INTRODUZIONE ALLA STORIA E CRITICA DEL CINEMA Corso di formazione in 6 lezioni a cura di Fulvio Montano

LEZIONE V L’ONDA LUNGA DELLA CONTESTAZIONE: IL CINEMA DEGLI ANNI ‘70 Il cinema di genere alle prese con militanza politica e tensioni del dopo Sessantotto

Dalla metà degli anni Sessanta gli Stati Uniti conobbero una stagione di eccezionale fermento politico, sociale e culturale. Anche il cinema fu investito da questa ondata di controcultura libertaria e, grazie a una schiera di agguerriti nuovi cineasti, la scena hollywoodiana si rinnovò profondamente e con essa lo stesso linguaggio filmico. La crisi che aveva investito l'industria cinematografica con l'avvento della televisione aveva causato, a partire dagli anni Cinquanta, un drammatico calo di pubblico nelle sale. Contestualmente alcuni piccoli produttori indipendenti aprirono la strada a un profondo ricambio di pubblico con film di basso budget destinati agli unici potenziali fruitori del cinema rimasti negli Stati Uniti: i giovani e i giovanissimi. Film dell'orrore, di fantascienza, oppure storie adolescenziali strettamente connesse al fenomeno giovanile del momento: l'esplosione del rock and roll. La creazione di questo nuovo tipo di pubblico costituì il terreno sul quale Hollywood avrebbe di lì a non molto risposto alla crisi. Nel 1967 uscì un film che per molti aspetti non rispondeva a quelli che sarebbero stati i canoni della New Hollywood, ma che a esso avrebbe aperto la strada: The graduate (Il laureato) di Mike Nichols. Un’opera tuttavia, ancora legata vecchi modi di produzione hollywoodiani: ambienti altoborghesi, notevole impegno produttivo, nitore tecnico, personaggi e caratteristi già consolidati nell'industria locale. Due anni dopo la vera scossa: Easy rider (1969) di . Un film girato interamente on the road, il racconto di un'America rurale a cui la controcultura faceva a malapena il solletico e il manuale ideale della nascente New Hollywood: riprese quasi improvvisate, luce naturale, un budget ridottissimo, attori semisconosciuti distribuzione al di fuori dei grandi circuiti. Il nuovo cinema si adeguò al carattere contestativo del suo pubblico. Da un lato si moltiplicarono i film su personaggi ventenni incapaci di adattarsi al sistema e dall'altro si assistette a un fenomeno di carattere molto più ampio e coinvolgente: la New Hollywood rivedeva e riscriveva l'intera storia di alcuni generi di grande popolarità, in particolare quelli che più di altri si fondavano su una retorica consolidata, identificata in un manicheismo morale prevedibile e falso. In un contesto come quello della New Hollywood, in cui il regista cominciava ad assomigliare sempre più all'immagine dell''autore, non mancarono cineasti che tentarono la strada dell'autonomia unendosi in gruppo per fondare proprie case di produzione. Si pensi alla Directors' Company di , Coppola e Bogdanovich, o alla Sanford Productions di S. Pollack e Mark Rydell, ambedue di vita breve. Il primo di tutti, però, fu lo stesso Coppola che da solo fondò nel 1969 la American Zoetrope, con la quale finanziò uno dei suoi film più belli e delicati, The rain people (Non torno a casa stasera, 1969). Sembrava che Hollywood riscoprisse il suo passato, o addirittura guardasse a sé stessa come abbracciando idealmente l'intera sua storia, ben conscia che le cose non avrebbero mai più potuto essere come prima, non fosse altro che per gli strumenti tecnologici che il cinema aveva ormai a disposizione. Sin dagli inizi, infatti, la New Hollywood si era ingegnata in modo che le nuove concezioni del film e dei suoi modi di produzione e ripresa trovassero tecniche adeguate di realizzazione: la Cinemobile Mark IV era un veicolo concepito in modo tale da poter girare una scena in movimento o addirittura in corsa senza che l'immagine dovesse soffrirne. Ma si era ormai alla vigilia di una rivoluzione radicale, quella della digitalizzazione del cinema che uno dei giovani autori della nuova ondata, George Lucas, avrebbe utilizzato come forse nessun altro. È stato con l'invenzione e l'applicazione di queste tecniche che in sostanza è morta la New Hollywood, avendo esaurito la sua funzione primaria, ossia quella di fornire ossigeno a una cinematografia in profonda crisi, contribuendo sia con i capitali rastrellati sia con il turnover a rilanciare ancora una volta un cinema che era il suo esatto contrario. Un cinema d'epopea, di spettacolo, d'intrattenimento, di meraviglia, di eccesso e iperbole. Il circolo si era chiuso: Hollywood poteva continuare a essere Hollywood.

