ACCADEMIA DEI ROZZI

Nota del Direttore

Nel lontano Dicembre 1994 chiudevo la presentazione del n.0 della rivista con un pensiero di Orazio (Ars Poetica) “molte parole che caddero in disuso rinasceranno, e ne cadranno molte altre che oggi sono in onore, se così vorrà l’uso, in balia del quale sono l’arbitrio e la legge e la norma del parlare”. Questa riflessione del poeta si adatta bene non solo alla norma del parlare ma anche a quella del comportamento, perchè stile di vita, spirito di aggregazione, rispetto delle regole se cadute in disuso, possono rinascere vanificando i cattivi esempi e l’arroganza di coloro che credevano di poter fare tutto in nome della libertà, mistificandone il concetto tanto da farla apparire arbitrio. Non può essere accettato il degrado perchè non sempre il tempo è galantuomo quando allontana anche il ricordo di valori assoluti come il decoro e la dignità personale; senza esempi di riferimento il malcostume, la volgarità, il blasfemo, la cialtroneria rischiano di venir giudicati come la normalità. La nostra Accademia è sempre stata legata alle tradizioni che per secoli non sono mutate perchè seguono i Capitoli e il Regolamento che l’hanno guidata fin dalla fondazione. Pur tuttavia nelle stanze dell’Accademia talvolta capita di veder pavoneggiarsi alcuni “escamisados”, che seppur non possono intaccare il decoro della Istituzione che le deriva dalla sua storia plurisecolare, certamente offendono loro stessi che devono comunque essere tutelati per il solo fatto di farne parte. Ma l’Accademia non ha la vocazione dell’Ordine Francescano e non può perseguire la regola “perdona loro perchè non sanno quello che fanno” e quindi ha il dovere sacrosanto di far rispettare le tradizioni e di intervenire per evitare che costoro continuino a recarsi offesa. Si potrebbe obiettare che i tempi sono cambiati e con il tempo i costumi, talchè anche il concetto di decoro e dignità assume un diverso significato, ma noi diciamo come il poeta “Est modus in rebus: C’è misura nelle cose” (Orazio Satire).

Giancarlo Campopiano

Anno XV - N. 28 Cerchia del Vecchietta, Consegna della Balzana (Esztergom, Museo Cristiano)

Il dipinto, che è una delle opere senesi più note tra quelle conservate nei musei di Budapest ed Esztergom, costituisce un esempio di iconografia urbana tanto raro, quanto importante, perché capace di offrire una delle più antiche vedute realistiche di oggi conosciute. Esso rappresenta, infatti, una rilevazione della piazza Tolomei dove la chiesa di San Cristoforo mostra l’originale architettura romanica con una sezione della facciata ripartita a quadri bianchi e neri:assetto che troviamo riproposto e dunque confermato da un’altra immagine della chiesa ripresa da Niccolò di Giovanni Ventura nel 1443 (Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati, ms.A.IV.5, c. 2v). E.P.

2 E’ un grande onore per ACCADEMIA DEI ROZZI ospitare con il saggio di Dóra Sallay - storica dell’arte e curatrice del Museo Cristiano di Esztergom, in Ungheria – la prima importante testimonianza in lingua italiana sulla straordinaria collezione di opere senesi che si conserva in questo paese. Dipinti senesi in Ungheria: Vicende storiche e nuove ricerche di DÓRA SALLAY (MUSEO CRISTIANO,ESZTERGOM)

Fra i paesi dell’Europa centro Bystrica, Slovacchia), Ipolyi donò i suoi 60 orientale, l’Ungheria vanta un eccezionale migliori quadri alla Pinacoteca Nazionale di numero di dipinti senesi divisi tra le sue due Pest (l’istituto precedente al Museo delle collezioni di arte italiana antica: il Museo Belle Arti) per non esporli al rischio del delle Belle Arti (Szépmüvészeti Múzeum) a trasporto nella sua nuova ma modesta sede. Budapest e il Museo Cristiano (Keresztény Nella sua lettera di donazione, intitolata Múzeum) a Esztergom.1 Le circa 90 opere “Offerta Patriottica”, Ipolyi sottolineò che il esistenti hanno una rilevante estensione movente principale del suo gesto era cronologica, dal tardo Duecento alla prima l’assoluta mancanza dei primitivi italiani metà del Seicento, ma la stragrande nelle collezioni pubbliche ungheresi. Ipolyi maggioranza dei dipinti sono primitivi, cioè tenne con sé fino alla morte il resto della sua dei secoli XIII-XV, grazie al precoce interesse grande collezione, che, dopo molte per questo periodo del collezionista a cui vicissitudini, sarebbe finita nel Museo dobbiamo 57 delle opere: l’erudito Cristiano nel 1920. ecclesiastico e storico dell’arte Arnold Ipolyi La Pinacoteca Nazionale fu fondata (1823-1886).2 poco prima della donazione di Ipolyi, nel Ipolyi, ricco canonico di Eger fra il 1870-71, grazie all’acquisto da parte dello 1863 e il 1871, acquistò quasi tutte le sue stato dell’intera collezione della nobile opere senesi nel 1867 all’asta del lascito del famiglia Esterházy, che già comprendeva tre ben noto collezionista, pittore, e dipinti senesi documentati (le prime notizie restauratore di Colonia, Johann Anton relative a queste opere risalgono infatti agli Ramboux (1790-1866).3 Nel 1872, dopo la anni 1810 e ’20): La sacra famiglia di sua nomina a vescovo di Besztercebánya Francesco Vanni, la piccola Annunciazione nell’Ungheria settentrionale (oggi Banská firmata da Ventura Salimbeni, una volta

1 Per Budapest, si vedano i cataloghi: A. PIGLER, 1969 e 2a ed. tedesca nel 1978). Katalog der Galerie Alter Meister I-II, Budapest 1967; 2 Su Arnold Ipolyi, si veda Ipolyi Arnold Emlékkönyv Museum of Fine Arts - Budapest. Old Master’s Gallery. A [In memoria di Arnold Ipolyi], a cura di P. CSÉFALVAY - Summary Catalogue of Italian, French, Spanish, and Greek E. UGRIN, Budapest 1989. Paintings, a cura di V. TÁTRAI, Budapest – Londra 1991. 3 Johann Anton Ramboux raccolse la sua enorme Per Esztergom, il catalogo parziale: Christian Museum, collezione soprattutto durante una permanenza in Esztergom, a cura di P. CSÉFALVAY, Budapest 1993 (sche- Italia fra 1832-42, quando passò molto tempo a Siena. de a cura di M. PROKOPP e V. TÁTRAI). Brevi ma impor- Su Ramboux e la sua collezione: Lust und Verlust II. tanti contributi su molti dei quadri senesi in Ungheria Corpus-Band zu Kölner Gemäldesammlungen 1800-1860, a si trovano in M. BOSKOVITS, Early Italian Panel Paintings, cura di H. KIER e F. G. ZEHNDER, Colonia 1998, pp. Budapest 1966 (anche in tedesco), e id., Tuscan Paintings 536-605, con precedente bibliografia. of the Early Renaissance, Budapest 1968 (ed. tedesca nel 3 Ambrogio Lorenzetti, e La preghiera di San Tommaso d’Aquino del Sassetta. Molti sono i pittori rappresentati del secondo Trecento e del Quattrocento (Bartolo di Fredi, Niccolò di Buonaccorso, Benedetto di Bindo, Taddeo di Bartolo, Martino di Bartolomeo, Sano di Pietro, , Benvenuto di Giovanni, Matteo di Giovanni, Guidoccio Cozzarelli, Girolamo di Benvenuto e altri). Fra il 1893 e il 1895, Károly Pulszky, l’allora direttore della Pinacoteca aggiunse altri dipinti senesi comprati sul mercato d’arte europeo, fra cui opere di Taddeo di Bartolo, Sano di Pietro e bottega, Girolamo del Pacchia, Sodoma e bottega.5 L’obiettivo di Pulszky era quello di arricchire il museo sistematicamente: è così, ironicamente, che giunse al museo lo straordinario San Bartolomeo scorticato di Matteo di Giovanni, al tempo però ritenuto opera del Pollaiuolo Matteo di Giovanni, San Bartolomeo – un’interessante attribuzione che riflette la (Budapest, Museo delle Belle Arti) principale fonte d’ispirazione di Matteo. La Pinacoteca Nazionale, ospitata copertina di un libro, e il famoso Tiberio inizialmente nell’Accademia delle Scienze, Gracco del Maestro di Griselda che il ricevette una nuova sede quando fu pubblico senese potè ammirare a Siena nel incorporata dal Museo delle Belle Arti, 1993 in occasione della mostra dedicata a inaugurato nel 1906. Il Museo fu poi Francesco di Giorgio e che recentemente, gli arricchito di numerosi dipinti senesi, fra cui organizzatori della mostra di Londra sul meritano particolare menzione un’opera di Rinascimento a Siena, hanno riunito con le Taddeo di Bartolo, ricomposta in forma di altre sette parti superstiti del ciclo di ’uomini trittico nell’Ottocento con frammenti di un illustri’ eseguito verso il 1493-94 per la polittico dipinto nel 1395 per San Francesco famiglia Spannocchi o per quella a Pisa, due dipinti di Bernardino Fungai, la Piccolomini.4 sensuale Morte di Lucrezia del Sodoma, forse Con l’arrivo dei quadri di Ipolyi nel eseguita per Papa Leone X Medici, e la 1872, la Pinacoteca si è arricchita di opere Salomé di Francesco Rustici. senesi di grande interesse, incluse cinque Le origini del Museo Cristiano ad tavole di biccherna degli anni 1263, 1282, Esztergom risalgono alla collezione privata 1296, 1389, e 1414 (?), la duccesca Predica di di János Simor (1813-1891), vescovo di San Giovanni Battista ancora di attribuzione Györ (1857-67), poi principe primate e discussa, una frammentaria Incoronazione arcivescovo di Esztergom (1867-91), l’antica della Vergine della bottega di Duccio, la sede centrale della Chiesa Cattolica in monumentale Madonna col Bambino di Ungheria. Nella formazione della sua

4 L. SYSON et al., Siena nel Rinascimento: arte per la a Londra, “Accademia dei Rozzi”, XIV, 27, 2007, pp. 66- città, catalogo della mostra, ed. it., Cinisello Balsamo 70, in particolare, 68-69. 2007, pp. 234-245; cf. anche la recensione di Gabriele 5 Su Pulszky e i suoi numerosissimi acquisti: Pulszky Fattorini nel numero precedente di questa rivista: Károly emlékének [In memoriam Károly Pulszky], a cura 4 Renaissance Siena: Art for a City. L’arte senese protagonista di L. MRAVIK, Budapest 1988 (con riassunto in inglese). collezione, iniziata già a Györ, Simor fu influenzato dal contemporaneo Ipolyi, soprattutto nel suo interesse per l’arte cristiana antica. Probabilmente durante i suoi viaggi in Italia il primate acquistò alcune opere senesi del Tre-Quattrocento (Maestro di Chianciano?, Andrea di Bartolo, Giovanni di Paolo). La sua acquisizione di maggior rilievo fu senz’altro quella dell’intera galleria privata del canonico romano Raffaele Bertinelli (1802- 1878) nel 1878. Questa raccolta di circa 60 quadri, quasi tutti italiani del rinascimento, comprendeva anche cinque opere senesi, un San Geremia di altissima qualità della cerchia di Duccio, la ben nota Assunzione della Vergine di Pietro di Giovanni d’Ambrogio e Madonne di Neroccio de’ Landi, Matteo di Giovanni, e Girolamo di Benvenuto. Anche se nessuno di questi quadri fu riconosciuto al tempo come senese (Simor fu un appassionato collezionista e generoso mecenate, ma non un esperto d’arte come Pietro di Giovanni d’Ambrogio, La Vergine (Esztergom, Museo Cristiano) Ramboux e Ipolyi), l’apprezzamento del collezionista per i primitivi italiani e la migliori quadri furono regalati alla fondazione di un museo che raccolse arte Pinacoteca di Pest, il resto del fondo Ipolyi antica di tutte le scuole europee attraversò un periodo di varie difficoltà. rappresentarono un momento di grande Nell’ultimo anno della sua vita, nel 1886, il importanza. Similmente ad Ipolyi e ad altri prelato fu nominato vescovo di (Nagy) ecclesiastici del suo tempo, Simor si dedicò Várad (oggi Oradea, Romania) e lì si trasferì all’idea di un museum christianum, che insieme alla sua collezione, ma morì pochi sarebbe servita all’educazione religiosa e mesi dopo. La preziosa raccolta, che, oltre ai estetica del pubblico. Perció aprì le porte dipinti, conteneva sculture, oreficerie, tessu- della sua collezione già nel 1875 e nel 1887 ti e altri oggetti d’arte, fu depositata in vari la lasciò legalmente alla Cattedrale di luoghi di Várad, e in parte rubata. Solo dal Esztergom, denominandola Museo 1896 fu esposta nel museo di un’associazio- Cristiano. Un altro suo movente per creare ne locale, e infine portata a Esztergom a un museo pubblico a Esztergom fu il seguito del testamento di Ipolyi, che voleva desiderio di ridare prosperità culturale alla divenisse parte di un Museo Cristiano. città che era andata quasi interamente Come nel caso della Pinacoteca distrutta durante le guerre turche (sec. XVI- Nazionale, le opere donate da Ipolyi hanno XVII). colmato a Esztergom la quasi assoluta Quello che era diventato il più grande mancanza di quadri italiani dipinti prima museo ecclesiastico del paese fu in seguito della metà del Quattrocento ed hanno arricchito in modo notevole solo sotto János molto arricchito la collezione italiana, Csernoch (1852-1927, arcivescovo dal 1913), soprattutto nel campo dell’arte senese. Fra le già segretario di Simor, che riprese ad inte- opere più importanti di questa sezione ressarsi dell’istituzione. In questo periodo troviamo un trittichetto di Niccolò di furono aggiunti il Lot e i due Angeli di Rutilio Segna, due pinnacoli di Bartolomeo Manetti e, nel 1920, l’intera collezione Bulgarini, e il Busto della Vergine di Pietro di restante di Arnold Ipolyi. Dopo che i 60 Giovanni d’Ambrogio, noto per la sua 5 inconsueta iconografia che raffigura Maria a mo’ di ritratto. Dopo il 1920, il museo di Esztergom acquistò un solo dipinto senese, l’ancora inedito Giosué di Bartolo di Fredi, che faceva parte di una serie di pinnacoli di cui altri tre sono già noti alla critica.6 A parte i molti studi specialistici, i dipinti senesi così giunti in Ungheria furono studiati in modo più o meno sistematico soprattutto da Tibor Gerevich, Andor Pigler, Gertrude Coor, Miklós Mojzer, Miklós 7 Boskovits, Mária Prokopp e Vilmos Tátrai; Luca di Tommè, Decapitazione di San Paolo manca però ancora un catalogo critico di (Esztergom, Museo Cristiano) entrambi i musei. Nel corso dei lavori preparatori per un auspicato catalogo critico Decapitazione di San Paolo di Luca di Tommè, del museo di Esztergom, la mia attenzione è degna di interesse per la sua rara si è concentrata sulle opere senesi – iconografia che mostra molti elementi soprattutto su quelle del Quattrocento e leggendari relativi alla morte dell’apostolo: non solo. È stato subito chiaro che la il collo tagliato che spruzza latte e sangue, comune origine della maggior parte dei gli occhi coperti col velo ricevuto in prestito quadri senesi dalla collezione Ramboux e dalla devota donna Plautilla, e la testa che poi da quella Ipolyi rendeva necessario rimbalza dalla terra e grida ogni volta studiare congiuntamente le opere “GESÙ” (scritto nel dipinto tre volte conservate a Budapest e a Esztergom. Lo accanto alle pozze del sangue). Il polittico a stato frammentario di molte di queste ha cui appartennero questo e altri tre scomparti imposto la necessità di usare una di predella con la storia di San Paolo – uno metodologia basata su accurate osservazioni a Seattle e due nella Pinacoteca senese – si tecniche, che ha poi permesso di capire e pensava perduto da molto tempo. È mia ricostruire il contesto originale di molti opinione che ad esso appartenessero i dipinti. Nelle pagine seguenti, vorrei dare quattro laterali con santi della Galleria notizie preliminari su alcuni risultati Bardini a Firenze, due dei quali, incluso raggiunti nel corso delle ricerche per la quello con San Paolo, riscoperti solo preparazione di un catalogo destinato a recentemente.8 colmare la mancanza di uno studio Fra le quattro opere di Sano di Pietro organico sui dipinti senesi in musei e aiuti, spicca il Convito di Erode (La Danza di dell’Ungheria. Salomè), dipinto negli anni ’40, nel periodo Un’opera ancora trecentesca, la più felice del pittore. Insieme alla

6 Il frammento, comprato nel 1969 e scoperto da Ducento-Gemälde aus der Sammlung Ramboux, “Wallraf- chi scrive nei depositi, era privo di attribuzione e senza Richartz Jahrbuch” XVI, 1954, pp. 77-86; ead., Trecento- definizione del soggetto; fu in seguito restaurato per Gemälde aus der Sammlung Ramboux, “Wallraf-Richartz rimuovere la ridipintura grossolana dello sfondo. È in Jahrbuch” XVIII, 1956, pp. 111-131; ead., Quattrocento- preparazione un mio contributo sul soggetto; per i tre Gemälde aus der Sammlung Ramboux, “Wallraf-Richartz altri frammenti: G. FREULER, Bartolo di Fredi Cini, Jahrbuch” XXI, 1959, pp. 75-96. M. MOJZER, Vier siene- Disentis 1994, pp. 496-99. sische Quattrocento-Tafeln des Christlichen Museums zu 7 Cf. nota 1 e T. GEREVICH, Esztergomi mükincsek Esztergom, “Pantheon”, XXII/1, 1964, pp. 1-8; M. [Opere d’arte a Esztergom], in Prímás Album, Budapest BOSKOVITS, M. MOJZER, A. MUCSI, Az esztergomi 1928, pp. 179-263; idem, a cura di, Magyarország müem- Keresztény Múzeum képtára [La Pinacoteca del Museo léki topográfiája [La topografia di monumenti storici in Cristiano a Esztergom], Budapest 1964. Ungheria] Vol. 1, parte 1, Esztergom Müemlékei 8 Cf. I. TADDEI, schede in Specchio del Tempo: l’uomo 6 [Opere d’arte a Esztergom] Budapest 1948; G. COOR, e il suo mondo in sei secoli d’arte italiana, catalogo della Il Sant’Ansano battezza i senesi di Giovanni di Paolo fa parte, insieme alla Decapitazione di Sant’Ansano (al Bargello di Firenze), dell’unico ciclo dipinto nel Quattrocento conosciuto sulla vita del santo patrono di Siena. La struttura dei frammenti ha dimostrato che le due scene formavano parte – anziché di una predella, come si è sempre pensato – di una struttura verticale ancora da individuare,11 databile negli anni ‘40 del Quattrocento per i confronti Sano di Pietro, Convito di Erode (Budapest, Museo delle Belle Arti) stilistici soprattutto con le miniature del codice Communella dei Santi del Decollazione del Battista (a Mosca) e ad altri 1442 (Biblioteca Comunale degli Intronati, pezzi, questo frammento appartiene alla Siena, G.I.8). Nella scena del battesimo, la predella del polittico n. 231 della Pinacoteca figura che si piega in avanti per togliersi il senese, che proviene dal monastero soprabito in preparazione del sacramento è femminile agostiniano di San Giovanni una citazione della figura prototipica della all’Abbadia Nuova, dove è documentato il proselita spesso raffigurata in scene del culto della decollazione del Battista fin Battesimo di Cristo, per esempio, anche nel dall’origine.9 distrutto affresco di Gentile da Fabriano già Un frammento che per la sua in San Giovanni a Laterano. iconografia ha suscitato grande interesse La monumentale Adorazione del negli studiosi senesi rappresenta un evento di Bambino di Giovanni di Paolo (fig. a pag. storia locale, la Consegna della Balzana, che si 12), un’opera di alta qualità dell’attività svolge davanti alla chiesa di San Cristoforo e tarda del pittore (circa 1470), è stata da fa parte di una serie con almeno altri quattro tempo identificata come pannello centrale pannelli.10 Anche se spesso ritenuti scomparti di un altare i cui laterali (S. Vittore e S. di predella, questi sono in realtà frammenti Ansano?) si trovano ad Avignone e probabili di un oggetto profano, probabilmente un frammenti di pilastri nel Metropolitan mobile, come indica non solo il soggetto Museum e nella coll. Salini. Un esame dei politico ma pure la decorazione vegetale in terghi delle tavole principali ha rivelato i pastiglia (tipica di cassoni e altri tipi di segni di giunture, confermando l’ipotesi mobili ma non di predelle) rimasta attorno della loro comune origine e favorendo la alla scena di Esztergom. Il soggetto delle ricostruzione visuale dell’insieme. scene è ancora sostanzialmente oscuro, se ne L’artista rappresentato dal maggior auspica quindi l’interpretazione da parte di numero di opere è Matteo di Giovanni. Il uno studioso con una profonda conoscenza San Girolamo e il suo pendant raffigurante della storia di Siena. San Nicola di Bari nel Lindenau-Museum ad

mostra a cura di M. SCALINI, Pechino 2006, pp. 284-86. 10 G. FREULER, scheda in ‘Manifestatori delle Cose Sia i laterali che gli scomparti di predella a Siena hanno Miracolose’: Arte italiana del ‘300 e ‘400 da collezioni in una larghezza di 42,5 cm, mentre i pezzi a Esztergom e Svizzera e nel Liechtenstein, catalogo della mostra, Seattle sono un po’ ridotti (larghezza di circa 39 cm). Lugano-Castagnola 1991, pp. 98-100. 9 W. L OSERIES e D. SALLAY, La predella di Sano di 11 La venatura verticale del legno con crepe che sem- Pietro per il polittico di San Giovanni Battista all’Abbadia brano collegate fra i due frammenti rende molto pro- Nuova: ricostruzione e iconografia, “Prospettiva”, 126-127, babile che queste due scene, il cui formato quadrato è 2007, pp. 92-104, integrando uno studio approfondito originale, fossero collocate una sopra l’altra. sul monastero di Gabriele Fattorini. 7 Altenburg si sono rivelate essere Giovanni, recentemente restaurata, è invece insolitamente grandi basi di pilastri (altezza meno conosciuta dalla critica:16 si tratta di una ca. 43 cm), che dovevano appartanere ad un versione tarda (ca. 1485-95) della Madonna altare davvero monumentale, individuabile dello stesso pittore, anch’essa quasi ignota agli forse nel trittico già in Sant’Agostino ad studiosi di arte senese, oggi nello Staatliches Asciano e datato 1474 (?), la cui parte centrale Museum a Schwerin (ca. 1480-85). con la Madonna della Cintola (ora alla Una Madonna di Neroccio de’ Landi17 National Gallery di Londra) è alta 331,4 cm.12 riferibile al nono decennio del Quattrocento La Crocifissione di San Pietro, che figurava è stata purtroppo danneggiata da un vecchio e nella mostra ‘Siena e Roma’ tenutasi a Siena radicale intervento di restauro, per cui la nel 2006, è interessante per la novità critica ne ha talvolta messo in dubbio iconografica che fa vedere il martirio l’autografia. La riflettografia ad infrarossi però dell’apostolo lontano da Roma, con la veduta ha rivelato un vigoroso disegno preparatorio della città sullo sfondo. Sulla base dei resti di eseguito con un ductus degno di Neroccio. strisce decorative fra le scene, questo Due altre opere del pittore, i medaglioni con frammento di predella è ormai San Francesco d’Assisi e San Giovanni Dolente definitivamente collegato con altri tre: il San sono frammenti di una predella, di cui Bernardino risuscita un bambino, il Convito di Ramboux possedeva altri due elementi, la Erode, entrambi in coll. privata, e la Crocefissione e S. Antonio da Padova (ora di Crocefissione a Manchester, ma purtroppo ubicazione ignota), e si può ipotizzare pure nulla si sa ancora del registro principale l’esistenza di un ormai perduto, quinto dell’altare.13 frammento con la Vergine dolente che faceva Nelle teste di Due angeli è stato possibile pendant con il San Giovanni. Attribuiti in individuare il frammento di una grande precedenza a Francesco di Giorgio, Andrea di lunetta raffigurante il Battesimo di Cristo, la cui Niccolò e Giovanni Boccati, i due santi sono parte centrale è nel Museo Puskin di Mosca. stati giustamente restituiti a Neroccio (a cui li Questi due pezzi, a lungo ignorati dagli attribuì già Ramboux) da Andrea De Marchi.18 studiosi, hanno un’attribuzione discussa, ma Quest’opinione è pienamente condivisibile sembra giusta la recente proposta di non solo per l’alta qualità – soprattutto nel Alessandro Angelini di assegnarli a Matteo di sensibile modellato e nella sicura resa dello Giovanni invece che a Guidoccio Cozzarelli o spazio – che caratterizza le opere, ma pure per al giovane Pietro Orioli, come proposto dalla l’identificazione in entrambi frammenti di un critica precedente.14 raro punzone usato solo da Neroccio negli La squisita Madonna col Bambino e due anni ‘70. I frammenti sono databili intorno al angeli è da tempo nota come il frammento 1475-80 sulla base di un confronto col trittico centrale della lunetta dell’altare degli datato 1476 nella Pinacoteca di Siena. In Innocenti, dipinto nel 1482 per S. Agostino a effetti, guardando la predella che raffigura i Siena.15 Un’altra Madonna di Matteo di due santi francescani più venerati, ci si chiede

12 Come avviene di solito per le basi di pilastri, il plare di un quattrocentista senese, in Matteo di Giovanni: San Girolamo e il San Nicola sono dorati sui lati interni Cronaca di una strage dipinta, catalogo della mostra a e dipinti di rosso sui lati esterni. Per l’altare, si veda da cura di C. ALESSI and A. BAGNOLI, Asciano 2006, pp. ultimo SYSON et al., Siena.. cit. (cf. nota 4), pp. 124-131. 14-29, in part. p. 22. 13 D. SALLAY, in Siena e Roma: Raffaello, Caravaggio e 15 D. SALLAY, in Matteo di Giovanni: Cronaca… cit. i protagonisti di un legame antico, catalogo della mostra, (cf. nota 14), pp. 157-163, con letteratura. Siena 2005, pp. 72-75. 16 Cf. V. TÁTRAI, in Christian Museum, Esztergom cit. 14 D. SALLAY, A Proposal for a Baptism of Christ- (cf. nota 1), p. 127 (repr. a colori), p. 239. Lunette by Guidoccio Cozzarelli, “Bulletin du Musée 17 Cf. V. TÁTRAI, in Christian Museum, Esztergom cit. Hongrois des Beaux-Arts”, 98, 2003, pp. 31-48; M. (cf. nota 1), p. 130 (repr. a colori), pp. 240-41. BOSKOVITS, A. BLIZNUKOV, R. MAFFEIS, Studi recenti sulla 18 Cf. M. MACCHERINI, in Francesco di Giorgio e il pittura italiana in Russia: il nuovo catalogo del Museo Rinascimento a Siena, 1450-1500, catalogo della mostra a Puskin, “Arte cristiana”, 92, 2004, pp. 111-122, in part. cura di L. BELLOSI, Milano 1993, p. 322. 8 p. 115; A. ANGELINI, Matteo di Giovanni: percorso esem- Matteo di Giovanni, Due angeli (Budapest, Museo delle Belle Arti)

Girolamo di Benvenuto, La Vergine appare a San Bernardino da Siena (Budapest, Museo delle Belle Arti) 9 Giovanni di Paolo, Sant’Ansano battezza i senesi (Esztergom, Museo Cristiano) e Decapitazione di Sant’Ansano (Museo del Bargello, Firenze)

se una così stretta parentela stilistica sia collegato questa predella smembrata con una l’indice dell’appartenenza al trittico in cui commissione domenicana, ma in realtà sia il compare, in figura intera, San Bernardino da santo ignoto conservato a Boston che quello Siena. Questa predella di Neroccio, di Budapest sono vestiti da Carmelitani. mostrando santi entro un finto oculo di Infatti, quest’ultimo rappresentato con un grande marmo rosso davanti ad un fondo oro, fu coltello nella testa e la palma del martirio ispirata da quella del Vecchietta nella mano è identificabile con per la Cattedrale di Pienza (ca. Sant’Angelo di Sicilia (o di Licata), e 1461-62), dipinta mentre il la predella è senz’altro da giovane Neroccio era ritenere una commissione probabilmente nella carmelitana. In più, ora si bottega dell’artista più può aggiungere alla serie anziano. un sesto, inedito Predelle decorate frammento che raffigura con medaglioni ritraenti San Sigismondo: fatto che santi a figura non intera sembra suggerire la erano comuni nel provenienza dei fram- Quattrocento senese. Ne è menti da San Niccolò al un altro esempio quella Carmine, dove è attestato un attribuita a Benvenuto di rinnovato culto di questo santo Giovanni, i cui frammenti noti all’inizio del Cinquecento, rappresentano il Vir Dolorum quando la predella in (perso ma documentato Neroccio de’ Landi, San Francesco d’Assisi questione fu dipinta. (Esztergom, Museo Cristiano) nella coll. Ramboux); San Fra i maestri minori Girolamo oggi a ‘s troviamo Pellegrino di Heerenberg (Olanda), il domenicano San Mariano, la cui attività come pittore è stata Vincenzo Ferreri e un altro santo a Boston, oggetto di un approfondito studio all’interno nonchè un santo finora identificato come San della ricerca di cui riferisco.19 A Pellegrino può Pietro martire a Budapest. Sulla base essere ora assegnata una Madonna col Bambino dell’identificazione dei santi, la letteratura ha e i santi Giovanni Battista e Antonio Abate,

19 I risultati furono presentati nella conferenza Archivio di Stato, 5-7 May, 2005) e sono in corso di “Pellegrino di Mariano: The Panel Paintings Revisited,” pubblicazione. 10 Papa Pio II Piccolomini (Siena, Palazzo Pubblico – Benvenuto di Giovanni, Sant’Angelo di Licata (Budapest, Museo delle Belle Arti)

raffigurante La Vergine appare a San Bernardino da Siena di Girolamo di Benvenuto (fig. a pag. 9) è probabilmente da spiegare con l’origine miracolosa della preghiera francescana detta la ’Corona Francescana dei Sette Gaudi di Maria’ che, secondo la tradizione, sarebbe Matteo di Giovanni, San Girolamo stata insegnata dalla Vergine stessa ad un (Esztergom, Museo Cristiano) novizio francescano. La Madonna sarebbe poi apparsa anche a San Bernardino proprio finora priva di attribuzione. Un’altra opera mentre era intento a recitare questa preghiera. del pittore è la S. Caterina da Siena, Lo scomparto di predella è stato già riunito frammento di un’ulteriore predella a con altri tre, tutti in collezione privata, medaglioni, di cui un altro pezzo con il S. raffiguranti S. Luigi di Tolosa, S. Elisabetta di Nicola Tolentino è stato recentemente ritrovato Ungheria, e la Presentazione della Vergine nel nella collezione Van Heek a ‘s Heerenberg. Tempio.21 La presenza dei tre santi francescani Bernardino Fungai è rappresentato da indica senza dubbio una provenienza da un due dipinti, una deliziosa Madonna col edificio appartenuto ai frati minori; e, a mio Bambino databile nel decennio dal 1480 al parere, la predella doveva appartenere 1490, che è fra le opere migliori del pittore, e all’Assunzione della Vergine nel museo di una troppo trascurata pala quadrata a fondo Montalcino, in cui compaiono inginocchiati oro, raffigurante la Madonna col Bambino, ai lati i santi Francesco d’Assisi e Antonio da angeli, S. Francesco d’Assisi e un altro santo Padova. La pala e la ricostruita predella francescano,20 dipinta negli anni ’90, come concordano perfettamente in dimensioni, rivelano, fra l’altro, i forti influssi stilistici di datazione (verso il 1510) e iconografia. Sotto Pietro Orioli. ognuno dei santi Francesco e Antonio si La rara iconografia del dipinto possono collocare due santi francescani (di

20 Cf. V. TÁTRAI, Un oeuvre inconnue de Bernardino 21 F. MORO, Due pannelli di Gerolamo di Benvenuto, Fungai, “Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts” “Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts”, 77, 1992, 53, 1979, pp. 81-88. pp. 33-39. 11 cui uno è andato perduto) e sotto l’Assunta chiesa della Natività della Vergine due scene mariane. Di queste ultime, una dell’Osservanza a Montalcino – e l’altra la (pure persa) forse raffigurò la Nascita della Presentazione. Vergine – la provenienza della pala è infatti la

12 Ricostruzione dell’altare della Natività di Giovanni di Paolo. Ricostruzione della Pala dell’Assunta di Girolamo di Benvenuto dalla Chiesa della Natività all’Osservanza di Montalcino. L’Assunzione della Vergine di Girolamo di Benvenuto si pubblica su concessione del Ministero per i Beni e le attività culturali. Foto: Soprintendenza PSAE di Siena e Grosseto. 13 Elenco dei dipinti senesi in Ungheria: *Alcune delle attribuzioni sono provvisorie e riflettono quelle attuali presso i musei. A meno di diversa indicazione, tutte le opere sono dipinte su tavola.

