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DI UCO DA CARPI E DEL" " ITALIANO

L fervore di studi accesosi da tempo in prima tavola i contorni incavati dappertutto, I qua intorno al "chiaroscuro" italiano, I) ha meno che nei punti ove tali contorni non risul­ avuto il suo naturale coronamento nella XXXI tano nel disegno originale " tocchi del nero Mostra del Gabinetto Nazionale delle Stampe, della penna". Così esso viene a differenziarsi ordinata quest'anno in Palazzo Corsini e dedi­ subito, anche dove i legni adoperati sieno cata appunto a codesta caratteristica ed attraen­ ancora due e non tre, dal Il camaieu" tedesco ed tissima forma d'arte. olandese, nella cui tavola di base invece "il , nel dare notizia dei "chia­ profilato del tutto, direbbe il Vasari, è incavato roscuri" di Ugo da Carpi, dice: " Feceli di tre per tutto". Lo stesso Giovane sorpreso dalla pezzi, ponendo nella prima (tavola) tutte le cose Morte di Jobst de Negker,3) che si vanta, con profilate e tratteggiate; nella seconda tutto quello altri pezzi, di essere stato intagliato nel modo che è tinto accanto al profilo, con lo acquarello del chiaroscuro italiano, coi tratti in nero limi­ per l'ombra; e nella tati alle sole ombre terza i lumi e il più forti e non se­ campo". Ma poi, guìti per tutto il nel descrivere il contorno, risulta, a modo adoperato ben guardare, per­ per intagliare le di­ fettamente delinea­ verse tavole, spiega to e definito nella che" la prima a for­ seconda tavola. Se marsi è quella dove il de Negker, dun­ il profilato del tutto que, nel 1512, in è incavato per una lettera all' im­ tutto, salvo che dove peratore Massimi­ e' non ha i profili liano, asseriva di tocchi del nero della non aver avuto pre­ penna II' 2) decessori,4) U go da Con queste ulti­ Carpi, rivolgendosi me parole lo storico nel 1516 al Senato aretino viene a sta­ di Venezia per chie­ bilire inconsapevol­ dere " prostrato" mente la differenza di essere protetto iniziale delle xilo­ dai con traffa ttori, grafie plurilignee volendo egli conti­ italiane da quelle nuare a "viver del d'altri paesi, ren­ solito esercizio suo" dendo vane a priori ben poteva affer­ le dispute insorte mare di non aver dipoi sulla prece­ avuto neppur lui denza dell' invenzio­ predecessori, essen­ ne. Il chiaroscuro dogli effettivamente di U go da Carpi, occorso di trovare dunque, reca nella UGO DA CARPI: ERCOLE SOFFOCA IL LEONE N~MEO (DA G. ROMANO) " modo nuovo di ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