Introduzione alla storia e critica del cinema a cura di Fulvio Montano 1 PUNTO ZERO (Vanishing point, USA 1971, col 98 min)

Regia: Richard S. Sarafian Soggetto: Malcom Hart Sceneggiatura: Guillermo Cain Fotografia: John A. Alonzo Montaggio: Stefan Arnsten Musica: AAVV Interpreti: Barry Newman, Cleavon Little Produzione: Micheal Person

L’incipit del film è Kowalski alla guida della sua Dodge Challenger bianca. Ormai stremato dall’interminabile fuga coast to coast dalla polizia, continua a puntutre dritto lungo la strada davanti a sè. Un flashback ci riporta a Denver, dove ha inizio il suo viaggio, con Kowalski che consegna un’auto. Il suo referente insiste che si riposi un po', ma insiste per partire subito per la sua prossima consegna in California. Kowalski è stato un veterano del Vietnam, un agente della polizia giudiziaria, un pilota di auto da corsa e un motociclista. Dopo essere stato scoperto a fare uso di droga, perde il lavoro da poliziotto. Ha dovuto abbandonare la sua carriera da pilota di auto e moto da corsa dopo due incidenti quasi mortali e ha perso la fidanzata in un incidente mentre faceva surf. Dopo essersi fermato a un bar per motociclisti per comprare della benzedrina e aver fatto una scommessa con uno spacciatore su quanto tempo impiegherà per arrivare a San Francisco, esce da Denver.

Richard S. Sarafian (New York 1930 – Santa Monica 2013) Filgio di immigrati armeni scampati al Genocidio, Sarafian ha studiato legge alla New York University, passando poi al cinema, in cui eccelleva. Veterano della guerra in Corea e poi reporter a Kansas City, Sarafian incontrò un giovanissimo Robert Altman, che lo portò ad Hollywood e gli fece fare il suo assistente. Nel suo corto del 1956, The Magic Bond, interpreta anche una parte. In seguito sposerà Joan, sorella di Robert, dalla quale ebbe cinque figli: Deran, Damon, Tedi, Richard Jr. e Catherine. Tra le altre prove da regista si ricordano L’uomo che amò Gatta Danzante (1973) con , Sunburn, bruciata dal sole (1979) con Farrah Fawcett, A prova di vendetta (1986) con Gary Busey. La sua ultima fatica da regista è stata Solar Crisis, distrutto da critica e pubblico e disconosciuto dal regista, che non a caso si è firmato come Alan Smithee. Era il 1990. Sarafian è stato anche attore sin dall’inizio della sua carriera. Ha recitato per Barry Levinson in Bugsy a fianco di Annette Bening, Harvey Keitel e Warren Beatty. Per Beatty ha anche recitato in Bulworth - Il senatore, suo quarto film da regista. Lo abbiamo anche visto a fianco di Johnny Depp in Don Juan DeMarco - Maestro d’amore. Cospicua anche la produzione tv: tra gli episodi da lui diretti ci sono quelli per Batman, Jericho, Le Spie, fino a Zorro.

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