Museo delle Belle Arti, Budapest: Ramboux, no. 60; coll. Ipolyi, 1872) Bartolo di Fredi: Arcangelo Gabriele, Vergine Pittore senese: Copertina di biccherna, 1263, inv. Annunziata, pinnacoli di altare, inv. 25 1 (coll. Ramboux, no. 334; coll. Ipolyi, (coll. Ramboux, no. 297 e 298; coll. Ipolyi, 1872) 1872) Pittore senese (Diotisalvi di Speme?): Copertina Pittore senese: Copertina di biccherna, 1414 (?), di biccherna, 1282, inv. 2 (coll. Ramboux, inv. 5 (coll. Ramboux, no. 360; coll. Ipolyi, no. 340, coll. Ipolyi, 1872) 1872) Pittore senese dell’ultimo quarto del duecento (?): Benedetto di Bindo: Crocifissione, scomparto Crocifissione, inv. 31 (coll. Ramboux, no. centrale di predella, inv. 18 (coll. 21; coll. Ipolyi, 1872) Ramboux, no. 61; coll. Ipolyi, 1872) Pittore senese del tardo duecento: Trittico, inv. 11 Martino di Bartolomeo: Madonna col Bambino e (Ramboux, no. 285; coll. Ipolyi, 1872) santi, trittico portatile, inv. 8 (coll. Pittore senese: Copertina di biccherna, 1296, inv. Ramboux, no. 427; coll. Ipolyi, 1872) 3 (coll. Ramboux, no. 341; coll. Ipolyi, Martino di Bartolomeo: Madonna col Bambino e 1872) quattro santi, inv. 73.6 (acquisto da Sándor Attr. a Duccio di Buoninsegna: La predica di san Devich, 1973) Giovanni Battista, scomparto di predella (?), Taddeo di Bartolo: Madonna col Bambino inv. 6 (coll. Ramboux, no. 70; coll. Ipolyi, (comprato da Luigi Resimini a Venezia, 1872) 1893) Bottega di Duccio di Buoninsegna: Incoronazione Taddeo di Bartolo: Madonna col Bambino, San della Vergine, frammento, inv. 16 (coll. Giovanni Battista e Sant’Andrea, 1395 (dalla Ramboux, no. 92; coll. Ipolyi, 1872) Galleria Municipale di Budapest, 1953) Segna di Bonaventura (?): Santa Lucia, laterale di Taddeo di Bartolo: San Giovanni Battista, polittico, inv. 14 (coll. Ramboux, no. 41; frammento, laterale di altare, inv. 51.2986 coll. Ipolyi, 1872) (dal Castello Festetich in Toponár, Pittore senese del primo trecento: Madonna col trasferito dall’Ufficio Centrale dei Musei e Bambino, inv. 51.2985 (dal Castello Monumenti, 1951) Festetich in Toponár, 1951) Taddeo di Bartolo: San Giovanni Evangelista, Ambrogio Lorenzetti: Madonna col Bambino, medaglione, frammento di predella, inv. 27 frammento, inv. 22 (coll. Ramboux, no. 49; (coll. Ramboux, no. 76; coll. Ipolyi, 1872) coll. Ipolyi, 1872) Il Sassetta: S. Tommaso d’Aquino in preghiera, Naddo Ceccarelli: Madonna col Bambino, inv. 9 scomparto di predella, inv. 32 (coll. (coll. Ramboux, no. 63; coll. Ipolyi, 1872) Ramboux, no. 103; coll. Ipolyi, 1872) Pittore senese del secondo trecento (?): Madonna Sano di Pietro: Convito di Erode, scomparto di col Bambino, sei santi e due angeli, inv. 13 predella, inv. 23 (coll. Ramboux, no. 136; (coll. Ramboux, no. 294; coll. Ipolyi, 1872) coll. Ipolyi, 1872) Luca di Tommè o cerchia (Maestro della Leggenda Sano di Pietro e bottega: Madonna col Bambino, S. della Maddalena): San Lorenzo, laterale di Girolamo, S. Bernardino e due angeli, inv. altare (?), inv. 15. (coll. Ramboux, no. 95; 1210 (comprato da Emilio Costantini, coll. Ipolyi, 1872) Firenze, 1895) Luca di Tommè o cerchia (Maestro della Leggenda Bottega di Sano di Pietro: S. Bernardino, inv. 39 della Maddalena): Communione della (coll. Ramboux, no. 143; coll. Ipolyi, 1872) Maddalena, frammento, inv. 28 (coll. Giovanni di Paolo: S. Matteo, inv. 21 (coll. Ramboux, no. 77; coll. Ipolyi, 1872) Ramboux, no. 124; coll. Ipolyi, 1872) Pittore senese: Copertina di biccherna, 1398, inv. Benvenuto di Giovanni (e bottega?): S. Angelo di 4 (coll. Ramboux, no. 357; coll. Ipolyi, Licata, frammento di predella, inv. 29 (coll. 1872) Ramboux, no. 208; coll. Ipolyi, 1872) Niccolò di Buonaccorso: Crocifissione, scomparto Cerchia di Benvenuto di Giovanni: Natività, inv. centrale di predella, inv. 17 (coll. 24 (coll. Ramboux, no. 112; coll. Ipolyi, 14 1872) Battista, tela, inv. 83.1 (dono A. Adams, Seguace di Francesco di Giorgio Martini: 1983) Adorazione del Bambino con due angeli, frammento, inv. 42 coll. Ramboux, no. Museo Cristiano, Esztergom: 172; coll. Ipolyi, 1872) Matteo di Giovanni: S. Bartolomeo, inv. 1211 Cerchia di Duccio di Buoninsegna: Profeta (comprato da Emilio Costantini, Firenze, Geremia, inv. 55.134 (coll. Bertinelli, 1878) 1895) Pittore senese del primo trecento: Profeta Isaia, Matteo di Giovanni: Due angeli, frammento, inv. 55.135 (coll. Ramboux, no. 106; coll. probabilmente di una lunetta, inv. 19 (coll. Ipolyi, 1920) Ramboux, no. 144; coll. Ipolyi, 1872) Niccolò di Segna: S. Giovanni Battista, Guidoccio Cozzarelli: Madonna col Bambino, S. Crocifissione, Stimmate di S. Francesco, Margherita e S. Caterina d’Alessandria, pala trittico portatile, inv. 55.145. (coll. d’altare, inv. 43 (coll. Ramboux, no. 148; Ramboux, no. 30; coll. Ipolyi, 1920) coll. Ipolyi, 1872) Pittore senese vicino a Niccolò di Segna: Bernardino Fungai: Madonna col Bambino, inv. Madonna della Misericordia con S. 4209 (lascito Conte János Pálffy, 1912) Margherita; Crocifissione, inv. 55.146. (coll. Bernardino Fungai: Madonna col Bambino, quattro Ramboux, elencato erroneamente due angeli, S. Francesco e un santo francescano, pala volte come no. 64 e 299; coll. Ipolyi, d’altare (acquisto dalla Sig.ra Szilárd 1920) Markovich, 1976) Pittore senese del trecento (Maestro di Maestro di Griselda: Tiberio Gracco, spalliera, inv. Chianciano?): S. Andrea (?), laterale di 64 (coll. Esterházy, 1871) polittico (?), inv. 55.157 (coll. Simor, Girolamo di Benvenuto: L’apparizione della Vergine prima del 1878) a S. Bernardino, scomparto di predella, inv. Bartolomeo Bulgarini: Mosé, Daniele, pinnacoli 38 (coll. Ramboux, no. 191; coll. Ipolyi, d’altare, inv. 55.142 e 55.143 (coll. 1872) Ramboux, no. 71 e 72; coll. Ipolyi, 1920) Pittore vicino a Bernardino Fungai, da Meo di Pero e Cristoforo di Bindoccio (attr.): Pinturicchio: Cristo Fanciullo e San Adorazione dei Magi, dittico trasformato in Giovannino, inv. 40 (coll. Ramboux, no. una tavola unita, inv. 55.147 (coll. 187; coll. Ipolyi, 1872) Ramboux, no. 107; coll. Ipolyi, 1920) Giacomo Pacchiarotti: Ercole al bivio, spalliera (?), Luca di Tommè: Decapitazione di San Paolo, inv. 71.6 (transferto dal Palazzo di Giustizia scomparto di predella, inv. 55. 156 (coll. della Contea di Pest, 1971) Ramboux, no. 146; coll. Ipolyi, 1920) Girolamo del Pacchia: Tiberio Gracco (?), spalliera, Pittore senese del trecento: Madonna col inv. 1376 (comprato da J. P. Richter, Bambino, S. Caterina d’Alessandria e un altra Londra, 1896) santa, inv. 55.141 (coll. Ramboux, no. Pittore senese dei primi del sec. XVI: Sacra 326; coll. Ipolyi, 1920) Famiglia con San Girolamo, tondo, inv. 1216 Bartolo di Fredi: Giosuè, frammento di un (comprato da Emilio Costantini, Firenze, pinnacolo d’altare, inv. 69.1069 (comprato 1895) dal negozio statale di merci in Giovanni Antonio Bazzi, detto Il Sodoma: La commissione BÁV, 1969) Morte di Lucrezia, inv. 77.16 (acquisto da Bottega di Paolo di Giovanni Fei: Madonna con Huba Csete, 1977) santi, trittico portatile, inv. 55.151 (coll. Giovanni Antonio Bazzi, detto Il Sodoma e Ramboux, no. 315; coll. Ipolyi, 1920) bottega: La cattura di Cristo, inv. 1230 Andrea di Bartolo: Gioacchino lascia la città per il (comprato da Luigi Resimini, Venezia, deserto, inv. 55.148 (coll. Simor, prima del 1894), Flagellazione di Cristo, inv. 1161, 1878) Andata al Calvario, inv. 1231 (entrambi Pietro di Giovanni d’Ambrogio: Assunzione della comprati da Emilio Costantini, Firenze, Vergine, inv. 55.185 (coll. Bertinelli, 1878) 1895), scomparti di predella Pietro di Giovanni d’Ambrogio: Busto della Francesco Vanni: La Sacra Famiglia, tela, inv. 473 Vergine, inv. 55.186 (coll. Ramboux, no. (coll. Esterházy, 1871) 149; coll. Ipolyi, 1920) Ventura Salimbeni: Annunciazione, copertina di Bottega di Sano di Pietro: Madonna col Bambino, libro, inv. 509 (coll. Esterházy, 1871) S. Girolamo e S. Bernardino, 55.180 (coll. Francesco Rustici: Salome con la testa di S. Giovanni Ramboux, no. 133; coll. Ipolyi, 1920) 15 Cerchia del Vecchietta: La consegna della Balzana, 55.179 (probabilmente coll. Ipolyi, 1920) frammento di un mobile (?), inv. 55.161 Pellegrino di Mariano: S. Caterina da Siena, (coll. Ramboux, no. 111; coll. Ipolyi, frammento di una predella, inv. 55.173 1920) (coll. Ramboux, no. 165; coll. Ipolyi, Giovanni di Paolo: S. Ansano battezza i senesi, inv. 1920) 55.181 (coll. Ramboux, no. 238; coll. Girolamo di Benvenuto: Madonna col Bambino e Ipolyi, 1920) San Giovannino, inv. 55.210 (coll. Giovanni di Paolo (e bottega?): Madonna col Bertinelli, 1878) Bambino, S. Ansano, S. Antonio Abate, S. “Monache di Santa Marta”: Natività e quattro Bernardino e S. Francesco, trittico portatile, santi, predella, inv. 55.198 (coll. Ramboux, inv. 55.182 (coll. Ramboux, no. 319; coll. no. 224; coll. Ipolyi, 1920) Ipolyi, 1920) “Monache di Santa Marta”: L’incontro di S. Giovanni di Paolo: Adorazione del Bambino, Lorenzo con Papa Sisto II, frammento di tavola centrale di un trittico, inv. 55.183 pilastrino, inv. 55.159 (coll. Ramboux, no. (coll. Simor, prima del 1878) 237; coll. Ipolyi, 1920) Neroccio de’ Landi: San Francesco d’Assisi, S. Pittore senese, da Beccafumi: S. Caterina da Siena Giovanni Evangelista, frammenti di una riceve le stimmate, inv. 55.199 (coll. predella, inv. 55.171 e 55.172 (coll. Ramboux, no. 158; coll. Ipolyi, 1920) Ramboux, no. 162 e 161; coll. Ipolyi, Seguace del Beccafumi: S. Caterina da Siena, inv. 1920) 55.158 (coll. Ramboux, no. 215; coll. Neroccio de’ Landi: Madonna col Bambino, S. Ipolyi, 1920) Sebastiano e S. Caterina d’Alessandria, inv. Pittore senese della prima metà del sec. XVI: S. 55.200 (coll. Bertinelli, 1878) Giovanni Battista, S. Maria Maddalena (?), Matteo di Giovanni: San Girolamo, base di forse basi di pilastri, inv. 55.201 e 55.202 pilastro di un altare, inv. 55.177 (coll. (coll. Ipolyi, 1920) Ramboux, no. 169; coll. Ipolyi, 1920) Rutilio Manetti: Lot e i due angeli, tela, inv. 55.370 Matteo di Giovanni: Madonna col Bambino e due (acquisto al tempo dell’Arcivescovo János angeli, 1482, frammento di una lunetta, Csernoch, 1913-27) inv. 55.175 (coll. Ipolyi, 1920) Matteo di Giovanni: Crocifissione di San Pietro, Collezione privata: scomparto di predella, inv. 55.167 (coll. Ramboux, no. 145; coll. Ipolyi, 1920) Pittore senese del trecento: San Giovanni Matteo di Giovanni: Madonna col Bambino e due evangelista dolente, frammento di una croce angeli, inv. 55.176 (coll. Bertinelli, 1878) dipinta (?) Pellegrino di Mariano: Madonna col Bambino, S. Rutilio Manetti: Martirio delle Sante Fede, Carità e Giovanni Battista e S. Antonio Abate, inv. Speranza figlie di Santa Sabina, tela

16 L’Archeodromo di a Cetona: un viaggio nella più antica storia dell’uomo

✶ di MARIA TERESA CUDA eNICOLETTA VOLANTE

La Fondazione Musei Senesi, dal luglio riprodotti, ispirati alle due fasi della preisto- 2007, si è arricchita di una nuova struttura ria meglio documentate nel territorio del che completa il “polo preistorico” del siste- Cetona, rimarrebbero infatti delle pure ma provinciale: l’Archeodromo di Belverde, espressioni di capacità progettuale e sapien- un percorso didattico-cognitivo creato per za operativa se non fossero animati dalla integrare la visita al Museo Civico per la presenza delle persone - è forse limitativo Preistoria del Monte Cetona e al collegato chiamarli solo visitatori - interessate a con- Parco Archeologico Naturalistico. durre un’esperienza di apprendimento che L’Archeodromo di fatto coincide con gli abbini ai metodi più tradizionali di trasmis- elementi fisici - ricostruzioni, itinerari, pan- sione delle informazioni, la possibilità di nelli esplicativi, ecc. - che lo compongono, interagire con categorie di oggetti, piccoli o ma nello stesso tempo, e probabilmente in grandi, umili o preziosi, “venuti dal passa- maggior misura, si caratterizza per un certo to”, anche ripercorrendo azioni, trovando tratto di immaterialità che deriva dall’insie- soluzioni, adottando tecniche che sono alla me di attività e di “attori” necessari per il base della creazione di quegli oggetti stessi. suo corretto e pieno funzionamento. Le Triturare il frumento o l’orzo con macine a ambientazioni, le strutture e i manufatti mano, modellare un vaso con il sistema del

Uno scavo archeologico 17 “colombino”, immanicare un’ascia di bron- hanno infatti determinato l’opportunità di zo o di pietra, filare la lana con un fuso a adottare alcune soluzioni di integrazione volano, torcere un tendine di capra per dei dati e di mediazione tra le evidenze di farne una cordicella, completare la costru- Belverde e quelle di coeve realtà archeologi- zione di una capanna di legno e terra, sono che italiane. alcune delle attività che possono essere Un’altra scelta che ha ispirato la proget- svolte, con l’aiuto di operatori qualificati, tazione e la realizzazione del percorso è negli spazi dell’Archeodromo. Ma anche stata quella di improntarlo a criteri di mas- sperimentare le metodologie di scavo sima accessibilità possibile: ad eccezione archeologico, in un’area appositamente della grotta, l’itinerario è interamente per- sistemata per tale tipo di esperienza. corribile dai disabili. Sul pianoro del Biancheto sono stati Presso il Centro Servizi, la struttura di ricostruiti una parte di un villaggio dell’età accoglienza per i visitatori del Parco in fun- del bronzo (II millennio avanti Cristo) con zione dal 1998, sono stati inoltre allestiti capanne a grandezza naturale, e un abitato degli ambienti per consentire lo svolgimen- in grotta del paleolitico medio (circa 50000 to di attività didattiche per scuole e gruppi anni fa). I due settori sono collegati da un anche nei mesi invernali. itinerario nel bosco e lungo la balza di tra- L’Archeodromo di Belverde, come tutte vertino sovrastante le cavità di Belverde, la le realizzazioni analoghe, in Italia e all’este- “scogliera”, da cui si gode un ampio pano- ro, deve molto nei motivi ispiratori, oltre rama sulla Valdichiana. che, naturalmente, nei suoi aspetti pratici, La scelta è stata focalizzata su queste due all’archeologia sperimentale e all’interesse fasi della preistoria per poter attingere a che questa disciplina sta suscitando negli fonti archeologiche locali il più ampie e ric- ultimi decenni presso un pubblico sempre che possibile. Nonostante ciò, specie per la più vasto. ricostruzione delle strutture abitative dell’e- La pratica sperimentale ha permesso di tà del bronzo, si è reso necessario ricorrere ricostruire processi tecnici e funzionali a modelli esterni all’area; le finalità essen- riscoprendo un antico “fare”: è questa una zialmente didattiche del progetto - coerenti ricostruzione storica fatta non di eventi per alla linea che ha distinto sia la nascita, sia forza eccezionali o di grande portata, bensì l’attività del Museo Civico di Cetona - di scelte apparentemente silenziose o di

Ricostruzione di un villaggio dell’età del bronzo

18 poco impatto ma che hanno costituito per presentano periodi salienti per la frequenta- interi gruppi umani il proprio vivere quoti- zione umana delle pendici del Monte diano. Ogni reperto, inteso come manufat- Cetona. La presenza di una fiorente comu- to, anche il più insignificante, diventa di nità è testimoniata dai numerosi ritrova- cruciale importanza in questa nuova meto- menti archeologici effettuati in grotta e dologia della ricostruzione storica. Il all’aperto. La prima tipologia di rinveni- modello metodologico basato sul ricostrui- menti documenta quasi esclusivamente re la storia “facendola” consente all’archeo- aspetti funerari e rituali della vita degli anti- logia sperimentale di farsi carico della tra- chi abitanti della montagna; i ritrovamenti smissione su larga scala delle acquisizioni all’aperto sono invece riconducibili ad aree raggiunte dalla ricerca scientifica. I luoghi di insediamento e ci testimoniano aspetti dove è possibile questa trasmissione di dati inerenti la vita quotidiana. La ricostruzione sono la scuola, i musei e i parchi archeolo- di un abitato sul pianoro del Biancheto ha gici. Qui, attraverso dimostrazioni, simula- proprio l’intento di mostrare i caratteri zioni e imitazioni, l’archeologia sperimenta- essenziali della vita quotidiana, riferibili al le può fare didattica della storia e divulgare periodo di tempo compreso tra gli inizi e la il sapere scientifico, rendendo visibile ciò metà circa del II millennio a.C. che spesso, osservando un reperto archeolo- Da un punto di vista ambientale la rico- gico, può essere immaginato solo da chi “è struzione ricalca fedelmente le scelte degli del mestiere”. Trovarsi nella penombra di abitanti dell’età del bronzo, insediatisi un’abitazione preistorica, avvolti dagli sotto la volta alberata di Belverde. Per quan- odori dei materiali da costruzione, degli to riguarda invece le architetture, visto che animali, del fumo dei focolari; osservare un le evidenze archeologiche al momento note ambiente dove oggetti talvolta “strani” sono non permettono di procedere ad una esau- disposti secondo l’ordine imposto dalla pra- stiva interpretazione delle soluzioni tecni- tica quotidiana di certe attività e pronti per che e formali adottate localmente, le rico- essere usati, proprio come se gli antichi abi- struzioni hanno dovuto liberamente ispirar- tanti della capanna si fossero assentati un si ai pochi modelli conosciuti nell’Italia attimo, tutto questo ed altro ancora può centrale tirrenica, per i periodi compresi tra produrre nel visitatore una sorta magia… la il Bronzo antico e il Bronzo medio, nelle magia di muovere l’emozione. Nessun regioni tra l’Appennino tosco-emiliano e la libro, nessun pannello esplicativo, nessuna Campania. Sono state riprodotte due tipo- spiegazione verbale sono in grado, da soli, logie abitative diversificate nella planime- di produrre lo stesso effetto. L’emozione tria ma non nella struttura in alzato, in scatena interesse e insieme facilita i norma- modo da riportare quelle che sembrano li processi di apprendimento e di memoriz- essere state le tipologie ad oggi documenta- zazione del dato. La partecipazione ad un te. evento e magari l’esserne stati autori, fanno All’interno dell’abitato la presenza di sì che il dato trasmesso impressioni e cattu- molti strumenti e suppellettili costituisce ri la memoria in maniera stabile, conducen- un richiamo alle funzioni che si svolgevano do alla piena “comprensione” del dato stes- quotidianamente in un villaggio dell’età del so. In questo senso il potenziale dell’ar- bronzo, alla produzione artigianale e ai regi- cheologia sperimentale è di forte rilievo, mi economici dell’epoca: fabbricazione di tanto da poter considerare questa disciplina recipienti ceramici, dalla foggiatura alla cot- il punto di partenza per una nuova didatti- tura, possibile grazie al grande forno ca che proceda dal “sapere pratico” per costruito all’esterno delle capanne; fabbri- risvegliare, non solo nelle nuove generazio- cazione di utensili in pietra scheggiata e ni, la voglia di conoscere il nostro passato. levigata e loro immanicatura; attività metal- lurgica; intreccio dei vegetali; lavorazione L’abitato dell’età del bronzo delle fibre vegetali e animali per creare fila- L’antica e la media età del bronzo rap- ti e corde; tessitura; taglio del legno con 19 Scena di vita quotidiana all’interno di una grotta del Paleolitico

asce in pietra; attività agricole e cura degli ciata sulla balza rocciosa di Belverde, ripro- animali; trasformazione delle derrate ali- pone le modalità di occupazione dello spa- mentari, in particolare macinatura dei zio e le principali attività di sussistenza di cereali, impasto della farina e cottura. un gruppo di neandertaliani all’interno del proprio rifugio. L’abitato paleolitico All’interno della cavità, in prossimità Alcune delle cavità che si aprono sul della grande imboccatura, è subito presente fianco orientale del Monte Cetona presen- un focolare di forma subcircolare, struttura- tano resti di frequentazione umana risalen- to con pietre sul perimetro; nella zona cen- ti al Paleolitico medio: l’Uomo di trale, sulla superficie del terreno sono spar- Neandertal, nella sua diffusione lungo la si nuclei e schegge di selce e diaspro, stru- penisola italiana, visse forse saltuariamente menti e rifiuti di lavorazione, insieme a in questo territorio, lasciando come traccia varie altre pietre e a ciottoli usati come per- del suo passaggio gli strumenti litici e i resti cussore. Ossa di animali - bove, capriolo, della fauna cacciata che costituiscono i cinghiale - sono anch’essi sparsi un po’ complessi archeologici delle grotte di ovunque sul suolo, ma soprattutto concen- Gosto, di S. Francesco e Lattaia. L’abitato trati lungo le pareti della grotta; in un set- 20 paleolitico, ambientato in una grotta affac- tore laterale, una sorta di delimitazione for- mata da un basso muretto di pietre contiene dell’Amministrazione Comunale di Cetona un accumulo particolarmente abbondante di che si è potuta avvalere della collaborazione ossami. Sul fondo della cavità uno strato di e disponibilità della Comunità Montana del frasche, ricoperto da una pelle, individua la Cetona, della Fondazione Musei Senesi, della zona del giaciglio. Macellazione degli anima- Soprintendenza per i Beni Archeologici della li cacciati, preparazione del cibo, accensione Toscana e dell’Università di Siena, è stato rea- del fuoco, lavorazione della pietra, del legno lizzato con il concorso finanziario della e della pelle sono le funzioni prevalenti che si Fondazione Monte dei Paschi di Siena, è inteso riprodurre, tutte legate alla sussisten- dell’Amministrazione Provinciale di Siena e za del gruppo insediatosi nella grotta. Ma della Regione Toscana, grazie ai fondi comu- una singolare “struttura” vuole testimoniare nitari Docup, Obiettivo 2, 2000-2006. Il pro- l’esistenza di attività di tipo simbolico o getto è stato curato dagli Architetti Massimo rituale che l’Uomo di Neandertal, forse per Marini, Claudio Mancianti e Marcella primo, cominciò a praticare: sotto una picco- Carbone; la riproduzione delle strutture abi- la nicchia formata dall’aggetto della roccia, è tative e gli allestimenti si devono a Floriano stato collocato un grosso frammento di sta- Cavanna, Teresa Cavallo e Riccardo Chessa lagmite con sembianze vagamente antropo- (Associazione Arké). morfe, accanto ad alcuni crani di capriolo, muniti di corna, in un’area sgombra da altri Le immagini che illustrano l’articolo sono particolari materiali. dei disegni ricostruttivi realizzati da Alessandro Mangione per i pannelli dell’Archeodromo. L’area per la simulazione di scavi archeo- logici NOTA BIBLIOGRAFICA In un settore riservato del piazzale anti- Analisi informatizzata e trattamento dati delle strut- stante il Centro Servizi del Parco di Belverde, ture di abitato di età preistorica e protostorica in Italia, è stata allestita un’area per lo svolgimento di a cura di C. PERETTO, Progetti, Serie della Collana laboratori didattici che hanno come tema le Origines, 1, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, metodologie di indagine archeologica. E’ 2002, Firenze stata creata una stratigrafia artificiale, compo- sta da due livelli sovrapposti, che occupa una Archeologie sperimentali. Metodologie ed esperien- ze tra verifica, riproduzione, comunicazione e simula- superficie complessiva di dodici metri qua- zione, Atti del Convegno, Comano Terme – Fiavè drati. L’esperienza prevede, in via prelimina- (Trento), Settembre 2001, a cura di P. BELLINTANI e re, la visita ad uno dei siti di Belverde ogget- L. MOSER, 2003, Trento to di recenti ricerche e una breve lezione introduttiva sulle modalità di intervento che M.T. CUDA, N. VOLANTE, Cetona. Archeodromo di Belverde, Fondazione Musei Senesi, verranno seguite. L’attività pratica si basa Guide / 2, 2007, Milano sullo scavo stratigrafico, con relativa docu- mentazione grafica, recupero dei reperti e La preistoria del Monte Cetona, a cura di F. primo intervento di restauro sui materiali MARTINI e L. SARTI, 1990, Firenze portati alla luce. La finalità del laboratorio è quella di avvi- T. MANNONI, E. GIANNICHEDDA, Archeologia della produzione, 1996, Torino cinare il pubblico dei più giovani alla com- prensione delle tecniche e dei processi inter- Musei e Parchi archeologici, IX Ciclo di Lezioni pretativi propri della ricerca archeologica, sulla Ricerca applicata in Archeologia, Certosa di presentandone quegli aspetti di maggiore Pontignano (Siena), Dicembre 1997, a cura di rigore scientifico e metodologico che, soven- RICCARDO FRANCOVICH e ANDREA ZIFFERERO, Quaderni te, nella visione comune restano in ombra rispetto ad altri più “eclatanti” o “avventuro- Parco archeologico naturalistico di Belverde, a cura si”. L’Archeodromo, nato per volontà di M.T. CUDA, 1998, Siena

✶Alla dr.ssa Maria Teresa Cuda, archeologa e studiosa della preistoria, è affidata la direzione dei Musei e degli scavi di Cetona nell’ambito del sistema museale provinciale. 21 Frontespizi delle opere di Luca Contile.