nuove possibilità e preparò il miracolo del chiaroscuro. Le prime xilografie a due legni di Ugo da Carpi si tengono sullo stesso piano dei "camaieux,,: alla tavola fondamen­ tale è affidata l'espressione del disegno tratteggiato per intero, come in una comune xilografia, mentre alla seconda tavola è affidata la funzione di una me­ zatinta unita, dal cui piano sono stati asportati i lumi. Tali lumi però sono contenuti entro i confini chiusi ed esatti del tratteggio ricavato dal primo legno, il quale può perciostesso essere impresso anche da solo, senza che la significazione del disegno ne soffra. Esempi tipici di stampe di questo genere, nella produ­ zione di Ugo da Carpi a noi giunta, sono, fra le stampe esposte a Palazzo Corsini, l'Invidia scacciata dal tempio delle Muse 6) e l'Ercole che soffoca il leone nemeo. 7) La differenza comincia a manifestarsi là dove Ugo imprende a distribuire la significazione del disegno fra le due ta­ vole, interrompendo il contorno su quella UGO DA CARPI: LA SIBILLA (DA RAFFAELLO) - CONTRINTAGLIO ('?) dei tratti e riprendendolo per via di lumi sull'altra del piano di tinta. È questo stampare chiaro et scuro". 5) Quali erano i il caso della Sibilla che legge, 8) considerata dal risultati di codesto nuovo modo? Ottenere, Vas ari come il primo "chiaroscuro" di U go. per dirla sempre col Vasari, "con le stampe L'osservazione dello storico, secondo cui il di legno carte che paiono fatte col pennello". "profilato" non è "incavato per tutto ", trova Ugo da Carpi non era buon pittore, e Miche­ qui la sua giustificazione. Ma Ugo, uomo "di langelo, nel leggere l'iscrizione da lui apposta acutissimo ingegno", capisce c~e si può andare sotto la S. Veronica col Sudario, "fata senza oltre nella imitazione dei disegni con le stampe penelo '" cioè "coi diti '" avrebbe esclamato: di legno, e se due tavole san bastate a rom­ Il meglio sarebbe stato che avesse adoperato pere la chiusa linearità della xilografia mono­ il pennello e l'avesse fatta in migliore maniera ". lignea, tre gli permetteranno di distribuire su Per quali vie, dunque, incidendo, egli si sarebbe vari piani i toni selezionati dell' originale, imi­ accostato alla pittura più degli altri incisori? tandone compiutamente il modo (" che paiono La xilografia fu, per tutto il Quattrocento, dalla fatte col pennello ,,). Vergine di Malines al Sogno di Polifilo, mono­ " ... Preso animo, dice sempre il Vasari, tentò lignea, e si limitò a riprodurre più o meno fedel­ Ugo di far carte con stampe di legno di tre mente disegni lineari, con effetti che poggiavano tinte .•... e gli riuscì in modo anche questo che interamente sulla capacità riassuntiva del con­ condusse una carta, dove Enea porta addosso torno, anche dove un tratteggio elementare era Anchise, mentre che arde Troia. Fece poi un usato ad assecondare intenzioni di ombra e di Deposto di Croce e la storia di Simon Mago, modellato. Con l'uso di più legni, invece, sosti­ che già fece Raffaello nei panni arazzo.... E tuendo alla linea il piano di tinta, offrì a sè stessa similmente Davide che ammazza Golia, e la ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

UGO DA CARPI: LA CONVERSAZIONE, DETTA U RAFFAELLO E LA SUA AMANTE" (DA RAFFAELLO) CONTRINTAGLIO (Fot. Calderisi) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

UGO DA CARPI: DAVIDE E GOLIA (DA RAFFAELLO)

fuga dei Filistei, di che aveva fatto Raffaello cursore geniale delle audacie luministiche del il disegno per dipingerla nelle logge papali, e Tintoretto. Secondo il Ticozzi egli avrebbe dopo molte altre cose di chiaroscuro ... " 9) aperto quasi "nuova via di pittura a chiaroscu­

L'animo di Ugo però non doveva fermarsi ro,,; 12) secondo la Pittaluga avrebbe distan­ nemmeno qui: il suo desiderio di "fingere il ziato "per breve ora, ma di lungo tratto, la chiaroscuro" in modo sempre più compiuto lo pittura, dominata da geni universali". 13) Ana­ porterà a fare stampe con quattro legni, come lizziamo ora la novità del Carpigiano e vediamo quel monumentale Diogene dal Parmigiani no, IO) se, nell' intenzione degli scrittori antichi e in che suscitò in ogni tempo l'ammirazione degli sè stessa, essa possa considerarsi veramente tale studiosi e degli artisti. Lo stacco dal " camaieu", rispetto alla pittura o alla incisione soltanto. Il come lo praticavano Luca Cranach, Pilgrim, il punto in cui Ugo incomincia a staccarsi dagli Burgkmair, Jobst de Negker ed altri, è così intagliatori del suo tempo e dalle stesse sue completo. Tecnica inusitata, dunque, risultati prime opere, è quello dove, servendosi, come sconosciuti per l'innanzi nel campo dell'in­ abbiamo visto, ancora di due tavole, toglie alla cisione, modo veramente nuovo di spiegarsi le prima il còmpito di esprimere per intero il immagini e configurarle nel gioco meraviglioso contorno del disegno. Ma ciò, nuovo nell'arte dei legni sovrapposti. II) dell' intaglio, non doveva esserlo invece in quello della pittura, se il modello stesso su cui Si è voluto vedere in Ugo da Carpi un asser­ l'intagliatore costruiva le sue opere non aveva, tore del principio tonale, in opposizione al come dice appunto il Vas ari, i suoi profili dap­ principio formalistico del suo tempo, e un pre- pertutto "tocchi del nero della penna" . Si

