di naturalità e complessità ecologica che queste presenta (Superficie Naturale Equivalente). Va detto che la superficie naturale equivalente è calcolata a partire dalla superficie di valore ambientale pesata per un indice di naturalità che tiene conto del grado di naturalità. La superficie di valore ambientale è stata calcolata tenendo conto della pressione antropica al 2010 e al 2030. La pressione antropica è intesa come un qualsiasi tipo di pressione (disturbo, inquinamento, trasformazione) agente su un’ area che si sviluppa a partire dall’elemento generatore del disturbo, che si trovi o meno all’interno del territorio comunale, ma che produca effetti all’interno di esso. Sono stati quindi calcolati i parametri definendo: • Indice di qualità ambientale: come il rapporto tra la SVA e la superficie territoriale complessiva di ciascun ATO, • Indice di qualità territoriale: costituisce il rapporto tra la SNE e la superficie territoriale complessiva dell’ ATO; • Indice di qualità naturale: come il rapporto tra la il grado di naturalità definito dalla SNE e la superficie naturale complessiva (SVA).

7.7.2.4. Indicatori del sistema paesaggistico La valutazione del paesaggio è fatta attraverso la definizione degli elementi specifici di piano che definiscono la fruibilità del territorio e la valorizzazione delle valenze esistenti. Sono quindi stati considerati: • Indice di valore paesaggistico dei percorsi ciclo-pedonali: la lunghezza dei percorsi di interesse ciclo-pedonale per ogni singola ATO; • Indice di valore paesaggistico delle aree di interesse paesaggistico Le superfici tutelate e valorizzate in relazione alle potenzialità di carattere paesaggistico unitamente agli ambiti di particolare pregio dei manufatti storico testimoniali; • Indice di valore paesaggistico dei coni visuali: individua la presenza di punti di particolare pregio percettivo da tutelare con l’individuazione dei coni visuali.

106

107 Indicatori di sintesi A partire dagli indicatori sopra sviluppati si procede all’elaborazione di indicatori di sintesi, capaci di rappresentare sinteticamente lo stato di fatto e di progetto di ogni singolo sistema nonché l’evoluzione tra gli stessi. Gli indici di sintesi dei singoli sistemi sono definiti come le sommatorie dei singoli indicatori del sistema, mentre l’indice di qualità territoriale è definito quale sommatoria normalizzata dei quattro indici di qualità che identificano i sistemi considerati. Questo significa che i valori di tale indice si muovono all’interno di un range che va da 0 a 1, dove 1 rappresenta il valore massimo potenzialmente raggiungibile se tutti gli indicatori raggiungessero contemporaneamente il livello massimo di qualità.

Indice di Indice di Indice di Indice di qualità dello qualità dello qualità dello qualità dello Indice di spazio spazio spazio spazio qualità N. ATO ambientale territoriale sociale paesaggistico totale 1 0,97 -3,40 12,89 1,15 11,60 2 0,92 -8,56 13,28 1,43 7,08 3 1,00 -2,98 11,52 2,67 12,21 4 0,95 -1,27 13,05 1,12 13,84 Totale 0,96 -19,14 12,30 1,60 - 4,29

Indice di Indice di Indice di Indice di qualità dello qualità dello qualità dello qualità dello Indice di spazio spazio spazio spazio qualità N. ATO ambientale territoriale sociale paesaggistico totale 1 1,02 0,77 13,57 9,70 25,06 2 0,98 0,71 16,50 3,73 21,91 3 1,08 0,62 14,68 6,21 22,59 4 1,00 0,77 13,39 10,55 25,71 Totale 1,02 0,71 14,35 17,73 33,81

Indice di Indice di Indice di Indice di qualità dello qualità dello qualità dello qualità dello Indice di N. ATO spazio spazio spazio spazio qualità totale ambientale territoriale sociale paesaggistico 1 0,05 4,17 0,69 8,56 13,46 2 0,05 9,26 3,22 2,30 14,83 3 0,08 3,60 3,17 3,53 10,39 4 0,05 2,04 0,35 9,43 11,87 Totale 0,06 19,86 2,05 16,13 38,10