Le immagini che illustrano l’articolo sono pubblicate per gentile concessione della Biblioteca Comunale degli Intronati 22 Istituzione del Comune di Siena Luca Contile Cetonese cittadino d’Europa di MARIA MADDALENA ORIOLI

Con garbo e buon gusto naggio campeggia ancora oggi appoggiata l’Amministrazione Comunale di Cetona ha alla torre del Rivellino e domina la grande promosso, durante l’anno 2007, numerose piazza di Cetona a voler significare che il manifestazioni per celebrare degnamente il suo figlio, pellegrino in gran parte d’Italia e quinto centenario della nascita dell’illustre d’Europa durante la vita, ha fatto infine concittadino Luca Contile, letterato e segre- ritorno. tario di corte quale egli fu nella grande sta- I turisti che sempre numerosi si arrampi- gione culturale del Rinascimento. Il pro- cano per le strette e ripide viuzze del centro gramma dei festeggiamenti (che si è andato storico, ammirati di trovarsi in un borgo via via arricchendo con iniziative sponta- così bello, potranno, all’aprirsi di una piaz- nee) è culminato nel Seminario di studi zetta e riprendendo fiato, leggere una targa curato dal prof. Amedeo Quondam del che ben definisce il personaggio e ne ricor- Dipartimento di Italianistica e Spettacolo da l’attaccamento a Cetona, dove nacque, dell’Università la Sapienza di Roma, i cui appunto, cinquecento anni fa. atti saranno presto pubblicati. Quale l’anno di nascita? I testi ufficiali La gigantografia con l’effigie del perso- lo indicano nel 1505 ricavandolo anche

Impresa di Luca Contile 23 eretto nel parco della loro villa in Cetona a ricordo dell’illustre letterato. Al tempo di Luca Contile Cetona era terra fortificata e apparteneva, come baluar- do di confine, alla libera Repubblica di Siena che l’aveva comprata nel 1418 da Braccio da Montone, Signore di Perugia, per novemila fiorini d’oro. Per centocin- quant’anni Cetona era rimasta legata a Siena con rigorosa fedeltà, nonostante gli assedi, gli incendi, gli assalti subiti da parte dei signori della guerra al servizio di re e imperatori; fino a quando cioè, all’interno dell’immane conflitto che per quasi quaran- t’anni aveva visti i Francesi di Francesco I e gli imperiali spagnoli di Carlo V contender- si gli stati italiani, Cosimo dei Medici aveva potuto incorporare nel proprio ducato la Repubblica di Siena che gli Spagnoli strin- gevano d’assedio da più di un anno. Anche Cetona, elevata a marchesato, passava a far parte dello Stato Mediceo. Era l’anno 1557. Frontespizio del Ragionamento sopra la proprietà delle In questo contesto storico italiano ed imprese. europeo si snoda la vita operosissima di dalla iscrizione latina che gli eredi posero Luca Contile, discendente dalla antica sulla tomba nella Chiesa di S. Gervaso in nobile famiglia degli Ildobrandini, ahimè Pavia, dalla quale si apprende che quando decaduta perché il padre, ultimo della casa- morì nel 1574 Contile aveva sessantanove ta “discadè dalla nobiltà non per opere di mala vita o per infamia, ma per esercizio non conve- anni. nevole agli antenati suoi”; nobiltà spesso Così ritenne tra gli altri il prof. Salza che rivendicata dal Nostro e assai necessaria alla al Contile ha dedicato un ampio lavoro sua carriera di gentiluomo cortigiano. uscito in Firenze nel 1903. “Luca Contile Alla madre riconosceva grandi meriti; uomo di lettere e di negozi del secolo XVI”. egli, che era l’ingegno di famiglia, l’amava Ma dall’epistolario, pubblicato nel 1564 teneramente e, da lontano, la raccomanda- presso Girolamo Bartoli in Pavia - Contile va ai fratelli rimasti a Cetona perché non le vivente - saltano fuori due lettere, una del 14 facessero mancare affetto e cure, pronto a gennaio1560 nella quale l’autore scriveva di vendere parte dei propri beni affinché ella aver cinquantatre anni e l’altra del 28 aprile non dovesse penare. 1560 in cui si legge: “…sicuro dalle infermità e A dieci anni viene mandato a studiare a dalla vecchiaia che se mi è venuta addosso col peso Siena e vi rimane per circa tredici: anni fer- di cinquantatre anni, non è però tale che mi abbia vidi, appassionati, quando la città, lontana mutata l’effigie…”. Questa doppia testimo- ancora dall’estrema rovina della sua libertà nianza ha rafforzata la convinzione che la repubblicana, organizzava giocosi intratte- data di nascita del Contile debba essere col- nimenti e vivaci dispute sulla questione locata nell’anno 1507, come ritennero quei della lingua, sul teatro e sulla poesia intor- notabili cetonesi quando nel 1907 organiz- no all’Accademia degli Intronati fondata, zarono i festeggiamenti per il quarto cente- secondo il Tiraboschi, dal Vignali, dal nario: ne avevano avuto conferma anche Tolomei, dal Contile, dal Piccolomini. Qui dalla targa dell’obelisco che nel 1857 (a 350 si forma la sua istruzione umanistica per la 24 anni dalla nascita) i nobili Terrosi avevano quale diviene esperto in latino, grammatica, musica, filosofia e retorica. Qui contrae per il quale presta la sua opera di infaticabi- importanti amicizie che rimarranno salde le cortigiano in Polonia, a Mantova e di per tutta la sua esistenza, come quella con nuovo a Milano. Claudio Tolomei il quale ci ha lasciato un Trova poi, il Contile, un nuovo padrone affettuoso ritratto del Contile:”…uomo dab- nel Cardinale Cristoforo Madruzzi a Trento bene, ripieno di varie dottrine, colmo di gentili e che lo impegna in ambascerie ad Augusta in virtuosi costumi […] dolcissimo in conversazio- Germania, a Vienna e a Roma. ni d’ogni sorta…”. Così, seguendo la bizzarra ventura che Perfeziona la preparazione a Bologna lo sbalestra da un padrone all’altro, dall’una dove per sette anni frequenta l’ Università all’altra città, eccolo a Piacenza presso il diventando dottissimo, conteso dalle corti Duca Ottavio Farnese, partigiano di dei più illustri aristocratici e prelati d’Italia. Francia, lui che è di assoluta fede imperiale. Pronto ormai per iniziare la carriera di Eppure il Contile, senza nascondere il suo letterato e segretario di corte, si pone al ser- credo politico, si lega al Farnese con senti- vizio del cardinale Agostino Trivulzio col menti sinceri e questi lo ricompensa con quale si trasferisce a Roma essendo pontefi- una rendita annua di duecento scudi deri- ce Paolo III Farnese, protettore di letterati e vanti dalla riscossione del pedaggio sul di artisti. La città lo affascina e lo entusia- porto di Trebbia. sma e quando gli impegni diplomatici e i L’insistente richiesta del signor Sforza compiti di segretario glielo consentono, Pallavicino strappa il Nostro al Farnese per incontra gentildonne poetesse e illustri let- impiegarlo come negoziatore a Venezia. terati con i quali si intrattiene in dispute Qui, al di fuori dei compiti professionali, dotte all’interno delle accademie di cui Contile coltiva l’amicizia sincera di Roma si orna. Bernardo Tasso e di Francesco Patrizi che Per il Cardinale Trivulzio organizza e incontra all’Accademia della Fama dove guida nel 1541 la spedizione della corte riceve sconfinata ammirazione. pontificia a Lucca, dove il Papa si sarebbe Da Venezia di nuovo a Milano, presso incontrato con l’Imperatore Carlo V per quel Ferdinando Francesco D’Avalos di cui discutere sulla sorte degli stati italiani. Il era stato affettuoso maestro e dove si trat- Cardinale è uomo dispotico, irascibile e dif- tiene più come ospite che come cortigiano. ficilissimo, così il Contile si licenzia per Qui si dà da fare per la fondazione impegnarsi presso la corte milanese del dell’Accademia dei Fenici, dottissimo Marchese Alfonso D’Avalos, valoroso ambiente letterario in cui gode di grande uomo d’armi, che, deposta la spada, ama stima “tra i più famosi e saggi spiriti”. circondarsi dei più illustri letterati e conver- Gli impegni pressanti e onerosi, i lunghi sare d’arte e di poesia. Contile segue il e scomodi viaggi non lasciano spazio per Marchese nella sua azione politica e milita- un ritorno, se pur breve, a Cetona, ma tanto re in Germania, dove incontra i principi più il pensiero del figlio corre al paese nata- tedeschi, l’Imperatore e Martin Lutero. le, il nido antico amato e desiderato. Scrive Dopo la morte del D’Avalos, ferito grave- allora a Giuseppe Betussi, letterato e segre- mente in battaglia, Contile rimane alla sua tario del Marchese di Cetona, raccoman- corte al servizio della vedova Maria dandogli le sorti del paese “…che fu si grato D’Aragona e a far da maestro al piccolo alle stelle […] e del quale non si poteva, nel Ferdinando D’Avalos. Con loro visita Pavia, distretto senese, trovare migliore…” nella spe- Napoli, Ischia e conosce Giovanna ranza di ritornarci un giorno a riposare. D’Aragona, la gentildonna di Castel Ma la nomina a Commissario di S.M. dell’Ovo, alla cui soave bellezza dedica cin- Cattolica per gli estimi civili e rurali lo quanta sonetti espressi nei modi più squisi- porta a Pavia, ultima tappa della sua fatico- ti della poesia platonica e petrarchesca. sa esistenza e ultimo porto. Suo terzo signore sarà Ferrando A sollevarlo dalle fatiche e a sgombrargli Gonzaga, governatore imperiale di Milano la mente dalle preoccupazioni ci pensa la 25 26 Panorama di Cetona, l’antico castello che dette i natali a Luca Contile, ripreso in prossimità dell’insediamento ruspestre di Belverde. gioconda e dotta compagnia degli molteplici stimoli e le suggestioni del suo Accademici Affidati, accademia fondata tempo. proprio nell’anno del suo arrivo il 1562 e di Ricco è l’elenco del sue opere: cui farà parte col nome di Guidato. Per questa accademia il Contile si ado- -“Dialoghi spirituali” (Roma, Cartolari, pera attivamente e mette mano ad un’opera 1543), a cui è legato il nome di Vittoria interessantissima “Il ragionamento sopra la Colonna proprietà dell’imprese”, che fornisce notizie storiche e biografiche di principi e letterati -Tre Commedie: “La Trinozzia”, “La del secolo XVI, a commento di insegne, Pescara”, ”La Cesarea Gonzaga” (Milano, motti, sentenze, simboli da loro scelti per Marchesino, 1550), recitate nelle accademie distinguersi all’interno dell’accademia. e nelle corti L’opera contiene centoquindici incisioni di queste imprese, la pagina 83 riporta le noti- -Tre egloghe di argomento mitologico zie sul Nostro e la sua impresa. Al centro allegorico: la “Nice” (Milano, Valerio e sono due colonne, culminanti l’una col Girolamo fratelli da Meda, 1551), l’ “Agia” fuoco, l’altra col fumo. Al di sopra il motto: (Milano, da Meda, 1552), la “Filli” (del ALTERA UTRA MONSTRATUR ITER; in 1552, andata smarrita) basso al centro in un cartiglio: IL GUIDA- TO. -“Sei sorelle di Marte” (Firenze, Il Contile stesso ci spiega che le colonne Tormentino, 1556), canzoni politiche indi- sono ad imitazione di quelle che Dio diede rizzate ai principi italiani, nelle quali è invo- per scorta al popolo di Israele che percorre- cato un grande impero spagnolo a difesa va il deserto. Quella col fuoco indicava la dell’Europa dai Turchi via di notte; quella col fumo riparava dal- l’abbagliante luce del sole di giorno e per- -“Le Rime” (Venezia, Sansovino, 1570), metteva il cammino. di cui furono celebratissimi i cinquanta Da questi simboli il Contile deriva la sonetti dedicati alla bellezza di Giovanna somiglianza con le sue convinzioni: la vita D’Aragona umana è un percorso ombroso, oscuro, tenebroso, dove la via si smarrisce (come -“Le Lettere” (Pavia, Batoli, 1564), fonte canta Dante) se non soccorre a guidare il ricchissima di ragguagli sull’autore e sui tragitto la divina Grazia la quale altro non è moltissimi personaggi con i quali egli era che un inestinguibile fuoco. Da qui il nome stato in relazione di Guidato. Contile segretario di principi ed accade- -“Istoria de’ fatti di Cesare Maggi da mico. La sua intensa vita si svolge nelle Napoli” (Pavia, Batoli, 1564), documento corti dove avvengono le esperienze cultura- storico delle guerre del ‘500 li più rilevanti e le dispute più dotte; e nelle accademie, presenti in quasi tutte le città, -“Ragionamento sopra la proprietà delle nelle quali si elaborano i movimenti lettera- imprese” (Pavia, Batoli, 1574) ri più significativi. Il Contile ne è protago- per non tenere conto di operette minori nista con lo stesso peso dei suoi compagni e di altre andate smarrite. quali il Molza, il Quinzio, Il Giovio, Vittoria Colonna, Ludovico Dolce e molti Che dire poi del rigore morale con il altri che più sopra abbiamo nominato. quale aveva svolto il suo compito di corti- Scrive il Salza: “quale miniera di notizie giano? Non era mai caduto nel servilismo o per la storia delle lettere e della società del nell’adulazione, aveva mantenuto intatta la secolo XVI sono le opere del Contile”. sua dignità badando ad acquistare merito Sì, perché egli è stato un infaticabile soprattutto con le opere sue. poligrafo sensibile e attento a cogliere i Mai lapide sepolcrale fu più vera. Essa 27 così recita: Grande conoscitore della toscana e di Cetona, Firenze, 1926 latina lingua espertissimo nelle arti liberali assai M. FRANCI, 4000 anni di storia per Cetona, noto per le numerose opere pubblicate impegnato a Cetona, s.d. lungo presso il sommo pontefice e i principi in inca- richi pubblici e ambascerie aveva attirato su di sé C. GIAMBLANCO, Il teatro di Luca Contile, Tesi l’ammirazione di tutti per l’acume dell’ingegno per di laurea, Università degli Studi di Firenze,1975 la vasta esperienza per l’ammirevole limpida one- P. GRASSINI, Cetona e il suo ambiente, Roma, III stà di vita. edizione, 1986

Nel IV centenario di Luca Contile, Numero unico, Cetona, 1907 NOTA BIBLIOGRAFICA A. SALZA, Luca Contile uomo di lettere e di nego- M. BEZZINI, Cetona. Profilo storico fino al 1557, zi del secolo XVI, Firenze, 1903 Siena, 2003

C. CORTICELLI, Notizie e documenti sulla storia

28 Luca Contile Un villano-satiro che parla senese e una zingara che parla badengo di MENOTTI STANGHELLINI

Dei due personaggi, protagonisti della la”. Per esempio il Campani nell’ Egloga del commedia intitolata Contenzione di un villa- Danno (v.246) usa rastiar col significato di no e una zingara, scritta da Bastiano di “svignarsela” e nell’Egloga del Porcello con Francesco da Siena, detto il Linaiuolo, non quello di “godere” (v.135). viene dato il nome. È un’altra commedia molto interessante, anche dal punto di vista v.18: sarà la mia ventura, me lo ‘ndivino. linguistico, fra quelle pubblicate in Commedie rusticali senesi del Cinquecento Per la ipermetria sarà da leggere ventur. dall’Università per Stranieri di Siena, a cura di Bianca Persiani, che per questa si è servi- vv. 35-38: ta come testo-base di una rara edizione del Mi disse tanto Pasquina del Bruno: 1518 conservata presso la Biblioteca “vienne, che ‘l latte m’esce per le rene”. dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Et io le dissi: “se ti torna il latte, Corsiniana di Roma. Il testo a stampa si è or va’ e fatti mognar dalle gatte”. rivelato di forte interesse, precedendo di ben quindici anni l’edizione finora conside- Qui ci sono due problemi interpretativi: rata più antica. il primo è costituito da tanto, il secondo da ti torna il latte. Il villano balza prepotentemente in Più facile è spiegare in questa stessa com- scena davanti a un pubblico di “belle stiat- posizione al v. 198: tone” che subito ne eccitano l’irrefrenabile Tanto aves’tu del fiato! desiderio, manifestato senza mezzi termini. “Hai parlato davvero tanto [=troppo]!” Interviene una zingara che viene a contrasto (Persiani). Al v. 35 penso che tanto voglia con lui, predice l’avvenire a una delle gio- dire semplicemente “questo” oppure che vani, poi fa altrettanto col villano, cui rafforzi disse. Pasquina del Bruno una volta preannuncia sciagure e morte. L’uomo si insisté molto nell’offrirsi al villano: sostene- arrabbia, non le dà il compenso pattuito e, va che in lei il desiderio era tanto forte, che dopo che la zingara si è allontanata, recita il latte le usciva dalle reni. E l’uomo di alle donne un capitolo con cui, lamentan- rimando: “se ti torna il latte (preferirei leg- dosi per il proprio desiderio rimasto insod- gere ‘l latte, come al verso precedente), va’ a disfatto, prende congedo da loro per anda- farti mungere dalle gatte!”. La filologa affer- re fuori a sfogarsi in solitudine. ma che questo “nonsense vale genericamente vai al diavolo”. Però non si capirebbe per- vv.13-14: Se ben n’avesse intorno settecento, chè, se non ci fosse ti torna ‘l latte: Pasquina i’ rastiarei come un bel paladino; è vecchia e non accende l’uomo come inve- ce quelle belle stiattone che lui ora si trova Su rastiarei annota la Persiani: “sta per davanti. Attraverso gli strambotti il villano me la svignerei (GDLI, s.v. raschiare, 16), ma eccitato sessualmente (L’amor mi tira come un il villano fa confusione con resterei”. Qui pa’ di buoi e so’ com’un favaio a solatio) rac- rastiare vale “godere”, come del resto anche conta le sue esperienze amorose. La prima, al v. 238 (I’ vo’ rastiare prima che s’abbui), come abbiamo visto, è quella con la vecchia dove viene spiegato con “voglio svignarme- infoiata Pasquina. La seconda è quella con 29 Betta di Pasquino, sorpresa da lui nell’om- un capitolo in terzine “col quale rimprovera bra di un fresco fossato: bastarono l’occhio- le donne di non averlo accettato come lino e poche parole perché i due passassero amante, lasciandolo più infiammato e insod- subito ai fatti. Il racconto mira a eccitare le disfatto di quando giunse” (Persiani, p.139). donne presenti, cui il villano vuole assicu- Il dialetto improbabile, come lo definisce rare che il suo onore è irreprensibile. la filologa, è quello di un paese dell’Amiata che si chiama Abbadia San Salvatore. I vv. 55-62 senesi oggigiorno lo conoscono bene per le Ogni cosa è in amor di questo mese: caratteristiche particolari che ne fanno un e sonno in succhio tutte le ficaie. dialetto ben diverso da tutti quelli del terri- Ogni animale ha le bandiere tese, torio circostante, e dovevano conoscerlo e so’ sturate tutte le callaie. anche nel ‘500, in base a questa commedia Et chi può appicarsi per le spese, del Linaiuolo. Le finali in u sono le sue gli è buon ruspar per le cocomaraie. peculiarità più evidenti, su cui soprattutto Or sì, v’ho dette troppe gran palore. insiste l’autore, che non trovò niente di Pigliate sicurtà del mio onore. meglio, per la loquela poco comprensibile della zingara, che mescolare il dialetto sene- “A primavera tutto è in amore, dagli se con quello badengo. alberi (ma intenzionalmente dice le ficaie) Dice la donna ai vv. 63-64 rivolgendosi agli esseri viventi che hanno i membri ritti alle spettatrici: (le bandiere tese) e i viottoli aperti (gli organi sessuali femminili). E chi può accoppiarsi Diu vi cutenti tutte, per soddisfare il desiderio è bene che razzo- le belle papparutte! li per i campi di cocomeri. Ora forse ho un po’ ecceduto nel parlare, ma riguardo al La commentatrice farebbe derivare pap- mio onore potete stare sicure”. parutte dal tosc. papparotta, poltiglia, da pap- Ho spiegato il tutto in base alle note para, voce dell’area lucchese. Ho qualche della Persiani, che si rifà al GDLI. Ma qui dubbio su questo. Nel vocabolario amiatino c’è qualcosa che non torna. Sarebbe molto del Fatini trovo pàpara, papala, che indica il più logico che il senso fosse questo: “... fiore del rosolaccio. Poco prima il villano uomini e donne sono fortemente eccitati. ha detto: O mi par esser gionto in un rosaio Chi non può sostenere le spese che l’amore (v.7). Forse il Linaiuolo non aveva una comporta (oppure, chi non è in grado di conoscenza tanto precisa di questo dialetto. reggere all’accoppiamento) è bene che raz- Non escluderei che la parola voglia dire zoli per i campi di cocomeri (si dia agli semplicemente “paperottole”. Il villano fin amori omosessuali). È vero, forse ho detto dalle prime battute non capisce la parlata e qualche parola eccessiva, ma state sicure che dice ai vv. 76-79: a me il membro funziona”. Se ho ragione, il v.59 risulta corrotto e andrebbe letto così: Che cicala questa scotta? Non ho anco inteso straccio, Et chi può appicarsi le spese, o e’ l’à el brutto mostaccio! La mi par la scarparia! Il per va bene nel verso seguente, non in questo e il non risulta necessario. Per la metrica degli ottonari sarebbe “Arriva poi una zingara che, in strofette bene leggere ‘nteso e ‘l brutto, al fine di evi- di settenari, esprimendosi in un dialetto tare qualche sinalefe un po’ dura. Quanto a improbabile, chiede la carità alle donne pre- scarparia, da carpire o scarpire, vale “ladra”, senti e legge la mano all’una e all’altra” come si legge in nota. Tuttora nella zona di (Persiani, p.139). Poi la zingara e il villano Monteroni d’Arbia e di Buonconvento è in finiscono per litigare e alla fine la donna si uso il soprannome Scarpone, ma se andate 30 allontana. A questo punto il villano recita a chiederne il significato a qualcuno così chiamato, come feci io anni indietro, vi fatta dalla zingara è catastrofica: l’uomo, daranno risposte molto vaghe e un po’ elu- cui vengono prospettate sciagure di ogni sive: i piedi non c’entrano, c’entra il furto genere, alla fine si arrabbia e le dice che non dei prodotti agricoli. vuole più saperne delle sue predizioni, per- ché ha parlato troppo solo per ingannarlo. vv. 107-109 Ti darù il fiascu pegnu. Inoltre la invita a levarsi il belletto dagli Per questu veru signu, occhi per vedere meglio nel futuro e per dirù la veritate: mostrare meglio i suoi trucchi e camuffa- menti ingannevoli: si rifiuta di darle il quat- Dice la zingara a una delle giovani cui trino promesso, la maledice e la manda al vuol leggere la mano: “... che paura hai? diavolo. La zingara gli dà del matto scate- Dammi la mano. Giurando su questo segno nato e del villano malvagio. Ritengo che vero, la croce, ti darò il fiasco pieno, ti dirò anche il v. 208 sia da assegnare alla donna, tutta la verità sul tuo futuro”. La filologa, espungendo far per la metrica del settenario annotando che il senso non appare chiaro e e correggendo pecorone in pecorune per la la locuzione non è registrata, propone di rima con bastune: correggere fiascu pregnu (pieno). Per la rima mi limiterei a cambiare pegnu in pignu, Vuo’ niente, pecorune? pieno. “Vuoi nient’altro, pezzo di stupido?”. vv. 138-141 La parola “pecorone” non può essere Z. Per la fé che mi avanza, rivolta a una donna. se’ truppa badiala! V. Un manico di pala vv. 216-223 a te su per le schene! V. Or va’, che t’acompagni un can mordace! O l’à fatto una longa ciarraria, La Persiani spiegherebbe badiala con la incanterebbe ben le pastinache! “arcigna” (GDLI, s.v. “badiale”, 2), e aggiun- E’ l’era bellinella, in fede mia! ge che un altro significato dell’aggettivo Lassano ell’orma (come le lumache) potrebbe essere “grande” in base a Strasc., a du’ le vanno! O cancar: el borsello! v.75. Se si spiegasse con “generosa”, si Pure, o i’ non mel sento intu le brache! potrebbe pensare che il villano, sempre a Orsù, gli è me’ non star più a cardello. bocca asciutta, si arrabbi e minacci di col- pirla con un manico di pala, forse anche per La zingara finalmente si è allontanata, la somiglianza di “badiale” con “badile”. dopo aver ciarlato tanto, che avrebbe ope- rato un sortilegio perfino sulle pastinache, vv. 198-209: radici con proprietà soporifere e forse anche V. Tanto aves’tu del fiato! allucinogene, come si direbbe oggi. Per Dio, tu m’infinochi! Indicativo al riguardo è un passo del Or va’, lecati gli ochi, Don Picchione del Legacci (vv. 438-440): il non vo’ più tue novelle: frate, mettendo una barba simile nel giub- scuopri le macatelle! bone di Scalzanibbio, il marito della donna Z. Uh mustra ‘l quattrinettu! che Don Picchione vuole possedere, lo fa V. Un porro bello e netto! dormire per più di due ore. La lezione Ti venga l’anticuore, incanterebbe è giusta. Aggiunge il villano che tira via, vanne fuore! le zingare, dovunque passano, lasciano il Z. Ahi mattu da bastune! segno come le lumache e subito si mette V. Vuo’ far niente, pecorone? affannosamente a cercare il borsello, dicen- Z. Tu se’ un villan riu! do al v. 222:

La lunga lettura della mano del villano Pure, o i’ non mel sento intu le brache! 31 Poi, per non stare più sulle spine (star a Voglio godere prima che faccia buio e, cardello non vuol dire “indugiare”), con prima che la brocca (il membro turgido) tra- quelle donne che non intendono conceder- bocchi oscillando, voglio andare a sfogarmi glisi, decide di chiedere loro congedo. Il altrove”. Con quest’ultima parte della para- verso appare corrotto, perchè se l’uomo frasi ho cercato di spiegare i vv. 238-240, un non si trovasse addosso il borsello, la sua po’ oscuri per la Persiani: reazione sarebbe diversa. Eppoi anche l’i- permetria dice che qualcosa non torna. I’ vo’ rastiare in prima che s’abbui Propongo di correggerlo così, dopo aver e innanzi che la brocca più tentenni, espunto non: Pure, o i’ me ‘l sento ‘ntu le brache! i’ vogl’ire a sfogar l’amor altrui. “Eppure... Meno male, me lo sento den- tro i calzoni!”. E c’è anche un doppio senso Il villano ha tentato con loro molti osceno. Nel Capitolo finale, che il villano approcci, ma tutto è stato inutile. Ora è recita davanti alle spettatrici, viene fuori un arrabbiato nero e avrebbe voglia di far problema testuale e un paio di punti da nascere una zuffa. Per evitare questo, decide interpretare meglio. di andare a calmarsi masturbandosi. Tornerà fra loro quando sarà guarito. vv.229-231: Vo’ mi terreste tutta sera in baia e mentre non volete panni adosso la farà poco frutto la loccaia. NOTA BIBLIOGRAFICA

In nota si legge che loccaia non è regi- S. BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua strato nei dizionari e che il passo, oscuro, fa italiana, Torino 1961 sgg. pensare a un’allusione oscena. La parola N. CAMPANI, Egloga del danno. Egloga del por- compare nel Bruscello di Codera et Bruco cello, a c. di M. Stanghellini, Siena 2006. (v.108) e nella Mascherata della Sposa (v.529), entrambe di Ansano Mengari detto G. FATINI, Vocabolario amiatino, Firenze 1953. Falotico: il significato è “corteggiamento, P.A. LEGACCI, Don Picchione, a c. di M. richiamo d’amore”. Ma anche così non Stanghellini, Siena 2006. viene fuori niente di sensato, perchè il passo è corrotto. Come si può vedere, anche le A. MENGARI, Il bruscello di Codera e Bruco, a prime edizioni, che pure dovrebbero avere c. di M. Stanghellini, Siena 1999. Mascherata della sposa, a c. di M. Stanghellini, avute le cure dell’autore, non sono esenti da Siena 2005. numerosi guasti, dovuti a fraintendimenti dello stampatore e a insufficiente correzio- B. PERSIANI, Commedie rusticali senesi del ne delle bozze. Cinquecento, Siena 2004. Propongo di correggere non volete panni adosso in non volete pania adosso. Spiego: “Se non me ne andassi, voi mi terreste tutta la sera qui per prendermi in giro, e dal momento che non volete la pania addosso, non volete farvi prendere, il mio corteggiamento darà poco frutto”. E aggiun- ge: “Almeno sarei contento se trovaste scuse plausibili come ‘non posso’, ‘è freddo’, ‘è notte’, ‘ho da fare’, ‘è male fare a andare su e giù’. Eppoi ve l’ho già detto e pare che lo abbiate capito tutte: ‘Non è affatto possibile accontentarlo? Devo stare per forza a bocca asciutta?’. 32 Didier Boisseuil, Maître de conférences en Histoire Medievale, ha insegnato storia medie- vale all'Università di Avignone e poi alla Francois Rabelais di Tours, dove si è formato. Collabora alla prestigiosa rivista “Medievales”, fondata da Odile Redon. Da anni studia il fenomeno del termalismo antico, con particolare attenzione ai numerosi casi toscani. In questo ambito ha prodotto saggi di notevole spessore critico, tra i quali, edito dalla Ecole Française de Rome, Le thermalisme en Toscane à la fin du moyen âge (Roma, 2002). Thermae e balnea senesi nel quadro del termalismo italiano alla fine del Medioevo di DIDIER BOISSEUIL

L'uso delle acque termali – è cosa risaputa corpo e ai bagni: non troviamo – è attestato fin dalla notte dei tempi: fra i nell'Occidente cristiano dei prestigiosi ham- tratti più caratteristici della civiltà romana è mam, ma degli ambienti termali ridotti e talo- spesso annoverato l'intenso sfruttamento ra sordidi, che gli scavi recenti cominciano a delle acque calde e minerali a fini terapeutici malapena ad identificare. o ricreativi. Queste pratiche termali sono Occorre quindi felicitarsi per la comparsa state spesso accostate a quelle, ancor più delle ricerche pionieristiche e relativamente comuni, delle thermae o dei balnea che abbon- recenti degli studiosi che hanno messo in davano nelle città antiche e che furono con- luce l'esistenza di pratiche termali (di bagni siderate segni inequivocabili della urbanitas. terapeutici) e soprattutto di un termalismo Una abbondante letteratura ha largamente vero e proprio nella penisola italiana alla fine contribuito a familiarizzare gli storici con del Medioevo. Non citerò che i nomi di queste infrastrutture antiche e con le raffinate Federigo Melis e di Giovanni Cherubini, dal forme sociali di cui sono testimonianza . momento che vi sono più familiari e che i Queste ricerche non hanno equivalenti loro contributi sono stati importanti, per non per l'età medievale, anche se si constata talo- dire determinanti, per la comprensione del ra che gli uomini del medioevo prendevano termalismo toscano. bagni o che le acque termali erano note e Quel che emerge da questi studi è infatti reputate. Tale stato di fatto deriva da un insie- l'esistenza di un autentico termalismo, vale a me di ragioni sulle quali non è mia intenzio- dire di una volontà di sfruttare le acque ter- ne dilungarmi, sembrandomi sufficiente mali in modo coerente, basandosi su cono- accennare brevemente, da un lato, all'abban- scenze talora scientifiche e, soprattutto, orga- dono delle pratiche antiche all'inizio del nizzando e strutturando i siti in cui sgorgano Medioevo e all'influenza del cristianesimo, in le sorgenti. Il mio proposito è di mettere in cui a lungo ha prevalso il disprezzo del corpo luce le principali caratteristiche e i connotati proclamato dagli asceti, e d’altro lato, allo sociali di questo sviluppo termale d'età scarso interesse degli storici per usi pressoché medievale e di mostrarvi come tale sviluppo abbandonati e condannati dalla Chiesa. A abbia attinenza con campi di studio più tra- tutto questo si aggiunge l'assenza di resti dizionalmente codificati come la storia della archeologici abbastanza rilevanti da rammen- medicina, la storia dell'insediamento e del tare ai ricercatori l'esistenza di pratiche bal- popolamento, dell'architettura, dell'occupa- nearie sia terapeutiche, sia igieniche. La socie- zione dello spazio; come esso si trovi all'in- tà cristiana, al contrario di quella musulma- crocio di questi diversi campi di ricerca e na, non ha riservato un'attenzione significati- come, lungi dal ridursi all'aneddottica, la sto- va alle costruzioni dedicate alla cura del ria del termalismo permetta d'osservare in 33 Principali stazioni e siti termali dell’antico territorio senese.