272 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte trattava, dunque, d'interpretare xilograficamente colore di moto di luce da cui la nostra arte una nota ch'era diggià nell'opera dell'inventore, era già da tempo sollecitata, e specialmente ed Ugo lo fece con appropriato artificio, inter­ nel modo di risolverlo, trovando al carattere rompendo il contorno della tavola basilare, nei dell'originale un equivalente nel linguaggio del­ punti ov' esso veniva a coincidere coi lumi sco­ l'incisione, sta il proprio della riforma chiaro­ perti del disegno, e riprendendolo, con l'inta­ scuristica. Si capisce che la soluzione viene glio dei lumi medesimi, nella seconda tavola. offerta all'intagliatore dai modelli stessi. Basta L'effetto, crepuscolarmente accennato nella sola mettere a confronto il disegno della Sorpresa testa del S. Giovannino nel deserto 14) e rag­ del ch'è al Louvre e il corrispon­ giunto con maggiore ampiezza nella Sibilla che dente chiaroscuro,r5) per convincersene. La forma legge, dovette essere per lui stesso una rivela­ lignea, con le sue macchie localizzate, i suoi vigo­ zione ed aprirgli insospettati orizzonti. Ma rosi segni neri discontinui, i contorni mancanti certo che, se avesse avuto a modello disegni nelle parti in luce o segnati con tratti più chiari, nordici, Ugo avrebbe continuato a "grattare in è, se non tutta spiegata, chiaramente suggerita dal dentro" i suoi legni, senza uscire dalla prigione pittore. Solo che, ingrossandosi di necessità, del contorno, e non sarebbe mai giunto al "chiaroscuro, , . Più tardi, con le stampe a tre e quattro legni, spezzato il con­ torno nella prima ta­ vola, Ugo potrà ri­ prenderlo oppure suggerirlo, per diffe­ renza di tono, nelle altre, riuscendo così a stampare carte che parevano veramente "fatte col pennello". È questa la novità più sensazionale d e c a n - tata dal Vasari, ma lo stesso storico aretino la riferisce al fatto proprio dell'incisione e non della pittura, in cui, per poter stabilire il paragone, egli do­ veva ragionevolmente presupporla. Modelli condotti col pennello, xilografie come "fatte col pennello,,: nel­ l'intuizione di questo rapporto, che veniva fatalmente a coinci­ dere coi problemi di UGO DA CARPI: LA DEPOSIZIONE (DA RAFFAELLO) (Fot. Calderisi)

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UGO DA CARPI: DISEGNO PREPARATORIO PER IL CHIAROSCURO A QUATTRO LEGNI DEL I( SATURNO"

