Archeologia E Storia Dell'arte
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Allma Mater Studiiorum – Uniiversiità dii Bollogna DOTTORATO DI RICERCA IN Archeologia e Storia dell’Arte Ciclo XXVII Settore Concorsuale di afferenza: 10 B/1-STORIA DELL’ARTE Settore Scientifico disciplinare: L-ART/02-STORIA DELL’ARTE MODERNA TITOLO TESI “IL LIBRO DI SPESE DIVERSE DI LORENZO LOTTO. ANALISI E COMMENTO” Presentata da: FRANCESCO DE CAROLIS Coordinatore Dottorato Relatore PROF. GUGLIELMO PESCATORE PROF. ssa SONIA CAVICCHIOLI Esame finale anno 2015 INDICE INTRODUZIONE p. 3 COMMENTO p. 90 BIBLIOGRAFIA p. 175 Anni 1542. A NATIVITATE. Libro di spese diverse 1542 p. 208 INTRODUZIONE Premessa L’analisi e il commento di una fonte, specie se si tratta di materiale di prima mano, sono attività di studio tanto necessarie alla comprensione del mondo in cui agisce un artista che una loro giustificazione può apparire superflua. Lo studio del Libro di spese diverse di Lorenzo Lotto, oggetto di questo lavoro di ricerca, potrebbe tuttavia risultare ridondante se si considerano le tre edizioni del testo già edite rispettivamente da Adolfo Venturi, Pietro Zampetti e Floriano Grimaldi, ma le ragioni per cui si è ritenuto opportuno sottoporre il testo ad una nuova disamina derivano dalla consapevolezza delle caratteristiche peculiari dello stesso e si intersecano con riflessioni di carattere più ampio. Innanzitutto è bene ricordare che il Libro è una fonte strutturata in forma di rubrica1, nella quale le note, trascritte in ordine alfabetico, fanno riferimento al bilancio patrimoniale dell’artista. Esse dunque riguardano commissioni, spese per il sostentamento personale e dei suoi allievi, tasse e regalie per parenti e amici. Circa poi il genere di questa fonte, più volte gli studi hanno ricordato come si tratti di un libro di conti, e del fatto che il pittore faccia uso di un rudimentale sistema a partita doppia, con i debiti (il dare) segnati sulla carta di sinistra e i crediti (l’avere) su quella di destra, ma mai ne hanno inteso il valore più autentico. Inoltre le diverse interpretazioni che sono emerse nel corso del tempo a questo proposito sono 1 È significativo, e lo si vedrà più avanti, notare che questo dato mai si ricava dalle trascrizioni approntate dalle tre edizioni del Libro. conseguenza della scarsa attenzione posta tanto dai curatori delle diverse edizioni del manoscritto che dalla mancanza di studi specifici2. Discende dal primo rilievo una riflessione di carattere metodologico, riferita allo stretto rapporto che lega le fonti e i manufatti artistici, specialmente quando per le prime si tratta di materiali autografi, come in questo caso, e non di opere storiografiche scritte da terzi e in epoche successive. In questo senso, la lucida riflessione che Giovanni Previtali sviluppava in apertura alla sua Introduzione all’edizione critica curata da Evelina Borea de Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni di Bellori risulta particolarmente calzante3. Lo studioso, di fronte al proliferare di testi in anastatica, difendeva il lavoro dello storico dell’arte nell’approntare l’edizione moderna di una fonte sostenendo la necessità di porre il materiale a vaglio della critica e ai rischi posti dalla soggettività di quest’ultima. Per Previtali è compito dello storico dell’arte leggere la letteratura artistica e non limitarsi ad un passivo atto di consultazione, innanzitutto perché è solo attraverso le fonti che si può, aiutando e non forzando la interpretazione (per sua natura ambigua) dei testi figurativi, trovare quelle relazioni tra mondo dell’arte e mondo della parola, degli interessi, delle idee, che ci consentono di vedere unitariamente ed al di fuori di ogni estetismo una società del passato, e di 2 Mi si permetta di segnalare quale eccezione il mio breve contributo, che però rientra in questa riconsiderazione generale del Libro DE CAROLIS 2013a, pp. 47-53. Di taglio specialistico è la ricerca rimasta inedita, ma non sconosciuta ad alcuni specialisti dell’artista, di Tommaso Astarita dal titolo “Mercenario de le proprie fatice”: A Paiter in sixteen-century Italy, nella quale lo studioso, allora studente alla Johns Hopkins University di Baltimora, indaga le carte del Libro rilevando un profilo commerciale e sociale molto attivo. Si ringrazia lo studioso per la generosità con la quale ha messo a disposizione questo vecchio paper. 