qualche modo indirettamente vari aspetti Un grande numero di sorgenti sgorgano della società medievale nel suo insieme. nei Campi Flegrei, vale a dire nella zona a nord di Napoli, attorno a Pozzuoli, tra Capo Sviluppo dei siti o delle stazioni termali Miseno e le colline di Posillipo, lungo il golfo, vicino ai laghi Averno e Lucrino e pres- L'ampiezza dello sviluppo termale in so Cuma antica. In questa parte della Italia si manifesta attraverso l'importanza di Campania, profondamente alterata dalla quelle che chiamerò "zone termali". Esse comparsa, nel 1538, del Monte Nuovo e sono numerose, per quanto inegualmente dagli effetti del bradisismo, le sorgenti sono ripartite nella penisola. Si tratta di aree più o state utilizzate nell'Antichità e durante tutto meno estese in cui sgorgavano – e per lo più il Medioevo. Si tratta delle Aquae Cumanae sgorgano ancora – delle sorgenti termali. È che alla fine della Repubblica e all'inizio mia intenzione innanzitutto precisarne il dell'Impero furono all'origine della frequen- numero, prima di descriverne in dettaglio le tazione della costa campana da parte delle éli- 34 caratteristiche. tes aristocratiche. Queste ultime hanno costruito delle villae lungo tutto il litorale, alle città, o nella loro periferia. Non è questo, come è stato recentemente dimostrato da invece, il caso per la Toscana dove la maggior Xavier Lafon . Malgrado le invasioni e la parte dei siti termali ha in comune – e mi caduta dell'Impero, le acque continuarono ad preme insistere su questo punto – il fatto di essere utilizzate nell'alto medioevo e ancor essere lontani da centri urbani importanti o più in seguito: i papi e i principi vi fecero fre- da insediamenti accentrati e di essere, al con- quenti visite, come l'imperatore Federico II trario, cresciuti attorno ad un complesso di nel 1227, costretto a venirvi a curarsi allorché infrastrutture termali. si apprestava a partire da Brindisi per la cro- Queste infrastrutture consistevano essen- ciata. Le fonti erano tanto rinomate nell'en- zialmente in bacini chiamati "bagni", termine tourage dello Svevo che uno dei poeti della che, in Toscana, ha dato nome agli stessi siti corte, Pietro da Eboli, redasse un'opera esclu- termali: si parla così di “Bagno di Macereto”, sivamente consacrata ai bagni, il de balneis eccetera. Dal momento che queste infrastrut- Terrae Laboris, più spesso chiamato de balneis ture non sono mai state oggetto di studi Puteolanis. L'opera venne probabilmente archeologici specifici, se ne conosce male la redatta tra il 1212 e il 1221 e conobbe una forma. Prenderò ad ogni modo come esempi immensa fortuna, dal momento che non – che ci sono geograficamente vicini e che meno di una trentina di manoscritti ne sono forse vi sono familiari – in primo luogo lo sta- stati fino ad oggi identificati in Europa e che bilimento termale di Bagno di Petriolo: una sono state tramandate varie versioni in volga- galleria aperta sulla Farma in tre arcate a tutto re (in italiano come in francese) di questo sesto che ospitano tre piscine quadrangolari poema . La rinomanza di questi testi dipende di una cinquantina di centimetri di profondi- dal fatto che sono per la maggior parte minia- tà; in secondo luogo, poi, la vasta piscina ter- ti e dunque contengono le rare immagini dei male di , di numerose centi- bagni che ci sono pervenute. L'archetipo di naia di metri quadrati di superfice e attual- questi manoscritti è l'esemplare della biblio- mente di circa un metro di profondità. teca Angelica di Roma, che risale agli anni Entrambi gli edifici hanno subito importanti 1260-1270; si tratta della copia più prestigiosa modifiche dopo il Medioevo e la loro data- e sontuosa, di cui si sono fatte numerose zione rimane problematica, per quanto alcu- riproduzioni. Il poema del de balneis è un ni abbiano affermato che il primo risalga al inventario ragionato dei bagni, che enumera XIII° secolo. le qualità, i malanni per la cui cura è rinoma- Seguiremo quindi testi medievali, che sug- to, i modi di utilizzazione di ciascuno di essi. geriscono l'esistenza di bacini dai muri Nel nord e nel centro d'Italia le sorgenti sopraelevati, talora coperti, dotati di sedili sui termali non sono meno numerose e le locali- bordi o di lanterne per bagnarsi la notte. tà in cui sgorgano delle fonti sono menzio- Questi testi documentano con chiarezza la nate nei fondi d'archivio a partire dalla metà pratica il bagno, vale a dire l'immersione del XIII° secolo sino a tutta la fine del completa o parziale del corpo nell'acqua Medioevo. Sono fortemente concentrati in calda e minerale. Non si tratta delle sole infra- Toscana e in particolare nel territorio di Siena strutture superstiti: nella prima metà del XV (v. cartina): nella regione se ne contano quasi secolo a Bagno di Petriolo e a Bagno di San una trentina. I più celebri nel Quattrocento Filippo sono realizzati nuovi edifici destinati sono quelli di Bagno di Petriolo e Bagno di alla doccia, una nuova terapia che consisteva Macereto sulla strada che porta a Grosseto; di nel versare sulla testa del paziente vari litri Bagno Vignoni e Bagno di San Filippo sulla d'acqua per stordirlo, in certo qual modo, e via francigena; di Bagno di Corsena (antena- per spingere gli umori verso il basso. Il papa to di Bagni di Lucca) e Bagno a Morbo vici- Pio II nei suoi Commentarii ce ne descrive gli no a Volterra, di Bagno di Romagna e Bagno effetti: di Porretta (quest'ultimo ai confini della «Il papa fu sottoposto per venti giorni a Toscana). Fuori della Toscana, vale la pena una cura di acqua calda versata attraverso peraltro di segnalare anche i siti nella regione certi canali sul capo; a detta dei medici, ciò di Padova, di Viterbo od Acqui, tutti sorti, su avrebbe dovuto fargli bene, poiché il suo cer- resti di strutture antiche, in zone prossime vello era troppo ricco di umori » . 35 Frontespizi di antichi trattati relativi a importanti stazioni termali del territorio senese.

Attorno a queste singole infrastrutture da dare origine a vere e proprie "stazioni ter- comparve un insieme di edifici destinati mali", vale a dire a borghi più o meno vasti e all'accoglienza dei pazienti; si tratta di case popolati, talora fortificati, che ospitavano più o meno vaste, costituite da stanze affitta- persino dei mercati: è in particolare il caso di te ai visitatori per la notte o per la durata del- Bagno di Petriolo, Bagno a Corsena, Bagno l'intero soggiorno. Nel XIII° secolo è loro di Romagna, Bagno di Monte Pisano; centri attribuito il nome di "stazioni" (in italiano) a che assomigliano a delle vere villenuove crea- Bagno di Petriolo e Bagno di Macereto, di te nello spazio di qualche decennio. È in que- "chiusi" a Bagno di Corsena, e sono gestiti da sto contesto, in questi siti, in queste stazioni, personale competente, i cui membri sono che si dispiegò il soggiorno termale ed ebbe chiamati generalmente "stazionerii". Nei seco- modo di organizzarsi la società termale. li XIV e XV questi edifici di accoglienza furo- no progressivamente trasformati in alberghi, La società termale la cui importanza nel luogo termale è già stata sottolineata, almeno per il territorio Quella che possiamo chiamare la società senese, dai lavori di Maurizio Tuliani. Questi termale comprende al tempo stesso gli abi- edifici appartenevano a proprietari che nella tanti dei bagni, che risiedevano temporanea- maggior parte dei casi non risiedevano sul mente o stabilmente nei siti e nelle stazioni, posto e che affittavano agli stazionerii i loro ed i pazienti (curistes) che si recavano ai bagni locali durante la stagione termale, per uno o per divertirsi o per curarsi. Se siamo talora a più anni. In alcuni siti, questi edifici erano conoscenza dei connotati dei residenti – si prossimi ad ospedali fondati nel XIII secolo e tratta degli stazionerii, degli albergatori e dei collegati nel corso dei secoli XIV e XV a gran- negozianti che si sono stabiliti negli edifici di di istituzioni assistenziali urbane come cui abbiamo parlato – ignoriamo al contrario l'Ospedale di Santa Maria della Scala nel assai spesso i caratteri della frequentazione senese o l'Ospedale della Misericordia di termale. Non vi sono infatti dati quantitativi Lucca. – costruiti su indagini e fonti specifiche – che In alcuni luoghi poi, l'importanza del permettano di valutare la natura e le propor- 36 complesso sorto attorno alla sorgente era tale zioni della frequenza dei visitatori dei siti ter- mali: solo l'importanza e il numero di tali siti scelta, sintomatica a mio avviso, di Gentile suggeriscono l'ampiezza del fenomeno. Sermini, che prende a pretesto della sua raccol- Seguendo Federigo Melis, è comunque possi- ta di novelle il soggiorno ai bagni di Petriolo bile valutarla di proporzioni massicce tanto gli del fratello, pretesto che risulta abbastanza cre- insediamenti termali paiono numerosi (seguire- dibile da giustificare il succedersi delle novelle mo dunque la sua opinione, pur tenendo e che presenta tutti i vantaggi di quello scelto conto – è il caso di ripeterlo – che l'assenza di dal suo illustre predecessore, Boccaccio: un qualunque indagine specifica toglie ogni spe- luogo, un tempo, un gruppo di persone. ranza di trarre considerazioni davvero conclu- Le modalità del soggiorno termale restano sive in merito). Occorre prestare attenzione alla ancora più incerte e in mancanza di ricerche diversità e alla varietà di questa popolazione. analitiche in proposito, il microcosmo costitui- Per quanto una documentazione incoerente e to dalla stazione termale ci sfugge ancora in dispersa permetta di stabilire, si tratta essen- buona parte. Lo svolgimento della cura, i rap- zialmente di pazienti di provenienza cittadina. porti che si sviluppano fra i diversi protagonisti Ricerche più o meno recenti hanno enfatizza- allorché si recano ai bagni, i rituali del bagno, to la presenza aristocratica in queste stazioni, le cure e le malattie, in breve tutta l'antropolo- che si traduce nell'emergere di alcune fra loro: gia del bagno e l'analisi specifica della società la principale in Toscana è, a mio avviso incon- termale rimangono terra incognita. Cio non- testabilmente, quella di Bagno di Petriolo, che ostante, ci sono due questioni fondamentali vide sfilare lungo i secoli XIV e XV un grande che riguardano i secoli XIV e XV sulle quali numero di aristocratici, principi laici ed eccle- siamo meglio informati e di cui vorrei parlare: siastici. Gli altri siti sembrano più popolari – d'un lato la "medicalizzazione" della cura, e per quanto questo termine possa ritenersi dall'altro quello che definirei la nascita di una improprio in questo contesto – ma restano per villeggiatura balneare. il momento un'incognita : erano frequentati dalla popolazione rurale o da ceti urbani più La medicalizzazione della cura modesti? Incontestabilmente, almeno in Toscana, il soggiorno ai bagni appariva una pra- Durante i due ultimi secoli del Medioevo tica comune, largamente diffusa, di cui la lette- possiamo infatti osservare nelle stazioni terma- ratura, in particolare la novellistica, reca li la presenza di un numero crescente di medi- abbondanti tracce. Non farò che accennare alla ci, sia che vi si rechino temporaneamente 37 –accompagnando principi potenti come divertimento, il quadro di nuove forme di Ugolino da Montecatini, con Pietro sociabilità. Gambacorta a Monte Pisano – sia che vi si sta- biliscano in permanenza. Alla fine del XV seco- Un luogo di divertimento lo Lucca installa a Bagno di Corsena un medi- co che paga e controlla direttamente, un poco Alla fine del Medioevo il soggiorno termale come i comuni piemontesi che disponevano di diviene più dichiaratamente l'occasione di medici condotti. Qualche anno più tardi, uno divertimenti ed incontri. Si può dire, a mio dei più importanti medici del suo tempo, avviso, che acquisisca una dimensione nuova. I Bartolo di Tura Bandini (immortalato da medici, nei loro stessi trattati, insistevano sulla Domenico di Bartolo sui muri dell'ospedale di necessità di cacciare la noia e di distrarsi, ma Santa Maria della Scala) decideva di stabilirsi a l'importanza degli svaghi in certe stazioni supe- Bagno di Petriolo e di costruirvi un apparta- rava chiaramente queste sole esigenze. I diver- mento sopra le docce delle donne (può trattar- timenti cui si potevano dedicare i visitatori e i si della struttura trasformata in cappella sopra pazienti erano di diversi tipi. Oltre al piacere l'edificio attualmente visibile). La presenza dei dell'acqua, del bagno, prima di tutto c'erano i medici è chiaramente legata alle esigenze dei giochi. Nella maggior parte delle stazioni ter- pazienti, al loro ricorso più sistematico ai mali del suo territorio, ad esempio, Siena auto- medici durante il loro soggiorno, in breve alla rizzava un certo numero di giochi da tavolo trasformazione in senso medico della cura ter- (ma non d'azzardo), pur controllandone stret- male. tamente l'uso. C'erano poi tutte le manifesta- L'esistenza di una vera e propria letteratura zioni tenute in occasione della venuta di prin- medica sulle acque termali conferma ampia- cipi e ricchi aristocratici: i banchetti, i concerti, mente questo sviluppo. A partire dal 1350 i balli, le giostre e i giochi di destrezza. A molti autori hanno infatti redatto dei trattati e Bagno di Petriolo l'organizzazione dei festeg- soprattutto dei consilia intitolati per lo più de giamenti era affidata a un "signore dei bagni", balneis. Questi testi sono stati riuniti nel XVI replica parodistica dall'officiale che vegliava sul secolo in una vasta raccolta sotto il titolo di de mantenimento dell'ordine pubblico, il pode- balneis quae omnia expand apud Graecos, Latinos, stà. Nel 1455 la funzione venne affidata al gio- Arabos… dall'editore veneziano Lucantonio vane Lorenzo de Medici che accompagnava il Giunta. Queste opere sono attribuite a medici padre, Piero il Gottoso. C'erano infine i piace- celebri – il gotha della medicina – come ri della conversazione (il comparaggio), della Gentile da Foligno, Ugolino da Montecatini, lettura e forse anche i piaceri più intimi dell'a- Michele Savonarola per non citarne che alcuni. more, fosse esso cortese, adulterino o venale. Gli autori enumerano i bagni di diversi siti o Quest'ultimo è l'aspetto dei soggiorni balneari stazioni – alcuni cercando persino di costruir- senza dubbio meno noto, ma sul quale più si è ne un inventario completo – e precisano le fantasticato. Infatti, nulla attesta con sicurezza, patologie cui sembrano associati: essenzial- salvo che a Viterbo, la presenza di prostitute mente le malattie della pelle e i reumatismi. Per nel "piano dei bagni", ma ciononostante tutto elaborare il proprio giudizio, gli autori si basa- porta a credere che esse vi conducessero un'esi- no sull'esperienza (ed uso questo termine di stenza discreta. Giovanni Sercambi nella proposito): l'osservazione dei malati guariti, l'a- novella 52 mette in scena due prostitute in nalisi, dopo la riduzione in un alambicco, delle viaggio per Bagno a Corsena. componenti minerali delle acque, tanto che L'attrazione esercitata dal lato epicureo del alcuni storici, seguendo Katherine Park, hanno soggiorno era tale da collegare ad essa con ogni sottolineato l'interesse di questa letteratura per probabilità la venuta regolare e la permanenza, la fondazione della medicina moderna. talora prolungata o ripetuta, di potenti perso- Tuttavia, questa tendenza a sottoporre sempre naggi alle terme. I principi e gli aristocratici più le cure balneari al controllo medico, ten- durante il XV secolo si facevano edificare resi- denza di cui molto è ancora da indagare, non denze nella loro stazione termale preferita nella deve impedire di notare come, nel frattempo, il stessa misura in cui si facevano costruire ville soggiorno termale continui ad essere o divenga in campagna: è il caso di Lucrezia Tornabuoni 38 alla fine del Medioevo un luogo di riposo e di a Bagno a Morbo e della moglie del signore di La veduta generale dei bagni di Montalceto ripresa in una stampa del Settecento.

Piombino. Il medico Ugolino da Montecatini stretto rapporto va ricondotta al fatto che la racconta che il tiranno di Pisa Pietro presenza cittadina si è manifestata assai presto Gambacorta si era fatto costruire ai piedi del nei siti termali. Prenderò ancora una volta ad Monte Pisano, accanto al sito termale, un vero esempio il caso senese: a partire dal XIII seco- e proprio palazzo (sic). Il fenomeno fu tanto lo i cittadini erano i proprietari della maggior evidente da poter sostenere che le pratiche ter- parte delle case di Bagno di Petriolo e di Bagno mali parteciparono alla nascita della villeggia- di Macereto, che affittavano agli stazionerii, veri tura. D'altro canto, questa presenza aristocrati- e propri locatari. I membri delle famiglie più ca non era priva di conseguenze politiche e illustri della città, come i Bonsignori, trasfor- alcune stazioni termali furono sede di veri e marono le case in alberghi e le ingrandirono; i propri "incontri al vertice". Il soggiorno ai profitti che ne traevano erano abbastanza signi- bagni era l'occasione o il pretesto di un sog- ficativi da indurre le autorità senesi a tentare di giorno politico. Le stazioni termali erano adat- tassarli pesantemente e da fare sì che questi edi- te a questo tipo di manifestazioni per più di un fici venissero acquistati e venduti per somme motivo: erano convenientemente provviste di comparabili a quelle degli immobili urbani. edifici d'accoglienza e non erano – come le D'altro canto, i comuni urbani si impegnarono incontrollabili città – il rifugio di pericolose fra il XIII e il XV secolo in uno sforzo costan- fazioni politiche. Di conseguenza – ma tutto te non solo per acquistare progressivamente la ciò rimane ancora in buona misura da indaga- maggior parte delle sorgenti del loro territorio, re – il soggiorno termale dei principi diede ori- ma anche per finanziare gli elementi essenziali gine alla nascita di una vera e propria diploma- delle infrastrutture termali, alcune delle quali si zia che interessava in primo luogo le città. ispiravano ai modelli o alle forme urbane Sono peraltro queste ultime che contribuirono (vasche, strade, fontane). Così, Siena ottenne largamente allo sviluppo delle stazioni termali. all'inizio del XV secolo il controllo diretto della maggioranza delle sorgenti di Bagno Lo sviluppo del termalismo Vignoni. La città contribuì in modo particola- re ad equipaggiare la stazione termale di Bagno Il peso delle città e dei loro abitanti è infat- di Petriolo: nel XIV secolo edificò o ristrutturò ti chiarissimo: il termalismo è – a mio avviso – i bagni, pavimentò le vie principali del borgo, "figlio delle città". La prima ragione di questo abbellì l'insediamento costruendo fontane e 39 chiese e tutelò la sicurezza del luogo erigendo la sua familia), e dunque di un agente pubblico all'inizio del XV secolo la cinta muraria i cui di rango molto elevato. Questo rettore ammi- resti sono tuttora visibili. Lucca, ed in minor nistrava i diritti del comune sulle acque terma- misura Pisa e Viterbo, si comportarono analo- li della regione compresa fra Bagno di Petriolo gamente nei confronti dei principali siti terma- e Bagno di Macereto, lungo la Merse e la li del loro contado. Queste iniziative mettono Farma, e controllava tutta l'attività termale in luce gli sforzi dei comuni urbani per con- della zona e tutti coloro che partecipavano in trollare e valorizzare una risorsa naturale maggiore o minore misura allo sviluppo delle apprezzabile come l'acqua termale, sforzi che si terme. Era suo compito vigilare sull'applicazio- affiancano a quelli, contemporanei, per lo ne delle leggi emanate dalla città; poteva, sfruttamento di altre risorse naturali, come ad secondo la consuetudine, giudicare i delitti esempio quelle minerarie. Queste iniziative commessi nella zona ed incassare le ammende. hanno anche contribuito – in particolare a Residente nella stazione termale, era il solo Bagno di Petriolo – a rendere le stazioni ter- officiale cittadino che detenesse estese preroga- mali specchio delle città: un'immagine della tive su di una parte del contado e dei rustici città in campagna. È infatti in questi termini che altrimenti sfuggiva al controllo diretto che la stazione termale venne considerata alla della città: la maggior parte delle comunità e fine del Quattrocento, vale a dire come una dei castra vicini infatti era sotto la tutela di un componente significativa dell'onore della città. signore che prestava fedeltà a Siena. Così, Essa infatti contribuiva senza dubbio al presti- quando Siena, alla fine del secolo, prese a strut- gio della città grazie alla sua eleganza e alla turare il suo contado, si ispirò chiaramente ai fama che le veniva dalla sua scelta clientela. modi di intervento di questo officiale per defi- Queste stesse città infine favorirono lo svi- nire il campo delle competenze di coloro (dei luppo termale legiferando sulle attività termali milites) che si trovarono a capo delle nuove cir- e sul controllo dei siti. Esse infatti promulgaro- coscrizioni territoriali messe in opera nel 1332, no un insieme di norme, integrate nelle diver- i distretti. L'officiale dei bagni venne dal canto se redazioni degli statuti cittadini o riunite in suo promosso responsabile di uno di questi raccolte ad hoc. Queste disposizioni avevano lo distretti che si estendeva dalla parte settentrio- scopo di regolamentare l'uso e la manutenzio- nale del "vescovato" sino a Pari, e Bagno di ne dei bacini, l'attività degli stazionerii o degli Petriolo divenne il capoluogo della circoscri- albergatori, l'approvvigionamento dei siti e zione ospitando un palazzo sede dell'autorità soprattutto di garantire la sicurezza e la tran- senese (v. cartina). La stazione termale conser- quillità dei pazienti. Prevedevano la nomina di vò sino alla fine del Medioevo un ruolo impor- officiali incaricati di amministrare i siti termali, tante nell'amministrazione del contado, acco- le cui vaste competenze permisero loro di gio- gliendo progressivamente gli officiali che con- care un ruolo importante nell'organizzazione tribuirono all'organizzazione del territorio del contado. Il caso del territorio di Siena, ben senese, notai e podestà. Altrove in Toscana non noto grazie alle ricerche di Odile Redon, rien- troviamo casi comparabili a Bagno di Petriolo, tra perfettamente in questo quadro generale: ma innegabilmente in numerosi siti termali mi concentrerò dunque, per concludere, su importanti officiali pubblici vennero inviati ad questo esempio. amministrare il diritto della città, contribuendo così a radicare il potere urbano nelle campa- Termalismo e organizzazione dello spazio: gne. l'esempio del rettore dei bagni Il termalismo senese, grazie alla sua ampiez- za, ha dunque partecipato, seppur modesta- A partire dalla metà del XIII secolo (secon- mente, all'organizzazione dello spazio tosca- do gli statuti del 1262) la città di Siena infatti no, favorendo lo sviluppo di nuovi siti alcuni nominò a Bagno di Petriolo un rettore dei dei quali furono vere e proprie nuove fonda- bagni. Si trattava di un miles del podestà del zioni, e facilitando il controllo progressivo comune (uno dei cavalieri che componevano delle città sui rispettivi territori.

40 Il Castello di Potentino nelle memorie storiche di G.A. Pecci. di: FRANCESCA MONACI

Il Castello di Potentino si trova nel terri- zione densa di notizie ricavate da docu- torio seggianese, sulla base occidentale del menti originali, sulla base della quale è pos- Monte Amiata. Le notizie su questa località sibile ricostruire i principali tasselli del sono scarse e frammentarie, quasi comple- mosaico storico riguardante il Castello. tamente inedite1. La prima traccia della sua All’epoca in cui Pecci fa le sue ricerche, esistenza è fornita da un documento del il piccolo Castello era parzialmente distrut- 1042, rogato nel castello di Potentino del to: erano visibili le rovine delle mura che contado chiusino2, ma la sua storia è oscura formavano il fortilizio, i suoi baluardi e le fino agli inizi del Duecento. torri, secondo l’architettura delle antiche L’erudito senese Giovanni Antonio Pecci fortificazioni. La tenuta consisteva in: otto racconta le vicende del Castello di poderi aperti e tre chiusi, una ferriera ed Potentino in poche carte contenute nelle una chiodaria. L’abitazione principale e cin- sue Memorie storiche3. Si tratta di una rela- que casucce ad uso dei lavoratori dei campi

1 Cfr. . CAMMAROSANO PAOLO – PASSERI VINCENZO, p.629. I Castelli del senese. Strutture fortificate dell’area senese 3 Archivio di Stato di Siena, Memorie storiche, poli- – grossetana, Siena, rist. 1985, p.378; CORRIDORI tiche, civili e naturali delle città terre e castella che sono IPPOLITO – SANTIOLI ARTURO (a cura), L’Amiata. Turismo e sono state suddite della città di Siena, raccolte dal storia arte, Siena 1987, pp.155-156. Cavalier Giovanni Antonio Pecci, patrizio senese. ms. 2 REPETTI EMANUELE, Dizionario geografico –fisico D71, cc.345-348 –storico della Toscana, Firenze, 1833-1843, vol. IV, 41 erano ben conservati, così come una cap- pur mancando l’atto specifico, sebbene non pella “sotto titolo di Sant’Antonio da si abbiano indicazioni su quando ciò sia Padova” fatta edificare per la comodità avvenuto e non si possa capire in base a degli abitanti, mentre una chiesa più antica quale titolo si fondi l’acquisto (ad es. dona- era ormai distrutta. zione, vendita, testamento, esproprio…) Pecci non riuscì a trovare documenti ori- Il primo documento pecciano in cui ginali antecedenti al XIII secolo che atte- viene citata la località risale agli inizi del stassero l’esistenza del Castello o la sua XIII secolo, quando gli uomini del Castello creazione; egli suppose che il Castello fosse promisero di osservare una serie di patti nei stato costruito in tempi remoti, considerate rapporti con la Repubblica di Siena. In par- le caratteristiche architettoniche ed i mate- ticolare, era stato stabilito che per la festa riali usati nella realizzazione dei vari edifici, dell’Assunta essi donassero un cero di dieci benché molto rovinati. libbre e versassero cento soldi al La storia di Potentino è costellata da pas- Camerlengo di Biccherna. saggi di proprietà e da avvenimenti storici Secondo un documento di pochi anni di ampia portata che si riflettevano nel successivo, per l’esattezza datato luglio panorama locale. Tuttavia, non sempre è 1217, il Castello faceva parte dei possedi- agevole seguire puntualmente tutte le tappe menti dell’Abbazia di Sant’Antimo. Erano di questi percorsi, in quanto la difficoltà di presenti: il podestà di Siena Gherardo di reperire materiale documentario non è limi- Ghiandone, il Vescovo di Chiusi, l’Abate di tata al periodo della costruzione del S. Antimo, messer Rosso giudice, il console Castello, ma riguarda anche epoche succes- dei Mercanti Gianni di Gallerano, quello sive. In alcuni casi, si scopre che è avvenuto dei Pizzicaiuoli Credi, Rinaldo di Ranieri, un passaggio di proprietà, solo perché in Iacomo di Conte e Ildibrandino di uno “strumento” il nuovo proprietario (del Battaglia. quale non si avevano notizie), si dichiara I due consoli del castello (Pietro di parte venditrice. In queste ipotesi, si può Lambertuccio e Ugone di Pagano), in rap- ricostruire l’alternarsi dei vari proprietari, presentanza degli Abati di sant’Antimo, giu-

42 quistarono molte terre, tra le quali proprio il Potentino, che rientrò nella loro sfera di giurisdizione. Trascorsero solo pochi mesi ed il Castello tornò nuovamente nelle mani del Buonsignori. Il 24 gennaio del 1313, Filippo, dopo aver sottoscritto alcu- ne capitolazioni col Comune di Siena, fu assolto dalle condanne e ottenne il pos- sesso dei Castelli di Potentino, Argiano, Monte Giovi e Monte Nero, nei quali si obbligava a ricevere le truppe armate dei senesi. Non si hanno notizie sul Castello fino alla metà del Trecento, quando si erano già affermati i diritti di signoria di un’altra rarono sul Vangelo di rispettare loro stessi famiglia del patriziato cittadino: i determinate condizioni e di farne promette- Tolomei. Nel 1351 fu stipulato un contratto re l’osservanza - entro il breve termine di tra Meo Tolomei, in qualità di parte vendi- quindici giorni - a tutti gli uomini del trice, e Niccolò di Neri di Lottorengo che Castello di età compresa tra quindici e ses- acquistò il Castello. Pecci suppose che si santa anni. Si impegnarono a difendere trattasse di una vendita tra persone che tutti i cittadini senesi che si fossero trovati appartenessero alla stessa famiglia - “ne’ nel loro distretto, i loro beni e chiunque li tempi più moderni considerati di famiglia sepa- avesse accompagnati. Promisero che non rata fussero un’istessa consorteria” - in quanto avrebbero accolto nel Castello o aiutato in il nome Lottorengo, frequente nella fami- nessun modo Guerrino d’Ascarello o altri glia Tolomei, si era trasformato nel cogno- ladri e malfattori, senza prima accordarsi me Lottorenghi. con i rappresentanti della Repubblica di Dopo i Tolomei, fu posseduto dalla Siena. famiglia Venturi. Nel 1438 il Potentino fu Nella storia del Castello di Potentino, i considerato senza privilegi né esenzioni di primi anni del XIV secolo furono cruciali, alcuna sorta, “sottoposto a contado”, sog- densi di avvenimenti politici di rilevanza getto quindi all’ordinaria giurisdizione ultra-territoriale e di passaggi di proprietà. È amministrativa e fiscale della Repubblica ed noto che, alla fine del XIII secolo, il obbligato al pagamento di pesi e dazi, così Castello era già di proprietà della nobile e come gli altri luoghi del contado. antica famiglia Buonsignori. Tanto che, Nel 1562, i Venturi ottennero una Niccolò di Bonifazio Buonsignori lo citò dichiarazione dal collegio di Balia, con la tra i beni di cui disponeva col suo testa- quale la tenuta fu sgravata dalla tassa impo- mento del 4 aprile 1295. Con quest’atto, stagli quarant’anni prima con una sentenza egli diseredò il primogenito Conte, accusa- dei giudici deputati dal Consiglio. to di aver tramato contro la sua incolumità, Con l’estinzione della nobile famiglia ed istituì come proprio erede universale il dei Venturi, il Castello fu lasciato allo secondo figlio Filippo, con il divieto di alie- Spedale Grande di Santa Maria della Scala. nare i Castelli di Potentino, Monte Giovi e Tale ente lo vendette al Marchese Giovan Monte Nero. In seguito, Filippo fu esiliato Battista Burbon del Monte, che nel 1601 perché seguace della fazione ghibellina ed il ottenne in feudo la terra di castello gli fu confiscato dai senesi. Solo nel “e da descendenti da questo presentemente 1312 poté riottenerlo, infatti, i ghibellini (1758) ancora si possiede”. ripresero forza dopo che l’Imperatore Arrigo VII fu incoronato a Roma. Tuttavia, con la morte dell’Imperatore, i senesi ricon- Le foto del castello sono di Angelo Voltolini 43 Maria Antonietta Rovida, architetto e dottore di ricerca in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica presso l’Università di Firenze, ha pubblicato saggi importanti ed apprezzati sull’architettura a Siena in epoca granducale. ACCADEMIA DEI ROZZI si pre- gia di accogliere le conclusioni di un suo recente studio sul riassetto urbanistico sei- centesco di via Lucherini, basato prevalentemente su documenti e rilievi inediti.

L’area di Provenzano nella veduta di Siena rilevata da Francesco Vanni (1564-1610) e incisa da Pieter de Jode il Vecchio (post 1595 - ante 1609) (per gentile concessione dalla collezione privata di Ettore Pellegrini, foto Lensini). La chiesa di Provenzano vi compare completata e con la cupola di fatto ancora in fase di esecuzione. La deformazione prospettica accentua l’ampiezza e rende quasi rettilineo il tracciato viario dalla Piazza dei Tolomei (o di S. Cristoforo) fino alla piazza della nuova chiesa, cui si accedeva dalla preesistente Via del Moro.