nel legno, i tratti neri, ed abbassandosi in mag­ spetticamente indirizzati, adottato da Marcan­ gior misura, nel processo di riduzione dei tonio Raimondi sul rame, nella pratica xilo­ piani, il tono delle parti in mezza luce, lo grafica dovevano rivelarsi inadatti ad un'espres­ stacco ne risulta più forte. Lo stesso dicasi di sione per tratti contigui: il S. Giovannino nel Pan e la siringa, 16) la cui deformazione lumi­ deserto assomiglia, portato sul legno prima nosa è già tutta nell' originale. Solo che in questo della risoluzione chiaroscuristica, a un cammeo i piani sono perfettamente intuiti e collocati nello contornato da un fil di ferro. Peggio cheun'inci­ spazio con esattezza tonale, mentre nel chiaro­ sione in rame ! Con ciò non vogliamo dire che scuro, per eccesso di esemplificazione, sono frain­ nessun margine rimanesse all'attività spirituale tesi e confusi fino al punto di far saltare avanti del chiaroscurista; c'era naturalmente da sele­ l'avambraccio sinistro del Fauno. E se i disegni zionare i toni, riducendoli all'essenziale ed asse­ di Raffaello per chiaroscuro erano fatti allo gnando loro la parte che dovevano rispettiva­ stesso modo, come certi esempi a penna, acque­ mente avere sul legno ; ciò ch' egli faceva sempre rello e biacca a noi giunti ci autorizzano a traendo dall' originale un disegno preparatorio, pensare (vedi il Morbetto e la Liberazione di come quello fatto dal Carpigiano pel "Saturno" S. Pietro agli Uffizi), 17) bisogna dire che tutti di Francesco Mazzuola. 18) Ma non è vero che gli elementi della soluzione erano in essi. Ma il chiaroscuro carpigianesco sia l'indice della anche altri disegni di Raffaello, che sembre­ dissoluzione interna del principio incisorio rai­ rebbero, pel loro carattere prevalentemente for­ mondiano e che in esso il contorno venga ad malistico, non dover giustificare diverso modo essere negato ed annullato: ove non sia ripreso d'incidere da quello a tratti modellanti, pro- ed esplicitamente seguito nel legno di tono

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UGO DA CARPI: DIOGENE (DAL PARMIGIANINO) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

preferenze e finisce per mettere in luce ciò che dell' originale meglio coincide con l'attività del suo spirito, distinguendolo quasi dal resto e fa­ cendone, in armonia con la pratica quotidiana del mestiere, oggetto legittimo della sua specializzazione. In questo senso, tanto Marcantonio quanto Ugo, rispetto ai modelli cin­ quecenteschi, sono nel vero: messi insieme ci aiutano ad intenderli meglio, fedeli in ciò al còmpito dei traduttori e degli imitatori, i quali, isolando, perchè più congeniali al loro spirito, questo o quel pregio, questo o quel difetto di un artista, finiscono per sgombrare ai futuri la via per comprenderlo. D'altra parte, un paragone, come si è tentato di fare, tra il modo d'incidere di Marcantonio e quello di Ugo, non può reggere, per la ANTONIO DA TRENTO: S. GIOVANNINO NEL DESERTO (DAL PARMIGIANINO) semplice ragione che si tratta di (Fot. Calderisi) modi diversi, in dipendenza della immediatamente più basso, il contorno risulta eterogeneità del mezzo, di giungere all'espres­ sempre più che preciso dalla linea di confine fra sione, e soprattutto perchè l'impressione per i toni delle diverse tavole. E così non è annullata piani, propria dei legni sovrapposti, non era la linea modellante, immancabilmente viva ed propria invece del rame, schiavo per sua natura attiva nell'andamento prospettico dei tagli, anche della linea; si consideri che, anche quando si fos­ in stampe tra le più evolute di Ugo, come la sero voluti ottenere effetti di macchie localizzate Pesca miracolosa 19) e lo stesso capolavoro a di tono differente, sarebbe stato necessario ricor­ quattro legni, il Diogene, ove 1'intagliatore non rere ad un accostamento di linee, qua più fitte là ha potuto fare a meno di una modellazione più rade, qua più lievi là più profonde, ma linee, dentata a sega, ch'è il segno del massimo sempre linee. Allorchè più tardi qualche acqua­ ossequio alla forma. fortista volle riprodurre, in un ingegnoso facsi­ Il chiaroscurista, insomma, si proponeva un mile, alcuni di codesti chiaroscuri, dovette limi­ problema di fedeltà, non di trasformazione; vo­ tarsi a quelli di più esteso ed evidente contorno leva non tanto "fingere il chiaroscuro" di ed escludere dalla riproduzione i piani di tinta, quell'antichissimo modo di disegnare così chia­ come può vedersi nelle caratteristiche prove della mato, o di quella pittura murale per cui, a Vergine delle rose di Antonio da Trento 20) e detta dell'acerrimo Milizia, "i palazzi ed i tem­ dell'Adorazione dei Magi 21) (con la sigla del­ pii si sono popolati di effigie d'uomini verdi, l'Andreani) esposte nella Mostra di Palazzo Cor­ turchini, rossi", quanto" fingere il chiaroscuro" sini. "Breve forma" definiva appunto Andrea implicito nei suoi stessi modelli, così come si Andreani 22) la sua arte, caratterizzandone così proponeva di fingerlo Marcantonio, vedendo ne inconsapevolmente tutta l'essenza: breve, sia in perd> la parte più statuariamente formale. In confronto dei modelli, ch'era portata ad esem­ ogni finzione, si sa, ciascuno che non sia un plificare, sia in confronto dell'incisione in rame. copista inerte, porta sempre le sue proprie Senza dire che il problema del tono, intenso nel ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