108 7.7.3. Discussione risultati Attraverso l’analisi degli indicatori qui sviluppati è possibile delineare la struttura che caratterizza il territorio comunale di Campolongo Maggiore, e quella che si svilupperà a seguito dell’implementazione di piano. Da una prima analisi dei dati emerge come le azioni di piano non comportino pesanti alterazioni all’interno dell’assetto territoriale del comune. Per l’indice di qualità dello spazio ambientale si assiste ad un miglioramento in tutte e 4 le ATO con un picco evidente nell’ATO 3. Questo è dato sicuramente dagli interventi relativi al corridoio ecologico del Brenta ad una sottrazione di superficie naturale molto limitata e ad interventi di espansione che vanno ad intaccare aree periurbane con un valore di naturalità molto basso. Sul piano dello spazio territoriale, in tutte le ATO si raggiungono livelli di miglioramento pressoché uguali nel 2030 (intorno ad un indice di 0,70), pur partendo da situazioni differenti. In particolare le prestazioni più visibili si raggiungono nell’ATO 2, la sola in cui si attuano interventi di miglioramento della qualità territoriale. In quanto agli aspetti sociali , si osserva come la riduzione della superficie insediativa relativa agli abitanti, sia bilanciata da una buona dotazione di standard. Infatti già al 2010 la quantità di servizi risulta superiore alla necessità per raggiungere valori ben più elevati nel 2030. Questo dato assieme ad una bassa densità abitativa stanno ad indicare una buona qualità del vivere. Per il sistema paesaggistico le azioni predisposte dal PAT vedono un netto miglioramento in tutte le ATO. Questo è dato dal fatto che ad oggi non è mai stato attuato nessun intervento di valorizzazione del paesaggio ad esclusione della rete degli itinerari ciclo-pedonali che raggiunge già un buon livello. Complessivamente si nota quindi, in funzione dell’attuazione delle diverse scelte di piano, un sostanziale miglioramento dei diversi aspetti che definiscono lo stato ambientale e sociale. Si evidenzia infatti come laddove si individuano possibili riduzioni di alcuni parametri, intervengano azioni capaci di compensare tali deficit. Questo significa che le trasformazioni indotte dal PAT tengono conto delle diverse necessità di sviluppo.

109 8. MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE Gli interventi finalizzati alla riduzione dei possibili disturbi provocati dalla realizzazione ed entrata in gestione dei diversi interventi previsti possono essere ricondotti a due tipologie di azioni: opere di mitigazione e interventi di compensazione. Nel primo caso si tratta di opere connesse alla diminuzione degli impatti prodotti dalla realizzazione degli interventi, e dagli effetti negativi generati da questi in modo più o meno diretto. La seconda tipologia comprende azioni più complesse, mirate a compensare le perdite, in termini di complessità e qualità ambientale, a seguito delle trasformazioni territoriali e delle ricadute che si possono generare all’interno dei diversi sistemi che compongono il contesto ambientale di riferimento. Per quanto riguarda le misure di mitigazioni, va detto come queste debbano essere definite sulla base degli specifici interventi e in relazione alla particolarità locali e puntali, in funzione delle funzionalità e criticità espresse di volta in volta. In riferimento a tali considerazioni si fornisce un possibile repertorio di interventi di mitigazione da articolare sulla base delle opere e realtà specifiche, in relazione ai diversi disturbi. In fase di redazione dei P.I. sarà sviluppato un apposito quadro utile alla definizione delle opere più congrue e funzionali all’integrazione, e alla valorizzazione, paesaggistica in riferimento alle particolarità contingenti. Le opere di mitigazione realizzabili in fase di attuazione delle scelte di piano, vengono a seguito indicate in riferimento alle tematiche di riferimento principali, questa rappresenta un indicazione “minima” sulla base della quale sviluppare specifici interventi di mitigazione in relazione alla realizzazione delle opere, che in considerazione degli ambiti all’interno di cui si viene ad agire, e alla tipologia dell’intervento dovranno essere specificate. Tabella23: Schema degli interventi di mitigazione Campo Interventi di NTA di Funzione d'azione mitigazione riferimento Opere viarie Piantumazione di art. 7 mascheramento margine inserimento paesaggistico continuità ecologica abbattimento dell'inquinamento mantenimento della stabilità dei suoli riduzione dei disturbi acustici Barriere antirumore art. 7 riduzione dei disturbi acustici Creazione di varchi art. 8 e 9 continuità ecologica funzionalità del sistema idrico Nuova Ricomposizione art. 9 inserimento paesaggistico edificazione vegetale mantenimento della stabilità dei suoli Interventi Piantumazione di art. 7 inserimento paesaggistico idraulici sponda continuità ecologica mantenimento della stabilità dei suoli Fonte: elaborazione Proteco