44 La Strada Nuova di Provenzano: un episodio di trasformazione dello spazio urbano e di architettura nella Siena di età barocca1.

di MARIA ANTONIETTA ROVIDA

A Siena nel febbraio del 16822 il Rettore e i Savii dell’Opera di Provenzano scrivevano al Collegio di Balia chiedendo formalmente licenza di attuare una serie di interventi ed in particolare (...) per rifinimento della Chiesa di detta Opera aprire una strada più commoda, e che con maggior decoro porti alla detta Chiesa, che rin- donderebbe non solo in maggior venerazione di detta santa imagine, ma anche in ornamento della Città, e decoro delle pubbliche processioni, e delle gite dell'eccelsa Signoria, e de Principi e personaggi, particolarmente forestieri, che vengano a visitare questa miracolosissima imagine (...)3. Il 20 dello stesso mese la Balia deliberava, con dieci voti favorevoli e cinque contro, di concedere la apertura della nuova strada, dal canto della casa Avveduti alla Chiesa di Provenzano, autorizzando una spesa com- plessiva di 1500 ducati, occorrenti per l’ac-

1 Il saggio costituisce la prima presentazione di una più ampia ricerca in parte ancora in corso al momento della consegna del dattiloscritto e di prossima pubblica- zione. 2 I documenti riportano le date secondo il riferimen- to ab Incarnatione, dunque febbraio 1681. Le date indica- te nel testo sono da intendersi con tale riferimento solo se esplicitamente accompagnate dalla abbreviazione: a. I. 3 Archivio Storico Comunale Siena (d’ora in poi ASCS), Preunitario 15, c. 239r. Un sentito ringraziamen- to all’Archivio Storico Comunale di Siena e in particola- re alla Direttrice, Dott. Laura Vigni, per aver segnalato la documentazione conservata nell’Archivio, pressoché ine- dita. Siena, la attuale via Lucherini, Strada Nuova di Provenzano nei documenti sei-settecenteschi menzionati nel saggio. 45 quisto delle case da abbattere e per la realiz- IL NUOVO CENTRO DI CULTO E IL zazione delle opere necessarie, secondo il TESSUTO VIARIO CIRCOSTANTE. disegno e la relazione di progetto che il Rettore e i Savii di Provenzano avevano La realizzazione della Chiesa dedicata alla inviato4. Madonna di Provenzano costituisce uno dei Questo episodio di trasformazione del tes- più rilevanti episodi della committenza suto urbano e di quello edilizio, la cui effetti- medicea nella prima fase della dominazione. va realizzazione prese avvio solo un decennio Al di là degli eventi miracolosi che offrirono più tardi e si protrasse per fasi almeno fino occasione7, il sostegno assicurato a partire dal agli anni ’20 del Settecento5, costituisce uno 1594 da parte di Ferdinando I alla edificazio- dei più rilevanti momenti del vivace quadro ne di una nuova chiesa, con funzioni di san- di aggiornamento urbano e architettonico tuario, meta anche di pellegrinaggi e proces- che Siena presenta fra XVII e XVIII secolo. sioni, ancorché trovare corrispondenza in Ad esso, tuttavia, la letteratura e gli studi analoghe iniziative assunte in altri centri, hanno fino ad ora dedicato solo menzioni consentiva di intervenire con una totale sosti- sintetiche, che hanno presentato la realizza- tuzione e trasformazione dell’edificato, dei zione in genere come un episodio unitario, caratteri e delle funzioni urbane su un’area attribuendolo talvolta alla paternità proget- caratterizzata da un notevole degrado sociale, tuale di Jacomo Franchini6. comunemente identificata come zona di Questo studio esamina la genesi proget- meretricio, soprattutto situata in prossimità tuale della Strada Nuova di Provenzano e delle case dei Salvani, un cui membro degli edifici che la completano, basandosi su (Provenzano) era stato un eroe della battaglia un esame comparato di una serie di fonti di , rimasta nella memoria popo- documentarie, in gran parte inedite. Ne emer- lare senese episodio centrale di una tipizza- gono considerazioni relative al quadro socio- zione culturale antitetica a quella fiorentina. economico, a quello culturale e di cultura Accanto ad altri interventi promossi dai figurativa e urbana, in merito agli operatori e Medici l’episodio architettonico rappresentò all’eventuale paternità progettuale delle tra- la materializzazione di una attenta politica di sformazioni di questa area. risignificazione della storia e della memoria popolare senese8. La fase realizzativa venne affidata dal Granduca a quattro ‘operai’ laici. Fin da prin-

4 ASCS, Preunitario 15, c. 241r. Inoltre la delibera in Provenzano (...), cit Archivio di Stato di Siena (ASS), Balia, Deliberazioni 207, 8 Gli aspetti relativi alle trasformazioni istituzionali cc. 148v-149r. e governative senesi in età medicea sono stati esamina- 5 Delle fasi costruttive si occupa lo studio di prossima ti in D. Marrara, L’autonomia dello Stato di Siena nell’età pubblicazione. del Principato, in Rassegna di Politica e di Storia, n. 123, 6 Si rimanda essenzialmente a A. Barbacci, L’architetto 1965, pp. 3-11. E. Fasano Guarini, Le istituzioni di Siena fra Damiano Schifardini e la chiesa di S. Maria di Provenzano e del suo Stato nel Ducato mediceo, in I Medici e lo stato in Siena, in Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica senese (...), cit., pp. 49-62, estende le considerazioni al Istruzione, a. IX, 1929, n. 1, pp. 122-139; L. Franchina, La riconoscimento delle strategie di controllo del dominio chiesa della Madonna di Provenzano in Siena. Dalle origini senese da parte medicea tramite la acquisizione della alla traslazione dell’immagine nel tempio (1594-1611), in L. capacità di intervento nella città e nel territorio in un Rombai (a cura di), I Medici e lo Stato senese 1555-1609, sto- sistema di governo dualistico fondato sulla effettiva ria e territorio, Roma 1980, pp. 171-182. Inoltre G. compartecipazione della classe dirigente senese. M. Morolli, Siena 1600 circa: dimenticare Firenze, Siena 1999, Verga, Risieduti e popolo, in Storia di Siena, vol. II, a cura in part. pp. 89-90. di R. Barzanti, G. Catoni, M. de Gregorio, Siena 1996, 7 Si rimanda in proposito al saggio di F. Bisogni, La pp. 9-24 sulle mutazioni che di fatto risignificarono le Madonna di Provenzano, in M. A. Ceppari Ridolfi, M. antiche istituzioni e magistrature senesi. In tale linea Ciampolini, P. Turrini, (a cura di), L’immagine del Palio. anche M. Ascheri, Siena nella storia, Cinisello Balsamo Storia cultura e rappresentazione del rito di Siena, Cardini 2001, che mette in evidenza i diversi elementi di conti- Editore e Cosimo Panini Editore, Siena 2001, pp. 101- nuità-discontinuità della politica medicea nei confronti 46 127. Inoltre L. Franchina, La Chiesa della Madonna di dello stato senese. cipio l’intervento previde la creazione di una Studio senese, ricoprì più volte nell’arco della piazza, evidenziando dunque la propria scala sua vita le più prestigiose magistrature cittadi- urbana, in grado di innescare di fatto una ne, in particolare l’incarico di Ufficiale di serie di effetti e progressive trasformazioni sui Balia e quello di Capitano del Popolo. I suoi caratteri degli spazi e degli edifici circostanti. scritti sono espressione, accanto ad un pro- In particolare, come è noto, quando nel giu- fondo senso della famiglia e della patria, di gno del 1602 don Giovanni de Medici visitò una cultura multiforme e di un atteggiamen- il cantiere, oltre a dare suggerimenti in meri- to mentale di ampie vedute, in grado di to alla soluzione da adottarsi per la cupola, proiettare i singoli temi di riflessione in un lasciò prescrizioni relative alla sistemazione più generale ed esteso quadro di interessi. Ne del terrapieno della piazza e ai caratteri strut- è significativo e poco noto esempio lo scritto turali del muro di contenimento9. Parere per la Città e Stato di Siena fatto l’anno La costruzione della chiesa era formal- 171512, nel quale una sintesi della esperienza mente conclusa nel 1611, anno della consa- maturata nel corso della vita e dei valori a cui crazione e della traslazione della immagine il Lucarini si ispirava, per far robba, onore e sani- della Madonna, tuttavia i decenni successivi tà, si estende dalla sfera personale e indivi- registrano un lento ma continuo lavoro di duale a quella collettiva, della città e dello completamento e di arricchimento. Stato: rimanendo noi obbligati (…) a raddoppia- Parallelamente maturava la organizzazione re la robba e talenti che Iddio ci ha dati (…) co’ gestionale del nuovo istituto, alla cui condu- modi leciti, non solo per i beni dell’anima, ma zione veniva nominato dal Granduca un ret- ancora per i beni temporali, ad superlucrandum a tore. Sottolinea l’importanza non solo reli- gloria di Dio colla parsimonia et industria per ben giosa, ma anche istituzionale e politica assun- vivere et augmento della nostra casa e della patria ta dalla Chiesa e dall’Opera della Madonna (…)13. Ne consegue una serie di considerazio- di Provenzano il fatto che la procedura indi- ni di natura politica e economica, che si cata dalla Balia e accettata dal Granduca per estendono dalla scala urbana a quella territo- la scelta e la nomina del rettore fu la stessa riale, nella lucida consapevolezza del ruolo applicata nel caso del rettore dell’Opera del che Siena ha ricoperto e può ancora assume- Duomo e di quello dell’Ospedale di S. Maria re: Tre capi principali aviamo ne’ quali consiste il della Scala10. A partire dal 1677 fu rettore bene della nostra città, colli quali resta ancora supe- dell’Opera di Provenzano Alcibiade Lucarini riora a molte città dell’Italia, quantunque situate Bellanti. in luoghi molto più fertili e comodi, e questi sono: la Strada Romana, lo Stato e lo Studio, che se que- Alcibiade Lucarini Bellanti costituisce, sti tre fondamenti d’ogni maggior utile e decoro come è noto, figura di grande rilievo della saranno da’ suoi Provveditori ben attesi e vigilati, società senese del secondo Seicento11. daranno un gran campo a’ nostri paesani d’eserci- Cavaliere di Santo Stefano, docente presso lo tarsi senz’ozio e con grand’utile, e di mantenersi

9 Biblioteca Comunale Intronati Siena (BCIS), zoccolo della Chiesa, e sua Pianura. (...). Si veda inoltre A. A.V.3., Memorie della Insigne Madonna di Provenzano della Barbacci, L’architetto Fra Damiano Schifardini (...) cit. ; Pijssima Città di Siena (...), rilegato a seguire manoscrit- altri riferimenti cronachistici indicati in F. Bisogni, La to non intestato e non datato , nel quale si narrano in Madonna di Provenzano (...) cit.. sintesi le vicende della fabbrica: c. 74 r. (...) et in quanto 10 F. Bisogni, La Madonna di Provenzano (...) cit , p. al muro della Piazza, considerato il sito, e sua bassezza e che 122. deve anco sostenere tutto il terreno di essa, disse, che quando 11 Per una analisi aggiornata della figura, del pensie- detta Piazza non si metti in volta, si procuri di fare detto ro politico e delle attività del Lucarini si rimanda a A. muro assai grosso, e ben fondato, con li suoi contraforti, sfo- Zappelli, Alcibiade Bellanti Lucarini (1645-1724). Le ghi, e fogne d'aqqua , e si procuri collegarlo con il tempio, per vicende familiari, la presenza nell’Ordine di Santo Stefano e il fortezza dell'uno, e dell'altro, giudicandolo però di grande pensiero politico di un nobile senese, Pisa, 2002 spesa, ma molto necessaria, (...). c. 74v. (...) e mentre che si tirò 12 BCIS, Manoscritti A IV 18, cc. 2r-17v, pubblica- innanzi detta Cupola, si finì ancora il muro della Piazza nel to per la prima volta in A. Zappelli, Alcibiade Bellanti modo sopradetto con la scala, come si vede molto nobile, et Lucarini (...) cit., Appendice doc. IX. ampla dalla strada di sotto, anco si riempì la Piazza, fino al 13 Cit., c. 2r. 47 di arredo e di dotazione di opere d’arte; la promozione del culto della Madonna di Provenzano anche e soprattutto in merito alla dignità rituale. In relazione a quest’ultimo aspetto il 1681 costituì un anno di speciali riconoscimenti: per medaglie d’argento con l’effige della Madonna coniate in quell’anno fu ottenuta l’indulgenza ‘in articulo mortis’; la Vergine di Provenzano fu portata in pro- cessione nella Domenica in Albis; soprattut- to, anche per intercessione del cardinale Flavio Chigi (nipote del defunto Alessandro VII), si ottenne l’ambito riconoscimento della incoronazione del simulacro della Madonna da parte del capitolo di S. Pietro in Vaticano. Quest’ultimo avvenimento si svol- se il primo di novembre del 1681 con una fastosa cerimonia, che vide il Collegio di Balia muoversi dal Palazzo Pubblico in cor- teggio, percorrere il Chiasso Largo e sostare alle case Chigi (non ancora rinnovate), ove si unì il cardinale Flavio, e con la nobiltà e il popolo al seguito recarsi a Provenzano15. Possiamo immaginare il corteo del 1681 La processione del 1611 recante la immagine della oltrepassare la zona di S. Vigilio, ove erano in Madonna nella nuova chiesa di Provenzano accede alla atto grandi trasformazioni in relazione alla piazza discendendo dalla via dei Bandini lungo la attuale costruzione del collegio gesuitico, e prosegui- via del Moro: particolare del dipinto di A. Gregori, Traslazione della Madonna di Provenzano nella re per Provenzano, ricalcando nell’ultimo chiesa a lei dedicata, primo quarto XVII secolo. tratto il percorso della processione che nel- l’ottobre del 1611 aveva accompagnato la questa nostra patria nel grado di seconda città traslazione dell’immagine della Vergine all’in- d’Italia fra le più celebri14. L’appassionata dedi- terno del nuovo edificio chiesastico. La pro- zione ai propri compiti istituzionali che tra- cessione del 1611, evidentemente la prima di spare in queste parole caratterizzò anche la un innumerevole numero di manifestazioni gestione da parte del Lucarini dell’incarico di che da quel momento in poi avrebbe caratte- Rettore dell’Opera della Madonna di rizzato l’attività del nuovo centro di culto, ha Provenzano, carica che egli ricoprì continua- lasciato vivide attestazioni in una serie di tivamente fino alla morte nel 1724, dunque scritti cronachistici e di note rappresentazioni per ben 47 anni. celebrative. Fra queste assume rilievo un L’attività del Lucarini ebbe di mira il con- dipinto di Antonio Gregori16, nel quale con solidamento e l’incremento del prestigio un espediente rappresentativo di strepitosa della recente fondazione, in linea in ciò, teatralità, a metà fra la sequenza narrativa come già accennato, con la visione granduca- tardo medievale, derivata dalla sacra rappre- le. Egli operò su più fronti: la buona gestione sentazione, e l’apertura scenografica della e l’accrescimento delle rendite e delle pro- spazialità barocca, l’autore proietta su un prietà; il completamento e l’arricchimento unico allineamento i riconoscibili significati- del complesso dal punto di vista costruttivo, vi luoghi urbani toccati dal corteo, rappre-

14 Cit. cc. 5v-6r. 16 Antonio Gregori, Traslazione della Madonna di 15 F. Bisogni, La Madonna di Provenzano (...) cit., pp. Provenzano nella Chiesa a lei dedicata, primo quarto del 48 124-125. XVII sec.. L’area di Provenzano nella cartografia catastatle del 1830c. (ASS, Catasto toscano, Comunità di Siena. f. B2, particolare - aut. N. 733/2008, non ulteriormente riproducibile) sentato nella sua interezza, mentre si snoda, ormai rivolta ad una spazialità più connatu- scompare e ricompare fra gli edifici reali e gli rata ai modi di uso della città, applicata sul apparati effimeri17. L’accesso finale alla piazza piano dell’immaginario e dell’effimero, ancor di Provenzano avviene lungo una stretta via, prima di essere materialmente realizzata. Un addobbata con un arco effimero, disposta manoscritto, probabilmente copia più tarda, diagonalmente sulla sinistra rispetto alla fac- riporta il percorso della processione del 1611 ciata della chiesa. Indi alla Chiesa di S. Vigilio descrivendone così l’ultimo tratto: (...) arrive- dei PP. Gesuiti, e da questa si scese alla nuova chie- rà alli Gesuiti, et ivi voltando da casa Bandini sa della Madonna per una piccola strada, e piag- fino alla Madonna di casa Riccardi, scendendo getta, che ad essa conduce, la quale era vagamente quella costarella arriverà alla Chiesa nuova19. coperta e adorna con Archi trionfali, uno alla testa ‘Piccola strada’, ‘piaggetta’, ‘costarella’ identi- della medesima, ed uno a’ piedi, che imbocca nella ficano i caratteri della attuale via o costa del Piazza di Provenzano, grande assai e di tutto rilie- Moro20, che evidentemente costituiva inizial- vo, e con colonne isolate: le notazioni del crona- mente l’unico accesso alla nuova piazza. chista18, mentre conferiscono ulteriore reali- Se dunque nei settanta anni intercorsi fra smo alla rappresentazione del Gregori, atte- i due avvenimenti processionali i caratteri stano i caratteri del tessuto viario intorno alla della viabilità di accesso alla piazza di nuova chiesa e alla piazza, angusto, tortuoso, Provenzano non avevano subito modifiche e fiancheggiato da edifici modesti; documenta- adeguamenti, era più che naturale per il no come la cultura figurativa, la stessa che Rettore Lucarini, nel quadro delle sue attività opera nel dipinto del Gregori, fosse invece a favore della crescita di prestigio della istitu-

17 Per una analisi di dettaglio degli edifici e dei luo- 20 Nell’angolo fra la attuale via Sallustio Bandini e ghi reali rappresentati si veda la scheda di A. Pezzo in via del Moro esiste tuttora un tabernacolo dedicato alla Siena e Roma, Catalogo della Mostra, Siena 2005-2006, Madonna. Il confronto fra il documento e la schedatu- Siena, 2005, pp. 70-71. ra del Leoncini (A. Leoncini, I tabernacoli di Siena, Siena 18 BCIS, ms. A V 5, cc. 69v-70r, trascritto in Pezzo 1994, pp. 18 e 177) induce a ipotizzare che il sito della 2005 cit.. Madonna di casa Riccardi sia stato in seguito identificato 19 ASCS, Preunitario 15, c. 2r. come della Madonna de’ Balestri. 49 zione a lui affidata, pensare ad una soluzione zazioni più significative. del problema. Proprio negli ultimi mesi di quel In relazione alla chiesa di S. Raimondo al favorevole anno 1681 - dunque oltre un decen- Refugio22, per esempio, legata fin dalla sua edi- nio in anticipo rispetto alla data generalmente ficazione nei primi decenni del secolo al patro- indicata dalla storiografia, che fa piuttosto rife- nato chigiano, il papa Alessandro VII aveva rimento all’avvio dei lavori di esecuzione - promosso a partire dal 1655 circa una serie di doveva essere maturato il progetto ricordato in opere di completamento, che fin dall’iter pro- apertura, per il quale la Balia dava licenza nei gettuale (affidato essenzialmente all’architetto primi mesi del 1682: per rifinimento della Chiesa Benedetto Giovannelli Orlandi, ma seguito di detta Opera aprire una strada più commoda, e che nelle sue tappe dal pontefice, tramite l’invio di con maggior decoro porti alla detta Chiesa, che rin- relazioni e disegni da Roma) avevano assunto donderebbe non solo in maggior venerazione di detta le connotazioni di intervento sulle caratteristi- santa imagine, ma anche in ornamento della Città, che fisiche e percettive dello spazio circostante: e decoro delle pubbliche processioni, e delle gite dell'ec- contestualmente alla elaborazione progettuale celsa Signoria, e de Principi e personaggi, particolar- della nuova facciata, infatti, si era pensato alla mente forestieri, che vengano a visitare questa mira- realizzazione di una piccola piazza antistante, colosissima imagine. che consentisse l’affaccio – e la visione – diret- tamente in relazione alla viabilità principale IL PRIMO PROGETTO. della via Romana. Ciò aveva richiesto l’acqui- sto di una serie di casette poste di fronte alla Lo sventramento del tessuto preesistente e chiesa e il loro abbattimento, mentre ai fronti la sua sostituzione con l’apertura di una nuova laterali simmetrici che delimitarono il nuovo strada, di ampiezza adeguata e con caratteri tali spazio urbano furono attribuiti caratteri lingui- da essere di ornamento alla città e da conferire stici semplificati e improntati alla essenzialità decoro al luogo e alle attività ad esso connesse: (con le aperture semplicemente ritagliate nella i termini con i quali viene sinteticamente deli- muratura in laterizio facciavista e con cornici neata l’operazione racchiudono gli elementi marcadavanzale), tali da non trattenere lo essenziali della cultura urbana e della logica di sguardo e focalizzare invece l’attenzione del- intervento che stava caratterizzando il vivace l’osservatore sulla nuova facciata della chiesa23. processo di riorganizzazione e di ridisegno Anche il più rilevante intervento a scala delle città toscane, e di Siena in particolare, nei urbana recentemente realizzato, quello relativo decenni centrali del secolo. A fronte di un alla trasformazione della piazza del Duomo e impianto urbano storicamente consolidato e degli edifici circostanti, aveva fatto riferimento connotato, infatti, la città registra un ricco qua- all’autorevolezza istituzionale e culturale di dro di interventi architettonici e di trasforma- Alessandro VII Chigi, che lo aveva reso coor- zione qualitativa di alcuni settori urbani21, per i dinatore delle diverse volontà amministrative e quali si evidenzia la acquisizione e la rielabora- politiche senesi coinvolte, così come delle zione della più aggiornata cultura figurativa e competenze tecniche ed artistiche impiegate, spaziale e che all’inizio degli anni ‘80 del con l’attività congiunta dei consulenti papali, Seicento aveva già prodotto alcune delle realiz- primo fra tutti il Bernini, e degli operatori sene-

21 Un quadro di sintesi aggiornato in proposito in: tipo di architettura semplificata (o ‘disadorna’) in: G. M. A. Rovida, Introduzione alla sezione Siena, in Atlante Morolli, Siena 1600 circa, cit., pp. 106-107. del Barocco in Italia. Firenze e il Granducato, a cura di M. 24 Si rimanda alla documentazione pubblicata da M. Bevilacqua e G.C. Romby , Roma 2007, pp. 579-587; Butzek, Il Duomo di Siena al tempo di Alessandro VII. inoltre M. A. Rovida, Palazzi senesi fra ‘600 e ‘700: model- Carteggio e disegni (1658-1667), München 1996; inoltre li abitativi e architettura tra tradizione e innovazione, per una lettura di interpretazione in chiave anche urba- Firenze 2003. nistica: G. Morolli, La regola gioiosa, in Siena 1600 circa 22 G. Romagnoli, La facciata della chiesa del Refugio, (...) cit. e id., Bernini, Alessandro VII e la nuova piazza in Alessandro VII Chigi, cit., pp. 440-447; inoltre A. papale del Duomo di Siena. Un episodio barocco di fortuna Bruno, Il Refugio, in L’Università di Siena. 750 anni di sto- edificatoria dei “primitivi”, in O. Brunetti, S. Cusmano, ria, Siena 1991, pp. 435-441. V. Tesi (a cura di), Bernini e la Toscana, Firenze 2002, pp. 50 23 Si vedano le considerazioni svolte a proposito del 43-71. Il disegno del 1681 relativo al primo progetto per l’apertura della strada (ASC Siena, Preunitario 15 - per gentile concessione dell’Archivio Storico Comunale di Siena.) si impiegati, come l’architetto Benedetto già esistenti (quello privilegiato da via del Giovannelli Orlandi, la bottega dei Mazzuoli Capitano, ma anche quello da via dei Fusari ed altri24. L’insieme degli interventi a scala urba- ove erano stati demoliti alcuni edifici ceduti na attuati e sostanzialmente conclusi entro il dallo Spedale); sia con la creazione di una 1670 circa, avevano realizzato un invaso spa- Strada Nuova di collegamento con la Via di ziale di superficie più che triplicata rispetto alla Città, realizzata, questa, anche con l’evidente piazza preesistente, anche grazie alla demoli- intento di valorizzare i resti del ‘duomo vec- zione dell’arcivescovado e di una serie di edifi- chio’, attraverso il cui portale essa passa acce- ci minori posti alle sue spalle (aprendo così dendo allo spazio della navata, e di offrire un anche alla vista la fiancata destra della cattedra- punto di vista prospetticamente privilegiato e le) e con la liberazione e il recupero dell’area fino ad allora inconsueto della cattedrale ed in corrispondente alla navata del così detto particolare della cupola (che contestualmente ‘duomo vecchio’. La unificazione nella perce- era stata oggetto di interventi, anche con la zione visiva dei tre settori spaziali risultanti (di realizzazione della nuova lanterna berninia- ampiezza paragonabile, articolati intorno all’e- na25). Il nuovo spazio poteva porsi alla perce- dificio della cattedrale, di cui si rendeva possi- zione dei fruitori come un luogo dell’immagi- bile una fino ad allora inedita visione d’insie- nario barocco nella misura in cui otteneva la me) e la materializzazione della unitarietà del ‘glorificazione della meraviglia’26, quella di una nuovo spazio (con il prolungamento della sca- visione inedita degli edifici simbolo, prima di linata già esistente sul fronte del duomo) furo- tutto il duomo, ottenuta anche tramite una del no conseguite anche con la cura per il collega- tutto nuova e inattesa sintesi storica delle loro mento del nuovo ampio invaso alla viabilità vicende (con la liberazione dello spazio del principale (in particolare alla Via di Città), sia ‘duomo vecchio’), ovvero dei valori della storia tramite la regolarizzazione degli accessi viari della città.

25 K. Güthlein, Il rinnovamento della cupola del Duomo glia, in: I luoghi dell’immaginario barocco, Atti del di Siena ad opera di Gian Lorenzo Bernini, in Bernini e la Convegno di Siena, ottobre 1999, a cura di L. Toscana cit., pp. 73-89. Strappini, Napoli 2001, pp. 221-230. 26 R. Campa, Il barocco e la glorificazione della meravi- 51 Apertura di nuove visioni, creazione di rin- una scala metrica di riferimento incompleta, novate relazioni fra lo spazio viario e gli edifi- presenta il prospetto del lato destro, a partire ci, materializzazione di una diversa fruibilità dalla strada maestra (vale a dire la attuale via della città: tutto ciò andava producendo una Sallustio Bandini) dal canto della Casa profonda risignificazione puntuale dello spa- Avveduti fino al lato destro della piazza, ove zio urbano (che nel fitto tessuto della città un muro parapetto chiude il salto di quota con preesistente non poteva che essere ottenuto l’area sottostante e si salda alla scala del anche tramite una serie di demolizioni e di Suffragio. Sulla sinistra del disegno compare la sventramenti), promossa dagli stimoli e dagli chiesa, in una rappresentazione prospettica- apporti della più aggiornata cultura figurativa mente deformata che presenta la facciata fron- ed urbana, a Siena spesso veicolata dalla talmente e contemporaneamente in scorcio la mediazione chigiana. fiancata sinistra e la cupola. Alla estremità sini- In questo contesto culturale e nelle circo- stra è accennato l’allineamento degli edifici stanze descritte, chi potè elaborare il progetto laterali della piazza e la viabilità laterale della presentato nel febbraio 1682 dal Rettore e dai via di Provenzano di sotto (o attuale via Savii di Provenzano alla Balia? Provenzano Salvani). La cortina muraria che va La documentazione che è stato possibile a definire il lato destro della nuova strada è esaminare27 non ha offerto nessuna informa- risolta con tredici campate che seguono l’anda- zione diretta sulla fase interlocutoria che deve mento planimetrico in discesa dalla quota essersi svolta prima della redazione di un pro- della strada di accesso a quella della piazza, getto e del suo definitivo accoglimento da costituite da una sequenza di archi ciechi a parte del Rettore Lucarini e dell’ organo colle- tutto sesto poggianti su massicci pilastri e giale dei Savii di Provenzano. inquadrati da lesene sormontate da una corni- Possiamo invece seguire le vicende dell’o- ce poco pronunciata. Per quanto la piccola perazione a partire dai primi mesi del 1682, scala del disegno consenta pochi dettagli, è evi- quando la Balia concesse l’autorizzazione sulla dente l’intenzione di distingue la elaborazione base del memoriale e del disegno presentati architettonica e linguistica del fronte della chie- dall’Opera e di una relazione compilata per i sa da quella del fronte stradale, che appare magistrati da Patrizio Bandini e Giovanni risolto secondo un linguaggio semplificato. Le Marsili, incaricati di esprimere un parere sulla sette campate di destra corrispondono a un opportunità delle opere e di verificare la effet- edificio a due piani (dietro al quale si vede la tiva copertura delle spese previste28. fiancata di una costruzione più alta fronteg- Il disegno del 168129, che evidentemente giante la ‘strada maestra’), che presenta al aveva corredato la richiesta di autorizzazione, primo piano finestre rettangolari non incorni- presenta la elaborazione della idea e dei carat- ciate e sottolineate solo da una cornice marca- teri che furono effettivamente realizzati, pur davanzale, disposte in asse con le arcate del con le varianti apportate nel tempo, quando piano terra. Debolmente tratteggiate all’interno circa dieci anni più tardi, a partire dal 1691- 92, delle arcate compaiono altrettante porte, forse si diede avvio alla prima fase di esecuzione. indicanti la eventuale presenza di botteghe. Il disegno del 1681 Disegno d’un fiancho della Le successive sei campate, evidentemente nuova strada, da aprirsi per condurre alla Chiesa pensate solo come una cortina unificante, pre- della Madonna in Provenzano, non firmato e con sentano per i pilastri-lesene un coronamento a