ANTONIO DA TRENTO: IL MARTIRIO DEI S5. GIOVANNI E PAOLO (DAL PARMIGIANINO)

GIUS. mc. VICENTINO: DISEGNO PREPARATORIO PEL CHIAROSCURO A TRE LEGNI DELL' Il ADORAZIONE DEI MAGI"

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GIUS. NIC. VICENTINO: GESÙ RISANA I LEBBROSI (DAL PARMIGIANINO)

senso esatto della parola, Marcantonio se l'era Problema di fedeltà, abbiamo detto; ma tra­ posto e lo aveva pure risolto, creando propria­ durre, anche con propositi di fedeltà, è sempre mente, nelle sue opere migliori, profili "di tono" un modo di apprendere, spiegare a sè stesso sugli sfondi, senza linea evidente di contorno. un'opera d'arte, trovandole nel proprio lin­ Ma una cosa è il profilo ottenuto col segno guaggio un equivalente altrettanto vivo; altri­ diretto su una lastra, come nell'incisione in rame, menti si fa opera di ripetizione, si copia. Fin e un'altra quello non segnato, ma risultante dalla dove, dunque, Ugo copia, e dove invece inco­ coincidenza di due legni, diversamente intonati. mincia a rivivere il fantasma ricreandolo '? È questa l'anima secreta del "chiaroscuro,,; Riconoscergli le pretese rivelazioni tonali è, è da questa resultante di un fatto quasi mec­ come abbiamo visto, impossibile; altrettanto canico che ad esso viene, come sprigionandosi impossibile è attribuirgli la divinazione lumi­ dalle maglie insufficientemente c,hiuse del nistica; il suo linguaggio comincia veramente a disegno originale, il dono miracoloso della individuarsi nel momento stesso in cui le imma­ luce, e l'artista se ne giova per potenziare gini assumono la veste lignea, cambiano, sta­ i suoi fantasmi e dar loro il crisma della remmo per dire, pelle. Egli non costruisce, per eternità. 23) la natura stessa della sua arte, sull'immediato ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte dell'ispirazione. Avuto il disegno originale, lo segnati, ciascuno col suo tono, dal pennello, decompone mentalmente in tante parti quante e trasportarli sulle singole tavole. Ma que­ sono le tavole da intagliare e da questa decom­ s1' opera di scomposizione materi ale è fatta in posizione nasce il disegno preparatorio sulla vista di un organismo da ricomporre definiti­ scorta del quale dovranno essere scavati i legni. vamente, di un fantasma da ricostruire e resti­ Nulla può informarci sui modi del suo procedi­ tuire animato a sè e agli altri. Ed ecco l'artista mento, meglio dell' esame di qualcuno di codesti animarsi a sua volta, e il mezzo tecnico, rav­ disegni. Il Gabinetto Nazionale delle Stampe di vivato per istrada dalla fantasia, partecipare Roma possiede propriamente quello, che ci è irresistibilmente della grazia dello stile. In co­ occorso di identificare ed esporre in questa desto trasferimento dalla carta al legno è la sua trentunesima Mostra, preparato, come abbiamo poesia, il suo passaggio dal mondo inerte della visto, per l'intaglio a quattro legni del Saturno. imitazione a quello incantato della creazione: la Il soggetto richiama, per le sue forme e per luce, nel suo duplice aspetto di chiaro e di scuro, il sentimento michelangiolesco che l'ispira, il non più legata al disegno come sulla carta, ma da Diogene; ma in questa pur larga e vigorosa essa staccata, restituita quasi, per necessità di riedizione del Carpignano esso ha perduto la procedimento, alla sua libertà, sembra piegar­ sua spontaneità, il suo lirismo agitato: tutto vi glisi tra le mani a nova obbedienza; l'immagine è calcolato con esattezza, in vista di un'ulteriore applicazione pra­ tica: fin qua i tratti robusti del contorno in ombra, fin là questa o quella gradazione di scuro, ac­ curatamente distesa entro i confini segnati dalla preventiva scompo­ sizione mentale; in fondo la mez­ zatinta del " campo "' sulla quale sono stati segnati, nella loro precisa positura e dimensione, i lumi. Il movimento centrifugo, nimbale e sbavato, del disegno parmigiani­ nesco, qui si coagula, si rassoda, si dà veramente un limite. Il pro­ cesso trasfiguratore del Carpigiano si svol ge, come si vede, in senso diametralmente opposto a quello attribuitogli. Però bisogna rico­ noscere che tanto gelo, riportato sul legno, si scioglie, ribolle, torna a circolare come sangue vivo. È la materia che trascende le intenzioni o l'artista che in essa si trasfigura? Fin qui la scomposizione è stata solo men­ tale, finta, quasi, sul piano unico della carta ; coll' opera d'intaglio invece essa comincia ad essere vera, materiale addirittura; si ANDREA ANDREANI : GESù DEPOSTO NEL SEPOLCRO (DA RAFFAELLO MOTTA tratta di separare i piani di tinta DI REGGIO) (Fot. Calderisi)

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a grado a grado si configura, s'in­ carna, come la creta tra le dita dello scultore, cessa finalmente di essere tutta dell' altro, di colui cioè che l'ha pensata e vista per primo, diviene anche a lui intima, è sua, come sua è la materia di cui si serve, il bel legno venato e odoroso di campi, suoi sono gli scalpelli e le lancette con cui lo va assalendo. E quando nell'acco­ starne le parti sotto il "torculo", "sicchè elle abbino il medesimo incontro '" vede l'immagine ricomporsi sotto i suoi occhi, sente che così se la figurava lui, non come gli era occorso di fis­ sarla nel cartone preparatorio, e che solo per vederla in quel modo l'ha perseguita, inferendole tra fibra e fibra le sue appas­ sionate ferite. 24) ALFREDO PETRUCCI