3 PREVITALI 1976, pp. IX-XII. A tal proposito è eloquente che il progetto più ambizioso sulla letteratura artistica italiana di questi anni sia promosso dal CASVA della National Gallery of Art di Washington per l’edizione critica in lingua inglese della Felsina pittrice di Carlo Cesare Malvasia, così come s’inserisce in questa dimensione la pubblicazione del Cominciamento e progresso dell’arte dell’intagliare in rame di Filippo Baldinucci a cura della stessa Borea nel 2013. ritrovarne, questo è l’essenziale, l’unità organica attraverso le mediazioni reali; non contentandosi semplicemente di una unità astratta, aprioristicamente presupposta e costruita attraverso l’arbitraria coniugazione di dati che per essere ‘sincronici’ non sono, per questo solo fatto, tra sé correlati4. Queste parole, dunque, chiariscono il primo punto necessario alla comprensione del lavoro sul Libro di spese diverse: le note che Lotto registrava nel manoscritto di Loreto devono essere poste ad un serrato confronto con i suoi dipinti, sia per una maggiore comprensione dell’articolato contesto nei quali essi furono realizzati, sia per capire il valore materiale che essi rappresentano nella produzione lottesca. Volendo essere più chiari, attraverso il libro contabile dell’artista non ci si può accontentare semplicemente di prendere atto degli elementi oggettivi correlati alle opere superstiti, quali possono essere ad esempio i riferimenti circa la datazione e la committenza, o peggio alla formulazione evidentemente arbitraria di un suo profilo psicologico, ma definire un tracciato storico in cui il lavoro di ricerca diventa determinante alla comprensione del pittore e della sua produzione. Nel rapporto con il manoscritto si tratta in sostanza di compiere un atto critico, obiettivo primo di questo lavoro. La seconda ragione per la quale ha valore affrontare tale ricerca fa riferimento al contenuto delle notazioni prese da Lotto e all’interpretazione talvolta fuorviante che ne è stata data dalla critica. Essendo l’attività di lettura anche e per forza di cose interpretazione, è necessario stabilire come leggere la fonte affinché si ricavi il maggior numero di informazioni utili. È bene chiarire che in questo caso ci si trova di fronte ad un testo in cui il valore della forma espressiva è sempre stato trascurato a vantaggio tutto del peso storico del contenuto. Questo perché si tratta di un libro contabile che, pur non appartenendo ad un genere ben delineato come una biografia o un’autobiografia, va 4 IVI, p. XI. comunque sottoposto ad una sintesi storiografica moderna. È forse per l’esclusivo interesse verso i manufatti oggetto di questi testi che gli storici dell’arte hanno sondato tale tipologia di materiale documentario in modo del tutto limitato. Al contrario, da tempo si può riscontrare non solo in campi come la storia dell’economia e della cultura materiale, ma anche in letteratura, alcuni casi in cui la modestia formale di scritti come le ricordanze non ha limitato il loro studio e l’indagine delle specificità proprie del genere letterario5. La ricerca prende quindi le mosse anche dall’esempio fornito da altri campi dell’analisi storica per chiarire ulteriori aspetti della personalità di Lorenzo Lotto e che fanno riferimento al suo modo di vedere e di interpretare la realtà, ma anche di pensare. In altre parole un’ulteriore ragione di questo studio mira a cogliere la mentalità del pittore attraverso le carte del Libro di spese diverse. I registri compositivi Il Libro di spese diverse è essenzialmente il libro mastro dove Lorenzo Lotto per oltre tre lustri annotò le operazioni relative alla propria attività di pittore. L’ambito nel quale si riconduce questo testo è dunque quello dei libri contabili di artista, di cui sono sopravvissuti diversi esemplari, e che coprono un arco di tempo molto ampio. In tale panorama, il mastro del pittore veneziano si distingue per la quantità di contenuti relativi al suo lavoro e per l’omogeneità dei registri compositivi. 5 Mi riferisco in particolar modo agli studi di Christan Bec (cfr. soprattutto BEC 1967 E IBID. 1983). È un punto di partenza pieno di stimoli anche la panoramica dove lo stesso studioso ricorda quanto una ricerca sistematica sugli artisti scriventi e non tanto scrittori sia stata ancora poco sviluppata (cfr. IBID. 1988, pp. 81-99). In particolare si fa riferimento al volume, prezioso anche per lo storico dell’arte, di Marziano Guglielminetti sul genere autobiografico da Dante a Cellini. Lo studioso, nonostante il considerevole numero di esemplari di scarsa considerazione letteraria si concentra infatti a quelle che sono fonti riconducibili solo al genere autobiografico. In proposito affermava infatti:«Ma se le ‘ricordanze’, le lettere e i diari non si risolvono per gli artisti in autobiografia, non vuole dire che la ricerca di essa, dei suoi documenti, non sia da farsi altrove» (GUGLIELMINETTI 1977, p. 294). Per capire esattamente cosa egli scrisse e le modalità con cui riportava le informazioni è necessario aver presente cosa fosse un registro a partita doppia, la forma contabile che più si avvicina a quella utilizzata per gran parte del manoscritto lauretano. A questo scopo credo sia utile riportare la descrizione, di certo più completa ed autorevole di quanto io possa fare, con cui Frederic Lane nella sua Storia di Venezia descrive le caratteristiche di cui si componeva un mastro a partita doppia: Ogni operazione era analizzata in debito e credito e registrata giorno per giorno in un giornale, con Per (p) davanti al nome a cui la somma andava addebitata, e, dopo una sbarretta, //, una A davanti al nome a cui andava accreditata. […] Dopo che ogni operazione era stata così analizzata e registrata in ordine cronologico, ciascun debito e credito era registrato anche su un libro più grande, il «quaderno», al fine di raggruppare insieme per l’analisi delle operazioni che riguardavano la stessa persona o la stessa impresa.