27 Desidero ringraziare L’Archivio dell’Opera di de dell’Archivio si veda M. Brogi, P. Brogini, L’Opera Provenzano che mi ha consentito di consultare una di S. Maria in Provenzano e il suo Archivio, in Chiesa e parte dei documenti nonostante l’Archivio risulti vita religiosa a Siena, Siena 2002, pp. 305-313. attualmente in fase di riordino, catalogato solo par- 28 ASC Siena, Preunitario 15, cc. 169r-170v, data- zialmente e in parte non accessibile. Ringrazio in to fra il 15 e il 20 febbraio 1681 (ab. I). particolare il prof. Mario Brogi, che sta eseguendo il 29 ASC Siena, Preunitario 15, c. 168, facente parte riordino e il nuovo inventario, per la gentile colla- come le relazioni già menzionate di un fascicolo 52 borazione che mi ha prestato. In relazione alle vicen- intestato Alli Ill.mi Signori del Collegio di Balia. sfera. Non compare nessuna soluzione particola- primo posto, ma anche matura mediazione e re per l’angolo di snodo fra la strada e la piazza. capacità di risposta da parte dei tecnici e degli L’ottava campata pare differenziarsi per una artisti senesi alle richieste di aggiornamento for- campitura grigia che potrebbe alludere a una male e di adeguamento alla modernità della apertura dell’arco per dare accesso laterale all’e- qualità urbana. dificio rappresentato o a un vicolo. Infine nelle Di tale cultura figurativa e spaziale il pro- campate successive verso la piazza pare debol- getto mette in campo più elementi. Il primo mente tracciata una linea di parapetto, ad altez- riguarda il taglio dell’edificato per la creazione za corrispondente con quella del muretto della di un asse viario rettilineo e ampio (rispetto al piazza, riflessione sulla possibilità di realizzare tessuto viario circostante preesistente), che questi archi aperti, come luminosi scenografici mettendo in collegamento la strada principale affacci verso il settore urbano retrostante: a - la via maestra - con la piazza offra una inu- quota molto più bassa le aree più prossime (ivi suale apertura del tessuto edilizio e una sceno- inclusa la via delle Vergini con la legata grafica vista diagonale dall’alto del sagrato, agli avvenimenti miracolosi attribuiti alla della facciata della chiesa e del suo corpo in immagine della Madonna di Provenzano), a profondità con il coronamento della cupola, quota elevata sullo sfondo il complesso di S. costituendo un adeguato punto di accesso per Francesco e il settore delle mura circostante; le processioni solenni, per l’afflusso dei pelle- mettendo dunque in relazione visiva fra loro grini, per le carrozze (il cui uso si stava in que- parti significative della città, con un elaborato gli anni rapidamente diffondendo). La seconda gioco di collegamenti e di rimandi visivi. componente concerne la tipologia prescelta La nota di intestazione (disegno d’un fiancho) per i due lati stradali, loggiato cieco o reitera- lascia intendere che il progetto già prevedesse zione di uno schematico arco trionfale, tema una soluzione corrispondente e simmetrica per diffuso di soluzione e completamento degli l’altro lato della nuova strada, come del resto la spazi urbani, costantemente presente negli alle- documentazione successiva lascia sempre chia- stimenti effimeri, più volte riproposto per solu- ramente intendere. zioni permanenti in particolare per luoghi Gli elementi essenziali e caratterizzanti del urbani teatro di eventi ludici o rappresentati- progetto, dunque, appaiono chiaramente defi- vi31. Il terzo aspetto, il linguaggio architettoni- niti già alla fine del 1681, primi del 1682. Per co prescelto, di ordine semplificato, ma ‘alla quanto nessun indizio del disegno valga ad moderna’, adatto ad offrire una soluzione di assegnarlo in modo certo ad un ambito pro- qualità, contenuta nei costi di realizzazione, gettuale senese o non, sembra poco probabile assolutamente aggiornato, adeguato a concen- una attribuzione a Jacomo Franchini (n. 1665), trare l’attenzione sul centro della visione del che a queste date aveva soltanto sedici anni e fronte della chiesa, delle qualità formali e sim- che, benché cresciuto alla scuola del padre boliche dell’edificio e del luogo32. Niccolò30, abile capomastro e costruttore, non La Strada Nuova di Provenzano, dunque, poteva certo aver ancora maturato la autono- veniva ideata fin dal principio come una mira- mia intellettuale e il prestigio necessari per esse- ta ed elaborata risposta alle esigenze del centro re responsabile di un progetto come questo. di culto, in particolare come un allestimento D’altra parte la cultura figurativa e quella processionale e un percorso devozionale per- urbana senese avevano da tempo acquisito, manente, materializzazione dei molteplici alle- come in parte si è detto, gli elementi che qui stimenti effimeri che si sarebbero potuti ideare. compaiono utilizzati in felice sintesi progettua- le, risultato degli apporti e degli stimoli degli Nessun documento esplicito consente di ambiti culturali trainanti, quello romano al ipotizzare una attribuzione di paternità del

30 Per una breve nota biografica si rimanda a Atlante Inoltre per un quadro generale della architettura senese del Barocco (...), cit., p. 629. del Sei-Settecento M. A. Rovida, Introduzione alla sezio- 31 Sul tema si ritorna più avanti. ne Siena, in Atlante del Barocco cit.. 32 Si veda G. Morolli, Siena 1600 circa (...), cit.. 53 progetto, se una fra le mature personalità di come nobilissimo il pensiero del Signore Rettore tecnici senesi, o uno fra i colti dilettanti di Lucarini, di aprire il nuovo accesso al Santissimo architettura della nobiltà senese, o se una delle Tempio della Beatissima Vergine in Provenzano, figure prestigiose che spesso ebbero contatti poiché messo in pratica, riusciva molto più leggiadro, con Siena da Roma o da Firenze. che non dimostra l'istesso disegno, e contribuirà mira- Forse l’interesse granducale per la Chiesa bilmente all'ornamento pubblico della Città ed al della Madonna di Provenzano aveva mosso la particolare di quella devotissima Chiesa, restando consulenza di uno degli operatori legati alla più particolarmente invitate le pie persone a portar- corte, in quegli anni per altro soggetti agli sti- visi mediante il maggior commodo delle carrozze, e si moli e agli aggiornamenti in chiave barocca vedrà, con bellissima prospettiva, dalla parte di conseguenti alle attività della Accademia sopra della strada, che da Gesuiti conduce a S. Medicea in Roma, promossa a partire dal 1671 Francesco, una vaga, e larga apertura che risponderà da Cosimo III33. poco o meno, che a fronte del Tempio di Provenzano Forse, invece, le relazioni del Lucarini con il facendo godere quella nobilissima facciata con pro- cardinale Flavio Chigi - in particolare durante spetto troppo più nobile, che da qualunque altro il 1681 - offrirono l’opportunità di una consu- luogo oggi non si scorge; e la povera gente, che con lenza o di una idea progettuale dal raffinato defalco del proprio vitto, con tanta edificazione, ha ambiente romano. In quel momento, ad esem- fatto le sue oblazioni in tante diverse rappresentazio- pio, erano in corso importanti lavori nella villa ni a quella miracolosissima immagine, ricaverebbe in Chigi di Cetinale, con la progettazione di qualche parte la temporale remunerazione delle sue Carlo Fontana, l’architetto formatosi al fianco offerte, non potendo godere più universalmente gli del Bernini e legato alla casa Chigi, la cui pre- operarij di emolumento ugualmente distribuito, che senza a Siena ha trovato anche in studi recenti nell'occasione dele fabriche36. una serie di importanti attestazioni e di sugge- stive ipotesi34. La sua consulenza è accertata per lo stesso periodo in relazione a lavori in corso L’ESTENSIONE DEL PROGETTO all’interno del Palazzo Pubblico35. Lo spirito di iniziativa e il fervore organiz- In attesa, dunque, che la ricerca fornisca zativo che avevano condotto alla formulazione indizi ulteriori, possiamo solo registrare il giu- e alla approvazione del progetto del 1681-82, dizio entusiasta espresso dai valutatori incari- non si tradussero immediatamente nella realiz- cati dalla Balia, che coglie pienamente gli aspet- zazione. Dalla documentazione si evince che ti salienti del progetto: Non si puote che riverire una serie di lavori, legati al completamento

33 Un panorama alla architettura sei-settecentesca disegni di Jacomo Franchini, in Quaderni del nell’ambito del Granducato mediceo in: M. Dipartimento PAU, a. XIII, 25-26, 2003, pp. 143-156. Bevilacqua, G. C. Romby (a cura di), Atlante del Barocco Una consulenza del Fontana in questa prima for- (...) cit. Inoltre C. Cresti, L’architettura del Seicento a mulazione del progetto, tutta da verificare, costituireb- Firenze, Roma 1990. be interessante anticipazione dei rapporti professionali 34 In proposito: A. Angelini ( a cura di), Gian Lorenzo che in più circostanze intercorsero fra l’architetto roma- Bernini e i Chigi fra Roma e Siena, Siena 1998. Inoltre G. no e Jacomo Franchini, sicuramente presente in rela- Romagnoli, La villa di Cetinale ad , in A. zione al cantiere della nuova strada di Provenzano Angelini, M. Butzek, B. Sani (a cura di), Alessandro VII all’avvio dei lavori dieci anni dopo. Chigi (1599-1677). Il papa senese di Roma moderna, Siena Si veda a proposito dei rapporti fra il Fontana e il 2000. Riferimenti alla attività per Siena del Fontana in: Franchini anche S. Pisani, Il Palazzo Arcivescovile di M. A. Rovida, Residenze nobiliari a Siena fra Sei e Siena. Le vicende di ristrutturazione e di rimodernamento Settecento, in M. Bevilacqua, M. L. Madonna (a cura di), 1661-1724, in G. Morolli (a cura di), Le dimore di Siena, Il sistema delle residenze nobiliari. Stato Pontificio e Firenze 2002, pp. 203-210. Granducato di Toscana, Roma 2003, pp. 407-422. Ivi 35 M. Cordaro, Le vicende costruttive, in C. Brandi (a anche F. Rotundo, I cantieri chigiani e il sistema residen- cura di), Palazzo Pubblico di Siena, Milano 1983, pp. 29- ziale a Siena in epoca tardo barocca, pp. 393- 406. Inoltre 146. 54 B. Mussari, Carlo Fontana a Siena e il Palazzo Patrizi dai 36 ASC Siena, Preunitario 15, c. 169r. della fabbrica della chiesa, assorbì negli anni sito usufrutto di proprietà extraurbane. Queste successivi le attenzioni e le risorse dell’Opera, considerazioni preparano la novità introdotta la quale andava per altro accrescendo nel frat- in questa richiesta, cioè una estensione del pro- tempo le proprie rendite37. L’intenzione di rea- getto non solo alla realizzazione della Strada lizzare la nuova strada, tuttavia, non venne Nuova e della cortina muraria che la deve fian- accantonata. Nel 1683, per esempio, si proce- cheggiare sui due lati, secondo quanto illustra- deva ad acquisire una casa posta in questa città nel to dal primitivo disegno, ma perché vi resterebbe terzo di Camullia in contrada del Chiasso al Vento oltre la detta strada molto sito ozioso, dove potrebbe- tra la casa del Signore Avveduti et altra casa di que- ro aggiungersi molte casette, et accrescere quella, che sta nostra Opera. I venditori, gli eredi del sellaio questa nostra Opera vi ha venduta a vita del moder- Girolamo Malgridi, ricevevano in permuta no Signore Rettore, si crede utile il fabbricarvele per altra casa che questa nostra Opera possiede (...) nella maggiore stabilimento di dette muraglie, e per rica- via de Baroncelli che va al Suffragio, oltre a una varne qualche frutto da quel sito, che rimanesse ozio- somma in denaro38. D’altra parte un inventario so, al quale effetto si è fatto un disegno, e calculato, dei beni immobili dell’Opera redatto nello stes- che possa ascendere la spesa in tutto anco per le case so anno 1683 elenca una serie di case e botte- da farsi, et aggiungersi, a scudi 2000 in circa40. ghe situate nelle vicinanze della chiesa39, secon- L’opportunità della spesa, dunque, non è più do una strategia insediativa che tendeva a con- valutata solamente in termini di ritorno in seguire il controllo di quel settore urbano anche quanto alla funzionalità e al decoro dello spa- tramite la concentrazione delle proprietà. zio urbano risultante, ma anche come investi- Nel giugno del 1691 paiono essere matura- mento (per ricavarne qualche frutto), in grado di ti i tempi per la ripresa del progetto e il Rettore garantire la rendita degli affitti di una serie di e i Savi scrivono alla Balia per chiederne auto- case e di botteghe edificate in margine alla rizzazione. I termini con cui è formulata la nuova direttrice stradale; né mancano a favore richiesta forniscono elementi che chiariscono dell’ampliamento del progetto considerazioni le circostanze e gli sviluppi determinatisi nel di carattere statico strutturale (utile il fabbricarve- frattempo: prima di tutto si afferma che le per maggiore stabilimento di dette muraglie). l’Opera non ha rinunciato al progetto e che Interviene soprattutto l’esigenza di restaurare e esso è stato rinviato solo a motivo degli altri ampliare un edificio già di proprietà importanti lavori eseguiti, in particolare il dell’Opera, affacciato lungo la ‘Strada maestra’ nuovo pavimento della chiesa; si sottolinea che (la attuale via Sallustio Bandini), che si sarebbe i fondi destinati alla realizzazione della nuova venuto a trovare in posizione privilegiata in strada non sono stati intaccati, che le rendite angolo del lato sinistro della Strada Nuova e dell’Opera hanno coperto le altre spese affron- che avrebbe potuto accogliere una serie di fun- tate e che pertanto della somma di 1500 scudi zioni di rappresentanza e amministrative sono state utilizzate solo piccole porzioni per dell’Opera: Perchè crescendosi la casa dall'altro acquisire due case occorrenti (quella del fianco che potrà destinarsi a Signori Rettori, ne risul- Malgridi e altra acquistata dai Padri di S. terà una comodità necessaria et utile di cavarne uni- Francesco); si precisa che anzi le rendite tamente e sotto l'occhi de Rettori, stanza per adunar dell’Opera sono cresciute a motivo dell’acqui- consulta, per Archivio, Bilanceria e ceraria, l'ultima

37 In particolare la realizzazione del nuovo pavi- 39 ASC Siena, Preunitario 15, c. 201v-202v (se ne mento della chiesa richiese la somma di 1500 scudi, ini- veda il corrispondente in AOP, V, 3). zialmente destinata al progetto della nuova strada. Fra 40 ASC Siena, Preunitario 15, cc. 242 r e v, 256 r e v, il dicembre del 1682 e il maggio del 1683 si prese in 260 r. considerazione un progetto per la costruzione del coro 41 ASC Siena, Preunitario 15, c. 260 r: Motivi per i della chiesa: ASC Siena, Preunitario 15, cc.174r-178v, quali si stima dovere essere non solo di vaghezza, ma ancora 180r-182v. d’utile considerabile l’apertura della nuova strada per andare 38 ASC Siena, Preunitario 15, c. 179r. a Provenzano. 55 delle quali dando comodità di fabbricare la cera darà delle 26 palle con suo piede e la finitura ad into- un utile di scudi quaranta l'anno41. La lungimiran- naco. Il secondo gruppo di opere riguarda le te logica gestionale del Rettore Lucarini si riaf- muraglie delle tre case, evidentemente riferite al faccia in questa ripresa del programma di tra- lato destro della nuova strada, oltre a un tratto sformazione dell’area. di muro in prosecuzione della casa del Rettore Al quale effetto si è fatto un disegno, e calculato, sul lato sinistro. che possa ascendere la spesa in tutto anco per le case Vengono descritte opere di elevazione fuori da farsi, et aggiungersi, a scudi 2000 in circa: per la terra e l’esecuzione di palchi, scale e coperture, precisione il preventivo di spesa ammonta a la realizzazione di alcune botteghe e di com- scudi 1906 e pochi spiccioli e il dettaglio con plementi impiantistici (cisternetta). La terza cui è redatto costituisce una preziosa fonte di voce riguarda la casa del Rettore, un amplia- informazioni in merito alla consistenza e ai mento e la completa ristrutturazione interna, caratteri costruttivi delle opere da eseguirsi42. E’ che implica la realizzazione di un nuovo tratto sicuramente la mano di un tecnico (che non si di facciata (verso la Strada maestra) per una firma) ad averlo redatto, di qualcuno cioè in estensione in lunghezza di 30 br. (c. m. 18) e grado di descrivere e calcolare accuratamente alta 25 (c. m 15), un fronte dalla parte della caratteristiche, dimensioni, quantità dei lavori Strada Nuova di pari lunghezza, alto 12 br. (c. da eseguirsi e dei materiali da impiegare. Le m 7.2, evidentemente al di sopra del muro ad fonti coeve, del resto, restituiscono una amplis- archi e pilastri della parte basamentale) e che sima documentazione assimilabile, frutto delle prevede una più ricercata qualità architettonica capacità professionali dei tecnici, architetti e degli spazi realizzati, con l’esecuzione di volte capimastri, attivi nell’ambito senese43. Il com- a botte e a crociera, rampe di scale, di cui una puto metrico estimativo fornisce dati in merito a lumaca, tramezzi e coperture, oltre ad un a la spesa delle muraglie che devono fiancheggiare la pozzo. Nuova Strada da farsi in faccia alla Chiesa di Benché questo computo metrico-estimativo Provenzano e, pur non menzionando esplicita- non rechi in allegato la progettazione grafica mente voci relative alle opere per la realizza- relativa, essa dovette essere necessariamente zione effettiva dell’asse viario, ne include alcu- elaborata in concomitanza - si è fatto un disegno, ni elementi, quali ad esempio il prolungamen- e calculato, affermava del resto la relazione to della volta della gavina, cioè del condotto inviata dall’Opera alla Balia. Il nome di che doveva accompagnare i nuovi allineamen- Jacomo Franchini, quale qualificato architetto ti. Le muraglie da eseguirsi e i relativi costi ven- e capomastro44 chiamato a sovrintendere alla gono descritti distinti secondo tre voci princi- estensione del progetto e alla esecuzione dei pali. La prima riguarda le muraglie laterali o di lavori, sembra con molta probabilità da asse- fianco, con i loro fondamenti, pilastri, archi e cor- gnarsi a questa fase del lavoro, accreditato dal- nicione risaltato, il completamento delle fasce l’analisi comparata di ulteriori fonti documen- (per un’altezza totale di 10 braccia, m 6 c.) e tarie, conservate in differenti archivi.

42 ASC Siena, Preunitario 15, cc. 171r – 173r. sa di S. Antonio da Padova, in Die Kirchen von Siena, a 43 Per un esempio di studio della documentazione cura di P. A. Riedi e M. Seiel, München, 1985, I, 1, p. tecnico-estimativa di progetto si veda la appendice 413 n. 102; M. Quast, Il Palazzo Bichi Ruspoli già Rossi in documentaria in M. A. Rovida, Palazzi senesi fra ‘600 e via Banchi di Sopra, in BSSP, CVI, 1999, pp. 156-188; ‘700. Modelli abitativi e architettura tra tradizione e innova- M. A. Rovida, Palazzi senesi fra ‘600 e ‘700 (...), cit.; F. zione, Firenze 2003. Sottili, “Per ridurre alla moderna”. Architetti, ingegneri e 44 Sulla figura di Giacomo o Jacomo Franchini si capimastri nel Settecento, in Palazzo Sansedoni, a cura di F. sono incentrate negli ultimi anni le attenzioni di diver- Gabrielli, Siena 2004, p. 234; B. Mussari, Tradizione, si studiosi, a motivo della vastità della produzione e innovazione e rappresentatività nell’architettura civile del delle attività che paiono a lui attribuibili. Notizie bio- ‘700 a Siena, in Quaderni del Dipartimento P.A.U., a. grafiche e sull’attività professionale del Franchini, oltre XIV (2004), 27-28, pp. 75-114. Si veda anche la sintesi che in E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellarstisti biografica a cura di M. A. Rovida in Atlante del Barocco senesi, 1835, BCIS mss., stampa anastatica, Firenze (...), cit., pp. 628-629. 56 1976, vol. XI, più recentemente in: H. Teubner, La chie- Planimetrie di progetto per l’apertura della Strada Nuova di Provenzano e la edificazione degli edifici laterali (disegni i e ii nel testo) (BCI Siena, S.I.8, 152r e 153 r - autorizzazione alla pubblicazione del 12.02.08)

A partire dallo stesso anno 1691, infatti, quello di altri), è evidente che in questa fase di l’incaricato dell’Opera, Lorenzo Giomi, tenne esecuzione dei lavori, dal 1691 al 1693, il la registrazione delle spese preparatorie e a Franchini svolge un ruolo di primo piano, rico- seguire la contabilità di entrata e di uscita ine- nosciutogli dai pagamenti in denaro e in natu- rente la fabbrica per la Nuova Strada: in essa ra che gli vengono accreditati. Maestro Jacomo Franchini compare al primo posto dell’elenco di maestranze, manifattori e I DISEGNI DELLA CIACCHERIANA. fornitori messi a libro paga. A lui, inoltre, è Un altro interessante gruppo di documenti registrato il primo pagamento ad effettivo può essere comparato con il computo metrico avvio dei lavori nell’ottobre dello stesso anno, estimativo esaminato e messo in relazione con con il cospicuo versamento di lire quarantadue la attività del Franchini: si tratta di sei disegni (...) datili di contanti di commissione del Signor architettonici, piante e prospetti, che illustrano Rettore oltre al vino et olio, et altri denari ricevuti dal e definiscono graficamente il progetto dei lavo- Nuti45. Seguiranno una serie di ulteriori versa- ri di cui ci stiamo occupando, conservati in menti, parte suoi compensi in qualità di capo- uno spesso citato album di disegni della maestro della fabbrica, parte destinati a pagare le Ciaccheriana46. Questo album del fondo maestranze. Benché non risulti un riferimento Ciaccheri della Biblioteca degli Intronati di diretto al suo ruolo progettuale (né del resto a Siena contiene 358 disegni sciolti e porta la

45 AOP Siena, F. 6, A Fabbrica prima, Libro di entrata et impiegate, né si menziona altra figura con la qualifica di uscita di lettera A della prima fabbrica, tenuto da Lorenzo capomaestro della fabbrica (AOP Siena F 7, A Libro di entra- Giomi ministro e bilancere principiato dal 25 giugno 1691 a ta e uscita e F8, Fabbrica seconda B). L’esame delle fasi di tutto il dì 13 giugno 1693 = da carta 1 sino a c. 61 scritte, c. esecuzione del progetto e delle attività del cantiere è svol- 16 r. La documentazione indica una sospensione dei to da chi scrive nel saggio di prossima pubblicazione. lavori (o una lacuna di registrazioni) per il periodo 1693- 46 Bibioteca Comunale degli Intronati Siena (BCIS), 1697. Alla ripresa del cantiere negli anni 1697-1698 il S. I. 8. Franchini non compare più fra le maestranze qualificate 57 Prospetto dalla parte di casa Avveduti (dis. iii) (BCI Siena, S.I.8, 40r - autorizzazione alla pubblicazione del 12.02.08).

intestazione Disegni di Jacopo Franchini senese tato in relazione con il contesto della piazza di morto nel 1741, e di altri. In effetti i disegni fir- Provenzano e della viabilità. Eseguiti a penna mati dall’architetto sono soltanto dieci47, altri con inchiostro nero e rosso e con alcuni tratti gli sono stati attribuiti sulla base di ulteriore a lapis, utilizzano la scala metrica in braccia documentazione48, alcuni costituiscono rifles- senesi (leggibile in parte nell’angolo inferiore sioni e osservazioni su edifici visti (oltre che a sinistro del dis. i) e utilizzano la convenzione Siena, anche a Roma e in altri luoghi), alcuni grafica - consueta anche per l’epoca - degli stati sono entrati nella raccolta probabilmente per sovrapposti, di quei disegni cioè destinati a successive vicende. Tuttavia fondate ragioni mostrare in una unica tavola la situazione pree- consentono di attribuire al Franchini il gruppo sistente e quella da realizzare, con le murature di disegni relativi alla Strada Nuova di da conservare (ad inchiostro nero e tratto con- Provenzano e agli edifici limitrofi. Lo consen- tinuo), le parti da abbattere (a tratto puntinato) tono considerazioni di carattere grafico, che e quelle da costruire ex-novo (in rosso). indicano la analogia con le tavole già a lui attri- Entrambe le tavole (come altre di questo grup- buite. Lo consente soprattutto il raffronto con po di disegni) sono riquadrate con rigo ad la documentazione sopra descritta. In partico- inchiostro nero di tratto grosso e ciò ci per- lare la analisi di questi elaborati grafici, che mette di riconoscere che oltre alle lacune per costituiscono probabilmente una parte di un strappi, tagli intervenuti nel tempo hanno pri- più ampio gruppo di disegni progettuali redat- vato i disegni di alcune parti marginali (per es. ti nel 1691, li pone in diretta relazione con il il lato sinistro del disegno i). Il disegno i appa- computo metrico estimativo esaminato. re pressoché completo; il ii, non terminato, ne Due degli elaborati sono piante con legen- costituisce studio di variante. da49, nelle quali l’intero intervento è rappresen- Le parti a tratteggio (i muri che vanno levati)

47 A proposito dell’album della Ciaccheriana: S. F. Gabbrielli (a cura di), Palazzo Sansedoni, Siena 2004. Curcio, Il volume S.I.8 della Biblioteca Comunale di Siena, Inoltre B. Mussari, Carlo Fontana a Siena e il palazzo e F. Petrucci, Disegni settecenteschi nella Biblioteca Patrizi dai disegni di Jacomo Franchini, in Quaderni del Comunale di Siena, in Il Disegno di Architettura, 1990, Dipartimento P.A.U., a. XIII, 25-26, 2003, pp. 143-156. 1, p. 40. 49 BCIS, S.I.8, 152r e 153r (d’ora in poi vi si farà rife- 48 Si veda ad esempio F. Sottili., “Per ridurre alla rimento come a disegno i e ii, per facilità di esposizio- 58 moderna”. Architetti, ingegneri e capimastri nel Settecento, in ne). Altra versione del Prospetto dalla parte di casa Avveduti (dis. iv), con la variante relativa alla estensione delle arcate fino all’angolo con la via (BCI Siena, S.I.8, 39r - autorizzazione alla pubblicazione del 12.02.08). ci offrono una preziosa testimonianza della viabilità e del tessuto edilizio preesistente, oltre che della entità dello sventramento da realizza- re50. Il tracciato della Strada Nuova, già defini- to nel 1681, diagonale rispetto all’invaso della piazza, risulta simmetricamente disposto rispetto alla già esistente via del Moro. D’altra parte l’andamento non frontale rispetto alla chiesa permetteva di superare meglio il disli- vello fra la Strada maestra e la piazza, aspetto tec- nico questo che preoccupava un poco i tecnici della Balia51. Le murature in rosso, indicanti le parti da realizzare, corrispondono alle tre voci principali descritte nel computo metrico - esti- mativo, alle quali il dato grafico aggiunge una serie di informazioni. Appare subito evidente la maturazione e la rielaborazione avvenuta per quanto concerne l’allestimento dello spazio urbano, rispetto a quanto ci è dato di conoscere del progetto di dieci anni prima: la muratura di cortina che affianca il lato destro della nuova strada, orga- nizzata architettonicamente secondo lo sche-

50 Si comprende per es. dal dis. i che il Chiasso al 51 Il 18 giugno 1691 la Balia, vista la richiesta Vento, ancora oggi esistente e individuabile in basso a dell’Opera e i disegni della strada e degli edifici da rea- sinistra nel tratto che sbocca sulla Strada maestra, pro- lizzare, rispondeva che nol si può negare, che stiano per seguiva al di là della via principale e piegava poi in stare bene assai e che doppo fatte habbiano ad essere di sodi- discesa sulla destra. Ciò consente di localizzare con suf- sfazione di tutti, benchè la strada sia per riuscire un poco ripi- ficiente precisione quella casa Malgridi, posta in con- da; si potrà però sempre ridurre collo sbassamento della stra- trada del Chiasso al Vento fra casa dell’Opera e casa da, dove doverebbe imboccare (ASC Siena, Preunitario 15, Avveduti, che era stata acquistata nel 1683 in prepara- c. 256r). zione dei lavori per la nuova strada di Provenzano. 59 Siena, via Lucherini, dettagli del motivo architettonico basamentale.

ma compositivo già definito dal primitivo pro- Un altro elemento di riflessione e di elabo- getto, si salda con un proseguo sul lato della razione di questa fase progettuale, rispetto alle piazza opposto alla chiesa, con andamento indicazioni di riferimento del progetto del concavo, a costituire un fondale scenografico 1681 concerne la estensione del motivo archi- disposto all’incirca in asse con il portale52. Al tettonico sul lato destro della strada. centro di questa struttura concava una ampia Esaminando le piante e altri due disegni della nicchia accoglie un elemento isolato, interpre- Ciaccheriana53 (disegno iii e iv), che recano la tabile come un piedistallo. Queste piante, dun- intestazione Prospetto dalla parte di casa que, testimoniano del fatto che si sta pensando Avveduti, si osserva che esso viene indicato non ad una elaborazione organica dei caratteri dello a partire dal canto con la Strada Maestra (come spazio urbano, tesa anche a qualificare e com- nel disegno del 1681), ma in corrispondenza pletare la piazza, che aveva mantenuto fino a trasversale rispetto all’asse stradale con il lato quel momento i caratteri del non finito (che sinistro, dunque con la realizzazione di undici ancora in qualche modo conserva). arcate complessive, anziché tredici. Il disegno L’emiciclo sulla piazza è rappresentato con iv offre sull’argomento una doppia versione i medesimi caratteri nei disegni i e ii, dunque (con la applicazione di un pizzino), testimo- non pare essere stato oggetto di ripensamento niando che questo aspetto costituì oggetto di o di discussione in questa fase progettuale, ma discussione. Questi prospetti inoltre, presenta- piuttosto considerato come elemento certo e no una serie di varianti, evidentemente elabo- fondante del progetto nel suo insieme. La rate a partire dal progetto del 1681, sui caratte- mancanza di documentazione grafica non ci ri linguistici della architettura: nel disegno iii i permette di stabilire se già il progetto del 1681 pilastri - lesene sono sormontati da una sem- lo prevedesse. Di certo i documenti non vi plice cornice, come nel primitivo progetto, ma fanno mai riferimento esplicito neppure nel ’91. tutti coronati da palle, mentre una ampia volu-

52 Non si può non osservare che la posizione di que- so simmetrico anche in ampiezza con la Strada Nuova. sta cortina concava, appoggiata al muri di cinta degli 53 BCIS, S.I.8, 40r C (da ora in poi disegno iii) e 39r orti retrostanti, pare suggerire un futuro allargamento A (disegno iv). 60 del lato destro della via del Moro, a costituire un acces- ta libera collega l’ultimo pilastro con il muret- architrave diritto, semplicemente ma elegante- to laterale della piazza54. Il prospetto iv, invece, mente incorniciate, differenziandosi in questo presenta pilastri di ordine ionico, sormontati dalle finestre dell’edificio d’angolo, elevato in da una alta trabeazione di grande risalto, con quote corrispondenti per filo di gronda e per l’elegante coronamento delle palle su basi. allineamento delle aperture. Compare nuovamente una voluta di raccordo Il terzo gruppo di opere menzionate nel con il muro laterale della piazza, ma con carat- computo metrico estimativo, relative alla teri più elaborati55. ristrutturazione e all’ampliamento del palazzo Numero 3 case con diverse boteghe per loghagio- del Rettore (situato a sinistra in angolo fra la ni, contrassegnate in pianta dalla lettera K Strada maestra e la Strada nuova), trova riscon- occupano l’area disponibile sul lato destro tro con quanto descritto nelle piante, che costi- della strada, con lo studio di alcune varianti per tuiscono un attento studio della distribuzione la posizione dei corpi scala (menzionati nel interna, presentando una possibile variante in computo metrico estimativo) e per la suddivi- particolare per la distribuzione verticale e oriz- sione dei vani. Rispetto al progetto del 1681 zontale. Le più elaborate qualità architettoni- l’estensione dell’intervento si traduce nella rea- che di questo edificio rispetto agli altri previsti, lizzazione di spazi razionalmente sfruttati e in linea con i caratteri di prestigio delle funzio- organizzati. I prospetti indicano che una parte ni assegnatigli, dà ragione della qualità degli di questo edificato (in corrispondenza del spazi previsti. Un ampio scalone a doppia chiasso) doveva occupare solo il piano terra e rampa è disposto in un caso perpendicolar- dunque non emergere rispetto alla serie delle mente al fronte, nell’altro ruotato di 90 gradi, arcate. Nella parte più alta della strada, invece preceduto e affiancato da ampi ambienti volta- un edificio si eleva oltre la parte basamentale ti di distribuzione, in entrambi i casi in più per due piani, con cinque assi di finestre ad diretta comunicazione con le sale di rappre-