I) Vedi REICHEL A., Die clair-obscur­ schnitte des XVI, XVII und XVIII jahrunderts, Wien, 1925; PITTALUGA M., L'incisione italiana nel Cinquecento, Mi­ lano, 1930; SERVOLINI L., La xilografia a chiaroscuro italiana, Lecco 1930, e la copiosa bibliografia i vi contenuta. 2) VASARI, I e V. 3) da H. Burgkmair: BARTSCH, Le peintre-graveur, XII, VII, 40. 4) Vedi SEIBT W., Helldunkel, III, A. M. ZANETTI: MADONNA E SANTI (DAL PARMIGIANINO) Frankfurt a Main, 1891. 5) Vedi GUALANDI, Memorie originali riguardanti le venire ad esigenze d' individuazione stilistica, il suo belle arti, , 1841. ricorre spontaneamente alle labbra. Così lo stesso Bartsch 6) da Bald. Peruzzi: B. VIII, 12. non esita ad assegnargli chiaroscuri che in esemplari 7) da Giulio Romano: B. VII, 15. a lui sconosciuti o da lui male osservati portano perfino 8) da Raffaello: B. V, 6. altre firme, come la Raccolta (da Giulio Romano, 9) I chiaroscuri qui citati dal VASARI sono propria­ B. X, 24), segnata dal Maestro Y. H. S., e il Davide mente: La fuga di Enea (B. VI, 12); La deposizione e Golia a due legni (B. I, 7), che reca, come può dalla Croce (B. II, 22); La morte di Anania, detta er­ vedersi proprio nell'esemplare dell'Albertina, il nome di roneamente La storia di Simon Mago (B. II, 27); Alessandro Gandini. D'altra parte la materia delle Davide e Golia (B. I, 8), tutti da Raffaello. attribuzioni, in fatto di chiaroscuri, è tuttora per certi IO) dal Parmigianino: B. VI, IO. riguardi indefinita. II) TI COZZI, Dizionario degli architetti, pittori e scul­ 13) Op. cito tori, 1830-33. 14) da Raffaello: B. IV, 16. 12) In Ugo da Carpi è compendiato e idealizzato lo 15) dal Parmigianino : B. X, IO; disegno al Louvre, spirito del chiaroscuro. Dalle sue mani sono usciti i più n. 6433. bei legni, e quando di fronte a qualche opera eccel­ 16) dal Parmigianino: B. VII, 24; disegno al Lou­ lente non è possibile fare un altro nome, senza contrav- vre, n. 6413. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