I singoli interventi di mitigazione andranno definiti in modo puntale e specifico, in sede di redazione di PI o in fase di definizione dei piani attuativi, accordi di programma o progetti. Le mitigazioni dovranno essere funzionali alla riduzione degli impatti eventualmente esistenti in loco e dei prevedibili effetti indotti, in termini di riduzione dei disturbi sull’aria, acqua, fauna e flora, clima acustico, valenze paesaggistiche e storico architettoniche.

Il piano di monitoraggio potrà utilmente definire i parametri valutativi di aderenza degli interventi di mitigazione agli obiettivi stabiliti di sostenibilità delle trasformazioni e miglioramento del contesto locale.

Va considerato come la sostenibilità sia misurata anche sul piano socio-economico, componete all’interno della quale difficilmente si può parlare di azioni di mitigazione degli effetti negativi. In tal senso si indica come in riferimento di tali aspetti, laddove si riscontrino perdite rilevanti, si debbano attuare azioni compensative, che vadano a sopperire alle carenze che si vengono a creare. Anche in tale situazione dovranno essere indicate e valutate le soluzioni in fase di definizione dei piani e progetti attuativi.

111 9. MONITORAGGIO Il monitoraggio si sviluppa sulla base degli indicatori proposti nel corso della valutazione (appositamente organizzati in schede per una immediata lettura dei risultati e dei trend), al fine di predisporre un quadro coerente tra fase analitica e gestione del piano, dove sia possibile confrontare direttamente lo stato di fatto ambientale iniziale con gli effetti derivanti dalla sua attuazione. Questo tipo di controllo permette di verificare progressivamente le scelte effettuate sulla base di coerenza obiettivo-risultato e attuazione- effetti, con la possibilità di intervenire progressivamente aggiustando il percorso attuativo del piano. Va considerata inoltre la possibilità di registrare situazioni discrepanti rispetto le dinamiche previste, queste devono essere considerate sulla base di una possibile ridefinizione delle strategie, configurando così il piano come uno strumento estremamente flessibile, basato sulla progressiva costruzione di un processo pianificatorio aperto. Al fine di realizzare un sistema di monitoraggio funzionale e attendibile si considerano quali soggetti attivi relativamente al reperimento e trattazione dei dati, in ragione della competenza e delle risorse disponibili, l’ARPAV, la Regione Veneto più in generale, la provincia di Treviso e l’ASL. Allo stesso modo possono essere interessati altri enti e attori pubblici e privati interessati alle diverse componenti territoriali, come associazioni di categoria, comitati, università e soggetti portatori di interessi, nonché l’Osservatorio della pianificazione territoriale e urbanistica, sulla base di quanto previsto dall’art. 8 della L.R. 11/2004. La definizione dei punti di monitoraggio, ulteriori rispetto quelli attualmente in servizio, potrà essere sviluppata a seguito della definizione specifica delle trasformazioni contenuta all’interno dei P.I.