54 La penultima e la terzultima arcata risultano aper- 55 In questo prospetto soltanto la penultima arcata è te: ciò è da mettere in relazione con la situazione pla- rappresentata aperta, corrispondentemente con la solu- nimetrica rappresentata in pianta ii di accesso al vicolo zione planimetrica presentata nel dis. i. laterale. 61 sentanza (contrassegnate A e E), descritte nella cazione in un dignitoso fronte intonacato, loro destinazione funzionale per i tre piani. Lo organizzato su due piani oltre al terreno. studio del sistema distributivo verticale e oriz- Elementi linguistici ‘alla moderna’ gli conferi- zontale include la scala a chiocciola (che il scono carattere, in particolare con due eleganti computo menziona), destinata a collegare in portali con cornice ad architrave diritto pog- maniera autonoma gli ambienti disposti nella giante su volute. Al piano terra una serie di posizione angolare dell’edificio (in particolare finestre quadrate, semplicemente incorniciate, la sala E del piano terra, destinata alla riunioni si alterna ai due portali disposti simmetrica- del Consiglio dell’Opera) e per la quale si ipo- mente (in relazione al sistema distributivo illu- tizzano due possibili soluzioni. Lo studio del- strato nella pianta del dis. i). Le finestre rettan- l’ampliamento dell’edificio mediante la golari del primo e del secondo piano, incorni- aggiunta di una nuova ala deve risolvere il pro- ciate con caratteri simili a quelli degli edifici blema progettuale di utilizzare al meglio l’area sul lato destro della Strada Nuova (disegni iii e di difficile forma triangolare risultante a segui- iv), sono sottolineate da cornice marcadavan- to del taglio della nuova strada. In tal senso è zale. Sulla destra del disegno è presentata in rivolta la soluzione per il posizionamento di sezione la nuova strada da aprirsi, con il canto un ampio androne, scale e logge del disegno ii. della casa Avveduti e il profilo della soluzione La soluzione distributiva del disegno i presen- architettonica basamentale dei fronti. Il dise- ta due accessi dalla strada, l’altra ne prevede un gno, perciò, costituisce anche una verifica dei terzo al centro della facciata, di particolare livelli del piano stradale e delle corrisponden- ampiezza per consentire alle carrozze di acce- ze di quota di gronde e cornici, ulteriore atte- dere ad un androne voltato. Secondo le indi- stazione di una organica concezione progetta- cazioni delle piante il nuovo corpo di fabbrica le di livello formale e tecnico maturo57. risulta semplicemente affiancato al preesisten- Il sesto fra i fogli della Ciaccheriana che te, la continuità con il quale è assicurata dalla consente di arricchire le considerazioni sulla rielaborazione distributiva degli interni. elaborazione di questo articolato progetto di In relazione al nuovo tratto di facciata rinnovamento urbano, è costituito da una lungo la Strada maestra (via Sallustio Bandini) il tavola di schizzi prospettici58: non più un dise- Prospetto dalla parte della strada Maestra, sicura- gno tecnico, perciò, ma una vivace riflessione mente parte dello stesso gruppo di elaborati56, del progettista, indispensabile per chiarire a sé offre ulteriori informazioni. In esso la facciata stesso e ai propri interlocutori - committenti in del palazzo del Rettore con i suoi tredici assi una serie di ‘viste virtuali’ il risultato dell’inter- fenestrati è rappresentato in una elaborazione vento e le possibili alternative. Il foglio presen- che unifica preesistenze e parti di nuova edifi- ta in particolare tre disegni principali a inchio-

56 BCI Siena, S. I. 8, c. 23 r B, disegno v nella pre- per finanziare una serie di rifacimenti di fronti stradali sente trattazione. di edifici di civile abitazione. Il disegno relativo al pro- 57 Il confronto fra questo disegno progettuale e l’a- getto per questo edificio mostra i caratteri oggi ricono- spetto attuale dell’edificio suscita una serie di interro- scibili, ma la documentazione frammentaria non con- gativi in merito alle vicende costruttive e alle trasfor- sente al momento di stabilire l’entità del ‘restauro’ ese- mazioni successive. Oggi infatti il prospetto su via guito, né è noto lo stato prima dei lavori. Si veda in Sallustio Bandini risulta con finestre ad arco legger- proposito Le facciate delle case di Siena. 1900-1902. I boz- mente ribassato al primo e secondo piano. Gli archi zetti del concorso del Monte dei Paschi di Siena, Siena 2007, delle finestre sono eseguiti a mattoni a facciavista e pog- in particolare la scheda 81. La facciata è censita in M. giano su una cornice in pietra che si prolunga nel trat- Quast, Siena: banca dati facciate del centro storico, to di muratura libero fra finestra e finestra. Il fronte http://www.comunesiena.it, 2006, scheda 585, ove il inoltre appare completamente stonacato. Questi carat- presente aspetto viene attribuito alla ripresa seicentesca teri al presente mettono in continuità l’edificio che fu di caratteri medioevali della parte di facciata preesisten- dell’Opera di Provenzano (tredici assi di aperture) con te. La documentazione pubblicata da P. Pertici, La città quello alla sua sinistra (ulteriori sei assi di aperture), magnificata. Interventi edilizi a Siena nel Rinascimento. distinguibile come separato solo dalla discontinuità in L’Ufficio dell’ornato (1428-1480), Siena 1995 in part. gronda. Il fronte del palazzo fu oggetto di restauri nel p.117, attesta che proprio questo tratto stradale fu 62 1901, quando il Monte dei Paschi bandì un concorso oggetto nella seconda metà del Quattrocento di un Progetto di prospetto sulla Strada Maestra (attuale via Sallustio Bandini) per il palazzo del Rettore (disegno v). (BCI Siena, S.I.8, 23 - autorizzazione alla pubblicazione del 12.02.08).

Siena, via Sallustio Bandini, l’attuale fronte dell’edificio che fu Palazzo del Rettore dell’Opera di Provenzano. radicale intervento di rinnovamento, eseguito a partire Concistoro 2125, c. 103r). Ringrazio Petra Pertici per i dal 1469 con la rettifica e l’allargamento del tracciato consigli che mi ha gentilmente offerto in merito a que- viario (fare più larga la via che non è e metterla a corda e dric- sto aspetto della ricerca. La ricerca ancora in corso sta tura) e la sostituzione del modesto edificato di casette offrendo ulteriori precisazioni documentarie, che sono del lato verso Provenzano con nuovi edifici allineati e di prossima pubblicazione. uniformati nei caratteri, a mattoni e calcina, per una 58 BCI Siena, S.I.8, c. 85r, d’ora in poi indicato nel estensione di 45 braccia (circa 27m) a partire dall’ango- testo come disegno vi. lo di Via del Moro (le citazioni sono da ASS, 63 stro. Il primo, in alto a sinistra, è una vista pro- urbani rappresenta per Siena una ricorrente spettica dall’alto della nuova strada, con gli edi- formula, frequentemente riproposta dal cin- fici laterali e con la piazza e il fronte della chie- quecentesco portico peruzziano per Piazza del sa sul fondo. Si tratta di uno schizzo tracciato Campo in poi59. Anche il Seicento ne registra rapidamente da mano esperta, nel quale sono alcune irrealizzate ipotesi progettuali: da quel- rappresentati non i dettagli, ma gli aspetti la testimoniata da un disegno chigiano60 anco- essenziali. Vi si riconoscono, però, delineati ra per Piazza del Campo; ai portici probabil- con accuratezza gli elementi corrispondenti a mente previsti per il completamento della rin- quelli già osservati nell’esame degli altri elabo- novata Piazza del Duomo sul lato dello rati, come il numero dei piani degli edifici su Spedale della Scala61; a quelli nuovamente in entrambi i lati, il numero e la forma delle fine- Piazza del Campo che Rutilio Sansedoni stre, la serie delle arcate cieche fra lesene coro- avrebbe desiderato a completamento del pro- nate dalla trabeazione e con la presenza delle prio palazzo (del quale erano in corso impor- palle terminali. tanti lavori di ampliamento e di aggiornamen- Il secondo disegno sulla destra della tavola to), testimoniati dalle proposte progettuali di è una vista prospettica della chiesa, inquadrata Antonio Maria Ferri e dello stesso Jacomo diagonalmente da destra e delineata nei volumi Franchini negli anni 1714-171562; elemento e nei caratteri architettonici del fronte, della funzionale e al tempo stesso di spettacolarizza- fiancata e della cupola. Alcune linee - non chia- zione architettonica delle scenografie urbane, ramente interpretabili ad un esame ad occhio iterativamente riproposto e realizzato negli nudo - inducono a pensare ad una ipotesi di allestimenti effimeri per le occasioni ludiche e soluzione di pavimentazione della piazza. di parate. Certo nel caso specifico della Strada Il terzo disegno della tavola, in basso a sini- Nuova di Provenzano le finalità progettuali si stra, rappresenta un’altra vista prospettica della sarebbero prestate alla applicazione della tipo- strada nel suo insieme, nella quale introduce logia del portico, alla quale però si opponeva- una interessante variante: al posto della serie di no almeno due ordini di considerazioni. La arcate cieche sui due lati, infatti, si ipotizza la costruzione di un portico in aggetto praticabi- realizzazione di un portico aggettante pratica- le avrebbe sicuramente comportato una mag- bile, con archi a tutto sesto inquadrati da lese- giorazione dei costi di realizzazione: tenendo ne. Questa soluzione avrebbe sicuramente conto dei continui riferimenti alla necessità di svolto una utile funzione di riparo per i pelle- controllare le spese e di mantenerle nei limiti grini e per i fedeli che si recavano al tempio, prestabiliti63, l’idea dovette parere improponi- soprattutto in occasione di speciali festività che bile. Dal punto di vista della qualità progettua- comportavano un grande concorso di persone. le di insieme, del resto, un portico aggettante In tal senso la presenza di portici in prossimità rispetto al fronte degli edifici sui due lati avreb- di edifici meta di pellegrinaggio conosce una be fortemente ridotto la dimensione trasversa- lunga tradizione, praticamente senza soluzione le della strada, alterando notevolmente la per- di continuità dal Medioevo. Soprattutto, il cezione prospettica dello spazio della piazza e tema del portico come elemento di arredo e di della facciata della chiesa. Resta il valore di completamento anche funzionale degli spazi questa riflessione progettuale, che attesta la

59 M. Cordaro, Baldassare Peruzzi, il Palazzo Pubblico della piazza antistante, pp. 20-94. e il Campo di Siena, in M. Fagiolo, M. L. Madonna (a 62 F. Sottili, Un portico “decoroso e alquanto sfogato” per cura di), Baldassare Peruzzi: pittura scena e architettura nel Piazza del Campo, in BSSP, CXII, 2005, pp. 512-534. Cinquecento, Roma 1987. 63 La delibera di Balia del giugno del 1691 aveva ele- 60 Si veda la scheda di A. Marino in A. Angelini, M. vato a 2000 ducati la spesa autorizzata. La Balia, tutta- Butzek, B. Sani (a cura di), Alessandro VII Chigi (...), cit., via, aveva richiesto un controllo delle scritture di bilan- pp. 316-317. cio dell’Opera, nelle quali si erano riscontrati dei disor- 61 E. Boldrini, R. Parenti (a cura di), S. Maria della dini, di cui aveva incoraggiato la sistemazione a garan- Scala. Archeologia e edilizia sulla piazza dello Spedale, zia di una buona conduzione per il futuro: ASS, Balia Firenze 1991, ivi in particolare R. Parenti, Una parte per 211, 84r-87r. 64 il tutto. Le vicende costruttive della facciata dello Spedale e lavori, sia della elabo- razione di questo grup- po di disegni, necessari a rendere esecutivo il programma edificato- rio dell’Opera di Provenzano, dunque della paternità proget- tuale per quanto con- cerne gli edifici. Per il progetto, già formulato nel 1681, della apertura della strada e del relativo allestimento architet- tonico laterale, invece, la documentazione non consente una attribuzione sufficien- temente provata, né al momento è stabilito se la creazione della ese- dra sulla piazza fosse già prevista nel primi- tivo progetto o aggiun- ta del 1691. Gli elementi messi in campo nell’insieme Schizzi relativi alla strada nuova di Provenzano e agli edifici che la affiancano (disegno vi) (BCI Siena, S.I.8,85 - autorizzazione alla pubblicazione del 12.02.08). di questo intervento a scala urbana appaiono matura capacità dell’architetto di visualizzare e aggiornati ed allineati valutare soluzioni alternative. alle suggestioni che le realizzazioni, di scala Le piante e i prospetti del gruppo di disegni ben più monumentale, di ambienti ‘interna- della Ciaccheriana, dunque, costituiscono una zionali’ offrivano quanto alla logica della spet- analisi di varianti e di dettagli riguardo all’edi- tacolarizzazione della veduta degli edifici e al ficato, ponendo come già stabilita la parte rela- gusto per la teatralità urbana64. tiva al taglio della strada e ai caratteri della cor- Che si debba o meno pensare alla consu- tina muraria di completamento. Anche la rea- lenza o all’idea progettuale di un prestigioso lizzazione della cortina ad esedra sulla piazza architetto non senese, resta comunque testi- viene presentata come parte già definita del moniata la notevole maturità con cui il progetto di insieme. Franchini non ancora trentenne affrontò que- Gli studi di variante non incidono su questi sta esperienza. Se l’insieme degli interventi aspetti, salvo proporre varianti sui caratteri fosse stato interamente realizzato, avrebbe dato della trabeazione al di sopra delle arcate. vita ad uno spazio urbano di straordinaria qua- Sembra perciò del tutto probabile una attribu- lità scenica, il più ‘barocco’ nell’ambito del zione al Franchini sia della redazione del com- complessivo rinnovamento che per punti stava puto estimativo, in vista della direzione dei caratterizzando Siena.

64 Per questo tema R. Krautheimer, The Rome of Alessandro VII. 1655-1667, Roma 1987. Alexander VII, Princeton 1985, ed. italiana: Roma di 65 Fig. 1 Pianta di Siena con indicazione delle facciate schedate 66 Il seguente articolo di Matthias Quast costituisce il capitolo introduttivo di un contributo sulle facciate dei palazzi senesi che, suddiviso per terzi, sarà pubblicato nei prossimi numeri di ACCADEMIA DEI ROZZI. La Banca dati delle facciate del centro storico di Siena: note introduttive di MATTHIAS QUAST

Genesi della città invece è tutt’altro; è il risultato di Le facciate determinano l’ambiente in innumerevoli trasformazioni tra il XII e il cui ci muoviamo quotidianamente: la città. XX secolo che hanno lasciato a noi un insie- Questo è l’aspetto forse più affascinante del me caratterizzato soprattutto dai secoli fenomeno facciata. Le facciate sono compo- XVIII e XIX. Il Medioevo oggi visibile non nenti imprescindibili delle città, formano il è originale. O si tratta di costruzioni medie- volto delle città. Dal momento che le città vali ridotte alla struttura nucleo e private sono l’espressione eccellente della civilizza- dell’apparato che fino al XV, XVI secolo zione occidentale e fondamentali per la costituiva un sistema facciata tridimensionale nostra identità, lo sono le facciate. E non con ballatoi, tettoie e un apparato tessile solo costituiscono l’aspetto attuale del appeso ai ferri di facciata, oppure si tratta di nostro ambiente costruito. In chiave for- un’interpretazione purificata del Medioevo mal-estetico trasportano anche una molte- creata dall’età moderna. plicità d’informazioni di carattere storico – A rintracciare queste trasformazioni, a su mutamenti subíti nel giro di centinaia di ridisegnare pur ipoteticamente l’aspetto ori- anni, su fasi di costruzione, sulle scelte stili- ginario di Siena nelle varie epoche, a inda- stiche che rispecchiano gusti e intenzioni gare sul “vero” aspetto medievale della città, dei committenti e quindi delle società che chi scrive ha incominciato nel 1993, allora cambiano. Per, e nonostante, le trasforma- professore assistente all’Università di zioni, le facciate conservano memoria. Heidelberg, le ricerche sul costruito in situ, Rappresentano una somma parziale della nelle biblioteche e archivi di Siena, già pre- nostra stessa storia. parato grazie alla collaborazione al progetto Nel loro insieme, formano il volto delle su Le chiese di Siena (Die Kirchen von Siena)1 città, ma allo stesso momento sono ele- che viene promosso dall’Istituto Germanico menti per creare un’immagine – individua- di Storia dell’Arte di Firenze. Dal momento le e collettiva – di una città. Siena è un che la maggior parte degli oggetti è “anoni- esempio eccellente per la contraddizione ma”, senza nomi, né date, considero i pro- tra aspetto e immagine della città. spetti stessi fonte primaria per tale ricerca. L’immagine collettiva vede Siena come città Così la lettura delle facciate, il lavoro nelle ancora essenzialmente medievale. L’aspetto strade di Siena, diventa un enorme piacere.

1 Vedi a questo proposito Wolfang Loseries, “Il cor- Kunsthistorisches Institut in Florenz” in Accademia dei pus delle Chiese di Siena: Un progetto del Rozzi, XIV, 2007, 26, pp. 48-57. 67 Questa lettura produce innumerevoli osser- proposta al Comune è impegnativa ma vazioni, accompagnate da centinaia di foto- semplice: il repertorio scritto in tedesco va grafie. Il lavoro procede lentamente, dal trasformato in una banca dati in italiano, momento che è sempre da conciliare con corredata da una documentazione icono- altri impegni, sia all’Università, sia negli grafica e liberamente accessibile in Internet. Istituti di ricerca – la Bibliotheca Hertziana L’Assessore all’Urbanistica del Comune a Roma e l’Istituto Germanico di Storia Fabio Minuti accetta la mia proposta nella dell’Arte a Firenze – dove sono stato colla- primavera del 2003 e, con l’aiuto instanca- boratore o dove sono tutt’ora associato. La bile dell’architetto Fabrizio Valacchi, chiede situazione si fa più facile a partire dal 1998, il finanziamento alla Fondazione Monte quando scelgo come residenza Spoleto in dei Paschi di Siena. Il 13 novembre 2003 la Umbria. Da ora in poi crescono più veloce- Fondazione comunica al Comune che con- mente il repertorio delle facciate (scritto in cede un contributo di Euro 100.000 per rea- tedesco) e un archivio d’immagini. Nel lizzare l’opera; per i restanti Euro 26.000 2002 l’allora direttore del CERR (Centro contribuisce il Comune. Passa quasi un Europeo di Ricerca sulla Conservazione e anno finché l’11 ottobre 2004 si firma final- sul Restauro, S. Maria della Scala, Siena), mente il contratto d’incarico che il Théo-Antoine Hermanès, mi incoraggia a Comune di Siena stipula con me per la rea- proporre questo lavoro al Comune di Siena lizzazione della Banca dati. Tra il 2004 e il per renderlo utile alla comunità scientifica, 2006 il repertorio delle facciate viene rivi- agli adetti al lavoro e a tutti gli interessati. sto, rielaborato in lingua italiana e trasfor- Mentre elaboro il mio progetto, ricevo mato nella Banca dati con 732 schede e l’in- incoraggiamento e sostegno da molti, sene- serimento di circa 2.500 immagini digitaliz- si e non, per nominare qui solo Anna Carli, zate. L’informatizzazione è a cura di Martin allora rettore del S. Maria della Scala, e Raspe, storico dell’arte e dell’architettura ed Gianni Bulian, nuovo soprintendente per i esperto IT alla Bibliotheca Hertziana Beni Ambientali e Architettonici. La mia (Istituto Max Planck di Storia dell’Arte) a

Fig. 2 Siena: Banca dati delle facciate del centro storico, prima pagina di http://db.biblhertz.it/siena/siena.xq 68 Roma. Nel nostro caso, egli si avvale di un di Firenze, tra le più importanti biblioteche database management system open source, di storia dell’arte italiana, promotore del costruito sulla tecnologia XML (“eXist”), e progetto sulle chiese di Siena, istituzione a lo adatta alle nostre esigenze – un lavoro cui sono legato sin dagli anni Ottanta e a preziosissimo e indispensabile. Per facilitare cui sono associato; l’approccio alle singole facciate schedate, • la Bibliotheca Hertziana (Istituto Max Mauro Lusini e Valentina Fosi della Sezione Planck di Storia dell’Arte) a Roma, bibliote- Cartografia digitalizzata del Comune prepa- ca lo stesso importante, il cui collaboratore rano una pianta interattiva di Siena: apren- Martin Raspe ha curato l’informatizzazione dola e cliccando sulla facciata desiderata, del repertorio delle facciate (si veda sopra); che è contrassegnata con il numero civico, • il database management system “eXist”, si apre la relativa scheda. Ogni scheda è usato da Martin Raspe per l’informatizza- introdotta da un paio o – secondo l’impor- zione. tanza dell’oggetto – da una serie d’immagi- A sinistra, cliccando sulle voci, sono ni (“francobolli”), la cui prima è un estratto consultabili tra l’altro una “Presentazione della stessa pianta di Siena, creato da della banca dati” e, sicuramente molto utile Valentina Fosi. Messa online verso la fine di a tutti gli studiosi dell’architettura senese, quell’anno 2006, il lavoro viene presentato una “Bibliografia”, forse la più completa a ufficialmente al pubblico il 12 gennaio proposito. 2007 durante una conferenza stampa al S. L’approccio alle schede si può effettuare Maria della Scala (fig. 2). in tre modi: Sono profondamente grato a tutti colo- • si entra nella “Pianta della città” nella ro che, ciascuno con le sue competenze e quale il color beige indica tutte le facciate nel suo modo, si sono impegnati a realizza- schedate; la pianta può essere ingrandita in re questo progetto. modo da poter leggere i numeri civici di ogni facciata schedata per cliccare poi sulla facciata desiderata; Uso • si apre l’“Elenco delle schede”, sistema- La Banca dati è accessibile tramite il sito to in ordine alfabetico secondo l’indirizzo del Comune di Siena delle facciate; si clicca poi sull’indirizzo per (www.comune.siena.it), dove sotto “Servizi entrare nella scheda; Online” oppure sotto “Il Comune”, poi • si clicca su “Le immagini” e si apre la “Governo del territorio”, si trova il relativo scheda cliccando sull’immagine scelta. link in basso. È possibile inoltre la ricerca con parole: Si tratta sempre di link all’indirizzo • possono essere usate parole qualsiasi, http://db.biblhertz.it/siena/siena.xq, per- da inserire sotto la voce “tutti i campi”, che ché la Banca dati è ospitata sul server della il sistema cercherà in tutti i testi contenuti Bibliotheca Hertziana (Istituto Max Planck nella Banca dati; di Storia dell’Arte) a Roma. Ovviamente • possono essere parole chiave il cui elen- basterebbe anche digitare solo quest’ultimo co si apre cliccando sulla freccia. Ad esem- indirizzo per accedere direttamente alla pio, per cercare gli stemmi di una certa Banca dati. famiglia, si sceglie “stemmi”, e si inserisce Una volta entrato (si veda fig. 2), appaio- poi il nome della famiglia. Questa ricerca no in alto, su fondo nero, cinque link a siti mirata può combinare più parole, attivando d’istituzioni senza cui questo lavoro non i simboli “più” e “meno”. Per trovare ad avrebbe potuto essere realizzato: esempio tutte le facciate del primo • il Comune di Siena, committente della Cinquecento che presentano erri (ferri di Banca dati; facciata da stanghe per appendere teli od • la Fondazione Monte dei Paschi di oggetti vari), si sceglie prima “fasi costrutti- Siena, lo sponsor principale; ve, stile”, si specifica “primo Cinquecento”, • l’Istituto Germanico di Storia dell’Arte si aggiunge con il “più” “ferri di facciata”, 69 specificando poi “erri”. Nelle schede, i risul- sostenere la completezza. Le proprie ricer- tati della ricerca sono marcati in giallo. che d’archivio, sicuramente non esaustive, Come spiega il paragrafo seguente, le sono poche. Il lavoro svolto si concentrava schede sono costruite secondo una logica chiaramente sull’analisi del costruito, consi- che, considerando una serie di caratteristi- derato fonte primaria. che essenziali, permette di datare almeno Le voci della schedatura. Per ogni facciata ipoteticamente il costruito, di solito anoni- esaminata è stata creata una scheda che mo, e di esprimere un giudizio sull’impor- riporta, oltre al suo numero, tanza storico-architettonica. Testi nascosti, • l’indirizzo della facciata; apribili cliccando su un quadratino con tre • la denominazione, se conosciuta, del- puntini, danno spiegazioni e approfondi- l’edificio (se non erano disponibili informa- menti; altri quadratini che alludono a una zioni ricavate da ricerche d’archivio, è stata piccola diapositiva, fanno aprire un’imma- adottata la denominazione portata dalle gine dettagliata. Le immagini “francobollo” guide); mostrate in alto sono tutte ingrandibili. • una documentazione iconografica, che consiste innanzitutto di fotografie d’insie- Metodo me e di particolari e, se disponibili, in alcu- Le premesse. Il corpus delle facciate di ni casi di riproduzioni di fonti iconografi- Siena è nato perché si voleva arrivare a una che; nuova visione d’insieme della città entro le • un link ad altre facciate dello stesso edi- mura. Questo piano necessitava lo studio di ficio, se schedate; un numero assai elevato di facciate. Dal • una nozione sulla condizione della fac- momento che la maggior parte degli ogget- ciata (se ancora originale o modificata nel ti era anonima, sprovvista cioè di docu- tempo); mentazione scritta o iconografica, e dal • la data di restauri recenti; momento che lavoravo da solo, non in • una nozione tipologica generale (ad équipe, e che volevo arrivare a risultati in esempio, casa torre, palazzo, oratorio di un lasso di tempo prevedibile, conveniva contrada ecc.); puntare soprattutto sull’analisi del costruito • la partizione verticale della facciata stesso, sfruttando in più e il più possibile la (numero degli assi); informazione che sem- bibliografia esistente e limitando le ricerche bra banale ma è rilevante, dal momento che d’archivio. Per ottimizzare l’analisi del l’architettura civile medievale non conosce costruito, si trattava di elaborare un elenco di solito fronti che contano più di tre, quat- di criteri che permettesse in base a precise tro assi (il palazzo Pubblico si compone di osservazioni di formulare un’ipotesi fonda- unità di tre più quattro più tre assi); ci sono ta di datazione della costruzione o delle fasi solo pochi casi eminenti come i palazzi di costruzione, e di esprimere nei casi di Rinuccini e Tolomei i cui prospetti hanno maggiore importanza un giudizio sull’im- cinque assi; portanza storico-architettonica. • il numero dei piani; Ovviamente l’analisi si semplifica nei • i materiali del paramento murario e i casi in cui esistono già studi, fonti e ricerche loro colori intrinsechi o applicati; d’archivio pubblicati, a cominciare dai • le rilevature (le tipologie e i materiali Costituti della città, dai Documenti raccolti delle cornici, dei bugnati; ad esempio, risul- da Gaetano Milanesi, Scipione Borghesi e tano indicativi per la datazione la modana- Luciano Banchi, dai Diari e Lettere dei tura, spesso anche il materiale di una corni- memorialisti settecenteschi2. Ho cercato di ce); sfruttare il più possibile questa ricca biblio- • le strutture sporgenti (balconi, ballatoi grafia, ma sono ancora lontano dal poterne ecc.), nonché le tracce che permettono di

2 Cfr. la Bibliografia inserita nella banca dati: 70 http://db.biblhertz.it/siena/sienabib.xq. ricostruire tali strutture scomparse; piazza Tolomei, via Cecco Angiolieri, via di • i ferri di facciata, complementari essen- S. Vigilio e via Sallustio Bandini, Logge del ziali del sistema facciata. I risultati delle mie Papa; ricerche sulla loro tipologia funzionale e la • via di Città - via di Stalloreggi; loro lavorazione contribuiscono in modo • la piazza del Campo; fondamentale all’analisi delle facciate; • gli anelli che collegano le arterie: via dei • l’ordine architettonico (molto raro nel- Pellegrini - piazza di S. Giovanni - via dei l’architettura senese); Fusari - piazza Duomo - via del Capitano - • le aperture. Le loro tipologie, incluse via di S. Pietro quelle delle incorniciature, rappresentano un • e i Casati. aspetto fondamentale per la classificazione Inoltre sono state esaminate alcune faccia- delle facciate; te, notevoli dal punto di vista storico-archi- • gli stemmi; tettonico, che danno su altre strade (di segui- • le iscrizioni (trascrizione); to da nord a sud): • una nozione stilistica; la differenziazio- • l’enorme fronte di un palazzo ottocente- ne delle fasi di costruzione; la datazione della sco in via Campansi (cat. 725), interessante facciata; per la sua interpretazione del bugnato tra tra- • i committenti (con eventuale riferimen- dizione senese e fiorentina; to alla loro affiliazione politica), se conosciu- • una facciata “anonima”, sempre in via ti; Campansi (cat. 724), secondo le mie analisi • gli architetti, se conosciuti; databile al primo Cinquecento, bellissimo • una valutazione storico-artistica nei casi esempio di un semplice tipo di edilizia priva- di maggior importanza; ta di stampo trecentesco, vivo ancora nel XVI • indicazione di fonti documentali e dei secolo; dati relativi alle foto storiche; • la facciata principale del palazzo • nonché la bibliografia successiva (in casi Francesconi in via del Cavallerizzo (cat. 225), di grande importanza dell’edificio spesso non uno dei pochi momenti a Siena in cui si vede esauriente). I titoli appaiono abbreviati; basta Baldassarre Peruzzi protagonista della prima cliccare sull’abbreviazione per avere l’infor- fase di costruzione (1520-1527); mazione completa. • la retrofacciata del palazzo Aringhieri La scelta delle strade. Non sono state sche- Gori Pannilini in via dei Termini (cat. 717), date tutte le facciate del centro storico di inserita nel repertorio per gli straordinari ferri Siena. È stato deciso invece di esaminare tutti di facciata; i prospetti posti lungo le arterie principali • il prospetto del palazzo Cerini in via del della città entro le mura (fig. 1), lungo le stra- Giglio (cat. 726), sobrio esempio dell’archi- de e piazze, quindi, che garantiscono i colle- tettura senese primo cinquecentesca; gamenti tra i terzi nonché i flussi del traffico • la facciata principale del palazzo del interregionale (via Francigena). Sono le vie Capitano in via di Salicotto (cat. 580), uno essenziali per la vita economica e per l’im- dei grandi esempi del Gotico del magine della città, sono le strade in cui cam- Quattrocento a Siena, facciata molto degra- bia continuamente l’aspetto secondo le circo- data; stanze economiche, politiche, sociali, strade • il prospetto della chiesa di S. Giacomo in che rispecchiano la trasformazione del volto Salicotto (cat. 581), bell’esempio dell’archi- di Siena. Si considerano: tettura ecclesiastica seicentesca a Siena; • in primis la via Francigena/strada • la facciata principale di un palazzetto in Romana, e dunque via Camollia - via dei via dei Servi (cat. 676), come quello in via Montanini - via Banchi di Sopra - via Banchi Campansi uno dei pochi esempi della persi- di Sotto - via di Pantaneto - via Roma; stenza del linguaggio trecentesco a Siena nei • l’asse parallelo a quest’arteria: via del primi decenni del XVI secolo; Porrione - via di S. Martino; • la facciata principale del palazzo Vescovi • le strade e piazze laterali: via dei Rossi, nel pian dei Mantellini (cat. 339), opera tar- 71 diva di Baldassarre Peruzzi, iniziata forse nel spetti bidimensionali, articolati da elementi 1527/28; architettonici fissi, ma sistemi tridimensiona- • il prospetto della casa di Domenico li composti dal muro portante e da sovra- Beccafumi in via Tito Sarrocchi (cat. 718), strutture variabili, siano esse costruzioni esempio tipologicamente rilevante per l’ar- sporgenti – scale esterne, ballatoi, tettoie – o chitettura senese della prima metà del strati tessili, appesi ai ferri di facciata, neces- Cinquecento; sari innanzitutto per la protezione delle aper- • il prospetto del palazzo Martini (Giglioli ture (fig. 3). Bulla) in via delle Cerchia (cat. 244), che risa- I ferri di facciata. Emergono i ferri di fac- le probabilmente al secondo decennio del ciata come parti integranti del sistema faccia- XVI secolo, notevole per il dettaglio architet- ta; il loro studio porta a risultati complemen- tonico e i ferri di facciata; tari essenziali per l’analisi delle facciate. Siena • la fronte del palazzo Venturi Gallerani, possiede tutt’ora un patrimonio eccezionale sempre in via delle Cerchia (cat. 245), inte- di tali ferri, poco considerato; figura come ressante piuttosto dal punto di vista storico; una delle città più ricche d’Italia a questo • e infine le facciate di via di S. Agata (cat. proposito. Si può ricostruire la loro tipologia 727-732), tra cui il prospetto settecentesco del formale nonché funzionale e rintracciare il palazzo Bargagli a S. Agostino, recentemente loro sviluppo stilistico4. restaurato, e la retrofacciata del palazzo Il pluralismo di stili nell’età moderna. Guglielmi, tipologicamente interessante per- L’architettura civile del Rinascimento senese ché, articolata a tre corpi intorno a un cortile è particolarmente viva nel senso che, soprat- terrazzo, si avvale di uno schema della villa tutto nella seconda metà del XV secolo, è rinascimentale (si veda la villa Chigi alle caratterizzata da un pluralismo di tipi stilisti- Volte). ci sullo sfondo di uno specifico sviluppo socio-politico (mutamenti di alleanze tra i vari ‘Monti’) (fig. 4)5. In quel periodo risulta Temi possibile scegliere tra la tipologia tradiziona- Le mie ricerche sulle facciate di Siena e il le trecentesca, viva fino ai primi decenni del loro contesto non solo hanno dato la luce XVI secolo, la tipologia di derivazione quat- alla Banca dati; sono emersi anche aspetti trocentesca fiorentina, preferita dai spesso sorprendenti, temi finora poco studia- Piccolomini e la loro cerchia, e quella anti- ti. Ho avuto l’occasione di presentare i primi cheggiante, in auge sin dagli anni settanta del risultati di queste ricerche in convegni e di XV secolo e poi dominante grazie alle scelte, pubblicarli in riviste, tra cui quella presente, influenzate dall’architetto senese Francesco in cataloghi di mostre e in altri scritti sull’ar- di Giorgio Martini, dei committenti che te e l’architettura senesi3. In questa sede mi appartenevano alla nuova élite politica guida- limito ad accennare molto sinteticamente ai ta dagli esponenti del Monte dei Nove. temi più interessanti. Risulta poi la coesistenza del modello di Il “sistema facciata” medievale. È possibile facciata anticheggiante, presente e dominante ricostruire la struttura delle facciate medieva- sin dalla fine del XV secolo, insieme al con- li (secc. XII-XV) che costituivano non pro- cetto di continuità con la tradizione sia tre-