17) Uffizi, Gab. dis. n. 525 e 536 Cat. 1. modo tutto suo di non appoggiare mai la modella­ 18) B. VII, 27. Il disegno preparatorio di Ugo porta zione sui contorni della tavola basilare e risecare qua e nelle collez. Corsini il n. 125661. Un altro disegno pre­ là, estenuandoli, i tratti di questa, con un sentimento paratorio per un chiaroscuro a tre legni, esposto nella che, se non è più quello del Carpigiano, ha però la Mostra di Palazzo Corsini, è quello dell' Adorazione sua profonda ragion d'essere estetica. Il Gesù deposto dei Magi orizzontale (n. 69174), scambiato finora per nel sepolcro da Raffaellino da Reggio (B. II, 24), una prova di stampa del corrispondente intaglio attri­ da lui portato su quattro legni, è veramente, con buito al Vicentino. quella luce bionda che s'irraggia misteriosamente dal 19) da Raffaello : B. II, 13. corpo del Cristo a tutta la composizione, una cosa 20) dal Parmigianino : B. III, 12. L'acquaforte, prova bellissima. e controprova, porta nelle collo Corsini i numeri 69170 23) Un preciso senso della distribuzione dei legni, in e 69169. servigio della funzione luminosa, ha Domenico Beccafumi 21) dal Parmigianino : B. II, 2. Il chiaroscuro origi­ quasi contemporaneo di Ugo e non meno ingegnoso di nale, rintagliato in seguito dall' Andreani, è attribuito lui, già scaltri tosi forse nel gioco di scomposizione de­ a G. N. Vicentino. L 'acquaforte, in due esemplari, di gl' intarsi marmorei del Duomo di Siena, fatti pure, come cui uno stampato su cartapecora, porta nelle collezioni dice il Vasari, " a uso di chiaroscuro,,: ma per il loro Corsini i numeri 69173 e 69175. Antonio da Trento e carattere antipittorico, quasi marmoreo, come le tar­ Giuseppe Niccolò Vicentino derivano elementi comuni sie a cui si è portati irresistibilmente a riferirle, le dal Parmigianino, che ne alimenta quasi esclusivamente chiare carte del Mecarino restano, rispetto a quelle del l'attività. L'uno e l'altro sono disegnatori perspicui Carpigiano, in un piano inferiore. rapidi precisi, e mostrano, nel dare veste lignea all'ele­ 24) Il Vicentino è considerato non senza ragione il mento specialmente lineare dei modelli, spiccata capa­ più degno continuatore di Ugo. Ma le sue carte stam­ cità di sintesi, conferendo al tratto intagliato ciascuno pate differiscono sempre, e non pel solo ritmo lineare, un suo ritmo, il primo con tendenza all'arrotondamento, da quelle del Carpigiano. La distribuzione dei tratti e il secondo con tendenza alla distensione. L'uno accenna dei piani di tinta è in esse eccessivamente nitida e sempre ad aggomitolarsi, l'altro a smatassarsi. Con tale distaccata: troppo evidente risulta il meccanismo del criter.io differenziale è possibile procedere alla spartizione procedimento pluriligneo, troppo distinti sono gli