112 10. CONSIDERAZIONI SULLA STESURA DEL RAPPORTO AMBIENTALE

Per la redazione del Rapporto Ambientale sono stati utilizzati i dati forniti dalla Regione Veneto che ha fatto riferimento ai dati dell’ARPAV e dell’ISTAT. Difficoltà sono state riscontrate in fase di utilizzo di più dati contemporaneamente a causa del diverso grado di aggiornamento, realtà che ha richiesto l’omogeneizzazione di alcuni dati. Dato il percorso formativo, sul piano temporale, del PAT e del Rapporto Ambientale stesso, si evidenzia come l’aggiornamento dei dati sia da considerarsi quello utilizzabile contestualmente alla stesura del presente documento. Dati maggiormente aggiornati ma non ancora pubblici, e quindi validati, non sono stati qui considerati. In fase di successivo sviluppo della pianificazione si porranno approfondire le analisi dei diversi elementi con dati maggiormente aggiornati e specifici. Sono presenti all’interno della valutazioni alcune indicazioni che devono essere ritenute di massima, indicazioni necessarie quindi a sviluppare, in fase di maggior dettaglio pianificatorio, uno strumento analitico e di indirizzo che meglio si adatti alle particolarità evidenziabili solamente all’interno delle pianificazione di maggior dettaglio. Un particolare riferimento agli indicatori, che dovranno essere maggiormente articolati. Le analisi e valutazioni sviluppate all’interno del presente documento non si limitano alla pura definizione qualitativa, ma si spingono ad un esame degli effetti di Piano anche dal punto di vista quantitativo. Questo viene svolto con la consapevolezza dei limiti e dell’imprevedibilità di alcune azioni, data la natura dello strumento valutato. Tale approccio deriva dalla necessità di fornire una valutazione quanto più possibile utile a soppesare le trasformazioni, non solo a definirne le ricadute. I risultati qui ottenuti hanno pertanto un valore di rappresentazione dell’evoluzione da stato di fatto a implementazione di piano. L’analisi più specifica in fase di PI, e monitoraggio di piano, saranno maggiormente efficaci sul piano della quantificazione degli effetti reali.

113 11. CONCLUSIONI Sulla base di quanto analizzato si evidenzia come il PAT del Comune di Campolongo Maggiore si costruisca all’interno di un sistema territoriale, ambientale e socio-economico caratterizzato dalla compresenza di elementi e fattori che necessitano di una definizione delle linee di sviluppo L’obiettivo di riqualificare e completare il tessuto dei centri urbani e risanare gli spazi produttivi degradati viene assunto come obiettivo strategico del PAT. La valutazione condotta ha evidenziato come complessivamente le trasformazioni previste non comportino effetti di peso all’interno delle diverse componenti. Il piano non definisce alterazioni rilevanti dell’assetto del territorio, andando ad intervenire sulla gestione degli spazi e delle dinamiche in essere. Il piano promuove una significativa azione di riordino e riqualificazione ambientale ed urbanistica di tutto il tessuto insediativo esistente. Viene sostenuta la riqualificazione e riconversione delle aree produttive localizzate dentro i centri urbani o in contesti di valore ambientale e paesaggistico, mediante la procedura dell’accordo di pianificazione e l’utilizzo del credito edilizio. Si prevede il completamento del sistema viario primario e secondario, con la previsione del bypass del centro di Santa Maria Assunta. Il completamento del sistema dei servizi, avviene con il rafforzamento delle polarità esistenti (scolastiche, sportive, ricreative, del tempo libero). Il PAT sostiene la messa in sicurezza idraulica del territorio, secondo le azioni promosse dall’Autorità di Bacino e dai Consorzi di Bonifica Bacchiglione ed Acque Risorgive. Lo spazio agricolo dovrà essere riqualificato valorizzandone la componente paesaggistica ed ambientale, mediante il rafforzamento della qualità ambientale dei due principali corridoi ecologici che lo attraversano: quello disposto lungo il fiume Brenta, e quello che interessa le aree agricole sud-est del territorio comunale adiacenti al Cornio e Fiumazzo. Questo disegno strategico è finalizzato a contrastare le tendenziali azioni di saldatura dei centri urbani lungo le principali vie di comunicazione, che interessando le aree agricole a minori costi di acquisizione in realtà comportano la saturazione di tutti i varchi ambientali e paesaggistici, il mancato recupero delle aree degradate, maggiori costi di urbanizzazione a carico della collettività generati dalla dispersione delle iniziative. Lo studio qui sviluppato ha permesso di valutare il Piano sotto due aspetti principali. Un primo si sviluppa in relazione alla coerenza e aderenza delle azioni di piano con il contesto programmatorio e pianificatorio vigente, nonché con i principi che definiscono uno