3 • “Il palazzo Chigi al Casato”, in Alessandro VII Duecento e Settecento”, in Bullettino Senese di Storia Chigi (1599-1667). Il Papa Senese di Roma Moderna, cata- Patria, CVI, 1999 (2001), pp. 156-188. logo della mostra a Siena 2000-2001, a cura di • “L’architettura nel Rinascimento a Siena. Alessandro Angelini, Monika Butzek, Bernardina Sani, Contributi per la storia dell’architettura e dell’urbani- Siena 2000, pp. 435-439. stica senesi fra Trecento e primo Cinquecento”, in • “Il palazzo del Collegio di San Vigilio e il palazzo Bullettino Senese di Storia Patria, CVI, 1999 (2001), pp. Chigi Zondadari: la trasformazione della strada 42-188 (curatore). Romana avviata ai tempi di Alessandro VII Chigi”, in • “Fensterverschlüsse im Sieneser Profanbau zwi- ibid., pp. 459-469. schen dem 14. und dem 16. Jahrhundert und ihre Rolle • “Il palazzo Bichi Ruspoli già Rossi in via Banchi bei der Entwicklung der Fassadenarchitektur”, in Burgen 72 di Sopra: indagini per una storia della costruzione tra und Schlösser, XLIII, 2002, 3, pp. 141-151. Fig. 3 Il “sistema facciata” e la sua trasformazione tra i secc. XIII e XVI (ricostruzione schematica Matthias Quast, disegno Virginia Bernardini), con strutture sporgenti (ballatoi, tettoie) e i ferri di facciata necessari tra l’altro per la sistemazione dell’apparato tessile (protezione delle aperture). Durante i secoli, quest’apparato viene ridotto; i primi elementi a sparire sono i ballatoi, mentre le tettoie si trovano nei piani terra fino al XVI sec. (a proteggere le botteghe). Infine rimane solo l’apparato dei ferri che durante il XV sec. acquista anche un valore simbolico (funzione araldica). Si vedano a proposito gli articoli di Matthias Quast, “Gli strati delle facciate senesi medievali e rinascimentali”, “Per una definizione del concetto di ‘facciata’” e “Un patrimonio dimenticato: i ferri di facciata senesi. Parte I: Tipologia funzionale”, tutti cit. nella nota 3.

• “Gli strati delle facciate senesi medievali e rinasci- senesi. Parte I: Tipologia funzionale”, in Accademia dei mentali: componenti, funzione, cronologia”, in Le Rozzi, XII, 2005, 23, pp. 21-30. “Parte II: Sviluppo sti- Dimore di Siena. L’arte dell’abitare nei territori dell’antica listico”, in Accademia dei Rozzi, XIII, 2006, 24, pp. 17- Repubblica dal Medioevo all’Unità d’Italia, a cura di 26. Gabriele Morolli, Firenze 2002, pp. 113-120. • “Rinascimento e neorinascimento. Per una lettura • “Il linguaggio di Francesco di Giorgio nell’ambito del linguaggio neorinascimentale a Siena nella seconda dell’architettura dei palazzi senesi”, in Francesco di metà dell’Ottocento”, in Architettura e disegno urbano a Giorgio alla Corte di Federico da Montefeltro. Atti del Siena nell’Ottocento tra passato e modernità, a cura di Convegno internazionale di studi, Urbino, 11-13 ottobre Margherita Anselmi Zondadari, Siena-Torino 2006, pp. 2001, a cura di Francesco Paolo Fiore, Firenze 2004, pp. 104-129. 401-431. • “I bozzetti del Concorso a premi per restauri alle • “Franchini, Jacomo”, voce nell’Allgemeines facciate delle case (1900-1902): le scelte stilistiche, le Künstlerlexikon XLIII, Monaco di Baviera-Lipsia 2004, maniere”, in Giovanni Brino, Laura Vigni e.a., Le fac- pp. 382-383. ciate delle case di Siena 1900-1902: I bozzetti del concorso del • “Palace Façades in Late Medieval and Renaissance Monte dei Paschi di Siena, catalogo della mostra a Siena, Siena: Continuity and Change in the Aspect of the 5 maggio-17 giugno 2007, Siena 2007, pp. 34-41. City”, in Renaissance Siena: Art in Context, a cura di A. • “Catalogo dei disegni”, in ibid., pp. 98-187 (cura- Lawrence Jenkens, Kirksville 2005, pp. 47-79. tore). • “Per una definizione del concetto di ‘facciata’. • “I Piccolomini committenti di palazzi nella secon- L’esempio della Siena medievale”, in Il colore delle faccia- da metà del Quattrocento”, in Archivi Carriere te: Siena e l’Europa nel Medioevo. Atti del Convegno inter- Committenze: Contributi per la storia del Patriziato senese in nazionale di studi, Siena, 2-3 marzo 2001, a cura di Età moderna. Atti del Convegno, Siena, 8-9 giugno 2006, a Francesca Tolaini (Quaderni del CERR, 2), Ospedaletto cura di M. Raffaella de Gramatica, Enzo Mecacci, Carla (Pisa) 2005, pp. 79-96. Zarrilli, Siena 2007, pp. 324-337. • “Un patrimonio dimenticato: i ferri di facciata 73 Fig. 4 Siena, palazzo Marsili (a sinistra) e palazzo di Caterina Piccolomini (a destra) in via di Città (foto Quast). Costruiti negli stessi anni, intorno al 1460, da due committenti diversi con intenzioni differenti. Mentre il Marsili ripropone coscientemente la tradizione trecentesca ancora dominante, papa Pio II Piccolomini, per motivi politici, decide d’introdurre nella città gotica una soluzione volutamente contrastante, derivata dalle innovazioni fiorentine (palazzo Medici).

centesca sia rinascimentale (un esempio poco intenzionato a continuare il lavoro. Va detto conosciuto è il palazzo Chigi al Casato; si che il grande vantaggio di una banca dati, veda la fig. 5). Anche se la maggioranza delle contrariamente al libro stampato, è che offre facciate viene ristrutturata secondo il nuovo la grandiosa possibilità di essere continua- modello classicheggiante, questo concetto di mente aggiornata, fornendo all’utente lo continuità permette che in alcuni casi di alto stato attuale della ricerca e diventando in valore d’immagine si continui a scegliere lo questo modo uno strumento di lavoro vivo stile trecentesco (ad esempio, il rialzamento che dialoga con la realtà. Dal momento che delle ali laterali del palazzo Pubblico); questo esiste questa possibilità, appare doveroso concetto è quindi d’importanza cruciale per inserire con una certa continuità almeno i l’identità culturale e per l’immagine collettiva nuovi risultati che emergono incessantemen- della città. te dai lavori della comunità scientifica; essa stessa non solo aspetta giustamente che sia Prospettive effettuato questo continuo aggiornamento, Dopo la realizzazione dell’opera prevista ma contribuisce anche al perfezionamento nel contratto e la presentazione della Banca dello strumento, fornendo osservazioni, dati il 12 gennaio 2007, il Comune non era informazioni e suggerimenti.

4 Si rimanda al mio studio pubblicato su questa rivi- Renaissance Siena”, “I Piccolomini committenti di sta in due parti, “Un patrimonio dimenticato: i ferri di palazzi nella seconda metà del Quattrocento”, tutti cit. facciata senesi”, cit. nella nota precedente. nella nota 3, nonché le pubblicazioni di Fabrizio 5 Si vedano a proposito i miei scritti “Il linguaggio Nevola, tra cui recentemente Siena: Constructing the di Francesco di Giorgio nell’ambito dell’architettura dei Renaissance City, New Haven-Londra 2007. 74 palazzi senesi”, “Palace Façades in Late Medieval and Vorrei esprimere il mio vivo interes- se di continuare il lavoro, conoscendo meglio di altri le lacune della mia opera e le potenzialità di miglioramento dello strumento, che potrà anche essere con- nesso a banche dati simili già create o in via di costruzione. È ovvio che uno strumento di questo genere non potrà mai essere perfetto, ma potrà offrire informazioni sempre più complete e utili alla comunità scientifica e agli addetti ai lavori. Sarebbe auspicabile una serie d’in- terventi, tra cui • in primis l’aggiornamento della Banca dati con l’inserimento dei risulta- ti portati dalle nuove pubblicazioni nonché dalle tesi di laurea e di dottora- to, includendo ovviamente l’aggiorna- mento bibliografico; • l’integrazione con nuove ricerche d’archivio, in particolare dell’Archivio del Comune di Siena che possiede un inesauribile fondo dell’Ottocento. • Sarebbe auspicabile ulteriormente Fig. 5 Siena, palazzo Chigi al Casato (foto Quast, fatta prima del un ampliamento del corpus delle fac- restauro del 2003). Il prospetto si compone di due metà uguali, ciate, inserendo anche i prospetti in ciascuna a cinque assi di finestre. La metà settentrionale, posta verso la strade e piazze di seconda importanza, piazza del Campo, fu eretta nel 1510, poi raddoppiata in stile nella seconda metà del Seicento, forse negli anni Sessanta, copiando finora non schedati. Si tratterebbe delle l’architettura del costruito primo cinquecentesco. Nella fronte la copia vie di Vallerozzi, Refe Nero, del Giglio, non è riconoscibile come tale; solo la disposizione interna dell’edificio – Sallustio Bandini, del Moro, di e i documenti, in questo caso numerosi – svelano questa storia della Calzoleria, delle Terme, Termini, piazza costruzione. Al proposito, si veda Matthias Quast, “Il palazzo Chigi Indipendenza, di Diacceto, Franciosa, al Casato”, in Alessandro VII Chigi, cit. nella nota 3. piazzetta della Selva, Due Porte, pian dei Mantellini, via delle Cerchia, Duprè. • Inoltre, dal momento che la città cam- bia, grazie ai tanti lavori di restauro, sembra doveroso un monitoraggio dello stato delle facciate. • Uno scopo fondamentale sarebbe l’inte- grazione di alcune voci in modo da fornire tutte le informazioni richieste dal piano del Colore. • A prescindere dalle integrazioni qui pro- poste, sarebbe auspicabile infine la stesura di un libro che riassuma i risultati delle analisi contenute nella Banca dati, fondendoli in una grande storia della trasformazione del volto della città.

75 76 Rilli e Rosanna Bonelli, gentili Signore affezionate all’Accademia e gradite frequentatri- ci delle sue sale, hanno dato recentemente alle stampe due loro opere tra l’autobiogra- fia e la cronaca familiare, dove il flusso dei ricordi si intreccia alla manifestazione delle passioni e le vicende di una famiglia si allacciano armonicamente alla vita della città. I non comuni pregi di questi libri sono stati illustrati da Giuliano Catoni e Duccio Balestracci in occasione della loro presentazione ufficiale: un commento brillante e raf- finato che ACCADEMIA DEI ROZZI ha adesso il piacere di riproporre. Cetoff mio padre. La storia di Luigi Bonelli scrittore senese. di Rilli Bonelli Ligabue Siena, Betti Ed., 2005, pp.112. di GIULIANO CATONI

Diciamo la verità, tutti vorremmo o avrem- e quello più atroce”; e il Nostro commenta: mo voluto avere un padre come Luigi Bonelli: “Ho sempre obbedito al mio ilare duca”, all’au- amorevolissimo, simpaticissimo, capace di tore che prese in giro tutti col suo Collegio risolvere ogni problema, magari con un fanta- petroniano, dove assicurava che i bambini sioso racconto, con una deliziosa poesia o una avrebbero potuto imparare il latino da “balie divertente scenetta. “Che bello essere la figlia latine”, o che , per difendere la lingua senese, di un autore di teatro !”, scrive la figlia Rilli mise alla berlina Gesuiti e Cruscanti fiorentini all’inizio di questo libro, che è un affettuoso col suo Vocabolario cateriniano, poi bruciato a ricordo, quasi una biografia sentimentale (e un Firenze in piazza Sant’Apollinare per ordine po’ un’autobiografia), scritta a quarant’anni del granduca, che spedì l’autore in esilio per dalla scomparsa del babbo. Bonelli nacque a punizione. Siena il 18 luglio 1892 e già negli anni del Due secoli dopo, il 17 gennaio 1914, “Il Liceo organizzava recite nel teatrino dei libero cittadino”, che era il giornale più letto a Riuniti in Via del Paradiso, facendole passare Siena, pubblica la seguente notizia: “Il teatro per riduzioni di commedie di Plauto. Alla dei Rozzi giovedì sera era letteralmente gremi- licenza liceale svolse il tema d’italiano con un to. Gigi Bonelli, l’autore simpatico della sonetto. “Naturalmente – scrive Rilli – il tema Commedia dei sogni, mostrò di essere un fu spedito al Ministero, per sapere come ci si organizzatore sapiente e intelligente del gra- doveva regolare. La risposta fu che, in 14 versi, zioso e gradito spettacolo goliardico e di esse- il tema era stato svolto perfettamente e che re inoltre un perfetto futurista”. La performan- meritava la massima votazione”. Il giovane ce, infatti, era di quelle di stampo futurista, Luigi appare , fin dalla più tenera età uno spi- dove – continua il notista – si voleva rivelare ritaccio, che poi da adolescente riconoscerà un “in pochi tratti l’ieri con le sue piccole gran- solo grande maestro: un senese di circa tre dezze e il domani, che vuol essere anche l’og- secoli prima, Girolamo Gigli, “le cui muse – gi, con le sue grandi piccolezze”. Il clou della scrisse lo stesso Bonelli – furono fantasia, iro- serata era una ‘sparata’ su Siena, che – secondo nia, satira, beffa, frottola, antipedanteria e anti- lo stile di Marinetti e dei suoi seguaci, era bacchettoneria”. segnalata come “cimitero d’arte e di storia” e In Luigi Bonelli rivive il Gigli, che gli dice: tutto ciò, naturalmente, per prendere in giro “Ama il teatro. E’ il nostro ambiente. E’ là che tutti. possiamo ricreare a nostra voglia le caricature Purtroppo poco dopo scoppiò la guerra e di cui ridiamo incontrandole per il mondo; è Bonelli andò al fronte. A San Martino di là che possiamo dare loro il destino più buffo Tolmezzo rimase congelato agli arti inferiori. 77 Sarà costretto alla perenne compagnia di due habitués erano Pirandello, Cardarelli, bastoni di sostegno, tanto che nell’ambiente Ungaretti, Bontempelli, Alvaro e vari altri teatrale avrà prima il soprannome di “Due di uomini di cultura dell’epoca. Fu proprio bastoni”, e poi, dopo il successo ottenuto sui Bonelli a fare riprendere l’attività di quel teatro palcoscenici di tutta l’Italia, “Asso di bastoni”. sul finire del 1926, e proprio con La sorellina Ma come arrivò questo successo? Anche gra- di Don Pilone del Gigli, alla cui recita settecen- zie a una burla, a una frottola, e Rilli lascia la tesca in Perugia partecipò il Goldoni adole- parola al padre, che nella seconda edizione di scente. una sua commedia – L’Imperatore - racconta di Mentre continuano i successi di sue nuove essersi presentato ad una delle più acclamate commedie, Bonelli si occupa anche della radio dive del momento (siamo nel 1925) e di aver- (è il primo a fare la radiocronaca del Palio), poi le illustrato il copione di una sua commedia, scrive il soggetto e la sceneggiatura del film ma “visto che la diva aveva appena detto che il Palio di Alessandro Blasetti e – per rimanere maggior interesse, a teatro, era suscitato dai nell’ambito senese – quella di Pia de’ Tolomei, russi”, si affrettò a darle il copione “da lui tra- con Germana Paolieri. Pubblica poi vari libri dotto”, specificando “che il soggetto della com- per ragazzi: Le fiabe di Trescone e Tarantella e media era russo” e che l’autore si chiamava Boccaperta in Furberia e studi sul linguaggio Wassili Cetoff. “Nacque così – conclude cateriniano. Bonelli – il semidio dal volto sarmatico e dal- Nel 1931 la messa in scena di Rompicollo, l’animo senese”. L’incredibile fortuna di que- un’operetta scritta da Bonelli con Ferdinando sto fantomatico Wassili Cetoff Sternberg, di Paolieri e musicata da Giuseppe Pietri, in occa- cui furono pubblicate anche fotografie (!) , si sione delle Feriae matricularum ebbe un succes- svolse a Roma nel Teatro degli Indipendenti, so travolgente e la storia di Diana degli diretto da Anton Giulio Bragaglia, con ben Aldobrandeschi, detta appunto Rompicollo, cinque commedie di Bonelli, spacciate come che sostituisce il buttero maremmano traduzioni dal russo e recitate dai più grandi Bubbolo sul cavallo della Contrada della attori di allora: da Memo Benassi a Elenora Selva, vincendo il Palio a dispetto di una Duse, da Irma ed Emma Gramatica a Rina avventuriera balcanica, innamorata del giova- Morelli. ne cugino di Diana, offrirà all’altra giovane Questi successi sono da considerare tanto figlia di Bonelli, Rosanna, abile e appassionata più stupefacenti in quanto si verificavano in amazzone, la possibilità di usare quel sopran- un periodo in cui il teatro di prosa, rispetto al nome Rompicollo per correre davvero la car- ruolo preminente avuto nell’Ottocento e nel riera del 16 agosto 1957, unica donna ad osare primo Novecento, subiva una trasformazione tanto nella storia del Palio “alla tonda”. dovuta all’avvento di nuovi strumenti comu- Questo ed altro ancora è narrato nel libro nicativi. Tale crisi è ben illustrata dalla meta- di Rilli, elegantemente stampato dall’editore fora pirandelliana dei Giganti della montagna, Betti e pieno di ricordi preziosi, come ha scrit- uno dei più grandi testi del teatro europeo del to Mario Verdone nell’introduzione, “per rin- Novecento: nella villa “La Scalogna” giunge verdire la memoria dello scrittore e dell’uomo una compagnia di comici diretta da una famo- che sempre ‘sorrideva’; una memoria rinverdi- sa attrice di nome Ilse. E’ però ormai una com- ta non solo con le parole dettate da uno spe- pagnia sbandata, che capita in un paese domi- ciale amore filiale, ma anche con la scelta di nato da “giganti ricchi e barbari”, incapaci di significativi testi del padre, di vignette disegna- capire cosa è il teatro. La recita nella villa si te per La Nazione da lui e dalla moglie Clara conclude con la morte di Ilse e di altri attori, Gandolfo, da caricature e fotografie, che – aggrediti da un pubblico del tutto insensibile come quella splendidamente evocativa ripro- e indifferente all’arte scenica. dotta in copertina – offrono l’immagine d’un La sera del primo dell’anno 1926 un prov- uomo di genio, dotato cioè di eccezionale vedimento governativo impose la chiusura capacità inventiva ed interpretativa e capace di anticipata dei locali notturni. Ciò fu un vero realizzare quanto l’immaginazione e la fantasia 78 colpo per il Teatro degli Indipendenti, dove gli continuamente gli suggerivano. Io, Rompicollo. Storia della donna che ha corso il Palio di Siena di Rosanna Bonelli Siena, Terre de Sienne editrice, 2007, pp. 136 (English version, The story of the woman who raced in the Palio of Siena). di DUCCIO BALESTRACCI

Il 1957 fa ormai parte della memoria sto- re la sua vita. Rosanna Bonelli torna a Siena rica dei senesi e dei contradaioli per un fatto per vedere il Palio e, a pochi metri dalla sua che non si era mai più verificato dal casa, trova il set di Luigi Zampa che, con Cinquecento. Per la seconda volta, nella sto- Gassman e Diana Dors, sta girando il film ria del Palio, una donna (dopo Virginia La ragazza del Palio. Un’operetta sulla storia Tacci, che aveva corso per la Contrada del di una ragazza che corre il Palio (Rompicollo) Drago nella corsa organizzata dall'Aquila, il l’ha scritta proprio suo padre e la piece ha 15 Agosto 1581) vestì il giubbetto di una avuto un successo internazionale strabilian- contrada e disputò la carriera dell’Assunta. te. Ora, una storia simile sta ascendendo alle Rosanna Bonelli, la protagonista di quell’e- glorie della celluloide. vento, ricostruisce oggi la vicenda in un La trama (peraltro non memorabile: il libro autobiografico che è, in realtà, una film si guarda ancora oggi più con l’affetto vera e propria storia della sua vita. Figlia del per il ruolo che vi ebbe la Bonelli che per il celebre Luigi Bonelli, autore di operette, suo valore narrativo-cinematografico: anzi, commedie, soggetti cinematografici e libri diciamolo sinceramente, è un film decisa- per l’infanzia, l’autrice, accompagnando lo mente bruttino, nemmeno lontanamente scritto con un repertorio di fotografie e all’altezza dell’operetta di Luigi Bonelli) rac- immagini che sono esse stesse un’autobio- conta, come è noto, di una ragazza che si grafia, racconta gli anni della sua infanzia fra trova, in seguito a una situazione da congiu- Siena (dov’è nata “il 10 agosto, la notte delle ra romanticistico-neogotica, a indossare il stelle cadenti”, ma l’anno, con signorile giubbetto dell’Aquila e a correre – vincen- civetteria, si guarda bene dall’indicarlo), dolo – il Palio alla faccia di chi aveva trama- Firenze, la villa nel Chianti e poi Venezia e to per far perdere la contrada della Postierla. Roma. La prima parte del libro, pertanto, è Rosanna, che conosce bene il fantino uno spaccato di grande intensità descrittiva Ganascia (che fa la comparsa nel film), sull’ambiente culturale che si muove intor- comincia a tartassarlo perché convinca il no al padre e nel quale l’autrice si forma. regista a darle un ruolo di fantino nelle Nascono in questi anni della giovinezza l’a- riprese della corsa. Ganascia è irremovibile more per i cavalli, per la pittura e per la nel rifiuto, ma la Bonelli non gli si spiccica musica; si consolida la sua formazione cul- d’intorno e così succede che una mattina, turale a contatto con grandi musicisti, lette- mentre si sta per battere il ciak, e mentre un rati e registi. bel po’ di fantini che dovrebbero “girare” Fin qui sarebbe la normale vita di una sono invece a bere al bar, Ganascia è costret- giovane signorina di ottima famiglia, di to a cedere alle insistenze della Bonelli che, eccellente educazione, colta e raffinata, ma nascosti i capelli nel cappellino da fantino, nel luglio del 1957 il caso decide di cambia- si affianca a lui e a Pietrino per essere indot- 79 trinata dalle due vecchie volpi della Piazza Diversamente da quel che accade nel su come “cercare il viottolo” e prendere San film, Rompicollo non vinse perché la sua Martino. Fa i tre giri al galoppo, ma mentre corsa finì al secondo San Martino, anche se rientra all’entrone il cappellino vola via e al momento di cadere era ormai a ridosso quelli della produzione cinematografica si delle contrade in testa, mentre cercava di accorgono con sgomento che ha corso una passare la Lupa terza dietro il Nicchio e ragazza non scritturata e, quel che è peggio, l’Oca. Nella caduta, secondo i contradaioli non coperta da assicurazione. Ma non c’è della Torre, la Bonelli avrebbe ostacolato tempo, per loro, di irritarsi più di tanto per proprio la contrada di Salicotto, e alcuni tor- il pericolo corso. Il giorno dopo il caso calca raioli, donna o non donna, la trattarono la mano: la controfigura della Dors cade e si come un fantino qualsiasi cercando di rifi- infortuna. Così, manca una figura femmini- larle due solenni ceffoni (il giorno dopo le che possa girare le scene della corsa che andranno a scusarsi con un mazzo di fiori) l’attrice americana, da sola, non avrebbe mai consacrandola involontariamente, in questo potuto fare. Dalla produzione si ricordano modo, membro effettivo della congrega della sciagurata sventata che il giorno prima degli eterni “dieci assassini”. ha fatto quella bravata e le offrono di pren- L’avvenimento fece talmente scalpore dere il posto della controfigura inutilizzabi- che la “Domenica del Corriere” dedicò a le. Così, questa volta con tutti i crismi della Rompicollo e alla sua corsa la controcoper- legalità, Rosanna monta a cavallo col giub- tina del numero del 1° settembre. betto dell’Aquila e, addobbata di una pesan- Rosanna Bonelli non riuscì più a correre te parrucca bionda che dovrebbe riprodurre il Palio: nessuna contrada ebbe più il corag- la chioma dell’attrice americana, gira le gio di andare controcorrente rispetto al scene della carriera. comune modo di pensare e di farle vestire di Poi il direttore della produzione, una nuovo un giubbetto. Ma quel Palio corso e sera, butta lì una domanda a bruciapelo: ma non vinto fece di Rompicollo un mito come il Palio vero lo correresti? La risposta è ovvia se di carriere ne avesse vinte quante il e, per l’Assunta, la produzione si attiva per Gobbo Saragiolo. far correre la Bonelli in una contrada. Lei è Il volume continua con la biografia degli selvaiola, ma la Selva declina l’offerta di anni successivi; con il racconto poco meno farle indossare il giubbetto di Vallepiatta. che da commedia, anch’esso, del suo matri- Accetta invece l’Aquila, che ha vinto da monio (all’ufficiale di cavalleria che la cor- poco e che ha in sorte una cavalla nuova – teggia risponde “ti sposerò quando diventi Percina – che non sembra impegnare più di generale” e un giorno se lo vede arrivare troppo la contrada, e che accetta il bonus che davanti con le stellette da generale di caval- la produzione si impegna a pagare a chi, leria. E ora che sono generale mi sposi? E lei facendo montare la donna, crea un’ impen- lo sposa); dei suoi concorsi ippici; della sua sabile pubblicità per il film in lavorazione. vita familiare. La conclusione è d’obbligo: la Oggi una cosa del genere non sarebbe nem- storia si chiude con le immagini del 1999, meno pensabile, ma il 1957 appartiene a quando il Concistoro del Mangia le conferì un’altra epoca, anche per quel che riguarda la medaglia d’oro. E le immagini sono da il Palio. sole la scena da happy end di un film, con il E il sogno di Rosanna Bonelli diventa priore dell’Aquila che la abbraccia e, oltre a realtà. Lei vorrebbe farsi chiamare cingerle il collo – come è d’uso – con il faz- “Rompicollo”, in ricordo della protagonista zoletto della contrada, le mette sulle spalle il dell’operetta del padre, ma la produzione giubbetto dorato con l’aquila ad ali spiegate, insiste perché le venga dato il nome di facendo di lei un fantino dell’Aquila ad eter- “Diavola”, come per la protagonista del film. na memoria. La sua incredibile storia, d’altra Così, gli annali del Palio registrano quel parte, ne aveva fatto, per sempre, una parte soprannome, ma a Siena, per tutti, è rimasto integrante della storia della contrada, del 80 il ricordo della corsa di Rompicollo. Palio e di Siena. Rilli e Rosanna Bonelli durante il rinfresco organizzato dal Comune di Siena in onore della troupe che girava il film “La ragazza del Palio”, di Luigi Zampa, con Vittorio Gassman e Diana Dors. 81 82 Indice

DORA SALLAY, Dipinti senesi in Ungheria: Vicende storiche e nuove ricerche ...... pag. 3

MARIA TERESA CUDA E NICOLETTA VIOLANTE, L’Archeodromo di Belverde a Cetona: un viaggio nella più antica storia dell’uomo ...... pag.17

MARIA MADDALENA ORIOLI, Luca Contile Cetonese cittadino d’Europa ...... »23

MENOTTI STANGHELLINI, Un villano satiro che parla senese e una zingara che parla badengo ...... »29

DIDIER BOISSEUIL, Thermae e balnea senesi nel quadro del termalismo italiano alla fine del Medioevo ...... »33

FRANCESCA MONACI, Il castello di Potentino nelle memorie storiche di G.A. Pecci ...... »41

MARIA ANTONIETTA ROVIDA, La strada nuova di Provenzano: un episodio di trasformazione dello spazio urbano e di architettura nella Siena di età barocca ...... »45

MATTHIAS QUAST, La banca dati delle facciate del centro storico di Siena: note introduttive ...... »67

RILLI BONELLI LIGABUE, Cetoff mio padre (rec. di Giuliano Catoni) ...... »77

ROSANNA BONELLI, Io Rompicollo. Storia della donna che ha corso il Palio di Siena (rec. di Duccio Balestracci) ...... »79

83 Finito di stampare nel mese di Giugno 2008 da Industria Grafica Pistolesi Editrice “Il Leccio” srl Via della Resistenza, 117 - loc. - 53035 Monteriggioni (Siena) Tel. 0577.309357-309365 - Fax 0577.309370 www.extempora.it [email protected]