ele­ dell'opera di questi due intagliatori, tanto simili e menti della sintesi, e annullato è il mistero che tanta spesso confusi fra di loro. In ogni modo, fra i dubbi parte aveva nelle stampe di Ugo. Ma se al Vicentino legittimati da qualche pezzo ambiguo, non hanno ra­ appartiene anche l'Adorazione dei Magi orizzontale, gione di essere quelli sul Martirio dei SS. Giovanni e bisogna convenire che quest'artista, prima di giungere Paolo (dal Parmigianino, B. IV, 28), che taluni so­ ai legni, era sollecitato da una visione più pittorica spettano oggi non essere di Antonio, basandosi sul fatto dell'insieme, la quale, al contrario di quel che avveniva ch'egli non avrebbe mai usato tre legni, mentre è vera­ per Ugo, rischiava di esaurirsi sul disegno preparatorio. mente impossibile riconoscergli la paternità di Psiche Abbiamo di lui, appunto, il piccolo cartone appron­ onorata dal popolo (dal Salviati ?, B. VII, 26), un tato (vedi nota 18) per l'intaglio ~a tre legni dell'Adora­ chiaroscuro da cui il suo particolare ritmo lineare, tanto zione: un gioiello di pittoricità. Anche qui, natural­ scoperto nel Martirio, è del tutto assente. I disegni mente, la distribuzione chiaroscurale è suggerita in più del Parmigianino che Antonio da Trento transfuga aveva " breve forma" dal modello del Parmigianino (Louvre, portato con sè per le vie del mondo, furono nel 700, n. 6377). Ma ciò che di più attivo nel processo di come si sa, ritrovati ed intagliati ad uso di "chiaroscuro" " abbreviamento" Ugo riserba alla reincarnazione li­ dal Conte Antonio Maria Zanetti. gnea dei sui modelli, il Vicentino invece pare che 22) Figura veramente interessante è quella di Andrea abbia fretta di deporlo subito sul cartone, col pennello Andreani. Molti dei legni che portano il monogramma intinto in una terra gialla che sembra polvere d'oro. di questo provetto intagliatore erano finora considerati Avviene così che la visione, determinatasi qui compiu­ come fraudolente appropriazioni di legni altrui, mentre tamente, non abbia quasi più nulla da chiedere ai legni, il sono dei rintagli ex novo, fatti con arte consumatissima. cui intaglio diviene, fra le sue mani esperte, una comune L'Andreani, in ogni modo, fu fecondissimo produttore pratica di mestiere. Ugo, mediocre pittore, tende, in­ di legni originali, e se nei rintagli si attenne strettamente somma, al legno e vi arriva, dopo la calcolata sosta ai modelli, sacrificando alla fedeltà ogni accento d'indi­ sul [cartone, in istato di piena attività fantastica; viduazione, negl' intagli di prima mano affermò invece Giuseppe Niccolò, pittore certo più sensibile, si ferma a una personalità inequivocabile, come si può vedere dal volte con l'anima tutta spiegata sul cartone.

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