114 sviluppo sostenibile. Il secondo si articola costruendo un sistema di valutazione degli effetti prevedibili a seguito dell’attuazione del Piano, considerando le ricadute all’interno delle diverse componenti che definiscono il contesto locale, nello specifico: ambiente, territorio, società e paesaggio. L’analisi di coerenza ha evidenziato come gli obiettivi e le azioni considerate risultino perseguire obiettivi in linea con i principi di sviluppo sostenibile, per i temi di diretta pertinenza del PAT. Per valutare in modo utile il Piano si è verificata anche la coerenza di possibili effetti indiretti o non direttamente pertinenti con il Piano. La valutazione ha infatti evidenziato come il Piano agisca in riferimento ai principi relativi alla tutela dei sistemi naturalistici e paesaggistici, nonché allo sviluppo di un contesto insediativo che limita lo sfruttamento delle risorse locali, anche attraverso azioni capaci di limitare le ricadute negative all’interno delle componenti ambientali (aria, suolo, reti ecologiche)7. Per quanto riguarda gli effetti prevedibili in ragione delle trasformazioni previste, il Piano è stato analizzato in considerazione delle diverse componenti. La valutazione condotta su base degli indicatori ha permesso di misurare le trasformazioni dei principali elementi che definiscono i sistemi ambientale, territoriale, sociale e paesaggistico. La lettura dei risultati è stata funzionale alla definizione degli effetti complessivi prodotti dal Piano, sviluppando una lettura intrecciata dei quattro sistemi, formulando una valutazione capace di cogliere i diversi aspetti e le relazioni che esistono all’interno del territorio. La valutazione ha messo in luce come, in modo sintetico e complessivo, le alterazioni prodotte appaiano capaci di aumentare la qualità degli spazi e del vivere all’interno del territorio comunale, seppur in modo contenuto. Va evidenziato come questo non sia da considerarsi come un aspetto negativo, dal momento che, dall’analisi degli indicatori, si nota come complessivamente lo stato dei luoghi appaia caratterizzato da un livello qualitativo complessivo buono. Si evidenzia inoltre come le necessità di sviluppo e riorganizzazione locale, anche laddove producano effetti peggiorativi per alcuni elementi, prevedono azioni capaci di compensare tali perdite in funzione di aumenti della qualità di altri elementi. In tal senso si nota come la qualità degli spazi e della vita che si verrà a definire a seguito della realizzazione delle scelte del PAT sia caratterizzata da un livello migliore rispetto all’attuale. Alcuni temi, al fine di perseguire coerentemente i principi e obiettivi del piano, quanto della sostenibilità, dovranno essere specificati

7 Si veda nello specifico cap. 8.4

115 all’interno della strumentazione di maggior dettaglio (PI) e attutiva (PUA). In particolare dovranno essere recepite le indicazioni necessarie all’aumento qualitativo degli spazzi sia costruiti che non costruiti. Saranno inoltre favorite le tecniche e tecnologie da applicarsi in campo edilizio, infrastrutturale ed ambientale, volte alla migliore efficienza di rendita (economica, energetica e di uso delle risorse), prediligendo le soluzioni a minor impatto non solo nel brave periodo, ma nel medio lungo. La pianificazione di maggior dettaglio, inserita all’interno delle linee guida individuate dal PAT, potrà quindi specificare nel concreto le trasformazioni previste, che guidate dal sistema di monitoraggio che articolandosi a partire da quanto previsto dalla presente VAS, garantirà piena coerenza tra obiettivi, strategie e reali trasformazioni.

116 12. BIBLIOGRAFIA

• Meadows Donatella e Tennis, Randers Jorgen; «I Nuovi Limiti dello Sviluppo»; ed. Oscar Mondatori; Milano, 2006 • Regione Veneto; «Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione Veneto»; • Regione Veneto, «Piano di Tutela delle Acque. Stato di fatto», Venezia, dicembre 2004; • Provincia di Treviso; «Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale»; • Provincia di venezia, «Documento preliminare al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale», Venezia, 2008. • Regione Veneto, «Piano Regionale dei Trasporti», 2005. • Regione Veneto, “Rapporto sugli Indicatori Ambientali del Veneto”, Edizione 2008; • A.A.V.V., “Carta delle vocazioni faunistiche del Veneto”, Regione Veneto – Giunta Regionale, Padova 1985; • A.A.V.V., “Rete Natura 2000, Regione del Veneto – Normativa e cartografia di riferimento”, Regione del Veneto e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, 2003. IN CD ROM; • Ministero dello Sviluppo Economico “Quadro Strategico Nazionale 2007-2013”, Roma, giugno 2007

Siti consultati www.regione.veneto.it www.arpa.veneto.it www.comune.Campolongo Maggiore.tv.it www.provincia.treviso.it www.demo.istat.it www.dawinci.it www.wikipedia.it www.galterredimarca.it

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